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venerdì, 14 settembre 2007

I CAPPUCCINI DEL MARE (racconto di Dora Albanese)

dora-albanese.jpgVi propongo un inedito di Dora Albanese (nella foto).

Leggetelo, se potete. Io l’ho trovato delizioso: una piccola pennellata narrativa sospesa tra sguardi e pensieri.

Vi anticipo una cosa. Vi ricordate il precedente racconto di Dora: Portare il pane a casa? L’abbiamo pubblicato qui.

Raccogliendo la proposta di un commentatore ho chiesto a Dora: “E se fosse il primo capitolo di un romanzo?”

Lei mi ha detto: “Non ci avevo mai pensato”.

E io: “Secondo me è il primo capitolo di un romanzo.”

Da qui è nata l’idea e la proposta: pubblicare un romanzo online a puntate; un romanzo che ancora non esiste, che deve essere scritto (ad eccezione del primo capitolo).

Dora ha accettato con entusiasmo.

Ma sapete qual è la particolarità? Il romanzo sarà interattivo, nel senso che VOI – con i vostri commenti – indirizzerete Dora sull’evoluzione dei personaggi e della storia. Naturalmente l’autrice sarà libera di seguire un’indicazione piuttosto che un’altra, o – se capita – di non seguirne nessuna. Insomma, una concezione modernissima di romanzo interattivo che prenderà corpo tra gli impulsi dei commentatori e la penna di Dora.

Vi piace l’idea?

E ora il racconto. Leggete e commentate, please.

(Massimo Maugeri)

________________________________________________________

La sala da pranzo dell’albergo di Maratea è poco distante dal mare. Si ferma proprio sulla spiaggia, come fa la libellula rossa d’estate. Quella momentanea sospensione, quell’impercettibile distacco da terra, rende tutto così feribile, così fragile, che a stento riesco a guardarlo il mare, seduta da qui. Mi sembra così profondo e infinito, che i miei occhi si fermano a riva, non vanno oltre. Credo che è solo da lontano che si percepisca esattamente la profondità del mare, e il suo pericolo. Il sapore di morte che ogni onda lascia sulla spiaggia. Invece, quando si è dentro, si smette di tremare, di guardare lontano; lo guardi dritto negli occhi il mare, i mille occhi, dei mille pesci azzurri che lo vestono, e si vedono le alghe, che gli sfiorano le gambe. Tutto è zumato, ha senso solo ciò che è efficace. Il mare è il riassunto di ogni vita, dalla paura più grande che ci rappresenta, alla pisciata di ogni uomo e di ogni cane. Il mare siamo noi: gente umida, uomini d’acqua, impastati con carne di sabbia. Il mare è il figlio che nasce e nuota, lasciando alle spalle il suo passato da feto, e pezzi di placenta galleggiante. Ieri notte, un uomo dell’età di mio nonno, è annegato nella sua piscina. “Aveva i pesci nella piscina, forse a guardarli gli è girata la testa ed è caduto dentro, o forse gli avranno cantato una melodia strana”. Ha detto così mia nonna, quando le ho telefonato, per chiederle come andava la salute. Le volevo dire che è troppo facile dare la colpa ai pesci, dire che sono degli assassini, le volevo dire che quell’uomo forse si è suicidato, che aveva una depressione inguaribile, che la moglie lo tradiva con un ragazzino di diciotto anni. Ho lasciato stare, le ho risposto: “sì, nonna forse è proprio come dici tu… che dobbiamo fare, pazienza”. Perché mia nonna è anziana, perché è convinta che ci sarà la fine del mondo, perché crede che gli occhi bruciano per colpa del vento dell’Africa, che arriva fino qua, in Basilicata. Le onde continuano a poggiarsi sulla spiaggia, a solcarla, senza tregua. Anche una ragazza della mia città è stata solcata da otto onde minorenni, senza tregua. L’hanno trasformata in tanti piccoli granelli di sabbia. Da allora, è scomparsa, nessuno più riesce a vederla. La immagino in camera sua, rannicchiata nel letto, ancora dolorante, mentre aspetta, aspetta come una farfalla, il soffio del vento, per essere trascinata via, per morire, per non volare più, e il solo pensiero mi provoca i brividi. Anche la sala è rossa, come la libellula. Il pavimento è fatto di tanti quadrati rossi e larghi, con gli interstizi neri. Neri di sporco. Di anni di sporco. Di anni di piedi passati a fare colazione o a cenare, di piedi che avevano tutti nel passo una decisione da prendere; se andare al mare o tornare in camera a dormire un altro po’, se restare seduti a leggere il giornale aspettando che la turista della duecentosei scendesse, o tornare dalla propria moglie lasciata a dormire. Sono tutti piedi “belli di giorno”, quelli che vivono nell’indecisione; non sapranno mai, alla fine, se salirle le scale, o scenderle per sempre. Quanti piedi decisi e innamorati incontriamo per strada e nella vita, anche se non lo sapremo mai, perché i piedi non parlano, ma si fanno capire.

I piedi di Adriana, la signora della centonove, sono allegri e frettolosi. Si fanno vedere poco, preferiscono nascondersi dentro stivali a punta, nonostante il caldo. Ma il loro passo, quello di certo non possono nasconderlo. Il piede destro tende a scappare verso l’esterno, anche se il piede sinistro, lo raggiunge in fretta; passano pochi attimi, e poi subito si coordinano; decidono che passo prendere; se scalpitante e fiero, o addomesticato e umile.

Oggi Adriana ha preferito non prendere l’ascensore. Scende le scale di corsa con gli stivali, assumendo un’ andatura animalesca. Scalpita come fosse un cavallo da doma. Alza i tacchi da terra, e prova gusto a ritmare il passo e a dargli una cadenza, a far sentire a tutti noi che siamo già seduti, in attesa che l’ordinazione venga servita, che lei c’è, anche oggi. Ha i capelli sciolti stamattina, biondi un po’ arruffati alle punte; forse non li ha ancora pettinati. Anche gli occhi sono quelli della sera passata; la matita è ancora lì, secca; la toglierà dopo aver fatto colazione, forse si tufferà direttamente in piscina, o forse farà una doccia in camera, restituendo il giusto candore alla sua pelle. Ha addosso una sottana ricamata, di lino verde oliva, che con l’abbronzatura, le dona un certo significato. Adriana significa qualcosa, stamattina. Credo che poche donne riescano ad avere un proprio significato. E’ bella, di una bellezza da ammirare, da approvare, e pure io che sono donna, resto a guardarla, imitando la sua compostezza e il suo naturale piacere nel farsi guardare, senza vergogna.Il cameriere la raggiunge e l’accompagna a sedere.

“Buongiorno signora, come è andata la notte… dormito bene?”

