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mercoledì, 8 novembre 2006

CHE COSA È LETTERATURA ?

Propongo un altro dibattito attraverso un post "gemello" di quello predente (chi è poeta?).

Stavolta la domanda è: che cosa è letteratura? Traggo lo spunto da un “pezzo” di Giulio Mozzi pubblicato sulla rubrica Trovarobe della rivista STILOS del 24 ottobre (pag. 15).

Giulio Mozzi

Ringrazio Giulio Mozzi che, non solo mi ha autorizzato a riportare su Letteratitudine stralci del suo brano, ma per agevolarmi mi ha anche inviato l’intero testo via e-mail.

Facciamo così… riporto solo la prima parte del testo, poi lascio la parola (sempre e solo rigorosamente scritta) a chi vorrà intervenire. Nel corso del dibattito, tra i commenti, riporterò nuovi stralci del brano di Mozzi.

Ecco il primo:

<<(…) La questione di fondo è: non si può pretendere di decidere che cosa è e che cosa non è letteratura sulla base di criteri qualitativi. E il mio interlocutore diceva: “Anche la lista della spesa?”. Io: sì, anche la lista della spesa. “Quindi qualunque cosa sia scritta è, per te, letteratura?”. Sì.>>

A voi la parola… cosa è letteratura?


Scritto mercoledì, 8 novembre 2006 alle 15:47 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

40 commenti a “CHE COSA È LETTERATURA ?”

Mah…
… Secondo me definire “anche letteratura” la lista della spesa è un concetto pretestuoso da abile paraculo. Voglio dire: va bene fare i letterati un po’ naif che non si curano poi tanto delle loro capacità tecniche o di quello che stanno facendo.

Però c’è differenza (ci DEVE essere differenza) tra “Un giorno ideale per i pescibanana” di Salinger e ciò che ogni giorno mia madre appunta con estrema diligenza e lascia in cucina accanto al telefono, prima di infilarselo nella tasca del cappotto insieme alle chiavi della macchina.

Quindi non sono affatto d’accordo che “Tutto” sia Letteratura. Posso convenire (anzi, convengo) che definire la letteratura sia un esercizio oscuro e forse vacuo. Però partire dal presupposto: ok, anche la lista della spesa è letteratura, non può essere un inizio costruttivo.

Neanche io, per il momento, dico niente. Anche perché trovo che Niente sia meglio che dire: “La lista della spesa eccetera eccetera”.

Diciamo solo questo. Sull’arte in genere: è arte qualsiasi cosa riesca a scolpire, a cambiare e definire la realtà, piuttosto che, semplicemente, a rifletterla.

Saluti e grazie per la riflessione.
[Ste]

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 16:14 da Noantri


Ciao Noantri (Ste),
grazie per essere intervenuto. Aspetta, però, prima di essere così duro. L’affermazione di Giulio Mozzi deriva da una logica ben precisa. Io ho scelto di “postare” il suo ragionamento un po’ alla volta e letta così, quella frase (>) suona un po’ provocatoria. Vediamo cosa pensi dopo aver letto il seguito…

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 16:43 da Massimo Maugeri


Benissimo, aspetto il seguito. Sul concetto di “arte” che ho espresso cosa pensi? E’ applicabile anche alla letteratura tout court?
[Ste]

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 16:57 da Noantri


madonna ma è dappertutto mozzi!!!

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 20:22 da dandyna


Non credo affatto che i cantautori siano dei poeti, perchè, checchè ne vogliano dire, scrivono parole per la musica e non parole che contengono in sè la musica. Le loro composizioni sono noiose e pesanti, e invece la poesia è lieve e pensosa, e su questa e le altre cinque caratteristiche del testo poetico-letterario rimando alla lettura delle “Lezioni amiericane” di Calvino che la dicono lunga su ciò che la letteratura e la poesia devono avere per essere tali. E’ curioso che le sei conferenze che costituiscono il testo del libro furono scritte per essere comunicate all’Università di Harvard, ma la morte , con la sua falce impietosa, impedì che venissero pronunciate e le consegnò per sempre alla pagina scritta, perchè fossero materia di riflessione per ben più che i pochi dotti che le avrebbero ascoltate dalla viva voce del loro geniale autore. Vogliamo vedere un “omen” in questo? La tentazione è forte, perlomeno quella di pensare che la letteratura abbia un “daimon” che, fedele al suo nome, dona (“daiei”) a ogni cosa la sua giusta collocazione secondo una giustizia distributiva che , appartenendo a Zeus, deve appartenere necessariamente e di diritto alla strana e variopinta repubblica delle lettere.

