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venerdì, 1 maggio 2009

NASCE BABELIT. Incontro con Birgit Vanderbeke

babelit.jpgSono molto lieto di annunciare la nascita di una nuova specialissima rubrica che sancisce l’internazionalizzazione di Letteratitudine. Si chiama BABELIT. Il titolo è un acronimo che deriva da due parole inglesi: babel e literature.
E in effetti BABELIT è destinata a diventare una vera e propria babele letteraria, dal momento che ospiterà autori stranieri che ci parleranno dei loro libri e dei temi da essi trattati. La particolarità della rubrica è la seguente. I dibattiti che vi proporrò saranno condotti in due lingue: in italiano (naturalmente) e nella lingua d’origine dell’autore/autrice di volta in volta invitato/a. Nel farlo, mi avvarrò del supporto di interpreti. Insomma, come ben capite si tratta di un esperimento…

Il primo incontro di BABELIT è con la scrittrice tedesca Birgit Vanderbeke.
La Vanderbeke è nata nel 1956 a Dehme, allora Repubblica Democratica Tedesca e cresciuta nella Repubblica Federale, in cui la famiglia si trasferì nel 1961. Laureata in giurisprudenza e letterature romanze ha lavorato per alcuni anni in un istituto di ricerche sociali. Nel 1990 ha ricevuto il prestigioso premio Ingeborg Bachmann per la sua opera prima, “La cena della cozze”, pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1993. Dopo aver vissuto un anno a Berlino poco dopo la riunificazione, nel 1993 ha scelto di trasferirsi a St. Quentin-la-Poterie, in Linguadoca, dove vive tutt’ora. Nel 1997 le è stato conferito il Kranichsteiner Literaturpreis per la sua produzione letteraria e nel 2002 il premio Hans Fallada. In Italia sono stati pubblicati da Marsilio “Alberta riceve un amante” (1999) e “Vedo una cosa che tu non vedi” (2001), da “Le vespe Abbastanza bene” (2000).
In questo post discuteremo con la Vanderbeke del suo romanzo edito da Del Vecchio: Sweet Sixteen. Mi affiancheranno (per un supproto linguistico) Paola Del Zoppo, traduttrice italiana del libro, e Michele Piroli.
Sweet Sixteen è un romanzo breve dal tono satirico e coinvolgente il cui punto focale coincide con l’arrivo di una nuova tendenza fra i giovani: in molte parti della Germania, vari teenager scompaiono in occasione del loro sedicesimo compleanno.
Così leggiamo dalla scheda del libro: “Quando vengono riportati i primi casi, la polizia non se ne preoccupa più di tanto. La fuga degli adolescenti ribelli, del resto, è un luogo comune e in genere i rientri si verificano entro una settimana. Ma dopo la scomparsa del rampollo Justus Hanssen, figlio della famosa presentatrice televisiva Conny Hanssen, e con l’accentuarsi del fenomeno, la polizia e l’opinione pubblica e le famiglie cambiano atteggiamento. Si eliminano i computer dalle stanze dei ragazzi, si approntano sistemi elettronici di rilevazione che consentono di sorvegliare i ragazzi, Infine un invalido autore di canzoni per adolescenti viene indicato come causa delle fughe. Naturalmente con il tempo si svelano le reali cause del fenomeno, di cui la principale è il pessimo rapporto dei ragazzi con i genitori e si scopre l’esistenza di un “movimento” di sedicenni che si ribella alle repressioni messe in atto dai genitori”.
I temi affrontati dal libro sono molteplici:
- le forzature dei media
- la questione della privacy e della sicurezza pubblica
- l’influenza dei media sui giovani e la reazione di questi ultimi alla mercificazione della vita
- il conflitto generazionale in questo primo decennio del nuovo millennio .

Per favorire il dibattito, pongo alcune domande… a voi e a Birgit.

Le nuove generazioni sono più o meno in crisi di quelle dei decenni precedenti?

Il conflitto generazionale è più aspro oggi rispetto al passato?

Le madri e i padri del nuovo millennio hanno maggiore o minore difficoltà a comprendere i sedicenni rispetto ai genitori di venti, trenta, quarant’anni fa?

Quali sono i pro e i contro della crescente ingerenza dei media nei drammi personali?

Rispetto alle domande precedenti… che differenza c’è tra l’Italia e la Germania?

Di seguito potrete leggere la postfazione firmata da Paola Del Zoppo, che – come accennato – è anche la traduttrice del romanzo.
Massimo Maugeri


——————-

Dalla Postfazione di Paola Del Zoppo

Sweet Sixteen, opera che sfugge volontariamente alle classificazioni di genere, è romanzo breve, racconto lungo, thriller, romanzo a sfondo sociale, parodia, satira. Il giorno esatto del loro sedicesimo compleanno alcuni ragazzi spariscono dalle proprie case apparentemente senza alcun segnale. Inizialmente non si riconoscono i collegamenti tra i casi. I ragazzi abitano in luoghi diversi della Germania, in città diverse, provengono dalla città come dalla provincia, da famiglie “tradizionali”, così come da famiglie patchwork o famiglie separate. Sono figli di madri single a carico dell’assistenza sociale come rampolli di madri in vista con eccellenti situazioni economiche. L’unica cosa che li accomuna è la sparizione il giorno del loro sedicesimo compleanno e l’apparente volontà di far perdere le proprie tracce. Quello che invece accomuna i genitori è l’assoluta incapacità di entrare in contatto con il mondo dei figli. Nello svolgersi delle indagini entrano a far parte del racconto tematiche di grande attualità: le esagerazioni dei media che fanno spettacolo dei drammi personali, celando le verità scomode, la questione della privacy, i veri scopi delle manovre di sicurezza pubblica e l’incapacità della classe politica di comprendere i reali bisogni della società.

Birgit Vanderbeke distribuisce i ruoli con estrema intelligenza. Sceglie un narratore di sesso maschile, di cui non conosciamo il nome, ma sappiamo che è sulla soglia dei cinquanta anni. Lavora in un’agenzia che si occupa di ricerche sulle mode e le tendenze giovanili. Con lui collaborano Roman e Saskia, che con i loro quaranta e trenta anni, coprono due diversi ambiti generazionali. L’oggetto principale delle loro preoccupazioni e indagini è Josha, il fratello più giovane di Saskia, che sta per compiere sedici anni, e che diventa il pretesto per approfondire le motivazioni del fenomeno delle sparizioni. Del narratore si sa poco, ha una sorella che vive una vita molto più inserita nelle convenzioni della sua, e da ragazzo non si è mai lasciato travolgere da nessuna tendenza o ideologia. Arrivava sempre tardi, dice. Ma si può concludere che abbia sempre voluto agire secondo scelte proprie, il che lo ha portato a non “saltare il fosso”.

Anche in Sweet sixteen il linguaggio è uno strumento che focalizza e dona profondità ai punti nodali del romanzo. Il testo è ricco di parole straniere: americane, giapponesi, termini perlopiù intraducibili, che accomunano l’estremo oriente all’estremo occidente e definiscono una sottocultura più che diffusa, quella del mondo dei fumetti e della realtà virtuale. Espressioni tipicamente tedesche e riferimenti culturali popolari, proverbi e “Pippi Calzelunghe”, che si accostano a espressioni italiane entrate nell’uso comune anche in Germania e a riferimenti alle teorie anticonsumistiche degli intellettuali degli anni Sessanta e Settanta.

La comprensione in profondità del libro è subordinata a una conoscenza critica, non passiva, della realtà in cui si muovono i protagonisti della storia. Per chi riesce a cogliere il fondo brillante dell’ironia sottesa a tutto il racconto, la critica sociale è lampante. Pochi lettori sanno cosa vuol dire Otaku, o chi lo è, cosa è un geek o cosa voglia dire white trash. Ma c’è realmente bisogno di saperlo? Noi avevamo Marlon Brando, loro hanno Brad Pitt e Edward Norton, fa presente il narratore nella scena chiave del racconto. La frase si offre a diversi livelli di analisi. La questione vera non è se Edward Norton e Brad Pitt, con la loro ribellione sfrenata e patologica contro il consumismo, siano al livello di un Marlon Brando. Marlon Brando ed Ed Norton non occupano posti diversi su una scala di valori. Occupano luoghi temporali diversi, ma ambiti ideali affini. Sono modelli di ribellione, che diventano riferimenti esistenziali; quasi a colmare un gap culturale tra generazioni che, seppur lontane tra loro, sono accomunate dall’assenza-oppressione di figure genitoriali solide. Fight Club, ricorda Josha, non basta vederlo una volta, il messaggio non è così diretto.

In questo senso è illuminante l’idea che a conoscere il film siano il narratore cinquantenne e il giovanissimo Josha, mentre le generazioni “di mezzo” sembrano aver “perso il colpo”. Generazioni di cui fa parte anche il giornalista che, in un articolo che sfiora il nonsense attribuisce alla tensione alla libertà instillata da genitori a figli (tramite la possibilità di rifiutarsi di assolvere a degli obblighi) la crisi della società contemporanea. Ma gli ambiti del senso e del nonsenso, l’arte, la scienza e il pensiero si rinnovano anche e soprattutto grazie alla dirompente carica innovativa dei giovani. I continui riferimenti al passato, alle esperienze degli anni Sessanta, a Pasolini, suggeriscono che forse la giusta interpretazione delle fughe sia da rintracciare in un mancato sviluppo sociale, nel sostanziale fallimento della generazione dei genitori, dovuto principalmente alla paura della scomparsa di piccoli rassicuranti mondi di ieri; ma questo sospetto viene del tutto rifiutato dagli elementi sociali messi in discussione. È una sorta di processo di rimozione, che sopprime nelle menti la considerazione logica che il futuro si possa annullare se chi ha trovato una sua dimensione di sopravvivenza sceglie di appiattirsi sul presente, come i “depressi” e i “regressi”. Questi ultimi, nostalgici di un mondo perduto senza che neanche esistesse, o di un benessere intravisto e mai raggiunto, preferiscono alleggerirsi la coscienza accusando di plagio un autore di canzonette per bambini che inneggiano alla ribellione alla scuola e ai genitori, che ha l’unico difetto di leggere dei libri ed esaltare agli ideali della Rivoluzione Francese, libertà, fraternità uguaglianza, talmente trascurati da essere bollati come superati e circoscritti ad un ambito storico limitato.

Nell’immagine finale, l’unica che ci venga presentata esattamente identica nel corso dell’intera narrazione, il simbolo dell’azione e dell’unità si scioglie nel tono satirico della retorica della ripetizione.  Il narratore, in spiaggia, guarda lontano, e lontano vede una massa di ragazzi con le tavole da surf che si preparano ad affrontare l’onda. Non sappiamo quanti di loro verranno travolti dal “pensiero unico” e quanti riusciranno a cavalcare l’onda e giungere indenni, e un po’ più forti sulla terraferma, per poi disperdersi, “soli, ma non da soli”. E il cerchio sembra chiudersi, ma, ancora una volta, Birgit Vanderbeke non dà ricette, e quindi preferisce non annodare tutti i fili della vicenda. Questo pare sia un compito lasciato ai lettori.


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Scritto venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:27 nella categoria BABELIT, incontri con autori non italiani, SEGNALAZIONI E RECENSIONI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

143 commenti a “NASCE BABELIT. Incontro con Birgit Vanderbeke”

Cari amici, questo è un post a cui tengo molto. Sia perché sancisce la nascita di una rubrica, si perché – tutto sommato – consiste in un vero e proprio esperimento.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:31 da Massimo Maugeri


Come ho scritto sul post, la rubrica si chiama BABELIT. Il titolo è un acronimo che deriva dalle due parole inglesi: babel e literature.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:45 da Massimo Maugeri


L’obiettivo è quello di”internazionalizzare” il blog.
Dunque, BABELIT è destinata a diventare una vera e propria babele letteraria, dato che ospiterà autori stranieri che ci parleranno dei loro libri e dei temi da essi trattati.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:46 da Massimo Maugeri


I dibattiti che vi proporrò saranno condotti in due lingue: in italiano (naturalmente) e nella lingua d’origine dell’autore/autrice di volta in volta invitato/a.
Nel farlo, mi avvarrò del supporto di interpreti.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:47 da Massimo Maugeri


Insomma, capite bene che si tratta di un esperimento vero e proprio.
Ma mi conoscete… a me piace sperimentare:-)

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:48 da Massimo Maugeri


Il primo ospite di BABELIT è la scrittrice tedesca Birgit Vanderbeke, autrice di molti romanzi (pubblicati, in Italia, da “Marsilio” e “Feltrinelli”).
Il romanzo oggetto di questa discussione è “Sweet Sixteen”, edito da Del Vecchio.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:51 da Massimo Maugeri


Ringrazio Paola Del Zoppo, la traduttrice italiana del libro, e Michele Piroli che mi daranno una mano con le traduzioni.
Mi risulta che Paola abbia già inviato a Birgit la traduzione in tedesco della presentazione del post e delle domande (grazie, cara Paola).
A me piacerebbe che le due lingue (nella fattispecie: l’italiano e il tedesco si miscelassero tra loro… qui, tra i commenti del post.
Mi piace questa idea… questa sorta di (appunto) “babele letteraria”.
Dunque sarei ulteriormente grato a Paola se potesse inserire le traduzioni in tedesco tra i commenti.
E mi piacerebbe pure che Birgit Vanderbeke intervenisse direttamente lei nella sua lingua e che Paola, o Michele Piroli, traducano in “presa diretta” (ogni volta che avranno la possibilità di connettersi) qui sul blog.
Basterà tradurre le domande rivolte direttamente a Birgit Vanderbeke.
Una sorta di “traduzione consecutiva”, insomma… limitata alle domande a lei rivolte (e alle risposte)… magari indicando la data e l’orario del commento di riferimento.
Spero non sia troppo complicato.
In ogni caso: proviamoci!!!
:)

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 21:58 da Massimo Maugeri


Veniamo al libro…
Come ho scritto sul post, “Sweet Sixteen” è un romanzo breve dal tono satirico e coinvolgente il cui punto focale coincide con l’arrivo di una nuova tendenza fra i giovani: in molte parti della Germania, vari teenager scompaiono in occasione del loro sedicesimo compleanno.
I temi affrontati dal romanzo sono molteplici:
- le forzature dei media
- la questione della privacy e della sicurezza pubblica
- l’influenza dei media sui giovani e la reazione di questi ultimi alla mercificazione della vita
- il conflitto generazionale in questo primo decennio del nuovo millennio .