“Sì, sì… bene. Mi porterebbe un cappuccino? Grazie, e…”

“Certo signora, mi scusi, diceva… ?”

“E un caffè… un caffè da portare via, grazie.”

“Grazie a lei signora. Il numero della stanza?”

“Perché, a cosa le serve?”

“Per verificare se tutti riescono a fare colazione signora… se tutti i clienti dell’albergo hanno usufruito del servizio incluso nell’ospitalità, signora.”

“Ah, sì certo, certo… mi scusi, credevo voleste salire a portare il caffè… ”

“Come preferisce signora”.

“La 109… il numero è 109”.

“Grazie signora… le porto subito il cappuccino”

“D’accordo, grazie”.

Finalmente anche il mio cappuccino è arrivato. Il cameriere me lo serve accompagnandolo con un mazzo di buganvillea.

“Sono i fiori del mare, madame, per lei”.

Lo ringrazio, un po’ imbarazzata, poi mi guardo attorno, cercando di capire se ci sono altre buganvillea sui tavoli di chi ha ordinato la colazione, ed è proprio così. Sorrido, quando vedo altre donne girare la testa, alla ricerca di un qualche ammiratore segreto, e poi sbuffano un poco, o abbassano lo sguardo, quando scoprono che non c’è nessun bell’uomo dietro l’angolo, pronto a distrarle dalla noia del matrimonio. Sorrido nel vedere come è facile incantare una donna, illuderla di essere al centro del mondo, come fosse una sirena in mare aperto.

Anche Adriana ha ricevuto il mazzo di fiori; ma a fianco ai fiori c’è un telefono.

“Signora abbiamo suo marito in linea, vuole sapere cosa ha ordinato per colazione… quante colazioni ha ordinato cioè… vuole che glielo passi?”

“No, la prego… gli dica che sono salita in camera” risponde Adriana a voce bassa, con il panico in gola.

“La signora è salita in camera, spiacente signore, io non posso dirle altro… il numero della camera?”

Il cameriere posa la mano sul microfono della cornetta, poi si rivolge a Adriana: “Signora, suo marito vuole sapere il numero della sua camera…”

“Dica che non lo sa, che non mi ha servito lei, inventi una scusa, la prego”. Risponde agitata.

“Spiacente, signore, ma non ho servito io la signora, non conosco il numero della camera in cui alloggia… se vuole, provo a chiedere alla reception se la possono aiutare…”

“Bravo, bravo” dice Adriana, sussurrandogli un complimento.

“D’accordo, signore… comunicheremo alla signora che chiamerà più tardi… arrivederci, buona giornata”.

Adriana tira un respiro di sollievo.“Grazie, grazie davvero, lei… lei mi ha salvata… grazie”.

“Si immagini, signora, questo è il mio lavoro… allora, vuole che le salga il caffè in camera… vuole aggiungere altro?”

“Sì, grazie mi porti una colazione completa”.

“Certo, signora”.

Il cameriere, un uomo anziano con i capelli bianchi come la panna, non si è scomposto affatto, ha sostenuto la conversazione con un distacco quasi professionale, come se nella vita avesse fatto solo questo, coprire i clienti infedeli, magari avrà in cambio una mancia importante, penso alzando le sopracciglia. Adriana è immersa nel cappuccino, tira su la tazza, fino a coprirsi l’intero naso, lasciando fuori solo gli occhi. Pare una bizantina. E’ triste, e pensierosa. Chissà per chi è l’altra colazione, se per un ragazzo giovane, o per un uomo anziano, o forse per una donna.

Mentre penso alla scena vista, mi accorgo che il cappuccino che sto bevendo è ancora bollente; l’odore del latte a lunga conservazione emerge con il fumo, e dà un sapore sgradevole alla bevanda. Getto uno sguardo al mare, che si è scurito, il tempo oggi non è dei migliori. Adriana sorride al cameriere amico e con un cenno del capo gli dice che può salire a portare la colazione. Anche io vorrei salire, entrare in quella camera e soddisfare il mio desiderio voyeuristico. Peccato, peccato che sia tutto finito, che il mare è mosso, e che il cappuccino, come tutti i cappuccini degli alberghi di mare, sia troppo caldo, e senza sapore.

Dora Albanese

________________________________________________________

Dora Albanese è nata a Matera nel 1985. Studia lettere moderne e pubblica racconti su giornali e riviste. Vive a Roma.


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Scritto venerdì, 14 settembre 2007 alle 23:21 nella categoria Senza categoria. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

60 commenti a “I CAPPUCCINI DEL MARE (racconto di Dora Albanese)”

Rinnovo i miei personali complimenti a Dora per questo racconto.
E le faccio tanti in bocca al lupo per l’avventura che intraprenderà scrivendo qui il romanzo (interattivo) a puntate di cui ho accennato sul post.
È un’avventura molto stimolante, ma ci vuole anche coraggio.
E la ragazza ne ha. ;)
Mi raccomando. Sostenetela, eh?
Forza Dora!

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 00:11 da Massimo Maugeri


Ebbrava Dora Albanese! Complimenti di cuore!

Certo, che sei giovane si vede – soprattutto per l’evidente impressionismo della tua prosa: cosi’ vivida ed evocativa, mossa e piena di passi evocativi, pindarici, di comparazioni ardite (una per tutte: la libellula rossa e la sala da pranzo in riva al mare) – dicevo che la gioventu’ spira tra le chiome policrome del tuo narrare intimo e riflessivo, anche perche’ si vede quanto tu non sappia dove andar a parare (in senso strettamente narratologico): infatti ti lasci acchiappare dalla bellezza arcaica della parola e dei legami poetici fra le parole… e la vertigine ti seduce senza, fortunatamente, farti scadere nello scaltro ”dosaggio” che i narratori professionali adoperano per sedurre il lettore.
Insomma, in poche parole: sei spontanea come un soffio di vento ed un’onda marina (tanto per restare in tema) che va dove Eolo la guida, sulla schiena dell’ ”infecondo mare”, come diceva Omero.
Se tu sistematizzassi un pochino meglio l’ossatura narrativa, ma senza intaccare il lirismo della tua natura intima, credo che daresti vita a dei racconti veramente eccellenti, a mio avviso senza manco bisogno di andar a cercare il ”romanzo” che non e’ nelle tue corde.
Punta sui racconti, cara: irrobustisci la trama e vai a fondo sui personaggi e la loro intimita’ (in senso non volgare, naturalmente), persegui la descrittivita’, che gia’ domini benissimo, e vedrai che ne sarai – e noi, i lettori, ne saremo – tutti soddisfatti.
Hai gia’ quasi uno stile presonale: quando l’otterrai – con lacrime e sangue, non gratuitamente – sarai una vera scrittrice. Ma nel DNA i cromosomi ci sono tutti.