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 21:36 da Anonimo


scusate, ho dimenticato di firmare il mio intervento: sono Elio.

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 21:39 da Anonimo


Ste, sul concetto di arte potrebbe essere il cso di aprire un nuovo post. Trovo quello che dici interessante.

Dandyna, intanto benvenuta. Non so se Giulio Mozzi è dappertutto, ma il fattoche sia qui – sebbene solo indirettamente – è una cosa che mi fa molto piacere.

Saluto il caro Elio. Grazie per il tuo intervento su “Chi è poeta”. Provvederò a copincollarlo nell’apposito post.

E ora, il… II STRALCIO DEL BRANO DI GIULIO MOZZI

(…) “E il mio interlocutore diceva: “Anche la lista della spesa?”. Io: sì, anche la lista della spesa. “Quindi qualunque cosa sia scritta è, per te, letteratura?”. Sì. “Quindi tutto vale uguale?”. Manco per sogno. C’è la buona e la cattiva letteratura, c’è la letteratura interessante e quella priva d’interesse. “Vedi che reintroduci un criterio qualitativo”. Sì, ma non per decidere che cosa è e che cosa non è letteratura. “Ma praticamente è lo stesso. Io dico: questa è letteratura; tu invece dici: questa è buona letteratura; io dico: questa non è letteratura; tu invece dici: questa è cattiva letteratura. Ma – fermo restando che il giudizio di valore è incerto e sempre opinabile – resta il fatto che l’insieme dei testi che per me sono “letteratura” tende ad avere una corrispondenza biunivoca con l’insieme dei testi che per te sono “buona letteratura”, e l’insieme dei testi che per me non sono “letteratura” tende ad avere una corrispondenza biunivoca con l’insieme dei testi che per te sono “cattiva letteratura”…”.

Che ne dite? Rifletteteci un po’ su… non è uno scioglilingua!

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 22:07 da Massimo Maugeri


Salve Massimo,
per favore non toccatemi la lista della spesa….se fosse vero che questa famigerata elencazione stressante e mnemonica di vari articoli (nessuno gratis) io sarei una vincitrice del Premio Nobel!!!Credo sia nato un gratuito e controvertibile malinteso sul fatto di considerare come letteratura anche la lista della spesa…Forse un cronista o un precario pubblicista un po’ sofferente di lieve ipoacusia, sentendo qualcuno che diceva che chi scrive lo a anche adoperando la lista della spesa, ha frainteso e ha fatto sorgere l’equivoco!!! Ora, premesso che una volta esistevano professoresse di lettere che leggevano le regole di grammatica con una tale enfasi, che parlando di “accrescimento” o di “troncamento”, ti veniva un mancamento durante l’interrogazione e a quel punto….o il colletto inamidato la domenica pomeriggio, pena un voto insufficiente in condotta, ti toglieva il fiato e ti accorciava la cervicale illuminandoti di materia grigia in tempo reale, o consideravi le parole e la voce dell’insegnante quelle di una declamatrice alla Vittorio Gassman, e quindi anche trattandosi di spicciole regolette grammaticali ti sembravano spezzoni di alta lirica….Quindi, si capisce che la Letteratura comprende un ampio orizzonte di scrittura. E’ discrezionale la considerazione opportuna…per me la più bella Letteratura riguarda le biografie…..credo siano la migliore linfa scritta della storia intera.Del resto, poi, se tra gli Usi e Costumi si annoverano anche alcune specialissime “liste della spesa” non so, per esempio, degli Etruschi, degli antichi Romani, ecc. Che male c’è considerare il tutto a noi arrivato come Letteratura, del esto sarebbe ingiusto il contrario….e come sarebbe squallido il passato se non si fosse saputo mai cosa sia passato nelle grandi cucine dei grandi manieri…infatti, dalle pagine scritte sui cibi in uso degli antichi, si può anche capire l’evoluzione della specie umane….anche osservando e leggendo le ricerche sulle dentature di certe popolazioni, si può intuire e risalire alle loro usanze…e se fosse stata una semplice tavoletta di cera ad informarci sul perchè in certi luoghi ci siano più longevi o più sindromi particolari, perchè non considerare il tutto ben conservato alla stregua di una fonte di Letteratura medica….a noi certo non meno indifferente per valore culturale di un qualsiasi altro testo più ricco ma solo apparentemente!!!!
La Letteratura: un patrimonio che arricchisce la memoria e fonte culturale inesauribile.

