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martedì, 10 aprile 2007

ALTERNATIVE A “I PROMESSI SPOSI”

Alessandro Manzoni

Qualche giorno fa ho incontrato un vecchio compagno di scuola. Come sempre accade in siffatte circostanze abbiamo rievocato i bei tempi andati, quando la spensieratezza la faceva da padrona e il mondo sembrava essere tutto per noi. Ci siamo ricordati di varie cose, tra cui di come spesso – per dedicarsi all’apprendimento di certe materie – si sacrificava tempo che poteva essere devoluto a studi più interessanti. Ne è sorto una specie di dialogo molto simile a quello che vi propongo di seguito.

“Ti ricordi le mitiche edizioni Bignani?”, mi ha domandato il mio amico.

“Ti riferisci ai riassuntini de I promessi sposi?”

“Sì. E non solo.”

“Bignani o Bignami?”

“Che importanza ha!? Ciò che conta è che ci hanno fatto risparmiare un sacco di tempo inutile.”

“Dici? Ritieni ancora che il tempo impiegato per leggere I promessi sposi sia stato inutile?”

“Mah. Forse proprio inutile no! Però ci sono letture molto più interessanti e formative.”

“Tu dici?”

“Io dico. Ehi, non fare il bacchettone, eh? Non riterrai che I promessi sposi è da considerarsi ancora oggi il più grande romanzo della letteratura italiana?”

Ho inarcato le sopracciglia. Senza rispondere.

.

Però mi viene voglia di lanciarla a voi, la domanda blasfema.

*

I promessi sposi è da considerarsi ancora oggi il più grande romanzo della letteratura italiana? Se no… che alternative proponete?

Rispondete con sincerità, su!

.

P.S. Nei prossimi giorni, e almeno fino a venerdì, difficilmente avrò la possibilità di aggiornare il blog con nuovi post. L’ideale, dunque, sarebbe che riusciate a farvi bastare questo. L’argomento è un po’ blasfemo (letterariamente parlando), però si presta a una partecipazione di massa. Magari potrebbe nascere un dibattito interessante…


Scritto martedì, 10 aprile 2007 alle 08:14 nella categoria SONDAGGI, GIOCHI E SVAGHI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

55 commenti a “ALTERNATIVE A “I PROMESSI SPOSI””

Aggiungo al post la seguente considerazione: conosco parecchia gente che, dopo i tempi della scuola, e pur amando la lettura, non è riuscita a rileggere (o a leggere) “I Promessi sposi”

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 08:18 da Massimo Maugeri


Forse è ancora il più grande per assenza di alternative. Non siamo un popolo di grandi romanzieri. Non ne abbiamo prodotto.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 09:26 da Renato Di Lorenzo


La prima parte sì, perchè racconta l’Italia e gli italiani in maniera geniale e impietosa. Ma poi (quando irrompe la Provvidenza…) il romanzo si guasta.
Altri grandi romanzi italiani? I VICERE’ di De Roberto, UNA QUESTIONE PRIVATA di Fenoglio, HORCYNUS ORCA di D’Arrigo, STORIA DELLA MIA VITA di Casanova (vale anche se è un’autobiografia?), LIBERA NOS A MALO di Meneghello, LA TAVERNA DEL DOGE LOREDAN di Ongaro, POMPEO di Pazienza (vale anche se è scritto a fumetti?), LO SCIALO di Pratolini, TEMPO DI UCCIDERE di Flaiano, le storie di CORTO MALTESE (vale anche se è un fumetto?), CONFESSIONI DI UN ITALIANO di Nievo, L’ONDA DELL’INCROCIATORE di Quarantotti Gambini, LA MIGLIOR VITA di Tomizza, GLI INGANNI di De Feo.
Insomma, non c’è solo Manzoni.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 09:38 da luciano/il ringhio di Idefix


Assolutamente si: c’è dentro ogni stilema possibile, tutti gli embrioni di intrecci possibili, ogni sfumatura pensabile – dalla religiosa alla noir al poliziesco e un lavoro sui personaggi mai fatto prima e mai fatto dopo. Rimane senz’altro il caposaldo.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 10:41 da Simone Cosimi


Ci sono tanti motivi per amare i promessi sposi e per non amarli. Tuttavia, se come dice Lukasz la grandezza di un romanzo sta nel rappresentare personaggi tipici in situazioni tipiche, Manzoni ha scritto un grandissimo romanzo. Il problema del leggerlo o rileggerlo dopo la scuola, secondo me, sta proprio nella scuola, che presenta quasi sempre la letteratura nella maniera sbagliata. Nessuno ha dubbi sulla grandezza della Divina Commedia, ad esempio, ma quanti l’hanno letta tutta o l’hanno anche semplicemente ripresa in mano dopo la maturità?
Oltretutto, non sono mai dell’idea che si possa dire che un’opera sola possa essere definita “la più grande” o simili; ci vorrebbe un carnet (molto fornito) di libri indispensabili. Per le alternative io propongo “La Storia” della Morante: immancabile.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 11:15 da zagherro


Ho un blog da poco aperto in cui parlo anche dei Promessi Sposi, che leggo al ginnasio ai ragazzi. In particolare vi noto degli “iliadismi”. Ritengo che sia un capolavoro, forse più una rappresentazione teatrale (come da conclusione) che un romanzo vero e proprio: si, direi una grande Commedia, tra umano e divino; direi in particolare che sulla scia di Dante è la rappresentazione purgatoriale di una vicenda umana (come indica il tabernacolo tra le due viottole all’inizio del romanzo ove sono rappresentate le anime del purgatorio)con tratti d’inferno e promesse di paradiso. Una grande commedia che rappresenta l’Italia nel bene e nel male, in cui ancora il “matrimonio” non s’è fatto (si farà?).

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 13:02 da Michele Armenia


Una proposta alternativa? A me piace molto “La Storia” di Elsa Morante, che per molti aspetti considero “I Promessi Sposi” del ‘900. Certo la letteratura non può fermarsi a Manzoni, eppure…

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 14:17 da I Care


In alternativa ai Promessi Sposi io propongo Fermo e Lucia, e non scherzo. Se si ha la fortuna di trovare il libreria “La monaca di Monza” (Daldini Castoldi Dalai editore, 2004) si scoprirà una lingua deliziosa che niente ha da invidiare al Gadda del Pasticciaccio, per dire un grandissimo.
Ci sono chicche come “gli occhi sciarpellati della madre badessa”, o come “la contenzione del rispondere”, o “l’impegnarsi davantaggio”, o il formidabile “Geltrude aspreggiata”. Oppure “una figlia tanto scrigniuta e contraffatta”. O “un’aria di imperio troppo oltracotante”.
Insomma io azzardo l’ipotesi che se Manzoni non avesse sciacquato queste meraviglie in Arno, oggi gareggerebbe con i maggiori e i minori contemporanei (Camilleri gli farebbe un baffo, per dire).
Questo vale se non apriamo una gara riservata solo a chi Manzoni lo ha letto solo sul Bignami. Bignami, era. Non altro. E credo ci sia ancora, se è vero che nel 1999 l’Espresso lo distribuiva allegato alla rivista.
Se invece si dovesse tener conto dei bignamisti, forse Manzoni è secondo a Carlo Collodi. Ma Fermo e Lucia è di gran lunga una vetta. Dopo Manzoni sono arrivati tanti, che pure grandeggiano. Probabilmente è difficile incoronarne uno soltanto perché sono davvero tanti. Io, se fossi costretto, direi Tomasi di Lampedusa, anche se Goliarda Sapienza lo insidia da vicino in molti sensi, e Bianciardi mi piace da matti, e Gadda, e Calvino, e … ma già sono troppi. Sarà meglio tenerci “Fermo e Lucia”.

