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Archivio della Categoria 'LETTERATITUDINE CINEMA'

lunedì, 25 ottobre 2021

L’ARMINUTA: il film, il romanzo

L’ARMINUTA: dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio al film di Giuseppe Bonito

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La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo al film “L’Arminuta” di Giuseppe Bonito, tratto dall’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio pubblicato da Einaudi e vincitore del Premio Campiello 2017.

Di seguito: le dichiarazioni che Donatella Di Pietrantonio ha rilasciato in esclusiva a Letteratitudine e un articolo a cura della giornalista Alessandra Angelucci (che ha incontrato il cast del film per noi) con le risposte del regista Giuseppe Bonito, della protagonista Sofia Fiore e altri interpreti.

In chiusura riproponiamo “l’Autoracconto d’Autore” firmato dalla stessa Donatella Di Pietrantonio in occasione dell’uscita del romanzo dove l’autrice ci racconta la genesi di questa storia. Ne approfittiamo per ringraziare Patrizia Angelozzi per la collaborazione

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L’Arminuta che diventa film è l’ultima evoluzione di una storia nata nel chiuso di una stanza e condivisa da tanti lettori e ora dagli spettatori nelle sale”, ha detto Donatella Di Pietrantonio a Letteratitudine. “Credo che la sua forza stia nell’aver intercettato quelle parti ferite, danneggiate che ognuno di noi porta con sé, anche senza aver vissuto gli abbandoni ripetuti che toccano alla protagonista”.

“Giuseppe Bonito ha saputo trovare quel difficile equilibrio tra un’originalità solo sua e il rispetto del romanzo, guardando con una sensibilità particolare i personaggi, nelle loro cadute e inadeguatezze, nelle fragilità e nella resilienza. Ce ne restituisce tutta l’umanità”.

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L’Arminuta nel grande schermo per raccontare la maternità imperfetta

di Alessandra Angelucci

SPOLTORE - Ci sono dettagli che il lettore de L’Arminuta, scritto da Donatella Di Pietrantonio (Campiello 2017), non può dimenticare. Come l’incipit, che consegna una bambina davanti all’esperienza dell’abbandono: «A tredici anni non conoscevo più l’altra mia madre. Salivo a fatica le scale di casa sua con una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse». (continua…)

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sabato, 23 ottobre 2021

RICORDANDO CHIARA PALAZZOLO

Questa nuova puntata della rubica “Autori/Autrici da non dimenticare“, correlata in questa occasione a “Letteratitudine Cinema“, è dedicata alla figura di Chiara Palazzolo (Catania, 31 ottobre 1961 – Roma, 6 agosto 2012): scrittrice cresciuta a Floridia, nel siracusano.

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In occasione dei sessanta anni della scrittrice Chiara Palazzolo e a nove anni dalla sua scomparsa, le associazioni Urban Center e Cineclub Bergman, in collaborazione con Filmstudio Roma, hanno realizzato  una serata speciale dedicata alla memoria della  scrittrice di origini floridiane che, con la trilogia dei ‘sopramorti’, ha rivisitato sottogeneri quale l’horror, il gotic novel  e il fantasy contaminandoli felicemente  con  la tradizione letteraria ‘alta’.
Oltre ad un convegno dedicato all’opera della scrittrice, grazie al prezioso sostegno di Warner Bros Italia e VivoFilm, sarà proiettato in anteprima il film ‘Non mi uccidere’ (2021), diretto da Andrea De Sica, tratto dal romanzo omonimo della scrittrice che inaugura la trilogia di ‘Mirta-Luna’.
L’omaggio a Chiara Palazzolo si terrà a Floridia domenica 31 ottobre 2021,  alle ore 18.00, presso il Teatro Iris.
Il semiologo e critico letterario Salvo Sequenzia, che parteciperà al convegno e che di Chiara Palazzolo è stato amico, ha tracciato un profilo critico dell’opera della scrittrice.

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[Proponiamo l'ascolto di Chiara Palazzolo in questa breve conversazione con Massimo Maugeri (video su YouTube), dal Salone del Libro di Torino del 2011]

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CHIARA PALAZZOLO: La Sicilia, l’altro e il ‘canone strano’

di Salvo Sequenzia

«La Sicilia è un’isola per modo di dire».
Pensando a Chiara Palazzolo e ai suoi romanzi mi sovviene questa frase che dà il titolo a un fortunatissimo libro di Mario Fillioley (M. Fillioley, La Sicilia è un’isola per modo di dire, minimum fax, 2018).
Chiara Palazzolo sapeva molto bene che la Sicilia, dove la scrittrice era nata nel 1961 e aveva trascorso la sua giovinezza,  è «un’isola per modo di dire».
La Sicilia è ben altro. Questo ‘altro’ Chiara Palazzolo lo ha portato con se a Roma, la città dove ha vissuto e ha lavorato e dove è venuta a mancare nel 2012 interrompendo una felice vicenda letteraria che ha attraversato quella che Gianluigi Simonetti, passando al vaglio una densa e liquida nebulosa di opere, ha definito «la letteratura circostante»: la letteratura italiana ‘ultracontemporanea’ – quella, cioè, pubblicata nei decenni  situati a cavallo tra la fine del Novecento e il Millennio ‘00’ – intesa «come laboratorio di un distacco progressivo e irreversibile dalla tradizione del Novecento» (G. Simonetti, La letteratura circostante, Il Mulino, 2018). (continua…)

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mercoledì, 6 ottobre 2021

Approfondimenti sul RELIGION TODAY FILM FESTIVAL

Nuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

Questa puntata la dedichiamo all’edizione 2021 del Religion Today Film Festival, che si è conclusa di recente.

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Religion Today Film Festival: la XXIVma edizione all’insegna del viaggio e del pellegrinaggio

di Alessandra Montesanto

Religion Today Film Festival è un importante appuntamento culturale che da Trento tocca altre città italiane con l’intento di approfondire il tema del dialogo interreligioso tramite una ricca proposta di opere cinematografiche e di approfondimenti culturali alla presenza di registi, scrittori, teologi, artisti.
L’edizione 2021 è stata intitolata “Nomadi nella fede”, una scelta causata dal fatto che l’umanità negli ultimi due anni, abbia dovuto affrontare una prova durissima: quella della pandemia. Il Covid-19 ha costretto le persone a chiudersi nelle proprie abitazioni, a mantenere relazioni a distanza, a non poter frequentare i luoghi di culto, a non riuscire, quindi, ad esprimere a pieno la propria spiritualità, laica o religiosa. Ecco allora il titolo “Nomadi nella fede” per richiamare tutte e tutti ad uscire, ad abbracciarsi, a pregare anche all’aperto, a fare attivismo per il Bene comune, come afferma il Direttore della manifestazione, Andrea Morghen: “questo è il significato della nostra ricerca: un viaggio volto a esplorare e creare se stessi, non il veloce approdo a risposte preconfezionate. Proponiamo il consueto viaggio tra le differenze dopo un anno di chiusura e apatia. Rimettiamoci in cammino con lo zaino gonfio di speranza e pronti per un confronto doveroso con le altre realtà che compongono il mosaico della società odierna, ferita da un’emerenza sanitaria senza precedenti ma in cui la solidarietà ed eroismo sono stati all’ordine del giorno per sconfiggere il virus dell’egoismo”. (continua…)

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domenica, 12 settembre 2021

VENEZIA 78: speciale sulla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema è dedicata alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

(cliccare sull’immagine per visualizzare il video)

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La 78ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica si è svolta al Lido di Venezia dal 1º all’11 settembre 2021, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Roberto Cicutto. Il film d’apertura è stato Madres paralelas di Pedro Almodóvar, mentre Il bambino nascosto di Roberto Andò è stato quello di chiusura.
La giuria internazionale del concorso, presieduta dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, ha assegnato il Leone d’oro al miglior film, con voto unanime, al francese L’Événement di Audrey Diwan.
La madrina dell’edizione è stata Serena Rossi.

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I PREMI (continua…)

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lunedì, 5 luglio 2021

RICHARD JEWELL di Clint Eastwood

Nuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

In questa puntata ci occupiamo di Richard Jewell: film del 2019 diretto da Clint Eastwood e basato, appunto, sulla storia della guardia Richard Jewell.

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Richard Jewell

di Alessandra Montesanto

E’ un vecchio saggio, Clint Eastwood: lunga vita e lunga carriera come attore, regista e sceneggiatore può permettersi di guardare in faccia la realtà americana – che ha attraversato in tutte le sue sfaccettature, anche dal punto di vista delle opinioni politiche – e di criticarla con la lucida ferocia di chi ha visto e conosciuto tanto.
La sua ultima pellicola si intitola Richard Jewell, dalle generalità del protagonista la cui vicenda reale risale al 1996, anno in cui ad Atlanta si disputano i Giochi Olimpici. Richard è un trentenne sovrappeso, poco smart, fortemente legato alla propria madre – con cui vive – e al suo mestiere di sorvegliante. Durante un raduno per la competizione sportiva al Centennial Park della sua città, l’uomo vede uno zaino sospetto, abbandonato sotto una panchina, e fa partire i protocolli per la messa in sicurezza dell’area, scongiurando una strage. Ma proprio  a causa del suo aspetto bonario, un po’ eccentrico (agli occhi degli omologati), Richard diventa il principale sopettato per l’FBI ed entra, così, in una spirale di sospetti, accuse, minacce e paura. (continua…)

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mercoledì, 23 giugno 2021

NASTRI D’ARGENTO 2021

Dedichiamo questa nuova puntata di Letteratitudine Cinema ai Nastri d’Argento 2021 (clicca sull’immagine per accedere allo speciale YouTube)

https://64.media.tumblr.com/0ea287edd5c89e7123b6b546c8ba085b/a3a851097ee6c24e-a6/s2048x3072/f3319a358025a6c020085c32842b4fd7dc446bc7.jpg

La 76ª edizione dei Nastri d’argento si è svolta il 22 giugno 2021 presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
Rispetto alle edizioni precedenti il premio al miglior produttore viene associato ai film in competizione come migliore opera e commedia. In conseguenza alle limitazioni imposte dalla Pandemia di COVID-19 in Italia diverse sono le produzioni uscite in piattaforma e televisione.

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Vincitori e candidati (continua…)

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giovedì, 10 giugno 2021

FARE CINEMA 2021

Nella nuova puntata di Letteratitudine Cinema ci occupiamo degli eventi legati all’edizione 2021 di “Fare Cinema”

Fare Cinema 2021

FARE CINEMA 2021: REBOOT – IL CINEMA ITALIANO RIPARTE / 14 – 20 GIUGNO 2021

Un’intera settimana dedicata ai mestieri della Settima Arte e alla promozione dell’industria cinematografica nazionale, con film, documentari, cortometraggi e incontri trasmessi in streaming sul portale della Farnesina italianasu MyMovies e attraverso la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura nel mondo.

Logo Italiana – Lingua, cultura, creatività nel mondoDal 14 al 20 giugno si tiene la quarta edizione di Fare Cinema, rassegna dedicata al cinema italiano all’estero promossa dalla Farnesina in collaborazione con Ministero della Cultura, ANICA, Agenzia ICE e Istituto Luce – Cinecittà. Una manifestazione che fin dal titolo (Reboot – Il cinema italiano riparte) punta a sottolineare la straordinaria capacità di reazione dimostrata dall’industria cinematografica italiana di fronte alla crisi legata alla pandemia. E che, come sempre, rivolgerà una particolare attenzione ai mestieri del cinema, con una serie di produzioni originali realizzate con i partner dell’iniziativa, con sottotitoli in inglese o in più lingue. (continua…)

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martedì, 4 maggio 2021

NOMADLAND di Chloé Zhao

Locandina italiana NomadlandNuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

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In questa puntata ci occupiamo di “Nomadland”: film del 2020 diretto da Chloé Zhao con protagonista Frances McDormand, vincitore del Leone d’oro alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, del Golden Globe per il miglior film drammatico e per la miglior regista e di tre Premi Oscar per il miglior film, la miglior regia e la migliore attrice protagonista.

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Nomadland: la libertà autentica al posto del neoliberismo

di Alessandra Montesanto

1988, Nevada. Fern ha da poco perso il marito a causa di una lunga malattia. La fabbrica in cui entrambi lavoravano ha chiuso i battenti e lei si ritrova donna di mezza età, sola e senza occupazione, ma non si dà per vinta, vive di lavori precari presso la grande azienda di distribuzione di prodotti commerciali (che sfrutta i dipendenti) e una catena di magazzini che sembrano una città nella città. Fern è eccentrica, inquieta e brusca come i suoi capelli e le sue rughe e vive in un furgone malandato come la sua esistenza e quella degli altri emarginati come lei.
Basato sull’omonimo romanzo della giornalista di inchiesta Jessica Bruder, Nomadland è il film vincitore del premio Oscar 2021 e di due Golden Globe della regista cinese (americana di adozione) Chloé Zhao, conosciuta dalla critica cinematografica per il film precedente The river-Il sogno di un cowboy e che in questo ultimo lavoro continua il suo percorso antropologico, culturale e geografico nell’America profonda, smarrita e ammaccata dalla politica trumpiana dello status-quo, dell’arrivismo, della disuguaglianza. (continua…)

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lunedì, 26 aprile 2021

OSCAR 2021: lo speciale

OSCAR 2021: I VINCITORI, LA SORPRESA, I COMMENTI

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La 93ª edizione dei premi Oscar si è tenuta a Los Angeles sia al Dolby Theatre che all’Union Station il 25 aprile 2021 (nella notte tra il 25 e il 26 per l’Italia), due mesi dopo rispetto a quanto originariamente previsto, a causa della pandemia di COVID-19.

