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venerdì, 10 ottobre 2008

IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI, ANCHE VOLENDO di Roberto Alajmo

iltempodellemele.jpgIn questo periodo di forti ansie caratterizzato dai crolli di Borsa e dallo spettro di una recessione globale che pare difficilmente evitabile, ogni tanto – per tirare un po’ il fiato – può essere utile pensare con leggerezza al proprio passato.
Ecco. Provate a tornare un po’ indietro nel tempo…
Vi ricordate, per esempio, la prima volta che avete corteggiato qualcuno (o che qualcuno ha corteggiato voi)?
E il primo bacio?
Chi se lo ricorda?
È stata un’esperienza magica o… imbarazzante? Vi è mai capitato di pensarci, seppur a distanza di anni?
Roberto Alajmo ci ha ri-pensato. E ha scritto questo divertentissimo pezzo.
Vi invito a leggerlo e a interloquire con lui.
E poi… be’… raccontate la vostra esperienza, se vi va. Il primo bacio. Il primo corteggiamento. O anneddoti raccontati da altri o di cui voi siete stati testimoni.
Infine, sarà proprio vero che il primo amore non si scorda mai… anche volendo?
Massimo Maugeri

————

IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI, ANCHE VOLENDO
di Roberto Alajmo

Poi arriva quell’estate in cui tutti si innamorano. Tutti si innamorano di tutti. Un mese prima, una settimana prima, per l’altro sesso ogni femmina è stucchevole e ogni maschio è puzzolente; un mese dopo, una settimana dopo, invece, è come se avesse ceduto una diga e fosse venuto giù tutto quanto.
Un’inondazione ormonale. Tutti i ragazzi si innamorano allo stesso tempo di tutte le ragazze. E viceversa, si spera. Dev’essere qualche polline nell’aria di inizio giugno, perché non è pensabile che i brufoli sentimentali dell’intera generazione attorno ai tredici anni decidano di sbocciare esattamente nella stessa settimana dello stesso mese dello stesso anno.
Insomma, arrivò quell’estate miracolosa e anche io mi innamorai: di tutte le femmine nel loro complesso, più un certo numero di femmine nello specifico. In particolare, dopo una serie di macchinosi sondaggi (io parlo al mio amico che parla alla sua amica che parla a lei che parla alla sua amica che parla al mio amico che parla a me, eccetera) venne stabilito che – forse, in certe condizioni, se tutto andava bene, se proprio ci tenevo – avrei potuto provarci con una certa Daniela P.
Daniela P. non era né brutta né bella: ma era bionda, il che la faceva entrare nel novero delle femmin-femmine. C’erano anche le femmine-maschio, come Patrizia V., che essendo sportiva e compagnona faceva innamorare di sé mazzi interi di ragazzetti fino a quel momento cripto-omosessuali. Patrizia V. era perfetta per una mutazione non traumatica delle preferenze erotiche.
Daniela P. invece era già femmina al cento per cento. Non arrivo a dire che avesse avuto già altri fidanzati, ma insomma: la sua amica aveva detto al mio amico che mi aveva detto che potevo provarci. La tirai molto per le lunghe, al punto che lei stessa disse alla sua amica che disse al mio amico che mi disse che io forse ero un po’ stronzo. Io allora dissi al mio amico eccetera che non ero per niente stronzo, ma aspettavo il momento buono per rimanere solo con lei. Appena lo seppe, chiese alla sua amica eccetera il motivo per cui allora non la invitavo a fare una passeggiata, anziché nascondermi sempre nel gruppo degli amici comuni. Non mi nascondo affatto, dissi al mio amico eccetera. Considerando tutti i passaggi che servivano per ogni battuta della nostra conversazione a distanza, il corteggiamento durò due mesi, da giugno ad agosto.
Il momento buono arrivò finalmente una mattina, attorno a mezzogiorno. Faceva molto caldo, eravamo in spiaggia e indossavamo soltanto il costume da bagno. La invitai a fare una passeggiata e lei accettò. Fu una passeggiata silenziosa, perché io nel frattempo cercavo di ripassare la parte. Le ipotesi previste erano due:
a) Baciarla.
b) Farle la dichiarazione.
L’ipotesi b aveva alcuni vantaggi, il principale dei quali consisteva nella possibilità di prendere tempo. Una ragazza seria, infatti, non avrebbe mai risposto subito di sì. Avrebbe risposto: Ti Do Una Risposta Alla Festa Di Sabato. Che era la formula convenzionale adoperata per non apparire subito troppo disponibile e anche per mettere un po’ di fretta ad eventuali altri corteggiatori.
Probabilmente avrebbe detto alla sua amica che avrebbe detto all’amico di qualcun altro: allora, che intenzioni ha l’amico tuo? Si dichiara o no? Il tempo stringe. Ultima chiamata. Una dichiarazione d’amore era una specie di OPA, Offerta Pubblica di Acquisto. In un certo senso serviva a stanare altri corteggiatori titubanti.
Ma pure per il maschio dichiarante questa formula possedeva i suoi vantaggi. Almeno nel mio caso: avrei potuto approfittare della dilazione per documentarmi (ma come?) sul da farsi dopo che la dichiarazione avesse ottenuto un esito positivo. L’ipotesi a, per quanto mi riguardava, era esclusa per mancanza di una tecnica baciatoria anche solo approssimativa. Era su questa tecnica che mi sarei dovuto documentare prima della festa di sabato, se tutto andava bene.
Ci sedemmo in silenzio su una panchina, e sempre in silenzio fissammo la strada davanti a noi. Furono lunghi minuti, durante i quali io rimasi quasi sempre in apnea. Di sicuro dovevo aver trattenuto a lungo il respiro prima di sfiatare come una balena che emerge dal mare in mezzo a un trionfo di schiuma:
– Sentitivuoimettereconme?
Proprio così, tutto attaccato e trafelato. Lì capii che Daniela P. non era una ragazza seria, perché anziché rimandarmi alla festa di sabato, mi rispose subito:
– Sì.
E così ero punto e a capo. Seguì un altro lungo silenzio, che per quanto mi riguarda fu denso di preoccupazioni. Una su tutte: adesso dovrò baciarla. A quei tempi baciare una ragazza era qualcosa di impensabile, come lo scudetto al Palermo o guidare una moto con cambio a pedale. E io l’avrei dovuto fare subito. Senza una prova, senza i consigli di un amico più scafato, senza un manuale di istruzioni da consultare.
Tuttavia il silenzio si prolungava da troppo. Decisi di passare ai fatti. Approfittai del fatto che lei non mi guardava per allungarmi nella sua direzione e darle un bacio su una guancia. Uno solo. Sulla guancia. Ma con molte intenzioni. Un bacio intenzionale. Talmente pieno di intenzioni era quel bacio, che qualcosa si commosse dentro di me. Qualcosa fra stomaco e pancia. Ma a pensarci bene, forse, ancora più in basso.
A quel tempo si usavano quei costumi da bagno di marca Speedo fabbricati in un tessuto sintetico e lasco, facile a smagliarsi sugli scogli e, soprattutto, assolutamente inadatto a nascondere quel genere di commozione che in me aveva scatenato quell’unico bacio sulla guancia di Daniela P.
La situazione era molto imbarazzante. Mi illudo ancora oggi che lei non si fosse resa conto di nulla, anche perché appena capii quel che stava succedendo io assunsi la posizione del Pensatore di Rodin, ostentando un’attitudine alla meditazione di cui io stesso ignoravo le proporzioni. Rimasi nella posa del Pensatore di Rodin per almeno mezz’ora. Bisogna considerare che in un ragazzo di tredici anni certe commozioni possono risultare persistenti. Lei mi chiese a un certo punto:
– Torniamo dagli altri?
In fondo ormai eravamo fidanzati – ingrizzati, si diceva – e non restava molto da dire. Io però non mi sentivo pronto a fare la mia prima passeggiata mano nella mano con lei, specialmente facendo mostra al mondo della mia commozione. Le risposi teatralmente:
– Vai tu. Io ho bisogno di restare solo.
Dovette essere molto colpita dalla mia riflessività, sempre escludendo che le fosse sfuggita la mia commozione. Sta di fatto che mi lanciò un ultimo sguardo e si avviò da sola, lasciandomi alle meditazioni. Io lasciai passare qualche minuto e mi allontanai nella direzione opposta, camminando in maniera maldestra per mantenere anche all’impiedi la posizione del Pensatore.
Con lei ci rivedemmo altre volte, ma sempre in mezzo ad altri ragazzi. Nessuno dei due fece mai più cenno a quella vicenda. Non ci furono altri baci fra noi, né altri momenti di commozione. Se quella mattina davvero non si accorse di niente, Daniela P. dev’essere ancora oggi convinta di avere avuto a che fare con un cretino. E francamente, preferisco così.


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Scritto venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:00 nella categoria Senza categoria. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

112 commenti a “IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI, ANCHE VOLENDO di Roberto Alajmo”

Questo pezzo è davvero molto divertente. Qui c’è tutta la vena ironica (e autoironica) di Roberto Alajmo.
Vi invito a leggerlo.

Postato venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:01 da Massimo Maugeri


Naturalmente Roberto Alajmo parteciperà alla discussione.

Postato venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:02 da Massimo Maugeri


Allora…
È proprio vero che il primo amore non si scorda mai… anche volendo?