Mariano Guzzini

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 14:21 da mariano guzzini


Ma assolutamente no. E non lo è mai stato.
La fortuna dei Promessi sposi è dovuta alla scuola italiana, ammuffita, stantia, bacchettona.
Cosa propongo in alternativa? Ma c’è bisogno di dirlo?
La DIVINA COMMEDIA, per esempio.
Leopardi, poesie e pensieri (non è romanzo, mi si può obiettare).
Pavese.
No, il romanzo di Manzoni proprio no.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 14:22 da aquila_non_vedente


Lo ammetto, non amo particolarmente i Promessi Sposi, ma riconosco che comunque ha un certo valore. Personalmente ho preferito i Vicerè, forse perchè più intrecciato

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 14:26 da olimpia


I Promessi Sposi rimane probabilmente il più grande. La finezza di introspezione psicologica è proverbiale. Personalmente gli metterei al fianco “Il Gattopardo”. Dalla Lombardia seicentesca alla Sicilia ottocentesca, con le problematiche della nascita dello Stato Italiano. E con altrettanta finezza di introspezione.
Orso marsicano

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 14:38 da Orso Marsicano


Dalla mia finestra vedo il castello dell’Innominato: abito nei luoghi manzoniani e leonardeschi, sulla riva dell’Adda. Per noi il Manzoni è un doppio peso: ci sembra più indigesto che a tutti gli altri e ci sentiamo un po’ vittime. Da noi tutto ha un nome manzoniano: case, alberghi, ospedali, vie, piazze, pizzerie, biblioteche, scuole, asili, barche, porticcioli…sfilate, concorsi, eventi, convegni, centri culturali, musei…bande…rassegne teatrali. Proprio per questo, conosciamo il testo meno degli altri. Questa, almeno, è una nostra diffusa percezione. Come si fa ad essere obiettivi con un obbligo? con un sistema turistico? con una retorica dozzinale buona per tutti i sindaci e tutte le amministrazioni? Come si può prendere in considerazione un luogo comune e rileggerlo, quando non sei obbligato? Eppure il testo è unico. Tutto è limato, perfetto, costruito; è un testo musicale, è un’opera! Nella letteratura italiana, per fortuna c’è altro e concordo con l’elenco di Luciano, ma il romanzo dei Promessi Sposi è l’unico testo che, ambientato nel passato si proietta nel futuro, che per noi, oggi, è passato. E’ un testo Romantico: contemporaneo ai posteri, come il Marchese di Posa. Integralmente non l’ho più riletto nemmeno io; ma a brani sì, e l’ho fatto più volte, ripromettendomi, appena possibile, una rilettura completa. Promessa vana, perché, ogni volta, l’ingombrante presenza toponomastica mi ridicolizzava il proposito. Pensate che la nostra Amministrazione provinciale, nell’intento di dar vita ad un premio letterario non ha trovato di meglio che questo titolo: Premio Letterario “L’Azzeccagarbugli per il poliziesco”. Un titolo che in sé doveva comprendere un personaggio manzoniano e l’interesse per la letteratura di genere, appunto quella poliziesca.
Un saluto a tutti, dai monti sorgenti dall’acqua.
Miriam

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 15:56 da miriam ravasio


rimane il più grande romanzo storico italiano
poi c’è stato molto, molto, molto altro
mio figlio, quinta elementare, l’ha divorato, al pari dei fantasy e dei vari verne (legge un libro alla settimana, in prestito dalla biblioteca della scuola)
l’ha apprezzato, si è divertito, ha riso molto (non ha pianto, ma lui non piange, si sente molto macho, non è come la mamma, che guarda apposta certi film e legge apposta certi libri per avere la scusa di farsi un pianterello)

sì, per quanto mi riguarda, rimane il più grande, considerato nel suo genere

cordialmente,
LS

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 16:10 da lanasmooth


Credo che il problema non sia la grandezza in sé del romanzo, quanto il tempo che a questo viene dedicato. Nessun romanzo dovrebbe occupare tutto quel tempo (stesso dicasi per Dante, ovviamente). L’intelligente panoramica di Luciano, alla quale dovrebbe aggiungersi La Storia e il Gattopardo, potrebbe essere un serio spunto sulla modalità di insegnamento del romanzo (o del fumetto o del cinema e via dicendo) che privilegi sintesi e critica anziché lettura capitolo per capitolo e “moraletta” finale. Inoltre, aggiungo: mi pare un po’ superata la divisione tra letteratura italiana e straniera: in primo luogo perché la letteratura è universale e quando in Italia si scriveva “il primo” romanzo, in Spagna, Russia e Francia si toccavano i vertici che sappiamo. In secondo luogo perché gli autori parlano a tutti, universali appunto, come i prodotti del loro ingegno. E allora ecco che il problema Manzoni sì o no, si stempera in ben altro.. Grazie della riflessione e state bene. Cyrano.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 17:32 da cyrano66


I Promessi Sposi insegnano a scrivere, questo è il motivo per cui starci su un intero anno scolastico (perlomeno al ginnasio, almeno quando andavo a scuola io) non è uno spreco di tempo ma un vero sollazzo. Questa funzione di addestramento alla scrittura (creativa) dai Promessi Sposi è condivisa con l’Eneide ma non per esempio con la Divina Commedia, che intanto è un poema e impone il cimento con la terzina o altro metro, e poi è opera molto ambiziosa. I Promessi Sposi è un classico: come tutti i classici è un libro irrinunciabile.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 18:53 da sundancekyd


Condivido il commento di cyrano, e quello precedente di Guzzini, e altri di simile tono. Non si può rispondere: “I promessi sposi”… è ancora, o non è più, il romanzo… ecc. ecc.? E Massimo, ovviamente consapevole, con la “domanda blasfema” ci sprona ad andare ben oltre. Molti grandi nomi sono già stati fatti, e nemmeno io resisto alla tentazione. Non riesco a non citare nomi come Svevo, Pavese, Silone. O come Pirandello, Fogazzaro, Verga… a dimostrazione che ognuno di noi, così come ha il suo carattere, e questo a sua volta ha le sue “fasi lunari”, così seleziona le sue preferenze.
E qual è il film…? E il musicista… e l’artista…?
Sono molte dunque le variabili in base alle quali sentiamo più vicino questo o quel autore. Si amano di più gli scrittori, musicisti, artisti che hanno raccontato un mondo che assomiglia al nostro mondo.
Detto questo, nelle scuole, a mio modesto parere, si deve poter leggere di tutto e confrontarsi poi, a qualsiasi livello, sui contenuti. Un salotto letterario al posto dei Promessi sposi, ma anche di Pinocchio o dell’Eneide. E insegnanti all’altezza.