Grande delusione per i candidati italiani. Si sperava di vincere nella categoria “Migliori costumi” (era candidato Massimo Cantini Parrini per il film “Pinocchio”) e “Migliore canzone originale” (era candidata Laura Pausini con la canzone “Io sì (Seen)”, per il film “La vita davanti a sé”). Niente statuette, purtroppo. Ma è stato certamente un gran riconoscimento aver ricevuto la candidature.

“Torno in Italia felice di aver vissuto un’esperienza irripetibile nata per un messaggio importante che condivido completamente”, commenta Laura Pausini, “e per la grande passione che dopo ventotto anni ho ancora per la musica che non è solo il mio lavoro, ma è la mia vita. Torno in Italia felice di riabbracciare la mia bimba che mi aspetta e con la quale festeggeremo di ritrovarci dopo la prima settimana di lontananza della nostra vita. Ma le racconterò il sogno di una notte… incredibile! Aver fatto parte di un progetto così speciale come The Life Ahead con Edoardo Ponti e Sophia Loren è stato per me uno dei regali più grandi che la vita potesse farmi. Aver cantato IO SI sul palco dell’Academy è un sogno che mai avrei potuto mai sperare si avverasse ancora di più in un’edizione così storica. Grazie @theacademy! Ringrazio Diane Warren, per la nostra canzone e per tutti i traguardi raggiunti, primo fra tutti il Golden Globe, è stata un’esperienza incredibile lavorare insieme! Grazie a Bonnie Greenberg e Niccolò Agliardi! Grazie Palomar, grazie Netflix, mi sono sempre sentita a casa con voi”.

A proposito di candidature: ne aveva fatto incetta il film “Mank”, con dieci nomination. I premi che è riuscito a portare a casa sono stati solo nelle sezioni “Migliore fotografia” e “Migliore scenografia”. Come nelle previsioni, grande successo intorno al film “Nomadland” di Chloé Zhao: “Miglior Film”, “Miglior regista” (Chloé Zhao), “Miglior attrice protagonista” (Frances McDormand, piuttosto a sorpresa).

La grande sorpresa ha riguardato Anthony Hopkins, vincitore nella categoria “Miglior attore protagonista” per la sua interpretazione nel film “The Father – Nulla è come sembra (The Father)”. La sorpresa è stata anche per lo stesso Hopkins (il più anziano vincitore della categoria, a 83 anni), giacché non si era nemmeno collegato in streaming durante la cerimonia. In effetti, sembrava piuttosto probabile che la statuetta di Miglior attore protagonista 2021 andasse al compianto Chadwick Boseman per “Ma Rainey’s Black Bottom”. (continua…)

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martedì, 16 marzo 2021

MANK di David Fincher

Nuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

In questa puntata ci occupiamo di “Mank”: film del 2020 diretto da David Fincher.

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Mank: genio e consapevolezza

di Alessandra Montesanto

Molti, moltissimi conoscono il film Quarto potere, uscito nel 1941 e vincitore dell’Oscar, diretto, prodotto e interpretato da Orson Wells. L’enorme successo della pellicola è da attribuire anche alla sceneggiatura, scritta a quattro mani dallo stesso Wells e da Herman J. Mankiewicz, detto “Mank”. E proprio il diminutivo è il titolo del film che David Fincher ha dedicato alla figura controversa dello scrittore, interpretato da un ottimo Gary Oldman.
Ogni situazione proposta al pubblico è una rielaborazione di Mankiewitz del periodo in cui scrisse Quarto potere, ma anche della sue accuse contro Hearst, il magnate che ispirò la figura del Cittadino Kane (Citizen Kane è il titolo originale dell’opera di cui stiamo parlando). (continua…)

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lunedì, 1 marzo 2021

GOLDEN GLOBE 2021

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In questa nuova puntata di Letteratitudine Cinema diamo spazio ai risultati dell’edizione 2021 dei prestigiosi Golden Globe Awards

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https://64.media.tumblr.com/f7f6e78fc02f81a9f38395d1ec998258/21e41c2917ad51f4-d7/s1280x1920/66eb3b05bf9a86d52993cc771fdb89ce59c32add.jpgCon qualche piccola difficoltà tecnica (suono in ritardo e l’inevitabile confusione dei collegamenti via Zoom), ieri 28 febbraio 2021, è stata trasmessa in diretta dalla rete statunitense NBC la 78ª edizione dei Golden Globe Awards: cerimonia semi-virtuale ancora una volta dominata da star britanniche.

La nostra Laura Pausini ha vinto nella categoria Migliore canzone originale con il brano “Io sì (Seen)” (Diane Warren, Laura Pausini e Niccolò Agliardi), dalla colonna sonora del film “La vita davanti a sé” (The Life Ahead). Golden Globe alla carriera a Jane Fonda.

Tra i vincitori delle più importanti categorie: Miglior film drammatico a “Nomadland”, regia di Chloé Zhao; Miglior film commedia o musicale a “Borat – Seguito di film cinema”, regia di Jason Woliner; Miglior regista, Chloé Zhao per “Nomadland”; Migliore attore in un film drammatico, Chadwick Boseman per “Ma Rainey’s Black Bottom”; Migliore attrice in un film drammatico, Andra Day per “The United States vs. Billie Holiday”; Migliore attore in un film commedia o musicale, Sacha Baron Cohen per “Borat – Seguito di film”; Migliore attrice in un film commedia o musicale, Rosamund Pike per “I Care a Lot”; Migliore attore non protagonista, Daniel Kaluuya per “Judas and the Black Messiah”; Migliore attrice non protagonista, Jodie Foster per “The Mauritanian”; Miglior serie drammatica, “The Crown”.

A causa della pandemia da COVID-19 i candidati si sono collegati dalle proprie abitazioni.
Segue l’elenco completo dei candidati e dei vincitori nelle varie categorie del Premio (e una carrellata di immagini). (continua…)

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martedì, 16 febbraio 2021

KIM KI DUK: UN CINEMA TRAGICAMENTE POETICO

Nuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

In questa puntata ci occupiamo del ruolo del Cinema del regista sudcoreano Kim Ki Duk

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Il Cinema tragicamente poetico di Kim Ki Duk

di Alessandra Montesanto

Un’esistenza travagliata quella del regista sudcoreano Kim Ki Duk, deceduto a soli cinquantanove anni a causa delle conseguenze del Covid-19, durante un soggiorno in Lettonia. Un triste epilogo dopo lo scandalo #Metoo in cui il cineasta era stato accusato di molestie sessuali a danno di alcune attrici durante la lavorazione di un film.
Vogliamo scindere la persona dall’artista perché Kim Ki Duk entra nella schiera dei registi cult grazie al suo Cinema coinvolgente, passionale, arguto e poetico, di quella poesia che i veri intellettuali (asiatici e non solo) sanno regalare al mondo.
Parleremo, in questo brevissimo excursus, di tre suoi film, forse i più rappresentativi, interessanti per il senso vivo della cultura e dell’indagine dell’animo e della coscienza umani.
Il grande successo arriva nel 2003 con il film intitolato Primavera, estate, autunno inverno e ancora… Primavera che segue L’isola, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, una rappresentazione cruda e iperrealista di una relazione uomo-donna, relazione che si svolge in un isolato villaggio galleggiante e che vede i protagonisti utilizzare gli ami da pesca (conficcati nella vagina di lei, nell’esofago di lui) per simboleggiare il dolore e la follia di un amore esclusivo e simbiotico. Nel film ritroviamo l’inquadratura ricorrente di una chiatta con un tempietto posizionato sopra, sempre immersa in un placido lago; un bambino cresce, diventa adulto, sarà un monaco e, da anziano, si prenderà cura di un altro bambino. Folgorante e intensa messa in scena della filosofia buddista che suggerisce l’idea della circolare eternità della vita (quella che il mistico Raimond Pannikar definisce la “tempiternità”) per cui non bisogna temere la morte se dopo la fine corporea entriamo nella dimensione cosmica a cui apparteniamo, sotto forma di Spirito immanente. (continua…)

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lunedì, 18 gennaio 2021

IL CINEMA E IL GIORNO DELLA MEMORIA

Auschwitz I entrance snow.jpgNuova puntata di Letteratitudine Cinema con un intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

In questa puntata ci occupiamo del ruolo del Cinema nell’ambito del Giorno della Memoria (con la segnalazione di alcuni film)

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L’attualità della Memoria

di Alessandra Montesanto

Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’ e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perchè si espande sulla superficie come un fungo. Esso ’sfida’, come ho detto, il pensiero perchè il pensiero cerca la profondità, di andare alle radici e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perchè non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e radicale”: queste sono alcune parole di Anna Harendt tratte dal suo celebre testo intitolato “La banalità del male”. Per costruire un pensiero critico e tracciare il solco tra ciò che giusto e ciò che non lo è, tra ciò che è umano e ciò che più non lo è, risultano fondamentali i linguaggi della Cultura e dell’Arte. Anche il Cinema, spesso, può far riflettere su importanti temi di attualità e sul Passato – più o meno recente – per reimparare quale sia la strada dell’etica e della verità.
Il 27 gennaio si celebra la Giornata internazionale della Memoria, riferita, in particolare, all’Olocausto. Per l’occasione, con questo articolo, si desidera suggerire la visione di alcuni film (alcuni noti, altri meno) utili per un pubblico generico e, soprattutto, per scopi formativo-didattici; la Memoria non è la ripetizione, vuota di senso, di frasi o parole, ma è un ritorno profondo e sentito verso passi che sono stati già compiuti – e che, purtroppo in molti casi hanno portato a situazioni drammatiche – per non rifarli.
Si vuole iniziare questo breve excursus con un film del 2010, La chiave di Sara, di Gilles Paquet-Brenner che recupera un fatto storico dimenticato: il rastrellamento del Vélodrome d’Hiver tramite la storia di una famiglia ebrea deportata, gli Starzinsky, in un continuo alternarsi di flashback e di flasfhforward. La sceneggiatura è interessante in quanto, senza giudicare, il regista dipinge il ritratto di una Francia in mano ai tedeschi e in totale devozione a Hitler, e una popolazione in cerca solo di salvezza, con coloro che sono stati complici del nazifascismo, coloro che sono rimasti indifferenti (la maggior parte) e coloro (mai abbastanza) che hanno cercato di aiutare. (continua…)

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martedì, 22 dicembre 2020

LA BICICLETTA VERDE e LA CANDIDATA IDEALE

Diamo il benvenuto ad Alessandra Montesanto – critica cinematografica, docente e saggista – la quale, a partire da queste mese, inizia la sua collaborazione con Letteratitudine Cinema. In questa puntata ci occupiamo dei film “La bicicletta verde” e “La candidata ideale”

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I (bi)sogni delle donne saudite

di Alessandra Montesanto

Il film "La bicicletta verde" di Haifaa Al-Mansour sui diritti delle donne  - Famiglia CristianaWadjda è un’adolescente, vive a Riyadh con i genitori, ama giocare con l’amico Abdullah, che possiede una bicicletta che le presta quando si trovano negli spazi aperti di una città costruita nel deserto; alle ragazze non è permesso usarla, così come alle donne, fino a pochi mesi fa non era permesso guidare l’automobile. La cultura araba ultratradizionalista impone alle figure femminili di indossare veli e lunghe tuniche nere, l’abaya quando sono in pubblico; impone loro di non parlare ad alta voce e di non condividere i pasti insieme agli uomini che non siano della famiglia e impone altre norme sociali che soffocano la vita quotidiana e la loro dignità. Wadida, però, sotto la tunica porta un paio di scarpe sportive di marca occidentale, ascolta musica methal e desidera tanto proprio una bicicletta di colore verde, verde come la tinta del Paradiso e altrettanto difficile da conquistare. Per riuscire a comprare l’oggetto (fin troppo semplice da considerare emblema di libertà), la ragazzina deve partecipare ad una gara di Corano, organizzata all’interno della scuola da lei frequentata e vincere il premio in denaro. Con la furbizia propria di una Sharazad contemporanea, la protagonista del film La bicicletta verde, uscito con successo nel 2012, otterrà il risultato sperato, ma la ricompensa sarà destinata ai bambini poveri palestinesi, in una doppia beffa all’estremismo religioso. (continua…)

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mercoledì, 2 dicembre 2020

IL CINEMA E LE VISIONI PERIFERICHE

Nella nuova puntata di Letteratitudine Cinema ci occupiamo di questo volume di Alessandra Montesanto dedicato al mondo del cinema con riferimento ai corti, film e documentari che hanno raccontato in presa diretta le periferie. Si intitola “Visioni periferiche. La narrazione dell’hinterland in Italia e nel mondo” (Ass. Multimage editore). Nicoletta Bortolotti ha intervistato l’autrice…

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Visioni periferiche – La narrazione dell’hinterland in Italia e nel mondo: intervista ad Alessandra Montesanto

di Nicoletta Bortolotti

Varlam Šalamov, nella prefazione ai Racconti di Kolyma, sorta di monumentale documentario scritto sull’atroce quotidianità del Gulag, affermava che nessuna forma artistica può abolire il dolore, ma solo dare voce o, addirittura, restituire bellezza come estremo atto politico. È il medesimo presupposto dello straordinario e sconvolgente turismo cinematografico nelle periferie delle grandi metropoli narrato da Alessandra Montesanto, docente di Cinema e Linguaggio dei Mass-Media e responsabile dell’Associazione Per i Diritti umani. “Visioni periferiche – La narrazione dell’hinterland in Italia e nel mondo” è disanima appassionata e meticolosa di corti, film e documentari che hanno raccontato in presa diretta le periferie. E alla vigilia della controversa decisione di chiudere cinema e teatri a causa di Covid-19, ecco che il cinema stesso, arte di centro, rischia di mutarsi in arte periferica.

