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Archivio di luglio 2015

mercoledì, 29 luglio 2015

STORIE (IN) SERIE n. 3 – Wayward Pines

Storie (In) Serie

Storie (in) Serie #3

(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)

* * *

Una vacanza deludente a Wayward Pines.
La serie prodotta da Shyamalan non regge il confronto con Twin Peaks

a cura di Carlotta Susca

Per fare un esempio: come è possibile la costruzione di una statua in un mondo postapocalittico in cui l’umanità è ridotta a qualche migliaio di persone e le risorse contingentate?
Il problema principale di Wayward Pines è l’inverosimiglianza derivante dalla sciatteria della sceneggiatura, da numerose leggerezze nella costruzione della storia, da un acceleramento nel finale che è sintomo di una distribuzione delle informazioni narrative sbilanciata.

La serie tv prodotta per la Fox da M. Night Shyamalan si annunciava come una nuova Twin Peaks, il che aveva generato allo stesso tempo aspettative e predisposizione alla delusione. Come sarebbe stato possibile ricreare la cittadina di David Lynch e riproporre la complessità dell’agente speciale Dale Cooper (un Kyle MacLachlan che attendiamo con ansia nella terza stagione a venticinque anni di distanza)?
I punti di contatto fra le serie sono nell’unità di luogo (con piccole escursioni al di fuori): le vicende si svolgono quasi esclusivamente a Twin Peaks, nello Stato di Washington, e a Wayward Pines, in Idaho (i due Stati sono adiacenti). Ma le affinità si esauriscono qui. Se David Lynch ha costruito una storia che funziona a più livelli, e che può essere interpretata sia in senso letterale, come rappresentazione di un male concreto, che in senso metaforico (la violenza domestica e i demoni interiori), i segreti nei boschi di Wayward Pines sono frutto di una rappresentazione distopica.
Quella che in Lynch era l’universale riflessione sul Male, sulla sua pervasività e sulla sua presenza tangibile sotto la superficie linda di una cittadina modello, nella serie prodotta da Shyamalan perde ogni elemento metaforico e trova tutte le spiegazioni nel genere fantascientifico.

(continua…)

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martedì, 28 luglio 2015

ACCORDI MINORI

In collegamento con il forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del volume “Accordi minori” di Grazia Verasani (Gallucci). Su LetteratitudineNews è disponibile uno stralcio del racconto su Kurt Cobain

[Ne approfittiamo per invitare i lettori ad ascoltare (o riascoltare) la puntata radiofonica di "Letteratitudine in Fm" con Grazia Verasani dedicata al suo romanzo "Mare d'inverno" (Giunti)]

***

ACCORDI MINORI,  di Grazia Verasani

Gallucci, 2013

a cura di Claudio Morandini

“Strano, più muoio più mi applaudono.”

Grazia Verasani, nei brevi racconti-monologhi di “Accordi minori” (Gallucci, 2013), esplora con sensibilità partecipe quel particolare settore della musica (per lo più pop, con qualche scantonamento nel jazz) che in questi ultimi cinquant’anni ha fatto surf sull’onda lunga del maledettismo – lo diciamo senza preoccuparci di suonare irriverenti. È un mondo insieme colorato e umbratile, notturno anzi, in cui artisti di talento hanno vissuto la loro dedizione alla musica fino in fondo, fino agli esiti tragici. Incapaci di gestire il successo, la pressione, la fama, oppure logorati da ruoli che sono stati ritagliati loro addosso e in cui non si riconoscono, i musicisti coinvolti in questa dolente via crucis sono quasi tutti cantanti – fa eccezione Chet Baker, in rappresentanza di tutti gli infelici morti per autocombustione di cui è costellata la storia del jazz. Certo, alcuni di loro, oltre che interpreti, sono stati anche autori delle canzoni che li hanno portati al successo: ma nei racconti di Verasani compaiono come icone, come animali da palcoscenico oggetto di culto (di massa o di nicchia), e non li vediamo seduti a tavolino a scribacchiare versi, o intenti a comporre alla chitarra o al pianoforte, ma esposti a riflettori che ne rivelano le drammatiche debolezze, la stanchezza insostenibile, la profonda solitudine, gli abusi e l’alterazione. La musica, si direbbe, non ha rappresentato per loro una via di salvezza, ma piuttosto un’accelerazione verso la perdizione. Alla fine, «a vincere è solo la musica», come si legge nella conclusione di “Born to be kings” (Freddie Mercury): il che significa che la musica resta, anche dopo la morte dell’artista, ma anche, se vogliamo, che la musica vince su tutto, compresa la vita dell’artista.

