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martedì, 24 aprile 2007

UN CODICE DI CONDOTTA PER I BLOGGER?

La rivista NovaMagazine ha pubblicato di recente un articolo molto interessante riprendendo, a sua volta, il post di un blogger anglofono: Tim O’Reilly.

O’Reilly propone una sorta di "Codice di condotta per i blogger". Motivo? Molto spesso i blog sono frequentati da molestatori o disturbatori.

Il problema c’è. Esiste. È reale. Inutile nasconderselo. Di casi che rientrano nelle fattispecie di cui sopra se ne potrebbero citare tanti. Per restare nell’ambito dei blog letterari vi segnalo – ed è un esempio "a basso livello di gravità" – quanto accaduto sul blog Lipperatura di Loredana Lipperini proprio pochi giorni fa.

Vi propongo, di seguito, l’intero articolo – che ho ricevuto per mail dalla redazione di NovaMagazine – in maniera tale che se ne possa discutere tra noi.

La domanda è: codice o non codice per i blogger ?  Può essere utile o è solo una perdita di tempo ?

Dite la vostra, please. (Dopo aver letto l’articolo, s’intende).

Tutto è cominciato il 31 marzo scorso, quando Tim O’Reilly ha postato il suo Call for a Blogger’s Code of Conduct, Appello per un codice di condotta blogger. Però forse prima bisognerebbe spiegare chi è Tim O’Reilly: editore di libri di informatica dal 1978, è un sostenitore degli standard aperti per il software  e soprattutto negli ultimi anni è emerso come uno dei promotori più convinti del cosiddetto Web 2.0. Insomma, un guru di Internet.

Dicevamo dell’appello per un codice di condotta dei blog, i diari online che fioriscono a decine di milioni (soltanto Technorati afferma di censirne oltre 75 milioni) e che nei paesi democratici non hanno generalmente alcuna limitazione, se non quella del codice penale. E allora perché varare norme di comportamento? Per limitare la diffusione del Cyberbulling, ovvero “una nuova e crescente pratica di utilizzare la tecnologia per molestare o angariare qualcuno”. Fenomeno che chi ha un blog o chi ne frequenta conosce, anche solo per sentito dire.

Il primo post di O’Reilly che conteneva 7 regole capitali (Prenditi la responsabilità non solo delle tue parole, ma anche dei commenti che consenti sul tuo blog; indica il tuo livello di tolleranza per i commenti offensivi; considera la possibilità di eliminare i commenti anonimi; ignora i troll, cioè, per semplificare i provocatori; sposta la conversazione offline e parla direttamente, o cerca un intermediario che lo faccia; se sai che qualcuno si comporta male, diglielo: non dire nulla online che non diresti anche di persona), si è poi evoluto in una prima bozza di codice, che pubblichiamo in italiano più sotto, e che ha provocato numerose discussioni sul web, oltre a più di 300 commenti al post di O’Reilly.

Dopodichè è stato lo stesso autore a dare conto delle critiche più diffuse al suo codice. Critiche che riguardano l’uso di simboli per affermare che un blog è “civile”, la necessità di un codice più modulare. Critiche sull’anonimità che va stigmatizzata secondo le occasioni, non tout court, critiche sull’applicabilità legale. O’Reilly ha riposto, accogliendo molte indicazioni e aprendo a modifiche del Codice, ma ha anche ribadito la sua tesi di fondo: civility matters, essere civili è importante.

UNA BOZZA DI CODICE DI CONDOTTA PER I BLOGGER
Celebriamo la blogosfera come luogo di franco e aperto confronto. Ma franchezza non deve significare mancanza di un comportamento civile. Presentiamo quindi questo Codice di condotta per i blog nella speranza che possa contribuire alla creazione di una cultura che incoraggi tanto l’espressione personale quanto il confronto costruttivo.

1 – Ci assumiamo la responsabilità delle parole che scriviamo, e dei commenti a cui diamo spazio sul nostro blog. Ci impegniamo a mantenere le regole della convivenza civile: non posteremo contenuti inaccettabili, e cancelleremo i commenti che eventualmente ne esprimeranno.
Definiamo “contenuti inaccettabili” qualunque cosa includa o contenga un link a qualcosa che: viene usato per offendere, disturbare, perseguitare o minacciare gli altri è diffamatorio, intenzionalmente falso, ad hominem, travisa le intenzioni di un’altra persona viola un copyright o un marchio registrato viola un obbligo di confidenzialità viola la privacy di altri.
Definiamo e determiniamo un “contenuto inaccettabile” sulla base del singolo caso, e quindi la nostra definizione non si limita a questa lista. Se decidiamo di cancellare un commento o un link, lo esplicitiamo e spieghiamo il perché. (Ci riserviamo la possibilità di cambiare queste regole in qualsiasi momento e senza preavviso).

2 – Non diciamo niente online che non diremmo anche di persona.

3 – Ci connettiamo privatamente prima di rispondere in pubblico. Quando ci imbattiamo in conflitti o travisamenti nell’ambito della blogsfera, facciamo ogni sforzo possibile per comunicare privatamente e di persona con chi ne è coinvolto – oppure troviamo un intermediario per farlo al posto nostro – prima di pubblicare qualsiasi post o commento riguardo l’argomento in questione.

4 – Se ci rendiamo conto che qualcuno sta attaccando in modo non corretto qualcun altro, prendiamo dei provvedimenti. Quando ci accorgiamo che qualcuno pubblica dei post o dei commenti che sono offensivi, glielo facciamo presente (possibilmente in privato – vedi sopra) e gli chiediamo di scusarsi pubblicamente. Se i commenti pubblicati possono essere considerati una minaccia, e l’autore non intende né scusarsi né ritrattare, collaboriamo attivamente con le autorità preposte per proteggere l’oggetto della minaccia.

5 – Non consentiamo commenti scritti in forma anonima. Chiediamo a chi commenta di fornire un indirizzo email valido prima di postare, in modo da poter così consentire commenti scritti con un nickname, invece che con il proprio nome.

6 – Ignoriamo i Troll. Preferiamo non rispondere a commenti sgradevoli riguardo noi o il nostro blog, nella misura in cui non trascendono nell’insulto o nella calunnia. Siamo fermamente convinti che rispondere ai Troll significhi incoraggiarli – “Non metterti a fare la lotta con un maiale. Vi sporcate entrambi, ma a lui piace”. Ignorare gli attacchi fatti pubblicamente è di solito il miglior modo per limitarli.

