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mercoledì, 10 novembre 2021

PAOLO DI PAOLO con “I desideri fanno rumore” (Giunti) in radio a Letteratitudine

PAOLO DI PAOLO con “I desideri fanno rumore” (Giunti), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: lo scrittore Paolo Di Paolo.

Con Paolo Di Paolo discutiamo del suo nuovo romanzo intitolato “I desideri fanno rumore” (Giunti).

Nella seconda parte della puntata discutiamo del Meridiano mondadori dedicato a Dacia Maraini e intitolato “Romanzi e racconti  di Dacia Maraini”, a cura dello stesso Paolo Di Paolo e di Eugenio Murrali.

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La scheda del libro: “I desideri fanno rumore” di Paolo Di Paolo (Giunti)

I desideri fanno rumore - Paolo Di Paolo - copertinaCaterina ha vissuto la Grande Interruzione come una tempesta domestica. La Dad, le giornate monotone e complicatissime, i riti e i baci mancati. Passando il tempo tra cantine e terrazze condominiali, ha cercato di non dimenticare i suoi desideri. Una sera, dopo un blackout, si sente stranissima. E non ci mette molto ad accorgersi che – a proposito di desideri – sente quelli degli altri. Li sente senza che siano espressi. Si rivelano senza che lei lo voglia, e non può decidere quando. Sono desideri piccoli e a volte enormi. Quelli della prof di biologia. Quelli dei suoi genitori.
Quelli dei suoi coetanei. Quelli di Luca. Luca che la osserva, Luca che c’è. Adesso ha la certezza di piacergli, e la cosa non le dà fastidio. Ma questo “potere” la disorienta e la imbarazza: è come vedere nude le persone che ti vivono accanto. In una serata tra amici che finisce male, le accade di sentire un desiderio di Letizia, la ragazza più antipatica che conosca, e tutto si complica terribilmente. Non può fare finta di niente. E quando cominciano ad arrivarle misteriosi messaggi firmati _sconosciut*, la sua vita diventa un film impazzito, di cui è difficile prevedere il finale.
Un libro palpitante che, come le matrioske russe, racchiude al suo interno altre trame e altri personaggi di cui chi legge non potrà non innamorarsi, proprio come Luca si innamora di Caterina.

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“Romanzi e racconti  di Dacia Maraini” (Mondadori – Meridiani) a cura di Paolo Di Paolo e Eugenio Murrali

Romanzi e racconti - Dacia Maraini - copertinaQuesto Meridiano, a cura di Paolo Di Paolo e di Eugenio Murrali, ripercorre le tappe fondamentali della straordinaria carriera di narratrice di Dacia Maraini, tra romanzi e racconti, con alcuni testi mai raccolti in volume.

Scrittrice, drammaturga, saggista, poetessa, figura di spicco della cultura italiana dagli anni Sessanta a oggi, Dacia Maraini si è fatta interprete sensibilissima e originale dei mutamenti della nostra società, dimostrando con sempre maggiore evidenza una vocazione civile profonda. Le sue storie, spesso incentrate sul tema della condizione femminile, hanno appassionato intere generazioni di lettori e i suoi libri hanno riscosso un grande successo in Italia all’estero. Questo Meridiano ripercorre le tappe fondamentali della sua straordinaria carriera di narratrice, tra romanzi e racconti, con alcuni testi mai raccolti in volume. Il Meridiano è a cura dello scrittore e saggista Paolo Di Paolo e di Eugenio Murrali, che insieme firmano una appassionata e inedita Cronologia della vita dell’autrice.

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Paolo Di Paolo è nato a Roma nel 1983. Da bambino era indeciso se fare il prestigiatore o il cuoco, la sua prima vera passione è stata il disegno. Dai fumetti è passato ai libri e non li ha più lasciati. Ha scritto racconti, romanzi, testi teatrali, storie per bambini e ragazzi. A vent’anni è stato finalista al Campiello Giovani e al Premio Calvino. Con Mandami tanta vita (2013) è stato finalista al Premio Strega, con Lontano dagli occhi (2019) ha vinto il Premio Viareggio. Conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte» e scrive sul quotidiano «la Repubblica». Ogni volta che può, si mette in viaggio.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

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(continua…)

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venerdì, 28 maggio 2021

DACIA MARAINI con “La scuola ci salverà” (Solferino) in radio a LETTERATITUDINE

DACIA MARAINI con “La scuola ci salverà” (Solferino), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: Dacia Maraini.

Con Dacia Maraini abbiamo discusso del suo nuovo libro intitolato La scuola ci salverà” (Solferino).

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La scheda del libro: “La scuola ci salverà” di Dacia Maraini (Solferino)

Cosa è successo alla scuola? Come possiamo risollevare le sorti dell’istituzione più importante per il futuro del Paese dopo una fase difficile come quella che sta affrontando? Dovremmo partire dagli insegnanti motivati e capaci che la sorreggono nonostante i molti ostacoli e dal serbatoio di vitalità degli studenti. E poi naturalmente occorre ridare all’istruzione le risorse e la centralità che merita.
La scuola può fare la differenza, soprattutto in momenti di crisi. Dacia Maraini ne è convinta e lo testimonia con il suo impegno in difesa dell’insegnamento come negli interventi scritti nel tempo e in alcuni intensi racconti raccolti in questo libro: L’esame, Il bambino vestito di scuro e Berah di Kibawa. Da sempre l’autrice si dedica al dialogo con gli studenti e con i loro docenti approfondendo modelli di apprendimento e impugnando questioni di diritti e di riforma, e in queste pagine racconta una scuola come dovrebbe e potrebbe essere, filtrata dagli occhi di scrittrice, di intellettuale civilmente impegnata e anche di docente. Storie, idee, battaglie e ricordi di una vita intera, dalle lezioni al Liceo di Palermo all’insegnamento nel carcere di Rebibbia. Un viaggio tra i banchi, anche attraverso la forza dell’immaginazione, da cui emerge l’urgenza di garantire ai nostri ragazzi un’istruzione migliore per ridare all’Italia una concreta speranza nell’avvenire.

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DACIA MARAINI, editorialista del «Corriere della Sera», è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Il suo ultimo romanzo è Trio (Rizzoli, 2020).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

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(continua…)

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sabato, 1 agosto 2020

DACIA MARAINI racconta la copertina di “Corpo felice” (Rizzoli)

Per la serie di Letteratitudine “SCRITTORI raccontano COPERTINE“… DACIA MARAINI racconta la copertina del suo romanzo “Corpo felice” (Rizzoli). L’elenco di tutte le puntate di “Scrittori raccontano copertine” è disponibile qui


[clicca sull'immagine per visualizzare il video]

(continua…)

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venerdì, 21 dicembre 2018

DACIA MARAINI con “Corpo felice” (Rizzoli) in radio a LETTERATITUDINE

Dacia Maraini con “Corpo felice” (Rizzoli), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin


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Ospite della puntata: Dacia Maraini con cui abbiamo discusso del suo nuovo libro intitolato “Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va” (Rizzoli) e delle tematiche in esso trattate.

Come nasce “Corpo felice”? Questo è un libro zeppo di domande: quanto è importante porsi domande? Quanto è stato importante per te, nella tua vita, e nella scrittura di questo libro porsi domande? Il libro comincia con il racconto di un aneddoto. Sei una bambina, hai sei anni, vivi a Kyoto, in Giappone. È il racconto di un’ingiustizia ricevuta dagli affetti più cari, i propri genitori. Che cosa era successo? E perché hai voluto cominciare il libro proprio dal racconto di questo aneddoto? Che rapporto hai avuto con l’ingiustizia? Nel libro racconti un’esperienza personale molto dolorosa. Vorresti condividere con noi qualche riflessione in merito? Ci parleresti dell’ “aneddoto” mitologico di Oreste che uccide la madre adultera e del conseguente processo del tribunale degli dei? Nel libro citi spesso due donne: Adrienne Rich e Simone de Beauvoir. Perché? A tuo avviso, in che modo dovrebbero essere affrontate, oggi, le problematiche collegate alla cosiddetta “condizione femminile” perché si possano davvero risolvere o quantomeno arginare in maniera significativa?

Questo e tanto altro abbiamo chiesto a Dacia Maraini nel corso della puntata.

