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martedì, 3 maggio 2011

NARRARE I DIRITTI UMANI

daedalusPiù di una volta ci siamo interrogati sul ruolo della letteratura. La letteratura ha una funzione sociale? Può avere un senso “etico”? È dotata di una valenza formativa? Oppure è solo “intrattenimento”?
Sul numero di “Domenica” de Il Sole 24Ore del 1° maggio 2011 (cfr. pagg. 2 e 3 del supplemento), è stato pubblicato un bellissimo articolo del Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa intitolato: La finzione vi condurrà all’azione. Vi consiglio di leggerlo per intero, anche se di seguito propongo solo un breve passaggio (premettendo che l’articolo è ispirato dai “Miserabili” di Victor Hugo e da una celebre stroncatura del suddetto libro firmata da Lamartine).
Ecco cosa scrive – tra le altre cose – Mario Vargas Llosa:
(…) Tutte le finzioni fanno vivere ai lettori “l’impossibile”, tirandoli fuori dal loro io individuale, rompendo i confini della loro condizione, e facendo loro condividere, immedesimati con i personaggi dell’illusione, una vita più ricca, più intensa, o più abietta e violenta, o semplicemente differente da quella nella quale sono confinati, in questo carcere di massima sicurezza che è la vita reale.
Le finzioni esistono per questo e grazie a questo. Perché abbiamo una sola vita e i nostri desideri e fantasie esigono di averne mille. Perché l’abisso tra quello che siamo e quello che vorremmo essere doveva essere riempito in qualche modo. Per quello sono nate le finzioni: affinché, in quel modo surrogato, temporaneo, precario e contemporaneamente appassionato e affascinante, come è la vita nella quale ci trasportano, incorporiamo l’impossibile al possibile, e affinché la nostra esistenza sia contemporaneamente realtà e irrealtà, storia e favola, vita concreta e avventura meravigliosa
“.

Belle, le parole di Vargas Llosa. Da questo breve brano si deduce che per lui la letteratura ha un ruolo, una funzione (una potenza dirompente, leggiamo nel sommario dell’articolo). “Va bene”, potrebbe dire qualcuno. “Ma è l’opinione di uno scrittore, di un addetto ai lavori. Al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori”, potrebbe continuare a dire questo qualcuno, “non è così”.
E invece no. Da più parti arrivano – nonostante tutto – esempi che ci dimostrano che la letteratura può avere (ha!) ancora un ruolo.
Nei giorni scorsi mi è giunta in posta elettronica una mail firmata da Sebastiano Grimaldi, Presidente dell’Ordine degli avvocati di Siracusa, nella quale mi spiegava il senso di un progetto intitolato “Daedalus” (la cui locandina è riprodotta qui sopra). Ne riporto qualche passaggio…

“Si intitola Progetto Daedalus – Percorsi giuridici, filosofici, storici e letterari. Nell’ambito della formazione degli avvocati”, mi scrive Sebi Grimaldi, “abbiamo immaginato di affiancare alla formazione strettamente tecnico-giuridica una serie di incontri formativi di più ampio respiro che abbiamo aperto alla partecipazione della cittadinanza. Come ho scritto solo ieri a Dacia Maraini (che parteciperà alla conferenza, n.d.a) spiegando i nostri intenti, vorremmo coniugare la formazione scientifica degli avvocati con i saperi che, a nostro modo di vedere, dovrebbero far parte del patrimonio dei giuristi, fosse solo per il fatto che con il diritto si incrociano: la filosofia, la storia e la letteratura. Mi rendo conto che forse si tratta di un’utopia, ma in un paese come il nostro nel quale si legge sempre meno, immersi in una spirale planetaria di divagazioni centripete (nel senso che ci allontanano sempre più dal centro…), è un po’ difficile concentrarsi su tutte queste belle cose. Lo dico sempre, con la consapevolezza della modestia dei nostri mezzi e con la convinzione della bontà degli intendimenti: è un tentativo di “alzare l’asticella”; superare l’ostacolo è altro capitolo!
Ma il salto va provato: non è possibile che le professioni intellettuali e, in particolare, quella degli avvocati, e più in generale il mondo dei giuristi appaiano sempre più chiusi dentro gli steccati invalicabili dei loro piccoli saperi. La tecnica ci aiuta perché stabilisce le regole; e questo, in un mondo complesso come il nostro, è quasi simbiotico rispetto alla democrazia e alla tutela delle libertà. Ma la tecnica ha bisogno di riconoscere sé stessa ed i propri limiti; altrimenti – sarà banale – ma si trasforma in tecnicismo. (…)
Non mi faccio illusioni, attendo laicamente di consumare il passaggio del dovere che il ruolo oggi mi impone; ed egoisticamente di dare, con le cose che faccio, un senso estetico alla mia quotidianità!

Ecco. Credo che questo progetto (come si evince dalla mail dell’avvocato Grimaldi) possa in qualche modo confermare il fatto che, ancora oggi, alla letteratura viene riconosciuto un ruolo. Auspico (fortemente auspico) che progetti come questo possano svilupparsi anche in altri ambiti.
Sono convinto che dare iniezioni di “umanesimo” alle attività che governano le nostre vite, possa dare buoni frutti.

Ciò premesso, vorrei concentrare l’attenzione sulla conferenza del 5 maggio del Progetto Daedalus intitolata “Narrare i diritti umani“. Insieme a Dacia Maraini, agli avvocati Rita Siringo e Lucia Sciacca, parteciperà anche la “nostra” Simona Lo Iacono (nella duplice veste di scrittrice e magistrato). Di conseguenza, questo post diventa un nuovo appuntamento della rubrica che ho affidato a Simona: “Letteratura è diritto, letteratura è vita“. Più in basso, potrete leggere un suo articolo sul tema.
Prima, però, vorrei invitarvi a partecipare alla discussione… partendo – come al solito – dalla formulazione di alcune domande.

1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?

2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)

3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?

4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?

Ne approfitto per segnalarvi che, nel corso della discussione, con la collaborazione della docente e scrittrice Elvira Siringo, avremo modo di accogliere i pareri degli studenti del liceo che incontreranno Dacia Maraini nella mattinata di giovedì 5 maggio.

Segue l’articolo di Simona Lo Iacono.

Massimo Maugeri

P.s. Aggiorno il post con questo video registrato il 5 maggio 2011, poco prima dell’inizio della conferenza del Progetto Deadelus


NARRARE I DIRITTI UMANI

di Simona Lo Iacono

Possiamo trovare una radice letteraria alla elaborazione giuridica dei diritti umani? O, anche, possiamo comprendere lo spessore di questi diritti attraverso le opere letterarie? Cominciamo col chiederci quando l’uomo si interroga e codifica diritti valevoli universalmente. E da quale fonte attinge l’idea dell’assolutezza di questi diritti. I precedenti più lontani vanno cercati in alcune affermazioni dell’antico testamento e nel Codice di Hammurabi. Le scritture, in particolare, ci danno delle indicazioni di percorso. Per esempio, quando sollecitano la premura per il povero e per il debole, o quando insistono nell’affermare che il membro vulnerabile del popolo deve essere trattato non solo con giustizia, ma con la stessa generosità che Dio ha mostrato nei confronti di Israele in Egitto. Ma soprattutto, le scritture pongono alla loro base il fatto primordiale di un Dio creatore e redentore, il quale detiene ogni primato, che crea l’uomo a Sua immagine. Da tale prospettiva emerge una precisa concezione dell’uomo, a cui compete una posizione unica ed eminente all’interno del cosmo.
Questa radice non si creda che sia solo riferibile ai primordi della riflessione umana sui diritti dell’uomo. Nonostante la matrice laica, la prima affermazione politica fondante, quella statunitense, fa riferimento proprio alla creazione, al momento iniziale dell’esistenza dell’uomo e dunque condivide quella originaria impostazione biblica, quella prima intuizione su una caratteristica specialissima della nostra umanità: l’impronta di Dio, e – in senso più lato – la non conducibilità di ogni nostra espressione al campo della sola esperienza umana. Questa impostazione ribadita dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 (laddove anela “allo spirito di fratellanza”) ci fa comprendere che la codificazione moderna dei diritti umani, sebbene sia frutto di spinte non religiose, ma laiche, non trova fondamento in un fatto puramente giuridico o procedurale, ma nella universalità dell’origine trascendente della persona umana. Ciò posto, il campo per intendere le affermazioni enunciate dalle codificazioni di tali diritti, non è solo quello tecnico giuridico, ma quello dello sguardo che sa cogliere “oltre” e che è quindi adatto a interpretare il trascendente: lo sguardo letterario. Infatti nessuno sguardo più di quello letterario offre questa dimensione. Nessuna arte più della letteratura ha come scopo quello di penetrare l’apparenza, sventrarla, cogliere nella realtà la scintilla trascedente, scintilla che rincorre attraverso al ricerca della bellezza. Ne era consapevole Schiller quando nelle sue lettere sulla “educazione estetica dell’umanità” avvertiva dell’importanza che ha il coltivare la sensibilità estetica e artistica per raggiungere la libertà interiore. E, quindi, quella dignità e pienezza che la codificazione dei diritti umani tende a tutelare. La funzione della bellezza, infatti, è emancipatrice. Dice Schiller che il risultato della cultura estetica è “mettere l’uomo nella condizione di fare da solo ciò che vuole, restituendogli la libertà di essere quello che deve essere”. Non si tratta, ovviamente, della sola bellezza che coincide con l’armonia o la gradevolezza delle forme. Piuttosto la bellezza della scrittura è quella di cui parla Rainer Maria Rilke, per il quale: “la bellezza è quel grado del terribile che riusciamo a sopportare”. Dunque, la bellezza dell’arte consiste nella sua irresistibile attrazione, attrazione che può colpirci come una carezza o come una graffiatura. “Il bello non piace né dispiace: richiama l’attenzione” (Alain). In conclusione, il principale effetto della bellezza è fermare l’attenzione distratta che scivola sulle cose e sugli uomini, che calpesta la loro dignità con l’indifferenza e il loro diritto a un’esistenza piena e consapevole. Solo dopo questo viaggio, doloroso e inebriante, nel cuore delle cose, ne emergiamo vividi, liberati, affrancati e sensibili al nostro destino e a quello degli altri. In una parola, pronti a capire che l’enunciazione del diritto umano non è che lo sbocco codificato della nostra origine trascendente, e che il rispetto effettivo di questi diritti, delle loro implicazioni profonde, non può che passare attraverso una ricerca di natura estetica.


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Scritto martedì, 3 maggio 2011 alle 21:48 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, LETTERATURA È DIRITTO... È VITA (a cura di Simona Lo Iacono). Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

182 commenti a “NARRARE I DIRITTI UMANI”

Cari amici, sono molto lieto di inaugurare questo post dal tema (e dal titolo) così importante: narrare i diritti umani.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 21:50 da Massimo Maugeri


Come ho scritto in premessa, più di una volta ci siamo interrogati sul ruolo della letteratura.
La letteratura ha una funzione sociale? Può avere un senso “etico”? È dotata di una valenza formativa? Oppure è solo “intrattenimento”?

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 21:51 da Massimo Maugeri


Sul numero di “Domenica” de Il Sole 24Ore del 1° maggio 2011 (cfr. pagg. 2 e 3 del supplemento), è stato pubblicato un bellissimo articolo del Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa intitolato: La finzione vi condurrà all’azione.
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-05-01/finzione-condurra-azione-082011.shtml?uuid=Aaf3FRTD

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 21:52 da Massimo Maugeri


Tra le altre cose Vargas Llosa sostiene che “Le finzioni esistono per questo e grazie a questo. Perché abbiamo una sola vita e i nostri desideri e fantasie esigono di averne mille. Perché l’abisso tra quello che siamo e quello che vorremmo essere doveva essere riempito in qualche modo. Per quello sono nate le finzioni: affinché, in quel modo surrogato, temporaneo, precario e contemporaneamente appassionato e affascinante, come è la vita nella quale ci trasportano, incorporiamo l’impossibile al possibile, e affinché la nostra esistenza sia contemporaneamente realtà e irrealtà, storia e favola, vita concreta e avventura meravigliosa“.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 21:53 da Massimo Maugeri


Non solo dalle parole di Vargas Llosa, ma anche da altri ambiti (anche non prettamente letterari) possiamo cogliere segnali (ed esempi) che testimoniano che – nonostante tutto – la letteratura può avere (ha!) ancora un ruolo.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 21:56 da Massimo Maugeri


Ringrazio pubblicamente l’avvocato Sebastiano Grimaldi, Presidente dell’Ordine degli avvocati di Siracusa, per aver dato vita al progetto: “Daedalus – Percorsi giuridici, filosofici, storici e letterari”.
L’obiettivo, come spiegato sul post, di affiancare alla formazione strettamente tecnico-giuridica una serie di incontri formativi di più ampio respiro con al centro… la letteratura.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 21:58 da Massimo Maugeri


Mi piace ripetere anche qui le parole di Sebastiano Grimaldi: “Vorremmo coniugare la formazione scientifica degli avvocati con i saperi che, a nostro modo di vedere, dovrebbero far parte del patrimonio dei giuristi, fosse solo per il fatto che con il diritto si incrociano: la filosofia, la storia e la letteratura. Mi rendo conto che forse si tratta di un’utopia, ma in un paese come il nostro nel quale si legge sempre meno, immersi in una spirale planetaria di divagazioni centripete (nel senso che ci allontanano sempre più dal centro…), è un pò difficile concentrarsi su tutte queste belle cose. Lo dico sempre, con la consapevolezza della modestia dei nostri mezzi e con la convinzione della bontà degli intendimenti: è un tentativo di “alzare l’asticella”; superare l’ostacolo è altro capitolo!”.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:00 da Massimo Maugeri


E poi ancora…
“Ma il salto va provato: non è possibile che le professioni intellettuali e, in particolare, quella degli avvocati, e più in generale il mondo dei giuristi appaiano sempre più chiusi dentro gli steccati invalicabili dei loro piccoli saperi. La tecnica ci aiuta perché stabilisce le regole; e questo, in un mondo complesso come il nostro, è quasi simbiotico rispetto alla democrazia e alla tutela delle libertà. Ma la tecnica ha bisogno di riconoscere sé stessa ed i propri limiti; altrimenti – sarà banale – ma si trasforma in tecnicismo.”

