XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino: da giovedì 9 a lunedì 13 maggio 2024, Lingotto Fiere
Dedico questo spazio al Salone del libro di Torino, il principale evento nazionale legato al mondo dei libri. Sarà uno spazio che verrà aggiornato annualmente con l’intento di contribuire a divulgare le notizie e i temi di volta in volta affrontati.
Ulteriore obiettivo, però, è anche quello di invitare gli amici di questo blog di raccontare il Salone dal loro punto di vista.
Siete invitati a dire la vostra, dunque (esprimendo opinioni, riportando notizie, ecc).
Grazie a tutti, per l’attenzione.
Massimo Maugeri
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L’intero programma è disponibile online cliccando qui
Tutte le informazioni sull’edizione di quest’anno del Salone Internazionale del Libro di Torino le trovate anche su LetteratitudineNews
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Dunque… sono in partenza per la Fiera del libro di Torino.
Sarò lì da giovedì pomeriggio (14 maggio) fino al sabato mattina (il 16).
Giovedì 14 – alle h. 19 presso la SALA AVORIO, insieme a Rita Charbonnier – presenterò il romanzo “Il trionfo dell’asino” di Andrea Ballarini (edito da Del Vecchio editore).
Vi aspetto!
(L’invito è ovviamente rivolto a chi sarà in fiera).
Il motivo conduttore di quest’anno è molto interessante: Io, gli altri.
Come ho evidenziato sul post le ragioni di questa scelta sono spiegati nel comunicato stampa della Fiera (che è piuttosto “forte”… per certi versi): “La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso“. Così Italo Calvino. La scelta dell’Io come motivo conduttore della Fiera 2009 nasce dalla constatazione di quanto oggi l’Io sia malato. Esibizionista, egoista, autoreferenziale, indifferente al destino e alle necessità degli altri, ha perso il senso della comunità ed è incapace di elaborare progetti condivisibili, di riconoscersi in una causa di utilità comune. Un Io che non sa guardarsi dentro, e invece di affrontare una coraggiosa autoanalisi preferisce creare un alter ego virtuale da far circolare in rete, offrendo di sé un’immagine edulcorata che non corrisponde al vero: non il ritratto di quello che si è, ma di quello che si vorrebbe essere. Un inganno romanzesco, una proiezione immaginaria”.
Tema attualissimo e interessante, dicevo. Che ci riguarda tutti.
Vi pongo le mie solite domande…
Ritenete che – in effetti – l’Io, oggi, sia più malato di quello di ieri?
Più esibizionista, egoista, autoreferenziale? Più indifferente al destino e alle necessità degli altri?
Davvero abbiamo perso il senso della comunità?
Davvero siamo incapaci (o più incapaci) di elaborare progetti condivisibili?
Di riconoscersi in una causa di utilità comune?
Inoltre – dicevo – mi piacerebbe discutere su questa edizione della Fiera. Magari qualcuno di voi avrà modo di accedervi. Potreste mettere in comune il vostro punto di vista. O raccontare – per come l’avete visto voi – uno o più incontri (o conferenze) a cui avete assistito.
Maria Lucia Riccioli mi darà una mano a moderare e animare questo post.
Essendo in Fiera non so se avrò la possibilità di connettermi…
Dunque vi chiedo la massima collaborazione.
(Per chi dovesse collegarsi a questo sito per la prima volta, segnalo il solito link con la nota legale e netiquette: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/category/aaa-nota-legale/ )
In estrema sintesi la mia opinione è la seguente. C’è del vero nella nota diramata dall’ufficio stampa della fiera. Ma fino a un certo punto…
Per quanto mi riguarda – dopo due anni e mezzo di gestione di Letteratitudine – posso dire che qui io mi sento me stesso… con i miei pregi e i miei difetti… ma anche con tutti i limiti che la comunicazione sul web comporta.
Molti di voi – che ho conosciuto qui – ho poi avuto modo di incontrarli fisicamente. Ed ho quasi sempre constatato una buona corrispondenza tra la “persona in rete” e la “persona fisica”.
Il tema, però, merita di essere approfondito…
@ Maria Lucia
Credo che la vitazione di Calvino (e la scelta della citazione) sia azzeccatissima. Anzi, credo che – su questi argomenti – Calvino abbia avuto una visione preconica.
Cosa ne pensi?
(Cosa ne pensate?)
Indubbiamente l’essere umano è molto cambiato negli ultimi decenni. La società italiana degli ultimi anni ne è una prova lampante. Il problema è l’aridità di cuore e il lassismo mentale che si sono impossessati degli individui, portandoli a pericolosissime derive che si pensava fossero finite nella pattumiera della storia. Oggi assistiamo a una recrudescenza di certi mali, e l’io è sballottato in una congerie di situazioni che non riesce a decifrare. All’io manca una buona dose di coscienza, ecco.
Ciao Massi… sei tutti noi! Rappresentaci bene a Torino, mi raccomando!
🙂
Salve a tutti… cercherò di fare le veci del padrone di casa chiacchierando con voi su quest’argomento altamente stimolante. Proprio ieri ne parlavo con delle amiche… restie ad iscriversi su Facebook per timore di spersonalizzare il proprio io, di impoverire la comunicazione, di entrare in un mainstream di dati indistinti ma perfettamente controllabili da chi vuole manipolare coscienze e creare una nuova generazione di consumatori acritici.
Un po’ da Big Brother, ne convenite? Teoria del complotto…
Ma sono paure che almeno in parte possiamo condividere.
Calvino…
un intellettuale per certi versi profetico, illuminista e illuminante, che ha riflettuto sulla comunicazione moderna, sui mass media, e che nelle “Lezioni americane”, suggerendo la LEGGEREZZA, la VELOCITà e la RAPIDITà come qualità della comunicazione del nuovo millennio ha in un certo senso preconizzato la rivoluzione Internet…
Ritenete che – in effetti – l’Io, oggi, sia più malato di quello di ieri?
Direi che la malattia insita nell’Io cambia solo nome e forma e gli strumenti per venire fuori… lo spleen, l’umor nero non sono altro che forme di depressione. Se parliamo di ipertrofia dell’Io la storia ce ne fornisce esempi numerosi, se parliamo di mascheramenti, Pirandello docet. Direi che la letteratura ha indagato nel mistero dell’Io fin dagli albori della civiltà. Oggi la globalizzazione, l’interconnessione, l’essere 24 ore al dì in continua esibizione sui palchi virtuali e non, ha amplificato quelle che sono tendenze dell’essere umano.
Più esibizionista, egoista, autoreferenziale? Più indifferente al destino e alle necessità degli altri?
Quando la rete serve a mascherarsi, a rapporti rapidi e inconsistenti buona la prima, ma quando è strumento di connessione, di espressione, di comunicazione reale allora può essere un link tra gli esseri umani. Pensiamo ai blog per le popolazioni afflitte dalle dittature, a certe solitudini lenite dalla rete, a vite salvate grazie ad Internet, alla mobilitazione che permette in caso di catastrofi, direi che è bene demonizzare non il medium, ma il suo cattivo uso.
Le due tendenze dell’essere umano non possono che essere amplificate da strumenti così pervasivi.
Davvero abbiamo perso il senso della comunità?
C’è la tendenza a creare community, comunità virtuali – come questo blog – , dovuta alla necessità di comunicare. Le comunità in senso tradizionale sono disgregate (le piazze soppiantate dai viali dei centri commerciali ad esempio…), ma la formazione anche in rete di gruppi più o meno omogenei, di comunità unite dalla condivisione di gusti e tendenze può essere il segnale che in fondo l’uomo è sempre l’animale sociale di sempre.
Davvero siamo incapaci (o più incapaci) di elaborare progetti condivisibili?
Le grandi ideologie sono crollate ingloriosamente, i partiti sono sempre più autoreferenziali e privi di contatto con la realtà – anche loro virtuali? – , ma spero che l’attenzione crescente alle problematiche dei diritti umani, dell’ecologia, di ciò che è veramente importante canalizzi le energie di molti verso progetti comuni.
Di riconoscersi in una causa di utilità comune?
La mobilitazione per l’Abruzzo dimostrerebbe il contrario.
Ma ne riparleremo.
“Il romanzo contemporaneo come enciclopedia, come metodo di conoscenza,e soprattutto come rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo”… Così Calvino apre la sua quinta lezione americana.
L’aggancio con la “rete” in effetti è preconico, Massi.
Così come i valori di leggerezza e rapidità di cui parla benissimo Mari.
Ciaoooooooo Mariiiiiiiiii! Bacio!
Cari Maria Lucia+ Massimo,
partirei proprio dalla citazione di Calvino ( che riprende il “te ipse redi” socratico, mi sembra). Il guaio sta proprio in questo, nella nostra epoca, credo: che pochi conoscono se stessi, nel senso che sanno “guardarsi dentro”, quindi poco riescono a percepire l’animo o la personalità degli altri. Perdonatemi, ma, come si è ben capito, non ho un’incondizionata fiducia nel genere umano ( impossiblie “convincermi” del contrario…, anche se rispetto e capisco chi la fiducia incondizionata ce l’ha…). La mia posizione si è in parte alimentata nel “cinismo” di alcuni scrittori, che hanno lasciato un segno indelebile; inoltre anche la constatazione quotidiana non mi conduce alle “infinite possibilità” dell’animo umano, anzi. Ho incontrato molte persone che erano fuori dall’ordinario ( o anche “ordinarie”) e che potevano far sperare in una “umanità illuminata”, ma, ahimé, mi sembrano troppo poche.
A me sembra che le persone, in generale, preferiscano “guardarsi in uno specchio”, piuttosto che guardarsi dentro. Dico in senso metaforico: è difficile che una persona che deve fare i conti con la propria mediocrità, per esempio ( sebbene in un momento di lucidità la riconosca in sé) possa ammetterla. Ma è solo un esempio. Anche la cattiveria è difficile da ammettere con se stessi. Così altri sentimenti. Insomma, a me sembra ( e mi metto anch’io nel “brodo”…) che preferiamo “NON vederci”, non vedere noi stessi. E farci un’immagine diversa di noi stessi. E’ forse questo, dico forse perché mi sembra sia così, ma non so se in effetti lo è, che fa sì che la nostra società sia “malata”. Forse un tempo ammettere di essere normali e per nulla eccezionali era un segno di umiltà. Io riconosco questa qualità, la qualità di prendersi per come si é, solo nelle persone di una certa età; e non solo in quelle che leggono, studiano ecc, ma anche in quelle che non hanno mai studiato. Però sono un pò “anziani”. Penso che la guerra e altre difficoltà abbiano “minato” in loro una buona quantità di certezze, che noi, invece, ci portiamo dietro e dentro con “supponenza”.
un esempio di schizofrenia dell’io alimentata dall’essere in rete potrebbe essere second life. siete d’accordo?
Ps: Caro Massimo, caro Salvo: dimenticavo di dirvi “bon voyage”, per la Fiera:) Mi sembra un bell’avvenimento a cui partecipare.
In effetti devo dire che il mio “pessimismo” viene talvolta “mitigato” dall’osservazione e dalla constatazione dell’affetto da parte di alcune persone. Massimo, un pò condivido la tua “fiducia” espressa più sopra. E’ comunque necessario, infatti, come scriveva la Yourcenar, “combattere come se la battaglia servisse a qualcosa” e tu lo fai.
Ciao con affetto.
@Roberta: Carissima Roberta, ma lo sai che la Yourcenar è la mia scrittrice preferita?…Bravissima a citarla!
Diceva anche:” Tutto ci sfugge. Tutti. Anche noi stessi”…
Forse è questa la più dolorosa malattia dell’io.
Un abbraccio e buona notte a tutti!
(A Massi e Salvo, buon viaggio!)
@Simona
Cara Simona, eh, la nostra Marguerite era una donna fuori dall’ordinario, questo è certo! Infatti, mica si sbagliava quando diceva: “Tutto ci sfugge. Tutti. Anche noi stessi”…..
Buonanotte e un abbraccio anche a te:)
Salve a tutti ,
Maria Lucia, indubbiamente dici bene:
“Ritenete che – in effetti – l’Io, oggi, sia più malato di quello di ieri?”
“C’è la tendenza a creare community, comunità virtuali – come questo blog – , dovuta alla necessità di comunicare”.
Ma forse il nostro bisogno interiore potrebbe essere l’altra ragione, più sottile, legata alla scoperta della parte emozionale più nascosta di noi, quella che chiede di essere ascoltata e che riguarda le nostre debolezze e, se ascoltata, trasforma l’emotività interiore, in forza ed energia. Questo mutamento,(o consapevolezza) sviluppa il coraggio di posare lo sguardo nello specchio di noi stessi senza barare o negare nulla alla propria identità. Il bisogno del “profondo”, in questo caso, è il bisogno di interiorità di comunicazione con il proprio io, con le proprie emozioni e paure.Potrei anche sbagliare……ciao a tutti voi
Maryline
Buon viaggio a Massimo !
Non è tanto un problema di Io o di crisi spirituale dell’essere umano. Sono elementi che c’entrano sicuramente, ma il vero problema è sociale, politico. Un esempio su tutti: quando mai, in altre epoche, si sarebbero dati i permessi per aprire sedi di Forza Nuova, per aprire sedi di quei personaggi che danno fuoco ai migranti e prendono a sprangate le trans? Questo, come tante altre cose, succede solo nelle società che hanno abbassato la guardia, solo nelle società dove la corruttela di Machiavelli soffoca ogni individualità. Se la società fosse più sana, avesse più rigore intellettivo, certe crisi dell’io non si presenterebbero. Non bisogna inoltre aver paura di attaccare l’essere umano, di presentargli il conto delle sue malefatte: questo non dev’essere un tabù. I libri di oggi fanno per il 95% pena, perché sono gli scrittori e le scrittrici di oggi, in quanto uomini e donne, a fare pena in termini di coerenza, spessore, rigore intellettuale: essi sono i figli di questa epoca idiota e, nella maggior parte dei casi, vi si adeguano (per la pagnotta, per un momento di celebrità, ecc.). Fateci caso: quante volte avete sentito parlare di Vico negli ultimi anni? Vico è il Pensiero fatto uomo, le sue opere costituiscono in assoluto una delle massime espressioni del pensiero umano, inteso come analisi delle società (delle “nazioni”) e anche come profonda analisi dell’io. Non è un caso che oggi Vico sia completamente censurato…
L’io per mia è sempre uguale e identico. In caso – per fortuna – può andare incontro a manifestazioni differenti, vedersi sdoganare e elicitare parti diverse di se, funzioni diverse a seconda del momento storico. Ma la labilità e la reversibilità di queste mutazioni rendono conto della loro provvisorietà. Con la guerra erano elicitati certi modi relazionali, con il sessantotto altri, in certi paesi i modi di vivere se è di un tipo in altri èp di un altro. Mutazioni di superficie ma anche molto appariscenti e tutte con l’ambivalenza del bene e del male.
Io non sono una detrattora coatta di questo momento storico, anche se so che per certi versi favorisce la regressione che non la progressione. Ne ho una diffidenza politica, e molto poco strutturale, i problemi di struttura che constato sono anteriori a questo governo – voglio dire.
Nè trovo che internet sia questa tregenda della finzione. Ne ho scritto in diverse sedi. Io anche ho un blog e per giunta sono gelosissima della mia identità reale. Tuttavia, sono moltissimo me stessa sia sul mio blog che su quelli altrui, e ho avuto modo di incontrare altri blogger che si sono rivelati assolutamente coerenti con il loro spazio creativo. Prima del cosa raccontiamo noi siamo il come raccontiamo. Il come è tutto noi.
Quando si comincia a scrivere tregende sul mondo della rete, è perchè se ne sta fuori e vi si proiettano sentimenti persecutori e fantasmi interiori. La proiezione funziona sempre dove non c’è conoscenza. Si dice allora che la rete è terra di truffa e di simulazione e di falsa relazione. Ma è una stronzata perchè il bisogno relazionale ci è anteriore, al contrario la simulazione costante sarebbe psicologicamente una fatica immane. L’abitante della rete è lo stesso essere umano di sempre, a cui la tecnologia da una possibilità diversa di esercitare il suo solito stile nello stare al mondo.
Non lo so se me se capisce.
E me sa che sono andata OT, ma anche no:)
Buona giornata a tutti:)
“Prima del cosa raccontiamo noi siamo il come raccontiamo”: affermazione gravissima, zauberei. In una letteratura “sana”, prima viene il contenuto, l’azione politica, l’impegno civile, il “vivente” di De Sanctis; poi, molto dopo, la forma, lo stile (elemento che naturalmente non può essere trascurato). Ma il centro della ribalta deve avercelo il contenuto. Io non sono “come racconto”, io sono “cosa racconto”.
Barbara non parlavo di letteratura impegnata ma di letteratura bloggheristica. Se l’ossimoro mi è concesso. L’impegno ha un filtro intellettuale, una scelta cerebrale che mi da alcune informazioni, il come il detto viene proposto me ne da altre e mi sembrano tutte importanti. Ma in rete questo come è un indice si, per me prioritario.
Per esempio: uno scrive di cose proprio di morto etiche ma minghia quanto è noioso!
Era per ridere:) ma la gravità inn ogni caso mi pare una categoria fuori luogo.
uh e poi un altra cosa se no Massimo me viè a rincore a casa.
E’ il come a qualificare il cosa.
Voglio dire vale anche per la letteratura quella figherrima e suppostamente alta.
Decidi di parlare de fasci, decidi di parlare de brigatisti. Eh er come è terribilmente fondamentale per dare la forma al cosa. Il viceversa non ce la farà mai a darmi gli stessi segnali.
Me taccio.
Torno giuuuro un bel po’ dopo:)
@Cara Zauberei,
a me sembra che in letteratura è il “come” a fare la differenza, lo stile. In questo hai ragione. Parlo della letteratura “alta”, quella che tu definisci simpaticamente “figherrima”. Lo stile nella letteratura non ha molto a che fare con la politica, né con la “persona” che scrive; ha a che fare con l’estetica. Questa è la mia opinione, almeno.
Per quanto riguarda l'”essere se stessi” nella rete e sui blog, mi sembra che tu sia te stessa, ma che molte persone non lo siano… quante “falsità” si annidano dietro i complimenti… eh? Poi la persona in questione pensa ad “altro”, pensa a se stessa, ai suoi “successi” ecc. ed è un’altra persona… per dirla un pò come diresti tu, una che “se je pestano i calli, vedi la carineria dove va a finire…”. Sei d’accordo?
Io sono un pochino “moralista” ( mi si dice, almeno..), ma non nel senso di “castigatrice dei costumi”; nel senso: siamo troppo viziati dal benessere. Confesso che non vorrei trasformarmi in un novello Savonarola…( non ne ho la personalità prorompente ecc); tuttavia un “richiamo” all’etica, oltre che all’estetica ( sempre prediletta) non mi dispiacerebbe.
Impegno e coscienza, queste dovrebbero sempre essere le parole chiave per chi scrive, queste erano le parole chiave prima che venissimo precipitati nella vacuità di quest’epoca. Io non mi riferisco alla politica che si vede al tg5 o si legge su Repubblica; io sto parlando del “vivente” di De Sanctis, del contenuto che scuote. Chiunque dovrebbe far proprio questo principio, non solo chi scrive. Ho già detto che il “come” ha la sua importanza, ma deve passare in secondo piano rispetto al “cosa”, al contenuto, alla sostanza. Il “come” deve necessariamente essere al servizio del “cosa” e non viceversa.
Edgar Morin , in un’intervista rilasciata al periodico (Nuovo Corriere Unesco), non nasconde le difficoltà di instaurare dialoghi in un’epoca e in una realtà sociale,come quella odierna,in cui sembrano prevalere atteggiamenti di rigida intransigenza..
“Forse in futuro -diceva Calvino- saranno altri modi di leggere che noi non sospettiamo. Mi sembra sbagliato deprecare ogni novita’ tecnologica in nome dei valori umanistici in pericolo; una societa’ piu’ avanzata tecnologicamente potra’ essere piu’ ricca di stimoli, di scelte, di possibilita’, di strumenti diversi, e avra’ sempre piu’ bisogno di leggere, di cose da leggere e di persone che leggano”.
Calvino pensava che la poesia, la letteratura sono un bene, che nascono da un’opposizione di contrari, ma soltanto nella luce, nella leggerezza, nella libertà dell’aria, possono avere vita. Grazie
Maryline
Cara Roberta capisco quello che dici:) Ma ci ho la deformazione professionale psicologhilla e di conseguenza tendo a pormi domande, sulla funzionalità a cui assolve una certa scelta estetica piuttosto che un’altra. Sono d’accordo sull’importanza dell’estetica – ma a parità di estetiche visto che ce ne sono diverse valide (per di’ Ungaretti – na parola è poca e due so troppe, verso n’antro ridondanterrimo il mio naturalmente adorato Gadda, trecentoddu parole mettendoce er romano et anco l’italiano aulico) io sento che mi dicono delle cose. Nella letteratura alta in maniera più consapevole, nella squisitezza bloggheristica in maniera spesso inconsapevole.
Sulla questione del modo di essere su internet. Feci un intervento scientifico su Ibridamenti in tema, (uscito anche sul mio blog) se vuoi te lo linko magari in pagina accanto perchè qui non mi pare carino. Io credo in una generale fedeltà a se stessi raramente dissimulabile – il che non vuol dire che non ci sia chi dica il falso, o chi dissimuli cose proprie, ma sono le stesse identiche persone che nella vita si comportano ugualmente. Hanno on line e fuori gli stessi bisogni e lo stesso rapporto distorto con l’altro. Se sono provocatori in un forum lo sono a una cena. Se sono leccaculi in un sito di letteratura, troveranno questa strategia vincente anche fuori. Dopo un po’ te ne accorgi.
Te te dicono che sei bacchettona a me che so presuntuosa:) Mio marito mi chiama “La scienza” eh:) io concordo con il richiamo all’etica, ma è un richiamo che mi piace anteriore nel contesto del vivere civile, ed è+ un richiamo che sento di dover porre sempre come un congiuntivo estortativo e non imperativo. Sicuramente però non in contesti della produzione artistica. Perchè dovrei cestinare moltissime cose che trovo belle, e interessanti e perchè a me stessa l’etica interessa assai, ma non da mane a sera. E non solo: quando in una produzione artistica avverto il manifesto politico ed etico, ma manca l’estetica e il ludus il gioco, il piacere del creare – eh nove volte su dieci mi sa che mi trovo dinnanzi a una cagata.
Non so se sia stato ricordato in qualche nota relativa alla Fiera del Libro la quasi totale coincidenza del tema scelto per l’evento culturale torinese con il titolo d’un libro di R. D. Laing (“L’io e gli altri”, 1961; prima traduzione italiana, Sansoni, 1969). Laing, psichiatra e poeta di rara sensibilità umana, autore del più noto “L’io diviso”, fu personalità di rilievo mondiale tra gli anni Sessanta e Settanta; la sua attivita in campo istituzionale può per certi versi ricordare quella di Basaglia e del suo gruppo. “L’io e gli altri” riporta in epigrafe una frase di Confucio:
“La via per uscire passa dalla porta. Perchè non c’è nessuno che usi questo metodo?”
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In Italia, gli altri, oggi.
Leggi inserite in questi giorni nel cosiddetto “pacchetto sicurezza”:
– istituzione di ronde attraverso elenchi gestiti dalle prefetture;
– introduzione del reato di clandestinità (punito con una ammenda da 5 mila a 10 mila euro) con l’obbligo di denuncia per i pubblici ufficiali (fatta eccezione per i medici);
– prolungamento da 60 a 180 giorni del periodo di detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione);
– istituzione di una tassa di 200 euro per chi richiede la cittadinanza italiana e di un’altra, compresa tra gli 80 e i 200 euro, per chi richiede il permesso di soggiorno;
– carcere fino a 3 anni per chi affitta a clandestini;
– carcere fino a 3 anni per chi oltraggia un pubblico ufficiale (il reato era stato depenalizzato nel 1999);
– istituzione di un registro dei clochard;
– grandi difficoltà per le madri immigrate relative all’iscrizione dei propri figli nel registro anagrafico;
(Fonte: “Il Manifesto”).
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Con una manovra da distopia orwelliana, abbiamo rapidamente cancellato la nostra memoria recente, dimenticando che fino a poco più di trent’anni fa (nel 1975 per la prima volta il flusso migratorio italiano inverte la tendenza, con un numero di emigrati rientrati che superano il numero delle partenze) gli “altri”, quelli brutti, sporchi e cattivi, eravamo noi, sparsi per il modo in cerca di fortuna.
E molti di noi hanno almeno un parente che è stato risucchiato dall’oblio, in un viaggio transoceanico.
Mi raccontavano i miei genitori che, all’avvicinarsi del treno che avrebbe portato via l’emigrante dalla sua terra per poi “sparire” talvolta per sempre, si levava un gemito cupo dall’intera popolazione che accompagnava alla stazione il loro compaesano, e nel dialetto del versante tirrenico cosentino esclamavano:
“‘U vuuupu! ‘U vuuupu! Veni ‘u vupu mu su piglia!(Il lupo! Il lupo! Viene il lupo a prenderlo)”
Correggo:
modo=mondo
@Subhaga Gaetano Failla: di cosa ti lamenti? Una cosa è certa: ora siamo finalmente sicuri …di essere dei sudditi.
Purtroppo è come dici tu, caro Renzo, e se dai un’occhiata ai risultati di un sondaggio pubblicato ieri qui: http://www.sondaggipoliticoelettorali.it relativo al tema “immigrazione e sicurezza”, la sensazione è ancora più deprimente.
“Ritenete che – in effetti – l’Io, oggi, sia più malato di quello di ieri?”
Il vero problema è che molti sono incapaci di guardarsi dentro.
“Più esibizionista, egoista, autoreferenziale? Più indifferente al destino e alle necessità degli altri?”
Riscontro oggi un egoismo spietato e anche stupido.
“Davvero abbiamo perso il senso della comunità?”
Abbiamo dimenticato il nostro passato, si vive in un’indifferenza pressochè completa: ovvio che non esiste più il senso della comunità.
“Davvero siamo incapaci (o più incapaci) di elaborare progetti condivisibili? ”
Con l’egoismo non c’è la collaborazione, ma la sopraffazione.
“Di riconoscersi in una causa di utilità comune?”
Questo forse sì, salvo poi cercare di portare l’acqua soprattutto al proprio mulino.
@Gaetano: non c’è bisogno di questo sondaggio per verificare l’andazzo. L’altro ieri in autobus due signore discutevano e parlavano di Obama, magnificandone le doti, ma poi hanno concluso che non avrebbero voluto un giorno essere amministrate da un governo con a capo un nero, e sai il motivo? Dicevano: “Potrà esser bravo, il migliore, ma se è diverso di pelle una ragione ci sarà.”
Se non è razzismo questo…
enorme in bocca al lupo per la tua presentazione e, ovviamente, anche per l’auotore. ma ancor di più per il lbro su Letteratitudine. a presto
E’ una società cattiva, feroce, infernale. Pensate che l’anno scorso, in un’agenzia interinale, mi hanno detto: “Ma i nostri clienti non vogliono i negri, non vogliono gli ebrei… Vuoi che gli mandi te?” (Sono una trans). E questo non è un episodio isolato. E’ il tessuto sociale che deve cambiare rotta, è il tessuto sociale che deve (ri)prendere… coscienza.
La presentazione è stata super!
Cara Roberta,
concordo con te su molti punti… anche se naturalmente la letteratura è portata a riflettere gli aspetti deteriori, le patologia dell’animo umano per così dire, data la sua natura diremmo riflessiva e problematica.
Verissimo che specie nella società ipertecnologica dell’immagine preferiamo controllare se il rossetto è a posto, se la foto du My Space o Facebook ci fa fighi piuttosto che controllare se nel pozzo dell’anima c’è da dragare, da scendere giù a pulire…
La letteratura ci offre in questo caso non una ulteriore occasione di pessimismo, ma una prospettiva privilegiata per indagare criticamente la nostra natura confrontandola con le proiezioni immaginaria della poesia e della narrativa.
Concordi?
Un bacio, cara.
Barbara X,
queti episodi sono tipici in una società a parola liberata, in teoria progressista e spesso libertina.
Solo a parole, perché in realtà la consapevolezza, la coscienza critica fanno male, sono faticose e spesso dolorose. Allora si sceglie la via più facile, quella del rifiuto, dell’intolleranza, che nascono dalla mancanza di sforzo per cum-prehendere, prendere, assumere dentro di sé le istanze dell’altro.
Il nazismo ad esempio rappresenta una macroscopica prova di ciò che accade quando manca EMPATIA, dal greco soffrire con… ovvero assumere dentro di sé il mondo di cui l’altro è portavoce.
Gli altri siamo noi. Sembra banale, ma rifiutare il diverso da noi, cioò che nei nostri parametri è diverso e inaccettabile significa censurare e mutilare una parte di se stessi.
Chi rifiuta Obama, chi nega l’Olocausto, chi rigiuta un posto di lavoro ad un trans, chi discrimina gli omosessuali, sta rifiutando parti di sé che non accetta, che magari lo destabilizzano. Mi piacerebbe che la nostra Zauberei ci illuminasse in proposito…
Ih Maria Lucia Ricciola grazie della chiamata in causa:)
C’è questo libro di filosofia che dopo la Ragion Pura è il mio preferito, ed è la Dialettica dell’Illuminismo di Horkheimer e Adorno. E’ un testo immane e poco sintetizzabile, è un testo di grande filosofia della storia che riprende Hegel – la fenomenologia dello spirito – e la cala nelle vicende storiche dell’occidente: il nucleo della questione è un costante ribaltamento della natura in dominio per il tramite della razionalizzazione e del disconoscimento delle parti di se, proiettandole e organizzandole fuori di se. Il lager in questo senso è un’organizzazione micidiale di questo naturale che prima ci apparteneva e che ora si domina con una organizzazione concreta, proiettando sull’altro ciò che ci è proprio e subordinandolo, e eliminandolo.. La nostra naturalità ci riuscirebbe intollerabile alla lunga, e la dobbiamo perseguire in un fuori di noi. Dunque la natura si converte in cultura, e la cultura si riconverte in dominio, tornando a una più atroce forma di bestiale. La ferina incapacità di essere con l’altro sullo stesso piano.
Mi piace questa cosa, anche se troppo drastica e tragica, perchè io credo che noi abbiamo la capacità di essere con l’altro solo che si deve passare da se stessi, e più si è deboli e meno lo si fa. E non è neanche molto molto facile. L’altro è altro. Va preso sul serio nella sua alterità e non si possono manco usare scorciatoie – come l’inquietante concetto di tolleranza, o quell’altra formula che per esempio a me manda ar manicomio “voi ebrei siete più intelligentiiiii!” in psicologia si chiama formazione reattiva. Bisogna secondo me starci un po’ sopra su questo momento conflittuale con l’altro, in modo da superarlo in maniera definitiva.
Gli altri designati dalla storia poi, elicitano parti di se diverse – benchè tutte molto profonde e irrazionali. Saggiamente Horkheimer e Adorno per esempio mettono in luce come le caricature degli ebrei e dei neri tendano ad ampliare gli organi di senso soprattutto del naso. Sapete che la parte cerebrale legata alle emozioni più forti e più ferine è legata al naso? che parte del sistema nervoso che amministra l’accoppiamento e l’alimentazione e la fuga, è attigua alla parte del cervello che amministra l’olfatto? In neurofisiologia si parla di rinencefalo.
L’omosessualità e invece il transessualismo, evocano una possibilità di non definizione sessuale alla quale noi nella nostra infanzia e adolescenza abbiamo conferito invece una pacifica univocità che mettono sotto scacco, proprio perchè quella univocità è una soluzione assolutamente congrua, ma non monolitica. Le scelte di confine mettono sotto scacco questa parte psichica di noi stessi. Il problema non è facile. Perchè bisogna starci sopra a queste attrazioni verso la discriminazione sopra e guardarle prima di saltare a piè pari.
Ora noi disponiamo di diversi meccanismi psicologici per difenderci e adattarci e risolvere queste minacce psichiche. Abbiamo questa roba che in psicologia si chiamano meccanismi di difesa: ci sono quelli arcaici e bassi più vicini alla psicopatologia – la proiezione e la scissione o l’acting aut – e quelli più evoluti come la razionalizzazione. Ecco siamo in un momento culturale in cui si tende a elicitare i meccanismi patologici e non quelli maturi. Le soluzioni rapide e grossolane e non quelle lente ma più esatte. Questo ci tiene in uno stato di adolescenza dilatata, in cui siamo contornati da buoni e da cattivi, noantri belli belli di vi, e li negri e li froci di li, e culturamente e soggetti continuamente alla tentazione di agire senza pensare.
Questo non sempre, non comunque. Ma se dal basso dell’industria culturale io vedo venire molte cose che possono aiutarci a pensare – guardate che in tivvù ci sono cose assai evolute in questa direzione – persino Montalbano voglio dire, ma soprattutto produzioni USA (in sexy derty MOney, c’è Carmelita una bellissima e complessa personaggia trans) dall’alto del governo che qui ci tocca in sorte c’è il suggerimento a tornare allo stato di barbarie. Come dimostra il pacchetto sicurezza di cui parlava giustamente Subangas Gaetano Failla (speremo numme so scordata qualche acca) o anche il modo con cui questo governo tratta le donne.
Ahò nun ve la pijate commè è colpa della Ricciola.
🙂
@ Zauberei
Il mio prenome è Subhaga.
Per tutt*. UN trans è una donna che diventa uomo, UNA trans (cioè a dire per esempio la BarbieX) è una persona che compie il percorso opposto, che transita dal maschile al femminile. Transessualismo e omosessualità sono due mondi lontanissimi l’uno dall’altro. Per l’omosessuale e la lesbica è una questione di orientamento sessuale, cioè sono uomini e donne che preferiscono amare un corpo che abbia il loro stesso sesso. Per noi trans è una questione di identità di genere, nel senso che, dopo aver completato il nostro percorso (cioè dopo aver raggiunta la nostra identità), potremmo essere lesbiche, gay o etero (cioè coltiveremo il nostro orientamento sessuale). Sono concetti banali, ma è sempre bene ribadirli.
@Zauberei
Sì, grazie: lo leggo volentieri. Sul modo di essere su internet, sono abbastanza d’accordo con te, ma trovo che questa specie di “maschera” che si indossa ( non che non la si indossi anche dal vivo..) mi sembra doppia. Leggerò, poi ti scriverò altre impressioni.
