venerdì, 12 dicembre 2008
LA NECESSITÀ DI SCRIVERE PER LE CLÈZIO, Premio Nobel per la Letteratura 2008
Il 10 dicembre, a Stoccolma, si è celebrata la cerimonia della consegna del Premio Nobel per la Letteratura attribuito – com’è noto – a Jean-Marie Gustave Le Clézio (ne abbiamo discusso qui).
Su Repubblica del 9 dicembre 2008 (cfr. pag. 43, sezione “Cultura”) è stato pubblicato una parte del discorso che Le Clézio ha tenuto il sabato prima – sempre a Stoccolma - durante una conferenza (l’intero discorso è disponibile sul sito del Nobel).
Vi propongo di seguito il testo, giacché contiene spunti molto interessanti (che integrano il post sul “perché scrivere” che avevo pubblicato in seguito al contributo di Ferdinando Camon).
In effetti il testo di Le Clèzio comincia con la seguente domanda: Perché si scrive?
Vi anticipo alcuni passaggi che potrebbero fornire lo spunto per una discussione. Naturalmente vi invito a leggere l’intero pezzo (dato che leggere solo alcune frasi estrapolate da un testo può essere fuorviante).
Dice Le Clèzio:
- Se si scrive, significa allora che non si agisce. Che ci si sente in difficoltà alle prese con la realtà, che si sceglie un altro mezzo per intervenire, un altro modo di comunicare, una distanza, un tempo per riflettere.
- Lo scrittore non ha più la presunzione di credere che potrà cambiare il mondo, che con i suoi racconti e i suoi romanzi potrà dare origine a un modello di vita migliore. Più semplicemente, vuole essere testimone… quando nella maggior parte dei casi altro non è che un semplice spettatore.
- Agire: è questo che lo scrittore vorrebbe più di ogni altra cosa. Agire, piuttosto che testimoniare. (…) E tuttavia, in quello stesso istante, una voce rivela allo scrittore che ciò non sarà possibile, che le sue parole sono soltanto parole che il vento della società disperderà, che i sogni altro non sono che chimere.
- Con quale diritto pretendere di essere migliori? Spetta effettivamente allo scrittore cercare soluzioni? (…) Come potrebbe mai agire lo scrittore, se altro non sa che ricordare?
- La letteratura non è qualcosa di arcaico che sopravvive e al quale dovrebbero sostituirsi logicamente le arti dell’ audiovisivo, e più di ogni altra cosa il cinema. È una strada complessa, difficile da percorrere, ma che io credo sia ancora più necessaria oggi che ai tempi di Byron o di Victor Hugo.
- Lo scrittore, il poeta, il romanziere sono creatori. Ciò non significa che inventano la lingua, ma che la adoperano per creare bellezza, pensieri, immagini. Ecco perché di loro non si può fare a meno. Il linguaggio è l’invenzione più straordinaria del genere umano, perché precede ogni cosa, rende partecipi tutti. (…) Gli scrittori, in certa qual misura, ne sono i custodi. Quando scrivono i loro romanzi, i loro poemi, le loro opere per il teatro, fanno vivere il linguaggio. Non utilizzano le parole: al contrario, sono al servizio del linguaggio.
E adesso… a voi.
Cosa ne pensate? Qual è il “passaggio” con cui vi sentite più in linea? E quello con cui siete in disaccordo?
(Ammesso che ci sia)
Massimo Maugeri
(continua…)
Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI 234 commenti »
Commenti recenti