- Come valuti la chiusura dei cinema e dei teatri?
Credo sia stato ingiusto chiuderli, perché significa dare un ulteriore colpo al settore della Cultura, fin troppo bistrattato nel nostro Paese. La Cultura – e quindi anche il cinema e il teatro – è fondamentale per crescere come umanità e affossarla significa interrompere un processo di evoluzione individuale e sociale che, di conseguenza, porta alla desertificazione dei valori positivi.

- Le maggiori metropoli mondiali sono cresciute con un centro verticale e un hinterland orizzontale. Come il paesaggio esteriore condiziona quello interiore e come lo racconta il cinema? (continua…)

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lunedì, 2 novembre 2020

ADDIO A GIGI PROIETTI

Gigi Proietti (Roma, 2 novembre 1940 – Roma, 2 novembre 2020). Lo vogliamo ricordare così…

Gigi Proietti “Toto e la sauna”

Gigi Proietti “Nu’ me rompe er ca’”

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Approfondimenti su: Ansa, la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Rainews, Il Messaggero, Il Giornale, Wikipedia (continua…)

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sabato, 12 settembre 2020

LA SERATA CONCLUSIVA DI VENEZIA ‘77: I VINCITORI

LA SERATA CONCLUSIVA DI VENEZIA ‘77: i premiati della 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Su LetteratitudineNews, il video integrale della cerimonia conclusiva della 77ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e del Red Carpet di chiusura

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Grande emozione alla cerimonia conclusiva della 77ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia che si è svolta nella serata di oggi 12 settembre 2020. La serata è stata magnificamente condotta dall’attrice italiana Anna Foglietta, la quale aveva presentato anche la cerimonia d’apertura.

L’elenco dei film in concorso è disponibile qui.

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La giuria internazionale del concorso, presieduta da una grande stella del cinema internazionale, l’attrice australiana Cate Blanchett, ha assegnato il Leone d’oro al miglior film allo statunitense “Nomadland” di Chloé Zhao. Tra gli altri premi più importanti della sezione ufficiale figurano: il Leone d’argento per la miglior regia a Kiyoshi Kurosawa per “Supai no tsuma”; la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Vanessa Kirby per “Pieces of a Woman”; la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino per “Padrenostro”. Segnaliamo anche, nella sezione Orizzonti, il Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura a Pietro Castellitto per “I predatori”.
Di seguito, una carrellata di immagini e tutte le notizie su Venezia ‘77 (continua…)

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martedì, 28 luglio 2020

VENEZIA 77: i film che parteciperanno alla 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

VENEZIA 77

Ecco l’elenco dei film che partecipano alla 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che si svolgerà dal dal 2 al 12 settembre 2020

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La cerimonia di chiusura della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – sarà trasmessa in diretta sabato 12 settembre a partire dalle ore 19 su Rai Movie, Rai Play, in streaming sul sito ufficiale e sui social della Biennale di Venezia. La serata, condotta da Anna Foglietta (Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido) che assegnerà il Leone d’Oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali, sarà eccezionalmente aperta da due contributi artistici affidati alla poetessa e drammaturga Mariangela Gualtieri e al cantautore Diodato.

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I film italiani in concorso sono quattro: “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante, “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli, “Padrenostro” di Claudio Noce prodotto e interpretato da Pierfrancesco Favino, “Notturno” di Gianfranco Rosi.

Il film di chiusura sarà “Lasciami andare” di Stefano Mordini: un thriller psicologico con Stefano Accorsi, Valeria Golino, Maya Sansa e Serena Rossi

La giuria dei film in concorso sarà presieduta da Cate Blanchett: faranno parte della giuria Veronika Franz, Joanna Hogg, Nicola Lagioia, Christian Petzold, Cristi Puiu e Ludivine Sagnier.

La 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera; si svolgerà al Lido di Venezia dal 2 al 12 settembre 2020.

(continua…)

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lunedì, 6 luglio 2020

OMAGGIO A ENNIO MORRICONE

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo alla memoria di Ennio Morricone (Roma, 10 novembre 1928 – Roma, 6 luglio 2020): compositore, musicista, direttore d’orchestra e arrangiatore.

Ennio Morricone ci lascia oggi, all’alba del 6 luglio 2020, all’età di 91 anni, in una clinica romana in cui era stato ricoverato dopo una caduta che gli aveva causato la rottura del femore

“The King is dead. Long live the King!”
(Quentin Tarantino)

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Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, Ansa, La Stampa, Il Messaggero, Il Sole 24Ore, Il Giornale

Stampa e media esteri: The New York Times, The Los Angeles Times, CNN, BBC, Le Figaro, El Paìs

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La biografia (in breve) (continua…)

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sabato, 9 maggio 2020

DAVID DI DONATELLO 2020

I PREMIO DAVID DI DONATELLO 2020: grande successo per “Il traditore” di Marco Bellocchio

Ieri sera, 8 maggio 2020, si è svolta la cerimonia di premiazione della 65ª edizione dei David di Donatello.

È stata trasmessa in diretta in prima serata su Rai 1, per la conduzione di Carlo Conti mentre i candidati erano collegati in video (per via delle restrizioni relative alla epidemia in corso da Covid-19) e hanno risposto alle domande presentate dallo studio. Ad inizio trasmissione, Conti ha letto un messaggio indirizzato al mondo del cinema da parte del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

Grandissimo successo per Il traditore di Marco Bellocchio che si è aggiudicato il maggior numero di premi (6) tra cui film, regia e attore protagonista, seguito da Pinocchio di Matteo Garrone (5), Il primo re di Matteo Rovere (3) e La dea fortuna di Ferzan Özpetek (2).

Le candidature sono state annunciate il 18 febbraio 2020; i film che hanno ottenuto il maggior numero di candidature sono stati Il traditore con 18, Il primo re e Pinocchio con 15.

Tra i premi più attesi: miglior film a “Il traditore” di Marco Bellocchio; miglior regista: Marco Bellocchio per “Il traditore”; migliore attrice protagonista a Jasmine Trinca per “La dea fortuna”; miglior attore protagonista a Pierfrancesco Favino per “Il traditore”; migliore attrice non protagonista a Valeria Golino per “5 è il numero perfetto”; miglior attore non protagonista a Luigi Lo Cascio per “Il traditore”.

Segue l’elenco completo di vincitori e candidati. (continua…)

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lunedì, 10 febbraio 2020

OSCAR 2020: lo speciale

OSCAR 2020: I VINCITORI, LA SORPRESA, I COMMENTI

La grande sorpresa di “Parasite”: il più premiato nonché il primo lungometraggio in lingua non inglese a vincere l’Oscar come miglior film (insieme ad altre tre statuette, tra cui “miglior regia”). Delusione per “1917″, dato per favorito (che si aggiudica tre Oscar).

Miglior attore protagonista: Joaquin Phoenix per “Joker”; miglior attrice protagonista: Renée Zellweger per “Judy”; miglior attore non protagonista: Brad Pitt per “C’era una volta a… Hollywood”; migliore attrice non protagonista: Laura Dern per “Storia di un matrimonio”.

Nessun premio per “The Irishman” di Martin Scorsese.

Alla “nostra” Lina Wertmüller è stato conferito il Premio Oscar onorario (alla carriera).


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La 92ª edizione dei premi Oscar si è tenuta al Dolby Theatre di Los Angeles il 9 febbraio 2020 (in Italia nella notte tra il 9 e il 10). Così come l’edizione precedente, la cerimonia non ha avuto un presentatore ufficiale ed è stata trasmessa in diretta negli Stati Uniti da ABC. A partire da questa edizione, il premio per il miglior film in lingua straniera viene rinominato Premio Oscar al miglior film internazionale e quello per il miglior trucco e acconciatura passa da tre candidati a cinque.

Le candidature sono state annunciate il 13 gennaio 2020 dagli attori John Cho e Issa Rae al Samuel Goldwyn Theater di Beverly Hills.

Il film con più candidature è stato “Joker”, con undici. Il film più premiato è stato il sudcoreano “Parasite”, con quattro vittorie, tra cui quella per il miglior film: si tratta del primo film in lingua non inglese a vincere il premio.

Questa edizione degli Oscar, dunque, può essere considerata come ’storica’ e ricordata come quella della Grande Sorpresa. Non solo l’Oscar come miglior film. Bong Joon-ho di “Parasite” oltrepassa Sam Mendes di “1917″ e si aggiudica il premio come miglior regista. E “Parasasite” vince anche il premio per la migliore sceneggiatura originale.

Ma di cosa parla “Parasite”?
Il film è una feroce satira costruita attorno a due famiglie di Seoul appartenenti a due diverse classi sociali: una vive in condizioni di povertà in un seminterrato, l’altra risiede in una grande casa in condizioni di grande agiatezza. È il primo film in lingua non inglese che – per la prima volta nella storia di Hollywood e degli Academy Awards – si aggiudica la statuetta come Miglior Film. (continua…)

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lunedì, 3 febbraio 2020

BAFTA 2020: i vincitori (in attesa dei premi Oscar)

Home pageBaftas 2020: grande trionfo per il film di Sam Mendes, “1917″

Il film di Mendes ambientato nella Prima Guerra Mondiale e intitolato “1917″ domina la competizione dei Bafta Film Awards aggiudicandosi sette premi


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Locandina italiana 1917La 73ª edizione dei premi BAFTA (considerati gli “Oscar inglesi), conferiti dalla British Academy of Film and Television Arts alle migliori produzioni cinematografiche del 2019, si è tenuta il 2 febbraio 2020 alla Royal Albert Hall di Londra. La cerimonia è stata presentata dal conduttore televisivo e comico irlandese Graham Norton. Le candidature erano state annunciate il 7 gennaio 2020.

Il film più premiato è stato “1917″ di Sam Mendes, con sette statuette, tra cui quelle per il miglior film, il miglior film britannico, il miglior regista e la migliore cinematografia.
“Joker” ha vinto tre premi tra cui il miglior attore per Joaquin Phoenix, mentre Renee Zellweger è stata nominata migliore attrice per la sua interpretazione di Judy Garland.
Il film sudcoreano “Parasite” ha vinto due premi: per la sceneggiatura originale e il film non in lingua inglese.
Brad Pitt ha vinto il premio di miglior attore non protagonista per il suo ruolo in “Once Upon A Time In Hollywood” di Quentin Tarantino
Laura Dern è stata nominata migliore attrice non protagonista per la sua interpretazione come avvocato divorzista in “Marriage Story”.

È la prima volta dal 1977 che tutti e quattro i premi Bafta per la recitazione sono stati vinti da attori americani. Facendo un po’ di conti arriviamo alla conclusione che – con i Bafta – Zellweger, Phoenix, Dern e Pitt hanno vinto nelle rispettive categorie di recitazione i premi di tutte le principali cerimonie della stagione. Oltre ai Baftas, hanno vinto ai Golden Globes, agli Screen Actors Guild Awards e ai Critics ‘Choice Awards. È presumibile che tutti e quattro trionferanno agli Oscar del prossimo fine settimana (La 92ª edizione dei premi Oscar si terrà al Dolby Theatre di Los Angeles, California, il 9 febbraio 2020). (continua…)

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domenica, 8 settembre 2019

VENEZIA 76: i premiati della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Si è conclusa la 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia. Si è svolta al Lido di Venezia dal 28 agosto al 7 settembre 2019. L’attrice Alessandra Mastronardi ha condotto la serata di chiusura. Di seguito: tutte le informazioni, il video integrale della cerimonia di premiazione e i commenti “speciali” di Nicola Lagioia.

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In questi giorni abbiamo seguito i principali eventi legati a Venezia 76 in questa pagina speciale di Letteratitudine Cinema.

imageNel corso della cerimonia di premiazione, che si è svolta nella serata del 7 settembre, sono stati celebrati i vincitori delle varie sezioni.

Il Leone d’oro per il miglior film è andato a “Joker” di Todd Phillips (Usa).

All’italiano Luca Marinelli, protagonista di “Martin Eden” di Pietro Marcello, la Coppa Volpi maschile (premio per il miglior attore).

Coppa Volpi per la miglior attrice a: Ariane Ascaride per la sua interpretazione nel film “Gloria Mundi” di Robert Guédiguian (Francia, Italia).

Gran Premio della Giuria a “J’accuse” di Roman Polanski (Francia, Italia).

Leone d’Argento per la migliore regia a: Roy Andersson per il film “Om det oändliga (About endlessness)” (Svezia, Germania, Norvegia).

Di seguito: il commento di Nicola Lagioia, i video della premiazione e le informazioni su tutti i premiati

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VENEZIA 76: il commento di Nicola Lagioia (continua…)

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mercoledì, 28 agosto 2019

Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2019

È partita la 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia. Si svolgerà al Lido di Venezia dal 28 agosto al 7 settembre 2019. L’attrice Alessandra Mastronardi condurrà le serate di apertura e di chiusura.

Letteratitudine seguirà l’intera rassegna, aggiornando questa pagina giorno per giorno…

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La Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. Ecco come sono organizzati gli eventi.

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FILM

La selezione ufficiale comprende le sezioni Venezia 76, Fuori Concorso, Orizzonti, Venezia Classici, Sconfini, Biennale College – Cinema, Venice Virtual Reality e un Evento Speciale.

Le sezioni autonome e parallele, organizzate autonomamente secondo un proprio regolamento, comprendono la Settimana Internazionale della Critica e le Giornate degli Autori.

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PROGRAMMA (continua…)

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domenica, 16 giugno 2019

OMAGGIO A FRANCO ZEFFIRELLI

Zeffirelli (cropped).jpgLa nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo alla memoria di Franco Zeffirelli (Firenze, 12 febbraio 1923 – Roma, 15 giugno 2019): regista, sceneggiatore e scenografo italiano.

