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martedì, 26 gennaio 2021

27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA

Il post annuale di Letteratitudine dedicato al “Giorno della Memoria”

GIORNO DELLA MEMORIA 2021 – nuovi libri per non dimenticare. Su LetteratitudineNews promuoviamo la lettura di nuovi libri incentrati sulla tragedia della Shoah

anna-frank-se-questo-e-un-uomo1«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati
Quello che avete appena letto è il testo dell’articolo 1 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 con cui il nostro paese ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati (l’art. 1 evidenzia, appunto, le finalità del Giorno della Memoria). (continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, OMAGGI, RICORRENZE, ANNIVERSARI E CELEBRAZIONI   379 commenti »

lunedì, 24 febbraio 2020

SE QUESTO È UN UOMO di Primo Levi (Leggerenza n. 17)

imagedi Gianni Bonina

Scomparsi quasi tutti i sopravvissuti della Shoah, non resta che la memoria scritta a ricordare lo sterminio nazista, per modo che Se questo è un uomo di Primo Levi appare sempre più quello che il suo autore voleva che fosse: una testimonianza documentale di denuncia degli orrori dell’olocausto, un libro di storia dal vivo del Lager che, inteso a far conoscere al mondo il suo inferno, risulta autonomo rispetto al secondo titolo di venti anni dopo, La tregua, che contiene il racconto del ritorno e ne costituisce il seguito, quando il Lager è ormai alle spalle: giacché è proprio il Lager il motivo di interesse di Levi, che rivelandone le atrocità combatte la sola battaglia che il popolo ebraico abbia ingaggiato contro il Reich. Vincendola e continuando tutt’oggi a vincerla.
In un recidivante clima di negazionismo qual è quello attuale, questo libro così poco saggio e così poco romanzo, originale per l’estemporaneità del dettato che narra e riflette allo stesso tempo, adduce infatti una tale mole di dati di fatto da formare l’atto di prova più inattaccabile circa l’esistenza dei forni crematori e l’atto di accusa più granitico sulla vita quotidiana all’interno della Buna, il campo di concentramento nazista di Monowitz sorto da una fabbrica di gomma dove Levi fu tenuto prigioniero per un anno prima della liberazione. (continua…)

Pubblicato in LEGGERENZA (a cura di Gianni Bonina)   Commenti disabilitati

martedì, 10 settembre 2019

CENTO ANNI DALLA NASCITA DI PRIMO LEVI

Il 31 luglio 1919 nasceva a torino lo scrittore PRIMO LEVI. In occasione del centenario della nascita riproponiamo una puntata radiofonica di Letteratitudine dedicata per l’appunto alla figura di Primo Levi e incentrata sul volume di Marco Belpoliti intitolato “Primo Levi di fronte e di profilo“ (Guanda)”. Di seguito una nota biografica di Primo Levi.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/c/c2/Primo_Levi_bianco_e_nero.JPG

In streaming e in podcast su RADIO POLIS


trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

* * *

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

* * *

Con Marco Belpoliti discutiamo del suo saggio incentrato sulla figura di Primo Levi, intitolato Primo Levi di fronte e di profilo (Guanda).

Nella seconda parte della puntata, la lettura di un estratto del più celebre romanzo di Levi: “Se questo è un uomo“.

