Aprile 25, 2024

169 thoughts on “LETTERATURA E MUSICA

  1. Ripeto le domande che pongo in questo dibattito.
    I testi delle canzoni sono letteratura?

    Quand’è che un testo musicale può considerarsi testo letterario a tutti gli effetti?

    E ancora… il testo di una canzone può rientrare nell’ambito della cosiddetta grande letteratura?

  2. Ringrazio Francesco Di Domenico e Enrico Gregori per i loro contributi. E li nomino, sul campo, co-conduttori di questo post.

    Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.

  3. Io ho ascoltato – e letto – in passato, tonnellate di rock. Progressivo, New Wave, glam, italiano, eccetera. Ho visto centinaia di concerti e fatto il presentatore radiofonico notturno per cinque anni e per altri cinque di pomeriggio. Ho lavorato a programmi televisivi musicali. Scritto quaranta pezzi rock e fatto una cinquantina di concerti con due ”band” umbre.
    Dunque stavolta un po’ di cose te le devo chiedere per forza, Enrico.
    1) Cosa ne pensi di David Bowie?
    2) Non pensi che almeno certi testi andrebbero tradotti meglio?
    3) Condividi il mio separare Letteratura vera e musica giovanile?
    Noto infatti un grande divario fra la nostra vita italiana e gli anglosassoni. Ne restai suggestionato fino a quindici anni fa, poi ho capito che il mio Paese (ed io stesso dunque) era diverso da quei New Model Army, quei Cure, quei Creedence, quegli Yes, eccetera. E ho ripreso in mano i prima bistrattati e sottovalutati Petrarca, Dante, Eccetera. cosi’ il mio mondo e’ tornato ad essere coerente e mio fin dalle radici, fin dai miei antenati. I nostri, antenati, nostri.
    Ciao
    Sergio
    P.S. Per Dido’:
    a te ti leggo con calma e poi ti scrivo con altrettanta. Ciaobbello.

  4. Dido’,
    prima di leggerti attentamente, devo dirti che, nella famiglia Simoniti Sozi, Paolo Conte e’ un ”necesse est”, un illustre sempre presente ed ammirato anche per la sua scrittura, forse il miglior musicista italiano popolare vivente – al quale pero’ io non avrei assegnato il Premio Montale come avvenne qualche anno fa. Perche’? Perche’ la musica ha gia’ i suoi premi – ricchissimi – lasciamo dunque i premi poetici ai poeti puri. La poesia italiana e’ meglio, nella sua lunga e ammirevole storia letteraria, di qualsiasi canzone. Anche se ”canzone” e’ anche un genere poetico. Ma non si parla di canzonette, seppur belle. Si parla di poesia: quella che la musica ce l’ha gia’ dentro le parole e non necessita di strumenti.

  5. Dunque devo dire che se siamo ridotti ad assegnare il Pulitzer a Dylan, vuol dire che la poesia e’ morta. Quella su carta, che la musica ce l’ha gia’ fra le righe e non abbisogna di spartiti.

  6. bene. visto che mi sono svegliata e non riesco più a dormire, vi ammorberò con una delle canzoni secondo me più belle come testo degli ultimi decenni.
    si tratta di robert wyatt, grandissimo musicista rappresentante del più puro canterbury sound (soft machine, matching mole) che a seguito di una caduta dalla finestra rimase paralizzato e continuò a suonare dalla sedia a rotelle. è tuttora in attività, è tuttora di nicchia, è tuttora un grande.
    questa è uscita nel gennaio 1998 su shleep, album splendido frutto di varie collaborazioni e di una devastante insonnia, che lo portò a scrivere questo gioiello:

    Free Will And Testament (Wyatt, Kramer)

    Given free will but within certain limitations,
    I cannot will myself to limitless mutations,
    I cannot know what I would be if I were not me,
    I can only guess me.

    So when I say that I know me, how can I know that?
    What kind of spider understands arachnophobia?
    I have my senses and my sense of having senses.
    Do I guide them? Or they me?

    The weight of dust exceeds the weight of settled objects.
    What can it mean, such gravity without a centre?
    Is there freedom to un-be?
    Is there freedom from will-to-be?

    Sheer momentum makes us act this way or that way.
    We just invent or just assume a motivation.
    I would disperse, be disconnected. Is this possible?
    What are soldiers without a foe?

    Be in the air, but not be air, be in the no air.
    Be on the loose, neither compacted nor suspended.
    Neither born nor left to die.

    Had I been free, I could have chosen not to be me.
    Demented forces push me madly round a treadmill.
    Demented forces push me madly round a treadmill.
    Let me off please, I am so tired.
    Let me off please, I am so very tired.
    —-
    libero arbitrio e testamento

    dato il libero arbitrio, ma entro determinati limiti
    non posso destinarmi a mutazioni senza limiti
    non posso sapere cosa sarei se non fossi me
    posso solo tirare a indovinarmi

    così, quando dico di conoscermi, come posso saperlo?
    che razza di ragno comprende l’aracnofobia?
    ho i sensi, e il mio senso di avere sensi
    sono io che li guido, o loro me?

    il peso della polvere eccede il peso degli oggetti stabili
    che può significare una tale gravità senza un centro?
    esiste la libertà di non-essere?
    c’è libertà dal desiderio di esistere?

    il mero attimo ci fa agire in un modo o in un altro
    noi inventiamo soltanto, o diamo per scontata una motivazione
    vorrei disperdermi, essere disconnesso. è possibile?
    cosa sono mai soldati senza una missione?
    .
    essere nell’aria, ma non essere aria, essere nella non aria
    essere svincolati, nè compattati nè sospesi
    nè nati, nè lasciati a morire

    fossi stato libero, avrei potuto scegliere di non essere me
    forze dementi mi spingono follemente a girare la macina
    fatemi smettere, per favore, sono tanto stanco.

    http://www.youtube.com/watch?v=0Q7gSzJquW8&feature=related

    p.s.
    la traduzione è mia, fatta al volo, e sono le due del mattino. sorry, sergio.

  7. comunque vediamo di capirci: ”canzonetta” è ‘fin che la barca va’.
    ”la storia”, ”lusitania”, ”croeuza de mà” sono canzoni.
    e non è la stessa cosa.

  8. Una canzone può essere definita poesia quando sta in piedi, e non perde forza e senso, anche leggendone soltanto il testo, senza musica.
    Con De Andrè funziona quasi sempre.
    Con De Gregori molto spesso.
    Con Guccini pure mi sembra (per quanto lo conosca meno degli altri due)
    Tra gli anglosassoni vorrei citare Leonard Cohen, e Tom Waits, oltre al già citato Jeff Buckley. Il problema poi è nelle traduzioni. Tranne per le canzoni riproposte in Italia da altri cantautori-poeti, normalmente i testi stranieri di cui si trova traduzione in giro non restituiscono l’originale in modo degno.

    buona giornata a tutti
    sabrina

  9. Io non posso vantare un curriculum musicale come quello di Sergio. Consapevole, dunque, della mia incapacitò di abilitarmi per titoli ed esami, mi limito a lasciare tre pillole.
    1. La musica (ed il suo testo) la “sento”
    2. La traduzione dice quasi mai la stessa cosa (si potrebbero fare ampi riferimenti ad Umberto Eco). Sono d’accordo con Sabrina
    3. Temo la deriva “tecnica” che di solito hanno discussioni come queste. La poesia è espressione dell’animo e con esso deve evolversi, come la musica.
    .
    Faccio i miei complimenti a Francesco ed Enrico e ringrazio Massimo per questo ennesimo intelligente spunto.
    p.s.
    io ho avuto un percorso atipico: italiana da giovane, classica da giovane adulto, straniera da vecchio adulto

  10. Per ora quoto assai Sabrina.
    Ho pensato a un verso di De Gregori, di cui per lungo tempo ho ignorato villanamente come erano cantati.
    “I cavalli a Salò sono morti di noia”.
    Perchè non tanto per i significati politici, ma per l’uso di quei significati insomma per me è un capolavoro. RImmel è un grande album.
    E anche Paolo Conte, che pure per me è nel santuario dei cantautori preferiti. devo dire, assai di più del de Gregori di sopra.

    In sostanza, io non credo, come crede Sergio, che la narrazione letteraria possa essere condizionata se correlata alla produzione musicale. O meglio, la musicalità implica un vincolo esattamente come lo implica il sonetto – che ha una metrica. Forme a cui il talento narrativo deve creare soluzioni idonee. Magari qualcuno c’è più portato altri meno – esattamente come molti romanzieri non riescono a fare poesia tanto facilmente, e poeti romanzieri ce n’è scarsilli mi pare. Ma la talentosità, ci po’ stà.

  11. Ricordo una canzone cantata e scritta da Roberto Benigni (musica credo di Nicola Piovani). Grosso modo un verso diceva:
    Quanto t’ho amato e quanto t’amo non lo sai
    non l’ho mai detto e non te lo dirò mai
    nell’amor le parole non contano conta la musica.

    Il concetto mi trova d’accordo, trasposto alle canzoni. I testi delle canzoni sono importantissimi ma non li amo, mai, separati dalla musica. Trovo bellissima Certe notti di Ligabue. Ho scoperto da poco La voce del silenzio che ha un testo bellissimo. Altrettanto potrei dire di Se telefonando oppure di quella che considero la canzone d’amore piu’ bella che sia mai stata scritta With or without you degli U2.
    La musica aggiunge alla poesia dei testi un quid indefinibile ma dal quale io non riesco a prescindere. E anche un testo bello come quello della Donna cannone diventa banale se non lo si canta a voce spiegata, soprattutto quella parte che dice:
    E con le mani amore, per le mani ti prendero’
    e senza dire parole nel mio cuore ti portero’
    e non avro’ paura se non saro’ bella come dici tu
    e voleremo in cielo in carne e ossa,
    non torneremo piu’.
    Quindi ben venga il Pulitzer a Bob Dylan, purche’ si riconosca che la sua, e quella di tutti i cantautori, e’ una poesia che ha una marcia in piu’: la musica.
    Laura

  12. Più volte Francesci Guccini ha dichiarato che di fa un gran discutere se i testi della musica italiano possano o meno essere considerati poesia. Ogni volta ha concluso con un provocatorio “chissenefrega”. Certo, lui si può permettere una provocazione di questo genere, visto che è autore di versi come:

    Un’oca che guazza nel fango,
    un cane che abbaia a comando,
    la pioggia che cade e non cade
    le nebbie striscianti che svelano e velano strade…

    Profilo degli alberi secchi,
    spezzarsi scrosciante di stecchi,
    sul monte, ogni tanto, gli spari
    e cadono urlando di morte gli animali ignari…

    che sembrano usciti dalla penna di Montale.

    Se si leggono solo i testi, allora sì, sono poesia, sono letteratura. Ma c’è anche la musica, che non si aggiunge soltanto alle parole, ma si mescola a loro creando un tutt’uno inscindibile. E allora no, la musica è qualcosa di diverso dalla letteratura, un oggetto complesso in cui le singole parti non possono essere separate. Eppure, con certa letteratura che si vede in giro, non posso che rimpiangere i testi delle canzoni di alcuni autori.

    Rinchiudersi in casa a contare
    le ore che fai scivolare
    pensando confuso al mistero
    dei tanti “io sarò” diventati per dempre “io ero”…

    Rinchiudersi in casa a guardare
    un libro, una foto, un giornale
    ignorando quel rodere sordo
    che cambia “io faccio” e lo fa diventare “io ricordo”…

  13. Chiarisco intanto, e non è solo un punto di vista professionale, che ritengo la musica il vero ponte verso l’infinito, se esiste; il ponte tra noi e il mito.Per me la musica è anche la ‘letteratura’ ideale, quella in grado di parlare alla parte di noi che non abbisogna di goffe parole per esprimersi. Detto ciò e con ciò attribuendo alla musica l’enorme parte che le spetta in una canzone-opera-etc. ritengo ci siano testi altamente poetici, significativi tanto e più di molta ‘letteratura’ presente nei libri. Credo che De Andrè, Lolli, Battiato, Guccini… ci abbiano regalato testi bellissimi che reggono anche senza note, densi di significato e/o poesia, ben strutturati, scindibili insomma.Certo… con la musica il senso e il valore triplicano e la musica, da sola, vale mille testi; non per niente ai ragazzi si insegna ormai che la musica più che ‘l’arte dei suoni’ è ‘un linguaggio’.

  14. Dimenticavo Battiato e quindi…
    http://it.youtube.com/watch?v=iMZLrJwyqSE

    Canzone dai significati estremamente profondi

    E ti vengo a cercare
    anche solo per vederti o parlare
    perché ho bisogno della tua presenza
    per capire meglio la mia essenza.
    Questo sentimento popolare
    nasce da meccaniche divine
    un rapimento mistico e sensuale
    mi imprigiona a te.
    Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
    non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
    fare come un eremita
    che rinuncia a sé.
    E ti vengo a cercare
    con la scusa di doverti parlare
    perché mi piace ciò che pensi e che dici
    perché in te vedo le mie radici.
    Questo secolo oramai alla fine
    saturo di parassiti senza dignità
    mi spinge solo ad essere migliore
    con più volontà.
    Emanciparmi dall’incubo delle passioni
    cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
    essere un’immagine divina
    di questa realtà.
    E ti vengo a cercare
    perché sto bene con te
    perché ho bisogno della tua presenza

    Laura

  15. Vi sono dei testi di canzoni che reputo delle autentiche poesie.Il fascino della musica però è insuperabile, prende corpo nella mente e per la vita
    ti ricorda, indelebile, un frammento di vita vissuta. Bastano alcune note e riemerge quel dorato periodo che era sepolto nella memoria.Tale evento si ripete quando riascolto la mitica orchestra di Glen Miller o anche
    ” Rapsodia in Blu” e “Concerto in Fa” di G….che – “ci frastornava i cuori”-. O risento alla radio, con acuta nostalgia, le romantiche canzoni americane (delle quali ignoravo il significato delle parole), ma ugualmente hanno intersecato la mia breve gioventù, facendomi sognare….Amo molto anche le canzoni interpretate dalla insuperabile Mina e quelle memorabili di C. Aznavur. Il mio elenco e frammentario e riduttivo, posso solo dire che tutta la musica che ci piace, costituisce un dono prezioso e un godimento insostituibile nell’ esistenza di ognuno.
    Tessy

  16. A volte i testi delle canzoni sono meravigliose poesie a cui la musica mette le ali.
    ..il testo di una canzone può rientrare nell’ambito della cosiddetta grande letteratura?
    Sì.

  17. Ehlà! come disse Wood Allen, mentre si pungeva il dito firmando l’assegno in rosso RH-negativo per il divorzio da Mia Farrow, noto con gusto che il Post presentato oggi dal preside Maugeri e dal vicepreside Gregori, coadiuvati dal bidello Didò, sta scaldando i cuori!
    Noto però con disappunto che la prima tornata d’interventi e abbastanza “adulta”, mancano i giovani:
    perchè sono a scuola o all’università? o invece perchè hann pochissime motivazioni “letterarie” nella canzone d’autore moderna? Come ho fatto cenno nel mio intervento di sopra?