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Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va - Dacia Maraini - copertina“Corpo felice”: la scheda del libro
Una madre che non ha avuto il tempo di esserlo. Un figlio mai cresciuto. Tra di loro, i giorni teneri e feroci, sognati eppure vividissimi che non hanno vissuto insieme. E un dialogo ininterrotto che racconta cosa significa diventare donne e uomini oggi.A più di quarant’anni dai versi che hanno disegnato i contorni di un cambiamento possibile – “Libere infine di essere noi / intere, forti, sicure, donne senza paura” – Dacia Maraini riavvolge il filo di una storia tempestosa, quella al femminile, attraverso le parole di una madre a un figlio perduto, il suo, che cammina verso la maturità pur abitando solo nei ricordi. È così che l’immaginazione si fa più vera della realtà, come accade per tutte le donne che popolano i suoi libri – Marianna, Colomba, Isolina, Teresa – e sono arrivate a noi con le loro voci e i loro corpi. Corpi che non hanno mai smesso di cercare la propria via per la felicità, pieni di vita o disperati per la sua assenza, amati o violati, santificati o temuti, quasi sempre dagli altri, gli uomini. Ed è proprio a loro che parlano queste pagine. Agli occhi di un bambino maschio non ancora uomo. Per ricordare a lui e a tutti noi, sul filo sottile ma resistente della memoria, che solo quando l’amore arriva a illuminare le nostre vite, quello tra i sessi non sarà più uno scontro ma l’incontro capace di cambiare le regole del gioco.

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Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in oltre venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con “La lunga vita di Marianna Ucrìa” e nel 1999 il Premio Strega con “Buio”. Il suo più recente romanzo è “Tre donne” (Rizzoli, 2017).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

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La colonna sonora della puntata – musiche di Claude Debussy – Arabesque n. 1; Prelude n. 4: Les sons et les parfums tournent dans l’air du soir; Prélude à l’Après-midi d’un faune.

(continua…)

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mercoledì, 7 febbraio 2018

DACIA MARAINI con “Tre donne” (Rizzoli) e MICHELE ROSSI (direttore editoriale narrativa italiana Rizzoli) per “Con molta cura” di SEVERINO CESARI in radio a LETTERATITUDINE

DACIA MARAINI con “Tre donne” (Rizzoli) e MICHELE ROSSI (direttore editoriale narrativa italiana Rizzoli) per “Con molta cura” di SEVERINO CESARI, ospiti del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)


In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

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Nella prima parte della puntata abbiamo incontrato Dacia Maraini per discutere del suo nuovo romanzo intitolato “Tre donne” (Rizzoli).

Nella seconda parte della puntata abbiamo incontrato Michele Rossi (responsabile della narrativa italiana in Rizzoli). Con Michele Rossi abbiamo discusso del volume “Con molta cura” di Severino Cesari (Rizzoli), nonché dei cambiamenti dell’editoria italiana e delle novità in uscita per Rizzoli.

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“Tre donne” di Dacia Maraini (Rizzoli)

Tre donneOgni donna è una voce, uno sguardo, una sensibilità unica e irripetibile. Lo sono anche Gesuina, Maria e Lori, una nonna, una madre e una figlia forzate dalle circostanze a convivere in una casa stregata dall’assenza prolungata di un uomo. Tanto Gesuina, più di sessant’anni e un’instancabile curiosità per il gioco dell’amore, è aperta e in ascolto del mondo, quanto Maria, sua figlia, vorrebbe fuggire la realtà, gli occhi persi tra le carte di traduttrice e i sentimenti rarefatti rivolti a un altrove lontano. Il ponte tra questi due universi paralleli è Lori, sedici anni fatti di confusione e rivolta, che del cuore conosce solo il ritmo istintivo dell’adolescenza. Ma il fragile equilibrio che regola la quotidianità di queste tre generazioni è destinato a incrinarsi quando un uomo irrompe nelle loro vite, e ristabilirne uno nuovo significherà abbandonarsi alla forma più pura di passione, quella per la libertà.Tre donne illumina i percorsi nascosti e gli equilibri impossibili del desiderio, li fotografa con un taglio inedito che ne coglie le delicate sfumature in tutte le età della vita.

Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in oltre venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Il suo ultimo romanzo è La bambina e il sognatore (Rizzoli 2015).

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“Con molta cura” di Severino Cesari (Rizzoli)

Con molta curaLa vita, l’amore e la chemioterapia a km zero. Un diario 2015-2017“Io sono nient’altro che la cura che faccio. E non sono solo nel farla. La cura presuppone l’esercizio quotidiano dell’amore. Non c’è altra vita che questa, adesso, questa vita meravigliosa che permette altra vita. In una ghirlanda magica, un rimandarsi continuo. Mi travolge un’onda di gratitudine senza fine. Curarsi, praticare con metodo ed efficienza la cura che devi obbligatoriamente fare, vuol dire star bene, in linea di massima. L’esercizio quotidiano dell’amore, questo infine auguro a tutti, a tutte. Non c’è altro, credete. Se non avete sottomano l’opportunità di una cura da fare – scherzo, ma fino a un certo punto! – potete sempre però prendervi cura. Prendervi cura di voi stessi, e di quelli cui volete bene. E magari anche degli altri. Non c’è davvero altro, credete. Questo è davvero importante, penso allora: non è vita minore questa mia, che adesso mi è data, è vita e capacità e voglia di sorridere alla vita.” SC

Severino Cesari (1951-2017) ha curato l’inserto domenicale del “manifesto” e diretto per vent’anni Einaudi Stile Libero con Paolo Repetti, lanciando alcuni dei più importanti autori italiani e stranieri. Ha pubblicato Colloquio con Giulio Einaudi (Theoria 1991, Einaudi 2007).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

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La colonna sonora della puntata: “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia; “Donne”di Zucchero; “Tears in Heaven” di Eric Clapton (versione strumentale)

(continua…)

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giovedì, 19 gennaio 2017

DACIA MARAINI e “Non chiedermi quando. Romanzo per Dacia” di Concita De Gregorio (Rizzoli)

DACIA MARAINI ospite del programma radiofonico Letteratitudine in Fm di lunedì 16 gennaio 2017 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino) con riferimento al volume “Non chiedermi quando. Romanzo per Dacia” di Concita De Gregorio (Rizzoli)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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È stata Dacia Maraini l’ospite della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 16 gennaio 2017 (che è anche la prima puntata del 2017). Ne approfittiamo per augurare buon anno a tutti gli ascoltatori!

Nell’ambito della puntata, con Dacia Maraini abbiamo discusso del libro scritto da Concita De Gregorio, dedicato alla stessa Dacia, intitolato “Non chiedermi quando. Romanzo per Dacia” (Rizzoli).

È stata anche l’occasione per intraprendere un breve viaggio nel passato. Tra le altre cose Dacia ha ricordato il periodo, dei suoi primissimi anni, trascorso all’interno del campo di concentramento in Giappone (dove è stata detenuta insieme ai suoi famigliari). Abbiamo discusso di letteratura, di teatro e di altro ancora cogliendo gli spunti offerti dal libro di Concita De Gregorio.

Nella seconda parte della puntata, in accordo con Concita De Gregorio (già nostra ospite in precedenti puntate), Massimo Maugeri ha letto le prime pagine del libro.

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“Non chiedermi quando. Romanzo per Dacia” di Concita De Gregorio (Rizzoli)

Ci sono scrittrici che hanno fatto delle storie la propria vita, trasformando la propria vita in una storia irripetibile. Dacia Maraini è una di queste. Davanti all’inconfondibile azzurro dei suoi occhi ha sfilato una folla di personaggi straordinari, che tra le pagine di questo romanzo di rara e felice libertà narrativa prendono corpo e voce per farsi fotografia mobile di un’Italia che non c’è più. Lo sguardo intimo e acuto di Concita De Gregorio fa emergere dallo sfondo, come istantanee senza tempo, le figure di Fosco e Topazia, genitori ribelli e coraggiosi, gli amici intellettuali e artisti, da Pasolini a Maria Callas fino a Visconti, e poi Moravia e le passioni che hanno abitato l’esistenza di Dacia: il femminismo, il teatro, i viaggi. E la scrittura, infine, sempre e solo la scrittura, compagna fedele e termometro di una vita che solo come romanzo poteva essere raccontata.Intrecciando e mettendo a nudo i ricordi con il pudore e il coraggio del vero scrittore, Concita De Gregorio ci conduce per mano nelle luminose stanze della memoria di una delle autrici più amate dei nostri giorni. Dove l’eccezionalità diventa la regola e il mondo la nostra libertà.Un libro uguale a nessun altro.


