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Archivio di luglio 2016

martedì, 26 luglio 2016

MARIA ATTANASIO e GIOSUÉ CALACIURA a Letteratitudine in Fm

MARIA ATTANASIO con “Blu della cancellazione” (La Vita Felice) e GIOSUÉ CALACIURA con “Pantelleria. L’ultima isola” (Laterza) in radio a Letteratitudine in Fm di lunedì 25 luglio 2016 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

* * *

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

* * *

Sono stati Maria Attanasio e Giosuè Calaciura gli ospiti della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 25 luglio 2016.

Con Maria Attanasio abbiamo discusso della sua nuova raccolta di poesie intitolata Blu della cancellazione” (La Vita Felice).

Con Giosuè Calaciura abbiamo discusso del suo nuovo libro intitolato Pantelleria. L’ultima isola” (Laterza).

Di seguito, dettagli sui due libri.

* * *

Maria AttanasioBlu della cancellazione” (La Vita Felice)

Blu della cancellazione è il libro della piena maturità di Maria Attanasio, quello in cui la musica si fa più fonda come il blu di una notte o di un’acqua che inghiotte tutte le cose non necessarie. È un libro in cui il passato è indistinguibile dal presente perché – come sempre in questa scrittrice che dovrebbe, per passione e sapienza narrativa, scalare le classifiche – riesce a sedimentarsi e crescere sulla parola. Così la bambina, la madre, la guerra, la denuncia dello sfruttamento attuale ma eterno, tutto si legge tra le crepe di un corpo-pietra cretto di fiume secco, ricordo raggrumato.

(dalla Presentazione di Antonella Anedda)

Maria Attanasio è nata nel 1943 a Caltagirone, dove tuttora vive e lavora. Ha pubblicato le raccolte di poesie Interni (1979), Nero barocco nero (1985), Eros e mente (1996), Amnesia del movimento delle nuvole (2003) e Del rosso e nero verso (2007).
Per la narrativa ha dato alle stampe i romanzi Correva l’anno 1698 e nella città avvenne il fatto memorabile (1994), Di Concetta e le sue donne (1999), Il falsario di Caltagirone (2007) e Il condominio di Via della Notte (2013).
Nel 1998 è uscito il libro di racconti Piccole cronache di un secolo, nel 2008 ha pubblicato Dall’Atlantico agli Appennini, una riscrittura del racconto di De Amicis Dagli Appennini alle Ande e nel 2012 tre prose raccolte nel libro Della città d’argilla.

* * *

Giosuè CalaciuraPantelleria. L’ultima isola” (Laterza)

Sospesa tra noi e l’Africa, drammatica e soave, inquietante e dolcissima, nera di lava e d’ossidiana, verde di uva di Zibibbo, di capperi e ulivi, azzurra di lago, indaco di mare, Pantelleria è un’isola limite.

Pantelleria è bellezza. Esuberante di venti, di mare, di odori. Di vulcano. La sua natura estrema, nei millenni, ha costretto a trovare soluzioni, a contendere, pietra dopo pietra, terra alla lava, a opporre intelligenza alla ferocia dello scirocco e del maestrale. Isola di approdi perenni: è stata fenicia, romana, bizantina, araba, normanna, spagnola. Pantelleria è un confine non solo geografico, è una frontiera che accoglie, è un luogo che ci ricorda quanto sia fragile e al tempo stesso eccezionale la condizione umana.

Giosuè Calaciura, scrittore e giornalista, ha pubblicato i romanzi Malacarne (Baldini & Castoldi 1998), Sgobbo (Baldini & Castoldi 2002, Premio Selezione Campiello), La figlia perduta. La favola dello slum (Bompiani 2006), Urbi et orbi (Baldini & Castoldi 2007) e la raccolta di racconti Bambini e altri animali (Sellerio 2013). È tra gli autori della trasmissione Fahrenheit di Rai Radio3.

* * *

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata: “Isole del sud” di Claudio Baglioni; “On An Island” di David Gilmour

(continua…)

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lunedì, 25 luglio 2016

IL RAPPORTO DI BRODECK

BRODECK-01_custodiaOKLa nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “Graphic Novel e Fumetti“è dedicata al volume Il Rapporto di Brodeck. Libro 1/2 – L’Altro” di Manu Larcenet (Coconino press – Fandango)

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Rapporto pesante

Recensione a Manu LARCENET, “Il Rapporto di Brodeck. Libro 1/2 L’Altro

di Furio Detti

Non conosciamo il romanzo di Philippe Claudel. Ci assumiamo quindi il rischio di una recensione “orba”, guercia. Forse, però, nel procedere possiamo rivendicare a parziale scusa la maggiore schiettezza che deriva dall’accostarsi a un’opera derivata senza il filtro dell’originale. Confidiamo che i fan di Claudel capiranno e ci auguriamo che possano trovare nuove fresche e inaspettate risonanze in questo commento alle chine di Manu LARCENET. Autore per cui abbiamo più di un debole… Se errori e dissonanze resteranno, ciò è di certo imputabile alla nostra ignoranza dell’opera in prosa, dovuta al solo contatto con la trasposizione effettuata dal fumettista.