Con i miei Migliori Complimenti

Sergio Sozi

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 01:58 da Sergio Sozi


Dimenticavo un particolare:

parlavo, nelle ultime righe, dell’ottenimento, con le lacrime e il sangue, di un personale STILE scrittorio, perche’ secondo me lo stile, nella vita come nell’arte letteraria, e’ tutto:
un evento e’ un evento che tutti vedono, ma ci sono quelli bravi che sanno dare a quell’evento il proprio inconfondibile tocco e quelli che lo riferiscono piattamente. Il letterato-scrittore e’ appunto un uomo originale nella vita e nei pensieri che e’ perdipiu’ capace di riflettere nella scrittura la propria innata originalita’. A differenza di tutti gli altri, che riferiscono quell’ipotetico evento come fosse la cronaca del telegiornale.

Sergio Sozi

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 02:05 da Sergio Sozi


beh, complimenti anche da parte mia dora.
come ha scritto sopra sergio sozi, che saluto, anch’io sono rimasto colpito dallo stile della tua scrittura. l’ho trovato sorprendentemente buono, soprattutto se commisurato a una ragazza della tua età.
ma dico, vogliamo fare il confronto con certe giovanissime supervalutate che hanno pubblicato con grossi editori?
massimo, che a quanto pare ce la fa pure come scopritore di talenti, ha scritto in introduzione “una piccola pennellata narrativa sospesa tra sguardi e pensieri”. che bello. in effetti l’impressione è che tu non ricerchi una trama, cerchi invece di catturare immagini ed emozioni. secondo me questa è la cosa più originale di questo racconto. brava, brava davvero.
segui pure i consigli di sergio sozi che è un bravo scrittore. dacci dentro, non ti risparmiare, non fare mancare al tuo talento la fatica, quelle “lacrime e sangue” con le quali si ottengono i grandi risultati.
poi sono curioso di vederti all’opera come romanziera. massimo ti sta dando una grande opportunità, ma come dice lui ci vuole coraggio.
io mi sarei fatto prendere dalla fifa e gli avrei detto di no :)
voglio dire, c’è tanta gente che legge qui, eh?
ma è anche vero che penso di non avere talento come scrittore. tu invece, secondo me, ce l’hai. dunque sfruttalo, e sfruttalo bene.
ora chiudo: ué, so le 4 del mattino.
chiudo come sozi.
con i miei migliori complimenti.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 04:05 da gennaro iozzia


Vorrei salutare Dora e dirle che ormai non può più tornare indietro. Credo che sia l’inizio di un percorso che la porterà in quei territori sconosciuti che solo la scrittura riesce a penetrare.
Dora guarda e osserva, é attenta e immagina.
L’attenzione e l’immaginazione sono i veri motori del racconto.
Chi scrive vede l’invisibile.
In una paginetta Dora ha narrato l’invisibilità che muove gli elementi, siano essi della Natura o della Psiche.
A Dora faccio gli auguri più cari e soprattutto mi auguro che faccia prezioso questo tempo della gioventù, che ne lo goda in quanto tempo libero, o meglio liberato per dedicarsi interamente alla scrittura.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 08:11 da francescasca serra


L’idea è adorabile , geniale, straordinaria: il lettore è davvero un “lector in fabula”, alla maniera di Eco. Complimenti a Massimo per l’idea brillantissima, e a Dora per aver avuto l’apertura e il coraggio di accettare la “sfida”. Vado a leggermi il racconto e ne parliamo fra un po’. A dopo

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 09:21 da Elio


Del racconto ho apprezzato le riflessioni sul mare e la sua presenza sullo sfondo, discreta ma forte e capace di inglobare come metafore tutte le immagini del testo. Certo, se mi è consentito, lo stile si deve ancora affinare. Comunque sia, grazie per questo cappuccino .

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 09:38 da Elio


Miiiii, che bello!
Bravissima Dora. A me è piaciuto davvero tanto. Complimenti a te per il racconto e a Massimo per la brillante idea.
Smile

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 09:56 da Elektra


Ovviamente non vedo l’ora di leggere la nuova puntata del romanzo.
E un’altra cosa.
“Il mare è il riassunto di ogni vita, dalla paura più grande che ci rappresenta, alla pisciata di ogni uomo e di ogni cane. Il mare siamo noi: gente umida, uomini d’acqua, impastati con carne di sabbia. Il mare è il figlio che nasce e nuota, lasciando alle spalle il suo passato da feto, e pezzi di placenta galleggiante.”
A me questa parte qua è piaciuta tantissimo… “impastati con carne di sabbia”.
Brava davvero.
Ri-smile

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 10:05 da Elektra


nel tuo racconto ho sentito il sapore dolce e allo stesso tempo amaro della vita,che passa attraverso banali gesti quotidiani.Mi ha messo molta malinconia, ma mi ha colpito profondamente.Dory sei veramente in gamba.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 12:21 da mikela


Avevo già assaggiato il suo pane, ora degusto il cappuccino. Mentre giro lentamente il cucchiaino nella tazza mi dico che, forse, la nonna esprime ciò che vuole che noi si creda. Mentre, probabilmente, la sua verità non ce la dirà mai.
Perché i vecchi hanno tanti ricordi, e i ricordi si affastellano e si confondono. Quando non fanno confusione, fanno fantasia. E i vecchi ne hanno tanta.
Come tanta ne hanno i giovani(ssimi) come Dora. Laddove manca l’esperienza di vita vissuta si supplisce con i sogni, le emozioni e le aspirazioni. Forse a essere fregati sono quelli dell’età di mezzo: stritolati tra ricordi a medio termine e i sogni già realizzati o infranti. Ma questo è un altro discorso.
Non ho titolo per “giudicare” Dora. Dico solo che, leggendo, tocco quelle maniglie dell’hotel. Sento l’odore delle stanze e del cappuccino. Delle due l’una: o devo cambiare spacciatore, oppure lei “mi arriva”. Siccome il mio spacciatore non mi ha mai tradito, non rimane che la seconda alternativa.
Forse commenterò ancora. Di certo, però, non sarò così interattivo da “sterzare” il romanzo di Dora. Il gioco è interessante, intelligente, stimolante e creativo. Ma, semmai, lo lascio giocare agli altri. Io assisto.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 12:26 da Enrico Gregori per Dora


Bello sia il racconto che l’idea.
Complimenti all’autrice e al responsabile del weblog.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 12:34 da Lorella


Tanti complimenti mi hanno preceduto ma penso di proseguire nel sottolineare che Dora ci sta provando. A crescere. A cogliere gli attimi preziosi. A trasferire emozioni o scampoli. A tratteggiare storie che sono poi le nostre. A mettersi in gioco.
Massimo ha ragione, ci vuole coraggio perchè scivolare è fin troppo facile quando si ha un ‘certo’pubblico nutrito che ti legge e aspetta proprio quello, lo scivolone.
Brava Dora, certe sfide meritano di essere colte e affrontate a testa alta, il tempo e le prove aiutano molto a levigare imperfezioni, a tratteggiarsi meglio e ritrovarsi in un tipo di scrittura che poi diventa solo la tua, perchè ti esce dalle mani ma l’ordine viene dal cuore e dal cervello.
E poi sei così giovane che l’espressione ‘ puoi fare quello che vuoi’ non solo ti appartiene ma se lavori sodo e con passione come traspare ti può davvero portare lontano.

