Febbraio 15, 2025

Articoli

  • MELANIA G. MAZZUCCO con “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi) in radio a Letteratitudine

    MELANIA G. MAZZUCCO con “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi) in radio a Letteratitudine

    ROBERTO ANDÒ con “Il coccodrillo di Palermo” (La nave di Teseo) ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie e del dialogo)

    In streaming e in podcast su RADIO POLIS

    trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

    regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

    * * *

    PER ASCOLTARE LA PUNTATA premi il tasto play o CLICCA QUI

     * * *

    Ospite della puntata: la scrittrice Melania G. Mazzucco

    Con Melania Mazzucco discutiamo del suo nuovo libro: “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi).


    * * *

    La scheda del libro: “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” di Melania G. Mazzucco (Einaudi)

    Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne - Melania G. Mazzucco - copertina

    Nelle sue molte vite, Diana Karenne è stata qualsiasi cosa: straniera misteriosa, femme fatale, zingara, cantante, imprenditrice cinematografica, spia, suora strappata al convento, santa, contessa, regina, zarina. Prima che il tempo ne cancellasse ogni ricordo, fra il 1916 e il 1919 è stata soprattutto la piú affascinante diva del cinema muto italiano. Ma non solo. Scrive lei stessa i soggetti dei suoi film, inizia a dirigerli, diventando una delle prime registe cinematografiche della storia, e da un certo punto in poi li produce come imprenditrice. Irrequieta e sfuggente, Diana si destreggia fra aristocratici, diplomatici, produttori dalla fama di banditi, attori a caccia di conquiste, sempre inseguita dal sospetto di essere una spia. Si sposta da Roma a Torino, da Milano a Napoli e Genova. È ammirata dalle spettatrici, che vedono in lei un modello di libertà e indipendenza, e temuta dagli uomini per l’imprevedibilità e gli amori tempestosi. Nulla rivela del suo passato, in nessun luogo mette radici. Crede per prima alle bugie che racconta, fino a creare una realtà alternativa, e una donna nuova: Diana Karenne, appunto. Nel dopoguerra però l’industria del cinema italiano entra in crisi, e nel 1921 Diana si trasferisce a Parigi e poi a Berlino. Lí ci sono gli esuli dalla Russia bolscevica, e la sua origine la costringe a fare i conti con la sua identità. A differenza delle altre stelle del cinema muto, non è tanto il passaggio al sonoro a chiudere la sua carriera di attrice, quanto l’irresistibile desiderio di scomparire, di diventare ancora un’altra donna: la musa mistica e la compagna di un poeta russo a cui sacrificare la sua arte. Sembrava destinata all’oblio, Diana Karenne, ma in questo romanzo, nato come i suoi successi piú memorabili da un’indagine avvincente e lunga anni, Melania Mazzucco ce la restituisce in tutta la sua vitale contemporaneità.

     * * *

    Melania G. Mazzucco è autrice di Il bacio della Medusa (1996), La camera di Baltus (1998), Lei cosí amata (2000, Premio Napoli), Vita (2003, Premio Strega), Un giorno perfetto (2005), La lunga attesa dell’angelo (2008, Premio Bagutta). Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio-Tobino come Autore dell’Anno, nel 2020 il Premio John Fante alla carriera e nel 2023 il Premio Matilde Serao alla carriera. Per Einaudi ha inoltre pubblicato: Limbo (2012, Premio Bottari Lattes Grinzane, Premio Elsa Morante, Premio Giacomo Matteotti); Il bassotto e la Regina (2012, Premio Frignano Ragazzi 2013); Sei come sei (2013); Il museo del mondo (2014); Io sono con te (2016, Libro dell’anno di Fahrenheit, Radio 3), L’architettrice (2019, Premio Capalbio, Premio Alassio, Premio Dessí, Premio Alvaro Bigiaretti, Premio Mastercard, Premio Stresa, Premio Io Donna – Eroine d’oggi, Premio Manzoni, Premio Righetto, Premio Silvia Dell’Orso), Self-Portrait (2022, Premio I fiori blu), la pièce teatrale Dulhan – La sposa (2023) e Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne (2024). A Tintoretto, Melania Mazzucco ha dedicato, oltre al romanzo La lunga attesa dell’angelo, il docufilm Tintoretto. Un ribelle a Venezia (2019), da lei ideato e scritto per Sky Arte, e Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (Einaudi 2023) che nella sua prima edizione del 2009 vinse il Premio Comisso.

