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Archivio del 26 maggio 2007

sabato, 26 maggio 2007

ERESIA PURA di Adriano Petta (recensione di Miriam Ravasio)

“Va dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini.” Dal libro di Giosuè.

Ho letto Eresia Pura, di Adriano Petta; un romanzo storico ben ambientato, “un percorso che riconduce alle radici stesse della cultura occidentale”, una storia che lascia inquieti.

Sullo sfondo della tragedia dei catari e del genocidio occitano tra il XII e il XIII secolo, si svolge la lotta di un uomo per la libertà di pensiero. La tragica vicenda di Giordano Nemorario anche Giordano Palis o Giovanni del Sacrobosco, che sono la stessa persona. Eresie, roghi, fughe, lotte disperate, tanta fede, violenze , massacri e infinito amore per l’uomo alla continua ricerca della Via del sole.

La prima edizione uscì nel 1996 edita dalla EDIS di Brescia, proprio con questo titolo: "La via del sole"; molto prima che in Italia si diffondesse, nella letteratura di genere, l’interesse per il filone fanta-storico-religioso. Uscì anche prima di Q di Luther Blissett e, se lo stile e la precisione della ricostruzione storica possono indurci a ipotizzare la partecipazione di Adriano alla stesura del testo collettivo, la differenza fra i libri è netta, benché entrambi straordinari nel testimoniare il loro periodo storico di riferimento. Protagonista in Q è il potere in tutte le sue manifestazioni e l’uomo comune, che con una o mille identità, attraversa complotti, corruzione politica, religiosa, organizzazione economica, classi sociali. La lotta, sia per l’uomo che per la Chiesa, è per l’affermazione: storia moderna.

Tema di Eresia è il bisogno religioso; e protagonisti sono gli umili; sottomessi per innocenza, per idealità, per classe sociale, o piegati alla forza del male: storia antica, terribile e sanguinaria storia delle origini. Dio c’è, e la sua presenza offusca, acceca, giustifica e distoglie; Cristo, invece, è morto sulla croce. Sospirando, come scrisse Saramago: “Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto”.

Se l’uomo, come scrive l’autore, ” è un piccolo campo di battaglia”, la Bibbia, il libro dei popoli, non è, come sostiene mons. Ravasi “Il grande codice” che con la forza del suo messaggio e la sua adattabilità è riferimento imprescindibile della storia occidentale. La Bibbia è il grande e terribile testo degli uomini antichi; un testo ancestrale, bello e struggente, ma causa, nella storia, delle più ardite e crudeli manipolazioni. Pagina per pagina, l’autore ci propone un itinerario alla ricerca dello stupore che gli antichi provavano davanti al mistero della natura, della vita; stupore che l’uomo medievale ha ormai quasi perso. Il medioevo di Adriano profuma di Grecia, di Platone, di Kosmos che tutto intero vede, tutto intero pensa, tutto intero ode: la forza della mente. La conoscenza che colma la meraviglia distoglie dal pensiero di Dio e allora “l’ordine si trasforma – Musil – in un bisogno di morte”. Per scrivere questo romanzo, che di genere ha solo il titolo, Eresia, Adriano non solo ha letto, fatto ricerche e raccolto documentazioni; ha guardato, osservato con amore le sculture, i bestiari, i capitelli; le grandi pareti di pietra che, come monoliti urlanti, per secoli, hanno testimoniato agli uomini la terrena fugacità. I protagonisti del romanzo sono “piccoli” come le figure dell’Antelami e dei Pisano; sono uomini e donne puri, grandi bambini che non conoscono la rassegnazione al peccato, perché il peccato non è un bene. Perché il mistero della vita è sacro, l’uomo è sacro ed è un dono di Dio; al di là di questa dimensione è impossibile esprimere il senso della loro visione della realtà: sproporzionati dal Bene. La sacralità del creato, scardinata da un potere terreno che la Umana Chiesa impone con roghi, torture e forza delle armi, è il canto di dolore che dalla metà del libro si alza sempre più alto, più rassegnato. L’uomo “moderno” dell’anno mille, è ritornato al sangue, al bisogno del rito, del sacrificio; la sofferenza salvifica che monda il mondo e giustifica. Quella di Cristo non basta più!

Penso agli affreschi , di quel periodo, che illustrano martiri e martirii, artisticamente belli, ma “turbano”: trafitture, decollazioni, graticolazioni. Il fascino del Noir ha una lunga storia, come il kitsch, che nell’arte è il male perché è imitazione, pseudo-evento.

Termino, perché mi sono dilungata troppo, riservandomi di intervenire, se Adriano lo vorrà, con domande a tema, per approfondire, con i lettori del blog, parte degli aspetti storici, letterari, teologici e artistici del libro. Non mi soffermo sulla trama, ne’ sulla descrizione dei personaggi, perché non voglio privare il lettore della sorpresa narrativa, ricca di storie e notizie, curiosa per le ambientazioni e pregnante, come raramente capita, per i sentimenti: una via del sole.

Miriam Ravasio

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ERESIA PURA, LA DISSIDENZA E LO STERMINIO DEI CATARI

di Adriano Petta

Nuovi Equilibri, 2006

pag. 318, euro 13

Pubblicato in SEGNALAZIONI E RECENSIONI   18 commenti »

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