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:00 da Massimo Maugeri


Altri dettagli li trovate nell’ottima postfazione firmata da Paola Del Zoppo.
Di seguito vi propongo le mie tipiche domande finalizzate a favorire la discussione…

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:01 da Massimo Maugeri


Le nuove generazioni sono più o meno in crisi di quelle dei decenni precedenti?

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:02 da Massimo Maugeri


Il conflitto generazionale è più aspro oggi rispetto al passato?

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:03 da Massimo Maugeri


Le madri e i padri del nuovo millennio hanno maggiore o minore difficoltà a comprendere i sedicenni rispetto ai genitori di venti, trenta, quarant’anni fa?

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:03 da Massimo Maugeri


Quali sono i pro e i contro della crescente ingerenza dei media nei drammi personali?

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:04 da Massimo Maugeri


Rispetto alle domande precedenti… che differenza c’è tra l’Italia e la Germania?

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:04 da Massimo Maugeri


Bellissimo!
Bravo Massi, complimenti! E’ un esperimento geniale!
E per restare in campo”internazionale”…devo dire, in relazione alla tua domanda (le nuove generazioni sono più o meno in crisi rispetto a quelle precedenti), che il livello di consapevolezza del ruolo dell’infanzia e dell’adolescenza in campo giuridico è notevolmente aumentato rispetto al passato, con un riflesso anche sul ruolo genitoriale.
Esemplare la convenzione ONU dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
—–

Secondo la definizione della Convenzione sono “bambini” (il termine inglese “children”, infatti, va tradotto in “bambini e adolescenti”) gli individui di età inferiore ai 18 anni (art. 1), il cui interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza (art. 3).

Tutela il diritto alla vita (art. 6), nonché il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario (art. 24), il diritto di esprimere la propria opinione (art. 12) e ad essere informati (art. 13).

I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all’anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità (art.7), hanno il diritto di avere un’istruzione (art. 28 e 29), quello di giocare (art. 31) e quello di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso (art. 34).

Le statistiche degli stati membri sembrerebbero testimoniare che la giuridicizzazione del ruolo dell’infanzia e dell’adolescenza (con un’estensione a queste età di diritti “adulti”:vedi il diritto ad essere informati) ha influito positivamente in una maggiore presa di coscienza del difficile ruolo dei genitori (i dati di cui parlo sono in sensibile aumento rispetto al ventennio precedente).

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:05 da Simona Lo Iacono


Il dibattito si svolgerà con calma nei prossimi giorni.
Intanto diamo il benvenuto alla nostra ospite…

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:07 da Massimo Maugeri


Willkommen zu Letteratitudine, liebe Birgit!!!

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:07 da Massimo Maugeri


@ Simona
Simo, grazie per essere già intervenuta!!!
E grazie mille per i tuoi utilissimi riferimenti normativi relativi alla convenzione ONU dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:10 da Massimo Maugeri


Le statistiche degli stati membri mettono ancora in luce :
-che la crisi giovanile è in relazione al ruolo parentale e filiale.
-che l’aumento della “relazione di tenerezza” tra genitori e figli alimenta l’apertura.
-che la giurdicizzazione della “relazione di tenerezza” si pone come strumento del miglioramento della condizione giovanile.
Buona notte a tutti (in Italia e non)!

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:11 da Simona Lo Iacono


Grazie a te, Massi…Buona notte e ancora complimenti!

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:12 da Simona Lo Iacono


Grazie ancora, Simo.
Auguro a mia volta una serena notte a te e a tutti gli amici di Letteratitudine.
(Speriamo che l’esperimento di “Babelit” funzioni!)
A domani!

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 22:14 da Massimo Maugeri


Carissimo Massimo,
l’idea di dialogare anche con gli scrittori stranieri è strepitosa! Sono certa che il tuo esperimento riuscirà benissimo:)
Il libro della Birgit Vanderbeke sembra toccare tematiche attuali cruciali.
Spero di poter capire di più del romanzo, man mano che il post va avanti. Per ora rispondo a due tue domande: secondo me i media causano negli adolescenti ( io non parlo di realtà metropolitane) molti “scompigli” interiori. Un pò perché, come si diceva nell’altro post, le immagini “a raffica” creano dei modelli da imitare e li creano “bombardando” continuamente con le immagini, appunto, e impedendo quindi la riflessione; un tempo la televisione era “una finestra sul mondo”, adesso, per ciò che vedo io, spinge le persone a sentirsi sempre “come in un film”, sempre come “ripresi” da una telecamera, ripresi a non dir nulla, però, o a parlare di lana caprina ( penso ai reality). Io vedo i giovani e le giovani ( adolescenti e non) della mia città che guardano la propria immagine in tutti gli specchi possibili che incontrano per strada, e quando parlano non ti “vedono”, perché stanno pensando se la piastra dei capelli glieli ha resi davvero lisci o ti osservano per vedere se tu hai i capelli a posto ecc. Certo non è colpa loro e non voglio dire che non sono intelligenti o non sono sensibili, ma questa loro crisi io la vedo nel loro gran “vuoto”, nel NULLA da cui son circondati.
Anche sui genitori( pur non generalizzando) son piuttosto pessimista: ho l’impressione che non riescano a capire esattamente con chi hanno a che fare. Spesso non ascoltano i propri figli, perché son presi dalle loro cose e li assecondano in maniera esagerata. Oppure vogliono che aderiscano a un modello socio-economico che li identifica come “vincenti” e quindi se per caso vincenti i figli non lo sono, la delusione cocente si ripercuote sui figli stessi. Da qui il sentimento di inadeguatezza, talvolta.
Il mio sembra un discorso “moralista” e forse in realtà lo è, ma a me sembra assurdo ciò che vedo ( partendo dai miei vicini di casa). Un ragazzo o una ragazza di quindici,sedici anni decide letteralmente cosa deve fare, se vuole uscire anziché studiare ecc, in ogni momento della sua giornata. I genitori non si rendono conto che, in questo modo, i piccoli non trovano la loro strada, non hanno un “percorso” da seguire, se nessuno glielo indica. Poi potranno protestare e contrastare chi li “obbliga”( e fa parte del “gioco della parti”) ma intanto non vagano senza meta, se devono seguire le direttive dei genitori.
Le “regole” son sempre state presenti e seguite da qualsiasi comunità umana ( e anche da quella animale, se è per quello…). Presso gli Indiani d’America, per esempio, l’anziano era il tramite per raggiungere la verità: quando mai un giovane, un non-adulto poteva dire al vecchio cosa pensare o come agire? Perché, per esempio, si è stravolto questo schema così importante?

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 23:31 da roberta


Massimo,
il titolo di questa tua nuova rubrica mi ha subito fatto pensare al romanzo intitolato Remembering Babylon di David Malouf. Si tratta di uno sguardo doloroso sulla differenza e sull’ incapacita’di accettare l’altro come fonte di arricchimento a causa delle proprie paure e dell’ostinazione a leggere il mondo attraverso mappe geografiche e mentali.
Spero questo spazio letterario, che cita la stessa Babele, contribuisca ad abbattere quei confini fittizi e limitanti.

Postato venerdì, 1 maggio 2009 alle 23:39 da Katia


Bentrovati. Ecco le prima risposte di Birgit Vanderbeke:

1. Le nuove generazioni sono più o meno in crisi di quelle dei decenni precedenti?
Birgit Vanderbeke: Das glaube ich ganz sicher: die Welt ist schneller, brutaler und komplexer geworden, die Bildung ist seit Jahrzehnten vernachlässigt worden, die sozialen Sicherungssysteme sind zusammengebrochen, und Familien können die Versorgung und Zukunft nicht mehr gewährleisten.
Ne sono sicura: il mondo va più veloce e si è fatto più brutale e complesso, la cultura viene trascurata da decenni, i sistemi di sicurezza globale sono crollati, e le famiglie non sono più in grado di provvedere al futuro e al benessere.

2.Il conflitto generazionale è più aspro oggi rispetto al passato?
Birgit:
Bis jetzt vielleicht noch nicht, aber es wird ganz sicher dazu kommen – die Unruhen in den Pariser Vororten vor einigen Jahren (als ich Sweet Sixteen gerade geschrieben hatte, waren nur Vorboten von Unruhen zwischen den Generationen und gesellschaftlichen Klassen; eine Welt, die immer älter wird (jedenfalls in Europa), will für ihre Jugendlichen keinen Platz machen.
[Forse non ad oggi, ancora, ma ci si arriverà – i disordini nelle banlieue di Parigi, di qualche anno fa – quando ho scritto Sweet Sixteen c’erano solo segni precursori dei disordini tra le generazioni e le classi solciali; un mondo, che si fa sempre più vecchio (almeno in Europa), non vuole lasciar posto ai giovani.]

3. Le madri e i padri del nuovo millennio hanno maggiore o minore difficoltà a comprendere i sedicenni rispetto ai genitori di venti, trenta, quarant’anni fa?
Birgit Vanderbeke:
Das glaube ich nicht. Liebe, Verstehen, Einfühlung, Interesse, Anteilnahme, Neugier, all diese Eigenschaften, mit denen man seinen Kindern begegnen könnte, haben sich nicht grundsätzlich gewandelt. Warum diese Haltungen in so vielen Familien nicht mehr „aktuell“ sind (waren sie es denn früher?), ist eine andere Frage.
[questo io non lo credo. Amore, comprensione, empatia, interesse, partecipazione, curiosità; tutte queste caratteristiche, con cui bisognerebbe sempre andare incontro ai propri figli, non sono cambiate nella sostanza. Perché questi atteggiamenti non siano più attuali in così tante famiglie (perché, prima lo erano?) è un’altra questione.]

4. Quali sono i pro e i contro della crescente ingerenza dei media nei drammi personali?

Birgit Vanderbeke:
Sie dient nicht der Aufklärung und dem Beistand, sondern ist – mit kommerziellen Zielen – getragen von einem unangenehmen Exhibitionismus auf der einen, und einem sensationslüsternen Voyeurismus auf der anderen Seite.
[I drammi personali non trattati dai media al fine di stimolare comprensione e aiuto reciproco, bensì – con scopi commerciali – la spinta arriva da uno sgradevole esibizionismo, da una parte, e da un voyeurismo assestato di sensazioni dall’altro.]

5. Rispetto alle domande precedenti… che differenza c’è tra l’Italia e la Germania?
Es tut mir sehr leid, daß ich Ihnen dazu wenig sagen kann, weil ich in Frankreich lebe. Daß allerdings die medialen Verhältnisse in Italien ganz Europa eine Sorge aufgeben, ist bekannt.
[Su questo, purtroppo, non so dire molto, poiché vivo in Francia. Ma che la situazione dei media in Italia crei preoccupazione in tutta Europa, è cosa risaputa.]

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 01:34 da Paola Del Zoppo


@Paola. “Che la situazione dei media in Italia crei preoccupazione in tutta Europa, è cosa risaputa” Illuminante questa risposta di Birgit, dimostra di conoscere a fondo la situazione politica italiana, con quella legge sul conflitto di interessi rimasta a giacere nel fondo del cassetto. Puoi chiedere cortesemente a Birgit se riscontra una diversa qualità tra i programmi trasmessi dalle televisioni italiane (ammessso che li conosca) e quelli del suo Paese?

PS. ( Sono le 2,30 e mi sto alzando per andare a lavorare, non sono un nottambulo ma di mesterie faccio lo scassinatore).