Abbiamo inoltre deciso che abbiamo bisogno di una sorta di distintivo “vale tutto!” per quei siti che vogliono segnalare a chi commenta che stanno entrando in una zona aperta a chiunque. Il testo che accompagna questo distintivo potrebbe suonare più o meno così: “Questo è un forum aperto e senza nessun tipo di censura. Non siamo responsabili dei commenti di chi posta, e nel momento in cui le discussioni diventassero eventualmente accese, ci si potrà imbattere in un linguaggio volgare, insulti, o altri commenti coloriti. Entrate a vostro rischio e pericolo”.
(la traduzione è di Claudia Montanari)


Scritto martedì, 24 aprile 2007 alle 23:22 nella categoria EXTRALETTERE E VARIE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

47 commenti a “UN CODICE DI CONDOTTA PER I BLOGGER?”

Caro Massimo, devo dire che in questo blog si sta piuttosto bene. E’ un luogo tranquillo, non molto frequentato, per fortuna, da disturbatori. Però in linea di massima direi di sì: adottare un codice di condotta condiviso potrebbe essere un’idea valida. Ma io non sono una blogger, per cui il mio parere vale come semplice frequentatrice di blog.
Ciao e buon 25 aprile.

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 11:26 da Elektra


a me l’idea pare buona.
il problema potrebbe risolversi in via definitiva csgliendo di adottare la via della cosiddetta “moderazione”, nel senso che i commenti vengono pubblicati solo dopo che il moderatore li ha visionati e approvati.
che ne dite?

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 13:43 da atzeco63


Sono curiosa di sapere cos’è successo su Lipperatura ma non ho la forza di leggere tutti quei commenti. Puoi fare tu un riassunto o indicare il nick (se solo di uno si tratta) in questione?

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 15:24 da Pfd'ac


Ma se si mettono delle regole non viene meno il principio della libera espressione che è uno dei fondamenti della scrittura e comunicazione su Internet?

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 15:48 da Jessie


I principali troll della blogosfera sono gli stessi blogger che pubblicano post provocatori, generalmente a scopo politico. Gli stessi poi si lamentano se qualcuno, che la pensa diversamente da loro, li attacca in maniera pesante. L’unico codice di comportamento valido è la responsabilità dell’intestatario del blog. Deve avere il dovere e il coraggio di cancellare commenti sgradevoli o che rischiano di innescare diatribe. Deve farlo, ovviamente, non per proprio tornaconto ma per rispettare certe regole di etichetta imposte dal proprietario del sito (in questo caso Kataweb) che ha il diritto / dovere di cancellare i blog che non rientrano in questa logica: se un blogger viene rifiutato da diverse piattaforme automaticamente si ghettizza.
Tutto il resto sono palle.

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 16:04 da Teppista


Per Elektra. Ti ringrazio per il commento, il fatto che tu non abbia un tuo blog non ti impedisce di comunicarci la tua idea in proposito (cosa che hai puntualmente fatto. E ti ringrazio).

Per Atzeco. Sì, certo, i post potrebbero anche “moderarsi” (qualcuno lo fa, altri inibiscono del tutto la possibilità di scrivere commenti). Però a mio avviso moderare un post comporterebbe un rallentamento (e un possibile soffocamento) del dibattito. È una questione di scelta e, appunto, di priorità. Gli altri che ne pensano in proposito?

Pfd’ac, in breve: su Lipperatura è nata una discussione relativa alla recensione su “Manituana” dei Wu Ming scritta da Saviano e pubblicata su L’Espresso. La discussione si è animata, qualcuno ha lasciato intendere che la recensione di Saviano sarebbe frutto di una sorta di “riconoscenza amicale”, i toni si sono alzati e Loredana si è trovata costretta a eliminare dei commenti.

Jessie, ma secondo te la libertà di espressione non ha limite alcuno? Può spingersi fino all’offesa e all’insulto?

Per Teppista. Hai ragione. Colui che gestisce il blog (il blogger, appunto) è responsabile dei commenti e, dunque, avrebbe (anzi, HA) il diritto/dovere di eliminare “certi” commenti (e a suo insindacabile giudizio). Ti domando, la predisposizione di un “codice di condotta” largamente condiviso dalla Rete sarebbe a tuo avviso del tutto inutile?
Non potrebbe avere un senso predisporre (ora sto immaginando) un codice di condotta a più livelli che valga per i visitatori dei blog? Per esempio, si potrebbe immaginare, per ogni livello, una sorta di codice (numerico o alfanumerico). Un po’ come per le licenze “creative commons”. Che so, il codice X indica che il blog in questione è assolutamente libero e chiunque può scrivere liberamente (anche offendendo); il codice Y indica che nel blog, per esempio, non è consentito l’uso di parolacce, e così via.
Cosa ne pensi? E voi altri, cosa ne pensate?

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 16:25 da Massimo Maugeri


Massimo, io sulle corporazioni ristrette ci ho fatto diversi post. La fine dei blog sarà un’autoghettizzazione con orientamento: in pratica chi vuol parlare di letteratura vien da te, chi vuol parlare di politica di sinistra va da Tafanus, chi a destra va da Miracolo e così via. Si creeranno dei club con dei paletti impliciti che saranno noti a tutti. Il sistema è ancora in evoluzione: io bazzico due – tre piattaforme; Kataweb, Blogspot e Splinder. Ormai si sà dove andare, da quali blogger andare e su quali piattaforme andare. Certo, ci sono i novizi ma non è un problema: si svezzano in poco tempo.
L’unica alternativa sarebbe la presenza di una “Authority” che “bolla” i blog in base alla qualità, alla correttezza e all’argomento: ci hanno provato in TV con i vari bollini verdi, gialli e rossi: un bluff.
Leggevo oggi su “Le Monde” di liti mostruose tra blogger in Francia: sempre a carattere politico; quando si saranno scornati per ben bene la finiranno. Altro non vedo.

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 16:38 da Teppista


Sono d´accordo con il codice di condotta proposto. Io comunque sono un blogger pigro e distratto, nessuno quindi mi commenta e quindi non devo affrontare questi problemi.
Comunque l´idea della “ghettizazione” di Teppista mi sembra corretta.
La cosa dei “codici”, invece, mi lascia perplesso…mah. Cosa impedisce a uno di scalmanarsi in un blog col codice “cogli angioletti”, anzi secondo me fa l´effetto contrario, appunto per provocare. Un salutone a tutti.