Concita De Gregorio, giornalista e scrittrice, firma storica de “la Repubblica” ed ex direttore de “l’Unità”, per RaiTre ha curato e condotto Pane quotidiano, ha ideato e conduce FuoriRoma. È autrice di romanzi e saggi tra cui Una madre lo sa (2006), Così è la vita (2011), Io vi maledico (2013), Mi sa che fuori è primavera (2015) e Cosa pensano le ragazze (2016).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata: la sinfonia n. 9 di Beethoven – esecuzione della Philadelphia Orchestra diretta da Riccardo Muti

(continua…)

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martedì, 12 gennaio 2016

DACIA MARAINI ospite di “Letteratitudine in Fm” (La bambina e il sognatore)

DACIA MARAINI ospite di “Letteratitudine in Fm” – lunedì 11 gennaio 2015 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

È stata Dacia Maraini l’ospite della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 11 gennaio 2016. Con Dacia Maraini abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “La bambina e il sognatore” (Rizzoli), di cui riportiamo la scheda di seguito.

Nella seconda parte della puntata, con Dacia, abbiamo discusso della figura di una donna molto coraggiosa: Topazia Alliata (pittrice, scrittrice, gallerista… nonché madre della stessa Dacia Maraini), scomparsa il 23 novembre 2015 (un approfondimento è disponibile su LetteratitudineNews)

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La bambina e il sognatoreLa bambina e il sognatore” – di Dacia Maraini (Rizzoli)

Ci sono sogni capaci di metterci a nudo. Sono schegge impazzite, che ci svelano una realtà a cui è impossibile sottrarsi. Lo capisce appena apre gli occhi, il maestro Nani Sapienza: la bambina che lo ha visitato nel sonno non gli è apparsa per caso. Camminava nella nebbia con un’andatura da papera, come la sua Martina. Poi si è girata a mostrargli il viso ed è svanita, un cappottino rosso inghiottito da un vortice di uccelli bianchi. Ma non era, ne è certo, sua figlia, portata via anni prima da una malattia crudele e oggi ferita ancora viva sulla sua pelle di padre. E quando quella mattina la radio annuncia la scomparsa della piccola Lucia, uscita di casa con un cappotto rosso e mai più rientrata, Nani si convince di aver visto in sogno proprio lei. Le coincidenze non esistono, e in un attimo si fanno prova, indizio. È così che Nani contagia l’intera cittadina di S., immobile provincia italiana, con la sua ossessione per Lucia. E per primi i suoi alunni, una quarta elementare mai sazia dei racconti meravigliosi del maestro: è con la seduzione delle storie, motore del suo insegnamento, che accende la fantasia dei ragazzi e li porta a ragionare come e meglio dei grandi. Perché Nani sa essere insieme maestro e padre, e la ricerca di Lucia diventa presto una ricerca di sé, che lo costringerà a ridisegnare i confini di un passato incapace di lasciarsi dimenticare. Con questo romanzo potente, illuminato per la prima volta da un’intensa voce maschile, Dacia Maraini ci guida al cuore di una paternità negata, scoprendo i chiaroscuri di un sentimento che non ha mai smesso di essere una terra selvaggia e inesplorata.

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Foto Dacia MarainiDacia Maraini è una delle scrittrici italiane più lette al mondo. È autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con “La lunga vita di Marianna Ucrìa” e nel 1999 il Premio Strega con “Buio”. Nel 2011 è stata tra i finalisti del Man Booker International Prize e dal 2014 è tra gli scrittori italiani “in odore” di Premio Nobel per la Letteratura. Il suo più recente libro, precedente a “La bambina e il sognatore”,  è “Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza” (2013).

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Topazia Alliata con il marito Fosco Maraini e le figlie (Foto d’archivio)

(Nella foto: Topazia Alliata con il marito Fosco Maraini e le figlie –
Foto d’archivio: fonte Il Corriere della Sera)

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali di Claude Debussy: “Clair de Lune”; “Rêverie”; “Sarabande pour le Piano”.

(continua…)

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sabato, 31 gennaio 2015

AL FEMMINILE – Trio des Alpes e Dacia Maraini in concerto

Trio des AlpesAL FEMMINILE – Trio des Alpes e Dacia Maraini in concerto

di Massimo Maugeri

Nell’ambito del forum permanente di Letteratitudine intitolato LETTERATURA E MUSICA, vi propongo un’iniziativa musical-letteraria molto interessante che coinvolge un trio di ottimi musicisti (il Trio des Alpes) e Dacia Maraini. Si tratta di un progetto dedicato alle donne compositrici del Novecento e contemporanee.

Il Trio des Alpes ha già più volte avuto modo di suonare queste musiche in concerto, anche in Brasile e

negli Stati Uniti, e compositrici contemporanee hanno scritto appositamente per loro. Il 20 marzo suoneranno parte del materiale moderno al Festival Cinque Giornate a Milano, poi ancora numerose volte per tutto il 2015. Hanno anche inciso un CD a Zurigo che sta per uscire per Dynamic con le musiche di Amy Beach e Rebecca Clarke, due autentiche pioniere del primo Novecento.

Ne discutiamo con il pianista Corrado Greco, una delle anime del trio.

-Caro Corrado, come nasce il “Trio des Alpes”?

Nasce dall’incontro, cinque anni fa, tra tre professionisti della musica – la zurighese Mirjam Tschopp (violino e viola), il ticinese Claude Hauri (violoncello) e il sottoscritto al pianoforte. Viviamo e lavoriamo a cavallo delle Alpi e il nome del trio richiama le nostre radici, in termini di dislocazione geografica, ma anche di formazione accademica e cultura.

-In cosa consiste il vostro progetto artistico? E quali sono gli obiettivi?

Io e i miei colleghi abbiamo carriere solistiche consolidate, ma condividiamo una grande passione per la musica da camera. Siamo diversi per carattere e scuola ma ne facciamo il nostro punto di forza, confrontandoci di continuo alla ricerca di soluzioni condivise. La nostra esigenza è quella di scavare a fondo il testo musicale per trarne coesione e intesa; ci piace molto elaborare progetti musicali originali; abbiamo molta curiosità per la musica nuova e per quella ingiustamente dimenticata.

-Come ho già accennato, avete avviato questo progetto dedicato alle donne compositrici del Novecento e contemporanee. Potresti darci altre informazioni?

Siamo stati folgorati dall’incontro con le musiche per trio di Rebecca Clarke e Amy Beach, due compositrici del primo Novecento i cui nomi sono quasi del tutto assenti nelle programmazioni concertistiche. Abbiamo deciso di inciderne le musiche e di eseguirle in concerto assieme a quelle di un’altra donna vissuta negli stessi anni, la sfortunata Lili Boulanger. Allo stesso tempo abbiamo pensato di allargare il progetto alle compositrici di oggi: abbiamo chiesto di scrivere per noi, e abbiamo suonato queste musiche in Italia, Svizzera, Brasile e Stati Uniti. Presto le incideremo in un secondo disco. La musica “al femminile” non ha connotazioni estetiche diverse da quella scritta da uomini, ma le donne possiedono altrettanta ricchezza, sensibilità e talento e non vogliamo siano trascurate.

-Nell’ambito di una vostra iniziativa musicale-letteraria, avete coinvolto Dacia Maraini. Ti andrebbe di parlarcene?

Ho conosciuto Dacia Maraini anni fa, suonando in un originalissimo “Carnevale degli animali” per il quale aveva scritto un testo originale recitato da Arnoldo Foà. Sapendo quanto le sia caro il tema della creatività femminile ho immaginato di coniugare queste musiche al suo straordinario talento di affabulatrice. E le ho scritto. Ha accettato subito e con grande disponibilità.

-Dove suonerete nei prossimi giorni?

Domenica 1 febbraio suoneremo al Teatro di Chiasso, in Svizzera. In questa occasione sarà con noi anche il soprano Lorna Windsor, che ha partecipato al nostro progetto discografico cantando le liriche per voce e strumenti di Amy Beach. Il giorno successivo suoneremo all’Università dell’Insubria di Varese. In entrambe le date incorniceremo l’intervento della signora Maraini su “Musiciste e scrittrici in epoca di patriarcato”. (Per ulteriori dettagli, cliccate qui - n.d.r.)