    “Ora, una medievalizzazione del gusto musicale, che cammina di pari passo con un “barbarismo” culturale che sta modificando i rapporti di forza tra comunicazione e letteratura sembra abbia bloccato queste deliziose commistioni”

    C’è oggi una musica che abbia testi all’altezza degli anni ’70?

  18. @Alla dolcissima M. Teresa,
    che vedo sperduta nel fantastico swing, perchè il jazz recita senza parole vorrei regalare questo “copia & incolla” da Wikipedia. Forse il testo di “As time goes by” del film Casablanca non era poetico, ma ne ha creato di premesse.

    “Ilsa: Suona la nostra canzone, Sam. Come ai vecchi tempi.
    Sam: [sospirando] Non conosco cosa dite signora.
    Ilsa: Suonala, Sam. Suona… “mentre il tempo passa”.
    Sam: [sospirando] Non ricordo signora. Mia testa unn poco stanca.
    Ilsa: Su, te l’accenno io. Da-dy-da-dy-da-dum, da-dy-da-dee-da-dum…
    [Sam comincia a suonare]
    Ilsa: Canta Sam.
    Sam: [cantando] You must remember this / A kiss is still a kiss / A sigh is just a sigh / The fundamental things apply / As time goes by. / And when two lovers woo, / They still say, “I love you” / On that you can rely / No matter what the future brings…
    Rick: [arrivando lì] Sam, Non ti avevo detto di non suonarla più?
    [Guarda Ilsa. Sam chiude il piano and e se ne va]

    http://it.wikipedia.org/wiki/Casablanca_%28film%29

    Per oggi lascio la portineria del Palazzo Letteratitudine, ho da gestire la mia doppia attività transumante. Ci risentiamo stasera.
    Grazie a Massimo & Enrico, e a tutti voi.

  19. @ sergio….in particolare:
    David Bowie non ha mai nascosto di essere “nato” soprattutto grazie a Lou Reed e ai suoi Velvet Underground. Soprattutto agli esordi il “duca bianco” si affidò a un estetismo decadente estremizzando il lato glamour dei Velvet. I suoi testi, però, furono meno metropolitani e più onirici. In questo senso egli stesso divenne un caposcuola.
    Testi di canzoni e/o poesia? Bel dilemma. Io credo che la poesia in senso stretto sia anche “tecnica” oltre che ispirazione e capacità evocare suggestioni.
    Nei testi delle canzoni, però, ci può essere della grande “poetica” al di là delle regole della metrica. Persino in una prosa è possibile trovare della “poesia” o, paradossalmente, ci può essere un pezzo solo musicale che sappia di poetico.
    Peraltro, nella musica, esistono le stagioni e le esigenze.
    I Beatles, per esempio, esorirono cantando “lei ti ama yeh yeh yeh”, che non è esattamente un parto da Nobel. Poi, grazie soprattutto a Lennon, arrivarono a immagini altamente descrittive.
    “Io non sono un poeta”, disse De Andrè a Fernamda Pivano. “Sì che lo sei”, replicò lei. Non trovarono alcun accordo, ma si abbracciarono.
    Quanto alle traduzioni dallo straniero all’italiano, sì. Secondo me, a prescindere da come sono fatte, quasi mai rendono l’idea perché il linguaggio è anche colore.

    “Quando mi sveglio presto la mattina

    Alzo la testa, sto ancora sbadigliando

    Quando sono nel bel mezzo del sogno

    Sto a letto, galleggio in un corso d’acqua (Galleggio in un corso d’acqua)

    Per favore, non svegliarmi, no, non scuotermi

    Lasciami dove sono, sto solo dormendo

    Ognuno ha l’aria di pensare che sono pigro

    Non m’importa, penso che sono pazzi

    Corro dappertutto così velocemente

    Finché capiscono che non c’è bisogno (Non c’è bisogno)

    Per favore, non rovinare il mio giorno, sono lontano dei chilometri

    E dopo tutto sto solo dormendo

    Tengo un occhio sul mondo che scorre dalla mia finestra

    Prendo(Prendendo*) il mio tempo

    Sto qui disteso e fisso il soffitto

    Aspetto il sonno

    Per favore, non rovinare il mio giorno, sono lontano dei chilometri

    E dopo tutto sto solo dormendo

    Oo sì

    Tengo un occhio sul mondo che scorre dalla mia finestra

    Prendo(Prendendo*) il mio tempo

    Quando mi sveglio presto la mattina

    Alzo la testa, sto ancora sbadigliando

    Quando sono nel bel mezzo del sogno

    Sto a letto, galleggio in un corso d’acqua (Galleggio in un corso d’acqua)

    Per favore, non svegliarmi, no, non scuotermi

    Lasciami dove sono, sto solo dormendo”
    (Beatles- I’m only sleeping)

  20. sono della scuola che ritiene che per quel che riguarda la musica (e anche la poesia, salvo eccezioni) la traduzione debba limitarsi al rendere comprensibile il testo.
    per quel che riguarda metrica, lirica e vibrazioni, bisogna affidarsi all’originale, facendosi cullare e trascinare dal suono delle parole.
    altrimenti per salvar capra e cavoli si finisce per snaturare e parodiare, più che tradurre.
    qualcosina si può fare con lingue dalle radici simili, ma comunque.

  21. E bravi Grego e Didò. Che foste esperti di musica lo sapevamo, però molto bello il vostro contributo in questo post.
    Della musica straniera citata non mi intendo molto, quanto meno non delle traduzioni. Diciamo che agisco così: quando la melodia di una canzone mi piace e carpisco frasi, parole che mi colpiscono, allora vado a cercare testo e traduzioni e quasi sempre ne sono entusiasta.
    Per i cantautori italiani, quoto Laura (anche La Cura di Battiato secondo me è bellissima) e concordo con chi ha citato i vari De Gregori, Guccini, De Andrè, ecc…
    Ne aggiungo uno, che a me piace tantissimo e che secondo me è un vero poeta: Vecchioni.
    Ce ne sono tantissime che adoro, ma ne posto una delle più vecchie.Poi mi dite se questa non è poesia.

    NINNI

    Incontrarvi seduti sopra quel treno
    tutti e quattro avevate vent’anni in meno
    come in fondo ad un buco
    che dà nel tempo;
    e cercare incollando paura e amore
    una scusa qualunque per non parlare:
    se mi guardano in faccia
    che gli racconto?

    Tu eri bella e parlavi coi tuoi bambini
    disegnavi sorrisi sui finestrini,
    lui segnava i cavalli da giocare
    e passò qualcosa di lieve,
    come sole in mezzo alla neve
    ed avrei voluto dirvi: “Sono io”.
    Dirti: “Guardali bene, che cambieranno,
    com’è giusto domani ti lasceranno”.
    Dire al piccolo: “Finchè puoi
    stiamo insieme”.
    Dire all’uomo che fuma senza parlare:
    “Fuma piano, ti prego” e poi capire
    che il futuro è già stato
    e non può cambiare.
    E che il tempo mi passa e mi passa sopra,
    e tu entravi dicendo: “Vuoi che ti copra,
    Ninni, è tardi, fa freddo, stai già dormendo?”
    Ninni, Ninni, Ninni…

    Ninni è stanco, Ninni ha guardato
    Ninni ha pianto, Ninni ha perduto
    Ninni ha amato tanto da non amare più.

    Quante volte ho pensato di rinunciare
    e lasciargliela lì come fosse un gioco
    questa vita che è niente
    ma non è poco,
    quanti mezzi sorrisi ai miei ritorni,
    quante corse da scemo sui treni fermi
    quanti che chiamo
    e non si san più voltare.

    Tu sei bella e mi guardi senza parlarmi,
    non ti sei neanche accorta di assomigliarmi,
    e non sai quanta voglia avrei di dirti
    che tuo figlio non è cambiato,
    era solo ma si è aspettato,
    ed è sempre come lo chiamavi tu
    Ninni, Ninni, Ninni…

  22. @Francesco carissimo, si adoro lo swing e il mio musicista prediletto è stato, è ,sarà, George Gershwin. Però ho amato anche il Jazz tradizionale.In vacanza a Rimini ebbi la fortuna di incontrare il grande clarinettista Hengel Gualdi, che alloggiava con tutto il suo complesso nella mia stessa pensione. Nella sala ristorante, con la mia amica Giuliana pranzavamo vicino al suo tavolo.Allora non mi sono resa conto di aver conosciuto un Mostro Sacro…. Lui era nato a Medicina, frequentò il corso di armonia in un Liceo Musicale, sotto la guida del maestro Aurelio Barbieri. Se non ricordo male, suo padre suonava il trombone in una banda. Inutile dirti che tutte le sere andavamo ad ascoltare Hengel e il suo complesso. Credo di ricordare che il suo mito fosse Benny Goodman. Quando Gualdi col suo magico clarinetto italiano, suonava le musiche cantate Bing Crosby come Menphis Blues, da Ella Fitzgerald, Frank Sinatra-Confessin’-Pretty Litle Missy- o When the Saints go Marchin ‘del bravissimo Satchmo ,ci venivano i brividi. Qualche volta ho osato chiedergli se mi eseguiva “La vie en rose” , “Rose di Piccardia” e una Ninna Nanna americana di cui ho dimenticato il finale..Con molto dolore ho saputo che è morto l’anno scorso ed è per questo che non avevo voluto menzionare il Jazz .Hengel Gualdi lo voglio ricordare come l’ho conosciuto. Anzi , proprio perché mi hai tirato per i capelli….ti dirò che ho già detto ai miei e agli amici che al mio funerale dovranno suonare
    ” I santi marciano..” ed essere lieti della mia dipartita..
    Tessy
    loui

  23. Il “disagio” scelto da Enrico mi ha ricordato Dino Campana, le cui poesie sembrano canzoni, sembrano pensate con la musica. E’ vissuto e morto “prima”, oggi con molta probabilità avrebbe cantato e composto musica, e sarebbe stato un grande! E’ sempre una questione d’arte ( e di sensibilità, come scrive Carlo), che in tutte le sue infinite espressioni, comunica con noi intimamente.
    La luce del crepuscolo si attenua:
    Inquieti spiriti sia dolce la tenebra
    Al cuore che non ama più!
    Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,
    Sorgenti, sorgenti che sanno
    Sorgenti che sanno che spiriti stanno
    Che spiriti stanno a ascoltare…
    Ascolta: la luce del crepuscolo attenua
    Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:
    Ascolta: ti ha vinto la Sorte:
    Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:
    Non c’è più dolcezza che possa uguagliare la Morte
    Più Più Più
    Intendi chi ancora ti culla:
    Intendi la dolce fanciulla
    Che dice all’orecchio: Più Più
    Ed ecco si leva e scompare
    Il vento: ecco torna dal mare
    Ed ecco sentiamo ansimare
    Il cuore che ci amò di più!
    Guardiamo: di già il paesaggio
    Degli alberi e l’acque è notturno
    Il fiume va via taciturno…
    Pùm! Mamma quell’omo lassù!

    @ Didò
    Condivido con te l’opinione su Luigi Tenco, e ritorniamo sempre allo stesso punto: quelli erano anni di “certezze” ideologiche che si alimentavano a miti.
    De André era un poeta, a prescindere dai suoi testi.

  24. “Sarò il tuo specchio
    Rifletterò quello che sei, nel caso in cui tu non lo sappia
    Sarò il vento, la pioggia e il tramonto
    La luce sulla tua porta per mostrarti che sei a casa

    Quando pensi che la notte abbia oscurato la tua mente
    che dentro sei contorto e sgradevole
    Pemettimi di mostrarti che sei cieco
    Per favore abbassa le mani
    Perché io ti vedo

    Trovo difficile credere che tu non sappia
    Che bellezza che tu sia
    Ma se così è, permettimi di essere i tuoi occhi
    Una mano nel buio, così non avrai paura

    Quando pensi che la notte abbia oscurato la tua mente
    che dentro sei contorto e sgradevole
    Pemettimi di mostrarti che sei cieco
    Per favore abbassa le mani
    Perché io ti vedo

    Sarò il tuo specchio”
    (Velvet Underground-I’ll be your mirror)

  25. @ Didò:
    dopo i testi che sta postando Gregori, forse è il caso di sancire ufficialmente che Claudio Lolli è un incidente di percorso della musica italiana. No?
    “con la sfortuna incredibile che ho, chissà se a morire ci riuscirò”, non ti racconto in che circostanze mi regalarono il disco, sicuramente mi volevano un gran male.

    Bellissimo questo post!!

  26. “Gloria a Babele
    rida la Sfinge ancora per millenni
    si fabbrichi nel cielo fino a Sirio
    schiumino i cavalli sulla Via Lattea
    ma…
    Quanta vita ha ancora il tuo intelletto
    se dietro a te scompare la tua razza ?”

    [Miserere alla storia – Banco del Mutuo Soccorso]

    Non credo che fare distinzioni tra musica e poesia aiuti a capirne di più. E’ un confine che non esiste.
    Chi potrebbe dire che il testo sopra riportato non è poesia, ma musica?
    Dov’è la differenza?

  27. non ho tempo di tradurre ora.
    se ce la fate.. sennò stasera, promesso.
    a me questa piace da morire. non la trovo su youtube se non in cover, comunqye è neil young, through my sails.

    Still glaring
    from the city lights
    Into paradise I soared
    Unable to come down
    For reasons I’d ignored.

    Total confusion,
    Disillusion
    New things I’m knowin’.

    I’m standing on the shoreline
    It’s so fine out there
    Leaving with the wind blowing
    But love takes care.

    Know me, know me
    Show me, show me
    New things I’m knowin’.

    Wind blowing through my sails
    It feels like I’m gone
    Leaving with the wind blowing
    Through my sails.

  28. sto finendo ‘la donna che parlava coi morti’ di bassini.
    è bellissimo, davvero.
    e con questo post c’entra, perchè nel libro di musica ce n’è.
    una canzone su tutte:”la donna della tua vita” di paolo conte

    E non sai più quello che sei
    e non sai dove vai
    non ti ricordi quel che vuoi
    e pensi sempre e solo a lei,
    che ti confonde e ti capisce,
    donna dalle tua vita,
    e qui ferisce e là guarisce,
    donna che vive la tua vita.

    e poi cita ernesto regazzoni, enorme poeta bizzarro.
    il tutto in atmosfere à la piero chiara.
    oh che bel libro.

  29. Sono due generi diversi. Il testo di una canzone non si regge senza la musica, anche se è bellissimo. Con rarissime eccezioni, qual è quella di “Non il denaro non all’amore né al cielo” e di altri testi dell’indimenticabile Fabrizio de André.
    Una poesia, se è veramente tale, sta in piedi da sola.

  30. non al denaro.. è una trasposizione dell’antologia di spoon river di edgar lee masters.
    ora vado a lavorare. al mio ritorno mi piacerebbe parlare della contaminazione tra poesia e canzone (da prévert a villon ecc,)
    e dello humour (tipo molto cole porter).

