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Archivio di dicembre 2006

domenica, 24 dicembre 2006

AUGURI DI BUON NATALE E DI FELICE ANNO NUOVO

Cari amici,

Letteratitudine vi augura un sereno Natale e un 2007 ricco di belle soddisfazioni.

E che sia soprattutto un anno di pace e di crescita per tutti!

Vi propongo un gioco che durerà per tutto il corso del periodo natalizio… così il sottoscritto si riposa pure un po’.

Inseriamo frasi celebri o stralci di brani sul Natale e sull’Anno Nuovo. Ci state?

Sono consentiti anche brevissimi componimenti personali.

Comincio io, allora. Siccome sono il primo mi prendo tutti i vantaggi di chi parte in testa proponendovi un brano tratto da un classico dei classici sul Natale.

- – - –

“Buon Natale, zio! Dio vi protegga!”, gridò una voce allegra, quella del nipote di Scrooge, che gli era piombato addosso così rapidamente che quel saluto era stata la prima notifica che avesse ricevuto dal suo arrivo.

“Bah”, disse Scrooge, “fesserie!”

A forza di camminare in fretta nella nebbia e nel gelo, questo nipote di Scrooge si era talmente scaldato da essere tutto un fuoco. Aveva un viso rosso e simpatico; gli occhi scintillavano e l’alito fumava.

“Natale una fesseria, zio?”, disse il nipote di Scrooge; “sono sicuro che non pensi una cosa simile.”

“Certo che la penso”, disse Scrooge. “Buon Natale! Che diritto hai tu di essere allegro? Che ragione hai tu di essere allegro? Sei povero abbastanza.”

da “Un canto di Natale” di Charles Dickens

- – -

E ora… tocca a voi!

Pubblicato in SONDAGGI, GIOCHI E SVAGHI   24 commenti »

giovedì, 21 dicembre 2006

SCUOLE DI SCRITTURA

È da un po’ di tempo a questa parte che, anche in Italia, si parla con un certo interesse di scuole di scrittura creativa.
Un fenomeno che pare in crescita
Letteratitudine ha posto qualche domanda a due scrittori e insegnanti di scrittura creativa.
La prima è Antonella Cilento, nota scrittrice e critica letteraria napoletana che ha già al suo attivo diverse pubblicazioni di prestigio (la sua opera più recente è "Napoli sul mare Luccica", 2006, Laterza)
Antonella Cilento
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Il secondo è Luigi La Rosa brillante scrittore e critico letterario messinese trapiantato a Roma [ricordiamo le due belle antologie edite dalla BUR "Pensieri di Natale" (2005) e "L'anno che verrà" (2006) ]
Luigi La Rosa
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1. Domanda secca. A che può servire e a chi può servire, oggi, una scuola di scrittura creativa? 

(ANTONELLA CILENTO)

Oggi come da sempre una scuola di scrittura serve a chi si avvicina alla scrittura e alla lettura per un bisogno personale. Questo bisogno è molto vasto: va dalla scolarizzazione interrotta e quindi dal fatto che a parte i temi o i test a scuola si scrive poco e all’università niente del tutto, fino al desiderio di realizzarsi come scrittore in senso professionale. Fra questi due termini ci sono persone che vengono in laboratorio per cercare un contatto più profondo con se stesse, appassionati di lettura cui non basta più leggere da soli ma desiderano confrontarsi con il mondo esterno, insegnanti che vogliono formarsi, studenti che devono decidere per il loro futuro, professionisti di settori non umanistici che hanno voglia di raccontare e molti, molti altri. Le scuole di scrittura servono a far entrare le persone in contatto con la questione del "come si fa": fra tutte le arti, la scrittura, specie in Italia, soffre, di un presupposto romantico che prevede che tutti sappiano scrivere solo perchè sanno tenere in mano la penna. Non è così: si va a scuola per dipingere, come per suonare o danzare, si va in palestra per fare allenamento e lo stesso accade per la scrittura. E’ il luogo dove gli antichi insegnavano retorica e oratoria (gli strumenti sono simili), è lo stesso spazio del trivio medievale. Il creative writing americano e tutte le scuole europee e asiatiche che lo praticano è questo: scoprire qual è il percorso che ci porta ad inventare e a raccontare.

(LUIGI LA ROSA)

Serve a crescere nella maturazione di uno stile di scrittura personale, libero, oltre alla messa a fuoco delle principali tecniche del dire narrativo. Serve a fare in modo che l’approccio alla pagina sia quanto meno aleatorio, meno casuale e improvvisato possibile. Serve a tutti: a chi lo fa soltanto per il puro piacere di esprimersi; a chi vuole imparare come si scrivono romanzi, racconti, poesie e saggi; a chi vuole acquisire consapevolezze nell’ambito della lettura e dell’analisi testuale. Imparare a scrivere significa, di pari passo, apprendere i percorsi e i meccanismi della lettura. Imparando a scrivere s’impara a leggere meglio. Per questo anche l’attenzione didattica da parte delle scuole, cui una sezione dei miei laboratori si rivolge, è nel mio caso fortemente presente e caratterizzante.

2. Credi che in Italia, soprattutto da parte dei "puristi della scrittura" e degli accademici, ci sia una sorta di scetticismo circa le scuole di scrittura, partendo magari dalla considerazione che non si può davvero insegnare a scrivere,  per esempio, romanzi o poesie?

(ANTONELLA CILENTO)

E’ una domanda cronica in Italia che, però, negli ultimi anni sta cessando. Dipende dalla formazione crociana del paese, dai concetti di poesia e non poesia, dall’idea romantica, questa volta in senso storico, del talento, del genio, dell’ispirazione. E’ chiaro che una scuola di scrittura non ti dota di un talento che non hai e non ti trasformerà in genio. Ma può farti scoprire, ad esempio, che l’ispirazione, che alata vola sulle chiome del poeta, non esiste. O meglio, che è frutto di un duro lavoro quotidiano che ti porta con lentezza a centrare il bersaglio; che, insomma, la scrittura è una questione di disciplina prima ancora che di attitudine. E la disciplina si può insegnare. Non solo: esistono sistemi, e io punto soprattutto su questi, che inducono o stimolano l’immaginazione in chi si avvicina alla scrittura. La maggior parte delle persone soffrono di blocchi dell’immaginazione, di pigrizie. Io passo molto del mio tempo a inventarmi, oltre alle storie, sistemi per aggirare questi blocchi, per far sì che le persone inventino più liberamente, più agevolmente. Questi trucchi, questi metodi vengono anche da altre discipline e si mescolano con la narrazione: è la ragione per cui spesso propongo con Lalineascritta stages dove coesistono tecniche di meditazione e uso del colore e altri specialisti mi affiancano mescolando le nostre competenze al fine di far creare alle persone con più agilità. Non si insegna a scrivere un romanzo, ma a trovare le vie che portano al romanzo…