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 16:42 da luca


diventa necessaria l’adozione di un codice morale, quando un nuovo mezzo diviene dominio della massa, per quanto tale “massa” sia qualificata

uno dei primi volumi della collana NEON (tea) si intitola TROLL – COME HO INGUAIATO INTERNET

si potrebbe a lungo dissertare su questo passaggio di linguaggio: dalla nascita (in rete) alla trasposizione su carta

ammetto che il libro non l’ho letto, e magari è anche divertente, ma ho sempre pensato che l’anonimato della rete garantisca l’impunità ai vandali

parlo da blogger e frequentatrice (con gran gusto) di blog altrui

il primo codice morale relativo alla rete fu quello spontaneamente adottato negli anni ottanta dagli hacker cd. della prima generazione

personaggi con conoscenze e competenze che li mettevano in grado di violare le difese di importanti sistemi informatici, che si limitavano tuttavia ad azioni dimostrative

poi è venuta la netiquette, con le regole di buona educazione per inviare le email

tuttavia, quando all’hackeraggio hanno avuto accesso anche giovanissimi (per il semplice fatto che i computer i bambini di oggi li vedono quotidianamente in casa) il codice morale è crollato
in una recente intervista a un celebre hacker italiano, su venerdì di repubblica, ho letto che ci sono giovanissimi (dodici anni) pronti a crackare un sito per cinquemila euro o anche meno, lasciando poi liberi altri criminali di usare le porte aperte come meglio credono

del pari, la spam è diventata compagna quotidiana di tutti noi, per cui spesso i server sono costretti a interrompere o rallentare il servizio, a causa di un eccessivo invio di pubblicità non desiderate (io, per esempio, non avrei bisogno di un allungamento di certe parti anatomiche -che non ho, ma non riuscendo a trovare le parole e i mezzi per spiegarlo ai mittenti, ho dovuto chiudere diversi indrizzi email)

dunque, sì, per carità, adottiamo anche noi blogger già “civili” (ehi, qualche parolaccia nei miei post scappa anche a me!), ma essendo il fenomeno così largamente diffuso (pare ci siano tre milioni di blogger nel mondo) è assai improbabile che questo ennesimo codice serva a qualcosa

tempo fa ne parlai anche io nel mio blog, inviando al codice in lingua originale
eppure, ho dovuto far ricorso agli odiosi strumenti della censura “tradizionale” per evitare che uno spammer che parla delle sue immaginifiche invenzioni non intervenisse ulteriormente con commento del tutto fuori luogo

insomma, un po’ di buon senso, alla fine, è sempre la cosa migliore
e purtroppo temo che un codice non sia sufficiente per far ragionare un vandalo

cordialmente,
LS

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 17:27 da lanasmooth


La violenza trova sempre il modo di adeguarsi al contesto nel quale vuole manifestarsi. I blog non sfuggono a questa regola empirica. Personalmente credo, come scritto da Teppista, che i disturbatori si “adegueranno” naturalmente e moriranno di morte naturale. Non accetto invece l’ipotesi dell’autoghettizzazione come unica soluzione, per quanto mi sembri l’unica di buon senso.
Non riesco, infatti, a passare in un blog senza commentare qualcosa che mi colpisce negativamente o positivamente.
Non ritengo parimenti adeguato evitare certi blog solo perchè se ne conosce orientamento, approccio, consuetudini. Proprio in tali contesti esiste la manifestazione virtuale di ciò che rimane di una cosa ormai datata: l’ideologia, ma nella sua forma peggiore. E’ diventata fenomenologia della celebrazione, pur conservando tutte le derive verso gli “-ismi”. Non si può lasciare che tali incubatori di pensieri monodirezionali senza il confronto con un diverso modo di pensare. Se attaccaccheranno, cancelleranno o peggio fa parte del gioco, quanto meno si giocherà con regole chiare. Sull’episodio specifico non mi esprimo in quanto ho già dato (e ricevuto) in passato.

Devo darti atto della tua ospitalità e dello sforzo continuo di proporre temi intelligenti. Se non disturbo tornerò ancora.

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 17:58 da eventounico


Grazie mill per i commenti.

Per Teppista:
capisco il tuo punto di vista ed è difficile darti torto. Invece non mi è molto chiaro il discorso sulla presunta autoghettizzazione (e qui tiro in ballo anche eventounico). Ghettizzazione è un termine forte e negativo. Io semmai parlerei di specializzazione: ci sono blog tematici (o specialistici) e altri generalisti. Non siete d’accordo?
Per il resto, mi pare di capire che – a vostro giudizo – alla fine la blogosfera troverà (o sarà costretta a trovare) un proprio assestamento. Per il momentoilproblema che si pone è il seguente: se un blogger non interviene – anche duramente – su commenti “scovenienti” arrivando fino alla loro eliminazione può essere considerato irresponsabile (e in certi casi fa pure un torto a colui o colei che è oggetto del commento “scoveniente”), se invece interviene rischia di essere tacciato di censura.

Un saluto a Luca. Benvenuto da queste parti (la pigrizia bisogna scrollarsela di dosso, mi raccomando).

Un saluto pure alla mia amica Lanasmooth: le cose che hai scritto mi sembrano molto interessanti. Andrò a cercare il libro che mi segnali.

Caro Eventounico, qui sarai sempre il benvenuto!

Postato mercoledì, 25 aprile 2007 alle 22:15 da Massimo Maugeri


Ciao a tutti.Sono una neofita del blog e di questo apprezzo, come molti di voi, la possibilità di esprimermi liberamente curiosando tra i blog altrui, ma talvolta avverto una sorta di reticenza nel farlo perchè molto spesso negli scambi si eccede di protagonismo con ingiurie ed offese nei confronti di chi la pensa diversamente. Questo mi disturba molto perchè mi piace il dialogo e non lo sproloquio; inoltre il bello sta proprio nello scambio e nella diversità, altrimenti faremmo tutti un’autocelebrazione di noi stessi davanti allo specchio, e non infastidiremmo altri con i nostri pensieri. Di alcuni di coloro che hanno esposto qui le loro idee, ho visitato i loro blog in precedenti occasioni, e per qualcuno ho grande simpatia, ma non andrei comunque ad esprimere la mia antipatia per gli altri; sono fatti miei chi mi piace e chi no, mentre invece se si accende una intelligente discussione come questa, dovrebbe andare da sè che chi vuole parteciparvi si adegui al sereno clima di scambio che vi trova, anzichè insultare e denigrare qualcuno. E se invece vuole proprio fare il cafone rompiscatole, allora va emarginato escludendolo dai commenti in maniera molto semplice…non replicando. In quanto a LS, bloccare i commenti di quel certo inventore è stato l’unico limite che ho posto nella mia iscrizione a questo blog. Un caro saluto a tutti voi ed un grazie per l’invito a scrivere da parte di Massimo.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 05:59 da juryrexbox


Qualunque forma di censura non mi convince, qualunque.
I disturbatori di solito la smettono se li si ignora.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 07:28 da Renato Di Lorenzo