  31. Pienamente d’accordo con Desi. Cio’ non toglie che ci siano dei testi interessanti anche di certe musiche, ma e’ un altro conto.

  32. Caro Zagor,
    forse se avesse riportato il pezzo del Banco per intero sarebbe stato piu’ d’aiuto per la Sua tesi. Cosi’ non mi pare regga da solo, da un punto di vista letterario.
    Con rispetto del Suo punto di vista
    Saluto
    Sergio

  33. S.S. dei naufragati

    E venne dall’acqua, e venne dal sale
    la penitenza dalla mano del mare
    il comandante avanza e niente si puó fare
    vuole una morte, la vuole affrontare
    e lí l’attandeva, dove il sole cala
    cala e non muore, e l’acqua non lo lava
    e il demone lo duole, sui banchi d’acqua
    stregati di olio e petrolio
    e il vento non alzava, e il mare imputridiva
    legati a un solo raggio, tutti presi in ostaggio
    avanzavamo lenti, senza ammutinamenti
    e il comandante é pazzo, e avanza nel peccato
    e il demone ch’é suo, adesso vuole mio
    e brinda con il sangue all’odio ci convince,
    che se é sua la barca che vince, dev’essere la mia
    e gli occhi non videro, non videro la luce
    non videro la messe, che altri non l’avesse
    e il cielo fece nero, e urló la nube al cielo
    e s’affamó d’abisso, che tutti ci prendesse
    Matri mia, salvezza prendimi nell’anima
    Matri mia, le ossa nell’acqua
    anime bianche, anime salvate
    anime venite, anime addolorate
    che io abbia due soldi, due soldi sopra gli occhi
    due soldi per l’onore, due monete in pegno
    per pagare il legno, la dura voga del traghettatore
    e vieni occhi di fluoro, vieni al tuo lavoro
    vieni spettro del tesoro
    la vela tende, il vento se la prende
    la vela cade, le remi allontanate
    e accese sui pennoni
    i fuochi fatui, i fuochi alati
    della Santissima dei naufragati
    Matri mia, salvezza prendimi nell’anima
    il tempo stremava, l’arsura ci cuoceva
    parlavamo alle vare e il silenzio dal mare
    e il legno cedeva all’acqua suo pianto
    la vela cadde, la sete ci asciugó
    acqua, acqua, acqua in ogni dove
    e nemmeno una goccia, nemmeno una goccia da bere
    e gli uomini spegnevano, spegnevano il respiro
    spegnevano la voce, nel nome dell’odio
    che tutti ci appagó, il cielo rigó di sbarre il suo portale
    il volto di fuoco, dentro imprigionó
    lo spettro vedemmo venire di lontano
    venire per ghermire, nero di dannazione
    vita e morte, vita e morte era il suo nome
    Matri mia, salvezza prendimi nell’anima
    Matri mia, salvezza prendimi
    questa é la ballata di chi si é preso il mare
    che lapide non abbia, ne ossa sulla sabbia
    né polvere ritorni, ma bruci sui pennoni
    nei fuochi sacri, nei fuochi alati
    della Santissima dei naufragati
    O Santissima dei naufragati vieni a noi che siamo andati
    senza lacrime senza gloria, vieni a noi, perdon, pietá.

    Vinicio Capossela

  34. Io credo che alla fine nella diatriba Pivano-De Andrè avesse ragione De Andrè. Un cantautore (termine che va scomparendo, ma…) sceglie di applicarsi ad una forma d’arte (perchè di arte si tratta) che comporta tanto il ricorso alla parola quanto alla musica. E se sceglie ciò vuole dire che la forma completa della sua opera è fatta di entrambe. In una forma in cui l’una è al servizio dell’altra, imprescindibilmente. E quindi valutarlo solo per uno dei due aspetti è, giocoforza limitativo.

    Non che per questo un testo non possa avere valore poetico, che non si regga senza la musica come dice Desi: molti dei testi qui citati (e potrei aggiungere Joni Mitchell, Paul Simon, e chissà quanti altri) si reggono benissimo, ma per come sono stati concepiti, sono monchi: manca qualcosa che li completa, qualcosa insieme alla quale sono stati creati.

    Fatemi citare comunque quella che per me è la più bella canzone italiana del dopoguerra: Il cielo in una stanza di Gino Paoli.
    E non dimentichiamoci dei brasiliani: Chico Barque de Hollanda con “Oh, che sarà che sarà” anche nella bellisssima traduzione di Fossati portata al successo dalla Mannoia, ma anche con altre bellissime canzoni come “Construcao” dove parla uno che sale i piani di un palazzo per buttarsi di sotto e le sue frasi si confondono via via che sale, destrutturandosi proprio come si destrutturano i pensieri di chi sta per ammazzarsi. E poi Vinicius De Moraes, che era anche poeta senza musica….

  35. NB: Dimenticavo di dire che in “Construcao” di Chico Barque man mano che il protagonista sale si destrutturano non solo le frasi, ma anche la musica, che assume dissonanze, clusters….

  36. @ mASSIMO MAUGERI

    SONO MOLTO FELICE CHE PROPRIO OGGI CHE E’ IL MIO COMPLEANNO CI SIA IL TEMA LETTERATURA E MUSICA.
    PIU’ TARDI TI SPIEGHERO’.
    BACI
    ROSSELLA

  37. la poesia come forma espressiva nasce per essere cantata e accompagnata da musica. da questa esigenza deriva la forma metrica in versi, che di per sé crea ritmo e rende la lettura cantilenante.
    è solo in seguito che questa cosa si è perduta.

  38. Adelante Adelante di De Gregori per me è l’esempio di come la musica si possa sposare con le immagini più vivide.
    Te lo vedi proprio il camion che spruzza acqua dalle ruote e fende l’aria.

    La parte che amo di più è

    “Nell’orizzonte di un acquazzone
    E nei vapori della benzina
    Diventa musica nella mattina
    E meraviglie Sudamericane
    E companatico senza sale
    Arcobaleno sotto le scale
    E Paradiso nel temporale”.

    Cioè capito come? Non solo la scelta delle parole ma la l’immagine che queste evocano, tipo rinascita dopo la notte, ma quanto è bravo? LO AMO … quasi più di Grgo quando dice … quella parolina.

    Adelante

    Passa correndo lungo la statale
    Un autotreno carico di sale
    Adelante! Adelante!
    C’è un uomo al volante
    Ha due occhi che sembra un diavolo
    Adelante! Adelante!
    L’arrivo è distante
    E’ alla fine di questo tavolo
    Di questo cavolo di pianura
    Di questa terra senza misura
    Che già confonde la notte e il giorno
    E la partenza con il ritorno
    E la ricchezza con il rumore
    Ed il diritto con il favore
    E l’innocente col criminale
    Ed il diritto col Carnevale
    Passa correndo lungo la statale
    Un autotreno carico di sale
    Da Torino a Palermo
    Dal cielo all’inferno
    Dall’Olimpico al Quirinale
    Da Torino a Palermo
    Dal futuro al moderno
    Dalle fabbriche alle lampare
    In questa terra senza più fiumi
    In questa terra con molti fumi
    Tra questa gente senza più cuore
    E questi soldi che non hanno odore
    E queste strade senza più legge
    E queste stalle senza più gregge
    Senza più padri da ricordare
    E senza figli da rispettare
    Passa correndo lungo la statale
    Un autotreno carico di sale
    Adelante! Adelante!
    C’è un uomo al volante
    C’è un obra sulla pianura
    Adelante! Adelante!
    Il destino è distante
    E’ alla fine dell’avventura
    E si nasconde in un polverone
    Nell’orizzonte di un acquazzone
    E nei vapori della benzina
    Diventa musica nella mattina
    E meraviglie Sudamericane
    E companatico senza sale
    Arcobaleno sotto le scale
    E Paradiso nel temporale.
    Passa correndo lungo la statale ….

  39. Il suono e la parola.
    Quando si incrociano si dilatano. E ciò che ne risulta non viene solo per dire qualcosa, ma per lasciare dire qualcosa a chi lo incontra. Credo che musica e poesia si offrano a chi ascolta per suggerire realtà potenziate e per raddoppiare la velocità della percezione.
    Se – nonostante la carenza di suono – la parola continua a commuovere, a bisbigliare , a far sentire, ecco … credo che sia poesia compiuta, che potrebbe esistere anche senza l’ausilio delle note.

  40. E companatico senza sale arcobaleno sotto le scale
    lo so che rompo ma ‘sta paroline messe in croce, non so … geniali vuol dire essere proprio bravi.

  41. @ Eventounico
    Mi sa che per lo “spunto” devi ringraziare non me, ma Francesco Di Domenico.
    Ti spiego.
    Didò mi scrive: “Penso che sarebbe interessante un post sui testi musicali”
    E io: “Sono d’accordo. Butta giù qualcosa.”
    E lui: “Va bene, ma solo sui testi italiani.”
    Poi mi sono ricordato che Enrico Gregori vanta un passato da critico musicale. E gli ho chiesto un contributo sui testi musicali stranieri.
    Poi Bob Dylan ha pensato bene di vincere il Pulitzer lo stesso giorno in cui avevo deciso di pubblicare il post.
    Bravo ragazzo, Bob Dylan.
    Ecco. È andata più o meno così.

  42. Nel 1961 nel neonato “Folkstudio” di Roma fu

    organizzata una serie di serate di nuovi

    talenti/esordienti per vedere se qualcuno

    potesse ottenere un contratto discografico. Una

    sera c’era il responsabile di un’etichetta al quale

    raccomandarono di ascoltare un giovane

    americano che al tempo si era

    stabilito e Roma e, se avesse avuto un

    contratto, proprio a Roma sarebbe rimasto.

    Quell’allampanato folk-singer salì sul palco con

    una chitarra e un’armonica a bocca e fece alcuni

    pezzi. Al termine nell’esibizione il discografico

    sentenziò: “Ammazza, che palle! Questo non

    andrà mai da nessuna parte. Io non gli faccio il

    contratto e, anzi, gli consiglio di cambiare

    mestiere o morirà di fame”.

    Quel giovane americano si chiamava Robert

    Zimmerman, alias Bob Dylan.

  43. @ Simona
    Hai scritto: “Se – nonostante la carenza di suono – la parola continua a commuovere, a bisbigliare , a far sentire, ecco … credo che sia poesia compiuta, che potrebbe esistere anche senza l’ausilio delle note.”

    D’accordissimo con te, Simo.

  44. Prima di salutarvi e augurarvi buonanotte vi lascio un ulteriore “spunto”.
    Sempre sul tema “letteratura e musica”.
    Cosa ne pensate dei cantanti romanzieri e narratori?
    (domanda provocatoria e istigatrice… ma voi siete bravi).
    È appena uscito il primo romanzo di Max Pezzali per “Baldini Castoldi Dalai”:
    http://www.internetbookshop.it/code/9788860733375/pezzali-max/per-prendersi-una.html
    Qualche mese fa è uscita una raccolta di racconti di Francesco Renga per i tipi della “Feltrinelli”:
    http://www.internetbookshop.it/code/9788807701887/renga-francesco/come-viene-vite.html

    Amici scrittori, la formiamo una band musicale di quelle toste?
    😉

  45. mi sono sopravvalutata.
    sono stanchissima e non ce la faccio. volevo tradurre young, postare brassens, citare villon e prevert, linkare cole porter e nick cave.
    lo farò domani.
    come domani racconterò a massimo qualcosa su radio fragola, la radio dei matti. ma quelli veri.
    sulla band, ok. non suono più da troppo, ma sono bravina nei background vocals. si può fare.
    🙂

  46. Post elegante, sobrio, cool jazz oserei dire,
    non tanto per quello che siamo riusciti a fare Massimo, Enrico ed io proponendolo, quanto per la notevole variazione di ragionamenti in cui e sfociato questo fiume Pò, tracimando riflessioni come robusti affluenti.

    @Miriam, grazie, non hai abboccato alla “finta”provocazione su Tenco ed io rimarco quello che ho affermato su di lui: non ci si può sparare perchè un testicolo come “Ciao amore, ciao” non va’ in finale a Sanremo, probabilmente era molto meglio “Io tu e le rose” di Orietta Berti. Nessuno deve mai smettere di vivere così, lo dicevo ad un ragazzo stasera nel bus che andava per la terza volta a comprarsi una dose, mio padre non voleva smettere di vivere a 49 anni, ma un cancro lo uccise.

    D’accordo ancora di più su Lolli, altro che incidente, una vera jattura poetica: “Lo vedi siamo tutti morti e non ce ne siamo neanche accorti…”
    Sono convinto che molti dei nostri coetanei che si lanciarono nella lotta armata lo fecero per sublimarlo.

    Prezioso Gregori con i suoi aneddoti (è un po’ che non litigo con Grego, staro invecchiando?)

    @Fausta Rigo,
    bhe, la Faustina è sempre un po’ speciale nel rimestare nelle passioni, ma “Il Principe De Gregori”, ha scritto anche mini romanzi come “Il bandito e il campione”:
    “Ma un bravo poliziotto che sa fare il suo mestiere
    sa che ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere
    e ti fece cadere la tua grande passione
    di aspettare l’arrivo dell’amico campione
    quel traguardo volante ti vide in manette
    brillavano al sole come due biciclette… ”

    …ma poi, volevo dire a @ Sergio Sozi, che giustamente rivendica alla poesia canonica il suo ruolo di reale sentinella della letteratura, Sergio: dimentica per un attimo le regole, e anche la musica di questo testo, se la ricordi, e leggila cosi, come una lettera d’amore rustico, circense e guarda che bella cosa che è!
    “Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
    giuro che lo farò,
    e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò.

    Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà,
    senza passare dalla stazione l’ultimo treno prenderà.

    E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,
    dalle porte della notte il giorno si bloccherà,
    un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
    e dalla bocca del cannone una canzone suonerà.

    E con le mani amore, per le mani ti prenderò
    e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
    e non aver paura se non sarò come bella come dici tu
    ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo….
    più…
    E senza fame e senza sete
    e senza aria e senza rete voleremo via.

    Così la donna cannone, quell’enorme mistero volò,
    sola verso un cielo nero s’incamminò.
    Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì,
    altri giurarono e spergiurarono che non erano rimasti lì.

    E con le mani amore, per le mani ti prenderò
    e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
    e non aver paura se non sarò come bella come dici tu
    ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo….
    più

    E senza fame e senza sete
    e senza aria e senza rete voleremo via.

    Notte d’oro, a tutti!

