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lunedì, 15 ottobre 2007

COME SONO BELLI I LIBRI CHE NON SI LEGGONO

I dati relativi alla nuova indagine Ipsos su libri e letture non sono certo rassicuranti. Ne ha scritto Mirella Appiotti su Tuttolibri de La Stampa, interagendo con Gian Arturo Ferrari, direttore generale libri Mondadori, e Stefano Mauri, presidente e ad del Gruppo Mauri-Spagnol.

Letture: Solo il 38% del campione legge 1 libro l’anno (nel 2003 il 39%, nel 2005 il 46% «effetto presunto – dice Ferrari – dei libri allegati ai giornali e di best seller tipo Dan Brown»).

Acquisti: il 71% non compra neppure un libro (il 65% del 2005).

Fenomeno generale: Polarizzazione sociale del Paese, forbice che si allarga drammaticamente, la fascia alta della popolazione compra di più, sempre meno l’Italia povera. Di qui, crollo al Sud: -8% di lettori dal 2003. Benino il Centro Italia al +10% di «acquirenti», con Roma «capace di esprimere grande vivacità…»; solo un +2% di lettori al Nord, leggero calo dei «lettori forti».

«Il libro, una perdita di tempo» secondo il 61% degli intervistati.

«La lettura? Pesante» per il 20% del campione perché «gli ricorda la scuola».

«In nessun Paese del mondo l’esperienza scolastica lascia un ricordo così negativo» ha commentato Ferrari. L’uomo più potente dell’editoria italiana, che afferma di non parlare pro domo sua «l’industria editoriale non patendo più di tanto il fenomeno, siamo pur sempre il 6° mercato del mondo», sottolinea comunque come i lettori tra i 25 e i 34 anni siano cresciuti dal 2003 del 4%. «Basterebbero 10 milioni di euro dello Stato per intraprendere tra i bambini una campagna quinquennale di promozione della lettura con frutti sicuri». Stefano Mauri sostiene quanto segue: «Vorrei collegare due cose emerse. La prima, per l’appunto, è l’aumento della lettura tra i giovani dai 25 anni. La seconda è che i non lettori non hanno capito, in gran parte, quale magnifica fonte di svago possa essere un libro»”.

Sullo stesso numero di Ttl compare un articolo di Ferdinando Camon (cfr. Ttl del 13 ottobre 2007, pag. 2, rubrica “L’opinione”) intitolato “Non bastano i libri belli”. Camon cita i dati Ipsos e chiama in causa Corrado Augias. Vi propongo di seguito l’articolo:

“Apro il libro di Corrado Augias Leggere (Mondadori, pp. 120, e 12), davanti al computer acceso, e sul monitor arriva un lancio Ansa: «Leggere? Per gli italiani è tempo perso». Continua: «Il 61% degli italiani non leggono nemmeno un libro all’anno, per il 12% leggere è tempo sprecato, per il 16 nella vita ci sono cose più divertenti, e per il 33 ci sono cose più utili». Nessuna meraviglia se i nostri ragazzi sono meno preparati dei coetanei europei. Ce l’ha appena detto l’Europa, con un’indagine di poche settimane fa. I nostri ragazzi sono messi peggio della media europea, per l’abbandono scolastico e per la percentuale di laureati. Il dato più triste è che dal 2003 ad oggi i lettori, in Italia, sono calati. Ma allora, il successo dei festival letterari? Il festival di Mantova funziona in maniera strana: la gente che ci va è tanta, ma è sempre gente che già legge, non è gente nuova. Adesso vediamo cosa fa Pordenone. Per ora «Pordenonelegge» deve fare se stesso, e ci riesce: fa notizia, attira gente, crea l’evento. Ma tutti questi sono festival di scrittori. La vera festa del libro resta la Fiera di Torino, ineguagliata. Le trasmissioni televisive avevano una loro utilità: sì, lanciavano pochi libri, ma li lanciavano molto. Una fra le migliori era quella di Corrado Augias. Evidentemente, scrivendo questo libro, Augias obbedisce ancora all’istinto missionario di chiamare il pubblico ai libri, perché «i libri ci rendono migliori, più liberi e più allegri». Bisogna leggere, dice, perché «i libri sono belli». E usa, con cenni molto rapidi o presentazioni un po’ più solide, un centinaio circa di libri. C’è anche un capitolo sul leggere che fa male, ma a ben guardare anche quello fa bene: don Chisciotte, Madame Bovary, Paolo e Francesca, Eloisa e Abelardo sono travolti dai libri che leggono, ma in quel travolgimento trovano il senso della vita. Tutto ciò che si fa per far leggere è ben fatto. Ma l’impresa di Augias mi ricorda quella di Thomas Merton: Merton s’è convertito al cattolicesimo perché «le cattedrali cattoliche sono belle», e voleva convertire il mondo spiegando a tutti che «le cattedrali cattoliche sono belle». Dubito che ci sia riuscito: gli altri uomini hanno altre bellezze. Augias vuol convertire i non-lettori spiegando che i libri sono belli. E’ difficile. I non lettori, dice l’Ansa, hanno le loro belle cose da fare”.

___________________________________

Verrebbe da dire: siamo alle solite.

Commentate l’articolo di Camon, se volete.

Poi vi domando: secondo voi cosa bisognerebbe fare per incentivare la lettura di questi famigerati libri ?

Magari potrebbe venire fuori un’idea innovativa.

Chi lo sa?

A voi!

Massimo Maugeri 

_______________________________________________________

AGGIORNAMENTO del 17 ottobre 2007

Ringrazio moltissimo Ferdinando Camon per il suo intervento nel dibattito che è nato dopo la pubblicazione del post. Il “perché leggere” che troverete di seguito – un bellissimo spot a favore della lettura – è tratto dal suo libro “Tenebre su tenebre” (Garzanti, 2006, pagg. 355, euro 18)

In questo libro Ferdinando Camon usa una lente che permette di cogliere, oltre il brusio della cronaca, certe onde lunghe che sommuovono nel profondo tanto la realtà quanto noi stessi. La memoria della civiltà contadina e la percezione del mutamento, la scrittura e la psicoanalisi, la famiglia e il sesso, la religione e la religiosità, il corpo e la biologia, la guerra e la morte, il denaro e il potere, la solitudine e i popoli: sono questi gli aspetti dell’esperienza su cui Camon s’accanisce, e al tempo stesso gli strumenti con cui misura il mondo. O, per meglio dire, gli strumenti con cui lo soppesa, in tutta la sua feroce insensatezza. Così, pagina dopo pagina, s’inscrive una diagnosi impietosa del nostro tempo e delle sue perversioni, in un libro di lotta che turba e ferisce.

PERCHÉ LEGGERE

Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite, chi non legge non entra in questa relazione, e dunque non vive nemmeno la propria vita, la perde. La scrittura registra il lavoro del mondo. Chi legge libri e articoli, eredita questo lavoro, ne viene trasformato, alla fine di ogni libro o di ogni giornale è diverso da com’era all’inizio. Se qualcuno non legge libri né giornali, ignora quel lavoro, è come se il mondo lavorasse per tutti ma non per lui, l’umanità corre ma lui è fermo. La lettura permette di conoscere le civiltà altrui. Ma poiché la propria civiltà si conosce solo in relazione con le altre civiltà, chi non legge non conosce nemmeno la civiltà in cui è nato: egli è estraneo al suo tempo e alla sua gente. Un popolo non può permettersi di avere individui che non leggono. E’ come avere elementi a-sociali, che frenano la storia. O individui non vaccinati, portatori di malattie. Bisogna essere vaccinati per sé e per gli altri. Perciò leggere non è soltanto un diritto, è anche un dovere. Nelle relazioni tra i popoli, la prima e più importante forma di solidarietà è dare informazioni: mai l’altro dev’essere convertito alla nostra supposta superiorità, ma sempre messo in condizioni di scegliere tra le sue informazioni e le nostre. Quando una cultura si ritiene nella fase di superiorità tale che tutte le altre culture devono apprendere da lei, per il loro bene, e lei non può apprendere da nessuna, comincia la sua decadenza.
Ferdinando Camon


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Scritto lunedì, 15 ottobre 2007 alle 15:41 nella categoria IL SOTTOSUOLO (di Ferdinando Camon), PERPLESSITA', POLEMICHE, PETTEGOLEZZI E BURLE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

136 commenti a “COME SONO BELLI I LIBRI CHE NON SI LEGGONO”

Secondo voi cosa bisognerebbe fare per incentivare la lettura di questi famigerati libri ?
Prendetela in seria considerazione questa domanda.
Magari dal reciproco confronto potrebbero nascere delle idee nuove, originali, creative. E – perchè no? – efficaci.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 15:54 da Massimo Maugeri


@ Sergio Sozi:
potrebbe essere l’occasione giusta per lanciare quella tua idea su “libri e televisione”.
Vediamo cosa ne pensano gli altri frequentatori del blog.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 15:56 da Massimo Maugeri


sei sempre pronto a ragguagliarci con le notizie del momento. grazie. non esagero coi complimenti, sennò ti monti la testa.
post stimolante questo. e stimolante la tua domanda. voglio rifletterci un po’, poi tornerò a scrivere proponendo la mia idea illuminante:)

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 16:50 da gennaro iozzia


Se è vero che in Italia si scrive di più di quanto si legga (lo dicono anche di un politico sulla cresta dell’onda) allora possono fare molto le scuole di scrittura. La mia quest’anno registra un boom di iscritti. Io vedo segnali incoraggianti in giro.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:01 da Renato Di Lorenzo


Io leggo tantissimo, quindi non posso proprio aiutarti.
Anzi a dire il vero non capisco come facciano le persone che non leggono, le persone che non entrano dentro il libro per perdersi nella sua storia o anche solo per riflettere.
By elisa

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:05 da elisa


per elisa (non è il noto brano per pianoforte).
elisa, io credo che sia importante raccontare la propria esperienza. forse chi ama leggere dovrebbe parlarne per tentare di coinvolgere chi non legge e far scattare la scintilla.
io, per esempio, leggo per il mio mondo mi sta piccolo. ho bisogno di conoscere, di apprendere, di vivere nuove esperienze, di confrontarmi con altre situazioni, magari in epoche diverse, in luoghi lontanissimi.
leggere mi dà tutto questo. ecco il motivo per cui non rinuncerei mai alla lettura!
e tu elisa, perché leggi? ^_^

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:26 da luisa


ooops, volevo scrivere “leggo perché il mio mondo mi sta piccolo”.
sì, la lettura allarga mondi ed orizzonti.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:27 da luisa


Bisognerebbe utilizzare strumenti dalla comunicazione veloce e recettiva (come la tv o la radio) per pubblicizzare non solo i libri ma tutto il mondo che essi evocano. Un po’ come fa “cult book” di rai tre dove la lettura di un brano viene associata per pochissimi minuti ad immagini bellissime, alle volte tratte da film, per suscitare con immediatezza e curiosità il desiderio di leggere.Da non sottovalutare anche il fatto che le parole spesso hanno una colonna sonora suggestiva e riconoscibile non solo dagli adolescenti ma anche dai meno giovani. E’ un tipo di comunicazione che potrebbe facilmente essere introdotta nei licei o nelle università e che per la sua concisione e fascino è davvero capace di catturare.Purtroppo viene trasmessa la mattina presto quando la maggior parte dei potenziali fruitori è già assorbita dalla scuola o dal lavoro.
Tuttavia se è vero, com’è vero, che oggi la comunicazione è dei media, l’unico modo per rispolverare il gusto della lettura è servirsi di essi in modo creativo e intelligente e associare al testo musica, immagini, voci fuori campo.
Chi possiede un’educazione familiare o personale alla lettura non ne avrà forse bisogno … ma gli altri hanno la necessità di scoprire che il libro non è un nemico.Ma che anzi ci avvicina all’uomo e agli interrogativi di ogni esistenza.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:29 da Simona


scusa simona, non conoscevo questo cult book. è un programma giornaliero? sai se lo danno in replica?

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:34 da luisa


Questa volta partecipo anch’io al dibattito.
Massimo, ti leggo sempre ma non riesco mai a commentare perchè arrivo a dibattito già avviato.
Prima domanda a Massimo non riusciamo ad avere la prefazione del libro come sempre fai?
Seconda a Sozi ho ancora la tua lettera alla Rai in mezzo ai fogli in libreria di quell’iniziativa non si fa nulla?
Per questo post l’idea per incrementare la lettura dei libri l’hanno fornita
Ettore Bianciardi e Marcello Baraghini con la loro iniziativa “Almeno un cent” libri in vendita a un centesimo.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:41 da francesco g.


Augias ha fatto bene a scrivere quel libro. Certo, sarà difficile conquistare nuovi lettori proponendo libri. Ci vuole qualcos’altro. Uno che non legge perché dovrebbere acquistare il libro di Augias? Porbabilmente il libro di Augias verrà acquistato da gente che legge già e che troverà conferma del piacere della lettura.
Credo che abbia ragione Simona.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:41 da Marco


a renato di lorenzo.
non capisco.
perchè i corsi di scrittura dovrebbero contribuire a far aumentare il numero dei lettori?