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 02:37 da Salvo zappulla


Anch’io sono rimasto colpito dalla frase che sottolinea Salvo. Aggiungo soltanto che Birgit, a proposito della preoccupante situazione dei media in Italia, dice infine che tale situazione in tutta Europa “è cosa risaputa”. E cioè: si percepisce nitidamente la situazione italiana all’estero, ma non in Italia dove, proprio perchè immersi nel fenomeno, c’è una profonda assuefazione. E non si intravede purtroppo ancora nessuna cura disintossicante in arrivo.
Due domande per Birgit:
- si è verificato anche in Germania nel passato recente, all’interno delle dinamiche famigliari, il fenomeno conosciuto come “assenza del padre”, cioè la “fuga” della figura maschile, la sua deresponsabilizzazione?
- quali sono a suo parere le idealità e/o le utopie che coltivano gli adolescenti di oggi in Germania?
Grazie, e complimenti a Birgit Vanderbeke per il suo libro “Sweet sixteen” e a Massimo per la neonata e davvero molto interessante rubrica “Babelit”.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 08:30 da Subhaga Gaetano Failla


Caro Massi
il problema che sollevi ( e che solleva l’interessantissimo libro che proponi) è – anche – quello dei rappori tra tutela del minore e privacy.
La convenzione ONU cui sopra ho accennato ha introdotto – in modo rivoluzionario e per la prima volta – il principio in base al quale il minore (bambino o adolescente) non è più oggetto di protezione ma soggetto attivo di diritti.
Come tale, il suo diritto alla privacy è pienamente tutelato in modo diretto ed immediato.
Si pone quindi un problema di contemperamento di interessi da salvaguardare: quello della privacy del minore e quello alla sicureza.
E’ un vaglio delicato e di ordine pubblico, che la nostra legge in Italia ha risolto in base alla gravità delle indagini da espletare e a imprescindibili ragioni di tutela dell’incolumità (così recependo in toto la normativa comunitaria).
Al di fuori di tali esigenze di ordine pubblico, quindi, la compressione del diritto alla privacy di un minore ( e la possibilità che sia sorvegliato con mezzi audiovisivi) andrebbe incontro a sanzioni penali e dell’authority.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 09:58 da Simona Lo Iacono


Buongiorno! Ecco la traduzione delle ultime domande:
Salvo Zapulla fragt, ob Sie, Frau Vanderbeke, die italienischen Fernsehprogramme kennen, und ob Sie, wenn ja, einen qualitativen Unterschied zu den deutschen Programmen sehen.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 10:52 da Michele Piroli


Subhaga Gaetano Failla fragt, ob es auch in der jüngeren deutschen Geschichte das Phänomen der Abwesenheit des Vaters in den Familien gegeben hat, eine Art “Flucht” vor der Verantwortung von Seiten des Mannes.
Außerdem interessiert es ihn, was die Ideale und/ oder Utopien der Heranwachsenden heute in Deutschland sind.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 10:59 da Michele Piroli


Simona Lo Iacono bezieht sich auf die Unokonvention, nach der Kinder und Jugendliche erstmals nicht mehr nur Objekte sind, die beschützt werden müssen, sondern aktive Subjekte, die über Rechte verfügen, u.a. über das Recht der Privacy. Das führt zu dem Problem, dass einerseits die Privacy der Jugendlichen geschützt werden muss, andererseits die öffentliche Sicherheit garantiert werden muss. Das italienische Recht garantiert die Privacy der Jugendlichen, solange diese nicht in Konflikt mit der öffentlichen Sicherheit stehen.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 11:25 da Michele Piroli


Guten Tag, lieber Massimo Maugeri, ich bin jetzt da, verstehe aber nicht so gut italienisch, daß es ohne Ihre Übersetzung ginge, vielen Dank also!

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 11:48 da Birgit Vanderbeke


Guten Tag, liebe Birgit Vanderbeke, die Fragen, die heute morgen gestellt wurden habe ich übersetzt. Vielen Dank für den Zeitaufwand!

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 12:01 da Michele Piroli


Zu Salvo Zapulla: Ich kenne die italienischen Fernsehprogramme nicht, weil ich in Frankreich lebe; tut mir leid.

Zu Subhaga Gaetano Failla: Die Abwesenheit des Vaters in der Familie ist seit Jahrzehnten und bis heute ein Thema in Deutschland; bereits in den 60er Jahren hat der Philosoph Alexander Mitscherlich ein Buch “Die vaterlose Gesellschaft” geschrieben, das sehr bekannt geworden ist und sogar in vielen Schulen gelesen wurde. Die Problematik bleibt bis heute aktuell, weil es in Deutschland immer noch die Halbtagsschulen gibt, die Mütter daran hindern, voll berufstätig zu sein, wie das etwa in Frankreich ganz normal ist. Ja, ich glaube, deutsche Väter haben Angst vor der praktischen Verantwortung für ihre Kinder und vielleicht auch vor der beruflichen Selbstständigkeit ihrer Frauen und ziehen sich deshalb aufs Geldverdienen zurück.
Unter Jugendlichen in Deutschland herrscht im Moment, glaube ich, eine große Ratlosigkeit. Es ist sehr schwer, in die Berufstätigkeit hineinzukommen. Jugendliche ohne “vernünftigen” Schulabschluß gleiten leicht ins Abseits, und die Abiturienten oder junge Menschen mit Diplom oder Examen werden von einem unbezahlten Praktikum ins nächste geschickt; sehr viele, die ich kenne, haben das Gefühl, daß die Gesellschaft sie nicht “will”. Von Idealen oder Utopien sind sie sehr weit entfernt, eher desillusioniert.

Zu Simona Lo Iacono: Ich glaube nicht, daß diese Uno-Konvention in Deutschland bekannt ist; jedenfalls habe ich nichts davon aus den deutschen Medien erfahren, die ich allerdings sehr genau verfolge.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 12:09 da Birgit Vanderbeke


Ottimo questo esperimento Massimo, ti seguirò con ancor più curiosità.
Su una delle questioni poste, cioè le difficoltà delle nuove generazioni, mi sento coinvolto (nato negli anni Settanta) e demotivato al medesimo tempo. Il sistema non è soltanto complesso ma si è, dal mio punto di vista, incancrenito nelle relazioni sociali, sempre più legate all’apparenza e al soldo. Inoltre, nella nostra società italiana in particolare, siamo indeboliti nell’intraprendenza e nella progettualità da schemi di “inciucio”, senza segnalazione si combina poco. Inutile lodare alcune rondini, che ci sono ovviamente, ma non fanno primavera.
La regola è la raccomandazione sempre più.
E noi giovani uomini e donne, di fronte a un sistema del genere, che non abbiamo creato noi, siamo portati o a vivere di ideali (illusi o ingenui) o a scegliere di trovare chi ci raccomanda per ottenere un posto di lavoro decente.
Le generazioni dei decenni precedenti avevano la speranza di potercela fare con la forza delle idee, oggi non abbiamo questa speranza.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 12:27 da Sul Romanzo


Ecco le prossime risposte di Birgit Vanderbeke:
@ Salvo Zapulla: Purtroppo non conosco i programmi televisivi italiani, dato che vivo in Francia.

@ Subhaga Gaetano Failla: L’assenza del padre dalla famiglia è un tema importante in Germania da alcuni decenni. Già negli anni 60 è stato pubblicato il libro “Società senza padri” (“Die vaterlose Gesellschaft”) scritto dal filosofo Alexander Mitscherlich, che ebbe un grande successo e che fu letto pure nelle scuole. Questa problematica rimane tuttora attuale, anche perché in Germania esiste ancora la scuola a mezza giornata che impedisce alle madri di lavorare full time, come è normale ad esempio in Francia. Sì, credo che i padri tedeschi temino la responsabilità pratica verso i propri figli e forse anche l’indipendenza delle donne, per cui si concentrano al lavoro.
Credo che i giovani in Germania siano caratterizzati da un grande senso di disorientamento. È molto difficile entrare nel mondo del lavoro. Adolescenti senza un titolo di studio “decente” si trovano facilmente fuorigioco e giovani con un diploma di maturità sono costretti a cercarsi degli stage non retribuiti. Molti giovani che conosco personalmente sentono di non essere voluti dalla società. Sono piuttosto disillusi e lontani da ideali o utopie.

@ Simona Lo Iacono: Non credo che questa convenzione ONU sia conosciuta in Germania. Almeno non ne ho sentito mai parlare dai media tedeschi che io osservo attentamente.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 12:42 da Michele Piroli


Sul Romanzo bezieht sich auf die Schwierigkeiten der jungen Menschen in einer Gesellschaft, in der sich fast alles um Geld und Äußerlichkeiten dreht. In Italien verhält es sich außerdem so, dass es ohne die richtigen Bekanntschaften fast unmöglich ist, einen vernünftigen Beruf zu finden. In einer so gearteten Gesellschaft haben wir jungen Menschen entweder die Möglichkeit, von naiven Idealen zu leben, oder aber zu versuchen, die richtigen Leute kennenzulernen, in der Hoffnung, eine vernünftige Arbeit zu finden. Die vorherige Generation hatte noch die Hoffnung, sich mit der Kraft der Ideen durchzusetzen, wir jungen Menschen haben diese Hoffnung heute verloren.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 13:10 da Michele Piroli


A volte, italocentrici come siamo, pensiamo che taluni problemi li abbiamo solo in casa nostra. Invece, ogni volta che mettiamo il naso oltrefrontiera (non ci sono più i doganieri ma le frontiere, almeno quelle socio-culturali, sì) ci accorgiamo che tutta l’Europa è paese. E riscopriamo che l’eccezione italica risiede proprio nella concentrazione nelle mani di un uomo solo al comando (“la sua maglia è rossonera…”). Fenomeno al quale siamo assuefatti ed cui odore si avverte solo venendo da fuori.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 13:54 da maurizio de angelis


Maurizio de Angelis schreibt, dass die Italiener oft denken, die Probleme, die sie in ihrem Land sehen, seien exclusiv italienische Probleme. Ein Blick über die Grenzen hinaus zeigt jedoch, dass es in anderen Ländern Europas ähnlich aussieht. Was jedoch Italien allein charakterisiert ist die Tatsache, dass die gesamte Macht in den Händen eines einzigen Mannes liegt. Die Italiener haben sich derartig an dieses Phänomen gewöhnt, dass es einen Blick aus dem Ausland braucht, um sich dessen wirklich bewußt zu werden.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 14:06 da Michele Piroli


Zu Sul Romanzo: Wir haben einen 24jährigen Sohn und kennen diese Schwierigkeiten auch in Frankreich, unsere deutschen Freunde erzählen genauso davon. Geld kann nicht der Sinn sein, und es ist demütigend, Arbeit nicht durch eigene Qualifikation oder Bildung finden zu können, sondern auf, wie es in Deutschland heißt, Vitamin B (wie Beziehung) angewiesen zu sein. In meiner Erzählung werden die Jugendlichen subversiv, sie verabreden sich, an ihrem 16. Geburtstag zu verschwinden, und danach sind sie für die Gesellschaft “weg”, einfach nicht mehr zu finden.

Zu Maurizio de Angelis: In jedem Land haben die Menschen die Neigung, nicht über den Tellerrand schauen und auch nicht unbedingt von den Nachbarn lernen zu wollen; die Deutschen zum Beispiel werden sich wohl kaum dazu entschließen, Ganztagsschuleln einzurichten, um die soziale Schere, die dadurch entsteht, daß Kinder bzw. Jugendliche auf sehr ungleiche Weise ihre zu viele Freizeit verbringen, je nachdem, wie “bildungsorientiert” bzw. “bildungsfern” (so die deutschen Ausdrücke für die Misere) ihr Elternhaus ist. Das italienische Elend ist natürlich die Macht- und Medienkonzentration in einer Hand; in Frankreich sind wir auf dem selben Weg, nur noch nicht so weit fortgeschritten, aber auch hier kann der Präsident mit den Medien so ziemlich machen, was er will (und hat auch schon).
Dadurch, daß ich als Deutsche in Frankreich lebe, weiß ich, wovon Sie sprechen – der Blick ins Ausland ist oft sehr lehrreich. Jugendliche, die in aller Regel neugierig auf die Nachbarn sind, sollten früh – möglichst durch die Schule – die Möglichkeit haben, sich im Ausland (EU oder entfernter) aufzuhalten, dort die schulischen und die Lebensverhältnisse kennenzulernen; der sprachlichen Gewinn ist dabei nur ein Aspekt, denn außerdem wird das Beobachtungsverhalten für kulturelle und soziale Feinheiten, auch das kritische Vermögen gegen die eingefahrenen, oft unüberlegten Angewöhnheiten im eigenen Land enorm erweitert.
(Vielen Dank, lieber Michele Piroli, daß Sie das alles übersetzen, es klingt sehr schön in Italienisch.)

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 14:44 da Birgit Vanderbeke


Cari amici, vi ringrazio per i vostri interventi.
Non vi nascondo l’emozione con cui osservo lo sviluppo di questa discussione. Credo che l’esperimento stia riuscendo in pieno.
Ho creato Letteratitudine con l’intento di unire… di offrire un luogo di confronto e condivisione (su tematiche di interesse letterario e culturale)capace di superare le barriere di ordine spaziale e temporale.
Con questa nuova rubrica riusciamo a superare anche quelle di natura linguistica. E l’incontro – il confronto – si allarga…
Ne sono felicissimo!
Grazie a tutti.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 14:56 da Massimo Maugeri


Ringrazio di cuore Simona, Roberta, Katia, Gaetano, Salvo, Sul romanzo, Maurizio… e tutti coloro che interverranno di seguito.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 14:57 da Massimo Maugeri


@ Paola Del Zoppo
Grazie mille, cara Paola.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 14:58 da Massimo Maugeri


@ Michele Piroli
Carissimo Michele,
stai facendo un lavoro splendido e preziosissimo.
Grazie. Grazie di cuore.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 14:59 da Massimo Maugeri


Liebe Birgit, danke hier zu sein.
Vielen Dank.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:03 da Massimo Maugeri


@ Birgit Vanderbeke
Cara Birgit, sei una scrittrice tedesca che vive in Francia. Ti trovi nella condizione di poter effettuare un confronto tra gli adolescenti tedeschi e quelli francesi.
Noti delle differenze? Riscontri in loro le stesse esigenze? Gli stessi disagi?
(Grazie per la traduzione, caro Michele)

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:06 da Massimo Maugeri


Potete leggere il primo capitolo di “Sweet Sixteen” direttamente da qui:
http://www.delvecchioeditore.it/index.php?pagina=scheda_anticipazione&scelta=48&libro=Sweet%20Sixteen&copertina=Senza%20titolo-1.jpg

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:14 da Massimo Maugeri


@ Michele Piroli
La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell’infanzia.
Contempla l’intera gamma dei diritti e delle libertà attribuiti anche agli adulti (diritti civili, politici, sociali, economici, culturali).

