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lunedì, 23 giugno 2008

QUOTE ROSA IN LETTERATURA? IL CASO CAMPIELLO

La giuria del Campiello, presieduta da Gianni Letta, ha selezionato i cinque libri che si contenderanno l’ambìto premio letterario:
- Eliana Bouchard, con Louise. Canzone senza pause (Bollati Boringhieri)
- Benedetta Cibrario, con Rossovermiglio (Feltrinelli)
- Paolo Di Stefano, con Nel cuore che ti cerca (Rizzoli)
- Chiara Gamberale, con La zona cieca (Bompiani)
- Cinzia Tani, con Sole e ombra (Mondadori).
La giuria, all’unanimità, ha indicato Paolo Giordano per La solitudine dei numeri primi (Mondadori) come vincitore del riconoscimento Opera Prima. Si dovrà attendere il 30 agosto per conoscere il vincitore assoluto del Premio Campiello che sarà scelto da una giuria di 300 lettori nel corso di una cerimonia al Teatro La Fenice di Venezia.

Questa, la cronaca.
Ora… pare che, in prima istanza, la giuria del Premio avesse deciso di selezionare una cinquina di sole donne. E che la presenza di Paolo Di Stefano non fosse – come dire – prevista.
Insomma… polemiche.
Seguono un pezzo caustico di Nico Orengo (pubblicato su Tuttolibri) e un altro di Giuliano Zincone (pubblicato sul Domenicale del Sole24Ore) dove l’autore si finge uno scrittore disposto a cambiar sesso pur di rientrare nella cinquina del Premio.

Mi domando (e vi domando)…
Il mondo della letteratura italiana necessita, forse, di “quote rosa”?
Ritenete che le scrittrici siano state (e siano tuttora) penalizzate?
Se sì, cosa fare per assicurare un maggiore “equilibrio”?
Siete d’accordo con le scelte della giuria del Campiello?

A proposito: Chi vincerà il Campiello 2008?

Massimo Maugeri

—–

Dalla rubrica FULMINI di Nico Orengo (pubblicato su Ttl del 14/6/2008)

Campiello affonda la critica

Mentre allo Strega si attende la vittoria di Rea con «Napoli Ferrovia», sul Campiello ci sono acque volutamente agitate. Volutamente perché la nuova gestione cerca scandalo e visibilità. Lo si è visto nelle due ultime edizioni con la retrocessione di Buttafuoco e Fruttero. Ora, parte della giuria, quella più lontana dalla letteratura, ha deciso che i finalisti fossero solo donne. C’è scappato un maschio ma è decisamente un Campiello al femminile. Strano criterio che lascia fuori scrittori come Vitali e Longo. Ci si chiede cosa ci stiano a fare critici come Nigro, Beccaria e Mondo.
Nico Orengo

—–

L’oppossum di Giuliano Zincone (pubblicato sull’inserto “Domenica” de Il Sole24Ore del 15/6/08)

Alla Spett. Giuria Tecnica del Premio Campiello. Sede.