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 17:59 da gennaro iozzia


Il mio punto di vista è legato alle scuola e ad una modalità d’insegnamento della letteratura che trovo jurassico.
Come saremmo interessati a leggere Safran Foer, Margaret Atwood,
T.Pynchon, magari a vedere la trasposizione dei loro libri in movies e dai loro libri essere guidati piano piano all’arte della scrittura.
Invece che dal passato andare al presente, che poi non ci si va mai, stare con quello che c’è degli artisti di ora e da loro andare indietro a chi li ha ispirati, spinti, mossi, palsmati di lettura.
Sicuramente arriveremo ai classici.
Ma non dai classici a Banana Yoshimoto, Kurt Vonnegut o Cunningham.
non può funzionare, oggi.
Il Presente è sovrano e imprendibile, non ci si sta se non al suo passo.
Poi avrei da ridire sui formati e sulla carta.
I libri pesano e sono scomodi a tenersi, tanta grafica pseudoinvitante che non lo è: Esempio: le due differenti edizioni di “Molto forte, incredibilmente vicino” di J.Safran Foer Guanda, 351 pagine, scomodo e pesante appunto, l’edizione inglese “Extremely loud & incredibly close” Penguin fiction, 326 pag. leggerissimo e facile da tenere tra le mani.
L’edizione italiana è alta 21,5 cm per 13,50 largo, l’inglese 17,50 per 11 cm e pesa la metà, comodo easy, piacevole da portare.
Questo del formato e del peso è davvero un argomento su cui riflettere.
avrei anche altro da dire, ma ora vado.
ci sentiamo
giulia

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 18:06 da giulia


Ad esplicito invito, faccio scattare il ”Sozi pratico-comunicativo” e mi presento sull’attenti con due opzioni pro-libri:
1) Soluzione ottimale (pertanto quasi impossibile a realizzarsi): sollecitare dal basso in ogni modo possibile (con congregazioni, associazioni, coordinamenti, club, ecc.) le istituzioni statali e locali perche’ rafforzino la loro azione globale di incentivazione alla lettura (piu’ festival letterari; piu’ presentazioni pubbliche varie; piu’ biblioteche comunali e scolastiche; eliminazione totale dell’IVA sui libri; tetto massimo per gli sconti delle librerie; piu’ sollecitazioni da parte del corpo insegnante durante le lezioni e magari anche una nuova materia vera e propria a se’ stante di un’ora a settimana intitolata che so: ”lettura collettiva di testi vari”; spot pubblicitari di Pubblicita’ Progresso su tv e giornali).
2) Soluzione minima ma gia’ difficile da ottenere: scrivere una bella lettera aperta a Rai Uno per ottenere un programma quotidiano di consigli sulle letture da trasmettere nella fascia oraria 19-20: mezz’ora al giorno in cui critici vari (in turn-over mensile per evitare mafiette e clientelismi, amici degli amici e parenti) presentano almeno due o tre libri (novita’ o non novita’) in modo serio ed approfondito, valorizzando la scrittura insomma. Poi andare a caccia di firme, cosi’ coinvolgendo scrittori, giornalisti culturali e non, addetti vari al settore editoriale ed intellettuali. Una volta che il mondo dell’editoria e chi vi ruota attorno si sia unito su tale richiesta, ALZARE LA VOCE SENZA FARE RIFERIMENTI A POLITICI DI ALCUNO SCHIERAMENTO.

Questo in linea di massima, naturalmente. Allora, cosa ne dite? O si punta a fare le cose sul serio o niente: si lascia tutto cosi’ com’e'!
Sergio Sozi
P.S.
Ciao Francesco G! Grazie per aver sollecitato il ritorno della mia proposta.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 20:30 da Sergio Sozi


Intanto i più sentiti complimenti all’equipe che gestisce questo blog. Ne ho avuto notizia da due amiche che vivono in città diverse, segno dunque che avete acquisito una certa popolarità. Bravi.
C’è solo un modo per far aumentare il numero dei lettori. Far capire che un libro non significa pesantezza, ma leggerezza. Un libro non è carta e inchiostro ma vita, morte, sentimenti, respiri, odori, sapori. Un mondo che parte dai tuoi occhi e si sviluppa dentro di te.
Il problema è, come fare capire tutto questo?
Dei libri ci si innamora oppure no.
Ma l’amore, quello vero, quello non scontato, quello che dura, si può insegnare? Si può imparare? O nasce per caso, come una pianta selvatica.
Questi i miei dubbi. Forse sono solo banalità.
Scusate.
Letizia
Letizia

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 21:00 da Letizia


Caro Massimo, la prima cosa da fare è abbassare i prezzi dei libri. Costano troppo, veramente troppo. Cercare di eliminare la concorrenza sleale tra “venditori” di libri e librai, poi diminuire i prezzi.
Seconda cosa incentivare le scuole di LETTURA. Raccontare alla gente che nei libri si trovano le più belle strategie per vivere, corteggiare, superare le difficoltà, e tanto di meglio. Che si parte con la testa più di uno psicofarmaco e di una droga, che ci si addormenta meglio di un sonnifero, a volte. Che si esagera senza farsi male, che si tradisce senza esserne colpevoli. Questo.
ti abbraccio
Elisabetta

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 21:18 da elisabetta bucciarelli


Non so perché il mio nome è uscito due volte. Che vergogna. Perdonatemi.
Letizia

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 21:18 da Letizia


Vi ringrazio molto per i vostri commenti. Belli e appassionati.
Vi invito a interagire.
-
@ Sergio:
aspettiamo l’arrivo di altri commenti, poi – se ti va – potresti postare la bozza di lettera che pensavi di inviare a mamma Rai.
-
@ Letizia:
benvenuta! Ma perché tutte quelle scuse? :)

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 21:57 da Massimo Maugeri


Se tutti i giovanissimi fossero come Francesco G. (Francesco Giubilei)!!!
Un ragazzo di sedici anni che legge, scrive, pubblica, ha un bel blog letterario e dirige un’ottima rivista on line in pdf.
Scusate se è poco.
Forza Francesco!!!
P.S. L’importante è che trovi il tempo per ottemperare ai doveri scolastici… altrimenti mi rimangio gli elogi, eh? ;)

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:00 da Massimo Maugeri


Quindici anni, Massimo ;)
Tranquillo che penso anche alla scuola!
Per Sergio se posti la lettera su Letteratitudine (se Massimo vuole) faccio lo stesso sul mio blog e anche sul secondo numero del magazine della Lega Blogger Letterari, a proposito Massimo l’hai visto?
C’è anche il tuo racconto sui lavavetri.
Questo è il link per scaricare il primo numero:
http://caffestorico.splinder.com/post/13948395

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:08 da francesco g.


L’altro giorno mi hanno presentato una simpatica signora alla quale avevano detto che io ho pubblicato un libro. La signora esclama: “oh, finalmente conosco una persona che ha scritto un libro!”.
e io ho risposto: “e io finalmente conosco una persona che di libri non ne ha scritto manco uno”.
Un paradosso, ovviamente. Ma credo che chiunque entri in una libreria possa rimanere addirittura stupefatto da quanti e quali libri esistono. Romanzi, manuali, autobiografie, istruzioni per la sopravvivenza….”il mio amico geranio”, “il canotto, questo sconosciuto”, “gli effetti della bomba atomica nella menopausa delle cavallette”.. Si scrive di tutto…e non si legge una mazza.
Moltissimi editori (provare per credere) sono dei palloni gonfiati. Dicono di leggere i manoscritti, tutti i manoscritti, e non è vero per niente. Puntano a promuovere quegli scrittori che fanno cassa (anche cassetta va bene) e non rischiano sull’incerto.
“Questa mattina potrei aver buttato nel cestino un capolavoro senza saperlo”, mi confidò quasi orgoglioso un editore che (appunto) aveva gettato nel cesso un manoscritto senza leggerlo. Tanto (si avvisa sempre) gli originali non verranno restituiti.
L’aveva gettato perché probabilmente la scrivania era troppo ingombra e non aveva spazio per metterci un portapenne, o la base del cellulare, o un artistico fallo in ebano scolpito.
Chi spera in una promozione televisiva, si rassegni. Di libri si parla in orari dove davanti alla televisione ci stanno solo i vecchietti in ospizio con l’alzheimer. Non capiscono una fava, poveri loro, ma gli infermieri gli accendono la tivvù perché la voce fa loro compagnia. Sennò toccherebbe agli infermieri parlare coi nonnetti.
Mi convincerebbe la possibiltà che di insegnare a leggere libri se ne occupasse la scuola.
Non so se durante l’orario di lezione oppure magari di pomeriggio come fosse un corso “parascolastico”.
Molte scuole, in effetti, dopo pranzo sono aperte. Mi sono informato sugli argomenti trattati. Ho trovato: internet, bridge, teatro, scrittura, attività manuali non meglio specificate (seghe?), cinema e musica.
Tutte cose assolutamente interessanti e stimolanti. Mi starebbe bene anche se insegnassero kamasutra e rollaggio canne. Ma un angolo per i libri, dove sta?
Forse nello stesso cestino del sagace editore di cui sopra.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:21 da Enrico Gregori


@ Francesco Giubilei:
Accidenti, quindici anni! Sbaglio sempre. Chissà perché. Io a quindici anni scrivevo i miei primi raccontini sul quadernetto di fogli a righe e li facevo leggere (timidamente) ai miei due/tre amici intimi.
Come mi sento vecchio!
-
Sì, ho visto il numero della lega blogger.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:37 da Massimo Maugeri


@ Enrico.
Dici cose molto vere. Ai manoscritti buttati dagli editori (e dagli editor) bisognerebbe ri-dedicare un apposito post. Mi piacerebbe farvi sentire entrambe le campane, perché – sapete – mica è possibile leggere tutto il materiale che arriva! Ma fermiamoci qui… ne parleremo in dettaglio un’altra volta.
-
Mi hai fatto molto ridere con la frase: “attività manuali non meglio specificate (bip!) ;)

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:41 da Massimo Maugeri


Mi piacerebbe rispondere con un commento a ciascuno dei vostri. Davvero!
Per esempio… è da molto tempo che non saluto Simona.
Simona vive a Siracusa, fa il magistrato e si occupa brillantemente di scrittura.
Ciao Simoooooo :)
Ora vi lascio.
A domani

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:44 da Massimo Maugeri


Ragà, lasciate perdere la televisone. Non serve a nulla. Potete mettere tutti i programmi di libri che volete, la gente cambierà canale. A meno che al posto dei presentatori e dei critici non mettete dei bei fighi e belle ragazze con coscie lunghe e decolté fino all’ombelico. Credete a me.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 22:48 da Ginger


@ Massimo: ti saluto io la cara Simona!!!
Beh, ha ragione chi dice che la scuola è responsabile di questo profondo disamore verso la lettura. A me i libri hanno riempito e riempiono la vita di sentimenti, emozioni, scoperte, oltre che di nozioni anche tecniche… Io scrivo oltre che insegnare e ho scoperto che più ami leggere più è difficile trasmettere ai tuoi alunni la tua passione. Quando ti parlano dell’Isola dei Famosi o scopri che durante una lezione su Dante fanno su e giù con la testa non per il ritmo dei versi ma per via dell’i-Pod che dovresti sequestrare insieme al lettore MP3 e a due o tre cellulari… beh, ti passa la voglia. A volte è come gettare perle ai porci, con le mie sentite scuse ai porci che trovo animali adorabili…
Scoraggiarsi è facile come pure gettare tutte le colpe sulla scuola. Vero è che i famosi corsi extracurriculari tutto hanno come ricaduta positiva sui ragazzi tranne che un maggiore amore nei confronti dei libri. PESANTE è l’aggettivo che cammina in coppia con il sostantivo libro. Esemplifico:
libro: pesante = Costantino: bono.
Vero è anche che non sempre noi insegnanti prospettiamo la lettura come un’attività che può anche divertire. Orrore!!! Tutto ciò che è educativo NON PUò essere anche fico!
ANALISI DEL TESTO. Sono costretta a studiarla e a perpetrarla – sì, come un crimine – e mi trasforma un libro amato, una poesia adorata in un oggetto da tavolo anatomico. E’ come squartare il tuo migliore amico per vedere se contiene ipotiposi o se trasfigura il contenuto nella superiore dimensione della forma.
Detto questo – e soprassiedo sull’eresia del saggio breve per chi ha capito da poco che si scrive da sinistra a destra – passo ad esaminare le colpe della famiglia. CHI COMPRA AI FIGLI 3 CELLULARI, I-POD ED MP3, COMPUTER PORTATILI GIà IN PRIMA LICEO SE NON PRIMA, CON QUALE CORAGGIO SI LAMENTA DEL COSTO DI UN LIBRO?
Se una madre non racconta fiabe a suo figlio da piccolo – è scientificamente provato – impoverisce il suo immaginario e la sua intelligenza emotiva. Se i genitori non abituano il figlio all’oggetto libro e al suo valore, ben poco può fare la scuola. Se la società ci abitua a stare insieme ossessivamente anche se non ci divertiamo e non abbiamo nulla da dirci, se etichetta chi sta da solo e in silenzio come malato e pazzo, quale giovane ricercherà la SOLITUDINE, NECESSARIA E VITALE condizione per leggere un libro?
I corsi di scrittura sono anche corsi di lettura perché permettono a chi li frequenta di accedere a scrittori e a libri che non avrebbe mai pensato di leggere e io lo posso testimoniare, avendo avuto come insegnanti Silvana La Spina e il caro Luigi La Rosa, Claudio Fava e altri scrittori che mi hanno lasciato in dono tecniche, esperienze di vita e di lettura indisensabili per la mia formazione di insegnante e scrittrice.
RIMEDI: noi insegnanti non possiamo demordere, anche se io mi sento una venditrice di razzetti di carta ai cancelli dell’aeroporto. Se i tuoi alunni mangiano hamburger e patatine è difficile che assaggino la nouvelle cuisine!!! Comunque, aggiornarsi, studiare e insegnare anche la cara grammatica… Fare scrivere anche i propri alunni che a volte possono anche stupirci…
Editori: meno costi, più qualità, venite nelle scuole e fatevi conoscere insieme agli scrittori.
Scrittori: idem.
Genitori: una vacanza in meno, smettete di fumare, andate a teatro e al cinema con i vostri figli – che ritengono i film di De Sica junior la quintessenza della settima arte – E COMPRATE LIBRI. SOPRATTUTTO LEGGETELI VOI – LA LETTURA è CONTAGIOSA COME L’AIDS, A VOLTE – E LEGGETELI CON I VOSTRI FIGLI. Non educateli al fotticompagno, al TANTONONSERVEANIENTESTUDIAREPERCHèBISOGNAVERELAPEDATAINCULO, più sogni e meno case, più fantasia e meno benzina per lo scooter…
Più dialogo e meno ricariche per il telefonino. Meno firme e più parole.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 23:52 da Maria Lucia Riccioli


Io sottoscrivo il commento di Elisabetta Bucciarelli. Anche se sulla questione abbassamento costi è ardua. Invece penso che nelle scuole si potrebbe fare molto di più di quanto si faccia. perchè credo, che il gusto estetico della parola scritta è una cosa che si costruisce, invece la fame da plot è una cosa che ci avemo innata! quando facevo la libraia part time, lavoro deliziosissimo peccato che i proprietari fossero così stronzi, vendevo tantissimo per vis narratoria. La narrazione appassionata è un pifferaio magico della letteratura. specie nei ragazzini alligna molto di più di quanto si creda.

Postato lunedì, 15 ottobre 2007 alle 23:52 da zauberei


@ Sozi: scrivere una bella lettera aperta a Rai Uno per ottenere un programma quotidiano di consigli sulle letture da trasmettere nella fascia oraria 19-20: mezz’ora al giorno in cui critici vari (in turn-over mensile per evitare mafiette e clientelismi, amici degli amici e parenti) presentano almeno due o tre libri (novita’ o non novita’) in modo serio ed approfondito, valorizzando la scrittura insomma.

Il problema è che al posto di valorizzare la scrittura si finirebbe inevitabilmente per valorizzare il prodotto, cosa che spesso prescinde dai contenuti per concentrarsi sulla vendibilità del volume. Programmi come quello di Fazio (ma non solo il suo) sono basati interamente sulla pubblicizzazione, palese e non occulta, di libri, cd, film, spettacoli teatrali. Ce ne sono altri, ma in fasce orarie meno importanti, ma il format è sempre lo stesso: ospite, libro, osanna, inquadratura sulla copertina, consiglio per gli acquisti.