Postato venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:03 da Massimo Maugeri


Vi ricordate la prima volta che avete corteggiato qualcuno (o che qualcuno ha corteggiato voi)?
E il primo bacio?
È stata un’esperienza magica o imbarazzante?

Postato venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:08 da Massimo Maugeri


Come ho scritto in premessa “ogni tanto – per tirare un po’ il fiato – può essere utile pensare con leggerezza al proprio passato”.

Postato venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:09 da Massimo Maugeri


O no?

Postato venerdì, 10 ottobre 2008 alle 23:09 da Massimo Maugeri


a dir poco esilarante! Grazie LETTERATITUDINE per avermi dato occasione di terminare la giornata ridendo proprio di cuore! E naturalmente grazie infinite a Roberto Alajmo! Io mi sono rivista da ragazzina seduta a far scena muta in una situazione molto simile. Il primo bacio che ho ricevuto in questo momento non riesco a ricordarlo (adesso andando a nanna ci proverò), però mi ricordo molto bene di un bacio che un ragazzo mi diede a tradimento: ero seduta per i fatti miei e a stento mi ero accorta che lui era entrato nella stanza… ZAC, lui alle mie spalle, come un lampo, un bacio sulla bocca e via… Si chiamava Salvatore, Turi, come diciamo noi in Sicilia, e non era per niente un ‘bel ragazzo’, tutti lo deridevano un pò perchè effettivamente era decisamente bruttino, anche io non l’avrei mai scelto però dopo quel bacio ’subìto’ mi son sentita tutta un rimescolio e ci sono andata vicina all’innamorarmi. Mi ricordo che dicevo a tutti “non è mica così brutto!”
Il primo ragazzo che ho corteggiato era un compagno al college, in Inghilterra, era francese, si chiamava Michèle. Lo baciai la prima volta sulla guancia, prima che lui tornasse in Francia per le vacanze di Natale, senza rendermi veramente conto così tanto vicino alle labbra che gli rimase quella sensazione tutto il tempo della sua assenza, Quando ci siamo rivisti ha voluto ricominciare da lì…

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 00:04 da anneli berndt


a proposito del primo amore… ancora mi chiedo quale sia stato, sicuramente non scorderò mai l’unico uomo dal quale ho aspettato un figlio…
e poi… “anche volendo” non è esatto, coi sentimenti non possiamo voler un bel nulla, arrivano, si presentano, si impongono, rimangono, se ne vanno, spariscono, lasciano o no tracce indelebili… noi siamo inequivocabilmente degli oggetti nelle mani dei sentimenti. Terribile è quando diventiamo oggetti nelle mani di chi amiamo.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 00:12 da anneli berndt


A. W.
Padre tedesco e madre italiana.
E’ stata una mia compagna di classe, dalla prima, alla terza Media. Abbiamo fatto anche un anno di Liceo insieme, ma io purtroppo sono stato bocciato e ho preferito cambiare scuola e lei, invece, è diventata Dottoressa.
Ah, dimenticavo, A. W. è stata la prima ragazza che ho baciato alla francese, ma in senso più assoluto è stata proprio la prima ragazza che ho avuto.
Io e a A. W. ci siamo messi insieme in seconda Media.
A. W. era una delle ragazze più carine della classe.
Con lei si era creata una situazione ambigua; ci piacevamo, ma nessuno dei due si dichiarava.
In maggio, grazie al beneplacito dei suoi genitori, A. W. era riuscita ad organizzare una festa in edizione serale. Per i tempi delle Medie un party che iniziava alle sette di sera era una cosa piuttosto trasgressiva.
La festa – naturalmente – fu organizzata a casa di A. W., dato che l’idea era stata sua.
Lei abitava in una specie di villetta a due piani. Avendo a disposizione un piccolo giardino, non aveva nessun problema ad ospitare una quindicina di compagni di Scuola.
Quel party fu una specie di evento ed io, per fare bella figura, chiesi a mia sorella di farmi da consulente per il look.
Mi presentai a quella festa vestito come Gigi Rizzi, ai tempi della Bardot.
Per l’occasione indossai una polo a righe e, come facevano i playboy di un tempo, o forse le persone un po’ attempate, mi misi sulle spalle un maglioncino di cotone, con le maniche annodate sul petto. Ero fermamente convinto che quel look contribuisse a darmi un aspetto piu’ maturo; forse pure troppo, maturo.
Sotto mi ero infilato un paio di pantaloni azzuri, stiratissimi. La riga dei calzoni sembrava venuta fuori da attenti studi di aereodinamica e aveva la consistenza di una nave rompighiaccio. Infine, forse per rimanere in tema con la rompighiaccio, avevo optato per un paio di scarpe da barca.
Mi sentivo molto elegante, molto trendy, anche se, quando mi presentai a casa di A.W., gli sguardi dei miei compagni di classe non furono certo di ammirazione.
La festa iniziò alle 19. I genitori di A. W. servirono l’aperitivo (rigorosamente analcolico) e una volta fatte le presentazioni, salirono al piano di sopra della loro abitazione. Ci lasciarono soli per tutta la durata del party.
In quel frangente pensai: ‘A quei due dovrebbero fare un monumento!’
Dopo il gioco della bottiglia e un ballo lento, A. W. mi prese per mano e mi condusse in un angolo appartato del giardino. E’ stato lì che ci siamo scambiati il famoso bacio alla francese.
Ancora oggi riesco a ricordare la maglietta elasticizzata che A. W. indossava quella sera.
Faceva risaltare in modo incredibile le curve dei suoi acerbi seni.
Anche se a me, a quei tempi, il suo seno non mi sembrava per niente acerbo.
Sotto…
‘Sotto’, quando avevo dodici anni era un mondo che non esisteva. Ero talmente preso dall’emisfero boreale della donna, che sotto era un termine che non consideravo proprio, o che si poteva limitare ad una cosa così: “Sotto?… Ah sì, sotto aveva i jeans.”
Dopo quel famoso party la nostra storia andò avanti per un po’.
Ogni giorno, dopo la Scuola, accompagnavo A. W. a casa.
Le prendevo per mano e quel pezzettino di strada che ci separava dalla sua abitazione, si trasformava in una passeggiata romantica. Sara’ stato per colpa dell’estate, ma mi sembrava proprio di essere in vacanza.
Come due fidanzati segreti, quando ci trovavamo a pochi metri da casa sua, ci scambiavamo baci appassionati.
Poi, giunti davanti al suo portone, lei entrava ed io la salutavo con un distaccato cenno della mano. L’ultimo giorno di Scuola – prima delle vacanze estive – A. W. mi diede un biglietto. All’inizio fui contento della cosa, ma appena ebbi il tempo di leggerlo, cambiai immediatamente opinione. Se non ricordo male quel biglietto recitava così:
Caro Luca,
dopo aver parlato con i miei genitori ho deciso di lasciarti.
Sai, l’estate è lunga e l’idea di non vederti per tre mesi mi procurerebbe un dolore troppo grande.
Spero che non ci starai male.
Ti voglio sempre un mare di bene
xxxA.xxx
Mi ricordo di aver letto quel biglietto e una volta arrivato a casa, mi ricordo di essere andato a dormire.
Sì, alle due del pomeriggio sono entrato nel mio appartamento e senza dire una parola, mi sono fiondato nella mia camera da letto e sono andato a dormire.
Non dovevo aver preso la cosa troppo bene.
La mia storia era iniziata a Maggio e finita in Giugno. Mi sembrava che per uno che era alla ricerca del grande amore, non fosse un buon inizio.
Ma si sa come vanno a finire questi amori giovanili, queste acerbe passioni, questi fuochi che bruciano sulla capocchia di un fiammifero.
La temperatura si raffredda, gli entusiasmi frenano e tutto quello sembrava magnifico, diventa banale, e a volte persino brutto. Però: ‘Il primo amore non si scorda mai’ ed io A. W. non l’ho mai dimenticata.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 00:50 da Gianluigi


Spassoso nella sua realtà che vista con quel magnifico salvavita dell’humour diventa tenero nel ricordo da deporre nel cassetto…Personalmente ero troppo piccola e “incantata” dalle fiabe e dalla “tavola rotonda” per provare altrettanto incantamento per il primo bacio vero (e cioè sulla bocca).Però Lui era bello,biondo,studente in ingegeria e io mi ero perdutamente innamorata della prima lettera ricevuta.Così ci (fidanzammo).Scappai a pubblicazioni ufficiali avvenute,allorchè,tenendomi stretta per il collo,con pomposo orgoglio masculo,mi disse che,SI,saremmo stati felici e che io AVREI AVUTO NELLA MIA CASA GLI ELETTRODOMESTICI PIU’ BELLI CHE CI FOSSERO IN CIRCOLAZIONE.Per lui (che mai capì il motivo del mio gesto) fu una cosa molto brutta e persino con qualche risvolto pesantuccio visto che tentò un volo dalla finestra.Essendo però ingegnere aveva fatto “bene i suoi calcoli” perchè si fratturò solo delle costole curate (con tanto amore) dalla sua segretaria che poi divenne lei la consorte coi gli elettrodomestici di ultima generazione.A me invece restituì il mio volo e i miei liberi ormoni.Qualche volta ci penso e mi chiedo,chissà se?…Mi hanno detto che ha cinque figli e tutto l’ufficio trema…Sono stata brava a scappare! Ciao Massimo,Carola

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 08:36 da carola


Buon sabato a tutti. E grazie per questi vostri primi commenti.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 09:32 da Massimo Maugeri


Confermo che questo pezzo di Roberto mi ha fatto molto (ma molto) sorridere. E sorridere fa bene… :)

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 09:32 da Massimo Maugeri


@ anneli berndt
Grazie a te per averci raccontato la tua esperienza.
Chiudi con due frasi sulle quali si potrebbe discutere ulteriormente:
noi siamo inequivocabilmente degli oggetti nelle mani dei sentimenti. Terribile è quando diventiamo oggetti nelle mani di chi amiamo.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 09:34 da Massimo Maugeri


Gianluigi, invece, ci manda un vero è proprio raccontino. Ma è storia vera, Gianluigi, o è solo fiction?

