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Archivio di gennaio 2015

sabato, 31 gennaio 2015

AL FEMMINILE – Trio des Alpes e Dacia Maraini in concerto

Trio des AlpesAL FEMMINILE – Trio des Alpes e Dacia Maraini in concerto

di Massimo Maugeri

Nell’ambito del forum permanente di Letteratitudine intitolato LETTERATURA E MUSICA, vi propongo un’iniziativa musical-letteraria molto interessante che coinvolge un trio di ottimi musicisti (il Trio des Alpes) e Dacia Maraini. Si tratta di un progetto dedicato alle donne compositrici del Novecento e contemporanee.

Il Trio des Alpes ha già più volte avuto modo di suonare queste musiche in concerto, anche in Brasile e

negli Stati Uniti, e compositrici contemporanee hanno scritto appositamente per loro. Il 20 marzo suoneranno parte del materiale moderno al Festival Cinque Giornate a Milano, poi ancora numerose volte per tutto il 2015. Hanno anche inciso un CD a Zurigo che sta per uscire per Dynamic con le musiche di Amy Beach e Rebecca Clarke, due autentiche pioniere del primo Novecento.

Ne discutiamo con il pianista Corrado Greco, una delle anime del trio.

-Caro Corrado, come nasce il “Trio des Alpes”?

Nasce dall’incontro, cinque anni fa, tra tre professionisti della musica – la zurighese Mirjam Tschopp (violino e viola), il ticinese Claude Hauri (violoncello) e il sottoscritto al pianoforte. Viviamo e lavoriamo a cavallo delle Alpi e il nome del trio richiama le nostre radici, in termini di dislocazione geografica, ma anche di formazione accademica e cultura.

-In cosa consiste il vostro progetto artistico? E quali sono gli obiettivi?

Io e i miei colleghi abbiamo carriere solistiche consolidate, ma condividiamo una grande passione per la musica da camera. Siamo diversi per carattere e scuola ma ne facciamo il nostro punto di forza, confrontandoci di continuo alla ricerca di soluzioni condivise. La nostra esigenza è quella di scavare a fondo il testo musicale per trarne coesione e intesa; ci piace molto elaborare progetti musicali originali; abbiamo molta curiosità per la musica nuova e per quella ingiustamente dimenticata.

-Come ho già accennato, avete avviato questo progetto dedicato alle donne compositrici del Novecento e contemporanee. Potresti darci altre informazioni?

Siamo stati folgorati dall’incontro con le musiche per trio di Rebecca Clarke e Amy Beach, due compositrici del primo Novecento i cui nomi sono quasi del tutto assenti nelle programmazioni concertistiche. Abbiamo deciso di inciderne le musiche e di eseguirle in concerto assieme a quelle di un’altra donna vissuta negli stessi anni, la sfortunata Lili Boulanger. Allo stesso tempo abbiamo pensato di allargare il progetto alle compositrici di oggi: abbiamo chiesto di scrivere per noi, e abbiamo suonato queste musiche in Italia, Svizzera, Brasile e Stati Uniti. Presto le incideremo in un secondo disco. La musica “al femminile” non ha connotazioni estetiche diverse da quella scritta da uomini, ma le donne possiedono altrettanta ricchezza, sensibilità e talento e non vogliamo siano trascurate.

-Nell’ambito di una vostra iniziativa musicale-letteraria, avete coinvolto Dacia Maraini. Ti andrebbe di parlarcene?

Ho conosciuto Dacia Maraini anni fa, suonando in un originalissimo “Carnevale degli animali” per il quale aveva scritto un testo originale recitato da Arnoldo Foà. Sapendo quanto le sia caro il tema della creatività femminile ho immaginato di coniugare queste musiche al suo straordinario talento di affabulatrice. E le ho scritto. Ha accettato subito e con grande disponibilità.

-Dove suonerete nei prossimi giorni?

Domenica 1 febbraio suoneremo al Teatro di Chiasso, in Svizzera. In questa occasione sarà con noi anche il soprano Lorna Windsor, che ha partecipato al nostro progetto discografico cantando le liriche per voce e strumenti di Amy Beach. Il giorno successivo suoneremo all’Università dell’Insubria di Varese. In entrambe le date incorniceremo l’intervento della signora Maraini su “Musiciste e scrittrici in epoca di patriarcato”. (Per ulteriori dettagli, cliccate qui - n.d.r.)