Il mio dubbio è che, le rare volte che riescono a guadagnarsi uno spazio in tv, i libri non vengano presentati per il loro valore, ma per motivi di mercato. Nel mucchio riescono a uscire anche cose interessanti (ho visto cose interessanti presentate da Augias), ma credo sia più una questione di influenza dell’industria editoriale che di contenuti.

Poi è anche vero che se questi programmi riescono a far leggere un libro in più a chi si attesta tra una media di zero/uno all’anno, sarebbe già una cosa positiva. In un mondo perfetto questi meccanismi non dovrebbero trovare spazio, ma è anche vero che in un mondo perfetto tutti leggerebbero tantissimo. E allora non ci resta che guardare il mezzo bicchiere pieno.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 08:15 da Andrea Borla


caro Massimo, grazie di avermi salutata e riconosciuta. Ti aspetto a Siracusa dove – a proposito di scrittura e di lettura – stiamo promuovendo un contatto informale e amichevole con gli autori proprio per avvicinare al gusto della lettura( e della scrittura perchè senza lettura non si può scrivere).
Penso che l’amore per la lettura si possa imparare, anche perchè spesso ci si innamora di ciò che si conosce mentre ciò che è sconosciuto ci pare-per ciò solo – ostico e difficile.
Una volta entrati nello spirito di un libro (magari , all’inizio, condotti per mano) si innesta comunque un processo che è esclusivamente personale e consiste nella relazione tra ciascuno di noi e le parole.
Per rispodere a Elisa:Cult book puoi vederlo la mattina alle 8,00 circa su rai tre (rai educational)…dimmi tu se è un orario adeguato ai giovani pur avendo una formula assolutamente vincente e giovanissima (sembra un video musicale ma parla di letteratura)!

A te Massimo, sempre complimenti:Letteratitudine è davvero una “piazza” interessantissima!E mi conferma che si può fare letteratura in modo coinvolgente ed efficace anche con mezzi moderni e non solo con penna e calamaio!

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 08:41 da Simona


Maria LUCIA!!!!!Non ti avevo vista!!!anch’io ti saluto! La tua lettera …quella sì andrebbe mandata a Rai UNO! …E inseita in ogni buca della posta…

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 08:47 da Simona


Io compro e leggo una quantita’ di libri che da sola potrebbe risollevare le statistiche, se solo la IPSOS venisse a cercarmi. Quindi non credo di poter avere un’idea innovativa riguardo una metodologia per spingere la gente a leggere. Ho amato leggere fin da piccolissima e credo sia merito dei miei genitori e dei miei nonni, tutti lettori appassionati, oltre che dei miei insegnanti, gente parecchio in gamba. Quoto Maria Lucia e il suo acuto, lucido e disincantato commento.
Laura

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 09:04 da Laura Costantini


” I non lettori non hanno capito, in gran parte, quale magnifica fonte di svago possa essere un libro»”.”

Io partirei da qui.
Non hanno capito o non gli è stato fatto capire a dovere? Forse entrambe. Sono d’accordo un pò con tutti quelli che hanno commentato prima di me.
L’abitudine alla lettura deve necessariamente iniziare in casa, con i libri colorati prima della nanna, secondo me, per proseguire con le letture sul lettone quando i bambini sono più grandi. Si inizia insieme con i genitori, i fratelli o comunque in famiglia ad apprezzare il valore delle parole, della fantasia, dei mondi nascosti e delle storie.
Poi c’è la scuola. E qui confesso di essere disillusa e abbastanza critica. La scuola può fare davvero molto nella stimolazione del ragazzo in crescita. Può prenderlo per mano e dargli gli strumenti per apprezzare un libro così come può schifarlo e trasformargli la lettura in un’attività penosa da trascinare in funzione dei punteggi. Può eccome. Che sia difficile superare le barriere degli altri svaghi moderni è altrettanto un dato di fatto da non dimenticare. Quando ero ragazzina io in cinque anni di superiori ho avuto sei prof. di italiano e solo uno (per un preziosissimo anno scolastico intero) aveva ‘quella’ luce negli occhi. Ricordo ancora le anali sul dott.Jekyll e mister Hyde, figuriamoci. Ora, persone così davvero fanno la differenza a mio avviso però non si può pretendere l’omologazione. Allo stesso tempo urgono interventi, programmi meno obsoleti e più iniziative che catturino l’attenzione. Perchè il vero ostacolo oggi sono le tecnologie e la frenesia. Quando scaldavo io i banchi vivevo di lettura già dalle medie senza che nessuno me lo abbia inculcato in qualche modo ma erano davvero altri tempi. C’era la tv ma era meno invasiva di oggi (a casa avevamo un solo micro tv che si accendeva per i pasti o i cartoni ma decisamente con moderazione, il satellitare era una marca di detersivi). C’erano i pc ma ad esempio a casa io non l’avevo (mentre oggi statisticamente le famiglie che hanno un computer sono molte di più). C’era internet ma era agli esordi (e noi ragazzi manco sapevamo dove stava ’stò internet). C’erano i video game ma era costosissimi e molto meno alla portata di noi ragazzi. C’era la musica (per carità) però i lettori erano rari e di certo non evoluti (wav, mp3, ipod cosa??). Tutto questo per dire che già nella mia generazione (oggi sfioro i 30 anni) c’erano molti meno stimoli di adesso per cui era più facile avvicinarsi alla lettura che richiede silenzio e quel minimo impegno che invece lo schermo e la musica sparata nelle orecchie azzerano.
Oggi il lettore va educato (alla lettura) e accompagnato.
Io credo molto nella lettura come atto di solitudine e condivisione.
Si legge soli perchè è così che si assaporano i primi gusti del testo. Assolutamente.
Ma poi trovo molto utile condividere quello che si è capito con gli altri. A volte ci si stupisce perfino di quanti punti di vista diversi si possono ricavare dalla lettura dello stesso romanzo.
Quindi penso che sarebbe estremamente utile avviare più iniziative pubbliche per discutere di libri, di tematiche, di autori, di fantasia, di storie….
In pratica io penso che per abbattere la ‘pigrizia’ (chiamiamola così) e l’apatia verso la lettura si dovrebbe ricorrere a un trio: famiglia, scuola e iniziative di coinvolgimento pubblico.
E per iniziative intendo qualsiasi cosa (al punto in cui siamo davvero può servire tutto): dalle manifestazioni (che magari potrebbero essere meno ‘enormi’ e più diffuse , con maggiore attenzione a tutti i libri), alle iniziative tematiche o con più autori che insieme si confrontano con i lettori ma anche l’intento di Sergio di attirare l’attenzione di un mezzo di comunicazione di massa come la tv può, secondo me, smuovere qualcosa (forse poco ma è sempre un passo). Se la gente ad esempio dalle 19.30 alle 20 si abitua a sentir parlare di libri, di storie o di iniziative legate alla lettura anzichè vedersi una delle solite repliche del tal telefilm americano o un quiz luccicante (ma che può benissimo andare in onda nel post cena o in altre fasce orarie)… ecco, se la gente si abitua a questo breve ma intenso stacco che smuove la mente, i ragionamenti e la voglia di avventurarsi tra le pagine, allora qualcosina è stato fatto. E molto si potrebbe dire sul come approcciarsi ai libri. Una trasmissione tv sui libri può essere gestita in molti modi (e chiaramente se diventa una sfilata di grandi nomi o grandi editori che con facce spente spiegano trame che diventano noiose e pesante allora è evidente che non serve a niente). Ci vuole passione. Voglia di spiegare col cuore e l’energia cosa c’è dentro un libro. Quanti mondi. Universi. Storie vere e non. Personaggi. Temi. Quanta vita c’è dentro le pagine, tra le copertine (rigide come morbide, colorate come opache, fashion quanto scontate). Se insegnamo alle nuove generazioni ‘questa vita’ che è poi la stessa che affrontiamo tutti i giorni ma che magari abbiamo meno tempo e voglia di analizzare. Se. Ci garantiamo continuità per il futuro. Altrimenti è un cerchio che si spezza.
Scusate la lunghezza.
Barbara

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 09:10 da Barbara Gozzi


Oh Maria Lucia, ti ho letta solo oggi ! come si dice….grazie di esistere !
Ho lavorato per 25 anni in una libreria e gran parte del mio stipendio lo restituivo ai miei datori di lavoro!
Poi mi sono sposata ed ho contagiato il mio compagno con frasi entusiaste:” questo è stupendo lo devi proprio leggere !” “questo non puoi lasciarlo perdere” qui c’è il capitolo finale che da solo vale la lettura di tutto il libro, è sorprendente !”…..etc.
Con i miei figli poi ho iniziato con i libri in stampatello maiuscolo della EMME edizioni. Loro memorizzavano ed imparavano anche a leggere. Ma era solo un piacere non un obbligo !
Devo ammetterlo mi sono comportata un pò da mamma sadica perchè la sera iniziavo a leggere una storia, andavo avanti sino a metà libro e poi….con mille scuse dicevo di non avere tempo per finirlo così loro contiunavano a leggere da soli .
Ora mio figlio di sedici anni legge tantissimo mentre quello di undici è pigro e molto selettivo. Quindi vedi che è caratteriale l’amore per la lettura ? Un saluto. Maggie

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 09:56 da maggie


Perche non un bel concorso… Ovviamente aperto a tutti e publicizzato in tv o mezzo stampa. Con i lettori stessi che danno i punteggi ed commenti ai testi, con dei premi al miglior testo e alla miglior recensione, potrebbe essere un buon incentivo….
Comunque bisognerebbe far leggere di più nelle scuole e non solo quei pesantissimi mattoni letterari (che ovviamente sono importanti) ma anche testi di lettereatura o narrativa contemporanea in modo da dare una spinta alla lettura.
Purtroppo si sa che le grosse case editrici tendono a pubblicare libri molto più commerciali rispetto a prodotti di maggior qualità e se sono prodotti sono scarsamente pubblicizzati.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 09:57 da Alessandro


Secondo me quello che stai facendo tu è molto valido. Un piccolo esempio di come con intelligenza si possono utilizzare le tecnologie per fini produttivi, anche dal punto di vista intellettuale.
Questo sito contribuisce a diffondere il piacere della lettura. Continua così.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 10:26 da Luca Formia


Ho 25 anni. Sgobbo, nel senso che lavoro, fino a tardo pomeriggio. La sera mi piace uscire con gli amici, andare a prendere una birra a raccontarsi la vita.
Tutto non si può fare, il tempo ha disposizione è quello che è, si vive una volta sola e si fanno delle scelte. Mi spiegate perché dovrei rinunciare al rapporto personale e vero con i miei amici per leggere libri?

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 10:41 da Marlon


‘ Mi spiegate perché dovrei rinunciare al rapporto personale e vero con i miei amici per leggere libri?’

Mi dispiaccione queste tue parole, Marlon, in primis perchè leggere è un’attività che puoi (più o meno) fare ovunque e quando vuoi. Nessuno ti vieta di uscire, andare al cinema, al bar, al pub o di vederti il film del post cena e poi (se vuoi, se ti va, se ce la fai) di leggerti alcune pagine di un libro (dieci, quindici minuti o di più non importa, non è una gara e non ci sono vincitori), così come puoi leggere anche in altri momenti della giornata.
Poi ci sono questi ‘personale e vero’ che sembrano sottintendere che nei libri ci sono solo robe finte, costruite e oggettive… forse mi sbaglio, se è così mi scuso. Sta di fatto che ci sono libri per fantasticare, altri per riflettere, ci sono storie vere raccontate come elementi immaginati o coloriti ma non per questo lì dentro ci trovi pagliacciate, ecco. Non sempre almeno.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 11:24 da Barbara Gozzi


Dispiacciono, volevo scrivere. Scusate.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 11:31 da Barbara Gozzi


Vorrei dire a Marlon che non ha tutti i torti…tecnicamente.
Uno dei più grossi ostacoli alla lettura, secondo me, è una sorta di solennità scostante. Il libro (per chi legge ma anche per chi scrive) troppo spesso viene visto come un totem da adorare con riti sacrificali.
Forse se i libri fossero venduti anche nelle pizzerie a taglio avrebbero il “giusto connotato di genere di consumo”.
“La sera mi piace uscire con gli amici, andare a prendere una birra a raccontarsi la vita”, scrive Marlon. E a mio parere esprime una sacrosanta esigenza. Mi permetto però di aggiungere che tanti libri (a prescindere dalla qualità) parlano proprio della vita. Che si riferisca ad altre persone o a personaggi di fantasia non vuol dire che non contengano emozioni e sensazioni provate anche da Marlon e dai suoi amici.
Sono situazioni che, a volte, ci fanno sentire ingiustamente delle mosche bianche. Invece, magari, leggere su un libro che chi scrive prova le stesse situazioni o le descrive in quanto le conosce, potrebbe essere positivo. Anche solo per parlarne tra amici davanti a una birra.
Non è un’alternativa, ci mancherebbe. Trovo assolutamente congruo parlare con gli amici di lavoro, di sport, di politica, di musica, di viaggi, d’amore e di sesso……le storie dei libri potrebbero essere una cosa in più.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 12:00 da Enrico Gregori


ps a Marlon: comunque chi legge i libri non vive di rendita e trascorre le sue giornate tra romanzi e saggi. Credo che nel mondo chi per mestiere faccia “il lettore” attendendo che i suoi subalterni gli portino a casa i proventi dei suoi beni al sole, sia persona rara

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 12:02 da Enrico Gregori


Penso che la causa di questo fenomeno sia la pigrizia dell’essere umano.
Sono sempre tutti di corsa, non trovano neppure il tempo per leggere un quotidiano, vivono nella completa ignoranza.
Un libro? Sarebbe solo una perdita di tempo. Meglio una bella fiction, per poi addormentarsi davanti al televisore. Eh già, hanno corso tutto il giorno! Il meritato riposo…..
Credo che la soluzione sia difficile da trovare nel mondo in cui viviamo.
Una volta la gente sapeva vivere godendo anche delle piccole cose, ora non più.
Seguitiamo a correre……dove arriveremo?
Meglo un libro di un Tavor per combattere lo stress, garantito!

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 12:04 da Susanna Sarti


Pensavo di scatenare un vespaio e di ricevere insulti. In genere nei blog funziona così. Mi avete sorpreso con i vostri commenti calmi e ragionati. Beh, grazie.
Una cosa. Non è che non leggo proprio mai. Il punto è che il tempo libero è davvero poco, ridotto all’osso. Tra parentesi, non vedo più televisione. Abolita. E penso di non perdermi niente.
E’ vero, a volte un buon libro può essere arricchente, ma per quanto arricchente se ne può godere per forza di cose in solitudine. Ora, se tra la compagnia arricchente dei miei amici e la solitudine arricchente del libro scelgo la prima, chi è che può dire che faccio male?