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:00 da Massimo Maugeri


Come ho scritto sul post, auspico (fortemente auspico) che progetti come questo possano svilupparsi anche in altri ambiti.
E questo è un invito rivolto ai vari ordini professionali (e non solo) di tutte le città italiane!

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:03 da Massimo Maugeri


Ciò premesso… entriamo nel tema della conferenza del 5 maggio del Progetto Daedalus intitolata “Narrare i diritti umani“.
Insieme a Dacia Maraini, parteciperà anche la “nostra” Simona Lo Iacono (nella duplice veste di scrittrice e magistrato).
Tra i relatori/moderatori parteciperanno:
- l’ Avv. Rita Siringo – Consigliere Tesoriere Ordine Avvocati Siracusa
- l’Avv. Lucia Sciacca – Componente della Commissione Accesso e Formazione presso il Consiglio Nazionale Forense
Introdurrà il già citato Avv. Sebastiano Grimaldi – Presidente Ordine Avvocati Siracusa

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:10 da Massimo Maugeri


Vi invito a leggere il bell’articolo sul tema offertoci da Simona Lo Iacono, curatrice della rubrica “Letteratura è diritto, letteratura è vita” (che ospita questa discussione).

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:12 da Massimo Maugeri


Invito a partecipare alla discussione (nella speranza che ne abbiano la possibilità) i citati Rita Siringo, Lucia Sciacca e Sebastiano Grimaldi.
Oltre, ovviamente, a Simona (che mi darà una mano a moderare e animare la discussione).

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:13 da Massimo Maugeri


Il tema, dunque, è il seguente: “Narrare i diritti umani” (coniugando diritto e letteratura).

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:15 da Massimo Maugeri


Trovate dettagli sulla conferenza del 5 maggio, su questo link:
http://www.ordineavvocatisr.it/web/attachments/699_INCONTRO%205%20MAGGIO%202011.doc

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:16 da Massimo Maugeri


Ho avuto modo di sentire Dacia Maraini al telefono e se posso – nei prossimi giorni – integrerò questo post con materiale video tratto dalla conferenza… magari con un contributo della stessa Dacia.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:18 da Massimo Maugeri


Ne approfitto pure per ribadirvi che, nel corso della discussione (con la collaborazione della docente e scrittrice Elvira Siringo), avremo modo di accogliere i pareri degli studenti del liceo che incontreranno Dacia Maraini nella mattinata di giovedì 5 maggio.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:19 da Massimo Maugeri


Invito tutti voi a partecipare alla discussione, partendo – come al solito – dalla formulazione di alcune domande…

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:20 da Massimo Maugeri


1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:20 da Massimo Maugeri


2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:21 da Massimo Maugeri


3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:21 da Massimo Maugeri


4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:21 da Massimo Maugeri


Scusate i “commenti a raffica” finalizzati (come sempre) a orientare la discussione.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:22 da Massimo Maugeri


Auguro a tutti voi, una serena notte.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 22:24 da Massimo Maugeri


L’arte è rappresentazione, ed essendo la letteratura una branca dell’arte, è anch’essa rappresentazione.
Ogni altra definizione tracima dalla funzione primaria del rappresentare, e diventa qualcosa d’altro; filosofia, psicologia, politica, criminologia ecc. ecc.
Lo scrittore, o poeta si serve di questi comparti, come strumenti di lavoro, ma non va confuso con essi.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 23:21 da francesco musella


Ho molta paura di potenziare la valenza educativa della letteratura: è sempre un medium, anche nella sua accezione negativa. Pensiamoci, non esiste solo una cultura trasmessa dai libri che sia positiva (e avrei paura anche della positività-positività per chi?). I libri sono scritti in maniera critica e devono essere letti in maniera critica.
Solo i grandissimi, e parlo di Sofocle, Dante, Shakespaere, sono capaci di lasciare intatto il lettore, interpellato ma non suggestionato.
Come vi è venuto in mente di porre quesiti così poco socratici, postmoderni e a-letterari? Protesto.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 23:26 da gabri210


L’arte non è solo rappresentazione, ma anche comunicazione. In quanto tale essa può aiutarci a comprendere meglio noi stessi ed il mondo.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 23:26 da Aurelio


1. Sono perfettamente d’accordo con l’opinione di Vargas Llosa

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 23:28 da Aurelio


2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)
Ne sono convinto, purché si tratti di buona letteratura.
E’ utopia? Lo è nel momento in cui i libri non vengono letti o vengono letti poco.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 23:30 da Aurelio


Sulle domande 3) e 4) preferisco attendere le opinioni degli altri, pronto a prendere appunti.

Postato martedì, 3 maggio 2011 alle 23:31 da Aurelio


Io ci credo eccome, nel valore formativo della letteratura. Soprattutto con riferimento ai grandi classici.
Come dice Llosa, “abbiamo una sola vita e i nostri desideri e fantasie esigono di averne mille”.
Leggendo mille libri, viviamo mille esperienze, mille vite.
Per me è sempre stato così.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 00:09 da Vale


Davvero bello il progetto “Daedalus”. Tanti complimenti e tanta fortuna.
Vale

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 00:09 da Vale


Buona giornata a tutti. Sono d’ accordo che la letteratura ha un ruolo formativo, positivo se è buona letteratura, negativo se è catttiva letteratura. Ha comunque una funzione sociale come tutte le forme di comunicaziome. Mi piace la definizione della letteratura come strumento per il passaggio dell’ uomo dall’essere ciò che è all’ essere ciò che dovrebbe essere. In questo l’ utopia gioca una funzione importante, quella di lanciare lo sguardo in un traguardo lontano di avanzamento della nostra umanità, un traguardo ora lontano ma che potrebbe essere raggiunto. Penso che tutte le forme letteraria possano avere questa funzione, dal romanzo, alla poesia, dal saggio alla satira. Per ora mi fermo qui. E’ mezzanotte e, forse, non sono stata chiara.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 00:23 da Franca Maria Bagnoli


Cara Franca Maria, sei stata chiarissima e condivido.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 00:33 da Vale


Ringrazio il carissimo Massimo che ci offre sempre degli spunti così interessanti di discussione. Spero che anche i miei alunni si lascino coinvolgere presto. Come insegnante premetto che se non credessi nel potenziale formativo dei libri … potrei cambiare mestiere (magari per la gioia di alcuni!)
1) In merito alla prima domanda anche Aristotele ci dice press’a poco la stessa cosa, la letteratura deve produrre la “catarsi” cioè deve permetterci di vivere, per interposta persona, le “finzioni” che producono in noi verosimili emozioni, donandoci molteplici altre vite. Più che la distanza fra “essere” e “dover essere” penso che la letteratura accorci la distanza fra la vita e il sogno, il desiderio di essere.
2) La letteratura è la più “formativa” delle arti perché lascia libera la fantasia del soggetto di plasmare i contenuti letti adeguandoli alla propria “forma”. Infatti formare, o educare, non significa modellare un soggetto a piacimento dell’educatore, ma far si che il contenuto educativo scivoli sul soggetto stesso arricchendolo, nel rispetto della sua personalità.
Dunque, ad esempio, la finzione cinematografica alla quale i giovani sono tanto affezionati, è fin troppo realistica e costrittiva, propone dei modelli preconfezionati; mentre la lettura lascia libere le ali della fantasia visiva. Anche nel caso in cui le descrizioni narrate si soffermino minuziose, il soggetto rimane sempre in grado di spaziare ampiamente con la sua immaginazione che diviene così sempre più fertile e originale. Quanto alla “formatività” dei contenuti non è possibile operare delle generalizzazioni che risulterebbero superficiali. Ogni caso è un caso particolare.
Comunque in linea di principio ritengo che sia sicuramente possibile, anzi, ineliminabile, (semmai più o meno consapevole) il ruolo giocato dalla letteratura nella formazione di ciascuno. Potremmo affermare che “Siamo ciò che leggiamo”! E coloro che non leggono hanno sicuramente ascoltato i racconti di altri che hanno letto.
Non c’è un canale di crescita diverso, da quando uscendo dalle caverne la nostra mente si è strutturata sulla capacità di scambiarci comunicazioni fatte di segni astratti, significanti, chiamati “parole”.
Per le altre due domande mi riservo di riflettere meglio, risponderò a breve. Vorrei evitare di scrivere banalità, data l’ora mi perdonerete, ma la tentazione di intervenire di getto stanotte ha avuto il sopravvento, per adesso buona notte a tutti.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 01:10 da Elvira Siringo


Caro Massi, grazie dell’attenzione che dedichi a questo evento del 5 maggio, in cui proveremo a parlare dei diritti umani usando brani della letteratura. Non quindi l’enunciazione astratta della norma, ma il suo accostamento alle più importanti opere narrative dei nostri tempi, per scendere nel cuore della legge, sentirla nostra, quotidianamente attinta alle necessità dell’uomo.
Eccezionale portavoce di questa mescolanza tra codificazione e narrazione, tra tecnica e parola, sarà Dacia Maraini, che nel suo lungo percorso letterario ha spesso “raccontato” alcuni dei più importanti diritti dell’umanità.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:20 da simona lo iacono


Ringrazio quindi di vero cuore sia lei (cioè Dacia Maraini), sia l’avv. Grimaldi, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Siracusa, ma soprattutto uomo dallo sguardo poetico e pietoso sulla realtà tutta, sui suoi infingimenti, sul difficile ruolo dell’interprete del diritto.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:22 da simona lo iacono


Un grazie di cuore va anche alle mie “compagne di viaggio”, le avvocatesse Lucia Sciacca e Rita Siringo, con le quali condivido la stessa appassionata ricerca, lo stesso desiderio di vivere il diritto senza dimenticare l’uomo. Un affettuoso ringraziamento anche ad Elvira Siringo che, credendo nell’educazione dei ragazzi attraverso i libri, li instrada nella appropriazione del concetto di “giustizia”.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:24 da simona lo iacono


Parleremo dunque di Giuseppe Pontiggia per evocare la tutela della disabilità (con “Nati due volte”), di Primo Levi per non dimenticare la tutela dello straniero (con “Se questo è un uomo”), di Kafka per enunciare il divieto di arresti e detenzioni arbitrarie (con “Il processo), di Natalia Ginzburg per scoprire cose’è la famiglia (con “Lessico famigliare”)… e ancora: Italo Calvino, Camus, Baudelaire… per enunciare la norma e, immediatamente dopo, trovarla nel cuore di un libro.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:30 da simona lo iacono


Ci stupiremo nello scoprire che in queste storie i diritti umani affiorano come ali puntute di farfalle che squarciano la crisalide. Sgusciando poi vividi, palpitanti, caldi della nostra impronta, dei nostri bisogni, del nostra spaesato andare nel mondo. Spesso, infatti, per scoprire la vita bisogna passare dai libri, ma non è meno vero che per capire la legge dobbiamo fare il medesimo viaggio.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:33 da simona lo iacono


Vi auguro quindi una buona giornata sperando che dopo la lettura di questi libri, e dei corrispondenti diritti, tutti noi possiamo tornare alle nostre aule d’udienza… risanati dalla consapevolezza di dover non solo applicare la norma, ma scoprire in essa la radice trascendente del nostro passaggio.
Una felice giornata da Simo.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:36 da simona lo iacono


1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?
La capacità creativa dell’autore lo proietta in una dimensione in cui, attraverso i personaggi, nel riflettere ciò che egli è, coesiste anche l’immagine di ciò che vorrebbe essere.
.-.-.-.-.-.

2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)
Letteratura, quando è buona, e non i tanti romanzucci che si pubblicano oggi, è cultura e come tale è formativa.

.-.-.-.-.

3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?
Per quanto possa sembrare strano, poiché si tratta di romanzi che prevedono un mondo di schiavitù, proprio per questo La fattoria degli animali e 1984 aiutano a comprendere cosa sia la mancanza di libertà e quindi per deduzione si comprende benissimo il concetto di libertà.