  47. più in alto, estremizzando dei concetti, ipotizzavo che la musica può essere poesia anche senza parole. Ovviamente se per poesia intendiamo un lirismo in senso glogale laddove il verbo non è l’elemento cardine.
    Per me la risposta è sì. E mi risposi in questo modo, tra le prime volte, nel 1969, quando ascoltai questa cosa che ogni tanto, dopo quasi 40 anni, ancora ascolto.

    http://it.youtube.com/watch?v=ARMolmJtofM

  48. @ Didò:
    Sulla musica parlata, quella dei cantautori italiani potremmo lanciarci in provocazioni spericolate…contare i minuti di resistenza all’ascolto, dopo tanto tempo, di certi pezzi o di certi autori… lo fai tu ?
    🙂

  49. Trovo che le donne, anche nella musica, siano penalizzate. Penso, naturalmente, a Joni Mitchell, Carly Simon, Carole King. Hanno scritto pagine musicali e liriche mirabili nella loro carriera. Nessuna di loro, pur avendo avuto successo, gode oggi della fama e della notorietà dei colleghi maschi coetanei: Bob Dylan, Bruce Springsteen , Paul McCartney. Questi ultimi riempiono ancora gli stadi; loro, le donne, fanno fatica a trovare contratti discografici.
    Ce n’è una, in particolare, sottovalutata dalla critica e dai media, Stevie Nicks dei Fleetwood Mac. Ha scritto sempre tutte le sue canzoni, molte delle quali vere e proprie perle sia musicalmente che dal punto di vista poetico. Una poesia “a frammenti”, sincopata, che rincorre la melodia musicale. Sentire per credere: “Sara”, dall’album “Tusk” dei Fleetwood Mac del 1979.

  50. Innanzitutto complimenti a Francesco ed Enrico per la loro competenza in materia e per la bella esposizione che ne fanno.
    Arrivo fra gli ultimi perchè non mi ritengo all’altezza di disquisire sull’argomento essendo una semplice fruitrice e non una conoscitrice.
    Potrei esprimere le mie preferenze, che mi troverebbero d’accordo con molti degli interventi già espressi.
    Penso a De André, con “ La guerra di Piero” o Guccini con la sua “Auschwitz” che, mi pare, vengano insegnati addirittura nelle scuole come autentici poeti, e poi da lì il passo è facile per farvi rientrare moltissimi di quelli già nominati da altri. Forse anche alcuni testi di Dalla, Gaetano, Battisti, e di qualcun altro che adesso mi sfugge.
    Per me alcuni di questi cantautori sono dei veri poeti, sulla scia di quelli sperimentali degli anni Sessanta, anche se trovo che i testi della canzone siano inscindibili dall’accompagnamento musicale.
    Un cantante può essere più o meno presente nei due aspetti, più poeta o più compositore, ciò non toglie che la musica stessa, se vogliamo, è poesia.
    Ho provato a leggere soltanto i versi di alcune canzoni e vi ho colto sicuramente buona poetica.
    Di cantautori stranieri, a parte la Baez e Dylan, non ho sufficiente conoscenza se non quella che mi ha sfiorato nell’ascoltare la musica preferita dai miei figli e dai loro giovani amici, con tutta la gamma dei vari “gruppi” o band che di volta in volta andavano per la maggiore. Musica piacevole, ma dai testi intraducibili per me che so poco di inglese, per cui ne ho potuto apprezzare soprattutto la struttura musicale, le voci, l’armonia del contesto, insomma.
    Forse ho avuto più dimestichezza con i cantautori francofoni, da Brel, Aznavour, Gainsbourg, e via via fino alla Shapplin…ma qui finisce.
    Le mie preferenze sono quelle di chi ama la musica classica, sinfonica principalmente, e pertanto l’argomento è per me necessariamente lacunoso.
    Ringrazio ancora Enrico e Francesco per le loro delucidazioni in questo campo.
    Un caro saluto a Massimo e a tutti gli altri partecipanti a questo simpaticissimo salotto letterario.
    cri

  51. @Gregori,
    l’hai detto, d’accordo con te: “…Ovviamente se per poesia intendiamo un lirismo in senso glogale laddove il verbo non è l’elemento cardine.”

    Non per andare oltre, ma per ulteriore suffragio, certa musica da film ( noi italiani siamo dei veri maestri) a volte ti invita a sedere e scrivere, scrivere, scrivere. Poi.
    La colonna sonora de “Il postino”, struggente tango italo-argentino* che sottolinea la frase “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi se ne serve” fa quasi il paio (uccidetemi pure per questa dichiarazione, offro il petto) con “Ti guardo e m’illumino d’immenso”!

    *l’autore Bacalov e di origini argentine ma naturalizzato italiano.

  52. Ngiorno a tutti!
    Per la domanda di Massimo.
    Eh, ho annusato delle cose di vinicio capossela. Interessanti, ma stream of consciousness, mancavano di struttura. A furia di comporre per la struttura della canzone, passare a un’altra struttura gli riesce credo difficile.
    Ho letto incvece un libro di Zamboni cantante mi pare dei CCCP. Ora a me i CCCP dopo la tenerezza me facevano cagare, ma magari non erano il mio genere, ma il diario suo uscito da feltrinelli soprattutto la parte berlinese è molto bello davvero.
    Renga?
    Soffre di ombelicocentrismo.

    In ogni caso, c’è questo porblema della strattura narrativa, che se scrivi una cosa che non è una ballata o una poesia, una qualche struttura ce la deve da avè. Io credo che il cantante consumato, e penso molti poeti, siano messi in difficoltà da questo, e se si spostano si spostano o sulla diaristica o sulla saggistica, ma l’ossatura romanzesca ni ci pare un problemaccio.

  53. @Sergio Sozi,
    Il testo della canzone “Miserere alla storia” del Banco del Mutuo Soccorso, postato qualche riga sopra, è completo e non parte di un testo più lungo. E’ compreso in un “concept album”, certo e quindi è legato a tutta la storia narrata, tuttavia io ritengo invece che stia in piedi benissimo: il concetto è completo e soprattutto espresso con bellissima cura. Ho letto poesie, definite da tutti tali, molto più banali.
    Il tutto sempre e soltanto secondo il mio punto di vista.
    Saluti.

  54. Grazie Didò.
    Ha ragione Giove, non abbiamo parlato delle donne.
    Carole King che è una ebrea di Brooklyn molto tosta racconta una storiella famosa a N.Y.
    Un passante in visita chiede: come arrivo alla Carnegie Hall? Lei risponde: col sudore e con il sangue, bello mio, altrimenti non ci srrivi proprio.
    Se avete tempo ascoltatela: Natural woman ‘na vera bellezza.

    http://www.youtube.com/watch?v=TtNXjfaCWEc

  55. @Zagor: d’accordo con te, però nascondiamoci dietro un muro e aspettiamoci un coltissima rappresaglia del Sublime Sergej Sozi, non si farà attendere.

    @Miriam,
    devo dirti che ci sono delle poesie delicatissime come “Suzanne” di Cohen, nella versione di De Andrè, che mi angosciano, nonostante la mia divinazione per Faber…

    @ Carlo’s,
    che bella definizione del grande Vinicius de Moraes: poeta senza musica, a volte con la musica, aggiungerei io.

    @ Donne.
    Un po’ è vero che sono mediaticamente poco presenti, certo non possiamo infilarle per “quote” come in politica, però un testo&musica squassante, di dirompente bellezza, scritto da una donna, non l’ho sentito, forse per ignoranza.
    Joan Baez, aveva successi stratosferici non con tutti brani suoi, ma col suo grande carisma. Tra l’altro, e ci troviamo in tema, fece diventare famosa nel mondo “C’era un ragazzo…” del poeta e scrittore Mauro Lusini, una canzone storia-poesia-manifesto.
    La più bella canzone per le donne l’ha scritta un uomo, dolcissimo quanto si voglia, ma geneticamente diverso: Enrico Ruggeri.

  56. femmine canterine potenterrime?
    Joni Mitchell.
    Patti Smith?
    Patti Bravo!
    Io la trovo incredibile a volte.

    Uhm
    Mi addentro in campi che conosco poco.
    Che so’ de meno è un fatto – ma posso anche immaginare che ci siano solidi motivi storico sociali, per cui quest’assenza sia giustificata e in futuro le cose cambieranno

  57. Il discorso di Giove mi trova parzialmente d’accordo anche perché lui ha spostato (legittimamente) l’asse del discorso sul tema del riscontro e del successo.
    In questo senso è vero che, complessivamente, gli artisti maschi hanno avuto e hanno più successo delle artiste.
    Però ciò avviene essenzialmente per l’aspetto musicale. Quando Bruce Springsteen cantava “Born in Usa”, molti (anche negli States) pensavano si trattasse di un inno ai “muscoli americani” mentre era esattamente il contrario.
    Se vogliamo, quindi, limitarci allo spessore dei testi possiamo prendere ad esempio Patti Smith. Le sue liriche vivono di vita propria ma, se abbinate alla musica, ancora riempiono teatri e stadi.
    Carole King e Joni Mitchell, per citare due esempi fatti da altri, hanno sbancato botteghini e classifiche in barba ai loro colleghi uomini.
    Poi, ovviamente, il successo costante è difficile da mantenere a prescindere dalle musiche e dai testi. Nemmeno Paul Simon oggi come oggi fa sempre centro. Ma ciò non toglie nulla al suo spessore di musicista e di “poeta”.

  58. Mi ripeto: alcuni testi (molti testi) di canzoni si reggono “poeticamente” anche da soli, ma per puro “incidente”; se sono stati scritti per la musica senza di essa non sono completi, sono privi di una stampella fondamentale per una giusta e corretta valutazione, che è imprescindibile dalla musica stessa.
    Quanto a Joni Mitchell io la considero la più grande autrice degli ultimi 30 anni (o anche più). Non ha nulla da invidiare a un Bob Dylan (peraltro secondo me appannatosi dopo gli anni 60 e prima metà ’70).
    La Mitchell è un’artista perfetta e completa: musicista, compositrice di liriche e note, sublime interprete anche di cover (vedi “Both sides Now” dove spazia da Rodgers&Hart a Gordon& Warren fino a se stessa, appunto, per la cover title) perfetta arrangiatrice e pure pittrice (molti album sono illustrati da sue copertine).
    ———
    Vi regalo questa:
    I met a young soldier
    He said his name was Killer Kyle
    He was shakin’ all over
    Like a night-frightened child
    This is his story
    It’s a tough one for me to sing
    Hard as the squawk and the flap
    And the beat of the beat of black wings
    “They gave me a gun” he said
    “They gave me a mission
    For the power and the glory
    Propaganda piss on ‘em
    There’s a war zone inside me
    I can feel things exploding
    I can’t even hear the fucking music playing
    For the beat of the beat of black wings”

    He said “I never had nothin’
    Nothin’ I could believe in
    My girl killed our unborn child
    Without even grievin
    I put my hands on her belly
    To feel the kid kickin’ damn!
    She’d been to some clinic
    Oh the beat of black wings
    “They want you they need you
    They train you to kill
    To be a pin on some map
    Some vicarious thrill
    The old hate the young
    That’s the whole heartless thing
    The old pick the wars
    We die in ‘em
    To the beat of the beat of black wings”

    There’s a man drawing pictures
    On the sidewalk with chalk
    Just as fast as he draws ‘em
    Rain come down and wash ‘em off
    “Keep the drinks comin’ girl
    ‘Til I can’t feel anything
    I’m just a chalk mark in a rainstorm
    I’m just the beat of black wings
    (Joni Mitchell “The Beat of Black Wings”-1988)
    ———–
    e su you tube questa:
    http://www.youtube.com/watch?v=JqQlfFuQFXo
    Ciao a tutti

  59. @didò & Miri
    Concordo in pieno su Lolli. Fu vera jattura.
    @ gea
    Attendo ancora un annunciato Brassens. Ricordiamoci che De Andrè senza di lui forse non sarebbe neanche nato. (ma non dimentichiamoci di Trenet, Mouludji, Brel… e dei miei brasiliani De Moraes, De Hollanda ….).
    …..
    Quanto a Leonard Cohen non possiamo ignorare che nasce prima come poeta-scrittore. Tenta la via della canzone in seguito, ed in realtà rimane più poeta che cantante, essendo la sua musica (a volte bella, ma a lungo andare ripetitiva e monotona, fino allo sfascio del testicolo) qualcosa di aggiuntivo, francamente non essenziale: a me da quest’impressione. Non a caso dopo un album di grande successo non vendette più una sega: gli altri erano uguali!!!.

  60. @ carlo.
    ho in approvazione un commento con due links per te. non te lo perdere, please
    🙂
    tra un po’ inizio a elaborare cose, tra cui un pensiero peregrino:
    e la letteratura nelle canzoni?
    ce n’è, ce n’é..

  61. E la pittura nelle canzoni ?

    Starry
    starry night
    paint your palette blue and grey

    look out on a summer’s day
    with eyes that know the
    darkness in my soul.
    Shadows on the hills
    sketch the trees and the daffodils

    catch the breeze and the winter chills

    in colors on the snowy linen land.
    And now I understand what you tried to say to me

    how you suffered for your sanity
    how you tried to set them free.
    They would not listen
    they did not know how

    perhaps they’ll listen now.

    Starry
    starry night
    flaming flo’rs that brightly blaze

    swirling clouds in violet haze reflect in
    Vincent’s eyes of China blue.
    Colors changing hue
    morning fields of amber grain

    weathered faces lined in pain
    are soothed beneath the artist’s
    loving hand.
    And now I understand what you tried to say to me

    how you suffered for your sanity
    how you tried to set them free.
    perhaps they’ll listen now.

    For they could not love you
    but still your love was true

    and when no hope was left in sight on that starry
    starry night.
    You took your life
    as lovers often do;
    But I could have told you
    Vincent
    this world was never
    meant for one
    as beautiful as you.

    Starry
    starry night
    portraits hung in empty halls

    frameless heads on nameless walls
    with eyes
    that watch the world and can’t forget.
    Like the stranger that you’ve met

    the ragged men in ragged clothes

    the silver thorn of bloddy rose
    lie crushed and broken
    on the virgin snow.
    And now I think I know what you tried to say to me

    how you suffered for your sanity

    how you tried to set them free.
    They would not listen
    they’re not
    list’ning still
    perhaps they never will.
    (Don McLean: “Vincent”)

  62. Eccelsi navigatori delle lettere (è che ho fame e tra poco vado in servizio, prima della “pausa elettorale” che mi terrà incatenato al “Seggio Campione 31”, dove annullerò tutto l’annullabile e denuncerò tutto il denunciabile e perderò i soliti tre chili, perchè io non pagherò mai un dietologo – daltronde non sono mai stato più largo di un chiodo – mi basta un Mastella o un Bertynight che mi annullano un parlameno e via, di corsa ai seggi, maledetto catto-comunsta!), non so giocare a poker ma penso di avere una buona mano, però posto sotto che è meglio!

  63. @Letteratura & Musica, dicevamo?
    Questo brano, di una delicatezza indecente, fu composto dal mirabile e controverso scrittore francese Boris Vian per/contro la guerra d’Indocina.
    E’ stato interpretato mirabilmente da, forse l’ultimo dei cantanti/poeti italiani, Ivano Fossati:

    “In piena facoltà
    egregio presidente
    le scrivo la presente
    che spero leggerà.