Il Rapporto di Brodeck ci pare senza dubbio segnare un decisivo salto di qualità nell’opera di Emmanuel “Manu” Larcenet, autore pluripremiato e ormai miliare nel panorama d’Oltralpe. Tanto più che ogni dubbio in merito viene fugato da queste tavole. Larcenet, a partire da “Lo Scontro Quotidiano”, e ancor più con “Blast”, non è certo nuovo al racconto non autoconclusivo e alla serializzazione in più volumi. La scelta anche tipografica e di formato – orizzontale – de “Il Rapporto di Brodeck” si inserisce in questo filone con una forza comunque inedita. Non solo perché i paesaggi naturali spiccano, e quindi non solo per assecondare il soggetto; ma anche per la scelta, ci sembra, di segnare una faglia di discontinuità con la sua produzione precedente. La confezione con sovracoperta mostra una serietà accresciuta e la maturità di misurarsi anche nella stampa con un nuovo orizzonte espressivo, pienamente maturo. (continua…)

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lunedì, 25 luglio 2016

I GIORNI DEL VINO E DELLE ROSE

letteratura-e-musica

Nell’ambito del forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, e in collegamento con la rubrica Graphic Novel e Fumetti“, ci occupiamo della graphic novel “I giorni del vino e delle rose“, di Diego Bertelli e Silvia Rocchi. Musiche di Gianni Niccolai (Valigie Rosse, 2016)

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Recensione di Claudio Morandini

FotoI giorni del vino e delle rose”, graphic novel appena pubblicata da Valigierosse, si presenta come un lieve un gioco di specchi che moltiplicano rimandi e suggestioni musicali, letterarie e visive. A dare il titolo al libro c’è un album dei Dream Syndicate del 1982 che si rifà a un film drammatico di Blake Edwards del 1962 con Jack Lemmon e Lee Remick (e le musiche di Henry Mancini, la cui canzone dal medesimo titolo si è meritata quell’anno l’Oscar ed è diventata uno standard jazz) il quale film si ispira a versi del poeta inglese Ernest Dowson (1867-1900), in particolare al celebre «They are not long, the days of wine and roses», a sua volta intriso di reminiscenze oraziane…

Ecco, il bel libro illustrato da Silvia Rocchi, scritto da Diego Bertelli e curato da Silvia Bellucci insegue questi legami, riallaccia questi rapporti: dapprima flirta con la memoria personale dei creatori, con la rievocazione delle sensazioni che l’album dei Dream Syndicate ha suscitato, gioca con la memoria, con le sottigliezze dell’amore; poi insegue la scoperta dell’importanza della musa malinconica di Dowson, e ascolta quest’ultimo discettare con amici nel suo salotto, lo osserva mentre dorme, pensa, beve, si tormenta, si consuma. Fedele al sottinteso sinestesico del titolo, mescola, senza forzare la mano, visione e tatto, olfatto e udito. Esplora i temi della memoria che riaffiora proprio quando la si credeva perduta, dello svanire del tutto, del precario conforto degli affetti, della bellezza, dell’amore sulla morte. (continua…)

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lunedì, 25 luglio 2016

LetteratitudineNews: dal 18 al 24 luglio 2016

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 18 al 24 luglio 2016

MASSIMO LUGLI racconta STAZIONE OMICIDI

WIDAD TAMIMI racconta LE ROSE DEL VENTO

A FERDINANDO CAMON IL PREMIO FONDAZIONE IL CAMPIELLO 2016

I PESCI DEVONO NUOTARE all’Artemision (Paolo Di Stefano e il suo nuovo romanzo)

PAOLO BORSELLINO

MARGHERITA OGGERO vince il PREMIO BANCARELLA 2016

LE STREGHE a Motta Sant’Anastasia

SARA RATTARO vince il PREMIO RAPALLO CARIGE 2016 con “Splendi più che puoi” (Garzanti)

© Letteratitudine
(continua…)

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mercoledì, 20 luglio 2016

ELISABETTA RASY con “Le regole del fuoco” (Rizzoli) a Letteratitudine in Fm

ELISABETTA RASY con “Le regole del fuoco” (Rizzoli) in radio a Letteratitudine in Fm di lunedì 18 luglio 2016 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)


In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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È stata Elisabetta Rasy l’ospite della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 18 luglio 2016.

Con Elisabetta Rasy abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Le regole del fuoco” (Rizzoli) – vincitore del Premio Selezione Campiello 2016.

Nella seconda parte della puntata, una lettura del libro.

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Il libro
Le regole del fuocoÈ la primavera di un anno terribile, il 1917, quando Maria Rosa Radice a poco più di vent’anni lascia gli agi della sua casa a Napoli. Scappa da sua madre, dal salotto aristocratico che fino ad allora è stato il suo unico, soffocante orizzonte. La destinazione è la sola possibile per una donna non sposata e in fuga: il fronte. L’impatto della guerra è brutale. In un piccolo ospedale sul Carso cura centinaia di feriti, li vede soffrire e morire. Ma c’è una luce nelle sue giornate, una scintilla di cui si accorge poco a poco. È la sua silenziosa compagna di stanza Eugenia Alferro, una provinciale del Nord che sogna di diventare medico. Giorno dopo giorno, le insegna a sopravvivere in corsia e a superare la paura. La guerra regala alle due ragazze una libertà altrimenti impossibile. Così, nel tempo, avvertono una passione inattesa crescere tra loro e a mezza voce, la notte, si dichiarano l’amore. Non sanno se il futuro permetterà loro di rimanere vicine, entrambe però sentono di essere cambiate. Ora sono pronte a lottare per restare se stesse. In un romanzo vibrante, che appassiona e scuote, Elisabetta Rasy racconta la guerra dalla prospettiva misconosciuta delle donne al fronte. Ritraendo un’intimità limpida ma circondata dalle tenebre, ci mostra come l’amore non abbia mai avuto confini, perché i sentimenti esplodono sempre senza chiederci il permesso.