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 12:23 da Marlon


@Barbara (tra l’altro, bentrovata!): “Io credo molto nella lettura come atto di solitudine e condivisione.”
Sottoscrivo pienamente. La lettura è crescita personale, ma quando ci si trova in gruppo o anche solo vis-à-vis diventa spunto per parlare di sé e del mondo, della vita e dei dubbi che sempre accompagnano l’uomo. E, perchè no, anche delle poche sicurezze che troviamo ogni tanto lungo la strada.

@Marlon: Ho 25 anni. Sgobbo, nel senso che lavoro, fino a tardo pomeriggio. La sera mi piace uscire con gli amici, andare a prendere una birra a raccontarsi la vita.
Tutto non si può fare, il tempo ha disposizione è quello che è, si vive una volta sola e si fanno delle scelte. Mi spiegate perché dovrei rinunciare al rapporto personale e vero con i miei amici per leggere libri?

Hai ragione. Però, ho 33 anni, sono sposato, sgobbo fino a tardi e a volte anche alla sera e nei weekend, mi piace vedere gli amici, raccontarmi e far raccontare, vivo una volta sola, ma non riesco ad addormentarmi senza aver letto qualche pagina di un libro. Non li uso come sonnifero, beninteso: è che una giornata senza prendere tra le mani un libro non mi sembra una giornata completa. Come ci si può addormentare sereni se senti che ti manca qualcosa?
Non credo che rapporti personali e libri siano incompatibili tra loro. Poi, a ognuno il suo. Non posso e non voglio certo dire che tu abbia torto.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 12:27 da Andrea Borla


Caro Marlon, pronuncia un’altra volta la parola “arricchente” e di insulti ne avrai quanti ne desideri…….scherzo ovviamente :-)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 12:42 da Enrico Gregori


A ItaliaLibri godiamo di un punto di osservazione privilegiato: i commenti degli studenti sulle letture scolastiche. Il modello dominante è: «Non mi piace leggere. Ho dovuto leggere per la scuola “…”. Bellissimo. Devo ringraziare la mia prof…». Sono convinto che la scuola sia fondamentale.
Poi però la concorrenza degli altri media è veramente tosta, per i più giovani: playstation, tv, giochi sul computer, internet, DVD, cellulare, iPod…; per i più grandi, soltanto in tv, ci sono le news, i programmi di approfondimento, le inchieste, i film… Poi c’è il teatro, il conservatorio, le cene con gli amici, la politica, le associazioni, lo sport…
Credo che l’ideale siano le attese. Invidio quei manager che fanno su e giù in aereo per la penisola. E poi li vedi negli aeroporti che aspettano l’aereo… e si annoiano! ;-(

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 15:44 da Renato Corpaci


2 cose:
- il prezzo; è verissimo che il prezzo dei libri è troppo alto; tenuto conto che il rischio che si tratti di ciofeche, piuttosto che di capolavori è altissimo;

- la televisione; come mai nessuno ha citato “Per un pugno di libri”?; la collocazione della domenica pomeriggio e la conduzione affidata a Neri Marcoré non vi ispirano? vi posso assicurare che è un programma leggero, leggerissimo, con ragazzi di 18 anni che giocano in studio, ma i libri PASSANO che è un piacere; ci sono piccoli interventi di scrittori contemporanei che chiosano classici dell’antichità, pubblicità a titoli recenti, collegamenti storici e sociali che si infilano nelle domande dei quiz, puro nozionismo (titoli e nomi di autori) che in piccole dosi non guasta, il gioco da casa che è molto intrigante, l’annuncio dei libri con i quali si giocherà la settimana successiva che invoglia a leggerli per mettersi alla prova…
roba leggera appunto, ma efficacissima!

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 15:53 da ilse


La mia impressione è che i programmi di libri in televisione li guardino soltanto i lettori consolidati. Così come – sia detto per inciso – i libri di metaletteratura, come “Leggere” di Augias. Quelli poi ho l’impressione che li leggano soprattutto gli scrittori.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 16:02 da Renato Corpaci


Arricchente… come questa discussione on line.
E non scherzo, ovviamente.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 16:11 da Marlon


Come dice Ilse il programma di Marcoré ha dei meriti indiscutibili per la promozione della lettura tra i ragazzi.
Per quanto riguarda altri programmi, come Che tempo che fa di Fabio Fazio, hanno più una funzione promozionale del singolo libro (come mi pare che sottolineava Andrea Borla). In genere l’autore viene presentato, si parla del suo libro e la cosa finisce lì. Il pubblico televisivo subisce la presentazione.
Secondo me sono blog come questo che possono contribuire in maniera significativa alla diffusione della conoscenza dei libri ed al piacere della lettura. Simona definisce questo luogo come “una bella piazza”. Ed è così. Chiunque ha voglia può intervenire ed interagire.
Forse quello che potremmo, e dovremmo fare, è aiutare Massimo a fare conoscere in giro questo sito. O comunque far conoscere siti come questo.
Smile.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 16:48 da Elektra


Parafrasando Manzoni direi che se uno la voglia di leggere libri non ce l’ha, è difficile fargliela venire. Le statistiche poi lasciano il tempo che trovano. Nel mio giro di amici , ci sono alcune persone che comprano almeno 100 libri l’anno. Io poi ho la fortuna di comprare quasi tutti i libri nuovi con il 50% di sconto e poi comunque compro moltissimi libri usati. La voglia di leggere è un bisogno interiore. Quasi un vizio. Un magnifico e straordinario vizio. A me poi non basta di sapere che un libro lo posso comprare in qualsiasi momento, io voglio proprio averlo e leggerlo o sfogliarlo quando sento il bisogno imperioso . Certo leggo il 15 % dei libri che compro e gli mi riservo di leggerli quando diventerò grande. Ho comunque fatto un patto con mefistofele: lui mi lascerà leggere tutti i libri che ho comprato e che comprerò. E poi… Comunque ho deciso che la mia biblioteca supererà i 40mila volumi di quella di Eco. Buona lettura a tutti.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 17:05 da Pino Granata


una biblioteca….arricchente…..quella di Pino! :-)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 17:27 da Enrico Gregori


Arricchente per le tasche dei venditori di libri e per il tuo spirito di patate, Gregori :)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 17:41 da Marlon


Perché incentivare? che ognuno legga quel che gli pare. Ciao dolcezza

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 17:45 da daria


Il mio costa dieci euro Marlon, fai uno sforzo dai :-)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 17:46 da Enrico Gregori


Mi preme precisare che il trappista Thomas Merton non si è convertito al cattolicesimo per la severa bellezza delle catedrali, ma perché la conversione di ognuno, presuppone un notevole impegno dell’essere umano che vuole elevarsi, tale costante sforzo individuale chiamato “ascesi” si ritrova in ogni religione con risultati finali molto simili. Lui infatti non solo si era dedicato giorno e notte alla preghiera, ma aveva
per lunghi anni studiato i Testi Sacri. la Teologia Dogmatica e la Teologia Morale. Per la profondità del pensiero Merton è considerato il S Agostino del xx° secolo. I suoi mirabili ed acuti volumi come ” La montagna dalle sette balze” Le acque di Siloe” ” Semi di contemplazione” ed altri costituiscono una pietra miliare per la formazione spirituale di molti sacerdoti ;è necessario quindi un minimo di preparazione religiosa e di impegno per comprendere esattamente ciò che scrive. Mi scuso se invece di parlare della crisi del libro, ho voluto difendere un autore che amo e conosco bene. Per me è stata una guida preziosa che ha plasmato la mia mente ribelle e colma di dubbi esistenziali. Dopo mi sono sforzata di essere, almeno in parte, una persona intellettualmente onesta e credibile. Grazie, mi scuso ancora molto, ma la verità ci fa liberi!
Maria Teresa Santalucia Scibona

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 18:36 da M. Teresa Santalucia Scibona


Arrivo in ritardo, causa impegni, ma la domanda posta mi sembra estremamente razionale. Io, che sono un maxi lettore, mi sono posto il problema da diverso tempo e mi è venuta un’idea, che non dico che sia quella che risolve il problema, ma che certo contribuirebbe non poco a migliorare la situazione. Scrivere romanzi o poesie può essere avviato in qualsiasi età, ma dubito che uno inizi a leggere a 50-60 anni, fatte le dovute eccezioni.
Allora mi domando: quando iniziare a leggere, come leggere e cosa leggere?
Da bimbi addirittura e qui entra in gioco il ruolo primario della scuola, che deve stimolare la lettura, insegnando anche come si legge un libro e scegliendo i testi più adatti a seconda dell’età.
Ricordo che quando già andavo alle elementari i maestri si raccomandavano che leggessimo le fiabe, alle medie inferiori si caldeggiavano le opere di Verne, di Dumas e infine alle superiori si passava ad autori più impegnativi.
Nella vita si raccoglie ciò che si semina e la nostra scuola, lasciata troppo allo sbando, ha perso questa funzione essenziale di polarizzare l’interesse per la lettura. E, se nonostante tutto, un allievo non avesse voglia di leggere? Si dovrebbe leggere con lui, soprattutto i genitori, ma, se anche questi rifuggono dai libri, non c’è proprio nulla da fare.
E allora ritorniamo al solito discorso della formazione delle future generazioni, demandato naturalmente alla famiglia e alla scuola, che dovrebbero operare in stretta sintonia, quella sintonia che ora per lo più è assente.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 18:48 da Renzo Montagnoli


perchè forzare gli altri ad essere come noi? io adoro leggere, entrare in una libreria per me è libidine, anzi… libridine. eppure i miei genitori non mi hanno mai esortato alla lettura, sì d’accordo, la casa era piena di libri e certamente la mia condizione di disabile ha influito sul mio amore per quei parallelepipedi pieni di meraviglie da scoprire, ma in fondo penso che il piacere di leggere sia innato; come si fa ad esortare una persona che sai che non ha letto mai o quasi mai a leggere ad esempio le Braci di Marai, non si può, bisogna solo avere un’infinita spudoratezza od essere un inguaribile sognatore.
Noi lettori saremo sempre meno? sicuro, ma non ce ne può fregare di meno, basta che non proibiranno la lettura, ho sempre amato far parte di una minoranza. Il futuro del mondo non mi riguarda

“Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi; salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo, e così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere e con il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato…”
F. Nietzsche

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 18:55 da giovanni


Illustrissima Maria Teresa Santalucia Scibona,
come suol dirsi nei casi fortunati, “ci fanno le uova i galli”. Ecco, per l’appunto, dato che vivo a Roma a pochissimi passi dal santuario delle Tre Fontane so di cosa parli. Viceversa, temo, sarei stato condannato all’ignoranza senza via di scampo. E invece, strana la vita, tra l’acquisto di una cioccolata e di un liquore, riuscii anche ad apprendere notizie sul santuario e su Thomas Merton.
E non scusarti, suvvia. Un tipo come Marlon, per esempio, così poco incline alla lettura, adesso non si darà pace finché non avrà acquistato tutte le opere di Merton.
Enrico Gregori

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 18:55 da Enrico Gregori


A tutti:
va be’… bel dibattito, ma allora questa lettera aperta alla RAI, richiedente un appuntamento fisso quotidiano sui libri tra le 19- e le 20, la devo postare oppure no?
Ditemelo
Sergio Sozi

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 22:27 da Sergio Sozi


E perche no, Sergio. Tentar non nuoce.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 22:28 da Renzo Montagnoli


Caro Sergio, “frequentando” te e altri illustri partecipanti a questo blog sto decisamente affinando il mio eloquio. Man mano, infatti, arrivo addirittura a farmi scrupolo di essere esplicito e colorito come mio costume.
Questo, e non altro, è il motivo per cui non ti dico cosa se ne farà la Rai della tua lettera aperta. Ma te lo lascerò solamente immaginare.
Rassegnati. Comunque su canale 5, proprio dalle19 alle 20, va in onda un quiz condotto da Gerry Scotti. Potresti obiettare “chissenefrega”, ma faresti male. Io, per esempio, stasera ho imparato che il “cytrullus vulgaris” altro non è che l’anguria. Ti sembra poco? :-)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 22:37 da Enrico Gregori


Grazie per ora a Montagnoli e Gregori. Gli altri cosa ne pensano, concretamente?
Sergio Sozi
P.S.
Un saluto a Renato Corpaci: benvenuto a Letteratitudine! (hai finito di leggere le mie farneticazioni ”maniacali”?)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 22:45 da Sergio Sozi


Beh Sergio io la penso come Enrico, perdi ogni speranza e rassegnati ad una rai un pò meno ocheggiante soltanto a notte fonda.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 22:56 da giovanni


Grazie davvero a tutti voi per i vostri nuovi commenti.
Mi rivolgo in particolare:
@ Simona:
Ok, Simona. Spero di incontrarti presto, allora!
-
@ Maria Lucia, Enrico, Ginger, Zauberei. Pino Granata (il giovane Pino):
Grazie!

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 22:57 da Massimo Maugeri


E poi ancora grazie a Andrea Borla, Laura Costantini, Giovanni, Renzo Montagnoli, Renato Corpaci.
-
@ Elektra:
grazie per lo spot
(p.s. ti vuoi decidere a mandarmi una tua foto?)
-
@ Marlon:
grazie per i tuoi spunti controcorrente che sono serviti ad accendere un po’ il dibattito.
(P.s. non me la dài a bere! secondo me sei uno che legge!)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 23:00 da Massimo Maugeri


@ Barbara Gozzi:
grazie davvero per i tuoi molteplici e “sostanziosi” interventi.
Più tardi pubblicherò una recensione firmata da Barbara e che ha per oggetto il libro pubblicato da MariaGiovanna Luini per “Edizioni Creative”. Il titolo è: “Una storia ai Delfini”

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 23:02 da Massimo Maugeri


@ Sergio Sozzi:
pubblica pure la lettera aperta indirizzata alla RAI, così verifichiamo le reazioni degli altri amici.
Io sono un po’ scettico, ma questo lo sai già.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 23:04 da Massimo Maugeri


Alla poetessa Maria Teresa Santalucia Scibona.
La ringrazio moltissimo per il suo intervento e per la sua precisazione.
:)
Invierò una mail a Ferdinando Camon di modo che – se vorrà – potrà replicare.
Mentre ci sono ne approfitterò per scrivere a Corrado Augias.