Postato martedì, 10 aprile 2007 alle 19:39 da S.q.a.p.d.Irnerio


Anch’io non credo che esista UN qualcosa assolutamente superiore ad altro -questo in tutto. A parte I Promessi Sposi, aggiungerei il Gattopardo, che ho anche riletto, La Storia di Elsa Morante, In Nome della Rosa, Umberto Eco, Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Tra questi preferisco Il Gattopardo ed Il Fu Mattia Pascal….ciao

Postato mercoledì, 11 aprile 2007 alle 04:46 da Giulio dal Canada


La Storia di Elsa Morante.

Postato mercoledì, 11 aprile 2007 alle 08:16 da picchioblu


Se non vi piacciono i Promessi Sposi (a me sì, tolte le parti provvidenziali), provate a leggerlo così: fate finta che sia il nuovo libro di Umberto Eco, che (utilizzando stilemi ottocenteschi, tra cui il manoscritto ritrovato) racconta l’Italia di adesso.

Postato mercoledì, 11 aprile 2007 alle 09:37 da luciano/il ringhio di Idefix


SECONDO ME IL LIMITE PRINCIPALE DEI PROMESSI SPOSI E’ DATO DAL FATTO CHE VIENE FATTO VIVERE COME UN PENOSISSIMO E PETULANTE OBBLIGO DAGLI INSEGNANTI LICEALI, CHE NON HANNO PER ESSO L’AMORE DA TRASMETTERE AGLI ALLIEVI, E TUTTO DIVENTA “PESANTE”. IO DOPO AVERLO STUDIATO AI MIEI TEMPI, LO STO RILEGGENDO INSIEME A MIA FIGLIA -V GINNASIO- CHE LO ODIA PER I MOTIVI CHE VI HO SCRITTO.
STRANAMENTE A ME FA L’EFFETTO CONTRARIO OGGI, OSSIA LO TROVO MOLTO PIù COINVOLGENTE ED IRONICO DI ALLORA, ANCHE SE NON LO RITENGO ASSOLUTAMENTE MASSIMO CAPOLAVORO DELLA LETTERATURA ITALIANA, E A ME PIACE MOLTO LEGGERE.

Postato mercoledì, 11 aprile 2007 alle 10:39 da juryrexbox


Non metterei completamente da parte i “Promessi sposi”, ma riscoprire un bel po’ di autori del Novecento sarebbe molto più significativo per tanti giovani italiani. Due nomi: Pavese e Calvino.

Postato mercoledì, 11 aprile 2007 alle 11:46 da Leonardo


Io credo che “I promessi sposi” non sia assolutamente il più grande romanzo italiano mai scritto. In realtà, molti di noi lo hanno letto solo perché imposto a scuola. Ma – come ha già sottolineato qualcuno – davvero lo si potrebbe leggere “per diletto”?
Io credo che siamo legati ancora a certe tradizioni. “La divina commedia” di Dante e “I promessi sposi” sono le opere più studiate nelle scuole. Sono indubbiamente utili per la formazione culturale, ma davvero i liceali possono apprezzare Manzoni o capire Dante? Perché noi non leggiamo tanto, come fanno all’estero? Perché gli studenti ODIANO la lettura (non tutti, ma molti sì), credendo, a torto, che tutti i libri siano come “I promessi sposi”. Nelle scuole, si dovrebbe far leggere libri più “interessanti”. Per esempio, il libro “Cuore”, che a me sembra molto più utile di una lettura di Manzoni. E’ un classico che può essere letto anche in chiave moderna. Manzoni poteva essere apprezzato (ma anche De Amicis, su cui però molti critici hanno storto il naso) nel periodo fascista, perché in fondo rappresentava l’Italia dominata dagli spagnoli e invitava all’indipendenza dagli austriaci.
Ho letto “I promessi sposi” quattro anni fa, quando l’ho portato all’esame di letteratura italiana (ma l’ho scelto di mia spontanea volontà: ritenevo di doverlo leggere a tutti i costi, perché non potevo non conoscerlo). E’ un libro che ho potuto “apprezzare”, o meglio capire, solo una volta maturo. A scuola non mi piaceva e non mi sarebbe mai piaciuto. Non è una lettura semplice.
Ma ad ogni modo, io lo trovo poco scorrevole, soprattutto nella parte in cui sopraggiunge la peste. Quei capitoli sono davvero noiosi. In realtà, ci sono molti aspetti che nessuno ha sottolineato, come per esempio le forti contraddizioni di Manzoni. Quando presenta Borromeo, lui dice che vuole spendere solo “quattro parole”, invece, quelle “quattro parole” sono otto pagine! E poi ce ne sono altre, che non sto qui a dire.
Credo che il suo più grande difetto sia quello di non aver saputo comprendere il suo più grande limite: essere più uno storico che un romanziere. Sì, perché io credo che in realtà quel romanzo sia un libro di storia, nella parte finale, e non un romanzo. E allora, tanto vale leggersi un manuale, che non un romanzo spacciato solamente per tale.
Credo che “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” meritino molto di più dei “Promessi sposi”.
Ma poi mi chiedo: per forza l’Ottocento bisogna leggere? Per forza Manzoni? Per forza Verga (che non voglio neanche qualificare…)? Per forza AUTORI ITALIANI??
Se nelle scuole facessero leggere romanzi come “Don Chisciotte” o “I tre moschettieri” o “Il conte di Montecristo”, i ragazzi si appassionerebbero di più alla lettura. Noi italiani non abbiamo scritto romanzi “commerciali” oppure “di consumo” nell’Ottocento. Dunque non possiamo attingere da un tipo di letteratura troppo “dotta”, se l’età e la cultura dei lettori non lo consentono.

Postato mercoledì, 11 aprile 2007 alle 12:43 da James Utopia


A me “I Promessi Sposi”, piacevano anche a scuola!!!