@renato di lorenzo: hai ragione, la censura non sembrerebbe il mezzo adatto

meglio ignorare, in teoria

ma devi anche tenere conto dell’ego del singolo blogger, che si mette lì a scrivere una sorta di diario aperto, con il cuore in mano, con lo scopo di comunicare urbi et orbi il proprio pensiero, con lo scopo di intrattenere e di scambiare idee con altri…

insomma, il blogger, per quanto anonimo (e io lo sono solo “parzialmente”), è comunque uno scrittore, e il blog è il suo salottino (virtuale – brutta parola, ma non ne ho trovate altre)

nel mio salotto vero, quello con i divani e i tavolini da caffè, invito spesso molti amici

adoro chiacchierare, adoro discutere… ma se capita qualche conoscente che mi infastidisce, è difficile che io lo inviti una seconda volta

forse lo censuro, forse sbaglio, ma temo sia naturale che un padrone di casa abbia desiderio di ricevere solo persone “selezionate” (già nella vita quotidiana siamo costretti ad avere a che fare con troppe persone non sempre piacevoli)

del pari trovo naturale che il blogger, così esposto, non abbia voglia di vedere ancora nel suo salotto chi è stato offensivo (o anche solo poco gradevole)

sia nella vita vera, sia nel blog (e gli amici blogger di solito diventano amici veri e viceversa), se mi “espongo” con un’idea, sono pronta a discuterne, anzi: amo farlo soprattutto con chi ha idee diverse dalle mie, ma poco tollero la maleducazione e l’invadenza eccessive (e sì, la misura è soggettiva, la valuto con il metro della mia sensibilità, che è, tra l’altro, variabile)

cordialmente,
LS

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 07:51 da lanasmooth


Mescolo un pò le risposte perchè non ho avuto la possibilità di essere presente nella discussione.
Autoghettizzazione certamente. Sarà una parola brutta ma così è. Un discorso è fare un blog specializzato aperto a tutti dove qualunque opinione, anche la più acida, è ben accetta: altro è fare un blog monotematico dove chi dissente viene buttato fuori con quella che viene definita elusione. Non sempre il commentatore è un troll: anzi, molte volte è un dissenziente che vuol far sentire la propia voce e viene regolarmente messo in un angolo: questi blog si autoghettizzano, non si specializzano. Facendo nomi e cognomi non parlo dei commenti di Schietti: quello è un rompiscatole e basta: e lo è su qualsiasi blog vada. Ho risolto il problema sul mio blog, cancellando sistematicamente ogni suo commento e mettendo filtri sulla parola Schietti: basta poco.
Cercherei di fare anche un pò meno demagogia e cercherei di fare dei distinguo tra realta vera e virtuale: le liti o i fastidi sui blog sono solo parole e quello restano; mica ci sono blogger con la P38 o il Kalashnikov: quando si sono stufati di rompere alla fine la piantano.
Torno a insistere: la responsabilita dei commenti su un blog è del blogger che deve avere il coraggio di censurare: non censurare per eccesso di democrazia diventa porcheria e demagogia. Ci si scandalizza tanto per la censura semplicemente perchè “fa bello” dire che non si deve censurare: il risultato sarà solo l’anarchia.
Il blogger è responsabile poi nei confronti del fornitore della piattaforma che ha il diritto / dovere di fare la sua giusta censura. Mi ha fatto un pò ridere il can-can tirato in piedi da un certo Marco Giacosa che è andato a far polemica sulla piattaforma de “La Stampa” affermando che un certo concorso fatto dal quotidiano fosse stato manipolato ad arte: l’hanno censurato. Cosa pretendeva di andare a casa di un ospite a parlar male della moglie ? In fin dei conti i blogger sono ospiti di qualcuno che mette a loro disposizione “carta e matita” e una “bacheca” dove appendere i propri pensieri; se ogni tanto la bacheca viene spolverata non ci si scandalizzi più di tanto. E solo demagogia ideologica.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 09:20 da Teppista


magari sarò ripetitivo perchè è un concetto che ho già espresso nel mio blog, ma ne “il codice dei blogger” bisognerebbe assolutamente vietare di pubblicare in home page web-counter come Shinystat che pubblicano tutti gli accessi al blog.
sembra che non se ne accorga nessuno di sta cosa…

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 09:29 da time16


UN CODICE DI CONDOTTA SUI BLOG? E’ GIA’ POLEMICA

Due guru della galassia Internet propongono un codice di buona condotta per i blogger. In risposta, ottengono un coro di accuse e qualche insulto. La pietra dello scandalo – si legge oggi sul sito del quotidiano britannico «Guardian» – è un programma in sette punti, che mira a introdurre regole di «civiltà» negli oltre 70 milioni di diari sparsi sulla rete delle reti. A lanciare la proposta sono stati Jimmy Wales, il fondatore dell’enciclopedia ’apertà Wikipedia, e Tim ÒReilly, filosofo della nuova generazione di comunicazioni interattive.

Ai blogger è chiesto in particolare di rimuovere dai loro diari i messaggi anonimi, che non indichino nemmeno un indirizzo e-mail di riferimento. Gli appassionati della rete dovrebbero inoltre ignorare i commenti a contenuto offensivo, in modo da scoraggiare i teppisti virtuali desiderosi di attaccar briga. Ai blogger Wales e ÒReilly hanno consigliato, ovviamente via web, di indicare sui diari l’adesione al codice di buona condotta. Così, metterebbero in guardia i malintenzionati.

La proposta rappresenta il primo tentativo di introdurre un quadro normativo valido per l«universò blog, in continua e rapida espansione. A molti, però, l’iniziativa non è piaciuta. Veementi le proteste di »910am«, un sito specializzato in New Media. Il concetto di civiltà è soggettivo«, si legge sul portale. «L’introduzione di un controllo su ciò che le persone fanno e dicono nei blog provocherà il declino di questo medium e l’avvento di un totalitarismo online». A non condividere la proposta di Wales e ÒReilly sono anche gli esperti di Centre for Citizen Media, un istituto legato alla scuole di giornalismo di Berkeley. «Non c’è bisogno di un codice di condotta» sostiene Dan Gillmor. «Chi sarebbe poi a giudicare? Il governo?»

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 09:45 da da LA STAMPA.IT del 10/4/07


SERVE UN CODICE DI COMPORTAMENTO PER I BLOG?

Un codice di comportamento per chi frequenta i blog. È quello a cui stanno pensando Tim O’Reilly, l’inventore del web 2.0, e Jimmy Wales, il creatore di Wikipedia. Per ora non è un vero regolamento, ma soltanto un’ipotesi, una bozza on line aperta a suggerimenti, integrazioni o stroncature.
Stando a ciò che si legge su blogher.org, radar.oreilly, e blogging wikia, si tratta più di regole di buon senso che non di indicazioni rivoluzionarie. Ecco qualche esempio: no a insulti, ad abusi verbali, a violazioni del copyright e della privacy. Al bando gli attacchi ingiustificati verso altri utenti e niente commenti anonimi o nick cui non corrisponda un vero indirizzo e-mail. Tra le regole, anche l’invito a ignorare sempre le provocazioni sterili. Insomma, una serie di punti che sono un generale invito a non fare sul web ciò che non si farebbe nel proprio salotto di casa, in una conversazione fra amici oppure fra estranei.