.-.-.-.-

4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?
Mi limito a un solo testo, e per giunta italiano: Cristo si è fermato a Eboli, di Carlo Levi.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 09:57 da Renzo Montagnoli


Buongiorno ai carissimi Simona e Massimo che, con l’affetto di sempre, mi hanno coinvolto a questo dibattito così importante e buongiorno a tutti gli amici che oggi porteranno, nel corso della loro giornata di lavoro, anche un pensiero in più, rivolto alla questione del rispetto dei diritti umani. Nell’attesa impaziente di poter ascoltare gli interventi di domani, che data la notevolezza dei relatori prevedo assai appassionanti, torno alla domanda sul potere “formativo” della letteratura.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:11 da Elvira Siringo


Stanotte forse suggestionata dalle domande di Massimo (e sicuramente oppressa dal periodo di pressanti scadenze scolastiche), ho sognato di essere diventata Ministro della Pubblica Istruzione. A ripensarci bene doveva essere un incubo (“L’orrore! L’orrore” direbbe qualcuno) … ma comunque … essendo Ministro proponevo una riforma radicale della scuola che prevedeva l’abolizione dei libri di testo e la sostituzione con più opportune letture. A ben pensarci l’aridità dei manuali è spesso incapace di trasmettere vera conoscenza degli avvenimenti.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:12 da Elvira Siringo


“La memoria del passato è necessaria per avere la consapevolezza del presente” è una affermazione della signora Dacia Maraini che penso tutti condividano.
Come ogni anni i ragazzi di quinta liceo hanno affrontato la storia del secondo conflitto mondiale con tutti i disastri conseguenti, (dalla Shoah alle bombe atomiche) e come sempre, alla fine, mi sono chiesta “avranno capito davvero?” L’elenco freddo del numero di morti e dei danni materiali resta un catalogo asettico, anche la visione di opportuni filmati resta un superficiale raccapriccio dal quale distogliere rapidamente lo sguardo.
La vera compartecipazione agli eventi, invece, è avvenuta attraverso il canale di un libro ben diverso, un romanzo: “Il treno dell’ultima notte” di Dacia Maraini. Gli alunni che hanno avuto la preziosa opportunità di leggerlo (anche a scuola con la guida degli insegnanti) hanno vissuto tutto l’orrore che comporta l’uscire devastati da una catastrofe. Abbiamo capito davvero che la morte talvolta non è il peggiore dei mali. Perché solo la lettura di un romanzo innesca il meccanismo di immedesimazione e coinvolgimento totale. Nel film la fruizione è veloce (in un paio d’ore è tutto finito) e la ricezione è passiva. Nella lettura la nostra mente deve ricreare scene ed eventi diventando vera protagonista. Inoltre il percorso è più lento, ha degli “stacchi” fra i vari momenti di lettura che permettono di ripensare gli eventi e lasciarli sedimentare.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:12 da Elvira Siringo


Nessun film d’azione può rendere così partecipi dei moti interiori dell’animo dell’ “Amara” giovane protagonista che per tortuose pagine dense di memoria insegue il sogno quasi romantico del ricongiungimento al suo amato “Emanuele” (anche in questo nome c’è un senso riposto? Emanuele è Dio in mezzo a noi, dunque il Dio – ebreo – che subisce l’esperienza della sofferenza più estrema ed inimmaginabile?). Per scoprire alla fine che ci sono viaggi dai quali non si torna più, e la sopravvivenza è più orribile della stessa morte. Il romanzo più “amaro” che io abbia letto, che chiude senza lasciare spiragli a false speranze, perché certe ferite non sono rimarginabili. Il viaggio è sempre di sola andata, perché la persona che ritorna non sarà mai più la stessa, anche se continua a stringere fra le mani lo stesso “cuore di tenebra”.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:12 da Elvira Siringo


Tutto questo l’abbiamo “vissuto” sulla nostra pelle di lettori. Qualcuno obietterà che non c’è assolutamente paragone fra il “leggere” ed il “vivere” determinate esperienze. Tuttavia ritengo che l’esperienza più vicina al vivere determinati orrori consista proprio nel leggerli. Non abbiamo di “meglio” (per fortuna).
La scrittura di chi sa trasmettere l’esperienza dell’orrore è il dono più grande ed “indolore”, e ci permette di comprendere molto più che attraverso un libro di testo. È l’unico modo che abbiamo per trasmettere l’orrore alle generazioni che hanno avuto la fortuna di non subirlo, sperando sempre che sia un monito sufficiente, affinché la storia non debba ripetersi.
Buona giornata a tutti da Elvira.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:13 da Elvira Siringo


4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?

Rispondo a questa: penso che la fantascienza (dagli anni Sessanta a oggi, escludendo le space opera d’avventura del decennio precedente) sia stata un ottimo “porto” per tematiche di questo tipo. In particolare, ho trovato splendidi spunti e riflessioni nei romanzi della cosiddetta “fantascienza femminista”, categoria in cui vengono inserite autrici come la Atwood o la Butler; quello che ho trovato interessante è che, mentre spesso si parla della fantascienza come genere che mostra il pericolo per i diritti umani rappresentato dal progresso, molti autori hanno invece sottolineato che il “pericolo” è sempre stato realtà, che continuano a esistere esseri umani di serie A e di serie B, e che l’uguaglianza (in termini di diritti civili e diritti umani) è ancora lontana da raggiungere.

Sulle altre domande rifletterò…

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:16 da ElenaS83


Bellissima iniziativa, complimenti. Spero anch’io che possa essere replicata. La proporrò all’ordine degli architetti di cui faccio parte.
Grazie. Vi seguo.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 10:56 da Luciano


Innanzitutto, ringrazio molto Massimo per lo spazio che ha voluto dedicare al “Progetto Daedalus”.
Ma vorrei intervenie brevemente sul tema che lanciava Massimo all’inizio.
Ho letto con molta attenzione lo stralcio del libello di Vargas LLosa pubblicato sull’ultimo domenicale del Sole: un’occasione importante di riflessione, come sempre a piene mani raccogliamo da uno dei pochi straordinari strumenti di comunicazione culturale di cui la carta stampata gratifica il nostro tempo.
Sul tema, per quello che posso (e per quello che mi compete: quindi pochissimo!) vorrei semplificare: non sono ovviamente un esperto di letteratura ma un modesto lettore; mi sento culturalmente abbastanza laico (ed è dal mio punto di vista una conquista!) da immaginare che la letteratura possa svolgere svariate funzioni; e questo dipende ovviamente anche dal tipo di letteratura.
Mi piace però pensare, come osservava in qualche modo Massimo, che la letteratura rappresenti comunque il momento dell’”altro da noi”.
Se riflettete, dal romanzo storico a quello di denuncia (come – per tornare al domenicale – poteva apparire I Miserabili a Lamartine), la letteratura ci consente di guardare oltre i confini del nostro mondo, costringendoci ad esplorare territori “altri”. Che siano utopie o sogni, fatti o volti lontani o solo diversi, idealità, sentimenti: storie, insomma, di umanità varia. A volte, quando qualcosa ci ricorda noi stessi, risuoniamo, ma anche questo è osservarsi dall’esterno.
In questo senso considero la letteratura come un ottima cura dell’io ipertrofico che a mio avviso rappresenta l’ostacolo più grande alla realizzazione di quel viaggio – che è la nostra vita – che meriterebbe di essere “viaggiato” quanto più compiutamente possibile: e si sa, per muoversi in fretta e per percorrere più strada, bisogna essere leggeri…
Letteratura, dunque, come…terapia!

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 13:35 da sebi grimaldi


errata corrige al quint’ultimo rigo:
un’ottima cura!

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 13:38 da sebi grimaldi


@ Avv. Grimaldi
Grazie anche da parte mia (anche se non sono di Siracusa ed anzi vivo da tutt’altra parte del Paese).
E’ lodevole che abbiate deciso di aprire le porte alla cittadinanza consentendo a tutti di poter partecipare a questa iniziativa rivolta in prima istanza agli avvocati.
Aggiungo che in un momento storico in cui le risorse messe a disposizione della cultura scarseggiano, iniziative come questa valgono oro.
Grazie, dunque.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 15:26 da Vale


1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?
NOI SIAMO FATTI DI LETTERATURA E NON C’E’ IDEA CHE POSSA TRASCENDERE IL COLMARE L’ABISSO DEL CONCETTO DI SE’ E IL CONCETTO DI CIO’ CHE VORREMMO ESSERE ATTRAVERSO LA LETTERATURA: NOI SIAMO LETTERATURA.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 18:01 da Francesco Rabita


2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)
LA LETTERATURA DA SEMPRE HA AVUTO UN RUOLO FORMATIVO. L’UOMO STESSO HA CREATO LE DISTINZIONI PARTENDO DAI TESTI SACRI. HA CREDUTO AL PRINCIPIO E ALLA FINE, AL BENE E AL MALE, AL GIUSTO E ALLO SBAGLIATO. OGGI LA LETTERATURA E’ OVUNQUE IN INTERNET, ATTRAVERSO I PIU ELOQUENTI AFORISMI DEI GRANDI AUTORI DI TUTTI I TEMPI, AIUTA LA FORMAZIONE DELL’ESSERE UMANO CHE SI PLASMA CON I CONCETTI E NE DIVIENE ARTE STESSA.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 18:02 da Francesco Rabita


3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?
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ORATIO DE HOMINIS DIGNITATE di GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA: “…Il libero arbitrio, la libertà di innalzarsi sino a Dio oppure discendere sino ai bruti. Tale libertà gli è assicurata dal fatto che il Creatore provvide all’ uomo sul finire dell’ opera creativa , e lo pose perciò nel ” centro indistinto ” dell’ universo, unico essere a cui fosse concesse di determinare da se stesso il proprio destino…”
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IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTONE di RICHARD BACH:
“Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri”

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LE AFFINITA’ ELETTIVE di J.W.GOETHE :”Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo.”

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STORIA DI UNA CAPINERA di GIOVANNI VERGA:
“…Ma non osava ribellarsi, non osava tentare di rompere il fil di ferro che la teneva carcerata, la povera prigioniera. Eppure i suoi custodi, le volevano bene, cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con miche di pane e con parole gentili…
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NOVECENTO di BARICCO:
“Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte,per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre”

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 18:03 da Francesco Rabita


4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?
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Oratio de hominis dignitate GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA (Discorso sulla dignità dell’uomo):
L’ uomo non é stato fatto nè mortale nè immortale , nè celeste nè terreno perchè lui stesso possa scegliere la forma che gli é più cara , quasi come se ” libero e sovrano artefice ” del suo destino . Non sarebbe stato degno di Dio all’ ultimo del generare , quasi per esaurimento venir meno : e così egli diede il meglio di sè creando l’ uomo , decidendo che a lui non poteva essere dato nulla di proprio e che quindi gli fosse comune tutto ciò che alle singole creature era stato dato di particolare

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 18:03 da Francesco Rabita


Cari amici, ringrazio tutti per i numerosi interventi.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:04 da Massimo Maugeri


Consentitemi, intanto, di dare il benvenuto a Sebastiano Grimaldi.
Grazie per essere intervenuto, Sebi. E ancora complimenti per l’iniziativa.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:05 da Massimo Maugeri


Ieri ho dimenticato di ringraziare la nostra Simona per l’ottimo articolo che ha messo a nostra disposizione.
Grazie, Simo. E grazie anche per gli interventi di stamattina.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:06 da Massimo Maugeri


Ne approfitto peraltro per segnalarvi che Simona mi ha riferito di avere problemi di connessione alla rete… e non sa quando potrà tornare a intervenire.
Speriamo al più presto. ;)

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:08 da Massimo Maugeri


Ringrazio moltissimo Elvira Siringo sia per i suoi commenti, sia per il suo impegno proteso a coinvolgere i suoi studenti in questa discussione.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:09 da Massimo Maugeri


E grazie a tutti gli altri amici che sono intervenuti: Francesco Musella, Gabri210, Aurelio, Franca Maria Bagnoli, Vale, Renzo Montagnoli, ElenaS83, Luciano, Francesco Rabita.
Grazie a tutti.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:12 da Massimo Maugeri


Ricordo l’appuntamento di domani… per chi si troverà “in zona”…
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DAEDALUS -PERCORSI GIURIDICI STORICI FILOSOFICI LETTERARI
5 MAGGIO 2011
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DATA e LUOGO

5 Maggio – ore 17,00 e segg. – 3 ore durata presunta

Hotel Des Etrangers
Passeggio Adorno, 10/12
Siracusa

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OGGETTO

“DAEDALUS”

“Diritto e Letteratura – Narrare i Diritti Umani”

Incontro con Dacia Maraini
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RELATORI
- Saluti Avv. Sebastiano Grimaldi – Presidente Ordine Avvocati Siracusa
- Introduce e Modera Avv. Rita Siringo – Consigliere Tesoriere Ordine Avvocati Siracusa
- Avv. Lucia Sciacca – Componente della Commissione Accesso e Formazione presso il Consiglio Nazionale Forense
- Dott.ssa Simona Lo Iacono – Magistrato e Scrittrice

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:18 da Massimo Maugeri


Tutti gli altri riceveranno notizie e (spero) contributi audiovideo, su questa pagina.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:20 da Massimo Maugeri


Ripropongo le domande del post (per chi avesse tempo e voglia di fornire ulteriori risposte).
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1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?

2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)

3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?

4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:21 da Massimo Maugeri


A tutti, auguro una serena notte.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:21 da Massimo Maugeri


Notte a te. E grazie per il tuo impegno.