Costituisce uno strumento giuridico vincolante per gli Stati che la ratificano, oltre ad offrire un quadro di riferimento organico nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti in cinquant’anni a difesa dei diritti dei bambini.

La Convenzione è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.

L’Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt’oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell’ONU, sono parte della Convenzione.

La Repubblica Federale di Germania e la Repubblica Democratica di Germania divennero membri delle Nazioni Unite il 18 settembre 1973. Con la riunificazione tedesca a partire dal 3 ottobre 1990, i due Stati tedeschi si sono uniti per costituire un unico Stato sovrano e costituiscono un unico stato membro.
Hanno ratificato la convenzione dei diritti dell’infanzia e sulla scorta di essa ha dato vita al Bundesjugendwerk.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:24 da Simona Lo Iacono


Il Bundesjugendwerk (Jugendwerk si puó tradurre come “laboratorio giovanile”), é l´associazione dei bambini e dei ragazzi del sinadacato AWO (Arbeiterwohlfahrt) ed é una delle piú grandi associazioni giovanili della Germania. Il Bundesjugendwerk é stato fondato nel 1978 come unione degli Jugendwerke distrettuali e statali e nel 1981 accolto all´interno del Bundesjugendring (Rete federale delle associazioni giovanili tedesche). Con la riunificazione della Germania inziarono ad essere fondati Jugendwerke anche nei nuovi Stati federali. Oggi gli Jugendwerke sono presenti su tutto il territorio nazionale tedesco.
Obiettivo del Bundesjugendwerk é costruire una societá democratica, solidale e imparziale; il suo lavoro si basa sulle fondamenta della Socialdemocrazia. Questo significa che i bambini e i ragazzi grazie agli Jugendwerke dovrebbereo essere messi nella posizione di poter parrtecipare attivamente alla formazione della societá civile e salvaguardare i propri diritti e interessi. Il Bundesjugendwerk é obbligato dedito ai valori di libertá, uguaglianza e tolleranza.
Il Bundesjugendwerk, come organizzazione ombrello, lavora in stretta collaborazione con gli dei Jugendwerke federali, distrettuali e locali, organizza per impiegati e collaboratori conferenze e incontri e invita ogni due anni tutti i membri al Bundesjugendtreff.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:26 da Simona Lo Iacono


Il Bundesjugendwerk è stato un antesignano della Convenzione ONU.
Dopo la sua entrata in vigore ne ha assimilato tutto lo spirito di tutela e tolleranza.
La sua attività si è intensificata dopo la riunificazione della Germania.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:30 da Simona Lo Iacono


Ehi, “Letteratitudine” diventa internazionale!
Augurissimi, Maxime naviger noster, per la tua nuova sfida…
Un bacio.
Le tematiche del libro mi toccano da vicino, se non come madre, come educatrice. A volte mi scoraggio perché non riesco ad essere autorevole come insegnante senza essere autoritaria. A volte penso che i sedicenni di oggi siano così cinici, depressi e sfiduciati perché li abbiamo traditi: forse per la prima volta nella storia le nuove generazioni staranno peggio delle precedenti. Come motivarli allo studio se il lavoro sarà una chimera anche per chi è preparato?
Il pianeta che consegneremo loro è stato inquinato forse irrimediabilmente. Non stiamo mettendo sogni nelle loro mani, ma carta straccia con su scritto EURO, i-pod, portatili, veicoli da usare senza casco, tempo da gestire a loro piacere. Da consumare in ogni senso. Tanto, carpe diem, domani chissà.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:31 da Maria Lucia Riccioli


Grazie mille per l’ulteriore precisazione, cara Simona.
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Caro Michele – giusto per farci conoscere un po’ meglio anche dalla nostra ottima Birgit – ti sarei grato se potessi tradurle che Simona, oltre a essere una brava scrittrice, è pure un valente magistrato. E in quanto tale, esperta di tematiche connesse al diritto e alla giurisprudenza (ecco perché ne sa così tanto :) ). Qui su Letteratitudine cura una rubrica che è a metà strada tra letteratura e diritto. Le chiedo spesso di intervenire per supportarci con le sue conoscenze specifiche.
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Qui a Letteratitudine si incrociano scrittori, lettori, critici, giornalisti, librai… ma anche insegnanti, avvocati, giudici (come Simona), psicologi, ecc.
Credo proprio che questi incroci di conoscenze e competenze – messi in comune con fraterno spirito di condivisione – siano uno dei valori aggiunti di questo blog.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:42 da Massimo Maugeri


Cara Maria Lucia, grazie mille anche a te.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:45 da Massimo Maugeri


Per il momento devo chiudere qui. Auguro buon pomeriggio e buon sabato sera a tutti.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:45 da Massimo Maugeri


Altre risposte:
@ Sul Romanzo: Abbiamo un figlio di 24 anni e conosciamo queste difficoltà pure in Francia, ed anche i nostri amici tedeschi riportano gli stessi problemi. Il denaro non può essere il senso, ed è umiliante se non è possibile trovare un lavoro grazie alla propria qualificazione o alla propria formazione, ma solo grazie a ciò che in Germania chiamiamo la Vitamina B (che in italiano potremmo chiamare Vitamina R, cìoè Vitamina Relazione o Raccomandazione). Nel mio racconto gli adolescenti diventano sovversivi, si mettono d’accordo per scappare nel giorno del loro sedicesimo compleanno, per “sparire” letteralmente dalla società.

@ Maurizio de Angelis: In tutti i paesi la gente tende a non guardare oltre la siepe invece di imparare dai vicini. In Germania, ad esempio, sicuramente non si giungerà a introdurre la scuola a giornata intera, anche se essa servirebbe per diminuire le differenze sociali che derivano dal fatto che i ragazzi trascorrono il loro troppo tempo libero in modo diverso a secondo il livello culturale della famiglia. La miseria italiana è ovviamente la concentrazione di potere politico e potere mediatico in un’unica mano; in Francia stiamo andando nella stessa direzione, anche se qui questo processo non è ancora tanto avvanzato. Pure il presidente francese, però, è in grado di usare i media come vuole (e lo ha già fatto).
Grazie al fatto che vivo in Francia capisco bene di cosa lei stia parlando – lo sguardo verso l’estero può essere molto istruttivo. Gli adolescenti guardano di solito con molta curiosità ai paesi confinanti e dovrebbero avere la possibilità di trascorrere un periodo all’estero (UE o più lontano ancora) già in giovane età, per conoscere le condizioni scolastiche e della vita in generale in altri paesi. Che si impara una nuova lingua è solo un aspetto positivo di una tale esperienza. Si raffina anche lo sguardo sulle sfumature culturali e sociali e si impara a osservare criticamente le abitudini nel proprio paese.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 15:56 da Michele Piroli


Liebe Birgit, ersteinmal danke für das Lob. Und hier einige weitere Übersetzungen: Massimo Maugeri fragt, ob Sie, als deutsche Schriftstellerin, die in Frankreich lebt, die Möglichkeit haben, einen Vergleich zu ziehen zwischen deutschen und französischen Jugendlichen und eventuelle Unterschiede oder Ähnlichkeiten zu beobachten.
Simona lo Iacono beschreibt die Unokonvention zum Schutz der Rechte von Kindern und Jugendlichen, welche am 2. September 1990 in Kraft getreten ist. Die gesamte Geschichte dieser Konvention zu übersetzen würde evtl. etwas weit führen, zumal man diese auch googeln könnte. Bei Bedarf hole ich dies jedoch nach.
Massimo Maugeri hat mich außerdem gebeten, Ihnen zu schreiben, dass Simona Lo Iacono nicht nur eine gute Schriftstellerin ist, sondern auch eine tüchtige Richterin, weshalb sie einiges zum Thema Jugendrecht zu berichten weiß. Sie schreibt außerdem eine Rubrik auf letteratudine, in der es um Recht und Literatur geht. Das Aufeinandertreffen von Menschen aus verschiedenen Bereichen der Arbeitswelt ist ein wichtiges Mermal dieses Blogs.
Maria Lucia Riccioli schreibt, dass die Themen, die in Sweet Sixteen aufgegriffen werden, sie sehr berühren. Sie ist Lehrerin und vezweifelt oft vor dem Problem, autorität auszustrahlen, ohne autoritär zu sein. Sie denkt oft, dass die Jugendlichen heute zynisch und deprimiert sind, da wir (also die Elterngeneration) sie verraten haben. Wie soll man sie zum Studieren motivieren, wenn sie genau wissen, dass die Arbeitswelt auch für diejenigen eine Chimäresein wird, die versuchen, sich gut auf diese vorzubereiten? Anstelle von Träumen geben wir ihnen Konsum und der Planet, den sie von uns Erben ist vielleicht schon unwiderruflich geschädigt.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 16:31 da Michele Piroli


@ Massimo Maugeri
Grazie mille per le tue parole caro Massimo, sono felice di esservi utile!

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 16:33 da Michele Piroli


Gentile signora Birgit,
ho letto il primo capitolo del suo romanzo: trovo sia scritto in modo avvincente e il tema molto attuale. Mi chiedo: questi ragazzi “scappano” da una società che non li capisce? Perché? Appartengono alla borghesia agiata, mi sembra di aver capito, quindi a loro non “manca nulla” di materiale. Lei dice qui sopra:
“Credo che i giovani in Germania siano caratterizzati da un grande senso di disorientamento. È molto difficile entrare nel mondo del lavoro. Adolescenti senza un titolo di studio “decente” si trovano facilmente fuorigioco e giovani con un diploma di maturità sono costretti a cercarsi degli stage non retribuiti. Molti giovani che conosco personalmente sentono di non essere voluti dalla società. Sono piuttosto disillusi e lontani da ideali o utopie”.
Io sono proprio d’accordo con Lei, li vedo scoraggiati e senza ideali. Anche quando sono molto giovani. Non sono affatto “superficiali”, ma li abituano alla superficialità e questo li disorienta. E’ una cosa a cui dovremmo porre rimedio. Cosa ne pensa?
Grazie. Complimenti per il suo libro.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 16:36 da roberta


@ Birgit Vanderbeke:
Roberta hat das erste Kapitel von Sweet Sixteen gelesen und denkt, daß es sehr gut geschrieben ist und eine aktuelle Thematik behandelt. Sie fragt sich, warum die Jugendlichen, die anscheinend aus wohlhabenden Familien kommen weglaufen. Laufen diese Jugendlichen aus einer Gesellschaft weg, die sie nicht versteht? Sie ist außerdem mit Ihnen einer Meinung, wenn Sie sagen, dass die Jugendlichen von heute desillusioniert sind. Ihrer Meinung nach sind die Jugendlichen von heute nicht oberflächlich, werden jedoch von der Gesellschaft an Oberflächlichkeit gewöhnt, und gerade das macht sie ratlos und entmutigt.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 16:48 da Michele Piroli


zu Massimo Maugeri: Es gibt das wesentlich übereinstimmende Moment der Perspektivlosigkeit (gefühlt und auch weitgehend real), aber doch auch einige Unterschiede. In Deutschland werden die Jugendlichen (sogar auch schon die Kinder) als Konsumenten aufgefaßt und angesprochen, weil sie in der Regel ab 13 Uhr nicht mehr in der Schule sind, und da geht es um MacDonalds, um Kaufhausbesuche, elektronische Spiele, Markenkleidung, Schminke etc., also alle Konsumklischees, die man sich zu Jugendlichen denken kann. Das ist bei den Franzosen lange nicht so ausgeprägt; sie kommen um 17 Uhr nach Hause und sind dann, wenigstens in der Woche, meistens in der Familie.
Andererseits, so die Beobachtung unseres Sohnes, wird in deutschen Schulen auf selbstständiges und kreatives Denken sehr viel mehr Wert gelegt als in französischen, in denen ein vorgegebener, oft veralteter “Stoff” nur frontal vorgetragen und dann repetiert und abgerufen wird. Dennoch gibt es, jedenfalls während der Schulzeit, eine geringere soziale Kluft, mehr Integration, und deutlich mehr Anerkennung zwischen den Schülern, die jedenfalls sehr viel gruppenfähiger, gesprächsfreudiger, in gewisser Weise “zivilisierter” sind als Jugendliche in deutschen Schulen, die es mit enorm aggressivem Verhalten zu tun haben sowie mit dem Problem des “Schuleschwänzens”, also massiver Absenz der Schüler; dies wiederum ist in Frankreich kein Thema.