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 23:06 da Massimo Maugeri


@ Daria.
Mia cara e barbarica amica,
grazie mille per il commento rimato!
Tu scrivi: “Perché incentivare? che ognuno legga quel che gli pare. Ciao dolcezza”
Giusto! Ma è pur vero che quando tu parli di libri riesci a “smuovere” centinaia, se non migliaia, di copie.
Grazie per essere intervenuta.
E grazie per il “dolcezza”, sweetheart. ;)

Postato martedì, 16 ottobre 2007 alle 23:10 da Massimo Maugeri


a: gennaro iozzia
Frequentare una scuola di scrittura creativa OBBLIGA a leggere molto, sia perché per imparare a scrivere è necessario riflettere sui testi di chi SA scrivere, sia perché in questo modo si affina la capacità di gustare la letteratura, di comprenderla. Io vedo che i miei allievi, all’inizio, sono dei lettori molto timidi, non si sono avventurati per la più parte oltre Stephen King. Imparare a scrivere non è detto che ne faccia (tutti) degli scrittori pubblicabili – anche se qualche buona sorpresa dopo tre anni sta venendo fuori – però diffonde la capacità di apprezzare la letteratura, che è ciò che la scuola italiana non è capace di dare, e che è l’unica chiave di volta perché si diffonda il gusto della lettura. Inutile illudersi su ogni altra ricetta. Se la gente si annoia a leggere Elena Bono, non ne parla, ed Elena Bono non verrà comperata a dispetto della sua grandezza.
Ciao.
Renato

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 09:07 da Renato Di Lorenzo


Secondo me potrebbe essere utile e proficuo che il Ministero dei Beni Culturali o della Pubblica Istruzione realizzino uno spot capace di invogliare alla lettura, soprattutto tra i giovanissimi. Lo spot dovrebbe essere affidato ad un bravo regista, ovviamente, capace di toccare le corde di chi è lontanto dalla lettura

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 09:25 da Stefania


Ma Daria è proprio “quella” Daria?

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 09:25 da Stefania


Pregiatissimo Enrico Gregori, grazie per avermi rincuorato,
ritengo che un bravo scrittore sia prima stato un tenace e accanito lettore, anche perché un ‘opera dovrebbe essere valida per sempre e come un buon vino, ha bisogno di tempo e di una lunga decantazione affinché l’architettura definitiva del testo, acquisti il suo giusto spessore qualitativo. Scrivo da una vita, e leggendo i capolavori di chi mi ha preceduto, mi rendo conto che non si arriva mai, ritengo importante avere il senso del proprio limite , infatti almeno per me, applico il saggio monito:-” Ubi Maior, minor cessat…”
Ho avuto il privilegio di conoscere, presentare e recensire i volumi di molti autori affermati, proprio l’11 sera scorso, per il convegno senese ” Poesia e canzone d’autore” indetto dall’Università e dalla Fondazione milanese Fabrizio De André, era a cena da me, Salvatore Niffoi , abbiamo discusso di Letteratura e di scrittori emergenti sino a notte alta. Posso attestare
che Salvatore oltre ad essere un affascinante oratore, è un eclettico e pirotecnico vulcano, ha una preparazione culturale di tutto rispetto e come altri prediletti narratori lascerà una traccia indelebile nel mio pensiero. Sono lieta, gent.mo Vittorio Gregori e a Lei grata, per avermi offerto l’opportunità di esprimere ancora una volta ciò che penso.

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 11:05 da M. Teresa Santalucia Scibona


grazie dr. di lorenzo, capisco il suo punto di vista. non crede però che, in merito a ciò di cui si sta discutendo, potrebbero essere più utili “scuole di lettura” che “scuole di scrittura” ?

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 17:37 da gennaro iozzia


Gentile Teresa Scibona.
comprendo il suo punto di vista ma credo sia anche giusto non essere prigionieri del passato. Giacché, se considerassimo il Colosseo l’unica costruzione degna a essere edificata o la Divina Commedia il solo poema pubblicabile, capisce bene che al mondo ci ritroveremmo ben poco da contemplare.
Nel mio piccolo, anzi, nel mio minimo ho pubblicato un romanzo “noir”. Se, nello scriverlo, avessi pensato di fare la stessa cosa eseguita da Lansdale, McCarthy o McBain, bè avrei desistito senza tema.
Nel mentre, invece, c’è pure chi avendolo letto ha scomodato paragoni imbarazzanti. Non che ora io creda di aver fatto chissà cosa, ci mancherebbe. Se non altro, almeno, considero che le ore spese a scrivere siano state più proficue di altri passatempi.

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 17:55 da Enrico Gregori


Caro Maugeri, grazie della lettera e dell’indicazione del suo blog, che non conoscevo. Il dialogo che s’è aperto sul leggere è magnifico. La frase sulla quale una lettrice punta la sua accusa (Thomas Merton vuole attirare il mondo alle cattedrali cattoliche, e così convertirlo) purtroppo non è mia, io ho il torto di condividerla. In pieno. Sul leggere e sulla lettura io non la penso affatto come lei e come i suoi lettori. Penso che tutti debbano leggere, ma per ben altre ragioni. Le ragioni per cui bisogna leggere (le ritengo di capitale importanza, ne va del senso della vita) le ho espresse nella prima pagina del mio ultimo libro, intitolato “Tenebre su tenebre” (uscito da Garzanti dieci mesi fa). Le ho messe anche nel mio sito, http://www.ferdinandocamon.it, sotto un file intitolato appunto “Perché leggere”. Molte biblioteche mi han chiesto il permesso di stamparsi quella paginetta, per incollarla sulla loro porta d’entrata. Se vuole, può usarla anche lei. Sulla lettura è fondata la civiltà.
Buona serata.
Ferdinando Camon

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 18:30 da Ferdinando Camon


Egregio dr. Camon,
la ringrazio moltissimo per la cortese risposta.
Al di là delle ragioni credo che la cosa più importante sia convincere la gente a leggere.
Andrò a cercare il suo “Perché leggere” e lo pubblicherò qui.
I più cordiali saluti.
Massimo Maugeri

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 18:35 da Massimo Maugeri


PERCHE’ LEGGERE

Chi vive, vive la propria vita. Chi legge, vive anche le vite altrui. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite, chi non legge non entra in questa relazione, e dunque non vive nemmeno la propria vita, la perde. La scrittura registra il lavoro del mondo. Chi legge libri e articoli, eredita questo lavoro, ne viene trasformato, alla fine di ogni libro o di ogni giornale è diverso da com’era all’inizio. Se qualcuno non legge libri né giornali, ignora quel lavoro, è come se il mondo lavorasse per tutti ma non per lui, l’umanità corre ma lui è fermo. La lettura permette di conoscere le civiltà altrui. Ma poiché la propria civiltà si conosce solo in relazione con le altre civiltà, chi non legge non conosce nemmeno la civiltà in cui è nato: egli è estraneo al suo tempo e alla sua gente. Un popolo non può permettersi di avere individui che non leggono. E’ come avere elementi a-sociali, che frenano la storia. O individui non vaccinati, portatori di malattie. Bisogna essere vaccinati per sé e per gli altri. Perciò leggere non è soltanto un diritto, è anche un dovere. Nelle relazioni tra i popoli, la prima e più importante forma di solidarietà è dare informazioni: mai l’altro dev’essere convertito alla nostra supposta superiorità, ma sempre messo in condizioni di scegliere tra le sue informazioni e le nostre. Quando una cultura si ritiene nella fase di superiorità tale che tutte le altre culture devono apprendere da lei, per il loro bene, e lei non può apprendere da nessuna, comincia la sua decadenza.
Ferdinando Camon
(dal sito dell’autore: http://www.ferdinandocamon.it/percheleggere.htm)

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 18:36 da Perché leggere (di Ferdinando Camon)


Sarebbe d’uopo, intervenuto Camon, concludere qui il dibattito per evitare di dir cose del tutto prive di costrutto.
Capita però, che io sia sfrontato, vanitoso, esibizionista e indisciplinato. Per cui approvo incondizionatamente l’opinione di Camon e mi permetto di essere anche un pochino inorgoglito per aver espresso (vedi sopra) un qualcosa del genere rispondendo a tal Marlon. Ovviamente Camon l’ha fatto da persona seria e non da quel modesto giullare qual io sono ma che partecipa volentieri a questo circo organizzato da Barnum-Maugeri.

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 18:42 da Enrico Gregori


Da Grande Lettore dico che leggo sempre di meno perché non trovo libri interessanti da leggere. Arrivo a metà libro e mi annoio. Forse sbaglio qualcosa nella scelta ma ultimamente sono sempre rari i libri che mi lasciano qualcosa dentro.

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 20:06 da Podmork


ok Podmork, forse è vero che molti libri non sono interessanti e non lasciano dentro nulla, ma non mi dire che quei decerebrati che adesso sono incollati alla tv a vedersi l’isola dei famosi o Italia-Sudafrica di calcio non leggono per il tuo stesso nobile motivo!!

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 22:37 da giovanni


Come vi sarete accorti ho aggiornato il post con il “Perché leggere” di Ferdinando Camon. Mi pare davvero un ottimo spot a favore della lettura. Penso che dovremmo “adottarlo” tutti.
Che ne dite?

Postato mercoledì, 17 ottobre 2007 alle 23:03 da Massimo Maugeri


”Un popolo non puo’ permettersi di avere individui che non leggono” dice, anzi SCOLPISCE, Camon. Poi precisa che ogni popolo conosce se stesso tramite la duplice azione scrittura-lettura. Infine quadra il cerchio: la decadenza di un popolo inizia quando esso si crede arrivato all’apice della propria fioritura (culturale, civile, ovvero complessiva) e dunque si sente autarchico. Ottima, la riflessione di Camon, che conobbi a Corciano (PG) di sfuggita almeno dieci anni fa e che ho letto a sprazzi fin ora: infatti a noi italiani mancano assieme una consapevolezza nazionale e una consapevolezza delle altre Nazioni. Questo perche’ non leggiamo, ne’ quel che scrivono gli italiani ne’ quel che scrivono gli stranieri, e per di piu’ senza alcuna cognizione, ci sentiamo contemporaneamente i migiori del mondo e quelli che vivono nel Paese piu’ arretrato del mondo. E forse – dramma! – cio’ e’ proprio vero!
Sozi

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 00:11 da Sergio Sozi


A Massimo Maugeri.
Dal portatile MacBook del piano di sopra, dove vado a dormire (mentre di giorno lavoro sull’IMac G5 del piano di sotto): sono contento che le ragioni del “Perché leggere” le interessino. Uno deve leggere perché altrimenti si frega la vita. Deve comprare libri e giornali. La vita è relazione, e l’uomo è un animale sociale (Aristotele). Un fidanzato che non legge è un fidanzato peggiore, un padre di famiglia che non legge è un padre peggiore, e crea una famiglia peggiore. Non dico al pubblico: leggete per farmi un piacere. Gli dico: Leggete per non farvi del male. Il che significa: Se non leggete, peggio per voi.
Buonanotte a lei.
Ferdinando Camon

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 00:25 da Ferdinando Camon


Vorrei proporre a tutti – come derivazione indiretta da quanto appena detto da Camon – un piccolo quesito, legato alla sfiducia nella grammatica (in ogni grammatica di ogni lingua) che Diego Marani esprime nel suo magnifico romanzo ”Nuova grammatica finlandese” (che ho appena finito di postfare per l’edizione slovena).
Eccovelo, il mio quesituccio:
se ogni lingua non avesse delle regole sintattico-grammaticali fisse e pertanto aggiornabili solo con grandissima lentezza ed accurato esame delle alternative proposte, ci sentiremmo tutti piu’ liberi o soltanto piu’ insicuri? (Io ho la mia opinione precisa a riguardo).
Sozi

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 00:47 da Sergio Sozi


Totalmente d’accordo con Maria Lucia, come me, mi sembra di capire, doppiolavorista: insegnante mattina, pomeriggio e nelle fasi di insonnia notturna, che le auguro rare se non inesistenti (questo è un mestiere da cui non si stacca mai, malgrado il pensare comune…) e quindi madre, casalinga etc nelle pause dal lavoro ufficiale..

Attenzione che non è una banalità dire che la scuola è impotente di fronte alla potenza di fuoco dei vari media o, per i fanciulli ormai evoluti dalla TV (che comunque sono meno di quanto si va dicendo), da internet con tutte le sue sirene che altro non fanno che rafforzare l’incapacità di concentrazione.
Se in classe parli di libri riesci a stabilire un feeling solo con chi già legge, a cui subito brillano gli occhi per il piacere di un nuovo suggerimento, e molto facilmente il pomeriggio stesso va in biblio a cercarlo..

E’ vero, la lettura è contagiosa, ma proprio molto: genitori/figli, un imprinting fondamentale cui non puoi sfuggire, ma anche amici/amici: ora mio figlio adolescente si basa moltissimo sul passaparola fra coetanei, oltre a inseguire in maniera quasi ossessiva i suoi gusti personali..

Così la mia ricetta, banale certo, ma non vedo altre possibilità, è:
DIFFONDERE IL CONTAGIO!
ciascuno nalla propria nicchia, per quanto possibile, ..così ad esempio io continuo a torturare i miei cari alunnetti di consigli di lettura e citazioni varie, convinta che prima o poi qualche nuovo pesce abboccherà all’amo..!

A tutti quelli che sorridono per i corsi e corsetti vari nei pomeriggi scolastici: anche io per lungo tempo ho scosso la testa, ma una volta passata ad insegnare su un tipo di scuola con alunni meno privilegiati ho dato ragione a chi mi diceva che: più tempo i nostri fanciulli impegnano in un ambiente ancora relativamente protetto quale è la scuola, più abbiamo speranza…

Molto molto bello il brano di Camon.. da usare subito come arma/utensile per la diffusione del contagio.

Silvia.c

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:13 da silvia.c


Bellissimo l’intervento di Camon… Penso che appenderò le sue frasi a scuola…
Leggere è come amare: l’amore arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona. Se comunichi la gioia di una storia a qualcuno, tu la riscoprirai nuova e più bella, l’altro ne gioirà insieme a te. Che bello durante i corsi di scrittura quando ci si “riconosce” nell’amore verso un autore o un libro!
Chi non legge si priva di uno specchio, di un mappamondo, di una macchina del tempo. è vero, leggere non è necessario, ma è triste sapere che ne ha bisogno e non sa di saperlo.
Non si può imporre di leggere come non si può imporre di amare. Ma la vita senza amore e senza lettura è più povera.
Laggere e amare danno significato alla vita, le danno un “senso”…

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:22 da Maria Lucia Riccioli


A Simona: un bacio…
A Massimo: grazie di questa meravigliosa opportunità di parlare di ciò che ci sta a cuore… questo blog è un’oasi!
A Maggie: sei troppo carina! Non mi merito quello che hai scritto ma ti mando un bacio…
A Silvia C.: cara collega, facciamoci forza a vicenda!
CROCIATA PER LA LETTURA! Che ne dite, CONTRO IL FONDAMENTALISMO DEL NON-LEGGERE? O “L’ISOLA DEI LETTORI”? Dieci-dodici scrittori e lettori su un’isola deserta con un pacco di libri da leggere e una storia da scrivere?