(LUIGI LA ROSA)

Credo che questo fosse un pregiudizio sentito soprattutto quindici anni addietro, quando nascevano anche qui da noi le prime esperienze di laboratorio. Oggi, sebbene si verifichino ancora momenti di scetticismo e incredulità più o meno fondati, ritengo ci sia una sensibilità matura, più pronta a cogliere quelle energie che la scrittura creativa è in grado di mettere in gioco. In altri termini, si ha maggiore consapevolezza. E si sta finalmente imparando ad avere, nei confronti del testo, una visione artigianale dell’opera d’arte. Il talento è ovviamente indubbio, e nessuno te lo può insegnare, ma sembra più chiaro che necessitano il duro lavoro, la disciplina, l’esistenza di un progetto regolato da principì e armonie formali. E poi, anche il talento stesso, con uno studio approfondito e valido, può essere sicuramente affinato e potenziato.

*

3. Quando hai cominciato a occuparti di scrittura creativa?

(ANTONELLA CILENTO)

Nel 1993, quattordici anni fa. Avevo ventitrè anni e venivo da una formazione letteraria e semiologica ma anche da conduzioni di gruppo di psicologia transpersonale, dal teatro e dalla mia scrittura, naturalmente. Avevo iniziato a pubblicare racconti con la Lucarini a diciotto anni e stavo scrivendo i romanzi che sarebbero usciti sette anni dopo. C’erano pochissime esperienze, allora, attive in Italia: a Milano Pontiggia e Crovi, a Roma la scuola Omero. A Napoli non c’era niente, non c’erano spazi dedicati alla scrittura in senso anche generico, così ho iniziato per scoprire chi scriveva in città e in un paio d’anni la sperimentazione è diventata scuola e laboratorio. Tengo alla parola laboratorio perchè Lalineascritta propone percorsi secondo un metodo che ho affinato in questi 14 anni e che è strettamente pratico, senza prescindere dal dato teorico, cioè si fonda sull’allenamento dei partecipanti. Scrivere, scrivere e ancora scrivere. E poi rileggere. E cambiare. E rifare. Oggi, oltre alla mia scuola che lavora in Campania ma anche altrove, e agli allievi migliori che hanno esordito in narrativa e in poesia (Antonella Del Giudice, L’ultima papessa, Avagliano; Rossella Milone, Prendetevi cura delle bambine, sempre Avagliano, e poi Bruno Galluccio che uscirà per Einaudi in poesia, Roberta Scotto che ha esordito con Zandegù, Viola Rispoli, Fosco D’Amelio e altri ancora), oltre ad avere fra di loro una splendida socia, Rossella Milone, che insegna con me a Napoli, da due anni ho anche la direzione scientifica de Le Scimmie a Bolzano, presso l’UPAD, scuola condotta da Giovanni Accardo. E’ una vita, insomma, che insegno, tutti i giorni, con gli adulti e con i ragazzi, nelle scuole, nelle librerie, nelle associazioni…

(LUIGI LA ROSA)

Quasi cinque anni addietro, subito dopo il mio trasferimento a Roma dalla Sicilia. Era un momento particolare della mia vita e delle mie scelte. E la scrittura creativa rappresentava davvero la coniugazione di una passione a uno studio accurato, intenso, applicato ai testi miei e di altri autori.

*

4. Qual è la situazione delle scuole di scrittura in Italia?

(ANTONELLA CILENTO)

Molto varia e in ebollizione. Le scuole storiche, fra cui la nostra, che hanno superato il decennale (Omero si avvia al ventennale) sono consolidate e sono un piccolo numero: moltissime nuove, più o meno stabili, condotte da persone più o meno competenti, sorgono come funghi in risposta al buon trend delle iniziative. Ovviamente, durare e formare seriamente è un’altra questione. Si pone ora il problema delle Università: chiameranno le Università gli scrittori ad insegnare (o gli editor, insomma le persone interne alla scrittura) o consegneranno i nuovi corsi a docenti con altre qualifiche già interni al percorso universitario ma senza alcuna formazione specifica? Questa seconda eventualità sta già verificandosi, ahimè, salvo alcune esperienze a Roma, Teramo, Salerno, Siena (dove c’è un master) e alla Cattolica di Milano. Vedremo nei prossimi anni.

(LUIGI LA ROSA)

Credo che sia ottima dal punto di vista della qualità. Nel senso che conosco personalmente scrittori come Antonella Cilento, soltanto per citare qualcuno, che reputo eccezionali sul piano della formazione didattica e dell’insegnamento. Oltre al fatto di apprezzarli anche come artisti e come amici. Ma non c’è ancora un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni, del mondo della scuola. Io lavoro moltissimo nelle scuole siciliane, giro continuamente da una città all’altra, ma la formula con cui mi trovo quasi sempre a interagire è quella di una difficile, faticosa collaborazione esterna. Non si ha ancora la coscienza dell’importanza didattica della scrittura. Come se scrivere fosse qualcosa di meno importante e fondamentale dell’imparare la geografia, la storia, o il far di conto. Abbiamo ancora bisogno di crescere, da questo punto di vista.

*

5. E all’estero?

(ANTONELLA CILENTO)

All’estero sono decenni che s’insegna scrittura dentro e fuori delle istituzioni: in Francia ci sono ateliers d’écriture, in Germania master e stage universitari, in Inghilterra come negli Stati Uniti la materia s’insegna obbligatoriamente in ogni ordine di scuola. In Giappone ci si laurea con un racconto come successe a Banana Yoshimoto. Negli Stati Uniti generazioni di scrittori si sono formati nei campus nei corsi di altri scrittori (James Gardner, Raymond Carver, Paul Auster, Jay McInerney, ecc…). Insomma, l’Italia soffre di lentezza, come sempre: ma ormai anche qui succede che le nuove leve siano state nostri allievi. Era inevitabile.