    * * *

    trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

    regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

    PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

     

    (altro…)

  • SANREMO TRA I LIBRI

    SANREMO TRA I LIBRI

    Il post “annuale” di Letteratitudine dedicato al Festival di Sanremo

    Che piaccia o no, il Festival di Sanremo ha scandito il nostro tempo… a partire dal lontano 1951, anno del suo inizio, fino a oggi.

    (none)

     

    Vorrei dedicare questa pagina di Letteratitudine al Festival della canzone italiana e a qualcuno dei libri da esso ispirati.
    Come ha scritto Giovanni De Luna su Tuttolibri del 5 febbraio 2011, “Sanremo cominciò nel 1951, con una «tre giorni musicale» (29-30-31 gennaio) trasmessa alla radio. L’orchestra la dirigeva il maestro Angelini e i cantanti erano solo due (Nilla Pizzi e Achille Togliani), con il supporto del Duo Fasano. Tutto qui. Pure, un Festival nato in sordina, senza «lanci» e «promozioni», riuscì a far diventare famose in una sola sera (e con un solo «passaggio» radiofonico!) molte canzoni, non solo quella vincitrice. La serata conclusiva fu seguita da circa 25 milioni di ascoltatori. Oggi quella data è diventata storica tanto da dare l’impressione che raccontare le vicende del festival sia un po’ come scrivere pagine importanti del nostro passato, quasi che anno dopo anno le sue canzoni abbiano composto la colonna sonora della nostra quotidianità”.

    (altro…)

  • 1984 di George Orwell (I Capolavori n. 24)

    1984 di George Orwell (I Capolavori n. 24)

    di Gianni Bonina

    Nel 1946, all’indomani della Conferenza di Potsdam e del ricordino geopolitico dell’Europa, George Orwell sente l’urgenza (nonostante l’avanzata consunzione tisica che gli lascia solo quattro anni di vita) di tornare dopo sette anni al romanzo e in Perché scrivo, elzeviro dello stesso periodo, si fa un proponimento: “Spero di scrivere un altro romanzo abbastanza presto. È destinato a essere un fallimento (tutti i libri lo sono), ma ho le idee piuttosto chiare sul tipo di testo che voglio scrivere”. Sbaglia a pronosticare un insuccesso e sbaglia anche quanto alla chiarezza delle idee: 1984 nasce da un fomite di impegno politico, ma risente dei nodi della coscienza civile e letteraria che l’autore ha tenuto irrisolti, prima e dopo il suo capolavoro.
    https://64.media.tumblr.com/ffc7aecfd35d8d5bf2c7535c77dcef26/d9b6ed1c32503979-fc/s1280x1920/d91ad3f86d02a485cc324e499cf261bb567cc278.jpgSebbene infatti, ancora in Perché scrivo, dichiari la propria vocazione éngagé  (“Ogni rigo di lavoro serio che ho prodotto dal 1936 l’ho scritto, direttamente e indirettamente, contro il totalitarismo e per il socialismo democratico”), in Dentro la balena del 1940 si è piuttosto schierato dalla parte di Arthur Miller, comprendendone – pur non giustificandone – la spinta escapista nel disinteresse mostrato ai turbinosi rivolgimenti politici mondiali e dando fondamento all’immagine di Giona che dentro la balena trova il modo di estraniarsi dal mondo, mentre due anni dopo, in Gli scrittori e il Leviatan, suggerirà che “quando uno scrittore si impegna in politica dovrebbe farlo come cittadino, non come scrittore”, essendo necessario “stabilire una linea di demarcazione più netta tra i nostri convincimenti politici e i nostri convincimenti letterari”. Orwell è allora autore camusiano della massima presenza nella realtà o autore calviniano dell’assoluto distacco da essa?
    1984 è invero il frutto di uno stato permanente di inquietudine (lo stesso per il quale è stato ben cinque anni, poi ripudiati, poliziotto britannico e imperialista in Birmania, ha cambiato mogli e più volte lavoro, ha tentato di stuprare una donna, ha condotto en travesti anche vita da barbone, ha professato una fede di socialista non essendolo fino in fondo, ha nascosto il contributo decisivo della prima moglie Eileen Maud O’Shaughnessy sia alla Fattoria degli animali che allo stesso 1984) e fonte di una rabbia sorda rivolta contro l’insorgenza tirannica cui Orwell assiste impotente vedendo determinarsi la costituzione dei Blocchi contrapposti, presupposto di una “Guerra fredda” annunciata.
    All’inizio l’autore non pensa a un romanzo distopico, tanto da meditare il titolo “L’ultimo uomo in Europa”, intendendo quindi denunciare il proprio presente, e forse non pensa neppure a una forma-romanzo del tipo La fattoria degli animali, perché è il saggio a premergli, l’atto politico di intervento e di protesta; senonché il successo, sofferto, tardo, ma prorompente della Fattoria (prima sua operazione nella specie della favola di demistificazione dell’ideologia totalitaristica), lo convince a seguire la stessa via. Ma 1984 (titolo che nasce da un gioco di inversione delle due ultime cifre concepito a romanzo completato) è, per la trascrizione integrale di due capitoli, il primo e il terzo, del “Libro” proibito di Emmanuel Goldstein, l’oppositore fantasma del regime a capo della Confraternita, un saggio a tutti gli effetti, meglio un pamphlet ragionato e lucido sullo scacchiere geopolitico, sulla forma di stato e di governo di Oceania e sulle previsioni di maliscenza della situazione globale. (altro…)