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L’addio a Franco Zeffirelli. Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, Ansa, La Stampa, Avvenire, Il Sole24Ore, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano

I funerali si svolgeranno martedì prossimo, 18 giugno, in Duomo a Firenze. A officiare il rito funebre sarà l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori.

Il salone dei 500, in Palazzo Vecchio, ospiterà il 17 giugno la camera ardente, dalle 11 alle 23.

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Nato fuori dal matrimonio da Ottorino Corsi, un commerciante di stoffe originario di Vinci, e dalla fiorentina Alaide Garosi Cipriani, ebbe un’infanzia tribolata dovuta al mancato riconoscimento paterno, che avvenne solo a 19 anni, e alla prematura scomparsa della madre. Fino al riconoscimento paterno, il suo nome fu Gian Franco Zeffirelli, a causa di un errore di trascrizione all’anagrafe del cognome scelto dalla madre, Zeffiretti. Giorgio La Pira fu suo istitutore ai tempi del collegio nel convento di San Marco a Firenze, e dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Firenze, esordì come scenografo nel secondo dopoguerra, curando una messa in scena di Troilo e Cressida diretta da Luchino Visconti. (continua…)

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lunedì, 25 febbraio 2019

OSCAR 2019

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo ai Premi Oscar 2019

Vince “Green Book” come miglior film. Malek e Colman migliori attori protagonisti 2019. Migliori non protagonisti: Ali e King. A Cuaron il premio miglior regia per “Roma”

La 91ª edizione della cerimonia degli Oscar si è tenuta al Dolby Theatre di Los Angeles, ieri, 24 febbraio 2019. Per la prima volta dopo 30 anni, la cerimonia non ha avuto alcun presentatore ufficiale (dopo la rinuncia di Kevin Hart in seguito alle polemiche generatesi per via di alcune frasi omofobe che l’attore aveva pubblicato su Twitter nove anni prima).

Le candidature sono state annunciate il 22 gennaio 2019. I film che hanno totalizzato più candidature sono a pari merito Roma di Alfonso Cuarón e La favorita di Yorgos Lanthimos con 10 candidature a testa, seguiti da A Star Is Born e Vice – L’uomo nell’ombra con 8 candidature cadauno.

Il film che si è aggiudicato il maggior numero di statuette è stato Bohemian Rhapsody, con un totale di 4 premi ricevuti, seguito da Roma, Green Book (che ha vinto il premio per il miglior film) e Black Panther, con 3 statuette ciascuno.

Candidati e vincitori

(continua…)

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lunedì, 7 gennaio 2019

BOHEMIAN RHAPSODY e i GOLDEN GLOBE 2019

imageLa nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo al film “Bohemian Rhapsody” e ai Golden Globe 2019

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Doppio premio ai Golden Globe 2019 per il film “Bohemian Rhapsody” diretto da Bryan Singer: miglior film drammatico e migliore attore in un film drammatico (a Rami Malek).
Di seguito: tutte le categorie e tutti i vincitori.

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di Erika Di Giorgio

imageStiamo parlando del “biopic” musicale di maggior successo nella storia del cinema. In Italia, il film ha ottenuto il maggiore incasso cinematografico del 2018 incassando oltre 23 milioni di euro. Eppure il doppio premio ricevuto ai Golden Globe 2019 ha suscitato qualche sorpresa. Il film in questione è “Bohemian Rhapsody” diretto da Bryan Singer, che si aggiudica il premio come miglior film drammatico e quello per il miglior attore in un film drammatico (conferito a Rami Malek). Il film, come è noto, è incentrato sulla band musicale dei Queen e sulla figura del suo leader, Freddie Mercury (interpretato magistralmente da Rami Malek).

imagePartiamo dall’inizio: il titolo del film (Bohemian Rhapsody) coincide con il titolo di uno dei singoli di maggior successo dei Queen, pubblicato il 31 ottobre 1975 come primo estratto dal quarto album in studio A “Night at the Opera”. Si tratta, in effetti, di uno dei brani musicali più rappresentativi della band e di maggior successo commerciale… nonostante le caratteristiche peculiari (sia per la sua lunghezza, sia per i riferimenti alla “musica operistica”).
Il film ripercorre la storia di Queen dal loro primo incontro fino alla memorabile esibizione al concerto Live Aid del 1985: unanimamente considerata come la migliore performance dell’evento. Nel suo film Bryan Singer riesce a trascinare lo spettatore su quel mitico palco e lo “trasforma” in protagonista dell’evento insieme alla band e al suo istrionico leader. La sola ricostruzione scenica di quello storico concerto vale il prezzo del biglietto del film. La narrazione è incentrata soprattutto sulla vita di Freddie, interessandosi anche alle sue vicende personali (il rapporto con Mary, la donna amata, e la scoperta della sua bisessualità). Il cast è eccezionale: non solo Rami Malek è un perfetto Freddie Mercury… anche gli altri attori riproducono fedelmente sembianze e attitudini degli altri tre Queen (Roger Taylor, batterista del gruppo, è interpretato da Ben Hardy; John Deacon, il bassista, è interpretato da Joseph Mazzello; Brian May, il chitarrista, è interpretato da Gwilym Lee).
Nel momento in cui è stato comunicato il conferimento del premio al miglior attore di film drammatico, Rami Malek, l’eccezionale interprete di Freddie Mercury, ha abbracciato Brian May (il “vero” chitarrista dei Queen) ed è salito sul palco senza nascondere la grande emozione dichiarando di essersi sentito parte di una famiglia e ringraziando i Queen e i componenti della band. Malek era accompagnato nella notte dei Golden Globe dalla fidanzata Lucy Boynton, che nel film ha interpretato in maniera convincente Mary Austin (la donna che fu sentimentalmente legata a Freddy Mercury).
Un film davvero ottimo. Da vedere (lo consigliamo a chi non ha ancora avuto modo di gustarselo al cinema) e da rivedere.
In attesa, naturalmente, dei premi Oscar.

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Vincitori e candidati dei Golden Globe 2019


(continua…)

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lunedì, 26 novembre 2018

OMAGGIO A BERNARDO BERTOLUCCI

Ricordiamo il grande regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano Bernardo Bertolucci scomparso oggi, 26 novembre 2018, all’età di 77 anni.

Nel 1988 ricevette l’Oscar al miglior regista per il film “L’ultimo imperatore”.


Proponiamo di seguito due video (la premiazione all’Oscar nel 1988 e un’intervista nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia del 1994), vari approfondimenti e una nota biografica

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Bernardo Bertolucci (Parma, 16 marzo 1941 – Roma, 26 novembre 2018) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano.

Tra i registi italiani più rappresentativi e conosciuti a livello internazionale, ha diretto film di successo come Il conformista, Ultimo tango a Parigi, Il tè nel deserto, Novecento e L’ultimo imperatore, che gli valse l’Oscar al miglior regista e alla migliore sceneggiatura non originale.

Nel 2007 gli fu conferito il Leone d’oro alla carriera alla 64ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e nel 2011 la Palma d’oro onoraria al 64º festival di Cannes.

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Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano, Il Mattino, Il Sole24Ore, Ansa

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(continua…)

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lunedì, 8 ottobre 2018

IMAGINE (2018) di John Lennon e Yoko Ono

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema è dedicata al film Imagine” di John Lennon e Yoko Ono: al cinema solo nei giorni 8-9-10 OTTOBRE 2018

Un film di Steve Gebhardt, John Lennon, Yoko Ono. Con John Lennon, Yoko Ono, Daniel Richter, Fred Astaire, Dick Cavett, George Harrison, Jack Palance, Andy Warhol. Per la prima volta sul grande schermo, il film uscito originariamente nel 1972 per la televisione, è oggi restaurato in 4K e interamente rimasterizzato in Dolby Atmos agli Abbey Road Studios, con 15 minuti inediti inseriti appositamente per la versione cinematografica.

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Nel 1972 John Lennon e Yoko Ono diressero e produssero, con la collaborazione di Steve Gebhardt, il film “Imagine”: un visionario lungometraggio musicale pensato per la televisione e girato principalmente durante il 1971 nella loro residenza britannica dell’epoca (la magione in stile Tudor Tittenhurst Park ad Ascot). Il film conteneva tutti i brani musicali dell’album Imagine e le canzoni Mrs. Lennon e Don’t Count the Waves, presenti nell’album della Fly di Yoko Ono.

Tra un video musicale e l’altro sono inframezzati spezzoni documentaristici sulla vita di John e Yoko e varie “gag” di fantasia. In una di queste, una successione di uomini (che vanno dagli assistenti di Lennon e Ono, a celebrità come Fred Astaire, Jack Palance, Dick Cavett, ed anche George Harrison) scortano Yoko Ono attraverso una porta più e più volte; in un’altra scena, per esempio, John e Yoko si perdono nel giardino della villa di Tittenhurst, e si cercano nella nebbia. Altra scena famosa è quella nella quale Lennon ed Harrison, seduti a tavola nella cucina di Ascot, ironizzano sulla carriera solista del loro ex-compagno nei Beatles Paul McCartney (qui chiamato “Beatle Ed”), che fa da introduzione all’esecuzione di How Do You Sleep?

In occasione delle celebrazioni mondiali dell’anniversario della nascita di John Lennon (nato il 9 ottobre 1940) il film “Imagine” raggiunge il grande schermo in una versione completamente restaurata in 4k e rimasterizzata in Dolby Atmos agli Abbey Road Studios. Alla fine del film gli spettaori potranno inoltre godere di quindici minuti di immagini inedite che mostrano prima John in studio con la sua band mentre registra ‘How do you sleep?’ e ‘Oh my love’ e poi John e Yoko sul divano, lui con la chitarra in mano, che cantano insieme ‘Oh Yoko!’.

In italia, Nexo Digital porterà il film in sala per tre giorni, l’8, il 9 e 10 ottobre


(continua…)

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lunedì, 24 settembre 2018

UNA STORIA SENZA NOME di Roberto Andò

imageLa nuova puntata di Letteratitudine Cinema è dedicata al film “Una storia senza nome” di Roberto Andò.

Interpreti: Micaela Ramazzotti, Renato Carpentieri, Laura Morante, Alessandro Gassmann, Jerzy Skolimowski, Gaetano Bruno, Antonio Catania, Marco Foschi, Renato Scarpa, Silvia Calderoni, Emanuele Salce, Paolo Graziosi, Filippo Luna, Michele Di Mauro, Giovanni Martorana

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“Una storia senza nome” di Roberto Andò e la scommessa di perdersi dentro un film

di Daniela Sessa

Quando Alessadro Pes (Alessandro Gassman) entra nella stanza di Vitelli (Antonio Catania), produttore cinematografico, la macchina da presa riprende sullo sfondo una parola: invenzione. E quando l’inquadratura allargata illumina la frase di Louis Lumiere “Il cinema è un’invenzione senza avvenire” si precipita dentro una storia sinusoidale, paradossale e sfrenata. E’ “Una storia senza nome”, l’ultimo film di Roberto Andò ed è una delle più riuscite dichiarazioni d’amore al cinema. Da Buster Keaton di “La palla n°13” a Roberto Andò la storia del cinema è anche la storia della tentazione dei grandi registi di togliersi lo sfizio di giocare con la loro stessa arte. Mostrare gli ingranaggi del set, togliere le maschere agli attori, svelare gli interessi dei produttori e le stravaganze degli autori. Ad Andò interessa questo, ma vuole di più. Vuole il film. Lo vuole nel momento in cui è idea, è storia senza immagine e senza suono. Un copione dall’identità incompiuta, una storia innominata e innominabile. La storia è quella del furto della “Natività” di Caravaggio. Una leggenda che dal 1969 attraversa dall’Oratorio di San Lorenzo (o dell’Immacolatella) di Palermo la storia d’Italia, quella tragica e imbarazzante della mafia e della politica, della famosa Trattativa e del 41bis, di superpoliziotti e di pentiti, di Commissioni Antimafia e di indagini FBI che portano ai confini di un mondo che è forse il porcile in cui i brandelli della meravigliosa tela furono dati in pasto ai maiali  (Andò riprende quest’ipotesi insieme ad altre tutte legate all’epica mafiosa) o forse il Giappone o forse qualche caveau di una banca svizzera o di un collezionista. Roberto Andò tratta quel furto per quello che è: il luogo dell’ambiguità, del mistero, della cialtroneria. Non lo sottrae alla riflessione civile. Andò non potrebbe: tradirebbe se stesso se non dicesse che la delinquenza mafiosa e le sue complicità istituzionali hanno sottratto legalità al nostro Paese e ne hanno sporcato la bellezza. Ma questo ennesimo mistero italiano è nel film solo un pretesto, anzi per dirla con le parole di Andò “quasi il dispositivo dell’indagine”. Un’espressione che Leonardo Sciascia avrebbe approvato, anche perché il film a Sciascia di “Una storia semplice” deve qualcosa: quel celebre furto e la levità nello scrivere d’imposture. (continua…)

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giovedì, 12 luglio 2018

MARCO TULLIO GIORDANA. UNA POETICA CIVILE IN FORMA DI CINEMA

Nella nuova puntata di Letteratitudine Cinema ci occupiamo del volume “Marco Tullio Giordana. Una poetica civile in forma di cinema” di Marco Olivieri e Anna Paparcone (Rubettino). Di seguito, un’intervista all’autore