-Altri progetti per il futuro? (continua…)

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venerdì, 17 gennaio 2014

È online la puntata con DACIA MARAINI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 17 gennaio 2014

È online la puntata con DACIA MARAINI, ospite di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 17 gennaio 2014

dacia-maraini

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE AUDIO

È stata Dacia Maraini la scrittrice ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di venerdì 17 gennaio 2014. Abbiamo discusso del nuovo libro della Maraini intitolato “Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza” (Rizzoli).
Nella seconda parte della puntata, Dacia Maraini ha letto qualche brano tratto da questo suo nuovo lavoro.

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE AUDIO


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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.13 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 11,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

© Letteratitudine

(continua…)

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sabato, 6 ottobre 2012

È online la puntata con DACIA MARAINI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 5 ottobre 2012

È online la puntata con DACIA MARAINI, ospite di “Letteratitudine in Fm” del 5 ottobre 2012

dacia-maraini-l-amore-rubatoNella puntata di venerdì 5 ottobre 2012 è tornata a trovarci Dacia Maraini, fresca vincitrice del Premio Campiello alla carriera, nonché candidata al Premio Nobel della Letteratura di quest’anno (ne abbiamo discusso in radio con l’interessata). Ma soprattutto abbiamo avuto modo di occuparci del nuovo libro della Maraini: “L’amore rubato” (Rizzoli). Un libro importante e attualissimo, strutturato in otto racconti che narrano otto storie di donne vittime della violenza e… dell’amore rubato.

PER ASCOLTARE LA PUNTATA, CLICCA SUL PULSANTE AUDIO

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il venerdì mattina (h.13 circa) e – in replica – il martedì sera (h. 20,30) e il mercoledì mattina (h. 11,00). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

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[Cliccare sui link, per seguire LetteratitudineNews e LetteratitudineRadio]

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domenica, 2 settembre 2012

Dacia Maraini – Campiello 2012 – Premio alla carriera

Info, su LetteratitudineNews

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lunedì, 20 giugno 2011

L’E-BOOK E (È?) IL FUTURO DEL LIBRO

Vorrei riprendere la discussione sull’e-book già avviata a partire da questo post, offrendo come spunto per ulteriori riflessioni (e per un approfondimento del dibattito) la pubblicazione di questo nuovo volumetto che ho realizzato per i tipi della piccola casa editrice “Historica” (disponibile, ovviamente, anche in formato elettronico). Il titolo è già un punto di domanda: “L’e-book e (è?) il futuro del libro”.
L’intento non è quello di fornire approfondimenti tecnici sull’e-book, ma di divulgare opinioni emotive sull’argomento. Per far ciò ho coinvolto alcuni tra i più rappresentativi addetti ai lavori del mondo del libro – scrittori, editori, editor, critici letterari, giornalisti culturali – che hanno gentilmente messo a disposizione il loro parere (da qui il sottotitolo…).
Ho chiesto loro di ragionare sul “fenomeno e-book” ed esprimere un’opinione facendo riferimento alle seguenti domande: Cosa ne pensa dell’e-book? Come immagina il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie? E cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?
Dopo una parte introduttiva sulla evoluzione del libro elettronico e sugli e-book readers, e dopo una sintetica analisi di mercato, questo piccolo volume offre le “opinioni emotive” sull’e-book fornite da: Roberto Alajmo, Marco Belpoliti, Gianni Bonina, Laura Bosio, Elisabetta Bucciarelli, Ferdinando Camon, Daniela Carmosino, Antonella Cilento, Paolo Di Stefano, Valerio Evangelisti, Vins Gallico, Chiara Gamberale, Manuela La Ferla, Nicola Lagioia, Filippo La Porta, Gianfranco Manfredi, Agnese Manni, Diego Marani, Dacia Maraini, Daniela Marcheschi, Michele Mari, Raul Montanari, Antonio Paolacci, Romana Petri, Antonio Prudenzano, Giuseppe Scaraffia, Elvira Seminara, Filippo Tuena, Alessandro Zaccuri.

Vorrei coinvolgere nello sviluppo della discussione anche voi, proponendo come sempre alcune domande (e invitandovi a fornire la vostra risposta, se potete)…

1. L’e-book è davvero il futuro del libro?

2. Se sì, fino a che punto?

3. Che cos’è un libro: un supporto cartaceo, o il suo contenuto? O entrambi?

4. Tra un volume rilegato di fogli bianchi e un romanzo leggibile su un e-book reader, quale dei due è… più libro?

5. Come immaginate il futuro dell’editoria e della letteratura tenuto conto del “peso crescente” delle nuove tecnologie?

6. Cosa ne sarà dei libri di carta? C’è il rischio che possano diventare “pezzi da collezione”?

7. Una diffusione “significativa” dell’e-book  potrebbe favorire l’incremento della lettura?

La discussione on line proseguirà – per chi potrà partecipare – alla Feltrinelli Libri e Musica di Catania (via Etnea, n. 285 ) giovedì 30 giugno 2011, alle h. 18.

Vi aspettiamo!

Massimo Maugeri

P.s. Ne approfitto per segnalare questo post di Lipperatura incentrato sull’attuale crisi dell’editoria determinata dal decremento della vendita dei libri (il post riprende un articolo pubblicato su Repubblica, con dichiarazioni di Marco Polillo – presidente dell’Aie – anche sul “fenomeno e-book”)

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martedì, 3 maggio 2011

NARRARE I DIRITTI UMANI

daedalusPiù di una volta ci siamo interrogati sul ruolo della letteratura. La letteratura ha una funzione sociale? Può avere un senso “etico”? È dotata di una valenza formativa? Oppure è solo “intrattenimento”?
Sul numero di “Domenica” de Il Sole 24Ore del 1° maggio 2011 (cfr. pagg. 2 e 3 del supplemento), è stato pubblicato un bellissimo articolo del Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa intitolato: La finzione vi condurrà all’azione. Vi consiglio di leggerlo per intero, anche se di seguito propongo solo un breve passaggio (premettendo che l’articolo è ispirato dai “Miserabili” di Victor Hugo e da una celebre stroncatura del suddetto libro firmata da Lamartine).
Ecco cosa scrive – tra le altre cose – Mario Vargas Llosa:
(…) Tutte le finzioni fanno vivere ai lettori “l’impossibile”, tirandoli fuori dal loro io individuale, rompendo i confini della loro condizione, e facendo loro condividere, immedesimati con i personaggi dell’illusione, una vita più ricca, più intensa, o più abietta e violenta, o semplicemente differente da quella nella quale sono confinati, in questo carcere di massima sicurezza che è la vita reale.
Le finzioni esistono per questo e grazie a questo. Perché abbiamo una sola vita e i nostri desideri e fantasie esigono di averne mille. Perché l’abisso tra quello che siamo e quello che vorremmo essere doveva essere riempito in qualche modo. Per quello sono nate le finzioni: affinché, in quel modo surrogato, temporaneo, precario e contemporaneamente appassionato e affascinante, come è la vita nella quale ci trasportano, incorporiamo l’impossibile al possibile, e affinché la nostra esistenza sia contemporaneamente realtà e irrealtà, storia e favola, vita concreta e avventura meravigliosa
“.