Se andasse in porto, l’idea si tradurrebbe, per i blogger, in un vero manifesto da sottoscrivere, con tanto di distintivo da esibire sulla home page. Ogni blogger firmatario dovrebbe poi comportarsi di conseguenza. E cercare di sedare le risse verbali, scrivendo magari privatamente al disturbatore per indurlo a più miti consigli, scongiurando gli editwar e le risse con centinaia di insulti.

La proposta di Tim O’Reilly prevede un distintivo riconoscibile anche per chi decidesse di non adeguarsi al codice. Chi volesse aprire i commenti del proprio blog a qualunque tipo di contributo, senza censura, dovrebbe comunque avvertire i lettori con uno speciale marchio.

Il tema, che occupa anche le pagine del New York Times e del Guardian, raccoglie le più diverse reazioni. Qualcuno è assolutamente d’accordo. E anzi, estenderebbe le regole anche ai forum, dove la bagarre è all’ordine del giorno. Qualcun altro invece comincia a preoccuparsi. E teme che l’anarchica libertà del web possa annacquarsi nel trionfo del politically correct.

Ma oltre ai pareri pro o contro, l’idea di Tim O’Reilly diventa in Rete uno spunto di riflessione anche più generale per migliorare il futuro della comunicazione sui blog e fare nuove proposte.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 09:54 da da PANORAMA.IT del 10/04/2007


AUTOREGOLAMENTAZIONE PER I BLOG

“L’editore Tim O’Reilly e il fondatore di Wikipedia propongono un codice di condotta per i siti personali”

NEW YORK (STATI UNITI) – Sono trascorsi a malapena dieci giorni dal caso di Kathy Sierra blogger d’oltreoceano che è diventata vittima e simbolo della violenza in rete, poiché negli ultimi tempi sembra che i fantasmi della pedopornografia abbiano lasciato spazio a una diffusa misoginia online, come conferma il Guardian. Puntualmente, arriva la proposta di Tim O’Reilly, editore e pilastro storico della rete, che propone un codice di autoregolamentazione dedicato al mondo blog, la cui attuazione garantirebbe – secondo lo stesso O’Reilly – una maggiore affidabilità dei contenuti.
IL CODICE – «Celebriamo la blogosfera perché unisce sincerità e aperta conversazione. Ma la sincerità non deve significare mancanza di civiltà». Inizia con queste parole la prima stesura del documento tracciato da O’Reilly, che raccoglie gli usi appropriati di gestione di un blog personale. Nel manifesto, si affronta il problema dell’anonimato, che dovrebbe essere sempre impedito, soprattutto nei commenti. Per quanto riguarda i contenuti, chi sceglie di non censurare, è tenuto a segnalare chiaramente la presenza di termini volgari, mettendo in allerta del possibile rischio soprattutto i navigatori incauti. Il codice di condotta, sottoposto al giudizio dei blogger di tutto il mondo, affronta ora la prova più ardua. Tutti sono chiamati a partecipare alla revisione del documento attraverso il wiki, al fine di ottenere un risultato il più possibile condiviso.

REAZIONI – Sono immediatamente giunte le prime risposte dalla rete favorevoli e contrarie al manifesto, ma è ancora prematuro annunciare la vittoria dell’una o dell’altra visione. Anche Jimmy Wales, fondatore dell’enciclopedia collaborativa Wikipedia, ha partecipato alla stesura del codice etico, considerandolo come un passo necessario. Ma, nonostante il generale rispetto che suscitano i due personaggi della rete, molte sono state le voci fuori dal coro. Il giornalista americano Jeff Jarvis ha accusato O’Reilly di aver dato il via a una crociata inutile e presuntuosa. La rete – continua Jarvis – non è un mezzo di comunicazione, ma è principalmente un luogo e in quanto tale non necessita di regole scritte, ma solo di buon senso; e se questo manca, sarà la società a emarginare i maleducati. Porre sul blog un distintivo da sceriffo, come dice in Italia Paolo Valdemarin , non può essere sufficiente per aggiungere, o togliere, l’aura di autorevolezza. E, alla fine, il codice non convince nelle finalità e neppure nei metodi, soprattutto perché i blogger sono persone eterogenee senza caratteristiche professionali o etiche comuni, nonostante si continui a definirli con un’unica, internazionale e vuota parola.

Marina Rossi
11 aprile 2007

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 09:58 da da CORRIERE.IT del 11/4/2007


MINACCE DI MORTE A UNA BLOGGER

“Sul proprio sito, Kathy Sierra dichiara di essere terrorizzata
e di non voler uscire di casa”

STATI UNITI – Si sente parlare spesso di una nuova democrazia, quella della rete, come se internet fosse un mondo a parte, fatto solo di link e di bit, che oscilla tra l’oscurità della perversione e la luce del rinnovamento. In realtà il web è fatto di persone e, in quanto tali, si mantiene in equilibrio precario tra l’una e l’altra vetta. È stato superato un limite, ieri, ed è stata scritta una pagina nera dell’internet. Protagonista, suo malgrado, della vicenda è Kathy Sierra, brillante mente impegnata nelle tecnologie e nelle scienze cognitive, ma soprattutto blogger stimata. Nelle ultime quattro settimane sono stati rivolti pesanti insulti nei suoi confronti, fino a diventare minacce anonime che l’hanno costretta a rinunciare a una conferenza.

LA VICENDA – I primi abusi sono iniziati sul blog di Kathy Sierra Create Passionate Users un mese fa, quando sono comparsi, sempre in forma anonima, attacchi personali e insulti. Per chi ha blog molto frequentati, una percentuale di spam e di critiche è fisiologica, è questione di grandi numeri e di pubblica esposizione; ma non per questo sono da sottovalutare i comportamenti criminali e gli abusi, in particolare se rivolti a una donna. Quando il limite di tollerabilità è stato superato, con la pubblicazione di minacce di morte («Spero che qualcuno ti tagli la gola») e immagini digitalmente ritoccate, Kathy Sierra ha deciso di raccontare stralci della propria vicenda sul blog, come esempio di una cultura deviante della rete che non deve essere sottovalutata.

L’ANONIMATO È UN DIRITTO? – Il primo problema sollevato riguarda, ovviamente, l’anonimato che difenderebbe abusi e violenze come quanto accaduto. In alcuni casi, però, la possibilità di intervenire in forma anonima protegge le fonti e la sincerità dei pensieri. Attualmente non si è ancora giunti a una formulazione universale, in cui ogni utente è univocamente responsabile delle sue azioni anche virtuali, ma forse questa vicenda riporterà l’attenzione su argomenti importanti determinando il confine tra libertà di espressione e abusi online. L’esperto di rete Giuseppe Granieri esprime così la sua opinione in merito: «Aiuterebbe già tanto semplicemente capire che la libertà consiste nel discutere sul tema e che la violenza inizia laddove si comincia a discutere delle persone. È quello il primo bivio che porta a trascendere il rispetto.»

