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Archivio del 21 ottobre 2007

domenica, 21 ottobre 2007

RISCHI SUL FUTURO DELL’INFORMAZIONE IN INTERNET. NEO-OSCURANTISMO O CIALTRONERIA?

Il titolo del post è molto provocatorio. E l’immagine prescelta pure (se non addirittura peggio). Lo so.

Il fatto è che questa vicenda mi ha fatto seriamente preoccupare.

Soprattutto all’inizio.

Come certamente avrete saputo, il Governo ha recentemente approvato e mandato all’esame del Parlamento un testo che si prefigge di cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. Si tratta di questo disegno di legge (20 pagine e 35 articoli).

Esaminato alla lettera sembrerebbe che chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale, sarà ben presto costretto a ottemperare a obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste e sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.

Proviamo a fare il punto della situazione con l’aiuto degli articoli pubblicato da Repubblica.it

L’articolo 6 del disegno di legge prevede che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall’Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia “attività editoriale”. L’Autorità non pretende soldi per l’iscrizione, ma l’operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale – continua il disegno di legge – significa inventare e distribuire un “prodotto editoriale” anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l’informazione, ma è anche qualcosa che “forma” o “intrattiene” il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso.

Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma, ha precisato: “Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile”.

Chi finirà, allora, nel registro ROC? “Non spetta al governo stabilirlo – continua Levi – Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute davvero alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere”.

Pare però che, una volta stabilito che un sito web sia tenuto all’iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile.

Beppe Grillo si è subito fatto sentire dal suo blog. Conseguenza della legge, sostiene il comico, sarebbe la chiusura del 99% dei blog e “il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura”.

Grillo, nonostante le “rassicurazioni” di Levi, ha proposto la cancellazione della legge e annunciato che il prossimo V-day sarà dedicato all’informazione per chiedere due cose:
l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria e l’abolizione dell’ordine dei giornalisti.
Folena, presidente della commissione Cultura della Camera ha chiesto chiarimenti: “Chi fa un blog non è un editore. Quindi non deve sottostare a nessuna regola particolare riguardante la stampa o gli operatori della comunicazione. Anche io ho un blog, e un blog è un diario. Nel quale, certo, si può fare informazione. Così come esistono migliaia di siti. Quindi – conclude – va chiarito che chi fa informazione amatoriale online, così come è oggi, se vuole usufruire dei vantaggi della legge sulla stampa si iscriverà al tribunale, altrimenti non deve iscriversi da nessuna parte. Un conto è la professione, l’impresa, altro è la libera circolazione di idee e informazioni”.

Sergio Bellucci, responsabile Comunicazione e innovazione tecnologica del Prc ha sostenuto: “Le risorse pubbliche devono essere usate per aumentare il pluralismo della comunicazione nella carta stampata e in internet” ma la riforma “dev’essere ispirata al criterio di regalare meno soldi ai grandi gruppi e aumentare le capacità di comunicazione dei piccoli gruppi e dei singoli cittadini”.

Alfonso Pecoraro Scanio ha annunciato che i Verdi presenteranno emendamenti alla legge “per evitare restrizioni per chi apre un blog e consentire a tutti gli utenti di parlare liberamente preservando la democrazia web”. Per il ministro dell’Ambiente, “essendo un disegno di legge, per l’approvazione dovrà passare in Parlamento e lì sarà possibile apportare modifiche e migliorare il testo. Invito tutte le forze politiche a sostenere l’iniziativa dei Verdi per non limitare la possibilità d’espressione in Rete”.

Antonio Di Pietro, fra i primi politici-blogger, è convinto che “il ddl vada bloccato”, perché “metterebbe sotto tutela internet in Italia e ne provocherebbe la fine”. Parla di “una legge liberticida”, e conclude: “Per quanto mi riguarda, questa legge non passerà mai, a costo di mettere in discussione l’appoggio dell’Idv al governo”.

Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, ha ammesso sul suo blog che è giustificato l’allarme suscitato dalla norma sulla registrazione dei siti internet: “L’allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato”. Poi ha aggiunto che la correzione è necessaria perché la norma in questione “non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive”.

Il ministro riconosce poi (come ha fatto nei rispettivi blog Antonio Di Pietro e pecoraio Scanio), la propria fetta di responsabilità nell’accaduto “per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri”.

“Pensavo – prosegue Gentiloni – che la nuova legge sull’editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line, caratterizzate da periodicità, per avere accesso ai contributi della legge sull’editoria”.

Per il ministro delle Comunicazioni, dunque, “va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog. (…) Il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l’attività di molti siti e blog”. In definitiva, “meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l’errore, si tratta ora di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare”.

____________________________

Prendiamo atto delle scuse presentate da Gentiloni, Di Pietro e Pecoraro Scanio. Le accettiamo.

È anche vero, però, che sarebbe il caso di dire: “meno presenza in Tv e più occhi sulle carte”.

O no?

Voi che ne pensate dell’intera “questione”?

———–

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Pubblicato in PERPLESSITA', POLEMICHE, PETTEGOLEZZI E BURLE   110 commenti »

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