Belle, le parole di Vargas Llosa. Da questo breve brano si deduce che per lui la letteratura ha un ruolo, una funzione (una potenza dirompente, leggiamo nel sommario dell’articolo). “Va bene”, potrebbe dire qualcuno. “Ma è l’opinione di uno scrittore, di un addetto ai lavori. Al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori”, potrebbe continuare a dire questo qualcuno, “non è così”.
E invece no. Da più parti arrivano – nonostante tutto – esempi che ci dimostrano che la letteratura può avere (ha!) ancora un ruolo.
Nei giorni scorsi mi è giunta in posta elettronica una mail firmata da Sebastiano Grimaldi, Presidente dell’Ordine degli avvocati di Siracusa, nella quale mi spiegava il senso di un progetto intitolato “Daedalus” (la cui locandina è riprodotta qui sopra). Ne riporto qualche passaggio…

“Si intitola Progetto Daedalus – Percorsi giuridici, filosofici, storici e letterari. Nell’ambito della formazione degli avvocati”, mi scrive Sebi Grimaldi, “abbiamo immaginato di affiancare alla formazione strettamente tecnico-giuridica una serie di incontri formativi di più ampio respiro che abbiamo aperto alla partecipazione della cittadinanza. Come ho scritto solo ieri a Dacia Maraini (che parteciperà alla conferenza, n.d.a) spiegando i nostri intenti, vorremmo coniugare la formazione scientifica degli avvocati con i saperi che, a nostro modo di vedere, dovrebbero far parte del patrimonio dei giuristi, fosse solo per il fatto che con il diritto si incrociano: la filosofia, la storia e la letteratura. Mi rendo conto che forse si tratta di un’utopia, ma in un paese come il nostro nel quale si legge sempre meno, immersi in una spirale planetaria di divagazioni centripete (nel senso che ci allontanano sempre più dal centro…), è un po’ difficile concentrarsi su tutte queste belle cose. Lo dico sempre, con la consapevolezza della modestia dei nostri mezzi e con la convinzione della bontà degli intendimenti: è un tentativo di “alzare l’asticella”; superare l’ostacolo è altro capitolo!
Ma il salto va provato: non è possibile che le professioni intellettuali e, in particolare, quella degli avvocati, e più in generale il mondo dei giuristi appaiano sempre più chiusi dentro gli steccati invalicabili dei loro piccoli saperi. La tecnica ci aiuta perché stabilisce le regole; e questo, in un mondo complesso come il nostro, è quasi simbiotico rispetto alla democrazia e alla tutela delle libertà. Ma la tecnica ha bisogno di riconoscere sé stessa ed i propri limiti; altrimenti – sarà banale – ma si trasforma in tecnicismo. (…)
Non mi faccio illusioni, attendo laicamente di consumare il passaggio del dovere che il ruolo oggi mi impone; ed egoisticamente di dare, con le cose che faccio, un senso estetico alla mia quotidianità!

Ecco. Credo che questo progetto (come si evince dalla mail dell’avvocato Grimaldi) possa in qualche modo confermare il fatto che, ancora oggi, alla letteratura viene riconosciuto un ruolo. Auspico (fortemente auspico) che progetti come questo possano svilupparsi anche in altri ambiti.
Sono convinto che dare iniezioni di “umanesimo” alle attività che governano le nostre vite, possa dare buoni frutti.

Ciò premesso, vorrei concentrare l’attenzione sulla conferenza del 5 maggio del Progetto Daedalus intitolata “Narrare i diritti umani“. Insieme a Dacia Maraini, agli avvocati Rita Siringo e Lucia Sciacca, parteciperà anche la “nostra” Simona Lo Iacono (nella duplice veste di scrittrice e magistrato). Di conseguenza, questo post diventa un nuovo appuntamento della rubrica che ho affidato a Simona: “Letteratura è diritto, letteratura è vita“. Più in basso, potrete leggere un suo articolo sul tema.
Prima, però, vorrei invitarvi a partecipare alla discussione… partendo – come al solito – dalla formulazione di alcune domande.

1. Siete d’accordo sul fatto che, come sostiene Vargas Llosa, uno dei ruoli della letteratura sia quello di colmare l’abisso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere?

2. La letteratura può avere anche oggi (anzi, soprattutto oggi) un ruolo formativo? (O è pura utopia?)

3. Da quali opere letterarie possiamo trarre il concetto di libertà?

4. Quali opere letterarie si prestano meglio di altre a approfondire la tematica sui diritti umani?

Ne approfitto per segnalarvi che, nel corso della discussione, con la collaborazione della docente e scrittrice Elvira Siringo, avremo modo di accogliere i pareri degli studenti del liceo che incontreranno Dacia Maraini nella mattinata di giovedì 5 maggio.

Segue l’articolo di Simona Lo Iacono.

Massimo Maugeri

P.s. Aggiorno il post con questo video registrato il 5 maggio 2011, poco prima dell’inizio della conferenza del Progetto Deadelus

(continua…)

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lunedì, 11 gennaio 2010

LA RAGAZZA DI VIA MAQUEDA. Incontro con Dacia Maraini

Dacia Maraini torna a essere ospite di Letteratitudine (avevamo già avuto modo di incontrarla qui e qui).
L’occasione ce la fornisce la recente uscita di questa sua nuova opera letteraria: “La ragazza di via Maqueda” (Rizzoli, pp. 270, € 18,50).
Si tratta di una raccolta di racconti (alcuni già pubblicati su riviste e giornali, altri inediti) che compone una sorta di geografia dell’anima dell’autrice. Ci sono gli anni dell’adolescenza, qui. E quelli dei grandi incontri (Pasolini, la Callas, ovviamente Alberto Moravia). Ma è anche un libro che, mescolando la pura fiction con racconti della memoria, abbraccia i “luoghi per eccellenza” di Dacia Maraini: la Sicilia, Roma, l’Abruzzo.
Fornirò ulteriori informazioni nel corso della discussione.
Per il momento vorrei concentrarmi sul bel racconto che dà il titolo al volume (La ragazza di via Maqueda, appunto)… un racconto lungo ambientato a Palermo, una storia di denuncia che stigmatizza una sorta di doppio abuso, trattando due temi forti, duri: quello dello smaltimento illegale di sostanze radioattive e quello della prostituzione minorile. Il protagonista del racconto è un ingegnere palermitano, indicato con le sole iniziali: D.B.
Pur essendo un uomo onesto – e un buon padre di famiglia – finisce con il rivelarsi come un inetto, un debole. Per certi è una vittima del sistema. Una di quelle vittime, però, che non avendo la forza e il coraggio di ribellarsi finiscono, loro malgrado, per diventare parti del sistema stesso. Ingranaggi. Anelli della catena.
L’uomo si trova costretto ad apporre la propria firma su un foglio che – di fatto – (come avrà poi modo di scoprire) consente alla ditta per cui lavora di procedere allo smaltimento illegale (e occulto) di materiale radioattivo. L’ingegnere, all’inizio, tenta una timida protesta… che non sortisce alcun effetto. Poi si trova a vivere un conflitto che potrebbe sintetizzarsi nella seguente domanda: decidere di denunciare l’illecito (rischiando di perdere il posto di lavoro), oppure non reagire (ché in fondo lui stesso non è altro che una vittima)?
Mi fermo qui…
Sulla scorta di quanto accenato, provo a porre un paio di domande per favorire una discussione parallela a quella incentrata sul libro.

- La letteratura, oggi, ha ancora la forza e la capacità di denunciare, di stimolare le coscienze?

- Si diceva che il protagonista del primo racconto, in fondo, è un buon padre di famiglia a cui viene a mancare la forza e il coraggio di reagire a certe situazioni (anche se poi sfoga la propria frustrazione in maniera ulteriormente vergognosa e disdicevole)…
Oggi, il rischio di ritrovarsi (proprio malgrado) nello scomodo ruolo di “eroi” per perseguire il proprio “ordinario” senso di responsabilità… è più alto o più basso rispetto al passato?

Vi invito a intervenire e a porre domande a Dacia Maraini che parteciperà al dibattito.

Massimo Maugeri

Qui potete ascoltare l’intervista che Dacia ha rilasciato a Fahrenheit

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martedì, 16 dicembre 2008

8 DOMANDE SU SCRITTORI E POLITICA, parte II

na-moravia-un-secolo.JPGEcco la seconda parte del post “8 domande su scrittori e politica”, proposto in collaborazione con il trimestrale Nuovi Argomenti fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Come ricorderete alcuni scrittori contemporanei sono stati invitati a rispondere a otto domande sul tema “letteratura e politica”. In particolare: Rossana Campo, Paola Capriolo, Angelo Ferracuti, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Walter Siti.

Nel post precedente vi avevo proposto le prime quattro domande del “questionario”. Di seguito troverete le altre.
Vi invito a dare la vostra risposta, poi – nei prossimi giorni – inserirò le risposte fornite dagli scrittori interpellati, infine vi chiederò di individuare – tra le risposte degli scrittori – quella con cui vi sentite più in linea (o che sembra a voi più congeniale) spiegandone le ragioni.
Come ho già scritto nel post precedente, si tratta – per certi versi – di una sorta di gioco che offre una possibilità di confronto su un tema interessante.
Ed ecco le quattro nuove domande…

- Chi sono oggi gli Indifferenti nella società e nella cultura?