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 09:35 da Massimo Maugeri


Grazie anche a te, Carola.
Hai ragione: gli elettrodomestici non sono tutto.
;)

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 09:36 da Massimo Maugeri


Io 15 anni. Lui 18.
Budapest. Gita scolastica. Uno della terza A, figurarsi. E io in prima.
Amiche in subbuglio per farsi raccontare. Il primo bacio rubato al buio della discoteca.
Poi Maria. Quella della seconda C. Guarda che “lui” deve dirti una cosa.
“Cosa”? Domando svampita dall’emozione.
E lui: “Niente d’importante. Sono già fidanzato”.
Tutto in pochi minuti: fidanzata. Sfidanzata. Tradita.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 10:13 da simona lo iacono


Spassosissimo il pezzo di Roberto. Mi ha fatto tornare il buonumore, al rientro dal Comando dei vigili urbani, dove ho pagato due multe. Il primo bacio? E come si fa a ricordare? Io sono stato un tipo piuttosto precoce, ricordo che quando nacqui mi congratulai con mio padre per il capolavoro che era riuscito a realizzare. Probabilmente il primo bacio l’ho dato alla balia. Se non vi annoio posso raccontarvi l’ultima avventura capitatami in crociera qualche mese fa.
Avevo deciso di prendermi una lunga vacanza per ritemprarmi dalle fatiche quotidiane. Pensai di fare una crociera. Salito a bordo incontrai, con mio sommo rammarico, una gentile lady di cui non faccio il nome per cavalleria. Dico solo che era una vedova la quale da tempo mi correva dietro incessantemente. Anzi, sospettai che si fosse imbarcata di proposito, sapendo che io ero tra i viaggiatori. Devo confessare che l’imprevisto, se da un lato stimolava la mia vanità, dall’altro mi arrecava non poco fastidio, perché mi costringeva mentalmente a una crociera costellata di brividi: “raid” notturni nella mia cabina da parte della gentile signora, fughe improvvise tra le sale della nave da parte mia. Tutto questo mi impediva di rilassarmi, comunque non ne feci un dramma.
Finalmente, tra saluti e squilli di tromba, la nave poté levare gli ormeggi. Io, in verità, preferii starmene in cabina, per evitare di assistere a quella ridicola esibizione di lacrimucce e gridolini, cui i miei compagni di viaggio si dilettavano sul ponte.
Purtroppo, come avevo temuto, la vedova ben presto cominciò a ronzarmi intorno. Ci tengo a sottolineare che non avevo alcun preconcetto verso di lei. Non è che fosse proprio da buttar via, per carità, non intendo questo, anzi, da quel punto di vista la consideravo una bella donna: rotondetta, bene in carne come le donne piacciono a me, però la ritenevo troppo invadente.
Sulla nave, tra i tanti ospiti, c’era anche una biondona con gli occhi azzurri che già da sola faceva venire il mal di mare. I miei pensieri erano tutti rivolti a lei. Una donna elegante e dal portamento fiero che mi conquistò subito per i suoi modi raffinati. L’avevo incontrata, la prima volta, sul ponte, dove i nostri sguardi, per un attimo, si erano incrociati (non so ancora se per coincidenza o per volontà del destino) e il mio cuore ne era rimasto straziato.
Quella ragazza mi attraeva davvero e sarei stato disposto a concederle l’avventura di una notte. Purtroppo, chissà per quale strano gioco del fato, aveva stretto intima amicizia con la temibile vedova che io fuggivo come la peste. Stavano sempre insieme, come avessero da spartire chissà quale segreto, e per me avvicinarla era praticamente impossibile, senza dover affrontare le brame fameliche dell’altra.
Provai tutti gli espedienti possibili e immaginabili: messaggi in codice, segnali con la mano, con uno specchietto. Tutto vano, non c’era modo di arrivare fino al suo cuore, nonostante gli sforzi notevoli cui mi sottoponevo. Finché una sera, stanco e disperato, e ormai quasi rassegnato, visto che anche la crociera stava volgendo al termine, decisi di inviarle un messaggio infuocato. Un biglietto d’amore, come nelle migliori tradizioni romantiche. Glielo feci pervenire tramite il ragazzo di bordo, il mozzo credo, novello messaggero d’amore non mi chiese la mancia (io nemmeno mi sarei sognato di dargliela, perché già lo gratificavo abbastanza affidandogli un ruolo di primaria importanza nella storia stessa). Nel bigliettino avevo chiesto un incontro al chiar di luna, da soli – ci tenni a sottolineare – in quanto desideravo conoscerla intimamente. Dopo, avevo cancellato la parola “intimamente” ritenendola troppo osé (mi pareva di mancarle di rispetto) e l’avevo sostituita con “approfonditamente”
Non mi restò che attendere e confidare nella mia buona stella e nel fascino che in genere suscito nelle donne. In effetti, lo posso dire senza timore di apparire presuntuoso, ero sicuro di ottenere una risposta affermativa.
Infatti, quando il ragazzo fece ritorno con il biglietto di risposta, rimasi incredulo per quello che conteneva: la gentile lady mi scriveva che sarebbe stata ben felice se quella notte stessa fossi andato a trovarla nella sua cabina. Mi chiedeva solamente una certa discrezione e di evitare di accendere la luce perché si vergognava di farsi vedere nuda. Proprio così stava scritto: “farsi vedere nuda”. Per il resto potevo andare tranquillo perché avrei trovato la porta socchiusa. Mi prometteva una notte di follie. Incredibile! Per la gioia, accantonai per un attimo la mia ben nota parsimonia e regalai al mozzo l’ultima caramella rimastami nelle tasche.
Mi preparai nella mia cabina con estrema cura, via alcuni pelini residui dal naso, la barba e qualche capello bianco che spuntava molesto a intralciare i miei progetti. Indossai il pigiama delle grandi occasioni e la maglieria intima pesante. In testa, per tutelarmi dal freddo pungente della notte, misi il copricapo di lana con la pallina pendente e mi accinsi a godere l’avventura.
Attraversai di corsa il tratto scoperto, ci tenevo a non essere visto, data la mia ben nota riservatezza. Ciononostante, qualcuno mi notò e per istintiva galanteria nei confronti della dolce lady, svoltai a destra, facendo finta di bussare alla prima cabina che capitava: quella del nostromo, un omone grande e grosso con un gran paio di baffi. L’intruso si allontanò, non prima di avermi rivolto un’occhiata di commiserazione. Finalmente potei precipitarmi nella cabina giusta.
La porta era socchiusa come mi aspettavo e ciò che accadde dopo è superfluo raccontare…non posso descrivere i particolari dell’incontro perché me lo impedisce il mio spirito di gentiluomo. Posso assicurare solamente che la notte passò in fretta, divorando i minuti con il fuoco della passione. Fummo interrotti un paio di volte dal mio copricapo che nella foga mi scivolò davanti agli occhi, a infastidirmi.
Solo l’indomani, di mattina presto, con l’aiuto delle prime luci dell’alba, feci la terribile scoperta. La donna che mi stava al fianco non era quella che avevo creduto, ma la vedova diabolica. Ero stato tradito! Si erano prese giuoco di me! Quella donna tremenda era riuscita ad avermi, seppur con l’inganno. Ero stato compromesso: mi avrebbero costretta a sposarla. Temetti che avessero scattato fotografie che ci ritraevano insieme nell’atto supremo.
Mentre la donna ancora dormiva raccolsi la mia roba e mi allontanai. Si vedevano le luci del porto poco distante. In un attimo presi la rapida decisione: mi buttai nell’acqua gelida, non prima di aver indossato un altro paio di calzini per tutelarmi da un’eventuale polmonite. Riuscii a dileguarmi facendo perdere le mie tracce. L’avevo scampata bella.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 11:26 da Salvo zappulla


Io immagino, ricordo, combino… come fa ogni bravo scrittore.
(Raymond Carver – Niente trucchi da quattro soldi)

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 11:35 da Gianluigi


bellissimo il brano di Roberto. Deliziosamente pungente a anche ‘commovente’.
Certo, anche ’sta Daniela! rispondere subito di sì. ma come si fa? e per forza dicono che spaventiamo i maschi. Non seguiamo più le regole, e si sa, gli uomini invece hanno bisogno di comportamenti codificati per sapere come comportarsi. Li trovano ‘rassicuranti’ credo.