Dato che leggere, mi è sempre piaciuto fin da bambino, durante le lezioni di Italiano, storia e geografia, se il prof mi annoiava, io continuavo a leggermi il libro di testo per i fatti miei….

Quindi io “I Promessi Sposi” lo avevo finito pochissimi giorni dopo che l’avevo comprato.

Durante il resto delle lezioni, leggevo le note e gli approfondimenti….

Così valeva per le antologie, i libri di storia, e quello di geografia….

Concordo con “Luciano il Ringhio di Idefix” per il giudizio complessivo “antiprovvidenza” e mi trovo in contrasto con James Utopia, perchè i capitoli della peste, sono quelli che adoro in assoluto.

Comunque ritengo che debbano essere ancora insegnati nelle scuole di ogni ordine e grado.

Maobao

Postato giovedì, 12 aprile 2007 alle 02:02 da maobao


Insisto ancora su due punti: consiglio di gustarsi Fermo e Lucia nella deliziosa lingua arcaica del loro tempo, e insisto con Goliarda Sapienza, che forse nessuno rilancia perchè non ha ancora avuto la fortuna di incontrare il suo formidabile romanzo postumo “L’arte della gioia” (Stampa Alternativa), vero capolavoro del novecento italiano e ulteriore onore e vanto della cultura siciliana, accanto al Gattopardo. Catania contro Milano. Femminile contro maschile. Laicità contro cattolicesimo. Sesso,passione e trasgressione contro la fobia della copula e l’apologia del perbenismo. E’ una partita da giocare.

Alla fine, se non ho capito male, vincono tutti. Ma che gioco, ragazzi, che gioco!!!

mariano guzzini

Postato giovedì, 12 aprile 2007 alle 17:36 da mariano guzzini


Ma come mai nessuno ha citato Primo Levi?
Come mai nessuno ha pensato che le letture di “Se questo è un uomo” e “La tregua” possano essere più utili per i ragazzi?
Perché non proporre Levi come autore “obbligatorio” nelle scuole al posto di Manzoni?
Che ne dite?
‘mazza, quante domande!

Postato venerdì, 13 aprile 2007 alle 09:49 da Elektra


Manzoni è uno dei maggiori scrittori della nostra tradizione. A lui va il merito d’aver contribuito a rinnovare la letteratura e la lingua letteraria italiana, dando avvio alle forme realistiche della narrativa moderna. Nella narrativa egli ha infuso il gusto di temi e personaggi, situazioni e affetti nuovi, attinti dalla vita popolare. La prosa dei Promessi sposi, intensa e chiara, è stata per quasi un secolo uno dei principali modelli di lingua nazionale. Innumerevoli espressioni del romanzo sono entrate nell’uso del parlare comune, così come sono diventati patrimonio della fantasia collettiva i suoi personaggi maggiori e minori.
Ma neppure al Manzoni sono mancate le critiche. Il nostro contemporaneo Moravia mosse alcune riserve: “Intonazione da propaganda religiosa”. Secondo Gramsci: “Il suo atteggiamento verso il popolo, è sentito più come benevolenza paternalistica che combattiva partecipazione”.
Incontestabile però, da qualunque angolazione la si guardi, l’opera del Manzoni, liberal-cattolico innovatore ma non rivoluzionario, rappresenta con sostanza umana e stilistica quella varia avventura che è la vita e quel misto di grande e di meschino, di ragionevole e di pazzo, che regna nell’animo umano.

Postato venerdì, 13 aprile 2007 alle 13:37 da Maria Luisa Papini Pedroni


Qualche personale osservazione su ”I promessi sposi”

Breve premessa

I materiali critici sul romanzo manzoniano attribuiscono unanimamente fino ad ora all’opera (pur con alcune sfumature di giudizio) una serie di meriti oggettivi, che qui elencherei in estrema sintesi:
1) Aver rappresentato il risultato narrativo della riforma linguistica, desiderata dall’autore per uniformare l’insegnamento dell’italiano dopo che era stata uniformata politicamente la Nazione (anche se il romanzo fu riscritto due decenni prima del 1861, l’intento progettuale dell’autore è ben noto: Manzoni fu, ad Unificazione avvenuta, consulente del ministro allora incaricato di questa operazione).
2) Aver costituito una originalissima variante nostrana del romanzo storico, all’epoca molto in voga in Europa (Walter Scott imperversava, ricordiamo).
3) Aver rappresentato il miglior ritratto collettivo degli italiani, mai in precedenza così esaurientemente analizzati dal punto di vista etno-antropologico e sociologico, nonché religioso.

Dunque, credo che tutto si possa discutere meno che quanto appena riassunto: la portata storica e popolare de ”I Promessi”, dall’Ottocento fino al Secondo Dopoguerra, è stata in Italia enorme. Si parla dunque di oltre un secolo di celebrità vera e propria (non di ”bisogni indotti” creati in vitro dalle reclame pubblicitarie dei giornali). Il libro fu, insomma, ritenuto ”attuale”, ‘’scientifico” ed ”artistico”, per un secolo e passa.
Ciò messo fuori discussione – che per discuterne non v’è argomento che regga – piombiamo come dei falchi sull’attualità e vediamo un po’ cosa dire de ”I promessi sposi” nell’Italia del 2007. E qui mi esprimerò evitando di portare in ausilio le opinioni di altri, bensì elencando le mie, ma ben corroborate – si spera – da solide motivazioni. Dividerò i punti in altrettanti temi da analizzare.

Primo tema da analizzare: l’attualità di un’opera d’arte letteraria.
Un’opera letteraria che sia tale è sempre attuale, sempre: anche se ovviamente viene scritta in una lingua non più praticata oralmente o per iscritto. L’Odissea è scritta in greco antico e Shakespeare in inglese. Sempre che si parli di un’opera d’arte, ovviamente, e non un intrattenimento. Ma che ”I promessi sposi” non siano letteratura d’intrattenimento, questo resta indiscutibile: l’abbiamo dimostrato nelle premesse. Dunque quel libro È UN’OPERA D’ARTE. E in quanto tale non passa di moda, almeno fra chi si interessi di cose d’arte. O meglio: non perde di validità.

Secondo tema da analizzare: la popolarità e le opere d’arte.
Al di fuori degli amatori delle ”cose d’arte”, i ”Promessi” sono oggi popolari come cinquant’anni fa? La risposta è ovvia: no. Diciamo questo ”no”, però, solo se capiamo che questo romanzo non si presta ”tecnicamente” ad una versione teatrale o cinematografica come Shakespeare o Omero. Di conseguenza, resta ovvio trarre una conclusione: è TROPPO FACILE decretare che Omero è attuale e Manzoni no, solo per via delle riduzioni cinematografiche e televisive che si sono fatte dell’Odissea! Anzi, al contrario, io credo che l’impossibilità di rendere i ”Promessi” in un film senza banalizzarli sia proprio l’argomento principe per consacrarne la validità in quanto OPERA D’ARTE LETTERARIA STRICTU SENSU! Andiamo a vedere, piuttosto, quante persone in Italia abbiano letto integralmente l’Odissea: molte di meno di quelle che hanno letto i ”Promessi”, credo proprio!