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L’intervista. Fare cinema, fare letteratura. Intervista a Marco Olivieri sul libro Marco Tullio Giordana. Una poetica civile in forma di cinema

di Daniela Sessa

Marco Olivieri scrive di cinema, quello cosiddetto d’impegno civile e, se è concesso, anche estetico. Di Roberto Andò il cui cinema incarna il mistero di esistenze e di memorie risolte da una macchina da presa raffinata e suggestiva. Di Marco Tullio Giordana che ritrae “Pezzi di storia densi di ambiguità e dal fascino perverso, spesso rimossi da una realtà nazionale che tende a rifiutare ciò che appare sgradevole o non pacificato”. Un giudizio, questo, su “Sangue pazzo” da estendere a tutta la concezione della scrittura e della regia di Giordana. Marco Olivieri ha pubblicato un saggio sul cinema di Roberto Andò, “La memoria degli altri. Il cinema di Roberto Andò” ora in ristampa per Kaplan, ed è in libreria con “Marco Tullio Giordana. Una poetica civile in forma di cinema” (Rubbettino), scritto con Anna Paparcone della Bucknell University negli Stati Uniti (ha scritto saggi anche su Pasolini, Garrone, Pif e Quatriglio) e con i suggerimenti di Christian Uva, direttore della Collana Cinema di Rubbettino. Il libro di Olivieri ripercorre la cinematografia di Giordana dagli esordi nel 1980 con “Maledetti vi amerò” fino a “Lea” -film per la televisione-, passando attraverso i capolavori del cinema d’impegno: “I cento passi”, “Romanzo di una strage”, “La meglio gioventù”, “Sanguepazzo”, “Quando sei nato non puoi più nasconderti”, solo per citarne alcuni. Dal lavoro di Olivieri e Paparcone emerge tutta la cifra del cinema di Giordana teso tra memoria e letteratura, volto a indagare i misteri della storia italiana, a filmare la storia di una nazione molto spesso racchiusa dentro conformismo e ideologie asfittiche, un Paese (come si legge nella premessa) “condannato all’incompiutezza”. Al centro Pasolini, un personaggio che portava in sé il dramma: di uomo, di poeta, di regista, di intellettuale. Interessante nel libro è il rapporto tra il regista e Pasolini, un rapporto ambivalente fatto anche di tensioni e prese di distanza. Non è solo l’analisi su “Pasolini, un delitto italiano”, il film del 1995 che ricostruisce le indagini sul delitto e la risonanza mediatica dello stesso come “scatenamento dell’interpretazione”. Pasolini è il coprotagonista del libro: recuperarne la memoria è per Giordana, e forse per gli stessi autori, “una forma di resistenza…rispetto a un clima di anestesia politica e morale”, è riflettere sulla morte come “montaggio della vita”. Il libro di Olivieri e Paparcone ha il pregio di una scrittura lucida, talvolta didascalica come si addice a un lavoro saggistico, rigorosamente analitica e precisa nell’idea di fondo che il cinema di Giordana -come quello di Andò- sia letteratura per immagine, storia per immagine. Due citazioni letterarie per tutte: la bambina pascoliana del film di esordio e la citazione di “Supplica a mia madre” di Pasolini. Le immagini della storia sono quelle dalla Resistenza di “Notti e nebbie” (da un romanzo di Carlo Castellaneta) alle mafie e ai  testimoni di giustizia. E’ qui che il cinema di Giordana rivela il significato del suo impegno “dar voce non tanto alla Storia, ma alle storie, quelle dei vincitori ma anche dei vinti, perché è solo in questo modo che si può rimettere in moto la possibilità della convivenza”. Abbiamo posto a Marco Olivieri alcune domande sul libro.

-Il libro su Giordana è scritto a quattro mani. Racconta la genesi del libro?
Ho conosciuto Marco Tullio Giordana in occasione della presentazione del mio volume dedicato alla filmografia di Roberto Andò. Subito maturò in me l’idea di avviare un nuovo progetto che esplorasse i capitoli più noti e quelli meno conosciuti realizzati. È stato proprio lui a segnalarmi una studiosa che stimava, Anna Paparcone, che insegna alla Bucknell University negli Stati Uniti, era in procinto di dedicarsi a un’analisi approfondita delle sue opere. Ci siamo trovati d’accordo di scrivere un libro sul cinema di Giordana che ne esplorasse gli aspetti tecnici, estetici e tematici e capace di diventare punto di riferimento sia in Italia sia negli Stati Uniti. Il lavoro insieme, grazie ai continui confronti via Skype, è stato proficuo e ci siamo avvalsi dei suggerimenti di Christian Uva, direttore della Collana Cinema di Rubbettino.

-Tra le tante definizioni e riflessioni sul cinema di Marco Tullio Giordana vi è quella di Giovanni Grazzini che sul modo di esporre la storia da parte di Giordana afferma “Giordana non vuole scordarsi di essere un cinefilo”. Concorda con quest’affermazione? Chi è il cinefilo Giordana? (continua…)

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martedì, 15 maggio 2018

LADRI DI BICICLETTE di Vittorio De Sica

Dedichiamo questa nuova puntata di Letteratitudine Cinema al film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica: un grande classico del cinema italiano restaurato per la presentazione nella sezione Classici del festival di Cannes (71° edizione dall’8 al 19 maggio)

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LADRI DI BICICLETTE di Vittorio De Sica: se il restauro è memoria  del presente

di Daniela Sessa

Pedinamento: con questa parola il grande Cesare Zavattini sintetizzò il senso dei movimenti della macchina da presa del cinema del Neorealismo e così anche di “Ladri di Biciclette” (1948), il film di Vittorio De Sica, vincitore di un Oscar e restaurato per la presentazione nella sezione Classici del festival di Cannes  (71° edizione dall’8 al 19 maggio).
Risultati immagini per festival cannes 2018 ladri di bicicletteIn “Ladri di biciclette” avviene un pedinamento cioè il rincorrere a piedi, seguire i passi di un altro, cercare di catturarlo.  Nel film chi rincorre sono un padre e un figlioletto che cercano di recuperare la loro bicicletta. Il film è esile nella trama ma complesso nelle suggestioni, di temi e di soluzioni di regia. Quel pedinare quando si parla di cinema del Neorealismo (ancora considerato dai cinefili l’espressione massima e irraggiungibile del cinema italiano: a torto o a ragione?) è metaletteratura o metacinema. È stare alle calcagna dell’oggetto di rappresentazione, è farlo muovere in uno spazio proprio e ristretto (dalla miseria, dall’infelicità, dall’inadeguatezza all’etica del boom economico che il prestito americano pareva garantire oltre che promettere), è preferire la panoramica dal basso nelle scene d’insieme o indietreggiare col carrello fino a cogliere lo scoramento e la disperazione nel piano americano dell’imbianchino Antonio Ricci e del piccolo Bruno, cui De Sica concede più di un primissimo piano, e dettagli sugli occhi, sulle sue lacrime di vergogna asciugate con la manica della giacchetta da finto uomo o dettagli sulle mani che rabbiosamente spolverano il berretto da vero monello, fino a quel taglio sulla mano che stringe d’avvilita alleanza proletaria quella del padre. (continua…)

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lunedì, 5 marzo 2018

OSCAR 2018

I VINCITORI DEI PREMI OSCAR 2018

Elenchiamo, qui di seguito, i candidati e i vincitori della 90ª edizione della cerimonia degli Oscar tenutasi al Dolby Theatre di Los Angeles il 4 marzo 2018. Il film che ha ricevuto il maggior numero di candidature è stato La forma dell’acqua – The Shape of Water, con tredici totali

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Candidati e vincitori

(continua…)

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mercoledì, 22 novembre 2017

ISTANBUL E IL MUSEO DELL’INNOCENZA DI PAMUK

ISTANBUL E IL MUSEO DELL’INNOCENZA DI PAMUK – Le Ferite tra amore e memoria

Regia e cast: Grant Gee – Genere: Documentario d’arte – Etichetta: Koch Media – Distribuzione: Koch Media – Formato: DVD, Blu-Ray

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di Massimo Maugeri

Chi ha amato “Il museo dell’innocenza“, uno dei migliori romanzi del Premio Nobel per la Letteratura Orhan Pamuk (edito in Italia da Einaudi), non può non amare il film/documentario d’arte intitolato “Istanbul e il Museo dell’innocenza” diretto da Grant Gee (distribuito al cinema nei mesi scorsi e oggi disponibile in versione DVD e Blu-Ray).

Partiamo dal seguente presupposto. In diverse circostanze abbiamo evidenziato come i personaggi e le storie dei romanzi destinati a rimanere nella storia della letteratura (e questo è il caso de “Il museo dell’innocenza“) assumono una valenza così potente da entrare nell’immaginario collettivo e diventare – in un certo senso – reali. Nel caso di questo libro si va oltre. Il museo immaginato da Pamuk all’interno del romanzo è diventato davvero un museo reale, noto in tutto il mondo e meta turistico/culturale di Istanbul.

Il museo dell’innocenza” fu pubblicato un paio d’anni dopo il conferimento del Premio Nobel a Pamuk (avvenuto nel 2006). Subito dopo la pubblicazione dell’opera, Pamuk lavorò al progetto/museo (investendo, peraltro, nel progetto il premio in denaro ricevuto con il Nobel).

«Ho passato l’estate a Istanbul, a casa, a lavorare alla costruzione del Museo dell’innocenza», afferma Pamuk in quel periodo. «Una casa-museo che porta il titolo del mio nuovo romanzo e che raccoglie tutti gli oggetti descritti nel libro. Gli oggetti di un amore innocente, come quello sbocciato fra i due protagonisti». E a proposito dell’intreccio tra stesura del romanzo e allestimento del museo, Pamuk spiega: «Quando la storia era pronta, allora ho cercato le cose. Ma ad esempio non ho mai scritto dei vestiti di Füsun, fino a quando non ho trovato abiti di quegli anni che davvero corrispondessero alla donna amata da Kemal. Quindi vedevo gli oggetti, e poi inventavo il capitolo. C’è stata una fase in cui mi sono comportato come un normale narratore che scrive la sua storia. E poi altri momenti in cui pensavo agli oggetti, e li cercavo ovunque per metterli nel libro. E nel museo. È stato un obiettivo doppio che mi sono autoimposto, piuttosto sfibrante». (cfr. articolo/intervista di Marco Ansaldo pubblicato su la Repubblica del 3 ottobre 2009).

I due protagonisti si chiamano Kemal e Füsun, e la storia del romanzo ripercorre l’ossessione amorosa che lega l’uomo alla giovane donna. Questa è la trama (tratta dalla scheda del libro):

Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso, che travalica le leggi morali della Turchia degli anni Settanta. Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque molto radicati i valori tradizionali (e anche un certo opportunismo); vuole la moglie ricca e la bella amante povera, il matrimonio e l’amour fou, i party a base di champagne (importato clandestinamente) della Istanbul bene e la seducente atmosfera di una stanza in un appartamento disabitato. Così si fidanza, con un sontuoso ricevimento all’Hilton. E perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua e mosso da una struggente nostalgia, trascura gli affari, si ritrae sempre più dal suo ambiente e alla fine scioglie il fidanzamento.
Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie un’infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini, mozziconi di sigarette, ditali, saliere, mutandine, grattugie per mele cotogne… Poterli guardare, assaggiare, toccare, annusare, è spesso la sua unica fonte di conforto.
E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell’innocenza, destinato a rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri.

Aggiungo che nel corso degli anni Kemal assembla, oggetto dopo oggetto, questa incredibile collezione che confluisce – appunto – nel museo. In seguito, giunto al termine della vita, chiede all’amico scrittore Orhan Pamuk di narrare questa storia. Dunque, potremmo dire che lo stesso Orhan Pamuk è un personaggio del romanzo (il giovanissimo Pamuk, peraltro, è presente durante il ricevimento del fidanzamento tra Kemal e Sibel).

All’interno del romanzo – come ben sanno i numerosissimi estimatori di questo libro – c’è una pagina che dà diritto all’ingresso del museo. Un appuntamento, a mio avviso, imperdibile per tutti coloro che avranno la possibilità di recarsi a Istanbul. In attesa di quel momento (e per tutti coloro che non avranno modo di calcare il suolo della bella città turca) c’è comunque questa opportunità: “visitare” il museo attraverso le ottime sequenze del film diretto da Grant Gee.

La voce narrante del film è quella di Ayla, che – nel romanzo di Pamuk – è una cara amica di Fusün. Poi c’è la voce dello stesso scrittore che parla in video-interviste che si intravedono qua e là, all’interno di stanze, di negozi e di altri luoghi in cui si infila la telecamera di Gee.

Visiteremo il Museo dell’innocenza, stanza per stanza, angolo per angolo, con i nostri occhi che scorreranno sugli innumerevoli oggetti esposti (impressionante la collezione delle cicche di sigarette di Füsun raccolte da Kemal). Conosceremo la Instanbul notturna, grande protagonista del film insieme alle atmosfere in chiaroscuro del museo. Passeggeremo per le strade e per i vicoli della città. Ci ritroveremo a bordo di un taxi, su un traghetto lungo il Bosforo, accanto a uno straccivendolo. Ascolteremo le loro rapide e fugaci considerazioni sulla città e sulle loro condizioni di vita. E poi passeggeremo con lo stesso autore, che ama girare di notte (oggi scortato da una guardia del corpo). Entreremo nel suo studio, lo vedremo all’opera sulle sue carte, sui suoi manoscritti, con il suo inchiostro a caccia di parole sulle pagine bianche. Migliaia, milioni di parole.

Un’ultima considerazione che vale come ulteriore garanzia di qualità: i testi del film sono stati scritti dallo stesso Pamuk.

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Di seguito, due video relativi al film

(continua…)

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lunedì, 2 ottobre 2017

FERRANTE FEVER

La musica del silenzoNell’ambito della nuova puntata di Letteratitudine Cinema segnaliamo il film “Ferrante Fever” dedicato a uno dei casi editoriali e letterari più imponenti e dibattuti degli ultimi anni.

“Il viaggio di uno straordinario successo che parte dai vicoli di Napoli e arriva in America. L’opera di Elena Ferrante, i luoghi, i protagonisti dei suoi romanzi attraverso lo sguardo di grandi personaggi e testimoni d’eccezione”.