    La cartolina qui
    mi dice terra terra
    di andare a far la guerra
    quest’altro lunedì

    Ma io non sono qui
    egregio presidente
    per ammazzar la gente
    più o meno come me

    Io non ce l’ho con lei
    sia detto per inciso
    ma sento che ho deciso
    e che diserterò.

    Ho avuto solo guai
    da quando sono nato
    i figli che ho allevato
    han pianto insieme a me.

    Mia mamma e mio papà
    ormai son sotto terra
    e a loro della guerra
    non gliene fregherà.

    Quand’ero in prigionia
    qualcuno mi ha rubato
    mia moglie e il mio passato
    la mia migliore età.

    Domani mi alzerò
    e chiuderò la porta
    sulla stagione morta
    e mi incamminerò.

    Vivrò di carità
    sulle strade di Spagna
    di Francia e di Bretagna
    e a tutti griderò.

    Di non partire più
    e di non obbedire
    per andare a morire
    per non importa chi.

    Per cui se servirà
    del sangue ad ogni costo
    andate a dare il vostro
    se vi divertirà.

    E dica pure ai suoi
    se vengono a cercarmi
    che possono spararmi
    io armi non ne ho.

    Credo, penso, che la traduzione sia dello stesso Fossati, se qualcuno ne sa’ di più ci informi.
    Anche la musica e delicatissima.
    Per ulteriori informazioni cè sempre wikipedia:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Boris_Vian

  64. Proprio qui a Lecco, Fabrizio De André tenne uno dei suoi primi concerti, concertino da camera. In una sala pubblica, triste, Palazzo Falck , si esibì di fronte ad un pubblico “anziano” (i giovani erano pochissimi), suonò alla chitarra, cantò, ma non pronunciò una parola, una sola parola. Timido e impacciatissimo sembrava soffrire come un ammalato quella sua presenza sul piccolo palco. Maglioncino azzurro, un viso pieno di brufoli, ma la sua voce si impose su tutti noi, nonostante il denso silenzio delle pause. Ero lì, ma solo dopo tanto tempo memorizzai il suo nome. Non ricordo l’anno, ero giovanissima, ricordo benissimo il suo pudore e quella sua voglia di essere altrove.

  65. @ Didò
    Il disertore di Boris Vian, è “appeso” accanto al mio pc! Non posso più canticchiarlo perché la mia gatta soffre (e non capisco perché) e mi graffia.
    🙂

  66. @ carlo: arte nelle canzoni
    Rene and georgette magritte
    With their dog after the war
    Returned to their hotel suite
    And they unlocked the door
    Easily losing their evening clothes
    They danced by the light of the moon
    To the penguins, the moonglows
    The orioles, and the five satins
    The deep forbidden music
    Theyd been longing for
    Rene and georgette magritte
    With their dog after the war

    Rene and georgette magritte
    With their dog after the war
    Were strolling down christopher street
    When they stopped in a mens store
    With all of the mannequins dressed in the style
    That brought tears to their immigrant eyes
    Just like the penguins, the moonglows
    The orioles, and the five satins
    The easy stream of laughter
    Flowing through the air
    Rene and georgette magritte
    With their dog apres la guerre
    Side by side
    They fell asleep
    Decades gliding by like indians
    Time is cheap
    When they wake up they will find
    All their personal belongings
    Have intertwined
    Oh rene and georgette magritte
    With their dog after the war
    Were dining with the power elite
    And they looked in their bedroom drawer
    And what do you think
    They have hidden away
    In the cabinet cold of their hearts?
    The penguins, the moonglows
    The orioles, and the five satins
    For now and ever after
    As it was before
    Rene and georgette magritte
    With their dog after the war
    ( paul simon)

  67. letteratura nelle canzoni: mi viene in mente vecchioni, ”per amore mio”

    Ho combattuto il cuore dei mulini a vento
    insieme a un vecchio pazzo che si crede me
    ho amato Dulcinea insieme ad altri cento
    ho cantato per lei, ma perché?

    paolo conte ”hemingway”

    Oltre le dolcezze dell’Harry’s Bar

    e le tenerezze di Zanzibar

    c’era questra strada…

    Oltre le illusioni di Timbuctù

    e le gambe lunghe di Babalù

    c’era questa strada…

    …Quetsa strada zitta che vola via

    come una farfalla, una nostalgia,

    nostalgia al gusto di curaçao…

    …Forse un giorno meglio mi spiegherò…

    …Et alors, Monsieur Hemingway,

    ça va?…

    guccini, ”cirano”

    Non me ne frega niente
    se anch’io sono sbagliato,
    spiacere è il mio piacere,
    io amo essere odiato ;
    coi furbi e i prepotenti
    da sempre mi balocco
    e al fin della licenza
    io non perdono e tocco.

    e non finisce qui..

  68. @gea
    Bella, una tra le mie preferite di Paul Simon, dal mio (suo) album che prediligo: Hearts & Bones. Pensa che all’epoca andai pure a cercarmi le canzoni dei penguins, dei moonglows, degli orioles e dei five satins, i gruppi vocali “doo-wop” degli anni ’50 citati nel testo.

  69. @ Enrico
    Il tuo off-topic era andato in moderazione.
    Per tua fortuna mi sono connesso nell’istante in cui hai postato. E l’ho sistemato (il commento, intendo).

  70. @ Carlo e Gea
    Prima o poi proporrò un gioco finalizzato a eleggere “i dieci testi di canzoni più letterari di tutti i tempi”.
    Indovinate a chi proporrò di fare da notai?
    😀

  71. @gea (2)
    E ti rimando la palla su “pittura e musica” tornando a Joni Mithell (e David Crosby, cui credo si debba la maggior parte delle lyrics di questa):
    He met her in a French cafe
    She slipped in sideways like a cat
    Sidelong glances
    What a wary little stray!
    She sticks in his mind like that
    Saying “Avez-vous un allumette?”
    With her lips wrapped around a cigarette
    Yvette in English saying
    “Please have this
    Little bit of instant bliss”

    He’s fumbling with her foreign tongue
    Reaching for words and drawing blanks
    A loud mouth is stricken deaf and dumb
    In a bistro on the left bank
    “If I were a painter” Picasso said
    “I’d paint this girl from toe to head!”
    Yvette in English saying
    “Please have this
    Little bit of instant bliss”

    Burgundy nocturne tips and spills
    They trot along nicely in the spreading stain
    New chills new thrills
    For the old uphill battle
    How did he wind up here again?
    Walking and talking
    Touched and scared
    Uninsulated wires left bare
    Yvette in English going
    “Please have this
    Little bit of instant bliss”

    What blew her like a leaf his way?
    (Up in the air and down to Earth)
    First she flusters
    Then she frays
    So quick to question her own worth
    Her cigarette burns her fingertips
    As it falls like fireworks she curses it
    Then sweetly in English she says
    “Please have this
    Little bit of instant bliss”

    He sees her turn and walk away
    Skittering like a cat on stone
    Her high heels clicking
    What a wary little stray!
    She leaves him by the Seine alone
    With the black water and the amber lights
    And the bony bridge between left and right
    Yvette in English saying
    “Please have this
    Little bit of instant bliss”
    (Jony Mitchell: “Yvette in English” dal suo album più “pittorico” (già dal titolo “Turbulent Indigo”)

  72. @ Simo
    Minchia, signor tenente…
    Bel testo… me lo ricordo.
    😉
    Ma è meglio il Faletti comico, quello romanziere, quello autore di canzoni (ha collaborato molto con Branduardi) o quello cantante?.
    Stila una classifica, dài.
    Gli altri che ne pensano?

  73. @ Enrico e Didò (ma anche agli altri)
    Andate a rivedere il post!
    Ho inserito le vostre caricature… fuoriuscite dalla magica penna elettronica di Carlo S.
    Quella di Didò è inedita.
    Se vi va potete commentarla.

  74. @Massi…a me Faletti comico non è mai piaciuto(ricordo solo Drive in , però…), ma attore sì, moltissimo (Notte prima degli esami, l’hai visto?)…
    lo lo metterei al primo posto come cantautore (soprattutto con Mina) e al secondo come autore di testi letterari (Io uccido: notevole, Niente di personale tranne gli occhi :così e così, Fuori da un evidente destino: non l’ho letto…)
    Ma Signor tenente per me è un testo meraviglioso in cui è bravissimo come attore più che come cantante…Non trovi?
    Bacio

  75. La poesia, come dice il Buccimpero, non ha bisogno della musica, essendo già lei musica dello spirito, ma, quando accade la fusione tra poesia e musica si raggiungono atmosfere trascinanti. Di solito questo si verifica con il magico fondersi di due autori diversi, come Battisti-Mogol e Toquinho-Vinicius de Moraes. I Beatles, a parte alcuni casi come I’m only sleeping citata da Gregori e Eleanor Rigby, avevano musiche straordinarie ma testi sempliciotti (come loro agli inizi). Traduco una bella creazione dell’ispiratore di De André, Georges Brassens, come omaggio alla componente femminile di Letteratitudine: Penelope.
    Tu, la sposa modello, il grillo del focolare
    tu, che non hai strappi nel tuo vestito da sposa,
    tu l’intrattabile Penelope, seguendo il tuo piccolo simulacro di felicità,
    non ti culli mai, senza ombra di male, in piacevoli pensieri furtivi?
    Dietro le tue tende, nel tuo giusto ambiente
    aspettando il ritorno di un Ulisse di periferia
    china sui tuoi lavori di tela, le sere di tristezza e di malinconia,
    non hai mai in sogno, nel cielo di un altro letto, contato nuove stelle?
    Non hai mai chiamato con desiderio
    l’amorino che passa, che prende per i capelli e racconta bazzecole,
    mette la margherita nell’orto e la mela proibita sui rami del frutteto,
    e lo scompiglio nei tuoi merletti?
    Non hai mai desiderato di rivedere per strada
    quell’angelo, quel demonio che, l’arco alla mano, scocca frecce maligne,
    che restituisce la carne di donna alle statue più fredde,
    le fa cadere dal piedistallo, ne scombussola la virtù,
    porta via la loro foglia di fico?
    Non temere che il cielo ti giudichi male
    non c’è nulla in questo per castigare un cuore
    che batte la campagna e galoppa!
    E’ la colpa comune, il peccato veniale,
    la faccia nascosta della luna di miele
    e il riscatto di Penelope, il prezzo del riscatto di Penelope.

  76. @ Simo
    Hai ragione. Nell’elenco dimenticavo di citare il Faletti attore.
    D’accordo con te. Di Faletti ho letto solo “Io uccido”. È un buon thriller, anche se non credo che Faletti – come ha sostenuto, immagino provocatoriamente D’Orrico – sia il più grande scrittore italiano vivente.
    Faletti è un artista poliedrico… non c’è dubbio. Ma è vero… forse è più bravo come attore.
    Però non glielo dire, altrimenti s’inalbera (ha messo la scrittura al primo posto).
    Bacio a te.

    Ora vi lascio.
    A stasera.

  77. @ massimo
    eccheppalle… 🙂
    suonicchiavo piano e tastiere.
    ho smesso da anni; il pianoforte sta in camera di mia figlia e ogni tanto qualcuno strimpella. non io.
    radio fragola è (era?) una radio comunitaria nata per dare voce al disagio degli utenti dell’ex opp. mischiando più o meno ”sani” e cosiddetti ”malati”, e nelle more facendo un egregio lavoro di diffusione di musica di nicchia.
    io ho trasmesso per quindici anni, e non vi toglierò il dubbio sulla categoria in cui ero inquadrata.
    😀

  78. @ carlo:
    ottimo come sempre. ma solo un dubbio. io credo che didò guidi l’autobus senza mani perché impegnato a suonare il mandolino cantando “rosina dammela”

  79. @Gea,
    bene, Enrico ed io siamo riusciti in un primo intento, quello di far scovare nella memoria quanto la musica d’autore fosse “letteraria”, facendovi andare a caccia dei testi che vi hanno cullato sul cuscino o nelle sere di solitudine e di “luna calante”,
    tirando fuori aneddoti “magici”, come quello di @ Miriam a cui, in un tempo lontano le “apparve” Faber De Andrè (la storia tocca i migliori), ma, ed è tragico che il bidello interroghi gli alunni in assenza persino dei supplenti, vorrei un maggiore impegno, il Preside Maugeri aveva lanciato un intrigante quesito:
    “Cosa ne pensate dei cantanti romanzieri e narratori?”

    Io vado alla mia guerra quotidiana, au bientot!

    @Tessy Scibona,
    grandioso tutto quello che mi hai mandato, ho intenzione di spedirti qualcosa,direttamente nella tua pace senese. Ci sentiamo in privato.

  80. Oops…mentre postavo non mi accorgevo che, tornati dalla pausa pranzo c’erano tutti, corpo docente e preside, manca solo il rettore Sozi.
    Grazie Massimo, esemplare la caricatura del Carlo’s!

  81. Dido’:
    non vale! Hai postato la piu’ bella canzone di De Gregori! Cosi’ certo che… e’ un’eccezione, direi.
    Zagor:
    De gustibus non est disputandum.
    Riversisco vossignori
    Sergio Spiritosus atque Buccimpero
    (Saluti a Gianmario)

  82. @Massimo, in settembre per imbiancare la mia camera ho dovuto svuotare
    la libreria. Molti volumi sono sempre nelle scatole.In esse tenterò di rirtrovare un libretto di famosi poeti che hanno scritto i testi delle canzoni.Eri al corrente che il prof. Franco Fortini, che io veneravo, aveva creato una canzone per Milva dalla chioma di fuoco?.Se riuscirò a ripescare il volumetto ve la trascriverò. Non ti dimenticare la promessa che mi facesti….
    @Didò, grazie attendo fiduciosa la tua sorpresa, oggi ho ricevuto la gradita lettera di tua figlia.Simpaticissimo il disegno di Carlo S. è un vignettista veramente bravo.Sai se dipinge anche? Felice serata a tutti.
    Tessy

  83. Salve a tutti. In una canzone musica e parole sono complementari, per me è difficile scinderle; capita di incontrare bellissime musiche ma con testi scadenti e viceversa (personalmente ritengo ci si possa imbattere più spesso nella prima ipotesi.) Lode e gloria ai vari Buckley, Carly Simon, James Taylor, Carole King così come per Mia Martini, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Dalla. Ecco, già Guccini mi viene difficile perchè lo trovo monocorda ma spesso la musica dipende anche dallo stato d’animo con cui si ascolta. Musica e parole devono coesistere in un giusto mix di sensazioni ed emozioni e spesso le une vanno a soccorso delle altre: non vi capita così nelle canzoni straniere? Abbiamo parlato di Dylan, ma quanti hanno davvero compreso i testi delle sue canzoni? Si sono affidati alla musica, è quella che li ha presi.
    Perciò dico: un testo può definirsi letteratura se trova in noi un nido. Punto. Nel nostro piccolo, noi fruitori, noi senza attestati né benemerenze, noi senza Pulitzer m anoi che facciamo mercato, siamo noi che decidiamo.
    Cantanti romanzieri e narratori? E di che ci stupiamo? Se sei già famoso come cantante (magari hai anche scritto la più grossa fetenzia della Storia) sei già un business. Nella fattispecie, non ritengo Max Pezzali né un granché di cantante né tantomeno un buon musicista ma ecco che BaldiniCastoldiDalai lo assolda. Ma questa è un’altra polemica.