Liebe Maria Lucia Riccioli, als ich in Deutschland Lesungen aus “Sweet Sixteen” gehalten habe, bestand mein Publikum oft aus verzweifelten Lehrern, denen es genau so ging wie Ihnen, und verzweifelten Eltern, die ihre Kinder nicht mehr erreichen konnten (davon handelt ja meine Erzählung, mit dem einzigen Unterschied, daß die Jugendlichen dort eben auch physisch “weg” sind); ich habe Geschichten von Jungen gehört, die nächtelang im Netz unterwegs waren und morgens dann einfach nicht aufstanden, von konsumbesessenen kleinen Mädchen; sehr viele ähnliche Geschichten von Eltern, die völlig ratlos waren und mich fragten, was für einen Sinn sollen wir den Kindern denn mitgeben, wenn sie doch nachher keine Arbeit finden, und wie kann es sein, daß wir, eine alternde Gesellschaft, die händeringend nach Nachwuchs ruft, genau diesen Nachkommen eiskalt und zynisch eine Abfuhr erteilen: sorry, aber ihr werdet in dieser Welt nicht gebraucht. Wie kann es sein, daß eine Gesellschaft der nächsten Generation die Tür vor der Nase zuschlägt oder wahrscheinlich schon längst zugeschlagen hat? Sie wird eines Tages ihren Nachwuchs bitter nötig haben, nur ist es dann zu spät.
“Sweet Sixteen” handelt davon, aber eine Lösung habe ich natürlich nicht, weil keine Lösung in Sicht ist.

Lieber Michele Piroli, die Uno-Konvention, über die Simona lo Iacono berichtet, kenne ich; allerdings nur deshalb weil sie in vielen französischen Arztpraxen im Wartezimmer hängt. Ich werde mich einmal kundig machen, aber so weit ich mich erinnern kann, habe ich weder an Frankreich außerhalb der Wartezimmer noch auch in Deutschland je davon gehört, daß sich jemand damit beschäftigt. Sollte ich im Netz Genaueres dazu finden, melde ich mich noch einmal.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 17:19 da Birgit Vanderbeke


Liebe Roberta, als ich “Sweet Sixteen” schrieb, war mein Sohn etwa 20 Jahre alt und an einer Filmhochschule (heute hat er ein exzellentes Diplom und ist Kameramann, allerdings ohne Arbeit, er jobbt im Winter in einer Bar, im Sommer arbeitet er bei einem Kanuverleih). Er und seine Studienfreunde waren oft bei uns, und wir alle haben viele Abende lang zusammengesessen, gekocht und über sehr vieles gesprochen: über Filme, über Filmtechnik, über die Liebe, über Gewalt, über die Zukunft, und ich hatte nicht einen Moment lang das Gefühl, es mit oberflächlichen Menschen zu tun zu haben, sondern mit sehr gebildeten, sehr neugierigen, sehr kreativen jungen Leuten. Und jetzt werden Sie sich nicht wundern: keiner von ihnen hat nach dem Abschluß in seinem Beruf eine Arbeit gefunden, auch die nicht, die nach Paris gegangen sind, weil sie hofften, wenigstens in der Metropole etwas zu finden.
Ich glaube schon, daß die Jugendlichen in meiner Erzählung weglaufen, weil die Gesellschaft sie nicht versteht und nicht verstehen will. Es sind nicht alles junge Menschen aus wohlhabenden Verhältnissen, Jessicas Mutter zum Beispiel ist alleinerziehend und arbeitslos, aber ich habe überwiegend Jugendliche “verschwinden” lassen, bei denen der Leser nicht einfach sagen kann, na klar, daß der abhaut, kommt ja aus schwierigen sozialen Verhältnissen; ich glaube eben, daß das Problem alle Jugendlichen betrifft, auch den Sohn der prominenten Fernsehmoderatorin.

Lieber Michele Piroli, leider habe ich, was die Uno-Konvention betrifft, keine guten Nachrichten für Frau lo Iacono. Ich habe mir angeschaut, was das Bundesjugendwerk (die Arbeiterwohlfahrt) dazu auf seiner Webseite angibt, und das ist sehr wenig. Unter dem Stichwort “Kinderrechte” betrifft ein Artikel vom 8.12.2008 nur ganz allgemein die Menschenrechte, die ja zum 60. Geburtstag gewürdigt werden mußten; in dem Artikel wird auf die Kinderrechte nicht eingegangen. Am 25.8.2008 wurde darauf hingewiesen, daß es eine internationale Posteraktion gebe: Kinder sollten malen, was ihnen zu Kinderrechten einfiel. Die Aktion hieß “Agis pour tes droits”, war also eine französische Erfindung, und das Traurige nun ist, daß ein deutsches Kind, das an dieser Aktion teilnehmen wollte, auf die französische Webseite verwiesen wurde; auch die Teilnahmebedingungen und die Beschreibung der Aktion gab es nur als französische und englische PDF-Dateien, das Bundesjugendwerk hatte sich also nicht die Mühe gemacht, die Angelegenheit für jene Kinder zu übersetzen, die nicht englisch oder französisch können, sondern vielleicht nur deutsch; vielleicht auch nicht so richtig deutsch, weil sie vielleicht eine andere Nationalität und Muttersprache haben.
Sonst habe ich auf der Seite nichts zu den Kinderrechten gefunden, dafür viel interne Verbandspolitik.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 18:04 da Birgit Vanderbeke


@ Massimo Maugeri: Gli adolescenti francesi e quelli tedeschi sono accomunati da una mancanza di prospettiva, sentita ma anche reale. Ma esistono pure differenze: In Germania gli adolescenti (e addirittura i bambini) sono visti come consumatori, anche perché di solito dopo le 13 non sono più a scuola. Stiamo parlando di Mcdonalds, centri commerciali, giochi elettronici, vestiti griffati e trucco, tutti gli stereotipi dunque che si possano pensare riguardo al consumismo dei giovani. Dai francesi questa tendenza non è tanto spiccata: i ragazzi tornano dalla scuola alle 17 e dopo stanno solitamente, almeno durante la settimana, in famiglia. Dall’altro lato, stando all’osservazione di mio figlio, le scuole tedesche danno maggior peso al pensare indipendente e creativo rispetto alle scuole francesi, nelle quali l’apprendimento è basato maggiormente sull’imparare a memoria delle materie che, spesso, sono pure antiquate. Comunque, esiste nelle scuole francesi una minore differenza sociale tra gli studenti, l’integrazione funziona meglio, gli studenti sono più loquaci, si adattano meglio ai gruppi e sono tutto sommato più “civilizzati” rispetto ai ragazzi nelle scuole tedeschi, dove pure il fenomeno dell’aggressione è maggiormente presente, così come quello del “marinare la scuola”, impensabile nelle scuole francesi.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 19:11 da Michele Piroli


@ Maria Lucia Riccioli:
Cara Maria Lucia Riccioli, quandoi girai la Germania per presentare Sweet Sixteen, erano spesso presenti professori disperati che raccontavano cose simili a quelle riportate da Lei, così come genitori disperati che non riuscivano più a raggiungere i propri figli (ed è di questo che parla il mio racconto, con la differenza che lì i ragazzi spariscono anche fisicamente). Ho sentito storie di ragazzi che stanno tutta la notte in rete e che poi, la mattina, non riescono a svegliarsi, e di ragazze possessi dal consumismo; tante storie simili da genitori perplessi che mi chiedevano quale senso dare ai giovani se alla fine non troveranno lavoro, e come fosse possibile che noi, una società che sta sempre più invecchiando e che disperatamente invoca le nuove leve, dica poi cinicamente proprio a queste nuove leve: scusate, ma questo mondo non ha bisogno di voi. Come è possibile che una generazione sbatti la porta in faccia alla generazione che segue? Un giorno questa generazione avrà disperatamente bisogno della nuova leva, ma allora sarà troppo tardi. Sweet Sixteen parla proprio di questo, ma ovviamente non ho soluzioni da offrire, perché soluzioni non sono in vista.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 19:35 da Michele Piroli


@ Roberta:
Cara Roberta, quando scrissi Sweet Sixteen, mio figlio aveva più o meno 20 anni e studiava cinema (Ormai ha preso un diploma eccellente ed è diventato cameraman, purtroppo, però, senza occupazione: d’inverno lavora in un bar e d’estate in un noleggio di canoe). Lui e i suoi amici stavano spesso da noi, e cucinavamo insieme parlando di tutto e di più: del cinema, dell’amore, della violenza e del futuro. Io non ebbi mai l’impressione di aver a che fare con persone superficiali, ma con delle persone molto colti, molto curiosi e molto creativi. E ora Lei non si meraviglierà: dopo gli studi, nessuno di loro ha trovato un lavoro nel proprio ramo, neanche coloro che sono andati a Parigi nella speranza di trovare qualcosa nella metropoli.
Sì, credo che i ragazzi del mio racconto scappino perché la società non li capisce e non li vuole capire. Non tutti di loro vengono da famiglie agiate, la madre di Jessica per esempio è una ragazza madre disoccupata. Ma è vero che ho “fatto sparire” soprattutto ragazzi dei quali i lettori non potessero dire: “Ovvio che scappa questo, viene da condizioni sociali difficili”. Io credo che il problema riguardi tutti i giovani, anche il figlio di una famosa moderatrice televisiva.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 20:03 da Michele Piroli


@Michele Piroli. Stai svolgendo un lavoro egregio ma se continui a tradurre il mio cognome “Zapulla” con una P sola puoi cominciare a fare testamento. La prossima domanda la pongo in dialetto siciliano, vediamo come te la cavi.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 20:10 da Salvo zappulla


@ Salvo Zapp(!)ulla: Scusami tanto Salvo, noln accarà più, promesso! E se vuoi posso scriverlo qualche volta con 3 p, così ribilanciamo…

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 20:17 da Michele Piroli


Abbondiamo, abbondiamo pure, lo diceva anche Totò. Questo esperimento si sta rivelando interessantissimo.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 20:36 da Salvo zappulla


Bhe, ne approfittiamo per fare i complimenti anche a Pietro Del Vecchio e a tutta la squadra: Paola Del Zoppo, Sergio Ceccarelli e gli altri. Stanno portando in Italia autori molto interessanti. Io ho letto il romanzo di Rayda Jacobs e sono rimasto letteralmente affascinato.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 21:06 da Salvo zappulla


@ Birgit Vanderbeke: Salvo Zappulla bedankt sich beim Team von Del Vecchio editore für die gute Arbeit und für die interessanten Autoren, die es übersetzt. (Hierbei handelt es sich ja auch um ein Kompliment an Sie)

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 21:27 da Michele Piroli


@Chissà che cac.. le starà raccontando, spero non mi metta in cattiva luce.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 21:40 da Salvo zappulla


@Michele. Puoi chiederle cosa ne pensa del ruolo che hanno gli agenti letterari e se sono importanti per lei. Chiedile pure (approfittiamo) se conosce Juliane Roderer che ha contribuito a valorizzare tanti autori italiani in Germania.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 21:50 da Salvo zappulla


@ Birgit Vanderbeke: Salvo Zappullo würde gerne wissen, was Sie über Literaturagenten halten und ob diese für Sie persönlich wichtig sind oder waren. Es interessiert ihn außerdem, ob Sie Juliane Roderer kennen, die mit dazu beigetragen hat, viele italienische Autoren in Italien bekannt zu machen.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 22:14 da Michele Piroli


@ Salvo: Scusami Salvo, ho sbagliato ancora, ma ti assicuro che non l’ho fatto intenzionalmente!

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 22:16 da Michele Piroli


@Dio mio, mi stai bruciando la carriera in Germania. Nessuno mi vorrà pubblicare.

Dai, tranquillo, si scherza un po’, visto che sono andati tutti a dormire.

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 22:32 da Salvo zappulla


hehe Salvo, è vero. Ma tranquillo, così come distruggo le carriere le posso anche fare rinascere….

Postato sabato, 2 maggio 2009 alle 22:55 da Michele Piroli


Babelit è molto più di un esperimento, è una cosa fantastica! Complimenti a Massimo che ha avuto l’idea e a tutti quelli che lo rendono possibile. Personalmente ne sono affascinata e seguendo il dibattito ho scoperto anche un’autrice che non conoscevo affatto prima d’ora, Birgit Vanderbeke, e che si sta rivelando molto interessante. Grazie, Birgit, per quello che scrivi (…e grazie a chi traduce). Buonanotte, amici! :-)

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 00:32 da Maria Di Lorenzo


Ringrazio moltissimo Birgit per la sua risposta+ Michele Piroli per le sue traduzioni.
Cara Birgit, immagina come stanno dentro i giovani che non hanno NEMMENO la cultura e non hanno mai studiato nulla, né mai letto nulla, non per colpa loro: io ne conosco tanti. Lo studio ti apre molti orizzonti, almeno.
Un caro saluto

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 00:40 da roberta


Maria Di Lorenzo und Roberta bedanken sich für die interessanten Themen, die bisher hier behandelt wurden. Roberta gibt zu bedenken, wie es Jugendlichen ergeht, die nicht einmal über Kultur verfügen, da sie nie studiert und nie etwas gelesen haben und das nicht aus eigenem Verschulden. Sie selbst kennt einige solcher jungen Menschen.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 03:04 da Michele Piroli


Buona notte a tutti, Gute Nacht!