  • ROBERTO ANDÒ con “Il coccodrillo di Palermo” (La nave di Teseo) in radio a Letteratitudine

    ROBERTO ANDÒ con “Il coccodrillo di Palermo” (La nave di Teseo) in radio a Letteratitudine

    ROBERTO ANDÒ con “Il coccodrillo di Palermo” (La nave di Teseo) ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie e del dialogo)

    In streaming e in podcast su RADIO POLIS

    trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

    regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

    * * *

    PER ASCOLTARE LA PUNTATA premi il tasto play o CLICCA QUI

     

     * * *

    Ospite della puntata: lo scrittore e regista Roberto Andò.

    Con Roberto Andò discutiamo del suo nuovo libro: “Il coccodrillo di Palermo” (La nave di Teseo).
    Nella seconda parte della puntata discutiamo anche di Roberto Andò regista
    con riferimento al nuovo film “L’abbaglio” (regia di Roberto Andò e un cast di attori eccezionale, tra cui Toni Servillo e Ficarra e Picone) e alla pièce teatrale “Sarabanda” di Ingmar Bergman (regia di Roberto Andò, con la traduzione di Renato Zatti).

    * * *


    La scheda del libro: “Il coccodrillo di Palermo” di Roberto Andò (La nave di Teseo)

    (altro…)

  • E SE NON PARTISSI ANCHʼIO di Lia Levi (Edizioni E/O) – raccontato dall’autrice

    E SE NON PARTISSI ANCHʼIO di Lia Levi (Edizioni E/O) – raccontato dall’autrice

    Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: LIA LEVI racconta il suo romanzo “E se non partissi anch’io” (Edizioni E/O)

    * * *

    di Lia Levi

    Cari amici,
    perdonatemi se mi rivolgo a voi tramite lettera. Ma è solo così che posso immaginare di ritrovarmi di fronte a un interlocutore (a cui si accompagneranno altri, naturalmente).
    E se non partissi anch'io - Lia Levi - copertinaMi spiego meglio. Un mezzo di questo tipo sarebbe in qualche modo la sostituzione dei molti miei fortunati incontri con “Letteratitudine” nella persona del suo inventivo dominus. Non si tratta di rammarico del passato, anzi. Ci troviamo sempre tutti dʼaccordo nel riconoscere che cambiare formula è pur sempre indice di vitalità.
    Eccomi qui allora a raccontarvi, in modo colloquiale, qualcosa del mio nuovo libro dal titolo E se non partissi anchʼio. A ripensarci, devo dire che mi sta proprio piacendo lʼidea di confidarmi “accanto al caminetto”.
    Prima di entrare nel vivo, mi sento forzata a soffermarmi un minuto sul titolo. Non per valutare se è buono o no, ma perché è stato fonte di una mia errata considerazione del tempo che scorre. E allora è meglio che lo spieghiamo anche qui questo titolo.
    Addio mia bella addio / è lʼarmata che se ne va / e se non partissi anchʼio / sarebbe una viltà è il cantico italiano patriottico-romantico simbolo, dal Risorgimento in poi, di tutte le guerre a prescindere dalle posizioni politiche dellʼepoca. Negli anni continuava a essere intonato quasi sempre nelle scuole. È successo nella mia classe, ma anche in quella di persone ben più giovani di me. (altro…)