Sai cosa mi è arrivato mentre leggevo? Nella stanza 109 non c’è nessun altro. L’altra colazione è sempre per Adriana e i motivi potrebbero essere tanti. Se mio marito non sapesse in che camera alloggio e io mi facessi negare forse il tradimento sarebbe l’eventualità meno probabile, troppo scontata e noisa in un certo senso. Forse c’è qualcos’altro che impedisce ad Adriana di riprendere il dialogo col marito, forse lui le ha fatto qualcosa di grave o semplicemente c’è una frattura in mezzo. In ogni caso un cappuccino in mezzo alla gente non è la stessa cosa di un caffè solitario bevuto senza ritegno come e dove si vuole, lontano dagli sguardi indiscreti e curiosi di una stanza chiusa.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 13:26 da Barbara Gozzi


Cara Dora,
brava, mi hai commossa, mi sei arrivata, come ha detto Gregori, e la cosa mi impressiona un pò avendo io molti anni più di te.
Complimenti a Massimo, che fino ad ora ci ha visto giusto.
Aspetto che mi porti il pane a casa.
Saluti
Camilla S.

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 16:17 da camilla


Vi ringrazio molto per i vostri commenti affettuosi.
Vi dico la verità. Mi sento un po’ responsabile nei confronti Dora, nel senso che non vorrei caricarla di – come dire – “responsabilità” eccessive con quest’idea del romanzo interattivo a puntate. Quindi consideriamolo per il momento come una sorta di gioco narrativo bello e originale (però sono convinto che avremo piacevoli sorprese).
Vi ringrazio tutti. Davvero. Anche per l’entusiasmo con cui avete accettato la mia idea.
In particolare (a beneficio di Dora) consentitemi di ringraziare:
- Sergio Sozi (scrittore e docente di letteratura italiana; il prossimo post di letteratitudine porterà la sua firma e sarà dedicato alla figura di Emilio De Marchi);
- Francesca Serra (scrittrice e docente di letteratura italiana);
- Elio Distefano (poeta e docente di letteratura italiana);
- Enrico Gregori (responsabile della “cronaca nera” del quotidiano “Il Messaggero” e fresco autore del noir alla Ellroy “Un tè prima di morire” (Bietti), di cui parleremo presto anche qui;
- Barbara Gozzi (scrittrice e nota blogger)
-
Dora non ha la connessione al web a casa. Per leggervi dovrà recarsi presso un Internet point; ma sarà felice di gustarsi i vostri affettuosi e stimolanti commenti. Magari con cappuccino caldo vicino al monitor del pc
Statene certi ;)

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 16:36 da Massimo Maugeri


Ciao Dora! Massimo ha ragione… è un gioco. Non aver paura ma gioca. Gioca seriamente come fanno i bambini!
A Sozi: i tuoi interventi sono sempre puntuali e se mi consenti poetici…
A Enrico Gregori: quanta malinconica saggezza in quello che hai scritto!
Dora però è dell’85. Leopardi l’avrebbe chiamata donzelletta scherzosa!

MLR

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 18:27 da Maria Lucia Riccioli


e pensa che non sono malinconico né tantomeno saggio :-)

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 18:32 da Enrico Gregori per Maria Lucia


Dora Albanese mi ricorda – anche in prospettiva – la Mansfield. Se continua così, nei prossimi anni, sentiremo parlare di lei. Studia, e scrivi. Non smettere mai! Brava
console

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 18:39 da console


Non posso fare a meno di ringraziarvi. Sono in un internet point, con il mio bambino in braccio, quindi sarò breve. Grazie di cuore a tutti per aver letto il mio racconto e per averlo commentato. Spero di crescere insieme a voi.
Dora Albanese

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 18:45 da dora


Davvero un bel racconto, Dora. Brava e complimenti. Hai una scrittura che secondo me è più matura della tua età. E poi sei pure una giovanissima mamma…
L’idea del romanzo a puntate è troppo intrigante per non seguirla. Fa bene Massimo a precisare che si tratta di un gioco, però mi sembra un gioco importante dove ci saranno tantissimi spettatori. In bocca al lupo!

Postato sabato, 15 settembre 2007 alle 21:31 da Rosa Fazzi


un pensiero prima di dormire. Questo post è rivolto direttamente a Dora: il tuo racconto mi ha ricordato l’atmosfera un po’sofisticata di una -secondo me- bellisisma canzone di Giorgio Conte, magistralmente interpretata da Ornella Vanoni, dal titolo “sotto il sole, con il mare”. E’ contenuta nell’album “stella nascente” pubblicato dalla CGD nel 1992. Se lo ascolti, per favore, dimmi se anche tu ci trovi le stesse vibrazioni sottili del tuo racconto.

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 00:45 da Elio


Ancora ruvida, dura, bambina con bambina in braccio, adolescente col cuore di “ancien dame”.
Scrittrice perchè ha saltato il “solco del diario” e narra agli altri, anche se non li volesse cercare i lettori, lei scrive per loro, non più per se stessa.
La cultura è fatta di cuore e curiosità e voyerismo, e Dora “la dura” c’è l’ha, coglie i particolari, “sente” il sapore del latte uht, lo descrive.
Racconta talmente bene l’albergo che non mi piace, somiglia a quella brutta stanza sul mare, con la balconata barocca dove è ambientato il “Camilleri pensiero” in tv, quello con Zingaretti.
Niente interattività. Non mi piace.
Troisi/Skarmeta facevano dire a “Il Postino”: “la poesia non è di chi la scrive ma di chi la usa”, ma la faceva Neruda.
Continua la tua poesia da sola Dora!

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 13:39 da francesco di domenico


a me invece piace un sacco l’idea dell’interattività. la trovo geniale e perfettamente integrata con i concetti di scrittura sperimentale nell’era delle nuove tecnologie.
questo racconto è molto bello.
continua a scrivere, dora. io sarò una tua affezionata lettrice.