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Elisabetta Rasy vive e lavora a Roma. Ha esordito nel 1985 con il romanzo La prima estasi. Tra i suoi libri ricordiamo Posillipo, L’ombra della luna, Tra noi due, La scienza degli addii, Memorie di una lettrice notturna e Le regole del fuoco. Ha scritto per diverse testate giornalistiche tra cui “L’Espresso”, “La Stampa” e il “Corriere della Sera”. Attualmente collabora con “Il Sole 24 Ore”.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata: ‘O surdato ‘nnammurato; Nuttata ‘e sentimento; Anema e Core (interpretate da Massimo Ranieri)

(continua…)

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martedì, 19 luglio 2016

UNA VOLTA L’ESTATE

La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri) è dedicata al romanzo Una volta l’estate di Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi (Meridiano Zero).

Ecco, di seguito, il tandem letterario offerto dai due autori.

Massimo Maugeri

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UNA VOLTA L’ESTATE: 1 +1 + il loro incontro

il tandem letterario di Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi

Una volta l'estateIlaria: Luigi, tu sei uno scrittore di racconti fantareali brevissimi, come ti sei trovato a scrivere un romanzo, quindi un testo lungo, che non è propriamente fantastico come genere, anzi piuttosto thriller psicologico, direi?

Luigi: Era impensabile per me scrivere romanzi, per via della pigrizia. Grazie a te ci sono riuscito. Anche se abbiamo usato una metodologia da racconto, l’idea iniziale era: scrivere tanti incipit, come piccoli pezzi di un puzzle che alla fine vanno a formare una visione più grande. A livello di scrittura l’ho vissuta come tanti racconti incastonati uno nell’altro, anche perché era l’unico modo per scrivere in due, due persone che stanno insieme e che sono molto diverse. C’era anche il rischio di arrivare troppo in profondità e sfasciare qualcosa, come mi sembra abbiamo fatto noi. Tirare fuori delle verità che magari neanche riveli a te stesso, ma quando scrivi devi farlo, devi rivelare l’irrivelabile, è stato duro, faticoso, ma anche elettrizzante.

Considerando che sono molto pigro e tu invece sei molto prolifica, hai scritto già diversi romanzi anche in tempi abbastanza brevi, uno dopo l’altro, come ti sei trovata a scrivere con un pigro?

Ilaria: C’è da dire che quando vai molto veloce nella scrittura c’è sempre il rischio di una caduta di stile, infatti tra i miei primi libri c’è un po’ di differenza, Fatti male l’ho scritto in quattro mesi, Homo homini virus in tre anni quindi, ecco, chi li ha letti entrambi avrà notato che in HHV la tenuta stilistica è molto più accurata. Devo dire che nel nostro, Una volta l’estate, a parte l’ansia per la tua lentezza, l’attesa ha fatto tantissimo. La mia idea iniziale era di fare un guazzabuglio di frammenti, una cosa sperimentalissima, senza punti e virgole (maledetto Joyce letto troppo presto!), in cui ci avrei capito qualcosa solo io. Devo dire che la lentezza cui mi hai costretto mi ha insegnato a fare ordine, prima di tutto a pesare ogni singola parola. Poi, diciamolo, alla drammaturgia e all’intreccio ci hai lavorato soprattutto tu. Non era facile rendere Una volta l’estate comprensibile

Luigi: Ricordi? Avevamo inizialmente l’idea di fare una sorta di romanzo che si poteva cominciare da qualsiasi punto del libro. Abbiamo lavorato leggendo classici moderni dopo pranzo e per esercitarci e divertirci facevamo un esercizio in cui leggevamo Joyce, Virginia Woolf, Carver, e ci davamo venti minuti di scrittura sulla base delle suggestioni del racconto. Per diversi mesi ogni giorno abbiamo fatto questa cosa. E man mano venivano fuori dei personaggi che avevano a che fare l’uno con l’altro. Abbiamo iniziato a notare delle somiglianze di storie, di trame, in alcuni dei nostri esercizi di scrittura. Lì ci è venuta l’idea del romanzo scritto insieme. Continuando questo gioco, ma pensando a un romanzo vero, la storia è venuta dopo. C’erano tanti flash che piano piano costruivano da soli una drammaturgia e abbiamo capito solo dopo quale fosse la storia: una postina ruba il figlio appena nato di una coppia in crisi. Lei è un’ex artista formattata dal rigore di suo marito militare che si trova in missione all’estero. Nel romanzo è descritta la vita parallela di queste due persone, Maya ed Edoardo, e poi diverse altre. Quanti personaggi erano e quanti ne abbiamo portati avanti, eh? (continua…)

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martedì, 19 luglio 2016

LetteratitudineNews: dall’11 al 17 luglio 2016

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dall’11 al 17 luglio 2016

CATENA FIORELLO racconta L’AMORE A DUE PASSI (Giunti)

DIAMOCI UN TONER – intervista a Vito Cioce

COLPA DI COMUNISMO di Elisabetta Sgarbi

OMAGGIO A LORENZO AMURRI

TERRE RARE di SANDRO VERONESI vince l’EUROPESE LITERATUURPRIJS 2016

MAILÉN – intervista a Lorenzo Marotta

CONVERSAZIONI FESTIVAL 2016

© Letteratitudine
(continua…)