-Altri progetti per il futuro? (continua…)

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mercoledì, 28 gennaio 2015

SIMONA SPARACO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 28 gennaio 2015 (Se chiudo gli occhi)

se-chiudo-gli-occhi-simona-sparacoSIMONA SPARACO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 28 gennaio 2015 – h. 9 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

Protagonista di questa puntata, il nuovo romanzo di Simona Sparaco: “Se chiudo gli occhi” (Giunti)

Con Simona Sparaco discutiamo del romanzo e delle tematiche da esso trattate.

Nella seconda parte della puntata l’autrice legge un brano del libro.

* * *

Copertina Se chiudo gli occhiViola nella vita ha imparato molto bene una cosa: a nascondersi. I vestiti di una taglia troppo grande, un impiego ben lontano dalle sue passioni di bambina, quando inventava storie e le appuntava su fogli di carta, un bravo ragazzo come marito, con cui però, forse, l’amore non c’è mai stato. Poi un giorno, mentre sta sviluppando alcune fotografie nel negozio in cui lavora, si fa largo tra la folla del centro commerciale un uomo alto e dinoccolato, ancora bello nonostante l’età: è suo padre, l’artista famoso, l’irregolare, l’eterno bambino. È tornato, è venuto a cercarla per proporle un viaggio nella loro terra d’origine e per dirle qualcosa di molto importante. Ma come fidarsi un’altra volta dell’uomo
che l’ha abbandonata? Come credere di nuovo a una delle sue funamboliche storie? La tentazione però è troppo forte e Viola accetta. Mentre un paesaggio innevato scorre oltre il finestrino, l’inaspettata sincerità di quell’uomo disarmato inizia a far breccia nelle difese di Viola e quando insieme arrivano alle pendici dei Sibillini, dove è custodito un antico segreto, una nuova forza la travolgerà: la forza dell’amore, che Viola non ha mai conosciuto, della verità, del perdono, di un luogo che la chiama a sé con la sua luce misteriosa e avvolgente. È un viaggio davvero magico se il prezzo della felicità è abbandonarsi con gli occhi chiusi al potere della vita che è pronto ad accoglierci.

* * *

Simona Sparaco, scrittrice e sceneggiatrice, è nata a Roma. Dopo aver preso una laurea inglese in Scienze della Comunicazione, spinta dalla passione per la letteratura, è tornata in Italia e si è iscritta alla facoltà di Lettere, indirizzo Spettacolo. Ha poi frequentato diversi corsi di scrittura creativa, tra cui il master della scuola Holden di Torino. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo Lovebook e, nel 2010, Bastardi senza amore, tradotto anche in lingua inglese. Nel 2013 è uscito per Giunti Nessuno sa di noi, un istantaneo bestseller del passaparola, ristampato in 15 edizioni, vincitore del Premio Roma e finalista al Premio Strega. Vive tra Roma e Singapore.

* * *

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO
(continua…)

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lunedì, 26 gennaio 2015

LA VITA E L’OPERA DEL COMPOSITORE FOLTÝN

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Il nuovo appuntamento del forum permanente di Letteratitudine intitolato LETTERATURA E MUSICA, è dedicato al volume “La vita e l’opera del compositore Foltýn” di Karel Čapek (trad. di Giancarlo Fazzi, Skira 2014).
Articolo di Claudio Morandini.

* * *

di Claudio Morandini

La vita e l’opera del compositore FoltynChe strano, inafferrabile personaggio che è Bedrich Foltýn, il protagonista del romanzo a più voci “La vita e le opere del compositore Foltýn”, una delle ultime opere dello scrittore ceco Karel Čapek (lo ripubblica Skira, nella limpida traduzione di Giancarlo Fazzi risalente alla introvabile edizione Marietti del 1988)! Čapek chiama a testimoni tutti coloro che nel corso della vita di Foltýn hanno avuto a che fare con lui: dai primi compagni di classe agli amici dell’università, alle ragazze e poi alle donne che ha frequentato e che lo hanno amato. La polifonia di voci, diligentemente registrata da un immaginario verbalizzatore, dà di Foltýn un ritratto a più facce, in cui versioni sinceramente elogiative si alternano ad altre schiettamente riduttive: al punto che la domanda che il lettore si pone non è chi sia stato Foltýn, ma piuttosto quante cose sia stato Foltýn. È un genio? Un velleitario dilettante? Un profittatore? Un simulatore? Un artista di corta ispirazione ma dalle enormi ambizioni comunque in buona fede? Il dubbio resterà fino alla fine (ma no, che sia stato un genio è da escludersi).
(continua…)