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 14:42 da luisa


Per quanto riguarda il romanzo interattivo ho un po’ paura perché come ha detto sergio Sozi il racconto è più nelle mie corde, in questo momento. La scrittura non è lavoro, ma fologorazione improvvisa.
Dora

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 19:41 da dora albanese


Ho letto il racconto e mi è piaciuto. Mi sono fatta amabilmente rapire da questa “piccola pennellata narrativa sospesa tra sguardi e pensieri”.
Brava Dora!
L’idea del romanzo interattivo a puntate mi sembra bellissima e originale, degna di Massimo Maugeri.
E’ un gioco narrativo, scrive Massimo. Ha ragione, ma tu prendila come una sfida. Non devi aver paura, dài l’idea di avere le carte in regola per fare bene.

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 20:34 da Erika Di Giorgio


A Dora:
grazie per la stima. Non sono un genio ma i consigli li so dare perche’ amo la Letteratura Italiana e per me e’ importante che vi si inseriscano delle persone valide e non degli incompetenti. ”Amore, precisione e ispirazione”, questo e’ il mio motto. Inoltre, la Letteratura e’ come un pupo e SOLO chi ama i bimbi sa cosa sia l’amore per la scrittura. Scriviamo per i nostri figli, Dora, perche’ loro sono tutto: passato, presente e futuro.

A Gennaro Iozzia:
un caro ”bentrovato” anche a Lei! E’ bello risentirsi con gli amici!

A Maria Lucia Riccioli:
Lei scrive da persona dolce e sensibile. Ebbene si’, Lei ha ragione: la mia vena poetica non s’inaridisce nemmeno nei lavori critici. Sono purtroppo fatto cosi’… con un piede in terra e l’altro nell’aere; anche troppo, nell’aere, dico… senza riuscire ad agire diversamente!

A Massimo:
grazie. Le mie preoccupazioni – che tu ben sai – sono purtroppo sempre le stesse ma giova al mio cuore sentirti vicino.

Sergio Sozi

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 21:11 da Sergio Sozi


l’ho letto tutto di un sorso. c’è vita in quello che scrivi. tienimi informata chè vorrei leggerti ancora.

baci baci
Claudia

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 22:15 da claudia


Vi ringrazio ancora per i vostri commenti.
Sono lieto che Dora sia riuscita a intervenire. Ero indeciso se rivelarvi che Dora oltre a essere una giovane scrittrice è pure una giovanissima madre. Ma si è “rivelata” da sola (brava!).
-
@ console:
a beneficio di tutti ricordo che Katherine Mansfield è stata una bravissima scrittrice neozelandese di racconti brevi. Ex violoncellista, contemporanea di Virginia Woolf, ispirata da Cechov, scrisse molti racconti brevi tra cui spicca “Miss Brill”. Visse in Inghilterra, Germania e Francia. I suoi personaggi sono soprattutto femminili e credo che l’espressione coniata per Dora, “pennellate narrative sospese tra sguardi e pensieri”, possa essere applicata anche a lei (soprattutto per la delicata visività dei suoi racconti).
Dunque, implicitamente, console conferma l’impressione di Sergio Sozi che vede Dora più come scrittrice di racconti che come autrice di narrazioni lunghe.
-
@ Francesco Di Domenico (anche lui scrittore):
Grazie per il tuo commento. Capisco la tua ritrosia nei confronti dell’interattività. Partendo dal presupposto che “la scrittura è solitudine le tue perplessità sono condivisibili. Ma ripeto, consideriamolo semplicemente un gioco questo, un piccolo esperimento. Poi vedremo.
-
@ Dora:
stai tranquilla, non hai stipulato alcun contratto ;)
Nel momento in cui dovessi cambiar idea potrai sempre interrompere. Anzi, dato che non abbiamo ancora cominciato facciamo in tempo a rimettere tutto in discussione se vuoi.
-
Dimenticavo di salutare MariaLucia (anche lei si occupa di scrittura).

Postato domenica, 16 settembre 2007 alle 23:28 da Massimo Maugeri


Ho letto solo adesso il tuo racconto, sono in ufficio, in un ufficio del Sud.
E’ stata Dora a farmi conoscere questo blog, segnalandomi il suo primo racconto.
Il racconto, per me che sono una lucana, è semplicemente veritiero.
In questa sua storia, lei non cerca di narrare una storia, ma di unire più avvenimenti, di fare un riassunto dell’estate lucana. Ha raccontato splendidamente la violenza che una ragazza nella nostra città (matera) ha davvero subito.
E’ una missione importante la sua: riuscire a dare voce a chi non ne ha. Il suo obbiettivo è proprio quello di raccontare cose che appartengongono alla quotidianità, a mio parere, utilizzando un immaginario onirico.
E’ come se avesse descitto un sogno fatto.
Ho fatto, non volendo una piccola recensione, spero di aver capito bene, facendo io tutt’altro nella vita; altrimenti, chiedo venia e torno a lavoro.
Saluti al signor Maugeri, e alla mia amica e compaesana Dora.
P.S. scrivi il romanzo, lo sai che ce la puoi fare!!!

Postato lunedì, 17 settembre 2007 alle 08:49 da Lucrezia


Ciao Dora, ho trovato il tuo racconto molto evocativo,ancora adesso mentre ti scrivo è vivo il ricordo dei pesci in piscina,dei mattoni rossi, della libelulla ,del cameriere complice……complimenti, riesci a trasmettere emozioni che si depositano nel fondo e che al momento opportuno verrano rivissute per associazione, insomma hai lasciato una traccia. Continua a coltivare il PIACERE di scrivere e tutto quello che vorrai comunicarci sgorghera’ da te spontaneamente.

Postato lunedì, 17 settembre 2007 alle 09:13 da raffaele


Cara Dora,
io al posto tuo non rinuncerei per nulla al mondo a questa opportunità. Sono d’accordo con Barbara Gozzi quando scrive: “certe sfide meritano di essere colte e affrontate a testa alta”.
Prendi l’idea del romanzo a puntate come un gioco intrigante, ma non aver paura.
E poi ti rivolgo una domanda: sei proprio sicura che “la scrittura non è lavoro, ma folgorazione improvvisa”?
Io credo che la scrittura sia ispirazione, ma soprattutto lavoro. Nel bellissimo articolo di Roberto Alajmo su Coltrane, che trovi nella categoria “A dirla tutta”, ho letto questa frase che mi sono appuntata nel mio diarietto delle belle frasi: “il genio è al cinque per cento ispirazione e al novantacinque per cento traspirazione. Intesa come fatica, sudore della fronte”.
Un bacetto al tuo pupetto.
Smile

Postato lunedì, 17 settembre 2007 alle 09:52 da Elektra


Cara Elektra,
la scrittura intesa come lavoro, mi deprime un pò… sicuramente come dice Sozi, e come scrivi anche tu è fatica, sudore, è prima di tutto studio.
Quindi in un certo senso hai ragione. Studiare è un lavoro costante, e io personalmente studio molto… figlio permettendo!!!
Molte ragazze della mia età, utilizzano una scrittura improvvisata, o scontata: o parlano di sesso, o raccontano la propria vita, e non sanno nemmeno loro, alla fine, dove vogliono “andare a parare”!!!
Io, personalmente, prima di scrivere, penso molto, mi metto in discussione, mi confronto con i più grandi scrittori del ‘900, non certo con Moccia, capisci?
Ecco da dove nascono le mie paure… detesto l’improvvisazione, e non vorrei deludere nessuno, soprattutto Massimo, che è stato così gentile da ospitarmi nel suo bolg, e nel credere in me.
Comunque, non mi farò sfuggire questa bella opportunità.
Grazie davvero a tutti voi per l’attenzione, con affetto
Dora A.

