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Archivio della Categoria 'A BOTTA E RISPOSTA (un tandem letterario conversando di libri)'

lunedì, 12 aprile 2021

IL LIBRO SEGRETO DI JULES VERNE di Luca Crovi e Peppo Bianchessi

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)” è dedicata al volume “Il libro segreto di Jules Verne di Luca Crovi e Peppo Bianchessi (Solferino).

Questa è la storia di uno strano volume rilegato in pelle, pieno di pagine bianche. La storia di un cimitero e di una notte di tempesta, di un pescecane e di una balena, di due giri del mondo e di un diavolo in una bottiglia. La storia di un libro segreto che può raccontare a chi lo sfoglia avventure fantastiche che cambieranno per sempre il suo destino. Questo è successo a Jules Verne, Collodi, Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson, Edmondo De Amicis, Nellie Bly… E accadrà anche a voi lettori.

Un libro che, essendo destinato anche ai giovani lettori, lo colleghiamo pure alla nostra rubrica “Giovanissima Letteratura

Abbiamo invitato Luca Crovi e Peppo Bianchessi a partecipare al “tandem letterario” di Letteratitudine. Li ringraziamo entrambi per la loro adesione all’iniziativa

* * *

Ma come diavolo abbiamo fatto

di Luca Crovi e Peppo Bianchessi

L.C.: “Ma come diavolo ha fatto immaginarsi certe cose?”. Mi sono fatto spesso questa domanda leggendo le storie di Jules Verne, restando ogni volta a bocca aperta davanti alle incredibili invenzioni presenti nel suo immaginario. Poi è arrivato il mio amico Peppo Bianchessi che ho conosciuto qualche anno fa realizzando insieme la riedizione de “Gli uomini in grigio” di Giorgio Scerbanenco. Peppo mi ha sorpreso con due illustrazioni che hanno costituito la suggestione principale de “Il libro segreto di Jules Verne” che abbiamo costruito insieme. Mi puoi raccontare come eri arrivato a realizzarle? (continua…)

Pubblicato in A BOTTA E RISPOSTA (un tandem letterario conversando di libri), GIOVANISSIMA LETTERATURA   Commenti disabilitati

mercoledì, 25 settembre 2019

TUTTA QUELLA BRAVA GENTE di Marco Felder

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo Tutta quella brava gente” di Marco Felder (Rizzoli). Marco Felder è lo pseudonimo di Jadel Andreetto e Guglielmo Pispisa, membri dell’ensemble narrativo Kai Zen e autori di romanzi, saggi e racconti.

Abbiamo invitato i due coautori del romanzo (qui di seguito ritratti in una foto “datata”) a partecipare al “tandem letterario” di Letteratitudine.

* * *

IL TANDEM LETTERARIO TRA JADEL ANDREETTO E GUGLIELMO PISPISA su “Tutta quella brava gente” di Marco Felder (Rizzoli)

Jadel: Come siamo finiti a scrivere un giallo?

Guglielmo: Mi verrebbe da dire perché volevamo sfruttare i meccanismi del genere oggi di maggior successo in modo da poter raccontare anche altro e che dunque il nostro non è solo un giallo e bla bla bla… ma sarebbe una gran bugia. Siamo finiti a scrivere un giallo perché avevamo voglia di scrivere un giallo. E possibilmente di scriverne uno buono. Chissà se ci siamo riusciti? Tu che dici? (continua…)

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sabato, 13 aprile 2019

NUVOLE BAROCCHE di Antonio Paolacci e Paola Ronco

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo “Nuvole barocche” di Antonio Paolacci e Paola Ronco (Piemme).

I due coautori del romanzo hanno scelto di interpretare il “tandem letterario” di Letteratitudine utilizzando la forma del racconto (rigorosamente scritto a quattro mani). Un racconto che ha come obiettivo… l’incontro con il loro personaggio principale…

Antonio Paolacci (Maratea, 1974) e Paola Ronco (Torino, 1976) vivono a Genova e sono compagni di vita. Entrambi hanno già all’attivo diverse pubblicazioni, ma “Nuvole barocche“, che inaugura la serie di Paolo Nigra, è il loro primo romanzo scritto a quattro mani.

Una Genova particolarmente fredda, l’omicidio di un ragazzo, un vicequestore aggiunto pronto a indagare nel caos…

* * *

Il tandem letterario di Antonio Paolacci e Paola Ronco dedicato a “Nuvole barocche” (Piemme)