- Le forze politiche sembrano abbandonare progressivamente progetti legati a ideali e programmi di ampio respiro. Simmetricamente nei cittadini cresce la disaffezione per il dibattito politico. Per uno scrittore l’abbandono della res publica è un dato da cui partire o una degenerazione cui opporsi?

- La politica insegue sempre più esclusivamente il consenso, eppure governare a volte è anche fare scelte impopolari. Potrebbe indicare quali sono secondo lei tre cose da fare, impopolari ma giuste, anzi necessarie per il nostro paese?

- Che cosa succede se uno scrittore va al governo?

A voi la parola!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 17 DICEMBRE 2008

Aggiorno il post inserendo una recensione – inviatami da Salvo Zappulla – del volume “Politica, le idee contano ancora?” di Giuseppe Matarazzo – Orazio Mezzio (Rubbettino editore).
Naturalmente giro la domanda anche a voi:
A vostro avviso, in politica… le idee contano ancora?
Invito Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio a partecipare al dibattito generale e a quello relativo al loro libro (rispetto al quale Salvo Zappulla mi darà una mano ad animare e moderare il post).
Massimo Maugeri
(continua…)

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domenica, 30 novembre 2008

8 DOMANDE SU SCRITTORI E POLITICA, parte I

na-moravia-un-secolo.JPGVi propongo un post in collaborazione con il trimestrale Nuovi Argomenti, fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Il numero dell’ultimo trimestre dell’anno scorso (n. 40, quinta serie, ottobre-dicembre 2007, “Moravia un secolo”) fu dedicato proprio ad Alberto Moravia in occasione del centenario (ne abbiamo discusso anche su Letteratitudine qui). Tra le altre cose, in quel numero, figura un interessante “questionario”. Premetto che il “questionario” è stato uno dei più caratteristici strumenti di indagine di Nuovi Argomenti sin dai suoi inizi. Il suo ideatore e promotore fu proprio Alberto Moravia. Anche per questa ragione, nel numero sopraindicato di NA, al sostantivo “questionario” è stato aggiunto l’aggettivo “moraviano”. Nella fattispecie alcuni scrittori contemporanei sono stati invitati a rispondere a otto domande sul tema “letteratura e politica”. In particolare: Rossana Campo, Paola Capriolo, Angelo Ferracuti, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Walter Siti.

In questo post propongo a voi le prime quattro domande del “questionario”; le altre quattro ve le proporrò in un post successivo.
Vi invito a dare la vostra risposta, poi – tra un paio di giorni – inserirò le risposte fornite dagli scrittori interpellati, infine vi chiederò di individuare – tra le risposte degli scrittori – quella con cui vi sentite più in linea (o che sembra a voi più congeniale) spiegandone le ragioni.
Si tratta, per certi versi, di una sorta di gioco che offre una possibilità di confronto su un tema interessante.
(continua…)

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domenica, 11 maggio 2008

IL TRENO DELL’ULTIMA NOTTE. Incontro con Dacia Maraini

Ho il piacere di presentarvi il nuovo libro di Dacia Mariani: “Il treno dell’ultima notte” (Rizzoli, 2008, pagg. 432, euro 19).

Un romanzo incentrato sugli abissi dei totalitarismi del Novecento. Un viaggio che va dalla Shoah a Budapest, nel 1956: il periodo della rivoluzione. Un viaggio che diventa ricerca.

Quella che segue è una scheda del libro.

Amara Sironi ha 26 anni ed è incaricata dal suo giornale di una serie di corrispondenze dall’Est europeo. Ma un’altra ragione la spinge verso la Polonia di Auschwitz: l’amico con cui ha trascorso l’infanzia, Emanuele Orenstein, figlio di un ebreo austriaco trapiantato a Firenze, è stato deportato nel campo di Lodz e poi è scomparso. Nel corso del viaggio Amara conosce Hans, figlio di un’ebrea ungherese uccisa a Treblinka, col quale va alla ricerca di Emanuele di cui le resta solo un quaderno di lettere a lei indirizzate, che ha ricevuto in un pacco anonimo dopo la fine della guerra. C’è qualche speranza che Emanuele sia sopravvissuto? E che uomo sarà diventato il ragazzo ribelle e pieno di vita che si costruiva le ali per volare come gli uccelli?

Insieme Amara ed Hans vanno ad Auschwitz, sostano a Cracovia e a Vienna e arrivano a Budapest proprio quando scoppia la rivolta popolare contro l’oppressione dei russi. E mentre rivive, attraverso le lettere di Emanuele, gli ultimi giorni disperati nel ghetto di Lodz, Amara vede abbattersi sull’Ungheria il pugno spietato del totalitarismo sovietico. Il treno per Budapest fonde l’avventura umana di una giovane donna con una riflessione sulle tragedie del Novecento: sono i destini esemplari dei personaggi a dare il senso della catastrofe e dell’abisso, e insieme della speranza di un mondo diverso.

Dacia Maraini in queste pagine rende il suo omaggio, di donna libera e impegnata, al secolo appena trascorso, toccando i nodi centrali, i nervi ancora scoperti di una società che ha sperimentato l’orrore della civiltà e che lentamente prova a risollevarsi. Lo fa regalandoci un personaggio femminile ricco di umanità e verità, una donna capace di superare le paure e le convenzioni per vivere in prima persona, toccare con mano, la tragedia che si consuma in Europa e di cui nessuno è ancora consapevole. Una donna carica di un coraggio che solo il desiderio di conoscenza può ispirare, che diventa simbolo di una passione tutta umana per la ricerca. A queste donne Dacia Maraini ci ha abituati in questi anni, ispirando valori che trovano nell’espressione completa della femminilità tutta la loro carica dirompente. Lo fa, anche in questo romanzo, con la classe e la precisione di una prosa perfetta, armoniosa che ricorda i grandi classici della letteratura mondiale.

Un libro che offre una grande storia. Un libro che apre uno squarcio enorme sulle tragedie del Novecento.

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Credo che la Maraini, al di là delle indiscusse capacità di scrittrice, abbia pieno titolo di raccontare quelle tragedie anche per via delle proprie esperienze di vita.

Riporto questo passaggio della biografia di Dacia: trascorse la sua infanzia in Giappone dove la sua famiglia si stabilì dal 1939 al 1946. Lì, dal 1943 al 1946, la famiglia fu internata in un campo di concentramento giapponese, dove patì estrema fame.

Ho contattato Dacia Maraini, la quale – salvo imprevisti - sarà disponibile a rispondere alle vostre domande.

Per saperne di più sul libro vi invito a vedere la video intervista rilasciata a Daria Bignardi nel corso del programma Le Invasioni Barbariche (cliccate qui).

Cliccando qui avrete la possibilità di leggere il primo capitolo del romanzo.

Per il resto vi propongo queste domande per una discussione di carattere generale

Fino a che punto le grandi tragedie del Novecento sono state metabolizzate?

Che segni tangibili hanno lasciato su quest’epoca super-veloce che si è catapulta sui binari del nuovo millennio?

Che rischi ci sono che le grandi tragedie del Novecento possano riproporsi nel futuro più o meno immediato?

Fino a che punto la Storia riesce a imparare da se stessa?

A voi.

Massimo Maugeri

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Dacia Maraini

Il treno dell’ultima notte

La Scala

cartonato con costa telata

14 x 21,5 cm / pp. 432

19,00 / aprile 2008

 

Ogni treno in fondo viaggia verso il regno dei trapassati.

Emanuele è un bambino ribelle e pieno di vita che vuole costruirsi un paio di ali per volare come gli uccelli. Emanuele ha sempre addosso un odore sottile di piedi sudati e ginocchia scortecciate, l’“odore dell’allegria”. Emanuele si arrampica sui ciliegi e si butta a capofitto in bicicletta giù per strade sterrate. Ma tutto ciò che resta di lui è un pugno di lettere, e un quaderno nascosto in un muro nel ghetto di Lodz. Per ritrovare le sue tracce, Amara, l’inseparabile amica d’infanzia, attraversa l’Europa del 1956 su un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati con centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e sapone al permanganato. Amara visita sgomenta ciò che resta del girone infernale di Auschwitz-Birkenau, percorre le strade di Vienna alla ricerca di sopravvissuti, giunge a Budapest mentre scoppia la rivolta degli ungheresi, e trema con loro quando i colpi dei carri armati russi sventrano i palazzi. Nella sua avventura, e nei destini degli uomini e delle donne con cui si intreccia la sua vita, si rivela il senso della catastrofe e dell’abisso in cui è precipitato il Novecento, e insieme la speranza incoercibile di un mondo diverso.