INDIGNAZIONE INTERNAZIONALE – Gli attacchi personali sono stati perpetrati in forma anonima, ma altri due siti hanno raccolto materiale testuale e fotografico contro la blogger, amplificando le minacce e moltiplicando gli insulti. Tra i collaboratori dei siti incriminati Meankinds.org e Unclebobism (attualmente chiuso), spiccano anche nomi importanti della rete, come Chris Locke, co-autore del Cluetrain Manifesto, testo fondamentale sul mercato online. Già moltissime persone hanno espresso la propria solidarietà nei confronti di Kathy Sierra, annunciando anche scioperi di blog, come nel caso di Robert Scoble, che si asterrà dalla scrittura per una settimana in segno di rispetto, e Mike Arrington che dichiara le minacce a una donna inaccettabili. La vicenda ha così preso una valenza simbolica ed è andata oltre la sfera dei blogger, interessando anche Bbc e Guardian : la battaglia in difesa di Kathy Sierra non è solo personale, ma è una lezione da impartire al web, ancora adolescente, e agli individui che pensano di poter cancellare la civiltà.

Marina Rossi
29 marzo 2007

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 10:02 da Sul caso Kathy Sierra: MINACCE DI MORTE A UNA BLOGGER. Da CORRIERE.IT del 29/3/07


scusate ma inserire come regola quella di obbligare il visitatore di un blog al rilascio di un indirizzo di posta elettronica mi sembra da veri idioti.
cosa impedirebbe a un visitatore di rilasciare un indirizzo fasullo?
non capisco.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 10:29 da iena


Dopo tanti autorevoli commentatori, mi sento un po’ in imbarazzo nel dire la mia. Sono d’accordo in linea di principio con Teppista e Time16: la responsabilità in primis è del blogger e ognuno di noi ha i mezzi per applicare un minimo di selezione. Selezione e non censura, ovviamente. Per quanto riguarda l’opportunità o meno di codificare questo bellissimo universo, bisogna fare molta attenzione. Ci vuole davvero poco per mettere “paletti” a go go.
Benvengano le discussioni!

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 10:39 da Pat


time16, mi hai fatto incuriosire. perché bidognerebbe vietare l’uso dei web counter all’interno dei blog? che tipo di problemi comportano?

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 12:22 da atzeco63


Condivido l’idea. Bisogna mantenere un certo comportamento, quando si entra nelle “stanze” altrui. Sul mio blog, infatti, censuro i messaggi che non gradisco. E’ giusto non rispondere. Effettivamente è come rispondere ai maiali. Significa fare il gioco dei provocatori.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 13:07 da James Utopia


Io penso che l’autoregolamentazione sia la cosa migliore. Ognuno è responsabile del suo blog e di tutto quello che ci finisce e ognuno può scegliere coem gestirlo.
Io non impedirei nulla a priori e lascerei liberi i commenti, sta nella saggezza del blogger censurare quelli che non rispondono al tono del blog riuscendo a fare ordine senza oscurare le critiche, i pareri contrastanti, ecc.
Penso che questo tipo di problema sussista più sui blog estremamente frequentati e “famosi”, non sulla maggior parte dei blog meno famosi, frequentati da una ristretta cerchia di utenti e meno appetibili da chi vuole farsi pubblicità.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 15:04 da pollucchero


Io dico le parolacce, però non le scrivo. Le regole regolate mi infastidiscono, mi vien voglia di trasgredirle: divento un teppista. Scherzi a parte, qual’è il problema? I messaggi che non si gradiscono si censurano e il padrone di casa apre la porta a chi vuole!
Blog a tema: in questi giorni sto intervenendo sui post dei Wu Ming, a proposito di Manituana; la loro soluzione è elegante, straordinaria e democratica: chi ha letto il libro interviene nelle conversazioni con gli autori e gli altri lettori.E’ come partecipare ad un corso di scrittura e lettura, dite poco?

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 15:28 da miriam ravasio


per atzeco63: attenzione, io non ho detto di non usare i web-counter, io dico di non usare quelli le cui statistiche si possono vedere senza user e password (come appunto shinystat). è una violazione della privacy: solo il proprietario del blog ha il diritto di sapere chi visita il suo blog, gli altri no. è come se tu una sera entri in un locale, e il giorno dopo il proprietario del locale appende fuori un cartello con su scritto “atzeco63 è venuto qui alle xx:xx”

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 15:32 da time16


Codice di condotta: quanto sarebbe bello se non fosse necessario parlarne, e non solo nel blog! Però un codice è necessario in (quasi) tutti i contesti della vita: che sia implicito o esplicito, deve prevedere tre o quattro semplici regole alle quali attenersi.
Sì al codice di condotta.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 16:07 da MariaGiovanna


Per me all’interno dei blog di kataweb c’è già un tacito codice.
In altre realtà leggo cose incredibili scritte fra i commenti, ingiurie di ogni specie. Sembra ci sia gente che trova soddisfazione solo a scrivere provocazioni.
In Kataweb più che qualche frasetta un po’ viperesca o qualche spammer appena un po’ invadente non ho mai visto.
E poi il commento non gradito si può sempre cancellare.
Io per prima confesso di essere andata a volte a cancellare qualcuno, o, più spesso di avere corretto degli inteventi eliminando parolacce o insulti gratuiti a personaggi famosi.
Capisco però che i blogger che hanno mille duemila commenti possano trovare qualche difficoltà a svolgere queste funzioni.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 17:55 da lavinia


Ho letto attentamente i vari interventi, e devo ammettere, come ha detto qualcuno, che in effetti, non potendomi definire un “blogger”, probabilmente non sono in grado di capire esattamente la questione. Tuttavia proverò a dare, per quanto attendibile, un mio contributo; ovvero:
1. qualcuno ha fatto riferimento all’autoassestamento del “sistema”: non ci farei molto affidamento perchè, come ci insegna la storia, in tutti gli ambiti del confronto sociale (economia inclusa) i principi di autoassestamento dei vari sistemi sono più serviti ai “manipolatori” dei sistemi stessi per fare i propri comodi piuttosto che ai “benintenzionati” per farne derivare un vantaggio per tutti;
2. regole: capisco che per i frequentatori più assidui di internet il concetto di “regola” possa sembrare in contraddizione con lo spirito libero del web, ma le regole servono proprio, a chi interessa esprimersi liberamente all’intenro di un contesto ad egli “gradito”, per garantire la libertà di espressione senza dover subire violenze/aggressioni;
3. ritengo infine che la frequentazione di un blog dipenda molto anche dalla fiducia e dal “riconoscimento” del suo ideatore/animatore, pertanto un suo intervento per evitare inutili disturbatori può essere una buona cosa.
Saluti a tutti.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 19:58 da Andrea Lodi