Sin dal primo racconto, che raccoglie le esternazioni vaneggianti di Janis Joplin, i personaggi sono colti nella fase finale della loro parabola, nel momento in cui, crudelmente, il delirio ha la meglio sulla razionalità, ogni cosa è alterata da droghe alcol o follia e la deriva fatale dello spirito dionisiaco ha raggiunto un punto di non ritorno – alcuni di loro anzi ci parlano da un post mortem che non sembra migliore della vita precedente. (continua…)

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lunedì, 27 luglio 2015

LetteratitudineNews: dal 20 al 26 luglio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 20 al 26 luglio 2015

-PREMIO ELMO 2015

-MARCO BALZANO racconta L’ULTIMO ARRIVATO

-DUE VOLTE DELTA di Elisabetta Sgarbi

-RATPUS a Noto (Sr) – 27 luglio 2015

-Premio Portopalo Più a Sud di Tunisi 2015

-PORDENONELEGGE – Progetto Studenti

© Letteratitudine

(continua…)

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martedì, 21 luglio 2015

ANTONIO SCURATI ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 22 luglio 2015

ANTONIO SCURATI ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 22 luglio 2015 – h. 9:10 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)


In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

È Antonio Scurati l’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 22 luglio 2015.

Con Antonio Scurati discutiamo del suo nuovo libro intitolato “Il tempo migliore della nostra vita” (Bompiani): tra i romanzi vincitori del Premio Selezione Campiello e finalisti per il Premio SuperCampiello.

Nella seconda parte della puntata, una lettura delle prime pagine del libro.

* * *

Il  tempo migliore della nostra  vitaIl tempo migliore della nostra vita” (Bompiani) di Antonio Scurati
Leone Ginzburg rifiuta di giurare fedeltà al fascismo l’8 gennaio 1934. Pronunciando apertamente il suo “no”, imbocca la strada difficile che lo condurrà a diventare un eroe della Resistenza. Un combattente mite, integerrimo e irriducibile che non imbraccerà mai le armi. Mentre l’Europa è travolta dalla marcia trionfale dei fascismi, questo giovane intellettuale formidabile prende posizione contro il mondo servile che lo circonda e la follia del secolo. Fonderà la casa editrice Einaudi, organizzerà la dissidenza e creerà la sua amata famiglia a dispetto di ogni persecuzione. Questa è la sua storia vera dal giorno della sua cacciata dall’università fino a quello in cui è ucciso in carcere. Nel racconto rigoroso e appassionato con il quale Scurati le rievoca, accanto a quella di Leone e Natalia Ginzburg, scorrono però anche le vite di Antonio e Peppino, Ida e Angela, i nonni dell’autore, persone comuni nate negli stessi anni e vissute sotto la dittatura e le bombe della Seconda guerra mondiale. Dai sobborghi rurali di Milano convertiti all’industria ai vicoli miserabili del “corpo di Napoli”, di fronte ai fucili spianati, le esistenze umili di operai e contadini, artisti mancati e madri coraggiose entrano in risonanza con le vite degli uomini illustri. Accostando i singoli ai grandi eventi, attraverso documenti, fotografie e lettere, ricordi famigliari e memoria collettiva, Antonio Scurati resuscita il nostro passato. è un racconto avvincente e insieme commovente in cui si stagliano figure esemplari con il loro lascito inestimabile e quelle di persone comuni, fino a scoprirne la profonda comunanza: le nascite e le morti, i libri e i figli, le case abitate o evacuate, la vita privata che per tutti si attiene a una medesima trama elementare, in cui risuonano fatti memorabili e trascurabili e in cui la “grande storia” incontra le storie di noi tutti.