Su “l’etica nell’arte” forse i nostri campi di indagine sono molto lontani e qui non ci capiamo. Oppure ( forse è più vero) io ho in testa molte cose che do per scontate e restano in testa anziché esprimersi. Ho ingarbugliato i discorsi ( arte+ atteggiamento in internet), che sono due cose diverse. Nell’arte l’etica non c’entra. Se ha intenzini “didascaliche”, o “didattiche”, diciamo così ( nel senso dei “moralisti” francesi: vedi il teatro di Molière, che castiga i cattivi costumi, gli ipocriti, gli avari ecc.. o quello di Brecht e altri) lo dice chiaramente. Ma spesso, appunto, come dici tu, il risultato ESTETICO non è grandioso ( Victor Hugo, per esempio, si aspettava molto dal suo dramma “Cromwell”- con intenti “didattici”, credo- , ma fu un fiasco, perché non reggeva a teatro e perché Hugo era un grande romanziere, oltre che poeta, non un uomo di teatro).
Il “richiamo all’etica” era perché, se parliamo del percepire gli altri, ho l’impressione che non li percepiamo perché troppo guidati dal nostro individuale narcisismo ( sto sforando nel tuo campo… tra un pò..); e il narcisismo è non vedere gli altri+ è perché abbiamo molti agi ( dico materialmente parlando) per concederci di essere “narcisi”. In francese esiste un proverbio ( sono sempre molto moralisti, i proverbi) “Ventre gros n’a pas d’oreilles”= “La pancia piena non ha orecchie” (per sentire gli altri).
@Maria Lucia
Cara Maria Lucia, certo, concordo. Sembra quasi che la letteratura, alla fine, a seconda di quello che ne capisci e per come ti alimenta l’animo, sia “nemica” della felicità (finta-illusoria). Nel senso che, così come la psicoanalisi, ti fa sondare verso l’interiorità.
Comunque credo anche che alla fine sia solo una questione di indole sensibile e soprattutto di EDUCAZIONE, il saper guardare verso gli altri (cioè l’essere abituati sin da piccoli a non pensare troppo a se stessi o solo a se stessi: è una cosa che ti insegnano i genitori). Conosco alcune persone molto “letterate” che ( sarà che non ne hanno capito nulla…) non mi paiono molto sensibili, anzi, mi sembrano pieni di “arroganza”.
Anche qui non è che siamo “divise”, io e te, ma io sono un pò cinica e disillusa, tu sei più fiduciosa ( ciò che è invidiabile). Beh, un pò di fiducia ce la devo avere anch’io..ma non troppa..
Un bacio anche a te.
Formazione reattiva… brr!
Però Zauberei grazie…
🙂
L’intervento è densissimo e si presta ad approfondimenti e riflessioni amplissime…
Roberta, in Sicilia si dice “‘U saziu nun criri o’ dijùnu”, cioè il sazio non crede a chi digiuna…
Ad Alex: sì, credo che fenomeni come Second Life abbiano determinato una sorta di schizofrenia. Da una parte c’è la vita reale, la First Life con i suoi limiti e problemi, dall’altra una vita nuova quasi commovente nelle sue apparentemente infinite possibilità, in cui posso scegliermi un avatar da strafiga, chattare, crearmi case, negozi, andare in disco, tessere reti di relazioni che nella vita vera non oserei forse neanche avviare…
Ma.
Siamo esseri umani e anche su Second Life si sono riprodotte le idiosincrasie della vita reale. Servono i soldi, quindi non è una fantomatica Utopia alla More.
Pensiamo a Facebook, a My Space… la cosa che fa sbarellare è questa: scriviamo e chattiamo sotto l’occhio del Grande Fratello, pensando che altri ci leggono, che qualcuno può guardare le nostre foto…
In grande, è come lo struscio dei piccoli paesi, le vasche al centro storico, in cui si guarda è si è guardati.
L’uomo, sia in piccolo che in grande, riproduce quello che è.
La letteratura è EDUCATIVA non nel senso che è didascalica, cioè esplicitamente didattica… pensiamo ai poemi allegorici, in cui i versi e la costruzione del testo tutta erano volti a far apprendere nozioni e valori ritenuti educativi.
La letteratura è educativa nel senso classico del termine: ex-ducere significa condurre fuori. Il gregge, ma anche noi da noi stessi. Offrendoci riflessi e specchi di noi stessi, proiezioni ma anche valori e concetti in cui possiamo non riconoscerci. Crescendo e maturando, riflettendo.
Pensiamo alle fiabe e ai romanzi di formazione, al cammino dell’eroe, al tema del viaggio che è iniziazione alla vita.
A Subhaga Gaetano Failla: presidi e insegnanti sono pubblici ufficiali in servizio quando esercitano le proprie funzioni. Il preside della scuola catanese di Librino – quartiere simbolo della modernità che genera ghettizzazione e degrado nelle periferie, ma laboratorio di esperienze anche artistiche come le iniziative di “Fiumara d’arte” – è scoppiato in lacrime pensando che se accettasse un alunno figlio di clandestini sarebbe un fuorilegge.
Maryline,
condivido quello che dici. Comunicare, quando risponde ad un’esigenza profonda, che sia quella di dar voce al proprio io nelle sue esigenze più profonde, a volte censurate o dimenticate, o che sia quella di entrare in contatto con l’altro, è un atto autentico e significativo.
Spesso però oggi comunicare è lanciare messaggi a volte poco densi di senso nel mare magnum del rumore, della conversazione urlata, della prepotenza di chi ha ragione perché ha più strumenti per dire ciò che vuole.
Barbara X: mi fa piacere che nel 2009 qualcuno legga ancora Vico. Che sosteneva la forza del pensiero, della ragione, che cercava nel mito e nella storia le forze fondamentali che reggono gli eventi umani. Era lui a parlare di corsi e ricorsi storici, della storia che tende a ripetersi ciclicamente ma con un movimento a spirale, come quello della vite senza fine del mio amato concittadino Archimede, pensando a un progredire continuo del pensiero umano.
Anche se la ragione quando dorme ingenera mostri, quando veglia può pure errare se non è guidata dal cuore, dalle istanze profonde ed anche irrazionali. Si tratta di due cavalli – come in Platone – che il nostro io deve saper guidare come un bravo auriga altrimenti finirà schiacchiato sotto gli zoccoli dell’eccessivo cerebralismo o dell’emotività più cieca.
Barbara X,
io pure ammiro tanto De Sanctis, ma lo stile è l’uomo, anzi la letteratura è innanzitutto forma. Se noi parafrasiamo una poesia ci muore tra le mani perché la disposizione delle parole e prima ancora la loro scelta, la musica e il ritmo della sua metrica, sono ciò che rende un testo poetico.
Stessa cosa per la narrazione. Direi che la letteratura è come il continuum spazio-temporale della fisica. Non ci sono spazio e tempo, contenuto e forma, ma la loro unità inscindibile.
Maryline, grazie per le tue citazioni calviniane…
Abbiamo bisogno di fiducia, anche nella tecnologia, senza preconcetti e senza farcene schiacciare. Non dimentichiamo che la stanpa venne vista come un’invenzione diabolica – questo ucciderà quello… vi ricordate “Notre Dame de Paris”? – e che perfino la scrittura venne vista come attentato alla memoria.
La rete ci offre nuove possibilità di comunicare, ma l’essere umano è sempre quello, con i suoi difetti e i suoi pregi.
Certo uno stile figherrimo ma vacuo non si può certo preferire ad un contenuto alto ma espresso in cattiva forma…
Però lo stile, la forma, le scelte lessicali fanno parte del contenuto: tal contenuto tal forma. Corpo e mente, come scinderli?
Una poesia bene intenzionata – pace, amore… – ma scritta in maniera sciatta non fa un buon servizio al vivente, al contenuto che deve scuotere e cambiarci. Ma lo fa se vestito, formato in modo da risultare vivente.
“La mia scrittura è sempre stata orientata verso tutte quelle situazioni in cui viene a mancare il diritto. Io ritengo d’essere impegnata in una battaglia e, a differenza della stragrande maggioranza degli scrittori d’oggi, ne sono fiera, non me ne vergogno. Molti scrittori d’oggi, dai quali devo per forza di cose prendere le distanze, reputano superfluo e sorpassato l’engagement: io no. Fra me e loro vi è solo una simultaneità casuale e cronologica, non già storica o spirituale. Si veda per esempio quanto e come essi considerino i grandi classici della letteratura, i cosiddetti capolavori del passato. Spesso non li considerano affatto, poiché sono convinti che la scrittura debba progredire, e pensano di far parte di un processo evolutivo: niente di più sbagliato. In letteratura (ma non solo) noi stiamo in realtà assistendo a un’involuzione spaventosa dovuta in larga misura ai tempi che stiamo, più che vivendo, subendo. Le nostre città sono sempre più invase da individui mentalmente inesistenti, tutta gente che ha messo completamente da parte la coscienza per paura, per necessità, perché vi è stata costretta, perché alla fine gli fa comodo essere manovrata da qualcuno che pensi al posto suo. Tale contesto sociale richiede scrittori e modelli espressivi che si adeguino a questo sfacelo, a questo scempio intellettivo, prima ancora che intellettuale: e i risultati, in termini di qualità, sono sotto gli occhi di tutti (o meglio, di qualcuno). I nostri contemporanei sono tutti convinti di vivere una favolosa stagione del progresso umano, ma non si rendono conto che in realtà noi tutti ci troviamo in una povera epoca idiota. Basti considerare come e quanto sia regredito il pensiero nei riguardi di un’infinità di tematiche sociali, storiche e politiche. I movimenti (politici e non) hanno completamente perduto quella sana combattività che li contraddistingueva fino a circa un paio di decenni fa, e –un po’ come tutti- hanno scelto di adottare come linea guida quel fair-play deteriore che nulla ha a che vedere con la non-violenza, il pacifismo, la tolleranza: si tratta solamente di un atteggiamento dettato dall’estrema povertà di ideali che spadroneggia nei nostri tristi tempi, dal vuoto pauroso in cui sono cadute le menti, i cuori e le coscienze. Mi rattrista non poco che il senso di queste mie parole non arriverà mai a nessuno, sono spesso consapevole di parlare una lingua straniera, morta… Questo fatto mi rattrista, certo, ma mi emargina, anche. Ecco allora che io vengo esclusa due volte da questa società così bella e civile: la prima per la mia diversità percepibile esteriormente, la seconda per la diversità che porto da sempre nel cuore e nella mente. Sì, sono sola per questo motivo, perché morirei piuttosto che diventare come la maggior parte di loro. Sovvertire la bruttezza dell’esistente: da una vita sto lottando affinché ciò non resti solo un’utopia.”
Barbara X,
ti auguro che le tue due esclusioni diventino invece due meravigliose realtà, di accettazione, di realizzazione e comprensione.
Per quanto riguarda l’engagement, vero è che siamo tutti più rilassati rispetto alle battaglie civili, ma la società ci impone sfide spiazzanti che sta a noi raccogliere.
La letteratura insegue sempre l’utopia, il sogno…
Davvero abbiamo perso il senso della comunità?
Davvero siamo incapaci (o più incapaci) di elaborare progetti condivisibili?
Di riconoscersi in una causa di utilità comune?
Rilancio le domande di Massimo…
Presentazione dei vincitori del Premio Vittorini 2009 –
15.05.2009 19.00 h
Fiera del libro – Torino
Piazza Italia
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a cura della Provincia regionale di Siracusa
Interviene: Nicola Bono
Coordina: Arnaldo Lombardi
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Vincitori :
-LETIZIA MURATORI-ADELPHI- LA CASA MADRE
-FRANCESCO DURANTE – MONDADORI- SCUORNO
-EMMA DANTE – RIZZOLI – VIA CASTELLANA BANDIERA
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Il premio speciale SEZIONE OPERA PRIMA è stato assegnato a
– SIMONA LO IACONO – PERRONE -TU NON DICI PAROLE
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La premiazione si terrà il 22 Giugno alle ore 21,00 al Teatro Greco di Siracusa.
– Ok Subhaga Gaetano scusami, ero di corsa.
Sono fritta dalla stanchezza e quindi perdonate se l’eloquio ne dovesse risentire. E anche se l’ordine logico non è popopopo er massimo ecco.
– Io concordo molto con Roberta quando anteriorizza l’estetica alla impegno, e condivido anche quando dice che un’esortazione all’eitica non è da buttare via. Credo anche che di questo ci sia bisogno – e moltii libri rimangono dentro al cuore delle persone sono quelli che ti portano con l’estitetica e grazie all’estetica a un insight, a una comprensione della realtà o della storia di ordine superiore. Ma i migliori per me, almeno, sono quelli in cui questa intenzione – passa per delle vie sotterraneee e travestite, vie che riescono a essere plurimetaforiche diciamo. Come non so: il meraviglioso Cecità di Saramago, o quel capolavoro tragico di Toni Morrison – Amatissima. Ma ecco, parafrasando Heidegger i filosofi sono romanzieri mancati. Quando la tesi è esplicita, allora era meglio che quello scrittore me faceva un libro di filosofia o un panphlet politico.
Quello su cui sono incerta Roberta è la faccenda della pancia piena e del narcisismo. E’ bello ma vero solo per pochi. Ho presente un sacco di artisti ricchi e narcisisti che fanno delle cose belle, proprio e disgraziatamente anche grazie a queste antipatiche premesse. Dirò una cosa antipatica: ma la sicurezza economica in certi soggetti produce un senso di freddezza e di distanza dalla realtà che coniugato all’intelligenza, o a un dover dire interno fa fare bene. Un Hanry James. Nun ze po’ butta ar cesso Hanry James perchè gli uscivano dobloni dalle recchie. Il Narcisimo è poi una tregenda, terribilmente salubre per gli artisti: per amarsi essi hano bisogno di avere addosso l’occhio dell’altro e usano il se per capire l’altro. E se averceli a cena è rotttura de zebedei garantita, disgraziatamente possono essere capaci di scrivere cose molto belle. La scrittura in un certo senso è sempre smodatamente narcisita. Risponde al bisogno di mettere su carta non il mondo, ma il proprio vedere il mondo. Le proprie parole. La propria capacità di riprodurre la parola. Così come, io stessa ho perso un bel po’ la verginità sulla nobiltà della mia professione o in genere dei medici.
Ecco credo che si ha un’idea un po’ stilizzata e dicotomica del narcisismo o dell’altruismo. Mettendo tutto il male di li e tutto il bene di qui. Siamo intrecciati, e se c’è del talento l’intreccio porta a delle cose o belle o utili. Se no si ricade comunque nel regno delle seghe.
(Roberta di la ti metto uno o due link. Ma la doppiezza stanca:) fidete. Pensa se scrivessi un blog te. Te reggerebbe la pompa di dire il falso?)
1. Massimooo quanno torni da Torino assistema la camera accanto che me la so persa.
2. Roberta ecco:
http://zauberei.blog.kataweb.it/2009/02/16/della-bloggheressa-dei-bloggeurs-e-dellanonimato/
ed ecco
http://zauberei.blog.kataweb.it/2008/07/01/psichico-42-simulare-stanca/
(perdonate tutti l’ot ma ho perso la camera accanto)
@Cara Zauberei
Ma sì, certo! Il narcisismo era riferito in generale alla nostra epoca, alla gente comune, che ha tempo per riflettere su se stessa ( o per “non-riflettere…..è uguale).
Per gli artisti è così, come dici tu. O perlomeno per molti. E non solo Henry James.. che è di uno strepitoso che più strepitoso non si può, ma pensa a Proust, alla Yourcenar, a Wilde, a quell’arisrocratico patentato di La Rochefoucauld… e potrei continuare la lista…
No, no, non leggo la letteratura con ideologia “marxista”, proprio no..
Era per la gente in giro..
Ciao grazie vedrò i link baci
Cosa rispondere alle domande poste da Massimo (e da M. Lucia Riccioli) e come commentare il motivo conduttore della Fiera “Io, gli altri”?
Al riguardo, vorrei riportare alcuni versi del mio concittadino Fernando Bandini (v. la silloge “Meridiano di Greenwich”, 1998): “Dalle mie parti dicono / che bisogna fermarli i neri allogeni, / difendere coi denti il proprio bene. / Il più devoto grida slogan blasfemi, / il più mite diventa uno scherano”.
Versi tanto attuali quanto emblematici, vero?
Dopodiché — per rendere lo stato di incomunicabilità che si sta insinuando a tappeto nelle comunità progredite, favorendo il sorgere (negli animi) di un senso diffuso di alienazione ed egocentrismo, nonché la percezione illusoria di essere qualcuno e contare qualcosa quando non si è che sudditi (usando la definizione di Renzo Montagnoli) — permettetemi di riprendere alcune considerazioni di Northrop Frye.
Cosa sostiene Frye?
Sostiene che nell’immaginazione moderna la città appare come un qualcosa di orrendo, simile alla fourmillante cité di Baudelaire o alla ville tentaculaire di Verhaeren. Non è più, cioè, comunità, bensì comunità rovesciata al pari di una manica, con le strade che assorbono le migliaia di unità nomadi, ciascuna chiusa nel proprio guscio (appunto!), per scaraventarle a capofitto in una solitudine grandissima: formiche nel corpo di un drago morente, a respirare l’aria avvelenata o a berne le acque inquinate.
Provate, difatti, a camminare o a passeggiare lungo le strade o le piazze della vostra città o di qualsiasi altra città “moderna”. Non avvertite anche voi, forse, che l’atmosfera è cambiata come sordidamente rispetto a venti, trent’anni fa? che la comunicazione diretta, quella personale o dialogica per intenderci, sta scomparendo del tutto?
Sta scomparendo, mentre stanno comparendo le serie interminabili di fili forniti dalla tecnologia, legando gli abitanti in spazi sempre più ristretti, quasi che quei fili fossero gli elementi sostitutivi delle strade, dei vicoli, delle piazze.
Adesso ci si incontra nelle piazze dei centri commerciali – come hanno già ribadito alcuni lettori -, ma molto difficilmente tali piazze potranno competere con quelle autentiche; oppure ci si “incontra” davanti allo schermo del computer, cercando di intavolare dialoghi amichevoli, oltre che discussioni costruttive. Se si possiede un computer. Altrimenti – in una presenza/assenza forgiata dalla solitudine – ci si siede dinanzi allo schermo del televisore per sorbire inconsapevolmente i cosiddetti veleni della ragione, ossia i programmi fatti apposta per narcotizzare i telespettatori, facendoli diventare teledipendenti, ovvero pecore o sudditi.
D’altronde, riflettendo sul processo di massificazione in atto da noi come nelle altre società “progredite”, si potrà tranquillamente dedurre che la persona, il singolo, l’Io, sono figure non autonome né libere, né pensanti. Sono l’immagine, insomma, dell’uomo seriale o eterodiretto.
Che fare, allora, per non soccombere inesorabilmente, senza possibilità di ritorno?
A mio parere questi sono rimedi: la conoscenza critica, la volontà di ricominciare il dialogo diretto, senza trascurare quello virtuale (sempre utile!), e la determinazione a voltare pagina, coinvolgendo assolutamente i ragazzi, i giovani.
Spero concordiate, nonostante abbia calcato un po’ troppo la mano.
Un saluto, A. B.
Dal Salone del Libro di Torino un caro saluto a tutti. Un bacino a Roberta.
@Siiiiiiiiiiiiiiimmmmmo!!!!!!!
Vincitrice del Vittorini opera prima.
Appena torno festeggiamo alla grande. Stappiamo la bottiglia che Garibaldi regalò a un mio bisnonno.
Un superbaciomegagalattico.
@Se non si fosse capito, ero io:Salvo zappulla
Brava Simooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!
Aspettiamo Salvo e Msssi per festeggiare alla grande!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Beh, my compliments to Simona!:)
Ricambio il bacino:)
Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
brava simonaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
🙂
Bravissima Simona.
Complimenti a Simona. Io non ho letto il suo libro, perchè, quando l’ho ordinato, risultava già esaurito. Spero che ora l’editore valuti l’ipotesi una seconda edizione, magari con fascetta.
simona carissima complimenti e coraggio,persegui nel percorso abbiamo tanto bisogno di una buona scrittura femminile italiana!!!
spero di poterti dare la mano quanto prima 🙂
bacioni
Ancora non ho trovato la comunicazione ufficiale su Internet, ma la notizia è confermata…
Brava Simona…
Ausilio, come non darti ragione? Ma dobbiamo reagire. Ad esempio, coltivando le amicizie reali oltre che quelle virtuali, rendere reali gli incontri in rete come stiamo facendo qui a “Letteratitudine” (ad esempio, io, Simona, Massimo ci siamo conosciuti, così come Remo Bassini, o Barbara Becheroni, Rossella, gli allievi di Luigi La Rosa…). Io frequento tre sere a settimana un coro lirico: cantiamo assieme e poi ci ritroviamo anche su facebook…
Roberta, Zauberei…
interessante la vostra discussione sul narcisismo.
In effetti l’artista ha bisogno di stare concentrato su di sé – ossessioni, paure, manie – per poi mettere su carta tela o in musica i propri fantasmi. E vero è anche che spesso un artista è inferiore alla propria opera.
L’artista ingingantisce se stesso per arrivare agli altri tramite la sua opera. Ma dona se stesso al mondo. Pensate alle nevrosi di un Proust, a van Gogh… nella loro opera c’è anche la loro sofferenza, trasfigurata da campi di girasole e chiacchiere mondane.
@Maria Lucia Riccioli: secondo me, l’artista cerca di superare la solitudine che è presente in tutti noi. Il suo è uno sforzo immane, perchè per andar oltre deve creare e questo è il suo modo di comunicare.
La creazione artistica non è più una necessità, una questione di vita o di morte, ma qualcosa che assomiglia molto a un mestiere. Cresce però il desiderio di emozioni da parte di chi l’arte la fruisce solamente, un bisogno, questo sì.
Complimenti Simona!
Anche Le Clézio l’ha detto nel discorso per il Nobel… spesso chi scrive lo fa perché è il suo modo di stare al mondo… di comunicare. Come diceva Pirandello, la vita la si vive o la si scrive.
Non mi sentirei di essere così pessimista o estremista.
Vero è pure che spesso scrivere è mestiere oltre che necessità interiore e che è finita un po’ la condizione mistica dell’autore (appunto AUCTOR, autorità. Ma visto che viene da AUGEO, io accresco, potremmo ricondurlo al concetto che l’autore accresce se stesso e noi con le sue opere). Però intatto è il desiderio del fruitore di godere della bellezza.
Il miracolo si avvera quando il bisogno di comunicare dell’autore trova e incontra il desiderio di fruire del messaggio da parte dell’ascoltatore/lettore/contemplatore.
Il salto si ha con l’arte novissima, in cui il fruitore non vuole essere “passivo” ma interagire con l’autore e l’opera. Salto favorito e accompagnato, forse anche determinato, da Internet.
Saluti a Pasquale, a Francesca Giulia, Gaetano, Renzo Montagnoli e voi tutti…
Io non sarei così pessimista su questa faccenda delli rapporti umani nella nuova società occidentale, internette compreso. O forse un po’ è giusto esserlo? non so.
Ma la mia sensazione è che il mondo cambia in fretta stile e forme, e a un certo punto della vita, ci si può accorgere di fare fatica a interagire con il nuovo mezzo relazionale, ma noi in finale siamo sempre gli stessi.
Fa bene la Ricciola a mettere l’accento sulle conoscenze che dalla rete passano alla realtà io pure ho avuto la stessa bella esperienza. Con letteratitudine, come con altri blog che leggo. Eppure io non tengo un blog per fare delle amicizie, nè frequento altri blog a scopo amichevole. Mi piace invece scrivere e leggere – ma alla fine ugualmente sono nate delle belle conoscenze.
E poi i centri commerciali… boh a me procurano un senso di profonda alienazione. Ci sono stata un mese fa a uno grossissimo di Roma, e n’antro po’ moro. La serializzazione dei negozi – solo catene – e la pulizia cosmica… na’ tristezza. POi vedo due ragazzine adolescenti che ridono. Ecco, non abbiamo gli stessi interessi, non abbiamo la stessa storia, non abbiamo gli stessi ancoraggi. Io li sono spaesata loro li sono visibilmente in paese.
Chi sono io per squalificare le loro risate?
Chi sono io per desemantizzare la loro conversazione?
Che ne so io del loro vissuto di familiarità?
E chi mi dice tutto sommato che non solo io dovrei esse mejo, ma anche i miei padri e i miei nonni che – statene certi – a un certo punto avranno detto oyoyoy poveri noi? Dove andremo a finire?
Una cosa che emerge dall’intervento di Zauberei è che spesso una generazione trovi giuste solo le proprie modalità di comunicazione e squalifichi quelle della generazione successiva.
Le paure sono sempre quelle: di trovarsi spiazzati, impreparati, come gli immigrati che per integrarsi nella società fanno affidamento sui figli e i nipoti che conoscono la lingua di arrivo…
Scrittura, libri, televisione, radio, Internet… ogni nuovo medium è stato demonizzato dal precedente.
La bottega è romantica rispetto al centro commerciale, ma si può benissimo farci una capatina senza per questo sentirsi pazze consumiste.
Grazieeeee! Sono scombussolatissima e molto emozionata! Mi sono data tanti pizzicotti per capire se era vero…mio figlio mi ha fatto versare fiumi di lacrime mandandomi i fiori a casa e firmando : Nanni e i tuoi personaggi…
un bacio a tutti!
Buonasera a tutti.
Rientro da Torino con una stanchezza inaudita ma felice di ritrovarvi tutti qui.
Purtroppo lì in Fiera non ho avuto nemmeno il tempo di respirare, né di connettermi in Internet.
Per prima cosa mi preme ringraziare Maria Lucia per la conduzione di questo post. Ho appena acceso il pc e non ho avuto modo di leggere i commenti (lo farò nei prossimi giorni)… ma – ad occhio – credo che tutto si sia svolto per il meglio.
A proposito… in posta elettronica ci sono centinaia di email. Abbiate pazienza se non rispondo subito!
Rinnovo i complimenti per il Vittorini alla nostra splendida Simo, che avevo già avuto modo di sentire al telefono…
Ero lì presente in Piazza Italia – alla Fiera del Libro – quando hanno proclamato i vincitori.
Tra gli autori premiati era presente l’ottima Letizia Muratori (che si trovava lì in Fiera per altri motivi).
Credo che i libri premiati siano tutti e quattro di ottima qualità.
Dunque… ancora complimenti a Simona per l’attribuzione del Premio Opera prima.
Complimenti e in bocca al lupo a Letizia Muratori, Francesco Durante ed Emma Dante (che si contenderanno il SuperVittorini).
Ciao Massimo:)
Simo quella roba dei fiori da parte de Nanni e dei personaggi M’HA SDRUMATO:)
(Ciao Zaub – E ciao Simo: un bacio al tuo Nanni… Zaub che è prossima mamma è particolarmente sensibile all’amore dei figli 🙂 )
Ringrazio l’amica Milvia Comastri che nel suo Rossi Orizzonti ha messo on line la foto della presentazione (alla Fiera) del romanzo di Andrea Ballarini.
La trovate in alto sul post (che ho aggiornato).
Come vedete ero in perfetta divisa (con tanto di camicia celeste)
Preannuncio che Rita Charbonnier e Andrea Ballarini saranno presto ospiti di Letteratitudine.
–
Auguro a tutti la buonanotte!
Buonanotte a te, Massi… e bentornato!
Carissimi Simona Massimo e Maria Lucia.Completato il certamen con la presenza del papirologo Mario Capasso, mi siedo al computer, apro il vostro sito e leggo la bellissima notizia.
Simona sei una vera scrittrice e il premio é meritatissimo. Un bacione, quando(mi auguro prestissimo)ci vedremo.Sono orgogliosa della tua amicizia, carica di rispettosa condivisa e affettuosa collaborazione.
Riflettiamo sull’IO.La società patriarcale, la cui origine va dalla discesa degli indoeuropei e dall’affermazione della ragione socratea, ha tumulato(senza però cancellarne i segni profondi)la vera, in quanto originale, lingua poetica e la vera religione, soppiantandoli con un linguaggio poetico razionale e con la religione della logica.Il tentativo dell’intelletto maschile era ed é quello di rendersi spiritualmente autosufficiente; un modo di adorare Apollo che nelle Eumenidi di Eschilo asserisce che la donna é un semplice contenitore e che il solo seme maschile é determinante per la prole. E Socrate era un uomo di città, che solo di tanto in tanto faceva un giro per le campagne e disconosceva la dea-luna, i fiori e la bellezza e cosa gravissima non curava le tre dee Moira,Ilizia e Callone, ossia Morte, Nascita e Bellezza.Conosci te stesso impone la conoscenza dell’attorno, del prima e del dopo, del compagno di viaggio, della natura, del sole, dell’Ade, dei sospiri degli altri, del rispetto del profumo che un fiorellino di campo emana, perché l’anima dei luoghi é intrisa di tutte le anime che sono nei secoli vissute e di quelle anime( intelletto cuore volontà sensazioni)che vivono e vivranno. E’ l’altro che ci connota. Un affettuoso saluto. Lucia Arsì
Brava Lucia, concordo…
Uno dei mali della società oggi è quello di aver scisso il maschile e femminile senza ricomporli in armonia. Da ciò la schizofrenia sentimenti/ragione, razionalità/emotività. Spesso le donne hanno preso il peggio della modalità maschile snaturandosi, senza capire che l’incontro è unione di differenza, dialogo non di opposti ma di complementari.
@Massimo
Caro Massimo, sembra molto carina la copertina del libro di Ballarini, “Il trionfo dell’asino”. Di cosa tratta il libro? Come mai questo titolo? Ho cercato sul web e mi pare si ambientato anche il suo nel Seicento?
Grazie. Robi:)
Segnalo il video di Scalfari sulla “modernità”, con la sua lectio magistralis alla fieralibro di Torino.
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L´Odissea di Omero e Ulisse, l´eroe che viaggia per seguire la conoscenza. L´Ulisse che, nel canto XXVI dell´Inferno di Dante, dice ai compagni: «fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e conoscenza». E ancora Copernico e Galileo, l´umanesimo, Montaigne, Descartes, Spinoza, Montesquieu, l´illuminismo e l´Enciclopedia, Diderot. Fino al romanzo La principessa di Clèves di Madame de la Fayette, del 1678. È il viaggio alle radici della modernità di Eugenio Scalfari, un viaggio che il fondatore di Repubblica ha compiuto ieri nella Sala dei 500 del Lingotto con la sua lectio magistralis su La modernità. Nascita, fulgore, declino
[17 maggio 2009]
C’è il video:
http://torino.repubblica.it/multimedia/home/5980290
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complimenti a Letteratitudine da Silvio M.
magari potremmo discutere sulla modernità per come la intende Scalfari. guardate il video!!!
ciao
Silvio
ciao da new york a massimo maugeri e letteratitudine. capisco poco di italiano ma leggo ogni tamto con amici qui. ciao
Hi Anne… welcome to you and your friends too…
It’s a great pleasure and honour for me ad us all to be read in New York!
Keep in touch…
Scalfari parla di tre percorsi della modernità: la conoscenza, l’etica e l’arte. Montaigne sarebbe il “capostipite” della modernità e di questi tre percorsi, che comunque si intrecciano tra di loro.
Poi passa a Cartesio, col suo spirito matematico e geometrico che stabilisce rapporti di certezza tra le conoscenze.
Dubbio come metodo, che però porta allo scetticismo, visto che il dubbio metodico esteso a tutti gli ambiti di conoscenza può condurre allo scacc della ragione.
Ritengo che la reazione romantica si sia avuta proprio per controbilanciare l’eccesso di ragione, temperandolo con l’esprit de finesse, la sensibilità.
Ciao. Se può essere utile segnalo i video della fiera.
http://www.fieralibro.it/it/news-e-multimedia/video.html
Molto bello questo di Carofiglio sulla “manutenzione delle parole”.
http://www.fieralibro.it/it/news-e-multimedia/video/10059-gianrico-carofiglio-da-qla-manutenzione-delle-paroleq.html
@Silvio M.
Grazie per aver inserito il link con la lezione di Scalfari, che però nel video è solo una parte. Credo che Scalfari abbia individuato la nascita della “modernità” in un pezzo successivo; perché il discorso parte dalla necessità di individuare il “passo avanti”, rispetto ai dubbi sulla conoscenza, che Descartes avrebbe fatto dopo Montaigne e individua il fondamento “scientifico” delle “certezze” nell’ ESSERCI dell’Io. L’Io diventa fondamento= come un “tronco” piantato sulla terra. Ora non so se Scalfari stesse per spiegare in che modo il razionalismo cartesiano ha portato alla modernità: mi è rimasto il desiderio di sentire l’altro pezzo del discorso…
Tu mi sai dire qualcosa?
Sono felicissima che intellettuali come lui facciano riferimento al Rinascimento europeo e in particolare a due pansatori come Montaigne e Descartes( cioè a dire= che dovremmo conoscere meglio i pensatori del passato per capire la nostra modernità+ non limitarci alla conoscenza degli scrittori e pensatori italiani). Scalfari in questo propone veramente una “lectio magistralis”.
@M.L.,modernità é sinonimo di Ratio(cogito ergo sum,la certezza dell’esserci é data dal fatto che ragiono,così Cartesio), ed é una formula perdente, dato che mia suocera c’é(97 anni) ma non pensa.Ergo, la modernità si eclissò quando le tanto elogiate risposte scientifiche date dalla psicanalisi(inconscio), dal marxisismo(economicità) e strutturalismo hanno dimostrato l’ambiguità della verità e la mancanza di certezze.Aperti pertanto ad ogni possibile verità che scaturisce dal nulla della certezza, preferiamo affidarci all’altro, alla comunità, alla dialettica, alla convivenza, allo stare accanto ed insieme ed arrancare nel labirintico viaggio vitale. Al cogito pertanto sostituisco il convivo ergo sum.Quanto si rivela difficoltosa il”con-vivere”, oggi….!
Lucia Arsì
Davvero abbiamo perso il senso della comunità?
Davvero siamo incapaci (o più incapaci) di elaborare progetti condivisibili?
Di riconoscersi in una causa di utilità comune?
Innanzitutto un saluto a tutti, specie al padrone di casa Massimo, che con questo blog mi ha invogliato a commentare le domande che stuzzicano il nostro essere….sapiens…:))
Rispondo ai quesiti posti, sperando di essere più chiara possibile.
Credo che l’io, al di là dei secoli e dei mutamenti storici e culturali trascorsi, rimanga lo stesso nel suo contenuto e valore intrinseco. Piuttosto i mutamenti storici e politici hanno portato un decadimento ed uno svilimento di valori familiari, sociali e culturali, che come conseguenza naturale ed evolutiva hanno portato alla “tumefazione” dell’io. Infetto e malato, trova nuovi focolai di espansione ed annidamento per colonizzare spazi sempre più vacui e fatui (vedi facebook e dintorni), dove impera la spersonalizzazione del sè e l’imbarbarimento del lessico e della parola (sms, emoticons).
Si è perso il gusto del raccontare, dell’aggregazione, dell’emozione. Se facebook non mi commuove, ci sarà un perchè.