Gentile Giuria, apprendo dalla stampa che avevate deciso di scegliere una cinquina femminile per il vostro stimato premio letterario. Poi, forse per sbaglio, avete nominato anche un maschio, uno solo. Quote rosa o dittatura rosa? Adesso si spiega la mia esclusione. Mi chiamo Fabio Zumbo e vi avevo sottoposto il mio ultimo romanzo, “Gino & Daniela” (ed. Fichidindia). Sono sicuro che non l’avete nemmeno guardato. E’ la storia forte e delicata della relazione tra una signora cinquantenne (Daniela) e un opossum di nome Gino. La scintilla è innescata dalla noia esistenziale aggravata dalla solitudine urbana e dai guasti dell’anomia capitalistica. Entra in gioco l’ottusa e violenta gelosia del marito di lei, Ugo, del tutto insensibile all’ansia di libertà della moglie, e al suo diritto a vivere la propria vita. Gino, invece, è single e, come spesso accade ai “diversi”, s’impegna in compiti che gli italiani rifiutano. Qui appare la necessità di contemperare il dovere dell’accoglienza con la necessità della sicurezza, oltre all’eterno conflitto tra solidarietà ed egoismo. Tolleranza e dialogo. Queste cose, insomma.
In una drammatica sequenza, il mio romanzo non manca di sottolineare che anche i nostri connazionali furono discriminati, quando la miseria li spinse a viaggiare verso lidi stranieri. Gino, del resto, è perfettamente integrato e produttivo. Grazie alla sua coda prensile, l’opossum è capace di esercitare mille mestieri e, nella seconda metà del libro, si riscatta dalla sua condizione sottoproletaria, associandosi con il procione Fabrizio (detto anche Orsetto Lavatore), nella gestione precaria della lavanderia “Stira & Ammira”. Non vorrei sembrare immodesto, ma credo proprio che il mix degli incontri clandestini tra gli amanti, la robusta denuncia della xenofobia, dell’inettitudine della casta politica, della sostanziale assenza delle istituzioni e della carenza di strutture (palestre e piscine) adatte agli svaghi degli opossum e dei procioni, facciano del mio romanzo non certo un banale thriller, ma soprattutto un documento che spiega la violenza/indifferenza che deprime la nostra società e che la condanna alla decadenza morale. C’è una via d’uscita? Mistero. Un barlume s’accende quando, nel libro, Monsignor Martinho (Teologia della Liberazione) sorride all’opossum e alla signora, benedicendoli: “Amor omnia vincit”. Sarà proprio così? La mia opera è aperta.
Signori della Giuria, voi avete bocciato il mio libro perché sono un maschio. Rimedierò. Vi scrivo da Casablanca, dove sono in lista d’attesa, ascoltando canzoncine tipo “You must remember this”, per diventare una Ingrid Bergman che si chiamerà Fabia Zumba, e che potrà concorrere senza handicap al prossimo premio letterario. Ho già in mente lo scoop: Sansone era femmina, per questo aveva i capelli lunghi. E Dalila era maschio, per questo glieli ha tagliati. Io mi rassegno e mi adeguo, qui a Casablanca. Però voi riflettete un momento, rispettabili Giurati. Ve la immaginate una Oriana Fallaci che accetta di entrare in cinquina soltanto perché è donna? Lo sapete che cosa vi avrebbe abbaiato e dove vi avrebbe mandati? Io aspetto il delicato intervento, accanto al pianoforte del vecchio Sam. Però mi ricordo un pomeriggio del 1966, a Mantova. Si consegnavano i premi “Isabella d’Este”, riservati a dodici donne eccezionali. C’era anche la principessa-sarta Irene Galitzine, che non disprezzava affatto i maschi. E c’era Maria Bellonci: un drago, una vipera. Qualcuno osò chiamarla Signora. E lei si ribellò: “Macché signora e signora! Io sono Maria Bellonci e basta!”. Domani avrò il mio bisturi, qui a Casablanca. Ma non diventerò come la grande Maria. Anzi, perderò qualcosa.
Giuliano Zincone

Pubblicato in PERPLESSITA', POLEMICHE, PETTEGOLEZZI E BURLE   144 commenti »

venerdì, 21 settembre 2007

OMAGGIO A CARLO FRUTTERO: TUTT’ALTRO CHE UN “DINOSAURO AFFONDATO”

Giorni fa nel corso della trasmissione radiofonica Fahrenheit di Radio Rai Tre svoltasi dopo l’attribuzione del superCampiello 2007 (per adesso sorvoliamo sulle polemiche pre e post premio), Carlo Fruttero – per commentare l’ultima posizione a lui “tributata” tra i cinque finalisti selezionati – si è autodefinito un “dinosauro affondato”.