Foto Antonio ScuratiAntonio Scurati (Napoli 1969) è ricercatore alla Iulm di Milano e membro del Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza. Ha scritto i saggi Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale (2003, finalista al Premio Viareggio) e Televisioni di guerra (2003). Bompiani ha pubblicato, in versione aggiornata, il suo romanzo d’esordio Il rumore sordo della battaglia (2006, Premio Fregene, Premio Chianciano), i saggi La letteratura dell’inesperienza (2006), Gli anni che non stiamo vivendo (2010), Letteratura e sopravvivenza (2012) e i romanzi Il sopravvissuto, con cui l’autore ha vinto la XLIII edizione del Premio Campiello, Una storia romantica (2007, Premio SuperMondello), Il bambino che sognava la fine del mondo, finalista al Premio Strega 2009. Del 2011 il romanzo, uscito sempre per Bompiani, La seconda mezzanotte e del 2013 Il padre infedele, ancora finalista al Premio Strega. I suoi libri sono tradotti in numerosi paesi stranieri.

* * *

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali: “Bella Ciao“, nella versione live di Goran Bregovic; “Fischia il vento“, nella versione dei Modena City Ramblers; Bella ciao“, nella versione dei Modena City Ramblers.

(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

lunedì, 20 luglio 2015

LetteratitudineNews: dal 13 al 19 luglio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 13 al 19 luglio 2015

Ricordando PAOLO BORSELLINO…

VITTORIO GIACOPINI racconta LA MAPPA

Comincia l’estate di Naxoslegge

Premio Strega Ragazze e Ragazzi (è online il bando della prima edizione)

I LADRI DI SOGNI

IL CONTRARIO DELL’AMORE, di Sabrina Rondinelli (intervista)

CORTONA MIX FESTIVAL 2015

DIORAMA di Sergio Sozi (recensione)

FESTIVAL IL LIBRO POSSIBILE 2015- Polignano a Mare: dall’8 al 13 luglio

© Letteratitudine

(continua…)

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lunedì, 20 luglio 2015

DORORON ENMA-KUN di Go Nagai

Un classico del manga: DORORON ENMA-KUN di Go Nagai

La nuova puntata della rubrica “Graphic Novel e Fumetti” di Letteratitudine è dedicata a un classico del manga firmato da Go Nagai, il creatore – tra gli altri – di Goldrake e Devilman: Dororon Enma-Kun.

* * *

di Furio Detti

Un classico Go Nagai, dopo 41 anni in Italia con la Hikari Edizioni

Nudo e goliardia: l’orrore di Enma-Kun

——————————–

Trattiamo tutto questo con la stessa ironia con cui si leggerebbe Go Nagai:

«Dororon Enma-Kun è un Halloween per allupati!»

Frase forte? Derisoria? Ingenerosa?

Forse sì, se consideriamo che questa “Edizione Integrale” rappresenta l’esaudirsi di un sogno per il fandom italiano del papà di Mazinga Z, del Grande Mazinga, di Jeeg Robot d’Acciaio, di Devilman e di altre creature fantastiche, ormai archetipo visivo del Giappone.

Forse sì, se riconosciamo agli editor Cinzia Gianfelice, Valentino Sergi e al traduttore Francesco Nicodemo, e alla torinese Hikari Edizioni il merito di aver scommesso su un titolo non popolare o quasi ignoto in Italia, per quanto di padre tanto illustre, e per aver confezionato un prodotto editoriale che non può mancare sullo scaffale di ogni appassionato di manga (e non solo del ‘Gonagaista’ spinto…).