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giovedì, 14 luglio 2016

CENTO ANNI DALLA NASCITA DI NATALIA GINZBURG

Il 14 luglio del 1916, nasceva a Palermo, Natalia Levi Ginzburg (meglio nota come Natalia Ginzburg): una delle scrittrici più importanti del Novecento.
Suo padre, Giuseppe Levi, era uno scienziato triestino di origine ebraica; sua madre, Lidia Tanzi, una milanese cattolica. Il padre, peraltro docente universitario antifascista, sarà imprigionato e processato dal regime insieme ai tre fratelli di Natalia.
L’esordio letterario della Ginzburg risale al 1933, con la pubblicazione del racconto I bambini sulla rivista “Solaria”. Sposa Leone Ginzburg nel 1938 e da quel momento firmerà con il cognome del marito tutte le proprie opere. Dalla coppia nacquero tre figli: Carlo (che diventerà un noto storico e saggista), Andrea e Alessandra.

Nel 1940 Leone Ginzburg viene confinato a Pizzoli, in Abruzzo, per motivi politici e razziali (dove rimarrà fino al 1943). Natalia lo segue.
Il primo romanzo della Ginzburg vede la luce nel 1942 ed è, in origine, firmato con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte. Si intitola: La strada che va in città.

Il 1944 è un anno cruciale, di dolore e cambiamento. Nel mese di febbraio Leone viene torturato e ucciso nel carcere romano di Regina Coeli. A partire da questo periodo Natalia intensifica la sua attività lavorativa presso la casa editrice la Einaudi (Leone ne era stato uno dei fondatori). Nel 1945 si ristabilisce a Torino (dove aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza). La raggiungono i genitori e i figli (che durante l’occupazione nazista si erano rifugiati in Toscana).

Natalia GinzburgNel 1947 esce il suo romanzo È stato così. Nel 1950 sposa Gabriele Baldini, docente di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Nasceranno due figli: Susanna e Antonio (entrambi portatori di handicap).

A partire dagli anni Cinquanta la produzione narrativa della Ginzburg si intensifica. Nel 1952 esce Tutti i nostri ieri; nel 1957 vede la luce la raccolta di racconti Valentino (premio Viareggio) e il romanzo Sagittario. Le voci della sera esce nel 1961, l’anno successivo pubblica la raccolta di saggi Le piccole virtù.
Lessico famigliareIl suo libro più celebre e fortunato è Lessico famigliare, con cui vince il Premio Strega nel 1963.
Negli anni successivi inizia a collaborare con la pagina culturale del Corriere della sera (in precedenza aveva collaborato con La Stampa), pubblica altri testi di narrativa e di saggistica, si dedica alla scrittura di testi teatrali e inizia a svolgere l’attività di traduttrice.
Negli anni Settanta pubblica: Mai devi domandarmi, 1970; Vita immaginaria, 1974; Caro Michele, 1973; Famiglia (racconto del 1977); La famiglia Manzoni, 1983; La città e la casa, 1984.

Di Natalia Ginzburg va ricordato anche il suo impegno politico, che giunge all’apice nel 1983 allorquando viene eletta al Parlamento nelle liste del Partito Comunista Italiano.

Natalia muore a Roma nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1991.

Care amiche e cari amici di Letteratitudine, dedico questo “spazio” alla memoria di Natalia Ginzburg – a cent’anni dalla sua nascita – con l’intento di celebrarla, ma anche con l’obiettivo (e la speranza) di contribuire a far conoscere questa nostra grande scrittrice a chi non avesse ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere… e vi invito (se ne avete la possibilità) a lasciare un vostro contributo tra i commenti di questo post.
Sono graditi interventi, contributi vari e la segnalazione di link attinenti ai contenuti di questo post.
Ecco qualche domanda volta a favorire i vostri interventi:

1. Che rapporti avete con le opere di Natalia Ginzburg?

2. Qual è quella che avete amato di più (oltre a Lessico famigliare)?

3. E l’opera della Ginzburg che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?

4. Tra le varie “citazione” della Ginzburg di cui avete memoria… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?

5. A cent’anni dalla nascita, qual è l’eredità che Ginzburg ha lasciato nella letteratura italiana?

Ribadisco che qualunque tipo di contributo sulla vita e sulle opere di Ginzburg (citazioni, stralci di brani, considerazioni, recensioni, link e quant’altro) è gradito.

Di seguito vi propongo due video prodotti dalla Rai, dove potrete vedere e ascoltare la scrittrice: il primo è sull’intera vita di Natalia Ginzburg, il secondo è un approfondimento dedicato a “Lessico famigliare”. Per approfondimenti, vi consiglio la lettura di questo testo di Domenico Scarpa, tratto da Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 64 (2005).

Vi ringrazio anticipatamente per la partecipazione.

Massimo Maugeri


(continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, OMAGGI, RICORRENZE, ANNIVERSARI E CELEBRAZIONI   26 commenti »

giovedì, 14 luglio 2016

STRAWINSKI di Alfredo Casella

letteratura-e-musicaNell’ambito del forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del volume “Strawinski”, di Alfredo Casella (Castelvecchi).