  • 27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA

    27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA

    Il post annuale di Letteratitudine dedicato al “Giorno della Memoria”

    GIORNO DELLA MEMORIA – libri per non dimenticare. Su LetteratitudineNews promuoviamo la lettura di nuovi libri incentrati sulla tragedia della Shoah

     

    https://www.letteratitudine.it/blogstorico/letteratitudine.blog.kataweb.it/files/2011/01/anna-frank-se-questo-e-un-uomo1.jpg

    «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati

    Quello che avete appena letto è il testo dell’articolo 1 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 con cui il nostro paese ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati (l’art. 1 evidenzia, appunto, le finalità del Giorno della Memoria). (altro…)

  • 42esimo Seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri

    42esimo Seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri

    Il 42esimo Seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri

    28 – 31 gennaio 2025 – Fondazione Giorgio Cini, Venezia

    Interverranno: 

    Porter Anderson, Javier Arrevola, Jesús Badenes, Alessandro Barbero,
    Anita Barrella, Michael Busch, Véronique Cardi, Alessandra Carra, Innocenzo Cipolletta, Renata Codello, James Daunt, Johnny de Falbe, Angela Di Biaso, Luca Domeniconi, Mirco Dordolo, Sonia Draga, Giovanni Franza, Stefano Mauri, Giuseppe Mazza, Laura Mulè, Alberto Ottieri, Luca Paleari, Simonetta Pillon, Tiberio Sarti, Edoardo Scioscia, Angelo Tantazzi, Chiara Valerio, Felicitas von Lovenberg.

    Verranno assegnati il diciannovesimo Premio per Librai Luciano e Silvana Mauri a Vittorio Graziani (Libreria Centofiori di Milano) e la sesta Borsa di lavoro Nick Perren a Chiara Condò (Il Pensiero Meridiano di Tropea). 

    Verranno inoltre presentati i dati AIE del mercato del libro italiano 2024.

     * * *

    ImageAnche quest’anno torna il Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai organizzato dalla Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri, giunto alla sua quarantaduesima edizione, nel tradizionale appuntamento in quattro giornate presso la storica Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

    L’annuale Seminario che coinvolge editori e librai italiani e internazionali, organizzato dalla Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri con il contributo di Messaggerie Libri e Messaggerie Italiane, e in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori, l’Associazione Librai Italiani e il Centro per il Libro e la Lettura, si svolgerà dal 28 al 31 gennaio 2025.

    I lavori del Seminario apriranno con la Prima giornata martedì 28 gennaio 2025 alle 15.30 con i saluti di benvenuto di Alberto Ottieri (Presidente della Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri), Stefano Mauri (Vicepresidente della Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri) e Renata Codello (Segretario Generale della Fondazione Cini). Seguiranno gli interventi in collegamento con Innocenzo Cipolletta (Associazione Italiana Editori) e Paolo Ambrosini (Associazione Librai Italiani). Subito dopo avverrà la presentazione delle giornate didattiche a cura di Alberto Ottieri, della Giornata conclusiva a cura di Stefano Mauri, e delle libraie e librai allievi a cura di Luca Domeniconi (Gruppo Feltrinelli). Alle 16.15, l’intervento di Angela Di Biaso (Emmelibri) e Simonetta Pillon (Informazioni Editoriali) Analisi del mercato delle librerie. Alle 17.00 Luca Domeniconi e Edoardo Scioscia (Gruppo Libraccio) introdurranno gli argomenti didattici del Seminario e presenteranno i gruppi di lavoro. Chiuderà la giornata la scrittrice Chiara Valerio, con l’intervento Il paradosso del moscone. C’è differenza tra lettore e libraio? Un suggerimento di Virginia Woolf. (altro…)

  • NEXUS: BREVE STORIA DELLE RETI DI INFORMAZIONI DALL’ETÀ DELLA PIETRA ALL’IA

    NEXUS: BREVE STORIA DELLE RETI DI INFORMAZIONI DALL’ETÀ DELLA PIETRA ALL’IA

    “Nexus: Breve storia delle reti di informazioni dall’età della pietra all’IA” di Yuval Noah Harari (Bompiani – traduzione di Marco Piani)