    @Didò: te voglio bene assaje!!!!!!!!!!!!!!!

  84. A priori, è difficile giudicare la qualità di una composizione musicale, come anche quella del testo che l’accompagna, o viceversa.
    Ogni giudizio sarebbe sempre soggettivo. Questo di principio.
    Esistono, di certo, composizioni composte eccellenti, quindi ottima musica con altrettanto ottimo testo.
    Un musicista dovrebbe essere anche poeta, con le stesse buone qualità, per cui chi le possedesse sarebbe un genio e andrebbe considerato particolarmente.
    Ognuno ha poi i suoi gusti, rispecchianti il suo grado d’intendere, le sue necessità sensitive, che variano nel tempo secondo le circostanze nelle quali si trova.
    Qui sostengo Sergio, quando afferma di aver ritrovato alla fine del suo percorso la sua vera e propria identificazione nelle sue origini.
    È un fatto riscontrato che oggi ci creiamo troppe verità e possibilità, causate tutte da una forma di vita che sempre più ci allontana dalle nostre origini e compiti.
    Fino a un certo punto è anche utile e necessario, ma non oltre le proprie capacità d’intendimento, perché potrebbe creare incertezza, illusione e smarrimento, fino al vuoto interiore difficilmente colmabile.
    All’inizio tendiamo a identificarci con i forti stimoli della gioventù, poi, nell’età adulta sentiamo il bisogno di cercare nel groviglio della vita un qualcosa che ci doni un giorno il senso di essersi realizzati.
    È un voler assaporare tutte le possibilità possibili, per poi confrontarle con quelle già conosciute, fino al punto dove, sazi e stanchi degli sforzi fatti ma anche coscienti che i primi interessi e i primi amori erano più forti, genuini e rispecchio della propria origine, ritorniamo a loro per goderli di nuovo con più soddisfazione.
    Qui si chiude il cerchio che ricongiunge la fine con l’inizio. Nel cerchio si definisce e rispecchia la nostra esistenza, che continua nel susseguirsi delle generazioni fino alla sua fine, dove il cerchio si apre e il tutto svanisce nell’incognito.
    Viviamo in un’epoca bizzarra e ingannevole che crea più smarrimento che vero piacere; troppo viene creato per appagare i nostri bisogni, alimentati al loro massimo.
    Non mi vanno le eccessive ovazioni del pubblico, le frequenti interviste alla televisione o sui giornali per mantenere vivo oltre il necessario l’effetto della sensazione creata.
    Anche qui si dovrebbe essere misurati ed equi, di modo che l’artista non venga distolto dalla sua vena creativa, che come sappiamo richiede un animo semplice, sensibile e umile.
    Tra l’artista e il pubblico si stabilisce sempre un rapporto emotivo, dal quale possono sorgere dipendenze insane; ritengo quindi utile mantenere l’equilibrio nell’eseguire come nel concedere, di modo che tutti ne traggano un profitto utile.
    Non di rado, sono proprio i tifosi a rovinare gli artisti con il loro sostenimento ed entusiasmo smisurato, i promotori con le loro richieste eccessive, con il risultato finale di bloccarli psichicamente e spegnere la loro creatività.
    L’artista, prima un vulcano in piena eruzione nel suo momento creativo, diventa dopo arido e chiuso all’ispirazione della sua fantasia.
    La fantasia è come la dea dell’amore, gelosa e suscettibile; dona immensamente, ma castiga inesorabilmente il suo amante inabile, infedele e trasgressore.
    Saluti a tutti.
    Lorenzo

  85. ragazzi non so se ho visto bene perchè ci sono molti commenti, ma mi sembra che nessuno di voi, dico nessuno, ha pensato al grande Giorgio Gaber!
    abbiamo citato Faletti con una canzone, che tra l’altro è più scrittore che cantante. anche perchè la canzone non è letteratura, ma un minimo di melodia ce la mettiamo?

    cmq a parte tutto, vi consiglio di ascoltare la poesia vera dei maestri mogol battisti.
    QUESTO INFERNO ROSA

    Non ferirmi no, non farlo mai più.
    I baci tranquillizzanti mi buttano giù.
    Tu vuoi mostrare a tutti l’amore che c’è fra noi,
    una medaglia al valore che da sola ti dai.
    Adesso che hai una casa un uomo e una reputazione,
    padrona, padrona anche del tuo padrone.
    vorresti che ti seguissi nel goder con distinzione
    di tutti i frutti della vita quasi quasi compresi quelli colti da altre dita
    No non sei più tu
    E la memoria impertinente mi riporta là
    a una ragazza fra la gente smagliante di libertà.
    Le parolacce le risate le corse e poi tu mia
    se fossi un altro uomo direi: poesia.
    E quando con un salto tu sei piombata tra le braccia mie
    ti sei spogliata senza trovare né scuse né bugie
    e quando per scherzare dissi “Quanto vuoi?”
    Tu rispondesti seria “L’amor che puoi!”.
    La disinvoltura che adesso tu hai
    ha come radici gli spiccioli miei.
    Le mura di un castello hai alzato intorno a noi
    e olio bollente sugli altri getti ormai
    scegliendo i nostri amici un computer diventi per l’occasione
    e chi hai scartato per te è un barbone
    mi offri la fedeltà su un piatto decorato di mille attenzioni
    come dire “hai comprato e ora godi le tue prigioni”
    Vola la mia mente a qualche anno fa
    a una esplosione dirompente di vitalità
    a quando per punir quel moralista dell’ultimo piano
    tu improvvisamente gli mostrasti il seno!
    E quando ancor piangendo per l’emozione tu
    cantando Fratelli d’Italia gridasti “io non ti lascio più!”
    e la violenza con la quale mi abbracciasti un giorno,
    un giorno quando non conoscevo questo rosa inferno

    chiamatele….se volete… emozioni!

  86. Allora, visto che ho lanciato il discorso sulle donne, vi invito ad ascoltare e a leggere la già menzionata “Sara” di Stevie Nicks. Vi scrivo qui di seguito il link e il testo della canzone.

    http://www.youtube.com/watch?v=3BTomqsanSM

    “SARA” (Stevie Nicks)

    Wait a minute baby…
    Stay with me a while
    Said you’d give me light
    But you never told me about the fire

    Down there, in the sea of love
    Where everyone would love to drown
    But now it’s gone
    It doesn’t matter what for
    When you build your house
    Then call me home

    And it was just like a great dark wind
    Within the wings of a storm
    I think I had met my match — he was singing
    And undoing, and undoing the laces
    Undoing the laces

    He said Sara, you’re the poet in my heart,
    Never change, never stop
    But now it’s gone
    It doesn’t matter what for
    But when you build your house
    Then call me home

    Hold on
    The night is coming and the starling flew for days
    I’d stay home at night all the time
    I’d go anywhere, anywhere, anyway
    Ask me and I’m there, yeah
    Ask me and I’ll be there, ‘cause I care

    In the sea of love
    Where everyone would love to drown
    But now it’s gone
    They say it doesn’t matter anymore
    If you build your house
    Then please call me home

    Sara, you’re the poet in my heart
    Never change, and don’t you ever stop
    But now it’s gone
    No, it doesn’t matter anymore
    When you build your house
    I’ll come by

    (there’s a heartbeat
    and it never really died…..
    would you swallow all your pride?)
    All I ever wanted
    Was to know that you were dreaming

  87. Buccimpero, ma davvero hai fatto parte di un complesso rock? Era forse Curzio Rufo e i Legionari? E tu eri il famoso solista Sotio Pannonius che lanciò l’hit ‘Bucina tenebras canens’?
    Vale.

  88. Prima di fare la velina assira nel quarto secolo, cantavo in un coro polifonico. Mottetti dell’insuperabile Giovanni Pierluigi da Palestrina, messe di Orlando di Lasso, Monteverdi e i suoi madrigali, frottole e villanelle… e l’immancabile repertorio natalizio. Due cd, concerti, messe… poi altri due cd di canti religiosi. Adesso canto in un costituendo coro lirico.
    Quando canti capisci che il canto è unione profonda – sillabica, metrica, semantica… – di parola e musica. Il madrigale ad esempio è una forma poetica E musicale. Siamo noi ad aver scisso i due aspetti. Il sonetto e la canzone – lo dice la parola stessa! – si suonavano e cantavano e perfino danzavano… pensiamo alle ballate! Pensiamo al canto gregoriano e alla sua “cantillazione”… Alle laude, che diventarono drammatiche e venivano quindi rappresentate in forma di sacre rappresentazioni.
    Condivido molto di quello che scrivono Sergio e Stefano.
    LAURAAAAAAAA!!! Io amo Battiato senza condizioni… Che ne dite del testo de “La cura”? Sgalambro filosofo si può discutere – e cantante?! E dicitore!? I vascelli facaponti… – però ha scritto un testo che mi mette i brividi addosso.
    Faletti cantante sì, comico mi piaceva, scrittore è alla Jeffrey Deaver…

  89. Cinzia e Silvia e Laura: che ne dite di “Stranizza d’amuri”?
    Io adoro Mozart, Bach, Beethoven, il repertorio della polifonia vocale italiana e fiamminga perché l’ho cantato e vi assicuro che la scrittura se ne giova. Sentire soprani contralti tenori bassi che si intrecciano si inseguono in linee vocali meravigliose sottolineando il testo sacro o profano ti aiuta a ricercare la polifonia nella scrittura, le varie voci, i registri linguistici. Registro è una parola derivata dalla musica, come tante altre che crediamo poetiche o in genere letterarie.

  90. Il “Te Deum” di Cherpentier, “Requiem” di Mozart e Verdi, l’opera… lo swing in blocco e Gershwin…
    E poi andiamo al leggero: Whitney Houston, Céline Dion e Mariah Carey mi piacciono per le voci non certo per i testi, Giorgia e De Gregori -“Generale” è un capolavoro!!! – il “Cirano” di Guccini, Battiato senza riserve, Battisti-Mogol… Ma io ero quella degli Europe! Elio e le Storie tese, canzoni dello Zecchino d’oro e dei cartoni animati… In macchina da me si ascolta di tutto! Fino a ieri avevo Lucia di Lammermoor, il best dei Cranberries, Vivaldi… Ho avuro anche Checco Zalone e i cd di W Radio 2!!!

  91. Cantanti scrittori?
    Molto prima di Max Pezzali e di faletti:
    – Bob Dylan : “Tarantula”scritto tra il 1965 e il 1966 e pubblicato nel 1971, “Tarantula è un’opera composita che raccoglie versi, apologhi, giochi di parole, parabole, mostrando gusto del nonsense e saggezza zen. Un’opera pensata, strutturata e agita con la deliberata intenzione di sfidare la lingua scritta e di condurla ai limiti estremi dell’ambiguità fonetica e del senso”.
    -John Lennon: Nel 1964 viene pubblicato il primo libro di John Lennon: “In His Own Write” diventando istantaneamente un best-seller. In Italia il libro viene presto tradotto e pubblicato dalla Longanesi con il titolo “Vivendo Cantando”: si tratta di nonsense, di mini racconti molto surreali, un pò alla “Pere Ubu”, e di disegni assurdi, che a me piacevano molto. Nel 1965 segue il secondo libro: “A Spaniard In The Works”.
    Del mio adorato Chico Barque segnalo tre romanzi: Disturbo, Benjamin e Budapest.

    Ma fra tutti segnalo Francesco Guccini e i suoi gialli scritti a quattro mani con Loriano Macchiavelli. Io ne ho letti 4 (non so se siano tutti) e sono tutti validissimi, anche se il primo “Macaronì” è quello che mi ha colpito di più: una storia ambientata tra la fine anni ’30 e gli anni ’80, fra la Francia degli italiani esuli dal fascismo (e con al centro dei fatti la storica strage di Aigues-Mortes) e l’appennino tosco emiliano (la zona intorno a Porretta, tanto cara al cantautore di Pavana). Ma sono tutti e 4 storie gialle ambientate in quelle campagne e tra quelle montagne, che hanno nel maresciallo Santovito, trapiantato lì dalla Campania per “punizione” dal regime, ma perfettamente ambientato: un protagonista memorabile dalle caratteristiche dimesse e melanconiche. Ma anche un’ambientazione unica, intrisa di quella cultura contadina che ci rimanda al Guccini nostalgico che forse conosciamo di più.

  92. quoto carlo per quanto riguarda dylan e guccini, e aggiungerei il liga.
    fuori e dentro il borgo è bellissimo

  93. Musica e parole…un abbinamento che, per me, è sempre stato più che magico. A mio parere, un testo musicale, può essere paragonato ad un vero e proprio testo letterario. Soprattutto se parliamo di Dylan o De Gregori(anche Jovanotti, a volte, si produce in canzoni che mi trasmettono tanto). Non so se voi lo avete mai ascoltato ma, a tutti gli amanti della musica(soprattutto quella strumentale), consiglio Yann Tiersen…un compositore francese che mi ha letteralmente rapito. Nel suo caso, però, non si può parlare di testo perchè, come vi ho appena scritto, la sua è musica strumentale, senza parole (a parte rare eccezioni). Io lo trovo molto indicato per scrivere; quando lo ascolto le parole mi vengono da sole. Anche Liga, però, è da considerare un poeta della canzone(e in questo quoto Carlo e gea).
    Saluto a Massimo e buona serata a tutti

  94. Gianmario, si’, il gruppo era quello, ma il successo s’intitolava ”Vox clamantis in deserto”. La suonammo cosi’ tante volte che spunto’ una specie di Sahara fuori Roma, verso la borgata del Trullo. Lo stesso luogo in cui, un torrido giorno che eravamo li’ a soliloquiare, quel furbo di Rodari ambiento’ ”La torta in cielo”. Che consumammo assieme ad altri malcapitati beneficati.
    E’ una storia triste, sai?

  95. personalmente ho un grande amore per i pearl jam.
    questa secondo me ha un testo bellissimo.
    ho visto in giro poesie peggiori.

