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Archivio di novembre 2011

lunedì, 21 novembre 2011

E SE FOSSE POSSIBILE CAMBIARE LA STORIA? 22/11/’63 DI STEPHEN KING

http://www.wumingfoundation.com/giap/wp-content/uploads/2011/10/Stephen-King-221163.jpgSe fosse possibile cambiare la storia, tu lo faresti?

Questa domanda è posta su una delle bandelle laterali del nuovo romanzo di Stephen King: “22/11/’63” (Sperling & Kupfer, 2011, pagg. 767, traduzione di Wu Ming 1). Il titolo è una data. La data è quella dell’uccisione del Presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy.
Vi riporto la scheda del libro…

Jake Epping è un tranquillo professore di Lisbon Falls, Maine, e il suo posto preferito per fare quattro chiacchiere è la tavola calda di Al. Che ha un segreto: la dispensa in realtà è un passaggio temporale, e conduce al 1958.
Per Jake è una rivelazione sconvolgente, eppure l’incredulità non gli impedisce di farsi coinvolgere nella missione che ossessiona il suo amico da tempo.
“Se mai hai voluto cambiare veramente le cose, Jake, questa è la tua occasione: ferma Oswald quel 22 novembre 1963. Salverai Kennedy. Salverai suo fratello Bob, e Martin Luther King; bloccherai le rivolte razziali. E forse eviterai anche la guerra in Vietnam. Basta che passi per la “buca del coniglio”, sul retro della tavola calda. Non importa quante volte l’attraversi: uscirai sempre sul piazzale di una fabbrica tessile di Lisbon Falls, ore 11.58 del 9 settembre 1958. E non importa quanto a lungo resti in quel passato: al ritorno, nel tuo presente saranno trascorsi due minuti”.
Comincia così la nuova esistenza di Jake nei panni di George Amberson e nel mondo di Elvis Presley, James Dean e JFK, delle automobili interminabili, del twist e del fumo di sigaretta che avvolge tutto. Un mondo nel quale Jake è destinato a conoscere l’amore e a sovvertire tutte le regole del tempo. Fino a cambiare il corso della storia.

http://www.gargoylebooks.it/site/sites/default/files/stephen-king-picture-3.jpgCon questo nuovo libro King si confronta con una delle idee più classiche della “letteratura di fantascienza”, riproposta più volte da tanti autori e ripresa spessissimo anche dal cinema: viaggiare indietro nel tempo (con tutto ciò che ne consegue). Ma si confronta pure con uno degli assassinii più celebri e sconvolgenti dell’intero Novecento (e non solo, direi, per gli Stati Uniti d’America): l’uccisione del Presidente John Kennedy (evento, anche questo, trattato innumerevoli volte in saggi, romanzi e film). Inoltre, il pretesto narrativo offre all’autore la possibilità di raccontare l’America di fine anni ‘50.

Che tipo di riscontri ha suscitato, e sta suscitando, questo libro? Tenteremo di scoprirlo nel corso del dibattito, anche grazie ai contributi a cui faremo ricorso.
Intanto vi anticipo queste parole, tratte dalla postfazione del libro firmata dallo stesso King: “Più di mezzo secolo è trascorso da quando John Kennedy fu assassinato a Dallas, ma restano due interrogativi: fu davvero Lee Harwey Oswald a premere il grilletto, e se sì, agì da solo? Nulla di quanto ho scritto in ‘22/11/63 risponderà a tali domande, perché il viaggio nel tempo è solo un’interessante simulazione”.
Ovviamente i temi trattati da questo romanzo si prestano benissimo a essere discussi. Riprendo, dunque, la prima domanda (quella con cui ho iniziato il post)… e ne aggiungo altre (invitandovi a fornire le vostre risposte).

1. Se fosse possibile cambiare la storia, (magari con l’intento di evitare eventi tragici)… sarebbe giusto farlo? Sarebbe lecito? Sarebbe “morale”?

2. Voi lo fareste?

3. Se sì, quale elemento della storia cambiereste?

4. A prescindere dalle influenze sul corso della Storia, se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo… in quale anno vorreste ritrovarvi? E perché?