Postato mercoledì, 4 maggio 2011 alle 22:51 da Vale


ogni individuo trova la libertà in ciò che lo alimenta in una semplice parola “passione” i canali sono diversi a seconda delle attitudine. Non credo affatto che la letteratura “colmi” abissi tra cio che siamo e ciò che vorremmo essere, credo invece in tante altre potenzialità certamente formative. La libertà come la tematica dei diritti mani sono da leggere in “lungo cammino verso la libertà” di Nelson Mandela e in” la mia fine ed il mio inizio” di Tiziano Terzani. Due volti della libertà vissuti nella passione di due uomini “cittadini universali” del mondo umano.
Cordialmente Miranda Sconosciuto

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 01:03 da MIRANDA SCONOSCIUTO


Gran bella iniziativa, non c’e’ che dire.
Secondo me la letteratura ci obbliga a fermarci un attimo, a ragionare su noi stessi. Da questo punto di vista non ha solo un valore formativo ma può essere addirittura complementare alla nostra vita, al nostro cammino.

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 08:47 da Filippo


Naturalmente anch’io mi riferisco soprattutto ai classici, alla grande letteratura… Che non e’ appunto solo intrattenimento

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 08:49 da Filippo


Mi unisco anche io ai complimenti per l’organizzazione dell’evento che trovo davvero molto interessante. Se fossi delle vostre parti verrei di certo, ma vi penso.

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 10:07 da Amelia Corsi


Provo a rispondere alle domande….
1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?
Vargas Llosa ama la letteratura. Quello che dice, lo sostiene da amante dei libri e della letteratura. Questa e’ la condizione imprescindibile per essere colmati, perché quell’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere possa riempirsi.
E’ ovvio che, per frega niente dei libri, non e’ così

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 10:28 da Amelia Corsi


2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)
Se la letteratura non avesse valori formativi (e parliamo di formazione essenziale) non verrebbe insegnata a scuola

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 10:31 da Amelia Corsi


Per quanto concerne le opere, sono d’accordo con quanto indicato dagli altri commentatori

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 10:32 da Amelia Corsi


Ciao, ho 22 anni. Ho assistito alla conferenza di oggi apprendendo la notizia da questo blog e scrivo innanzitutto per ringraziare. E’ stato un pomeriggio fruttoso.
Da tutti gli interventi ho appreso qualcosa di utile per me e tutti relatori sono stati bravissimi.

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 22:23 da Andrea


Ho apprezzato molto le relazioni di Simona Lo Iacono e Dacia Maraini, ma anche quelle degli altri.
Mi sono piaciute le connessioni della dottoressa Lo Iacono tra gli articoli della dichiarazione dei diritti dell’uomo e alcuni capolavori della letteratura mondiale.
Mi hanno colpito le parole di Dacia Maraini su Edipo Re e sull’esistenza di un senso di giustizia innato in noi, preesistente alla cultura stessa.

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 22:27 da Andrea


In realta avrei altro da dire ma non vorrei sembrare banale. Comunque grazie per l’opportunità.
ciao

Postato giovedì, 5 maggio 2011 alle 22:27 da Andrea


Grazie mille a Vale, Miranda, Filippo, Amelia, Andrea.
Grazie per i vostri interventi.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:24 da Massimo Maugeri


Nei prossimi giorni inserirò un breve video che ho registrato poco prima della conferenza, coinvolgendo (in ordine di apparizione video): Sebastiano Grimaldi, Lucia Sciacca, Rita Siringo, Simona Lo Iacono, Dacia Maraini.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:25 da Massimo Maugeri


Nei prossimi giorni spero possano intervenire gli alunni del liceo che hanno incontrato Dacia Maraini (con il coordinamento di Rita Siringo).

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:26 da Massimo Maugeri


Spero anche che Simona riesca a ripristinare la connessione.
(Ti aspettiamo, Simo).

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:27 da Massimo Maugeri


In attesa di nuovi interventi, auguro a tutti voi una serena notte.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:28 da Massimo Maugeri


Che bel pomeriggio! Essendo un avvocato ho ritenuto necessario, per almeno due ragioni, essere presente all’incontro di oggi voluto dal nostro Presidente. La prima consiste nel fatto che ci si lamenta spesso di Siracusa come città poco sensibile alle istanze culturali; l’evento di oggi meritava l’affluenza che ha registrato.
La seconda ragione consiste nell’opportunità eccezionale di confrontarsi con i “grandi temi” del diritto, che sono anche i grandi Temi della vita. Ho invitato a partecipare i miei studenti di un corso di educazione alla legalità…erano entusiasti! Se è vero che la letteratura “è lo strumento più adatto e sensibile per indagare le vite degli uomini”, si è rivelato anche un mezzo privilegiato per “leggere” i Diritti dell’uomo. E, se vogliamo abbandonare le vesti di operatori del settore per guardare con gli occhi dei liceali, è stato anche “un modo più UMANO per parlare delle leggi” (Veronica 17 anni). Grazie Presidente. Grazie Massimo dello spazio che ci concedi :-)

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:29 da Rosanna Magnano


Ritorno sull’argomento…ho avuto modo di apprezzare l’intelligenza e la raffinatezza culturale della Dott. Lo Iacono, sino ad oggi per me “solo” un magistrato attento e sensibile :-)
Suggestivo il ricondurre l’universalità dei diritti umani al Trascendente, alla fratellanza che ha senso solo se il Padre è comune a tutti gli uomini…affascinante l’esposizione! Grazie

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 00:40 da Rosanna Magnano


Grazie mille a te per il tuo intervento, cara Rosanna.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 01:17 da Massimo Maugeri


Intanto sono riuscito a caricare il video di cui vi parlavo. Lo trovate sul post…
In ogni caso scrivo il link anche qui: http://www.youtube.com/watch?v=23UMhWR1V_w

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 01:18 da Massimo Maugeri


Adesso, sul serio, a tutti voi una serena notte. ;-)

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 01:19 da Massimo Maugeri


Grazie anche per il video, Massimo.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 07:46 da Amelia Corsi


un grazie sincero per la visibilità che hai voluto concedere all’iniziativa e per l’attenzione che ci hai voluto riservare.
Alla prossima…
…Speriamo presto…. lucia sciacca

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 07:59 da Lucia Sciacca


Le domande che Massimo ci pone, nella variante formulata da Mario Vargas Llosa, sono domande consustanziali con la letteratura, fin dal suo apparire. Come può non essere morale, la letteratura? Se in un romanzo, realistico o fantastico, con uomini o con topi protagonisti, si descrivono azioni, già solo per questo la letteratura è morale. Perché l’uomo, quando agisce, introduce il suo ethos dentro un ethos preesistente, collettivo, con cui entra inevitabilmente in conflitto o, quantomeno, in discussione. Il suo ethos, infatti, è segnato dalla sua individualità e personalità e, proprio per questo, porta la differenza dentro i ‘mores’ del corpo sociale di cui ognuno è parte.
Perciò discutere se la letteratura è morale o non è morale, è non diciamo superfluo, ma certo una petizione di principio. La letteratura è morale, sempre, anche quando si racconta del volo delle farfalle, perché l’occhio che lo descrive è umano e l’uomo è ‘morale’, sempre e comunque. Certo, si possono anche fare graduatorie sulla maggiore o minore moralità di un’opera letteraria. Operazione fatta mille volte e fattibile sempre. Ma questo pertiene alla discussione del testo letterario giudicabile come capolavoro assoluto – le famose Opere Mondo di Franco Moretti -, come l’Iliade, l’Odissea, Orstea, Antigone, l’Eneide, la Bibbia, la Divina Commedia, Amleto, Otello, i Promessi Sposi, Guerra e Pace, I Fratelli Karamàzov, o come piacevole intrattenimento, in un elenco che sarebbe troppo lungo e noioso.
Se un libro è morale, sempre, è anche inevitabilmente un libro libero e che invita alla libertà. La questione è sempre filosofica, di filosofia appunto morale. Se l’uomo è libero di scegliere, di farsi diavolo o angelo, inferno o paradiso, se il vero ethos è la libertà di scegliere, come Oreste che sa di perdersi se ucciderà la madre, o Antigone che sa di finire male se infrangerà il decreto di Creonte, se ne deduce che ogni opera letteraria è un inno alla libertà, è una denuncia del potere come illiberale e della necessità di tutelare le libertà individuali sempre emergenti in un quadro di riferimento legislativo auspicabilmente duttile a recepire le istanze sempre nuove che da ognuno, individuo o gruppo, vengono avanzate.
La letteratura, poi, è la possibilità, offerta per poche lire a chiunque voglia, di entrare nei ed uscire dai panni di mille e mille e mille personaggi, di sperimentare la ricchezza e multiformità dei sentimenti umani, delle passioni, di vivere “le vite degli altri”, non spiandole, ma standoci accanto e dentro, interrogandosi su come si sarebbe comportato lui, il lettore dico, in una situazione simile a quella in cui si trova, che so, Renzo da Azzeccagarbugli, Dantés nella sue infinite traversie, Emma nelle sue fantasie erotiche.
Sì, sì, se siamo messi molto male è perché la letteratura, la buona, grande letteratura è stata abbandonata, tradita dalla paccottiglia, soprattutto dall’intrattenimento televisivo, dai blateramenti dei talk e dei reality show, dall’ipervelocizzante incultura dell’usa e getta, che impedisce di assaporare, con la lentezza necessaria, la grandezza e ricchezza morale inesauribile di opere apparse quando il tempo non era misurato in termini di spot e SMS.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 10:23 da Paolo Fai


mi trovo perfettamente d’accordo con quanto espresso da Paolo Fai

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 11:27 da giacomo tessani


un ringraziamento a Massimo per averci fatto assaporare, con il video su youtube, le atmosfere della conferenza di ieri. un modo per averci portato nel posto anche se fisicamente distanti

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 11:30 da giacomo tessani


D.ssa Lo Iacono Simona? Presente.
Soprattutto brava, dal momento che difficilmente capita di leggere una così lucida esposizione di argomenti apparentemente scollegati fra loro, la giurisprudenza, la trascendenza, la filosofia, l’arte: l’intelletto acuto di questa donna vestita di nero, che sia il mantello della toga o quello indossato in un teatro dell’antica Grecia, nel suo ragionamento compie un passaggio modulare “a volo d’uccello”, iniziando dalla legge fatta dagli uomini (della terra, dell’immanenza) per arrivare alla legge del cielo e della trascendenza, sbatte le sue ali planando attraverso un ponte di collegamento chiamato Estetica, ovvero quel ramo della filosofia che si occupa dei linguaggi dell’arte.
Ed ecco, a suo supporto, l’intervento di altre due togate: il mirabile intento di abolire lo sterile tecnicismo dei giuristi per metterli a confronto con orizzonti più ampi, meno schematici, riguarda un progetto etico, squisitamente culturale, dove la Giustizia dovrebbe agire in maniera meno meccanica, più cosciente. Infatti dovrebbe essere così, se non altro per spolverare le menti sommerse dalle scartoffie e dalle maschere.
Infatti se la Legge non è formalità o interpretazione della mente (come spesso accade con coloro che adoperano la propria arte oratoria per tentare il capovolgimento della legge stessa a loro uso e consumo), la forma esprime un contenuto di valore altissimo, tant’è che il nobile giurista Henri Home(1696-1792), contemporaneamente letterato ed esteta, famoso col titolo di Lord Kames, divise la “bellezza di relazione” e “bellezza intrinseca” affermando che “armonia, proporzione, semplicità, regolarità, ordine, sono qualità predisposte dall’Autore della natura per accrescere la nostra felicità …”, come a dire che il creato è stato predisposto con una logica trascendentale (legge divina) il cui aspetto della Visibilità spiega il senso intrinseco degli elementi …
A questo punto vorrei condividere con voi il linguaggio estetico del Diritto Umano spiegato con le immagini, ricordarvi pennelli famosi che hanno narrato la Storia Universale o semplicemente la condizione umana all’interno della società, ma devo pensarci bene, ho bisogno di tempo, potrebbe essere davvero molto interessante, visto che l’ordine degli avvocati si è aperto …
cari saluti

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 12:01 da Rossella G.