In quanto al primo amore non lo ricordo: ricordo, però, molto bene l’ultimo.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 11:44 da Morena Fanti


@ salvo
ma quando mai? a parte che tu in crociera non ci sei mai andato, ti pare che una donna, seppur vedova e magari un po’ ‘passatella’ si possa inetressare a te?
Te l’ho detto: smetti di mangiare la peperonata prima di andare a letto e vedrai che dormirai bene senza tanti sogni.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 11:47 da Morena Fanti


@ gianluigi
molto bello anche il tuo racconto/ricordo/immaginazione.
Questa A.W. è molto attuale nel suo biglietto: ti lascio prima di soffrire. Ti dò una mazzata da stroncarti ma spero che tu non senta troppo male.
Ci credo che non l’hai dimenticata

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 11:53 da Morena Fanti


@Ah Morena!!! Come sarebbe a dire? Non posso andare in crociera? Una donna non si può interessare a me? Ma lo sai che sei proprio un bel tipo!!!

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 11:55 da Salvo zappulla


Ringrazio Massimo Maugeri per aver dato spazio a questo articolo di Roberto Alajmo. E Roberto Alajmo per averlo scritto. Mi avete fatta ridere di gusto. Ci voleva.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 12:56 da Mariella


ieri sera sono andata a letto in ambasce, convinta di essere una degenerata. per quanto mi sforzi non riesco a ricordare il primo bacio, e pure sul primo amore sono in difficoltà.
poi ho letto morena, e mi son riconfortata. quella donna ha la capacità di esprimere le stesse mie emozioni, ma più tempestivamente e molto meglio.
un grande amore è sempre il vero primo, un nuovo e inesplorato territorio di sensazioni e sentimenti. e i baci che ricordi sono quelli. quel che c’è stato nel tempo non esiste più, e hai quindici anni e venti e trenta e ottanta, tutti insieme.
e ridi e piangi e tremi per un brivido che sai mai provato così. e sei una persona nuova, e il resto non conta.
non più.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 13:13 da gea


@ Salvo
e lo so sì, che sono un bel tipo!
e lo dice pure gea. leggi leggi cosa pensa di me. e prendi esempio

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 13:42 da Morena Fanti


da Roberto Alajmo c’era d’aspettasserlo………….è proprio bravo,
complimenti !!!!!!!!!!!!!

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 14:24 da mirko


ah, dimenticavo.
roberto alajmo è sempre un grande.
pure da piccolo..
:-)

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 14:36 da gea


Siete proprio affettuosi. Massimo: devi farmi scrivere più spesso.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 15:25 da roberto alajmo


Ho riso fino alle lacrime per la “commozione” di Roberto e la susseguente posa del pensatore di Rodin: grandissimo articolo. Complimenti.
Allora, unisco qui due post di Massimo dicendo che del nuovo premio Nobel ho letto solo uno stralcio su Repubblica e ne ho ricavato questa dotta citazione: essere felici significa non aver bisogno di ricordi. Non è una gran scoperta, ma leggere queste parole mi ha confermato che non sono felice, perché io i ricordi me li coccolo come dei figli, mi ci crogiolo dentro come un pulcino nella bambagia. Tra questi ricordi, quello del primo bacio che, nel mio caso, si fece tremendamente attendere. Dovete sapere che nell’età in cui di solito si iniziano le schermaglie amorose io ero una di quelle che Roberto ha definite femmine-maschi. Non solo perché ero pelosa come una scimmia, ombrosa come un lama delle Ande, crespa come un gatto d’angora passato alla centrifuga e oltretutto occhialuta. Io ero convinta di essere brutta e ne erano convinti anche i miei coetanei. Ricordo ancora dei simpaticissimi compagni di classe che al mio passaggio intonavano: Laura, sei un frutto di mare… (pausa per il tempo comico necessario) si, ‘NA COZZA! E giù risate ululanti. Insomma, di baci manco l’ombra. Intanto però crescevo, i peli si diradavano, le curve si ammorbidivano. Arriva un mio lontano parente dal Sud Africa, insieme ad un suo amico di origini polacche. Wishnewskij suonava il suo cognome, Uwe il nome. Per gli amici Whisky. Parlava solo inglese, ma ci intendemmo e il sospiratissimo primo bacio arrivò sui sedili posteriori di un’auto che ci portava all’aeroporto, lui ripartiva dopo una vacanza romana di una settimana durante la quale eravamo stati molto uniti, ma in modo del tutto platonico. Poi, ovviamente, Whisky evaporò nel nulla, ma il ricordo è bello e dimostra che uno straniero ebbe l’occhio più esercitato di tanti coetanei italiani. Mi piacerebbe incontrarli oggi, stempiati e con la panza, e ripetere loro quel ritornello crudele del frutto di mare. Dite che sono cattiva?
Laura

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 16:01 da Laura Costantini


Brava Laura… non sei cattiva, solo che a volte sarebbe bello prendersi delle belle rivincite… problemi di tutte. Chi ti conosce non potrebbe più dirti cozza! Io ero la secchiona di turno, per di più ero un anno avanti agli altri, quindi un anno più piccola. Fisicamente un anno in periodi scolastici equivale a un decennio. Io praticamente bambina in prima media accanto a femminone già sviluppate. Diciamo che ho recuperato! E a fronte di ex compagne divorziate, separate, accasate esaurite depresse, quella invidiata oggi sono io… la vita è generosa ma ha le sue personali scadenze!
Bravo Roberto Alajmo, non c’è bisogno di dirlo! Seguo il suo blog intelligente e “pungente”.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 16:48 da Maria Lucia Riccioli


@Roberto: Bravissimo!…E Daniela P. che fine ha fatto?

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 16:54 da simona lo iacono


Riflessione sociologica: quando i tempi son brutti si ripiega sul privato…

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 16:56 da Maria Lucia Riccioli


Simo!!!
:-( (((((

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:03 da Maria Lucia Riccioli


In genere leggo senza intervenire, ma questo articolo mi ha fatto ridere a crepapelle. Bravissimo Roberto Alajmo. Cercherò i suoi libri.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:23 da Valerio Molé


Grazie anche a Massimo M.,, fai un lavoro bellissimo sul web. Dovrebbero pagarti :-) )))

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:25 da Valerio Molé


Io farò diversamente, prima vi dirò qualcosa a proposito del mio primo amore e poi leggerò le righe del mio “adorato” Alajmo. Ma poi, perchè pubblica questa foto Alajmo, per intontire le donne che “arrivano” al blog?
Dicevo, del mio primo amore. Per ‘colpa’ sua ho fatto tanti errori dopo. Sapete perchè? Perchè il primo rimane il mito, come il papà, come la mamma, e non va bene; bisognerebbe trovare sempre il coraggio di nobilitare l’ ultimo amore, perchè è il più affidabile, concreto, vero che abbiamo. Ecco perchè sono polemica con il primo amore, perchè fa parte di quelle idee stantie che fanno soffrire, e invece ora che ho 42 anni ( compiuti il 10 agosto, come una delle figlie di Maugeri!) mi accorgo che il nuovo è sempre la parte buona che verrà, anche quando buona non si prospetta, ma almeno possiamo viverla, senza l’ illusione dei ricordi.
Baci a tutti, e ossequi allo scrittore Alajmo e al suo blog-editore Maugeri!
Catena…
P.S
Un pò di malincoinia…adesso, per colpa dei ricordi

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:34 da Catena Fiorello


ohhhh sssssìììì, ricordo benissimo il primo bacio e ogni particolare. Ma Filippo non gradirebbe la rivelazione
:-)

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:39 da enrico.gregori


Il racconto è trooooppo bellino:)) troppo troppo.
Io non ero nè una femmina femmina (nel senso di bimba bionda) nè un fammina maschio. Io ho cominciato ad avere trentacinque anni quando ne avevo dodici. Ciò è un modo carino per definire una disadattata globale, un po’ scema del paese, un po’ sciamana di riferimento, incomprendente incomprensibile, esperta infallibile di amori inconclusi – di passioni sublimate. Io e i miei primi amori ci estenuavamo gli istinti in sublimazioni intellettuali, agoni poetici, musichette sofisticate (cioè, er massimo era che fossero senza parole) e di baci tuttalpiù si parlava. Ogni tanto questi miei amori platonici tentavano degli arrembaggi assolutamente verbali ma io, che ero pazza da ricovero non da poco li scoraggiavo come potevo – per poi pentirmene con sofferenza. quand’è così è strano – hai un paniere i ricordi dolci ma sono anche un po’ amari.
Per questo finisce che il primo che ti baci con passione, non è proprio quello che avresti amato, ma invece un imbecille colossale, ma con la forza di scavalcarti, e tu premi quella forza – e la ami.
Anche se Dio Amateur, parla solo de calcio.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:52 da zauberei


@Gregori. Ho sempre pensato che sei un gran culattone.

(faccina)

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 17:54 da Salvo zappulla


Daniela P. la incontro, di tanto in tanto. Credo che sia a tutt’oggi ignara di essere un mito del mio immaginario erotico. Meglio per lei, e anche per me.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 18:25 da roberto alajmo


quel amore me lo ricordo ancora
sazievole di umore
in piedi contro un lampione
non ero una bambina e neppure una foglia
ma mi tremava il basso ventre
mentre lui come un ladro di gioielli
mi alitava sui capezzoli
odorava di gingomma e io
ridevo di nascosto pensando già
al ricordo per dirlo alle amiche
che avevo perso la mia verginità
in una dolce serata in mezzo alle agave
con il vento muto di scirocco i topi e i
maniaci che spiavano le coppie
sul lungomare più bello del mondo

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 19:06 da lia/soffiodiluce


Ohè! Non alziamo la posta, che sennò la prossima volta vi racconto il primo rapporto completo…

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 19:18 da roberto alajmo


[...] Tramite laura&lory sono venuto a conoscenza di un post di Letteratitudine che chiede se ci ricordiamo il nostro primo [...]