«A dottò, ce stanno due, de là».
Il vicequestore aggiunto Nigra sollevò lo sguardo dalle abominevoli carte su cui stava lavorando malvolentieri, un’imprecazione sommessa per ogni firma. L’assistente capo Marta Santamaria gli stava davanti, i capelli biondi raccolti nella coda d’ordinanza, la pipa in tasca.
«Mi sono dimenticato che aspettavo qualcuno?»
«No, dottò. È che vorrebbero vederla».
«E fagli vedere una foto», sbuffò in risposta.
C’erano alcune cose in grado di mettere Nigra di cattivo umore, tra le principali sicuramente la compilazione delle scartoffie, le visite inattese e la carenza di zuccheri. In quel preciso istante, troppo distante dalla colazione e non ancora abbastanza vicino al pranzo, la combinazione dei tre fattori rendeva pericolosa qualsiasi interazione con lui.
«A dottò».
«Santamaria, mi dici perché vogliono vedermi o devo indovinarlo io?»
«Oh, io non c’entro niente, sia chiaro», si affrettò a giustificarsi lei. «Questi sono, come dire», Marta Santamaria spostò il peso da un piede all’altro, finendo per preoccupare del tutto il suo superiore, che afferrò il portatabacco, pronto a cercare una via di fuga. «Insomma, dottò. Vorrebbero chiederle un po’ di cose sulla vita vera della polizia, sa».
«Uhm. Cioè sono giornalisti?»
«No, dottò. Sono due che…»
«Santamaria?»
«Due scrittori, ecco, l’ho detto». (continua…)

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sabato, 4 agosto 2018

IL SANGUE MACCHIA, SIR di Costanza Durante e Giovanni Di Giamberardino

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo “Il sangue macchia, Sir” di Costanza Durante e Giovanni Di Giamberardino (Neri Pozza).

Giovanni Di Giamberardino è sceneggiatore, autore televisivo (Il Boss delle Cerimonie, Il Castello delle Cerimonie) e critico per la rivista Rolling Stone. Ha pubblicato il romanzo La marcatura della regina, Edizioni Socrates, e non si è mai mosso da Roma.

Costanza Durante nasce a Milano nel 1990, cresce a Napoli e vive a Roma. Nel 2013 si diploma in Sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia. Vincitrice della Borsa Sbarigia al premio Solinas 2016, lavora come sceneggiatrice per varie produzioni.

Entrambi formano un’affiatata coppia letteraria che ha dato origine a due romanzi, entrambi pubblicati da Neri Pozza: “Giallo banana” e – per l’appunto – Il sangue macchia, Sir

A proposito di “Giallo banana” non sono mancate autorevoli e prestigiose dichiarazioni di stima (che riportiamo qui di seguito):

«Brillante come un collier, frizzante come lo champagne, urticante come il vetriolo. Il colore del crimine nei salotti buoni è Giallo Banana».
Maurizio de Giovanni

«Il primo investigatore a sangue blu della narrativa italiana, decaduto quanto basta da coltivare un insospettato fiuto per il crimine».
Diego De Silva

«Di Giamberardino e Durante… Sono loro i nipotini di Fruttero e Lucentini? Un romanzo delizioso, vivacissimo, ottimamente costruito».
Antonio D’Orrico, Sette

Le storie di Costanza e Giovanni hanno come protagonista un personaggio molto peculiare. Si tratta di Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea (altresì noto come il principe di Sant’Andrea): quarant’anni, un metro e novanta per centodieci chili. In “Giallo banana” il principe di Sant’Andrea ha indossato i panni di un originale, ma brillante, investigatore… che ritroviamo anche in “Il sangue macchia, Sir“. Sono trascorsi solo pochi mesi dal primo caso di omicidio risolto da Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea. È finita qui? Naturalmente no. E, per certi versi, è una fortuna… perché il nostro protagonista si ritrova solo e annoiato. A scuoterlo dalla noia, arriva un vecchio caso che ci riporta all’anno 1997. C’è un padre assassino, scomparso nel nulla, e una figlia che vuole assolutamente riabilitarne l’immagine. Il soggetto in questione è Pietro Saba, il killer dell’Aventino.

Ripartiamo da qui, dunque… con il Principe Investigatore che si ri-tuffa in una nuova avventura investigativa supportato dal maggiordomo sovietico Gelasio e della Tavor-dipendente zia Magda.

Abbiamo invitato Giovanni e Costanza a mettere alla prova le loro belle bene e a cimentarsi in un loro personalissimo “tandem letterario” finalizzato a farci conoscere qualcosa di più di “Il sangue macchia, Sir” e dei personaggi letterari che popolano il romanzo.

* * *

Il sangue macchia, Sir” (Neri Pozza): il “tandem letterario” di Costanza Durante e Giovanni Di Giamberardino

* * *

Risultati immagini per Costanza Durante e Giovanni Di GiamberardinoG: Prego, prima le donne. Sono un gentiluomo.
C: Gentilissimo, grazie! Inizierei con una domanda sul personaggio, il conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea. Sarei curiosa di sentire secondo te qual è il suo miglior pregio e il suo peggior difetto.

G: Credo che il peggior difetto di Vittorio sia la sua costante ricerca di approvazione da parte degli altri, chiunque altro. Il suo bisogno di sentirsi dire “Bravo, non sei troppo male, alla fine”, che lo riduce a fare le cose più patetiche immaginabili. Il suo miglior pregio invece è la sua risolutezza, il non mollare mai fin quando non raggiunge l’obiettivo, cioè quasi mai. Eppure ci prova lo stesso e non demorde. Vorrei avere anche io questo atteggiamento, glielo invidio molto.
A te invece chiedo in quale ambiente sociale non vedresti mai investigare Vittorio. Lo abbiamo visto nella Roma cafonal e in quella intellettuale. Dove invece non metterebbe mai piede? (continua…)

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giovedì, 5 aprile 2018

LA FORTEZZA DEL CASTIGO di Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo “La fortezza del castigo” di Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro (Newton Compton).