(LUIGI LA ROSA)

Questa è una domanda alla quale fatico a rispondere, nel senso che, personalmente, non mi sono confrontato con esperienze di laboratori esteri. Tuttavia, mi capita di sentire sempre più spesso che altrove la scrittura creativa è argomento di studio universitario. Ecco, questo da noi manca quasi del tutto. Si hanno rarissime esperienze dovute alla presenza di professori illuminati, ma niente di più. Ma il problema è che si tratta semplicemente di professori. La scrittura creativa la devono insegnare gli scrittori, non i docenti universitari. Questo è un punto che rischia di generare molte contraddizioni e molta confusione, anche sul piano della formazione.

*

6. Raccontaci un aneddoto particolare collegato ai corsi di scrittura che organizzi e gestisci.

(ANTONELLA CILENTO)

Un episodio legato all’insegnamento nelle scuole pubbliche e che dà la misura del bisogno di rialafabetizzare l’Italia al narrare, in certe regioni con più urgenza, è capitato a Frattamaggiore, vicino Napoli: stavo portando ad esempio in una scuola media dove molti studenti erano border line, avevano già abbandonato le aule per essere impiegati nei lavori minorili, la favola di Cenerentola. Questa la conoscete (anzi la "sapete") tutti, no? Silenzio. Non conoscevano Cenerentola. Neanche il film Disney. Quindici ragazzini e ragazzine di tredici anni, qualcuno di sedici, che non aveva la più pallida idea di chi fosse Cenerentola. Ho dovuto raccontare la favola. A questo anche, servono in Campania le scuole di scrittura.

(LUIGI LA ROSA)

Posso raccontarti questo esempio di semplicità e di umiltà artistiche. Ogni mese invito puntualmente scrittori e intellettuali a tenere lezioni ai ragazzi su vari argomenti di discussione. Il mio primo corso di scrittura nasceva sui banchi di un pub, nei pressi del rione Monti a Roma. Ebbene, durante quel mio primo anno di incontri, uno degli ospiti invitati fu lo scrittore Luca Desiato, che veniva a parlarci di un suo romanzo, poi credo vincitore dello Strega, dedicato alla vita tormentata del Caravaggio. Ricordo che giunti all’appuntamento trovammo l’autore davanti alle porte ancora chiuse di questo pub semideserto. Stava lì, in anticipo di qualche minuto, ad attendere che arrivassero i ragazzi e che si parlasse della sua letteratura. Fu un esempio che mi colpì moltissimo, e che mi commosse. Soprattutto in tempi di sempre più plateali – e sempre meno pensate – poetiche del disimpegno. Era la lezione di un impegno letterario che si coniugava con la vita e con la semplicità del confronto diretto. Era la lezione di un maestro che non ho mai dimenticato. Che aggiungere di più?

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mercoledì, 20 dicembre 2006

SEGNALAZIONI NATALIZIE

Visto che Natale è alle porte e che giornali e riviste fanno a gara per suggerire i libri da depositare sotto l’Albero, Letteratitudine si adegua e propone una sua lista.
Sono i libri di alcuni amici scrittori che hanno contribuito a rendere vivo questo blog anche attraverso i loro interventi.

Cominciamo con Roberto Alajmo.

Palermo è una cipolla

Palermo è una cipolla, anno 2006, ediz. Laterza, collana "Contromano", euro 9, p. 123

"Ne hai sentite di storie sulla Città. Anche questa guida ha contribuito a raccontartene almeno un paio che se non sono false, poco ci manca. Ma ti assicuro che qui vengono raccontate per vere. E dopo un poco questo genere di storie a forza di raccontarle diventano vere sul serio."

Su questo libro vi propongo una mia recensione che potrete leggere cliccando qui.

Di Luigi La Rosa vi propongo le due seguenti antologie

L' anno che verrà. Pensieri, divagazioni e stravaganze

L’anno che verrà, anno 2006, ediz. BUR, euro 5, p. 132

Un testo sull’anno che verrà è anzitutto un libro sul tempo che scorre, sulla sua memoria, sulla sua tradizione. Una raccolta di pensieri attraverso i quali gli scrittori di sempre raccontano il trascorrere delle stagioni e l’attesa di un mondo differente. Amabili, argute, malinconiche e deliziosamente irriverenti, sono le voci di una stessa storia, che ci riguarda tutti e che non dimenticheremo.

L’altra antologia di La Rosa che vi propongo è questa.

Pensieri di Natale

Pensieri di Natale, anno 2005, ediz. BUR, euro 5, p. 149

L’attesa del Natale, la sua essenza, i suoi simboli caratteristici, ma anche la malinconia e nostalgia della sua atmosfera. Autori celebri della letteratura mondiale, da Goethe a Testori, da Joyce a Pascoli, si confrontano con la festività che più è cara al cuore degli occidentali, illuminandone lo spirito in massime incisive e frasi memorabili.

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Un altro libro Laterza. L’autrice è Antonella Cilento.

Napoli sul mare luccica

Napoli sul mare luccica, anno 2006, ediz. Laterza (collana Contromano), euro 9, p. 149

Un viaggio all’inseguimento del fuoco che cova sotto il Vesuvio, dell’acqua che luccica nel golfo, sopra e sotto la terra brulicante di traffici, con gli occhi al cielo in una città che è anche simbolo, atmosfera, idea. Con penna lieve e pensosa, Antonella Cilento intesse un sortilegio per raccontare i mille volti di Napoli.

E ora un libro per ragazzi (ma non solo) di Luciano Comida.

Non fare il furbo, Michele Crismani

Non fare il furbo, Michele Crismani – anno 2005, ediz. Einaudi ragazzi, euro 8,50, p. 133

Per un tredicenne non è proprio il massimo della vita dover fare da baby-sitter al cuginetto di tre anni. Ma è quel che capita a Michele Crismani, l’adolescente triestino insicuro come pochi ma con la battuta sempre pronta già protagonista di altri libri di Luciano Comida. E, come se non bastasse il cuginetto, ci si mettono anche il terribile signor Antonaz e lo spaventoso disastro causato da un pennarello. Età di lettura: da 10 anni.

Poi c’è questo libro di Elisabetta Bucciarelli

Happy hour, anno 2005, ediz. Mursia, euro 16, pag. 192

Un serial killer con uno spiccato senso estetico si aggira tra bar alla moda e gallerie d’arte, ricercando le sue ignare vittime tra la folla che tutte le sere si dà appuntamento agli happy hour. Maria Dolores Vergani, tenace ispettore di Polizia, si mette sulle sue tracce, insieme a un’eccentrica squadra di collaboratori: un copywriter, un fotografo di moda, un musicista e un pittore. Sullo sfondo la città di Milano, con i suoi nuovi simulacri e le occasioni per ostentare immagine e ricchezza, che svela gli aspetti più oscuri di una metropoli effervescente, esibizionista e raffinatamente corrotta.