* * *

La scheda del libro
Frutto di un lavoro ventennale, questo è un libro-universo, e l’universo è quello di Primo Levi, lo scrittore che negli ultimi settant’anni si è imposto come il testimone per eccellenza dello sterminio ebraico: la sua vita tormentata, la sua vicenda di scrittore e intellettuale, ma soprattutto la sua opera sfaccettata, complessa, ricchissima di temi, rimandi e suggestioni. È’ un libro-mosaico, in cui ogni opera di Levi dà il tema a un capitolo; ma oltre alla storia della composizione, della pubblicazione, delle influenze letterarie, l’analisi si muove in profondità nei contenuti, nell’immaginario, nelle passioni e nei molti mondi di Primo Levi: dalla chimica all’antropologia, dalla biologia all’etologia, dai voli spaziali alla linguistica. Se questo è un uomo, l’opera capolavoro che pure inizialmente era stata rifiutata, viene riletta in maniera nuova: si parla di sogni, animali, viaggio; di scrittura letteraria, commedia e tragedia; di vergogna, di memoria, del rapporto con altri scrittori come Kafka e Perec, Améry e Šalamov… Temi come l’ebraismo, il lager, la testimonianza percorrono e innervano tutto il libro, che si arricchisce inoltre di fotografie di grande impatto e di materiale epistolare ritrovato dall’autore in archivi finora non esplorati dagli studiosi. Marco Belpoliti ha scritto il libro definitivo su Primo Levi, un tesoro di storie e riflessioni che compongono un saggio con il respiro di un’opera letteraria multiforme.

* * *

Marco Belpoliti, saggista e scrittore, ha curato le opere di Primo Levi e pubblicato diversi libri, tra cui: Settanta, Diario dell’occhio, L’occhio di Calvino, Camera straniera. Alberto Giacometti e lo spazio, Il segreto di Goya. Condirettore della rivista-collana Riga (Marcos y Marcos) e di www.doppiozero.com, insegna all’Università di Bergamo e collabora a La Stampa e a L’Espresso.

* * *

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

* * *

La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali: “Un americano a Parigi” di Gershwin; “Quadri di un’esposizione” di Mussorgsky; “Bridge on the River Kwai”.

(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

lunedì, 23 novembre 2015

MARCO BELPOLITI ospite di “Letteratitudine in Fm” – “Primo Levi di fronte e di profilo” (Guanda)

MARCO BELPOLITI ospite di “Letteratitudine in Fm” – lunedì 23 novembre 2015 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)


In Fm e in streaming su Radio Hinterland

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO



È stato Marco Belpoliti l’ospite della puntata di Letteratitudine in Fm di lunedì 23 novembre 2015. Con Marco Belpoliti abbiamo discusso del suo nuovo saggio, incentrato sulla figura di Primo Levi, intitolato Primo Levi di fronte e di profilo (Guanda).

Nella seconda parte della puntata, la lettura di un estratto del più celebre romanzo di Levi: “Se questo è un uomo“.

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La scheda del libro
Frutto di un lavoro ventennale, questo è un libro-universo, e l’universo è quello di Primo Levi, lo scrittore che negli ultimi settant’anni si è imposto come il testimone per eccellenza dello sterminio ebraico: la sua vita tormentata, la sua vicenda di scrittore e intellettuale, ma soprattutto la sua opera sfaccettata, complessa, ricchissima di temi, rimandi e suggestioni. È’ un libro-mosaico, in cui ogni opera di Levi dà il tema a un capitolo; ma oltre alla storia della composizione, della pubblicazione, delle influenze letterarie, l’analisi si muove in profondità nei contenuti, nell’immaginario, nelle passioni e nei molti mondi di Primo Levi: dalla chimica all’antropologia, dalla biologia all’etologia, dai voli spaziali alla linguistica. Se questo è un uomo, l’opera capolavoro che pure inizialmente era stata rifiutata, viene riletta in maniera nuova: si parla di sogni, animali, viaggio; di scrittura letteraria, commedia e tragedia; di vergogna, di memoria, del rapporto con altri scrittori come Kafka e Perec, Améry e Šalamov… Temi come l’ebraismo, il lager, la testimonianza percorrono e innervano tutto il libro, che si arricchisce inoltre di fotografie di grande impatto e di materiale epistolare ritrovato dall’autore in archivi finora non esplorati dagli studiosi. Marco Belpoliti ha scritto il libro definitivo su Primo Levi, un tesoro di storie e riflessioni che compongono un saggio con il respiro di un’opera letteraria multiforme.