Un avvincente thriller storico ambientato tra la Francia e l’Italia del XIII secolo e che si sviluppa partendo dalla seguente domanda (riportata anche sulla copertina): può veramente un manoscritto cambiare il corso della storia?

Di seguito: il “tandem letterario” offerto dai due co-autori in forma di racconto (dove loro stessi diventano personaggi).

* * *

undefinedLa fortezza del castigo (Newton Compton): il “tandem letterario” di Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro

* * *

Fuori dai finestrini diluviava. Brunoldi e Santoro erano sui sedili posteriori, mentre il taxi scivolava tra le auto che, come sempre nei giorni bagnati, ingolfavano il lungo Tevere. Ogni tanto alle loro orecchie arrivava qualche imprecazione dalle macchine vicine, che il loro conducente superava spericolato.
«Perché credi ci abbiano convocati?», chiese Brunoldi, mentre Santoro stava controllando, con una certa apprensione, che il tassista non mettesse sotto qualcuno e prendesse la strada giusta.
Il giorno prima avevano ricevuto una telefonata dal segretario del cardinale Simoni, che li invitava a recarsi presso gli uffici del Vaticano per comunicazioni urgenti.
«Vorranno complimentarsi per il romanzo. Che altro?», rispose Santoro.
«Conosci forse qualcuno in Vaticano? Io no», disse Brunoldi.
«Nemmeno io. Quindi sarà per il romanzo. Pensaci, c’è Francesco, c’è una reliquia, gli eretici. Vorranno congratularsi con noi per il lavoro svolto», ribadì Santoro.
«Sarebbe fantastico allora. Sai quante copie ci farà vendere in più?!».
Il tassista fermò l’auto.
«Eccoci qua, Piazza del Sant’Uffizio».
I due autori uscirono dalla vettura proprio quando smise di piovere e il sole fece timidamente capolino tra un manto di nubi nere e spesse. In quel mentre, da dietro il finestrino mezzo abbassato, il conducente si sporse, facendo l’occhiolino.
«Dotto’, fate attenzione lì dentro, non ci si può fidare di nessuno», disse, prima di scomparire nell’abitacolo.
Dopo i controlli di rito, percorsero un lungo corridoio, fino a che la guardia li consegnò nelle mani di un pretino secco e gobbo, che in silenzio li condusse fino a una grande porta di legno, sulla quale stava scritto: congregazione per la dottrina della fede.
«Complimentarsi, dicevi?», disse Brunoldi, entrando. (continua…)

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venerdì, 16 marzo 2018

LO CHIAMAVANO GLADIATORE di Andrea Frediani e Massimo Lugli

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo “Lo chiamavano Gladiatore” di  Andrea Frediani e Massimo Lugli (Newton Compton).

Due bestselleristi del romanzo storico (Andrea Frediani) e del noir (Massimo Lugli) uniscono le loro penne per dare luce a una storia particolarissima ambientata tra la Roma del I secolo d.C., sotto l’imperatore Tito e la Roma dei nostri giorni

Di seguito: il “tandem letterario” tra i due co-autori del romanzo… che ringrazio per aver aderito all’iniziativa.

Massimo Maugeri

* * *

Lo chiamavano Gladiatore“: il “tandem letterario” tra  Andrea Frediani e Massimo Lugli

undefinedANDREA: Tu hai già scritto libri a quattro mani, mentre per me era la prima volta. In cosa hai trovato differente questo lavoro rispetto ai precedenti?

MASSIMO: Scrivere un libro a quattro mani è sempre un cimento anche perché bisogna confrontarsi con uno stile, un metodo di lavoro, un’inventiva completamente diversa dalla propria. E non ti nascondo che inizialmente ero molto in soggezione dato che, come sai, sei un mio autore di culto. Ho affrontato la sfida con la mia solita caparbietà e incoscienza e credo che il risultato mi abbia premiato: la fortuna arride agli audaci. In passato avevo firmato un saggio e, successivamente, scritto un romanzo con l’ex funzionario di polizia Antonio Del Greco, mio carissimo amico da 30 anni ma in questo caso i ruoli erano ben definiti fin dall’inizio: lui ci mette esperienza e fantasia, io quel minimo di creatività che ho e le parole. Insomma: parlavamo a lungo, io scrivevo, gli mandavo il testo e facevamo insieme qualche correzione. Lo stesso metodo che sto seguendo attualmente visto che stiamo lavorando a un altro libro, il terzo della nostra collaborazione.

Per “Lo chiamavano Gladiatore” è stato completamente diverso. Dopo aver delineato a spanne la trama, ognuno di noi ha scritto un capitolo alla volta ma, fino alla conclusione, nessuno dei due ha inviato il testo all’altro. Ho letto la tua parte solamente alla conclusione e l’ho fatto con grande trepidazione. Sono rimasto incantato dalla trama e dalla prosa ma anche basito vedendo tante assonanze, tanti parallelismi di cui neanche avevamo discusso durante le nostre periodiche conversazioni. Spesso ho pensato che si fosse instaurato una sorta di collegamento telepatico.