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lunedì, 26 gennaio 2015

LetteratitudineNews: dal 19 al 25 gennaio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 19 al 25 gennaio 2015

© Letteratitudine
(continua…)

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sabato, 24 gennaio 2015

DIABOLUS IN MATITA

DIABOLUS IN MATITA

Prosegue l’onda lunga di LUCCA COMICS & GAMES 2014 nell’ambito dello spazio di Letteratitudine dedicato a “Graphic Novel e Fumetti“. Pubblichiamo il terzo contributo del nostro inviato a Lucca, Furio Detti.

* * *

Diabolus in Matita: con i Perkeros nel lato oscuro del sound

J.P. Ahonen e K. Alare e il loro fumetto sulla scena metal finlandese

« – Ho visto la parte oscura della musica.

- Alvin and the Chipmunks?»

Kervinen e Aydin, personaggi di “Perkeros”.

«Intanto, un fumetto che cita Nietzsche è sempre un capolavoro!»

di Furio Detti

Permettetemi di presentarvi, scherzando e molto, autocitandomi, di presentarvi Perkeros, romanzo grafico di J. P. Ahonen e K. P. Alare dedicato al metal finnico, e più a largo respiro, alla potenza della musica e del suono. Potente è l’onda di Perkeros, e personalmente sono rimasto entusiasta e affascinato dallo squisito stile grafico e design dei personaggi di Ahonen e dalla storia degli autori, ambedue, avvincente e sapientemente costruita, colpi di scena compresi (anzi, soprattutto quelli!).

Probabilmente rischia di essere settoriale, ma credo che Perkeros possa piacere anche ai non-metallari, a tutti quelli che si appassionino a storie intense, estreme e – nonostante questo – ricche di spirito, umorismo e bellezza. Mi preme da subito far notare come sia di per sé estremamente difficile rendere il miracolo della musica, i suoi infiniti “colori” con un’opera grafica, tanto che in passato ho premiato per ritmo e resa autori come Tony Sandoval. Oggi, per la medesima ragione, sono a consigliarvi di cuore e a pieno titolo “Perkeros” e la stravolgente scena di Tampere, città finnica, e del suo “Klubi”, vero locale per cultori del rock-metal, attraversati dalle onde tenebrose dei rockers e da presenze ancora più “carnali” e tangibili, oltre che letali. Non sono state solo le splash-page di apertura (pagg. 3-7) e del seguito (34-35, 52-53, e le splendide 122-127) a convincermi del valore di “Perkeros”, parlando di musica disegnata; ma hanno contato anche la solidità dei personaggi, la profondità delle loro relazioni, giocata – ripeto – sempre sull’onda di una salutare ironia, il congegno di una storia che procede serrata senza sbavature, l’originalità di alcuni elementi “storici” e la plasticità delle situazioni e dei dialoghi, incluso un finale quasi-chiuso (o un pochino aperto che non guasta).

(continua…)