Il film, durata 74’, sarà in sala nei giorni 2-3-4 ottobre 2017: regia di Giacomo Durzi; Ideato e scritto da Laura Buffoni e Giacomo Durzi

Andrà in onda prossimamente in esclusiva TV su SKY ARTE HD.

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Riportiamo quanto indicato nel “pressbook” dell’evento (continua…)

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sabato, 3 giugno 2017

LA LINGUA DEI FURFANTI

Dedichiamo questa nuova puntata di Letteratitudine Cinema a LA LINGUA DEI FURFANTI. Romanino in Valle Camonica: un film d’arte di Elisabetta Sgarbi presentato al 34° Torino Film Festival (oggi disponibile in cofanetto con Dvd e libro allegato su IBS e Amazon). In coda al post pubblichiamo i video della conferenza stampa e della presentazione del film al 34° Torino Film Festival.

regia di Elisabetta Sgarbi / produzione a cura di Betty Wrong / soggetto di Giovanni Reale, Eugenio Lio / testi: Luca Doninelli / interpretati da: Toni Servillo / musica a cura di Franco Battiato / direzione della fotografia: Andrés Arce Maldonado, Elio Bisignani / montaggio di Andrés Arce Maldonado, Elisabetta Sgarbi / scenografia di Luca Volpatti

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di Massimo Maugeri

Credo che l’amore di Elisabetta Sgarbi per la virtuosa commistione delle Arti emerga con forza da questo suo nuovo film intitolato “La lingua dei furfanti. Romanino in Valle Camonica” (prodotto da Betty Wrong nel 2016). Il film, presentato al 34° Torino Film Festival – dedicato alla pittura di Romanino (Girolamo Romani, nato a Brescia tra il 1484 e il 1487 – morto dopo il 1562) – è impreziosito dagli ottimi testi di Luca Doninelli, interpretati magistralmente dalla voce di Toni Servillo, e dalla musica di impianto classico curata da Franco Battiato. L’opera pittorica del Romanino in Valle Camonica diventa protagonista delle sequenze filmiche della Sgarbi, i testi letterari di Doninelli ne esaltano i particolari, la voce di Servillo ce li offre alle orecchie, al cuore e alla mente, la musica di Battiato conferisce ulteriore spessore al perfetto equilibrio tra immagini e parole.
La regia della Sgarbi si concentra nel ciclo di affreschi che Romanino realizzò, tra il 1532 e il 1541, a Pisogne, a Breno, a Bienno in provincia di Brescia; ma va oltre, si sofferma sui luoghi, sulle facciate delle chiese, sui volti delle persone che quei luoghi li abitano.

La lingua dei furfanti - Romanino in Valle Camonica

C’è questa anziana donna, per esempio, che viene ripresa mentre ricama. Un “personaggio romaniniano” che compare all’inizio del film e poi ritorna, più volte. Quel continuo atto del ricamare, diventa – ai miei occhi di spettatore – metafora dell’arte di unire le arti, della capacità di intrecciarle magistralmente in quell’equilibro narrativo di immagini, parole e suoni a cui facevo riferimento prima. Non si può che essere concordi con il commento di Giorgio Ficara quando sostiene che «Comporre nello sguardo forze diverse, e apparentemente unilaterali è, non da oggi, l’impresa di Elisabetta Sgarbi». E, a proposito di sguardi, più in là – tra le inquadrature – comparirà il volto di un vecchio (gli occhi fissi sull’obiettivo della cinepresa, a bucare lo schermo). Un viso che pare quasi traslato dalle immagini pittoriche di Romanino e dalle espressioni che conferisce ai suoi personaggi. (continua…)

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mercoledì, 18 gennaio 2017

L’ORA LEGALE

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema è dedicata al film “L’ora legale” di Ficarra e Picone (dal 19 gennaio al cinema).

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lora-legale-trama-e-poster-2.jpg

L’ora legale
di Salvo Ficarra e Valentino Picone

con Salvo Ficarra, Valentino Picone, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Vincenzo Amato, Eleonora De Luca, Ersilia Lombardo, Alessia D’Anna, Antonio Catania, Sergio Friscia, Alessandro Roja, Angelo Tosto.

Recensione di Ornella Sgroi

La verità è che non abbiamo più scuse. Perché se l’Italia va a rotoli è colpa di tutti. Nessuno escluso, se almeno una volta abbiamo posteggiato l’auto in seconda fila o scavalcato una coda facendo i furbi.
Ma come fare capire agli italiani che è troppo facile puntare il dito sempre e solo contro chi governa e che invece è arrivata l’ora di fare i conti anche con il nostro senso civico e la nostra integrità?
“L’ora legale”, verrebbe da dire. Portando avanti le lancette dell’orologio e proiettandoci in un futuro prossimo venturo in cui un nuovo sindaco, portatore sano di onestà, cercherà finalmente di fare rispettare le regole del vivere comune e del buon senso, inimicandosi però l’intero paese che lo ha votato in nome del cambiamento.
Un sogno ad occhi aperti, forse. Di sicuro, un’intuizione geniale per la nuova commedia, acuta e tagliente, diretta e interpretata da Salvo Ficarra e Valentino Picone che, insieme ad Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, hanno scritto un film corale in cui si ritrovano – dopo varie peripezie, tra minacce e sabotaggi – a guidare la rivolta dei concittadini, prete compreso, incapaci di adattarsi all’inusuale ondata di legalità.
Eccolo, dunque, il grande paradosso della contemporaneità: un mondo che va alla rovescia, in senso opposto e contrario a quello in cui sarebbe giusto e logico che andasse. Un mondo in cui è l’onestà ad essere il cancro da estirpare, mentre la furbetteria e il tornacontismo regnano sovrani, radici e nutrimento di corruzione e criminalità. Tra imboscati, lavativi, raccomandati, che saccheggiano il presente e il futuro di chi vuole vivere invece da persona perbene.
lora-legale-trama-e-poster-2.jpgDi tutto questo materiale umano e sociale offerto dalla vita vera, di ogni giorno, Salvo Ficarra e Valentino Picone fanno sapiente uso, mettendo a segno una commedia fulminante, divertentissima ma anche molto amara, come la realtà che ci circonda. (continua…)

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sabato, 10 settembre 2016

JACKIE di Pablo Larrain (dal Festival Cinema Venezia 2016)

Dalla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia pubblichiamo un nuovo articolo di Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).

Venezia73 – Concorso

“Jackie” di Pablo Larrain

Con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, John Hurt

di Ornella Sgroi

(Venezia, 10 settembre 2016)

Jackie: oggi in concorso al Festival di Venezia il film con Natalie Portman - Guarda la clip

Pablo e Natalie. Multipli e molteplici. Con classe, maestria e immaginazione. Rispettivamente, regista e attrice protagonista di un ritratto di donna che fugge tutti i rischi del biopic e mette a segno un Larrain “doc”, senza mai ripetersi. Sempre nuovo, sempre diverso, sempre lui. Maneggiando una materia incandescente come incandescente può essere la ricostruzione di ciò che accadde nel cuore, nella mente e nella vita di Jacqueline Kennedy nei tre giorni immediatamente successivi l’assassinio di suo marito, l’amato e compianto presidente degli Stati Uniti JFK, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963.
Primo progetto cinematografico americano per il giovane regista cileno, con la produzione esecutiva di Darren Aronofsky che ha diretto Natalie Portman dritto verso l’Oscar per “Il cigno nero”, “Jackie” in concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è un continuo alternarsi di primi piani, stretti, strettissimi, sul volto della First Lady, per catturarne ogni più intima e sottile sfumatura, ogni emozione, ogni sobbalzo dell’anima. E tutto – dalla musica stridente di Mica Levi alla regia di Larrain, dalla fotografia di Stéphane Fontaine all’interpretazione della Portman – sembra restituire il forte senso di straniamento in cui precipitò Jackie dopo avere tenuto sulle proprie gambe quel che restava del volto dilaniato del marito John.
Dubbi, paure, sensi di colpa. Rabbia, confusione, disorientamento. E tanto dolore. Inerte, immobile, impotente. Con tutti gli occhi puntati addosso ed un protocollo da rispettare, mentre chiusa nelle sue stanze private alla Casa Bianca Jackie ripercorre in una notte ciò che aveva preceduto quel fatidico momento in cui tutto cambiò. Spazzando via il mito di Camelot, tanto caro a JFK e preservato fino all’ultimo dalla sua Jackie. Affinché “nessuno dimentichi che ad un certo punto ci fu un barlume di gioia”.
È così che Larrain ci regala un gioco di contrasti cromatici ed emozionali rari e preziosi. Lavorando con scrupolo certosino alle contrapposizioni tra la Jacqueline pubblica, restituita in bianco e nero attraverso la famosa intervista televisiva in cui la First Lady accompagnò l’America dentro la Casa Bianca “in una visita guidata” in prima persona, e la Jackie privata, a colori, scavata a fondo da un reporter accolto con diffidenza e rigore nella dimora in cui Jacqueline si rifugiò dopo avere lasciato la dimora presidenziale. Un contrasto messo a nudo con una somiglianza sorprendente da Natalie Portman, data come favorita per la Coppa Volpi che verrà consegnata questa sera, grazie alla sua interpretazione raffinata e potente che incarna con la stessa forza la vanità effimera dei balli di corte di questa “regina senza trono” – come l’ha definita lo stesso Pablo Larrain in conferenza stampa a Venezia – e la determinazione dolente che l’ha accompagnata nel lutto. Con la paura che tutto, prima o poi, sarebbe passato e che il suo John sarebbe diventato solo un ennesimo ritratto appeso alle pareti della Casa Bianca.
Che non fu così lo ha testimoniato la Storia e a ricordarcelo, oggi, è questo film rigoroso e solenne, con uno sguardo dinamico e originale che passa attraverso il punto di vista di una donna diventata icona contro ogni sua aspettativa. «Non ho mai voluto la celebrità. Sono solo diventata una Kennedy» dice Natalie/Jackie ad un certo punto al suo prete confessore. E già in queste poche parole è racchiuso tutto il suo mondo. Insieme al senso del film di Larrain. (continua…)

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martedì, 6 settembre 2016

PIUMA (dal Festival Cinema Venezia 2016)

Dalla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia pubblichiamo un nuovo articolo di Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).

Venezia73 – Concorso

“Piuma” di Roan Johnson

con Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Sergio Pierattini, Michela Cescon e Francesco Colella

di Ornella Sgroi

(Venezia, 6 settembre 2016)

Leggero come una Piuma. Senza gravità come in Acqua. E se non si sente mai una volta dire la parola Amore, l’Amore si respira ovunque, nella voglia di esserci. Ad ogni costo, con incoscienza e responsabilità.
«La cosa più dolce che possa esserci è la volontà di prendersi cura di chi abbiamo accanto, questo vale molto più delle parole. Non ci credo mai, quando nei film sento dire ti amo. Nella vita non c’è lo diciamo mai, o almeno non così spesso come fanno nei film».
Scherza il regista italiano Roan Johnson, nome inglese e accento toscano. E nel suo modo di dire cose serie con il sorriso sulle labbra, senza filtri e con immediata sincerità, c’è molto del suo modo di fare cinema. Quel cinema che porta alta la bandiera della leggerezza, entrando nelle cose in profondità. Per raccontarle così come sono. Senza filtri e senza troppi cliché.
Lo aveva fatto già nel suo precedente “Fino a qui tutto bene”, storia di un gruppo di coinquilini giunti al fatidico capolinea della convivenza studentesca per fare il tuffo nella vita da adulti. E lo ha confermato con questa nuova commedia, “Piuma”, in concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e in uscita il prossimo 20 ottobre.
Risate a cuore aperto, idee che inondano, tenerezza che prende il largo, poesia che tocca terra per riprendere subito a volare. Come solo due diciottenni saprebbero fare. Messi di fronte ad una gravidanza inattesa arrivata troppo presto. O forse no. Trovando impreparati gli adulti, più che i futuri genitori. Giovanissimi, alle prese con le rispettive famiglie, sgangherate e più caotiche del caos che regnerà sovrano per nove mesi in questo nucleo allargato che schiera in campo un cast indovinatissimo. Dai due protagonisti, Ferro e Cate, interpretati da Luigi Fedele e Blu Yoshimi, ai due padri, Franco e Alfredo, che offrono due ruoli esilaranti a due ottimi attori, Sergio Pierattini e Francesco Colella.
Sono loro a strappare applausi a scena aperta, qui a Venezia, soprattutto Pierattini alle prese con le confessioni del figlio in una scena che vale da sola tutto il film. Girato con lunghi piani sequenza e molti piani di ascolto, per non farci perdere neanche un attimo delle reazioni dei personaggi a ciò che accade loro intorno.
Tutto questo, Roan Johnson lo fa – complice il suo direttore della fotografia Davide Manca – con incanto e fantasia. Riuscendo persino a trasformare Roma in una distesa d’acqua da attraversare a nuoto, lasciando sulla terra ferma la zavorra della razionalità. Che deve comunque fare i conti con il dramma della sopravvivenza e della quotidianità.
Perché essere leggeri, non vuol dire essere irresponsabili. Così come essere giovani oggi non vuol dire necessariamente essere fannulloni e inconsistenti. «L’incontro con i due giovani attori protagonisti è stata la conferma che la scelta fatta nel copione era quella giusta» sottolinea il regista, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, allievo di Paolo Virzì e Francesco Bruni, a loro volta figli cinematografici di Age e Scarpelli. Nella tradizione della migliore commedia (all’)italiana.
E se la polemica alla Mostra non è mancata, ad opera di chi non ha ritenuto “Piuma” all’altezza del concorso principale, viene da pensare che sì, a volte, la nazionalità conta. http://www.teknemedia.net/magazine/esposizioni/2016/TKmag57ce75c813efe.jpgNon sempre a vantaggio dell’opera. Che in questo caso non è di certo meno riuscita dell’altra bella – e invece apprezzatissima – commedia in concorso battente bandiera argentina, “Il cittadino onorario” di Gastón Duprat e Mariano Cohn, con altre due prove d’attore sublimi, quelle di Oscar Martinez e Dady Brieva. Protagonisti di una intelligente divagazione sul tema della notorietà e della provincia, in cui lo humor è il risultato di situazioni scomode che invitano lo spettatore a pendere posizione uscendo dalla propria passività. Un’acuta riflessione critica sul mondo della cultura, della letteratura e dei premi, che peraltro celebra l’importanza della semplicità dell’Arte. Semplicità che, nel campo della scrittura, viene definita “un gesto di generosità creativa”.
E a proposito di premi, chissà se mai qualcuno avrà il coraggio di fare a Venezia un discorso spiazzante e geniale come quello pronunciato dallo scrittore argentino (immaginario) Daniel Mantovani alla consegna del Nobel per la letteratura. Potrebbe essere un’idea per un eventuale remake, di cui si fantastica già, qui in Laguna.
(continua…)

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domenica, 4 settembre 2016

THE YOUNG POPE (dal Festival Cinema Venezia 2016)

Dalla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia pubblichiamo un nuovo articolo di Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).