Nella mia ignoranza, penso che sia stato un esperimento letterario assolutamente inedito perchè le vicende si intrecciano di continuo ma, al tempo stesso, restano separate e le due forme stilistiche, oltre che ai tempi narrativi, sono radicalmente differenti. Non ho mai letto una cosa del genere e, credimi, io leggo parecchio. Aggiungo una cosa: credo di essere un autore che scrive velocemente, una particolarità classica di chi, come noi due, viene dal giornalismo. Beh, in questo caso ammetto che ho fatto una gran fatica a stare al passo con te. Della serie: per quanto tu possa crederti tosto, ci sarà sempre uno più tosto di te. Ecco, io l’ho incontrato. Eppure, noir e romanzo storico sono generi letterari molto diversi. Spesso lo sono anche i lettori. I tuoi ti seguono da anni, sia come saggista che come romanziere e li immagino abbastanza tradizionalisti. Non hai avuto paura che la contaminazione potesse deluderli o addirittura allontanarli? (continua…)

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mercoledì, 7 marzo 2018

NON STANCARTI DI ANDARE di Teresa Radice (ai testi) e Stefano Turconi (ai disegni)

graphic-novel-e-fumettiQuesto post unisce due rubriche di Letteratitudine: A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) e “Graphic Novel e Fumetti“.

L’occasione ci viene offerta dalla pubblicazione di un ottimo graphic novel pubblicato da BAO Publishing e realizzato da Teresa Radice (ai testi) e Stefano Turconi (ai disegni). Il volume si intitola: Non stancarti di andare. Di Teresa Radice e Stefano Turconi ci eravamo già occupati con riferimento a “Viola Giramondo” (Tunué) (qui la recensione di Furio Detti).

Non stancarti di andare è un romanzo grafico intenso sul senso dell’esistenza e della distanza, che attraversa più generazioni. Una storia per distruggere le barriere, per imparare ad amare senza riserve.

I protagonisti sono Iris e Ismail.

Iris inizia a mettersi comoda nella casa di Verezzi, in Liguria, mentre il suo amato Ismail torna a Damasco per sistemare le ultime faccende prima di trasferirsi definitivamente con lei. Separati da un destino violento e imprevisto, Iris si scopre incinta mentre Ismail lotta per tornare in Italia, bloccato dalla grave situazione in Siria, dove alla lotta tra milizie governative e forze ribelli si affianca l’avanzata dei gruppi fondamentalisti.

Di seguito, il tandem letterario tra i due autori (che ringrazio di cuore per la disponibilità e l’entusiasmo con cui hanno accettato il mio invito).

Massimo Maugeri

* * *

Teresa Radice: Eccoci qua. “Non stancarti di andare”, edito da BAO Publishing, è in libreria da tre mesi, è stato un viaggio lungo cominciato oltre dieci anni fa in Siria e non ancora terminato, perché questo è il momento degli incontri coi lettori, delle chiacchierate sulla storia, dei perché e dei percome. In tanti ci hanno chiesto da dove è venuto questo libro, spingendoci spesso a parlare del passato ma, ora che ci penso, nessuno ci ha mai domandato di quel che resta in noi ora che il libro ha preso la sua strada. Di quel che di questa storia ci è rimasto addosso e dentro, ecco. A distanza di 3 mesi dall’uscita (e per te a soli quattro mesi dal termine della lavorazione ai disegni – io, con la sceneggiatura, avevo finito un po’ prima), c’è un personaggio che ti è rimasto più appiccicato di altri? Qualcuno per cui provi particolare nostalgia?

Stefano Turconi: Un po’ tutti, credo.  Dopo così tanto tempo passato assieme è difficile separarsene. Anche se, in realtà, da disegnatore non ti stacchi mai davvero da un personaggio: ogni volta che fai una dedica su un libro disegni uno di loro, quindi, a conti fatti, mi sa che ho disegnato molte più volte Iris e Ismail da quando il libro è finito che non prima, nelle tavole. In ogni caso i personaggi che mi mancano di più credo siano Iris e Maite, per un motivo banale in realtà: lo sapevo già prima, ma lavorando a questo libro mi sono accorto di quanto sia stimolante disegnare la “quotidianità”, un dialogo tra due persone in auto, o su una veranda una sera d’estate. Il fumare una sigaretta, o bere una birra, cose semplici che si fanno tutti i giorni, gesti banali, ma che, da disegnatore, devi rendere “interessanti”, giocando con i gesti o le inquadrature. Per molti aspetti è più facile disegnare una scena d’azione che non una scena in cui due persone prendono un caffè al bar parlando del tempo. Tu, invece, cosa mi dici in proposito? (continua…)

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venerdì, 12 gennaio 2018

SLEEPING BEAUTIES di Stephen King / Owen King

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo Sleeping Beauties” di  Stephen King / Owen King (Sperling & Kupfer – traduzione di Giovanni Arduino).