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 03:04 da Michele Piroli


Questo esperimento è interessantissimo ed anche emozionante. Io, perr esempio, noi avrei mai immaginato di poter dialogare con uno scrittore straniero.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 08:02 da maurizio de angelis


Buongiorno a tutti. E buona domenica.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:45 da Massimo Maugeri


Cari amici, grazie a voi per i nuovi commenti.
Ne approfitto per salutare l’ottima Maria Di Lorenzo (grazie a te, Maria).

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:46 da Massimo Maugeri


Un ringraziamento speciale a Birgit (per le cortesi risposte) e a Michele (per le ottime traduzioni).
Michele, ancora e sempre grazie…

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:47 da Massimo Maugeri


La discussione continua.
Riporto le domande del post per chi avesse voglia di fornire una propria risposta:
- Le nuove generazioni sono più o meno in crisi di quelle dei decenni precedenti?

- Il conflitto generazionale è più aspro oggi rispetto al passato?

- Le madri e i padri del nuovo millennio hanno maggiore o minore difficoltà a comprendere i sedicenni rispetto ai genitori di venti, trenta, quarant’anni fa?

- Quali sono i pro e i contro della crescente ingerenza dei media nei drammi personali?

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:49 da Massimo Maugeri


Altre informazioni su “Sweet Sixteen” le trovate nelle recensioni pubblicate su “Il Quotidiano della Calabria”:
http://www.delvecchioeditore.it/index.php?pagina=scheda_recensione&scelta=45

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:52 da Massimo Maugeri


Loredana Lipperini ne ha parlato su Repubblica: http://www.delvecchioeditore.it/index.php?pagina=scheda_recensione&scelta=43

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:53 da Massimo Maugeri


A chi volesse saperne di più sulla casa editrice Del Vecchio consiglio la lettura di questa intervista che Pietro Del Vecchio ha rilasciato a “Il mucchio selvaggio”:
http://www.delvecchioeditore.it/index.php?pagina=scheda_recensione&scelta=48

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 09:58 da Massimo Maugeri


Caro Massi,
volevo ringraziarti per questa esperienza così emozinante e ringraziare al contempo Michele Piroli per l’opportunità che sta dando a noi tutti non solo di scrutare il mondo letterario ( e sociale) esterno ma di osservare anche il modo in cui l’Italia è “percepita” all’estero…imparando così qualcosa in più.
A Birgit vorrei mandare un abbraccio (italiano!) e chiedere in che modo sta vivendo questa esperienza di confronto con l’Italia, qui a Letteratitudine e…
per rispondere alla tua domanda (gli effetti del’ingerenza dei media sul mondo adolescenziale)…attingo ancora una volta agli studi socio-giuridici che supportano nei tribunali l’esame del comportamento minorile.
—————–
Come afferma anche Buckingham (2000), le forme di rappresentazione dell’adolescenza nei media sono un elemento attivo nel processo di costruzione delle rappresentazioni sociali di quest’ultima; negli ultimi anni sempre più caratterizzate dall’adultizzazione delle rappresentazioni dell’adolescenza e dall’infantilizzazione della rappresentazione degli adulti . Meyrowitz stesso riporta che dagli 11 anni i bambini/adolescenti guardano la televisione come gli adulti e, quindi, preferiscono i programmi per adulti (398). Questa scelta è ancora più esplicita rispetto a temi oggetto di selezione e riserva da parte dei genitori. Un dato esplicativo è, ad esempio, che il 69% dei giovani tra i 12 e i 14 anni utilizza la televisione come strumento di auto-formazione ai comportamenti legati alla sfera sessuale soprattutto in risposta alla percezione di un’esclusione da parte dei genitori da questo ambito informativo.
Di particolare rilievo nella fase adolescenziale è, infine, l’importanza rivestita dalle risorse simboliche offerte dai media, attraverso i contenuti dei loro programmi, nei processi di costruzione dell’identità.
Di queste esperienze mediate gli adolescenti si appropriano, le mettono in relazione ai contesti e alle condizioni della propria esistenza e mettono in atto nei loro confronti processi di posizionamento, di condivisione, di identificazione . Gli adolescenti, dunque, usano attivamente i media per autodefinirsi, e gli stessi media diventano una forma di auto-socializzazione. Come indica Arnett (1995) l’identity formation è uno dei cinque usi principali dei media da parte degli adolescenti .
Le risorse simboliche mediate, infatti, vengono utilizzate sia nei processi di costruzione delle narrazioni identitarie individuali sia nelle relazioni tra pari.
—-
In tribunale attingiamo spesso all’esme dei programmi televisivi che gli adolescnti prediligono per interpretarne i comportamenti e le dissociazioni.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 10:17 da Simona Lo Iacono


Buongiorno a tutti, seguo l’andamento del dibattito con interesse, mi sembra che l’esperimento stia riuscendo. Grazie a Massimo per questa opportunità, a Birgit Vanderbeke per la disponibilità, a Michele per le traduzioni e a tutti coloro che partecipano.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 10:26 da Paola Del Zoppo


Il rapporto tra genitori e figli aveva,secondo me, un senso quando ancora la società era schematizzata da regole precise, quando ancora la storia perpetuava se stessa e le innovazioni erano controllate dagli stessi innovatori. Oggi il genitore è soltanto colui che genera biologicamente e la famiglia, a causa della globalizzazione , dell’immigrazione e dell’emigrazione, dell’avvento del mondo iconico è diventata il mondo intero. D’altro canto ci siamo chiesti in quante famiglie il bambino vive fin dalla nascita? A tre mesi viene catapultato in un asilo nido, a tre anni in una scuola materna a tempo pieno ecc… A sera spesso dorme con una babysitter perché gli adulti hanno lavorato tutto il giorno ed hanno bisogno di svagarsi. Ogni giorno che passa i genitori diventano degli sconosciuti e il figlio è sotto l’effetto di flussi conoscitivi disordinati e contraddittori, di informazioni più disparate , di valori e antivalori,e quel che vede in casa è spesso in contraddizione con quel che ode. Il bambino è nel caos, cioè in questa società che, eufemisticamente, il filosofo Morin chiama complessa. Aborrisco i moralisti ma non posso fare a meno di rilevare che c’è molta spazzatura in cui è facile scoprire il sacchetto dell’avidità, dell’invidia, dell’egoismo, della rabbia, della prevaricazione, della frustrazione….e l’uomo, nella sostanza, dà all’altro quello che ha dentro. Infatti curiamo la facciata ma dentro l’uomo oggi c’è tanto marcio ed è quello che diamo perché, ed insisto, l’uomo dà quel che possiede e quindi anche i propri desideri soffocati che vuole vedere realizzati nel figlio che considera “cosa sua” . Nella mitologia c’è una madre che partorisce i figli e poi se li mangia.( a pag.187 del romanzo “Alla corte del nonno masticando liquirizia” si parla di questo) Il modello keinesiano della società bulimica sta divorando anche i figli.
Un bambino che si esibisce in tv come cantante, che ottiene successo, ma poi gli si dice che deve ritornare a fare il bambino, ha ormai i genitori in pugno, e non solo ma è un bambino svuotato che cerca emozioni sempre più forti, è un bambino incamminato sulla strada della depressione per cui lo psicologo cercherà una spiegazione nella relazione tra genitori e figlio. Ma quale relazione ?
E’ sotto i nostri occhi che questa è una società dominata dai “fanciulli” a cui i modelli offerti sono quelli di vecchi di settanta anni che usano il mondo come un palcoscenico di esternazione dei loro desideri repressi, della loro vanità da viveur, mostrando ai piccoli un senso dell’amore e della verità come espressione di un epicureismo senza limiti.

Spero di continuare a dire qualche altra cosa su questo argomento che è mi sta molto a cuore e su cui ci ho speso una vita. Grazie Massimo che lo hai portato alla luce nel tuo blog e complimenti per avere allargato il campo di indagine e data la possibilità di un confronto con altri Paesi.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 10:51 da Mela Mondi


zu Salvo Zappulla: Ich weiß, wer Juliane Roderer ist, kenne sie aber nicht persönlich. Literaturagenten sind, glaube ich, für junge Autoren inzwischen unentbehrlich, weil nur noch sehr wenige Verlage Manuskripte lesen, die ihnen unaufgefordert zugeschickt werden. Für mich war bisher der direkte Kontakt zum Verlag wichtig, allerdings wird der zunehmend schwierig, wenn ein Verlag zu einem großen Buchkonzern gehört und nicht mehr von einem Verleger mit literarischem Urteil geführt wird, sondern von Managern.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 12:08 da Birgit Vanderbeke


credo che ogni generazione si senta più esperta della precedente. questo, quindi, fa anche pensare di poter comprendere meglio la generazione dei figli. quanto tutto ciò sia soltanto un’illusione non lo so, sinceramente.
se da un lato “crescono” i genitori, infatti, dall’altro crescono anche i figli. il progresso porta con sé nuove e diverse esigenze, e così il gap generazionale persiste.
Il ‘68 ha un po’ fatto da spartiacque nel rapporto genitori-figli. forse anche troppo. non mi ha mai convinto, per esempio, l’assioma “ah, io per mio figlio sono un amico”. Non mi quadra. Il padre e la madre facciano i genitori, e nel miglior modo. Anche perché, da sempre accade che i figli gli amici se li scelgono e, fatalmente, sono dei coetanei. Alcune confidenze e/o emozioni le esterneranno sempre e solo con gli amici. Il genitore, per esempio, questo deve saperlo e non ostacolarlo. Credo che il buon ruolo di un genitore parta proprio da questa considerazione.
ps: mi spiace per la nostra scrittrice tedesca, ma non posso tradurle questo mio intervento nella sua lingua. giacchè so dire solo ja e kartoffen.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 12:15 da enrico.gregori


Buongiorno a tutti! Intanto la risposta di Birgit Vanderbeke a Salvo Zappulla:
Conosco Juliane Roderer di nome, ma non personalmente. Credo che l’agente letterario sia ormai una figura indispensabile per gli scrittori giovani, dato che oggi sono poche le case editrici che leggono i manoscritti di scrittori esordienti se non sollecitati da qualcuno. Per me personalmente è stato sempre importante il contatto diretto con la casa editrice; ciò diventa sempre più difficile però, quando la casa editrice appartiene ad un grande gruppo industriale il cui dirigente non è un editore che deriva dal mondo letterario, ma un manager.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 13:20 da Michele Piroli


La differenza ideologica e culturale tra una generazione e l’altra è una costante destinata a rimanere invariabile, per il fatto che gli individui assimilano dall’ambiente dove vivono, e gli ambienti mutano costantemente. Il giovane tende a pensare in prospettiva, deve costruirsi un futuro, cercarsi un lavoro, identificare un modello da perseguire. L’individuo maturo (il padre del giovane) in teoria ragiona su basi consolidate, su una stabilità economica (sempre in teoria e prima che sopravvenisse ll berlusconismo che ha precarizzato anche l’aria), su un equilibrio interiore cui fare affidamento. Fatalmente sono portati a scontrarsi. Sono d’accordo con Enrico, i due ruoli sono distinti e separati., difficilmente il padre può essere l’amico adatto a cui confidare i problemi più intimi. Ci sono paesi dell’entroterra siculo in cui i figli fino a qualche ventennio fa davano del lei al padre o del “vossia”.
Mio padre non mi ha mai alzato una mano ma bastava una sua occhiata truce per farmi stare zitto. Oggi questo tipo di rapporto (grazie a Dio) è superato. Il rischio è che venga sovvertito, non ci sia più rispetto dei ruoli e i ragazzi forti delle loro superiori conoscenze culturali e tecnologiche considerino gli anziani dei vecchi cimeli da custodire in un museo. Chi è giovane? E chi anziano? Oggi parrucchini e tette rifatte stanno creando una gran confusione, non mi riferisco all’aspetto fisico ma al fatto che pochi vogliono accettare serenamente la propria condizione biologica e gli strumenti mediatici inviano bagliori accecanti, invitano a pretendere il meglio dalla vita, tutto e subito, schivando i sacrifici. Ecco che dialogare diventa sempre più difficile, ecco che un sano rapporto familiare va a farsi benedire. Gli anziani vanno ai giardinetti a fumare la pipa, i ragazzi fanno società a sé, si aggregano: gli ultras, il popolo della notte, i paninari, i figli dei fiori, del carciofo, della gnocca a buon mercato.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 13:49 da Salvo zappulla


Guten Tag, liebe Birgit Vanderbeke!
Simona Lo Iacona fragt, was Sie von dieser sprach – und nazionenübergreifende Erfahrung auf diesem Blog halten (Maurizio de Angelis z.B. hätte sich niemals vorgestellt, auf diese Art und Weise mit ausländischen Schriftstellern kommunizieren zu können). Sie beschreibt außerdem das Fernsehverhalten von Kindern und Jugendlichen, die sich immer mehr über Programme, die sie sehen, definieren, wobei sie dabei Programme für Erwachsene bevorzugen.
Mela Mondi ist der Meinung, dass sich das Verhältnis zwischen Eltern und Kindern zwangsläufig verändert habe, in gleichem Maße, in dem sich unserer Gesellschaft verändert hat. In ihrem recht pessimistischem Beitrag beklagt sie die immer größer werdende Entfremdung zwischen Elter und Kindern und die Situation junger Menschen, die in Anbetracht der Abwesenheit der Eltern gezwungen seien, in einer wertearmen und chaotischen Welt sich alleine auf die schwere Suche nach Werten zu begeben.
Enrico Gregori schaut kritisch auf die Erfahrung von ‘68, die seiner Meinung nach zu einer großen Veränderung des Verhältnis zwischen Eltern und Kindern geführt habe, indem die Eltern angefangen hätten, sich mehr und mehr als Freunde ihrer Kinder zu sehen. Eltern sollten jedoch die Rolle von Eltern erfüllen, auf die beste Art und Weise.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:03 da Michele Piroli