     * * *

    a cura di Ennio Givoli

    Nexus. Breve storia delle reti di informazione dall'età della pietra all'IA - Yuval Noah Harari - copertina

    Le reti di informazioni si intrecciano nella storia dell’umanità come vene in un corpo pulsante, materia viva che Yuval Noah Harari disseziona in Nexus: Breve storia delle reti di informazioni dall’età della pietra all’IA”, pubblicato da Bompiani nel 2024. Una lettura densa e coinvolgente. Come d’altra parte l’autore ci aveva abituati con le opere precedenti. Non c’è Harari senza un filo che si tende e si riavvolge, senza un legame che dalla preistoria arriva fino al futuro prossimo dell’intelligenza artificiale. Il lettore segue il percorso delle reti come un archeologo, scavando nei depositi del tempo, fino a trovarsi davanti non solo a tecnologie, ma a ombre, destini e trame di potere.

    Partiamo dall’inizio. Non è forse la prima pittura rupestre (quella che Harari descrive) il tentativo di trattenere il mondo dentro un’immagine, di dare alla conoscenza una forma che possa passare di mano in mano, da mente a mente? Non è forse un atto di poesia? Come le parole incise nella pietra, ogni rete è un ponte ma anche un confine: è la scintilla che unisce, ma anche il fuoco che brucia. Harari insegue le reti come si inseguono i fantasmi, dalle tavolette di argilla babilonesi alle rotative di Gutenberg, dai segnali di fumo alle fibre ottiche. Ogni rete, però, è anche un sistema nervoso che si espande e si contrae. Non c’è epoca che non porti con sé la doppia faccia dell’informazione: collante di civiltà, arma di controllo.

    Harari scrive di reti come di un destino collettivo, ma lo fa con la delicatezza di chi non dimentica che ogni grande sistema è fatto di individui. Sono le voci, i gesti, le scelte umane a dare forma alle connessioni che attraversano il tempo. Eppure, nelle pagine di “Nexus”, il potere delle reti diventa anche il potere di chi ne tiene i fili. L’informazione, ci dice l’autore, non è mai neutra: è un nodo che può unire o stringere, emancipare o soffocare. È il messaggero che, dall’Impero Romano ai social network, porta con sé il peso di chi lo manda.

    Ma è sul presente che Harari affonda il suo sguardo più inquieto. Le reti digitali, che promettevano conoscenza e trasparenza, si sono fatte gabbie luminose. L’intelligenza artificiale, gli algoritmi, i big data: tutto si dispiega davanti a noi come una tela intricata, dove ogni clic è un filo, ogni interazione un legame. Non c’è più il tempo di scegliere cosa essere: le reti scelgono per noi. Eppure Harari non cede al pessimismo: le tecnologie non sono buone né cattive, ma specchi di chi le usa. La domanda, allora, non è cosa possono fare le reti, ma cosa possiamo fare noi.

    E dunque: cosa possiamo fare noi? Intanto, per esempio, possiamo leggere questo libro. “Nexus” non è solo un viaggio storico, ma un’esplorazione intima. Ogni capitolo è come una stanza in cui il lettore entra, trovandosi davanti a una domanda: chi controlla la rete? Chi decide cosa passa e cosa resta intrappolato? Harari non offre risposte definitive, ma apre finestre sul futuro: l’IA potrà salvarci o condannarci, a seconda di come decideremo di intrecciare i nostri fili con i suoi. In tal senso ogni pagina di questo libro è un richiamo alla responsabilità, un invito a guardare la rete non come una trappola, ma come un’opportunità da costruire con consapevolezza.

    Harari scrive con una chiarezza che nasconde la complessità, con una voce che sa rendere semplice ciò che è immenso. E lo fa intrecciando scienza, storia e filosofia, spingendo il lettore a perdersi nella rete per poi ritrovarsi. Alla fine, “Nexus” non è solo un libro: è una mappa, un grumo di idee, un nodo di memoria. E ci ricorda che, dentro ogni rete, c’è sempre un cuore che batte.