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Marco Belpoliti, saggista e scrittore, ha curato le opere di Primo Levi e pubblicato diversi libri, tra cui: Settanta, Diario dell’occhio, L’occhio di Calvino, Camera straniera. Alberto Giacometti e lo spazio, Il segreto di Goya. Condirettore della rivista-collana Riga (Marcos y Marcos) e di www.doppiozero.com, insegna all’Università di Bergamo e collabora a La Stampa e a L’Espresso.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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La colonna sonora della puntata è composta dai seguenti brani musicali: “Un americano a Parigi” di Gershwin; “Quadri di un’esposizione” di Mussorgsky; “Bridge on the River Kwai”.

(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

lunedì, 18 marzo 2013

CONVERSAZIONE CON PRIMO LEVI – di Ferdinando Camon

Conversazione con Primo LeviPubblico l’intervista a Ferdinando Camon, curata da Renzo Montagnoli, in merito al volume “Conversazione con Primo Levi” (Guanda).

Su LetteratitudineNews è disponibile una recensione firmata dallo stesso Montagnoli.

Massimo Maugeri

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INTERVISTA A FERDINANDO CAMON (su “Conversazione con Primo Levi“)

a cura di Renzo Montagnoli

- La Sua è un’intervista realizzata in un arco di tempo piuttosto lungo e in più incontri; considerato che all’epoca (all’incirca nella prima metà degli anni ’80) non esisteva ancora Internet e quindi non era possibile effettuare il tutto con uno scambio di messaggi elettronici, Lei ricorse a incontri diretti con lo scrittore nella sua città natale (Torino), a scambi di telefonate e raramente in via epistolare. Fu indubbiamente un impegno non trascurabile, anche se ne valeva la pena. Che cosa la spinse però a contattare Primo Levi per intervistarlo?
Mi spinse un complesso di colpa. Come ho scritto da qualche parte, andare a parlare con Primo Levi per me significava andare a Canossa. C’è nel libretto, se uno lo legge bene, un punto di attrito tra Levi e me, che mi fu ascritto a colpa dalla stampa tedesca e francese di destra. Levi sosteneva che la colpa dello Sterminio era del personaggio che dominava la Storia, e cioè Hitler. Levi aveva un’idea eroica della Storia. La Storia la fanno  Grandi, i dominatori, gli domi eroi. Costoro sono il vento che scuote il mare, sul quale i popoli galleggiano come sugheri. Lui aveva un’idea ristretta della Grande Colpa. Io sostenevo allora (cioè: mi aggregavo a chi sosteneva) una colpa collettiva, la responsabilità di massa. Che non vuol dire di ogni tedesco, singolarmente preso. Ma del popolo tedesco, nel suo insieme. Questa tesi ha finito poi per scalzare la tesi di Levi: Hillberg e Goldhagen e tanti altri parlano sempre e solo di una “responsabilità di massa” dei tedeschi per lo Sterminio. E pongono, Hillberg specialmente, la tesi che lo Sterminio fu l’ultima fase di un’opera di espulsione ed esclusione durata molti secoli. Dapprima fu detto agli ebrei: “Potete vivere in mezzo a noi, a patto che diventiate come noi. Convertitevi”. Fu l’epoca delle conversioni coatte. Poi fu detto: “Non siete diventati come noi, andate a vivere da un’altra parte”. Fu l’epoca dei ghetti. Il nazismo venne per attuare la terza fase: “Né fra noi né lontano da noi, non potete vivere da nessuna parte. Ovunque siate, dovete morire”. Ma questa terza fase non sarebbe stata possibile senza la seconda, e la seconda senza la prima. E su quella fasi ha un’impronta fondante la civiltà euro-occidentale, della quale io, come tutti qui, siamo figli. Levi è una nostra colpa. Recensendo il mio libretto “Conversazione con Primo Levi”, la stampa tedesca di destra (ma sono comunque grato che la Germania l’abbia tradotto) e la stampa francese di destra (ma sono grato che il libretto sia stato tradotto e recitato in teatro in una ventina di città, e la pièce dovrebbe ripartire di nuovo quest’anno) giudicavano Levi “obiettivo”, nell’attribuire la colpa al solo Führer, e me “razzista”, nel coinvolgere il popolo  tedesco. Si crede che veder girare un proprio libro nel mondo sia una gioia, invece è un martirio.