@Michele. “Simona Lo Iacono” Se sbagli pure il nome di una figura istituzionale come la Simo, l’icona del blog, va a finire che rischi il linciaggio.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:16 da Salvo zappulla


Salvo Zappulla stimmt mit Enrico Gregori darin überein, dass die Rollen von Eltern und Kindern immer getrennt sein werden, da die unterschiedlichen alltäglichen Erfahrungen zu einem ganz anderen kulturellen Backround führen. Er sei zwar froh darüber, dass die Väter nicht mehr die übermächtigen, autoritären Personen sind wie noch vor nicht allzu langer Zeit (in bestimmten Gebiten Sizieliens wurden Väter noch vor 20 Jahren gesiezt), erkenne aber auch die Risiken, die der Verlust des Respekts der Kinder gegenüber ihrer Eltern birgt. Es sei möglich, dass Eltern, die keinen Zugang zur Kultur (oder zu den Kulturen) und zu den Technologien finden, die das Leben der Jugendlichen bestimmen, als “alte Säcke” gesehn werden, die ins Museum gehören. Auf diese Weise sei ein Dialog zwischen Erwachsenen und Jugendlichen immer schwieriger, zumal viele erwachsene Personen heutzutage ein Problem mit dem Altern hätten und alles dafür täten, jung zu erscheinen.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:26 da Michele Piroli


@Salvo, Simona e tutti gli altri: Scusatemi tanto per i ripetuti errori nell’ortografia dei vostri nomi. Mi rendo conto che non è un segno di buona educazione. Posso provare a giustificarmi: la mia capacità di concentrazione è probabilmente consumata dai vari salti da una lingua all’altra. Vi prego, rinunciate al linciaggio!

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:32 da Michele Piroli


Lieber Michele Piroli, dank Ihrer großartigen Übersetzungsarbeit ist dieser Blog eine ganz phantastische Erfahrung, die mich seit gestern euphorisch stimmt; ich bekomme eine Ahnung davon, wie in Italien miteinander kommuniziert wird (ganz anders als in Deutschland, ich frage mich, warum das so ist) und darf trotz meiner Entfernung daran teilhaben, das ist wunderbar.
In Deutschland identifizieren sich auch (noch) sehr viele Jugendliche übers Fernsehen, allerdings weniger mit den “Erwachsenen”programmen, sondern eher über die Musikkanäle wie vor allem MTV und VIVA, und immer wichtiger wird das Internet, in dem es unzählige Blogs und Foren von Jugendlichen gibt, die sich in einer ganz eigenen, für Erwachsene kaum zu entschlüsselnden Sprache artikulieren, dort ihre Musik-Clips und Videos einstellen, die sie selbst herstellen, das alles scheint das Fernsehen ablösen zu wollen, dem sich die Eltern eher passiv aussetzen.
Zu Mela Mondi: In Deutschland ist das Problem insofern noch brisanter, als es Schulen gibt, in denen bis zu 70 % der Schüler aus Familien stammen, die – wie die offiziellel Bezeichnung lautet – einen Migrantenhintergrund haben. Das sind dann wohl wirklich die Verhältnisse von Babel, weil zum Teil zwischen 15 und 20 Sprachen in einem Klassenzimmer im Spiel sind.
Was Enrico Gregori über die 68er und ihre Kinder schreibt, hat man in Deutschland auch beobachtet, allerdings ist diese Debatte inzwischen wohl abgeschlossen und man geht dazu über, in den Medien jene zu Wort kommen zu lassen, die (wie z.B. der emiritierte Direktor Elite-Internats Salem und andere) für Strenge, Autorität und Disziplin plädieren, wobei ich mich frage, wie man (solche) Werte predigen kann in einer Welt, die ja tatsächlich, wie Mela Mondi sagt, wertearm und chaotisch ist und in der auch Eltern oft keinen Halt haben. Interessant an der deutschen Diskussion ist, daß sie immer nur in Talkshows, also im moralischen Plauderton abläuft und nie politisch geführt wird.

In Frankreich dagegen

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:39 da Birgit Vanderbeke


@Ma no, penso ci rendiamo tutti benissimo del lavoro gravoso che ti stai sobbarcando, ed un piacere partecipare a questo blog grazie al tuo lavoro. (Continua pure a sbagliare i nomi, l’importante che non sbagli il mio).

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:41 da Salvo zappulla


Lieber Michele Piroli, da haben Sie es gleich von Salvo Zappulla noch einmal gehört: “grazie al tuo lavoro”, gerade als ich es auch geschrieben habe …, also jetzt in beiden Sprachen!

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 14:57 da Birgit Vanderbeke


dibattito molto interessante, questo, su di un gran libro che ho letto con sommo piacere e che solleva interrogativi potentissimi. saluti a tutti e complimenti all’autrice.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 16:03 da angelo


Allora, ecco cosa ha risposto la nostra cara Birgit Vanderbeke, e scusate se potrebbe esserci un po’ di autocelebrazione, ma non posso mica omettere niente dal suo intervento:
Caro Michele Piroli, anche grazie al suo bel lavoro di traduzione, questo blog è un’esperienza fantastica che da ieri mi provoca una elevata euforia. Posso intuire come si comunica in Italia (e si comunica in modo dieverso rispetto alla Germania, mi chiedo perché), e ho l’opportunità di partecipare nonostante io mi trovi lontana. È meraviglioso!
Anche in Germania molti giovani s’identificano (ancora) attraverso la televisione. Questo lo fanno però maggiormente attraverso i canali musicali come MTV e VIVA che non attraverso le trasmissioni per adulti. Inoltre è l’internet ad aumentare d’importanza. Qui si trovano innumerevoli blog e fori nei quali gli adolescenti comunicano fra loro usando linguaggi spesso indecifrabili per gli adulti e postano video musicali spesso autoprodotti. Tutto questo sembra sostituire la televisione che dai genitori viene subita per lo più passivamente.
@Mela Mondi: In Germania il problema è ancora più presente e attuale, in quanto esistano scuole in cui fino al 70 % degli allievi proviene da famiglie composte da una base di emigrati. Si tratta di vere e proprie condizioni babeliche, dove si parlano fino a 15 – 20 lingue in una sola classe.
Quello che scrive Enrico Gregori del ‘68 e i suoi figli si è osservato pure in Germania, anche se il dibattito sembra ormai concluso, e nei media si fanno sentire coloro che, come il direttore dell’internato d’elite di Salem, difendono valori come la Severità, l’Autorità e la Disciplina. Anche se io mi chiedo come si possano predicare certi valori in un mondo che è veramente, come dice Mela Mondi, disordinato e contraddittorio in quanto a valori, un mondo caotico in cui pure i genitori non sanno dove trovare sostegno. Un aspetto interessante del dibattito in Germania è che esso si svolge esclusivamente nei talkshow, luogo del moralismo in tono discorsivo, senza mai diventare politico.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 16:47 da Michele Piroli


Vielen Dank liebe Birgit Vanderbeke! Und ich freue mich, ein Kompliment in Form einer Übersetzung zurückgeben zu können: Angelo schreibt nämlich, dass er Sweet Sixteen mit Interesse und sommo piacere, großer Freude gelesen hat. Dem schließe ich mich gerne an.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 16:57 da Michele Piroli


Dann möchte ich Ihnen und allen anderen Bloggern für ein sehr interessantes Wochenende danken und einen schönen Sonntagabend wünschen!
Und natürlich alles Gute für die weiteren Babelit-Projekte!

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 17:02 da Birgit Vanderbeke


Birgit Vanderbeke vuole ringraziare tutti i blogger per il fine settimana interessante e augura a tutti una buona domenica sera. E un grande in bocca al lupo per i prossimi progetti di Babelit!

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 17:11 da Michele Piroli


Caro Massimo vedo soltanto adesso questa splendida sorpresa!Bravissimo,complimenti, è un’iniziativa meravigliosa e tanto stimolante.Mi pare che si segua benissimo il dibattito e ci sta dando l’opportunità non solo di conoscere autori stranieri,ma di vedere le cose da un altro punto di vista e capire lo sguardo di persone che vivono realtà differenti che danno origine ad un modo di far letteratura che infine tocca i temi a cui siamo tutti legati.Complimenti al traduttore bravissimo,tanto Zappullo o Zapulla si riconosce lo stesso per l’ironia serpeggiante, e complimenti alla scrittrice per il tema affrontato.
@Birgit “Anche se io mi chiedo come si possano predicare certi valori in un mondo che è veramente, come dice Mela Mondi, disordinato e contraddittorio in quanto a valori, un mondo caotico in cui pure i genitori non sanno dove trovare sostegno. “Il caos di cui lei parla nelle famiglie e nei rapporti generazionali che non possiamo riempire con valori giudicati vecchi e inadeguati,però per non restare un vuoto in cui prendano posto i falsi valori dei media e del fatuo mondo dell’immagine a cui i giovani si appellano febbrilmente,dovrà essere riempito da nuovi valori che diano un punto di riferimento da cui poter ricostruire gli equilibri.A chi e cosa affidare tale compito se ammettiamo tutta l’incapacità della famiglia,l’inadeguatezza della scuola e l’assenza dei ruoli genitoriali?Mi chiedo se mettere così profondamente in discussione le basi su cui fondare l’essere umano ci torni utile a creare nuovi valori o non ci aumenti la sensazione di smarrimento totale.Personalmente mi rattrista molto leggere che i genitori non siano più capaci e gli educatori falliscano sempre,io credo nelle cose costruite con amore e responsabilità,per me la famiglia e il dialogo che deve svolgersi in essa sono la base da cui partire,è naturale che forse oggi nell’accezione “famiglia” vengano comprese anche realtà che prima non esistevano,però per tornare alle domande di Massimo:non credo che sia oggi più difficile il dialogo,anzi mi pare che i genitori attualmente abbiano dalla loro parte molti più strumenti per poter entrare in sintonia con i propri figli,magari ridefinendo il ruolo che non è più così distante come quello dei vecchi genitori,ma che se speso bene non significa necessariamente meno autorevolezza e rispetto.L’importanza dei ruoli è fondamentale pure adattandola a nuove vesti,ma più dialogo e apertura non deve significare-come dice salvo- diventare amici dei figli,per carità:perdere l’immagine di essere un riferimento farà vacillare ancora di più l’individuo che si sta formando.I genitori hanno oggi strumenti molto più sofisticati di ieri devono solo avere la cura necessaria nell’utilizzarli e nell’aprirsi al dialogo non devono mai dimenticare di essere una guida,lasciando la autonomia del crescere un processo delicato e graduale dove colui che cade sa in cuor suo che sarà accolto e non giudicato.
cari saluti

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 17:53 da francesca giulia


@Micheli Piroli. Caro Michele, complimenti di cuore per l’eccellente lavoro che hai realizzato, davvero un post anomalo questo, anomale e assolutamente originale. Un salto di qualità per Letteratitudine e tutte le persone che vi collaborano. Abbiamo anche scherzato (penso si sia capito) ma sempre bonariamente per prenderci qualche pausa rilassante.

Un affettuoso abbraccio.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 18:17 da Salvo zappulla


Anche se non so se il saluto di Birgit Vanderbeke sia stato definitivo, ma intanto traduco la domanda di Francesca Giulia:
@ Birgit: Das Chaos in den Familien und in den Verhältnissen zwischen den Generationen, welches wir nicht in der Lage sind, mit Werten zu füllen, die als veraltert gesehen werden, muss mit neuen Werten gefüllt werden, damit das Feld nicht den Medien mit ihren falschen Werten zu überlassen. Wem kann man diese Aufgabe anvertrauen, wenn wir die das Unvermögen der Familie und der Schule sowie die Abwesenheit der Eltern bedenken? Ich bin mir nicht sicher, ob das in Fragestellen der Basis, auf der wir das Menschsein gründen, uns hilft, neue Werte zu schaffen, oder ob es nicht eher dazu beiträgt, uns noch Verlorener fühlen zu lassen. Es stimmt mich traurig, zu lesen, dass die Eltern und Erzieher versagen, ich glaube an das, was mit Liebe und Verantwortungsbewußtsein getan wird, und denke, dass die Familie und der Dialog, der in ihr stattfinden sollte, immer noch die Basis sein sollte. Und dies auch, wenn sich das Konzept in den letzten Jahren verändert hat. Ich glaube auch nicht, dass der Dialog zwischen Eltern und Kindern heute schwieriger geworden ist, denn die Eltern verfügen heute über weitaus mehr Mittel, um ihren Kindern nah zu sein. Und die richtige Nähe muß nicht zwangsläufig mit dem Verlust von Autorität einhergehen.
Die Eltern haben diese Möglichkeit heute, dürfen aber auch nicht vergessen, dass sie eben nicht nur Freunde, sondern ein Bezugspunkt für die Kinder sind, der sich ihrer annehmen wird, wenn diese fallen, ohne sie zu verurteilen.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 19:07 da Michele Piroli


@Salvo Zappulla: Grazie per le tue parole caro Salvo, ne sono molto onorato. E che si scherzava era evidente e giusto. Anche noi amburghesi abbiamo un rapporto forte con l’ironia. Un abbraccio anche a te e buona domenica sera a te e a tutti voi.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 19:12 da Michele Piroli


@Michele Piroli e Salvuccio:
a me Lo Iacona piaceva! Più femminile, no?…A parte gli scherzi, caro Michele, grazie infinite per questo impegno di costante attenzione! Un abbraccio

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 20:15 da Simona Lo Iacono


@Simona Lo Iacona: forse si, ma allora ci vuoleva più coerenza, magari La Iacona? Quest’attenzione la metto molto volentieri, anche a me sembra una bellissima esperienza. Un abbraccio.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 20:44 da Michele Piroli


@ Simona: Be’, sono bravo, ho sbagliato ancora. Ma come dice Fausto a Gretchen: “Namen sind Schall und Rauch”

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 21:10 da Michele Piroli


Cari amici,
non posso che ringraziarvi ulteriormente per i nuovi commenti.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:13 da Massimo Maugeri


Grazie a: Simona, Paola, Mela, Enrico, Salvo, Angelo e Francesca Giulia.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:14 da Massimo Maugeri


Sono lieto che l’esperimento vi sia piaciuto. E credo di poter dire che, sì… è davvero riuscito.
Questo post, dunque, (che inaugura Babelit) diventa una nuova pietra miliare nella storia di Letteratitudine. E sono lieto di aver condiviso questa esperienza (oltre che con tutti voi) con questo libro edito da Del Vecchio e con Birgit Vanderbeke.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:19 da Massimo Maugeri


@ Birgit Vanderbeke
Cara Birgit, grazie ancora per la tua presenza. Non so se avrai la possibilità di connetterti ulteriormente. In ogni caso provo comunque a chiederti notizie sui tuoi progetti letterari futuri. Stai scrivendo nuove storie? Di cosa trattano?