Terzo tema: l’attualità di un’opera scientifica, antropologica e linguistica.
Bene: vediamo il capolavoro manzoniano anche SOLAMENTE sotto questi aspetti. Anche qui lo troveremo estremamente utile ed assieme attuale per diversi motivi: 1) per conoscere la storia sociale del Paese; 2) perché una gran parte del lessico manzoniano resta attuale e praticata, oralmente o in Letteratura, o almeno rimane comprensibilissima anche laddove non praticata (e comunque è interessante in quanto parte della nostra storia linguistica comune); 3) perché certe usanze, usi, costumi e malcostumi, sono ancora di oggidì: la sopraffazione dei riccastri potenti, il linguaggio criptico dei legulei e l’arrogante impotenza (o meglio il disinteresse per la Patria mascherato da superiorità culturale) dei legiferatori, il servilismo malvagio dei mascalzoni che si sanno ”inserire nei giri giusti” (i ”bravi”); ma anche la purezza d’intenti di molte ”piccole persone” (Lucia; la Monaca di Monza bambina, ossia Gertrude; Renzo) sopraffatte in Italia dalla luciferina malvagità di chiunque abbia un qualche coltello dalla parte del manico: i genitori demoniaci della Monaca, gli amanti in cattiva fede, gli amici voltagabbana… E anche i ”buoni”: fra’ Cristoforo, il cardinal Federigo Borromeo in primis: come non riconoscervi il volto di tanta (ma sempre troppo poca) gente che ha mani e piedi legati dai ”malavitosi legalizzati” che dominano i mass-media e dunque le mode? Non facciamo dei nomi, per carità, li sanno tutti perché di solito muoiono in un attentato o perché la gente alla Don Abbondio maniera li scansa per strada come degli appestati (o degli untori?). Ah, già, Don Abbondio: questo ritrattino basterebbe per l’ottanta per cento di noi tutti. Ci basterebbe come specchio, intendo. E ”I promessi sposi” di Alessandro Manzoni da Milano ci bastano e avanzano anche oggi. Credetemi. Ci siamo tutti noi italiani, lì dentro.

Sergio Sozi

Postato venerdì, 13 aprile 2007 alle 13:43 da Sergio Sozi


Elektra: NO. Primo Levi come lettura obbligatoria no, favorirebbe l’esatto contrario del nobile intento di far conoscere alle nuove generazioni che “questo è stato”. Anch’io la pensavo come te: ne ero convinta, ma dopo aver verificato di persona l’impatto che quella lettura provoca, in chi non è assolutamente preparato ad assorbirla, ho cambiato idea. Io stessa, ho letto Primo Levi ad una certa età, eppure in casa avevamo tutti gli scritti: articoli e libri. Ero pronta, preparata e conoscevo i fatti, del resto mi chiamo Miriam, proprio in memoria di una giovane signora morta nei campi. Nonostante tutto questo, la lettura di “Se questo è un uomo” mi ha segnata al punto, che per anni non ho letto altro. Non mi sono occupata d’altro. Quando mia figlia, in seconda media fu obbligata a leggere e commentare il testo, mi resi conto della stupidità dell’intento: la maggior parte dei ragazzi visse quell’esperienza, collocando quel drammatico testo nel genere horror. Stupiti dalla capacità della resistenza umana: un paradossale blog della catastrofe. Primo Levi si deve leggere all’università, quando il senso della vita inizia ad affiorare a poco a poco. Solo in quel momento la potenza comunicativa di quel testo si impone, lasciando in ogni lettore, in ogni uomo quel senso di responsabilità che è insito in ogni nostro agire.
Sergio Sozi: condivido tutte le sue riflessioni e ringrazio per la chiarezza.

Postato venerdì, 13 aprile 2007 alle 15:49 da miriam ravasio


Miriam, che dirti… mi hai proprio convinta. Devo ammettere che le tue argomentazione sono più che valide.

Postato venerdì, 13 aprile 2007 alle 17:15 da Elektra


Cari amici,
avevo chiuso questo post con la frase: “magari potrebbe nascere un dibattito interessante…”.
Così è stato.
Vi ringrazio molto per i contributi, tutti interessanti.
Davvero.
Vi dico la verità. Ho preso anche in considerazione la possibilità di ricevere insulti da parte dei manzoniani, come dire, più integralisti. Invece il dibattito si è svolto in maniera molto stimolante. Segno che lo spirito di questo post è stato colto in pieno.
Anch’io ritengo, come quasi tutti voi, che “I promessi sposi” sia giustamente considerato il romanzo più rappresentativo della letteratura italiana. Ma so anche, per esperienza diretta e indiretta, che il suo inserimento nei programmi scolastici, e la sua conseguente “obbligatorietà”, rendono il libro – così è almeno nella maggior parte dei casi – poco appetibile agli studenti (notoriamente refrattari alle “imposizioni”). Da un certo punto di vista è inevitabile che sia così. Però potremmo farci venire qualche idea per “incitare” a una lettura più piacevole e spontanea. Per esempio? Aiutatemi voi… magari si potrebbe pensare di imbastire rappresentazioni teatrali di alcune scene del romanzo coinvolgendo i ragazzi in maniera più diretta.
Oppure?
Se vi vengono altre idee fatevi avanti!

Postato venerdì, 13 aprile 2007 alle 20:04 da Massimo Maugeri


Io ritengo che sia attuale…ci sono ancora i vari bravi…i Don Rodrigo e i Don Abbondio…e la gente semplice che per fortuna rimane ancora protagonista…fino a quando non verrà sommersa

Postato lunedì, 16 aprile 2007 alle 14:59 da caramella-fondente


Vada per la lettura “obbligatoria” a scuola (anche se sono il primo a dire che, quando una lettura è forzata, si rischia di non farla piacere ai più)…ma penso che il primo posto nella letteratura italiana ce l’abbia la “commedia”:bene o male, è la prima opera che, pur tenendo in considerazione un’Italia non ancora formata politicamente, si vuole rivolgere a tutti gli “italiani”. se non sbaglio è stata anche la prima opera in volgare “italiano” a essere “commentata” (se ho detto un’eresia lapidatemi pure…meglio essere corretti con violenza che vivere tutta la vita con una concezione sbagliata di qualcosa).
Inoltre, mi pare che in proporzione,nel tempo, la commedia sia stata “assorbita” da più gente, rispetto ai promessi(non tenendo conto di un ovvio fattore cronologico…visto chela divina partirebbe con 500 anni di vantaggio!)…questo perchè la commedia può essere si oggetto di dotte discussioni ma, come direbbe il mio prof di storia della lingua (senza voler denigrare la categoria) “può anche essere cantata da un pastore sardo mentre bada alle sue pecore”.
last but not least, penso che OGNUNO DI NOI possa identificarsi con almeno un personaggio della commedia (e io sono un po’ preoccupato perchè mi vedo di più in qualche girone infernale)…penso che l’intento di dante di voler rapresentare l’umanità (tutta!)sia stato raggiunto in pieno…nei promessi un po’ meno.
e dico tutto questo pur amando tantissimo i promessi (a parte le parti più “legislative”, sulle gride riguardanti i bravi ad esempio…senza di queste il romanzo sarebbe stato però meno veritiero).

postscriptumo che sono anche un accannito sostenitore del nomedellarosa…ma per Umberto mi “limiterei” ad un terzo posto…prima i due sopraccitati!