E questo libro di Fausta Maria Rigo

Pied-à-terre

Pied-à-terre, anno 2004, ediz. Salani, euro 11, pag. 181

Una giovane regista, bella e corteggiata, tiene a bada con difficoltà l’assedio di svariati sintomi nevrotici: vertigini, svenimenti, panico, i quali culminano con l’impossibilità di tenere i piedi ancorati a terra, condannandola a una vita sospesa a mezz’aria. Ma la protagonista è anche piena di allegra inventiva e di risorse: un paio di pattini colma il vuoto tra i piedi e il pavimento, e la vita bene o male continua. La tensione verso l’alto contagia persino la sua opera di regista, quando metterà in scena una "Madame Bovary" volteggiante a mezz’aria. Ma la creatività, l’ironia e l’erotismo non reggono più di fronte all’instabilità psicologica: il cerchio intorno a lei si stringe, gli uomini l’abbandonano, i sintomi s’intensificano.

Di Renato Di Lorenzo vi propongo

I Trafficanti

I Trafficanti, anno 2006, Hobby & Work Publishing, euro 16,50, p. 335

Una ragazzina è sempre una cosa fragile. È esposta alla violenza ed al terrore anche in pieno giorno a Central Park. Ancora di più se nata in un’Albania in disfacimento, colma di sassi e povera gente, dove uno dei pochi traffici che si è riusciti ad organizzare è appunto quello di ragazzine e ragazzini. Rachel, quattordici anni, è fra questi, ed è tanto più pregiata perché è bionda e ha gli occhi azzurri, merce rara fra gli albanesi. E porta una gonna corta, rossa, che ondeggia mentre cammina. Un romanzo, un thriller, dai molti personaggi, spesso legati da una vena di erotismo o di gelosia, alla ricerca disperata di una dimensione che li liberi da vecchi fantasmi o dal terrore del quotidiano.

Lune nere è scritto a due mani. Gli autori sono Valerio Evangelisti e Paolo Ferrucci

Lune nere

Lune nere, anno 2005, ediz. Aliberti, euro 12, p. 120

Un libro, due autori, due thriller. Valerio Evangelisti firma "O Gorica tu sia maledetta", un romanzo ambientato nei Balcani di un futuro sinistro, con una guerra che viola tutte le frontiere e un guerriero perfetto, indistruttibile, forse immortale. Paolo Ferrucci è l’autore di "Il sonno degli innocenti", il romanzo ambientato nella ricca provincia italiana, in cui convivono rispettabilità, piacere, allucinazione.

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Un’altro buon libro è questo, di Gordiano Lupi

Almeno il pane, Fidel. Cuba quotidiana nel periodo speciale

Almeno il pane, Fidel – anno 2006, ediz. Stampa Alternativa, euro 10, p. 190

Quella raccontata in questa anti-guida non è la Cuba di cui parlano i cucador italiani a caccia di facili avventure erotiche, e nemmeno quella di cui parlano figure internazionali, apertamente simpatizzanti per Fidel Castro, da Gianni Minà fino a Diego Armando Maradona, fino ai marxisti nostrani da salotto televisivo. Nelle intenzioni dell’autore vuole essere la Cuba quotidiana, quella del popolo che dovrebbe vivere con una manciata di dollari di stipendio al mese, mentre una lattina di Coca Cola (che, nonostante l’embargo, si trova a ogni angolo di strada) costa un dollaro.

Ed ecco un ottimo libro di poesie. L’autore è Elio Distefano.

Il titolo è Nuvole d’argilla, anno 2004, ediz. Prova d’Autore, euro 10, p. 64

Nuvole

Ecco un piccolo assaggio:

Mi troverai
Nel caldo ovattato
Del caffe’ della mattina
Stanco di sogni
In un alone ambrato
Di luce che filtra
Dalle persiane
Nel sole a strisce
Del giorno del trionfo.
Li’ saro’ ad attenderti
Sorseggiando sorrisi
Finalmente autentici.

—-

Sesssosenso

E poi… Il sessso senso di Vladimir Di Prima

ediz. Prova d’Autore, anno 2004, euro 7, p. 149

Non sono racconti, sono Scuciture quelle scritte da Vladimir Di Prima per questo Sessso Senso. Consonante in più o in meno è il segnale che conta perché invita a un giuoco di carte scoperte. E che la festa cominci. Dalla scrittura, s’intende, perché questo pronipote di Gadda, coinquilino di D’Arrigo, non rinuncia alla coerenza di continuare con una ricerca che è anzitutto letteraria.

Il discorso sui contenuti beffardi e dissacratori viene in un secondo momento e angolato intenzionalmente a rendere un impasto, un composto espressivo – che non sia miscuglio – tra la scrittura e i fatti che la parola disintegra, ridicolizza, colora, dilata, cuce e scuce. Si dirà a lettura ultimata quanto divertimento abbia saputo inibire gli stimoli alla riflessione che ogni scucitura propone indirettamente, da lontano, con la stessa levità di una satira aristofanesca tra l’esilarante parata di scuciture attraverso le quali vediamo sfilare nuda, a vergogne scoperte, la seriosa realtà dei nostri giorni di sessso senso- sestosenso.

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Di Alessandro Maiucchi potete leggere: Orchidea

Orchidea

Orchidea, anno 2005, ediz. Traccediverse, euro 12

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E infine il racconto lungo di Andrea Cacciavillani

Il titolo è Labirinto Paradiso, anno 2005, ediz. Della Meridiana, euro 8, p. 64

«… Sono quasi due anni che vivo ascoltando il mio cuore che batte; così come ci dimentichiamo di noi stessi io mi ero dimenticato di lui… Sono rimasto dietro una porta, abbandonato e inutile da quando la mia Nina non c’è più. Io non so se voi potete farmi arrivare da lei, ma se c’è anche la più piccola possibilità…»

Fino a che punto ti spingeresti per ritrovare la persona amata? Da quando Luca non ha più la sua Nina si è completamente alienato dalla società, dagli amici e dagli affetti; improvisamente gli appare una strada… E decide di percorrerla. Un’analisi profonda dei meccanismi psicologici e sentimentali dell’uomo che ci ricorda che, alla fine, oltre le nostre lotte sociali, ciò che conta nella vita è il coraggio di fare delle scelte.