Di seguito: un articolo, il “tandem letterario” tra i due co-autori e un video.

* * *

Sleeping Beauties: un “tandem letterario” in casa King

di Massimo Maugeri

Non è la prima volta che Stephen King aderisce a un progetto di scrittura a quattro mani. Già nel 1983 il Re pubblicò “Il talismano”, scritto insieme al collega Peter Straub. Di recente è uscito un nuovo romanzo di King scritto a quattro mani con un altro autore. Stavolta il collega scrittore è anche un suo parente e porta il suo stesso cognome: si chiama Owen ed è suo figlio (anch’egli romanziere, come Tabitha, moglie di Stephen e madre di Owen, e Joe – l’altro figlio di Stephen e Tabitha – che utilizza lo pseudonimo di Joe Hill). Il romanzo si intitola “Sleeping Beauties” e anche nella versione italiana (pubblicata da Sperling & Kupfer e ben tradotta da Giovanni Arduino) mantiene il titolo in originale. Il “sopratitolo” invece (una sorta di avvertimento… anzi, un vero e proprio monito) è tradotto in lingua italiana e recita così: “Non svegliare le belle addormentate”.
La storia è ambientata a Dooling, piccola città del West Virginia. Un luogo che riteniamo sia immaginario (come Castle Rock e Derry, celebri luoghi kinghiani), anche se – per la verità – negli Stati Uniti un piccolo centro che si chiama Dooling esiste davvero; solo che si trova nello Stato della Georgia, nella Contea di Dooly (e non in West Virginia): un piccolissimo centro di appena 154 abitanti (dati del 2010).
La Dooling di “Sleeping Beauties” ospita un carcere femminile: luogo che occupa un ruolo centrale nello sviluppo delle vicende del romanzo. Accade che, a un certo punto, una sorta di virus che pare aver avuto origine in Australia comincia a diffondersi un po’ ovunque. Il virus in questione viene battezzato con il nome Aurora (riferimento alla nota principessa della fiaba “La bella addormentata”), giacché colpisce solo le donne inducendole a un sonno improvviso e profondo. Ma l’addormentamento è solo una delle componenti della malattia. Le donne colpite, infatti, vengono ricoperte da una specie di membrana biancastra, di natura organica, ed è bene non risvegliarle… altrimenti la loro reazione è violenta e letale. L’epidemia si diffonde anche all’interno del carcere femminile di Dooling e per il dottor Norcross, lo psichiatra della prigione, e per sua moglie Lila, lo sceriffo, si prospettano tempi difficili (giusto per usare un eufemismo).
Il duo King (Stephen / Owen), prendendo spunto dalla mitica fiaba de “La bella addormentata”, offre al pubblico dei lettori un romanzo gotico che – pur non rientrando nel mio personale elenco dei magnifici cinque di King padre (in ordine di preferenza: “It”, “L’ombra dello scorpione”, “Misery”, “Shining”, “22/11/’63″) – mantiene un buon ritmo e tiene il lettore avvinghiato alla storia nonostante la presenza di un foltissimo numero di personaggi (se ne contano una settantina, elencati sulle prime pagine del libro). Su tutti si erge la figura della misteriosa e terribile Evie Black, una bella e giovane donna (intorno alla quale svolazzano strane falene marroni) che, sin dall’inizio della storia (viene arrestata per aver assassinato brutalmente due uomini), pare essere collegata alla sindrome del sonno e alle sue devastanti conseguenze.

Sleeping Beauties” (libro dell’anno 2017 per Goodreads) è destinato a essere trasposto sul piccolo schermo, dato che Anonymous Content (casa di produzione di True Detective e Mr. Robot in TV e di Revenant e Spotlight al cinema) si è assicurata i diritti per farne una serie con la collaborazione di Stephen e Owen King.

Può essere interessante conoscere qualcosa sulle origini del romanzo, per cui… ecco qui di seguito il “tandem letterario” del duo King: padre e figlio. (continua…)

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venerdì, 22 settembre 2017

I DUBBI DI SALAÌ: Manzoni intervista Monaldi & Sorti

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al nuovo romanzo di Rita Monaldi e Francesco Sorti: “I dubbi di Salai” (Baldini&Castoldi). Per l’occasione, la nota coppia letteraria ha chiamato in causa il grande Alessandro Manzoni, che si è generosamente prestato a intervistarli.

Pubblico l’intervista qui di seguito ringraziando Rita Monaldi, Francesco Sorti… e, naturalmente, Alessandro Manzoni.

Massimo Maugeri

* * *

IN ESCLUSIVA PER

LETTERATITUDINE

Rita Monaldi e Francesco Sorti

intervistati sul romanzo storico da

Alessandro Manzoni

Risultati immagini per alessandro manzoniMANZONI – Ho accettato con molto piacere l’invito di condurre con voi un colloquio sul romanzo storico. C’è stato un po’ di confusione all’inizio, quando lo staff di Letteratitudine si è reso conto che non ho un agente, ma poi con Maugeri ci siamo intesi benissimo. Gli ho solo confessato di aver seguito un po` poco le tendenze letterarie italiane degli ultimi 200 anni. I modernissimi, tipo Pirandello, non li ho ancora letti. Ma veniamo a noi, cari autori, e partiamo dall’ultimo vostro libro, I dubbi di Salaì, appena uscito con Baldini&Castoldi. Poi andiamo a ritroso, fino ai vostri inizi e all’idea stessa di scrivere romanzi storici. Un tema che come sapete mi sta molto a cuore.