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 19:42 da L’orecchino d’oro « Jampy Blog


Grande Alajmo: veramente delizioso. Ci voleva proprio in un momento come questo un po’ di sana leggerezza. E un po’ di melanconia sui “nostri” tempi delle mele. E dello speedo.

Postato sabato, 11 ottobre 2008 alle 20:05 da Carlo S.


@ carlo:
anche oggi è il tempo delle mele. magari cotte.
allora io glissavo peché non ricordavo se fu caterina o elisabetta. ma ora propendo per la prima.
madre tedesca e padre egiziano: una gnocca da traveggole.
c’era una festa e mi pare ci fosse il sottofondo di “Repent Walpurgis” dei Procol Harum.
Avrò avuto 13 anni e nonostante le istruzioni dei più grandi, non sapevo se soffiare, aspirare o sputare. Però qualcosa di carino successe. Sennò avrei dimenticato.

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 00:35 da enrico.gregori


Quelle “commozioni ” costrette nella lycra rossa o blu, i colori erano sempre gli stessi, me le ricordo perché mi ci incantai, mettendo in imbarazzo le amiche e tutti gli altri. Ci conoscevamo tutti, eravamo sempre gli stessi “gli studenti che andavano a Bergamo” e che in estate si ritrovavano lungo il fiume o al lago. Fra noi c’era confidenza cameratesca ma pudica (la zona è quella dell’Albero degli zoccoli) e in costume ci dividevamo ; le ragazze in gruppo, numeroso, e i maschi a gruppetti sparsi e mobili. “Falchettavano”da noi, in due o tre, per presentarci nuovi amici, più grandi di qualche anno e che, pur essendo del posto non conoscevamo. Loro lavoravano già, avevano l’auto, il mangia dischi, ed erano decisamente più disinvolti. Lo facevano apposta. Stavano lì a ridere e scherzare e poi, non si nascondevano per niente: amavano esibire l’effetto dell’incontro. Io spalancai gli occhi sulla mutazione, e non li distolsi, al contrario mi concentrai proprio lì sulla commozione che la lycra non conteneva più, e mi sembrava una cosa soffice, morbida…da toccare, forse.
Ma Miriam, sei scema? Fu il richiamo delle amiche.

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 09:58 da miriam ravasio


@Miriam. Non immaginavo si potesse chiamare anche “commozione”.

(Faccina)

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:23 da Salvo zappulla


Buona domenica a tutti.
E grazie per i vostri commenti.

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:23 da Massimo Maugeri


@ Roberto
Dici che dovrei farti scrivere più spesso?
Guarda che ti prendo in parola, eh.
:)

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:25 da Massimo Maugeri


Devo ringraziare Roberto. Come sapete ( http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2006/10/08/pubblicare-su-riviste/ ), da bravo professionista qual è, Roberto scrive solo dietro pagamento.
Questa rubrica su Letteratitudine è un’eccezione. E un segno di amicizia nei miei confronti.
E di questo lo ringrazio.

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:30 da Massimo Maugeri


@ Valerio Molé
Grazie a te. Dici che dovrebbero pagarmi?
Bene. Riceverai gli estremi del mio c/c bancario per posta elettronica.
Mi raccomando: effettua un versamento non superiore ai 103.000 euro. Altrimenti sfori i limiti della garanzie del fondo interbancario e del decreto legge appena varato. Con i tempi che corrono non si sa mai. ;)

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:33 da Massimo Maugeri


@ Catena Fiorello
Grazie per essere intervenuta, Cati.
Come sapete Catena Fiorello è un’amica di questo blog:
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/11/22/catena-fiorello-e-io-un-atto-di-espiazione/

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:35 da Massimo Maugeri


Ah, Cati… la mia figlia nata il tuo stesso giorno è la più monella delle due. Sarà un caso? :)

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:36 da Massimo Maugeri


Il problema della “Commozione” descritto da Roberto era comune a molti di noi.
Io, nelle circostanze di rischio, lo risolvevo indossando enormi boxer sopra il costume da bagno.
Erano boxer celesti, ovviamente. Come la camicia della foto.
;)

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:40 da Massimo Maugeri


Come dimenticare quel tipo che con tanta solerzia, pur sotto un cielo nero e una luna decisamente storta, azzardò la mossa creativa e poco ambientalista di portarmi a casa una busta piena di trote vive appena pescate che guizzavano ancora… Che ve ne pare? Ma il momento più esaltante è stato non tanto vederlo arrivare, ma mercanteggiare sulla soglia della porta di casa mia per tre ore, manco fossimo alla pescheria di Catania, sul mio ultimo tentativo disperato di riportare in acqua i pesci e di farlo rassegnare con serenità al flop involontario.
Volete sapere com’è andata a finire? Beh, il tipo in questione non l’ho più rivisto. E vi pare poco? Baci, Stella mattutina

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 10:41 da Elena Orlando


Mamma mia che bello, Maurizio, incontrare sul tuo blog Roberto Alajmo….
Per due anni ho lavorato a Palermo, fino al marzo scorso, e “Palermo è una cipolla” mi ha fatto morire e….capire un sacco di cose.
Diciamo una specie di vademecum in cui la sera cercavo ciò che di giorno non capivo: gesti, pensieri, strani codici del parlato sicilano.
Chissà se poi avrò capito veramente????? Comunque leggetelo, davvero: mia madre si sta ancora scompisciando dalle risate. Grazie Roberto!

Il Primo amore non si scorda mai? Vero, io ne ho avuti 5 o 6 di primi amore….in colonia a 6 anni. Mi piacevano tutti e me li ricordo tutti. Precoce eh?????

Volevo aggiungere, rispetto a un vecchio tuo Blog sul CRG (committente racconti gratuiti!) che anche i traduttori lavorano GRATIS!!! Pare che giri una frase di rito fra gli editori: ti faccio tradurre, ci metto pure il tuo nome. Che vuoi ancora?? Anzi se mi proponi il testo con una bella scheda di lettura (gratis), mi verifichi se i diritti sono liberi, e ti cerchi pure i fondi , magari è meglio, no?? – Chiusa parentesi.

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 11:38 da melusina


@ Morena
Grazie del commento positivo.

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 14:53 da Gianluigi


Ma Miriam, sei scema?

Miriam, sei grande, altroché.

Io, il primo bacio, quando succede sarete i primi a saperlo.

Calazio

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 14:54 da Calazio Pirouet


Quando la sincerità non è filtrata dall’Ego così ci si potrebbe dichiarare all’innamorato: “Sarò una ragazza di cattivo gusto ma tu mi piaci”.

Cari saluti e Buona Domenica
Maria Luisa Papini Pedroni

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 17:08 da Maria Luisa Papini


un testo divertente su cui molti di noi si possono rispecchiare, andando indietro con la memoria. Grazie e complimenti

Postato domenica, 12 ottobre 2008 alle 22:52 da giorgio


Buona giornata a tutti. E buon inizio settimana.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 08:10 da Massimo Maugeri


Ciao, Melusina.
Immagino che con Maurizio intendessi dire Massimo. Mi capita spesso di sentirmi chiamare Maurizio. Credo che sia per il Mau del cognome.
Grazie per essere intervenuta.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 08:11 da Massimo Maugeri


anch’io mi sono divertito molto leggendo il pezzo. il mio primo bacio è stato consumato nel sedile posteriore di un’automobile. era inverno ed ero ben vestito. la mia commozione, dunque, non era visibile.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 10:00 da matteo aretino


Va beh – un nanetto.
Ci avevo dodici anni ed ero al mare a casa di certi amici di mia mamma. Ci avevo un costumetto intero rosa con un fiocco sur deretano – all’epoca di dimensioni più contenute dello stato attuale. Passo una giornata a fare bagni e tuffi, torno e si staglia all’orizzonte un amico del figlio – sui 18 appassionato de pallacanestro, con evidenti conseguenze giovevoli sur di lui fisico.
Lui si siede sul divano di fronte a me, e saluta educato.
Poi comincia a leggere il giornale.
Io penso a cosa deve fare una femmina fatale secondo li film dell’anni 50 che vedevo con mia mamma alla tivvù e delibero di accasciarmi in posa plastica. Un po’ Sarah Bernardt un po’ Bella addormentata ner bosco.
La situazione mi sfugge di mano e mi addormento.
Al mio risveglio lui sta sempre seduto li – mi fissa e poi dice – assertivo e tranquillo:
” Sei carina eh, ma russi molto.”
:)
Buon lunedi Massimo:) e pure tutti l’altri:)

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 10:47 da zauberei


sei forte zauberei :-D

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 10:53 da luisa


un fiocco sur deretano – all’epoca di dimensioni più contenute dello stato attuale.

Cioè, oggi tu porti ancora un fiocco sul sedere, però grande? Non dico che tu faccia male, ma potrà pregiudicarti l’ascesa nella professione: la gilda degli psichi è, al fondo al fondo, piuttosto codina, anche nel dress code.