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lunedì, 18 dicembre 2006

ACQUE MINERALI

Mi chiamo Michele Crismani, abito a Trieste e ho tredici anni. Ho un problema : quel fetente di Luciano Comida scrive, pubblica e traduce in mezzo mondo dei romanzi con me protagonista, arricchendosi con lo sfruttamento del mio nome, della mia immagine e delle mie avventure.

Ringrazio perciò Letteratitudine che mi darà la possibilità di dire la mia ogni mese. Stavolta vi riporto testuale testuale un dialogo di lunedì pomeriggio tra me e mio papà. E poi ditemi se non è difficile essere tredicenni.

“Forza, Michele“

“Forza che?”

“Dammi una mano“

“A far che?”

“Ogni volta?! Ogni volta che andiamo a fare la spesa? Ogni volta devi tirar fuori ‘sta storia?”

“Non è una storia, papà. E’ la pura e semplice verità”

“Ma, Michele, ti rendi conto che ti stai arrampicando sugli specchi?”

“Non sono specchi. Sono più di trenta chili”

“Litri. Non chili“

“Beh, comunque pesano una cifra”

“Ma è acqua, Michele. Se non la portiamo su a casa, dopo cosa beviamo?”

“Io non ti capisco, papà. Non capisco perché dobbiamo andare a comprarla in negozio”

“E dove vorresti che la comprassimo?”

“Io capisco ed approvo quando compriamo la coca cola, la fanta amara, il chinotto, tutta roba che mi piace. E che non ci cresce mica dentro casa! Ma l’acqua… perché comprarla?”

“Perché l’acqua minerale non cresce mica, per usare una tua espressione, dentro casa”

“Qua ti volevo, papà! L’acqua minerale no, ma l’acqua normale sì. Basta aprire i rubinetti della cucina e del bagno e ce la possiamo ciucciare quanto vogliamo senza bisogno di pagarla una cifra. E soprattutto senza bisogno di doverla portare su per le scale. Che tra l’altro abitiamo al quinto piano e senza ascensore”

“E che sarà mai?”

“Tu protesti tanto per il mio zaino di scuola. Che fai bene a protestare, perché tra libri quaderni diario gameboy merenda penname e matitame vario un giorno o l’altro mi spaccherò la schiena e finirò come quel politico che abbiamo visto ieri a Blob”

“Andreotti?”

“Il nome non me lo ricordo, ma se l’hai riconosciuto al volo sarà lui”

“Michele, non ti seguo più. Che c’entra Andreotti con l’acqua minerale?”

“Per via del peso. Se tu non vuoi che divento come lui battiti per farmi portare meno peso nello zaino di scuola. Ma evitami anche di spingere su per le scale… centoventiquattro gradini eh!, un giorno li ho contati… litrate e litrate di acqua”

“Guarda, facciamo così. Le bottiglie le porto su io e facciamola finita qua”

“Ma io non voglio mica che diventi gobbo tu, con la schiena debole e tutta stortignaccola!”

“E allora? Chi le porta su? La mamma? Il gatto? Il cane?”

“Papà, te l’ho già spiegato. Noi Crismani siamo fortunati: l’acqua ce l’abbiamo direttamente dentro casa”

“Ma quella minerale è più leggera”

“Non è quello il problema”

“Anche qua ti sbagli. Con tutti gli euri che risparmieresti usando l’acqua di casa, sai quante cose potresti comprarmi? E quanti cd, fumetti e video potresti regalare a me? Invece di regalare soldi alle fabbriche di acqua. Che poi secondo me loro nelle bottiglie ci mettono solo acqua di rubinetto”

“Che fesseria…”

“Sarà anche una fesseria, ma tu come fai a dirlo? Hai le prove che non è così?”

“Su ogni bottiglia c’è l’etichetta, con tutti i dati batteriologici e organolettici e…”

“Ma tu sai leggerli? Tu li capisci ‘sti dati?”

“No, ma…”

“E allora!”

“Va beh, ci penseremo con calma più tardi. Non qua in portone. Però le ventiquattro bottiglie di oggi mi aiuti a portarle su?”

“Ma che sia l’ultima volta, papà. Anche perché tra poco esco con Salvatore e gli altri”

“Va bene, andiamo. A proposito, Michele, oggi hai fatto i compiti?”

“Non ancora ma… E poi che razza di domanda è? Vuoi la rivincita perché sulle acque ho vinto io?”

Pubblicato in MICHELE CRISMANI SECONDO IL MONDO (di Luciano Comida)   18 commenti »

lunedì, 18 dicembre 2006

MICHELE CRISMANI SECONDO IL MONDO

Inauguro questa nuova rubrica con molto piacere. In altre occasioni ho avuto modo di evidenziare che lo spirito che anima Letteratitudine è quello dell’open-blog.

Come molti di voi sapranno già Michele Crismani è un personaggio letterario. Un ragazzino di tredici anni nato dalla penna dello scrittore triestino Luciano Comida.

I libri di Luciano Comida sono editi da Einaudi Ragazzi e EL e sono tradotti e pubblicati in diversi Paesi.

La mia foto

Luciano Comida

Luciano, con periodicità mensile, ci regalerà dei "ritagli di vita" del suo personaggio.

La rubrica ha per titolo: "Michele Crismani secondo il mondo". Volete sapere perché? Chiedetelo direttamente a Luciano Comida… o a Michele Crismani.

P.S. Il primo "Michele Crismani secondo il mondo" sarà on-line a partire da lunedì sera (18/12/06).

Pubblicato in MICHELE CRISMANI SECONDO IL MONDO (di Luciano Comida)   Commenti disabilitati

domenica, 17 dicembre 2006

CLASSIFICA DAL 4 AL 10 DICEMBRE

Ecco la classifica dei venti libri più venduti (fonte: Arianna) dal 4 al 10 dicembre 2006.

Luciana Littizzetto sale in vetta con il suo Rivergination. Al 5° posto Stagioni di Mario Rigoni Stern.

Gli appassionati di cucina gioiranno nel trovare Oggi cucini tu Vol. 3 di Antonella Clerici e Anna Moroni in 11° posizione.