    WISHLIST

    I wish I was a neutron bomb, for once I could go off
    I wish I was a sacrifice but somehow still lived on
    I wish I was a sentimental ornament you hung on
    The Christmas tree, I wish I was the star that went on top
    I wish I was the evidence, I wish I was the grounds
    For 50 million hands upraised and open toward the sky

    I wish I was a sailor with someone who waited for me
    I wish I was as fortunate, as fortunate as me
    I wish I was a messenger and all the news was good
    I wish I was the full moon shining off a Camaro’s hood

    I wish I was an alien at home behind the sun
    I wish I was the souvenir you kept your house key on
    I wish I was the pedal brake that you depended on
    I wish I was the verb ‘to trust’ and never let you down

    I wish I was a radio song, the one that you turned up
    I wish…I wish…I wish…I wish…
    I guess it never stops

    http://www.youtube.com/watch?v=8r01YiEgNa0

  96. Egregio Massimo,
    il tema “letteratura e musica” è estremamente interessante e davvero ampio e profondo.
    Tuttavia si possono fare solo alcuni cenni per quanto riguarda le nostre generazioni mettendo in parallelo fra loro le arti quali letteratura, pittura, musica e quant’altro abbiamo chiamato il POP dell’ultimo quarto di secolo oramai trascorso.
    Anni sessanta: mia madre cantava malinconica “la lontananza sai è come il vento….” con quella teatralità di Domenico Modugno con una mano rivolta all’infinito e l’altra che stringeva il microfono, lei e quelli come lei a bordo di una fiat nuova di zecca al sabato pomeriggio con capigliature ben laccate per le donne e giacca e cravatta per gli uomini erano pronti all’acquisto di frigoriferi, televisori e lucidatrici, mentre i caroselli stringevano le famiglie nelle serate d’inverno.
    La polaroid ci ha immortalati tutti quanti in foto istantanee, veloci come le catene di montaggio e le fabbriche di un Italia economicamente raggiante, industriale, un click anche per le lotte di piazza, i figli dei fiori, le generazioni beat, le donne magrissime coi capelli corti e uomini ossuti dai capelli lunghi, arrivava anche l’eco di un’ America che segnava il passo accendendo la fiaccola della statua della libertà; qualcuno come Janis Joplin o Jimmy Hendrix illuminarono il firmamento con le loro poesie in musica, ma le loro anime avevano troppo bisogno d’amore e non opposero sufficiente resistenza ad sistema che finì per eliminarli proprio come si fa con una lattina di coca cola dopo il suo uso o il tomato o qualsiasi altro prodotto di breve durata.
    Il discorso prende una piega che, come gli anelli di una catena, unisce l’arte, l’economia, l’etica, la cultura, i rapporti fra le generazioni ed è forse importante ritornare su che cosa contribuisce alla memoria delle nostre stagioni, alla bellezza di certi momenti della nostra vita. Infatti molti ricordi sono indelebili.
    Cantautori italiani con i quali è cresciuta la mia generazione ce ne sono tanti, gruppi stranieri, canzoni d’epoca che fanno ancora ballare, tormentoni che hanno accompagnato i nostri umori, a volte le canzoni oltre a quanto può essere osservato e studiato musicalmente, hanno la fantastica capacità di dipingere un immagine, di descrivere una scena, di rimanere comunque impresse grazie ad altri connotati artistici, e quindi hanno una rilevante importanza per la capacità di rimanere nelle pagine della storia e della memoria collettiva.
    Secondo me, infatti, ci sono cantautori più vicini ad una specifica arte quale potrebbe essere la pittura o la letteratura, per esempio mi viene in mente la Donna Cannone di Francesco De Gregori: chi non ha mai pensato idealmente a questa figura descritta nel canto che cicciona vola fra le nuvole?
    E’in questo senso che avviene la cosiddetta incisione che non è solo discografica ma che si traduce come una vera e propria simbiosi fra la letteratura, la pittura, la fotografia, il cinema e quanto rimane veramente importante nella nostra vita.
    Per ampliare il discorso da un punto di vista sociologico bisogna sottolineare la grande responsabilità soprattutto di carattere morale che hanno i comunicatori di massa, esponenti di punta di un movimento o di qualsiasi forma artistica e della quale spesso ne è stata ignorata l’importanza.

    @ Zauberei
    Guarda che Battiato Franco ha scritto anche altre belle canzoni d’amore! Per esempio c’è una canzone che s’intitola La preda (Gommalacca) che ti consiglio vivamente di ascoltare.

  97. Maria Lucia,
    mi stai facendo venire una di quelle orticanti curiosita’ di sentire la tua voce alle prese magari con un madrigale. Fatti sentire!
    Sergio

  98. Io Battiato lo vedrei con indosso una tunica a parlar di daimonon e maieutica con Socrate, fra colonne bombate e giardini popolati di statue dell’Egioco e del Pie’ Alato. Come uomo moderno non convince, nononono…

  99. Segnalo che anche tra le semplici ‘canzonette’ vi sono casi in cui poesia e musica si fondono ad alto livello, anche senza cantautori. Due mi vengono in mente: Les feuilles mortes con parole di Jacques Prevert (!) e quel gioiellino di Moonlight in Vermont in cui pochi versi affrescano una musica raffinata, poche pennellate che creano la visione di un luogo.

  100. @Maria Lucia
    Anche io ho cantato in un coro: soprattutto madrigali e villanelle (Orazio Vecchi, Orlando di Lasso, Luca Marenzio..), ma anche Brahams.
    Io ho una voce profonda, di basso, ma c’era posto solo tra i tenori e così
    facevo una gran fatica. E mi sono convertito al sassofono (contralto).
    Ciao.

  101. Credo di avervelo già raccontato… anni fa anch’io avevo la mia band. All’epoca produssi un centinaio di canzoni: testi e musiche. Suonavo la chitarra ritmica e cantavo. Mi ricordo una strampalata formazione con Roberto Rapisarda (l’attuale bassista dei Volver alla batteria) e Davide La Rocca (oggi pittore di fama europea) al basso.
    In quegli anni Carmen Consoli si esibiva nei pub della città.

  102. @Didò è qui!
    Mi rendo conto che il silenzio del mio sodale @ Gregori è dovuto allo sfarfallamento in cui siete caduti o alla pinta di whisky che si è ingollato e che gli fa credere di essere Mahavisnu Jhon mc Laughlin (tra poco mi telefona urlando “Cazzo Santana, dove sei? Ehi Carlos, non trovo più il plettro e dovrei anche andare in bagno)!

    Figlioli,
    lo devo dire io? Letteratura e musica! Non musica, per quello c’è Luzzatto Fegiz sul Corriere che è fermo ai New Dada e a Mal dei Primitives.
    Mi piazzate testi in inglese, senza traduzione, io napoletano sono, conosco due lingue (napoletano & italiano) e un dialetto, il “parlese” anglo-napoletano che si parlava nel dopoguerra, cioè:
    “Quando, good good good, ‘cchiù black dà midnght nun’ po’ get back”*
    (*Quando, buono buono buono, più nera della mezzanotte non può venire).

    Tirate fuori Mogol e Sgalambro? Quella è poesia, come i mattinali della Questura sono letteratura noir.
    Volete uno scrittore?
    C’è Jannacci!
    “Faceva il palo” è un racconto di mala in tre minuti; “Vincenzina e la Fabbrica”, un dramma popolare in due minuti (era anche il motivo del film “Romanzo popolare”):
    “Vincenzina davanti alla fabbrica,
    Vincenzina il foulard non si mette più.
    Una faccia davanti al cancello che si apre già.
    Vincenzina hai guardato la fabbrica,
    come se non c’è altro che fabbrica
    e hai sentito anche odor di pulito
    e la fatica è dentro là…
    Zero a zero anche ieri ‘sto Milan qui,
    sto Rivera che ormai non mi segna più,
    che tristezza, il padrone non c’ha neanche ‘sti problemi qua.
    Vincenzina davanti alla fabbrica,
    Vincenzina vuol bene alla fabbrica,
    e non sa che la vita giù in fabbrica
    non c’è, se c’è com’è ?

    e “quelli che…” bhe, se quel testo, oltre ad essere “letteratura popolare” non è anche un trattato sociologico, una preveggente disamina di quello che saremmo stati, bhe allora il biscione di Arcore è un cigno fatato:

    “Quelli che cantano dentro nei dischi perche’ ci hanno i figli da mantenere, oh yes!
    Quelli che da tre anni fanno un lavoro d’equipe convinti d’essere stati assunti da un’altra ditta, oh yes!
    Quelli che fanno un mestiere come un altro.
    Quelli che accendono un cero alla Madonna perche’ hanno il nipote che sta morendo, oh yes!
    Quelli che di mestiere ti spengono il cero, oh yes!
    Quelli che Mussolini e’ dentro di noi, oh yes!
    Quelli che votano a destra perche’ Almirante sparla bene, oh yes!
    Quelli che votano a destra perche’ hanno paura dei ladri, oh yes!
    Quelli che votano scheda bianca per non sporcare, oh yes!
    Quelli che non si sono mai occupati di politica, oh yes!
    Quelli che vomitano, oh yes!
    Quelli che tengono al re.
    Quelli che tengono al Milan, oh yes!
    Quelli che non tengono il vino, oh yes!
    Quelli che non ci risultano, oh yes!
    Quelli che credono che Gesu’ Bambino sia Babbo Natale da giovane, oh yes!
    Quelli che la notte di Natale scappano con l’amante dopo aver rubato il panettone ai bambini, oh yes!
    Intesi come figli, oh yes!
    Quelli che fanno l’amore in piedi convinti di essere in un pied-a-ter, oh yes!
    Quelli, quelli che sono dentro nella merda fin qui, oh yes! Oh yes!
    Quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro, oh yes!
    Quelli che, quelli che non possono crederci neanche adesso che la terra e’ rotonda, oh yes!
    Quelli che non vogliono tornare dalla Russia e continuano a fingersi dispersi, oh yes!
    Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yes!
    Quelli che non vogliono arruolarsi nelle SS.
    Quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire, oh yes!
    Quelli che dicono “la mia serva”, oh yes! Oh yes!
    Quelli che organizzano la marcia per la guerra, oh yes!
    Quelli che organizzano tutto, oh yes!
    Quelli che perdono la guerra… per un pelo, oh yes! Oh yes!
    Quelli che ti vogliono portare a mangiare le rane, oh yes!
    Quelli che sono soltanto le due di notte, oh yes!
    Quelli che hanno un sistema per perdere alla roulette, oh yes!
    Quelli che non hanno mai avuto un incidente mortale, oh yes!
    Quelli che non ci sentiamo, oh yes!
    Quelli diversi dagli altri, oh yes!
    Quelli che puttana miseria, oh yes!
    Quelli che quando perde l’Inter o il Milan dicono che in fondo e’ una partita di calcio e poi vanno a casa e picchiano i figli, oh yes!
    Quelli che dicono che i soldi non sono tutto nella vita, oh yes!
    Quelli che qui e’ tutto un casino, oh yes!
    Quelli che per principio non per i soldi, oh yes! Oh yes!
    Quelli che l’ha detto il telegiornale, oh yes!
    Quelli che lo statu quo che nella misura in cui che nell’ottica, oh yes!
    Quelli che non hanno una missione da compiere, oh yes!
    Quelli che sono onesti fino a un certo punto, oh yes!
    Quelli che fanno un mestiere come un altro.
    Quelli che aspettando il tram e ridendo e scherzando, oh yes!
    Quelli che aspettano la fidanzata per darsi un contegno, oh yes!
    Quelli che la mafia non ci risulta, oh yes!
    Quelli che ci hanno paura delle cambiali, oh yes!
    Quelli che lavoriamo tutti per Agnelli, oh yes!
    Quelli che tirano la prima pietra, ma che anche la seconda,la terza, la quarta e dopu? E dopu se sa no…
    Quelli che alla mattina alle sei freschi come una rosa si svegliano per vedere l’alba che e’ gia’ passata.
    Quelli che assomigliano a mio figlio, oh yes!
    Quelli che non si divertono mai neanche quando ridono, oh yes!
    Quelli che a teatro vanno nelle ultime file per non disturbare, oh yes!
    Quelli, quelli di Roma.
    Quelli che non c’erano.
    Quelli che hanno cominciato a lavorare da piccoli, non hanno ancora finito e non sanno che cavolo fanno, oh yes!
    Quelli li’…

    ‘notte, non fate chiasso che il Greg dorme!

  103. Carlo ex-Speranza: le villanelle! In famiglia qui a Lubiana di tanto in tanto ascoltiamo quelle dialettali napoletane (splendide) eseguite dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare (De Simone). Bravo, vecchio mio! Metti il sassofono a letto e scatena l’ugola!

  104. Credo di intuire il ragionamento di didò. Egli, ritengo, divide tra poesia e poetica efficace.
    Anche io, rimanendo negli italiani, ho avuto sempre l’impressione che Mogol appartenesse più alla seconda (ma encomiabile) categoria. Forse è stato poeta per esempio in “Emozioni” o ne “I giardini di marzo”, laddove in “Una donna per amico” o “Acqua azzurra acqua chiara” è stato efficacissimo paraculo.
    Ci si potrebbe chiedere, poi, quanto quei testi avessero potuto funzionare senza la musica di Battisti, ma il dibattito ci esaurirebbe il tempo concessoci su questa terra.
    Qualcuno, più in alto, ha citato Jimi Hendrix.
    Che il mancino di Seattle era e rimarrà famoso per aver cambiato il modo di interpretare la chitarra elettrica non c’è dubbio.
    Ma spesso egli si dedicava ai testi con una cura particolare. Qui sotto riporto un esempio che sa di “Cormac McCarthy”. Eppure, all’epoca, del sommo de “La strada” non se ne sapeva granché.