Dororon Enma-Kun, 550 pagine, della Hikari Edizioni, 2013 Torino è qualcosa che rispetto al nostro esordio potrebbe anche farci dire…

Forse no, se decidiamo di abbandonarci al libero gioco con cui Go Nagai ci trasporta in una realtà alternativa tanto strampalata quanto goliardica. Siamo del resto lontani dalle toccanti e partecipate ricostruzioni folkloristiche di Shigeru Mizuki, e ancor di più dal serio e disturbante immaginario di Hideshi Hino o di Daisuke Igarashi, non solo per questioni cronologiche – l’opera originale di Go Nagai è del 1973 – ma soprattutto perché proprio negli anni Settanta, lo stesso Nagai ha introdotto per primo l’erotismo nei fumetti per ragazzi, scombinando le carte in tavola. Graficamente, certo, “si sente” che da queste tavole alla realtà visiva odierna sono passati 42 anni; anche guardando all’evoluzione stilistica del maestro; tuttavia sono proprio questo approccio boccaccesco e irriverente e anche alcune acerbità grafico-compositive la cifra caratteristica dell’opera. (continua…)

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martedì, 14 luglio 2015

CONCITA DE GREGORIO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 luglio 2015 (“Tutto potrebbe andare molto peggio” di Richard Ford)

CONCITA DE GREGORIO ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 luglio 2015 (“Tutto potrebbe andare molto peggio” di Richard Ford) – h. 9:10 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

È Concita De Gregorio l’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 luglio 2015.

Con Concita De Gregorio discutiamo del suo nuovo libro intitolato “Mi sa che fuori è primavera” (Feltrinelli) e delle tematiche in esso trattate.

Nella seconda parte della puntata, un’ampia finestra dedicata al nuovo romanzo di Richard Ford, Tutto potrebbe andare molto peggio” (Feltrinelli), anche attraverso la lettura di qualche pagina.

* * *

Mi sa che fuori è primavera“Mi sa che fuori è primavera” (Feltrinelli), di Concita De Gregorio
Ferite d’oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un’antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore. Questa è la storia di Irina, che ha combattuto una battaglia e l’ha vinta. Una donna che non dimentica il passato, al contrario: lo ricorda, lo porta al petto come un fiore. Irina ha una vita serena, ordinata. Un marito, due figlie gemelle. È italiana, vive in Svizzera, lavora come avvocato. Un giorno qualcosa si incrina. Il matrimonio finisce, senza traumi apparenti. In un fine settimana qualsiasi Mathias, il padre delle bambine, porta via Alessia e Livia. Spariscono. Qualche giorno dopo l’uomo si uccide. Delle bambine non c’è più nessuna traccia. Pagina dopo pagina, rivelazione dopo rivelazione, a un ritmo che fa di questo libro un autentico thriller psicologico e insieme un superbo ritratto di donna, coraggiosa e fragile, Irina conquista brandelli sempre più luminosi di verità e ricuce la sua vita. Da quel fondo oscuro, doloroso, arriva una luce nuova. La possibilità di amare ancora, l’amore che salda e che resta.

Le prime pagine del libro sono disponibili qui

Concita De Gregorio si è laureata all’Università di Pisa. Ha iniziato a lavorare come giornalista nei quotidiani locali, è entrata con una borsa di studio a “Repubblica” dove è rimasta per vent’anni come inviata di politica e cultura. A “Repubblica” è tornata come editorialista dopo aver diretto, dal 2008 al 2011, “l’Unità”. Conduce il programma di RaiTre Pane quotidiano, è cofondatrice della rivista spagnola “Ctxt”. Ha quattro figli. Nel 2001 ha pubblicato Non lavate questo sangue. I giorni di Genova sul G8. Tra i suoi libri successivi Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto (2007), Malamore. Esercizi di resistenza al dolore (2009), Così è la vita. Imparare a dirsi addio (2011), Io vi maledico (2013) e l’avventura letteraria a quattro mani con il figlio adolescente Un giorno sull’isola. In viaggio con Lorenzo (2014). Per “I Narratori” Feltrinelli ha pubblicato Mi sa che fuori è primavera (2015).