     

     * * *

    La scheda del libro: “Nexus: Breve storia delle reti di informazioni dall’età della pietra all’IA” di Yuval Noah Harari (Bompiani, 2024 – traduzione di Marco Piani)”

    Nexus. Breve storia delle reti di informazione dall'età della pietra all'IA - Yuval Noah Harari - copertina

    La storia di come le reti di informazione hanno fatto e disfatto il nostro mondo, dall’autore del bestseller mondiale Sapiens. Negli ultimi centomila anni, noi Sapiens abbiamo accumulato un enorme potere. Eppure, nonostante tutte le nostre scoperte, invenzioni e conquiste, oggi ci troviamo in una crisi esistenziale. Il mondo è sull’orlo del collasso ecologico. La disinformazione dilaga. E ci stiamo buttando a capofitto nell’era dell’intelligenza artificiale, una nuova rete di informazioni che minaccia di annientarci. Perché siamo così autodistruttivi? Nexus ci porta a guardare attraverso la lente della storia umana per considerare come il flusso di informazioni ha plasmato noi e il nostro mondo. Partendo dall’età della pietra, passando per la canonizzazione della Bibbia, la caccia alle streghe della prima età moderna, lo stalinismo, il nazismo e la rinascita del populismo di oggi, Yuval Noah Harari ci chiede di considerare il complesso rapporto tra informazione e verità, burocrazia e mitologia, saggezza e potere. Esplora come le diverse società e i sistemi politici nel corso della storia hanno utilizzato le informazioni per raggiungere i loro obiettivi, nel bene e nel male. E ci consente di affrontare con maggior consapevolezza le scelte urgenti che ci attendono oggi che l’intelligenza non umana minaccia la nostra stessa esistenza. L’informazione non è la materia prima della verità né una semplice arma. Nexus esplora la via di mezzo tra questi estremi e, nel farlo, riscopre la nostra comune umanità.

     * * *

    undefinedYuval Noah Harari, storico e filosofo, è autore di bestseller – 40 milioni di copie vendute in 65 lingue – che lo hanno reso uno degli intellettuali più influenti dei nostri giorni. Di Harari Bompiani ha pubblicato Sapiens. Da animali a dèi (2014), Homo Deus. Breve storia del futuro (2017), 21 lezioni per il XXI secolo (2018), i due volumi del graphic novel Sapiens (La nascita dell’umanità, 2020, e I pilastri della civiltà, 2021), con le illustrazioni di Daniel Casanave e David Vandermeulen, e i due volumi della serie per ragazzi illustrata da Ricard Zaplana Ruiz Noi inarrestabili (Come ci siamo presi il mondo, 2022 e Perché il mondo è ingiusto, 2024).

    * * *

    © Letteratitudine – www.letteratitudine.it

    LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo

    Seguici su Facebook  Tumblr Instagram Threads

  • M. IL FIGLIO DEL SECOLO: la miniserie televisiva

    M. IL FIGLIO DEL SECOLO: la miniserie televisiva

    “M. Il figlio del secolo” è una miniserie televisiva italo-francese diretta da Joe Wright, basata sull’omonimo romanzo del 2018 di Antonio Scurati. debutterà il 10 gennaio 2025 su Sky Atlantic

     * * *

    “M. Il figlio del secolo” è una miniserie televisiva italo-francese diretta da Joe Wright, basata sull’omonimo romanzo del 2018 di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega 2019. La serie, composta da otto episodi di circa 50 minuti ciascuno, debutterà il 10 gennaio 2025 su Sky Atlantic, con due episodi trasmessi ogni settimana fino al 31 gennaio.

    https://static.sky.it/editorialimages/30e7396456e81256c05f3933bda5b42a321b4ef9/skytg24/it/spettacolo/serie-tv/2024/08/23/original-m--il-figlio-del-secolo-teaser-poster/2-M-figlio-del-secolo.jpg

     

    Con una narrazione che intreccia il passato e il presente, M. Il figlio del secolo esplora l’ascesa di Benito Mussolini, l’uomo destinato a segnare la storia d’Italia dei primi decenni del Novecento, attraverso l’interpretazione di Luca Marinelli. La serie va oltre al semplice racconto del fatto biografico: scava nel periodo che va dal 1919 al 1925, dall’alba dei Fasci Italiani al drammatico discorso di Mussolini in Parlamento, nel 1925, presentandolo come momento cruciale per la nascita del fascismo.