Credo che l’autoironia sia prerogativa delle persone intelligenti. Fruttero lo è. E la sua figura di scrittore è ben lontana – come egli stesso sa bene – dalla simpatica definizione che si è autoinflitto (e che mi ha fatto molto ridere). Altro che “dinosauro affondato”! Fruttero continua a riscuotere un meritato successo. Al di là di dei Premi letterari, il suo pubblico – il pubblico dei lettori – lo ama: basta considerare i dati di vendita dei suoi libri. Non credo ci sia premio migliore di questo.

Vi propongo, di seguito, un video estratto dalla diretta Rai della premiazione del Campiello 2007. Un video che dimostra come il genuino umorismo di Fruttero sia rimasto intatto. Alla fine, il pronosticato vincitore Fruttero è arrivato quinto. Ultimo della cinquina. Ma l’esito della premiazione non ha impedito al pubblico de “La Fenice” di alzarsi in piedi e applaudire lungamente.

Standing ovation. È quella che propongo qui, virtualmente, dalle pagine on line di Letteratitudine.

Guardate il video e poi lasciate i vostri commenti dedicati a Carlo Fruttero. Sarà mia premura farglieli pervenire.

A proposito di autoironia.

Su La Stampa del 10 ottobre 2006 Fruttero scrisse, riferendosi a Lucentini:

“La domanda veniva inesorabile: «Ma come fate a scrivere in due?». Cercavamo di cavarcela con qualche battuta: uno scrive i capitoli pari, l’altro quelli dispari, a uno tocca il lunedì all’altro il martedì, e così via per la settimana. Ma queste faceziole si ritorcevano contro di noi, ne incoraggiavano altre ancora più spiritose: è vero che uno scrive i sostantivi e l’altro gli aggettivi? Risate tra gli astanti.

Così un pomeriggio a Moncourt (Seine-et-Marne) dove Lucentini aveva la sua casetta sul canale, ci venne l’idea di dare testimonianza del nostro lavoro a due mediante un apposito apparecchio di registrazione. Franco inserì una cassetta di non so quante ore e cominciammo: lunghi silenzi, una proposta, una decisa obiezione, un’idea laterale che poteva servire più avanti, altri silenzi, ritorno alla proposta ma modificata, modifica esplorata in ogni direzione, corretta, giudicata possibile, ma ecco il vicolo cieco, altri desolati silenzi, improvvisa via d’uscita ma molto complicata, riposizionamento di almeno tre capitoli precedenti, un personaggio da eliminare, un personaggio forse da aggiungere, lunghi silenzi…

Alla sera Lucentini si accorse di non aver premuto il tasto «on», la cassetta era vergine, il risolutivo documento non esisteva.
(…)
Ora che è uscito un romanzo senza la doppia firma (ma è un dettaglio irrilevante) la domanda ritorna, inesorabile: «Come hai fatto a scrivere da solo?».

Il romanzo citato è, ovviamente, Donne informate sui fatti (Mondadori, 2006): proprio il N. 5 del Campiello di quest’anno.

Donne informate sui fatti

Devo ammettere che quando appresi della morte di Franco Lucentini (avvenuta nell’agosto del 2002) pensai che Carlo Fruttero non sarebbe sopravvissuto (letterariamente parlando). Ecco, pensai; ecco come finisce il duetto letterario più famoso d’Italia (almeno per quanto concerne la narrativa gialla). Di Fruttero&Lucentini, rimarranno – mi dissi – opere celebri come La Donna della domenica e A che punto e la notte, tanto per citare due titoli, ma non potremo più leggere nulla di nuovo.

Naturalmente, e per fortuna, mi sbagliai.

Intanto la Mondadori ha dato alle stampe quest’altro libro .

P.S. Per quanto riguarda Lucentini, vi consiglio di leggere l’articolo di Domenico Scarpa intitolato, appunto, “Lucentini visto da Lucentini” pubblicato su La Stampa del 10/10/06 (cliccate qui).

Pubblicato in LETTERATITUDINE TV   60 commenti »

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