Venezia73 – Fuori Concorso

The Young Pope – episodi 1 e 2

di Paolo Sorrentino

con Jude Law, Diane Keaton, Silvio Orlando, Javier Cámara, Cecile De France, Gianluca Guidi

di Ornella Sgroi

(Venezia, 4 settembre 2016)

Paolo Sorrentino non si è posto il problema di quale potrebbe essere la reazione del Vaticano alla sua nuova impresa artistica, “The Young Pope”, serie in dieci puntate prodotta da Sky, HBO e Canal+ presentata in anteprima con i primi due episodi Fuori Concorso alla 73ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Lo ha dichiarato il regista napoletano, con grande disinvoltura, in conferenza stampa. E dopo avere visto le prime due puntate non c’è dubbio che sia così. Perché se ci avesse pensato anche solo per un attimo, probabilmente, molta dell’originalità vivace e sfrontata della sceneggiatura e della messa in scena ne avrebbe risentito. Laddove invece l’inizio di “The Young Pope” risulta irriverente e critico, brillante e grottesco, divertente e pieno di spunti di riflessione. Come non erano riusciti ad essere nella loro immobile solennità “La Grande Bellezza” e “Youth”. Per quanto l’equilibrio funambolico di questa nuova avventura non permetta, in soli due episodi, di capire dove e come Sorrentino affonderà il colpo. «Con un lavoro che affronta con curiosità e onestà, senza pregiudizi, le contraddizioni, le difficoltà e gli aspetti più affascinanti del clero».
Parola del regista. Che si imbatte in questa nuova esplorazione raccontando le gesta del primo Papa americano della storia, Pio XIII, un papa che fuma, mangia pochissimo, inneggia all’anonimato mediatico e beve solo coca cola alla ciliegia. Eccentrico, arrogante e ironico, capriccioso e un po’ folle. Ma anche ingenuo, dubbioso, dolente e vacillante. Con un piglio tutto da capire, incarnato abilmente da un Jude Law istrionico che si presta a giocare a sua volta con l’ossessione di Sorrentino per i dettagli e le sfumature e che, ammirato dal «linguaggio meraviglioso di Paolo», ha definito «un onore essere stato un colore sulla sua tavolozza».
Già dalle prime sequenze, oniriche e spiazzanti, risulta subito chiaro che non c’è niente di ordinario né di già visto nel giovane Papa di Sorrentino, che in una scena si definisce intransigente e vendicativo e che nasconde invece molte fragilità. Un Papa che sullo schermo diventa presto personaggio e che a sua volta inizia ad emergere come ruolo pubblico interpretato a sua volta da un orfano dal carattere incontrollabile che di nome fa Lanny Belardo. «In fondo anche lui non è altro che un attore» a sentire Jude Law e sembrerebbe proprio così. Una mina vagante, eletto in calcio d’angolo da un conclave che ben presto capirà di avere forse commesso uno sbaglio.
In che direzione non è dato saperlo, almeno non prima di avere visto la serie completa. Tenendo bene a mente però quanto dichiarato da Sorrentino al Lido per fugare possibili riferimenti a Papa Francesco: «Nulla esclude che dopo il Papa attuale non ne venga eletto un altro diametralmente opposto. È illusorio credere che la Chiesa abbia avviato un vero percorso duraturo di liberalità».
In un prodotto seriale concepito per la televisione ma scritto e girato con i canoni del grande cinema, ad incarnare gli aspetti manipolatori e politici della Chiesa ci pensa il nostro Silvio Orlando, nelle vesti porporate del Cardinale Voiello, che rincorre la fede calcistica più che quella in Dio. Accanto a lui, un cast di comprimari d’eccellenza, da Diane Keaton a Javier Cámara, da Scott Shepherd a Cécile de France, passando per un superlativo Gianluca Guidi, che si distingue per ironia e sberleffo anche solo nel movimento di un sopracciglio. Mentre osserva di sottecchi la spregiudicatezza con cui il nuovo papa potrebbe usare il proprio potere. Se poi lo farà davvero, chissà. Bisognerà aspettare il resto della storia per saperlo, quindi il 21 ottobre con la messa in onda della serie completa su Sky Atlantic in Italia e in contemporanea in Germania, Regno Unito, Irlanda, Austria e Francia. (continua…)

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sabato, 3 settembre 2016

FRANTZ di François Ozon (dal Festival Cinema Venezia 2016)

Pubblichiamo il primo degli articoli dalla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia a cura di Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).

Venezia73 – Concorso

“Frantz” di François Ozon

di Ornella Sgroi

(Venezia, 3 settembre 2016)

Ci sono registi che riconosci senza difficoltà per uniformità di stile e linguaggio, a volte persino guardando anche un solo fotogramma. E poi ci sono registi come François Ozon che riconosci subito nonostante ogni suo film sia sempre diverso dal precedente e sebbene sia praticamente impossibile classificare il suo cinema dentro una sola precisa categoria.
Mai uguale a se stesso e sempre pronto ad esplorare nuovi generi, il regista francese torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per la terza volta in concorso con “Frantz”, dopo avere debuttato proprio al Lido nel 1999 con “Amanti criminali” e avere realizzato con questa nuova pellicola il suo sedicesimo film.
Forte dei suoi ultimi successi, da “Potiche” a “Giovane e bella”, da “Nella casa” a “Una nuova amica”, passando dalla commedia colorata e brillante all’indagine più intima e psicologica, oggi Ozon porta in competizione una storia che gioca ancora con il tema dell’identità, questa volta viaggiando indietro nel tempo e portandoci nel bianco e nero della Germania e della Francia del 1918. Con quella che sembra una semplice storia d’amore spezzata dalla guerra e pronta a rinascere in un nuovo potenziale innamoramento capace di andare oltre l’odio per il nemico e che invece si trasforma, poco alla volta, nella ricerca di una nuova dimensione individuale e affettiva che trova nella splendida protagonista, la Anna di Paula Beer, romanticismo e forza, grazia e furore, passione e senso di protezione per chi le ha fatto da genitore. Tutto questo Ozon lo racconta con un bianco e nero elegante, sfumato di passaggi a colore sbiadito dal tempo, facendosi perdonare un inizio apparentemente banale che invece si trasforma in un nuovo punto di vista, conquistando con discrezione e garbo l’attenzione – e perché no, anche il cuore – dello spettatore. Complice la nota cinefilia del regista francese, che anche in “Frantz” rievoca tanto bel cinema del passato. Da cercare negli sguardi, come in quello dell’attrice Marie Gruber che sussurra la poesia di Giulietta Masina. Nelle inquadrature, come quella che incornicia la giovane Anna sulla panca del Louvre davanti al quadro di Manet, rimandando la memoria a Vertigo di Hitchcock. E nella fotografia, che evoca il cinema di Charlie Chaplin ed Ernst Lubitsch, autore di “Broken Lullaby”, adattamento per il grande schermo dello spettacolo teatrale di Maurice Rostand cui anche il film di Ozon si ispira.
È così che “Frantz” si propone come un film da esplorare con pazienza e da assaporare con lentezza, facendo decantare le suggestioni che suscita oltre la più scontata delle apparenze. Prendendosi il tempo – e la libertà – di ritrovarvi un disperato bisogno di rinascere, protetto e custodito dentro una bugia bianca. Coraggiosa e folle, come solo l’amore sa essere. In tutte le sue declinazioni. (continua…)

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giovedì, 1 settembre 2016

LETTERATITUDINE alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016

Letteratitudine sarà ufficialmente presente alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – come “testata” indipendente – con la partecipazione agli eventi della critica cinematografica Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).
Potrete seguire i servizi da Venezia di Ornella Sgroi, a partire dal 3 settembre…
(continua…)

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martedì, 24 maggio 2016

LA PAZZA GIOIA (e altro ancora)

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema con un pezzo “multiplo” sulle novità cinematografiche della settimana: La pazza gioia di Paolo Virzì; Money Monster di Jodie Foster; Microbo e Gasolina di Michel Gondry.

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La settimana al Cinema

recensioni di Ornella Sgroi

La pazza gioia di Paolo Virzì. Con Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti e Valentina Carnelutti

La vitalità della disperazione e la disperazione della vitalità. In un faccia a faccia che toglie il respiro, spezzato dalla bellezza e dalla forza dirompente della compassione e dell’umanità. Il regista Paolo Virzì dipinge così due ritratti femminili straordinari, di cui traccia i segni sulla carne e sul cuore di due attrici altrettanto straordinarie. Micaela Ramazzotti, mai stata così convincente in una pellicola come in questo ultimo film diretto dal marito Virzì, e Valeria Bruni Tedeschi, incantevole e travolgente nella sua femminilità mortificata dalla follia e appassionante nella sua interpretazione piena di pathos, sfumata di mille colori e tonalità affettive. Eccentrica, adorabile e irrefrenabile. Portatrice sana, nella sua insana verità, di un sentimento capace di rimettere in circolazione la vita nelle vene affrante e dolenti di una ragazza schiacciata dal senso di colpa. Questa delicata e al contempo potente storia di donne Paolo Virzì la racconta con garbo e discrezione, avvicinandosi quasi in punta di piedi ai volti delle sue due protagoniste, per coglierne l’anima attraverso sguardi e lacrime. E lo fa talmente bene che alla fine del film si sente quasi il bisogno di custodire dentro di sé, in silenzio, in segreto, tutte le emozioni provate insieme alle due protagoniste, mentre piano risale dal profondo il desiderio di correre fuori dalla sala per condividerle, quelle suggestioni emotive, con chi può farsi partecipe di tanti stati d’animo. Che passano, sullo schermo come in sala, dal sorriso e persino dalla risata esorcizzante alla commozione più intima e sincera.
Tutto parla di vita, nel film di Paolo Virzì. Persino i paesaggi e i colori. Senza fine, come ci ricordano le note delicate e malinconiche della canzone di Gino Paoli, che ci accompagna verso un finale pieno di speranza. Adagiando il seme di un nuovo inizio dentro un dolcissimo sorriso.

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Money Monster di Jodie Foster. Con George Clooney, Julia Roberts e Jack O’Connell (continua…)

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martedì, 3 maggio 2016

THE DRESSMAKER (e altro ancora)

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema contiene un pezzo “multiplo” sulle novità cinematografiche della settimana: The Dressmaker di  Jocelyn Moorhouse; Benvenuti…ma non troppo di Alexandra Leclère; La foresta dei sogni di Gus Van Sant; Appena apro gi occhi di Leila Bouzid

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La settimana al Cinema

recensioni di Ornella Sgroi

The Dressmaker di  Jocelyn Moorhouse. Con Kate Winslet, Judy Davis, Liam Hemsworth

“Il diavolo è tornato”, recita il sotto titolo italiano di questa commedia insolita e molto divertente. E se il diavolo, invece, non se ne fosse mai andato e fosse rimasto nascosto sotto abiti angelici? Il nuovo film della regista Jocelyn Moorhouse di abiti se ne intende, portando l’alta moda francese a sconvolgere equilibri di facciata in un piccolo paesino dell’Australia desertica del 1951, che sembra il Far West. Al centro di questo western giocato a colpi di cuciture, piume e paillette invece che a colpi di proiettile, una Kate Winslet esplosiva e vendicativa, armata di macchina da cucire invece che di pistola. Un’attrice che dimostra ancora una volta tutta la sua abilità e il suo trasformismo, dominando una commedia coloratissima al fianco di un’altra attrice magnifica, Judy Davis, qui nei panni della madre svitata della protagonista. Insieme fanno scintille, Kate e Judy. Elegantissima e femminile nelle sue forme morbide, l’una. Stracciona e irriverente, l’altra. Protagoniste assolute, insieme, in mezzo ad un cast indovinatissimo che le incorona regine di questa commedia eccentrica e sopra le righe, che mischia cinismo e mistero con l’amarezza della solitudine e dell’esclusione, senza rinunciare ad un pizzico di romanticismo sopraffatto dalla sciagura della maledizione. Laddove la vera maledizione non è altro che il provincialismo più bigotto, “spazzatura” da bruciare per dissolvere una inutile e fasulla parvenza di normalità. (continua…)

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martedì, 26 aprile 2016

LE CONFESSIONI, TRUMAN (e altro ancora)

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema contiene un pezzo “multiplo” sulle novità cinematografiche della settimana: “Le confessioni” di Roberto Andò; “Truman. Un vero amico è per sempre” di Cesc Gay; “I ricordi del fiume” di Gianluca e Massimiliano De Serio; “Abbraccialo per me” di Vittorio Sindoni

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La settimana al Cinema

recensioni di Ornella Sgroi

“Le confessioni” di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino.

