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Archivio del 28 settembre 2007

venerdì, 28 settembre 2007

LA SCRITTURA TRA SOLITUDINE E LIBERTA’ (Gao Xingjian)

Gao XingjianNel post dedicato all’edizione 2007 del Premio Nobel per la letteratura è venuto fuori il nome di Gao Xingjian. Qualcuno di voi mi ha chiesto di approfondire la conoscenza di questo autore.

È quello che conto di fare, con il vostro aiuto, in questo post.

Ecco, intanto, come Wikipedia Italia racconta l’autore cinese.

Gao Xingjian (nato il 4 gennaio, 1940), è l’unico scrittore cinese ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura, nel 2000.

È romanziere, drammaturgo e critico letterario, oltre che traduttore di grande fama, regista teatrale e pittore. Nato a Ganzhou, nella provincia cinese del Jiangxi; espatriato in Occidente, attualmente è cittadino francese. Nel 1992 è stato insignito dal governo francese dell’onorificenza di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.

Gao Xingjian nasce all’indomani dell’invasione giapponese della Cina, il padre era un funzionario di banca e la madre un’attrice dilettante che lo spinse a interessarsi al teatro e alla scrittura.
Dopo aver frequentato le scuole di base, nel 1962 ottenne la laurea in francese presso l’Istituto di lingue straniere di Pechino. Dopo l’inizio della Rivoluzione culturale venne mandato in un campo di rieducazione; in quel periodo fu costretto a bruciare un’intera valigia di propri manoscritti non ancora pubblicati.

Le sue prime pubblicazioni risalgono al 1979, quando gli venne anche permesso di viaggiare in Francia e in Italia. Tra il 1980 e il 1987 pubblicò numerosi racconti e romanzi di successo e grande scalpore suscitarono alcune sue opere teatrali. Nel 1986 la sua opera L’altra riva venne vietata e da allora nessun suo testo teatrale è mai più stato rappresentato in Cina. Per evitare le persecuzioni si dedicò a un viaggio di dieci mesi attraverso le montagne della provincia del Sichuan, seguendo il corso del fiume Yangzi (noto in italiano come Yangtze o Fiume azzurro). Nel 1987 ottenne asilo politico in Francia e si stabilì a Parigi. Dopo la strage di Piazza Tian An Men del 1989 rassegnò le dimissioni da membro del Partito comunista cinese. Dopo la pubblicazione di Fuggitivi (ispirato alla tragedia di Piazza Tian An Men) le sue opere sono state vietate in Cina e Gao Xingjian è stato dichiarato persona non grata dalle autorità cinesi.

Gao Xingjian dipinge usando l’inchiostro (secondo la tradizione cinese) e illustra le copertine di molti suoi volumi; ha tenuto in tutto il mondo oltre trenta mostre.

Le opere del Nobel cinese pubblicate in Italia sono le seguenti

———————————–

Vi propongo, di seguito, un’intervista che Gao Xingjian ha rilasciato ad Alain Elkann nel giugno di quest’anno (cfr. La Stampa del 29/6/2007).

Letteratura è un Festival dedicato alla montagna, al viaggio e all’avventura ed è alla sua prima edizione. Questi sono gli stessi temi che lei tratta nel suo capolavoro il romanzo La montagna dell’anima (Rizzoli) che le è valso il Premio Nobel per la letteratura nel 2000…

«La letteratura può solo essere la voce dell’individuo, se è al servizio di una patria, di una nazione, di un partito o di un ceto perde ogni significato. Il mio romanzo è una ricerca spirituale. Una ricerca di pace. Sono stato obbligato a lasciare Pechino, la mia città. Così ho scritto un libro solo per me stesso senza pensare di essere pubblicato, ma nel quale non sottostare alla censura e dire e scrivere tutto ciò che pensavo».

Il libro dove lo ha finito?

«L’ho terminato a Parigi. Ma non trovavo un editore, perché non era commerciale. Fu bocciato da sei editori, che volevano lo riducessi. Ero di nuovo di fronte a una censura, questa volta del mercato. Io non ho fatto compromessi e il libro è stato pubblicato per la prima volta in 2000 copie a Taiwan».

La montagna nel suo libro è una metafora?

«Nella vita uno cerca quella spiritualità, così sono stato sulle montagne. Guardavo scorrere il fiume, ho fatto un viaggio di 15 mila chilometri per cinque mesi. Mi sono perso nelle foreste vergini. Sono stati degli scienziati a recuperarmi».