Per il resto, convengo sulla tua forza.

Calazio

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 11:16 da Calazio Pirouet


Caro Roberto,
qualche giorno fa è accaduta una cosa strana che ti voglio raccontare e che cade a fagliolo sull’amore e sulla coppia.
Partecipando ad un convegno sui problemi sull’Anima al quale hanno preso parte filosofi, scrittori, scienziati, ho ascoltato l’intervento di una psicoanalista palermitana la quale, con lucidità e simpatia, ha fatto un bel discorso sui mali moderni, riconducendo la spiegazione del suo pensiero “al tema del desiderio”.
Partendo da una società malata a causa delle dipendenze di ogni tipo, dal palmare al computer, dalla droga all’alcol, bulimia, etc. etc,
ha ricondotto l’attenzione del pubblico alla grande macchina dell’oblio quale è l’informazione, la pubblicità, le tecniche mediatiche che creano veri e propri tossicomani con la ripetizione e la ridondanza e, per citare un esempio pratico, ha evidenziato come l’oggetto pubblicizzato di possibile acquisto venga messo accanto ad un altro oggetto irraggiungibile spiegando in questo modo come vengono manipolate le coscienze e le masse al fine dell’attuale rimbecillimento generale.
Ora ripensando alla mia adolescenza e ad alcune vicende personali da adulta, ho cercato esempi comportamentali di paragone con quanto ha spiegato la psicoanalista, parlo dei maschietti desiderosi di essere desiderati, del lolitismo femminile, un generico narcisismo che gode molto di più nello smacco che nel donarsi.
Certo che certe statue sono anche arrapanti con quei culetti ben torniti, genitali in pietra dura in stato di fermo, i muscoli scolpiti nel gelido marmo, i visi bellissimi dagli occhi senza pupilla, è come se il satiro o il giovinetto guardassero tutti dall’alto con il dovuto distacco… anche certe poppute giunoniche statue femminili vestali dell’amore rimangono nell’immaginario del desiderio!!!!!!!
Riconoscendo che attraverso il desiderio si realizzano anche processi di conoscenza molto importanti grazie anche alla parola speranza, oggi la società moderna ha un vuoto siderale, sia a livello collettivo dove la visione delle neuroscienze acclama il super uomo con un bel calcio nel popò al concetto di finitezza umana, sia a livello individuale dove, se non si realizza concretamente il sogno emancipatorio di affermazione, si cade in una emancipazione autistica. (I problemi di mancata identità lasciamoli perdere e anche quelli conseguenti della coppia cellula della società).

Da tutto questo appare chiaro, scusami Roberto, che la crescita dal primo all’ultimo amore segue un percorso fatto di distruzione di statue narciso (mi ci metto dentro anch’io) e l’ammissione consapevole che c’è una bella differenza fra lo scultore Rodin e quanto ha scolpito fuori di lui.
Che ne pensi?
Ciao
Rossella

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 12:02 da Rossella


Ne penso, Rossella, che dalla forbice divaricata fra desiderio e possibilità derivano un sacco di dispiaceri.
Questo vale per la società in genere, ma anche nello specifico individuale. Non capisco però se nel tuo post vuole esserci un distinguo, rispetto a quanto racconto.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 12:20 da roberto alajmo


Caro Roberto, la suddetta esperienza che racconti in maniera egregia e divertente, in che modo ha influenzato sui tuoi successivi rapporti di coppia?

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 12:30 da Gennaro


Il lunedi’ è un giorno notoriamente difficile, oggi pero’ c’è il sole, le borse sono tornate positive e Roberto, ci ha fatto sorridere, che è molto piu’ di ridere in quanto la risata piena si esaurisce e difficilmente lascia grandi strascichi, questo sorriso ci ha portato nel mondo dei ricordi e forse dei rimpianti. Ciao a tutti.
Mario

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 12:34 da mario montella


Il lunedi’ è un giorno notoriamente difficile, oggi pero’ c’è il sole, le borse sono tornate positive e Roberto, ci ha fatto sorridere, che è molto piu’ di ridere in quanto la risata piena si esaurisce e difficilmente lascia grandi strascichi, questo sorriso ci ha portato nel mondo dei ricordi e forse dei rimpianti. Ciao a tutti.
Mario

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 12:36 da mario


Tu hai concluso:
Le risposi teatralmente:
– Vai tu. Io ho bisogno di restare solo – preferendo quindi la posizione del Pensatore. (P maiuscola)
All’inizio non ti eri prodigato nel volere un incontro? e tutti quei desideri, chissà che fermento nel restare da soli!
Forse l’infantilismo dell’individuo e della società è tutto qui, nel desiderio come fatto di crescita e, consentimi, in quel sottile e malvagio piacere, non disgiunto a rammarico, che si prova nel fornire illusioni e successivamente chiudere la forbice divaricata, trofeo vittorioso.
La consapevolezza di una relazione possibile o impossibile e tutt’altra cosa, di solito passa attraverso un minimo di esperienza e di verifica.
Roberto sei quasi un mio coetaneo e, per rapportarci alla società ed alla sua problematica, aggiungo che dobbiamo avere il coraggio di guardarci dentro.
Ma il discorso è molto ampio.
Ciao
Rossella

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 13:42 da Rossella


Rossella posso intrufolarmi?
I tuoi interventi sono molto belli, e sicuramente deve essere stato molto bello l’intervento dell’analista in questione. Anzi mi piacerebbe conoscerne il nome. Tuttavia spezzo una lancia in favore della contemporaineità e in favore dell’adolescenza, a entrambe la psicoanalisi di una certa generazione ha negato specificità proiettando la modalità esistenziale dell’adulto su quella del ragazzo o del bambino. L’osservazione dell’età evolutiva in questi contesti è molto recente, i vecchi psicoanalisti quando parlano di dodicenni spesso dimenticano se stessi da dodicenni, e vanno a pensare ai loro pazienti che raccontano se stessi a dodidici anni. Anche la contemporaneità è una contemporaneità come rinarrata e non vissuta. Questo per dire che la storia di Roberto Alajmo per conto mio, se proprio vogliamo psicologizzarla e analizzarla (che manco mi piace mi sebra di farle una zozzura di toglerle leggerezza spero che Alajmo mi perdoni)è la storia del momento di uan sperimentazione, di una tastare i propri confini corporali, non penso proprio che si arrivi a oscure dinamiche di potere. E se ci si arriva è il gioco dei poteri inconsci e teneri dell’infanzia – per altro un gioco sano: l’adolescenza è quel periodo complicato in cui si impara a usare il sesso – un lungo tirocinio, che si serve di tanti percorsi. Non vuol dire che al primo bacio concluso si inscrive subito un destino di vita, uno stile per il quale doversi guardare dentro. Prendere troppo sul serio certe cose è sempre pericoloso, sia perchè le rovina, sia perchè quando capita nello sguardo la serietà non la si scorge.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 13:55 da zauberei


Rosella dovrebbe scrivere con il supporto di un traduttore. Siete d’accordo?

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 13:58 da Ste


Fortissimo il pezzo di Alajmo. Chapeau!

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 13:59 da Ste


In effetti, Rossella: avevo tredici anni. Un minimo di indulgenza, suvvia.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 14:32 da roberto alajmo


tenerissimo argomento, ma anche un filo crudele…
penso che tutti si ricordino il primo “si”, come anche il primo “no”. Tutti e due i lampi di flash di quel momento non si ripeteranno mai più nella vita con la stessa intensità.
E per qualcuno che come ho letto dice di non ricordare, penso utile ricordare Costantinos Kavafis con

Questo ricordo lo vorrei raccontare…
Ma così, si è già spento… non resta quasi niente
perché lontano, ai miei primi anni verdi sta.
Pelle come se fatta di gelsomino…
Era agosto – di agosto ? – quella sera…
Ricordo appena gli occhi: erano, credo, blu…
Ah sì, di un blu zaffiro”.

:)

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 14:37 da gluck


Fantastico il pezzo di Roberto!! mi sono divertita moltissimo a leggere.
Il primo bacio non ho capito bene cosa fosse, avevo 10 anni e lui 13. Giocavamo a nascondino con mio fratello e sua sorella. A un certo punto mi ha tirata verso un muretto e mi ha baciata (a stampo, come si suol dire), prima timidamente, poi “insinuandosi” meglio. Non avendo ricambiato, frastornata com’ero, non so se possa definirsi primo bacio. Lui mi ha baciata, io…boh. Il primo vero bacio lo posso raccontare solo a pochi intimi. è spassosissimo, ma troppo “particolare” :-)

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 14:43 da Silvia Leonardi


No Massimo, non si scorda mai.
E.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 14:49 da elisabetta bucciarelli


Roberto, è assolutamente geniale!
racconto non bacio bacio, né bacio guancia mento, men che meno bacia mano o peggio baciolemani
un vero bacio con la lingua, tutto d’un fiato.
effeffe

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 16:00 da effeffe


Io ricordo il mio primo corteggiamento in seconda elementare. Andavo fortissimo in quel periodo… poi, con le scuole medie, si è fermato tutto per un bel po’ di tempo. Avevo finalmente i denti ma mancava il pane. Sono sbocciato nuovamente a fine superiori. Mai scandite nel tempo, le donne, o nessuna o dieci insieme.
Per quanto riguarda il primo bacio son stato parecchio tardone, tanto da ricordare benissimo quella sensazione d’umido e frastornamento. Si svuota completamente la mente. E’ come avere il formicolio in tutto il corpo, solo che non lo senti. E’ la prima volta che qualcuno ti entra nel più profondo intimo e ti lascia sconcertato… non lo dimenticherai mai.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 16:48 da Jean de Luxembourg