Buon pomeriggio a tutti! Sono Cristina, riguardo la domanda numero 2 penso che se la letteratura viene stud come interesse personale e per arricchire il proprio bagaglio culturale può avere un ruolo formativo perchè studiando i vari autori si può rifletteere sul proprio IO e capire chi siamo veramente e quale è il proprio pensiero….ma ciò non dipende solo dalla letteratura ma da tutta la cultura in generale.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 16:19 da Anonimo


Nel mio intervento precedente ho trascurato di rispondere alla domanda se la letteratura sia formativa, soprattutto oggi. Anche questa è una domanda che si potrebbe giudicare superflua. Ma Massimo ha fatto bene a porla, perché sono le domande all’apparenza più ovvie le più necessarie. La letteratura è tutta quanta letteratura di formazione. Non solo quella che, con espressione tedesca, viene esplictamente chiamata “bildungliteratur”. Certo, ci sono romanzi che tipologicamente si possono incasellare in questa specie, perché hanno al centro un personaggio che passa attraverso tante esperienze e ne esce modificato. Il prototipo dei romanzi di formazione è l’Odissea. Già nell’incipit si parla di Odisseo come dell’eroe che “di tanti uomini vide le città e conoobbe la mente, / e molti dolori soffrì sul mare dentro il suo animo”. La grandezza esemplare di Odisseo consiste nella sua “versatilità” (la “polutropìa” greca), grazie alla quale riesce ad adattarsi alle situazioni più diverse. Odisseo è un modello “morale”, che funge da esempio per i lettori, che dai suoi comportamenti traggono lezioni utili per la costruzione della loro personalità. Si può obiettere che Odisseo è già uomo adulto nell’Odissea. E sia, concediamo che così sia. Ma non per forza un carattere dev’esser descritto dalla culla alla tomba o, come dicono gli inglesi, “from the cradle to the grave”. La grandezza della letteratura greca sta nell’avere rappresentato le gesta e la personalità dei suoi eroi “in medias res”, nel cuore delle loro avventure. Anche il Renzo dei “Promessi Sposi” è un ragazzo già formato se è colto alla vigilia delle sue nozze, passo che non si prende a cuor leggero in una società non solo arcaica, ma permeata di valori religiosi, quale è quella in cui sono immersi i protagonisti positivi del romanzo. Insomma, non è uno sbarbatello che su due piedi decide di prender moglie. Eppure, le vicende burrascose che lo vedranno, suo malgrado, protagonista attivo e passivo del romanzo, lo vedranno giungere alla fine modificato, al punto che comincerà ad elencare – nell’ultimo capitolo del romanzo – tutto quello che nei due anni terribili attraversati egli ha patito e che lo hanno “formato”, traendo da esse un suo “sugo”, che snocciolerà alla sua sposa. Poi potremo anche dire che la letteratura – ma anche la vita, ma anche la storia – non insegna nulla. E sbagliamo, perché quanto c’insegnano la letteratura, la storia, la vita, ha sempre bisogno di una verifica quotidiana, una messa alla prova, una sperimentazione inesausta, perché poi è lì, nel grande e infuocato crogiuolo che è la vita, che dobbiamo saggiare le diverse, molteplici esperienze. Perché ne sa una più del diavolo, la vita, perché coi suoi stratagemmi va “oltre la defension de li senni umani”. Ma guai a non aver l’armamentario giusto per affrontarla , la vita, per darle e prenderle, per attaccarla e per difendersene. Mai confidare in quello che abbiamo appreso, sui libri o attraverso l’esperienza personale, empirica, o ci portiamo dentro come lezione dei genitori, degli amici più grandi, dei nonni, che ci consegnano la fiaccola di un’olimpiade senza fine.
Con questo non diremo mai che la letteratura, essendo finzione, è inutile per la vita, che la realtà è altro. Questo lo lasceremo dire ai beoti inguaribili per i quali la realtà è quella dei reality e che ignorano quale filtro sapienziale costituisca la parola scritta, quale sedimentazione di umanità si rintracci in un testo, che – come vuole l’etimo – è un intreccio di parole che, quando ci attira nel suo cerchio magico, ci sottrae al fluire del tempo e alla consapevolezza di esso, ci apre a una molteplicità di sensazioni e sentimenti difficilmente esperibili per altra via.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 16:44 da Paolo Fai


Ho avuto il piacere di incontrare Dacia Maraini con colleghi e alunni del Liceo “Quintiliano”.
Nel pomeriggio ho assistito al convegno e mi ha incantata l’intreccio di diritto e letteratura… le implicazioni culturali di temi come la libertà, l’arbitrio, la colpa, il castigo… sono temi su cui si riflette con sempre maggiori spunti.
Dacia Maraini si distingue sempre per il garbo, l’attenzione verso chiunque le ponga una domanda, il suo desiderio di un incontro reale e non virtuale con chi parla con lei. Davvero illuminante.
Credo che oggi ancora più che in passato sia necessario abbattere certi steccati tra le discipline. Le scienze umane sono apparentate strettamente e i tecnici del diritto devono trovare sempre nuove fonti di scavo nelle pieghe dell’animo umano tramite la letteratura, sguardo privilegiato sul guazzabuglio del cuore umano.
Il rischio di inaridimento è sempre dietro l’angolo.
Altra riflessione: ho letto di recente LA MANOMISSIONE DELLE PAROLE.
Gianrico Carofiglio non ha bisogno di presentazioni… mi ha commosso questo saggio narrativo sul peso delle parole per chi fa diritto: le parole possono decidere di una vita, cambiare la società… leggetelo!
Inutile

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 17:08 da Maria Lucia Riccioli


A parte gli avvocati Grimaldi, Siringo e Sciacca, inutile sottolineare i voli dello spirito provocati dalle parole di Simona Lo Iacono. Brava Simo!
:-)

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 17:09 da Maria Lucia Riccioli


La lettura è un mezzo di trasporto eccezionale: nella

nostra mente si attiva la fantasia, l’illusione,

l’immedesimazione, si scatena un processo creativo che

ci immerge nel contesto proposto dal testo.

Immersi nella lettura diventiamo protagonisti senza

corpo, figure inesistenti ma totalmente partecipi

degli eventi descritti. Ascoltiamo, ragioniamo, ci

emozioniamo, questo ed altro senza essere visti,

sentiti, conosciuti dai protagonisti dell’opera mentre

noi viviamo perfettamente le loro storie, i loro moti

d’animo.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 17:09 da Roberta Russo


[La scrittura di chi sa trasmettere l’esperienza dell’orrore è il dono più grande ed “indolore”, e ci permette di comprendere molto più che attraverso un libro di testo.] scrive Elvira Siringo, è bellissima questa frase!
Lo scrittore racconta, descrive, “comunica”, “trasmette”, senza intermediari, senza regole, trasferisce all’istante la propria esperienza e questa, nello stesso istante, si trasforma in vissuto.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 17:13 da Roberta Russo


Questa discussione è molto interessante, continuerò a seguire, ci sono molti stimoli…
Saluti cari

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 17:20 da Roberta Russo


solo per dirvi grazie. in questa discussione ci sono tanti spunti di riflessione. mi avete aiutato a rivalutare la letteratura, per la quale avevo perso un po’ di fiducia.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 19:05 da mariella


Caro Massi,
ho una connessione di fortuna, ma almeno – dopo giorni di assoluto silenzio – riesco a connettermi e a partecipare al bellissimo dibattito che precede e segue l’incontro con Dacia Maraini.
Devo innanzi tutto rongraziarti di cuore per averci seguito e sostenuto in questa meravigliosa avventura, dandoci l’opportunità di allargare le nostre riflessioni.
Grazie di cuore, Massi.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:23 da simona lo iacono


E poi, un abbraccio affettuoso ai numerosi partecipanti, attenti e curiosi, ai miei compagni di viaggio e soprattutto a Dacia Maraini, che ha il dono di offrirsi con generosità alle domande e agli stimoli degli ascoltatori e dei lettori.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:26 da simona lo iacono


Credo che ci sia bisogno di iniziative come quelle promosse dal consiglio dell’ordine, di percorsi che aiutino le norme a farsi materia dei nostri sogni e desideri, e che suggeriscano che la legge non è solo una forma che ci veste dall’esterno.
Al contrario, è come un vestito che un sarto ci ritaglia addosso, e che – quindi – si modella sulle nostre curve, sulle nostre infossature, sui nostri difetti.
E’ bellissimo pensare infatti alla legge anche in modo visivo, come suggerisce la carissima Rossella che saluto e che abbraccio al cuore.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:30 da simona lo iacono


Lo so…può sembrare strano questo andare a braccetto di diritto e letteratura….eppure vorrei raccontarvi, a titolo esemplificativo, di quella prima volta in cui fu proprio la letteratura a spiegarmi la legge….

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:37 da simona lo iacono


L’attività di un giudice nasce in udienza. E’ qui che si formano le prove, è qui che l’uomo approda col suo carico di errori e aspettative. E’ udienza dopo udienza che il processo si snoda, dipanando le sue maglie fatte di verità, infingimenti, incertezze.

Da uditore giudiziario, mi chiedevo quindi quale fosse l’atteggiamento migliore per affrontare l’udienza. Capivo che la funzione del giudice esigeva fermezza, rigore, distanza. E tuttavia non mi rassegnavo a far tacere l’umanissima funzione dell’ascolto come mezzo non solo processuale ma spirituale. Vedevo vibrare i cuori, davanti a me, le mani che si poggiavano sulle scranne, le spalle piegate dalla preoccupazione. Ci sarà pure, mi dicevo, un modo per conciliare giudizio e pietà umana, almeno dentro se stessi…

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:38 da simona lo iacono


Mi dibattevo dunque in questi interrogativi quando mi capitò tra le mani un libricino edito da Adelphi, di colore azzurro. Ricordavo benissimo di averlo comprato durante il primo anno di giurisprudenza a Catania, in quei pomeriggi in cui rientravo da Villa Cerami a piedi, e approfittavo della passeggiata per fare irruzione in qualsiasi libreria mi capitasse a tiro e attingere frammenti della mia sete letteraria. Si trattava di un saggio di Leonardo Sciascia: “Alfabeto Pirandelliano”.

E’ un testo di ottanta pagine appena in cui Sciascia volle declinare in ordine alfabetico alcune parole attinenti all’universo personale di Pirandello. Sotto la lettera “A”, ad esempio, c’è Abba, Marta Abba, l’attrice di cui Pirandello castamente si invaghì e che elesse a musa ispiratrice dei suoi personaggi femminili. Sotto la “G” c’è Girgenti. Sotto la “P” c’è, ovviamente, Pascal, nome che rimanda non solo al “Fu Mattia Pascal”, ma anche al Pascal filosofo, amatissimo da Pirandello.
Quale non fu la mia sorpresa nel constatare che sotto la “U” era declinata la parola “udienza”….

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:39 da simona lo iacono


E così, lessi….

UDIENZA. “E’ mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle…non so perché, di solito accorre a queste mie udienze la gente più scontenta del mondo…io ascolto tutti con sopportazione….Sopportazione, buona grazia, sì; ma essere gabbato non mi piace. E voglio penetrare in fondo al loro animo con lunga e sottile indagine” .
Udienza è la fase dibattimentale di un processo: l’ascoltare, da parte di un giudice gli imputati, le parti offese, i testimoni, gli avvocati; e ne risulta poi la sentenza. Ma il chiedere udienza, il chiedere ascolto è anche istanza di giudizio, a chi sta in alto, sui propri bisogni: per vivere, per sopravvivere. Dall’udienza, dall’ascoltare, dal capire – dal saper ascoltare, dal saper capire – il sentimento popolare aspetta giustizia o misericordia, giustizia e misericordia insieme. Ci sono le udienze dei tribunali e ci sono le udienze della Madonna dell’Udienza, le sentenze giuste dei tribunali e quelle misericordiose della Madonna (particolarmente diffuso in due paesi della provincia di Agrigento, Sambuca e Menfi, il culto della Madonna dell’Udienza: e viene dalla leggenda, dice il Pitrè :”che Maria, ogni anno, dopo la Pasqua, si recava sul Monte Carmelo, ne’ luoghi Santi, per ascoltare per ascoltare i bisogni de’ fedeli”). E ci sono le udienze dello scrittore, ogni domenica mattina, “dalle otto alle tredici”. Erano, nei paesi, il giorno e le ore della cosiddetta Conciliazione, in cui un giudice di nomina, non di professione, risolveva le piccole controversie. Quel giorno e quelle ore Pirandello, forse inavvertitamente balenandogli la parola “conciliazione”, e il senso, li adotta per dare udienza ai suoi personaggi: per conciliarli, nell’arte, a se stessi: con giustizia spietata e insieme con grande misericordia.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:41 da simona lo iacono


Lessi e rilessi il brano con profonda commozione. Come spesso accadeva nella mia vita, le risposte arrivavano da un libro. Solo, che era la prima volta in assoluto che da un libro di narrativa ricevevo una risposta a un quesito giuridico.

Da allora in poi non ho smesso di cercare le soluzioni del diritto nei racconti, nei romanzi, nella poesia. Da quel primo momento in cui anche io feci mio, in udienza, l’atteggiamento che Pirandello aveva adottato con i suoi personaggi: profonda giustizia, per riguardo alla verità. Ma infinita misericordia, per riguardo all’uomo.