Postato lunedì, 17 settembre 2007 alle 17:30 da dora


Vai, Dora, che siamo con te!

Postato lunedì, 17 settembre 2007 alle 18:23 da Rosa Fazzi


Cara Dora,
riprendo questa tua frase: “prima di scrivere, penso molto, mi metto in discussione, mi confronto con i più grandi scrittori del ‘900.”
Mi sembra un approccio molto maturo il tuo. E giusto.
E mi confermi pienamente l’impressione che mi avevi dato.
Questo è il motivo principale per cui ti ho proposto il progetto del romanzo a puntate (interattivo, ma con libertà piena per la scrittrice… ci mancherebbe).
Ti ribadisco, però, di prenderlo come un esperimento, come un gioco; non come una prova. Altrimenti non ha senso procedere.
Un gioco, peraltro, che possiamo interrompere in qualunque momento e senza alcun problema.
Ti abbraccio.

Postato lunedì, 17 settembre 2007 alle 20:03 da Massimo Maugeri


Bravissima Dora. Così si fa!
Supersmile.

Postato martedì, 18 settembre 2007 alle 10:57 da Elektra


Incoraggiamenti e sprone come se Dora dovesse battere il record di scalata senza bombole oppure quello di apnea :-) . Ma scrivesse ciò che le viene e come le viene, tanto mi sembra che qui siamo tutti bendisposti. Fatte queste sconsiderate premesse, mi pare che ci sia una specie di indecisione tra il pubblicare racconti oppure un romanzo.
Esistono, come si sa, libri fatti di racconti. Ci hai mai pensato?
Non mi pare un compromesso, bensì una scelta ben precisa.

Postato martedì, 18 settembre 2007 alle 13:01 da Enrico Gregori


volevo aggiungere una cosa a quello che ha detto elektra. secondo me qui la gente ti leggerà per sostenerti, non per giudicarti. stai tranquilla:)

Postato martedì, 18 settembre 2007 alle 19:16 da luisa


mi ha fatto sorridere l’intervento di Gregori, che ha proprio ragione…
Massimo ti ringrazio come sempre per tutto, ma per farla breve: il romanzo portare il pane a casa, è un lavoro che non interromperò, ma mi chiedo, cosa ci potranno raccontare i due personaggi, di così intrigante e sconvolgente… alla fine si tratta di una coppia come tante altre, con esperienze di vita normali.
Non è forse meglio, non toccare niente… perchè adesso vi svelo un segreto: quando scrivo racconti, parto sempre da un fatto realmente accaduto, e la storia di Michele, è una storia realmente accaduta.
Dato che Michele, lo conosco da tempo, èposso dire

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 09:23 da dora


scusatemi… sono con il piccolo in braccio, e ha fatto partire il commento… volevo dire che è una storia vera, che non ha proprio niente di intrigante…. dovrei lavorare molto di fantasia.
Invece, mi intriga molto, raccontarvi la storia di una donna, che per sentirsi amata, e per amarsi nuovamente, subisce delle trasformazioni, tanto da non essere riconosciuta nemmeno dal marito…. scusate per l’intoppo, ma con una mano scrivo e con l’altra tengo a bada la piccola peste… grazie a voi tutti
Dora

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 09:29 da dora


P.S.
Non che la fantasia mi manchi, ma, non mi brucia ancora dentro… non avverto l’esigenza adesso, di dare voce ai personaggi di “poratre il pane a casa”. E su questo, Massimo mi ha rassicurata, dicendomi che non ho scadenze da rispettare, che sono libera di muovermi come voglio.
Per questa ragione, preferisco adesso dedicarmi ai racconti.
Scusate ancora… adesso vi lascio in pace
Saluti affettuosi
Dora e Claudio (mio figlio).

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 09:39 da dora


Ciao Dora, perché non partecipi anche tu all’iniziativa che ha lanciato Gordiano Lupi? Non so se hai visto, si chiama “Nuovi narratori italiani”. è presentata all’interno di un articolo del blog di Massimo.
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/09/18/nuovi-narratori-italiani-di-gordiano-lupi/
C’è anche un bellissimo racconto di Massimo.
Sei molto tenera :)
Un bacino al tuo piccino.

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 09:44 da Rosa Fazzi


Caro Massimo Maugeri, apprezzo la sua intraprendenza come riesce ad affascinare e trascinare lettori e autori, in una probabile promiscuità, in nome dell’interattività. Ammiro e condivido l’analisi letteraria su Dora espressa dal Professor Sergio Sozi; il professore che tutti vorremo avere, che con competenza,vasta cultura,acume e notevole generosità: intravede lo stile, i sentimenti, declinando la vita narrativa di Dora. Complimenti a tutti Voi, per l’onestà intellettuale.Ora come new entry occasionale, mi chiamo Luca, sono curioso di sapere se il racconto è il genere di scrittura più moderno rispetto al romanzo. E quale dei due, verosimilmente, può essere vicino alla multi – mediale operante: il teatro, la sceneggiatura televisiva e quella cinematografica. Pertanto desidero sapere se mi potete aiutare, a capire cosa consigliereste a un giovane autore di diventare: uno sceneggiatore, di scrivere per il teatro o di scrivere per sé. L’idea di Massimo Maugeri sull’interratività è incorragiante, se si parte da un’idea di scrittura di genere, da condividere tutti insieme e scritta una parte iniziale, suggerirei il Prof. Sergio Sozi, permettendo a ciascuno di noi di inserirci. Perché, secondo me, un racconto, quello di Dora per esempio, è in sé già compiuto; pur prestandosi, il racconto, all’immaginazione fertile femminile che per affinità, vedi Barbara Gozzi e Lucrezia, riescono a comunicare con i sentimenti di Dora. Ultima questione, chi mi può rispondere sulla distinzione,verosimilmente, della personalità e stile letterario comparato tra la scrittura femminile e maschile. Vi ringrazio per l’ospitalità nel blog e Vi confermo la mia stima nei confronti di Sergio Maugeri che professa la letteratura come un bene prezioso a disposizione di tutti ma, che secondo me, ahimè non è per tutti.
Luca