Postato mercoledì, 8 novembre 2006 alle 23:25 da Gabry Conti


Mozzi a me piace molto. Mi intriga molto questo suo brano che Massimo ci sta centellinando. Sono cuiriosa di leggere il seguito.
Massimo… Massimo…non farti pregare, eh?

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 10:02 da Elektra


Pur apprezzando Mozzi e captando il suo pensiero un po’ arzigogolato dissento dalla sua posizione sul tema “cos’è letteratura”. Domanda: anche le boiate pasticciate sui muri delle nostre città sono letteratura?

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 10:34 da Spartacus


Alla sesta voce del dizionario De Mauro, anche se accezione di basso uso, LETTERATURA è anche bugiardino di un medicinale!

Un saluto a tutti
Giuseppe

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 11:30 da Giuseppe


“LETTERATURA è anche bugiardino di un medicinale!”.
Certo, se lo dice De Mauro!
A questo punto propongo di inserire nei manuali di storia della letteratura tutti i bugiardini di medicinali e tutte le liste della spesa di questo mondo.

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 12:08 da Spartacus


Caro Massimo,
prometto che non scriverò più in piena notte…è sempre la solita storia..e la notte porta consiglio…perchè forse avevo sonno e non mi sono ricordata di una “Speciale lista della spesa” che scrissi una decina di anni fa e che un “piccolo” giornale quotidiano della mia città mi pubblicò per intero…Avevo redatto, infatti, una lista della spesa elencando le cose che secondo me sarebbero state utili per il mio quartiere a sud di Roma……Quindi, ricordando che ci pensai molto per scegliere nel gran mucchio delle necessità, credo proprio che in quel caso quella Lista era una forma letteraria molto spontanea e che in fin dei conti mi occupò più di quando scrivo poesie…Quindi, mi correggo e ribadisco il concetto che quasi tutto quello che leggendo mi fa crescere e pensare e ricordare può ritenersi – Letteratura – Ciao

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 13:42 da gabry conti


mi, e vi, domando. posso considerare l’elenco telefonico come un testo di letteratura?

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 14:19 da miamiono


Credo che intorno al mondo della letteratura (come intorno a tutti i mondi) gravitino tante persone, a volte si inseriscono anche come attori protagonisti, personaggi che non hanno ben chiaro cosa scrivono, e se lo hanno chiaro lo scrivono soltanto perché non hanno altro da scrivere.

Saluti,
Giancarlo

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 14:26 da Giancarlo Cobino


Di Giulio Mozzi ho letto “Questo è il giardino” e mi è molto piaciuto. E’ molto intrigante questa sua teoria su che cosa è letteratura. Per me ha ragione lui.

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 15:50 da Rosa


Intrigante è quasi peggio di avvincente e conturbante.

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 16:11 da Giancarlo Cobino


Un saluto a tutti. Grazie per i contributi.
Gabry, continua a scrivere pure di notte. Va benissimo.

Vi propongo il III STRALCIO DEL BRANO DI GIULIO MOZZI (sempre tratto dalla rivista STILOS del 24 ottobre, pag. 15).