* * *

Tutto potrebbe andare molto peggio“Tutto potrebbe andare molto peggio” (Feltrinelli), di Richard Ford
Frank Bascombe ha vissuto una vita non più avventurosa di quella di tanti altri americani. Giornalista sportivo, agente immobiliare, due matrimoni, due figli grandi che vivono lontano, molti traslochi. A sessantotto anni, Frank si è ritirato a vita privata, ha venduto la casa sull’oceano dove si era trasferito con la seconda moglie ed è tornato a Haddam, la città che forse racchiude il segreto di tutti i suoi dispiaceri. L’uragano che un giorno d’autunno si abbatte sulla costa del New Jersey distruggendo la ridente stazione balneare dove Frank aveva creduto di poter esorcizzare i suoi fantasmi ne diventa in un lampo il principale evocatore. Il passato ritorna e parla con la voce di amici falsi, traditori o moribondi. Se la vita è davvero, come riflette Frank, “una questione di sottrazione graduale”, che altro ti resta quando una catastrofe naturale ti ha sottratto tutto, compresa la casa dove hai trascorso i migliori anni della tua esistenza? L’ultimo romanzo di Richard Ford è il bilancio, non privo di sorprese e di humour, di una vita che potrebbe non essere poi così diversa dalla nostra.

Richard Ford, nato nel 1944 a Jackson (Mississippi), è considerato uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Con Il giorno dell’Indipendenza (1995, Feltrinelli, 1996) ha vinto i due premi più prestigiosi d’America, il Pen/Faulkner Award e il Pulitzer Prize. Feltrinelli ha pubblicato anche: Rock Springs (1989), L’estrema fortuna (1990; 2014), Incendi (1991), Sportswriter (1992), Il donnaiolo (1993), Il giorno dell’indipendenza (1996), Donne e uomini (2001), Infiniti peccati (2002), Lo stato delle cose (2008), Canada (2013) e Tutto potrebbe andare molto peggio (2015).

* * *

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali: “L’impossibile vivere” di Renato Zero; “Oblivion” di Astor Piazzolla.

(continua…)

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lunedì, 13 luglio 2015

LE OPERE “BRUTTE” DI GIUSEPPE VERDI

In collegamento con il forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA

***

LE OPERE “BRUTTE” DI GIUSEPPE VERDI,  di Massimo Mila

Manni, 2015

a cura di Claudio Morandini

Massimo Mila (1910-1988) è stato, oltre che un musicologo importantissimo, uno scrittore valente. Il gusto della scrittura letteraria, mescolata in bell’equilibrio con la terminologia propria della disciplina, si sente nelle opere più celebri, nei vari saggi dedicati a Mozart come nelle pagine dedicate all’amico Bruno Maderna (Maderna musicista europeo, Einaudi 1999). Anche nella Breve storia della musica, consultato ancor oggi e periodicamente ristampato, capolavoro concentrato di sintesi di epoche e scuole, Mila riesce a evitare le trappole della sintesi e del sommario e inserisce momenti di puro gusto letterario, lo stesso sparso generosamente in L’arte di Béla Bartók (prima pubblicato da Einaudi, ristampato nel 2013 nella BUR) o in Compagno Strawinsky (Einaudi 1983, BUR 2012).

Potremmo continuare a citare titoli per un pezzo, perché Mila è lontano da ogni specializzazione, ha coltivato interessi che hanno attraversato ogni epoca della storia musicale, con un occhio di riguardo nei confronti della contemporaneità: con Nono, Berio, Maderna era in fitta corrispondenza e di loro sapeva intravedere inaspettate prolessi nelle opere di musicisti dei secoli passati, come se tutta la musica fosse un fitto dialogare di uomini e di opere.