Due parole per rispondere a Andrea Lodi.
1. Non è vero che i sistemi non si autoassestano: anzi è proprio la regola per tutti i sistemi di comunicazione. Dagli SMS agli MMS, dalle chat ai Messenger; sono sopravvissuti solo quelli che hanno sopportato l’assestamento del pubblico, che hanno garantito fidabiltà, efficienza e gradimento.
2. Una delle basi del Diritto è che una legge o una regola valgono solo se esiste una sanzione per chi non le rispetta. La sanzione può essere elevata solo da un organo di “polizia” delegato a ciò. Nel web chi fa il “carabiniere” ? Solo l’etica e la morale non richiedono una sanzione.
3. Un blog ritenuto di qualità e frequentato (non sempre qualità è sinonimo di quantità di visitatori o commentatori) verrà comunque riconosciuto tale anche se il “conduttore” applicherà la censura.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 20:43 da Teppista


Vi ringrazio tutti per i vostri generosi commenti.
Com’era prevedibile le opinioni qui espresse sono piuttosto discordanti.
Ho tentato di fare un giro anche tra i blog non italiani è la sensazione è che la maggior parte dei blogger, in linea di massima, non gradiscono molto l’idea del “codice di condotta”.
Naturalmente la questione rimane aperta per ulteriori contributi.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 21:08 da Massimo Maugeri


@Andrea Lodi
Un sistema può raggiungere un punto di equilibrio solo se è libero da forze esterne (soprattutto in economia)

@Massimo Maugeri
Il concetto che intendevo esprimere si può semplificare in questo modo: in certi blog se tutti dicono che sta piovendo mentre fuori c’è il sole non si può evitare di affermare il contrario. Ovvero deve esistere una forma di coscienza sociale a prescindere dall’orientamento del blog in questione. Altrimenti hanno ragione quelli che usano la distanza di sicurezza come spazio per il sorpasso.

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 21:16 da eventounico


Eventounico, il tuo punto di vista è molto chiaro e l’esempio che fai rende bene l’idea.
Ti ringrazio.

Devo dire che la discussione si è evoluta in modo interessante, anche se – mi pare – non siamo arrivati a nessuna conclusione. Ma è normale che sia così. E’ una delle classiche “questioni aperte”, quella su cui stiamo dibattendo.
Altri commenti?

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 21:39 da Massimo Maugeri


“2 – Non diciamo niente online che non diremmo anche di persona.” Ecco, questo a me crea problemi. Io non ho problemi a dire tanto sul blog quanto di persona ciò che penso. Non che non abbia limiti, ma mi pare un po’ superfluo… No?

Postato giovedì, 26 aprile 2007 alle 21:57 da Fabioletterario


OT – solo per dirti che qualcheduno è entrato nel mio blog digitando su google “Massimo Maugeri Jennifer Aniston” :-D

ah ah

Postato venerdì, 27 aprile 2007 alle 12:26 da Pietro


pietro, una curiosità. perché mai cliccando su google ” massimo maugeri e jennifer aniston ” si dovrebbe arrivare al tuo sito?
hai scritto una storia di “impossible gossip” sconosciuta ai più?

Postato venerdì, 27 aprile 2007 alle 14:13 da iena


Caro Massimo,
prima di tutto grazie della ripresa.
Noi abbiamo pubblicato la bozza di codice perché ci sembra una questione interessante, quella del comportamento dei blogger e di chi sui blog imperversa. E parliamo di milioni di persone coinvolte, se è vero che Technorati ne censisce da solo oltre 70 milioni.
Detto questo, io non sono di solito un fan dei codici (questo sarebbe di autoregolamentazione, non imposto da qualche autorità), ma credo che alcune regole comuni, o consigli, possano aiutare a rendere un poco più civili i dibattiti. Poi ognuno adotta le regole che preferisce. Indicare il proprio nome, per esempio, è una buona abitudine, ma preferisco un anonimo civile a che ti insulta pur se specificando nome e cognome. E anche se qualcuno ti insulta, spesso c’è più di un’alternativa, una delle quali è moderare in modo autoritario i commenti.
Io sul mio blog personale non faccio nulla del genere, anzi spesso rispondo per le rime (ho smesso però di scrivere parolacce: sarà che la nascita dei figli mi ha fatto diventare più timoroso, boh). però su NovaMagazine, che è una rivista, sia pure con la possibilità di commentare gli articoli, ci risaerviamo la possibilità di moderare i commenti volgari e offensivi.

Postato venerdì, 27 aprile 2007 alle 16:57 da massimiliano di giorgio


Caro Massimiliano, intanto ti ringrazio per il tuo intervento e ti faccio i più sinceri in bocca al lupo per NovaMagazine.
La blogosfera è un iperspazio densamente popolato (definizione quasi ossimorica, questa) al punto che dell’intervento/proposta di O’Reilly – che se non sbaglio è poi anche uno dei teorici del cosiddetto web 2.0 – ne hanno parlato buona parte dei quotidiani e magazine di mezzo mondo.
La questione, come ho già scritto nei precedenti commenti, è destinata a rimanere aperta. La sensazione che ho è che la blogosfera in questi ultimi mesi è cresciuta a dismisura. E forse questo è uno dei motivi principali che hanno spinto alla formulazione di quella sorta di codice. Vedremo cosa accadrà nel prossimo futuro.

Un po’ di domande per riaccendere il dibattito.

La blogosfera ha già “conosciuto” la massima espansione o crescerà ancora?

Ci attende una fase calante?

E se i blog continueranno ad aumentare di numero non si verificherà un’inflazione (a livello anche di visite medie e commenti medi per blog)?

E l’inflazione non potrebbe spingere ulteriormente i più “cinici” a mettere in pratica azioni di disturbo per attirare l’attenzione?

E le azioni di disturbo – in alcuni casi – non potrebbero essere “pilotate” ad arte (magari questo succede già) per suscitare più interesse come avviene per certi falsi dibattiti televisivi di basso livello?

Postato venerdì, 27 aprile 2007 alle 21:33 da Massimo Maugeri


Caro Pietro tu mi costringi ad andare “off topic”, ma lo faccio con piacere.
Dici che qualcuno si è connesso al tuo blog come risultato di una ricerca su google “Massimo Maugeri Jennifer Aniston”.
Bene. Lo dirò a Jennifer la prossima volta che la sentirò o vedrò.

Scherzi a parte, ho provato anch’io ad andare su Google scrivendo “Massimo Maugeri Jennifer Aniston”, ma sono tornato qui a letteratitudine.
C’erano anche link a pseudositi strani che avevano tutta l’aria di essere cavalli di troia per virus.
Del tuo blog nemmeno l’ombra.
Però a questo punto mi hai fatto venire la curiosità. Perché scrivendo il mio nome e quello della Aniston su un motore di ricerca si dovrebbe arrivare da te?
Non lasciarmi in sospeso, eh?

