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lunedì, 6 agosto 2007

MA SI PUO’ RIFIUTARE LA AUSTEN ?

Vi propongo un interessantissimo articolo pubblicato da Stefano Salis (nella foto) sul Domenicale del Sole 24Ore del 29 luglio, intitolato appunto: “Ma si può rifiutare la Austen?”. Oltre a essere interessante questo pezzo, a mio avviso, ha le potenzialità per innescare un acceso dibattito. Vi invito a leggerlo con attenzione e a dire la vostra. Ne approfitto per ringraziare Stefano che mi ha cortesemente inviato l’articolo per mail autorizzandomi a riprodurlo su Letteratitudine. (Massimo Maugeri)

salis1.jpgMa si può rifiutare la Austen?

Uno manda a 18, tra case editrici e agenti letterari inglesi, dei manoscritti. Poniamo che questi manoscritti citino, anzi, le prime pagine, parola per parola (con solo i nomi propri cambiati), di tre romanzi di una grande scrittrice: Jane Austen. I testi sono inviati in tre momenti diversi: prima “L’abbazia di Northanger”, poi “Persuasione”. Nessuna risposta. Silenzio. Allora, tutto per tutto: “Orgoglio e pregiudizio”. Risultato: gli editori (tranne uno, che riconosce il gioco) restituiscono gli scritti al mittente. Grazie, non ci interessano.
Segue pubblico dibattito. Ecco, denuncia ai giornali inglesi l’autore dello “scherzo”, tale David Lassmann – direttore del Jane Austen Festival di Bath –: oggi nemmeno la Austen troverebbe un editore. E sfido io, prosegue: tutti impegnati come sono a cercare il facile successo commerciale, il blockbuster da aeroporto, non sono in grado di riconoscerla la vera letteratura, nemmeno se leggono Jane Austen in persona!

Jane AustenMa l’esperimento, forse, dice proprio il contrario di ciò che vorrebbe dimostrare l’autore del gioco. Primo: molti editori non avranno nemmeno letto i manoscritti. Capita, amen. Ma quelli che li hanno letti – e qui sta il punto –, può darsi che abbiano fatto bene a respingerli. Perché se è vero che la Austen è in salute da due secoli, un conto è leggerla sapendo che si tratta di un classico già canonico, altro è scommettere che un romanzo, con “quello” stile e “quei” temi sia adatto ai nostri tempi. Fateci caso: ai classici, da lettori, concediamo sempre le attenuanti generiche. A volte ci annoiano, ma non osiamo ammetterlo. Facciamo bene? Di certo quando leggiamo un classico non siamo neutrali, gli vogliamo bene in partenza, fa già parte di noi, anche se non lo abbiamo mai ancora sfogliato.
Ma i classici non duravano per sempre? si ribatterà. Certo, tranquilli. Però, a parte che anche loro invecchiano, va detto che classici non si nasce, lo si diventa. I redattori sono tutti ignoranti? Può essere. Ma chi legge, anonimo, un grande del passato non è tenuto a riconoscerlo. E quanto alla qualità, un editor deve giudicare quel libro per il “qui” e “ora”. L’editoria, al contrario di quanto pensano i soliti beninformati che venerano testi e autori come fossero santini, è fatta da viventi per viventi. Un editore decide di pubblicare per il gusto del pubblico suo contemporaneo. E non stampa per soli laureati in lettere, ma per tutti: quelli che affollano la metropolitana, prendono l’aereo, guardano la tv. Un editore che rifiuta un testo, sia pure di pregio, per carità, ma scritto come si scriveva nell’Ottocento, fa bene il suo lavoro. O, per lo meno, valuta che avrà delle difficoltà a vendere il libro. I tempi e i gusti cambiano, in tutti gli ambiti della vita. Una squadra di calcio gloriosa negli anni 50 faticherebbe a reggere i ritmi del gioco di oggi, uno stilista non disegnerebbe una collezione anni 30 in pieno Duemila, e così via. Si consoli, dunque, il signor Lassmann e con lui gli indignati a tempo pieno. Jane Austen è già diventata Jane Austen, non ha bisogno di dimostrarlo. Piuttosto: non sarà il caso di smetterla di piangersi addosso e chiedersi, da lettori, chi è oggi la nuova Austen? Perché non ringraziare l’editore che ci ha fatto conoscere Zadie Smith o Margaret Atwood o chi altro volete voi? Anziché imprecare contro editori distratti, non potremmo leggere con più piacere i libri che abbiamo tra le mani e smetterla di fare inutili polemiche e scherzi da terza media? In libreria ci sono “ora” i classici del futuro. E qualcuno, magari, è pure meglio di Jane Austen.

Stefano Salis

Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI   34 commenti »

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