Un saluto a tutti quelli che hanno partecipato alla discussione…
siete dei grandi

Marcello

Postato mercoledì, 18 aprile 2007 alle 15:27 da Maverick87


Bel tema… Eco invitava i ragazzi a leggere “I Promessi Sposi” furtivamente, sotto il banco… Perché è stata una lettura imposta e come tutte le cose che ci fanno bene ma ci calano dall’alto come una medicina, una predica o un libro – alla faccia di Pennac – l’abbiamo odiato, Manzoni e quella santarella di Lucia insieme alla tristanzuola congrega di eterno fidanzato alla Paperino e Daisy, cardinali, donabbondi e via addieggiandoaimonti. Però. Io lo lessi nell’estate dei miei quindici anni, integralmente, quello che capivo capivo, note comprese. E l’ho amato. Da subito. Come diceva Sciascia, c’è tutto in questo romanzo. Anche la mafia – bravi e company – .
Manzoni ha istituito, volente o nolente, un canone. Il romanzo storico, il romanzo realista, il romanzo d’inchiesta, di denuncia, il romanzo sentimentale, perché no? anche il mystery e il noir – monaca di MOnza, però nella versione “Fermo e Lucia”, e concordo con chi l’ha segnalata – trovano in Manzoni il loro padre nobile. E il Novecento, con la sua idiosincrasia verso il Padre, non gliel’ha perdonato.
Io continuo ad amarlo, perché è in fondo così italiano, con il suo Renzo così umano e vero che ti sembra un personaggio di Sordi in certe sue uscite, così universale per gli eterni temi che dibatte, che rimarrà uno dei libri del mio cuore. Insieme ai Malavoglia e al Mastro di verga, ai Vicerè che ho letto molto più tardi e che ho adorato, forse più del Gattopardo…
Chi dopo Manzoni? Baricco? Lucarelli? Camilleri?
Con tutto il rispetto, chi ha tentato un’impresa simile nella nostra storia letteraria? Boccaccio e Dante solamente, credo. Ariosto. Poeti quindi, più che romanzieri in senso stretto, che spesso hanno guardato dentro il proprio ombelico senza misurarsi con – scusate se è poco – la Storia, la storia individuale di piccoli e grandi, umili e potenti, la Provvidenza, e dovremmo dire Dio nella Storia e nella storia, la coscienza individuale e quella di un popolo che ancora lottava per avere non solo un’unità e un’indipendenza, ma una consapevolezza della propria esistenza.
E la lingua? Dopo le prose immaginifiche e ampollose del Barocco, dopo certe secchezze notarili del Settecento, chi ci ha dato una lingua così limpida, discorsiva, messa in bocca al nobile, al cardinale, al filatore di seta? Sempre lui, l’Alessandro nazionale. Quindi io dico: W MANZONI E RILEGGETEVI – RILEGGETEVI, DICO, NON DISCUTETE, PARLATE, PONTIFICATE SU, MA RILEGGETE O LEGGETE, PERCHé C’è CHI LI DEMOLISCE SENZA AVERLI LETTI O IN BASE A CERTE MORTIFERE LETTURE SCOLASTICHE – I PROMESSI SPOSI!!!

Postato mercoledì, 18 aprile 2007 alle 18:24 da Maria Lucia


Al posto dei Promessi Sposi, proporrei nell’ordine:
1)I Vicerè di De Roberto
2)I Malavoglia di Verga
3)Le confessioni di un italiano di Nievo.

Postato giovedì, 19 aprile 2007 alle 20:18 da okemo


Non sono mai stato un estimatore de “I Promessi Sposi”, sin dai tempi del liceo mostravo, nel leggerlo, una certa riluttanza, nonostante consideri Alessandro Manzoni insieme al Leopardi l’anima “pura” del Romanticismo, nella fattispecie, italiano. Per quanto mi riguarda e con il rischio di essere tacciato per “blasfemo” (non amo questo vocabolo perché è filo-religioso e dunque fuorviante) propongo di escluderlo dal programma ministeriale e relegarlo a semplice “opera” da far conoscere sommariamente e non dedicarvi un anno intero. Se I Promessi Sposi trasmettono da un lato allo studente nozioni storiche, sentimenti, momenti di ribellione al potere, vagiti di speranza e aneliti di libertà dall’altro impongono DIO e la religione Cattolica come unico appiglio, unica speranza alla forza dominante del ricco sul povero, dello schiavo del potere sull’uomo libero, di un Italia legata ancora a vecchie tradizioni che non ci appartengono (e non ci devono appartenere) più e come altri bene hanno sottolineato appartenente ad un Italia “bacchettona”.

Le mie proposte?
Naturalmente si deve parlare sempre di letteratura italiana se no spogliamo e non rivestiamo adeguatamente il nostro programma scolastico.

Su tutti ergo “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello
che secondo me resta una delle opere più toccanti e attuali dell’intero panorama culturale italiano. Forse un po’ difficile da far comprendere agli “sbarbatelli” del secondo anno :D

E poi diamine! Cominciamo a far conoscere veramente Pier Paolo Pasolini non limitiamoci ad insegnarne vizi e vicissitudini oppure relegarlo all’ultimo anno tanto per dire che è esistito….Quella è letteratura, vita vissuta, neorealismo o come io volgarmente lo definisco “ETERNO” realismo. Oppure se vogliamo continuiamo a nasconderci dietro la censura, dietro i vecchi modelli oppure facciamoci compilare il programma scolastico direttamente dalla Santa Sede e facciamo prima.

Postato giovedì, 1 novembre 2007 alle 11:10 da Jerry


Ciao Jerry, benvenuto. Ti ringrazio per il commento e per aver rilanciato questo post.