Il post è aperto per vostri (eventuali) commenti

Titolo

Autore

Editore

Prezzo

1

Rivergination

Luciana Littizzetto

Mondadori

15,00

2

Le ali della sfinge

Andrea Camilleri

Sellerio di Giorgianni

12,00

3

Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra

Roberto Saviano

Mondadori

15,50

4

Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo

Corrado Augias; Mauro Pesce

Mondadori

17,00

5

Stagioni

Mario Rigoni Stern

Einaudi

10,80

6

Fuori da un evidente destino

Giorgio Faletti

Baldini Castoldi Dalai

18,90

7

Innocente. Una storia vera

John Grisham

Mondadori

18,60

8

Il cacciatore di aquiloni

Khaled Hosseini

Piemme

17,50

9

Inés dell’anima mia

Isabel Allende

Feltrinelli

17,00

10

Donne informate sui fatti

Carlo Fruttero

Mondadori

16,50

11

Oggi cucini tu. Vol. 3

Antonella Clerici; Anna Moroni

Mondadori

17,00

12

Olive comprese

Andrea Vitali

Garzanti Libri

16,00

13

La scomparsa dei fatti

Marco Travaglio

Il Saggiatore

15,00

14

Il mio nome è rosso

Orhan Pamuk

Einaudi

11,80

15

La grande bugia

Giampaolo Pansa

Sperling & Kupfer

18,00

16

Come Dio comanda

Niccolò Ammaniti

Mondadori

19,00

17

Sull’amore. Innamoramento, gelosia, eros, abbandono. Il coraggio dei sentimenti

Paolo Crepet

Einaudi

12,50

18

Ragionevoli dubbi

Gianrico Carofiglio

Sellerio di Giorgianni

12,00

19

L’ombra del vento

Carlos Ruiz Zafon

Mondadori

12,00

20

Io & Marley

John Grogan

Sperling & Kupfer

14,50

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giovedì, 14 dicembre 2006

GIOVANI SCRITTORI COLOMBIANI CONTRO GARCIA MARQUEZ

È vero che quando hai ottenuto tanto ma tanto successo i tuoi principali detrattori sono proprio i tuoi conterranei? Non saprei; però leggendo l’interessante articolo di Gabriella Saba, pubblicato sul Domenicale de Il Sole 24Ore del 26/11/06, qualche dubbio comincia a farsi strada.

Qual è l’oggetto dell’articolo? Il fastidio che alcuni giovani scrittori colombiani hanno palesato nei confronti del loro illustre e anziano collega Gabriel Garcìa Màrquez. A dirla tutta, il termine fastidio per Efraim Medina Reyes – scrittore colombiano classe ‘64 – è, probabilmente, un eufemismo. Sentite un po’ cosa dice su Gabo (che, per chi non lo sapesse, è il nomignolo di Garcia Màrquez):

Efraim Medina Reyes

"Il suo ultimo romanzo, Memoria delle mie puttane tristi, è un funerale di terza classe, indegno del grande scrittore che è stato… per il resto ho sempre trovato Màrquez detestabile per la sua debolezza verso il potere. (…) È una piccola persona e un uomo incoerente. Non nego la sua qualità di scrittore, ma quelli della mia generazione non si riconoscono nel realismo magico. Lo stile che ha incantato il mondo è una formula usurata per lettori nostalgici, di cui approfittano venditori di fumo come Isabel Allende".

Gabriel Garcìa Màrquez

È possibile acquisire fama per luce riflessa attraverso dichiarazioni dissacratorie rivolte a chi di quella luce è fonte?

Non lo so. Però mi è rimasta impressa quest’altra frase di Medina Reyes (che ho letto sull’articolo): "Mi piace molto sbronzarmi perché è l’unico modo di sfuggire alla realtà."

E se la realtà è che Garcìa Màrquez ha fatto un pezzo importante della storia della letteratura internazionale, temo che per il povero Medina Reyes si prospettino lunghe e obnubilanti sbornie.

Ma questo è solo il mio pensiero. Fuori il vostro, amici…

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mercoledì, 13 dicembre 2006

LE INVASIONI BARBARICHE E I TELEGATTI 2007

Secondo post su "Extralettere". Argomento, dunque, non di natura letteraria. Però si tratta di qualcosa che mi sta molto a cuore. Avevamo avuto modo di "parlare", nel precedente post, di Baricco e dei suoi Barbari. Bene. Il passaggio da I Barbari a Le Invasioni Barbariche è breve.

Mi riferisco al bel programma televisivo condotto dalla brava e affascinante Daria Bignardi. Vi confesso che, secondo il mio modesto parere, è uno dei migliori programmi offerti dall’attuale palinsesto televisivo.

Daria Bignardi

Le Invasioni Barbariche offre molti stimoli culturali, non è mai banale, approfondisce con abilità tematiche di vario genere, usa molto l’ironia (l’ironia è sintomo di intelligenza), alterna – sulla base degli argomenti trattati – leggerezza e introspezione. E poi ci sono le interviste barbariche della Bignardi che sono davvero imperdibili. Infine – lo so, lo so… sono un fissato – è una delle pochissime trasmissioni che dà spazio ai libri (mi viene in mente il recente invito in trasmissione dell’ottimo Antonio Pascale, autore del romanzo S’è fatta ora, ediz. Minimum Fax).

Le Invasioni Barbariche è tra i programmi candidati per l’assegnazione del Telegatto 2007 nella categoria "Informazione e approfondimento". Ed è la prima volta, se non sbaglio, che capita a un programma LA7.

Io, per i motivi sopraindicati, ho deciso di votare per il programma della Bignardi e propongo a voi, amici di Letteratitudine (se lo credete), di aiutarmi a sostenerlo. Per votare basta inviare un sms con il telefono cellulare, entro il 19 dicembre, al numero 48460 scrivendo: VOTO TI1 (ripeto VOTO, poi spazio, poi TI1 senza spazi).

A presto. E grazie a tutti coloro che mi daranno una mano a sostenere Le Invasioni Barbariche!

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domenica, 10 dicembre 2006

GIU’ LE MANI DA BARICCO

Il caso Baricco è ancora alla ribalta.

Riassunto delle puntate precedenti (per i pochi che non fossero ancora informati sui fatti).