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martedì, 20 gennaio 2015

IL SALE DELLA TERRA

Il sale della terra

di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado

Recensione di Ornella Sgroi

La nomination agli Oscar 2015 come miglior documentario è solo una conferma di ciò che già sapevamo. E cioè che “Il sale della terra” di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado è un film potente, emozionante ed evocativo. Un’esperienza visiva ed umana cui nessuno spettatore, neanche il più disattento, dovrebbe rinunciare. Come del resto conferma la longevità del film in sala, inaspettata e meritatissima, resa possibile soprattutto dal passaparola scatenatosi a partire da quando è uscito in Italia, lo scorso 23 ottobre, resistendo ancora oggi in diversi cinema della penisola. In programmazione effettiva o anche solo in rassegna, spesso su esplicita richiesta del pubblico.
Il merito è senz’altro delle meravigliose fotografie di Sebastião Salgado e del suo sguardo lirico nascosto dietro l’obiettivo. Capace di cogliere la maestosa bellezza della Natura, in tutte le sue manifestazioni, mettendola in rotta di collisione con l’orrore delle guerre e la crudeltà stupida, folle e arrogante dell’uomo. Creando un cortocircuito che Wim Wenders – e qui il merito è tutto del regista tedesco – scatena sul grande schermo, alternando poi agli scatti di rara suggestione del fotografo brasiliano immagini private filmate dal figlio Juliano Ribeiro Salgado e interviste in primo piano al protagonista del documentario, immortalate in bianco e nero da Wenders in omaggio ai chiaroscuri bicromatici caratteristici dell’opera di Salgado, come se Salgado fosse chiuso in una camera oscura dalla quale si rivolge direttamente allo spettatore mentre in trasparenza scorrono le sue fotografie. Estatiche e struggenti. Fotografie con cui «il fotografo descrive e ridisegna il mondo con luci ed ombre», proprio come afferma lo stesso Wenders nel corso del documentario, ammirato e rapito dal lavoro del maestro al punto da mettersi in disparte, presenza discreta e appena percepibile in un viaggio che attraversa il pianeta e la sua storia geopolitica scandendo il tempo con l’ordine cronologico dei reportage di Salgado come fossero ere, senza mai perdere di vista la gente che lo abita. Perché «dopo tutto, la gente è il sale della terra» così come lo è dell’intero lavoro del fotografo brasiliano. Che, anche quando ritrae sofferenza e miseria di uomini, donne e bambini resi scheletri dalla fame vera, lo fa con una poetica che restituisce loro sempre e comunque una grande dignità. Scatenando nello spettatore pulsioni commosse e addolorate. Rabbiose e incredule di fronte alle prove evidenti della ferocia umana. Emozioni che lo stesso Salgado ha vissuto in prima persona tanto da sentire il bisogno, ad un certo momento della sua vita personale e professionale, dopo la dolorosa esperienza in Ruanda, di ritornare in Brasile ad Aimorés nella tenuta di famiglia insieme alla moglie Lelia, presenza costante e fondamentale nella vita del fotografo, curatrice di tutte le sue mostre e pubblicazioni. In Brasile i coniugi Salgado iniziano così una nuova avventura ecologista per contrastare la deforestazione che aveva devastato il paesaggio circostante, oggi rinvigorito da oltre due milioni di nuovi alberi, robusti e rigogliosi. Una sfida che si intreccia con il progetto fotografico “Genesi” dedicato alla Natura e alla sua monumentalità prodigiosa. Quella stessa natura che, come racconta Wenders, ha aiutato il fotografo a non perdere fiducia nell’uomo, da sempre al centro della sua opera fotografica. (continua…)

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lunedì, 19 gennaio 2015

LetteratitudineNews: dal 12 al 19 gennaio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 12 al 19 gennaio 2015

TERRE RARE di Sandro Veronesi (conversazione con l’autore)

ISTAT 2014: LA PRODUZIONE E LA LETTURA DI LIBRI IN ITALIA

- L’UTILITÀ DELL’INUTILE, di Nuccio Ordine (un estratto)

- Uno scrittore allo specchio: GIACOMO LEOPARDI

- L’AMORETIEPIDO di Eliana Camaioni (un estratto del libro)

UN POPOLO CONTRO IL TERRORE

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(continua…)

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martedì, 13 gennaio 2015

GIANRICO CAROFIGLIO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 14 gennaio 2015 (La regola dell’equilibrio)

carofiglio-la-regola-dellequilibrioGIANRICO CAROFIGLIO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 14 gennaio 2015 – h. 9 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

Protagonista di questa puntata, il nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio: “La regola dell’equilibrio” (Einaudi)

Con Gianrico Carofiglio discutiamo del romanzo e delle tematiche da esso trattate, tra cui il tema della corruzione e quello del rapporto tra “regole formali e coscienza individuale”.

Nella seconda parte della puntata l’autore ha letto un brano del libro.

* * *

La regola dell'equilibrioUn eroe restio. Un dubbio morale assoluto.

È una primavera strana, indecisa, come l’umore di Guido Guerrieri. Messo all’angolo da una vicenda personale che lo spinge a riflettere sulla propria esistenza, Guido pare chiudersi in sé stesso. Come interlocutore preferito ha il sacco da boxe che pende dal soffitto del suo soggiorno. A smuovere la situazione arriva un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Si rivolge a lui perché lo difenda dall’accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado, Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. In un susseguirsi di accadimenti drammatici e squarci comici, ad aiutarlo saranno l’amico poliziotto, Carmelo Tancredi, e un investigatore privato, un personaggio difficile da decifrare: se non altro perché è donna, è bella, è ambigua, e gira con una mazza da baseball.