Se l’io si traduce nelle chat o in second life, credo che l’intera intellighenzia dell’homo sapiens sia andata a farsi friggere (guai con l’olio usato…:)) e non sono una matusa perchè non disprezzo internet ed i suoi lampi di genio.
Il senso della comunità viene fuori soltanto per fare bella figura o per dire “c’ero anch’io!”. Non sento quell’onda emotiva universale che ti spiazza e ti lascia senza fiato, forse perchè anche la religione è andata a farsi benedire…
Oggi è tutto un apparire, un mostrarsi, un atto di presenza. Si partecipa ad un funerale perchè fa notizia, perchè tanto si andrà su youtube, perchè ci si incontrerà con qualche vecchio amico/a. Nient’altro.
Il vuoto impera. Il nulla impera.
I progetti condivisibili e le cause di utilità comune sono organizzate da pochi individui e sempre in numero esiguo rispetto alle reali necessità
che sorgono nel mondo. Ma poi mi chiedo, questi progetti sono di pubblica utilità o nascondono un doppio fondo con lucro incorporato?
Non ricordo chi abbia detto “La verità non la sapremo mai”. Sicuramente un realista e pragmatico.
Proporrei una condizione. Senza internet, cellulari e connessioni varie per almeno un anno e poi vedere il risultato finale. In umanità ed affini.
Vi ringrazio di cuore per i nuovi commenti. Saluto gli ultimi: Carl8, Lucia, Mari, Roberta, Elio, Silvio, Anne.
Un ringraziamento specialissimo all’ottima Maria Lucia.
(Grazie, Mari).
@ Lucia Arsì
Bentornata, cara:-)
A Siracusa la cultura è donna… e ha tre degne rappresentanti in (le cito in ordine alfabetico): Lucia Arsì, Simona Lo Iacono, Maria Lucia Riccioli.
A proposito di Simona e del Vittorini mi è arrivato questo link:
http://www.siracusanews.it/node/7575
Si tratta di un’intervista di Angelo Orlando Meloni che – per puro intreccio del destino – sarà un prossimo autore di Del Vecchio… e dunque collega di Andrea Ballarini (autore del romanzo che ho presentato alla Fiera).
@ Roberta
Grazie per la domanda, cara Roberta.
Il libro di Andrea Ballarini è davvero notevole. E non solo per dimensioni (circa 500 pag.).
E’ un romanzo che mi sento di consigliare.
Sì… è ambientato nell’ultimo venticinquennio del 1600 (stesso secolo, dunque, del libro di Simona). I suoi punti forte sono l’ironia, l’ambientazione, la grande teatralità. Davvero ottimo.
Ma avremo modo di parlarne in dettaglio in seguito.
@ Carl8
Un anno senza internet? Ma sarebbe la web-morte dell’uomo con la camicia celeste!:-)
(Ciao, e grazie per il commento: benvenuta a letteratitudine!)
Per il momento chiudo qui.
Auguro una serena notte a voi tutti.
bentornato light blue man!!!
a
domani,stasera sono senza parole…
Alla Fiera del libro di Torino
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=56&IDalbum=17775&tipo=VIDEO
Grazie Fran.
Non restare troppo a lungo senza parole, eh:-)
Un saluto a tutti, al ritorno da Torino. Un’ esperienza drammatica: due giorni chiuso in albergo con le flebo, mentre l’uomo con la camicia celeste troneggiava per il Salone distribuendo autografi a destra e a manca.
Chi volesse può scaricare il file della puntata di Radio Catania sulla fiera del libro di Torino – del 15 maggio – diretta da Mariella Alì.
Alla fine della trasmissione un intervento di Massimo Maugeri, presente alla Fiera del libro:
http://www.radiocatania.it/audio/2009/mariella-18-05-09.wma
Cara Lucia,
dovremmo dire – e vivere facendolo nostro – il convivo ergo sum e l’amo, ergo sum… allora sì che…
Massi, io sarei parte dell’intellighenzia siracusana? Un triumvirato, anzi un triummulierato!!!
🙂
SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO: Lingotto dal 13 al 17 maggio 2010
Cari amici,
ho deciso di trasformare questo post in uno spazio permanente dedicato al Salone del libro di Torino, il principale evento nazionale legato al mondo dei libri.
Sarà uno spazio che verrà aggiornato annualmente con l’intento di contribuire a divulgare le notizie e i temi di volta in volta affrontati.
Ulteriore obiettivo, però, è anche quello di fornire agli amici di questo blog la possibilità di raccontare il Salone dal loro punto di vista.
Siete particolarmente invitati a dire la vostra, dunque.
Peraltro quest’anno non avrò la possibilità di partecipare agli eventi organizzati nell’ambito del Salone del, né avrò la possibilità di visitarlo. Dunque sarei grato a tutti gli amici di questo blog che avranno modo di recarsi lì a Torino, di raccontarci e descriverci l’evento dal loro punto di vista.
Il tema centrale di quest’anno è… la memoria.
La scelta della memoria come motivo conduttore del Salone 2010 nasce dalla constatazione di un paradosso: proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito.
Mi sembra un tema interessante e attuale, per cui – se vi va – vi inviterei a parlarne qui.
Vi propongo le domande estrapolate dall’articolo pubblicato sul sito del Salone del libro (con una piccola integrazione)…
Che cosa è per noi, oggi, la memoria? Come la pensiamo, come la utilizziamo?
Come è cambiato il concetto di memoria collettiva nell’era di Internet?
Quali sono le conseguenze di un “eccesso” di memoria? E quali, viceversa, le conseguenze di un “difetto” di memoria?
Condividete l’impressione che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito?
In merito alla questione del delicato rapporto fra tradizione e innovazione: che cosa conservare e cosa buttare?
In che modo la memoria personale può diventare ricostruzione condivisa di un passato?
Sul post: il booktrailer dell’evento… e l’articolo pubblicato sul sito del Salone del libro.
Per oggi chiudo qui.
A tutti voi una serena notte.
Io penso che passerò alla fiera del libro di Torino. Se posso ti dirò con piacere le mie impressioni,
Anche io andrò al Salone del libro e per la prima volta come autrice lunedì 17 alle 16: grande emozione. Parlerò del mio ultimo libro, un trattato antropologico sulla pasta fresca e ripiena. Il tema della memoria è perfettamente coerente con la le tecniche di manipolazione del cibo mutuate dal passato. l’impastare la materia è un po’ come modellare le proprie emozione e la preparazione dei piatti collettivi come ravioli e tortelli diventa momento di comunione di emozioni, cibo simbolico e trasmissione di sapere.
Perchè l’unico cibo che ci consola sono i nostri ricordi.
Roberta Schira
http://www.robertaschira,com
Un saltino al salone dovrei farlo pure io. Vi comunicherò con piacere le mie impressioni.
Carissimo Massimo,
Rispondo a una delle tue domande.
Nulla è mai da buttare. Tutto è humus, per il nuovo. Non esisterebbe il concetto di nuovo, se non sapessimo cosa è il vecchio. Non solo in arte e in letteratura, ma in tutto il nostro mondo, ciò che è passato rappresenta esperienza. Ripensare consapevolmente a ciò che è stato nella nostra vita, in quella degli altri, nelle diverse epoche storiche o nel passato recente è fondamentale, per la costruzione di un presente e per gettare le basi a un futuro. Sapere che è esistito uno strumento inumano come l’Inquisizione, con le sue torture e i suoi roghi, sapere che sono esistiti i lager e tutti quei luoghi in cui uomini e donne sono stati spogliati della propria umanità, diventando carne da macello ancora viva alla mercè di altri, giova a stare in guardia per non ripetere gli stessi errori, per non far finta di niente, pensando tanto non mi riguarda oppure, ma saranno vere le cose che si dicono? Bisogna stare in guardia e guardare sempre al passato, perché solo in questo modo si può proporre qualcosa di migliore per tutti. Ecco a cosa serve la memoria, a riflettere, a ponderare, a proporre qualcosa di buono. Nel campo dell’arte, invece, serve a guardare con sensibilità a ciò che hanno rappresentato le correnti culturali. Come si sono evolute, come hanno migliorato o cambiato la vita degli altri. C’è una poesia di Saba, che io amo particolarmente “Città vecchia”. Ogni volta che la leggo mi emoziona. Mi fa riflettere, mi fa pensare come il mondo degli emarginati fa parte di noi, del nostro essere umani e di come nella società di oggi, si tenda a respingere chi è diverso, invece di cercare un dialogo, di capire. Siamo in un tipo di società in cui non c’è posto per tutti, perché domina il sospetto, la paura del diverso, il sentirsi minacciati dal vagabondo, dal nero o da chi ha idee, che non si allineano con quelle degli altri. Bisognerebbe riflettere su come era bella e magnifica la corte multiculturale di Federico II di Svevia e di come decadde in breve tempo il mondo asfittico creato da Filippo II di Spagna. Bisognerebbe guardare gli altri con occhi scevri da ogni pregiudizio, ma capisco che nel nostro tipo di società non è facile, perché ormai paure e pregiudizi sono radicati. Mi piace però pensare che con il tempo possano venire fuori i buoni sentimenti e capire a un tratto che l’unico mezzo che abbiamo per essere liberi è la cultura e quindi tradizione e innovazione vanno di pari passo.
Maria Rita
Io ci vado al Salone del Libro, vi faccio sapere cosa succede di buono
Ciao Massimo, ciao a voi tutti… causa trasloco sono stata poco presente ma mi cospargo il capo di cenere e scrivo.
🙂
Mi piacerebbe andare alla Fiera ma non trovo voli e hotel. Uffi, volevo vedere anche la Sindone…
Il tema è meraviglioso: la memoria. Vivere è ricordare. Commemorare. Rammentare. Già l’etimo collega la memoria al cuore e alla mente. Ricordare è rendere presente.
@Maria Lucia. Io salgo in macchina, se vuoi uno strappo, non fare complimenti. A condizione che spingi nelle salite. Sono tempi duri e bisogna fare economia anche con il carburante.
Ho visto il curriculum di Roberta Schira. Complimenti!!! Cucina per palati fini. E non solo. Solo a leggere ho messo su tre chili.
Allora. Intanto rispondero’ alle domande sull’Io e gli Altri, con risposta cumulativa e riferimenti anche alla cultura e alla Letteratura, che e’ il mio campo d’interesse e qui funge anche da esempio per tirare certe conclusioni:
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Premessa:
personalmente sono oggi (e sono sempre stato di indole) una persona che crede alle iniziative collettive e dunque alle Istituzioni come appunto la nostra Repubblica. Dunque mi impegno personalmente, se credo in qualcosa, non mi risparmio.
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Questi miei principi li ho anche messi in pratica, nella vita, non sono chiacchiere: nel 1995 fondai con altre cinque persone (giovani e squattrinate) una rivista letterario-culturale a distribuzione gratuita (”I Polissenidi”). Ci mettevamo anche i soldi di tasca nostra per promuovere la critica letteraria, le traduzioni inedite, i saggi di filosofia, politologia, Storia, arte, musica. Facevamo tutto da soli con l’aiuto modesto del Comune di Perugia (Assess. alla Cultura) e di qualche privato.
L’iniziativa duro’ cinque anni, nel corso dei quali divenimmo otto redattori ed una ventina fra collaboratori esterni saltuari e continuativi. Le copie da 100 del 1995 divennero 500 nel 1997, la distribuzione: regionale in libreria, biblioteche e caffe’ e nazionale nelle biblioteche dei capoluoghi regionali.
Per mancato impegno dei miei sodali e mia partenza per la Slovenia – dove attualmente vivo – l’iniziativa chiuse nell’anno 2000. Se fossi rimasto, con 5-6000 euro l’anno di fondi pubblici e privati si diveniva un’importante rivista culturale nazionale.
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Questa esperienza mi porta a pensare che gli italiani abbiano il difetto di non credere nelle iniziative culturali collettive nate dal basso, da noi, perche’ se dopo un paio d’anni non vedono risultati economici, si infiacchiscono e se ne vanno. Gli italiani cercano il Berlusconi che dica loro: vieni, ti do 300.000 euro l’anno per fare il presentatore cretino in tv, oppure gli italiani cercano il politico potente che li stipendi lautamente per fare i farabulani, i venditori di fumo nelle sedi di Partito.
Ecco: non e’ questa la mentalita’ giusta per creare qualcosa. Bisogna invece – almeno finche’ non si e’ sposati e con figli – muovere il culo e lavorare personalmente sulle iniziative, facendo quel che c’e’ da fare, cercando fondi, appoggi, collaboratori seri e conoscenze. Se si lavora bene e si cercano contatti, dopo qualche anno, anche la cultura puo’ divenire professione, cioe’ stipendio.
Qui in Slovenia, c’e’ un gruppo di intellettuali, soprattutto giovani, che ha preso in mano da qualche anno una vecchia casa editrice e l’ha fatta diventare la piu’ importante del Paese – con il lavoro, con i contatti politici, con la qualita’. Lo stesso si puo’ fare in Italia: se quattro persone lavorano bene insieme e credono nelle stesse cose, ci si crea il posto di lavoro nonostante le difficolta’. Il problema e’ la gente, che ha una mentalita’ che dice: o parto con grossi capitali o non faccio niente; oppure dice: o parto con le conoscenze giuste e i fondi alti o non faccio niente.
Questo e’ sbagliato – almeno quando non si hanno i figli, dopo diventa giusto, ovvio.
Insomma:
bisogna creare le iniziative partendo dal lavoro e dalla condivisione di ideali di chi ha avuto l’idea, da noi: siamo in quattro? Ci crediamo? Si’? Bene. Giu’ a lavorare, con fiducia, forza, impegno. La cosa riuscira’ di sicuro. E spesso riesce, perche’ quattro persone convinte ed unite, non le distrugge nessun ostacolo.
Io verrò al salone di Torino direttamente da Londra. SE posso vi dirò anch’io la mia.
Ma mi rendo conto di aver risposto alle domande concernenti il Salone del 2009… ah ah ah! Rincoglionimento totale!
Va be’, QUEST’ANNO a Torino non ci saro’, ma ci sara’ il mio prossimo libro, in uscita in questi giorni per la casa editrice del bravo Francesco Giubilei. E ci sara’ Claudio Magris, al quale il libro stesso e’ dedicato.
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Salvo Zappulla: se vai a Torino, passa da Giubilei e salutalo da parte mia! Grazie! Un abbraccio a tutti i siciliani.
Carissimo Massimo,
io ci saro’ per presentare la nostra (mia e di Lory) ultima fatica: FIUME PAGANO, romanzo edito da Historica. Se vuoi un resoconto posso farlo, dal mio punto di vista. E’ interessante che il tema della memoria sia profondamente attinente al nostro giallo che parte proprio dalla ricerca di un padre perduto e amato da parte della figlia (la memoria della dolcezza dell’infanzia rispetto all’amarezza dell’eta’ adulta). Una ricerca che si incontra con quella di un uomo che vuole a tutti i costi recuperare una memoria storica ancestrale, quella legata alla concezione profondamente pagana della romanita’ attraverso il culto della dea primigenia Vesta e del fuoco sacro che, unico, puo’ rappresentarla.
Ne parleremo 🙂
Salone del Libro, emozioni da leggere in cinque giorni e quattro padiglioni
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da LA STAMPA.IT
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di ANNA SARTORIO
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Il Salone ritorna, e non solo perché da giovedì 13 maggio – al Lingotto Fiere – si apre la 23ª edizione della kermesse internazionale dedicata al libro. Il Salone ritorna anche in senso letterale, riprendendo il nome originario del 1988 e abbandonando il termine Fiera che fu adottato per problemi legali ora superati. Salone, dunque. Che quest’anno affronta il tema della memoria: orale e scritta, individuale e collettiva, storica, politica, religiosa, artistica, letteraria, scientifica, digitale. Memoria come filo conduttore di una manifestazione che, lo scorso anno, ha registrato 300 mila visitatori e che porta nei quattro padiglioni disponibili al Lingotto (51.000 metri quadrati e 27 sale convegni) oltre 1400 espositori, lasciandone più di sessanta in «lista d’attesa».
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QUANDO E DOVE
Il Salone internazionale del Libro 2010 si tiene da giovedì 13 a lunedì 17 maggio. Orario: giovedì 13, domenica 16 e lunedì 17 maggio dalle 10 alle 22; venerdì 14 e sabato 15 dalle 10 alle 23 nei padiglioni 1, 2, 2 e 5 del Lingotto Fiere (via Nizza 280; telefono 011.6644111; http://www.salonelibro.it). Incontri nelle sale convegni (sale Azzurra, Gialla, Blu, Rossa, dei 500, Caffè Letterario) e negli spazi incontri (spazio Autori A e B, sale Avorio, Incubatore e Professionali).
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BIGLIETTO
Quello intero costa 8 euro, il ridotto 6 (ragazzi tra 11 e 18 anni, studenti universitari, militari, over 65enni, tessere Abbonamento Musei 2010, Torino + Piemonte Card, Carta Entusiasmo e tessera Cral, quest’ultimo solo in prevendita presso la segreteria organizzativa di via Santa Teresa 15, telefono 011/5184268). C’è poi il ridotto professionali a 5 euro valido per un ingresso giornaliero (editori non espositori, scrittori, insegnanti, bibliotecari, librai, traduttori, docenti universitari e consulenti editoriali) e il ridotto junior a 2,50 euro (bambini 3-10 anni e alunni delle materne ed elementari accompagnati dagli insegnanti). Il gratuito è riservato a disabili e accompagnatori, mentre lo speciale comitive a 6 euro (oltre 20 persone) si acquista in prevendita presso la segreteria organizzativa. Gratis i giornalisti muniti di tessera dell’ordine, gli insegnanti che accompagnano le classi e – solo nella giornata di lunedì 17 maggio – insegnanti e professionali. Abbonamento 5 giorni a 19 euro (10 per i professionali). Si ricorda che per assistere ad alcuni incontri di particolare richiamo è necessario procurarsi il ticket di «prenotazione» presso l’apposito Green Point.
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INGRESSI
Due le biglietterie: piazzale lato via Nizza e piazzale lato ferrovia. La reception per professionali e insegnanti è al padiglione 5 (via Nizza 280), quella stampa al padiglione 1 (via Nizza 291). I partecipanti all’International Book Forum entrano direttamente al Centro congressi (piazzale lato via Nizza 280).
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COME ARRIVARCI
Il Lingotto è dotato di un parcheggio multipiano con ingresso da via Nizza 280 o dal sottopasso di corso Giambone. Mezzi pubblici: da Porta Nuova bastano 20 minuti con le linee 1, 18 e 35; da Porta Susa 30 minuti con la metropolitana fino la Porta Nuova e di nuovo con le linee 1, 18 e 30. Dalla stazione Lingotto 10 minuti a piedi.
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SERATA D’ONORE E INAUGURAZIONE
Mercoledì 12 alle 20,30 c’è la serata d’onore a inviti per gli autori e gli editori che partecipano al Salone: al Bookstock Village, padiglione 5, prolusione di Sudhir Kakar – uno dei più noti scrittori e psicanalisti indiani, nonché docente universitario a Delhi, dove vive – seguita dall’esibizione musicale di un quartetto di flauti indiano, per entrare subito in tema e introdurre il Paese ospite di quest’anno.
L’inaugurazione ufficiale sarà invece giovedì 13 alle 10, sempre al Bookstock Village.
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INDIA, PAESE OSPITE
Sbarcano al Salone profumi, cultura e storia di un Paese millenario. Il programma, vastissimo, comincia giovedì 13 alle 12 (Punto India, stand al padiglione 2) con la lectio magistralis di Sudhir Kakar, autore del saggio «Gli Indiani. Ritratto di un popolo». Parte da questa articolata fotografia il lungo viaggio che il Salone 2010 dedica all’India. Con ospiti quali Indra Sinha, che da 15 anni si divide tra la scrittura e la raccolta fondi per l’assistenza medica alle vittime della tragedia di Bhopal (giovedì alle 17 in sala Azzurra), e il romanziere e sceneggiatore Kiran Nagarkar (venerdì alle 16,30 al Punto India). Mentre alla scrittura femminile è dedicato l’incontro di venerdì (ore 19, Punto India) con Tishani Doshi, Namita Davidayal, Shobhaa Dé. Né mancherà un omaggio a Bollywood, la celebre industria cinematografica indiana (venerdì 14 alle 21 in sala Azzurra).
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LA MEMORIA, SVELATA
È il tema di questa edizione, all’incrocio fra scienza, storia, letteratura, arti. A partire dalla lectio magistralis di Gianfranco Ravasi sulle religioni del ricordo, o da quelle dell’architetto Mario Botta sul rapporto con il passato e del regista Giuseppe Tornatore sull’uso cinematografico della memoria. Spazio, poi, anche al dibattito sui grandi nodi irrisolti nella storia del Novecento: un altro modo per celebrare l’imminente 150º anniversario dell’Unità d’Italia.
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LA MADRINA
Come di consueto, il Salone ha scelto una madrina tra le Signore dell’editoria italiana: è Sandra Ozzola Ferri, fondatrice della e/o.
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BOOKSTOCK VILLAGE
Torna al Padiglione 5, per il quarto anno, lo spazio per i giovani lettori. Filo conduttore, naturalmente, è la memoria: quella vista di lato, quella che guarda avanti, quella in movimento. Il programma è ideato – per la fascia over-14 – da Davide «Boosta» Dileo, tastierista dei Subsonica; mentre Eros Miari firma quello per i più piccoli. Nel cuore del Village ecco poi la grande Arca della Memoria, intorno a cui si snodano gli spazi Bookstock con i suoi otto laboratori e 210 ore di proposte. La novità 2010 è lo studio di Rai Radio2 che porta in diretta dal Village trasmissioni culto come «Caterpillar» e «Coppia aperta».
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NURSERY LETTERARIA
A Bookstock, nel Laboratorio Autori, personale specializzato accoglie i bambini che desiderano seguire senza i genitori incontri e laboratori. Orari: giovedì 13, venerdì 14 e lunedì 17 dalle 16,30 alle 22; sabato 15 e domenica 16 dalle 10 alle 22. Sempre nel Padiglione 5, vicino allo stand di Nati per Leggere, c’è l’Angolo della Poppata, spazio attrezzato per i genitori in attesa o con bimbi sotto i due anni.
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LIBRERIE
Sono tre le librerie tematiche, tutte nel Padiglione 5: la Libreria Internazionale gestita dalla Libreria Luxemburg, quella per i ragazzi fino a 13 anni, curata dall’Associazione Minimondi e dala Libreria Fiaccadori, e quella per i giovani adulti (dai 14 in su) curata dalla libreria Librami che propone un allestimento dedicato ai libri che hanno per tema l’India, la Memoria e la narrativa dedicata agli adolescenti. MOSTRE. «La memoria del libro», al Padiglio 3, presenta la più ricca raccolta al mondo di opere sulla memoria e le mnemotecniche, proveniente dal Fondo Young, acquisito nel 1991 dalla Biblioteca dell’Università di San Marino grazie a un’idea di Umberto Eco. Numerose le mostre al Padiglione 5: «Esperienza volo», con la ricostruzione in scala 1:1 dello storico velivolo Blériot XI, con cui Louis Blériot nel 1909 sorvolò per primo la Manica, e altre meraviglie; «Fiabe dal Brasile»; «Topolino, vintage contemporaneo»; le tavole dell’illustratore croato Svjetlan Junakovic; la videoinstallazione «L’umiliazione delle stelle»; «Se leggere non è il tuo forte, fanne il tuo debole»; e «L’India nell’immaginario dei libri di avventura tra Otto e Novecento».
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IN RETE
Il sito del Salone è http://www.salonelibro.it. In rete si svolge anche il torneo letterario «IoScrittore» (www.ioscrittore.it).
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PERSONAL SHOPPER
Pronti ad aiutare i visitatori nella ricerca dei libri da acquistare, ci sono i Personal Shopper del Salone, un servizio gratuito offerto dagli studenti della Scuola Holden. Li riconoscete dalla maglietta nera con le due h arancioni della Holden e la scritta Personal Shopper. Agli ingressi e in giro per il Salone.
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LINGUA MADRE
Come ogni anno, al Padiglione 3 c’è Lingua Madre, in cui si incrociano le storie e le lingue del mondo. Dedicato alle donne straniere che scrivono in italiano, torna anche il primio, giunto alla quinta edizione.
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DOLCE SALONE
Le creazioni dei grandi maîtres chocolatiers di Torino e Piemonte fanno ritorno in una lounge (Padiglione 3) accogliente e golosa. Lo stand si chiama Tentazioni e Meditazioni: ogni giorno degustazioni guidate, presentazione di ricette, assaggi e curiosità a cura dei maestri di Avidano, Castagna, Dell’Agnese, De Martini, Galla, Gerla, A. Giordano, Gobino, Odilla, Pastiglie Leone, Pfatisch, Piemônt, Shebirè, Zuccarello.
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INVASIONI MEDIATICHE
Novità: al Padiglione 2 contaminazioni mediatiche tra fumetti, musica, gioco e virtualità.
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INCUBATORE
Al suo quarto anno di vita, lo spazio del Padiglione 1 (area da sempre dedicata alla piccola e media editoria) per le case editrici con meno di 24 mesi di vita.
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A TUTTO BUSINESS
È lo spazio, all’interno del Centro Congressi Lingotto, per chi i libri li fa e ci lavora: una tre giorni – l’International Book Forum, da giovedì 13 a sabato 15 maggio – che è la vera anima business del salone. Un appuntamento strategico per editori italiani e stranieri, agenti letterari, produttori cinematografici, televisivi e new media di tutto il mondo. Quest’anno, il nono, si riparte dai 6.000 incontri e dai 700 professionisti dell’ultima edizione, giunti da oltre 30 Paesi. E, per il secondo anno di fila, torna Katalogando, spazio per gli operatori professionali – librai, bibliotecari, agenti – che nel 2009 ha contato 40 case editrici, 30 librerie indipendenti, 1.000 incontri.
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FUORI SALONE
Com’è ormai consuetudine, il Salone va anche in giro per la città, per un vasto calendario di incontri con autori, BookRunning, mostre e spettacoli nelle Circoscrizione 3 (San Paolo, Cenisia, Pozzo Strada, Cit Turin), 7 (Aurora, Vanchiglia, Sassi, Madonna del Pilone) e 8 (San Salvario, Cavoretto, Borgo Po). Programma completo su http://www.salonelibro.it.
Il filo rosso del Salone del Libro
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da LA STAMPA.IT
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di ERNESTO FERRERO – DIRETTORE EDITORIALE SALONE DEL LIBRO
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Il Salone del libro è diventato una sorta di Capodanno libraio. Conclude i lavori di una stagione e li rilancia verso un futuro prossimo. Consente bilanci , autorizza auspici, facilita riflessioni comuni. Ma è soprattutto un momento di festa, un ritrovarsi tra amici per condividere passioni e scoperte, l’occasione di incontrare autori amati o di sorprendersi per chi ancora non si conosceva. Lettori forti e occasionali, cercatori d’oro abituati a frugare nei cataloghi e semplici flâneurs pronti a lasciarsi sedurre da qualcosa che ancora non sanno, ma tutti tonificati dall’idea di aprire per qualche giorno finestre sul mondo: perché questo sono i libri. Chi viene da fuori si incanta di fronte a quella che oggi è una delle città più belle e vivibili d’Italia.
Anche quest’anno il menu del Salone si presenta ricco e variato, anzitutto grazie alla attiva collaborazione degli editori e degli autori, che ormai considerano il Lingotto casa loro e ci vengono in allegria. C’è un Paese ospite d’onore, l’India, che è uno dei grandi amori degli italiani, sin dai tempi di Salgari e Gozzano: luogo di portenti esotici nel segno di meravigliose dismisure, serbatoio di spiritualità millenarie che non cessano di sedurre, crogiuolo di civiltà e di linguaggi, forziere di storie mirabolanti, ma anche laboratorio di uno sviluppo impetuoso che, con tutte le sue contraddizioni e durezze, sta cambiando il volto dell’Asia, e del mondo. Spesso andiamo in India per cercare noi stessi. Ebbene, adesso abbiamo l’occasione per cercare di capire chi sono questi fascinosi indiani che sfuggono ad ogni facile classificazione.
Sarà la memoria il tema conduttore dell’edizione 2010. Proprio quando, grazie ai prodigi della tecnologia digitale, possiamo disporre di archivi praticamente illimitati, ci accorgiamo di esserci appiattiti su un presente superficiale, nevrotico, incapace di fare veramente i conti con il proprio passato, che al massimo viene consumato nelle comode forme di una banale nostalgia rétro.
Non si può vivere senza memoria, ma la memoria, come la libertà, non è qualcosa che si acquisisce una volta per tutte. E’ mobile, sfuggente, cangiante. Si comporta come uno scrittore o un artista, finisce per inventare senza saperlo. Esige una manutenzione ferrea. Va continuamente verificata, controllata, riscritta. Ci invita, anche nell’imminenza del 150° dell’Unità, a ripensare il nostro cammino, ad affrontare nodi irrisolti per poter progettare un futuro condivisibile. A decidere cosa tenere e cosa buttare.
Letteratura, storia, filosofia, scienze, arte, cinema. Grandi nomi ed esordienti di valore, maestri ed emergenti, cultura alta e popolare, eventi di nicchia e spettacoli per tutti, incontri professionali e laboratori per i bambini. Se la formula è collaudata, il programma è lievitato a tal punto da farci temere che possa travolgere i visitatori. E invece loro, per incanto, sanno sempre trovare e nella tessitura degli eventi il filo rosso delle proprie passioni. Sono loro, il meraviglioso pubblico del Lingotto, i veri protagonisti di questa festa di primavera.
Quei tabù dell’India ormai infranti dalla globalizzazione
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da LA STAMPA.IT
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di ALESSANDRO MONTI
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All’inizio fu Shobhaa Dé che a partire dagli Anni Settanta ha rinnovato il lessico letterario indiano importando il modello «socialite» americano, ovvero il linguaggio del milieu intellettuale degli Anni Trenta, introducendo il gossip (gup-gup in hindi) della società mondana di Bombay, tra attricette cinematografiche spesso di provenienza meridionale (le cosiddette idli, di bianco tutte vestite: gli idli sono frittellazze di farine di ceci e di riso), imprenditori tra il losco e il brusco, uomini politici di dubbia nomea, modelle più o meno disponibili. La cultura indiana diventa, nella scrittura della Dé, una serie di raffinate e talvolta leziose, notazioni etnografiche, una recita sofisticata e solo in apparenza popolare. Si tratta in realtà del primo esempio di globalizzazione, sia pure del tutto elitaria, nel subcontinente indiano, legato in maniera specifica a Bollywood e alla natura cosmopolita e ormai americanizzata di Bombay. Shobhaa Dé ha osato anche infrangere senza vergogna i tabù sessuali in cui è imprigionata l’India post-vittoriana e soprattutto post-gandhiana; si pensi al romanzo «perverso» «Strange Obsessions», ai confini forse del racconto pornografico. D’altra parte con la saggistica di India Superstar la scrittrice affronta senza remore la questione dell’esotismo, cioè come in Occidente vediamo l’India, nel mondo globalizzato di oggi: dovremo leggere certe sue pagine, prima di mettere piede in un ristorante indiano caratteristico.
Il rispetto e la conformità alle tradizioni deshi, ossia autoctone, costituiscono d’altra parte il filo ricorrente dell’indagine continua di Sudhir Kakar, studioso di matrice freudiana, che analizza il peso della cultura dharmica e delle mitografie tradizionali nel determinare e nel costringere le identità di ruolo, specie femminili, sia reali sia ideologicamente o teleologicamente immaginate. La sua opera ci permette di valutare appieno il peso che la tradizione e i suoi valori hanno nel determinare la vita e l’evoluzione sociale: mi riferisco in particolare all’ultimo libro dedicato agli indiani con le ulteriori riflessioni sul ruolo delle donne (i cosiddetti valori stridharmici) sospese tra imposizioni tradizionali e modernismo nella società. Ogni discorso sulla Fiera del Libro dovrebbe partire da questi due autori e considerare come possa essere sviluppato l’intreccio tematico da loro proposto. Da un punto di vista evolutivo la Dè e Kakar rappresentano in modo forse emblematico la transizione da una prima fase di modernità «socialite» a un modello più generalizzato di borghesia cittadina (urbanite), i cui valori e le cui vicende epico-sentimentali non sono testimoniate tanto dalla narrativa quanto da certa filmografia di Bollywood. Penserei a film come «Silsilay» (Fili intrecciati, 2005) che racconta le storie di tre donne nella Bombay d’oggi, oppure «The Raincoat» (2004), del bengalese Rituparno Ghosh, che contrappone alla Calcutta dei produttori televisivi ciò che resta della piccola India postcoloniale. O ancora «Love Aaj Kal» («Amore tra passato e presente», 2009), che pone a confronto i codici amorosi del passato e i modi estroversi delle nuove generazioni, in cui i valori tradizionali prevalgono comunque. Tuttavia, i nuovi scrittori indiani non sembrano interessati a rappresentare la nuova realtà «urbanite»: si considerino per esempio Vikas Swarup («The Millionarie») e Altaf Tyrewala («Nessun Dio in vista»). Il primo celebra le possibilità che l’India contemporanea offre ai diseredati (e i ragazzi poveri di Delhi citano il film tratto dal romanzo come specchio della loro ascesa sociale), mentre il secondo, pur dichiarando di voler essere testimone dei cambiamenti che ogni giorno mutano il volto dell’India, concentra poi la propria attenzione su aspetti di marginalità o di barbarie: si consideri il racconto dedicato alla piaga degli aborti e all’endemico feticidio femminile.
Ci sarà molto di più nell’imminente Salone del Libro, con ampi spazi di presentazione e di dibattito dedicati alla tradizione (sanscrito, pandit, ecc.) o ad autori di forte impatto polemico come Indra Sinha, il cui sconvolgente «Animal» pone il suggello definitivo sulle catastrofi ecologiche dell’India moderna. Ci sono poi le scrittrici, ma questo è un altro discorso, come avrebbe detto Kipling. Una Fiera del Libro equilibrata e giudiziosa, una gioia per chi ama la cultura indiana.
Grazie per la segnalazione “sugli eventi organizzati nell’ambito del Salone del libro di Torino”, il 14 faro’ il possibile per esserci e rendervi partecipi delle mie emozioni,considerazioni e dei criteri di giudizio.Mi chiedevo inoltre se fosse possibile in futuro organizzare anche a Roma queste giornate-evento di grande spessore culturale..specialmente per noi giovani che a causa di difficolta economiche o di doveri universitari e lavorativi abbiamo difficolta’ a spostarci con grande facilita’da un capo all’altro dell’Italia..magari Roma potrebbe essere una tappa intermedia,grazie ancora di tutto
Sarò a Torino dal 13 al 16, sia allo stand di Avagliano che a quello della 18etrentaedizioni (è la piccola casa editrice che abbiamo fondato io e Giorgio D’Amato).