Intervento di Alessandro Baricco: Repubblica, 1 marzo 2006

“La scorsa settimana, su queste pagine, esce un articolo di Pietro Citati. Racconta quanto lo ha deliziato mettersi davanti al televisore e vedere i pattinatori-ballerini delle Olimpiadi. Lo deliziava a tal punto – scrive – che "dimenticavo tutto: le noie, le mediocrità, gli errori della mia vita; dimenticavo perfino "l’Iliade" di Baricco (…)

Qualche giorno dopo vedo sull’Unità un lungo articolo di Giulio Ferroni sull’ultimo libro di Vassalli. (…) Mentre leggevo la recensione sentivo che finivamo pericolosamente in area "Questa storia" (il mio ultimo romanzo, che parla anche di automobili). (…) Al termine di una lunghissima frase in cui si tessono (credo giustamente) elogi a Vassalli, arriva una bella parentesi. (…) Dice così: "Che distanza abissale dalla stucchevole e ammiccante epica automobilistica dell’ultimo Baricco!". (…)

Per la cronaca, Citati non ha mai recensito la mia "Iliade", e Ferroni non ha mai recensito "Questa storia". Il loro alto contributo critico sui miei due ultimi libri è racchiuso nelle due frasette che avete appena letto, seminate a infarcire articoli che non hanno niente a che vedere con me.”

Potete leggere l’articolo completo cliccando qui

Alessandro Baricco

— — —

Risposta di Giulio Ferroni: Repubblica, 2 marzo 2006

“Caro Baricco, sono davvero pentito, ma non per la battuta contro Questa storia inserita nell’articolo su l’Unità del 26 febbraio, sì invece per aver scritto più volte su di lei, senza che lei abbia avuto la condiscendenza di leggermi. Ne ho scritto nel supplemento al Novecento della Storia della letteratura italiana Garzanti, ne ho scritto nell’ultimo volume, appena uscito, della Storia e antologia della letteratura italiana (Mondadori Università e Einaudi Scuola), e ho addirittura recensito (nel numero di dicembre della nuova rivista Giudizio Universale) il romanzo automobilistico Questa storia, che lei mi rimprovera letteralmente di non aver recensito. Qui la differenza è grande: io la leggo, aihmé, senza ricavarne molto, e lei non legge me e ne ottiene un successo planetario".

Potete leggere l’articolo completo cliccando qui

Giulio Ferroni

— — —

Torna sulla questione Massimo Gramellini, con la sua rubrica Buongiorno, sulla prima pagina de La Stampa di sabato 9 dicembre 2006.

Massimo Gramellini

Ecco l’intervento di Gramellini, intitolato “Non sparate su Baricco”.

"Negli ambienti cosiddetti culturali Baricco viene ormai trattato come Berlusconi: nessuno lo prende sul serio. E’ sufficiente nominarlo perché l’interlocutore atteggi il volto a un sorriso, aspettandosi la battuta salace o preparandosi a farla. Da quando poi ha prestato il fianco ai critici, lamentandosi pubblicamente del loro trattamento, deriderlo e sottovalutarlo è diventato un gioco di società. Siano «I barbari» o l’imminente rivisitazione del «Flauto Magico», ogni sua levata d’ingegno più o meno riuscita si trascina dietro accuse di banalità e furbizia, che viceversa vengono risparmiate a una pletora di scrittori illeggibili: contemplatori estenuati del proprio ombelico, ma interni alla casta intellettuale, cui li accomuna lo snobismo elitario e il disprezzo per il pubblico. Non si capisce perché un Tiziano Scarpa o un Aldo Nove, tanto per fare due nomi che non conosce quasi nessuno, vengano considerati letteratura e Baricco intrattenimento per commesse. O forse si capisce benissimo. Baricco ha osato scrivere libri che possono indurre a leggere persino chi abitualmente non lo fa. In qualunque altro paese verrebbe ringraziato per questo. Non in Italia.

A differenza di quella anglosassone, da secoli la nostra cultura non si rivolge all’opinione pubblica, ma a se stessa. Si considera un codice cifrato da non condividere con la plebaglia piccolo borghese. E ogni qual volta salta fuori un divulgatore che prova a farlo, gli salta addosso con le armi del disprezzo e dell’irrisione. Successe già a Montanelli, i cui libri di storia ebbero il torto di rammentare a milioni di italiani che Garibaldi e Giulio Cesare non erano coetanei. Ora tocca a Baricco, che sarà più bravo a leggere che a scrivere, ma che comunque si fa leggere, quando scrive."

Mi pare ci siano tutti gli ingredienti per avviare un dibattito interessante.

A voi la parola!

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sabato, 9 dicembre 2006

CLASSIFICA DAL 27 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE

Ecco la classifica dei venti libri più venduti (fonte: Arianna) dal 27 novembre al 3 dicembre 2006.

Da segnalare il balzo in terza posizione di Rivergination di Luciana Littizzetto.

Il post è aperto per vostri (eventuali) commenti

Titolo

Autore

Editore

Prezzo

1

Le ali della sfinge

Andrea Camilleri

Sellerio di Giorgianni

12,00

2

Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra

Roberto Saviano

Mondadori

15,50

3

Rivergination

Luciana Littizzetto

Mondadori

15,00

4

Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo

Corrado Augias; Mauro Pesce

Mondadori

17,00

5

Innocente. Una storia vera

John Grisham

Mondadori

18,60

6

Fuori da un evidente destino

Giorgio Faletti

Baldini Castoldi Dalai

18,90

7

Il cacciatore di aquiloni

Khaled Hosseini

Piemme

17,50

8

Inés dell’anima mia

Isabel Allende

Feltrinelli

17,00

9

Ragionevoli dubbi

Gianrico Carofiglio

Sellerio di Giorgianni

12,00

10

Donne informate sui fatti

Carlo Fruttero

Mondadori

16,50

11

La grande bugia

Giampaolo Pansa

Sperling & Kupfer

18,00

12

Oggi cucini tu. Vol. 3

Antonella Clerici; Anna Moroni

Mondadori

17,00

13

Sull’amore. Innamoramento, gelosia, eros, abbandono. Il coraggio dei sentimenti

Paolo Crepet

Einaudi

12,50

14

Come Dio comanda

Niccolò Ammaniti

Mondadori

19,00

15

Il mio nome è rosso

Orhan Pamuk

Einaudi

11,80

16

Reduce

G. Lindo Ferretti

Mondadori

13,00

17

Opus dei segreta

Ferruccio Pinotti

BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

11,50

18

L’Italia spezzata. Un paese a metà tra Prodi e Berlusconi

Bruno Vespa

Mondadori

18,00

19

Testimone inconsapevole

Gianrico Carofiglio

Sellerio di Giorgianni

11,00

20

In nome della madre

Erri De Luca

Feltrinelli

7,50

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lunedì, 4 dicembre 2006

COSA RESTA DEL NOVECENTO

Sul numero 64 di novembre/dicembre 2006 della rivista Pulp Libri trovate uno stimolante articolo di Renzo Paris. Se potete vi consiglio di leggerlo.