MONALDI & SORTI – Innanzitutto grazie, cavalier Manzoni, per l’onore che ci fa con questa intervista! Postiamo subito un selfie su Twitter, i nostri compagni di liceo saranno verdi d’invidia. I dubbi di Salaì apre una trilogia che ha per protagonista un personaggio realmente esistito: sciupafemmine, mangione, zotico e testadura, il bel Salaì racconta in una serie di 68 lettere (falsissime, e quindi verosimili) la sorprendente avventura vissuta a Roma nel 1501 col suo patrigno, uno squattrinato artista un po` frustrato e con la testa sempre fra le nuvole, tale Leonardo da Vinci. I Dubbi di Salaì è il primo esempio di giallo storico-satirico. La satira è rivolta contro le falsificazioni storiche più sfacciate, le fake news – come le chiamiamo oggi – che meritano di essere disinnescate con l’arma del ridicolo. È un romanzo in cui si ride, e anche parecchio, ma su cose tremendamente serie.

MANZONI – Falsificazioni che durano da secoli, avete detto? Io di secoli, se mi consentite, ne ho visti più di voi… Non vi pare un’idea un po’ azzardata?

MONALDI & SORTI – Tutt’altro. Primo esempio: la leggenda nera dei Borgia. Assassinii, incesti, orge. È un caso clamoroso di fake news vecchio di cinque secoli. Papa Borgia non è un mostro. È stato diffamato per motivi politici.

MANZONI – E i mandanti della diffamazione chi sarebbero?

MONALDI & SORTI – I prìncipi tedeschi, vogliosi di avviare la Riforma per staccare la loro terra dal controllo del clero di Roma. E poi i vari principati italiani, gelosi della loro indipendenza e insofferenti verso il tentativo dei Borgia (spagnoli, quindi intrusi) di riunire la penisola sotto la loro egemonia. Papa Borgia aveva inoltre avviato una grande riforma della Chiesa, che avrebbe disinnescato la rivolta luterana. Ma a bloccarlo arrivarono puntualmente guerre, invasioni turche, divisioni politiche e infine l’improvvisa morte. Fu un Papa dalla notevole visione politica. E tutt’altro che vizioso.

MANZONI – Quindi i Borgia virtuosi, anziché lascivi e assetati di sangue? Potete immaginare la mia sorpresa! Io stesso, per scrivere i Promessi sposi, mi sono servito del lavoro degli storici. Possibile che nessuno di loro si sia accorto di una tale manipolazione?

Monaldi Rita e Sorti FrancescoMONALDI & SORTI – Egregio cavalier Manzoni, ma certo che se ne erano accorti! Il più grande e approfondito studio documentale sui Borgia, pubblicato dallo statunitense Peter De Roo nel 1925 in cinque volumi e migliaia di pagine, smonta o contraddice efficacemente tutte le leggende antiborgiane. Ma è stato sistematicamente passato sotto silenzio dal mainstream accademico. Perfino l’ottima Maria Bellonci, fondatrice del premio Strega, nella sua biografia di Lucrezia Borgia fa orecchio da mercante. Le copie dell’opera di De Roo sono sparite dalla circolazione. In Italia ne sopravvivono solo quattro.

MANZONI – Sa di complottismo, come lo chiamate oggi. So che non è più di moda, ma io ho uno spiccato senso della Provvidenza, e non riesco a conciliarlo con quanto mi state dicendo.

MONALDI & SORTI – Allora le aggiungiamo una nostra scoperta, anche questa contenuta ne I dubbi di Salaì. Il famoso Diario del cerimoniere pontificio Giovanni Burcardo, contemporaneo dei Borgia, è la più pesante prova a carico del papa e della sua cerchia: racconta tra l’altro i festini disgustosi che si sarebbero svolti in quegli anni alla loro corte. Ebbene, abbiamo dimostrato che Burcardo plagia bellamente il Decameron del Boccaccio. Inoltre in patria (proveniva da Strasburgo) era stato condannato per furto e falsificazione di documenti. Per finire, dopo la sua morte il Diario è stato manipolato: qualcuno ha inserito l’histoire scandaleuse dei Borgia nel manoscritto originale del Diario. Che quindi è in ogni caso una sonora patacca.

MANZONI – Non vi paiono giudizi un po’ impertinenti? I testi universitari continuano a citarlo, quel Diario. E anche le vostre, come si chiamano… ah sì, fiction TV. (continua…)

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martedì, 8 novembre 2016

AMICHE DI PENNA

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo Amiche di penna di Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque (Mondadori); un romanzo epistolare che vede come amiche di penna due celebri personaggi letterari: Anna Karénina e Emma Bovary.

