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giovedì, 25 giugno 2020

JONATHAN BAZZI con “Febbre” (Fandango) in radio a LETTERATITUDINE

JONATHAN BAZZI con “Febbre” (Fandango), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

* * *

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

* * *

Ospite della puntata: Jonathan Bazzi con cui abbiamo discusso del suo romanzo “Febbre” (Fandango). Finalista al Premio Strega 2020 – Finalista al Premio Giuseppe Berto 2019 – Vincitore del Premio Libro dell’anno 2019 di Fahrenheit Radio Rai Tre – Vincitore del Premio Bagutta Opera prima.

Caro Jonathan, come hai vissuto l’esperienza delle frasi preliminari del Premio Strega? Come nasce “Febbre“? Come commenteresti le citazioni di Elsa Morante e Ingeborg Bachmann inserite in epigrafe del libro? Che tipo di persona è il Jonathan personaggio di “Febbre”? Cosa accade a Jonathan nel momento in cui scopre di essere sieropositivo? Cosa puoi dirci sul luogo in cui Jonathan è cresciuto? E in che modo il luogo influisce sulla sua vita? Cosa puoi dirci invece sul tuo rapporto con la scrittura e sul linguaggio adottato nel romanzo? “Febbre” diventerà un film?

Questo e tanto altro abbiamo chiesto a Jonathan Bazzi nel corso della puntata.

* * *

La scheda del libro: “Febbre” di Jonathan Bazzi (Fandango)

Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.

* * *

Jonathan Bazzi è nato a Milano nel 1985. Cresciuto a Rozzano, estrema periferia sud della città, è laureato in Filosofia. Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, ha collaborato con varie testate e magazine, tra cui Gay.it, Vice, The Vision, Il Fatto.it. Alla fine del 2016 ha deciso di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo (“Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”) diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS.

* * *

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

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Colonna sonora della puntata: “Hyperballad” di Björk; “Ironic (live Londra 4 marzo 2020)” di Alanis Morissette; “Fever” di Peggy Lee.

(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

giovedì, 12 settembre 2013

DAVID FOSTER WALLACE

Il 12 settembre 2008 moriva lo scrittore statunitense David Foster Wallace (nato il 21 febbraio 1962), autore di opere importanti come “La scopa del sistema“, “La ragazza con i capelli strani“, “Infinite Jest” (giusto per citarne qualcuna).
A cinque anni dalla scomparsa, vorrei ricordarlo riproponendo questo post.
Ne approfitto per segnalare quest’altro post, in tema, pubblicato su LetteratitudineNews.
Massimo Maugeri

* * *

Post del 14 settembre 2008
Il 12 settembre si è suicidato lo scrittore americano David Foster Wallace.
Aveva 46 anni. Si è ucciso impiccandosi nella sua abitazione di Claremont, in California. Il cadavere è stato rinvenuto dalla moglie, Karen Green, alle ore 21.30.
Foster Wallace è diventato un autore di culto (anche se non mancano i detrattori), soprattutto in seguito alla pubblicazione dell’opera monumentale “Infinite Jest” (più di mille pagine… qui in Italia pubblicato prima da Fandango e poi da Einaudi).
Un altro scrittore che si aggiunge alla lista degli artisti della penna che hanno deciso di spegnere l’interruttore dell’esistenza (e potremmo anche discutere sul tema difficilissimo del suicidio).
Tempo fa lo stesso Wallace ebbe modo di sostenere: “Succedono cose davvero terribili. L’esistenza e la vita spezzano continuamente le persone in tutti i cazzo di modi possibili e immaginabili” (da Brevi interviste con uomini schifosi).

Quella che segue, invece, è una citazione tratta da “Infinite Jest”:
La persona che ha una così detta “depressione psicotica” e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette “per sfiducia” o per qualche altra convinzione astratta che il dare e avere nella vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l’invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme. Non vi sbagliate sulle persone che si buttano dalle finestre in fiamme. Il loro terrore di cadere da una grande altezza è lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo davanti alla finestra per dare un’occhiata al paesaggio; cioè la paura di cadere rimane una costante. Qui la variabile è l’altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme. Eppure nessuno di quelli in strada che guardano in su e urlano “No!” e “Aspetta!” riesce a capire il salto. Dovresti essere stato intrappolato anche tu e aver sentito le fiamme per capire davvero un terrore molto peggiore di quello della caduta.

Rattristato dalla notizia della morte mi piacerebbe ricordare David Foster Wallace, il suo talento letterario e la sua opera principale: “Infinite Jest“, appunto. Qualcuno di voi ha letto questo libro?

Di seguito potrete leggere l’estratto di un’intervista – pubblicata su Repubblica del 23 dicembre 2000 – che Foster Wallace rilasciò ad Antonio Monda.
Massimo Maugeri
(continua…)

Pubblicato in A A - I FORUM APERTI DI LETTERATITUDINE, EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, SEGNALAZIONI E RECENSIONI   187 commenti »

mercoledì, 16 settembre 2009

IL POSTO DI OGNUNO di Maurizio de Giovanni

In questi giorni sto leggendo “Il posto di ognuno” di Maurizio de Giovanni, il romanzo che ci presenta la nuova stagione letteraria del commissario Ricciardi. Avevamo già avuto modo di incontrare Ricciardi nelle altre due stagioni della sua vita libresca: l’inverno e la primavera.
Adesso, siamo in estate.