Postato giovedì, 1 novembre 2007 alle 22:15 da Massimo Maugeri


Spiacente, signor Jerry. Non sono d’accordo con Lei, su tutta la linea delle proposte lanciate su come riredarre i programmi di Letteratura Italiana. Ma ”De gustibus non est disputandum”, vero? Percio’ io mi tengo i ”Promessi sposi” nei Programmi Ministeriali perche’ considero gli italiani in un certo modo – tradizionale e classico: non nascondo il mio conservatorismo culturale – invece, Lei, signor ”Jerry”, forse, intuirei, apprezza le fotocopie onomastiche d’oltreoceano e contemporaneamente vorrebbe un’Italia piu’ laica e pasoliniana. Un’idea alquanto variegata e ossimorica, direi, la Sua. La parola ”blasfemo”, poi, secondo Lei andrebbe eliminata perche’ ”filoreligiosa”. Allora che facciamo, per par conditio, eliminiamo anche i comunisti italiani perche’ filo-marxisti? Direi di no.
A me inoltre non dispiacciono le ”vecchie tradizioni” che sento dentro di me e che dunque esistono, se esisto io. E che quindi hanno senso e vengono da lontano, non sono nate solo qualche decennio fa come noi.
Tutto cio’, con rispetto e stima, senza nulla togliere alle Sue opinioni e tradizioni personali, le quali sono perfettamente legittime come le mie.
Saluti Cari
Sergio Sozi

Postato giovedì, 1 novembre 2007 alle 22:35 da Sergio Sozi


Con l’entusiasmo del neofita, da una quindicina di giorni ne parlo a tutti:
(anche un paio di volte sul mio blog) sto leggendo LE CONFESSIONI DI UN ITALIANO di Ippolito Nievo. Confesso che lo ignoravo del tutto (a parte qualche vaga pagina distrattamente scorsa tanti anni fa).
E facevo male, perchè è un romanzo di modernità sorprendente: democratico e laico, di ampio respiro europeo, arioso, avvincente, con un torrido eros infantile lontano mille e mille miglia dalle edulcorate raffigurazioni dei bambini che imperversano nella letteratura (non solo sua contemporanea), ironico, linguisticamente composito e frastagliato e dunque opposto all’italiano costruito in laboratorio e “toscaneggiante” di Manzoni.
Una lettura che mi fa scoprire un personaggio, Nievo, affascinante: amante delle donne, giornalista impegnato, ribelle e combattente con la camicia rossa garibaldina, intellettuale dagli interessantissimi risvolti anche politici (i saggi sulla questione cattolica, sul rapporto intellettuali/masse, sul nesso riforme/bisogni). La sua tragica morte a nemmeno trent’anni fu una grave perdita per l’Italia progressista.
Un gran bel romanzo, LE CONFESSIONI.
E un grande italiano, Ippolito Nievo (così si chiamava anche una brigata partigiana in Friuli). Un uomo che andrebbe riscoperto e valorizzato, soprattutto in questi anni affollati da cialtroni, bigotti, ipocriti, servi, farabutti e nemici dell’unità d’Italia.

Postato venerdì, 11 gennaio 2008 alle 18:42 da luciano / idefix


E qualcuno di voi pensa come me che sarebbe meglio far studiare “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Lì ci sono tutti i temi:la religione, la storia, l’amore, la cultura, l’introspezione interiore etc.
Eppoi è un modo per dire ai ragazzi che la letteratura non è passata di moda e che ci sono bravi scrittori anche al nostro tempo. Gli si farebbe capire anche, dal paragone con Eco, che la maggir parte dei libri in circolazione sono spazzatura dal punto di vista letterario/linguistico!

Postato venerdì, 1 febbraio 2008 alle 10:29 da Rocco


Sono d’accordo sul valore di Verga, Pirandello, De Roberto – da buona sicula non potrei dire altrimenti: grandissimi. – ma non posso riunciare a Manzoni. Prima di lui il romanzo italiano non esisteva. Il romanzo storico non esisteva. La lingua italiana che studiamo e parliamo e scriviamo oggi non esisteva. Il valore civico, culturale, morale, perché no?, storico e linguistico de “I Promessi Sposi” non può essere ignorato. Dante e Manzoni sono i padri fondatori della nostra letteratura e non si può misconoscere. Allora dovremmo eliminare Dante perché “La Divina Commedia” è religiosa fin nelle virgole? Mi pare che laico e laicista siano cose diverse. Laicista è l’Italia che ci ritroviamo oggi, ad un passo da “fondamentalista” al contrario.
W I PROMESSI SPOSI.
Lucia è santerella, improponibile?
Renzo si affida a Dio piuttosto che ai maneggioni di turno?
Leggete, leggete e meditate questo romanzo, non con pregiudizi aprioristici, ma come se fosse stato scritto dal vostro autore preferito o da voi stessi, come faceva Borges. Immaginate Camus o Céline autori de “L’imitazione di Cristo”. Cambiate prospettiva e scoprirete un romanzo attuale, moderno, ironico, che graffia sorridendo, che commuove – non ce ne vergogniamo!!! Quando Cecilia esce di casa con la bambina morta DOBBIAMO PIANGERE! Da dove è venuto questo cinismo che ci fa bollare pagine come questa come sentimentali? – e fa riflettere. Non ci scordiamo che Manzoni volle accompagnare il romanzo con “La storia della colonna infame”, libro di storia e non misto di storia e d’invenzione. Leggetelo e vedrete perché SCIASCIA, dico Sciascia, non qualche Eminens, considerava Manzoni un autore rivoluzionario.

Postato venerdì, 1 febbraio 2008 alle 12:03 da Maria Lucia Riccioli


Maria Lucia Riccioli,
se non fossi sposato e con prole ti bacerei spudoratamente per questo intervento. Quando parli cosi’, col cuore e con la tua equilibrata maturita’, dai il massimo. Sottoscrivo incondizionatamente ed appassionatamente!
Sergio Sozi

Postato venerdì, 1 febbraio 2008 alle 14:27 da Sergio Sozi


@ Sergio:

:$

Veronika, niente paura!!!

Scherzi a parte… Grazie per il fatto di ritenermi matura ed equilibrata… magari! La letteratura e la musica mi aiutano a tentare di diventarlo.

Postato domenica, 3 febbraio 2008 alle 21:04 da Maria Lucia Riccioli


Naturalmente era un’emoticon che qui non viene visualizzata… Una faccina rossa rossa!!!

Postato domenica, 3 febbraio 2008 alle 21:05 da Maria Lucia Riccioli


odio i promessi sposiiiiiiiii…….

Postato sabato, 16 febbraio 2008 alle 12:20 da Federika


@ Federika: perché?