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 13:18 da luca


Dora, il racconto mi sembra anche meglio del precedente, segno che la tua maturazione è straordinariamente veloce – e precoce. Quanto ai problemi di racconto/romanzo, fantasia/realtà ( o esperienza ) sai bene che sono falsi problemi: nel primo caso, ti accorgerai da sola se un tuo racconto spingerà per diventare più lungo, un romanzo insomma (e comunque, se proprio credi, la questione devi affrontarla in termini di struttura più che di lunghezza). nel secondo caso, lascia stare la fantasia, che dopotutto si alimenta sempre delle nostre esperienze e non è altro che il lento ed intimo processo della loro elaborazione. Per finire con una citazione un po’ manipolata, continua perchè leggendo il tuo racconto, “questa mattina da Dorotea ho sentito che non c’era bene della vita che non potessi aspettarmi. Nel seguito degli anni i miei occhi torneranno a contemplare le distese del deserto e delle carovane; ma ora so che questa è solo una delle tante vie che mi si aprono questa mattina a Dorotea” (Italo Calvino, Le città innvisibili). Ti abbraccio,
stefano

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 15:41 da stefano


Brava Dora, il racconto mi è piaciuto molto.
Per il romanzo concordo con Stefano, poi vorrei dire una cosa al signor Luca: può riformulare la domanda? Non ho capito assolutamente niente, di quali risposte ha bisogno; è forse anche lei un aspirante scrittore?
Ah, piccola correzione: il signor Maugeri, da come ho letto, non si chiama Sergio, ma Massimo.
Cmq, siamo pronti a vederti crescere come scrittrice, Dora metticela tutta.
Saluti al blog
Grazia B.

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 21:32 da Grazia


Ho fatto sorridere una ragazza di 21 anni, disoccupata e con un figlio? Cazzo, ma allora so’ fico!!!! :-)
O la chiave di lettura è che Dora sorride perché se lo può permettere. A leggerla, infatti, ha le sue ricchezze. A occhio non serviranno a farle avere internet in casa. Ma finché avrà quella fantasia potrà navigare dove cazzo le pare. Il difficile sarà acchiapparla :-)

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 22:50 da Enrico Gregori


@ Dora:
Stai tranquilla. Ti ribadisco che non devi sentirti per nulla “impegnata”. Hai tutto il tempo che vuoi dalla tua.
Scrivi: “mi intriga molto, raccontarvi la storia di una donna, che per sentirsi amata, e per amarsi nuovamente, subisce delle trasformazioni, tanto da non essere riconosciuta nemmeno dal marito…”
Io ti dico: va benissimo. Se vuoi lasciamo perdere “Portare il pane a casa” e partiamo da qui.
Se ti senti confusa pensa ai commenti di Enrico Gregori ché ti fanno ridere ;)
-
@ Luca:
Chi è Sergio Maugeri? Il frutto di una possibile commistione letteraria tra Sergio Sozi e il sottoscritto? ;)
Come sottolinea Grazia, spiega meglio la tua idea. Non è molto chiara.

Postato mercoledì, 19 settembre 2007 alle 23:15 da Massimo Maugeri


Caro Massimo Maugeri, così ho iniziato il mio testo e ho chiuso con “Sergio”; Voi due scrittori del resto, siete buoni amici e colleghi: Massimo Maugeri e Sergio Sozi. Vi ringrazio per la risposta,Massimo e Grazia, e Vi preciso il mio quesito.
Credo che sia più attuale scrivere racconti che romanzi; volendo ricordare,per esempio del passato: Goffredo Parise, Italo Calvino.
Lo scrittore ha potuto dal teatro greco in poi, far rappresentare i suoi personaggi e dare così maggior forza alle sue idee, sentimenti, immaginazione,se lo voleva.Con l’ausilio della scenografia, delle musiche, i cori, e nel tempo con l’ausilio della tecnologia accompagnare musica o altri effetti più sofisticati.Questo è il teatro.Certo da un secolo anche il cinema ha raccontato storie e lo spettatore/lettore, ha apprezzato che in un tempo irrisorio, la rappresentazione gli ha permesso di con dividere emozioni profonde e suggestioni con l’autore.
La brevità e sintesi del testo scritto è frutto del nostro tempo: la responsabilità è della televisione,ora si mette anche internet, e i giornali quotidiani si leggono poco, tanto più i libri di genere romanzo.
La lingua scritta viene violata, alla stregua della lingua parlata sempre più frammentaria; tutto ciò è poco aulico: sentite i telegiornali, per esempio.

Da sempre lo scrittore si deve confrontare con media più espressivi e completi. Quindi, oggi, a un giovane scrittore cosa possiamo suggerire oltre che scrivere per sé?

Mi sembra che la crisi dell’autore di ” romanzo” sia raffrontabile alla pittura che limita l’artista nello spazio di una tela: nonostante il buco nero di Burri o il taglio nella tela di Fontana, che hanno denunciato per primi questa impotenza.
La scrittura creativa rischia davvero di rimanere un esercizio di stile, implosa in se stessa, per lettori/scrittori letterati e sofisticati?
Lei Signor Massimo Maugeri e altri suoi colleghi scrittori, non state forse utilizzando un media moderno e tecnologico per trattare e diffondere letteratura scritta, breve, e commentata dall’autore interattivo con il lettore? Con la web-cam è possibile farvi vedere e diffondere un’eventuale colonna sonora o associare filmati al Vostro breve racconto, ci arriverete prossimamente?

Luca, se mi è permesso, ringrazia Massimo Maugeri, per l’ospitalità, e Sergio Sozi in quanto amico e critico leale del padrone di casa.

Postato giovedì, 20 settembre 2007 alle 13:14 da luca


Cara Dora Albanese, ho sbagliato il mio copia incolla, e non ho inserito nel mio post l’apprezzamento sentito per la sua scrittura moderna,attuale il racconto,intimista,la solitudine e la ripetitività dei gesti quotidiani, lascia comunque uno spiraglio alla speranza di una nuova vita personale e generata,in virtù di quello che ho già espresso.
Merito di suo figlio Claudio?
Luca

Postato giovedì, 20 settembre 2007 alle 13:48 da luca


Ciao Luca. Bentornato qui.
Certamente, in Internet, vanno meglio i racconti brevi che le narrazioni lunghe. Diciamo che si “prestano” di più.
Dal punto di vista editoriale i raconti in genere vendono poco e niente. E’ difficile piazzare una raccolta di racconti a un editore. Fidati. Te lo dico da addetto ai lavori (se mi è concesso considerarmi tale).
Molto meglio i romanzi.
Per quanto concerne la multimedialità ti posso dire che ho creato un canale video su YouTube collegandolo al blog.
Si chiama “Letteratitudine TV”.
Lo trovi qui:
http://it.youtube.com/Letteratitudine
nei prossimi giorni troverai novità.
Un saluto.