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:22 da Massimo Maugeri


@ Michele Piroli
Chiederò ai dirigenti di Kataweb di erigere una statua in tuo onore. Grazie davvero:-)

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:23 da Massimo Maugeri


Per il momento chiudo qui.
Auguro una serena notte a tutti.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:41 da Massimo Maugeri


@ Birgit Vanderbeke
Massimo Maugeri bedankt sich noch einmal ganz herzlich für Ihre Anwesenheit hier auf diesem Blog. Er freut sich, die Babelit-Erfahrung mit Ihnen begonnen zu haben. Er wisse zwar nicht, ob Sie hier noch mal reinschauen, fragt aber einfach mal, was Ihre nächsten literarischen Projekte sind.

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:48 da Michele Piroli


@Massimo Maugeri
Lo faccio volentieri Massimo, se posso essere utile… E una statua su Kataweb manca ancora nella mia collezione! Buona notte a tutti!

Postato domenica, 3 maggio 2009 alle 22:50 da Michele Piroli


Bellissima questa rubrica. Comunicare oltre la barriera delle lingue…………… mi sembra un sogno…
Tanti complimenti a Birgit Vanderbeke e lunga vita a Babelit ed a letteratitudine

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 09:34 da Martina


@Francesca Giulia: Ich glaube auch, daß der Dialog, das Miteinandersprechen und Miteinandersein der Schlüssel ist, aber hier sitzt auch das große Elend: in deutschen Familien wird täglich im Durchschnitt weniger als zehn Minuten lang miteinander gesprochen, und da geht es wohl weniger um alte oder neue Werte, sondern ganz schlicht um menschliche Schlamperei. Auf der Basis des mangelnden oder verweigerten Sprechens (keine Zeit, keine Lust, das Fußballspiel) ist das Menschwerden sehr schwer. Kinder haben es immer verkraftet, daß die Eltern auch mal, auch über längere Zeit abwesend sind, das muß auch so sein; was sie nicht verkraften, ist elterliche (und auch gesellschaftliclhe) Teilnahmslosigkeit.
Lieber Massimo Maugeri, wie können Sie denken, daß ich nicht mehr in Ihren Blog hineinschaue? Ich denke darüber nach, italienisch zu lernen …
Was meine literarischen Projekte betrifft, so kommt diese Frage in einem eigenartigen Moment, denn zum ersten Mal in meinem Leben habe ich dazu nicht die geringste Ahnung. Ich habe mich soeben von meinem Verlag getrennt, und da ist es wie bei jeder Trennung, es schmerzt, aber zugleich ist es eine Erlösung, das bedrückende Verhältnis beendet zu haben und wieder frei zu sein. Ich bin selbst gespannt, was daraus wird.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 10:11 da Birgit Vanderbeke


Buongiorno e bentrovati! Come vedete, la nostra Birgit Vanderbeke è tornata…
@Francesca Giulia: Anch’io credo che nel dialogo e nel condividere tempo sta la chiava, ma è anche qui che si trova la miseria: in una famiglia tedesca si parla in media meno di dieci minuti, e questo dipende meno da valori antichi o nuovi, quanto piuttosto dalla trascuratezza umana. Se la base è l’assenza del dialogo (per la mancanza di tempo o di voglia, o per la partita di calcio in tv) è difficile fondare l’essere umano. Bambini hanno sempre sopportato una temporanea assenza dei genitori. Quello che non sopportano è l’indifferenza.
@Massimo Maugeri: Ma come può pensare che non torni a dare un’occhiata al blog? Sto addirittura pensando di studiare l’italiano…
La domanda riguardante i miei progetti letterari futuri arriva in un momento molto particolare perché, per la prima volta nella mia vita, non ne ho la minima idea. Mi sono appena separata dalla mia casa editrice, ed è come in ogni separazione: doloroso ma anche liberatorio. Sono curiosa di vedere cosa accadrà.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 11:29 da Michele Piroli


@Birgit ti ringrazio molto di questa risposta,sono perfettamente d’accordo con te,forse il male dell’indifferenza ha preso spazio in tutti i rapporti umani,perciò si è persa la capacità di ascolto,quella che crea empatia fra le persone e da la possibilità di comprendere cosa stia vivendo un altro.Dobbiamo lavorare tutti insieme per riappropiarci del giusto diritto alla comunicazione perchè senza l’incontro con gli altri esseri umani non possiamo veramente crescere.Questo andrebbe fatto a tutti i livelli:famiglia,coppia,scuola,amici.
In bocca al lupo per il tuo libro e anche per lo studio dell’italiano!
Grazie al bravissimo Michele Piroli.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 11:46 da francesca giulia


@ Birgit von Francesca Giulia: Vielen dank für die Antwort, ich bin voll und ganz einverstanden. Die Teilnahmslosigkeit hat ihren Weg wohl in alle zwischenmenschlichen Beziehungen gefunden, weshalb wir nicht mehr in der Lage sind, zuzuhören, wobei erst das Zuhören die Möglichkeit des Mitgefühls schafft. Wir müssen alle zusammenarbeiten, um uns der Kommunikation wieder zu bemächtigen, denn nur so können wir wachsen. Dies sollte auf allen Ebenen geschehen: In der Familie, in den Beziehungen, in der Schule und mit Freunden. Viel Glück für dieses Buch und beim Italienischlernen!

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 12:26 da Michele Piroli


Auguri a Massimo e a Babelit.
A Birgit vorrei chiedere: è mai stata in Italia? Come viene visto il nostro Paese dalla Germania e dalla Francia?

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 13:56 da Marco Vinci


recensione su birgit vanderbeke: http://nuke.ilsottoscritto.it/Recensioni/RecensioniV/VanderbekeSweetsixteen/tabid/1165/Default.aspx

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 14:14 da segnalo


@ Birgit: Marco Vinci fragt, ob Sie schon mal in Italien gewesen sind, und wie dieses Land in Deutschland und in Frankreich gesehen wird.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 14:29 da Michele Piroli


Complimenti per il bellissimo spazio.
@ Birgit Vanderbeke
Cosa pensa della letteratura italiana? La segue? Ci sono autori italiani che predilige?
Complimenti per il suo libro e tanta fortuna per il fututo.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 17:35 da Alba


per il FUTURO, chiedo scusa.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 17:36 da Alba


@ Birgit Vanderbeke: Alba macht Ihnen Komplimente für Sweet Sixteen und wünscht Ihnen alles Gute für die Zukunft. Es würde sie interessieren, ob Sie die italienische Literatur verfolgen und ob es italienische Schriftsteller gibt, die Sie gerne lesen.

Postato lunedì, 4 maggio 2009 alle 17:59 da Michele Piroli


Grazie, Birgit.
Io sto meditando di studiare il tedesco:-)

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 00:03 da Massimo Maugeri


Grazie ancora a Michele e agli altri intervenuti.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 00:04 da Massimo Maugeri


Io vorrei studiare l’italiano e il tedesco….ma per il momento sto solo meditando.
:-)

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 09:18 da francesca giulia


@FG+Maugeri

Ci dovevate pensare prima, ormai alla vostra età la corteccia cerebrale comincia a indurirsi.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 10:08 da Salvo zappulla


@salvo grazie di avercelo ricordato,io pensavo di non averla neppure più la corteccia cerebrale,mi hai dato una buona notizia!
speriamo che il traduttore non ci traduca sennò che penserà la Birgit di noi?
buona giornata a tutti

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 11:08 da francesca giulia


Per studiare il tedesco e l’italiano fate come me e cercatevi un genitore tedesco e uno italiano. Però vi avverto: non serve a tenere in forma la corteccia cerebrale!

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 11:54 da Michele Piroli


@Michele. No, non serve, tu ne sei l’esempio migliore.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 12:27 da Salvo zappulla


Infatti.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 12:38 da Michele Piroli


Lieber Michele Prioli, wären Sie wohl so freundlich, noch einmal zu übersetzen?
@Alba: Ich war gelegentlich in Italien, allerdings nie für längere Zeit. in Deutschland wird das Italien unter Berlusconi sehr kritisch gesehen, in Frankreich, dessen Präsident einige Züge mit ihm teilt, ist man eher besorgt.
@Marco Vinci: In den siebziger Jahren hat der wunderbare Verleger Klaus Wagenbach, ein leidenschaftlicher Italien-Liebhaber, sehr viel für die italienische Literatur geleistet; wir alle haben damals Dario Fo, Calvino, Camillieri, Manganelli und Pintor durch ihn kennengelernt, er hat über viele Jahre hinweg alles von Natalja Ginzburg publiziert, und natürlich haben wir Pasolini gelesen und bei Alice Vollenweider italienisch kochen gelernt. Inzwischen leitet seine Tochter den Verlag, er selbst hat kürzliche eine Anthologie mit italienischen Texten herausgegeben, aber die Italien-Welle ist in Deutschland abgeflaut. Ganz allgemein scheint mir aber, daß in Deutschland in den letzten Jahren überhaupt nicht mehr viel Literatur der europäischen Nachbarn publiziert wird, kaum englische, von der französischen praktisch nur Houellebecq; es wird inzwischen nicht mehr auf Werke, sondern auf Bestseller (und natürlich Nobelpreisträger) geschaut, möglichst Weltbestseller, und so kann der Leser sich kein kohärentes Bild des literarischen Geschehens im Ausland mehr machen.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 14:42 da Birgit Vanderbeke


Aber selbstverständlich liebe Birgit Vanderbeke!
@Alba: Sono stata in Italia qualche volta, mai però per lunghi periodi. In Germania, l’Italia di Berlusconi viene vista molto criticamente, mentre in Francia, il cui presidente condivide alcuni tratti con Berlusconi, si è piuttosto preoccupati.
@Marco Vinci: Negli anni settanta, il grande editore Klaus Wagenbach, un appassionato dell’Italia, fece molto per la letteratura italiana. Grazie a lui venimmo tutti a conoscenza di Dario Fo, Calvino, Camillieri, Manganelli e Pintor. Fu lui a pubblicare tutta l’opera di Natalja Ginzburg, e ovviamente leggemmo Pasolini e con Alice Vollenweider imparammo a cucinare italiano. Ormai è la sua figlia a dirigere la casa editrice, e lui stesso ha pubblicato recentemente un’antalogia di testi italiani. L’interesse per la letteratura italiana sembra però diminuito. Tutto sommato mi sembra però che, negli ultimmi anni, si pubblichi pochissima letteratura degli altri paesi europei, poca letteratura inglese, di quella francese praticamente solo Houellebecq; Ormai non si guarda più alle opere ma ai bestseller (e, ovviamente, ai vincitori del nobel), meglio ancora se sono dei bestseller mondiali, e così diventa difficile per i lettori farsi un’idea coerente della letteratura degli altri paesi.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 16:17 da Michele Piroli


Ringrazio ancora una volta la splendida Birgit per le risposte e l’impagabile Michele per le traduzioni.
È stata davvero una bellissima esperienza!
Grazie di cuore.

Postato martedì, 5 maggio 2009 alle 22:14 da Massimo Maugeri


L’ho fatto molto volentieri Massimo, hai avuto una gran bella idea. Anche se sull’”impagabile” ci sarebbe da discutere (attenzione, si scherza, è tardi!) Alla traduzione dei tuoi ringraziamenti a Birgit aggiungo anche i miei, per il tempo che ha messo a disposizione: Vielen Dank liebe Birgit für die investierte Zeit!

Postato mercoledì, 6 maggio 2009 alle 02:10 da Michele Piroli



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