    Il cast, con Marinelli al centro, è affiancato da interpreti come Francesco Russo e Barbara Chichiarelli, i quali, insieme, danno vita a un affresco di ambiguità e tensione. Roma, la capitale, si offre come scenario delle riprese, con gli studi di Cinecittà che diventano il cuore pulsante di una ricostruzione che si espande, con visuali di Napoli, Trieste e altre città italiane, dove l’Italia tra le due guerre rivela le sue contraddizioni. Un’Italia che vibra sotto la lente di una serie che non è solo documentario, ma simbolo di un’epoca.

    Nel cuore del progetto risuona la colonna sonora di Tom Rowlands, dei The Chemical Brothers, scelta che spinge la serie verso un territorio lontano dal tradizionale approccio biografico. La musica, vibrante e trascinante, non è solo accompagnamento: è un battito che segna il ritmo di una storia dove ogni scena diventa un atto di narrazione viscerale. Un’energia che respira e pulsa, allontanandosi dalla pacatezza dei racconti storici consueti per abbracciare un’intensità nuova.

    Presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nel settembre 2024, la serie ha trovato una sua importante collocazione nel panorama critico, dove l’interpretazione di Marinelli è stata elogiata non solo per la capacità di immergersi nel personaggio, ma anche per la sua capacità di trasmettere il peso e la potenza di una figura controversa e destabilizzante. La critica ha applaudito, non solo la qualità storica della serie, ma la sua capacità di spingere lo spettatore oltre il dato, verso una riflessione più profonda.

    “M. Il figlio del secolo” non è semplicemente un racconto di un uomo e di un tempo, ma uno specchio su come il fascismo ha intrecciato i fili di una società, di una politica, di una nazione. La serie non è solo un ritratto di Mussolini, ma un’interrogazione sul potere, sulla manipolazione delle masse, e su un’Italia che si avvia a diventare altro. Tra il fascino e il terrore di quegli anni, ci sono ombre che raccontano un paese che cambia e una classe politica che cambia con lui. E se, come spesso accade, la storia ha due facce, questa serie le esplora entrambe, lasciando che il lettore e lo spettatore trovino, nel caos di un’epoca, le risposte che cercavano.

     

    Per un’anteprima della serie, ecco il trailer ufficiale disponibile su YouTube.

     * * *

    I commenti della critica

    (altro…)

  • GOLDEN GLOBES 2025: i vincitori

    GOLDEN GLOBES 2025: i vincitori

    I GOLDEN GLOBES 2025

    L’82esima edizione Golden Globe Awards si sono tenuti il 5 gennaio 2025, celebrando l’eccellenza nel cinema e nella televisione. La cerimonia, trasmessa su CBS e Paramount+, è stata presentata dalla comica Nikki Glaser, la prima donna a condurre l’evento da sola.

    “Emilia Pérez” ha dominato la serata con dieci nomination, vincendo quattro premi, tra cui Miglior Film Musical o Commedia.
    Il film, diretto da Jacques Audiard, racconta la storia di una donna transessuale coinvolta nella malavita, interpretata da Karla Sofía Gascón, che ha fatto la storia come la prima attrice transgender nominata per un Golden Globe in un ruolo principale.

    “The Brutalist” ha vinto il premio per il Miglior Film Drammatico, con Adrien Brody che ha ricevuto il riconoscimento come Miglior Attore in un Film Drammatico per la sua interpretazione di un architetto ungherese sopravvissuto all’Olocausto.

    Nelle categorie televisive, “Shōgun” ha trionfato come Miglior Serie Drammatica, con Anna Sawai premiata come Miglior Attrice in una Serie Drammatica.

    Demi Moore ha ottenuto il suo primo Golden Globe come Miglior Attrice in un Film Musical o Commedia per “The Substance”, mentre Fernanda Torres è stata premiata come Miglior Attrice in un Film Drammatico per “I’m Still Here”.

    Kieran Culkin ha vinto come Miglior Attore Non Protagonista per “A Real Pain”, offrendo un discorso di accettazione memorabile.

    Viola Davis e Ted Danson sono stati onorati rispettivamente con il Cecil B. DeMille Award e il Carol Burnett Award per i loro contributi eccezionali all’industria dell’intrattenimento.

    La serata ha segnato un ritorno alla normalità per i Golden Globe dopo le controversie passate, con una celebrazione che ha messo in luce una vasta gamma di talenti nel cinema e nella televisione.

    https://goldenglobes.com/wp-content/uploads/2025/01/BUC_1834.jpg

    TUTTI I PREMI (categoria per categoria)

    (altro…)