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:42 da simona lo iacono


Ecco…è in modi consimili che la letteratura “salva” il diritto….
Con l’augurio quindi di mille altri “salvataggi”…
Una buona notte da Simo

Postato venerdì, 6 maggio 2011 alle 21:43 da simona lo iacono


bellissime parole, quelle di Simona Lo Iacono. molto bello anche l’aneddoto sul libro di Sciascia. Simona e’ un esempio di come la letteratura può entrare nelle nostre vite. la ammiro molto. brava

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 09:52 da giacomo tessani


Nell’arte, soprattutto in pittura, il diritto umano spesso è stato rappresentato con immagini mirate alla sensibilità: nella fattispecie il pittore denuncia la condizione umana un po’ come farebbe un cronista o un narratore (i più grandi pittori sono poeti), al fine di innescare i dati necessari ad uno sviluppo cosciente al dinamismo interiore dell’osservatore.
Come non ricordare – salto di palo in frasca – i murales di Diego Rivera, Alfaro Siqueiros, Orozco, sulle rivoluzioni in Messico, oppure il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza Da Volpedo come riflessione sulla condizione contadina e diritti della donna, l’arguzia di Grosz e Otto Dix sul terzo reich, i contenuti sociali dei contadini in Francois Millet!, un accenno importante è doveroso nei confronti dei “collaboratori di Giustizia”: pensate: Thèodore Gericault attraverso la fisiognomica riuscì a ritrarre la “tipologia” dell’indiziato dipingendo volti con caratteristiche ben precise che indirizzavano gli investigatori, mi riferisco ai primi dell’800, ma “le manie” tirate fuori da questo studioso sono molto moderne . . . ovviamente se parliamo di diritti umani, maggiormente il pittore si è fatto testimone della Storia Universale, maggiormente ha collaborato con le rivoluzioni, i principi, gli ideali, la giustizia, Jacques Louis David e l’epopea napoleonica, Eugene Delacroix , Antoine Jean Gros, definiti pittori patriottici, ma nella memoria collettiva rimane il chiaro binario parallelo fra pittura e letteratura, in fondo Giotto affresca le parole di Dante, Rivera quelle di Marquez, Delacroix quelle di Boudelaire, ….ciao. Rossella

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 11:31 da Rossella G.


Scuola chiama Letteratitudine, buongiorno a tutti,
al Liceo “Quintiliano” stamattina prosegue, sui temi proposti da Massimo, un’accesa discussione. Dopo tanto ascoltare, leggere e parlare spero che gli alunni trovino finalmente il coraggio di esporre anche “all’esterno” le loro idee (per iscritto). Anche questo è un segno della loro crescita: saper intervenire coerentemente all’interno di un dibattito che non riguardi solo argomenti futili.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 12:06 da Elvira Siringo


Concetto “Quintiliano” SR:
La nostra riflessione ci porta a considerare che anche dalle opere di filosofia può nascere un senso di liberazione sia dalle rigide norme imposte dalla società sia perfino dagli handicap fisici. È il caso della vicenda raccontata da Dacia Maraini nel romanzo “La lunga vita di Marianna Ucria” dove la protagonista è sordomuta ed è oppressa anche dalle regole della società siciliana del ‘700, però attraverso l’arma della lettura e della scrittura riesce a superare i suoi limiti e ad acquisire una mentalità moderna e autonoma proprio attraverso la lettura delle opere del filosofo David Hume.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 12:54 da alunni "Quintiliano"


Sebi “Quintiliano” SR:
Leggere un libro è qualcosa di speciale, assolutamente da provare, ovviamente deve essere un libro affascinante, deve saper attrarre il lettore. Ne “La lunga vita di Marianna Ucria” di D. Maraini ho incontrato citazioni di diversi filosofi, Kant, Grozio, Hume.
Credo che abbia scelto proprio Hume perché come dice questo filosofo “la conoscenza è un bagaglio interno, non è conoscenza della cosa ma un punto di vista.”

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 12:55 da alunni "Quintiliano"


Andrea “Quintiliano” SR
Studiando la filosofia stoica: “Apparentemente non siamo liberi, visto che non dipende da noi se siamo belli, forti e in buona salute, ricchi, in grado di provare piacere o di sfuggire alla sofferenza. Tutto dipede da forze esterne da noi” .
A mio parere invece essere liberi vuol dire fare tutto ciò che si vuole senza che nessuno comprometta la mia volontà e di conseguenza “noi siamo artefici del nostro destino” che quindi può essere cambiato, perché niente è stabilito.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 13:02 da alunni "Quintiliano"


Una società di uomini liberi suppone un accordodegli spiriti e delle volontà sui fondamenti della vita in comune.C’è così un certo numero di dati fondamentali la dignità della persona umana,i diritti dell’uomo,l’uguaglianza umana,la libertà,la giustizia,il rispetto della legge,sui quali la democrazia presuppone un comune accorordo e che costituiscono ciò che si può chiamare la carta democratica.

tratto da J.Maritain,L’educazione della persona.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 13:55 da Malek "Quintiliano" SR


Stefano Mincella “Quintiliano” SR
Frase tratta dai “Frammenti attribuiti a Democrito”:
Le leggi non ci impediranno di vivere ciascuno con tutta la propria libertà, se gli uomini non si danneggiassero l’un l’altro; infatti è l’invidia che suscita la discordia.
Il significato di queta frase è che non sono le leggi a limitare la libertà, ma l’egoismo e i conflitti che esso genera.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 14:16 da alunni "Quintiliano"


Studiando la storia abbiamo visto i diversi modi di pensare tra Lutero e Erasmo de Rotterdam. Martin Lutero si basava sul servo arbitrio cioè quel concetto filosofico secondo cui l’uomo non è libero nello scegliere. Infatti l’uomo non può liberamente scegliere tra bene e male. A Lutero si contrappone Erasmo che si basava sul libero arbitrio secondo il quale ogni persona è libera di fare le sue scelte.
Secondo me per libertà intendiamo quello stato di autonomia sentito come un diritto di tutti e garantito dalla volontà

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 14:33 da Silvia "Quintiliano" SR


Andrea “Quintiliano”.
Vorrei rispondere alla domanda numero 4.
Io credo che le opere letterarie che si prestano meglio ad approfondire le tematiche sui diritti umani sono qulle opere scritte da persone che hanno vissuto in prima persona episodi dove vengono meno tali diritti. Basti pensare alla situazione della donna in Afganistan che subisce mutilazioni al volto o viene sfregiata con l’acido perchè non vuole accettare una proposta di matrimonio. Si pensi alla stessa Dacia Maraini, che ha vissuto in prima persona l’esperienza del campo di concentramento ed è stata capace di trasmetterne l’orrore che ha visto nei suoi libri. Io credo che sn proprio queste persone che riescono a scrivere meglio opere che trattano dei diritti umani.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 14:43 da Andrea Di Noto


buon pomeriggio! sono Daniela dell’ Istituto Quintiliano sr. In merito alla domanda numero 2 voglio dare un mio parere attraverso questa citazione. “Il mondo può benissimo fare a meno della letteratura. Ma ancor di più può fare a meno dell’uomo. (Jean Paul Sartre)”. Con questa frase si evince l’importanza della letteratura per l’essere umano….Conoscerla vuoldire collegare la storia,la filosofia e le scienze in un’unica cosa perchè la letteratura ci offre una visione completa del progresso della lingua che si è adattata ai vari periodi storici rispecchiandone le caratteristiche. Si è evoluta grazie ai progressi della scienza che ne hanno permesso con il tempo una maggiore diffusione e si è arricchita grazie alle opere dei filosofi. Concludendo, la letteratura ha valore formativo sia oggi che nel futuro perchè altrimenti è come se l’uomo si rifiutasse di conoscere le sue origini .

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 14:44 da Anonimo


Roberto Castello “Quintiliano” SR
Frase tratta dal libro di Hanna Arendt “Vita activa. La condizione umana”.
“La pòlis si distingueva dalla sfera domestica in quanto si basava sull’eguaglianza di tutti i cittadini, mentre la vita familiare era il centro della più rigida disuguaglianza.
Essere liberi significava sia non essere soggetti alla necessità della vita o al comando un altro. Significava non governare e non essere governati”.
Secondo me la libertà di oggi si lega alla storia di molto tempo fa che comunemente studiamo nei libri di scuola. Grazie a molti personaggi storici che si sono distinti con il loro pensiero politico e che si sono ribellati e hanno lottato per la loro ed anche la nostra libertà che abbiamo oggi.
Grazie a loro oggi godiamo di una repubblica e soprattutto di una grande Libertà.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 15:02 da Alunni "Quintiliano" SR


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
La libertà, a mio parere, è un diritto del quale noi oggi sottovalutiamo l’importanza ma che molte persone hanno lottato per ottenere questo diritto importante

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 15:20 da Alunni"Quintiliano"


Alescio Francesco Antonio “Quintiliano” SR
Frase tratta dal libro di Paulo Coelho “Lo Zahir”.
“Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici
come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello
della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso…
anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime.”

La libertà è una condizione molto sottovalutata perché noi oggi ne godiamo e dimentichiamo che questa condizione si è consolidata solamente da poco, troppo poco tempo. Spesso noi adolescenti tralasciamo il fatto che le persone si sono battute e sono morte per offrirla a noi che adesso stiamo vivendo la nostra vita.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 15:29 da Alescio Francesco Antonio


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
moti di noi ci possiamo chiedere se la libertà ha un limite. Per alcuni filosofi come Kant e Mill la libertà ha un limite. Secondo quest’ultimo la libertà termina nel momento in cui va ad incidere la libertà altrui (J.S. Mill, Sulla libertà)

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 16:06 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
la libertà, secondo Kant è una proprietà della volontà per la quale questa puo agire indipendentemente da cause naturali.
Essa inotr è considerato il fondamento della moralità in quanto determinante dal’autonomia e della volontà. Dire che un uomo è libero significa oltrepassare il rapporto tra soggetto ed oggetto e intuire l’essenza dell’oggetto in se.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 16:14 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
Secondo Hegel la razionalità ha come contenuto la libertà nel senso che lo sviluppo della ragione coincide cn iol progresso della libertà.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 16:17 da Alunni"Quintiliano"


Salve a tutti sono Paola e frequento il liceo “Quintiliano” di Siracusa.
Secondo me il modo migliore per esprimere la mia concezione della libertà sia quella di riportare qui alcune citazioni che mi hanno colpito:

“Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile agli altri”, Oscar Wilde.

“Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire”, Aristofane.

“Soltanto colui che nulla si aspetta è veramente libero”, Edward Young.

“Non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te”, Jim Morrison.

“Quando i molti governano, pensano solo a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà”, Luigi Pirandello.

“Quello che davvero mi interessa è se Dio, quando creò il mondo, aveva scelta”, Albert Einstein.

“La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”, George Orwell.

“L’uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola”, Sören Kierkegaard.

“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”, Martin Luther King.

“Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà”, Edoardo Bennato.

Ed infine volevo concludere il mio intervento citanto il titolo di una famosa canzone che di questi tempi è stata ripresa ad Annozero:” La Libertà” di Giorgio Gaber.

“Libertà è partecipazione”

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 16:57 da Paola Matera


salve a tutti sono giuseppe,alunno del liceo “quintiliano” di Siracusa.
La mia opinione sulla seconda domanda è che:la pratica letteraria è da considerarsi come uno strumento fondamentale per lo sviluppo dell’identità individuale.Io personalmente credo di essere cresciuto utilizzandola in alcuni casi come modello da seguire nella vita.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 19:50 da giuseppe giordano


Buonasera a tutti, sono Giulia, alunna del Quintiliano. A proposito dei libri, vorrei scrivere una citazione di J. Milton che mi è piaciuta molto!
“Uccidere un buon libro è quasi lo stesso che uccidere un uomo. Ci vuole estrema cautela, con i libri; perchè uccidere un buon libro è quasi lo stesso che uccidere un uomo. E in un certo senso è ancor peggio: perchè chi uccide un uomo, uccide una creatura dotata di ragione, fatta ad immagine di Dio; ma chi distrugge un buon libro, uccide la ragione stessa..”

Ho sempre creduto nell’importanza dei libri, i miei genitori mi hanno insegnato che leggere un libro è il miglior passatempo per una persona. Ma è anche vero che ogni libro ha il suo tempo: una storia, in un certo momento, può venire difficile da leggere, pesante. Magari, se riletto in un momento più sereno, può dare un’impressione migliore.
I libri, così come la letteratura, ci portano in mondi diversi, ci permettono di usare la fantasia, a usare la mente.
Ritengo che la lettura è una cosa molto importante non solo per noi giovani ma per tutte le persone. Non c’è metodo migliore per tenere il cervello in attività!
Un saluto e una buona serata a tutti.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 20:27 da Giulia Garofalo


A Simona,
carissima, grazie per il tuo intervento fresco e frizzante. I diritti umani, letti attraverso i classici, ci hanno molto emozionato. Ci hai condotto per mano in un meraviglioso viaggio attraverso la letteratura della quale abbiamo esplorato inediti scorci. Non sempre infatti leggendo ci si rende veramente conto di tutti gli spunti presenti. È stata una carrellata molto appassionante.
È proprio vero, gli autori immortali continuano sempre a parlarci, affermando i più universali dei diritti.
Quanto a Pascal mi chiedo se e come sia mai possibile (e lecito) per un giudice riuscire a conciliare le “ragioni del cuore” con il diritto codificato e quanto sia dolorosa questa inevitabile lacerazione per un animo sensibile. È il tributo che si paga al “codice” indispensabile alla tutela di noi tutti, e in obbedienza al quale Socrate accetta di perdere la vita.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 21:06 da Elvira Siringo


Concordo pienamente con Rossella:
tutte le forme di arte in qualche misura tendono a portarci verso l’armonia e la bellezza e dunque verso l’ordinato equilibrio tutelato dal diritto.
Aggiungo una considerazione che riguarda la musica: anticamente i versi classici venivano declamati in musica, per facilitarne la memorizzazione e la trasmissione. Oggi, viceversa, non si potrebbero considerare patrimonio letterario anche i versi delle canzoni d’autore, alla stessa stregua delle grandi poesie? (Qualcuno storce già il naso??)