Ecco la scheda del libro:
“Napoli 1931. Le stagioni si susseguono incuranti del sangue e della morte e la città si prepara ad affrontare il caldo torrido dell’estate. Luigi Alfredo Ricciardi, commissario in forza alla Regia Questura di Napoli, affronta un nuovo caso di omicidio insieme all’inseparabile brigadiere Maione. Ricciardi è un commissario fuori dal comune, un solitario, uno che non ama eseguire gli ordini che gli vengono impartiti e di solito fa di testa sua. Non è ben visto dalla gerarchia fascista che lo controlla a distanza ma lo lascia lavorare, perché stranamente i casi li risolve tutti. In molti cominciano a sospettare che Ricciardi abbia un segreto, si dice parli direttamente con il Diavolo. In realtà Ricciardi si limita ad ascoltare le ultime parole dei morti: più che un dono, una condanna. L’estate del commissario Ricciardi vedrà la morte della bellissima duchessa di Camparino, una donna misteriosa dalla chiacchierata vita notturna. Anche stavolta saranno le ultime parole pronunciate dalla vittima a far partire l’indagine che condurrà il commissario, e noi lettori insieme a lui, a scoprire una Napoli riarsa e poco conosciuta, abitata da personaggi inquietanti che tenteranno di ostacolare il suo lavoro”.

Di seguito avrete la possibilità di leggere la recensione e l’intervista realizzate da Morena Fanti, che mi darà una mano ad animare e a moderare il dibattito.

Vi invito, come al solito, ad approfondire la conoscenza di questo libro approfittando della presenza dell’autore (che parteciperà alla discussione). Chi ha già letto il romanzo è, ovviamente, invitato a rilasciare il proprio parere.
Poi, come sempre, tenterò di avviare delle discussioni collaterali su alcuni dei temi affrontati dal libro; per farlo formulerò le mie solite domande. Le trovate di seguito.

[Domande ispirate dalla recensione]:
Per il commissario Ricciardi l’amore, quello vero, non vuole mai il male della persona amata: “(…) si dovrebbe riparare dal male l’oggetto del sentimento, anche se il male è proprio in chi si ama. Soprattutto se il male è in chi si ama. […] e quindi, nel suo caso, doveva mantenere Enrica lontana dalla sua maledizione, dal dolore selvaggio e terribile di cui era portatore”.
Cosa ne pensate? Siete d’accordo sul fatto che bisogna riparare dal male l’oggetto del sentimento, anche se il male è proprio in chi si ama?
E quando ciò non è possibile?
Bisognerebbe rinnegare l’amore, o continuare ad amare?

Che rapporto c’è tra amore e dolore? È un rapporto imprescindibile? Esiste amore senza dolore?

[Domande ispirate dall’intervista:]
Il duca di Camparino afferma che “Un uomo muore nel momento in cui non significa più niente per nessuno”.
È davvero così? Fino a che punto è vera questa frase? Fino a che punto è essenziale significare qualcosa per qualcuno?
E qual è il “posto di ognuno”?
Esiste “un posto”, per il quale siamo stati “predestinati” (e che magari ricerchiamo disperatamente)?
O è solo una pia illusione? Un luogo chimerico?

Di seguito, la recensione e l’intervista realizzate da Morena Fanti.
Massimo Maugeri

P.s. Se avete voglia di ascoltare la voce di Maurizio de Giovanni, vi consiglio di ascoltare l’intervista rilasciata a Fahrenheit (Radio Ra Tre).

(continua…)

Pubblicato in SEGNALAZIONI E RECENSIONI   235 commenti »

martedì, 30 settembre 2008

LA CONDANNA DEL SANGUE. La primavera del commissario Ricciardi, di Maurizio de Giovanni

ricciardi.JPGLuigi Alfredo Ricciardi, nato a Napoli nel 1900, è il trentenne commissario di polizia ideato da Maurizio de Giovanni. Avevamo già avuto modo di presentarlo in concomitanza con il primo libro della serie di quattro (una per ogni stagione) a lui dedicata: “Il senso del dolore”.
Ora Ricciardi ritorna con “La condanna del sangue”.

Ci parleranno di questo nuovo romanzo Laura Costantini e Francesco Di Domenico.

Io ricordo solo la peculiarità di questo malinconico commissario che si trova a operare nella Napoli degli anni Trenta del secolo scorso: Ricciardi ha il dono – o la maledizione – di vedere l’immagine di chi muore di morte violenta, e ascoltarne le ultime parole pronunciate.

Il Fatto, lo chiamava. E il pensiero che la morte, nella sua partenza improvvisa, non aveva avuto il tempo di chiudere i conti, gli arrivava addosso, a chiedere vendetta. Chi se ne andava così, se ne andava con lo sguardo rivolto all’indietro. E lasciava un messaggio che Ricciardi raccoglieva, ascoltando quell’ultimo pensiero ossessivamente ripetuto.” (da “La condanna del sangue”, pag. 21).
Ospite di questo post sarà l’autore del romanzo: Maurizio de Giovanni.
Ma non solo…
Avrete la possibilità di interloquire direttamente con il commissario Ricciardi.
Ponetegli domande, mi raccomando…
Vi offro uno spunto.
Ricciardi sostiene che i moventi che stanno alla base di ogni delitto sono fondamentalmente due: la fame e l’amore.
Siete d’accordo?
Naturalmente tutti coloro che hanno già letto il libro sono invitati a dire la loro.
Massimo Maugeri
(continua…)

Pubblicato in SEGNALAZIONI E RECENSIONI   163 commenti »

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