Ti riporterò le mie impressioni, gli incontri e gli eventi a cui potrò assistere.
A presto,
Roberta
io non ci sarò… giornate di duro lavoro mi attendono. Poi racconterete
ciao
Gaffi editore in Roma
Vi dà appuntamento al Salone del libro di Torino
Lingotto Fiere, Via Nizza 280
dal 13 al 17 maggio allo stand H 14
E vi invita ad incontrare gli autori presenti in fiera:
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Sabato 15 maggio ore 16.00 Sala Avorio
Giuseppe Sangiorgi, Rivoluzione Quirinale.
Con l’autore interviene Guido Bodrato.
Il Quirinale, enorme complesso con duemila dipendenti per un uomo solo, legittima con il suo sovradimensionamento i lussi e gli sperperi di una infinità di altre istituzioni del Paese. L’idea di Sangiorgi è di iniziare proprio dal colle istituzionale più alto, dalla Prima carica, il rinnovamento di tutto lo Stato attraverso la fine dei privilegi, come conviene a una repubblica.
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Domenica 16 maggio ore 17.00 Spazio Autori A
Ricordo di Giorgio Bassani
Con Domenico Scarpa e Marilena Renda. Modera Andrea Cortellessa.
Domenico Scarpa nel suo saggio Storie avventurose di libri necessari e Marilena Renda con la sua monografia Bassani, Giorgio – un ebreo italiano: due critici che hanno scelto l’umanità degli scrittori come materia di studio si incontrano in occasione del decimo anniversario della scomparsa dell’autore del Giardino dei Finzi Contini: un’ occasione per parlarne attraverso i suoi chiaroscuri di autore e di uomo del Novecento.
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Lunedì 17 maggio ore 11.00 Spazio Autori A
Antonio Del Pennino, Daniele Merlo, Giancarlo Giojelli: Di che vita morire
Con Antonio Del Pennino, Giancarlo Giojelli, Giovanna Cattaneo Incisa (Presidente Fondazione Torino Musei), Giancarlo Giojelli e Don Giuseppe Zeppegno (Diocesi di Torino).
Lo scottante dibattito sul Biotestamento affrontato da punti di vista complementari: il tentativo di capire attraverso le testimonianze di un politico, di un uomo di fede, di un giornalista, di un medico, i perché e i contesti di una questione che sembra non avere soluzione.
Cari amici, ringrazio tutti per la partecipazione.
Un saluto e un ringraziamento a Maria Grazia, a Roberta Schira e a Santo Beretta.
@ Maria Rita Pennisi
Grazie per il tuo intervento, mia cara…
@ Salvo Zappulla
Buon Salone!
Mi raccomando… ci conto molto sulla tua “voce” in diretta dal Salone.
Abbi cura di Maria Lucia, se dovesse venire in macchina con te.
E se proprio devi farla spingere… ricordati di togliere il freno a mano.
@ Maria Lucia
Buon trasloco…
Potresti accettare l’invito di Salvo. Ma… occhio… mi sembra una situazione un po’… “spinta”.
Un saluto a Edo e un in bocca al lupo a Sergio Sozi per il suo progetto culturale lubianese.
@ Laura Costantini
Cara Laura, grazie mille!
Ci conto tantissimo sui tuoi interventi (qui a Letteratitudine) in diretta dal Salone. In bocca al lupo per il nuovo romanzo tuo e di Loredana Falcone: “Fiume pagano” (Historica).
Avremo modo di parlarne…
Grazie mille per gli articoli postati dallo speciale realizzato da “La Stampa”.
Un caro saluto a Paola e a Emilia Giulia.
@ Roberta Lepri
Grazie mille anche a te, Roberta.
E in bocca a lupoper il tuo “La ballata della Mama Nera” (Avagliano) e per la casa editrice che hai aperto.
Caro Massimo, cari amici, sarò anch’io al Salone di Torino, il 14 (a conversare del mio “Rapsodia”, alle 15 presso lo stand della regione Puglia, ma forse non dovrei essere così spudorato da scriverlo qui) e il 16 (a girare tra gli stand come un ossesso, e a dedicarmi all’unico shopping che valga la pena di fare ormai).
E non farò mancare le mie impressioni, appena tornato a casa!
Caro Claudio, invito tutti gli amici di Letteratitudine presenti al Salone a venirti a trovare giorno 14, alle 15, presso lo stand della regione Puglia. Non sarebbe male acquistare e farsi scrivere una bella dedica in una copia di “Rapsodia” (Manni) che sto iniziando a leggere in questi giorni. 😉
A proposito di Salone segnalo questa provocazione lanciata dal mio amico Gian Paolo Serino su “Affari Italiani”:
http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/satisfiction_salone_di_torino100510.html
Ho appena pubblicato un nuovo post… ma questo dedicato al Salone ci terrà compagnia fino alla conclusione dell’evento torinese.
Caro Massimo,
che piacere incontrarci di nuovo!
Un affettuoso saluto.
Cara Maria Lucia,
Come stai?
A presto.
Caro Salvo,
come va?
Un arrivederci con tanta simpatia.
Maria Rita
Per motivi di tempo, orario, stanchezza, ecc. non posso rispondere ora a tutte le domande…ma in questi giorni lo farò senz’altro!
Volevo per ora solo dirvi che, non potendo essere presente al Salone del libro di Torino a causa degli impegni universitari che mi trattengono a Roma, attendo con pazienza i commenti e le impressioni di chi ci sarà!:)
Un abbraccio e buonanotte a tutti!
Sara
Caro Massimo, sei un fratello! Preparo le penne per le dediche, e ripasso il romanzetto per non fare brutte figure venerdì…
Sorrisi a tutti
(Ehm, l’anonimo del precedente intervento sono io…)
io dovrei andare perché il mio editore dovrebbe presentare il mio libro per ragazzi Viperella e i Libri della Memoria… Guarda caso proprio in tema con il Tema della fiera… dico dovrebbe perché non sappiamo se la tipografia consegnerà il libro in tempo…
vi farò sapere un abbraccio ciao
cristiana di http://www.viperella.it
Tre segnalazioni, in breve: 1) il bell’articolo di Piero Bianucci sulla memoria, sull’ultimo Tuttolibri dedicato al Salone 2) importanza essenziale della memoria messa in rilievo da Cartesio, Meditazioni metafisiche IV fine, VI Conclusione 3) lo straordinario concetto di Biblioteca come luogo delle tracce della specie che ogni individuo consapevole è tenuto a lasciare: concetto inventato da Giordano Bruno ne La Cabala e l’Asino (1583!) che troverete allo stand Excelsior1881 (vedi anche alle note del libro). Ciao a tutti.
Salutoni a Gianmario e umile raccomandazione a tutti: leggete ”La Cabala e l’Asino” di Giordano Bruno: e’ un capolavoro (e gia che ci state, magari passate anche a ”La citta’ del sole” e alle ”Rime” dell’altrettanto immortale Tommaso Campanella da Stilo).
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Laura Costantini: ciao bella. Salutami Francesco – e Loredana, con la quale purtroppo non mi sono ancora mai sentito, ma prima o poi dovro’, eh si’… voi siete due anime e una camicia (a dirla non sboccacciatamente: due chiap… due deret… no, meglio due anime, accipicchia! Saranno questi gli effetti di lunga durata del Decamerone?)
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Massimo: crepi il lupo (e la crisi economica insieme a lui!).
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A tutti: Viva Torino! (Non calcisticam… ma sto scadendo di nuovo, mannaggia ai pescetti… Va be’, basta cosi’).
Saluto e ringrazio Maria Rita, Sara, Cristiana, Claudio, Gianmario e Sergio.
E, ovviamente, rimaniamo in attesa degli interventi dei nostri “inviati” al Salone.
Se emergenze lavorative non mi bloccano, sarò a Torino sabato 15. Cercherò di raccontare qualcosa, ma a modo mio, magari linkando dal mio blog. Un saluto a Massimo Maugeri e un grande in bocca al lupo all’amico Claudio Morandini.
Venerdì 14 maggio dalle ore 15,00 si tiene nella Sala Parigi del Centro Congressi del Lingotto un incontro tra editori indiani ed italiani, per uno scambio di informazioni sui rispettivi mercati.
Si comincia con una panoramica generale che sarà svolta per parte italiana da Marco Polillo, presidente dell’AIE, o in alternativa da Alfieri Lorenzon, condirettore ai nuovi progetti o Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi; e da parte indiana Ashok Gupta, vice presidente della FIP, la Federazione degli editori indiani.
A seguire un settore particolarmente favorevole alle coproduzioni, quello dei libri illustrati e d’arte, con Massimo Vitta Zelman, presidente Skira e Shakti Malik, segretario generale FIP.
L’importanza dell’inglese come medium necessario per gli scambi tra le due culture sarà al centro dell’incontro con Andrea Berrini, direttore editoriale di Metropoli d’Asia e Nirmal Kanti Bhattacharjee, della Sahitya Akademi. Partecipa Marco Zolli, traduttore dall’hindi.
Degli scambi relativi alla letteratura contemporanea si occupano Giuseppe Russo, direttore di Nezi Pozza, una casa particolarmente attiva nelle traduzioni di narrativa indiana, e S.K. Ghai, presidente di Capexil.
Infine dei libri per ragazzi parlano Fiammetta Giorgi, responsabile dell’area bambini e ragazzi della Mondadori, e Debajyoti Datta, ex presidente fIP.
Segnalo l’articolo di Stefano Salis -Il Salone del libro si apre nel nome dell’e-book- http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2010/05/salone-libro-torino-2010.shtml?uuid=9bb9cef0-5d93-11df-b4b9-631631e51023&DocRulesView=Libero
Caro Massimo, con piacere farò il corrispondente per Letteratitudine. Arriverò a Torino Venerdi. E dire che sono partito lunedi sera per arrivare in anticipo. Purtroppo ho dato le indicazioni sbagliate al navigatore satellitare e adesso mi ritrovo a Milano, a Rho per la precisione. Un caro saluto a Maria Rita pennisi e a Sergio Sozi, che mi pare stia invecchiando malissimo.
Salvo Zappulla
Caro Salvo,
ci conto davvero sulla tua “corrispondenza”.
Meno male che il navigatore satellitare ti ha condotto a Rho… poteva indirizzarti a Roma. 🙂
Gli appuntamenti di “Al-Cantàra” al
«Salone Internazionale del Libro 2010»
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Nell’ambito dell’edizione 2010 del «Salone Internazionale del Libro» di Torino, “Al-Cantàra” in collaborazione con il Comune di Belpasso e con l’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano di Catania terrà una serie di importanti appuntamenti culturali presso il Lingotto Fiere, Padiglione 2, Stand F145.
Si incomincia il pomeriggio di Sabato 15 maggio, alle ore 17, con Pucci Giuffrida di “Al-Cantàra” e la Galleria Studio 71 di Palermo che presenteranno «Un’etichetta speciale per un vino speciale» e alle ore 18, in cui il giornalista Stefano Gurreri parlerà sul tema «La voce del vino: comunicare con l’etichetta». Le etichette dei vini negli ultimi anni hanno toccato una rilevante evoluzione. Sono diventate vere e proprie opere figurative, dipinti d’ottimo livello selezionati con cura, da esposizione museale. Sempre più spesso diventano libri da assaggiare per tutti gli appassionati lettori e gli amanti del nettare di Bacco, che si dilettano a rileggere brani tratti da celebri opere di letteratura nelle contro-etichette.
Il giorno successivo, Domenica 16 maggio, alle 11, il sindaco del Comune di Belpasso Alfio Papale e la presidente del “Circolo Athena” Cettina Muratore presenteranno la XXIV edizione del Premio Internazionale “Nino Martoglio”, un evento che si è imposto nel corso degli anni come vetrina delle più prestigiose personalità dell’arte e della letteratura internazionali, encomiabile osservatorio culturale permanente che esalta il valore del libro e della lettura come strumenti imprescindibili di crescita civile. Successivamente, alle 12, la presentazione di Sarah Zappulla Muscarà del volume «Nino Martoglio poeta e drammaturgo» (Edizioni La Cantinella) seguita da una degustazione di vini martogliani dell’azienda Al-Cantàra di Randazzo (CT). Nino Martoglio fu autore di teatro e capocomico, poeta, ma anche giornalista, regista e produttore cinematografico. Infatti a lui si deve, nel 1914, la felice regia del film «Sperduti nel buio», antesignano del neorealismo. Il suo teatro, il primo realizzato “a sezioni” in Italia, in dialetto borghese arrotondato, secondo il modello martogliano e non il pretto vernacolo, riuscì molto gradito al pubblico ed ebbe il successo pieno con “San Giovanni decollato”, soggetto poi scelto per il grande schermo da Totò (’40), dopo le prove di Angelo Musco con “L’aria del continente” (’36) e di Eduardo De Filippo (“Il marchese di Ruvolito”, ’39). Eccezionale l’interpretazione di Turi Ferro, attore pieno di estro e fantasia, erede di una grande tradizione, che nel ’68 registrò in un bel disco i sonetti della “Centona”.
Nel pomeriggio, alle ore 16, a cura di Sarah Zappulla Muscarà e del giornalista Luigi Angelino sarà presentato il romanzo di Giuseppe Bonaviri «La ragazza di Casalmonferrato» (Edizioni La Cantinella). Lo scrittore siciliano scomparso appena un anno fa a Frosinone, più volte nella rosa dei candidati al Premio Nobel per la Letteratura le cui opere sono tradotte in numerose lingue. Il romanzo, autobiografico, che ha visto la luce solo recentemente, racconta un giovanile amore dello scrittore che ha prestato il servizio militare come ufficiale medico proprio a Casal Monferrato negli Anni Cinquanta.
Infine, alle 17, Sarah Zappulla Muscarà presenterà il volume da lei curato «Luigi e Stefano Pirandello. Nel tempo della lontananza (1919-1936)» (Sciascia Editore). L’opera editoriale, scientificamente riconosciuta di estremo interesse per l’importanza della pubblicazione, rivela nuove prospettive sul ’900 letterario. Si tratta della fitta corrispondenza, la più ricca mai edita fra quelle pirandelliane per il considerevole numero di lettere, per la pluralità delle notizie, per la qualità del destinatario, quel figlio primogenito Stefano, anch’egli drammaturgo raffinato (Premio Viareggio nel 1935), con cui Luigi parlava con la massima sincerità di tutto, sovvertendo il tradizionale ruolo padre-figlio. Nel gennaio del 1924 Luigi Pirandello scrive a Stefano da New York di essere per la prima volta consapevole di aver raggiunto una notevole popolarità e di essere “la celebrità europea che abbia avuto il più gran successo”. Le università di Roma, Potenza, Parigi, Salamanca, Valencia, Lovanio, Cartagine, Salonicco,… e molte altre ne stanno divulgando il valore. Inoltre il volume di Sarah Zappulla Muscarà è stato presentato in anteprima al Campidoglio (tra gli altri c’erano pure Andrea Camilleri e Leo Gullotta), successivamente alla Biblioteca e Museo teatrale del Burcardo di Roma, inserito ne “I Giovedì di S. Marta” voluti dal Ministro per i Beni e le Attività culturali, e di recente in Germania (Colonia e Berlino) e a New York negli Stati Uniti.
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ANDREA TRICOMI
(Ufficio stampa, Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano)
Avrei voluto tanto andare al Salone, il tema “Memoria” mi affascinava, ma ho dimenticato di prenotare volo ed albergo… 😉
@ Pippo Della Monica
Per evitare che il disguido si ripeta, questa battuta la conserveremo in tua memoria…
😉
Caro Massimo, giornata piuttosto magra oggi in Fiera. Pochissimi visitatori, di espositori neanche l’ombra. E libri non ne ho visti in giro. In compenso c’era gente con le borse della spesa. Una crisi senza precedenti. Non riesco a comprendere. L’unica giustificazione potrebbe essere dovuta dal fatto che forse non mi trovavo al Salone del Libro di Torino ma al mercato del pesce di Rho. Speriamo meglio domani.
Anonimo ero io:Salvo Zappulla
Grazie per il primo reportage, Salvo.
Spero che non ti abbiano incartato il pesce con la copertina di qualche libro. 🙂
E’ un Salone che nella giornata di Giovedì rispecchia l’andamento generale (lento) della società: grigiore e indicazioni altalenanti. Il grigiore è dovuto alle nubi del vulcano che, dal giorno dell’eruzione, non hanno più permesso al sole di giungere sulla città. Però l’accesso è ottimo, non più code di dannati solo il sole feroce e, al mattino, il pubblico è abbastanza presente. Non mancano ovviamente le solaresche caracollanti che si trovano ormai dappertutto, dalle tombe di Tarquinia al Museo Egizio e che faranno oggi i “numeri” degli ingressi. Passano veloci travolgendo tutto, compreso un anziano che viene inghiottito dal fiume di giovani mentre sta mangiando un panino alla porchetta: dopo il passaggio si vedrà sul pavimento solo più metà del panino calpestato. Ma gli stand sono a disposizione, ricchi più che mai. E’ un grosso pregio poter vedere e toccare la produzione disponibile degli editori, non c’è catalogo che valga altrettanto. Inoltre i piccoli riservano sempre piacevoli sorprese permettendovi di trovare testi altrimenti irreperibili. Curiosità negli stand delle Regioni: in quello della Sardegna troverete anche il dizionario Nuorese-Italiano e Tabarchino-Italiano, questo utile a Annibale redivivo. Altra nota positiva, a parte un gruppo di volonterosi jazzisti, moderati, non erano più presenti gli scassa-scassa degli anni scorsi. Col pomeriggio, un violento acquazzone spazza le scolaresche e, ahimé, i visitatori, e fa quasi il deserto. Verso sera ritorna l’affluenza. Per gli incontri consiglio: scegliete da casa e proiettatevi su quelli che vi interessano. Sappiate che i convegni con i famosi richiedono il biglietto: saranno gremiti e non riuscirete a entrare se non vi recherete all’uff.prenotazioni alle 10 per quelli fino alle 16 e alle 16 per quelli dalle 17. Enorme l’offerta di incontri, decidete prima i temi che vi interessano. Quest’anno il paese ospite è l’India e alcuni editori hanno pubblicato libri in argomento. Tra le celebrità viste e sentite: un arzillo Paolo Conte saltabeccava da una sala a uno stand parlando di giornalismo sulla canzone e della figura splendida di Nanni Ricordi. Era in veste talmente casual che sembrava casualmente presente. Massimo Cacciari avviluppava il folto pubblico in ragnatele filosofiche del genere: “l’assoluto ab-solve se stesso da qualunque determinazione” ma parlava dei Comandamenti.
@ Massimo
😉 Spero che la memoria sia imperitura e soprattutto vivente, e se permetti, una grattatina me la faccio…
Scherzi a parte, spero di fare ancora cose più memorabili.
@Salvo
di certo non rinunciano ai cellulari o a altre cose materiali non urgenti e che servono a mostrare la “status” sociale. E’ una questione di scelte. I libri e il nutrimento dell’anima sono diventati scomodi di questi tempi.
un abbraccio
@Massimo
belle le domande sulla memoria. Sì, secondo me hai ragione:il nostro rapporto col passato si è fatto “distratto”, come minimo. La Storia collettiva non è amata né conosciuta da molti. Sempre per lo stesso discorso: si preferisce ciò che “distrae”, appunto, nel senso di “cosa ce ne importa delle Guerre d’ Indipendenza? cosa sono? e i morti per la Liberazione? Nulla, nessuno. A troppe persone ( almeno questa è la mia sensazione) interessano di più i fidanzamenti e varie dei personaggi televisivi ecc. Se si perde la memoria, come mostra bene lo spot con l’albero, su quali basi si costruiscono il presente e il futuro?
Salvuzzo,
fammi un piacere, va’: compra una copia del mio libro al Salone, poi vai a Rho, anzi torna a Rho, e incartaci un etto di mortadella da spedirmi qua in Slovenia, che’ ho ”fame di letteratura” (e’ ora di cena).
Soddisfatti i miei appetiti bestiali, saluta Franceschino Giubilei e usa altre pagine del medesimo libro per fare aereoplanini: vorrei ”inviare un messaggio” a qualcuno… eh eh eh…
Gianmario,
lo spirito di Bruno perseguitera’, munito di forcone tripuntuto, tutti i dissacratori consumisti e telefonuti del Salone – gezzisti esclusi e Conte incluso: chi se ne frega del giornalismo? La letteratura e’ altra cosa…
@ Gianmario
Grazieeee! Il primo vero reportage è il tuo! 🙂
Ringrazio Roberta e ancora Pippo.
Sergio, ma il tuo libro ha a che fare con la ginnastica o sbaglio?
Della serie: Mens sana in corpore sano?🙂
Venerdì 14 maggio, ore 16.30: prima esplorazione (frettolosa, d’accordo, e stralunata) del Salone del libro di Torino, dopo la presentazione del mio “Rapsodia ecc.” nel piccolo ma accogliente stand della Regione Puglia, e dopo aver salutato gli amici (Stefano Peloso, Marco Gigliotti e Francesco Sparacino, della rivista “Colla”, che ha ospitato le prime pagine del romanzo, Marco Codebò, autore di quel gioiellino che è “Appuntamento”, l’insostituibile Agnese Manni, e vari altri…).
Il tema della memoria lo vedo ovunque, e non potrebbe essere altrimenti: dove ci sono libri, c’è un sedimento di memoria, individuale o collettiva; ogni parola scritta risuona della memoria di tutte le volte in cui è stata usata (non sentiamo tutti questi armonici, è vero, ma è solo per colpa della nostra limitata capacità di percezione). Ogni libro vive del confronto tra il passato e il presente (o tra molti passati e molti presenti), si alimenta della nostra ricostruzione del passato attraverso la memoria (una memoria che reinventa, sostituisce, risana, mette ordine, armonizza, tira fili, allaccia, costruisce ponti, scopre connessioni). Girare tra gli stand di questo Salone, o entrare in una libreria, mi dà da sempre la netta sensazione di trovarmi in uno spazio in cui la memoria individuale di ognuno diventa collettiva: e non parlo solo di quella di chi scrive e ha la ventura di farsi pubblicare, ma anche di chi legge, e in quelle pagine riconosce le proprie esperienze, e in quelle parole quelle che avrebbe voluto usare per condividere a sua volta il suo passato.
Così, oggi (ieri, cioè) ho cercato libri in cui il fertile gioco della memoria è prepotente: “Un piccolo grande Novecento”, in cui Antonio Debenedetti conversa con Paolo Di Paolo; “Terrapadre” di Silvia Martufi; “Satyricon e Satiricon” di Luca Canali; e, per entrare su un piano più direttamente storico, “Sotto falso nome” di Raffaella Simili e l’ormai classico “Zia, che cos’è la Resistenza?” di Tina Anselmi, che voglio utilizzare a scuola l’anno prossimo, perché la memoria di questi tempi va puntellata e rinforzata per benino, prima che sia troppo tardi.
Grazie per il tuo intervento, caro Claudio.
Se tifaiun altro giro per il Salone (o partecipi a qualche evento/seminario particolarmente interessante)… aggiornaci.
Caro Massimo, sarò al Salone di nuovo domani. E lo percorrerò sistematicamente, piantina in mano, metro quadro dopo metro quadro. Ci sono diverse piccole realtà editoriali di alta qualità che voglio esplorare, e vari amici che voglio incontrare.
Avrai mie notizie al più tardi lunedì!
Eccomi, qui, ci sono. Mi sono alzata alle 6 e 30 del mattino. Alle 7 e 30, sotto un diluvio novembrino, sono uscita di casa e sono arrivata alla metro. Ho mollato lì l’auto (e Dio solo sa che ce la ritrovo) e sono arrivata in metropolitana alla stazione Termini in perfetto anticipo.
Il treno per Torino era pieno come un uovo, ma quasi tutti erano pellegrini in marcia verso la sacra sindone. La cosa curiosa era ascoltare le loro chiacchiere. Trascrivo testuale:
“Tremonti è un grande!”
“E’ ora che la finiscano di crocifiggere Totti per il calcio a Balottelli.” “Che poi Balottelli è antipatico di suo, mica perché è negro.”
“Caruccia la Clerici, tanto brava. Peccato quel marito, va bene più giovane, mapiù giovane e colorato…”
Di libri non parlava nessuno. Neanche io, visto che ero sola e alle prese con il computer dove stavo leggendo un e-book scaricato dal sito dell’autore. Si chiama Stefano Silvi, il libro (una raccolta di poesie/impressioni) ha un titolo suggestivo: “Da un cielo blu elettrico aspettati pioggia di spine e cavi”. Mi ha colpito una frase: C’è da ricordare per non fare gli stessi errori. Occorre memoria per farne di nuovi .
E non è un caso che il tema del Salone quest’anno sia proprio la memoria. Senza la memoria non esisterebbero i libri. O forse, senza i libri non esisterebbe la memoria?
Ci penso e poi vi dico 🙂
Intanto ricambio l’abbraccio a Roberta.
@Massimo. Ieri ho incontrato Paolo Di Stefano che mi ha incaricato di salutarti. Mi pare un po’ fiacco quest’anno il Salone.
@Laura Costantini. Non sono riuscito a trovare lo stand di Francesco Giubilei. Nell’invito mi pare c’era scritto B 32. E invece il 32 non esiste, passa dal 30 al 34. Peccato. Volevo venire alla presentazione del tuo libro.
Anonimo ero io: Salvo Zappulla
Quello di prima ero io: Salvo Zappulla
Grazie, Claudio. E grazie, Laura.
Aspetto altri vostri interventi, allora.
Grazie anche a te, Salvo. Ricambia i saluti a Paolo e a tutti gli amici che incontrerai.
Ma come haifatto a non trovare lo stand di Historica?
Mica l’hai cercato in quel di Rho?
😉
Ragazzi, è un massacro vero. Il Salone è affollatissimo, le iniziative spuntano come i funghi, le persone da incontrare anche. Allo stand di Historica il via vai non si ferma un momento.Sono passati Enzo Gianmaria Napolillo, Remo Bassini con la sua Francesca e il loro splendido Federico Libero (un amore di bambino), Salvatore Spoto, Rossana Massa, Andreina Lombardi Bom (auroralici alla riscossa). Tra l’altro ho scoperto che il romanzo di Mariagiovanna Luini “Una storia ai delfini” è stata pubblicato in Spagna e sono arrivati fans iberici a chiedere autografi alla nostra Mariagiò qui presente insieme a Lorenza Caravelli. Fa un po’ impressione essere pubblicate insieme a gente così…
La gente i libri li compra, è un fatto. Il problema è che vanno per lo più agli stand più gettonati, quelli che poi trovi in qualsiasi libreria. Ed è bellissimo (ironico ovviamente) vedere ragazzi, ragazze o anche adulti stagionati portare manoscritti agli editori e poi affermare (sentito con le mie orecchie) che non comprano libri perché NON LEGGONO. Ecco, questi sono gli esordienti prossimi venturi… (O_o)
p.s. Zappulla, vecchia sola, il B32 esiste eccome e lo hanno trovato tutti. Bastava svoltare l’angolo…
Sabato sera: ho le zampe in una bacinella di acqua tiepida e sale e scrivo sulla giornata faticosa, sperando di non restare fulminato. Pubblico costante tutto il giorno senza punte o affollamenti particolari se non in quegli stand dove si trovavano le celebrità del giorno a firmare le copie delle loro produzioni. I più caratteristici, Mauro Corona con bandana da pirata di colore azzurro con fiorellini bianchi, maglietta da portuale color blu sul petto robusto, panta carta da zucchero e scarponcini da trekking; penso abbia riportato qualche ustione ai piedi. Ma non aveva l’aria contenta: devono averlo portato lì a forza dopo averlo stanato con il fumo insieme a qualche marmotta. Amelie Nothomb, che solo qualche tempo fa sarebbe stata condannata dall’Inquisizione come strega (a maggior ragione perché letteraria) è più spaurita e meno inquietante che a vederla ieri sera in TV dalla Gruber, dove ha mostrato notevole acume e si è trovata in perfetta sintonia con Carofiglio. Nel corridoio centrale va su e giù con le braccia sui fianchi, Sua Altezza (è un metro e novanta, caspita) Reale Emanuele Filiberto, in abbigliamento da promotore finanziario, ma nessuno se lo fila, detto educatamente. Margherita Hack, donna inossidabile sconcertante nella sua figura di estrema razionalità, fa pensare, come la Nothomb, che noi maschietti potremmo finire come quelli dei ragni o delle locuste: mangiati.
Alla fine la Costantini mi ha recuperato e sono riuscito a trovare lo stand di Historica. (Gran bella ragazzotta la Costantini, bella soda e pienotta). E’ stata davvero una magnifica serata, ho fatto amicizia con il papà di Francesco Giubilei (mentre il ragazzo era andato a cambiare il pannolino), persona squisita e affabilissima, mi ha regalato il libro di Sergio. Poi ho incontrato Maurizio Di Giovanni, simpaticissimo, lingua svelta e simpatia tutta napoletana. Lo immaginavo molto diverso. Poi sono andato a nanna. Buonanotte
Salvo Zappulla
La ragazza bionda che bacia il suo ragazzo dimostra più dei suoi vent’anni. Sulla banchina della stazione Torino-Lingotto. Ma la pelle del suo viso è di porcellana, come i visi delle ragazze dagli occhi scuri, sedute negli stand degli editori. L’incontro fuggevole e indiretto con i loro sguardi lascia attimi di nostalgia, non appena i loro occhi ti trapassano per guardare oltre.
C’è un sottofondo di brusii, di annunci da ferrovia, di suoni pulsanti, un po’ da sagra di paese. E’ sempre stato così. O meglio, ci piace pensare che sia sempre stato così e che così sarà per sempre.
Suoni, voci, aspettative forse frustrate, colori scontati nella loro decisione, nomi (di libri, di autori, di editori) che ci confermano nella certezza incerta dei nostri sogni.
L’abbraccio fraterno con Massimiliano Santarossa, che ti invita a sederti con lui, nel suo stand, “siediti qua, questo è il posto per gli amici”. La stretta di mano e i saluti con Tullio Avoledo, indaffarato con i figli al seguito, che sorride ironico, come se fosse tutta una ironica trama. L’arrivo allo stand della Manni, con Agnese che ti guarda come se di te sapesse già tutto e con Anna Grazia D’Oria che ti sta ad ascoltare, con pazienza, facendo finta di non accorgersi delle tue ansie. L’incontro rivelatore con Marino Magliani, che “quasi tutto ció che ha scritto o pensato di scrivere riguarda la Liguria”, e che, quando gli parli, è come se l’avessi sempre conosciuto. La telefonata a Bianca Garavelli, per dirle che devi ripartire e che non puoi esserci alla presentazione perché ti parte il treno e lei ti dice “stai tranquillo”. L’acquisto di “Monteverde”, di Gianfranco Franchi e di “Rapsodia su un solo tema”, di Claudio Morandini, perché li conosci da anni via e-mail, ma non li hai mai incontrati e forse non li incontrerai mai.
Insomma, io, oggi, sono stato al Salone del Libro.
Massimo,
no, no, alludevo all’ultimo, appena uscito per Historica, che e’ un’intervista inedita a Claudio Magris, corredata di saggio appositamente scritto.
–
Gianmario,
sei un cronista al fulmicotone: in confronto a te, titoli giornalistici come quelli di Achille Campanile si vanno a nascondere!
–
Laura Costantini,
me la mandi una copia? Ti prego! Sono un povero esule…
–
Salvuzzo,
visto che fin’ora ho pubblicato solo grazie a promesse gastronomiche – se no mia moglie mi avrebbe detto: va’ a lavora’, italiano scansafatiche! – adesso te lo dico chiaro e tondo: so fare la pizza napoletana molto bene! Vie’ qui a Lubbbbiana!
–
Salutoni cari a tutti
Angelo Ricci,
”Monteverde” di Franchi e’ un bel libro (che fra l’altro ho recensito sul web, non che la cosa conti, ma…). Insomma, ottimo acquisto.
Gianmario (2),
Mauro Corona lo intravidi sei sette anni fa in compagnia di Magris a Pordenonelegge. Non conoscendolo mi spaventai: ammazza Magris che va in giro con i tossici… ah ah ah… sembravano il diavolo e l’Acqua Santa…
Ahimé, il copia-incolla non ha funzionato a dovere, eliminando elementi fondamentali. Sono costretto a reinserire il post chiedendo scusa per la reiterazione.
La ragazza bionda che bacia il suo ragazzo dimostra più dei suoi vent’anni. Sulla banchina della stazione Torino-Lingotto. Ma la pelle del suo viso è di porcellana, come i visi delle ragazze dagli occhi scuri, sedute negli stand degli editori. L’incontro fuggevole e indiretto con i loro sguardi lascia attimi di nostalgia, non appena i loro occhi ti trapassano per guardare oltre.
C’è un sottofondo di brusii, di annunci da ferrovia, di suoni pulsanti, un po’ da sagra di paese. E’ sempre stato così. O meglio, ci piace pensare che sia sempre stato così e che così sarà per sempre.
Suoni, voci, aspettative forse frustrate, colori scontati nella loro decisione, nomi (di libri, di autori, di editori) che ci confermano nella certezza incerta dei nostri sogni.
L’abbraccio fraterno con Massimiliano Santarossa, che ti invita a sederti con lui, nel suo stand, “siediti qua, questo è il posto per gli amici”. La stretta di mano e i saluti con Tullio Avoledo, indaffarato con i figli al seguito, che sorride ironico, come se fosse tutta una ironica trama. L’arrivo allo stand della Manni, con Agnese che ti guarda come se di te sapesse già tutto e ti conoscesse da sempre e con Anna Grazia D’Oria che ti sta ad ascoltare, con pazienza, facendo finta di non accorgersi delle tue ansie e dei tuoi errori ingenui. L’incontro rivelatore con Marino Magliani, che “quasi tutto ció che ha scritto o pensato di scrivere riguarda la Liguria”, e che, quando gli parli, è come se l’avessi sempre conosciuto e che ti dona la sua ultima fatica “Colonia alpina Ferrante Aporti Nava”. La telefonata a Bianca Garavelli, per dirle che devi ripartire e che non puoi esserci alla presentazione perché ti parte il treno e lei ti dice “stai tranquillo”. L’acquisto di Monteverde, di Gianfranco Franchi e di Rapsodia su un solo tema , di Claudio Morandini, perché li conosci da anni via e-mail, ma non li hai mai incontrati e forse non li incontrerai mai.
Insomma, io, oggi, sono stato al Salone del Libro.
@Sergio Sozi
Penso che leggerò il libro di Franchi con molto interesse.
Avendo or ora scoperto di essere “pienotta” (traduzione: sovrappeso nonostante o forse perché indosso una taglia 44) copio-incollo da FB un’altra tranche.