«Quando chiudemmo il verbale e l’udienza, lo spiacevole sentore della parola calunnia aleggiava sul procedimento. Tutti sapevamo che in qualche modo sarebbe rimasto lí, e tutti sapevamo che la procura avrebbe dovuto trovare qualcosa di molto solido, se non voleva che quel fascicolo finisse nella discarica delle archiviazioni o dei proscioglimenti».

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(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

martedì, 13 gennaio 2015

LetteratitudineNews: dal 22 dicembre 2014 all’11 gennaio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 22 dicembre 2014 all’11 gennaio 2015

© Letteratitudine
(continua…)

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sabato, 10 gennaio 2015

CON I QUADERNI E LE PENNE

notinmynameLa nuova puntata de “Il sottosuolo” di Ferdinando Camon è dedicata a un’ampia e approfondita riflessione che si innesta nell’ambito del dibattito su quanto è accaduto nei giorni scorsi in Francia… a partire dal massacro della redazione parigina della rivista satirica Charlie Hebdo.

Ne approfitto per ribadire quanto ho scritto nei giorni scorsi sui social network: “Il modo migliore per potenziare una voce è tentare di soffocarla con la violenza e spegnerla con la morte. Solidarietà ai vignettisti francesi, a Parigi e a tutte le donne e uomini liberi.
Ovunque essi si trovino”.

Il titolo del post l’ho scelto io e coincide con una delle frasi di chiusura che troverete negli articoli di Camon pubblicati di seguito. L’immagine sopra riprende l’hashtag #notinmyname (non nel mio nome) con cui giovani appartenenti all’Islam moderato hanno condannato la strage di Parigi.

Massimo Maugeri

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ferdinando-camon

di Ferdinando Camon

Scontro di civiltà?

Un’inquietante discussione gira per l’Europa: siamo in uno scontro di civiltà che sta per concludersi con la vittoria dell’Islam? Ci sono storici e politici i quali vedono l’Is come un’evoluzione potenziatrice di Al Qaeda, che punta a realizzarne lo stesso scopo (l’imposizione dell’Islam) unendo alle cellule terroristiche sparse per il mondo la forza di uno Stato unitario dotato di esercito. La lotta all’Is è una guerra tra Is e Usa. E non la sta vincendo l’America. L’Is ha impostato lo scontro su diverse fasi, che vanno dal risveglio della coscienza di appartenenza all’Islam alla creazione del Califfato, progettato per espandersi fino a tutto il Medio Oriente, Palestina compresa. Il Califfato usa i suoi mezzi per diffondere l’idea dell’invincibilità e per fare proselitismo, e questi mezzi sono i proclami via internet, i filmati delle decapitazioni, gli spot propagandistici sulla vita libera e felice nella capitale Mosul. L’America risponde con i suoi mezzi, che sono i servizi giornalistici, le riprese dei raids, e i tanti film sulle guerre contro i talebani, ultimo e migliore di tutti il film di Clint Eastwood uscito in questi giorni. C’è un parallelismo preciso tra le scene di onnipotenza dei boia dell’Is, che stanno in primo piano per interi quarti d’ora per tagliare un millimetro alla volta la gola dei prigionieri, e le scene di onnipotenza del cecchino di Eastwood, che tiene nel mirino per interi minuti il terrorista da eliminare prima di decidere se premere o non premere il grilletto. Vedendo le decapitazioni dell’Is c’è sempre una frangia di potenziali terroristi islamici che corrono sul posto e s’arruolano, per far parte di quella potenza. Il film di Eastwood suscita la stessa reazione sul fronte opposto, in chi s’identifica con lo sparatore che ha nel mirino anche donne e bambini con la bomba in mano, pronti a far saltare una squadra di steals americani. In questa guerra è svanita la distinzione tra soldato e assassino: il soldato “deve” eliminare anche vecchi, ragazzini, bambine. Ci domandiamo se Eastwood aderisca eticamente ai valori che racconta, perché allora salterebbe fuori in lui una forma di cripto-fascismo da sempre latente. È evidente il dis-valore che il film attribuisce al nemico, sempre sentito come disumano, identificabile col diavolo. Il nemico non è nostro nemico di guerra, ma di civiltà. È nemico nostro e dei nostri padri, della nostra Costituzione, delle nostre famiglie. È robaccia. Più ne uccidi, meglio è.
In Europa, un nuovo libro di Houellebecq già uscito in Francia e il 15 in Italia, lancia la previsione di una vittoria “democratica” dell’Islam, attraverso una diffusione capillare della nuova civiltà mussulmana alla quale i figli della vecchia civiltà cristiana finiscono per sottomettersi. Islam significa appunto “sottomissione”. L’autore immagina questo sconquasso in un futuro imminente, quando Marine Le Pen guiderà il partito della salvezza occidentale. L’Europa perderà perché non sa più difendersi. È finita. Non preserva famiglia, scuola, giustizia, democrazia. Tanto meno Cristianesimo. È soltanto un agglomerato di mercati. Qualcuno ipotizza una fusione tra civiltà cristiana morente e civiltà islamica crescente, una fusione come alla fine dell’impero romano fu quella tra civiltà pagana morente e civiltà cristiana nascente: nella fusione, sopravvive il meglio dell’una e dell’altra. Confronto seducente ma insostenibile: allora la civiltà cristiana portava la fine della schiavitù, la libertà di coscienza, i premi e i castighi per tutti. Adesso da una parte c’è l’uomo che vale più della donna, il credente più del non-credente, la teocrazia più della democrazia, e dall’altra un’Europa dove i soldi sono tutto e un’Italia dove cultura, scuola e merito non sono niente. Il problema non è che l’Italia in Europa e l’Europa nel mondo contino poco. Il problema è che non meritano di più.