Il gusto di Mila per la scrittura, al di là dell’oggettività puntigliosa della terminologia musicologica, si avverte forte anche nell’ultimo libro a suo nome, Le opere “brutte” di Giuseppe Verdi, che Manni ha da poco pubblicato nella collana Studi con la cura di Tito M. Tonietti, che di Mila è stato allievo. Si tratta di dispense scritte per un corso universitario di Storia della musica e rimaste inedite fino ad oggi. Sul compositore di Busseto Mila aveva già pubblicato altro: La giovinezza di Verdi (1974) e L’arte di Verdi (1980, entrambe ora raccolte sotto il titolo Verdi sempre dalla BUR) si soffermavano con pienezza di analisi sulla produzione matura e sulle opere maggiori, ed erano opere compiute, pensate per le stampe, lavorate fin nelle virgole – e, come dire, diplomaticamente levigate nei giudizi più severi proprio per l’ampia destinazione editoriale. Diverso (e proprio per questo interessantissimo) è il caso del libro edito da Manni: dal momento che i destinatari erano gli studenti del corso accademico del 1963-4 e non i frequentatori del teatro d’opera, Mila è stato assai poco cauto ai limiti della ferocia nelle osservazioni critiche. In più, non ha portato a termine il lavoro sui dettagli formali, lasciando qualche ripetizione, qualche tournure faticosa, qua e là anche qualche incongruenza (Tonietti ne propone, con discrezione, delle correzioni), perché lo scopo di questi scritti era pratico e immediato. Eppure, anche in questo testo che per forza di cose non ha ricevuto l’ultima revisione dell’autore, si apprezzano quelle formule stilistiche con cui Mila ha impreziosito i suoi saggi maggiori, quell’apparato di metafore e similitudini con cui ha reso comprensibili alla semplice lettura le opere musicali – con cui ha espresso, in questo caso, l’idea di “bruttezza” di quegli  “anni di galera” (tra il 1843 e il 1849) secondo lo stesso Verdi, fitti di frettolosi melodrammi scritti di malavoglia per onorare alla meno peggio gli impegni e perciò discontinui nella qualità, troppo ossequiosi nei confronti delle comode convenzioni dell’opera lirica, poco attenti a tradurre in musica con audacia di soluzioni i moti dell’animo.
(continua…)

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lunedì, 13 luglio 2015

LetteratitudineNews: dal 6 al 12 luglio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 6 al 12 luglio 2015

EVELINA SANTANGELO racconta NON VA SEMPRE COSÌ

Trame d’estate – Edizione 2015

BUC n. 10 – Finisterre ossia la fine della terra prima dell’inizio del mare. In studio con lo scrittore Orazio Caruso

FABIO DELIZZOS racconta IL LIBRO SEGRETO DEL GRAAL

NEMMENO HOUDINI di Alessio Mussinelli

SI DUBITA SEMPRE DELLE COSE PIÙ BELLE a Roma – Isola Tiberina

LA CASA DEGLI ANONIMI di Giovanni Agnoloni (intervista all’autore)

A proposito di Zibaldoni

IL PREMIO CAMPIELLO 2015 passa da Catania

CATANIA DI CARTA di Massimo Schilirò

PREMIO BERTO 2015: vince Francesco Di Salvia

© Letteratitudine

(continua…)

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lunedì, 6 luglio 2015

LetteratitudineNews: dal 29 giugno al 5 luglio 2015

letteratitudinenewsLetteratitudineNews:

dal 29 giugno al 5 luglio 2015

© Letteratitudine

(continua…)

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venerdì, 3 luglio 2015

NICOLA LAGIOIA VINCE IL PREMIO STREGA 2015 (speciale)

Premio Strega Nicola LagioiaNICOLA LAGIOIA VINCE IL PREMIO STREGA 2015

Nicola Lagioia, con il romanzo La ferocia (Einaudi), è il vincitore dell’edizione 2015 del Premio Strega.

Dettagli su LetteratitudineNews.

Di seguito proponiamo: un breve video sulla serata della premiazione, la conversazione radiofonica con Nicola Lagioia a Letteratitudine in Fm, incentrata su “La ferocia”, e “l’autoracconto d’autore” in cui lo stesso Nicola Lagioia racconta, appunto, il suo libro. Inoltre segnaliamo la recensione di Marco Ostoni pubblicata su LetteratitudineNews.

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* * *

Nicola Lagioia – “La ferocia” (Einaudi)

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LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della piú influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosí? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli – in particolare quello con Michele, l’ombroso, l’instabile, il ribelle – può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell’azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L’intensità della scrittura – mai cosí limpida e potente – ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.