5. Qual è la vostra opinione sull’assassinio di John F. Kennedy?

6. Conoscete Stephen King? Lo avete mai letto?

7. Se sì, quale dei suoi libri giudicate il migliore?

Questo post ci dà la possibilità di ragionare e discutere su tematiche (a mio avviso) molto interessanti e, contestualmente, di approfondire la conoscenza (e di scambiarci pareri) su uno dei romanzieri più noti e letti del pianeta. In questi anni Stephen King ha scritto all’incirca 50 romanzi e 400 racconti, ha venduto 350 milioni di libri in tutto il mondo e ha ispirato registi famosi come Stanley Kubrick, Brian De Palma, Rob Reiner e Frank Darabont. Nell’ultimo decennio ha ottenuto importanti riconoscimenti da parte della critica: nel 2003 gli è stata assegnata la National Book Foundation Medal per il contributo alla letteratura americana e nel 2007 l’associazione Mystery Writers of America gli ha conferito il Grand Master Award.
Come già accennato, nel corso della discussione conto di segnalare (e chiedo, in tal senso, anche il vostro aiuto) le più interessanti opinioni su “22/11/’63” espresse sui più importanti magazine e quotidiani. A fine post, invece, troverete il booktrailer del libro.
La scrittrice e poetessa Gabriella Rossitto e la scrittrice e giornalista Simonetta Santamaria, entrambe grandi conoscitrici delle opere di Stephen King, mi daranno una mano ad animare e moderare il dibattito.
Come sempre, vi ringrazio in anticipo per la vostra partecipazione… che spero possa essere ampia e appassionata.

Massimo Maugeri

Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, SEGNALAZIONI E RECENSIONI   392 commenti »

martedì, 8 novembre 2011

SELF-PUBLISHING, E-BOOK, EDITORIA

self-publishing

Proseguiamo il discorso sull’editoria già avviato in altri precedenti post… ne richiamo un paio.
Nel gennaio 2008, proprio su questo blog, avevamo avuto modo di affrontare il fenomeno della cosiddetta editoria a pagamento. (in questi giorni si è tornato a parlare di editoria a pagamento anche in associazione al fenomeno del self-publishing: segnalo, in proposito, un articolo pubblicato sul Manifesto e poi su Nazione Indiana da alcuni rappresentanti della generazione TQ).
Di self-publishing ne avevamo fatto cenno in questo post dell’ottobre 2006 (“Vuoi pubblicare? C’è Lulu, baby“) e, successivamente, in “La rivoluzione Internet e Pasolini” (post del marzo 2007 nel quale si segnalava, tra le altre cose, la scelta da parte di Giuseppe Genna di pubblicare un suo libro proprio con Lulu: uno dei primi scrittori noti che decideva di utilizzare questo strumento). Più di recente abbiamo affrontato le problematiche connesse all’e-book (L’e-book e (è?) il futuro del libro), partendo dalla discussione avviata su un post dell’ottobre 2009 (Oronzo Macondo). Per quanto concerne la “questione e-book” consiglio la lettura di questo post di Loredana Lipperini.

Vorrei riprendere le fila delle discussioni già avviate in precedenza, concentrandomi sul fenomeno del self-publishing ulteriormente sviluppatosi anche in seguito alla crescita de ilmiolibro.

Primo punto (a beneficio di chi non lo sapesse): cosa deve intendersi per self-publishing? (in italiano “auto-editoria”, “auto-pubblicazione”, “auto-edizione”… oppure, “libro-fai-da-te”).
Su Wikipedia Italia esiste la voce “Autoedizione“, che dice così:
http://donnygamble.com/wp-content/uploads/2010/12/digital-publishing-300x297.jpg“L’autoedizione consiste nell’assunzione, da parte di un autore dell’attività di pubblicare un libro o un’opera simile, senza passare attraverso la intermediazione di un editore. Si distingue sia dalla normale edizione sia da dall’edizione a spese dell’autore. Nel primo caso tutte le spese sono a carico dell’editore, che si incarica di realizzare e distribuire l’opera, promettendo una remunerazione del diritto d’autore in genere in forma percentuale. Nel secondo esiste sempre la figura dell’editore, ma le spese sono sopportate in tutto o in parte dall’autore o da chi lo sponsorizza.
Nel caso di autoedizione l’autore, invece, si incarica di seguire tutte le fasi della realizzazione dell’opera, avvalendosi eventualmente di qualche figura professionale esterna.
L’acquisizione dei dati elettronici e l’impaginazione ha sostituito la composizione con linotype. Ormai la stampa elettronica dà risultati soddisfacenti anche per testi con fotografie. Le correzioni tipografiche e grammaticali che possono essere affidate a dei professionisti della correzione bozze. La realizzazione può avvenire anche con una stampante domestica, anche se ormai sono disponibili servizi di stampa digitale che offrono prezzi competitivi. Più vincolato è il problema della rilegatura, che, in genere a livello domestico dà risultati non soddisfacenti (ad esempio: le spirali)”
.