“Io dico: questa è letteratura; tu invece dici: questa è buona letteratura; io dico: questa non è letteratura; tu invece dici: questa è cattiva letteratura. Ma – fermo restando che il giudizio di valore è incerto e sempre opinabile – resta il fatto che l’insieme dei testi che per me sono “letteratura” tende ad avere una corrispondenza biunivoca con l’insieme dei testi che per te sono “buona letteratura”, e l’insieme dei testi che per me non sono “letteratura” tende ad avere una corrispondenza biunivoca con l’insieme dei testi che per te sono “cattiva letteratura”…”. Ben detto, ma non è giusto. Secondo te, lo scorpione è “cibo”? “Perbacco, no!”. E la cavalletta è “cibo”? “No, ma so che in Africa…”. E il cane è “cibo”? “No, ma si dice che in Cina…”. Perfetto. Allora: che cosa è “cibo”. “Be’, “cibo” è quel che si mangia”. Quel che si mangia o quello che tu mangi? “Diciamo così: quello che qualcuno mangia, è “cibo”. Ti va?”. Mi va benissimo. A Pechino ho visti in vendita gli spiedini di scorpione. C’erano questi scorpioni carinissimi, con tutte le loro zampette e la codina arricciata. Li facevano alla piastra. “E li hai assaggiati?”. Manco per sogno. Però ti domando di nuovo: lo scorpione è “cibo”. “Ebbene, sì, lo scorpione è cibo. Non cibo per me, ma “cibo””. Hai detto bene: non cibo per te (e neanche per me, ti assicuro), ma “cibo”. “Quindi tu vuoi dire: quello che per qualcuno è “letteratura”, è “letteratura”. E io devo ritenerla tale anche se per me non è “letteratura””. Sì.”

Postato giovedì, 9 novembre 2006 alle 17:38 da Massimo Maugeri


L’ultimo commento di Massimo mi sembra piuttosto chiarificatore. Il ragionamento di Mozzi è condivisibile, almeno secondo me.
Sarei curiosa di sapere cosa ne pensano Ste, Miamiono, Giancarlo Cobino e Spartacus.
Avete cambiato idea? (tanto lo so che se cambiate idea difficilmente lo ammettereste).
Baci.

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 09:02 da Elektra


Elektra, adesso sai anche cosa penso e cosa no, se cambio idea o meno, magari sai anche quando vado in bagno, di che colore la faccio, sai i miei gusti sessuali, se ho animali domestici o meno. Incredibile.

Ti dirò che non ho cambiato idea (e se lo avessi fatto lo avrei ammesso, come mi è capitato di fare altre volte con onestà in questo blog e nella vita) e vorrei anche provare a motivartelo, ma ho come l’impressione che io motiverei, mentre tu – come hai sempre fatto finora – diresti: condivido quanto dice tizio (perché famoso, istruito colto o a me affine) oppure non condivido quanto dice caio. Una tua idea mai?

Saluti (formale, visto che mai abbiamo pranzato insieme)
Giancarlo Cobino

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 09:12 da Giancarlo Cobino


Però un ragionamento ad alta voce voglio farlo.

Prima di tutto vorrei dire che l’esempio cibo letteratura non sta proprio in piedi. E’ come dire che il giornale gratuito di annunci economici è un quotidiano di informazioni perché secondo me informa circa i prezzi di case, auto, barche e via dicendo. Oppure che una stampante è anche un piano d’appogg io perché io ci appoggio le chiavi. Sono appunto discorsi tirati per i capelli, a volte per sensazionalismo, per dire un concetto banale: la letteratura è ciò che ciascuno considera tale. Forse sarebbe stato più efficace e rapido per tutti.

Ma quello che voglio davvero affrontare è il motivo per cui Mozzi dice ciò. Per me è coscienza sporca, ma mi sbaglierò… spero di sbagliarmi. Anzi dirò di più: è per salvare il salvabile, poco o nulla, di un substrato di rumenta (per dirla alla genovese) letterario che ultimamente fa pena e spesso include anche roba altra e diversa, che con la letteratura ha poco a che vedere….