 

 

Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie, narrazioni autobiografiche e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in venti paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Scrive sul “Corriere della Sera”. Nel 2006 è uscito nei tascabili Firme Oro il volume dei Romanzi che comprende Memorie di una ladra (1973), Isolina (1985), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Dolce per sé (1997) e Colomba (2004).

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lunedì, 3 dicembre 2007

BAMBINE, TRA LETTERATURA E VITA

Molto ambizioso questo post.

Proviamo ad affrontare un tema complesso e delicato coinvolgendo alcuni libri e le rispettive autrici.

Il tema è il seguente: bambine, tra letteratura e vita. Un tema di forte attualità, ma – in fondo – antico. Attorno a esso girano problematiche varie e irrisolte.

Ospiti di questo post sono: Dacia Maraini, Loredana Lipperini, Catena Fiorello, Beatrice Masini, Elisabetta Lodoli, Elena Ferrante.

Un post al femminile, dunque. Un post di donne scrittrici, che hanno trattato – con i loro libri – tematiche riguardanti le bambine. Mi piacerebbe parlarne con voi nell’ambito di un grande dibattito, insieme – ripeto – alle autrici citate.

A ognuno dei libri presentati ho affiancato una sorta di sottotema per favorire le possibilità di discussione e confronto.

(Massimo Maugeri)

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BuioDacia Maraini, autrice notissima, nel 1999 ha vinto il Premio Strega per l’ottima raccolta di racconti intitolata “Buio” (Rizzoli). Dodici storie che raccontano della violenza sull’infanzia e sull’adolescenza. Sono pagine che raccontano fatti realmente accaduti, storie di “ordinaria follia” in cui le vittime sono i più deboli: donne e bambini.

Castaldi, su L’Indice dei libri del mese, n. 7, del 1999 ne ha scritto così: “Buio, come dice il titolo, è una raccolta di racconti che testimoniano dell’oscurità del mondo contemporaneo che sembra consegnarsi alla catastrofe, attraverso le guerre, la pedofilia, la prostituzione infantile, l’uccisione di donne inermi, la violenza carnale operata sui figli dai genitori stessi. Le vittime sono quasi sempre donne, bambini, immigrati: i più deboli nella società del benessere. Molti episodi sembrano o sono tratti da articoli giornalistici. Ma forse proprio questo distacco permette all’autrice di fabbricare con l’arma letteraria un tessuto di azioni e reazioni dei suoi personaggi in cui sempre spicca la dinamica aguzzino-vittima che, come nei campi di concentramento, dove l’autrice è stata internata da bambina, crea una connivenza di surreale complicità, perchè, in mancanza di tutto, cioè in presenza del niente, anche un aguzzino può essere qualcosa, un riconoscimento di quella identità che proprio da lui è stata annullata, come succede nell’ultimo racconto in cui la bambina Agatina viene avviata alla prostituzione dalla nonna vistosa e ancora piacente. Alla storia di Agatina si affiancano altre terribili storie, quella del bambino Grammofono ucciso da un pedofilo, quella della bambina albanese Vollca, inebetita dall’alcol e dagli stupefacenti perchè si prostituisca. (…) Da “Voci” (Rizzoli, 1994), il precedente romanzo della Maraini, torna la figura della commissaria Adele Sòfia. (…) La commissaria, attraverso le sue indagini, cercherà di tessere il filo degli eventi per ricomporre la violenza in un tessuto riconoscibile. Ma il tessuto si slabbra, il narrato si spezzetta in racconti (…)”.

Propongo il libro della Maraini per il tema: bambine e violenza.

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Loredana Lipperini ha appena pubblicato il saggio “Ancora dalla parte delle bambine” (Feltrinelli), riprendendo il soggetto di un libro pubblicato negli anni Settanta da Elena Gianini Belotti. Da allora le cose non sono cambiate granché, secondo la Lipperini. Le bambine di oggi somigliano molto a quelle di ieri. Le eroine dei fumetti le invitano a essere belle. Le loro riviste propongono test sentimentali e consigli su come truccarsi. Nei loro libri scolastici, le mamme continuano ad accudire la casa per padri e fratelli. La pubblicità le dipinge come piccole cuoche. Le loro bambole sono sexy e rispecchiano (o inducono) i loro sogni. È vero. I libri, film e cartoni propongono più personaggi femminili di un tempo: ma confinandoli nell’antico stereotipo della fata e della strega. Sembra legittimo chiedersi cosa sia accaduto negli ultimi trent’anni, e come mai coloro che volevano tutto (il sapere, la maternità, l’uguaglianza, la gratificazione) si siano accontentate delle briciole apparentemente più appetitose. Così ne ha parlato Giovanna Zucconi su La Stampa: “Che cosa non può mancare nella tua borsetta? Le gomme da masticare. Un lucidalabbra. Un fermaglio per i capelli. Ma certo, sacrosanto, grazie per avercelo ricordato: il lucidalabbra è indispensabile, dona un’aria glamour. Mentre per ciglia da cerbiatta, com’è universalmente noto, occorre il piegaciglia. Niente di strano. Così fan tutte, così san tutte, o quasi. Solo che questo prontuario di cosmesi e seduzione è dedicato a bambine di quattro anni. Così piccole che una borsetta potrebbero (dovrebbero?) non averla, per non dire del piegaciglia. È un libro per mini-lettrici, o forse ancora neppure lettrici, legato al cartone animato Trollz. A quattro anni le donne non leggono, però consultano Crea il tuo look e mettono il lucidalabbra. The devil is in the details, direbbero gli inglesi. Sono i particolari a svelare. Ma non è soltanto il diavolo ad appassionarsi ai dettagli. Osservando meticolosamente piccini e adulti, nel 1973 Elena Gianini Belotti, insegnante montessoriana, pubblicò Dalla parte delle bambine, per dire che la differenza fra maschi e femmine non è innata ma frutto dei condizionamenti sociali e culturali. Trentaquattro anni dopo, oggi, Loredana Lipperini, giornalista, setaccia puntigliosamente fumetti, riviste, moda, pubblicità, televisione, e pubblica Ancora dalla parte delle bambine. Studiando quello che con termine orribile il marketing chiama re-genderization: ossia il ritorno ai generi, alla differenza. (…) Le fatine Winx, fenomeno del momento, sfoggiano un’impeccabile french manicure e le labbra gonfie come celebrities di Mtv. Le bambole Bratz portano pantaloni a vita bassa. È come se giornaletti e cartoni animati bombardassero i bambini maschi di cinque anni con schiuma da barba, anabolizzanti, tagliasigari. (…)”

Trovate approfondimenti qui.

Propongo il libro della Lipperini per il tema: bambine tra mode e modelli “imposti”.

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PicciriddaCatena Fiorello è autrice del romanzo “Picciridda” (Baldini Castaldi Dalai) ambientato nei primi anni Sessanta in un paesino, Leto (Letojanni), posto lungo la costa della Sicilia orientale tra Messina e Catania.

I genitori della piccola Lucia si trovano costretti a emigrare in Germania e decidono di portare con loro solo il più piccolo dei due figli affidando “la grande” (Lucia), sebbene pur sempre picciridda, alla nonna paterna dal carattere burbero.

La bambina vive questa sua condizione sentendosela addosso come un marchio negativo. È consapevole, Lucia, che per lei – e per tutti coloro che non sono figli “della gallina bianca” – la necessità implica sacrificio e rinunce. Lo sa bene. Lo dicono tutti. Lo ripete la nonna. Ma qual è il prezzo che bisogna pagare? E fino a che punto il gioco può valere la candela?

Lucia non può che accettare la situazione e concentrarsi sul rapporto, non sempre facile, con la nonna, la quale deve tenere le redini di questa famiglia sui generis, spezzata dalla temporanea assenza della generazione di mezzo e ridotta a un rapporto a due. E allora giù con gli ammonimenti e con i rimbrotti, ché male non fanno.