Postato sabato, 16 febbraio 2008 alle 15:15 da Maria Lucia Riccioli


Buon compleanno ad Alessandro Manzoni…

Vorrei ricordarlo in modo insolito… Oggi mi è capitata una cosa strana: due persone, una di pomeriggio l’altra di sera, mi hanno detto di aver ricordato e di aver letto con i figli, a tavola – oh Dio, perché non succede più spesso! – l’episodio di Cecilia de “I Promessi Sposi”. Oggi.

Postato venerdì, 7 marzo 2008 alle 23:27 da Maria Lucia Riccioli


E’ il più grande. Gli si può timidamente accostare solo Coriolano della floresta.

Postato martedì, 8 aprile 2008 alle 15:58 da Santo


Per me è il romanzo dell’Italia, che fonda l’Italia , come l’Iliade è il poema della Grecia antica. E se qualcuno ha definito l’Iliade la bibbia della grecità , direi che I promessi sposi sono la bibbia dell’Italia . Non ci sarebbe da aggiungere altro, dunque, per affermarne la classicità. E’ un’opera che non ha detto ancora tutto (per bocca dei critici s’intende), come del resto tutte le grandi opere.

Postato mercoledì, 22 ottobre 2008 alle 19:24 da Michele Armenia


Caro Michele Armenia, sottoscrivo con piacere!

Postato mercoledì, 22 ottobre 2008 alle 21:53 da Sergio Sozi


vi riporto un commento di un caro amico,che mi è piaciuto e che,vorrei condividere:
Nell’anticipazione fornita dall’Espresso della versione dei Promessi Sposi scritta da Umberto Eco per la Scuola Holden, spicca un’assoluta novità: i capponi che Renzo porta all’avvocato Azzeccagarbugli, perché voglia assumere il patrocinio del suo caso (il rifiuto del matrimonio da parte di don Abbondio), sono, nella versione di Eco, due anziché quattro come nel testo manzoniano.

Sul punto i critici hanno formulato varie e contrastanti ipotesi di cui riportiamo le principali:

1. Ipotesi dietrologico-dietetica: che avendo il nazionale Umberto ben meritata e collaudata fama di essere una “buona forchetta” abbia voluto, nella circostanza, dar prova di saper ridurre i cibi, anche più pregiati.

2. Ipotesi della contingenza economica mondiale: se tutte le risorse ed i consumi si riducono perché, nell’attualizzare il romanzo, non dovrebbero ridursi anche i capponi di Renzo?

3. Ipotesi matematico-letteraria. L’Umberto avrà pensato che in un momento di così grande successo (letterario e cinematografico) dei numeri primi insistere su un numero divisibile non sarebbe stata cosa opportuna. Due è un magnifico numero primo!

4. Ipotesi minimalista. Manzoni scriveva il romanzo nella I metà dell’Ottocento, ma Eco lo riscrive in pieno XXI secolo. Come non approfittare della rivoluzione minimalista tesa a togliere dallo spazio tutto quanto non è giudicato essenziale? Secondo alcuni dopo la lezione dell’ABCArt il cappone avrebbe dovuto essere addirittura uno soltanto! Eco ha mediato.

5. Ipotesi animalista. Si può al tempo d’oggi sacrificare ben quattro galletti sottoponendoli a sevizie di ogni genere? Almeno ridurre la perdita!

6. Ipotesi documentale. Il Manzoni, all’inizio del romanzo, dichiara di averne, a sua volta, riscritto la storia rinvenuta in un “dilavato” documento del XVII secolo: nessuno ci ha mai creduto. Che Eco, notoriamente grande bibliofilo e conoscitore di archivi, abbia davvero rinvenuto il manoscritto originale e, perciò, abbia voluto riportare i capponi al loro numero originario?

7. Ipotesi simbolico-semiotica. I capponi sono presenti nel romanzo non per svolgere un’azione (che so io, beccare qualcuno), ma per rappresentare una merce di scambio ed il simbolo di un modo di essere della società. Ma i simboli non trovano la loro forza e la loro capacità comunicativa nella loro rarità? Meno sono i capponi di Renzo, più forte è il simbolo.

8. Ipotesi dell’attualità politica. E’ noto come i capponi di Renzo, alquanto stupidi, si becchino tra loro anziché beccare all’esterno, proprio come fanno oggi Berlusconi e Fini, che sono due.

9. Ipotesi omofobica. La caratteristica dei capponi è quella di essere privi dei caratteri sessuali dei galli tanto primari quanto secondari (potenza, aggressività, cresta rossa). Una rappresentazione del tutto passiva e negativa di soggetti privi di tale caratteristiche può far pensare ad una omofobia dello scrittore. La riduzione del numero dei soggetti indebolisce l’accusa.

10. Ipotesi della smorfia. In quel contesto il quattro rappresenta il porco mentre il due le donne ed anche i loro attributi superiori. L’Umberto avrebbe tenuto a chiarire quali siano le sue preferenze.

11. Eco avrebbe sbagliato. Questa ipotesi è stata respinta all’unanimità dai senati accademici delle 34 università mondiali che hanno laureato Umberto Eco honoris causa.

12. Ipotesi dell’invidia verde serpente. E’ la più accreditata: chi ha messo in giro queste voci è solo maledettamente invidioso dell’autentico genio del più famoso scrittore italiano vivente. E’ l’ipotesi a cui crediamo anche noi.

Il fratello di Abele

Postato domenica, 10 ottobre 2010 alle 18:32 da ifigenia


Grazie per il commento e per la condivisione, cara Ifigenia.
Il punto 12 è particolarmente interessante. ;)

Postato domenica, 10 ottobre 2010 alle 20:32 da Massimo Maugeri


mi elenchereste 5 buon motivi per leggere i promessi sposi e 5 buoni motivi per non leggerli?

Postato sabato, 5 gennaio 2013 alle 21:16 da Ale


qualcuno ha letto “I promessi sposi ” di angelo casamassima annovi? Potete trovarlo su smashwords: é molto più divertente di quello scritto dal Manzoni

Postato martedì, 10 febbraio 2015 alle 16:34 da angelo annovi


possibile che nessuno abbia letto ancora “promessi sposi” di angelo casamassima annovi”? E’ molto più divertente e molto più erotico.C’è tutto quello che manca nel grande romanzo(un po’ palloso) di Alessandro Manzoni

Postato giovedì, 7 maggio 2015 alle 16:14 da angelo annovi


così iniziano i miei “promessi sposi.
“la sera del 7/11/1628, don Abbondio, curato di Pescarenico, tornava a casa col breviario in mano. Aveva appena recato conforto a una giovane donna rimasta vedova troppo presto; si sentiva orgoglioso per essere riuscito a farle emettere tanti gridolini di gioia e tanti di quei sospiri tonificanti che seguono dopo ogni orgasmo … I preti… Cosa ne sarebbe di questo mondo se non ci fossero i preti?

Postato sabato, 21 marzo 2020 alle 17:33 da angelotaran46@gmail.com



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