Saluti
Giancarlo

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 09:33 da Giancarlo Cobino


Mamma mia, Giancarlo. Quanto sei irascibile. Comunque, non è vero che non ho mai motivato le mie prese di posizione. È ho pure esposto le mie idee, sebbene in maniera sintetica. Ho però l’impressione che per te motivare sia sinonimo di offendere. D’altronde il nome scelto per il tuo sito la dice lunga sulla tua indole.
A me, ti confermo, il ragionamento di Mozzi è piaciuto. Lo ha impostato in maniera originale per giungere a una tesi che può essere condivisibile oppure no. Tu non sei d’accordo. Bene. Magari pensi che sia letteratura solo ciò che scrivi tu. Benissimo. Dovresti solo imparare, caro Bifolcus, a esporre le tue idee in maniera più civile.

P.S.: Hai ragione, non so nulla di te. E preferisco non sapere nulla. Soprattutto per quanto riguarda i tuoi gusti sessuali.

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 10:13 da Elektra


Quando la si butta sul personale, poi bisogna anche accettare le conseguenze. Non si può pensare di scherzare, prendere in giro, dire cosa pensano gli altri, se cambiano idea o no (è offensivo anche questo, che ti piaccia o no) e poi fare l’offesa se qualcuno ti ripaga con la stessa moneta. Troppo comodo.

Saluti
Giancarlo

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 10:31 da Giancarlo Cobino


A me vanno benissimo i dibattiti accesi e le “diatribe costruttive”. Non mi piacciono,invece, le discussioni che rischiano di abbassarsi fino a raggiungere quasi il livello degli insulti. Vi prego dunque (e ve lo chiedo come favore personale) di assumere toni un po’ più moderati. Mi rivolgo in particolare a Elektra e Giancarlo.
Grazie…

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 16:18 da Massimo Maugeri


IV STRALCIO DEL BRANO DI GIULIO MOZZI (sempre tratto dalla rivista STILOS del 24 ottobre, pag. 15).
—-
(…) ti domando di nuovo: lo scorpione è “cibo”. “Ebbene, sì, lo scorpione è cibo. Non cibo per me, ma “cibo””. Hai detto bene: non cibo per te (e neanche per me, ti assicuro), ma “cibo”. “Quindi tu vuoi dire: quello che per qualcuno è “letteratura”, è “letteratura”. E io devo ritenerla tale anche se per me non è “letteratura””. Sì. “Ma tu oseresti propormi di mangiare scorpioni?”. No. “Quindi, ti prego, non propormi di apprezzare ciò che per me non è “letteratura””. Non ci penso nemmeno. Ti chiedo solo di accettare che sia “letteratura”, in quanto per qualcuno è “letteratura”. “Va bene. Ma la lista della spesa? Quella non è “letteratura” per nessuno”. Ti sbagli. Lo è per me; se lo è per me, lo è per qualcuno; e se lo è per qualcuno, lo è: ti piaccia o non ti piaccia. “Ma questo è un gioco sporco! Tu ti arroghi il diritto di decidere che cosa è e che cosa non è letteratura!”. No che non me lo arrogo: lo attribuisco a chiunque, quindi anche a me. A me tanto quanto a te. “Ma allora, se io dico che la lista della spesa non è letteratura, non lo è”. Eh no. Perché può sempre esserlo per qualcun altro. “In sostanza, tu definisci un campo nel quale è facilissimo entrare, e dal quale è difficilissimo uscire”. Già. “Ma mi viene in mente: si potrebbe stabilire un numero minimo di soggetti per i quali una certa cosa sia letteratura…”. Una giuria popolare? Un sondaggio dell’Abacus? “No, certo, ma delle persone competenti, degli studiosi… Persone esperte della materia…”. Cioè persone che siano d’accordo con te. “No!”. E invece sì.

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 16:21 da Massimo Maugeri


Benissimo. Se qualcuna mi deve mettere in bocca parole che non ho PENSATO per poi dire che sono un bifolco (il dominio non è riferito a me Elektra ma a ben altre persone), per poi arrivare ancora ad essere tacciato di abbassarmi agli insulti, beh… vi saluto e vi auguro buon proseguimento.