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 21:06 da Elvira Siringo


Un grazie a Roberta Russo con la quale, pur non conoscendoci, (miracoli della rete…) ci troviamo in perfetta sintonia … condivido la lettura come “mezzo di trasporto” eccezionale tappeto volante della creatività che plasma la mente.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 21:11 da Elvira Siringo


Ai miei alunni:
bravi, davvero. Perché avete letto, ricercato, vi siete documentati e avete discusso con entusiasmo. L’attività penso sia stata molto produttiva in tutte le classi. Dobbiamo lavorare sempre più spesso “uscendo” dal libro di testo.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 21:11 da Elvira Siringo


A Massimo
Grazie di vero cuore per averci offerto questa produttiva occasione di riflessioni e per averci ospitato in questo spazio (con tutti i nostri limiti di studenti).
Vorrei aggiungere ancora un particolare che mi sembra degno di nota, una cosa che è emersa dalla riflessione comune con i ragazzi successiva alla lettura delle opere di D.Maraini. L’autrice sembra quasi che faccia rispondere i personaggi dei suoi romanzi. Nel particolare: Marianna Ucria sembra che cerchi di rispondere alla domanda n°3, ricercando il concetto di libertà nelle opere di David Hume, (il quale le risponde che siamo sì liberi … ma di acconsentire a ciò che la volontà ci impone!) mentre Amara Sironi forma la sua consapevolezza (n°2) e la sua capacità di accettazione dell’orrore in compagnia di Joseph Conrad.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 21:12 da Elvira Siringo


Per concludere concordo con Paola, cantando appunto che …
“La libertà non è star sopra un albero
e neanche il volo di un moscone,
libertà non è uno spazio libero,
libertà è … partecipazione.”
Buon fine settimana a tutti.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 21:12 da Elvira Siringo


Andrea Insolera “Quintiliano” SR
Libertà significa essere padroni di se stessi e non essere prigionieri di nessuno, quindi non essere soggetto ad un’autorità oppressiva. Con la libertà, come afferma Aristotele nell’etica nicomachea, si ha il raggiungimento della felicità. Essa risiede nella perfezione dell’attività propria dell’uomo, che è l’attività razionale. Essa trova la sua realizzazione nella lettura di un testo letterario.

Postato sabato, 7 maggio 2011 alle 22:21 da Alunni "Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
1si a mio parere la letteratura puo colmare quell’abisso che vi è tra la vita di tutti i giorni e un testo inventato.
I libri possono portare in un mondo parallelo al nostro e ci fanno vivere e provare, anche solo con l’immaginazione, delle situazioni fantastiche.
come dice Aristetele un testo letterario è importante poichè imita l’universale narrato coiè ciò che può succedere nel corso della nostra vita

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 00:34 da Alunni"Quintiliano"


Alis “Quintiliano”
Se si cercasse ne vocabolario la paroa libertà spunterebbe: Stato di chi è libero; condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 10:33 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
Il termine libertà è una parola colta, che ha ripreso il latino libertas, derivato dall’aggettivo liber.
Liber indicava originariamente chi era libero legalmente, vale a dire l’uomo libero perché distinto per nascita dallo schiavo, che in latino era detto servus.
Oggi, con l’abolizione della schiavitù il non essere libero equivale ad essere prigioniero o carcerato.
Per questo la nostra costituzione dichiara che la libertà personale è inviolabile, poiché ogni restrizione di libertà è regolata dalla legge.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 10:41 da Alunni"Quintiliano"


Simona Azzaro”Quintiliano”SR
Si parla di libertà politica, civile e sociale di un paese o di un popolo come complesso di tante libertà specifiche sancite dalla legge: invochiamo quindi libertà, cioè il diritto, di parola, di associazione, di pensiero, di stampa e di commercio, e anche quella religiosa che è stata una delle più grandi conquiste del pensiero moderno.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 10:45 da Alunni"Quintiliano"


Piero Tarantelo”Quintiliano”SR
La parola libertà significa essere padroni dela propria vita. I concetti di libertà sono propri dell’umanità

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 10:54 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
NON INVOCARE LA LIBERTÀ, VIVILA!

Non invocare la libertà, vivila!
È questo il solo modo
per onorare coloro che caddero
sotto gli acri strali della tirannide,
o che vissero lottando una vita
per annunciare un po di verità,
tessere la seta di un nuovo mondo
e di una nuova umanità
(Domenico Turco)

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 11:00 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
LIBERTA’
Mi ha preso per mano
la libertà,
mi ha condotto lontano,
ove non ci sono confini.
Ho esplorato cieli infiniti e immensi
senza spazio, senza tempo.
Voli tra nuvole e correnti.
Libertà, grande desiderio
dellessere umano, sogno che
sembra irraggiungibile.
Libertà. Parola
di grande significato,
ma a volte rimane solo quello.
Libertà di essere se stessi,
vivere senza condizioni
nel rispetto del Sé.
Nessuno ce la pu regalare
la libertà.
Essa è una conquista.
Sogno che diventa realtà
nel momento in cui ognuno
la trova dentro la sua anima.
Una strada non facile da perseguire,
ma strada piena di meraviglie.
Ce la possono togliere
solo apparentemente
la libertà, se noi saremo
noi stessi nel centro del
nostro essere, ove
mai nessuno potrà
invadere la nostra intimità.

Giovanna Nigris

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 11:03 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
Il tema della libertà è preso in considerazione da molte opere letterarie, filosofiche ma anche qualche musical come quello di Riccardo Cocciante “Notre Dame De Paris” nel secondo atto: Title: Liberi
TESTO.
Quasimodo:
Liberi
Siete voi
Uomini
Liberi

E con voi
Sono io
Che vi dò
Libertà

Quasimodo – Clopin:
Libertà
Rabbia in te
Chiamala
Libertà

Libertà
Fuoco in te
Chiamala
Libertà

Libertà
Stringila
Vita in te
Vivila
Sogno in te
Sognala
Libertà
Prendila

Quasimodo:
Uomoni liberi
Tornate liberi
Uomini, vi do io…
Vi do la libertà

Quasimodo – Clopin:
Libertà
Rabbia in te
Chiamala
Libertà (per tutti)
Libertà
Fuoco in te (chiedo)
Chiamala
Libertà (Asilo)
Libertà
Stringila
Vita in te
Vivila (dritto)
Sogno in te
Sognala
Libertà
Prendila (asilo)

Esmeralda:
Libertà
Vita in me
Sogno in me
Libertà

Quasimodo – Clopin (Gringoire)
Libertà
Stringila (Io)
Vita in te
Vivila (per tutti)
Sogno in te
Sognala (chiedo)
Libertà
Prendila (Asilo)

Tutti
Libertà
Libertà
Libertà

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 15:42 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
Il testo precedentemente scritto è una canzone appartenenteal musical “Notre Dame De Paris”di Riccardo Cocciante. Il testo indica la liberazione degli zingari da aprte di Quasimodo poichè pensava che fossero stati imprigionati ingiustamente solo perchè cercavano asilo(rifugio)

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 16:01 da Alunni"Quintiliano"


Salve a tutti sono Sofia del liceo “Quintiliano”, a mio parere la letteratura aiuta a vivere,è una forma di terapia che da la possibilità di viaggiare anche se virtualmente in mondi alternativi; permette di interagire con qualcosa che é stato creato da un altro e nei momenti di difficoltà ci rassicura. E’ evidente che la lettura richiama molte forme di libertà,tra cui quelle inalienabili del pensieroe del ragionare. Come cita Cartesio “Non c’é nulla interamente in nostro potere,se non i nostri pensieri”.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 16:30 da Sofia Adorno


Salve a tutti sono Giacomo del liceo Quintiliano di Siracusa.
La definizione di libertà che più mi ha colpito è quella fornita dal filosofo inglese Thomas Locke nell’opera “Due trattati sul governo”. Egli afferma che “libertà significa agire secondo quello che la nostra volontà ci impone ed incontra il suo limite nell’arrecare danno alla libertà altrui”. Dunque, secondo Locke, la nostra è una libertà parziale, non può essere assoluta perchè nessuno ha il diritto di danneggiare l’altro nella vita, nella salute o nella proprietà. La libertà assoluta non può e non deve esistere in una società civile, in quanto si andrebbe a sfociare in una forma di anarchia in cui vige la legge del più forte.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 16:39 da Giacomo


Sono Bianca del Liceo Quintiliano.
Voglio intanto precisare che essere liberi non significa fare ciò che ci pare e piace,bensi’,ogni individuo è libero di pensare, esprimersi e agire senza costrinzioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un’azione, ricorrendo quindi ad una libera scelta.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 16:56 da Bianca


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
Secondo Epicuro il filosofo si puo definire tale quando si impegna nella ricerca della felicità che consiste nella liberazione da tutte le paure. Egli è stato un grande maestro di libertà.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 17:41 da Alunni"Quintiliano"


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
Nella concezione di Democrito il moto degli atomi avveniva secondo una meccanicità e una immodificabilità dalle quali discendeva un principio di necessità che portava a una visione fatalistica delle cose. Contro tale visione, che finiva con l’annullare il principio di libertà, Epicuro aveva sostenuto che il moto atomico, per quanto svolgentesi all’interno di leggi meccaniche, conosceva pur sempre la possibilità di spontanee deviazioni la cui realtà originava il principio del libero arbitrio umano.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 17:43 da Alunni"Quintiliano"


Un saluto a tutti,sono Sara del liceo Quintiliano.Concordo con Andrea del Quintiliano che ha fatto riferimento alla filosofia stoica,aggiungendo inoltre che secondo me la libertà è avere il potere di fare ciò che si vuole della propria vita.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 18:03 da Sara


Luigi Catania “Quintiliano”SR
La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)
La letteratura rimarrà sempre uno dei mezzi per la conoscenza di altri punti di vista e quindi per la formazione a 360° del proprio pensiero che si può sempre confrontare con quello degli scrittori e quindi permettere una crescita.Pertanto ritengo che la letteratura non possa essere un utopia.
Cambieranno sicuramente i sistemi di lettura (informatica al posto della carta es: E-Book Reader); ma i libri si continueranno a leggere!

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 20:27 da Luigi Catania


Sonia Azzaro”Quintiliano”SR
La ibertà che intendeva Epicuro era sia fisica che mentale. L’uomo libero è già ad un passo dala felicità. L’uomo libero dalle volontà altrui e ancora piu vicino. Egli afferma inoltre che l’uomo è libero di indirizzare i proprio pensiero.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 20:40 da Alunni"Quintiliano"


Buonasera a tutti,
noto con piacere che la “ricerca” sulla libertà prosegue bene … aggiungo uno spunto che ci invita a riflettere, sulla libertà di scegliere, in ogni istante, la direzione del nostro percorso di vita:
“Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro e ogni indicibilmente piccola egrande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te… l’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa…

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:25 da Elvira Siringo


…non ti rovesceresti a terra digrignando i denti e maledicendo chi così ti ha parlato … oppure forse hai vissuto una volta un attimo così immenso in cui questa sarebbe la tua risposta: “Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina?”

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:29 da Elvira Siringo


Se quel pensiero ti prendesse in suo potere … ti farebbe subire una metamorfosi.
La domanda “Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?” graverebbe sul tuo agire come il peso più grande!
… quanto dovresti amare te stesso e la vita per non desiderare più alcun’altra cosa che questa ultima eterna sanzione?

Friedrich Nietzsche “La gaia scienza” Adelphi 1965 vol.V pag. 201
(trad. F.Masini)

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:35 da Elvira Siringo


P.S.
meditate … ma cercate di non subire eccessivamente la “metamorfosi” … altrimenti domani mattina mi sa che rischio di trovare le aule vuote!!! ma in fondo è un’attività piacevole anche andare a scuola … o no?
Buona notte a tutti.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:38 da Elvira Siringo


Grazie di cuore a tutti gli intervenuti.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:42 da Massimo Maugeri


@ Elvira Siringo
Cara Elvira, comincio subito con il ringraziare te… sia per i tuoi interventi sia per essere riuscita a coinvolgere in maniera così efficace “i tuoi ragazzi” (che ringrazierò uno per uno).
Grazie di cuore, cara Elvira, per contribuire a rendere utile questo umile strumento che è Letteratitudine.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:45 da Massimo Maugeri


Frase tratta dal libro “Lo Zahir” di Paul Coelho.
” Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici
come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello
della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso…
anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime. ”

Non bisogna mai sottovalutare l’importanza della parola “Libertà” perché è una condizione sociale che si è ottenuta lottando e grazie alle grandi azioni di grandi uomini.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:46 da Alescio Francesco Antonio


E grazie a tutti gli splendidi ragazzi del liceo Quintiliano di Siracusa.
Grazie per la vostra partecipazione, cari ragazzi.
Un caro saluto a: Sonia Azzaro, Luigi Catania, Sara, Bianca, Giacomo, Sofia, Piero Tarantelo, Simona Azzaro, Alis, Andrea Insolera, Giulia Garofalo, Giuseppe Giordano, Paola Matera, Roberto Castello, Daniela, Andrea, Silvia, Stefano Mincella, Malek, Andrea, Sebi, Concetto, Alescio Francesco Antonio .
Cari ragazzi, spero di non aver dimenticato nessuno (nell’eventualità mi perdonerete).
Ma grazie. Grazie davvero.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:52 da Massimo Maugeri


Grazie di cuore anche a Simona per i suoi interventi.
(Grazie, Simo!).