Il titolo, un po’ provocatorio, è: "Spegnere le luci del Novecento."

Renzo Paris

Vi propongo alcuni stralci, come al solito, per avviare un dibattito; ma l’articolo è da leggere per intero.

"Da più parti si sente l’esigenza di spegnere le luci del Novecento, come se quel secolo appena trascorso fosse un circo dove lo spettacolo è finito da un pezzo e non rimane altro che spegnerne le luci per andare a dormire. Mi viene in mente che un allievo di Craxi disse che a lui non rimaneva altro da fare che spegnere le luci del socialismo. Come se quel movimento fosse durato troppo e fosse finito, come è finito, nella corruzione più nera.

Ma il Novecento è finito come il socialismo, il comunismo, il nazismo che lo hanno attraversato? È tutto venato di autoritarismo avanguardistico, di un concetto borghese di rivoluzione sia a destra che a sinistra? È qualcosa di cui vergognarsi, di cui si sente il fastidio, persino la nausea?"

(…)

"Quando però proviamo a spegnere le luci del Novecento ci accorgiamo che quelle di Céline rimangono accese, sono indistruttibili. E Marcel Proust dove lo mettiamo? Vogliamo spegnere anche lui? Se entriamo nel parco dei nostri autori, come spegnere Italo Svevo, Luigi Pirandello, Alberto Moravia, Carlo Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini? Dobbiamo lasciare le luci accese anche per Marinetti, per Quasimodo, per Calvino, per Giuliani? E Levi e Fenoglio li spegniamo?"

E allora, partendo da queste frasi estrapolate dall’articolo di Paris, vi domando (e mi domando):

Cosa resta del Novecento?

Cosa è "da buttare"?

Cosa è assolutamente da salvare?

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lunedì, 4 dicembre 2006

CLASSIFICA DAL 20 AL 26 NOVEMBRE

Ecco la classifica dei venti libri più venduti (fonte: Arianna) dal 20 al 26 novembre 2006.

La situazione mi pare pressoché immutata rispetto alla settimana scorsa.

Segnalo solo l’ingresso, al 14° posto, di Veronica De Laurentiis e Anne M. Strick con il libro Rivoglio la mia vita.

Il post è aperto per vostri (eventuali) commenti

Titolo

Autore

Editore

Prezzo

1 

Le ali della sfinge  

Andrea Camilleri  

Sellerio di Giorgianni  

12,00 

2 

Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra  

Roberto Saviano  

Mondadori  

15,50 

3 

Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo  

Corrado Augias; Mauro Pesce  

Mondadori  

17,00 

4 

Fuori da un evidente destino  

Giorgio Faletti  

Baldini Castoldi Dalai  

18,90 

5 

Il cacciatore di aquiloni  

Khaled Hosseini  

Piemme  

17,50 

6 

Inés dell’anima mia  

Isabel Allende  

Feltrinelli  

17,00 

7 

Ragionevoli dubbi  

Gianrico Carofiglio  

Sellerio di Giorgianni  

12,00 

8 

La grande bugia  

Giampaolo Pansa  

Sperling & Kupfer  

18,00 

9 

Donne informate sui fatti  

Carlo Fruttero  

Mondadori  

16,50 

10 

Sull’amore. Innamoramento, gelosia, eros, abbandono. Il coraggio dei sentimenti  

Paolo Crepet  

Einaudi  

12,50 

11 

Come Dio comanda  

Niccolò Ammaniti  

Mondadori  

19,00 

12 

Reduce  

G. Lindo Ferretti  

Mondadori  

13,00 

13 

Il mio nome è rosso  

Orhan Pamuk  

Einaudi  

11,80 

14 

Rivoglio la mia vita  

Veronica De Laurentiis; Anne M. Strick  

E/O  

16,50 

15 

Le mie montagne. Gli anni della neve e del fuoco  

Giorgio Bocca  

Feltrinelli  

14,00 

16 

Il baco del Corriere  

Massimo Mucchetti  

Feltrinelli  

14,00 

17 

L’Italia spezzata. Un paese a metà tra Prodi e Berlusconi  

Bruno Vespa  

Mondadori  

18,00 

18 

È la mia vita  

Al Bano; Roberto Allegri  

Mondadori  

16,00 

19 

Ascolta la mia voce  

Susanna Tamaro  

Rizzoli  

15,50 

20 

Ehi, prof!  

Frank McCourt  

Adelphi  

18,50

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venerdì, 1 dicembre 2006

LA GRANDE DISTRIBUZIONE

La grande distribuzione: un grosso punto interrogativo. Da sempre il mestiere del libraio (nel vero senso del termine) si è distinto, secondo la mia visione, per la competenza e la preparazione indispensabili per aiutare e guidare, se necessario, la scelta del cliente-lettore. Ed è questo che ogni giorno continuiamo a fare, se il nostro amore per il libro è autentico e sincero, e non solo legato alla logica del mercato.

Al contrario, la grande distribuzione tratta il libro come merce qualsiasi, come oggetto privo di qualunque valore al di fuori di quello puramente economico, facendogli perdere agli occhi dell’acquirente quell’essenza che noi ben conosciamo, quell’anima che lo rende vivo e unico.

Serena Dalmazzone (libraia)

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venerdì, 1 dicembre 2006

BUONGIORNO

Buongiorno.

Mi presento: mi chiamo Serena Dalmazzone e da circa due anni ho aperto una libreria tutta mia in provincia di Cuneo. La libreria si chiama “Sillabe di Seta”; è un luogo molto accogliente e solare, dove si trovano libri di ogni genere, dal giallo al saggio, dal testo di psicologia al romanzo femminile. Grande spazio è dedicato alla letteratura per ragazzi, che, a quanto pare, interessa molto il pubblico, almeno secondo la mia esperienza.

I libri sono da sempre la mia grande passione, insieme alle storie che sono capaci di raccontare. Ne ho letti e continuo a leggerne molti, anche se il tempo a disposizione scarseggia (come ben sapranno i colleghi librai), ma questo lavoro mi dà l’opportunità di trovare ogni giorno nuovi spunti di riflessione, che mi piacerebbe condividere con voi, grazie all’opportunità che mi è stata data da Massimo Maugeri in questo blog.

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OMAGGIO A TULLIO DE MAURO

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Ricordiamo VIRNA LISI con un video che è uno "spot" per la lettura

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