Ecco, di seguito, il tandem letterario offerto dalle due autrici (che ringrazio e a cui dò il benvenuto).

In coda al post, un estratto del libro.

Massimo Maugeri

* * *

AMICHE DI PENNA: il tandem letterario di Marosella Di Francia e Daniela Mastrocinque

Marosella – Tra i quattro personaggi di Amiche di penna, mi riferisco non solo alle due protagoniste,  Anna ed Emma, ma anche a Odette e Rossella che si inseriscono in un secondo momento, a quale ti senti più vicina?

Daniela – Forse a Emma, per il suo essere una sognatrice, per il suo affetto  sincero per Anna. Non le perdono però la debolezza per le spese insensate. Oggi potrebbe essere la protagonista di un romanzo  come “I love shopping”. E tu a quale ti senti più vicina?

Marosella – Difficile rispondere, perché se ci pensi bene siamo  tutte un po’  Emma, quando crede fino in fondo all’amore di Rodolphe che giura che la porterà via con sé, siamo Anna, quando creiamo fantasmi di gelosia, o Rossella, quando per ostinazione e orgoglio diventiamo autolesioniste, e a volte siamo Odette se ci serviamo degli uomini per tornaconto.

Daniela – La nostra è stata una collaborazione ricca di confronti e discussioni, ma poi abbiamo sempre trovato una soluzione su cui eravamo entrambi d’accordo. Dimmi la verità, a romanzo pubblicato, ti sei pentita di essere stata qualche volta troppo accondiscendente?

Marosella – No, perché non sono stata sempre io a cedere, ma spesso anche tu hai messo da parte la tua opinione e sei venuta sulle mie posizioni. E poi, a ben rifletterci, e  sono sicura che sei d’accordo con me, non è stata mai la tua o la mia idea a prevalere, ma ne è venuta fuori una terza, nata dalle nostre discussioni, anche molto accese, che ha avuto la meglio e si è rivelata poi quella più giusta.

Daniela – Sì, è vero, anzi vorrei aggiungere che questo dover rendere conto all’altro della propria idea ci ha costretto ad andare più a fondo nei personaggi per poter creare una relazione credibile tra loro. (continua…)

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martedì, 19 luglio 2016

UNA VOLTA L’ESTATE

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo Una volta l’estate di Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi (Meridiano Zero).

Ecco, di seguito, il tandem letterario offerto dai due autori.

Massimo Maugeri

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UNA VOLTA L’ESTATE: 1 +1 + il loro incontro

il tandem letterario di Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi

Una volta l'estateIlaria: Luigi, tu sei uno scrittore di racconti fantareali brevissimi, come ti sei trovato a scrivere un romanzo, quindi un testo lungo, che non è propriamente fantastico come genere, anzi piuttosto thriller psicologico, direi?

Luigi: Era impensabile per me scrivere romanzi, per via della pigrizia. Grazie a te ci sono riuscito. Anche se abbiamo usato una metodologia da racconto, l’idea iniziale era: scrivere tanti incipit, come piccoli pezzi di un puzzle che alla fine vanno a formare una visione più grande. A livello di scrittura l’ho vissuta come tanti racconti incastonati uno nell’altro, anche perché era l’unico modo per scrivere in due, due persone che stanno insieme e che sono molto diverse. C’era anche il rischio di arrivare troppo in profondità e sfasciare qualcosa, come mi sembra abbiamo fatto noi. Tirare fuori delle verità che magari neanche riveli a te stesso, ma quando scrivi devi farlo, devi rivelare l’irrivelabile, è stato duro, faticoso, ma anche elettrizzante.

Considerando che sono molto pigro e tu invece sei molto prolifica, hai scritto già diversi romanzi anche in tempi abbastanza brevi, uno dopo l’altro, come ti sei trovata a scrivere con un pigro?

Ilaria: C’è da dire che quando vai molto veloce nella scrittura c’è sempre il rischio di una caduta di stile, infatti tra i miei primi libri c’è un po’ di differenza, Fatti male l’ho scritto in quattro mesi, Homo homini virus in tre anni quindi, ecco, chi li ha letti entrambi avrà notato che in HHV la tenuta stilistica è molto più accurata. Devo dire che nel nostro, Una volta l’estate, a parte l’ansia per la tua lentezza, l’attesa ha fatto tantissimo. La mia idea iniziale era di fare un guazzabuglio di frammenti, una cosa sperimentalissima, senza punti e virgole (maledetto Joyce letto troppo presto!), in cui ci avrei capito qualcosa solo io. Devo dire che la lentezza cui mi hai costretto mi ha insegnato a fare ordine, prima di tutto a pesare ogni singola parola. Poi, diciamolo, alla drammaturgia e all’intreccio ci hai lavorato soprattutto tu. Non era facile rendere Una volta l’estate comprensibile