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:29 da Maria Lucia Riccioli


Mi avete quasi convinto.
Quasi.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:34 da Marlon


Lasciate che i libri vengano a Noi!
Ho apprezzato l’intervento di “Daria” è Lei o non è Lei? Lo scrittore Ferdinando Camon è conosciuto e premiato, anche, per la Sua vivacità e rigore intellettuale.Potrei dire per riassumere le due posizioni: libertà di leggere o non leggere e opportunità di crescita personale derivanti dalla lettura.Certo, se qualcuno si assumesse la responsabilità di insegnare a distinguere i libri utili da quelli inutili, tutto ciò sarebbe auspicabile, quasi, per tutti.Perchè, oltre a un buon liceo che ci insegni, a esercitare il giudizio critico, su quello che leggiamo o andremo a leggere, successivamente, non sembra che gli editori sappiamo sempre distinguere, gli autori etici da quelli senza idee valide, che vanno a pubblicare. E se fosse, come potrebbe dire qualche amico del forum, solo una questione di euro.L’editoria Italiana viene finanziata dallo Stato e dalla Cee, in base al catalogo di libri pubblicati in un anno? E di quanti milioni di euro stiamo paralando?
Leggere fa bene, ma può anche fare male!
Grazie Massimo Maugeri ,per come ci stimoli e sai intervenire,da buon ospite di casa, anche nelle impercettibili sbavature epistolari dei forumisti.
Luca Gallina

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:39 da luca


Ricordo la lezione di uno scienziato inglese al Congresso Mondiale sul Futuro della Scienza delle Fondazioni Veronesi, Cini e Tronchetti Provera, l’anno scorso. Si legge se il DNA ci predispone a farlo. Se non abbiamo i geni che “leggono” non c’è storia. Ho trovato questa lezione molto angosciante: mi è andata bene e il mio DNA ama i libri? Io vivo sommersa dai libri, ne leggo moltissimi. Mi piace pensare che sia passione, che sia frutto della mia storia. Ma pare che sia tutto stabilito dal DNA.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:44 da MariaGiovanna Luini


Non c’è che dire. L’intervento di Camon è proprio bellissimo. Massimo, hai fatto davvero bene a metterlo in primo piano. Uno spot pro-lettura di qualità.
Massimo, è venuta la curiosità anche a me. La Daria che è intervenuta è davvero la Bignardi?
Rosa

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:47 da Rosa Fazzi


Oh, oh… MariaGiovanna, quello che dici è agghiacciante. Ti domando, ma i geni non si possono educare?

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 09:49 da Rosa Fazzi


Io il testo “perché leggere” di Camon lo stamperò e lo appiccicherò alla parete del mio studio, quella di fronte alla scrivania. Grandioso.
* * *
Massimo, chi è questa Daria. Siamo tutte gelose!
Smile

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 11:30 da Elektra


Sotterrrando una virtuale ascia di guerra (se semo capiti) vorrei esprimere il mio plauso al quesito posto da Sergio Sozi in merito al linguaggio.
A mio avviso esistono regole imprescindibili e andrebbero rispettate. Quello su cui sono molto elastico, invece, è l’utilizzo di una sorta di “slang” ormai entrato nel quotidiano. La mia opinione è, però, che non se ne abusi. Scrivere, ad esempio, ogni tanto “messaggiare” o “flesciare”, ci può anche stare. Esagerare diventa un ammiccamento sguaiato per catturare consensi.
E’ anche possibile, forse, che un linguaggio meno paludato e accademico, possa avvicinare alla lettura qualche restio. Ma certezze non ne ho.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 12:02 da Enrico Gregori


A Sergio Sozi.
Caro Sergio, temo che il problema grosso sia il seguente.
Sono molti o pochi coloro che conoscono davvero e bene le regole sintattico-grammaticali della lingua italiana?
A Massimo.
Ho letto i commenti di Luca, Rosa ed Elektra. Prima di loro c’era il mio. Perché non ci rispondi?

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 12:20 da Stefania


davvero notevole lo scritto di camon. sottoscrivo in pieno.
sozi formula una domanda impegnativa. io ho l’impressione che oggi le le regole sintattico-grammaticali delle lingue, di tutte le lingue, cambino più velocemente rispetto a un tempo. ma è un’impressione da non addetto ai lavori, dunque non vale nulla.
su daria… a stefania, elektra, rosa e luca: ma perché non vi fate i fatti vostri? :)

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 13:33 da gennaro iozzia


A Stefania:
secondo me le regole grammatical-sintattiche e morfologiche della nostra Lingua oggi sono note a pochi italiani; dunque bisognerebbe diffonderle maggiormente, non tanto aggiornarle. Fra vent’anni si pensi ad eventuali ritocchi. Eventuali, dico, non indispensabili, perche’ la grammatica italiana e’ completa ed esauriente, oggi, quindi… squadra vincente non si cambia (mi si scusi l’infelice associazione).
Ad Enrico:
la mia ascia resta sotterrata dov’era prima. Pax urbi et orbi. Inoltre sono d’accordo con te, anche se i neologismi personalmente cerco proprio di evitarli, da quante belle parole, anche antiche, riesco a reperire nel dizionario e nella Letteratura italiana (esempio: i nomi italianizzati di molte citta’ estere sono presenti in Ariosto e Tasso ma nessuno li sa). Per l’uso giornalistico, pero’, capisco i tuoi indispensabili compromessi.
Saluti cari ad ambedue
Sozi

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 13:51 da Sergio Sozi


P.S.
Secondo me la Letteratura dovrebbe evitare di abbassarsi di livello (filosofico, linguistico, sintattico, strutturale, ecc.) per catturare adepti. Sono gli italiani a dover crescere, non dev’essere la Letteratura ad abbassarsi.
S.S.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 13:55 da Sergio Sozi


Leggere e scrivere. Ma a scrivere ormai sono così tanti, che l’idea di un libro sta diventando, quasi, un’ipotesi volgare. E’ brutto, lo so, ma la gran quantità di carta e di parole che ormai ci sta affossando dovrebbe indurci alla necessità di una nuova regola “speriamo di non stabilire nulla di aspro e gravoso”; una regola “monastica” che ci induca ad organizzare il tempo, equamente distribuito, fra spirito e corpo. Leggiamo, scriviamo, riflettiamo. Leggiamo senza pregiudizi, scriviamo in libertà, riflettiamo sul che fare. Dentro o fuori le mura.
Un carissimo saluto a tutti voi.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 14:07 da Miriam Ravasio


Ciao Miriam, bentornata in cotesto loco con il solito tuo ”profondo intelligere”!
O… forse sarebbe piuttosto il caso di pensarci mille volte prima di scrivere? Se riflettessimo dieci volte prima di scrivere un periodo, i libri in giro sarebbero molti di meno, vero? E sarebbero migliori. Prender penna e scrivere cosi’ come viene, invece… eh… crea il danno dell’affollamento.
Sergio

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 14:24 da Sergio Sozi


A questo punto la discussione potrebbe prendere una nuova piega. Dopo aver accertato la necessità del leggere e analizzato le ragioni del leggere (perché leggere) si pone il problema di “cosa leggere”.
Ed al problema del cosa leggere se ne affianca un altro: chi decide “cosa leggere” e cosa “non leggere” e quali sono, o dovrebbero essere, i canoni di tali decisioni.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 14:32 da Stefania


I PROBLEMI DELLE LIBRERIE ITALIANE (1 segue)
Un signore entra in libreria. E’ mattina, la libreria è completamente vuota e c’è una bella musica rilassante. Intorno al signore ci sono circa 20 titoli di libri differenti, ben catalogati e ordinati per argomento. Ma al visitatore non interessano, va direttamente dal commesso è chiede un titolo preciso. Dopo aver verificato sulla banca dati del suo computer il commesso risponde che non lo ha, e precisa che si tratta di un libro del 2003, ma se lui lo desidera si può provare ad ordinarlo. Il signore anziano si altera e non si spiega perchè la libreria non abbia libri così recenti… E va via cercando in altri lidi il suo libro…
Il commesso ha tentato di spiegargli che ogni giorno, eccetto i festivi, arrivano in una media libreria circa 50 novità. Vogliamo fare un calcolo molto al ribasso? più di 15 mila novità all’anno, ma in realtà il numero è molto, molto più alto! Quindi se una libreria volesse avere il catalogo delle pubblicazioni degli ultimi 3 anni dovrebbe avere un monte merci di circa 45mila titoli (cifra sempre al ribasso!).
Allora, ogni giorno per il nostro popolo di non-lettori vengono editi uno scatafascio di libri, all’80% inutili, che dopo una permanenza di 1 o 2 mesi in libreria vanno in resa, poi ai remander’s e poi al macero…
Chi ci guadagna? Quale filiera ne esce soddisfatta?
I trasportatori, ad esempio che corrono su e giù per le autostrade con pacchi di carta, i grandi distributori che fanno pagare le spese di trasporto e le rese ai librai, e i grandi editori, quando diventano anche distributori o catene di librerie, ecc…
Un saluto e alla prossima, Flaminia

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 15:16 da Flaminia Mancinelli


I PROBLEMI DELLE LIBRERIE ITALIANE (2 segue)
Naturalmente, l’avrete capito, io faccio la libraia. La libreria che gestisco (non possiedo!) con la mia socia è il frutto dell’investimento dei risparmi di tutta una vita e non fa parte delle grandi catene (tipo Feltrinelli o Mondadori), è quella che in gergo si definisce una “libreria indipendente”, il che ovviamente non ha nulla a che vedere con le dipendenze di tipo politico.
Ma veniamo al dunque: in un mercato asfittico per la lettura qual è il nostro, le catene librarie e i supermarket la fanno da padroni, spuntando dagli editori grandi degli scnti e delle agevolazioni di pagamento che permettono loro di offrire libri con sconti per le librerie normali, irraggiungibili… Il meccanismo perverso però non si restringe a questo e basta, se così fosse tra qualche anno saremmo rassegnati ad andare a comprare i libri al supermercato insieme a tutto ciò che acquistiamo quando facciamo la spesa, e amen…
Il problema è più grave: avete mai fatto caso a che libri vengono proposti al supermercato e ora, sempre più spesso, anche nelle catene di librerie? I soliti noti, i soliti editori ed autori. E cos’è questo se non un trust? Ma stando nell’ambiente mi sono dovuta rendere conto che tra poco non solo morranno tuttigli editori piccoli e medi, ma che si stamperanno solo libri che assicurano un buon ritorno. Giacomo Rossi scrive un buon libro? Non è un nome, non è nè Ken Follett nè Wilburn Smith e allora non sarà pubblicato…
Cosa prevede la vostra “stanca e delusa” libraia? La morte della libertà di espressione. Si pubblicherà solo ciò che fa buon gioco in rapporto a costi/profitto e il resto verrà semplicemente cancellato…
Se questa visione vi pare un po’ troppo pessimistica, per favore archiviatela in una cartella del vostro pc e andate a rileggerla tra un po’… Tra quanto? Questo non so proprio dirvelo, ma credo dipenda fino a quando rimarranno aperte un pugno di librerie indipendenti. Vi avverto però, solo negli ultimi giorni ho appreso della chiusura definitiva di tre realtà storiche del nostro patrimonio nazionale.
Un caro saluto
Flaminia

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 15:30 da Flaminia Mancinelli


accidempolina, mi sa che flaminia ha proprio messo il dito nella piaga.
che ti devo dire, flaminia? hai proprio ragione. il buon maugeri ci ha sottoposto diverse volte il problema a cui tu fai cenno in questo blog.
la realtà che evidenzi è tanto vera quanto triste.
mi piacerebbe conoscere l’opinione di camon.
ciao flaminia, tu hai aperto un altro filone all’interno di questo post. vedrai che gente più in gamba di me saprà cosa dirti.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 15:44 da gennaro iozzia


Mi duole (dico davvero) parlare di esperienza personale in quanto sembra davvero uno spot pubblicitario. Ma credo (da cronista) che se uno le cose le tocca con mano se ne fa un’idea migliore.
Il mio libro è uscito (guarda caso) insieme ad altri libri di persone che frequento per lavoro o per altro. Il mio si vende (per ora) soltanto on-line; gli altri normalmente (si fa per dire) in libreria.
Ovviamente parliamo di autori non popolari, certo. Però mi è stato fatto notare che la vendita via internet può essere in qualche modo scostante. Ne convengo. Fatto è che quando io sono andato a cercare nelle librerie (piccole, medie ed enormi) i romanzi dei miei amici/amiche, non si trovavano. “aspetti….non c’è…ma lo possiamo ordinare….se lei ripassa tra dieci giorni, magari….).
Io, ovviamente sono passato e ripassato. Perchè VOLEVO quei libri. Mettiamoci però nei panni di un qualsiasi onesto e paziente cittadino che vada in libreria ad acquistare, ad esempio, l’ultimo di Stephen King. Che lo trovi è sicuro e, magari, decide di “buttare” 10 euro per un “esperimento” del quale ha sentito parlare. Secondo voi, passa e ripassa, oppure con quei dieci euro si compra due etti di pizza e cinque supplì?
Premetto che pur essendo parte in causa, anche io sono molto ma molto dubbioso sulla vendita on-line. Però il mio libro, chi bontà sua l’ha voluto, ha cliccato sul carrellino e (carta di credito oppure contrassegno oppure ancora bollettino alle Poste) il libro gli è arrivato a casa.
A una mia collega l’editore ha stampato 100 copie e “te le mando nelle librerie di Roma”. Bello! Tradotto significa che queste copie sono state sparpagliate a mazzetti da cinque in 20 librerie. Praticamente una caccia al tesoro. Chi mai potrà rendersi conto (facendo un esperimento) se quella povera crista ha scritto qualcosa di accettabile?
Bene, secondo me, è ben più che accettabile e costa (mi pare) 9 euro.
Ora il punto è questo: un volenteroso cittadino 9 euro li investirebbe pure per fare una prova. Magari potrebbe dire “e mica ci sarà solo Faletti al mondo!.
Il problema è che l’esperimento viene vanificato dalla irreperibilità del “prodotto”. D’altro canto è anche ovvio che una casa editrice non va a stampare cinquantamila copie di un “bravissimo signor nessuno”, perché presumibilmente se le inf…(bip!).
Qual è allora la soluzione del problema? Per me non c’è. Rimane questione di fortuna. Chi scrive libri non essendo baciato dalla fama deve continuare a essere baciato dalla buona sorte. Insomma, parafrasando la Tamaro, deve dire a se stesso “va’ dove ti porta il cu…” (bip!)