Saluti
Giancarlo

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 17:42 da Giancarlo Cobino


Mi scuso con Giancarlo e ritiro il Bifolcus.

Postato venerdì, 10 novembre 2006 alle 21:26 da Elektra


Pur continuando a non condividere la linea di pensiero di Giulio Mozzi, rimango affascinato dall’evoluzione fluida delle sue argomentazioni.

Postato sabato, 11 novembre 2006 alle 11:47 da Spartacus


non so se mozzi leggerà questi commenti. mi piacerebbe chiedergli se, sulla stessa lunghezza d’onda della sua tesi, accetta il fatto che io sono uno scrittore perché sostengo di esserlo avendo scritto queste righe (che sono letteratura, perché lo dico io). e mi piacerebbe sapere cosa pensa della differenza tra scriventi e scrittori tracciata recentemente da goffredo fofi

Postato sabato, 11 novembre 2006 alle 13:03 da miamiono


Per una questione di completezza (e correttezza) riporto il prosieguo del ragionamento di Giulio Mozzi…

Da STILOS n. 22 del 7 novembre 2006, pag. 15, – Rubrica “Trovarobe”

“Gioco a includere”

(… ) tiro delle conclusioni, o qualcosa del genere. Uno potrebbe domandarsi: ma che bisogno c’è di stare lì a discutere, a spaccare il capello in quattro, per decidere che cosa è letteratura e che cosa non lo è? È vero, si potrebbe dire: non ce n’è poi tanto bisogno. In effetti, qualunque cosa noi decidiamo a proposito di che cosa è e che cosa non è letteratura, sembra che per la letteratura non cambi nulla. Ci saranno sempre le belle opere letterarie, le brutte opere letterarie, i tentativi falliti, i fallimenti geniali, e così via. Il discorso su cosa è e che cosa non è letteratura, non è un discorso sulla letteratura. È, invece, un discorso sul potere. Da qualche parte Edoardo Sanguineti ha scritto che il progresso in letteratura esiste; che il progresso della letteratura consiste nell’inclusione di sempre maggiori porzioni di mondo. Se guardiamo la storia della letteratura italiana, vediamo che si può, con ottime ragioni e numerosissime prove, interpretarla come un lento processo di incorporazione nel discorso letterario di contenuti (cose, pensieri, sentimenti) che prima ne erano esclusi. Petrarca non poteva nominare la cacca in una poesia: Zanzotto può (e l’ha fatto). Petrarca non poteva nemmeno pensare (immagino) di includere in una poesia così tanto silenzio da far scomparire lo stesso testo : Ungaretti ci ha provato. Petrarca non poteva nemmeno immaginare (immagino ancora) di includere in una poesia i ritmi e le aritmie e le frantumazioni del parlato: Sanguineti, per dirne uno, l’ha fatto eccezionalmente. Da Petrarca a oggi abbiamo incluso nel discorso letterario poetico la cacca, il silenzio e il parlato: e molte altre cose.
La persona che si mette lì, un bel giorno, e decide: “Adesso scrivo”, ha di fronte a se un campo di possibilità. Il campo di possibilità letterarie è oggi assai più vasto che seicento anni fa. (…) Se un giovine allievo di Petrarca gli avesse sottoposto in lettura una poesia sulla cacca, o una poesia ridotta a versicoli brancolanti nel silenzio, o una poesia tutta ricalcata sui ritmi le aritmie le frantumazioni del parlato, potremmo scommettere che Petrarca avrebbe esclamato: “Ma che cosa mi fai leggere! Questa non è poesia! Questa non è letteratura!” Non per niente se, ai tempi di Petrarca, qualcuno avesse voluto scrivere una poesia sulla cacca (e, ebbene sì, qualcuno ne scrisse anche allora), avrebbe potuto farlo in un solo modo: nel modo della parodia. Scrivendo cioè un testo che entrasse nel campo letterario di sbieco, quasi dicendo: “Io sono qui, ma guardate che io non sono per davvero letteratura, sono un umile parodia”: Il diktat funziona ancora: è più facile che una persona d’oggi dica volgarità in un contesto comico, scherzoso, piuttosto che in un contesto serio.
Si sarà capito, quindi, spero, perché difendo accanitamente la possibilità di dire che qualunque “qualcosa di scritto” è letteratura. Ciò che desidero, è il continuo allargamento del campo letterario.