Ieri sera abbiamo chiuso il Salone io, Milvia Comastri, Salvo Zappulla, Maurizio de Giovanni e Gianni Puca. La presentazione di “Se mi lasci, non male” è finita oltre le undici e, crediateci o no, c’era parecchia gente a seguire le follie partenopee di Puca, Putignano & Co.
Acchiappato al volo un taxi dopo lunga fila, Milvia Comastri ci ha costrette ad una via crucis in giro per distributori automatici di sigarette. Salvata la tabagista, finalmente a nanna per essere pronti questa mattina al clou della trasferta: tour guidato del Salone insieme a Mariagiovanna Luini e Lorenza Caravelli. Ragazzi, voi non potete neanche immaginare quanto sia divertente, ed istruttivo, lasciarsi guidare da chi SA quel che c’è da sapere, conosce quei volti che determinano i destini dell’editoria e te li individua nella folla. Ovviamente voi vorreste sapere… ma l’unica cosa che posso dirvi è che Cristina Dalai, splendida padrona di casa dello stand Baldini e Castoldi, è simpatica, gentile e attentissima alla scrittura al femminile. E’ difficile trovare persone disposte ad ascoltare e condividere il “know how” che c’è dietro l’industria editoriale. Da questo punto di vista Mariagiovanna è una rarissima avis.
Non poteva mancare il giretto di shopping dei gadgets del Salone: matite con strass giallo-rossi (oggi gioca la Maggica), T-shirt per il moroso, shopping bag griffata per il carico di libri da riportare. Per inciso, ho acquistato tre libri targati Perdisa: Repetita, di Marilù Oliva; La città nera, di… Mario oddio, non mi ricordo il cognome; Italian Sharia, di Paolo Grugni. Leggerò e vi farò sapere.
Questa esperienza è stata propedeutica per le prossime fiere, bisogna un po’ prendere le misure e, soprattutto, occorre essere consapevoli che in una vetrina così enorme i risultati ottenuti sono già un miracolo del quale dobbiamo dire grazie, io e Lory, al sostegno di un nutritissimo gruppo di amici.
Fiume pagano ha venduto soprattutto tra i lettori fidelizzati, quelli che ci seguono su anobii, quelli che ci conosco dai blog e da FB. Abbiamo uno zoccolo duro non indifferente, persone che hanno preso il treno per venire qui, incontrarmi, prendere il libro autografato. A loro, soprattutto, va il nostro grazie.
Ringrazio moltissimo Salvo Zappulla, Gianmario, Angelo Ricci e Loredana Costantini per gli interventi “salonieri”..
In bocca al lupo anche a Sergio per il libro/intervista a Claudio Magris.
Nei prossimi giorni proveremo a “tirare le somme” su questa edizione del Salone.
Ne approfitto per invitarvi a segnalare notizie e articoli pubblicati sul Salone (e che ritenete particolarmente interessanti).
Intervenuto al Salone, Saviano si dice “fiero di essere rompiscatole”. Segnalo un link dove c’è anche un video
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/05/16/news/saviano-4117755/
Al Salone libro è stato confermato che, secondo i dati Istat, il numero dei lettori è in crescita. In testa alle classifiche delle Regioni che legge di più c’è il Trentino.
Tra le donne e gli uomini, leggono di più le donne.
Alcuni dati forniti dall’Ansa.
Crescono i lettori in Italia e superano la soglia dei 25 milioni, pari al 45,1% della popolazione contro il 44% di un anno fa.
E a leggere sono soprattutto le donne, ancor di piu’ se giovani e laureate, mentre diminuiscono – ma rimangono – le distanze tra Nord e Sud, con il Trentino Alto Adige sempre al top, che quasi doppia la Sicilia. E’ la fotografia che emerge dai dati sulla lettura 2009 che l’Istat ha ricordato, a poche ore dall’apertura del Salone del libro di Torino.
Oggi, domenica 16, è il giorno della esplorazione sistematica, cartina alla mano. Perdo in realtà quasi subito la cartina, in mezzo ai libri e ai cataloghi, e vago a spirale invece che a zig zag, ma non importa. Mentre mia moglie preferisce dedicarsi alle conferenze, io parto alla ricerca degli stand degli editori dal catalogo affascinante, fatto di titoli che vorrei avere tutti.
Diabasis è uno di questi: ogni libro è una perlustrazione di spazi, un’indagine di luoghi. La narrativa va alla deriva in geografie filtrate dalla memoria o dall’immaginazione. Quest’anno tocca a “Dalla stiva di una nave blasfema” di Francesco Permunian (l’anno scorso ho scoperto il delizioso “Bondville” della Gussoni).
Un altro raffinato editore di luoghi, memorie e scritture è Interlinea. A malincuore, dopo aver tentennato parecchio in mezzo all’esposizione dei titoli in catalogo, scelgo l’antologia di saggi “Il silenzio” (è forse il crescente frastuono di fondo del Salone a impormi questa scelta).
E poi Casagrande, il finissimo editore ticinese i cui libri raccontano il confine non come arroccamento e chiusura, ma come apertura curiosa, come dilatazione di sguardi. Anche qui, rinuncio a parecchi titoli che mi interessano e me ne vado (a malincuore, sempre) con il solo “L’anno della valanga” di Giovanni Orelli.
I piccoli editori di qualità riservano sempre sorprese. L’indagine sui linguaggi dell’arte portata avanti da ObarraO meriterebbe un’attenzione particolare. Quest’anno tocca a “La creazione del nulla” di Sabina Villa (l’anno scorso mi sono inerpicato lungo i ragionamenti de “La giornata di un compositore” di Zago, che forse ho già citato altrove). Tengo sotto osservazione (nel senso più benevolo del termine, e anzi con ammirazione) i ripescaggi e le delikatessen di :due punti, di cui prendo l’esile e gustoso “I mimi”, di Marcel Schwob.
Una pausa rigenerante di un paio d’ore, ad ascoltare le presentazioni di Paola Baratto e Enza Silvestrini, entrambe mie compagne di collana, e a scoprire come per tutti gli scrittori consapevoli la scrittura sia soprattutto riflessione e sottrazione. Poi si riparte.
Ronzo ingolosito attorno a Passigli, a La lepre, a ETS, (di colpo mi sembra irrinunciabile “Per chi guarda nella stufa” di Lawrence Jeffery)… E Keller? Memorie di sofferenze, vite difficili, scritture eccelse, un catalogo mai scontato. Mi accaparro l’antologia “Voci di fiume”.
Approdo da Gaffi, dove incontro degli amici, ammiro la qualità e l’originalità delle scelte, e scopro che c’è il mio amato Chessex in catalogo. Me ne vado con “Corpi barocchi” di Luca Scarlini. A più riprese torno da Manni (oggi sto buono, mi contento del solo “Amore, com’è ferito il secolo” di Giorgio Caproni), dove provo la sensazione eccitante di sentirmi a casa, e in un’ottima casa.
Prima di partire, passo allo stand della Perrone, a incontrare qualche collega dell’antologia “Nero Piemonte e Valle d’Aosta – Geografie del mistero” che ospita un mio raccontino, “Fosca – Una novella valdostana” (lo so, lo so, il titolo suona uno sbeffeggiamento a Tarchetti e a Giacosa).
Per questo il Salone ha un senso. Non mi sono accorto quasi del luna park mediatico, delle presenze imbarazzanti, dell’ingombro delle case massime, quelle i cui titoli troveresti anche nell’edicola sotto casa o all’autogrill. Quasi: perché il rumore di fondo è spaventoso, come sempre, gli assembramenti in entrata e uscita difficilmente aggirabili. Ma appunto, al di là di queste zone sovreccitate, c’è il Salone, addirittura il Salotto, angoli di pace in cui conversare è possibile, in cui puoi farlo con l’editore o con redattori, e sentire chiaramente che per loro pubblicare un libro nasce soprattutto da un’intenzione culturale.
E per concludere: i libri è bello e giusto comprarli in libreria. Ecco perché mi sono trattenuto.
Ringrazio Mary e Veronica.
@ Claudio Morandini
Grazie per il lungo e bell’articolo, Claudio.
Sono d’accordo con te. Non me ne vogliano gli amici editori e editor delle grosse case editrici, ma credo che il Salone debba essere sfruttato per scovare soprattutto i libri offerti dalla piccola e media editoria che difficilmente potremmo trovare nella libreria sotto casa.
Ho “riportato su” questo post con l’idea di fare il punto della situazione a evento concluso (se volete).
Concludendo, la descrizione del Salone di lunedì e la fortuna di poter conoscere i “piccoli” l’ha fatta molto bene Morandini. Io, dopo aver fatto la sauna (scarsa aerazione e buon pubblico) assegnerei (a mio arbitrio) i seguenti premi, che propongo al Navigero per la prossima edizione:
Premio Serial Writer : indubbiamente a Camilleri, ho contato ventidue titoli e poi mi sono trovato con gli occhi incrociati. Seguono Nothomb, 17, Coelho, 14. Una curiosità: allo stand Agribio, invece di pannocchie di mais, ho trovato 20 titoli di Rudolf Steiner: forse usano l’inventore dell’antroposofia per concime? Boh! Non lo inserisco in classifica perché può interessare solo gli studiosi di “spiritismo” (a parte le descrizioni del Tibet dell’epoca).
Premio Voluminoso : Arbasino batte tutti con Fratelli d’Italia, ben 1370 pagine, miglior rapporto carta/prezzo, soli 22 euro (del resto noi italiani cominciamo a essere troppi). Seguono Melania Mazzucco: Jacomo Tintoretto e i suoi figli (dovevano essere tanti, vista la mole del volume) 1024 pagine (a 42 euro) poi Stephen King con L’ombra dello scorpione, solo 930 pagine (il sole era al tramonto).
Premio Capitale: per soli novemila euro potrete assicurarvi la copia dello originale del Milione che Rustichello da Pisa scrisse in francese ascoltando Marco Polo (titolo più appropriato: Il Milione di euro).
Premio Risparmio: la Bibbia completa a un euro e mezzo (Gutenberg si strappa i capelli).
Premio Mistery: David Icke, Il segreto più nascosto, il libro che può cambiare il mondo (sono segretamente nascosti anche i lettori ed è per questo che il mondo non cambia).
Premio Vitesse: Raimondo Vianello della Aliberti (scritto forse durante il funerale).
Premio Rischio: Ahmadinejad, della Edizioni Clandestine.
Assegnerei anche un Premio Retrò a Cacciari per le disquisizioni sulle scale dell’Essere, di plotiniana memoria (oggi l’Essere va in ascensore); un Premio Avantgarde al produttore di Belpasso che ha pensato di abbinare alle sue bottiglie di vino, dalle etichette raffinate dei libretti (invece di testi siciliani io avrei messo In vino veritas di Kierkegaard).
Infine, Premio Minimalista agli stand dell’India, il paese ospite: tutti uguali e piccolini sembravano vagoncini di un treno per bambini (in fila indiana). Con una citazione (ovviamente letteraria) li definirei Ten little Indians, and there where none.
Il reportage – quasi un romanzo di viaggio – di Claudio Morandini e la disamina analitico-critica di Gianmario, mi sembra abbiano concesso a Letteratitudine il gratuito usufrutto di un paio di penne realmente ”altolocate”, nonche’ ben coinvolte nell’atmosfera prealpino-editoriale or ora compiutasi nel Capoluogo piemontese.
Inoltre.
Inoltre il bilancio sulla lettura in Italia dell’ISTAT e’ confortante: 25 milioni di lettori e’ cosa (quasi) da Paese normale. Bisognerebbe vedere, certo, ”cosa” leggono ‘sti cinquanta milioni di occhi (se Coelho la fa da padrone, meglio sia avere tre milioni di lettori di Arbasino ed Eco, no?).
La raffinatezza non si e’ estinta, apprendo – magari, pero’, noterei da non avventore del Salone, si e’ accoppiata ad un certo kitch, ad una varieta’ di tematiche e stilemi privi di scuola, insomma postmoderni in senso esteso.
Ecco.
Sempre dal di fuori, sia chiaro, la mia impressione e’ che la sovrabbondanza di generi, mescolanze, intrugli, ricette postintellettuali, pensierini allargati e dilatati come il brodo privo di carne, di sguardi individuali, unita alla spettacolarizzazione del libro (cominciante dalle copertine, si sa) abbiano creato un bel carrozzone di venditori e consumatori spesso sotto mentite spoglie. Insomma: pochi gli angoli di dialogo e contatto umano, nel Salone ”fisico”, molti, anzi troppi, gli spazi ”virtuali” e massificati, i ”grandi eventi”, l’intangibilita’ dell’uomo-scrittore – anzi dei POCHI VERI uomini-scrittori.
Supermercato? Si’. L’impressione e’ questa: l’angolo delle offerte spettacolari e eccezionali, l’angolo dei saltimbanchi e nani danzanti, l’angolo del filosofo di fama – Cacciari: di fama solo perche’ ex politico, non per il suo pensiero. Eccetera.
Supermercatone da una volta all’anno. Saldi. Prodigi. Copertine copertine copertine e fotografie, palcoscenici, regia e registi, attori e guitti.
Bene. E’ la modernita’. Supermercato con un po’ di tinta intellettualchic – e forse, immagino, un venti per cento di libri buoni, ardui, ispirati, tenaci, ostici, tecnici, indispensabili. Veri.
Pero’.
Siccome c’erano anche tre dei miei, di libri-guitti, meglio pero’ starsene zitti. Aspettando che i frutti delle letture dei compratori di Torino 2010 creino un’Italia diversa e piu’ colta. Questo il vero traguardo. I libri che creano non solo libri ma cultura e societa’, politica, sogni, amore vicendevole. E questo traguardo, beh… chissa’… attendiamo…
Grazie ancora a Gianmario (ottima l’idea dei premi).
Rinnovo il saluto a Sergio…
ho presentato il mio libro al salone …. presentarlo di fronte a tante persone ,
persone che non mi hanno mai visto ….
persone che erano alla ricerca ” del personaggio noto “…
non pensavo potessi imbarazzarmi come una bimba …
l’effetto della fiera è stato esorbitante nei miei confronti …
sono riuscita a regalare il mio libro a Francesco Baccini ….
dopo aver ASCOLTATO la sua presentazione … è una esperienza unica !!!!
il mio libro ?
“viaggio dentro me … alla ricerca del mio sogno !”
casa editrice kimerik
Ciao Mary. Scusa, mi ero perso questotuo commento.
In bocca al lupo per il tuo “viaggio dentro me … alla ricerca del mio sogno !”
IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2011: memoria, il seme del futuro
Cari amici,
anche quest’anno (come l’anno scorso) il tema del Salone del libro di Torino è incentrato sulla memoria.
Il riferimento è ovviamente all’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia.
(ma non solo)
Sul post trovate il testo pubblicato dalla redazione del Salone del libro, come presentazione dell’evento di quest’anno.
Domanda (in tema):
Quand’è che la memoria può essere… seme per il futuro? E fino a che punto?
Tre momenti, per chi avesse voglia di venirmi a salutare lì al Salone…
–
1) Giovedì 12 maggio
FIRMA COPIE “Viaggio all’alba del millennio” di Massimo Maugeri, Stand Perdisa Pop – PADIGLIONE 2 – N/80
Dalle 16.00 alle 19.00
–
2) Sabato 14 maggio
Ore 10.30 – Spazio Autori B – Padiglione 2
Massimo Maugeri presenta “Viaggio all’alba del millennio” – Partecipa Michela Murgia
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3) Sabato 14 maggio
Ore 16 presentazione al pubblico e firma copie presso lo stand di Historica (F06) del volume: “L’e-book e (é?) il futuro del libro” di Massimo Maugeri
Caro Massimo, ricevi tantissimi auguri da parte mia, per il tuo nuovo libro e per la carriera di scrittore. L’addetto stampa di Perdisa Pop mi ha comunicato che il tuo libro è già in viaggio verso casa mia, lo sto aspettando com un figliol prodigo che torna nella sua terra.
L’anonimo sono io: Salvo Zappulla
Non sapevo di essere diventato anonimo
Carissimo Massimo, hai toccato un tema a me prezioso: la memoria.E’ da molto che ci rifletto su, la memoria è sempre un seme per il futuro e fino a che punto non ci è dato di stabilire e di conoscere in quanto la memoria stessa è multidimensionale, fatta di intrecci e ricostruzioni.Non è un baule da cui poter estrarre la fotografia del passato, quanto la cornice di questa fotografia che ogni volta sarà riempita diversamente a seconda della luce del presente in cui verrà letta e interpretata. Mi chiederei, insieme a voi, piuttosto, se esista una sola memoria o tante memorie?La memoria è individuale o collettiva?Come è il passaggio dalla memoria individuale a quella collettiva e quali strumenti utilizza per ricostruirsi e trasmettersi a coloro che verranno dopo di noi?Credo nella memoria come funzione sociale, come commemorazione solo nel caso sia effettivamente condivisa da un gruppo, sociale, familiare, culturale.Penso alla forza esplosiva della memoria in forma proustiana, uno spicchio, un sapore, che si apre e si trascina dietro un’immensità di memorie che insieme fanno il ricordo del passato. sarà la mia memoria? sarà la tua?O forse esisterà semplicemente perché frutto della rimemorazione sociale, della memoria degli uomini, forte del fatto che sia condivisa. Un abbraccio e grazie per questo tema interessantissimo.
Dimenticavo..ciao Salvo!! 😉
Ciaoooooooooooooooooo Frank Giulia!
E non mi fare l’occhiolino, ché vado in fibrillazione
Caro Massi,
buon viaggioooooooo!!!
E in bocca al lupo per tutti questi meravigliosi appuntamenti!
Quanto alla nostra “Coda di pesce”, firma anche per me!
Un bacio a tutti, libri e codine…
Simo
Grazie mille, cari amici.
Ne approfitto per salutare Salvo, Francesca Giulia e Simona (ci sarà anche “la coda di pesce”, Simo!).
In effetti, agli appuntamenti “salonieri” che mi riguardano va aggiunto il seguente (ho anche aggiornato il post):
Venerdì 13 maggio
Presentazione al pubblico e firma copie di “La coda di pesce che inseguiva l’amore” di Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri (edito da Sampognaro & Pupi), presso Padiglione Italia – Stand delle Regioni – Y69 – X70. Sarà presente Massimo Maugeri
Se passate da quelle parti… venite a salutarmi!
Caro Massimo,
COMPLIMENTI!Ho inserito il tuo book-trailer in bacheca FB.
Baci&Abbracci
Luca
P.S. mi procuro il tuo libro e lo faccio girare a scuola di “scrittura creativa” a più mani.
Per quanto riguarda le domande poste, potrei riassumere il mio pensiero così:
noi tutti possiamo attraverso il presente evocare idee e avvenimenti del passato – memoria storica – anche evidenziando una certa ricorrenza: corsi e ricorsi storici. La vera differenza, invece, la fa lo sguardo individuale. Per quanto riguarda la memoria collettiva e non solo – Francesca Giulia, che saluto, condivido il suo pensiero sempre puntuale ed esaustivo, se me lo consente. E come dire che nulla si distrugge ma tutto si trasfoma nel tempo: una sorta di divenire delle idee implementate nel tempo da generazioni che continuano a costruire il futuro, non sempre consapevoli che la memoria storica ci ha in qualche modo condizionato: forse la natura limitata dell’uomo o il peccato originale?:-):-):-)
Baci&Abbracci a tutti!
Luca Gallina
Cari amici, il mio viaggio per Torino e’ stato, a dir poco, rocambolesco. Sono atterrato solo adesso in aeroporto. Il volo da Catania di stamattina presto e’ stato annullato a causa della cenere vulcanica (che ha determinato la chiusura dell’aeroporto). Mi sono spostato a Palermo e ho preso l’aereo da li’. Di conseguenza, questo giorno di salone per me e’ saltato. Mi dispiace per coloro che mi hanno cercato allo stand.
Ma ci rifaremo!
Ringrazio Luca Gallina per i suoi messaggi (grazie, Luca!).
A tutti voi, una serena notte.
Buona giornata Massimo
Carissimo Dottor Maugeri,
ma lo sa che la pensavo, caro ragazzo, quando, giovedì mattina, affacciandomi alla mia finestra, ho visto la nostra solita spruzzata di nero invadere la strada? L’Etna borbottava come una pentola in punto di cottura e rigurgitava il suo solito fiato abbruscato.
Mi sono proprio detto:….chissà il dottor Maugeri, che è in viaggio per Torino! Sono lieto di apprendere che, sebbene con un po’ di ritardo, è giunto a destinazione e che il salone avrà l’onore della sua presenza!
Ci faccia sapere come è andata la presentazione con la brava Michela Murgia, che tanto apprezzai un anno or sono.
Sarei curioso di apprendere come si sono intrecciate le vostre due voci, caro amico.
Qui lo spruzzo di cenere (una verra seppia, questo vulcano!) va degradando…dica ai torinesi, però, che noi catanesi dalla Sicilia non portiamo cenere, ma ….fuoco!
un caro abbraccio dal sempre suo affezionato
Professor Emilio
bella l’aria che si respira qui a torino! c’è di tutto…è appena terminata la presentazione di ferdinando camon. c’era anche maugeri (senza camicia celeste…ma bianca). bravo camon.
altre nuove da terzo anno in diretta da torino…a più tardi
dimenticavamo….stamattina è stato bellissimo l’incontro in sala azzurra a cura di Gian Luigi Beccaria che ha incontrato Ernesto Franco in occasione della pubblicazione di “Mia lingua italiana”…per riscoprire una cosa dimenticata: la nostra lingua….
vi daremo notizie fresche più tardi.per il momento terzo anno, inviati speciali a torino, chiude (l’hi phone si è scaricato)
con l’ultimo barlume di scarica elettrica dell’hi phone volevano dirvi che abbiamo (inutilmente) fatto la fila per andare ad ascoltare umberto eco….
ma era preso d’assalto e abbiamo rinunciato.
dal salone del libro di torino, ore 16,38 è tutto.
Gian Luigi Beccaria… quanti ricordi!
🙂
Mi sarebbe piaciuto venire in Fiera per rivederlo.
Eco: mi consolo, ci sarei rimasta male a fare file senza vederlo…
Massimo, sei tutti noi! Andando in Fiera è come se venissimo tutti con te almeno in spirito. Vai!
La memoria… filtro e schermo, specchio e pozzo. Bellissimo tema.
allora…connessione ripristinata. qui è terzo anno di lettere moderne che parla, in diretta dal salone del libro di torino.
siamo in attesa della murgia e di maugeri. ecco…forse sono loro….(svenimento)…ah, no…bè… nel frattempo qualche news, dalle vostre inviate speciali…
dunque…siamo qui in attesa della presentazione del libro di racconti di maugeri, che ha come presentatrice la brava michela murgia, premio campiello 2010, e prestigiosa ospite del salone…mentre aspettiamo ecco qualche ghiotta informazione sul salone…
un evento bellissimo è la mostra ‘1861-2011. l’Italia dei Libri’, ideata da rolando picchioni e curata da gian arturo ferrari: la nostra storia unitaria viene letta attraverso la lente del libro e dei suoi protagonisti….tutto con la lenete di ingrandimento della pagina scritta…venite a vedere. non ve ne pentirete
non mancano poi le tradizionali iniziative del salone del libro: “Lingua Madre”, l’area dedicata al meticciato culturale,
MA SOPRATTUTTOOOOOOOOOO………
LIBRO E CIOCCOLATOOOOOO
….che schiera il meglio degli chocolatiers di Torino e Piemonte in un programma di incontri con grandi chef e maîtres à penser del gusto….
SLURPPPPP….abbiamo trascorso in questo luogo ore deliziose….
non mancherà poi l’appuntamento con la rivoluzione e-book e gli eventi ad esso dedicati. con una novità: il libro digitale diventa a prestito..una sorta di affitto degli e-book, con il testo che sparisce appena scade il tempo (e i soldi)….
inutile dire che a noi squattrinate studentesse il libro durerebbe appena cinque minuti…..
per quest’area è attesissimo maugeri, unanimamente riconosciuto qui a torino figura di spicco ed esperto della comunicazione letteraria in rete. una vera personalità, c’è da dire, che questo pomeriggio intratterrà i numerosi ospiti con il suo saggio proprio sull’e-book…
è un appuntamento molto sentito. segno che la questione della letteratura digitale affascina e crea curiosità….
ma….eccoliiiiiiiiiiiiiiiiii….
arrivano…maugeri è lìììììì!!!!
scusate l’interruzione del servizio ma sta per cominciare la presentazione di “viaggio all’alba del millennio”. presenta michela murgia. accosto rispettosamente il maugeri…
– massimo maugeri?
– sì???
– terzo anno di lettere moderne…un autografo, please.
(comunicazione interrotta. a dopo. paralisi da incontro memorabile)
Fantastica terzo anno di lettere moderne, mi stai deliziando con la tua webcronaca,—accidenti però abbraccia Massimo anche da parte mia please!!!
p.s.la Murgia è fortissima, abile comunicatrice.Sarà una bellissima presentazione per il nostro Massimo, siamo tutti con lui!
Ringrazio moltissimo Terzo anno di lettere moderne per essere venuta a trovarmi alla presentazione del libro.
Ma soprattutto, grazie di cuore per lo splendido reportage.
Impagabile! 🙂
Un caro saluto anche a Simona, ad Amelia, al prof. Emilio, a Maria Lucia e a Francesca Giulia.
L’incontro con Michela Murgia e’ andato molto bene. Lei, peraltro, e’ stata deliziosa ad accettare l’invito. Ne e’ venuta fuori una bella chiacchierata. Ma non vi dico altro, perché penso di mettere on line (nel canale video del blog) il video della presentazione.
Ancora grazie 🙂
salone del libro di torino on line, parte seconda.
dunque:
maugeri: un misto impareggiabile di dolcezza e determinazione. murgia: deliziosa e brillantissima. booktrailler semplicemente fantastico, proiettato ad apertura per creare le suggestioni dei racconti.
i due si sono scambiati battute e domande. ne è venuta fuori una conversazione tra due personalità ricche e – soprattutto – fascinosissime. lei per la creatività scoppiettante. lui per una lucidità fuori dal comune nel riconoscere questa nostra realtà (drammatica) e darle il suo vero volto…
bravissimi, davvero.
murgia: ma come mai, massimo, una personalità come la tua, così aperta, positiva, ottimista, generosa, narra una realtà così drammatica?
maugeri: perchè bisogna conoscere il male per migliorarsi. perchè raccontare quello che accade porta a riflettere, a interrogarsi, e quindi a un tentativo di cambiamento….
applausi.
per la cronaca: ho intravisto erri de luca.
secondo spasimo della giornata dopo l’incontro col maugeri.
ancora per la cronaca:
maugeri non è stanziale.
appena ti giri lo trovi con il registratore in mano che intervista scrittori per la radio. poco fa era con melania mazzucco…(e va bene, lo ammetto: lo sto pedinando…ma solo a beneficio di questo resoconto palpitante, minuto per minuto)
già la prima volta lo vidi trasecolo, il maugeri. si sarà detto: terzo anno qui a torinoooo????
ma la seconda, più che trasecolo, mi pare di stucco. si sarà detto: ancora loroooooo??????
e poi, un autografo per me, uno per la prof. di filologia, una a mia zia, uno a nonna, uno a mia madre…in uno lascia in bianco che il nome lo aggiungo io.
maugeri è troppo educato per opporre alcunchè. ma una simile orda di fameliche fans, tipo stadio, partita del catania contro palermo, non immaginava.
un bravo a francesco giubilei, editore di questo delizioso libro sull’e-book firmato dal maugeri. ha poco meno della nostra età e ha aperto una casa editrice interessante, attenta, molto sensibile.
ben fatti i libri, copertine curatissime, autori sempre più interessanti.
anch’io e terzo anno volevamo lanciarci nell’editoria. ma siamo in una pausa di riflessione economica.
Cari amici,
e invece a me è sfuggito l’incontro del bravo Massimo, perchè ho fatto la fila all’entrata…uffa! Ci tenevo tanto, anche perchè alle 14,00 sono rientrata e ho perduto la presentazione dell’e-book. In compenso questa mattina ho gustato sul finire la presentazione di Susanna Tamaro.
Una bella persona, garbata e limpidissima, anche se schiva.
Caro Massimo, mille in bocca al lupo per questo tuo viaggio e un augurio di ulteriori e meritati successi!
Gioia
e finisce qui…ora che a ‘sta caciara ci stavamo proprio affezionando. domani mattina volo torino-catania, si torna alla normalità.
bella questa letteratura che fa ancora parlare di sè. bella l’umanità di queste parole che – nonostante tutto – sono il nostro segno, l’impronta di questo nostro passaggio.
belle le ore in attesa, le amiche con cui ho condiviso le presentazioni, belli gli stand, e le luci, e il mondo che frigge sotto i lampioni di torino e sfoca nella notte. bella questa voglia di raccontarsi solo con la carta, e di affidare alle pagine un frammento della nostra eternità.
qui è il slaone del libro di torino che vi parla. è tutto.
per voi, alle ore 20,58.
terzo anno di lettere moderne.
Terzo anno e Gioia: deliziosi… ho sentito il profumo dei libri e della cioccolata!
🙂
Massimo: non avevo dubbi che andasse bene… vedrò con piacere il video. Il booktrailer intanto è fortemente evocativo e poi quella macchina da scrivere è protagonista e contrappunto insieme del reale, proprio come lo scrittore.
Melania Mazzucco: invidia profondaaaaa! Erri De Luca: ideeeeem!
Grazie, Maria Lucia. E grazi anche a Gioia.
Ma soprattutto… grazie mille a Dora (Terzo anno di lettere moderne) e alle sue due amiche.
Avete un’energia e una simpatia invidiabili, ragazze mie.
Grazie per esserci state.
Una serena notte a tutti.
Terzo anno di lettere moderne ci ha fatto vivere l’esperienza del Salone come se fossimo lì con lei. Proprio brava.
Letteratura e altro della stessa materia di cui sono fatti i sogni……. In precedenza ho concertato con un coro polifonico ho inciso 2 cd piu altri due a tema religioso…Amo i coniglietti i libri e tengo tanto ai miei affetti…Sogno un futuro in cui larte sia sempre presente il calore della famiglia e degli amici…..Voglio essere ogni giorno di piu una persona uninsegnante unartista migliore…..Dio lo voglia!!!….
IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2012: PRIMAVERA DIGITALE. LA VITA IN RETE
Cari amici, rimetto in primo piano il post annuale dedicato al Salone del libro di Torino (10-14 maggio 2012).
Il tema di quest’anno, come avete letto sul post, è il seguente: “Primavera digitale. La vita in rete”. Verranno affrontate molte delle tematiche di cui ci siamo occupati su questo blog (nei mesi e negli anni precedenti) e che di recente sono state riassunte in questo post (a cui vi rimando): http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/04/12/scrivere-ai-tempi-del-web/
Ho aggiornato il post, inserendo l’articolo pubblicato sul sito del Salone dedicato proprio al tema dell’anno (in grassetto le frasi collegate alle varie tematiche oggetto degli incontri).
Dite pure la vostra, se avete tempo e voglia.
E soprattutto, cari amici di Letteratitudine, vi sarei molto grato se – come scritto in premessa – poteste riportare le vostre impressioni sull’edizione 2012 di questo evento, giacché quest’anno non potrò prendervi parte.
Grazie in anticipo… e una serena notte a tutti!
Ciao Massimo. Nemmeno io passerò a Torino, quest’anno. Dunque piacerebbe anche a me leggere le opinioni degli altri.
Io ci sarò al Salone e se posso vi racconterò qualcosa con piacere. Ciao Massimo.
Non credo che potrò andare al Salone di Torino. Dunque rimango anch’io in ascolto.
Hai ragione Massimo. Molti dei temi proposti nel Salone di quest’anno (primavera digitale) sono stati già trattati qui.
Quanto a me, sarò al Salone sabato e domenica, ad ascoltare, curiosare, incontrare amici vecchi e nuovi. Ne riparleremo la prossima settimana, se volete!
Grazie della segnalazione di alcuni eventi del Salone del libro di Torino, Dottore.
Beato Lei se può sostarci fra molti pregiati libri recentissimi e godere di tante emozioni incancellabili!
Ma, essendo paesi invitati d’onore proprio la Spagna e la Romania – mentre il nostro eccelso avo Marco Ulpio Traiano “natus in Hispania erat” – forse ha avuto modo di capire qualcosa e magari con l’intento di riferirlo in seguito sullas cultura romena?
Dal fatto che tenacemente continua a mantenere questo contatto online deduco che le solite cretinerie su ROMENO=ZINGARO=DELINQUENTE non l’avessero toccato, come, invece, sono state ben conficcate nella testolina di molti ignoranti dalla feroce propaganda antilatinità che imperversa soprattutto dal 1971 a questa parte. Fortunatamente, certo, non si è fatto contaminare!
Mi abbracci la Sicilia tutta che adoro (non può saperlo, ma il mio Lettorato italiano porta il nome della compiantissimma professoressa Teresa Ferro, una eccelsa isolana di Scicli, legatissima a Catania e Udine, per cagioni d’insegnamento)!
Viorica Balteanu
Niente Salone del libro, per me. Dunque rimarrò sintonizzato anch’io su questa rete.
io forse un salto lo farò, in quel di torino. nel caso mi autonominerò reporter. anzi, reportitudine.
La venticinquesima edizione del Salone Internazionale del Libro si tiene da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2012 al Lingotto Fiere (via Nizza 280, 10126 – Torino). Il Salone 2012 occupa con i propri spazi espositivi quattro padiglioni di Lingotto Fiere: l’1, 2, 3 e 5.
• Orari: gio-do-lu 10-22; ve-sa 10-23. Biglietto intero 10.00 €, ridotto 8.00 €.
• Il Salone è promosso e coordinato dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, presieduta da Rolando Picchioni. Direttore editoriale è Ernesto Ferrero. L’organizzazione fieristica e commerciale è di Lingotto Fiere – Gl events Italia.
Sono circa 1.200 gli espositori presenti, chi con proprio stand, chi all’interno di spazi collettivi e istituzionali. Oltre cinquanta i nuovi espositori che debuttano al Lingotto Fiere, grazie alla crescita sempre maggiore dei progetti speciali: 23 nuove realtà sono infatti presenti all’Incubatore e 25 in Dimensione Musica. Delle 71 case editrici presenti all’Incubatore nelle ultime due edizioni, 24 hanno un proprio spazio al Salone 2012.
• Da rilevare, inoltre, il debutto di tre grandi player internazionali come Amazon, Nokia e Trekstor, protagonisti a Book to the Future.
Le Istituzioni nazionali italiane sono rappresentate al Salone dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Miur – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero della Difesa, Senato della Repubblica e Cnr – Consiglio Nazionale delle Ricerche.