La Cina come Paese si è ufficialmente opposta al suo Premio Nobel.

«Sì, le autorità cinesi hanno attaccato l’Accademia svedese. Il mio nome è censurato in Cina e non può apparire in nessuna pubblicazione ufficiale».

Allora i cinesi non la conoscono?

«Sì, mi conoscono attraverso altri mezzi come le edizioni pirata. Su questa edizione hanno messo una mia fotografia che però non è la mia fotografia, è quella di un altro».

E lei come guarda la Cina?

«L’ho lasciata vent’anni fa. Non conosco la Cina attuale ma so cosa succede. Certo c’è un boom economico straordinario e penso che sia un bene anzi per la Cina e per il popolo cinese, ma il potere resta totalitario con la stessa censura di prima. La gente sta meglio nelle grandi città e in provincia ma ci sono enormi problemi ecologici dovuti a una corruzione che non ha controllo».

E il Nobel le ha cambiato la vita?

«Sì, all’inizio. E non sapevo reggere la pressione da solo. Mi sono anche ammalato, adesso ho ripreso la mia vita in mano».

Perché gli scrittori che sono sensibili e fragili fanno talmente paura ai regimi politici di grandi Paesi?
«Perché hanno una voce indipendente. Se non si segue il potere politico, se si vuole avere una voce, questo non è così piacevole per la politica».

Lei parla molto di solitudini…

«Sì, è una necessità assoluta per uno scrittore. Se si vuole veramente pensare bisogna essere soli con se stessi. La letteratura deve essere libera dalla politica lo ribadisco».

La letteratura ha un ruolo importante in Cina come in Francia?

«Sì, c’è una lunga tradizione. La letteratura è la testimonianza della esistenza umana. Questa è meglio conservata nella letteratura che nei grandi libri di storia scritti dal potere. La letteratura parla di piccole storie individuali molto più vere della storia sociale».

E chi sono i suoi scrittori preferiti?

Ho letto molto fin dall’infanzia. Ma non solo letteratura cinese, ho letto libri giapponesi, indiani e da ragazzo ho letto la Divina Commedia in cinese. L’ho comperata due volte perché la prima volta l’ho persa. Ho letto anche Don Chisciotte quando avevo 14 anni e ho fatto le illustrazioni. Mi sembra un personaggio ridicolo e affascinante. E anche il suo valletto».

Che cosa rappresentano le donne?

«L’altro sesso resta sempre misterioso. Non si può mai dire che si conosce una donna per quanto uno voglia conoscerla».

Lei è religioso?

«Prima dicevo che ero ateo, adesso penso che ci sono cose che non si possono spiegare ed è troppo vanitoso dire che conosco tutto. Ho bisogno del rispetto per ciò che è sconosciuto, forse è un po’ la paura della morte che è misteriosa e sconosciuta».

Come guarda il mondo di oggi?

«Si dice che l’uomo è fragile, ma lo è anche uno Stato. L’11 settembre ha fragilizzato gli Stati Uniti, una catastrofe può cadere sulla testa di ognuno senza che ce l’aspettiamo. Non si sa mai che cosa crea il conflitto. Io però non ho utopia».

Ama la democrazia?

«Sì, anche se non è perfetta ma non c’è altra scelta, perché non c’è niente di meglio. Le utopie falsano la gente, sono stupide, è una malattia infantile, bisognerebbe affrontare la realtà che è complessa e solo la democrazia sa equilibrare i conflitti, ma non basta».

E quello che spera per la Cina è una democrazia?

«Quello che spero non conta niente, è un Paese con un potere pesante e totalitario, non si può influenzare, non si può criticare».

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Vorrei che questo post procedesse su un duplice binario:

1. sulla figura di Gao Xingjian (mi aspetto vostri contributi)

2. mi piacerebbe che nascesse un dibattito sull’intervista che vi ho proposto.

In particolare, vi domando:

- La letteratura può solo essere la voce dell’individuo (nel senso che se è al servizio di una patria, di una nazione, di un partito o di un ceto perde ogni significato)?

- La letteratura è solitudine?

- La solitudine è davvero una necessità assoluta per uno scrittore?

Vi ringrazio molto.

(Massimo Maugeri)

Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI   73 commenti »

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