Postato domenica, 12 novembre 2006 alle 19:32 da Massimo Maugeri


Un plauso a Giulio Mozzi. Quest’ultimo brano è molto convincente.
Una bonaria critica a Maugeri: penso avrebbe fatto meglio a inserire il testo di Mozzi, compresa l’ultima parte, sul post e in unica soluzione.

Postato domenica, 12 novembre 2006 alle 19:58 da Spartacus


Caro Spartacus,
la “frammentazione” del testo gentilmente messo a disposizione da Giulio Mozzi ha favorito, a mio avviso, il dibattito. Peraltro l’ultima parte è stata pubblicata sul numero successivo di STILOS che ho acquistato dopo aver già inserito il post e avviato il dibattito.
Comunque, accetto di buon grado la sua critica bonaria e sono lieto che abbia trovato convincente quest’ultimo brano di Mozzi.

Postato domenica, 12 novembre 2006 alle 22:14 da Massimo Maugeri


Carissimi amanti dello scrivere e leggere, a che genere di letteratura potrebbe appartenere ” la lista di spesa”! E’ la simile affermazione – causa di tanta confusione e della precipitosa caduta nell’arte di scrivere! Bisogna esplorare nella profondità dell’anima umana! Ma se l’anima umana non attrae più – come ai tempi di Dostoevski e di altri scrittori classici ( definiti tali perchè non saranno mai scordati – verso di loro sarà sempre la via aperta)! Vi saluto Natasha. 13.11.06

Postato lunedì, 13 novembre 2006 alle 12:07 da Natasha


Un mio ultimo commento su questo post per ringraziare ulteriormente Giulio Mozzi per la disponibilità.
Quando ho letto il suo pezzo su “che cosa è letteratura” sono rimasto molto colpito (devo dire favorevolmente) e ho subito pensato che l’argomento potesse essere oggetto di un dibattito interessante. Così è stato. Almeno per me. Ringrazio tutti voi che avete partecipato.
Il post, naturalmente, rimane aperto per altri eventuali contributi.

Postato lunedì, 13 novembre 2006 alle 15:30 da Massimo Maugeri


Io penso che nelle diverse civiltà e culture il concetto di letteratura subisca delle variazioni: basti pensare al mondo antico, in cui per letteratura si intende anche un testo come quello destinato all’uso forense, che per noi moderni è piuttosto documento che letteratura, o la storiografia, per gli antichi “opus oratorium maxime”. Senza dubbio il tratto distintivo della scrittura letteraria è dal punto di vista formale l’elaborazione e dal punto di vista contenutistico il carattere riflessivo e speculativo del testo. La scrittura letteraria deve affrancarsi anzitutto dal carattere della provvisorietà, per consegnare qualcosa che resti nel tempo e costituisca patrimonio per l’umanità.Pertanto è giustificabile annoverare fra la letteratura un testo di qualunque argomento ed estensione, nella misura in cui lascia traccia di una singola coscienza umana che riflette, indaga, racconta un’esperienza totalmente umana. Se, invece, il testo serve solo a gettare luce su un’epoca della storia o su un fatto collettivo è più documento che letteratura: esso testimonia un mondo e ne può assurgere a simbolo: le tavolette in lineare B di Pilo, Cnosso e Micene conservano rendiconti e archivi di palazzo, oltre che descrizioni di stati di allerta per la città i quali rapresentano propriamente dei documenti

Postato lunedì, 13 novembre 2006 alle 17:43 da Elio


Ciao Elio,
grazie mille per il tuo dotto intervento. Molto interessante.