* * *

NICOLA LAGIOIA ci racconta il suo romanzo LA FEROCIA (edito da Einaudi). Le prime pagine del libro sono disponibili qui…

di Nicola Lagioia

«Anni fa noialtri del Sud facemmo delle nostre donne altrettante dame. Poi venne la guerra e fece delle dame altrettanti spettri. E così che altro possiamo fare noi, da gentiluomini che siamo, se non ascoltare loro, da spettri che sono?»
La citazione è di William Faulkner, ed è presa da quel capolavoro della letteratura mondiale che è Assalonne, Assalonne! Sostituite alla Guerra di secessione vista dal Mississippi un qualunque cataclisma originario, all’Esercito confederato un’altra causa persa, eliminate la connotazione politica dall’assolato grumo di spine che se ne ricava, e avrete il dramma di un qualunque Sud del mondo. García Márquez del resto dichiarò più volte che l’epifania della sua gioventù – la folgorazione che lo portò a comprendere cosa aveva da sempre voluto scrivere – fu proprio l’incontro con i libri di Faulkner. E come mai un analogo sentimento di sconfitta e perdita remota (in quel caso un amore irrecuperabile e un’antica accusa di infamia da cui non ci si riesce ad affrancare) è alla base del racconto di un Sud ancora più profondo, il Messico di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry?
Spostandosi da un meridione all’altro, dall’America Latina a quel non meno misterioso continente che è la Puglia – una faglia verticale e al tempo stesso un pensiero che si sfalda verso oriente – l’impossibilità di poter essere ancora eroi e l’ossessione per una tragedia immedicata di addirittura cinque secoli prima (l’eccidio di Otranto) muove il Carmelo Bene di Nostra Signora dei Turchi.
Se un vecchio oltraggio di portata quasi cosmica è un buon motore per la letteratura di ogni latitudine, per il racconto del Sud rischia di essere un destino.
Non chiamo in correità i pesi massimi per illudermi di avere le spalle coperte nei giorni dell’uscita del mio nuovo romanzo. Piuttosto, cerco sponde solide per chiarire un equivoco. Agli scrittori italiani – specie quelli nati al Sud – negli ultimi anni si è voluta affidare una missione al tempo stesso troppo grande e troppo piccola rispetto a ciò che dovrebbe essere il mandato della letteratura di invenzione. Ci hanno chiesto di raccontare la nostra terra (la Puglia, la Sicilia, la Campania per il tutto) partendo dalla presunzione che il supposto passo lungo dello scrittore giungesse a completare il lavoro del giornalista, dell’etnologo, o addirittura del pubblico ministero. Denunciare e guarire. Tracciare una diagnosi e favorire la redenzione. Farlo, però (è questo il cuore dell’equivoco) dalle stesse posizioni di chi lotta statutariamente per le buone cause. Gettare il proprio obolo nel calderone del progresso democratico per contribuire a sconfiggere il malaffare, l’arretratezza, il degrado, e ovviamente per aiutare a combattere la mafia, la camorra, la ndrangheta. Oppure per favorire la crescita economica. (continua…)

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mercoledì, 1 luglio 2015

SPECIALE PREMIO STREGA 2015 (con le voci dei finalisti)

SPECIALE PREMIO STREGA 2015 (con le voci dei finalisti)

Giovedì 2 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, dalle ore 21, si svolgerà la serata conclusiva per la LXIX edizione del Premio Strega.

I cinque finalisti sonoMauro Covacich con La sposa (Bompiani), Elena Ferrante con Storia della bambina perduta (e/o), Fabio Genovesi con Chi manda le onde (Mondadori), Nicola Lagioia conLa ferocia (Einaudi) e Marco Santagata con Come donna innamorata (Guanda).

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Proponiamo, di seguito, uno speciale con le interviste radiofoniche ai finalisti (ospiti della trasmissione “Letteratitudine in Fm” curata e condotta da Massimo Maugeri su Radio Hinterland). Con riferimento al romanzo Storia della bambina perduta (e/o) di Elena Ferrante, proponiamo il link per la lettura di un capitolo del libro concesso in esclusiva per Letteratitudine.