- Si potrebbe dire che Hitler nel popolo tedesco è riuscito a far emergere determinate caratteristiche che prima erano sopite, o comunque in letargo. Al riguardo mi pare che Marlene Dietrich abbia espresso sostanzialmente lo stesso concetto e lei appunto era tedesca.
C’è un passo della conversazione, all’argomento “Il diavolo nella storia”, in cui Lei dice: –Tuttavia, nei momenti delle grandi riprese dei loro movimenti morali e religiosi, loro pescano sempre in un repertorio di perdizione, di dannazione, di… e Levi aggiunge: – Di demoniaco? Al che la sua risposta è questa: – Di demoniaco, che coinvolge e annulla la stessa divinità…
La pregherei di precisare quali siano questi momenti in cui sono emerse caratteristiche di diabolica perdizione e di abbandono al male. Già che ci sono, mi risulterebbe che accadimenti simili non hanno caratterizzato solo i tedeschi, ma anche i polacchi e i russi.

Nella mia memoria si affacciava un brano di uno storico tedesco, che commentava come adesso dirò l’avvento del luteranesimo. Lo può trovare nell’Antologia di Critica Storica di Armando Saitta, in tre volumi, per Laterza. Il brano è questo: Lutero sta dialogando con un seguace, gli espone il suo concetto di Dio e di giustizia divina, come questa giustizia sia legata alla Grazia e separata dai merito. “Ma come si può amare un Dio come questo?” esclama terrorizzato l’allievo. “Amarlo?” risponde Lutero, “io lo odio”. Questa confessione di Lutero, che odia il proprio Dio, mi entrò nel cervello allora, ero studente di liceo classico, e non m’è più uscita. Nella mia cultura di euro-mediterraneo è inammissibile. Se non erro, Freud s’interrogava su quel che facevano i tedeschi del suo tempo, e rispondeva che erano “battezzati male”, cioè “mal cristianizzati”. In questi giorni mi sto occupando di Primo Levi, presento sulla “Stampa” un libro di Frediano Sessi intitolato “Il lungo viaggio di Primo Levi”, e mi son riletto le opere concentrazionarie di Levi: i custodi del lager non erano uomini, non avevano niente di umano. Nell’incontro del ’38 al Brennero con Mussolini, Hitler gli portò in regalo le opere di Nietzsche rilegate in pelle. Hitler non ha mai taciuto che intendeva realizzare il Superuomo di Nietzsche con le sue SS. L’avvento del Superuomo è teorizzato in “Così parlò Zarathustra”. “Tre incarnazioni dello Spirito io vi narro – esordisce Zarathustra -, com’esso divenne cammello, e di cammello leone, e di leone fanciullo”. Lo Spirito-cammello è il Cristianesimo. “Qual cosa pesa di più?” chiede lo Spirito cammello, partendo  per il proprio deserto, “ditemelo, o eroi, affinché io me lo sobbarchi”. Ma, fratelli miei, non significa questo immergersi nell’acqua putrida della verità, senza scacciare da sé i rospi viscidi e i vermi schifosi?” Le SS servivano a depurare l’acqua della vita dai rospi viscidi e dai vermi schifosi, a correggere l’umanità, perché com’era stata creata non andava bene.

- Comprendo; mi pare, però, di aver capito che in fondo Levi in questa conversazione non attribuisce le colpe dell’Olocausto al popolo tedesco (continua…)

Pubblicato in IL SOTTOSUOLO (di Ferdinando Camon)   Un commento »

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