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Recensione di Claudio Morandini

coperitna di StrawinskiStiamo assistendo a una sorta di renaissance di Casella: prima riscoperto come compositore, attraverso registrazioni di opere anche poco note e l’inserimento in cartellone (l’ultimo caso è “La donna serpente” riproposta dal Teatro Regio di Torino nella stagione 2015-16); poi, più recentemente, come infaticabile animatore culturale e scrittore di carattere. Abbiamo parlato qualche settimana fa della sua autobiografia “I segreti della giara” riproposta da Il Saggiatore; oggi ci dedicheremo a una ristampa altrettanto recente, lo “Strawinski” (sic) a cura di Benedetta Saglietti e Giangiorgio Satragni, con prefazione di Quirino Principe.
Che tra Igor Stravinskij e Casella fosse nata un’amicizia, sia pure non nutrita dalla frequentazione, è chiaro a chiunque legga “I segreti”; basterebbe ripercorrere il calendario delle esecuzioni con cui Casella ha ostinatamente e amorevolmente fatto conoscere al pubblico italiano sin dagli anni venti le opere del compositore russo (in particolare, ma non solo, il “Sacre” e “Les noces”, di ardua direzione per quei tempi) per rendersi conto della forte sintonia che l’italiano sentiva per le opere e il percorso stilistico e anche umano del compositore russo. Questa sintonia viene enfatizzata, anche a rischio di qualche forzatura, nel saggio su Stravinskij: questi è presentato come campione più autorevole di una modernità che parte dalle scuole nazionali, anzi in un certo modo le influenza, ma sa svincolarsene presto, e si emancipa da ogni debito nei confronti del passato ripercorrendolo liberamente alla ricerca di puri valori musicali; soprattutto, lo “Strawinski” secondo Casella è colui che sa coniugare la ricerca senza abbandonare la tonalità (a differenza di Schönberg, che da Casella è sempre stato studiato con grande interesse ma mai amato). (continua…)

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lunedì, 11 luglio 2016

PAPERI – PAPERUGO

http://www.shockdom-store.com/588-thickbox_default/paperi-vol1-paperugo.jpgLa nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “Graphic Novel e Fumetti“è dedicata al volume  “Paperi – Paperugo”, Shockdom edizioni (2016) di Giulio e Marco RINCIONE.

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PAPERI – PAPERUGO: un cazzotto allo stomaco

Non sarà originale, ma nessun knock-out lo è | “PaperUgo” in Paperi, di Giulio e Marco Rincione

di Furio Detti

Non è originale, ripetiamo, la distopia disneyana. Non è originale il soliloquio metropolitano, non è originale il “Brutto Anatroccolo”, non è originale la violenza che si fa fumetto…
Ma “Paper Ugo” della serie “Paperi”, dei fratelli Rincione, è un cazzotto nello stomaco che ci piace comunque. Senza sconti. A partire dal colore e dal segno: una tavolozza impastata di effetti photoshop e colori, una resa a metà fra Dave McKean per i colori e Diavù (quello “de Kontrol” della fanzine romana Katzyvari) per le anatomie deformate e improbabili, ma con assai più finezze, stile e resa, che allontanano anni luce il lavoro dei Rincione da ogni velleità underground e per l’appunto fanzinara.
La Shockdom ci ha visto bene. Il testo è perfettamente integrato alla narrazione.

Posti belli. (Ci vuoi andare?)
No. (Perché?)
Perché la bellezza è una cosa triste.

La storia di Paper Ugo è una storia di solitudine e disperazione su cui inciampiamo sgradevolmente, baloon dopo baloon, da inquadratura a inquadratura: come quando si pesta una bella e sugnosa merda e – quel che è peggio – se ne sono accorti tutti nel momento meno opportuno. Ogni vignetta – colpo di regia l’occhiata sul tapis roulant del supermarket – è una piccola, ma dolorosa, scarrellata di squallore e miseria. Con dialoghi essenziali e decisamente ben dosati. Non è la violenza di un Chuck Palahniuk, è proprio minuscola e diversa, ma ugualmente brutta. Brutta da sentire e brutta da provare. La depressione raccontata senza filtri in 30 tavole tagliate al vivo.
Come le sofferenze di Paper Ugo, allampanato, vecchio, depresso. Non è roba da fumetto Disney. Non sarà originale, ma è un cazzotto dato proprio bene. (continua…)

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lunedì, 11 luglio 2016

LetteratitudineNews: dal 4 al 10 luglio 2016

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 4 al 10 luglio 2016


PREMIO STREGA 2016: vince EDOARDO ALBINATI con “La scuola cattolica” (Rizzoli)

SIMONA LO IACONO racconta LE STREGHE DI LENZAVACCHE (Edizioni E/O)

LO STRANIERO chiude a fine anno

ANNIE ERNAUX VINCE IL PREMIO STREGA EUROPEO 2016

OMAGGIO A VALENTINO ZEICHEN

RAFFAELLA ROMAGNOLO vince il PREMIO DEI LETTORI DI LUCCA 2016

PREMIO BERTO 2016: vince Sergio Baratto

PREMIO CITTÀ DI COMO 2016: i vincitori

© Letteratitudine
(continua…)

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sabato, 9 luglio 2016

EDOARDO ALBINATI con “La scuola cattolica” (Rizzoli) vince il PREMIO STREGA 2016

Link logo alla HomeEDOARDO ALBINATI con “La scuola cattolica” (Rizzoli) è il vincitore dell’edizione 2016 del PREMIO STREGA.

Tutte le informazioni sulla serata della premiazione sono disponibili qui.


Di seguito, riproponiamo la puntata radiofonica di Letteratitudine in Fm, con ospite Edoardo Albinati, dedicata a “La scuola cattolica“.