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Mauro Covacich – “La sposa” (Bompiani)

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LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

Due sconosciuti in attesa di sparare durante un safari umano. Un’artista vestita da sposa che attraversa l’Europa in autostop. Un giovane sacerdote, ignaro del suo futuro di papa, in un drammatico corpo a corpo con il desiderio. Gli attentati compiuti nei supermercati da un tranquillo padre di famiglia con la passione per gli esplosivi. Le peripezie di un cuore espiantato, in corsa verso la seconda vita. Un uomo deciso a condividere la casa con un branco di lupi. Fatti realmente accaduti che si fondono a invenzioni folgoranti e brevi digressioni autobiografiche, come la lezione di frisbee al nipotino, nella quale affiora la dolente sterilità di un’intera generazione che ha rinunciato ai figli per le proprie ambizioni personali. La sposa è un unico flusso di pensieri sul presente, lo stesso che da molti anni caratterizza la scrittura di Mauro Covacich e che trova in Anomalie (1998) la sua iniziale scaturigine. Diciassette storie colme di bruciante amore per la vita, scaturite dai recessi di una normalità spesso, a ben vedere, fenomenale.

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Elena Ferrante – “Storia della bambina perduta” (e/o)

In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo un estratto del romanzo STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA

Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara).
Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano, s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano.
Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia. Intanto la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.
Assieme ai precedenti “capitoli” di questa straordinaria storia – L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta – questo quarto conclusivo volume costituisce un’opera letteraria incredibilmente feconda e ispiratrice, un’opera riconosciuta internazionalmente come una delle massime del nostro tempo.

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Fabio Genovesi – “Chi manda le onde” (Mondadori)

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Ci sono onde che arrivano e travolgono per sempre la superficie calma della vita. Succede a Luna, bimba albina dagli occhi così chiari che per vedere ha bisogno dell’immaginazione, eppure ogni giorno sfida il sole della Versilia cercando le mille cose straordinarie che il mare porta a riva per lei. Succede a suo fratello Luca, che solca le onde con il surf rubando il cuore alle ragazze del paese. Succede a Serena, la loro mamma stupenda ma vestita come un soldato, che li ha cresciuti da sola perché la vita le ha insegnato che non è fatta per l’amore. E quando questo tsunami del destino li manda alla deriva, intorno a loro si raccolgono altri naufraghi, strambi e spersi e insieme pieni di vita: ecco Sandro, che ha quarant’anni ma vive ancora con i suoi, e insieme a Marino e Rambo vive di espedienti improvvisandosi supplente al liceo, cercando tesori in spiaggia col metal detector, raccogliendo funghi e pinoli da vendere ai ristoranti del centro. E poi c’è Zot, bimbo misterioso arrivato da Chernobyl con la sua fisarmonica stonata, che parla come un anziano e passa il tempo con Ferro, astioso bagnino in pensione sempre di guardia per respingere l’attacco dei miliardari russi che vogliono comprarsi la Versilia. Luna, Luca, Serena, Sandro, Ferro e Zot, da un lato il mare a perdita d’occhio, dall’altro il profilo aguzzo e boscoso delle Alpi Apuane.

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Nicola Lagioia – “La ferocia” (Einaudi)

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In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della piú influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate cosí? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli – in particolare quello con Michele, l’ombroso, l’instabile, il ribelle – può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell’azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L’intensità della scrittura – mai cosí limpida e potente – ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.

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Marco Santagata – “Come donna innamorata” (Guanda)

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Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l’interrogativo che, l’8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l’ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti – dal rapporto con la moglie Gemma all’amicizia fraterna con Guido Cavalcanti – e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l’aspirazione al successo e la paura di non riuscire a comporre il suo capolavoro… È un Dante intimo, rivelato anche nella sua fragilità, e nelle sue ambiguità, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall’amore, tormentato dall’ambizione, ardentemente contemporaneo.

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Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

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