Postato lunedì, 13 novembre 2006 alle 20:00 da Massimo Maugeri


Carissimo Masimo Maugeri,ti ringrazio per la tua iniziativa nel concepire il “Salotto moderno” per le discussione,aperto a tutti: scrittori e lettori. Purtroppo, ho poco tempo disponibile per approfondire il mio commento- intervento, ma colgo l’occasione lo stesso per aferrmare alcune osservazioni in merito all’argomento sollevato. Ho notato da tempo che la volontà di scrivere sta prolificando nel mondo a dismisura:l’umanità intera ha qualcosa da dire!!! Senza esaminare e classificare l’appartenenza letteraria, si potrebbe ,con semplicità estrema, sostenere che la letteratura rappresenta il pensiero umano elaborato nella forma evoluta che ha subito una certa “registrazione” ufficiale ( in tal modo entra nella storia). Soltanto per la sopravvivenza dipenderà dalla ricezione da parte del pubblico, in quanto il” pensiero” è sempre rivolto al pubblico! Sento nell’anima mia che le delusione cocenti che provano gli autori (che iniziano e cercano affermarsi nel mondo della letteratura) – dipendono dalla circostanza che al concepimento della loro opera non pensano affatto al futuro lettore- destinatario del “pensiero ” ,ma, piuttosto, al premio di qualsiasi provenienza. E qui stà il ” peccato”. Il futuro narratore letterario non è ispirato nell’ offrire il suo messaggio a chi lo dovrà cogliere- leggere, ma è amalato :preso dall’ambizione di diventare famoso , di farsi parlare ,in somma a priori una certa esaltazione alla quale non dovrebbe essere posto nell’arte della letteratura! Si fa presto,in tal modo, scendere per la definizione più assurda: che la letteratura non serve a niente, che la lista di spesa è anche quella letteratura! Sforzatevi almeno di subire un primo esame da parte del pubblico che potrebbe comprare e leggere i vostri testi letterari.Dopo si vedrà se diventerete narratori e avrete merito di entrare nella lista immensa dei scrittori grandi e meno grandi dell’umanità intera. Natasha. 14.11.2006

Postato martedì, 14 novembre 2006 alle 11:14 da Natasha


P.S.
A volte anche molti libri pero’, quando manca la selezione critica a monte, risultano essere diversi dalle opere letterarie in senso storico. In questo caso, oggi ricorrente, occorre valutare i libri confrontandoli con altri criteri, piu’ complessi, come: l’elaborazione retorica, le varieta’ semantiche e linguistiche in genere, la capacita’ di tenere ed interessare il lettore per tutto lo spazio occupato, i riferimenti dotti e storici, la complessita’ o la forza spirituali presenti, la sintesi compiuta, eccetera.

Postato domenica, 15 giugno 2008 alle 01:16 da Sergio Sozi


Esistono dei parametri critici che chi studia apprende. Il primo parametro, secondo me, e’ questo: considerare l’aderenza di una cosa scritta oggi alla Storia della Letteratura, che e’ la Storia delle opere pubblicate su libro in una determinata lingua – ossia per noi l’italiano, per altri il francese, eccetera.
Insomma consideriamo Letteratura cio’ che e’ confrontabile con un libro fra quelli pubblicati dal Milleduecento (circa, e anche un po’ prima direi) ad oggi; invece il resto e’ pertinente ad altri generi ed espressioni umane, non minori o piu’ brutte del libro ma senz’altro diverse, ovvero appartenenti ad una storia non letteraria.
Saluti Cari
Sergio

Postato domenica, 15 giugno 2008 alle 01:09 da Sergio Sozi


Grazie a te, Daria. Naturalmente per ”opere pubblicate” si intendono anche quelle risalenti ai secoli precedenti all’invenzione della stampa, in questo caso si fa riferimento alle biblioteche e i loro fondi e collezioni piu’ antichi, ossia ai volumi provenienti dalle biblioteche medievali – molte delle quali ecclesiastiche.
Saluti Cari
Sergio Sozi

Postato sabato, 21 giugno 2008 alle 22:51 da Sergio Sozi



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