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 17:49 da Enrico Gregori


Grazie mille per i nuovi messaggi. Davvero.
Consentitemi di ringraziare particolarmente Ferdinando Camon per la sua gentilezza e disponibilità.
Lei mi scrive: “Non dico al pubblico: leggete per farmi un piacere. Gli dico: Leggete per non farvi del male. Il che significa: Se non leggete, peggio per voi”.
Ha ragione. Lo dirò anch’io la prossima volta che presenterò un libro. E lo farò citando la fonte.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 19:16 da Massimo Maugeri


@ Stefania, Rosa, Elektra, Luca:
Per me di Daria c’è n’è una, tutte le altre son… “nessuna”.
È abbastanza barbarica e indicativa come risposta?
;)

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 19:18 da Massimo Maugeri


Cara Flaminia, grazie mille per il tuo duplice intervento. Ti capisco. Hai ragione da vendere. Io sarò sempre dalla parte di voi librai indipendenti.
Come ha detto Gennaro abbiamo discusso più di “situazioni problematiche” simili a quello che tu descrivi. Lo abbiamo fatto nella rubrica “voce di libraio”.
Qui: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/category/voce-di-libraio/
Torna a trovarci Flaminia.
Un caro saluto a te.
Massimo

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 19:22 da Massimo Maugeri


Bene. Mi verrebbe da dire: “Il dibattito continua!”
Ed è ciò che ho detto.

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 19:24 da Massimo Maugeri


@ Flaminia, sono saltati gli argini.
Venti giorni fa, ho risposto ad un invito della casa editrice Franco Maria Ricci, pubblicato su alcuni giornali; regalavano un volume tratto dalla loro rivista Il Quirinale. Per curiosità ho inviato un e-mail. L’altra sera una signora molto elegante si è presentata a casa per consegnarmi il volume. Ci siamo sedute, una di fronte all’altra e per un’abbondante ora ci siamo reciprocamente ascoltate. Io per dovere d’ospitalità ho detto qualcosa e poi pazientemente ho seguito, anche con attenzione, la presentazione “liturgica” che precedeva il passaggio di proprietà di quel volume, appoggiato sulla mia scrivania. Fra me pensavo che sicuramente, questa compita signora, non avrebbe cercato di vendermi niente: FMR e i suoi libri neri non possono arrivare al porta a porta! Così ascoltavo quelle argomentazioni preparate ad indurti passo, passo al convincimento, che in questo caso costava €3.000, per l’acquisto dell’opera, con la possibilità di un assegno-bonus per “incapienti” o momentaneamente disagiati, 1.000 o addirittura 1.500 euro! Poi sarei entrata a pieno titolo nel grande progetto della casa, al pari dei grandi collezionisti e con il diritto ad essere invitata alle varie iniziative sparse per il Paese, e ovviamente uno sconto di 3 euro sul biglietto d’ingresso alle mostre. Il pacchetto prevedeva anche un certificato per la successione della proprietà da intestare ad un proprio caro. Tre volumi, “belli”, neri, con seta e scritte in oro, un prodotto di mezzo lusso, per “collezionisti” d’occasione…
Non mi inviteranno alle iniziative, non avrò lo sconto sui biglietti, ma continuerò ad occuparmi d’arte e ad acquistare i bei libri con le immagini, cercando di pagarli il meno possibile. E’ una guerra!

Postato giovedì, 18 ottobre 2007 alle 23:50 da Miriam Ravasio


Ciao Miriam. L’idea che ci sia ancora gente che tenta di vendere libri porta a porta è davvero deprimente.
‘Notte.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 00:07 da Massimo Maugeri


A Stefania:
allora ricapitoliamo: se ognuno di noi pensasse dieci volte prima di scrivere (ovvero: aprire bocca e darle fiato, si diceva una volta) i libri pubblicati sarebbero il dieci per cento degli attuali. Giusto? Perche’ il novanta per cento di noi, se capisse l’importanza spirituale e storica di un testo si starebbe zittino o scriverebbe solo un libro ogni dieci anni.
Bene. In questa utopistica nuova situazione, allora, credo che i critici e gli storici della Letteratura italiana (io solo di quella parlo, mica di tutta: sarebbe impossibile) sarebbero meglio in grado di consigliarci cosa leggere. In base, a mio avviso (e qui entro nei canoni personali), a quanto un testo sia valido, innovativo, integrativo e quant’altro se confrontato con i capolavori assoluto della lingua in cui esso e’ scritto. Per noi, insomma, si tratta di confrontarsi con i soliti giganti (una ventina magari dal ‘200 a oggi).
Percio’, la statura di ”libro leggibile” dovrebbe esser data ai testi paragonabili seriamente con i classici, la statura di ”buon libro” ai testi che aggiungano un qualcosetta ai testi classici e lo status di ”ottimo libro” dovrebbe esser riservato solo ai testi che sappiano eguagliare la maestria formale di pensiero e contenutistica dei medesimi classici ma andando in tutt’altra direzione: delle nuove sistematizzazioni formali, contenutistiche e filosofiche, che sappiano contrapporsi coerentemente a quelle di Petrarca, Dante e compagnia.
Dunque, capiamo insieme che, secondo il mio intendimento, di ”ottimi libri”, con ’sta fretta e confusione mentale che girano, con ’sti refusi a grappoli e con ’sta superficialita’… eehh! Dove sono?
In mente Dei
Ciao
Sergio Sozi
P.S.
E’ gradita una tua risposta.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 01:30 da Sergio Sozi


P.S.
E anche il Nobel cosa puo’ fare? Dare un premio a qualcuno fra i meno cretini, frettolosi, ignoranti e tromboni che girano. Mala tempora currunt. Ma cambieranno, vedrai: il silenzio e l’umilta’ si impadroniranno di noi, in qualche modo, in futuro. Certo come l’esistenza di Giove.
S.S.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 01:38 da Sergio Sozi


Caro Sergio, sono d’accordo con te. Ma allo stesso tempo sono in disaccordo. Tu dici che la scrittura dev’essere pensata. Verissimo. Giustissimo. “Pensiamoci dieci volte prima di scrivere”. Bene.
Ma la scrittura non è solo pensiero (e mi viene da aggiungere “per fortuna”). Secondo me è anche istinto. Più in generale, l’arte non può essere solo pensiero, ma anche istinto, frenesia dell’animo, impulso irrefrenabile che sgorga. Capisci cosa intendo? Del resto, se uno non ha talento, o arte, o non ha “veramente” qualcosa da dire può pensare per dieci, venti, trent’anni, con la testa tra le mani, e non riuscirà a produrre comunque nulla di buono.
Sono anche d’accordo con te sulla necessità di affidarsi ai canoni letterari, ai consigli degli studiosi. Ma anche qui, facciamo attenzione. Perché, vedi Sergio, il rischio sarebbe quello di rendere la letteratura come un sistema elitario, fruibile da pochi eletti. E questi eletti rischierebbero di costituire una casta. Che brutta cosa, Sergio.
E allora in quella frase un po’ scherzosa e un po’ no di Daria Bignardi, “Perché incentivare? che ognuno legga quel che gli pare”, c’è pure un fondo di verità di cui è bene tener conto.
Capito Sergio? Son d’accordo con te. Ma non del tutto.
Sei in gamba. Ciao.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 09:29 da Stefania


Cara Stefania,personalmente sono d’accordo con te, hai ragione da vendere, ma ci troviamo ,purtroppo secondo me,un muro davanti: la “Cultura” ufficiale di chi la professa o vorrebbe contare nel mondo letterario, mi riferisco al mondo reale, esclusi i presenti.I lettori andranno a diminuire, non solo perchè l’offerta di libri è di gran lunga superiore alla domanda,e,dovendo
mi sembra , fare i conti, anche, con la crisi dell’autore.
La scrittura creativa , secondo me,rischia davvero di rimanere un esercizio di stile, implosa in se stessa, per lettori/scrittori letterati e sofisticati. Certo ,la lettura può produrre solo scrittura ma, non è detto che non si possa utilizzare la scrittura, per i media di comunicazione più espressivi e completi : il teatro,il cinema, la televisione,internet, meglio una multimedialità iterragendo tra i media stessi.Faccio un esempio: un libro,un dvd con all’interno l’intervista all’autore, filmati,musiche che ci accompagnano all’interno della vita dell’artista.Questo esiste già.Cosa vuol dire per Noi?
Riguardo il rigore stilistico filologico e quant’altro della scrittura, ritengo che oggi sia seriamente minacciato, perchèla lingua scritta viene violata alla stregua della lingua parlata sempre più frammentaria, in realtà, tanto da non doverci scandalizzare di libri pubblicati di poco spessore e stilisticamente scarsi.
Fatto 100% il pubblicato di libri e distribuiti, chi mi può dire con tutta onestà quanti di questi vanno al macero?
Mi rendo conto che grazie all’ospitalità di Massimo Maugeri,posso farvi conoscere il mio punto di vista, di lettore comune, che sa distinguere il vero dal falso ma a quanto pare non è sufficiente per non sentirsi complici di una grande commedia d’arte all’italiana: la letteratura tra l’apparire e l’essere utile, pensiero debole o forte.Chi lo può dire?
Mi sono dilungato,grazie Stefania e Massimo.
Luca Gallina

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 12:44 da luca


Cara Stefania,
allora il problema e’ piu’ facile del previsto, alla luce di quanto hai detto tu: chi non ha niente da dire non pubblichi (e invece oggi lo fa, aggiungendo tonnellate di cartaccia alle librerie). Aggiungo che il cosiddetto ”istinto bruto” non e’ direttamente identificabile con l’arte scrittoria – la quale parte si’ dall’istinto, ma passa per una lunga meditazione poi diventa scrittura da vagliare, correggere e ricorreggere. Chi vuole agire solo d’istinto faccia altre cose, perche’ la Letteratura e’ un’arte, un lavoro intenso e faticoso.
Esempio facile: non si potrebbero pubblicare in volume questi nostri interventi su Letteratitudine senza profonde revisioni e molteplici aggiustamenti, perche’ UN LIBRO NON E’ FATTO COME UN VESTITO, CHE PASSATI DUE ANNI LO METTI NEL GUARDAROBA O LO BUTTI O LO REGALI, COMUNQUE GLI CAMBI LA FISIONOMIA O LO BUTTI. UN LIBRO DEVE ESSER FATTO PER RESTARE NEI SECOLI. Non e’ la stessa cosa mettere un apostrofo o un accento – io lo faccio perche’ ho una tastiera slovena senza accenti. La punteggiatura e’ una cosa seria e utile. Ecc. Ma molti questo lo reputano superfluo. Io no. Noto gli sbagli e mi arrabbio e quindi NON COMPRO libri formalmente difettosi e non leggo articoli con quattro errori a colonna. Anche se il giornalista aveva ”cose da dire”, dico che NON LE SAPEVA ESPRIMERE CORRETTAMENTE: vada a studiarsi la grammatica se vuol esser pagato per quello che scrive.
Ecco perche’ bisogna lavorare seriamente. Chi non lo faccia vada a fare altri mestieri, il mondo e’ vario. Io d’altronde mica faccio solo lo scrittore: vado anche a fare le pulizie con una ditta. Brusca e spugna, mani ghiacciate e olio di gomito. E rivedo dieci volte anche quel che sto dicendo ora qui. Bene. Lo facciano anche gli analfabeti.
Cari Saluti
Sergio
P.S.
Ovviamente niente di tutto cio’ e’ riferito a te.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 13:40 da Sergio Sozi


P.S.
Se la scuola insegnasse la grammatica (bene) come in genere faceva trent’anni fa, la casta dei Letterati esisterebbe ugualmente ma il livello medio dei libri si alzerebbe: se tutti scrivessero bene, solo gli ottimi fra questi diverrebbero i ”maestri”. E prima era cosi’. E poi che significa ”casta”? Che, per caso, non esiste anche una ”casta” di fisici nucleari o geologi che sanno il proprio mestiere a fondo, che sono specializzati? Ecco. Anche nella Letteratura avviene cosi’, e’ naturale e ovvio: la legge delle professioni. Mica tutto e’ per tutti, nel Mondo.
Sergio

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 13:46 da Sergio Sozi


Quando mi trovo a essere d’accordo con Sergio Sozi mi preoccupo. Allora devo trovare a tutti i costi qualche punto che ci distingua :-) .
La “selezione naturale” tra infimi, mediocri, buoni e ottimi mi convince.
Però lo scrivere (il termine Letteratura non mi viene) è anche un settore dove l’esercizio e la propalazione della fantasia, almeno a me, incuriosisce. Dopodichè sui risultati ognuno si lascerà guidare dal proprio gusto, spero.
Il categorico distinguo proposto da Sozi non si adatta, per esempio, al pilota d’aereo. Lì o ci sai fare oppure può non esserci prova d’appello, né per l’equipaggio, né per i viaggiatori, né per il comandante medesimo. A meno che, consapevole della propria imperizia, non sia salito a bordo indossando il paracadute.
Io sono per far scrivere chiunque voglia farlo. E, se riesce a pubblicare, buon per lui. Credi forse, caro Sergio, che riducendo drasticamente del 50 per cento i volumi pubblicati emergerebbero tutti e soltanto gli ottimi? Non credo. E poi chi sono gli ottimi? Ammesso che esistano parametri universali, li potremmo conoscere tutti? Penso sia impossibile.
Sulla grammatica convengo. Però mi auguro (o forse mi illudo) che i lettori siano capaci per proprio conto a non farsi mai più gabellare da uno scrittore che sparpaglia a casaccio consecutio temporum come fossero pangrattato.
Come ci siamo già detti, io sono per un po’ di slang e per una scrittura che oltrepassi l’ortodossia. Però alcune cose non le sopporto. Conosco un tale che se ne infischia degli apostrofi. Quando gli ho fatto notare (mi sembrava di essere alle prese con un ragazzino della seconda elementare, e invece è un noto giornalista) che “un altro” non vuole l’apostrofo mentre “un’altra” invece sì, mi ha risposto……”FISIME DA FISSATI, QUELLA REGOLA NON HA SENSO!”.
Massimo Maugeri e molti di voi hanno imparato a sopportare le mie sortite, come dire, colorite. Ma la risposta che diedi a quel collega….no, non posso. Qui non posso proprio. :-)
ps: le prime due righe di questo post sono ovviamente ironiche. Con te, caro Sergio, è meglio precisare. Nato a Roma, trasferito in Umbria, stabilito in Slovenia…..sai, ci vuole poco a essere affetti dall’obnubilamento del sensorio :-)

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 18:33 da Enrico Gregori


Intervengo per sottolineare una cosa riguardante Sergio Sozi.
Sergio, oltre a essere scrittore e giornalista culturale, è pure docente di letteratura.
Ora, per vari motivi – anche di natura burocratica – per quest’anno non sta potendo insegnare. So che si è prodigato alla ricerca di lavori intellettuali a lui confacenti, anche perché ha una famiglia da mantenere. Apprendo, dal suo precedente commento, quanto segue: “Io d’altronde mica faccio solo lo scrittore: vado anche a fare le pulizie con una ditta. Brusca e spugna, mani ghiacciate e olio di gomito”.
Credo che questo gli faccia molto onore. Molti intellettuali, molti scrittori, si sono dovuti cimentare anche con questo tipo di lavori.
Onore a te, Sergio Sozi. Che tu possa tornare a insegnare quanto prima!