In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

* * *

Con Edoardo Albinati abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “La scuola cattolica” (Rizzoli) -libro vincitore del Premio Strega 2016.

Nella seconda parte della puntata potrete ascoltare una lettura delle prime pagine del romanzo.

Di seguito, la scheda del libro.

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La scuola  cattolica“La scuola cattolica” di Edoardo Albinati (Rizzoli)
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educación”. Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo poderoso, che sbalordisce per l’ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: “Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?”. Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l’amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione potente e inarrestabile che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose. La scuola cattolica è forse il libro che mancava nella nostra cultura.

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Edoardo Albinati (Roma, 1956) da oltre vent’anni lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio. Suoi reportage dall’Afghanistan e dal Ciad sono usciti sul “Corriere della Sera”, “la Repubblica”, “The Washington Post”. Ha scritto film per il cinema di Matteo Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati, ricordiamo Tuttalpiù muoio con Filippo Timi e Vita e morte di un ingegnere.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali: “Shine on you crazy diamond” (Pink Floyd); “The Carpet Crawlers” (Genesis).

(continua…)

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giovedì, 7 luglio 2016

SPECIALE PREMIO STREGA 2016

Link logo alla Home

Nella serata di venerdì 8 luglio, presso la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, conosceremo il titolo del libro vincitore dell’edizione 2016 del Premio Strega.

Tutte le informazioni sulla serata finale sono disponibili qui.

Di seguito, i contenuti “speciali” di Letteratitudine dedicati ai cinque libri finalisti:

L’uomo del futuro (Mondadori) di Eraldo Affinati
Presentato da Giorgio Ficara e Igiaba Scego

[Clicca qui e LEGGI L'AUTORACCONTO DI ERALDO AFFINATI]

A quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa don Lorenzo Milani, prete degli ultimi e straordinario italiano, tante volte rievocato ma spesso frainteso, non smette di interrogarci. Eraldo Affinati ne ha raccolto la sfida esistenziale, ancora aperta e drammaticamente incompiuta, ripercorrendo le strade della sua avventura breve e fulminante: Firenze, dove nacque da una ricca e colta famiglia con madre di origine ebraica, frequentò il seminario e morì fra le braccia dei suoi scolari; Milano, luogo della formazione e della fallita vocazione pittorica; Montespertoli, sullo sfondo della Gigliola, la prestigiosa villa padronale; Castiglioncello, sede delle mitiche vacanze estive; San Donato di Calenzano, che vide il giovane viceparroco in azione nella prima scuola popolare da lui fondata; Barbiana, “penitenziario ecclesiastico”, in uno sperduto borgo dell’Appennino toscano, incredibile teatro della sua rivoluzione. Ma in questo libro, frutto di indagini e perlustrazioni appassionate, tese a legittimare la scrittura che ne consegue, non troveremo soltanto la storia dell’uomo con le testimonianze di chi lo frequentò. Affinati ha cercato l’eredità spirituale di don Lorenzo nelle contrade del pianeta dove alcuni educatori isolati, insieme ai loro alunni, senza sapere chi egli fosse, lo trasfigurano ogni giorno: dai maestri di villaggio, che pongono argini allo sfacelo dell’istruzione africana, ai teppisti berlinesi, frantumi della storia europea.

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La scuola cattolicaLa scuola cattolica (Rizzoli) di Edoardo Albinati
Presentato da Raffaele La Capria e Sandro Veronesi

[Clicca qui e ASCOLTA LA PUNTATA RADIO CON EDOARDO ALBINATI]

Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educacion”. Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l’ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: “Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?”. Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l’amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di affrontare a viso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.

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Il cinghiale che uccise Liberty ValanceIl cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax) di Giordano Meacci
Presentato da Giuseppe Antonelli e Diego De Silva

[Clicca qui e LEGGI L'AUTORACCONTO DI GIORDANO MEACCI]

Nell’immaginario paesino di Corsignano -tra Toscana e Umbria – la vita procede come sempre. C’è gente che lavora, donne che tradiscono i propri uomini e uomini che perdono una fortuna a carte. C’è una vecchia che ricorda il giorno in cui fu abbandonata sull’altare, un avvocato canaglia, due bellissime sorelle che eccellono nell’arte della prostituzione e una bambina che rischia la morte. E c’è una piccola comunità di cinghiali che scorrazza nei boschi circostanti. Se non fosse che uno di questi cinghiali acquista misteriosamente facoltà che trascendono la sua natura. Non solo diventa capace di elaborare pensieri degni di un essere umano, ma, esattamente come noi, diventa consapevole anche della morte. Troppo umano per essere del tutto compreso dai suoi simili e troppo bestia per non essere temuto dagli umani: “il Cinghiale che uccise Liberty Valance” si ritrova all’improvviso in una terra di nessuno che da una parte lo getta nella solitudine ma dall’altra gli dà la capacità di accedere ai segreti di Corsignano, leggendo nel cuore dei suoi abitanti.