Postato giovedì, 20 settembre 2007 alle 23:49 da Massimo Maugeri


Caro Luca,
La ringrazio per la stima e ricambio l’affetto cosi’ prodigatomi da parte Sua con un semplice, altrettanto amorevole, consiglio:
piuttosto che una ricerca della oggettiva valutazione riguardante le possibili strade per esprimersi letterariamente, perche’ invece non concentrarsi su se stessi e, dunque, capire, al di la’ di cio’ che dicono gli altri, cosa ci si addice veramente?
Si metta a scrivere con lo stesso amore che si ha per un bambino, Luca. E trapianti in ogni lettera della Sua (ventura? in fieri?) opera ogni bacio, il piu’ puro, forte, vero, unico ed inconfondibile.
L’amore e Dio sono sia la meta che anche la strada, per me cattolico. La tecnica scrittoria e il pensiero, invece, restano le pietre miliari lungo questa strada: ossia quelle necessarie per non perdere il contatto con la realta’ di se stessi, con quella altrui e con la… meta stessa (che e’ appunto Dio, dicevo, semplificando molto).

Saluti Cari
Sergio Sozi

Postato venerdì, 21 settembre 2007 alle 01:42 da Sergio Sozi


A Dora:
un bacio a Claudio. La mia si chiama Laura.
Sergio

Postato venerdì, 21 settembre 2007 alle 01:54 da Sergio Sozi


Caro Massimo, sono d’accordo ed è prevedibile un’alternativa di mercato rispetto all’editoria; la scrittura condivisa: una sorta di progetto creativo a tema che coinvolga più autori, interattivi in internet: la nuova letteratura virtuale.
I romanzi, del resto, non hanno risultati di mercato per tutti gli autori riconosciuti: lo scrittore è solo rispetto le nuove forme di comunicazione e il futuro sorta d’impegno a produrre opere a più mani; utilizzando e integrando la creatività affinché si possano rappresentare le idee, l’emozioni attraverso: il teatro, il cinema, la televisione, internet.
Ciao Massimo, ora, ci siamo intesi, vero?

Postato venerdì, 21 settembre 2007 alle 14:50 da luca


Caro Sergio, la tua onesta intellettuale e umana di docente, se mi posso permettere, mi convince che: la scrittura letteraria è tecnica , pensiero forte e va praticata con lucidità, etica,obiettivi personali e condivisibili con gli altri.
Non si può scrivere per se stessi: bisogna restituire agli altri, le emozioni, le idee partite da molto lontano, da autori che ci hanno preceduto. Il “divenire” del genere umano che aspira a sublimare la realtà e non disperdere la memoria storica.
Volendo sdrammatizzare, la nostra emotività deve essere pronta ad integrare i fatti con l’amore, il dolore personale vissuti e convissuti. Per fare questo, ti chiedo, che peso ha il letterato e la persona umana intrinseca? Ti faccio un esempio, nel rispetto dello spazio aperto a favore di Dora, giovane scrittrice che crede,giustamente, nello studio di autori autorevoli e nel terminare il suo corso di laurea. Sarà sufficiente per diventare una scrittrice apprezzata e di successo? Certo, tutto questo è ininfluente rispetto la responsabilità individuale di scegliere di agire, piuttosto che cercare l’oggettività,l’originalità delle idee, il perché dell’utilità e modalità della scrittura letteraria. Un abbraccio sincero (un cattolicissimo,scambiatevi un segno di pace) e di solidarietà per il tuo ruolo di docente,se me lo consenti, che incoraggia la libertà di pensiero positivo e propositivo e l’impegno costante nella scrittura letteraria.
Luca

Postato venerdì, 21 settembre 2007 alle 15:00 da luca


Caro Sergio,
Laura è il nome che stavo dando a Claudio, quando dall’ecografia risultava essere una bambina… dopo è stato tutto diverso!!!
Comunque mi riserverò di utilizzare questo antico e meraviglioso nome a me molto caro, per il prossimo nascituro,(quando arriverà), sperando che confermi la teoria dell’ecografo.
Ricambio affettuosamente il bacio.
Cosa più importante: vedo che è in atto un dibattito interessante, e di questo ne sono molto felice.
Per Luca: Sì, forse è merito di mio figlio Claudio, che mi mantiene costantemente in un mondo magico, e che mi carezza il volto, quando sono triste, come se capisse tutto.
Grazie ancora
Dora

Postato venerdì, 21 settembre 2007 alle 15:14 da dora


@ Luca (again):
Sì, Luca. Capisco perfettamente cosa intendi. In fondo è quello che hanno fatto è che stanno facendo egregiamente i Wu Ming
-
@ Dora:
Un abbraccione a te e al pupo.
P.S. Ehi, se continui così finisce che mi scalzi e diventi la stella del blog. Non va bene, eh? ;)

Postato venerdì, 21 settembre 2007 alle 22:37 da Massimo Maugeri


Caro Luca,
appena avro’ un po’ di tempo approfondiro’ le tue questioni. Promessa!

Cara Dora:
tu mi commuovi. Spero che sia felice anche col tuo compagno – o marito, o ragazzo, o fidanzato. Perche’ in tre… e’ piu’ bello!

Sergio

Postato sabato, 22 settembre 2007 alle 18:49 da Sergio Sozi


Sergio, Dora è felicemente sposata ;)

Postato sabato, 22 settembre 2007 alle 23:48 da Massimo Maugeri


Mannaggia, ce volevo prova’ co’ Dora!!!!!
ps: perdonate la gogliardata romana,ma era per stemperare :-)

Postato domenica, 23 settembre 2007 alle 21:43 da Enrico Gregori


Vi ricordate di Dora Albanese?
Vi segnalo la pubblicazione di un suo nuovo racconto sul sito “musicaos”:
http://musicaos.wordpress.com/2008/01/18/la-ragazza-sordumuta-di-dora-albanese/

Postato domenica, 20 gennaio 2008 alle 00:52 da Massimo Maugeri


[...] autori sono Dora Albanese (di cui ho già pubblicato due racconti qui e qui) e Germano Milite (che ha pubblicato altri suoi racconti sulla rubrica Iperspazio [...]

Postato venerdì, 4 aprile 2008 alle 22:49 da Kataweb.it - Blog - LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Blog Archive » DUE RACCONTI DA PANCHINA. DORA ALBANESE, GERMANO MILITE



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