A tal proposito, sul sito della Treccani alla voce Self-publishing leggiamo un interessante articolo sull’uso della terminologia inglese (riporto questo passaggio)…
self-publishing2“Se abbiamo a che fare con fattori tecnologici connessi a una dimensione produttiva, sappiamo che ciò che di nuovo si esprime nella realtà avrà quasi certamente il marchio linguistico dell’inglese (angloamericano, di solito). Anche nel campo dell’editoria personale e del testo (o libro) fai da te – queste le locuzioni più in voga per rendere in italiano i fenomeni di cui stiamo trattando – accade precisamente che la forza d’impatto, il diffondersi, il successo delle “cose” importate siano veicolati dalla lingua che quelle “cose” ha definito in origine, con tutta l’aura di prestigio emanata dalla lingua in questione, l’inglese ubiquitario, globale, affaristico-tecnicistico degli ultimi quarant’anni. Ecco perché si impone nell’uso l’espressione print on demand, presente in italiano dal 2000, inizialmente con riferimento esclusivo alla stampa digitale di titoli su carta fuori catalogo e non disponibili; successivamente allargatasi a significare la stampa su richiesta da parte di chi vuole essere aiutato a editare da sé il proprio prodotto. Ed ecco perché il termine self-publishing (in inglese dal 2001; in italiano dal 2007), ancora poco o punto censito dalla lessicografia nostrana, anche quella che si occupa di registrare le voci nuove, si fa largo sui media, a discapito dell’esistente, italianissimo, calco autoeditoria (insieme alla famigliola di corradicali: autoedire, autoeditore, autoeditrice), documentato a partire dal 2000 proprio nel significato di self-publishing, ossia (cito dal Grande dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro) «forma di editoria che non utilizza canali convenzionali ma permette agli autori di servirsi specialmente di strutture informatiche per produrre e promuovere le proprie opere». Sui giornali o sui siti e portali italiani di self-publishing (un termine che ha, a metà, un’anima latina: to publish risale a PUBLICARE), specialmente con riferimento a testi scritti, cioè a opere di natura libraria, circolano anche parole come autopubblicazione («nasce un nuovo servizio in grado di offrire soluzioni per l’autopubblicazione a tutti gli autori esordienti», «La Stampa», 16 giugno 2008) e autopubblicare/-rsi («autopubblica il tuo libro, è gratuito», lulu.com), che, forse, rinforzandosi a vicenda nella copertura dei quadranti grammaticali, potrebbero insidiare la diffusione di self-publishing, in quanto quest’ultimo non è stato accompagnato in Italia dalla famiglia costituita dal verbo to self-publish ‘autoeditare’ e dal sostantivo self-publisher ‘autoeditore’ (ve n’è scarsissima traccia sui media, siti italiani inclusi)”.

Ma torniamo all’argomento “autoedizione” o “self-publishing” (indicatelo pure come preferite). Segnalo, a tal fine, questo importante contributo di Giuseppe Granieri.

Cosa è cambiato rispetto all’ottobre 2006 (riferimento al mio vecchio post)? Probabilmente, come già accennato, è cambiata la dimensione del fenomeno. Il fatto, cioè, che il numero degli utilizzatori della autopubblicazione è aumentato a dismisura. È questo un bene o un male?

Proviamo a discuterne insieme (partendo da qualche domanda).

1. Cosa ne pensate del self-publishing (o autoedizione)?

2. Quali sono, a vostro avviso, i pro e contro del “fenomeno”?

3. Che connessione c’è (ammesso che ci sia) tra il fenomeno della “editoria a pagamento” e quello del “self-publishing”?

4. Come sta cambiando l’editoria alla luce dello sviluppo di questi nuovi fenomeni?

5. Cosa ne pensate della “intromissione” di Amazon nel campo dei libri e dell’editoria?
(Dicono ad Amazon: “dopo aver dimostrato ai lettori che non hanno bisogno di librerie, adesso incoraggiamo gli scrittori a bypassare gli editori“. A tal proposito vi segnalo questo articolo di Alessandra Farkas pubblicato sul Corriere della Sera del 18 ottobre)

6. A proposito di editoria: quali sono ruoli e compiti dell’editore?

Con riferimento a quest’ultima domanda, segnalo la recente pubblicazione di Sandro Ferri (l’editore delle edizioni e/o), intitolata I ferri dell’editore
Ci attendono anni di incertezza, anche nell’editoria. Leggeremo su carta o in formato elettronico? Continueremo a leggere o la lettura sparirà? Cosa leggeremo: solo best-seller (e quali best-seller) o ci sarà una ripresa della lettura più impegnata?». Un pamphlet sulle sfide del mestiere editoriale di oggi, sui nuovi strumenti digitali, sulle persone che lavorano con passione, spesso nell’ombra, per proporre nuove storie a un pubblico mai così esigente e critico.

Di seguito, la videointervista di Sandro Ferri rilasciata a La Compagnia del libro (vi invito ad ascoltarla e a commentarla).

7. Un’ultima domanda: cosa pensereste se decidessi di auto-pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro“, ricorrendo (per esempio) a Lulu.com o a ilmiolibro, anziché a un editore tradizionale?
Ci sto pensando un po’ su (e vi spiegherò il perché nel corso della discussione); ma mi piacerebbe leggere le vostre impressioni in proposito…

Come sempre, grazie in anticipo per l’attenzione  e per la partecipazione.

Massimo Maugeri

Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI   190 commenti »

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