Postato venerdì, 27 aprile 2007 alle 21:41 da Massimo Maugeri


Credo che adottare delle regole, o meglio, un condice di condotta largamente condiviso sia una buona cosa.
Il caso della blogger minacciata di morte è senz’altro un caso limite, però è anche vero che, di passaggio, su alcuni blog ho assistito a delle discussioni vergognose. Certo il gestore del blog è il primo responsabile, su questo non ci piove. Però ripeto se la maggior parte di utenti della rete convergessero verso un codice di condotta ragionevole e civile, ripeto, non sarebbe male.

Ma cos’è questa storia della Aniston?

Postato sabato, 28 aprile 2007 alle 00:04 da Erika


Erika, quello che dici mi pare abbastanza condivisibile. Al momento però, come ho già scritto, pare che la maggior parte dei blogger abbia mostrato una certa idiosincrasia all’ipotesi di codici di condotta.

Per quanto riguarda Jennifer Aniston (attendo ancora risposta da Pietro) capirai tutto collegandoti qui:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine/2007/02/attrici_e_attor.html
Ciao

Postato sabato, 28 aprile 2007 alle 14:39 da Massimo Maugeri


Il Codice comportamentale, può servire, ma non più di tanto. Coloro i quali hanno intenzioni “nocive” i perditempo di turno se ne infischiano della deontologia comportamentale che dovrebbe essere un patrimonio congenito dei benpensanti. Come per i “disturbatori” professionisti il problema è, certamente, genetico, e quindi di pertinenza dell’ingegneria genetica che, ad oggi, non riesce a sosstituire i geni malati.
Ciao a tutti

Postato lunedì, 30 aprile 2007 alle 09:29 da pino catalano


E’ davvero un mistero, questa storia del Jennifer Aniston + Massimo Maugeri, direttamente nel mio blog.

Se clicchi sul mio nome ti porta direttamente alla pagina di Shiny Stat che riporta la chiave di ingresso :-D

Io ho il tuo blonk linkato, col tuo nome e cognome, è possibile che abbia scritto della Aniston, probabilissimo.

Mah :-D

(controlla pure, nell’ordine alfabetico quella ricerca viene appena prima di “la passione nel matrimonio” e “la verginità nel matrimonio”, molto simbolico oserei dire) :-D

Postato mercoledì, 2 maggio 2007 alle 16:25 da Pietro


Ehi Pietro, che dirti?
Uno dei tanti misteri del web, questo. Però se di mezzo c’è Jennifer aniston mi va bene tutto. ;-)
Ciao e grazie per la soffiata!

Postato mercoledì, 2 maggio 2007 alle 23:44 da Massimo Maugeri


Vi assicuro che fin qui vi ho letto ma saltando un po’ di righe, ve ne chiedo scusa, ma avrei fatto le ore piccole e domani per la stanchezza chissà cosa avrei scritto, nonostante tutta questa normativa sospesa,espressa e contesa.
Dunque, per me vada per il moderatore, mi sta bene e ci sono abituata con la community di libero ed altri forum trascorsi. Se avessi potuto chiedere un indennizzo di 10 euro per commento dispregiativo, a quest’ora m’ero pagata un paio di siti. Mi viene in mente il caso di quando Totti fece (il lama)….sul campo ed io riuscii ebbene spudoratamente ad inventarmi una tesi per soccorrerlo parlando della scialorrea che capita agli atleti quando sono in partita…ecc.ecc.Non vi dico che schifo di commenti mi ritrovai, ma non risposi a nessuno e neanche li cancellai, proprio non mi crearono un bel niente di niente. Di solito davanti a chi cerca di recarti un fastidio si dovrebbe proprio fare gli indiani, ossia non vedo, non sento, non parlo…e in questo se voglio sono insuperabile, anzi mi diverte dimostrare una montagna di indifferenza..costei, l’indifferenza e il silenzio sono armi micidiali. Addirittura mi ritrovai con un mio frammento di post inserito su google ma associato ad una frase non mia da sembrare a me attribuita e offendeva addirittura uno stato straniero se letta tutta di seguito…Orbene, inviai una email al motore di ricerca e li invitai a dividere i vari post di diverse provenienze almeno con un segno di interpunzione: Così hanno fatto. Per esperienza di anni, ormai non faccio molto caso a certe azioni moleste ne ho collezionate anche troppe….se si è permalosi non conviene connettersi oppure prendere il web come un corso per vaccinarsi.Allora, m’è capitato di trovare mie poesie divise in più pezzi, con capoversi che diventavano titoli e via dicendo…Mi hanno affibbiato collaborazioni del tutto inventate, ed io ho replicato scrivendo una poesia fatta apposta per ironizzare sull’accaduto allo stesso artefice dell’insolente affermazione, ma era talmente scarso il suo IQ, che neanche si accorse che lo stavo deridendo..
Oggi, dulcis in fundo, sempre partendo da un motore di ricerca ho scoperto che una sconosciuta blogger di uno spazio che non avevo mai frequentato ha inserito un’altra mia poesia “Il posto del miele” nel suo blog inserendo come autore un nome che potrebbe essere anche il mio ma che non adopero mai per firmare le mie poesie ed inoltre ha suddiviso il testo in una maniera molto strana, come se la prima parte della poesia fosse il testo della stessa e la seconda parte la nota esplicativa..Che devo fare? Non posso neanche lasciare un commento a questa SILVIA, perchè con il mio computer non ho l’accesso….Cari miei, internet è così, e pensare che poi esistono i libri, il deposito legale delle opere che paghiamo e tanto di bollino d’argento….ma a che serve tutto questo non lo so….Arriveremo quanto prima a utilizzare dei programmi molto tecnologici che ci garantiscano i nostri diritti sacrosanti…per adesso sarebbe sufficiente almeno dire la nostra verità, così almeno di agire in buonafede…E poi, ora si potrà capire il motivo o uno dei motivi per i quali ho scritto un libro che si intitola “L’Isola della pazienza”…..il riferimento non è casuale. C’è da chiedersi perchè mai un Codice debba essere di fonte straniera, non siamo forse in grado a casa nostra di formularne uno anche noi?

Postato venerdì, 4 maggio 2007 alle 00:49 da gabry conti


Anche io sono daccordo che moderare i commenti rallenta la risposta e il libero dibattito, e la libera espressione. E’ anche vero però che l’autore del blog, puo cnacellare i commenti fuori dai limiti, (infondo il blog è di chi lo ha fatto). Tuttavia se io uso il buon senso non sarò anche in grado di esprimermi senza offendere, e usare tatto, nel dire le cose. Uno deve esprimersi, ma sempre con rispetto e dignità.

Postato mercoledì, 9 maggio 2007 alle 22:47 da Coclea



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