Luigi: Ricordi? Avevamo inizialmente l’idea di fare una sorta di romanzo che si poteva cominciare da qualsiasi punto del libro. Abbiamo lavorato leggendo classici moderni dopo pranzo e per esercitarci e divertirci facevamo un esercizio in cui leggevamo Joyce, Virginia Woolf, Carver, e ci davamo venti minuti di scrittura sulla base delle suggestioni del racconto. Per diversi mesi ogni giorno abbiamo fatto questa cosa. E man mano venivano fuori dei personaggi che avevano a che fare l’uno con l’altro. Abbiamo iniziato a notare delle somiglianze di storie, di trame, in alcuni dei nostri esercizi di scrittura. Lì ci è venuta l’idea del romanzo scritto insieme. Continuando questo gioco, ma pensando a un romanzo vero, la storia è venuta dopo. C’erano tanti flash che piano piano costruivano da soli una drammaturgia e abbiamo capito solo dopo quale fosse la storia: una postina ruba il figlio appena nato di una coppia in crisi. Lei è un’ex artista formattata dal rigore di suo marito militare che si trova in missione all’estero. Nel romanzo è descritta la vita parallela di queste due persone, Maya ed Edoardo, e poi diverse altre. Quanti personaggi erano e quanti ne abbiamo portati avanti, eh? (continua…)

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giovedì, 30 giugno 2016

LA FELICITÀ ERA, FORSE, IL MALE MINORE

La prima puntata della nuova rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al volume La felicità era, forse, il male minore di Marinella Fiume e Santino Mirabella (A & B edizioni).
Ecco, di seguito, il tandem letterario offerto dai due autori.

Massimo Maugeri

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LA FELICITÀ ERA, FORSE, IL MALE MINORE (A & B edizioni)

Una volta su un muro lessi una frase, scritta da chissà chi: “Se non ci metti troppo, ti aspetto tutta la vita”. Ecco, credo che questo debba essere il nostro atteggiamento verso la felicità: disposti a battagliare tutta la vita per ottenerla, sì, ma lei deve darci un indizio di sé, rendersi seducente, non esagerare nel lasciarci con il dito schiacciato sul citofono… E se mai dovessi, da morto, ricordare la mia vita, vorrei non aver vissuto temendo d’essere felice, non aver trascurato la felicità pensando ad altro. Vorrei non dover mai dire che la felicità era, in fondo, il male minore.


di Marinella Fiume e Santino Mirabella


Marinella- Santino, ma con il lavoro stressante che fai tutti i giorni, con le attuali contingenze che non sono certo il massimo per garantire neanche un minimo di serenità all’universo mondo, come ti salta in mente di invitarmi a scrivere con te un dialogo proprio sulla felicità? E poi, che argomento! Senza essere neanche un filosofo o un maitre à penser… dopo i fiumi di inchiostro versati dai Grandi… Platone, Socrate, Aristotele…. Non ti avrà mica dato di volta il cervello?

Santino- Ma vedi, Marinella, dovrei dirti, come si fa in questi casi, che ti ringrazio della domanda. Però non posso farlo perché già troppo diretta…. Mi parli di quel che passa per il cervello… Non ti so dire, so però che, in fondo, nel cervello ci sono tanti angoli oscuri a noi ignoti e aver la voglia di passeggiarvi, per vedere cosa si nasconde dietro ognuno di essi, è stato uno stimolo non da poco. E su questi argomenti, poi, ogni anfratto del cervello urla attenzione: la parte emotiva, la parte razionale… La paura i sogni la logica la disattenzione coltivata. E cosa vi era di meglio di indirizzare ogni delirio che mi emergeva in superficie ad una interlocutrice come te? Cosa può essere più appetibile che aspettare, dopo ogni mio intermezzo, una tua risposta? Cercavamo la felicità e forse la abbiamo sfiorata nell’idea stessa del cercarla. Tu che ne pensi?

Marinella – Il danno è che quando parlo con te prima parto in quarta poi ben presto mi disarmi, con la tua logica a fil di lama, con la tua poesia dolceamara, con la tua umana comprensione. Sai farmi leggere dentro, è questa la tua dote precipua, quella virtù che ti accomuna alla madre di Socrate che di mestiere faceva la levatrice. E così almeno risparmio i salati conti degli psicoterapeuti senza nemmeno sdraiarmi nel lettino! Ma non ero partita nel nostro dialogo a dire che io e la felicità eravamo due grandezze incommensurabili, un ossimoro? Allora perché sono stata poi quella che ti ha invitato ad unirsi a lei nella sua crociata antishopenaueriana contro quella cultura del dolore che ci ha reso controllabili, schiavi, vittime… ? E chi è vittima fa vittime, vero, Santino? (continua…)

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mercoledì, 29 giugno 2016

A BOTTA E RISPOSTA (un tandem letterario conversando di libri)

Conversare di propri libri con uno scambio dialogico “a botta e risposta” in una sorta di tandem letterario che – sullo sfondo della traccia narrativa offerta da storie e personaggi – crei un nuovo percorso di idee, pensieri, suggestioni e immagini.
È un nuovo spazio di Letteratitudine pensato per accogliere coppie di scrittori, appositamente invitate per discutere di un libro scritto a quattro mani (o anche di libri diversi che si desidera legare tra loro), nell’ambito di un dialogo letterario condiviso con il pubblico dei lettori.

Massimo Maugeri

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