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Se avesseroSe avessero (Garzanti) di Vittorio Sermonti
Presentato da Franco Marcoaldi e Serena Vitale

[Clicca qui e ASCOLTA LA PUNTATA RADIO CON VITTORIO SERMONTI]

Una mattina di maggio del 1945 tre (o quattro) partigiani si presentano col mitra sullo stomaco in un villino zona Fiera di Milano alla caccia d’un ufficiale della Repubblica Sociale (o forse di tre), lo scovano, segue un ampio scambio di vedute, e se ne vanno. Da questo aneddoto domestico, sincronizzato bene o male ai grandi eventi della Storia, si dipanano settant’anni di ricordi di un fratello quindicenne, confusi ma puntigliosi, affidati come sono agli “intermittenti soprusi della memoria”: il nero-sangue e il gelo della guerra, la triste farsa di sognarsi eroe, poi il “passaggio dalla parte del nemico” (iscrizione al PCI), e poi ancora un titubante far parte per se stesso; e il rapporto di reciproca protezione con il padre fascista; e la famiglia “feudale” della strana mamma; ma anche una collana di amori malriposti, le letture, il teatro, la musica, il calcio, gli amici. Testa e cuore però non fanno che tornare a quella mattina di maggio, a quell’ipotesi sospesa, a quell’eccidio mancato. Così, nel tentativo di fare i conti con i propri fantasmi, Vittorio Sermonti ci regala un libro sconcertante, tracciato nella forma di una lunga canzone d’amore per un tu che ha smascherato molti di quei fantasmi del “narrator narrato”, e gli dà ancora la voglia di vivere: un libro che è anche la cronaca minuziosa di un Paese e di un interminabile dopoguerra…

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La femmina nudaLa femmina nuda (La nave di Teseo) di Elena Stancanelli
Presentato da Francesco Piccolo e Silvia Ronchey

[Clicca qui e ASCOLTA LA PUNTATA RADIO CON ELENA STANCANELLI]

Anna e Davide stanno insieme da cinque anni. Si sono amati e traditi, come tutti. Ma un giorno qualcosa cambia. Davide diventa violento, aggressivo e Anna scopre che si è innamorato di un’altra donna. Trova foto hot e alcuni messaggi in cui lui le scrive che la ama. Davide nega, attacca, non vuole che la loro storia finisca. Anna lo manda via di casa e precipita nell’ossessione. Smette di mangiare, controlla continuamente i social network dell’ex compagno e della rivale e, in un crescendo morboso, comincia a pedinarla, arriva a conoscerla e a frequentarla, fino a quando il gioco diventa troppo difficile da continuare. Il nuovo, atteso romanzo di Elena Stancanelli è la storia di una donna che, nella forma di una confessione spudorata alla propria migliore amica, racconta il lato oscuro di ogni donna.

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martedì, 5 luglio 2016

SIMONA VINCI con “La prima verità” (Einaudi Stile Libero) a Letteratitudine in Fm

SIMONA VINCI autrice di “La prima verità” (Einaudi Stile Libero) in radio a Letteratitudine in Fm di lunedì 4 luglio 2016 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)


In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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È stata Simona Vinci l’ospite della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 4 luglio 2016.

Con Simona Vinci abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “La prima verità” (Einaudi Stile Libero) – vincitore del Premio Selezione Campiello 2016.

Nella seconda parte della puntata, una lettura del libro.

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Il libro
La prima veritàTra gli abbandonati, i reclusi, i dimenticati Simona Vinci tesse il filo d’oro di una storia che arriva dal passato e viene fino a te, proprio a te che stai leggendo, qui e ora. È una storia scandalosa, perché non si può narrare senza rivelare anche i fantasmi di chi la sta scrivendo.
Ciò che Angela non può sospettare, quando decide di raggiungere l’isola maledetta, l’isola lager, è che il segreto sepolto tra quei bianchi enormi edifici sia piú sconvolgente di ogni immaginazione. E che spetti proprio a lei disseppellire quel segreto e affrontarlo a viso aperto. Costi quel che costi, per il bene di tutti. Ciò che Angela non ha assolutamente messo in conto, è che si apra per lei a Leros l’avventura della vita.
«Poi la serratura, improvvisamente docile, si sbloccò nella sua mano con un gemito e la porta si aprí».

Nel 1992 Angela, giovane ricercatrice italiana, sbarca sull’isola di Leros. È pronta a prendersi cura, come i suoi colleghi di ogni parte d’Europa, e come i medici e gli infermieri dell’isola, del perdurante orrore, da pochi anni rivelato al mondo dalla stampa britannica, del «colpevole segreto d’Europa»: un’isolamanicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositori politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lí, trasformati in relitti umani. Inquietanti, incomprensibili sono i segni che accolgono la ragazza. Chi è Basil, il Monaco, e perché è convinto di avere sepolto molto in alto «ciò che rimane di dio?» E tra i compagni di lavoro, chi è davvero la misteriosa, tenace Lina, che sembra avere un rapporto innato con l’isola?
Ogni mistero avrà risposta nel tesoro delle storie dei dimenticati e degli sconfitti, degli esclusi dalla Storia, nell’«archivio delle anime» che il libro farà rivivere per il lettore: storie di tragica spietata bellezza, come quella del poeta Stefanos, della ragazza Teresa e del bambino con il sasso in bocca.
Con
La prima verità che, fin dal titolo, da un verso di Ghiannis Ritsos, allude a una verità di valore assoluto oltre e attraverso le vicende del libro, che si svolgono in luoghi e tempi diversi, e delle vite dei personaggi che via via si presentano al lettore, Simona Vinci torna al romanzo dopo molti anni, e vi torna con una felicità e una libertà mai raggiunte prima