• Sono 9 le Regioni Italiane presenti con un proprio spazio: Abruzzo, Calabria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle D’Aosta.
26 le sale e gli spazi che ospitano presentazioni, incontri, dibattiti. Dai 35 posti della Sala Avorio fino ai 1.900 della Auditorium Giovanni Agnelli. Nuove la Piazza di Spagna, la Sala Romania, lo Spazio Clinic Dimensione Musica, lo Spazio Sant’Anselmo.
• Da quest’anno il Salone è su Twitter, con gli eventi principali raccontati e commentati da tutti in tempo reale. Diventa follower anche tu: @SalonedelLibro. Partecipa alla discussione e twitta con gli hashtag ufficiali dell’edizione 2012 #SalTo12 e #SalToff.
• Tema conduttore è la «Primavera digitale», cui è ispirata la campagna di comunicazione 2012: le trasformazioni che il «vivere in rete» ha indotto nel leggere, scrivere, comunicare e conservare informazioni e culture.
Per la prima volta i Paesi ospiti d’onore sono due: la Romania e la Spagna, che portano a Torino una significativa rappresentanza dei propri autori e della propria cultura. E nel tradizionale focus realizzato assieme alla Camera di commercio di Torino si fa il punto sulle sfide che la Romania offre ai player economici ed editoriali.
I venticinque anni del Salone di Torino coincidono con una profonda metamorfosi della città e del suo ruolo. Ad essi il Salone dedica nel Padiglione 5 la mostra La Città Visibile. Torino, 1988-2012>>, ideata assieme al Circolo dei lettori e curata da Luca Beatrice con la collaborazione di Roberta Pagani: dai loghi del Salone alla sentenza Thyssen, dall’Mp3 al motore Common rail, dalla torcia olimpica alle Superga tricolori, i venticinque oggetti-simbolo della Torino dell’ultimo quarto di secolo, esposti e raccontati ognuno dalle parole di uno scrittore.
Torna nel Padiglione 5 il Bookstock Village: il progetto del Salone per i giovani lettori sostenuto dalla Compagnia di San Paolo. Come lo scorso anno il programma per i giovani 14-20 anni è curato dallo scrittore Andrea Bajani, che ha lavorato assieme ai ragazzi degli istituti superiori torinesi e di un liceo di Bucarest per mettere a punto i temi. Eros Miari ha curato il programma per i più piccoli. E un blog gestito dagli stessi ragazzi in collaborazione con La Stampa racconterà in tempo reale fatti, eventi, impressioni. Novità assoluta, il DigiLab dove i ragazzi imparano a fare editoria digitale su tablet messi a loro disposizione.
Tante le novità e le conferme nelle sezioni del Salone. Dimensione Musica è l’area del Padiglione 1 dedicata al made in Italy del settore musicale: dai prestigiosi strumenti tradizionali alle pubblicazioni editoriali, dalle tecnologie audio dell’HiFi alle case discografiche, fino alle produzioni più squisitamente artistiche (concerti, festival, manifestazioni). Book to the future è lo spazio del Padiglione 2 dedicato alle tecnologie per la fruizione culturale: ereader, tablet, device per la lettura digitale, distributori, portali, librerie online.
Confermati tutti gli altri spazi più amati dal pubblico. A cominciare da Lingua Madre, l’area dedicata al meticciato culturale, con l’omonimo concorso per le scrittrici straniere in Italia. Anche Tentazione e meditazione (Padiglione 5) che schiera il meglio degli chocolatiers del Piemonte e d’Italia in un programma di incontri con grandi chef e maîtres à penser del gusto coordinato dal critico Paolo Massobrio. Tema: le Forme del Cioccolato.
Torna al Centro Congressi del Lingotto dal 10 al 12 maggio con la sua undicesima edizione l’Ibf – International Book Forum, l’area business del Salone dedicata allo scambio dei diritti editoriali e di trasposizione mediatica dei libri, sostenuta dalla nuova Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane e dalla Camera di commercio di Torino: 20 Paesi per circa 600 operatori professionali.
Al Salone si conclude con la tradizionale festa finale Adotta uno scrittore, il progetto, sostenuto dall’Associazione delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Piemontesi che nei mesi precedenti il Salone ha portato oltre 30 scrittori nelle classi delle scuole medie e superiori del Piemonte e in istituti di rieducazione e comunità per ragazzi in reinserimento e consente l’ingresso gratuito al Salone a 12.000 studenti.
Il Salone Off negli stessi giorni del Salone (8-14 maggio) esce dal Lingotto Fiere. Oltre 150 incontri, tutti a ingresso gratuito: presentazioni con grandi autori internazionali, spettacoli teatrali, giochi, proiezioni, letture negli spazi di cinque circoscrizioni di Torino (la 3, 4, 7, 8 e la new entry della 2, Santa Rita – Mirafiori Nord), più i fiumi e i luoghi d’acqua della città per il progetto Hydropolis, la Biblioteca Multimediale Archimede di Settimo Torinese e il Circolo dei lettori.
quante vite bisogna vivere per godere appieno degli eventi e di quant’altro offerto dal salone del libro di torino edizione 2012?
quella di prima era un battuta per far sorridere, eh…
tutt’altro che polemica 😉
Grazie a tutti per i commenti e per i contributi postati…
Un caro saluto a: Annalisa, Vale, Amelia Corsi, Claudio Morandini, Giacomo Tessani.
Un saluto speciale alla prof.ssa Viorica Balteanu che scrive dalla Romania e che ci rcorda – giustamente – che la Romania, appunto, è uno dei paesi ospiti del Salone.
Dimenticavo di salutare Filippo.
A Giacomo dico che è vero: seguire tutti gli appuntamenti del Salone è praticamente impossibile.
Come in ogni cosa, si possono riscontrare pro e contro.
Tra i contro del Salone c’è senza’altro il senso di “ottundimento” che a un certo punto (inevitabilmente) si prova se si rimane all’interno del Salone per troppo tempo (per via della confusione e del rumore di fondo praticamente continuo).
E’ anche vero che non è facilissimo accedere alle sale con gli appuntamenti principali.
Ma ci sono anche tanti pro: un’offerta ampissima di appuntamenti (nonostante i “contro” sopraccitati), ma anche la possibilità di incontrare molti addetti ai lavori concentrati in un unico luogo.
Ma l’elenco dei pro e dei contro sarebbe, ovviamente, molto più lungo…
Per stasera vi saluto e auguro a tutti una serena notte.
Ieri sono stata al salone del libro di Torino. Sarà che era il primo giorno, ma vi assicuro che tutta questa confusione non c’era affatto. Ciao.
Egregio dottor Maugeri
Ci andai anche io una volta al salone, glielo raccontai mai, carissimo? Alla prima edizione, nel 1988. Ero un giovanotto di 65 anni, ai tempi. Me la cavavo egregiamente a gironzolare per ore senza bastone e con il solo cappello (inseparabile) in testa. Glielo dissi altre volte, credo. Che devo al mio cappello le migliori idee.
Fatto sta, buon Maugeri. Fu una grande novità, allora.
E nacque da due forze che si unirono: un libraio ( Angelo Pezzana) e un imprenditore (Guido Accornero).
Non trova che – quando l’imprenditoria si applica alla cultura i risultati possano essere sorprendenti?
Ricordo che il tema della prima edizione fu” Brevi istruzioni per una bussola”. Venne il poeta russo Josif Brodskij. Fresco di Nobel (1987), che disse : “L’idea di tenere un Salone del Libro nella città in cui un secolo fa Friedrich Nietzsche perse il lume della ragione è un’idea luminosa con un buon pizzico di follia”!
Da allora in poi ogni anno la fiera di Torino è dedicata a un tema…
Ah! Che idea originale! E che insegnamento quando le forze economiche investono nell’arte!
Mi sento meditabondo, dottor Maugeri.
Mi rimetto il cappello ed esco.
Mi abbia suo.
Professor Emilio
Buona Fiera a chi andrà… un saluto a Torino e a quelle fantasmagoriche pile di libri anche da parte mia!
🙂
(dell’inviata dell’ “Ansa” Mauretta Capuano)
TORINO – E’ crisi nel mondo del libro. Il 2012 parte con un meno 12% (-11,8% a valore da gennaio a marzo di quest’anno), dopo la chiusura negativa del 2011 a -3,5%. Sono i numeri pochi confortanti dell’indagine NielsenBookScan presentata al Salone del Libro di Torino nell’ambito del Convegno dell’Associazione Italiana Editori ‘La tempesta perfetta. Editori e canali di vendita di fronte a riduzione dei consumi e cambiamenti tecnologici’. E, se ”i numeri dicono tutto. Bisogna – come ha detto il presidente dell’Aie, Marco Polillo – cercare insieme delle soluzioni. E mi auguro che il mondo politico, che in passato si e’ sempre mostrato abbastanza indifferente ai problemi del libro, prenda finalmente atto della situazione e intervenga in maniera concreta come viene fatto nel resto dell’Europa”.
(dell’inviata dell’ “Ansa” Mauretta Capuano)
Anche se, c’e’ da sottolineare che il mondo del libro continua a risentire meno della crisi rispetto agli altri consumi e che anche nei mercati degli altri paesi sono calate nel 2011 le vendite dei libri: in Spagna si registra un -3,9% e nel Regno Unito un – 7,2%. Il mercato trade del libro (librerie, librerie online con esclusione di Amazon, Gdo) valeva a fine 2011 secondo NielsenBookScan 1.398 milioni di euro, contro i 1.448 milioni del 2010. Ed e’ cambiato l’uso dei canali di vendita che vede l’online al 7,2%. Nel 2011 il primo canale di vendita e’ stata la libreria di catena (per il 40,3%), poi la libreria indipendente (il 36,9%) e la grande distribuzione (15,6%). L’anno scorso si e’ salvata solo l’editoria per ragazzi che ha chiuso con un +2,8% ma nel 2012, per la prima volta ha risentito del trend negativo anche il settore ragazzi (-8,5%). Online il genere piu’ acquistato e’ la fiction anche se ha meno incidenza sull’online rispetto al totale del mercato (32,2% rispetto al 36,7%).
(dell’inviata dell’ “Ansa” Mauretta Capuano)
Il segno negativo del 2012 vale sia sul fatturato trade (-11,8%, pari a 276 milioni di euro; era 313 milioni di euro lo scorso anno), sia nel numero di copie vendute (-10,8%, pari a 21,1 milioni di copie; erano 23,7 milioni di copie nel 2011). Questo nonostante lo sforzo competitivo degli editori che ha portato a una diminuzione (tra ottobre 2011 e febbraio 2012) del prezzo medio di vendita dei libri attorno al 7%. Da gennaio a marzo 2012, sono soprattutto le catene a segnare il maggior valore negativo in termini di fatturato (-12,8% sullo stesso periodo dello scorso anno), seguite dalle librerie online (-12,4%) e dalla Gdo (-11,7%). La libreria indipendente segna il -10,6% rispetto allo scorso anno. Quanto ai generi, nei primi tre mesi di quest’anno, si registra, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un forte calo della saggistica con un -18,9%, seguita dalla non fiction pratica (le guide, cucina, viaggi) con – 11,5% e dalla fiction (-10%). E’ calata anche l’incidenza dei top 20 titoli a valore: nel 2009 rappresentavano il 5,6% sul totale e a Natale il 9,1% contro il 4,7% del 2011 con a Natale il 7,8%.
(dell’inviata dell’ “Ansa” Mauretta Capuano)
”Nella tempesta perfetta – ha sottolineato Massimo Turchetta, direttore generale Libri Trade Rcs – ci sono diverse componenti. E’ finito il vecchio modo di lavorare degli editori. O si diventa bravissimi o fra due o tre anni si e’ fuori dal mercato”. ”Il -12% del primo trimestre 2012 e’ un dato molto pesante anche se abbiamo delle prime indicazioni che il mese di aprile ha avuto una forte ripresa” ha spiegato Polillo che ha preso una posizione dura nei confronti di Amazon: ”Non e’ corretto fare i conti sui numeri altrui quando i propri sono tenuti nascosti” ha detto e poi ha letto un messaggio inviato dal sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo. ”L’Italia non potra’ uscire dalla crisi dell’economia senza un’azione potente di promozione della lettura e della conoscenza. Proprio per questo abbiamo deciso che quella sulla lettura e sul libro sia una delle campagne strategiche del governo, che proseguiremo fino alla fine dell’anno scegliendo un messaggio forte: ‘Vai oltre. Piu’ leggi piu’ sai leggere la realta”’.
Caro Massi,
bello e attuale il tema di quest’anno della fiera. La primavera digitale…già il titolo prelude a un apparente contrasto. Niente è infatti più contraddittorio di una stagione (la primavera) che appartiene all’ordine naturale e il web, che appartiene al mondo virtuale…
Ma è giusto che la fiera si interroghi sul tempo che cambia, sulle prospettive editoriali che non possono che adeguarsi al nuovo modo di concepire la comunicazione, sul libro stesso, che pare perdere le ali (le pagine) e denudarsi.
Incorporeità, sembra dunque la parola d’ordine. O parole “della stessa sostanza dei sogni” (come già diceva Shakespeare). Questo sembrerebbe il futuro. Un alato messaggero senza calzari da Mercurio. E senza forma…
Ma….
la legge ha appunto il compito di dare forma alla mancanza di forma.
E non è forse inutile ricordare che per quanto la creazione si smaterializzi e si separi dai suoi supporti, tutte le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o l’espressione, formano oggetto del diritto d’autore (art. 2575 c.c.).
…e che la recente legge 248/00, modificando la legge 633/41, sempre attuale in materia di diritto d’autore, ha introdotto ulteriori ipotesi al fine di combattere la pirateria e la contraffazione, anche quella che si realizza via Internet…
Bisogna poi ricordare che il governo sta maturando la stesura finale del testo sul diritto d’autore su Internet…
e che un primo adattamento è consistito nell’aggiunta di un comma all’art 70 della legge sul diritto d’autore prevedendo la possibilità dellla pubblicazione di una intera opera sul web , purché si tratti di musiche o immagini “a bassa risoluzione o degradate” e lo scopo sia “per uso didattico o scientifico”, comunque senza lucro.
…la strada è tanta. Soprattutto per creare un’etica della comunicazione, una primavera davvero piena di frutti.
Credo che la lezione più importante sull’etica della comunicazione la fornisca lo studioso Apel…
Apel sostiene che vi è una normatività morale all’interno dell’atto comunicativo. I principi normativi che dominano l’atto comunicativo sono infatti:
1)il principio della giustizia (uguale diritto a tutti i possibili partner del discorso all’impiego di ogni atto linguistico utile all’articolazione di pretese di validità in grado di ottenere consenso),
2)della solidarietà (valida per tutti i componenti della comunità attuale riguardante il reciproco appoggio e dipendenza nel quadro di un comune intento di una soluzione argomentativa dei problemi),
3)della corresponsabilità (che vincola i partner della comunicazione allo sforzo solidale per l’articolazione e la soluzione di problemi).
Ecco…credo che considerare anche la comunicazione come atto creativo, ma vincolato a principi normativi, possa aiutare alla crescita della coscienza sociale.
Senza questa crescita, senza questa consapevolezza dei limiti a cui deve sottostare la comunicazione, non può esservi libertà nè proporzione tra la conquistata velocità del web e l’animo umano, ancora così spaesato e dolente, ancora così disarmato di fronte al mistero dell’altro.
Insomma….non per riprendere le parole del caro professor Emilio, ma…anche io mi sento piuttosto meditabonda…
Buona serata, caro socio!
Sono alla fiera da ieri, e a me pare bellissimo!
Domani alle 11 andrò ad ascoltare Dacia Maraini (stand Abruzzo). Interessante lo spazio dedicato alla Spagna, paese ospite (con la Romania) e quello della Rai.
E poi, non dimentichiamolo: il salone del libro festeggia 25 anni! Buon compleanno!
Agli amanti di Dante,domani :“Come letizia per pupilla viva” , una nuova lettura di Dante, Lectio magistralis di Carlo Ossola .
E per i siciliani, sempre domani (credo alle 15) :Tomasi di Lampedusa, l’ultimo principe, presentazione del libro di Salvatore Silvano Nigro: ” Il Principe fulvo” (che ha presentato anche Massimo Maugeri a Catania, di recente)
…ma io aspetto con ansia sopratutto domenica, e l’incontro con Erri De Luca (che adoro!): parole indelebili. Le sue, lo sono. Anzi, incise nel mio cuore.
Non potrò più lasciare commenti. Questa è una postazione di fortuna (rubata alla mia collega di fiera).
Buona serata e grazie di questo spazio.
Caro dottor Maugeri,
quando mi misi il cappello stamane meditai questo: che lei, caro ragazzo, è proprio nato sotto il segno dei libri.
Mi sovvenne difatti che nell’88 la fiera fu inaugurata il 18 maggio,giorno del suo genetliaco, se mal non ricordo (ma non penso di rammentare male, chè è anche la data di nascita del compianto Giovanni Paolo II).
Lo sapeva o la notizia le è nuova?
La saluto caramente.
Professor Emilio (e tolgo rispettosamente il cappello)
Splendidi come sempre, i commenti di Simona. Ciao!
Splendidi pure quelli del professor Emilio e degli altri. Che nessuno me ne voglia.
Ho dato un’occhiata al programma. Caos o non caos, mi piacerebbe tanto esserci. Sul sito del Salone però ci sono anche contenuti multimediali. Mi rifarò su quelli: del resto siamo in primavera digitale. 🙂
Non riesco a leggere tutto ma soltanto una cosa vorrei dire al professor Emilio: è talmente un dono meraviglioso leggere i suoi commenti, parole così gentili e piene di autenticità, leggo in lei un vero gentiluomo della parola e di certo anche dell’animo. La immagino girovagare con il suo cappello in testa e tante idee scoppiettanti sotto per libri e curiosità culturali. Provo un vero piacere e mi ritrovo a sorridere riconoscendo anche in lei una sottile piacevole ironia.
Un abbraccio anche a tutti gli altri, Simo, Amelia, e Gioia generosa di notizie.
Stasera non mi sento abbastanza intelligente per poter scrivere qualcosa di consono alla discussione ma che bella compagnia il salotto di Massimo!Grazie davvero.
Eccolo il Salone del Libro più forte della crisi: più 6 per cento di biglietti venduti al botteghino. Una cifra significativa. Del fatto che la cultura in tempi duri come questi non è lusso, ma sopravvivenza. E dal Salone passano tutti. Proprio perché sanno che da qui passano tutti. Così, ieri mattina, c’erano anche gli operai Indesit e quelli della Sandretto a volantinare fuori dal Lingotto. E oggi è atteso un blitz di Greenpeace. I tempi sono duri e la barca del Salone non schiva neppure un’onda. C’è l’antipolitica (anche se Grillo ha dato forfait, ieri c’erano i No Tav e gli studenti antagonisti) c’è la protesta di chi è rimasto senza lavoro, e oggi arriveranno – oltre ai militanti di Greenpeace con un blitz, ben due ministri, quello alla Cultura Ornaghi e all’Interno Cancellieri.
Code ovunque
Gongola il patron Rolando Picchioni. Se la giornata di venerdì ha fatto registrare un inatteso più 6 per cento figuriamoci il weekend: «Siamo molto soddisfatti – dice – il Salone si dimostra un prodotto vincente che dobbiamo poter valorizzare di più: ecco perché vorremmo poterlo gestire direttamente».
La polemica
Comune, Regione e Provincia stanno lavorando a questo passaggio. E’ stato aperto un tavolo. Al momento il Salone incassa soltanto il 20 per cento del ricavato dei biglietti. Vorrebbe fare come «Slowfood» per il Salone del Gusto: gestire direttamente la vendita degli stand. «Peccato che il Salone – spiega il dg del Lingotto Fiere, Régis Faure – abbia firmato con noi un contratto triennale neanche cinque mesi fa. Ci stupisce che si voglia cambiare così rapidamente le condizioni. Le polemiche sono un danno per la kermesse, evento di punta che vogliamo sviluppare». Conclude: «Siamo aperti a discutere con la Fondazione e gli enti locali. Voglio capire i problemi, a bocce ferme, da martedì». Stessa posizione da parte dell’assessore alla Cultura del Comune Braccialarghe: «I contratti vanno rivisti tutti assieme».
Mai più senza e-book
Una delle zone più frequentate di questo e-Salone è naturalmente la sezione dedicata al web-futuro dell’editoria. I titoli più scaricati sull’e-book sono stati rivelati ieri al Lingotto. Sono Gianrico Carofiglio, con «Il silenzio dell’onda», e Alessandro Baricco, con «Mr Gwyn», sul podio dei venti ebook scaricati da Media Library Online (Mlol), il primo network italiano di biblioteche digitali. Mlol permette di prendere in prestito e-book dei principali editori italiani, leggere quotidiani, consultare banche dati ed enciclopedie, scaricare canzoni e audiolibri.
Il neofita
La «Regina di Pomerania» sbarca sull’«App Store», a costo zero fino alla mezzanotte di lunedì, per festeggiare la «Primavera digitale» del Salone. «Faccio questa App senza sapere di che cosa mi sto occupando. Mi hanno solo detto devi parlare del tuo libro…». Così dice Camilleri nel video introduttivo in cui racconta «come è caduto nell’Ipad».
Cioccolato da sfogliare
E’stata fortemente voluta da Picchioni la sezione «dolce» del Salone. Ed è – complice il fatto che su e giù per stand si consumano parecchie calorie, tra le sezioni più affollate. Tutti in coda per un gianduiotto o il segnalibro di cioccolata.
Quello che (non) ho
Dieci universitari arrivati da Firenze ieri si sono presi la briga di fare un sondaggio fra i frequentatori del Salone del Libro per chiedere loro quali sono le cose che mancano di più alla rassegna. Hanno intervistato – in gran segreto, i risultati usciranno presto sul blog dell’ateneo anch’esso segreto – 200 visitatori sotto i trent’anni. Le risposte più gettonate? I trolley in affitto all’ingresso (che mancano) e il fracasso (che invece è troppo). La cosa più bella? Che arrivasse lo sconto sul prezzo di copertina.
Da Siracusa è partita una formazione del liceo Quintiliano con la professoressa Elvira Siringo al salone del libro!
Trovo che questo coinvolgimento delle scolaresche sia davvero quanto di più intelligente e divertente si possa proporre. E plaudo all’iniziativa di quegli insegnanti che si fanno carico di queste iniziative con amore e molto spirito di sacrificio (avete idea di cosa voglia dire guidare ragazzi adolescenti e scatenati tra gli stand???)
Ci vuole una vocazione al martirio!
Bravissimi!
Renata
Sabato, 12 maggio
–
ore 10,00
Incontro con gli alunni del Liceo Statale Polivalente Quintiliano di Siracusa sul tema “Sogno di Indipendenza: Siracusa nella prima metà dell’Ottocento”. Morrone Editore.
niente fiera quest’anno…preparo la tesi di laurea. i miei amici sono saliti quasi tutti per melania mazzucco. beati loro
«Non volevo nemmeno parlarti, Manuela Paris. Ero già felice di guardarti dal balcone. Una ragazza dura e fragile, entusiasta e delusa, spaventata e coraggiosa. Ti ho evitata, credimi. Io ho provato a difendermi. Ancora non sapevo che comportandomi cosí in realtà non facevo che attirarti, perché tu sei addestrata per attaccare, e non mi avresti mollato finché non mi avessi catturato».
Melania G. Mazzucco, Limbo
domani 13 maggio
MELANIA MAZZUCCO
Torino h. 15.00 – Incontro con l’autrice in occasione della pubblicazione del suo libro Limbo presso la Sala Rossa del Lingotto Fiere alle ore 15. Interviene Paola Gallo. Letture di Francesca Inaudi. A cura di Giulio Einaudi editore. Per maggiori informazioni http://www.salonelibro.it
e con questo chiudo la mia nostalgica riflessione. per chi domani potrà andare, non perdetevi la grandissima melania (e magari raccontatemelo, sigh)
Salve! Sono Michele e ho 17 anni! Sono alla fiera da ieri con la prof di lettere. Veniamo tutti da Arezzo.
A noi sta piacendo da pazzi. E voi non ci crederete perchè sono qui.
Per….lupo Alberto. E’ roba da lattanti lo so ma…lupo Alberto MI PIACE!
Oggi alle 14 Bruno Cannucciari , storico illustratore del Lupo Azzurro,,ci insegna come disegnare il mitico e svampitissimo lupo.
IO CI VADO
Alle ore ore 15.30 , Borgo Medievale, …incontro con Geronimo Stilton. Anche questo non me lo perdo. Fantastico topo
non sono matto…sono solo a caccia di animali da fumetti. Sto curando un progetto. Traspongo i classici della letteratura nel mondo illustrato a beneficio dei più piccoli.
L’ho già fatto con altri personaggi ed è piaciuto.
Dunque, per me è una fiera sperimentale, con intenti non solo letterari!
Bello spazio, questo…c’è anche una finestra per fumettisti come me?
Cari amici, grazie di cuore per i numerosi commenti che avete rilasciato.
Un saluto e un ringraziamento speciale a Simona (ciao, socia!), che – come sempre – ci illumina con le sue considerazioni a metà strada tra diritto e letteratura.
Grazie di cuore, Simo!
Un saluto e un ringraiamento speciale anche al porf. Emilio che ci regala, ancora una volta, i suoi ricordi sulle ali delle sue bellissime parole.
Tanto di cappello, caro prof!
E grazie di cuore anche a lei.
E grazie a tutti gli altri che hanno reso viva questa pagina.
Un caro saluto e ringraziamenti a: Cinzia, Maria Lucia, Gioia, Amelia, Francesca Giulia, Renata, terzo anno di lettere moderne, Michele.
Domani: ultimo giorno dell’edizione 2012 del Salone del libro di Torino.
Auguro a tutti voi una splendida domenica sera e un buon inizio settimana!
Buon inizio settimana a te, Max. Ed a tutti!
Ieri sono stato al Salone. Mi pare che tutto sommato sia stato ai livelli degli ultimi anni. Insomma, mi ritengo soddisfatto.
Ultimo giorno dedicato ai libri nella cornice del Lingotto Fiere. Giunge a conclusione l’edizione 2012 del Salone che, almeno stando a una prima ricognizione fra alcuni stand degli editori dove si respira un’aria di soddisfazione, ha registrato buoni risultati: visitatori e libri venduti sempre in aumento rispetto agli anni scorsi, anche se bisognerà attendere i dati ufficiali di questa sera per avere un quadro più completo.
La biografia del campione
Grande attesa per l’arrivo di Alessandro Del Piero che stasera chiuderà la venticinquesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino con il suo libro “Giochiamo ancora”, appena uscito per Mondadori. L’attaccante della Juventus – fresco della vittoria dello scudetto e ieri dell’ultima partita di campionato, festeggiata a Torino da oltre 350mila tifosi – regala un altro speciale appuntamento ai suoi fan e non solo.
Imponente il servizio d’ordine per accogliere Alex Del Piero, che sarà scortato pare da sei guardie del corpo e farà un ingresso da vera super big star. E così il Salone di Torino si prepara al suo ultimo bagno di folla, dopo le grandi accoglienze riservate nei giorni scorsi ad artisti del calibro del rocker Luciano Ligabue, lo scrittore Roberto Saviano e il presentatore Fabio Volo.
Uscito il 23 aprile e già alla sesta edizione, la biografia del numero dieci bianconero ha venduto 100 mila copie ed è in testa alle classifiche dei libri più venduti. All’incontro di stasera in Sala Gialla, che ospita 600 persone, ci saranno anche il giornalista Maurizio Crosetti, con cui Del Piero ha scritto il libro, e il direttore editoriale del Salone, Ernesto Ferrero.
Esposito (Pd) contestato dai No Tav
Ma la giornata è stata anche segnata dalle contestazione di uno sparuto gruppo di attivisti del movimento No Tav al parlamentare Stefano Esposito oggi al Salone del Libro di Torino durante la presentazione del libro Tav sì” scritto insieme a Paolo Foietta. Al termine del dibattito un manifestante si è avvicinato al palco e gli ha urlato «Bugiardo! Bugiardo!», contestando i dati del testo e le risposte date da Esposito ad alcune domande del pubblico.
Due giorni al Salone del libro di Torino! Ne sono tornato carico di libri (di carta) e con il ricordo di qualche incontro emozionante. Certo, l’aria di crisi si sente qua e là: si notano assenze che immalinconiscono, tra le case di qualità (un nome per tutti, Diabasis), si ascoltano le lamentele a mezza voce di molti, tutte sacrosante. Però l’entusiasmo (prudente, realistico, in ogni caso) dei giovani editori rincuora e contagia; l’ho verificato bazzicando a più riprese l’Incubatore, lo spazio dedicato agli editori con meno di 24 mesi di vita.
Ho seguito con interesse le conferenze di alcuni autori rumeni tradotti in Italia: il loro fare i conti con il prima (Ceausescu) e il dopo, la loro condizione di marginalità connessa comunque con l’occidente, una marginalità in qualche modo coltivata come risorsa espressiva, la loro storia anche linguistica, tutto questo me li ha resi vicini.
Mi sono divertito alla conferenza del vecchio Enzensberger, che si è ostinato a raccontare in italiano i suoi insuccessi (ne ha ricavato un libro recentissimo, pubblicato in Italia da Einaudi): certo, se avesse parlato in tedesco, sarebbe andato più in profondità, sarebbe stato meno epigrammatico, più analitico, ma pazienza.
Ho ascoltato gli aneddoti di Salvatore Silvano Nigro su Tomasi di Lampedusa (il suo saggio “Il principe fulvo”, pubblicato da poco da Sellerio, è accattivante come un libro di narrativa, e resta fortemente rigoroso). E altro, altro ancora.
E il libro? Esiste ancora, forse non teme più la concorrenza dei nuovi supporti, anzi sembra aver trovato con essi la via di una convivenza e di una collaborazione (sono altri i suoi nemici). Diversi editori lo credono, e ci stanno scommettendo. Naturalmente lo spero anch’io.
il commento di claudio morandini e’ incoraggiante. con buona pace dei menagrami il libro sopravvivrà a questa e ad altre crisi.
Cari amici, ancora una volta grazie di cuore a tutti voi per i vostri interventi…
Saluti e ringraziamenti a: Antonio Valcinelli, Amelia Corsi, Giacomo Tessani.
Un saluto e un ringraziamento speciale al caro Claudio Morandini per il “commento conclusivo” dell’edizione 2012 del Salone del Libro di Torino.
Quante emozioni in questo mio primo Salone! Per me, bibliomane dall’età di 6 anni, è stata pura estasi camminare in mezzo a migliaia di libri, spulciare il retro copertina dei libri editi da minuscole e quanto mai affascinanti case editrici, imbattermi per puro caso, nello spazio ristretto di uno stand, nell’autore del libro che stai sfogliando, scambiare due chiacchiere con il traduttore del romanzo che hai visto lì in esposizione… e poi abbeverarmi della poesia di Sepulveda, con i suoi racconti sul vino, sulla scrittura, sul Cile…
E il bicchiere di ottimo vino offertomi allo stand di Perdisa Pop??? Che bel modo di concludere la giornata….
“Il Salone del Libro è come la minestra di un famoso racconto di Camilleri intitolato La munnizza. Era il 1942, e la nonna, cuciniera di casa, preparava pranzi e cene a base di povere verdure, quello che si trovava in tempo di guerra. Quando la famiglia le chiese di cambiare menu, lei si mise d’impegno: aggiunse qualche galletta, cambiò il metodo di cottura, e ne uscì un’indimenticabile torta salata. Ecco, il nostro Salone del Libro è un po’ così».
Sceglie una metafora letterario-gastronomica il direttore Ernesto Ferrero, per sintetizzare la formula vincente della 25ª edizione di Librolandia. «Con mezzi economici sempre più ridotti siamo riusciti ad aumentare qualità e visitatori». Al suo fianco il presidente Rolando Picchioni, che sventola, raggiante, il foglietto delle presenze: «Più 4,1 per cento rispetto al 2011, per un totale fra i 317 e i 318 mila biglietti staccati, con un’impennata record per le scuole: più 149,68 per cento».
Si conclude quindi con un segno più quella che secondo il ministro alla Cultura Lorenzo Ornaghi è la fiera letteraria più importante d’Italia che «ora ha l’obiettivo di battere la Buchmesse di Francoforte». Un fiore all’occhiello per il Paese che se non arriverà a ottenere il contributo del governo è sulla buona strada per ricevere un riconoscimento-sigillo da parte dello Stato. E i complimenti di Ornaghi si sono aggiunti a quelli dei colleghi Fornero, Cancellieri, Profumo. Ben quattro ministri hanno voluto infatti varcare la soglia del Lingotto quest’anno: «E, visto che trattasi di governo tecnico, non certo per cercare una vetrina politica».
Sono aumentati i visitatori, le presenze di prestigio, e anche le vendite delle case editrici. Ma il duo Picchioni & Ferrero vede un bicchiere mezzo vuoto da riempire con urgenza entro la prossima edizione. La prima voce da migliorare riguarda la valorizzazione dei piccoli editori: «Patiscono più di tutti la congiuntura economica: dedicheremo loro tutto il primo padiglione – spiega Picchioni – e riempiremo di eventi l’area. Inoltre la Regione Piemonte continuerà a stanziare a loro favore 1000 euro che copriranno le spese per l’allestimento degli stand». L’assessore Michele Coppola annuncia pure che la Camera di Commercio nazionale lavorerà affinché di questo contributo possano beneficiare anche altre regioni come la Puglia e la Campania.
Altro capitolo da migliorare: il comfort (dal frastuono alle sedie introvabili) al cibo (caro e dozzinale). Le promesse dei vertici di Librolandia non mancano: «Quando vedo le code mi vergogno – riconosce Ferrero -, il prossimo anno faremo in modo che le prenotazioni avvengano on line e che i grandi eventi come per esempio un concerto di Ligabue si possano seguire sul tablet». Anche perché le code oceaniche (70 mila persone che hanno assistito ai dibattiti) si sono formate anche per autori come Claudio Magris o Carlo Ossola, non solo per i cosiddetti pop-incontri. Insomma, si può pensare che la bandiera della «Primavera Digitale» maturi sino a diventare estate, quando quest’anno – alla voce organizzazione – sembrava piovoso autunno. «Nel 2013 (in cui il Paese ospite sarà il Cile, ndr) non vogliamo più vedere neppure una famiglia costretta a mangiarsi un panino sugli scalini – annuncia Picchioni -, il bell’esperimento dell’area relax offerta dal Circolo dei Lettori deve moltiplicarsi in tutto il Salone e accogliere più gente possibile».
IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2013: LA CREATIVITÀ
Care amiche e cari amici,
riecco il post annuale dedicato al Salone del libro di Torino, il principale evento nazionale legato al mondo dei libri. Come sapete è uno spazio aggiornato annualmente con l’intento di contribuire a divulgare le notizie e i temi di volta in volta affrontati (e dove si lascia, inevitabilmente, traccia delle edizioni precedenti).
Ulteriore obiettivo, però, è anche quello di fornire agli amici di questo blog la possibilità di raccontare il Salone dal loro punto di vista.
Siete particolarmente invitati a dire la vostra, dunque.
Ne approfitto, inoltre, per comunicarvi che domenica 19 maggio, a partire dalle h. 12, mi troverete allo stand delle edizioni E/O (STAND L80 – pad./pav. 2) per l’incontro con i lettori su “Trinacria Park“.
Se siete da quelle parti, vi sarei grato se poteste passare a salutarmi.
Vi aspetto!!!
Il Salone del libro di Torino di quest’anno (16-20 maggio 2013) ha come tema : “La creatività”.
Riporto anche qui di seguito tra i commenti l’articolo proposto sul sito del Salone…
LA CREATIVITÀ, MOTIVO CONDUTTORE DEL SALONE 2013
***
La scelta del tema della creatività come motivo conduttore del Salone Internazionale del Libro 2013 vuole sollecitare una riflessione su quella cultura del progetto che l’Italia ha sin qui trascurato, ma di cui ha più che mai bisogno di fronte a una crisi che nasce anche dall’incapacità di elaborare un’idea organica di società nel medio e lungo periodo.
Dove corrono e devono correre oggi le frontiere dell’innovazione? Come funziona e dovrebbe funzionare la «fabbrica delle idee»? Come favorire i procedimenti creativi nel contesto delle tumultuose mutazioni in corso, ricche di opportunità e potenzialità ma anche di pericoli? Come darsi una ben calibrata «grammatica della fantasia» 2.0?
I cinque giorni del Lingotto si propongono come una sorta di laboratorio in cui sottoporre a verifica situazioni, tendenze, occasioni, potenzialità, questioni irrisolte offrendo, soprattutto ai giovani, indicazioni concrete sul «come fare», ma anche sul «dove» e «quando» fare: dalle pratiche liquide della democrazia in rete alle nuove opportunità produttive, dal futuro prossimo della ricerca al design e alle politiche ambientali. Partendo proprio dalle esperienze innovative ed esemplari nel campo delle scienze, della ricerca, dell’imprenditoria, delle arti e della letteratura, i cui protagonisti sono chiamati a raccontare dal vivo la loro esperienza, i segreti di bottega, le tecniche impiegate, il loro rapporto con la tradizione.
Come testimonial di altrettante eccellenze, arrivano al Lingotto alcuni protagonisti della ricerca di riconosciuta autorevolezza internazionale. Andrea Ferrari, professore di nanotecnologie e neodirettore del Cambridge Graphene Center, sta studiando le applicazioni pratiche del «materiale delle meraviglie», il Grafene, destinato a rivoluzionare le tecnologie delle comunicazioni, delle energie e dei trasporti. Luciano Maiani, presidente del Cnr, è stato uno dei protagonisti delle scoperte legate al bosone di Higgs (popolarmente noto come «la Particella di Dio») che molto devono a scienziati italiani, e ne racconta le tappe e gli sviluppi attesi. Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia dei Lincei e professore emerito di Neurobiologia alla Normale di Pisa, spiega come le neuroscienze riescano a «fotografare» i processi creativi della mente. La virologa Ilaria Capua racconta come ha sfidato con successo il conservatorismo scientifico, dimostrando ancora una volta come sia possibile fare cose importanti anche nel Bel Paese. Il biologo Edoardo Boncinelli e l’antropologo Ian Tattersall ricostruiscono come l’evoluzione non abbia smesso di modificare e reinventare la vita sul pianeta.
In campo matematico, aperto alle più ardite speculazioni, è ospite del Salone il brillante matematico francese Cédric Villani, vincitore della prestigiosa Fields Medal (equivalente del Nobel), che si confronta con l’italiano Piergiorgio Odifreddi.
Per l’architettura, è atteso per giovedì 16 maggio l’archistar polacco-americano Daniel Libeskind, il maestro del decostruttivismo che ha firmato alcune memorabili realizzazioni come il Museo Ebraico di Berlino e la riprogettazione di Gound Zero con la Freedom Tower. Accanto a lui, l’architetto israeliano Eyal Weizman si interroga sulle questioni etiche connesse con la pratica dell’architettura, specie in territori contesi, dove diventa uno strumento politico. I disegni di Daniel Libeskind sono esposti nei giorni del Salone in una mostra alla galleria Ermanno Tedeschi in via Pomba 14.
Un’altra esemplare esperienza creativa è quella di Michelangelo Pistoletto, uno dei punti di riferimento dell’arte contemporanea che, in occasione della grande personale che il Louvre gli dedica dall’aprile 2013, si racconta per la prima volta ad Alain Elkann. Un lungo e affascinante itinerario che propone l’arte come fonte di «energia mentale e visiva», come forma di dialogo e partecipazione. La lectio magistralis di Vittorio Sgarbi illustra come la grande arte abbia rappresentato la maternità e la passione.
Si parlerà anche di due settori trainanti dell’inventività italiana. Per il design è attesa una lectio magistralis di Philippe Daverio. Di moda discuteranno Giusi Ferrè, la storica di moda Maria Luisa Frisa e il blogger Simone Sbarbati, fondatore del blog Frizzifrizzi. Atteso anche un maestro del design come Giorgetto Giugiaro. A completare il quadro, le esperienze del pittore Ugo Nespolo e del fotografo Guido Harari.
Ermanno Olmi ripercorre la propria vicenda creativa nell’autobiografia di recente pubblicazione. Ma è un’esperienza fortemente creativa anche la sfida impossibile di Gianni Celati, che si è misurato con una nuova traduzione dell’Ulisse di James Joyce.
In campo imprenditoriale, spicca l’esperienza di Brunello Cucinelli, che ha profondamente innovato il sistema delle relazioni industriali investendo anzitutto sul capitale umano dei suoi collaboratori. Tra le start-up che sono diventate solide realtà, il gelato di Federico Grom e Guido Martinetti, l’avventura di Osvaldo Gotta e Gregory Alessio, giovani produttori di droni destinati all’uso civile: si confronteranno con Edoardo Nesi, il Premio Strega che ha raccontato la crisi dell’industria tradizionale. Vittorio Marchis del Politecnico di Torino in una delle sue lezioni-spettacolo disseziona alcune tra le più ingegnose invenzioni italiane degli ultimi 150 anni, quasi un’autobiografia della nazione attraverso gli oggetti.
Si muovono nel futuro prossimo due libri dedicati alle potenzialità e ai pericoli del web: quello di Gianni Riotta e quello di Roberto Casati e Gino Roncaglia contro il «colonialismo digitale». Beppe Severgnini propone agli italiani di domani otto chiavi per il futuro, all’insegna della lettera «t»: talento, tenacia, tempismo, tolleranza, totem, tenerezza, terra, testa. È un viaggio nell’Italia che cerca di reinventarsi anche quello che Aldo Cazzullo conduce nella sua inchiesta L’italia s’è ridesta.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di condividere opinioni, impressioni, notizie sull’edizione 2013 del Salone del libro di Torino.
Un caro saluto e una serena notte a tutti!
Ciao. Mi piacerebbe andare al salone di Torino: non ci sono mai stata.
Ma dovrei partire dalla punta più bassa della Calabria in autostop e poi cercare di entrare senza pagare il biglietto.
Naturalmente non potrei permettermi di acquistare nemmeno un libro.
Credo proprio che rimarrò a casa: la Cultura non fa per le mie tasche. 🙁
non sai quanto ti capisco, alba.
in alcuni casi, purtroppo, la cultura non ha prezzo.
comunque l’idea dell’autostop non è male. poi, magari, arrivata lì i soldi per entrare si rimediano.
non hai pensato all’allogio, temo. pernottare a torino, costa.
e passare la notte alla stazione non è raccomandabile.
insomma, alba. non ti scoraggiare.
bisogna farsi venire qualche idea. è o non è l’edizione della creatività? 🙂
Magari mi infilo dentro qualche stand e dormo li’!
Grazie per l’incoraggiamento. 🙂
Avrei dovuto esserci, come in altre occasioni, ma è sorto un contrattempo…
Trovo nutrita e interessante soprattutto l’offerta scientifica. Cedric Villani l’ho “infilato” nel mio ultimo giallo! Mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Proverò con lo streaming o per radio. Buona pemanenza e tienici informati.
Ci sarò senz’altro caro Massimo e se riesco verrò a fare un salto allo stand e/o per salutarti.
Mia piacerebbe molto partecipare agli incontri del Salone, ma temo sarà difficile quest’anno.
Interessante e stimolante, il tema della creatività.
In bocca al lupo a Massimo per il suo incontro con i lettori.
In effetti sarebbe interessante verificare se l’attuale crisi economica in atto sortirà effetti anche nel Salone del libro di Torino.
Sentivo dire che il mercato del libro continua ad andare sempre peggio (come vendite).
Certo, un dato in controtendenza (sperando che le notizie siano vere) lascerebbe piuttosto perplessi.
Comunque non verrò. Proverò ad ascoltare qualcosa in radio o vedere materiale su youtube, se lo mettono.
Ciao.
Carissimo Massi
mille in bocca al lupo per questa occasione meravigliosa!
Sarà bellissimo – per te – firmare tante copie del tuo libro alla fiera!
Prima però….
ricordiamo agli amici di LETTERATITUDINE il prossimo appuntamento con TRINACRIA PARK, che ne dici?
Si terrà alla libreria MONDADORI di Avola questo venerdì alle 17,30!
Io e Corrado Neri imbastiremo per te parole e musica e cercheremo di restituire al pubblico le atmosfere del tuo romanzo!
bellissimo poi il tema della fiera di quest’anno! LA CREATIVITA’!
Trovo giusto che in questo momento di grave sofferenza e disagio sociale si punti sulle idee, sulla fantasia, sull’ingegno.
E’ la forza della creazione, la passione e l’entusiasmo che genera, che può davvero salvarci e salvare i sogni dei nostri figli.
Mi è dispiaciuto leggere il commento di Alba, e mi dispiace vedere ogni giorno in ufficio volti sofferenti, accorati, che invocano sollievo e giustizia.
Che le idee possano davvero rivoluzionare il mondo, attenuare le grandi differenze, gli abissi tra povertà e privilegio.
E che i libri e la cultura siano alla portata di tutti.
Buona notte, caro socio. E grazie per la tua opera gratuita e disinteressata di divulgazione.
La difficoltà di Alba equivale a quella di tanti di noi.
Siamo proprio messi male!!!
altro che alba. qui siamo al tramonto.
su con la vita. era solo una battuta. 🙂
Salutando gli organizzatori, gli editori e i lettori che partecipano a questa edizione Napolitano ha ribadito che “il Salone è un’occasione unica di offerta editoriale” perché “consente incontri diretti con gli autori, offre occasioni di approfondimento culturale” e ringraziando i librai d’Italia ha definito la manifestazione “la più grande libreria d’Italia”. Rivolgendo poi un saluto speciale al paese ospite di quest’anno, il Cile, ha ricordato che proprio il 1988, anno di inizio del Salone segnò “un anno speciale per il Cile” perché il “no alla dittatura di Pinochet aprì alla rinascita della democrazia”.
Napolitano ha ricordato la propria preoccupazione perché “in Italia si legge troppo poco” e ha rivolto un apprezzamento a iniziative come il Salone che ospitano “uno spazio dedicato non solo ai ragazzi, ma anche ai bambini e ai loro genitori”. Il Presidente ha infine concluso con un pensiero “all’Italia d’oggi: il libro, la lettura, la cultura costituiscono pilastri insostituibili per il rafforzamento della democrazia, per lo sviluppo di una partecipazione consapevole e costruttiva alla vita politica e sociale, per il rinnovamento delle istituzioni e delle rappresentanze istituzionali. Quello, cioè, di cui abbiamo acuto bisogno nel nostro paese”.
Il Salone 2013 è stato aperto dal ministro per i Beni e le Attività Culturali Massimo Bray alle ore 11.30.
Ricordiamo che la ventiseiesima edizione del Salone Internazionale del Libro si tiene da giovedì 16 a lunedì 20 maggio 2013 al Lingotto Fiere (via Nizza 280, 10126 – Torino). Il Salone 2013 occupa con i propri spazi espositivi quattro padiglioni di Lingotto Fiere: l’1, 2, 3 e 5.
• Orari: gio-do-lu 10-22; ve-sa 10-23. Biglietto intero 10.00 €, ridotto 8.00 €.
Il Salone è promosso e coordinato dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, presieduta da Rolando Picchioni. Direttore editoriale è Ernesto Ferrero. L’organizzazione fieristica e commerciale è di Lingotto Fiere – Gl events Italia.
Tema conduttore del Salone 2013 è la Creatività e la Cultura del Progetto. L’affascinante processo della creatività umana approfondito nelle sue declinazioni più fertili: le istituzioni, l’economia, le nuove forme di scrittura, la scienza e la tecnologia, le arti figurative e applicate, l’architettura e il design fino alla cucina e alla cultura materiale. Una forza visionaria capace di cambiare la nostra vita, e che ha ispirato la campagna di comunicazione 2013: «Dove osano le idee».
Le Istituzioni nazionali italiane sono rappresentate al Salone dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento politiche europee, dal Miur – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero della Difesa, Centro per il Libro e dalla Banca d’Italia.
Confermati i marchi editoriali tradizionalmente presenti, dai grandi gruppi ai piccoli e medi editori, chi con proprio stand, chi all’interno di spazi collettivi e istituzionali.
Paese Ospite d’onore è il Cile. Gli altri Paesi presenti al Salone: Albania, Arabia Saudita, Finlandia, Guinea, Lituania, Perù, Romania.
Sono 8 le Regioni Italiane presenti con un proprio spazio: Abruzzo, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria e Veneto. Regione ospite dell’edizione 2013 è la Calabria.
Ventisei le sale e gli spazi che ospitano presentazioni, incontri, dibattiti. Dai 35 posti della Sala Avorio fino ai 1.900 dell’Auditorium Giovanni Agnelli. Nuove l’Agorà, lo Spazio Casa CookBook, lo spazio Nutrirsi di Paesaggio.
Completamente rinnovato lo spazio dei Piccoli editori nel Padiglione 1: una grande area, curata nell’allestimento, per dare forza a una delle grandi risorse del Salone. Cuore dello spazio l’Agorà, dove i piccoli editori di tutto il territorio nazionale propongono il meglio della loro produzione e della bibliodiversità che rende unica l’Italia.
Sono 34 i nuovi espositori che debuttano nel 2013 al Salone, anche grazie ai progetti speciali che ogni anno incentivano la partecipazione di sempre nuove realtà editoriali. In particolare sono 22 i nuovi editori presenti all’Incubatore e 4 a Casa CookBook, che ha contribuito inoltre al ritorno, dopo anni di assenza, di marchi come Bibliotheca Culinaria e Guido Tommasi editore.
• Da rilevare il debutto del colosso canadese Kobo, produttore di ereader e piattaforma di distribuzione ebook con oltre 2,5 milioni di titoli in vendita, protagonista a Book to the Future.
Connessione wi-fi. I visitatori possono usufruire della copertura wi-fi gratuita senza limiti di tempo nelle seguenti aree: Galleria Visitatori, Sala Gialla, Sala Rossa (situata nel Padiglione 1), Sala Blu (Padiglione 2), Sala Azzurra (Padiglione 3), Arena Bookstock (Padiglione 5). La rete si chiama salto13, la password è salto-13. Il servizio di wi-fi gratuito per il pubblico del Salone è messo a disposizione da Lingotto Fiere in collaborazione con la Regione Piemonte. I giornalisti hanno a disposizione la copertura wi-fi in Sala Stampa e su tutta l’area espositiva di Lingotto Fiere, utilizzando la rete “LingottoFiere” e la password che viene loro fornita in Sala Stampa.
Tutti i programmi del Salone e Salone Off, la planimetria degli stand e le schede degli espositori, le biografie degli ospiti e l’ubicazione dei servizi sono consultabili sulla nuova App ufficiale del Salone per smartphone e tablet, realizzata in collaborazione con Vodafone e scaricabile gratis da AppleStore e GooglePlay. Sconti per tutti negli spazi Vodafone al Salone.
• Dopo l’exploit del 2012, il Salone racconta in diretta Twitter gli eventi principali. Diventa follower: @SalonedelLibro. Partecipa alla discussione con gli hashtag ufficiali #SalTo13 e #SalToff.
La nuova Lounge del Salone nel Padiglione 1. Uno spazio di 400 metri quadri interamente dedicato all’enogastronomia e riservato al ristoro di espositori, autori, ospiti e giornalisti. Ingresso previa esibizione del pass. Menu con prodotti piemontesi di qualità, diverse opzioni possibili: da un veloce snack al bancone alla formula «un piatto e via», fino al servizio al tavolo con tre diversi tipi di menu. Sono previste inoltre proposte personalizzate per vegetariani e celiaci. Ed è in funzione per gli espositori il servizio Eco Box: la consegna dei pasti direttamente allo stand. Richiedete menu e prezzi in Sala Stampa.
Per l’edizione 2013 del Salone, Lingotto Fiere ha ampliato l’assortimento e l’offerta nei suoi punti ristoro, per soddisfare i gusti e le esigenze alimentari di tutti i visitatori. Le novità più importanti sono la Risotteria e l’Orangerie nel Padiglione 1, la Baguetteria nel Padiglione 2, una gelateria artigianale in galleria e l’ampliamento del menu del ristorante Ciao, al piano rialzato, con piatti riservati alla clientela con intolleranze alimentari, come primi e dolci senza glutine.
Progetti speciali. Debutta quest’anno Casa CookBook, l’area nel Padiglione 3 interamente dedicata alle pubblicazioni enogastronomiche e di cucina. Altra novità è Social books, il primo esperimento di lettura condivisa e totalmente digitale del Salone, ospitato in Book to the future. Confermati l’Incubatore, che dà spazio alle case editrici indipendenti con meno di 24 mesi di vita, e AdaptLab, il programma di adattamento dei libri allo schermo cinematografico sviluppato all’Ibf.
Torna nel Padiglione 5 il Bookstock Village con gli incontri delle dieci parole nuove dei ragazzi di Andrea Bajani, i mostri e le creature selvagge di Eros Miari, laboratori, mostre, librerie, il DigiLab e il BookBlog per i «nativi digitali».
Confermati tutti gli altri spazi più amati dal pubblico. A cominciare da Lingua Madre, l’area dedicata al meticciato culturale, con l’omonimo concorso per le scrittrici straniere in Italia. Anche Tentazione e meditazione che schiera il meglio degli chocolatiers di Torino e Piemonte in un programma di incontri con scrittori e produttori coordinato dal critico Paolo Massobrio.
Torna al Centro Congressi del Lingotto dal 16 al 18 maggio con la sua dodicesima edizione l’Ibf – International Book Forum, l’area business del Salone dedicata allo scambio dei diritti editoriali e di trasposizione mediatica dei libri: 24 Paesi rappresentati per circa 600 operatori professionali.
Al Salone si conclude nella mattinata di lunedì 20 maggio con la tradizionale festa finale Adotta uno scrittore, il progetto sostenuto dall’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte che nei mesi precedenti il Salone ha portato 28 scrittori nelle classi delle scuole medie e superiori del Piemonte e in istituti di rieducazione e comunità, e consente l’ingresso gratuito al Salone a 12.000 studenti.
Il Salone Off dall’11 al 20 maggio esce dal Lingotto Fiere e porta gli autori a incontrare il pubblico negli spazi di sette circoscrizioni di Torino (la 1, la 2, 3, 4, 7, 8 e la 9) e a Chivasso, Settimo, Rivoli e Orbassano. Trecentocinquanta eventi in 140 location. Duecento negozi, bar e ristoranti delle circoscrizioni 1 e 8 offrono prodotti e menu scontati a chi si presenta con il biglietto del Salone.
Per la prima volta 10 Musei e Fondazioni museali private e 13 gallerie d’arte torinesi si uniscono per una mostra diffusa sul tema della Creatività: Dall’idea al chiodo, curata da Luca Beatrice. Un’opera ciascuno, spiegata e illustrata e aperta a ingresso libero. E giovedì 16 apertura fino alle 23 nelle gallerie e nelle aree d’accesso libero ai Musei.
Al Lingotto in bicicletta. Il servizio di bike sharing [To]Bike allestisce un presidio temporaneo sul piazzale lato Via Nizza. Ingresso ridotto al Salone per gli abbonati e possibilità di acquistare a 5 euro l’abbonamento speciale per i cinque giorni del Salone sul sito http://www.tobike.it e al Lingotto Fiere presso il desk [To]Bike in galleria visitatori.
Turismo Torino ha ideato e organizzato in occasione del Salone pacchetti turistici e iniziative per promuovere la città e il territorio della provincia: Torino+Piemonte Card, i tour Books on the bus: a bordo con gli scrittori, visite guidate alle eccellenze piemontesi dell’industria culturale.
La conferenza stampa di chiusura del 26° Salone Internazionale del Libro è lunedì 20 maggio ore 18,00 all’Arena Bookstock (Padiglione 5).
Grazie per le interessanti news!
Ringrazio le amiche e gli amici di questo blog per i commenti e i contributi postati. Grazie mille.
Cara Simo, è vero, domani saremo qui http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/05/15/trinacria-park-ad-avola/
Grazie di cuore a te.
Cara Alba,
quello che scrivi (con tanta ironia amara) mi ricolma il cuore di tristezza.
Spero che le cose possano cambiare e che questo periodo buio passi presto.
Auguro una serena notte a tutti e una buona giornata di Salone Libro a chi domani avrà la possibilità di esserci.
di Marco Capelli
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In Sala Azzura Jerome Ferrari ha presentato il suo nuovo libro Il sermone sulla caduta di Roma. Il romanzo segue la vicende di una famiglia attraverso diverse generazioni e i protagonisti si muovono con inquetudine tra la Corsica e l’Algeria, luoghi della memoria per Ferrari. “Pur non essondomi ispirato alla mia biografia – ha raccontato l’autore – per il carattere dei personaggi, è però vero che essi condividono con me i luoghi in cui io ho vissuto”.
“I francesi continentali nutrono per la Corsica moltissimi pregiudizi – ha proseguito lo scrittore – e spesso mi sono state rivolte critiche proprio perchè non la descrivevo secondo questi clichè”. L’ Algeria invece è la terra del filosofo preferito da Ferrari, Sant’Agostino: “Ho passato molto tempo ad Ippona, e lì ho trovato ispirazione per il romanzo. D’altronde il titolo del mio lavoro è tratto dall’omonimo scrito del Santo”.
Il sermone sulla caduta di Roma si interroga sulla fine dei mondi e sul senso della caduta, del fallimento: “Mi ha sempre affascinato la filosofia che ragiona sulle strette connessioni tra causa ed effetto. Io racconto proprio di un mondo che finisce a causa di un evento da cui è scaturito tutto” ha spiegato lo scrittore francese.
E a chi alla fine gli chiede la sua posizione personale di fronte alla crisi della letteratura e delle scienze umane di oggi Ferrari ha risposto senza scoraggiarsi: “Sono sicuro che questa sia un’epoca in cui la cultura è messa da parte, ma questo non mi autorizza e non autorizza nessuno a mollare e a smettere di appassionarsi a quello che rende felici. Non so se siamo, come molti dicono, alla fine dell’era dei libri, ma non mi sento per questo angosciato, perchè continuo pensare alla scrittura e alla lettura come ad attività onorevoli”.
Cari Letteratitudinari, due impressioni e due consigli dalla annuale visita. Prima i consigli. Se venite da fuori, in ferrovia, niente di meglio che la metropolitana dalla stazione, Porta Susa o Porta Nuova. In macchina, vedete di non avvicinarvi troppo; è vero che c’è un vasto parcheggio sotterraneo, ma vi costerà quanto un libro e sarà indaginoso uscirne (anche entrarci alle volte). Per cui, due passi a piedi fan bene e consiglio di lasciarla su via Ventimiglia, anche più in là del Lingotto, verso il Palazzo Nervi (quel cubo enorme con le colonne egizie all’interno) se non trovate prima. Per mangiare, meglio dopo la visita: se piove, appena usciti salite alla Eight Gallery, è piena di posticini. Altrimenti, due passi in più: appena termina il Lingotto c’è Eataly, con diverse offerte golose. Mangiare dentro va bene se vorrete passarci almeno otto ore, prevedete code e spintoni. E’ sempre scarsa l’offerta di panchine: andate, se occorre, al padiglione cinque; nei baretti (come Autogrill) mancano persino i trespoli: contate sulle vostre gambe e pazienza. Obbligatorio zainetto o sacchetto o borsa vuota: qualche chilo di carta lo prenderete, gratis o a pagamento, l’offerta è enorme. Appena entrati prendete la carta e la guida, scegliete e prenotate gli incontri prima possibile: è difficile trovare posto. Infine, consiglio di visitare tutti quelli che non sono grandi e famosi: i loro stand sono i più affollati e le loro offerte le troverete pubblicizzate dappertutto, inoltre non fanno sconti. (Gli altri li fanno dal minimo del dieci al trenta e più, chiedete).
Impressioni: La crisi economica si nota solo dal fatto che gli spazi sono più larghi, molti editori non sono ritornati, per i prezzi. Purtroppo, si nota di più la crisi culturale. Dopo le ubriacature degli anni passati con predominanti offerte di libri gialli e gotico/fantastici (in mezzo ai quali vi erano anche opere pregevoli) ora sembra di andare all’università dei cuochi o dei bulimici: vedrete centinaia e centinaia di libri di cucina e di ricette, ovviamente tra i pochi che si vendono, chissà perché (forse la gente, impoverita, sogna di mangiare?). Ma, e questa è una provocazione che faccio al Sommo Navigero, è cultura quella culinaria? (Ho il sospetto che l’influenza del grande fratello televisivo sia peggiore di quanto si pensi). Persino editori insospettabili e coriacei spalancano le fauci: è il caso di Donzelli, anche se il suo unico tomo di ricette è nobilitato dal fatto che sono dell’antica Roma: il Garum (la salsa di acciughe macerate) regna sovrano insieme all’Ad baculum tradizionale. Elenco un campionario di titoli di un solo, piccolo editore che ne presenta parecchie decine (Il Leone verde): L’Odissea in cucina – Il surrealismo in cucina, tra il pane e l’uovo (forse quelle di struzzo gigantesco che ornano la casa di Dalì?) – Fiesta mobile, a tavola e sotto il tavolo con Hemingway – Alla tavola di Virginia Woolf (forse destinato agli anoressici) – I Malavoglia a tavola (non mangiavano certo di buon gusto, anche perchè di soldi ne giravano pochi!) ecc. Poco più in là un titolo forse di cucina zen: Il pollo, il cuoco e la motocicletta (la ricetta dev’essere che il pollo si cucina il cappello del cuoco alla fiamma della benzina della moto). E via dicendo in un crescendo di proposte lunari. L’unico che manca è il libro La cucina di Adamo e Eva, anche perché la ricetta del pomo avvelenato, purtroppo, la conosciamo già tutti: il pomo restò sul gozzo del nostro progenitore che da quel momento venne chiamato il pomo di Adamo. Ciao neh!
Grazie di cuore per gli ottimi consigli, caro Gianmario! 🙂
Ringrazio anch’io Gianmario per i suggerimenti: dritte che non si trovano sul sito del salone 🙂
Buongiorno! Oggi sarò dei vostri al Salone. Tra le varie tappe previste: un saluto a Massimo allo stand della e/o !
Ciao.
sara
Quello che posso dire è che c’è più confusione degli altri anni.
Vedo la gente fermarsi agli stand e comprare libro.
Insomma, tanti segnali incoraggianti che lasciano ben sperare!
La giornata di lunedì è la migliore per girare tra gli stand del Salone! 😉
Amabile dott. Maugeri
attendo con ansia il suo rientro dal Salone del libro per avere buone nuove del suo romanzo, che assaporai e lessi d’un fiato.
Le dirò meglio quando tornerà.
il sempre suo
professor Emilio
bellissimo il salone quest’anno a dispetto della crisi e meravigliosi anche gli eventi del “fuori fiera!”
Caro Massimo,
facci sapere come è andata la tua esperienza torinese. Ho letto recensioni molto belle sul tuo Trinacria Park!
e parlaci di qualche evento in particolare, caro Massimo, che hai seguito o che ti ha appassionato! Anche noi ci sentiremo lì con te!
Care amiche e cari amici,
grazie di cuore per i vostri commenti.
Devo dire che l’esperienza del Salone è stata davvero molto positiva.
I visitatori sono stati tanti e posso confermare la sensazione di grande gioia e ottimismo che rimbalzava tra gli addetti ai lavori.
Diciamo pure che gli editori (facendo cassa) hanno respirato un po’ di ossigeno, giacché si è venduto bene.
Ho avuto anche l’onore e il piacere di fare colazione con Ernesto Ferrero, lunedì mattina (in compagnia di Daniela Marcheschi).
Anche Ferrero, ovviamente, ha manifestato grande soddisfazione.
Insomma… un Salone del libro all’insegna del “successo”.
Ma ci tengo a sottolineare il grande interesse che traspariva dai visitatori.
Diciamo la verità: nessuno se lo aspettava.
E nessuno si aspettava questi numeri (seguirà comunicato stampa finale dell’evento).
Sono molto felice anche per il mio “Trinacria Park”. Siete stati in tanti a venirmi a trovare allo stand delle edizioni e/o.
Grazie di cuore.
E ora… il comunicato stampa della conclusione del Salone del Libro di Torino edizione 2013.
COMUNICATO STAMPA FINALE DELLA XXVI EDIZIONE DEL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO
(di Nicola Gallino)
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Il 26° Salone Internazionale del Libro chiude alle ore 22 di lunedì 20 maggio 2013. Alle ore 18.00 gli ingressi sono stati 329.860, con un aumento del 4% rispetto ai 317.482 della chiusura 2012. Un nuovo record che polverizza tutti i risultati precedenti.
Nonostante i timori e le cautele della vigilia per la crisi economica che nell’ultimo anno ha cominciato a far sentire pesantemente i propri effetti anche sull’industria editoriale e il mercato del libro, il 26° Salone Internazionale del Libro di Torino si avvia a chiudersi quindi con un successo superiore a tutte le edizioni precedenti. Numero di ingressi, percentuali di vendita e afflusso ai convegni hanno confermato, ancora una volta, che la formula peculiare lo rende un unicum, rafforzando la sua natura anticiclica rispetto alla congiuntura generale. Il Salone di Torino, con la sua identità ibrida di fiera libraria, festival culturale e spazio professionale, si configura sempre più come un’entità indipendente e anomala, un fenomeno in controtendenza rispetto alle dinamiche che guidano i consumi e le scelte culturali del pubblico nel resto dell’anno.
Il Salone è stato inaugurato giovedì 16 maggio dal ministro per i Beni e le Attività Culturali Massimo Bray. Nei giorni di apertura sono intervenuti il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, la ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani.
A conclusione del Salone 2013 il testimone della Presidenza dell’Alto Comitato di Coordinamento della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura passa dal sindaco della Città di Torino Piero Fassino al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota.
L’appuntamento è per il mese di maggio 2014 con il Salone Internazionale del Libro numero 27. Paesi ospiti candidati, la Guinea e la Turchia.
Nei giorni del Salone è proseguito il confronto con i piccoli editori per migliorare e agevolare sempre più la loro preziosa partecipazione alla manifestazione torinese. In particolare, nei prossimi mesi verranno studiate nuove misure di sostegno oltre a quelle già adottate nell’edizione 2013, e che prevedeva ad esempio lo sconto aggiuntivo del 10% sulle tariffe per gli associati Aie.
SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2014
È il Bene il motivo conduttore del Salone Internazionale del Libro 2014. Di fronte a una crisi globale che è anzitutto morale e culturale, diventa urgente la necessità di ridefinire le regole del gioco, di provare a disegnare un catalogo di valori, esperienze, sensibilità di segno positivo, da cui provare a ripartire. Non discorsi astratti, ma un’agenda di cose da fare. E da fare bene, al meglio possibile.
Della nostra storia recente siamo soliti dare una lettura all’insegna della negatività, che finisce per alimentare le ragioni del catastrofismo e della rassegnazione. Eppure sono ancora molte le energie, le competenze e le disponibilità di chi vede la crisi come un’occasione di cambiamento e di innovazione vera. Dove corrono oggi le frontiere dell’etica pubblica e privata? In quale misura sono cambiate? Come sta evolvendo la mentalità collettiva? Un primo spunto potrà venire dalle risposte che la letteratura e la filosofia ha dato ai bisogni primari delle società umane.
Susanna Tamaro è la madrina del Salone 2014. Tiene giovedì 8 la prolusione inaugurale sulla necessità del Bene. Aver cancellato la linea di demarcazione tra il bene e il male, trasformando una scelta imprescindibile in qualcosa di relativo, ha contribuito a trascinare le nuove generazioni in uno stato di confusione e offuscamento, da cui è sparito ogni possibile senso da dare alla propria esistenza.
A vent’anni dalla sua fortunata Etica per un figlio, Fernando Savater torna a proporci una Piccola bussola etica per il mondo, soprattutto ad uso dei più giovani, in cui cerca di rispondere alle loro grandi domande.
Stefano Bartezzaghi disegna una mappa dei tanti usi che facciamo, magari inconsapevolmente, della parola «Bene». Una breve storia del bene in filosofia ci è offerta da Armando Massarenti, mentre il bene come ininterrotta ricerca di verità è il tema del dialogo tra la scrittrice Mariapia Veladiano e il filosofo Remo Bodei. La lectio magistralis di Enzo Bianchi riflette sull’arte del dono, la capacità di soffrire insieme, la pratica della compassione. L’elogio del perdono è anche al centro del nuovo libro di Massimo Recalcati. E Carlo Ossola studia la linea ondivaga che separa il bene dal male nel mito di Don Juan. Ma il discorso poggerà anche su una concreta base scientifica: un illustre primatologo come l’olandese Frans De Waal dimostra come i comportamenti morali dell’uomo non discendano da precetti religiosi, ma rispondono alle esigenze dell’evoluzione biologica della nostra specie.
Incontri e dibattiti affronteranno poi temi e problemi che investono molti aspetti della vita associata. Anzitutto le forme della democrazia, le sue derive e opacità. La maschera drammatica delle oligarchie è al centro di un dialogo tra Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky, che coinvolge Ezio Mauro e Gian Antonio Stella.