* * *

L’Islam e noi

L’Islam si evolve troppo lentamente, perché gli mancano due spinte: quella dei moderati e quella delle donne. Non si fanno sentire, non influiscono sullo sviluppo della loro società. Quando s’impostava qui in Occidente la linea d’accoglienza degli immigranti, qualcuno, dal mondo cattolico, avvertiva che c’erano aree del pianeta compatibili con la nostra civiltà, per esempio il Sudamerica o l’Est europeo, e aree molto meno integrabili, per esempio l’immenso territorio islamico. I politici non hanno dato importanza a questo avvertimento, nella convinzione che le radici religiose non avrebbero avuto poi grande influenza sulla vita sociale dei nuovi arrivati. Questi avevano bisogno anzitutto di una possibilità di vita, perché nei paesi da cui venivano non l’avevano, neanche minima. Avrebbero lavorato e vissuto con noi, mandato i figli nelle nostre scuole, vissuto nei nostri quartieri, e pregato tra loro, nelle loro moschee, magari in capannoni riadattati. Si diceva allora: benvenuti i migranti che vengono per vivere in mezzo a noi, e quelli che vengono per vivere a fianco di noi. Quando alcuni imam, a Torino, Milano e Genova, si misero a predicare che qui i perfetti islamici dovevano combattere la nostra vita, e trattarci da infedeli, e stare separati da noi, comprendemmo che il problema era più complesso: emigravano ma si consideravano portatori di una civiltà superiore. Volevano per i loro figli classi separate. Venivano per lavorare, guadagnare e vivere, ma non integrarsi. Stavano separati. Non hanno mai manifestato in massa contro le Due Torri. Adesso ci sono sindaci che chiedono agli islamici delle loro città di condannare pubblicamente la strage parigina, altrimenti se ne possono anche andare. Ma le pubbliche condanne di massa non arrivano. L’Islam moderato non cresce, non fa storia. La storia islamica continua ad essere fatta dagli jihadisti, ed è una storia terribile. C’è stata la breve esplosione delle primavere arabe, pareva che da lì partisse il rivendicazionismo delle donne, che sono la vera frangia sociale oppressa dall’Islam, ma così non è. Non hanno neanche il diritto di guidare l’auto. Non c’è Islam moderato. E allora? E allora bisogna crearlo qui: è qui, nelle nostre scuole, che i figli e le figlie degli islamici possono sentire il gusto della cultura, dell’emancipazione e della libertà. Ogni nozione in più che imparano è un pregiudizio in meno che conservano. Loro, che studiano nelle nostre classi, ma anche i nostri figli, che studiano con loro. Non si decide niente con le bombe e i mitra, ma tutto con i quaderni e le penne.