@…
E’ difficile parlare di ricordi, senza ‘manometterli’ con le suggestioni e le elaborazioni del presente. Ma ci proverò…

Avevo 12 anni, giocavo a pallone con gli amichetti.
Tra noi venne L.( per motivi di privacy falsifico anche l’iniziale), più o meno nostra coetanea.
L. aveva visto i genitori fare l’amore, e spesso, di notte guardava certi film in televisione.
Le venne la frenesia di provare.
A turno, dei miei amichetti, nel garage condominiale si svezzarono con lei(rapporti completi). Io continuavo a giocare a pallone, poi, un giorno mi scocciai…-” oh, ma perchè non pure io!?…”- pensai.
Lei non voleva, non perchè non le piacessi, pare che non le ero simpatico.
La corteggiai, con pazienza, e lei cedette.
Nei giorni seguenti tornai a giocare a pallone. Lei veniva con la bici e mi girava intorno. Mi faceva complimenti : ” come ti sta bene questo jeans!…”, poi faceva espliciti inviti : ” dai Gianni, andiamo a fare….”-. -” Uff, vattene, sto giocando!…”- le rispondevo sovente.
Non ci fu mai un bacio.
Quello arrivò un annetto dopo.
Ero a casa, un pomeriggio, e mi arriva una telefonata di una compagna di classe…” ciao Gianni, chiamo per M. , tu le piaci, si vuole mettere con te….”.
Un attimo di esitazione, M. era carina, ma stavo pensando ad altro.
” Dai, che è molto carina!…”- incentivò l’amica. ” E va buò…dille che ci vediamo domani all’uscita di scuola….”.
Finite le lezioni, ci appartammo.
Poggiati a un muretto, di fianco, ci fu qualche pausa di silenzio. Poi mi diedi una mossa e mi misi davanti, le sfiorai il viso. Lei mi guardava a sguardo basso, fremeva timida.
La baciai con dolcezza ma sicuro. A lei piacque, disse che era già stata con un altro, un mesetto, ma che non aveva mai osato baciarla. ” Tu, invece, chissà quante ne avrai già baciate!…”- disse. -” Seh?!…”- sbottai piano io( non volli deluderla, a certe donne piace essere “l’unica” del ‘playboy’ inafferrabile, dà una sensazione di conquista definitiva).
Durò qualche settimana, non sopportavo il legame troppo stretto.
L’adolescenza, poi, passata a dare baci quasi come passatempo, tra quelle più spinte e quelle che ti mandano sempre l’amica. In attesa di dare sempre quel bacio con vero desiderio, anche un po’ d’attesa, sì, un po’ di brivido.
E anche in età adulta, mentre guardi avanti dritto, cercando di cogliere l’obietitvo del tuo desiderio, ti accorgi che c’è quella che è già al tuo fianco e ti sta guardando come aspettasse.
” E va buò…”.
Fai esperienze, un’altra, un’altra, ancora più completa, più complessa, un’altra immagine sfocata che nemmeno ricorderai…
E nonostante tutto, senti uno strano desiderio : dare e ricevere un bacio, magari un po’ aspettato, dopo sguardi scambiati intensi e occhi che parlano silenti. Mani che seguono un brivido e fiato che si fa corposo e caldo.
Ci vuole tempo per capire che è qualcosa di bello e prezioso.
E con una certa maturità, cominci a capire quanta importanza e mistero ci può essere in un bacio.
E allora, non ti resta che ricordarne il primo.
Che forse, non era proprio tale.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 17:00 da Gianni Parlato


:-)

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 17:08 da miriam ravasio


La mia prima avance fu fatta a circa 13 anni ed ebbi la classica risposta “ti farò sapere alla festa di sabato” (quella che si aspettava Roberto Alajmo). La pulzella era morigerata e faceva la preziosa.
Ma il sabato non ci fu nessuna festa.
Sto ancora aspettando (anche se so che quella Lei è ormai nonna).

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 18:05 da Carlo S.


Mi ha chiamato un amico da Wall Street e mi ha messo al corrente di notizie importanti. Pare che la ripresa dei mercati finanziari di tutto il mondo, da New York alla nostra povera Italia, sia dovuta a questo pezzo di Roberto Alajmo che – a detta dei “beniformati” – avrebbe risollevato il morale di operatori e investitori.
Dunque, l’OPA citata nell’articolo avrebbe sortito effetti positivi.
Secondo autorevoli voci di corridoio pare che il Ministro Tremonti abbia intenzione di assumere Alajmo come assistente personale. “Un risultato commovente”, pare abbia detto. Aggiungendo: “È umano commuoversi quando i tempi sono duri”.
:)

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 22:07 da Massimo Maugeri


@ Ste
Anch’io trovo che i commenti di Rossella siano criptici.
Rossella, ma lavori in una cripta?

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 22:09 da Massimo Maugeri


@ Rosella
Scherzi a parte, credo che l’articolo di Roberto vada apprezzato anche per la forte dose di autoironia (in effetti, c’è tanta autoironia in quel pezzo… anche per questo fa sorridere).
E poi, come ha precisato l’interessato, il protagonista di quel pezzo è un tredicenne… mica un maturo cinquantenne.
Ammesso che il livello di maturità sia direttamente proporzionale all’età.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 22:12 da Massimo Maugeri


@ Elisabetta Bucciarelli
Mi confermi che il primo bacio non si scorda mai.
Hai, per caso, notizie relative al primo bacio della commissaria Vergani?

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 22:14 da Massimo Maugeri


@ Roberto
Hai visto? Tra gli altri ti sei beccato anche i complimenti di Francesco Forlani (effeffe), colonna di “Nazione Indiana” e “La poesia e lo spirito”.
Ne approfitto per salutarlo.

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 22:15 da Massimo Maugeri


articolo davvero divertente. Era da un pezzo che non sorridevo così. Grazie

Postato lunedì, 13 ottobre 2008 alle 23:45 da Fabio Martinelli


effettivamente dopo il crollo i mercati son volati. vuoi vedere che non si tratta di una coincidenza:-))))

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 03:20 da luciana


Il primo bacio? Non si scorda mai.
Ecco quando la memoria non cancella

di ELENA DUSI

ROMA – Il cassetto dei ricordi preziosi, all’interno del nostro cervello, è tenuto bene sotto chiave. La cena di ieri, l’appuntamento di domani sono registrati dalla mente in maniera labile: il passare del tempo cancella le connessioni fra i neuroni per ricrearne altre il giorno dopo. Ma ci sono scene, avvenimenti, parole che meritano di essere ricordati per tutta la vita. E per quelli la natura ha previsto una nicchia speciale all’interno del cervello.
Quando l’emozione è forte – e sono soprattutto la paura, l’amore o alcune sensazioni dell’infanzia a dettare il ritmo in questo campo – fra le cellule del sistema nervoso si innesca un meccanismo di memorizzazione speciale. Che non si limita a creare delle connessioni temporanee fra i neuroni, ma li scolpisce per la vita. “Ormai sappiamo – spiega Piergiorgio Strata, professore di neuroscienze all’università di Torino – che ricordare un avvenimento significa riattivare i gruppi di neuroni che sono associati ai suoni, agli odori, alle immagini di quel particolare momento”. Questo normalmente. Ma nell’attimo che precede il primo bacio, il Dna dei neuroni dell’ippocampo – l’area del cervello che regola i processi di memorizzazione – si accorge che qualcosa di straordinario sta per avvenire. E ordina alle sue cellule di fissare quel ricordo fra le perle da tenere in cassaforte.
Il Dna delle cellule dell’ippocampo funge da regista: le proteine che potenziano la memorizzazione vengono prodotte in grandi quantità. Al contrario, i geni che sintetizzano le proteine che inibiscono la memorizzazione sono spenti completamente. La loro disattivazione avviene tramite un processo detto di “metilazione” del Dna. Una piccola molecola si lega ai geni da disattivare. Agganciandoli, ne impedisce ogni funzionamento. È come se l’acqua del fiume Lete (che è sempre presente nel cervello, per fare pulizia fra i ricordi) si prosciugasse all’improvviso. Mentre il bacio si consuma, il meccanismo di potenziamento della memoria – e lui solo – marcia a pieno ritmo. Il ricordo non si perderà più.
“La metilazione – spiega Ernesto Di Mauro, che insegna biologia molecolare alla Sapienza di Roma – è particolarmente attiva durante lo sviluppo embrionale. Nei bambini maschi per esempio blocca tutti i geni femminili, e viceversa. Seleziona i caratteri che manterremo per tutta la vita, e ora per la prima volta osserviamo che la sua azione è anche legata a meccanismi cerebrali come le emozioni e i ricordi”. Gli esperimenti di Courtney Miller e David Sweatt dell’università dell’Alabama (pubblicati oggi sulla rivista Neuron) si sono serviti dei topi di laboratorio e hanno sfruttato la paura come emozione. Ma i risultati sono talmente limpidi da poter essere generalizzati anche agli uomini.
“Pensavamo – spiega Di Mauro – che la selezione naturale agisse sul Dna solo nell’arco di più generazioni. Questo studio ci conferma invece che il genoma subisce trasformazioni permanenti anche all’interno di una singola vita. È una ricerca affascinante: la storia di un individuo che si imprime nel suo Dna”. Strata intravede le applicazioni pratiche della scoperta: “Sappiamo che una metilazione del tutto anormale è alla base di malattie mentali come la schizofrenia. Da tempo poi cerchiamo di capire i meccanismi che regolano il processo di memorizzazione per curare i traumi di chi subisce violenze o ritorna da una guerra. Ora che abbiamo individuato una delle chiavi della formazione dei ricordi permanenti, possiamo pensare di usarla per rimuovere i traumi che impediscono una vita normale”.
(15 marzo 2007)

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 10:37 da Elena Dusi - da Repubblica.it


urca, siamo dominati dai neuroni dell’ippocampo ^_^

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 11:13 da chantal


il primo bacio lo ricordo benissimo, purtroppo. il punto è che mi piacerebbe dimenticarlo, visto che sono stata baciata per una scommessa persa……. da parte di lui.