Nella parte finale del libro, nell’epilogo, incontriamo la Lucia dei nostri giorni: una donna che, ormai realizzata, ha chiuso i conti con il passato (un passato che, come il lettore avrà modo di scoprire leggendo, è macchiato da un evento traumatico e inatteso). L’epilogo chiude le sottotrame aperte nel corso della narrazione. Rimane aperta, invece, la coscienza di doversi misurare con “un passato che pare riproporsi, oggi, in un’altra veste, ma con lo stesso triste spirito…”

E il ricordo dei genitori e dei sacrifici sopportati diventa occasione d’accusa per additare una vergognosa condizione di disagio che, mutati attori e palcoscenici, si ripropone con scenari simili.

Trovate qui curiosità e approfondimenti.

Propongo il libro della Fiorello per il tema: bambine tra emigrazione e disagi

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Che fata che seiBeatrice Masini ha pubblicato di recente il volume “Che fata che sei” (Einaudi ragazzi). Una raccolta di racconti di fate pensati per un pubblico di bambine. Ci sono fate della tradizione popolare, come la fata dei dentini, e di tradizioni più alte, come la banshee scozzese; fate vere, come quelle di Cottingsley che tre ragazzine riuscirono a fotografare nell’Inghilterra degli anni Venti, convincendo anche Arthur Conan Doyle dell’esistenza di piccoli esseri alati; fate leggendarie, come Melusina dal corpo di serpente che viveva immersa in una fontana, nel profondo del bosco; fate maleducate; fate che stentano a trovare la loro vocazione nel grigiore della vita quotidiana contemporanea… Un po’ per sfatare (già) il mito che debbano essere per forza creaturine zuccherose, tutte scintillii e paillettes; un po’ per ridare loro la dignità che meritano.

Sono fate dai poteri inaspettati, capaci di entrare nella vita quotidiana e di compiere magie non comuni: la fata babysitter, che si occupa con piena soddisfazione di due bambini, la fata fuori moda che indossa sempre una tutina, la fata cavalcatopi che al posto del solito unicorno preferisce spostarsi a bordo di un umile topo bianco. Fate che stanno “dalla parte delle bambine” di oggi e che devono affrontare le difficoltà e le sfide della vita quotidiana.

C’era una fata che aveva letto troppi libri di fiabe e si era fissata su un certo tipo di abbigliamento che le fate del nostro tempo non usano più. A lei piacevano i cappelli a cono, con la punta alta alta e un ciuffo di tulle fissato in cima, oppure quelli a tricorno che la facevano assomigliare a un bufalo col vestito della festa; e poi le gonne ampie e fruscianti lunghe fino ai piedi, le scarpe con la punta arricciata che si legavano alla caviglia coi nastri, e i mantelli, oh, andava pazza per i mantelli, soprattutto se erano orlati di pelliccia. Be’, lei si vestiva così, anche se ovviamente questo stile antiquato la impacciava molto nei movimenti…”

Propongo il libro della Masini per il tema: bambine tra fate di oggi e di ieri

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Elisabetta Lodoli, autrice del volume “Il mare non è il mio mare” (Fabbri), racconta la storia di Sewa: una ragazzina irrequieta che si troverà ad affrontare una serie di problemi tutt’altro che trascurabili. Sewa viene dallo Sri Lanka e giunge a Roma per ricongiungersi con i genitori, immigrati per ragioni di lavoro. Inserirsi in una grande città straniera non è facile per lei, che è già grande al suo arrivo. La ragazzina compie, così, un viaggio alla scoperta della metropoli romana. Certo, al suo arrivo tutto è estraneo, e sembra inevitabilmente ostile, a cominciare dall’amato litorale: “Questo mare qui non è bello come il mare al paese mio. Lì al paese mio non è mare, è oceano, trasparente a riva, poi azzurro, blu, sempre più blu come il cielo. La sabbia è bianca, granulosa, luccicante, zucchero che s’appiccica ai piedi.” Ma sono ormai solo ricordi quelli della propria terra, un passato intriso di dolce serenità ormai incompatibile con il presente che maltratta la sua anima come il suo paese, straziato dalle catastrofi naturali: “Quanto tempo è che non vede il suo mare? Due anni? Quasi tre. Non era in Sri Lanka quando il suo mare si è infuriato tanto da risucchiare via la costa, le case, le persone, gli animali… Il suo ricordo è fermo al mare pacifico dell’infanzia e da lì non vuole spostarsi, anche se ha visto le immagini, terribili, in televisione.”

E così la nostalgia e la sfiducia si incontrano e scontrano con la necessità di adattarsi al nuovo paesaggio naturale, sociale, e umano della Capitale, in un’emozionante percorso di ricerca dell’integrazione per trovare un proprio posto nel mondo tra mille difficoltà, accresciute dalle complicazioni naturali dell’adolescenza.

Propongo il libro della Lodoli per il tema: bambine straniere e integrazione

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Elena Ferrante, ha da poco pubblicato il volume “La spiaggia di notte” (Edizioni E/O).

Miriam Ravasio lo ha recensito per Letteratitudine.

Il tema di questa fiaba di Elena Ferrante è la paura, non timore e ansia per ciò che è noto o ignoto, quindi comune e riconosciuta, ma sentimento oscuro; paura, resa nella sua forma più astratta e per questo, ignota. Un frammento di scrittura, poche pagine, per un messaggio forte: come riconoscere il passaggio che segna la fine dell’età dei giochi e l’inizio del lungo e faticoso percorso dell’adolescenza? Chi ci aiuta, se sulla spiaggia veniamo abbandonati ai loschi traffici di un mondo crudele? Che apre la bocca, mangia la cacca, beve la piscia e la beve liscia. Canta così, il Bagnino Crudele del Tramonto.

Niente parole / Solo tagliole / Senti che pace / Se tutto tace

Chi ci aiuterà a sfuggire agli ami del Grande Rastrello? Ai suoi colpi di spazzola?

La bambola Celina, abbandonata sulla spiaggia dalla mamma-bambina Mati, affronterà la notte, il fuoco caldo che poi brucia, si abbandonerà alla speranza dell’Onda e alla fine sarà tratta in salvo. Il suo annullamento non avverrà! Né dentro, né fuori!

Svuota la gola / Resterai sola

Al termine della notte, in sé e attorno a sé, Celina trova la forza del lieto fine, e riabbraccerà la sua MA-MA SÌ- MAMMA.

Nelle case dei nonni, al buio giocano le cose; nella tristezza tutto si trasforma in anima. Invece qui al mare, è solo alla luce del sole che la sopravvissuta Celina ritrova le voci e i “nomi” simpatici. Al buio tutto brucia, non c’è poesia, nemmeno con lo Scarabeo.

E’ un testo a disposizione, un regalo per mamme e figlie, perché il Bagnino Crudele del Tramonto non muore, resta là, in compagnia del Grande Rastrello, ad aspettare altri bottini, altre pance e gole da svuotare per vendere i tesori al Mercato delle Bambole.

Ti pungo il cuore / Finché non muore.

Fedele a sé stessa, Elena Ferrante, scrive per le donne, non in contrapposizione all’altro genere, ma perché, grandi o piccole, bambole o bambine, la femmina è madre, generatrice, è terra che ospita la vita. Pragmatica, la scrittrice insiste: che si abbia figli o no, che si deciderà di averne oppure no, ogni donna è responsabile, nel suo rapporto di madre e figlia, verso il senso della vita. Ogni figlia è madre e viceversa; Celina e Mati imparano, guardando al futuro nella proiezione di un gioco. Bambina che cresce, è donna che “si sorveglia”. La spiaggia di notte è una fiaba, ha un lieto fine ed è per tutte le età. Il rischio corso dalla protagonista si legge come un’allegoria dello sbaglio, pedagogia della paura; lo smarrimento che segue un’azione, la paura per l’ignoto, la caduta causa ed effetto, la risalita e il riconoscimento.

Accanto al muro / S’è fatto scuro…

Se condivisa fra piccoli e grandi, come fra Mati, Celina e il maschile Minù, la paura aiuta. Perché il Tesoro da proteggere non è un Anello, un simbolo del male da gettare nel fuoco, ma un patrimonio di Parole, un progetto di crescita comune. Le illustrazioni di Mara Cerri scandiscono il racconto con precisione e forte partecipazione emotiva; colori scuri, polverosi, impalpabili come la sabbia più fine e insidiosa, avvolgono la bambola e il suo smarrimento. I primi piani del viso danno il ritmo alla storia e sono l’interpretazione più viva della turpe filastrocca, che, per l’inquietudine dei lettori, si snoda fra le pagine. Propongo il libro della Ferrante per il tema: bambine tra età dei giochi e adolescenza

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