* * *

Libertà di parola e blasfemia
(continua…)

Pubblicato in IL SOTTOSUOLO (di Ferdinando Camon)   Commenti disabilitati

venerdì, 9 gennaio 2015

COME MACCHINE IMPAZZITE

letteratura-e-musica

Nuovo appuntamento con il forum permanente di Letteratitudine intitolato LETTERATURA E MUSICA, coordinato con il supporto dello scrittore Claudio Morandini.

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Gianpiero Capra e Stephania Giacobone
Come macchine impazzite
Agenzia X, 2014

di Claudio Morandini

kinaÈ un’interessante operazione “Come macchine impazzite”, scritto a quattro mani da Gianpiero Capra e Stephania Giacobone attorno a quello che il sottotitolo definisce “il doppio sparo dei Kina”: “doppio” nel senso che l’avventura musicale del gruppo punk di Aosta viene tracciata con cordiale precisione da Capra, che della band è stato uno dei fondatori e il bassista, mentre in capitoli alternati a questi di Capra la Giacobone racconta, più narrativamente e anche con maggiore enfasi, la scoperta dei Kina diversi anni dopo e la ricerca delle loro tracce attraverso dischi, cassette, ma anche riviste, fanzine, testimonianze di conoscenti comuni.
Per essere precisi: Stephania nasce “un anno dopo l’uscita del secondo album dei Kina”, “tre anni dopo il primo album dei Kina e quattro anni dopo i loro primi concerti del 1983”. Scegliere di amarli “è stata una lotta in provincia e in città” (cioè in Valle d’Aosta e a Torino): “quelle lotte che aprono gli occhi, creano divari, scelgono per te, ti insegnano a tirare fuori i denti e a strappare la carne dai tendini per nutrirti”. Il libro è insomma la ricostruzione fedele di due momenti storici assai simili: il passare degli anni non ha reso distanti o distaccati i due testimoni-scrittori. Nell’accostare i due piani temporali, “Come macchine impazzite” rivela quanto poco sia cambiato nella provincia tra le Alpi: rivela anche quanto le inquietudini cantate dai Kina non appartengano all’archeologia, ma siano ben radicate e in un certo senso endemiche.
A questo proposito, chiedo un po’ provocatoriamente a Stephania Giacobone se si può considerare “storicizzata” l’esperienza dei Kina e di altri gruppi affini, se la si può leggere solo attraverso il ricordo, o se invece prosegue anche oggi.
“L’esperienza dei Kina” mi risponde Stephania “a mio parere ha subito un processo di storicizzazione diverso dal consueto sedimentarsi nel ricordo di generazioni che ormai si vergognano di cosa erano e cosa ascoltavano. Durante la mia ricerca di tracce e testimonianze ho potuto vedere negli occhi di chi raccontava uno slancio di vitalità che prosegue anche oggi. I Kina non suonano più ma vivono ben oltre il solo ricordo. Spero che in questo senso la struttura che abbiamo scelto per la stesura del libro e la presenza di una voce, la mia, anagraficamente distante dagli inizi dei Kina, possa dimostrare quanto sia ancora vivo, urgente e necessario questo genere di musica.”
(continua…)

Pubblicato in LETTERATURA E MUSICA   Commenti disabilitati

lunedì, 5 gennaio 2015

OMAGGIO A PINO DANIELE

OMAGGIO A PINO DANIELE (Napoli, 19 marzo 1955 – Roma, 4 gennaio 2015)

Quando ci lascia un artista, scompare un po’ di luce che la sua arte aveva contribuito a generare. E tuttavia rimangono vive le sue opere, stelle accese sul firmamento della bellezza.

Dedichiamo questo spazio alla memoria di Pino Daniele, invitando i frequentatori del blog a lasciare un commento volto a commemorare l’artista scomparso.
Di seguito, due video che abbiamo selezionalo da YouTube.
Tra i commenti del post, la rassegna stampa dedicata alla morte di Pino Daniele.

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Il sito ufficiale di Pino Daniele. (continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, OMAGGI, RICORRENZE, ANNIVERSARI E CELEBRAZIONI   52 commenti »

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RATPUS va in scena ratpus

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"TRINACRIA PARK" a Fahrenheit ...

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