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:56 da Massimo Maugeri


Estendo i ringraziamenti anche agli altri intervenuti… a partire da Lucia Sciacca (che potete vedere in video insieme a Rita Siringo, Simona Lo Iacono e Sebastiano Grimaldi).

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 21:58 da Massimo Maugeri


E grazie di cuore anche a Paolo Fai, Giacomo Tessani, Rossella Grasso, Cristina, Maria Lucia, Roberta Russo, Mariella.
Grazie. Grazie a tutti per le belle cose che avete scritto.
E grazie per “dare senso” (con la vostra presenza e partecipazione) all’esistenza di questo blog.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 22:01 da Massimo Maugeri


Intanto anche questo fine settimana volge al termine.
Ne approfitto per augurarvi una serena notte e un ottimo inizio di settimana.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 22:02 da Massimo Maugeri


La letteratura colma l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremo essere?
A parer mio la letteratura crea qualcosa che prima non riuscivamo a concepire, dà forma a ciò che si trova nella nostra mente come argilla grezza. Immagino la parola scritta, quando questa è espressione di un’Idea, come il mezzo tra quel che siamo e quel che non sapevamo di poter essere. Scava nuovi spazi, dilata la nostra visuale del mondo, della vita…e dovrebbe farci capire quanto sia bella e stimolante la diversità, in ogni sua forma.
La letteratura ha sicuramente un ruolo fondamentale nella formazione dell’uomo in quanto è un insieme di Idee differenti, che diventano semi e acqua per la fioritura di nuove forme mentali, stimoli per guardare oltre ciò che vediamo con gli occhi.

Auguro a tutti una continua ricerca di nuovi orizzonti.
Un’ex alunna.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 22:30 da Veronica


Sono d’accordo con Vargas Llosa sul servizio che può rendere la letteratura all’uomo della modernità, ma di quale letteratura parliamo non mi è dato di sapere , considerato il fatto che nel mondo letterario ci siamo entrati tutti, ciascuno con la sua storia personale.
Le opere( fra quelle che ho letto o studiato) che mi fanno dichiarare l’accordo con Llosa sono poche e ormai diventate dei classici.
Fra esse quella che mi viene in mente è l’Antigone di Sofloche dove trovo che il diritto per conquistarlo richiede , a volte,anche il sacrificio della vita perchè esso si trova davanti sempre il potere. Creonte ed Emone mi sembrano infatti, oggi che l’aspirazione massima dei giovani è emanciparsi dai genitori, due personaggi di grande attualità Emone si oppone al padre per difendere il diritto all’autonomia , a poter pensare anche che le leggi
non sempre sono giuste, ma anche per difendere il diritto di Antigone che vuole la sepoltura del fratello,al quale per quanto possa avere sbagliato, non si può negare la sepoltura che appartiene all’uomo come diritto naturale.
Allora la domanda che la letteratura mi pone in questo caso è il diritto istituzionale è sempre in accordo con il diritto naturale? Agli esperti l’ardua sentenza!…

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 22:58 da mela mondi


La libertà è uno stato di autonomia che permette ad un individuo di agire senza impedimenti.Anche se si vive in comunità la libertà non è in contrasto con le leggi perchè come sosteneva Aristotele i rapporti gerarchici tra i membri della famiglia o dello stato sono “naturali”.

Postato domenica, 8 maggio 2011 alle 23:12 da Sergio "Quintiliano" SR


“L’uomo è nato libero, e dappertutto è in catene” Questa frase è tratta dall’opera intitolata IL CONTRATTO SOCIALE di Jean Rousseau. Queste poche parole esprimono la verità, perchè la libertà non viene riconosciuta a molte persone ed è un diritto fondamentale x la vita di ciascun individuo. L’uomo è in catene perchè deve vivere in una società dove deve rispettare sia gli altri che se stesso;e molte volte nn si è liberi nemmeno di fare le proprie scelte perchè già qualcuno le ha prese per te. Concludo dicendo che per me la libertà è molto importante motivo per cui molte persone hanno dato e continuano a dare la propria vita.

Postato lunedì, 9 maggio 2011 alle 00:40 da Nicole del liceo Quintiliano


Buongiorno, sono Martina del Liceo Quintiliano SR, volevo rispondere ad alcune domande.
1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?
La letteratura deve colmare l’abisso tra quello che sono e quello che sarò, non quello che vorrei essere, perché da essa devo trarre gli insegnamenti che mi serviranno per diventare quello che un giorno diverrò.

2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)
Non tutta la letteratura ha un ruolo formativo, la maggior parte sì, ma a questo bisogna aggiungere l’esperienza di vita diretta, per una formazione completa.

3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?
I libri da cui sin oggi ho tratto il concetto di libertà sono:
“Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Bach… che mi ha insegnato che spezzando le catene che imprigionano il nostro pensiero, anche il nostro corpo sarà libero. Egli è il simbolo di chi ha il coraggio di seguire le proprie regole non lasciandosi influenzare dal giudizio degli altri. È una metafora che riflette la condizione umana che ormai non lascia spazio alla fantasia, alle aspirazione e ai propri sogni.
“E venne chiamata due cuori” di Marlo Morgan… Dove la storia della protagonista che viene tagliata fuori forzatamente dalla sua vita e catapultata in un’esperienza inimmaginabile, tutto questo ci fa comprendere come siamo prigionieri del materialismo e delle regole della nostra società.
“La seduzione dell’altrove” di Dacia Maraini… attraverso una raccolta di suoi articoli, grazie alla libertà di pensiero, ci ha fatto rivivere le sue esperienze nei diversi paesi in cui è stata.

Postato lunedì, 9 maggio 2011 alle 09:22 da Martina


il concetto di libertà è stato spesso affrontato nelle varie epoche storiche e inserito all’interno di opere letterarie e teatrali. in baseaquesto sarebbe opportuno porsi delle domande: come è stato affrontato questo tema, e se (e come) è cambiato nel corso della storia. Poniamo quindi a confronto tre epoche differenti. Nell’epoca greca la libertà era concepita come non libertà a causa del fato, poichè per quanto l’uomo possa cercare di opporsi al destino, alla fine ne risulta vittima e non può liberarsene. E’ il caso “dell’ Edipo Re” di Sofocle, una tragedia nella quale il protagonista, in virtù del destino avverso, uccide il padre e si unisce con la madre. Nonostante lui credesse di essere estraneo alla profezia dell’oraciki, scopre la realtà più terribile della sua esistenza, da una parte l’assassinio del padre e dall’altra l’unione con lun familiare. Si tratta dunque di un destino tragico a cui non può rassegnarsi. ma se da una parte nelle tragedie viene sottolineata la crudeltà del fato dall’altra nella filosofia greca esiste la possibilità di potersi liberare. Platone ad esempio nella sua allegoria della cavertna offre simbolicamente all’uomo di potersi liberare dalle catene che lo costringono a osservare le ombre e non li oggetti veri e perfetti. La libertà per Platone in questo caso significa rivolgere lo sguardo verso ile idee senza fidarsi di ciò che in realtà è puramente illusorio. Tuttavia, la libertà dalle catene e l’uscita dalla caverna comportano l’impossibilità di rientrarvi per rivelarew la verità agli altri uomini, dal momento che tale verità non sarà accettata. E infine ci spostiamo in epoca cristiana. Per Calvino l’individuo è predestinato da Dio alla grazia o alla dannazione. Tale grazia pertanto non è concessa per merito, ma soltanto perrchè è Dio a deciderlo. L’uomo può soltanto sperare di essere salvato. nPertanto secondo Calvino l’uomo non è affatto libero.

Postato lunedì, 9 maggio 2011 alle 09:47 da Noemi Gennaro


Per libertà di pensiero intendiamo definire la libertà del pensiero espresso, che a differenza di quello inespresso ,legato alla fantasia , trova nella realtà dei seri ostacoli prima della propria realizzazione.
La libertà della fantasia invece non assume lo stesso significato. La fantasia è di per se libera e non soggetta ad alcuna limitazione materiale, in quanto le uniche restrizioni a cui può essere sottoposta sono frutto della nostra mente.

Studiando filosofia, ho avuto modo di leggere il pensiero di molti filosofi, e ho trovato molto interessante il pensiero di Hegel secondo il quale <>

Postato lunedì, 9 maggio 2011 alle 14:52 da Gianluca Latina "Quintiliano"


Studiando filosofia, ho avuto modo di leggere il pensiero di molti filosofi, e ho trovato molto interessante il pensiero di Hegel secondo il quale “l’individuo è davvero libero quando si riconosce in organismi etici che lo trascendono, come avviene nella famiglia e nello stato.”

Postato lunedì, 9 maggio 2011 alle 14:53 da Gianluca Latina "Quintiliano"


MI fa davvero piacere che alunni preparati e sensibili siano coinvolti nella discussione… bravi!
Sono anche io una professoressa del Liceo Quintiliano e sono contenta del lavoro di alunni e colleghi, della loro partecipazione attiva e sensibile all’incontro con Dacia Maraini.
Ad maiora!
Bene come sempre Simona con le sue precisazioni dotte, puntuali e poetiche.

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 13:31 da Maria Lucia Riccioli


@Gianluca: attenzione però all’attuazione concreta dello “Stato etico”, che nelle sue degenerazioni totalitarie ha causato sofferenze in nome di un’idea distorta di etica o di un partito.
Non dimenticare che nelle pagelle dei tuoi coetanei di qualche anno fa c’erano materie come “Storia e cultura fascista” ed “etica del fascismo”, quest’ultima coincidente con quella dell’intero stato.
L’etica è innanzitutto richiamo individuale, responsabilità personale personalissima. Che si incarni in istituzioni come la famiglia e lo Stato sarebbe anche auspicabile ma occorre sempre vagliare di quale etica si tratti.

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 13:35 da Maria Lucia Riccioli


@ Mela Mondì
Cara Mela, grazie per il tuo intervento dell’8 maggio 2011 alle 10:58 pm.
Sono d’accordo con te sul fatto che il “discorso” di Vargas Llosa vada applicato soprattutto ai classici.
Riguardo alla tua domanda (diritto “istituzionale”, rispetto a quello “naturale”)… spero che qualcuno degli esperti in collegamento possano fornirti risposta.

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 21:39 da Massimo Maugeri


Un caro saluto e un ringraziamento anche a Veronica, Nicole, Martina, Noemi, Gianluca e Maria Lucia.

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 21:40 da Massimo Maugeri


Eccomi di nuovo qui…sempre precaria (la connessione di stasera è davvero di fortuna).
Con moltissima commozione ho letto l’intervento di Elvira e quello di tutti i suoi bravissimi allievi.
Bella anche la riflessione di Mela Mondi che pone l’accento su uno dei più ardui nodi del diritto: il rapporto tra ius naturale e ius civile, ossia diritto naturale e diritto positivo.

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 22:36 da simona lo iacono


Non è un rapporto semplice, perchè la legge positiva è comunque il frutto di contrapposte forze politiche, di bilanciamenti di interessi e bisogni, di istanze contrapposte della realtà.
Una delle definizioni più belle, tuttavia, ce la offre Antifonte quando afferma che le leggi umane non hanno una sanzione necessaria come le norme di natura e perciò sono ad esse inferiori, poiché “le norme di legge sono accessorie, quelle di natura essenziali; quelle di legge sono frutto di convenzione, non di creazione della natura; quelle di natura sono frutto di creazione, non di convenzione. Perciò, se uno trasgredisce le norme di legge, finché non se ne accorgono gli autori di esse va esente da biasimo e da pena… ma se violenta oltre il possibile le norme create dalla natura, se anche nessuno se ne accorge, non minore è il male, né è maggiore anche se tutti lo sanno, perché si offende non l’opinione ma la verità”

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 22:38 da simona lo iacono


E’ quanto racconta “Delitto e castigo”, in fondo. Raskalnikov, studente di Pietroburgo, uccide una vecchia usuraia in omaggio a una visione della vita “eroica”…Nonostante le giustificazioni che tenta di dare all’omicidio, e nonostante riesca a evitare il giudizio del tribunale, non si assolve, non ha pace. Finchè non decide egualmente di espiare la pena.
Nel suo cuore urla infatti una legge che lo precede e lo condanna comunque, anche se nessun uomo scriverà mai una sentenza.
Pur avendo eluso la legge umana, non riesce a sottrarsi a un richiamo arcaico e primordiale, quello della sua coscienza…
Ecco…potremmo allora dire che l’unico e più vero punto di coincidenza tra legge positiva e legge naturale dovrebbe essere l’anima dell’uomo.
E’ lì che la norma si fa limite naturale al libero arbitrio.
Ed è da questo rapporto, necessario e fondante, che dovrebbe nascere anche la giustizia.

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 22:46 da simona lo iacono


Una felice sera a tutti! Ciao Massi!

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 22:46 da simona lo iacono


Grazie per questi tuoi splendidi interventi, cara Simo.
Una felice sera a te!

Postato martedì, 10 maggio 2011 alle 22:48 da Massimo Maugeri



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