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Simona Vinci è nata a Milano nel 1970 e vive a Bologna. Il suo primo romanzo, Dei bambini non si sa niente (ultima edizione Einaudi Stile libero, 2009) ha riscosso un grande successo. Caso letterario dell’anno, è stato tradotto in numerosi altri paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Sempre per Einaudi sono usciti la raccolta di racconti In tutti i sensi come l’amore («Stile libero», 1999) e i romanzi Come prima delle madri («Supercoralli», 2003 ed «Einaudi Tascabili», 2004), Brother and Sister («Stile libero», 2004), Stanza 411 («Stile libero Big», 2006), Strada Provinciale Tre («Stile libero Big», 2007) e La prima verità («Stile libero Big», 2016). Per i lettori più giovani ha pubblicato Corri, Matilda (E.Elle, 1998) e Matildacity (Adnkronos Libri, 1998). Ha scritto il racconto La più piccola cosa pubblicato nell’antologia Le ragazze che dovresti conoscere («Stile libero Big», 2004). Inoltre nel 2010 ha collaborato alla raccolta Sei fuori posto (Einaudi, Stile libero Big).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata: Comfortably Numb (versione live di David Gilmour); La danza di Zorba (Dalila); Alfonsina y el mar (Avishai Cohen)

(continua…)

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lunedì, 4 luglio 2016

LetteratitudineNews: dal 27 giugno al 3 luglio 2016

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 27 giugno al 3 luglio 2016


LUCA DONINELLI racconta LE COSE SEMPLICI

OMAGGIO A ATTILIO GIORDANO

VENTI ANNI DI FESTIVALETTERATURA

La serata finale del PREMIO STREGA 2016

CERNIERA LAMPO di Luca Raimondi e Joe Schittino (un estratto)

L’ULTIMA MENZOGNA di Giovanni Pannacci (un estratto)

© Letteratitudine
(continua…)

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venerdì, 1 luglio 2016

STORIE (IN) SERIE n. 9 – Vinyl: chiediamo il bis

Storie (In) Serie

Storie (in) Serie # 9

(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)

Il nuovo appuntamento dello spazio di Letteratitudine incentrato sulle Serie Tv è dedicato a Vinyl

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di Carlotta Susca

La seconda stagione di Vinyl era stata annunciata precocemente dopo la programmazione negli USA della prima puntata, il 14 febbraio scorso, nonostante i dati di visione fossero inferiori alle aspettative: solo 764.000 spettatori. A distanza di due mesi, la HBO aveva annunciato il cambio di showrunner; al posto di Terence Winter (The Sopranos, Boardwalk Empire, The Wolf of Wall Street, 4 Emmy) avrebbe coordinato i lavori sulla seconda stagione Scott Z. Burns (The Bourne Ultimatum, Side Effects).

È invece di qualche giorno fa la notizia della cancellazione della serie televisiva, un piccolo capolavoro ideato da Winter, Rich Cohen, Mike Jagger e Martin Scorsese: «Ovviamente, non si è trattato di una decisione facile. Rispettiamo enormemente il team di creativi e il cast per il loro duro lavoro e la passione per questo progetto».

Pur con la consapevolezza della mancanza di un seguito, la visione di Vinyl è fortemente consigliata: per le inquadrature bellissime (il pilot era diretto da Scorsese), gli anni Settanta vividi, colorati. Per l’argomento: la caduta e ripresa dell’immaginaria etichetta discografica American Century, che lasciamo nel momento in cui, con la sotto-label Alibi, sta per inaugurare e cavalcare l’esplosione del punk, grazie all’autenticità nichilista dei Nasty Bits e del loro frontman britannico Kip Stevens, interpretato dal figlio d’arte James Jagger.

Per i modi in cui il periodo storico si riverbera nelle trame secondarie, fra cui quella di Devon, la moglie del protagonista interpretata da Olivia Wilde (Dr. House), con un passato nella factory di Andy Warhol e la rinuncia alla vita bohémien per dedicarsi a una tranquillità familiare che si traduce nella rinuncia alle proprie ambizioni e al proprio talento, un personaggio femminile ipnotico e rappresentativo del confine fra autodeterminazione e vincoli sociali, che le impongono un ruolo erroneamente reputato una scelta consapevole.

Per la musica che spazia dal rock di un imbolsito Elvis Presley al blues nero dei club fumosi, comprendendo i New York Dolls, Otis Redding, David Bowie, Alice Cooper, i Velvet Underground e un ampio spettro delle sonorità degli anni Settanta.

Per i percorsi lavorativi e personali di Clark e Jamie: ambizioso ma rigido il primo, interpretato da Jack Quaid (Hunger Games), con uno sviluppo narrativo che lo porta a riconquistare con il sudore e la creatività uno status lavorativo dignitoso – ma anche per lui il percorso, come sempre, è più interessante dell’arrivo –; libertina e ribelle la seconda, interpretata da Juno Temple (al debutto televisivo), rappresentante delle groupie al servizio della band per qualsiasi necessità, che brucia la propria credibilità di talent scout quando ottiene come effetto collaterale della sua indipendenza il rischio dell’overdose dell’artista che ha contribuito a lanciare. (continua…)

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Letteratitudine: da oltre 15 anni al servizio dei Libri e della Lettura

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"Cetti Curfino" di Massimo Maugeri (La nave di Teseo) ===> La rassegna stampa del romanzo è disponibile cliccando qui

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OMAGGIO A ZYGMUNT BAUMAN

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OMAGGIO A TULLIO DE MAURO

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RATPUS va in scena ratpus

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Ricordiamo VIRNA LISI con un video che è uno "spot" per la lettura

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"TRINACRIA PARK" a Fahrenheit ...

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