    “Yeah, la sua chitarra a tracolla
    I sui stivali polverosi nella sua Cadillac
    I capelli lucenti soffiati dal vento
    Non aver visto un letto da così tanto tempo è una pazzia
    Andò via di casa a 17 anni
    Aveva tanto bramato di vedere il resto del mondo
    Ma tutti conoscono il Capo
    Una pietra che rotola senza muschio

    Voi probabilmente lo chiamerete vagabondo
    Ma non è così semplice
    E’ un figlio della strada, yeah

    Adesso qualcuno dice che aveva una ragazza a casa
    Che si è presa gioco di lui e gli ha fatto male
    Mi hanno detto che lei l’ha ferito molto
    Lei l’ha reso triste
    Non potrei dire cosa gli passasse per la mente
    In ogni caso ha lasciato il mondo alle sua spalle
    Ma tutti conoscono la solita vecchia storia
    In amore ed in guerra non si può perdere con gloria

    Adesso lo chiamerete vagabondo
    Ma io so che non è così semplice
    E’ un figlio della strada

    Vai avanti fratello
    Ancora un passo

    La sua vecchia chitarra a tracolla
    I suoi stivali polverosi nella sua Cadillac
    I capelli lucenti soffiati dal vento
    Non aver visto un letto da così tanto tempo è una pazzia

    Adesso potrete chiamarlo vagabondo
    Ma io so che non è così semplice
    E’ un figlio della strada

    Vai avanti fratello
    Non lasciare che nessuno ti fermi
    Figlio della strada
    Yeah Yeah Yeah
    Figlio della strada
    Cammina lungo l’autostrada
    Figlio della strada
    Yeah Yeah Yeah
    Figlio della strada”
    (Jimi Hendrix-Highway chile”

  105. Una delle più belle canzoni mai scritte per una donna a mio avviso merita di essere citata:
    jovanotty
    A te che sei l’unica al mondo
    L’unica ragione per arrivare fino in fondo
    Ad ogni mio respiro
    Quando ti guardo
    Dopo un giorno pieno di parole
    Senza che tu mi dica niente
    Tutto si fa chiaro
    A te che mi hai trovato
    All’ angolo coi pugni chiusi
    Con le mie spalle contro il muro
    Pronto a difendermi
    Con gli occhi bassi
    Stavo in fila
    Con i disillusi
    Tu mi hai raccolto come un gatto
    E mi hai portato con te
    A te io canto una canzone
    Perché non ho altro
    Niente di meglio da offrirti
    Di tutto quello che ho
    Prendi il mio tempo
    E la magia
    Che con un solo salto
    Ci fa volare dentro all’aria
    Come bollicine
    A te che sei
    Semplicemente sei
    Sostanza dei giorni miei
    Sostanza dei giorni miei
    A te che sei il mio grande amore
    Ed il mio amore grande
    A te che hai preso la mia vita
    E ne hai fatto molto di più
    A te che hai dato senso al tempo
    Senza misurarlo
    A te che sei il mio amore grande
    Ed il mio grande amore
    A te che io
    Ti ho visto piangere nella mia mano
    Fragile che potevo ucciderti
    Stringendoti un po’
    E poi ti ho visto
    Con la forza di un aeroplano
    Prendere in mano la tua vita
    E trascinarla in salvo
    A te che mi hai insegnato i sogni
    E l’arte dell’avventura
    A te che credi nel coraggio
    E anche nella paura
    A te che sei la miglior cosa
    Che mi sia successa
    A te che cambi tutti i giorni
    E resti sempre la stessa
    A te che sei
    Semplicemente sei
    Sostanza dei giorni miei
    Sostanza dei sogni miei
    A te che sei
    Essenzialmente sei
    Sostanza dei sogni miei
    Sostanza dei giorni miei
    A te che non ti piaci mai
    E sei una meraviglia
    Le forze della natura si concentrano in te
    Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
    Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
    A te che sei l’unica amica
    Che io posso avere
    L’unico amore che vorrei
    Se io non ti avessi con me
    a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un immenso piacere,
    a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
    a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
    a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
    a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
    a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei…
    e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei…sostanza dei sogni…

  106. se non è letteratura questa!

    Ciao e complimenti per l’iniziativa, molto interessante!!!
    continuate cosi’!

  107. @ Corrado:
    non mi sembra tanto bella! a te a te a te …tu sei tu sei tu sei…insomma a questo tutto sembra corrispondere un parter da niente…. roba da scappare via e di corsa!!!! ( sto sorridendo, ciao)
    🙂

  108. Scopro che gli amici di letteratitudine sono anche una bella band: Sax Speranza, Simo Roland, Max Gibson, Sergiej Tromba, Gregory Fender, Zaube flauto (magico) e Didò…al Passaggio a livello. Testi di Miriam, Tessy e Gea, musiche collettive. Ed io? Una volta (aC) facevo parte del gruppo Gneo Pompeo e le Catapulte Flosce, poi mi hanno buttato fuori (suonavo il bombardino); se volete, mi posso riproporre, ma temo che i risultati sarebbero esiziali. Ciao.

  109. @ Massimo Maugeri
    Ciao Massimo….pensavo che sarebbe bello che anche i siciliani di Letteratitudine facessero un incontro per conoscersi.
    Per esempio la sottoscritta abita a Riposto (che non è così lontano da Catania) e mi piacerebbe conoscere Simona, Maria Lucia, Zappulla e molti altri che scrivono.
    A Roma se sò magnati la pizza…..addirittura qualcuno ha fatto chilometri !!!!
    Cerca di organizzare qualcosa dai!!!!!!!
    Ciao
    Rossella

  110. Rossella… allora sei compatriota di Franco Battiato!!!
    Dai Massi…
    Comunque, se volete un consiglio venite a Siracusa… vi consiglio la cucina di Simo – e Massimo ne sa qualche cosa!!! Ciao Massi e Agata!
    🙂
    Corrado, se un uomo mi dedicasse “A te” e “La cura” ci farei un pensierino…
    🙂

  111. Carlo, i bassi bravi sono oro, ma in tutti i cori del mondo statisticamente c’è penuria di tenori! Chissà che vuol dire? Io sto cantando da contralto in questo periodo… sigh! Necessità obbliga lavoro di squadra. Coro è disciplina, rispetto, passione condivisa…
    ML

  112. @ Gianmario, Ho la voce da Mario Biondi col raffreddore.
    @Gea & Carlo’s, perhè fate di tutto per farmi complimentare con quel ruvido bandito di Gregori?
    Perchè postate snobbisticamene brani in inglese, facendovi massacrare dalla traduzione della stupenda “Highway chile” prodotta dal rostro della nave romana “Il Messaggero”?

  113. @@Massimo,
    anche i notai vanno votati:
    “@ Carlo e Gea
    Prima o poi proporrò un gioco finalizzato a eleggere “i dieci testi di canzoni più letterari di tutti i tempi”.
    Indovinate a chi proporrò di fare da notai?”

    Squalifico subito Carlo & Gea, per manifesta incapacità di tradurre testi che non siano quelli di “Caparezza” e propongo @ Miriam, mia ultima fiamma, come primus notabile, poi se qualcuno fa una cordata per Gregori , bhè, obtorto collo lo voterò, il vaccinaro!

  114. Non ho capito una mazza di quello che dice didò. A scanso di equivoci comunico che non farò da giudice nè da notaio nè da ragioniere nè da computista ad alcun tipo di competizione. Ma appongo questo omaggio.

    “Allora perché mi tieni per mano stanotte?
    Non voglio andare lontano
    Sto solo dormendo nella stanza di servizio
    Ti manderò messaggi quasi ogni giorno
    E chi ero io, per sopravvivere, per sempre?
    Non avevo promesso di tenere il passo.
    Non in questa vita, piccola
    Ma staremo sempre assieme:
    sarà una specie di paradiso che si vedrà sul tuo viso
    Allora perché mi tieni per mano stanotte?
    Dunque, mi sento così freddo al tatto?
    I miei occhi focalizzano un qualche punto lontano?
    Perché trovo difficile parlare tanto?
    E chi ero io per sopravvivere per sempre?
    Non avevo promesso di tenere il passo
    Ma staremo sempre assieme:
    sarà una specie di paradiso che si vedrà sul tuo viso.

    Allora perché mi tieni per mano stanotte?
    Non voglio andare lontano
    Sto solo dormendo nella stanza di servizio
    Ti manderò messaggi quasi ogni giorno
    E chi ero io, per sopravvivere, per sempre?
    Non avevo promesso di tenere il passo.
    Non in questa vita, piccola
    Ma staremo sempre assieme:
    sarà una specie di paradiso che si vedrà sul tuo viso”.

    (Jethro Tull – At last, forever)

  115. Ho dimenticato di inserire i vocalists nella Literatitude Big Band: Mary Lucy Curl e Francis Sundy. A proposito, Maria Lucia, ho preso atto della tua straordinaria passione per la musica, ma come fai a conciliare Bach e Zarrillo?

  116. @Gregò,
    Massimo ha proposto una delle sue cose di “quando ritorna dalla zia Santuzza ad Aci Trezza, che la zia ci feci mangiare le pastedimandorle con tanto zibibbo” e cioè:

    “@ Carlo e Gea
    Prima o poi proporrò un gioco finalizzato a eleggere “i dieci testi di canzoni più letterari di tutti i tempi”.
    Indovinate a chi proporrò di fare da notai?”
    e io poi ho detto:


    Squalifico subito Carlo & Gea, per manifesta incapacità di tradurre testi che non siano quelli di “Caparezza” e propongo @ Miriam, mia ultima fiamma, come primus notabile, poi se qualcuno fa una cordata per Gregori , bhè, obtorto collo lo voterò, il vaccinaro!”

    Non si usa più bere “Citrosodina Granulare”, quelli erano i tempi di Mauro Caputo, fatti mezzo kg di Geffer, vedrai che lo digerisci il blob che ti sale in gola dei Castelli Romani (e bevetevi un po’ di Falanghina a Roma, eh che sarà mai, mica siete genovesi!)

  117. Segnalo questo”fulmine” di Nico Orengo
    (in tema con il post)

    FULMINI
    11/4/2008

    Dylan il poeta del niente

    di NICO ORENGO

    Il Pulitzer a Bob Dylan si spera cancelli un equivoco durato anche troppo. Quello di chiedersi se il cantautore sia un poeta d’alloro. Con Dylan sembrava ovvio domandarselo, le parole e i suoni delle sue canzoni costituiscono una lunga colonna sonora della Storia militare e sociale dei nostri anni. «Avevo cominciato dal niente», scrive Dylan nella autobiografia «Chronicles» (Feltrinelli). Un «niente» che andava a cercarsi Omero e Villon, il Modern Jazz Quartet e frasi di Malcolm X, con l’ingordigia che nel «niente» ci stanno storie e canzoni con la chitarra o la fisarmonica.

    (fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 12 aprile)

  118. Mary Lucy Curl… o Curls. Mi piace, Gianmario!
    La musica è come la letteratura: è bello quel che piace…
    Di Zarrillo mi piace “Cinque giorni” e qualche altra…
    A volte la semplicità di una “canzonetta” riesce ad esprimere quello che complichiamo o intellettualizziamo troppo, non credete?
    Adesso sto ascoltando hit anni ’80 anche se al coro stiamo studiando una Messa in sol di Schubert. Lo Spirito soffia dove vuole e non c’è strumento tanto disprezzabile da non poter essere utilizzato…

  119. @Massimo Maugeri

    Si sono io: “lo spirito con la scure”, Cico è quì con me e ti saluta tanto, legge spesso i toui post. Stiamo aspettando il “comandante Mark” e “Gufo Triste” per fare un torneo di tresette.

  120. “Standing firm on this stony ground
    The wind blows hard
    Pulls these clothes around
    I harbour all the same worries as most
    The temptations to leave or to give up the ghost
    I wrestle with an outlook on life
    That shifts between darkness and shadowy light
    I struggle with words for fear that theyll hear
    But orpheus sleeps on his back still dead to the world

    Sunlight falls, my wings open wide
    Theres a beauty here I cannot deny
    And bottles that tumble and crash on the stairs
    Are just so many people I knew never cared
    Down below on the wreck of the ship
    Are a stronghold of pleasures I couldnt regret
    But the baggage is swallowed up by the tide
    As orpheus keeps to his promise and stays by my side

    Tell me, Ive still a lot to learn
    Understand, these fires never stop
    Believe me, when this joke is tired of laughing
    I will hear the promise of my orpheus sing

    Sleepers sleep as we row the boat
    Just you the weather and I gave up hope
    But all of the hurdles that fell in our laps
    Were fuel for the fire and straw for our backs
    Still the voices have stories to tell
    Of the power struggles in heaven and hell
    But we feel secure against such mighty dreams
    As orpheus sings of the promise tomorrow may bring”

    “Orpheus” di DAVID SYLVIAN,uno dei miei “poeti con musica” preferiti: autore anche di un pregiato(sia nel senso di “profondo” che di “costosissimo”)libro di poesie,”trophies”,che prima o poi comprerò.

    vorrei citare altri due poeti musicisti che non mi sembra di aver letto finora in questo post:ANDREA CHIMENTI(da molti definito il sylvian italiano)e soprattutto FEDERICO FIUMANI,leader e chitarrista di una delle più sottovalutate e influenti bands italiane di sempre, i Diaframma.

    Per quanto riguarda il capitolo “musicisti romanzieri”mi limito a consigliare “e l’asina vide l’angelo” di NICK CAVE.

    grazie massimo per il post!
    ciao a tutti

  121. Ragazzi anche biancaneve e i sette nani, o il vecchio e il mare a mio avviso fanno parte della letteratura, non sono i paroloni a fare la “letteratura”.
    Cio’ che la rende diversa è il fatto che ci faccia pensare, ragionare ed emozionare, e la musica a volte ci riesce anche con parole semplici.
    Ciao.

  122. Verissimo… io adoro le fiabe, i cartoni animati… credo che mia abbiano formato come scrittrice e come persona quasi come i libri.
    Altri miei amori musicali: Elio e le Storie Tese – sganasciarsi pensando. Ascoltate “Born to be Abramo” per credere!
    Maria Callas e l’opera. La musica latinoamericana. Anche Ricky Martin!
    Elvis e il rock classico. Il bello è nell’orecchio di chi ascolta…

  123. Letteratura e musica hanno sempre accompagnato (e spesso sottolineato) la mia vita. Va detto che spesso anche i musicisti più quotati come poeti (su tutti, Bob Dylan) si schermiscono, sottolineano come della strofa di una loro canzone sia importante anche come essa viene cantata, insomma che non basti leggerla, che sia necessario anche ascoltarla (perché è diverso se “the answer, my friend, is blowin’ in the wind” viene urlata con la voce rauca di un Joe Strummer, ruggita da un baritono del metallo pesante o sussurrata dolcemente…).
    Comunque sia, ci sono testi di canzoni che si reggono in piedi anche senza la musica, anche questo è un dato di fatto. Aggiungerei che la musica mi ha aiutato anche a scoprire alcuni autori: ad esempio, da Lou Reed sono arrivato a Delmore Schwartz, pressoché sconosciuto in Italia.
    A questo duplice amore per la musica e i libri ho dedicato anche un romanzo “di formazione”: Music Box, Curcu&Genovese ed, Trento, 2006. Vi invito a leggerlo, si trova facilmente anche su internet. Scusate l’autopromozione.

  124. pomeriggio musicale. Dido’ ha riproposto questo post oggi 12 agosto 2013 e me lo sono letto tutto d’un fiato. Sono coetaneo di Carlo S, Enrico G e Dido e quindi negli anni ho ascoltato e amato gli stessi brani (mi trovo molto in linea con quelli postati da Enrico ). trovo che molte persone abbiano commentato motivate soprattutto dai propri gusti musicali. Mi trovo perfettamente d’accordo su quanto ha scritto Carlo Sirotti: “Un cantautore (termine che va scomparendo, ma…) sceglie di applicarsi ad una forma d’arte (perchè di arte si tratta) che comporta tanto il ricorso alla parola quanto alla musica. E se sceglie ciò vuole dire che la forma completa della sua opera è fatta di entrambe. In una forma in cui l’una è al servizio dell’altra, imprescindibilmente. E quindi valutarlo solo per uno dei due aspetti è, giocoforza limitativo”.
    Personalmente sono contrario ad ogni tipo di premio ad ogni classifica o graduatoria, ognuno ha il proprio sentire che muta col mutare del tempo e delle situazioni, ciò non vuol dire che se una cosa è bella non sia più bella ma la si vede o si sente in modo diverso in occasioni diverse(in ogni campo dell’arte).

  125. Caro Francesco Didò, grazie per essere intervenuto e per aver riportato alla luce questo vecchio post.
    Un abbraccio a te e un saluto di benvenuto a Falconieredelbosco!

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