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 19:18 da Massimo Maugeri


Ora intervengo sulla “questione della scrittura”. Vi anticipo che mi piacerebbe dedicare all’argomento un post specifico. Dunque sarò breve.
Ho letto i vostri commenti: quello di Sergio e quelli di Luca, Stefania ed Enrico.
Io penso questo:
-
La scrittura non può essere improvvisazione. La scrittura è studio, fatica. È sbattere gli occhi e il cuore sulla pagina bianca che non si riempie. È inseguire parole, imbastire frasi che ti danno l’illusione della grazia per poi rivelarsi traditrici e deludenti.
Ma la scrittura è anche folgorazione. È anche il miracolo di immagini e parole che, quando la Musa ti accarezza, si forgiano in combinazioni di rara perfezione (almeno ai tuoi occhi).
Vi racconto questa.
Nei mesi scorsi ho lavorato duramente alla stesura di un nuovo romanzo. Ho buttato giù un centinaio di pagine con smisurata fatica, ma anche con l’impagabile gioia di avere tra le mani una storia e una narrazione degne di tal nome.
Mi sono fermato. Ho lasciato riposare il dattiloscritto. L’ho riletto dopo un paio di settimane e mi è venuto voglia di farlo a pezzi. Non potevo credere al sentimento di fastidio che provavo nel rileggere quelle mie stesse pagine. Ho abbandonato quel dattiloscritto al suo destino di storia nata senza aver visto la luce. E lì rimarrà.
Eppure avevo lavorato tanto. Avevo scritto, letto e riletto. Limato, tagliato, e ancora scritto letto e riletto.
Capita.
Ma capita anche che scrivi di getto. E le parole ti scappano dalle dita così velocemente che non hai nemmeno il tempo di pensarle, di valutarle. Si fissano sulla pagina e non ti sembrano nemmeno tue.
La Musa ti ha accarezzato.
Ti volti per cercarla, per ringraziarla. Ma è già andata via.
A volte capita anche questo.
Il miracolo della scrittura.
Ciao.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 19:35 da Massimo Maugeri


Avevo letto la questione lavorativa riguardante Sergio Sozi. Non so se gli fa più onore il fatto di lavorare in un’impresa di pulizie oppure il fatto di dirlo. Ciò detto, caro Sergio, e fuori da banalissima demagogia, se abitassimo nella stessa città, sarebbe per me un onore darti una mano con gli spazzoloni. In cambio vorrei solo sentirti parlare di qualche autore che conosco.
Mi rendo conto che la solidarietà morale non aiuta molto ad arrivare alla fine del mese. Mi auguro, però, che molti partecipanti a questo blog spingano virtualmente con le loro mani quel cazzo di spazzolone che Sergio trastulla quotidianamente. Non so cosa altro aggiungere.
Invece a Massimo vorrei chiedere un’informazione a beneficio della tranquillità di tutti: l’hai davvero disintegrato quel romanzo? ti prego, dicci di sì :-)

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 19:48 da Enrico Gregori


No Enrico, non l’ho ancora disintegrato.
Magari potrei pubblicarlo sotto pseudonimo. Certo, dovrei scegliere un nome che si sposi bene con quella patacca.
Il nome potrebbe essere Enrico Gregori. Sì, perché no?
;)
Scherzo…

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 19:58 da Massimo Maugeri


Ottima idea……e non scherzo :-)

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 20:03 da Enrico Gregori


Certo, Massimo, la scrittura e’ un miracolo, ne convengo appieno. Ma e’ un miracolo anche (dico: anche) aiutato da quanto siamo capaci di capire ed interiorizzare quel che leggiamo, studiamo, interpretiamo e ripetiamo. I veri uomini di Lettere sono degli eterni studenti, bambini, ”minores”.
Dunque: studio, ispirazione, pensiero, anima, tecnica, personalita’, sofferenza e amore. Se manca uno di questi diciamo ”elementi”, il miracolo non si compie – almeno in me, che non sono un genio. Inoltre vorrei aggiungere qualche bella parola che a te (e credo anche a me) si addice: esattezza, umilta’, meticolosita’.
A Enrico: hai fatto bene a mandare ai paesi suoi quel poveretto (ho usato due eufemismi) del ”grande giornalista analfabeta”. Pero’ i parametri di valutazione della Letteratura (o delle Belle Lettere, andrebbe precisato come si faceva prima dell’Era Ignorantistica) esistono – dei parametri magari non ”universali” ma mi bastano i nazionali. Se poi, un’utopistica lontana alba, almeno avessimo la soddisfazione di trovare nella nostra libreria di fiducia la meta’ degli attuali libri, scartando quelli scritti grammaticalmente male, un passo in avanti questo lo sarebbe di sicuro – sempre che anche critici e professori facessero il loro dovere senza tante ideologie o convinzioni populiste ma insegnando qual e’ la buona Letteratura, la meno buona, eccetera, almeno sotto il profilo formale, storico e filosofico insieme.
Saluti Cari
Sergio
P.S.
Anche a me spesso e’ venuta voglia di ”fare a pezzi” qualcosa di brutto che avevo impresso su carta. Ma secondo me tu, Massimo, dovresti attendere ancora un po’: un altro giro di boa e troverai bello quel che nella fase precedente ti aveva tanto irritato. Poi tornera’ brutto…. a fasi alterne, finche’ non capirai che il tuo dolore, le tue tante modifiche e il tuo lavoro lo hanno purificato e reso – se non mai ”ottimo” ai tuoi occhi – almeno degno della tua firma. A quel punto tu la metterai in calce e lo pubblicherai. Se la Musa ti sorride, avrai fatto un’opera meritoria anche per noi lettori tutti. Se invece sai che la Musa non c’e’ mai stata affianco a te, allora lascialo li’ nel cassetto, il dattiloscritto: vuol proprio dire che e’ una cosa inutile per te e per tutti. Ma io non credo a questa ultima ipotesi, per poco che ti conosca.

Postato venerdì, 19 ottobre 2007 alle 20:21 da Sergio Sozi


Tra qualche tempo proverò a ridare un’occhiata all’odiato dattiloscritto. Se dovesse convincermi… bene! Altrimenti lo regalo a Enrico Gregori (farebbe comunque un figurone) ;)

Postato sabato, 20 ottobre 2007 alle 00:35 da Massimo Maugeri


Ho giusto un tavolo con una zampa più corta :-)

Postato sabato, 20 ottobre 2007 alle 01:30 da Enrico Gregori


Certo che scrivere è un’arte (e ogni componente della scrittura è un’arte a sè e la Scrittura è quindi un’Arte Somma, il ché complica ancor più la faccenda).. e in effetti la differenza fra Scrittura e scrittura la può capire bene solo un Grande Lettore, categoria cui mi onoro, con orgoglio sempre rivendicato, di appartenere! :-)
Ora, il dono dell’Arte è ben raro, anche perchè va coltivato, richiede studio, passione e sacrificio, così accade che noi Grandi Lettori siamo, in molti casi, pessimi scrittori ma ne abbiamo consapevolazza, mentre la maggior parte dei pessimi scrittori non ha alcun dubbio sulla qualità della propria produzione e scrive scrive scrive…
Così grazie a Massimo Maugeri, alla sua Arte, ed ai suoi preziosi consigli di lettura e di riflessione..
Per Podmork:
ti capisco perfettamente, infatti sempre più spesso, dopo aver per l’ennesima volta abbandonato un “nuovo” libro che, trascorse le prime promettenti pagine, mi lascia per strada, delusa e sonsolata, mi rivolgo ai “vecchi”, porti sicuri cui tornare con la certezza che il rileggere è sempre un nuovo leggere.
Per Sergio Sozi: adoro la grammatica, vorrei non tradirla mai.. quando scivolo su un mio strafalcione ( purtroppo capita più spesso di quanto non vorrei) mi rialzo molto ammaccata e con l’orgoglio sanguinante!
Ora rileggo ben bene questo commento… per tranquillità!! ;-) )
Grazie a tutti Silvia.c

Postato sabato, 20 ottobre 2007 alle 08:47 da silvia.c


Ciao Silvia C.
Grazie mille per il tuo commento e per gli immeritati complimenti rivolti alla mia persona.
Continua a venirici a trovare.
:)

Postato sabato, 20 ottobre 2007 alle 10:30 da Massimo Maugeri


Caro Sergio Sozi, il Suo intervento è importante, secondo me, per riposizionare e spostare gli interventi del forum sulle reali motivazioni degli autori che professano la letteratura: il come,il perché,lo stile,la creatività, la coscienza e la responsabilità di essere utile,etico,verso il lettore. Cercare il lettore che non c’è, alla luce anche dell’intervento di Enrico Gregori, è ininfluente: il lettore saprà distinguere il cattivo scrittore e il mercato terrà in vita il migliore. Signori stiamo parlando di grandi numeri,di interessi editoriali pressanti, non è così semplice. E se fosse invece che: lo scrittore letterato non tiene in alcun conto il mercato e i lettori?
Caro Sergio Sozi, vorrei ora riferire al docente di Letteratura e scrittore, quanto segue:”E’ tramontato già da tempo il sole dell’>, ma è come se per scrittori e artisti la solitudine, l’irregolarità, la non appartenenza frutto di una condizione eccentrica e > fossero un prezzo salato, una condizione esistenzialmente troppo onerosa e inappagante……………il bisogno culturale e letterario di una maggiore sobrietà, di uno stile più appartato, di un definitivo congedarsi dalla figura ieratica dell’intellettuale moderno che si atteggia a >.””
Mi sono permesso di estrarre da un “elzeviro”,i concetti che ritengo più funzionali ai nostri interventi, apparso sul “Corsera” il 19/10/07 di Pierluigi Battista: “Gli intellettuali alla corte dei politici”
PAMUK E LESSING UNA LEZIONE
Una stretta di mano di solidarietà personale a Sergio Sozi e un saluto a Enrico Gregori e Massimo Maugeri e colleghi del forum.
Luca Gallina

Postato lunedì, 22 ottobre 2007 alle 09:38 da luca


Caro Sergio Sozi, il Suo intervento è importante, secondo me, per riposizionare e spostare gli interventi del forum sulle reali motivazioni degli autori che professano la letteratura: come, perché,lo stile,la creatività, la coscienza e la responsabilità di essere utile,etico,verso il lettore. Cercare il lettore che non c’è, alla luce anche dell’intervento di Enrico Gregori, è ininfluente: il lettore saprà distinguere il cattivo scrittore e il mercato terrà in vita il migliore. Signori stiamo parlando di grandi numeri,di interessi editoriali pressanti, non è così semplice. E se fosse invece che: lo scrittore letterato non tiene in alcun conto il mercato e i lettori?
Caro Sergio Sozi, vorrei ora riferire al docente di Letteratura e scrittore, quanto segue:”E’ tramontato già da tempo il sole dell’>, ma è come se per scrittori e artisti la solitudine, l’irregolarità, la non appartenenza frutto di una condizione eccentrica e > fossero un prezzo salato, una condizione esistenzialmente troppo onerosa e inappagante……………il bisogno culturale e letterario di una maggiore sobrietà, di uno stile più appartato, di un definitivo congedarsi dalla figura ieratica dell’intellettuale moderno che si atteggia a >.””
Mi sono permesso di estrarre da un “elzeviro”,i concetti che ritengo più funzionali ai nostri interventi, apparso sul “Corsera” il 19/10/07 di Pierluigi Battista: “Gli intellettuali alla corte dei politici”
PAMUK E LESSING UNA LEZIONE
Una stretta di mano di solidarietà personale a Sergio Sozi e un saluto a Enrico Gregori e Massimo Maugeri e colleghi del forum.
Luca Gallina

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Postato lunedì, 22 ottobre 2007 alle 09:45 da luca


Caro Massimo Maugeri, scusami ma il blog non riporta il virgolettato:
- dell’intellettuale organico -
- disorganica –
- funzionario dell’Umanità –
Buongiorno a tutti!
Luca Gallina

Postato lunedì, 22 ottobre 2007 alle 09:51 da luca


Per fortuna non c’è solo Mantova. Per fortuna non c’è solo Pordenone. Per fortuna non c’è solo Torino…

Le vere fiere sono quelle dove c’è l’editoria indipendente: Pisa (26 – 28 ottobre), Chiari (9 – 11 novembre), Imperia (maggio)…

Se ci fossero solo Mantova, Pordenone e Torino, forse non leggerei neppure io…

Gordiano Lupi
http://www.infol.it/lupi

Postato lunedì, 22 ottobre 2007 alle 16:39 da Gordiano Lupi


Quest post è un po’ datato e superato da altri post altrettanto interessanti. Ma se qualche “viandante” passasse di qua mi piacerebbe avere un breve contraddittorio.
Da alcune rilevazioni (probabilmente esatte) si apprende che in italia escono circa 1.000 libri a settimana. In matematica andavo maluccio, ma non così tanto da non comprendere che ciò significa circa 4.000 al mese e circa 48.000 l’anno.
Orbene, per arrivare a una selezione (ma non si comprende peraltro su quale base), occorrerebbe una critica incessante e agguerrita, un lavoro promozionale diversificato a seconda del rilievo che l’editore vuol dare a ogni libro, insomma bisognerebbe mettere il pubblico nelle condizioni di poter avere un quadro complessivo della situazione e che, di conseguenza, si orienti a scegliere.
Mi pare una chimera. O sbaglio?

Postato venerdì, 26 ottobre 2007 alle 14:56 da Enrico Gregori


conosce anobii.com ? scoprirà quante persone in realtà leggono..

Postato domenica, 28 ottobre 2007 alle 20:04 da io


[...] internet”, Terza Pagina e comunicazione letteraria on line, i blog letterari e gli ipertesti, perché leggere e perché scrivere, lettura e scrittura tra viaggio e condivisione, la scrittura nell’era [...]

Postato giovedì, 12 aprile 2012 alle 22:18 da Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » SCRIVERE AI TEMPI DEL WEB



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