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 14:08 da marzia


A me il primo amore, quello vero, “m’ha massacrato la vita”, combattuta tra la necessità di dimenticarlo per andare avanti e la necessità di conservarne il ricordo, come la cosa più preziosa da vivere. Soprattutto ora che non ho più certezze, nè obiettivi..

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 14:24 da melany


Premesso che a me Roberto Alajmo piace e che nella scrittura lo sento molto vicino per un fatto generazionale e di sfumature siculiote, DAL SUO RACCONTO ho voluto rilevare un pretesto per sottolineare dal micro una macro-situazione. Ma questo l’hanno capito un pò tutti, non sono stata così criptica!
A proposito di saggezza criptica del passato, di statue greche etc. etc., lo sapevate che i greci intendevano l’educazione come paideia, la cura che una generazione precedente avrebbe dovuto dare a quella successiva per farla uscire dallo stato di fanciullezza…voglio dire c’è una bella differenza con i tempi moderni dove i mezzi tecnologici fanno da baby sitter e se parli di primo bacio i ragazzi ti ridono in faccia, loro, quelli che fanno ben altro, involuti allo scimpanzè.
ciao baCI A TUTTI
Rossella

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 18:02 da Rossella


tre passi feci: l’amorazzo, la psicologia, la sociologia

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 18:04 da Rossella


@…
Un bacio…
C’è chi ne fa discorsi poetici, sessuologici, psicologici, sociologici, neurologici, biologici, muscolari, artistici, fantasiosi, testosteronici, letterali, intellettuali…
ma, alla fine, un bacio cos’è?
Un apostrofo rosa, tra le parole…
” ma poi….si quaglia?…”-

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 20:19 da Gianni Parlato


@Gianni. Stai parlando dei baci perugina? Gli unici che conosci.

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 20:57 da Salvo zappulla


@ Marzia e Melany
In bocca al lupo per il vostro futuro.
E grazie per essere intervenute.

Postato martedì, 14 ottobre 2008 alle 23:05 da Massimo Maugeri


Il primo amore non si scorda mai, ma la sottoscritta non dimentica una stagione felice come quella dell’adolescenza, i baci nell’inventario ed apostrofo rosa, come scrive Gianni, di un abbraccio caloroso più grande, qualcosa che si lascia ricordare come una società più affettuosa dove…

Da ragazza, appena ho potuto, mi sono iscritta ai boy- scout (reparto guide). Ai campi scout ho imparato le cose peggiori come fumare, un liguaggio tribale sguaiato, dire, fare, baciare, chi ha ha fatto lo scout lo sa, ma che belle esperienze di gruppo furono le gite, le squadriglie, i fuochi di bivacco, le canzoni corali e le chitarre!
Quasi tutti i sabati pomeriggio e qualche volta anche la domenica con le mie amiche andavamo a fare quattro salti in discoteca, a quel tempo ballavamo la disco music e ascoltavamo cantautori intelligenti, le luci colorate giravano coi i proiettori, i jeans fascianti, all’uscita ci raccontavamo le promesse di possibili incontri, fra sudore, tacchi, lucidalabbra alla fragola, qualche sigaretta e un bicchiere di coca cola.
Durante la settimana ai festini pomeridiani si giocava al gioco della bottiglia, promiscuo, ma che risate tutti insieme!
Grazie al motorino, regalo della promozione alle scuole superiori, un Ciao blu, la mia libertà col vento fra i capelli, frequentavo le “compagnie” ovvero gruppi di persone riunite in posti fissi per socializzare e rimanere insieme soprattutto la sera una o due ore ogni giorno.
Mentre qualcuno si fidanzava la faccia ed il nome di qualcun’altro rimaneva appiccicato sul diario come fosse una figurina da collezionare e rammento le scommesse, i maschi si divertivano un sacco a scambiarsi le figurine e le femmine s’infatuavano dei fighi, senza alcuna implicazione intellettuale, il fatto estetico a quell’età è determinante nelle relazioni, come vestirsi alla moda, il trend.
Per senso di aggregazione.
cari saluti (purtroppo virtuali)
Rossella

Postato mercoledì, 15 ottobre 2008 alle 15:55 da Rossella


Grazie a tutti voi. Siete sempre un bel posto dove stare.

Postato giovedì, 16 ottobre 2008 alle 06:20 da roberto alajmo


Grazie a te, caro Roberto.

Postato giovedì, 16 ottobre 2008 alle 07:34 da Massimo Maugeri


Le Borse sono tornate a scendere. E’ bene che operatori e investitori si rileggano questo pezzo di Roberto.

Postato giovedì, 16 ottobre 2008 alle 22:10 da Massimo Maugeri


…a distanza di anni ricordare tutto questo fa uno strano effetto!!
la timidezza, la paura, l’emozione… che bei ricordi…
grazie di cuore per avermi fatto fare un salto nel passato.

Moni

Postato sabato, 18 ottobre 2008 alle 17:17 da monica


E’ l’emozione del primo amore che non si scorda mai. Lui l’ho intravisto qualche annetto fa: insignificante. Oggi non gli regalerei un solo sguardo. Eppure quante emozioni, quante pagine di diario, quanti sospiri. Ecco, quelli non li voglio dimenticare. Lui, invece, è già finito nel cestino. Click, svuota.
Grazie Roberto

Postato domenica, 19 ottobre 2008 alle 19:42 da verbena


Dimenticavo: forse sono i primi amori “non consumati” quelli che non si scordano mai. I primi rimpianti.

http://mondoverbena.blogspot.com/2008/10/trilogia-del-sesso-perduto2.html

Postato domenica, 19 ottobre 2008 alle 20:27 da verbena


e’ vero, i primi amori non consumati sono quelli che non si dimenticano mai…ed io il mio primo amore non l’ho mai dimenticato…avevo 14 anni, lui 15…il primo bacio, le prime emozioni, il primo batticuore…solo che forse non a tutti capita quello che è successo a me…rivedere il primo amore dopo 16 anni: io 30 anni, lui 31l…è vero, il primo amore non si scorda mai…ma vi posso assicurare che la seconda volta è ancora più bella…

Postato domenica, 19 ottobre 2008 alle 22:20 da maria


e’ vero, i primi amori non consumati sono quelli che non si dimenticano mai…ed io il mio primo amore non l’ho mai dimenticato…avevo 14 anni, lui 15…il primo bacio, le prime emozioni, il primo batticuore…solo che forse non a tutti capita quello che è successo a me…rivedere il primo amore dopo 16 anni: io 30 anni, lui 31l…è vero, il primo amore non si scorda mai…ma vi posso assicurare che la seconda volta è ancora più bella…soprattutto se si vive una passione travolgente, di quelle che ti tolgono il fiato e che di sicuro non dimenticarai mai, per tutta la vita…

Postato domenica, 19 ottobre 2008 alle 22:23 da maria


lo so che non c’è più nessuno qua.

Sono sempre troppo in ritardo.
Però una cosa devo dirla lo stesso: come scrive certe cose Roberto Alajmo…. ogni volta che lo leggo resto persino imbarazzata dalla sua abilità.
Penso a come scrivo io e mi vergogno da morire. L’ironia intelligente e la fantasia colorata dei suoi racconti mi fanno fare una cosa che faccio raramente quando qualcuno cerca di divertirmi: rido, e tanto! Grazie Roberto, continua a scrivere….

Postato giovedì, 5 febbraio 2009 alle 21:06 da Claudia Melusina


Non sei sola, Claudia:-)
Per tua fortuna (e non solo) credo proprio che il nostro Roberto continuerà a scrivere.

Postato giovedì, 5 febbraio 2009 alle 21:19 da Massimo Maugeri


Sto scoprendo Roberto Alajmo. Ho visto il suo bel blog, ho letto “E’ stato il figlio”. Sono in attesa di quattro suoi libri ordinati tramite Webster. Adesso questo delizioso racconto. Sono un po’ stregato dalla sua ironica (e autoironica) leggereza. Il suo talento mi sembra evidente.
Ciao a tutti, bellissimi i commenti e i contro-racconti. Complimenti a questa attraente Community e all’Autore di questo imperdibile blog.
ntoni

Postato lunedì, 9 febbraio 2009 alle 00:55 da ntoni



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