Non è facile riuscire a imprigionare nelle immagini di un film il senso di immanenza che invece pervade e attraversa la nuova pellicola diretta da Roberto Andò, “Le confessioni”. Oltre la filosofia e la religione (intesa più come spiritualità), che si intrecciano fino a diventare l’una imprescindibile dall’altra. Tanto da farsi antagoniste ideali, per Andò, dell’economia e della “astratta nozione di austerità” che ne è diventata ormai il principio fondante senza valutarne davvero le conseguenze, su una vita che diventa sempre più ingiusta e discriminante nei confronti dell’essere umano in quanto tale.

Dopo il magnifico “Viva la libertà”, in cui la politica veniva osservata con un guizzo di magistrale follia eccentrica, come se solo la follia potesse riuscire a sbloccarne la meccanica inceppata dalla menzogna tornando a gridare senza paura la verità delle cose, il regista Roberto Andò con “Le confessioni” sposta il suo sguardo sul mondo della macroeconomia che finisce per schiacciare quanto di umano è rimasto intorno a noi, in questa triste e asettica e calcolata contemporaneità. E questa volta lo fa affidandosi alle nuance del genere giallo, citando espressamente Hitchcock e creando un mistero intorno all’improvvisa morte del direttore del Fondo Monetario internazionale (Daniel Auteuil) nel corso di un summit che riunisce i pochi veri potenti della Terra, nelle cui mani si tiene il destino del mondo e delle nazioni. Immerso in equilibri artefatti e fragili, incrinati dall’intrusione di un monaco certosino (Toni Servillo) che potrebbe essere rimasto unico custode di un segreto che non può essere svelato. (continua…)

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lunedì, 18 aprile 2016

IL CINEMA CHE CELEBRA LE DONNE

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema contiene un pezzo “multiplo” sulle novità cinematografiche: questa settimana, il cinema… celebra le donne

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a cura di Ornella Sgroi

Il cinema, questa settimana, celebra le donne. Con due commedie brillanti che hanno per protagoniste due coppie femminili dinamiche e sopra le righe, interpretate con grande ritmo e carisma da attrici in gran forma.

Da una parte Margherita Buy e Claudia Gerini, nella commedia italiana “Nemiche per la pelle” di Luca Lucini. Due donne che hanno avuto in comune lo stesso uomo, dal quale ereditano all’improvviso un bambino cinese di sette anni. Un espediente narrativo che mette in moto una serie di situazioni e di duetti irresistibili, sotto la guida di un regista che si mette completamente al servizio delle sue attrici, dotate di tempi comici perfetti come fossero una coppia comica più che collaudata. La Gerini, cattiva e tornacontista, scorrettissima nel suo approccio inatteso con la maternità “testamentaria”. La Buy, adorabile nel suo essere goffamente femminile e materna. Al loro fianco, Paolo Calabrese e Giampaolo Morelli, ruoli a margine di una commedia che finalmente rende protagoniste assolute le donne anche nella comicità. Cosa piuttosto insolita nel panorama italiano.

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Dall’altra parte dell’Oceano arrivano invece Greta Gerwig e la più giovane Lola Kirke, protagoniste della commedia americana “Mistress America” di Noah Baumbach. (continua…)

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martedì, 12 aprile 2016

DUE VENTATE DI ARIA FRESCA E VITALE SUL CINEMA ITALIANO

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema contiene un pezzo “multiplo” con le recensioni a due belle novità del cinema italiano

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Recensione di Ornella Sgroi

Il mese di aprile ha portato con sé due belle sorprese tutte italiane. Che fanno soffiare aria fresca e vitale sul panorama del cinema nazionale.

La prima è “Veloce come il vento” di Matteo Rovere. Storia di famiglia e di motori, di passione, adrenalina e affetti mancati, persi e ritrovati. Disperatamente. Dietro al volante di una porche, a correre e rischiare in pista, c’è Giulia (Matilde De Angelis), diciassette anni e un grande talento da scoprire e dimostrare, anche per salvare la casa di famiglia ed evitare che il fratellino più piccolo vada in affidamento. Disperata e determinata, al punto da mettere tutto nelle mani del fratello maggiore, Loris (Stefano Accorsi), ex promessa delle corse distrutto dalla tossicodipendenza.
Tratto da una storia vera, il film di Matteo Rovere vola davvero sulla scia del vento. Con un inizio folgorante nel nome di “nostro Signore del sangue che corre nel buio delle vene”. Un’attrice protagonista, la giovane esordiente Matilde De Angelis, che cattura e ipnotizza anche con la voce oltre che con lo sguardo. Una regia e un montaggio “gas e freno” e una colonna sonora che scaraventa lo spettatore in pista. E anche Stefano Accorsi, brutto, sporco e tossico, è convincente con le sue ciabatte che gli scappano dai piedi, mentre insegue fantasmi e incita la sorella minore a non pensare alla curva che ha davanti, ma a quella che ancora non vede.

L’altra bella sorpresa è, in realtà, un atteso ritorno. Quello dell’altrettanto folgorante “Lo chiamavano Jeeg Robot”, primo lungometraggio di Gabriele Mainetti. Dopo 16 candidature ai David di Donatello, in consegna il 18 aprile, torna in sala un film che è già cult e che con originalità ha molto da dire, in fatto di cinema (anche sotto l’aspetto produttivo), in fatto di generi e di emozioni. Il regista Gabriele Mainetti, segnatevi questo cognome, fa esplodere il genere dei supereroi made in Italy – già sperimentato da Gabriele Salvatores con “Il ragazzo invisibile” – mettendo insieme il fumetto classico con la periferia italiana e i suoi tormenti, l’amore per Jeeg Robot con le impronte digitali Marvel e la passione per il cinema con la competenza registica. Costruendosi un’identità tutta sua, forte e coerente. Il risultato è imprevedibile e imperdibile, anche grazie a due attori che fanno a botte da veri fuoriclasse. Claudio Santamaria e un Luca Marinelli eccentrico ed esilarante, assolutamente magnifico. Che ha fatto tesoro di questa sua interpretazione per il ruolo, altrettanto riuscito, in “Non essere cattivo” di Claudio Caligari. Il risultato? È quello che Mainetti chiama “sospensione dell’incredulità”. Anche perché – come dice l’eroina fragile del film, interpretata dall’esordiente Ilenia Pastorelli – «un supereroe con le scarpe di camoscio non s’è mai visto!» (continua…)

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venerdì, 19 febbraio 2016

NESSUNO È COME SEMBRA

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema contiene un pezzo “multiplo” con le recensioni di quattro film attualmente in sala che hanno tutti uno stesso comune denominatore: l’identità e l’apparenza.

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Recensione di Ornella Sgroi

Nessuno è come sembra. Nessuno è chi dice (o crede) di essere. Un tema intrigante, quello dell’identità, nella dissonanza tra realtà e apparenza. E sono ben quattro i film attualmente in sala che lo affrontano, ognuno a proprio modo. Quattro diverse divagazioni sul tema, firmate da registi altrettanto diversi. Per linguaggio, stile, narrazione, sentimento e atmosfera. Oltre che per nazionalità. Ognuno al comando di attori che lasciano il segno e che contribuiscono in modo impeccabile alla riuscita di ciascun film. Da non perdere, nessuno dei quattro, perché nessuna buona ragione sarebbe davvero una buona ragione.

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The Hateful Eight di Quantin Tarantino, con Samuel L. Jackson, Kurt Russel, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Demiàn Bichir, Channing Tatum

Un Tarantino insolito.  Per la neve che fiocca sull’ispirazione dichiaratamente western del regista, dopo l’esperienza di “Django Unchained”. E per l’evoluzione in classico del giallo alla maniera di Agatha Christie e del suo “…E poi non rimase nessuno”. Anche se invece dei dieci piccoli indiani, Tarantino schiera otto assassini “odiosi” e irresistibili. Visivamente potentissimo, il nuovo film di Tarantino è scritto e girato con le parole ancora più che con l’azione cui il regista ci ha abituato, ma anche con la musica del Maestro Ennio Morricone, che escogita partiture da horror tra Dario Argento e John Carpenter, complici anche i suoni d’ambiente. Il vento, soprattutto e fuori di tutto, mentre dentro il rifugio i fiocchi di neve filtrano dalle fessure imbiancando la bellissima fotografia firmata da Robert Richardson. Dialoghi scoppiettanti e brutali, attori tutti in stato di grazia. Contagiati dal divertimento duro e puro che è tutto del regista statunitense e della sua banda di fuorilegge sempre in cerca di documenti che attestino una qualche verità. Un divertimento, quello di Tarantino, che fa scacco matto anche allo spettatore, costretto a fatica a mandare giù il coniglio uscito dal cilindro o, meglio, dalla botola che Tarantino avrebbe fatto bene a non aprire. Perché se giallo deve essere, allora bisogna giocarlo ad armi pari.  Anche se i suoi “hateful eight”, probabilmente, non sarebbero d’accordo. (continua…)

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venerdì, 15 gennaio 2016

PREMIO OSCAR 2016: le nomination

Nell’ambito della rubrica Letteratitudine Cinema, pubblichiamo l’elenco delle nomination del PREMIO OSCAR 2016

con i link alle schede dei film (e dei relativi attori) selezionati nelle principali sezioni

Ieri, 14 gennaio 2016, sono state annunciate le candidature relative alla edizione 2016 del Premio Oscar. Segnaliamo, in particolare, per quanto riguarda la “partecipazione” italiana agli Oscar di quest’anno che Ennio Morricone è candidato nella categoria migliore colonna sonora, per “Hateful Eight” di Quentin Tarantino. Il compositore italiano ha già vinto il Golden Globes per lo stesso titolo. Inoltre “Simple Song Number 3” (composta da David Lang), canzone della colonna sonora di “Youth” di Paolo Sorrentino, è fra i candidati agli Oscar alla migliore canzone.

La 88ª edizione della cerimonia degli Oscar si terrà al Dolby Theatre di Los Angeles il 28 febbraio 2016. Conduttore della serata sarà Chris Rock, già presentatore della 77ª edizione nel 2005. La cerimonia, trasmessa in diretta in oltre 225 Paesi, sarà visibile anche in Italia (sul canale Sky Cinema Oscar e in chiaro su Cielo).

Segue l’elenco delle candidature: cliccare sui titoli e sui nomi per aprire le schede (fonte wikipedia)

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Miglior film

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Miglior regia

(continua…)

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lunedì, 11 gennaio 2016

QUO VADO?

Locandina Quo Vado?

La nuova puntata di Letteratitudine Cinema è dedicata al nuovo film di Checco Zalone

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QUO VADO?

di Gennaro Nunziante
con Luca Medici, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Lino Banfi, Maurizio Micheli

Recensione di Ornella Sgroi

Quo vado? Siamo in tanti a chiedercelo. Di ogni età, cultura ed estrazione sociale. Ma di una sola nazione, l’Italia. E siamo tutti italiani, i destinatari del film che in questi giorni sta letteralmente facendo esplodere sale cinematografiche e botteghino, scatenando la fantasia analitica di giornalisti, sociologi, produttori, intellettuali e spettatori. Tutti a chiedersi perché.
Perché? Forse perché se c’è qualcuno che viene preso di mira da Luca Medici e Gennaro Nunziante in “Quo vado?”, attraverso la maschera di Checco Zalone, quello è proprio l’italiano. Né medio, né alto, né basso. Semplicemente italiano. Spettatore e soprattutto cittadino, senza fare sconti a nessuno.
Del resto, se di questi tempi non facciamo altro che chiederci “dove stiamo andando?” la colpa è anche nostra. Come dice Checco, non si tratta di corruzione né di concussione, ma di educazione. Salvo poi decidere da che punto di vista affrontare la questione, considerato che nei suoi film non ce n’è mai uno soltanto e tutto può essere guardato da prospettive speculari ed inverse.
Corruzione e concussione in Italia sono all’ordine del giorno, purtroppo. Ma la principale fonte di nutrimento per certe derive è senz’altro la mancanza di educazione e di senso civico nella maggior parte degli italiani, pronti a puntare il dito – a ragione – contro politici e amministratori, ma mai disposti a fare un po’ di sana autocritica.
Ciò che più colpiva dei film di Luca Medici, che è persona ben diversa dal Checco che impersona, per quanto cerchi di farci credere il contrario, era quel paradosso scatenato in sala dalle risate convulse di quella parte di pubblico che solo Zalone riusciva a trascinare al cinema e che sembrava non rendersi conto di essere il destinatario mirato della satira stessa che lo faceva tanto ridere.
Adesso in “Quo vado?”, dietro luoghi comuni e stereotipi, che un fondo di verità ce l’hanno sempre, Luca Medici e Gennaro Nunziante fotografano l’Italia intera e tutti gli italiani con il ritratto di un Checco Zalone che non è più l’eccezione, alieno dal quale difendersi, ma la regola in cui si specchia un’intera nazione. La nostra.
Il risultato è una fotografia lucida, divertentissima e profondamente amara, ben oltre il mito del posto fisso che è stato un tarlo per diverse generazioni alimentando quel circolo vizioso di favori e clientele che hanno mandato a picco il sistema Paese. Non è solo questo, infatti, il nodo narrativo della questione “Quo vado?”, ma anche l’immobilismo nel quale è precipitata l’Italia, ancora oggi impantanata in una palude di finte riforme che rottamano tutto, per poi riproporre gli stessi articoli con nomi nuovi e nuove etichette, comprese le province prima abolite e poi ripescate come aree metropolitane. Per la felicità di Zalone e dei tanti come lui. (continua…)

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