E che accade se nemmeno la Giustizia riesce a essere giusta, tra intercettazioni, processi interminabili, incertezza della pena? Per i Dialoghi dell’Espresso ne discutono il ministro della Giustizia Andrea Orlando con lo scrittore Giancarlo De Cataldo, l’avvocato e giurista Carlo Federico Grosso, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Non meno pressante il ripensamento che deve investire l’economia e la finanza, le cui leve sono in mano a un’élite ristretta, che sfugge a ogni controllo. Occidente estremo è il titolo della performance di Federico Rampini, fra teatro e giornalismo, che parte dagli errori dell’Occidente per affrontare gli scenari di terre lontane e di un futuro prossimo su cui incombe la Cina. Al Lingotto anche Alan Friedman con il suo nuovo libro sui trasformismi italiani e Luca Ricolfi, disincantati analisti degli errori passati e ricette possibili.
Il tracollo finanziario come effetto di una strategia precisa è al centro del duro atto d’accusa contro l’establishment bancario mosso dallo stesso Rampini, Luciano Gallino e Luca Ciarrocca. A rispondere Camillo Venesio, vice-presidente Abi.
La stessa idea di Europa non sembra più rappresentare un approdo auspicato e condiviso, e largamente incompiuta com’è, esige un salto di qualità. Ne discutono Giuliano Amato ed Ernesto Galli della Loggia, mentre Massimo D’Alema parla con Bianca Berlinguer delle proposte «europee» contenute nel suo nuovo libro.
Atteso anche uno dei più famosi e discussi protagonisti della finanza mondiale, George Soros, filosofo di formazione, oggi dedito ad attività filantropiche, che dedica le sue riflessioni più recenti agli incerti destini d’Europa, accompagnato da Emma Bonino e Federico Fubini.
Gli avanzamenti della ricerca tecnologica pongono, con frequenza sempre maggiore, dilemmi al centro di accesi dibattiti come quelli che riguardano la bioetica. Ne discutono, partendo dal caso Stamina, la senatrice a vita Elena Cattaneo e Gilberto Corbellini. Anche le possibilità offerte dagli strumenti digitali e dalla Rete aprono scenari inediti, dove le potenzialità sono bilanciate dai pericoli di un uso passivo, che minaccia un’autentica crescita formativa. La scuola digitalizzata rappresenta un’opportunità o un azzardo? Ne discutono Juan Carlos De Martin del Politecnico di Torino e Marco Gui dell’Università di Milano Bicocca, con Fiorenzo Alfieri, mentre Fabio Chiusi affronta le carenze della democrazia digitale. Conduce Domitilla Ferrari.
Negli ultimi anni è cresciuta una sensibilità collettiva sul concetto e sulla pratica di Bene Comune nella gestione di risorse primarie e irrinunciabili, a partire dall’ambiente, dall’acqua ai farmaci salvavita, l’accesso a Internet, eccetera. È in discussione un nuovo rapporto tra mondo delle persone e mondo dei beni, un tempo affidato alle logiche di mercato. Al Salone ne parlano Stefano Rodotà e Laura Pennacchi, mentre un ricordo di Mario Fazio a dieci anni dalla scomparsa offre lo spunto a una riflessione sulla tutela del paesaggio e dell’ambiente che coinvolge Andrea Carandini, oggi presidente del Fai, Francesco Erbani e Marco Revelli, coordinati da Cristina Gabetti.
In questo dibattito si innesta l’annoso problema della gestione dei Beni Culturali, che costituisce una delle grandi opportunità sprecate del Paese e che invece, se opportunamente sviluppata, potrebbe costituire un importante volano di rilancio e di sviluppo. Delle nuove strategie parla il ministro Dario Franceschini con Salvatore Settis e Tomaso Montanari, coordinati dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano.
Al bene della conoscenza, all’utilità di quello che può sembrare inutile, come l’arte e la letteratura, dedicano le loro appassionate riflessioni il filosofo Giulio Giorello, lo scienziato Edoardo Boncinelli e l’italianista Nuccio Ordine. La cultura come bene essenziale ad ogni progetto di ricostruzione è anche il tema del nuovo libro di Marino Sinibaldi, Spostiamo di un millimetro la Storia.
In questo ripensamento di valori, modelli, proposte, il Salone 2014 dedica una speciale attenzione al lavoro ben fatto, all’artigianato, come attività in cui si fondono tradizione e innovazione, creatività e cura del dettaglio, rigore e competenza, per un ricupero della manualità contro le astrazioni del mondo virtuale. Un Elogio dell’artigianato viene tenuto da Stefano Micelli dell’Università di Padova, in compagnia di due innovativi cultori dell’imprenditorialità artigiana come Teo Musso e Paola Zini.
Tra i protagonisti del Lingotto saranno quanti, a partire dagli editori e dai librai indipendenti, continuano a puntare sulla qualità. Ai maestri del lavoro eseguito a regola d’arte è dedicato l’intero primo padiglione del Lingotto, che prende simbolicamente il titolo di Officina, e gode di un programma di eventi specifico, curato da Giuseppe Culicchia.
Per la prima volta nella mia vita parteciperò al Salone del Libro di Torino.
Arriverò sabato. Sono già felice ed emozionata.
Caro Massimo, verrò a salutarti allo stand della e/o.
Ciao a tutti.
Leggere è solo sincerarsi. In un grande libro c’è sempre la nostra pochezza, la nostra mediocrità, il nostro disagio.
SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2015
Le Meraviglie d’Italia, tema conduttore del Salone 2015
Salone Internazionale del Libro di Torino 2014 – Italia, salone delle meraviglieSono le Meraviglie d’Italia il tema conduttore del Salone Internazionale del Libro 2015. L’anno dell’Expo, destinato a richiamare nel Bel Paese milioni di visitatori, offre l’occasione di ripensare il nostro rapporto con l’immenso patrimonio che abbiamo ereditato. Un tesoro artistico, architettonico, letterario, musicale, linguistico, paesaggistico, che ha finito per comporre il carattere, l’identità, lo stile italiano, apprezzato e imitato in tutto il mondo. Per secoli l’Occidente europeo vi ha trovato le sue matrici, la sua bussola, le sue fonti d’ispirazione. Ma gli italiani sono ancora capaci di metabolizzare e reinterpretare questa illustre tradizione? Quali sono diventate le culture di riferimento e di che cosa sono fatte? La riflessione che il Salone propone vuol essere un invito a ripensare la nostra storia e le ragioni che l’hanno modellata, nel bene e nel male, come momento fondativo di ogni ripartenza.
Ci guideranno in questa riflessione studiosi che sono anche brillanti divulgatori, come Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi e Flavio Caroli, che rileggono capolavori dimenticati o poco noti semplicemente perché fuori delle più frequentate rotte turistiche. Analogamente, una nuova collana del Mulino si propone di «ritrovare l’Italia», suggerendo itinerari d’autore fra storia e cultura: la Sicilia dei Greci, le cattedrali di Puglia, le sinagoghe… E la Treccani presenta L’Italia e le sue regioni, opera imponente che esplora la straordinaria ricchezza delle culture regionali.
Se Melania Mazzucco trasforma la grande arte un racconto coinvolgente (Il Museo del mondo), Cesare De Seta e Attilio Brilli ripercorrono le strade del Grand Tour. È stato proprio l’occhio dei viaggiatori che venivano in Italia per compiervi la loro formazione a creare quella che poi resterà l’identità italiana nell’immaginario collettivo degli Europei. Sulla loro scia, Paolo Pejrone ci porterà in visita nei più bei giardini d’Italia.
Storici dell’arte di particolare sensibilità civile come Salvatore Settis e Tomaso Montanari s’interrogano sulle politiche di gestione dei beni culturali, discutendone con l’ex ministro Massimo Bray, Sergio Rizzo e la presidente del Museo Egizio di Torino Evelina Christillin.
Allo stesso tema dà un importante contributo il Fai, con un evento in cui interviene il presidente Andrea Carandini. Il Fai porta al Lingotto alcuni importanti pezzi provenienti dalla biblioteca dell’abate Tommaso Valperga di Caluso che si conserva al castello di Masino: una scrivania, un mobile vetrina, cinquecentine e volumi rari come il Novum Theatrum Pedemonti del Bleau e il Manuale tipografico di Giovan Battista Bodoni. Lo stesso Carandini ricostruisce poi i tesori artistici dell’età di Cesare Augusto, in duetto con Luciano Canfora che li situa nel più ampio contesto dell’Augusto uomo politico, che in vita costruisce sapientemente il mito di se stesso. Al Bookstock Village, Valerio M. Manfredi ci conduce in un viaggio nelle meraviglie dell’antichità.
Vincenzo Trione ricostruisce l’immaginario della città così come nel Novecento lo hanno rappresentato le arti e il cinema, all’inseguimento del mito della modernità. Con l’architetto Carlo Ratti, ora professore al Mit, riflette sulle nuove frontiere dell’architettura open source.
Dell’identità italiana fa parte anche il design: lo storico Francesco Trabucco delinea le vicende salienti della creatività italiana, in compagnia di un maestro come Giorgetto Giugiaro.
Esiste anche un altro tipo di eccellenza nazionale che è quello di un’imprenditoria di alta qualità, innovativa, basata su una nuova filosofia industriale, improntata alla cultura e alla valorizzazione del fattore umano. Come quella di Brunello Cucinelli, al Lingotto con Luca Ubaldeschi, e di un altro campione dell’imprenditoria intesa come arte: Andrea Illy, in dialogo con Mario Calabresi.
Ma l’Italia non è solo arte, bellezza e passato. È anche innovazione e futuro. Ci sono meraviglie tecnologiche di cui non si parla, ma in cui è all’avanguardia: la robotica e le nanotecnologie. Ne parleranno Riccardo Oldani e Roberto Cingolani.
Maestri della fotografia come Vincenzo Castella e Francesco Jodice ci restituiscono una lettura critica della realtà italiana. Senza dimenticare le culture materiali come la cucina, componente non trascurabile dell’identità che ci viene riconosciuta.
• La ventottesima edizione del Salone Internazionale del Libro si tiene da giovedì 14 a lunedì 18 maggio 2015 al Lingotto Fiere (via Nizza 280, 10126 – Torino). Il Salone 2015 occupa con i propri spazi espositivi quattro padiglioni di Lingotto Fiere: l’1, 2, 3 e 5.
• Trentanove le sale e gli spazi incontri per gli eventi in programma.
• Orari: gio-do-lu 10-22; ve-sa 10-23. Biglietto intero 10.00 €, ridotto 9.00 €.
• Il Salone è promosso e coordinato dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, presieduta da Rolando Picchioni. Direttore editoriale è Ernesto Ferrero. L’organizzazione fieristica e commerciale è di GL events Italia – Lingotto Fiere.
• Tema conduttore del Salone 2015 è Le Meraviglie d’Italia: il paesaggio italiano, i monumenti e i tesori Unesco, l’innovazione, l’eccellenza italiana nei tanti campi della creatività storica e contemporanea, e il suo posto nell’immaginario del nuovo planisfero globalizzato.
• Ospite d’onore è la Germania, presente nel Padiglione 3 con un grande spazio multimediale. Gli altri Paesi al Salone con proprio stand: Albania, Arabia Saudita, Azerbaigian, Brasile, Israele, Kazakhstan, Mozambico, Perù, Polonia, Romania, Santa Sede, Turchia.
• L’immagine del Salone 2015 è opera dell’agenzia Simonetti Studio di Torino. Johann Wolfgang von Goethe, nel celebre ritratto nella Campagna Romana realizzato nel 1787 da Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, diventa l’attore protagonista di un set cinematografico, attorniato dai simboli contemporanei dell’eccellenza made in Italy: il cinema, il libro, la musica, la moda, la cucina, lo stile e l’innovazione nell’auto. Il claim è «Italia, Salone delle meraviglie»: un Paese che è esso stesso un’immensa Wunderkammer dello stupore e della bellezza.
• Già scaricata da 40.000 utenti, l’App gratuita del Salone per smartphone e tablet, nelle versioni iOs, Android e Windows permette di consultare tutto il programma, la mappa, il catalogo espositori, di costruirsi il proprio programma di eventi e visite personalizzato e di essere avvisati quando sta per iniziare l’incontro che vogliamo seguire.
• Copertura eventi. Da quest’anno il Salone offre un nuovo servizio. Sul programma a stampa, sul sito salonelibro.it e sulla app Salone, una o più icone accanto ai singoli eventi indicano il tipo di copertura media e social che il Salone offre per quell’incontro: diretta Twitter, news multimediale, pillola video e photogallery su salonelibro.it e sui canali YouTube e Flickr. Per seguire cosa ci si è perso, per rivedersi tutto dopo.
• Le Istituzioni nazionali italiane sono rappresentate al Salone dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Miur – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero della Difesa, Cepell – Centro per il Libro, Cnr – Centro Nazionale delle Ricerche, Banca d’Italia, Inail, Fai – Fondo Ambiente Italiano.
• Dopo la Calabria nel 2013 e il Veneto nel 2014, Regione Ospite d’onore è il Lazio. Le altre Regioni Italiane già confermate con un proprio spazio sono Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta.
• Tutti confermati i marchi editoriali tradizionalmente presenti, dai grandi gruppi ai piccoli e medi editori, chi con proprio stand, chi all’interno di spazi collettivi e istituzionali.
• Sono 80 i nuovi espositori, chi negli spazi tradizionali, chi negli spazi dei progetti speciali e startup.
• Incubatore. Record con 31 presenze per l’area dedicata agli editori con meno di due anni di vita.
• Casa Cookbook. 29 gli espositori, più del doppio rispetto al 2014. Tra le novità di quest’anno: Phaidon Press, brand internazionale con sedi a Londra, Parigi, Barcellona, Milano, Tokyo e New York, Gambero Rosso, Slow Food Editore. Inoltre Macro Edizioni, oltre allo spazio tradizionale al Salone, avrà anche uno stand dedicato in Casa CookBook. Presenti anche 4 scuole di cucina: Agire Ora, Foodlab, Enfoe Agenzia Formativa, Arteformazione.
• Officina. Editoria di progetto. Dopo il successo del 2014, torna nel Padiglione 1 il programma di incontri, presentazioni, approfondimenti curato da Giuseppe Culicchia per scoprire la creatività degli editori indipendenti e le figure professionali che – dall’autore al libraio – mettono il loro talento al servizio della creazione del libro. Tutti gli editori del 2014 hanno confermato la loro presenza.
• Collettiva ragazzi. Sold out con 16 spazi venduti e 7 new entry: Libellus, Linea d’Aria, Settenove, Punti di vista, Bibliolibrò, Fiumi d’inkiostro, Arte in fiaba.
• Startup: dopo il debutto del 2014, si presentano al Salone le 10 nuove startup internazionali che hanno vinto il bando lanciato dal Salone per i migliori progetti di editoria digitale.
• Il Padiglione 5 è dedicato al Bookstock Village per i giovani lettori da 0 a 20 anni. Grandi eventi nell’Arena, 250 ore di laboratorio, libreria Internazionale e del Fumetto e ben 491 volontari coinvolti fra gruppi di lettura, guide, blogger…
• Il nuovo spazio Piemonte: paesaggi, storie, meraviglie (nel Padiglione 5) è dedicato alla riflessione sul paesaggio della regione del Salone, nel contesto più generale delle Meraviglie d’Italia e del dibattito sulla loro valorizzazione e tutela Unesco.
• Confermata la copertura wi-fi gratuita senza limiti di tempo per i visitatori del Salone in queste aree: Galleria Visitatori, Sala Gialla, Sala Rossa (Padiglione 1), Sala Blu (Padiglione 2), Sala Azzurra (Padiglione 3), Arena Bookstock (Padiglione 5). Il servizio è messo a disposizione da Lingotto Fiere in collaborazione con Regione Piemonte. I giornalisti hanno a disposizione la copertura wi-fi in Sala Stampa e su tutta l’area espositiva di Lingotto Fiere, utilizzando la rete «Lingotto Fiere» e la password che viene loro fornita in Sala Stampa.
• Il Salone Internazionale del Libro e il Circolo dei lettori, due grandi protagonisti della cultura che da sempre condividono contenuti e visioni, s’incontrano nella Lounge, un unico grande spazio comune di 600mq nel Padiglione 1, riservato a editori, autori, giornalisti e ospiti che qui hanno l’opportunità di trovarsi, organizzare un’intervista, consultare i quotidiani, rilassarsi e assaporare prodotti di qualità. L’allestimento della Lounge è progettato dall’azienda Lago. L’accesso è riservato ai possessori della Lounge Card e dei pass. Il catering, a cura di Fly Food, prevede diverse opzioni, dallo snack veloce al servizio al tavolo, mentre gli espositori possono usufruire del servizio EcoLunch Box con la consegna dei pasti direttamente allo stand.
• Nuovo look per i bar messi a disposizione da Lingotto Fiere in Galleria Visitatori e nei Padiglioni in collaborazione con Autogrill, tutti completamente rinnovati. A questi si aggiungono i vari punti ristoro, quali il chiosco Hot-dog, la Focacceria e la Baguetteria. Confermata la disponibilità di prodotti per chi ha esigenze alimentari specifiche, come vegetariani e celiaci. Per aumentare il confort dei visitatori anche quest’anno viene allestista un’ampia area pic-nic coperta all’esterno del Padiglione 3, con posti a sedere e un punto ristoro.
• Rinnovato l’accordo tra Lingotto Fiere e il servizio di bike sharing [To]Bike, con l’allestimento di un presidio temporaneo sul piazzale lato Via Nizza, ingresso ridotto al Salone per gli abbonati e possibilità di acquistare a 5 euro l’abbonamento speciale per i cinque giorni del Salone direttamente all’interno della manifestazione presso il desk [To]Bike in Galleria Visitatori.
• Salta la coda acquistando in anticipo i biglietti online sul sito salonelibro.it. Ci si presenta direttamente al Lingotto presentando il biglietto stampato al personale addetto alla lettura con le «pistole ottiche».
• Per favorire l’afflusso del pubblico, oltre alle casse tradizionali sui piazzali lato Via Nizza e lato Stazione Lingotto, viene nuovamente attivata la biglietteria all’interno dell’8 Gallery, nella Corte dei Giochi, con accesso diretto al Salone nel Padiglione 5, nell’Area Bookstock.
• Durante i giorni del Salone, Lingotto Fiere mette a disposizione dei visitatori l’opportunità di acquistare i biglietti di Expo Milano 2015, in programma dal 1° maggio al 31 ottobre. Sono previsti pacchetti agevolati «Salone del Libro + Expo Milano 2015».
• Confermati tutti gli spazi più amati dal pubblico. Lingua Madre, l’area dedicata al meticciato culturale, con l’omonimo concorso per le scrittrici straniere in Italia. Tentazione e meditazione che torna nel Padiglione 3 e schiera il meglio degli chocolatiers di Torino e Piemonte. Torna Casa CookBook, l’area nel Padiglione 2 interamente dedicata alle pubblicazioni enogastronomiche e di cucina. Confermati l’Incubatore (Padiglione 1), che dà spazio alle case editrici indipendenti con meno di 24 mesi di vita.
• E torna al Centro Congressi del Lingotto da giovedì 14 a sabato 16 maggio con la sua 14a edizione l’Ibf – International Book Forum, l’area business del Salone dedicata allo scambio dei diritti editoriali per la traduzione: 30 Paesi rappresentati e più di 600 operatori professionali accreditati. Oltre 50 gli operatori dalla Germania e nutrita la rappresentanza dai Paesi Arabi: Emirati Arabi, Libano, Siria.
• Al Salone si conclude nella mattinata di lunedì 18 maggio con la tradizionale festa finale Adotta uno scrittore, il progetto sostenuto dall’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte che nei mesi precedenti il Salone ha portato 26 scrittori nelle classi delle scuole secondarie del Piemonte e in istituti di rieducazione e comunità, e consente l’ingresso gratuito al Salone a 12.000 studenti.
• Negli stessi giorni del Salone esplode in città e fuori il Salone Off, che porta gli scrittori del Salone in oltre 250 luoghi delle 10 Circoscrizioni di Torino e di 13 Comuni della Città Metropolitana. Circa 400 appuntamenti, programma completo dal 7 maggio su salonelibro.it e sulla App Salone. Tornano gli sconti negli esercizi commerciali che espongono la locandina Io partecipo al Salone Off e le poesie volanti di Carmina Off. Fra le novità, il progetto Tino From Bagdad degli artisti ConiglioViola: i poster affissi per la città raccontano con la realtà aumentata una storia che puoi scoprire con il tuo smartphone.
• La conferenza stampa di chiusura del 28° Salone Internazionale del Libro è lunedì 18 maggio 2015 ore 18,00 all’Arena Bookstock (Padiglione 5).
• Ovviamente il Salone non finisce lì. Continua immediatamente con gli incontri con i campioni di Olimpo per l’anno di Torino Capitale Europea dello Sport, gli appuntamenti con i grandi scrittori del Salone Off 365 e i molti altri progetti della Fondazione. Seguici tutto l’anno su salonelibro.it, sulle pagine Fb e Twitter del Salone e iscrivendoti alla Newsletter Salone.
Ospiti istituzionali, il presidente Mattarella inaugura la 28° edizione
Il 28° Salone Internazionale del Libro è aperto giovedì 14 maggio 2015 alle ore 10 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la cerimonia inaugurale in Sala Gialla. Ingresso regolamentato su invito: i giornalisti e operatori media dovranno richiedere obbligatoriamente l’accredito presso la Prefettura di Torino. Segue il consueto giro inaugurale per il Salone.
Intervengono al Salone 2015 i ministri dei Beni, Attività Culturali e Turismo Dario Franceschini; dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini; del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti; della Difesa Roberta Pinotti; la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini; il senatore Franco Marini, presidente del Comitato storico scientifico per gli anniversari d’interesse nazionale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Numerose, come sempre, le personalità della politica, fra cui gli ex Presidenti del Consiglio Giuliano Amato ed Enrico Letta. E Fausto Bertinotti, Sergio Chiamparino, Sergio Cofferati, Piero Fassino.
Lidia Ravera, madrina del Salone 2015
Lidia Ravera, torinese, ha scritto giovanissima il romanzo della generazione degli anni Settanta, il libro di culto Porci con le ali: ma è riuscita a non farsi schiacciare da quel successo epocale. Da allora ha prodotto una trentina di opere di narrativa, in cui non ha smesso di fare i conti con la realtà contemporanea, indagata senza indulgenze e senza pregiudizi anche nei difficili rapporti tra le generazioni, di cui è recente testimonianza il romanzo Gli scaduti, apologo distopico e paradossale sulla rottamazione degli adulti, ambientato in un futuro prossimo.
Due anni fa ha accettato l’invito del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti a diventare assessore regionale alla Cultura, e dunque a misurarsi con le difficoltà del concreto fare quotidiano, per cercare di ridare alla cultura il ruolo propulsivo che le spetta nei fatti, e non soltanto nelle dichiarazioni di principio. Il Salone Internazionale del Libro desidera esprimerle il suo apprezzamento per avere fortemente voluto il Lazio come Regione ospite d’onore e per l’ottimismo della volontà, per l’allegria propositiva cui anche questa manifestazione cerca di ispirarsi.
Intervento del Presidente Mattarella alla cerimonia di inaugurazione della 28° edizione del Salone Internazionale del Libro
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(Torino, 14/05/2015)
Saluto e ringrazio l’Incaricata d’Affari della Germania, il Presidente della Regione Piemonte, il Sindaco di Torino, i rappresentanti del Governo, gli organizzatori del Salone Internazionale del Libro e tutti i presenti.
Sono lieto di partecipare alla giornata inaugurale di un evento così importante per la cultura e per l’editoria italiana, una manifestazione giunta alla 28° edizione e che, nel tempo, continua a crescere per presenze di cittadini, per impegno di editori e di autori, per proposte innovative, per capacità di dialogo con altri Paesi e la loro cultura.
La crisi economica, in questi anni, non ha certo risparmiato i libri e il mondo della carta stampata. Tanti numeri che riguardano il settore hanno il segno meno davanti, tanti posti di lavoro sono stati persi. Al tempo stesso, però, nuove professionalità stanno emergendo. E nuovi spazi si aprono.
L’intero sistema della comunicazione continua a vivere dentro un acceleratore, un turbine di cambiamenti tanto veloci quanto radicali.
Cambiano i modi di produzione, cambiano le tecnologie e le piattaforme, cambiano i contenuti. Ma ciò a cui non possiamo rinunciare è la ricchezza della scrittura e della lettura. Non possiamo privarci dei testi, con i saperi che trasmettono, i sentimenti che suscitano, le verità che ci svelano, il pensiero critico che mettono in circolo.
Leggere non è solo una ricchezza privata, destinata al singolo individuo. Leggere è una ricchezza, una risorsa per la società, è un bene comune. E’ un antidoto all’appiattimento, è davvero ossigeno per le coscienze.
La lettura non può neppure essere ridotta a consolazione o semplice svago. E’ semmai una porta sul mondo, che ci apre alla conoscenza di esperienze lontane, che ci mostra cose vicine che non avevamo notato, o capito, che ci fa comprendere le grandi potenzialità dell’umanità che ci circonda. Leggere ha a che fare con la libertà. E con la speranza.
E’ interessante, presidente Picchioni, l’espressione da lei usata per definire la nostra epoca: “solitudine di massa”. In effetti, avvertiamo sovente il rischio di un individualismo che disgrega le reti di comunità, di una rottura del patto generazionale, di una contrazione dei corpi intermedi così che il cittadino, o l’utente, o il consumatore, si ritrovino soli davanti alle istituzioni, al mercato, alle reti di comunicazione.
A questi pericoli di solitudine dobbiamo reagire. Dobbiamo impedire che si rompano le maglie della comunità, quei fili cioè che consentono agli individui di realizzarsi integralmente come persone. In questa impresa così importante, per la qualità delle nostre vite, la cultura è decisiva, ed è sollecitata nella sua creatività.
Anche per questo una manifestazione come il Salone del Libro ha un grande valore.
Perché pensa la cultura in campo aperto, nel confronto delle opinioni, nell’ascolto di esperienze altrui. Perché punta sull’innovazione senza dimenticare i valori, le radici, la storia. Perché presenta le conoscenze e le narrazioni non come segmenti separati.
Vi siete posti l’obiettivo di fare del Salone del Libro un grande, moderno social network: mi pare davvero una bella sfida. Auguro, per tutti noi, che possiate vincerla.
Del resto, manifestazioni sul libro, sulla lettura, sulla cultura si stanno diffondendo in ogni parte del Paese. Coinvolgono i piccoli e i grandi editori. Gli autori più affermati e i nuovi talenti. L’editoria per ragazzi e quella specialistica. Di questa proliferazione anche voi potete essere orgogliosi. Siete stati d’esempio. E tanti fiori ora stanno crescendo in diverse città italiane.
Fare cultura vuol dire, appunto, mettere in relazione. Conoscere e crescere insieme. Fare rete. E, ovviamente, trovare le bussole. Che sono i significati, la vista sull’orizzonte.
Trovo sempre più giusto associare i libri alla libertà. Più libri, più liberi. Nella lingua latina le due parole si sovrapponevano perfettamente: liber. Potremmo dire che gli antichi sono stati lungimiranti: quanti regimi autoritari hanno poi fatto roghi di libri per reprimere la libertà e stringere le catene sugli uomini!
Tuttavia, resta nel nostro tempo il grande tema di come allargare ancora gli spazi di libertà, senza comprimere ma al contrario, includendo quella degli altri.
Se l’idea di libertà tende a coincidere con l’espansione dei desideri individuali, se insomma ai diritti non sono legati i doveri, se alle opportunità non corrispondono le responsabilità, non riusciremo ad avere più libertà per tutti. Avremo probabilmente più ingiustizie.
I libri e la cultura possono invece aiutarci a raggiungere un traguardo di libertà più avanzato e più solido. Una libertà che si fondi su saperi diffusi, sulla voglia di confrontarsi con le differenze, sul rispetto delle persone e delle pluralità. Una libertà che faccia crescere la solidarietà, perché questa è la vocazione autentica delle donne e degli uomini.
E’ un grande compito, a cui ognuno di noi può dare un contributo prezioso.
E’ un traguardo importante che sarebbe irraggiungibile senza la lettura, senza la ricerca di verità, senza la voglia di cambiare il mondo. Chi scrive un libro, lo fa perché avverte valori da trasmettere. Chi edita un libro, lo fa perché apprezza quei valori e quel messaggio.
Poi c’è il mercato con il quale misurarsi. Il mercato va affrontato con rispetto. Ma i valori del mercato non sono i soli a cui tutto deve conformarsi. Non si vive soltanto del qui e ora. E il profitto non è solo quello economico.
C’è il domani, vi sono le radici, vi sono gli altri, vi sono le storie e i sentimenti, i sogni, le ricerche, gli studi, le verità a lungo dimenticate. C’è un mondo più grande della rappresentazione, pur così efficace, di cui oggi siamo capaci. Vi sono altre culture. C’è la giustizia e il diritto da affermare dove ora, nella sopraffazione, si accumulano giacimenti di odio.
Il libro è, dalla sua nascita, veicolo di cultura, di trasmissione di valori e di civiltà.
I libri sono una straordinaria ricchezza immateriale, che alimenta la crescita umana e sociale. Dobbiamo coltivarli. Dobbiamo allargare le opportunità.
Il sapere resta un fondamentale valore democratico. Anche perché le barriere che selezionano le opportunità stanno diventando più alte nella società globale, e chi è escluso dalle conoscenze rischia di precipitare in una drammatica esclusione sociale.
Tra dati non positivi del mercato dei libri, in questi ultimi anni, ve ne sono alcuni in controtendenza: si vendono più libri per ragazzi. In tutte le fasce di età dei bambini, dai 6 ai 13 anni, i numeri evidenziano una crescita di lettori.
Si tratta di segnali incoraggianti che mi auguro gli editori sapranno recepire. E dai quali si potrebbe ripartire anche per rafforzare i legami con i genitori dei bambini e dei ragazzi.
Non siamo purtroppo un Paese con indici elevati di lettura media. A questa condizione si è aggiunta la contrazione del mercato della carta stampata. Le donne però leggono più degli uomini. E con questo pubblico gli editori non devono perdere il dialogo, ma intensificarlo.
Il Salone del Libro ha l’orgoglio di camminare controcorrente. Qui al Salone aumenta il pubblico e aumentano le vendite di libri. Non possiamo che augurarci che sia l’avvio di una generale inversione di rotta. Per fare questo ci vuole creatività, innovazione, e occorre un impegno corale del Paese.
Un terreno di sfida molto importante è quello per costruire un sistema in cui sia più agevole pubblicare, diffondere e rendere fruibili i libri nei diversi supporti oggi disponibili.
Sarebbe un errore grave contrapporre il libro stampato alle versioni e-book, accessibili dal tablet, dal computer, persino dai telefoni cellulari. Sarebbe un errore sul piano economico, ma lo sarebbe anche sul piano culturale. Il mercato digitale sta registrando dati positivi per gli e-book e sta anche favorendo un aumento delle vendita di titoli italiani all’estero. E’ prevedibile che questo trend positivo continui, e bisogna fare in modo di creare ulteriori sinergie nel mercato editoriale.
Del resto, è molto importante che la Commissione europea abbia ribadito il ruolo prezioso dell’editoria, insieme alle altre industrie creative, nella Strategia per il mercato unico digitale. Dall’attuazione del mercato unico digitale l’intera Unione attende risultati significativi in termini di crescita e occupazione.
Ovviamente anche l’Unione Europea ha dei doveri, soprattutto deve cercare di ridurre i gravi squilibri che si sono creati al proprio interno e favorire, anziché bloccare, i fattori di sviluppo. Il nostro Paese, a partire dalla legge di Stabilità 2015, ha portato l’Iva per e-book, i libri elettronici, al 4%, come per i libri di carta. Una simile misura è stata adottata anche da altri Paesi europei. L’auspicio è che diventi una regola condivisa, e comunque, che questa regola non venga ostacolata.
Un libro è un libro, quale che sia il suo formato. E il libro va sostenuto nella diffusione. Perché il suo valore arricchisce l’intera comunità.
L’Europa ha fondamento nella cultura che ha ispirato il suo modello sociale. L’idea stessa di Europa va oltre il territorio, e implica un progetto, una visione dell’uomo e del mondo. Purtroppo qualche volta lo dimentichiamo, facendo prevalere gli egoismi.
Potremmo dire, in questa sede, che l’Europa non esisterebbe senza i libri: senza il lavoro dei monaci non avremmo recuperato tanti testi dell’antichità, senza Gutenberg non ci sarebbe stata la Riforma, senza le grandi biblioteche non ci sarebbe stata l’evoluzione del diritto, non ci sarebbe stato il pensiero moderno.
L’Europa “unita nella diversità”, o come dice qualcuno l’Europa “unione di minoranze”, non è una banale constatazione. E’ molto di più: è un ideale democratico, che assume il pluralismo come valore, non rinunciando al progetto comune.
Potremmo dire che la cultura è il nostro linguaggio comune. Anche se la barriera delle lingue ancora condiziona i Paesi europei, e per questo ci auguriamo che aumenti l’interscambio e la conoscenza degli autori, attraverso le traduzioni che possano far apprezzare gusti e sentimenti, qualità narrative e sensibilità.
Per noi italiani è molto importante che queste relazioni si intensifichino, e che le produzioni originarie in lingua italiana siano più accessibili e conoscibili nel mondo.
Quest’anno il Salone del Libro ha la Germania come ospite d’onore, e si propone un dialogo intenso con il pensiero e la letteratura tedesca. L’Europa si fa anche così.
Non dobbiamo cedere a visioni minimaliste, o economiciste.
Saremo più forti anche nel chiedere i cambiamenti necessari affinché l’Unione sia all’altezza dei suoi compiti storici. Il mondo ha bisogno di più Europa, a partire dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Il nostro è un Paese meraviglioso. Dobbiamo esserne consapevoli. La storia ci ha consegnato uno straordinario patrimonio di civiltà, di arte, di bellezza, di creatività, di esperienze, di conoscenze diffuse. Un dono tanto grande ci impone però altrettanta responsabilità. E altrettanto coraggio.
Questo patrimonio – che costituisce un tratto della nostra stessa identità e che il mondo apprezza come la “qualità italiana” – va preservato, ma va ancor più valorizzato, va investito nella contemporaneità perché produca ancora cultura e storia, cioè futuro.
Le Meraviglie d’Italia sono il tema conduttore del Salone di quest’anno: condivido il proposito di non indulgere a nostalgie o autocelebrazioni. Un po’ di autostima fa bene, sia chiaro. Soffriamo talvolta di eccessi di pessimismo. Ma il nostro sguardo va rivolto al domani.
Ha detto bene il direttore Ferrero: dobbiamo utilizzare i nostri tesori per un progetto di ripartenza che sappia guardare lontano.
Anche l’Expo di Milano è una grande occasione per il Paese per costruire reti e progettare con altri un futuro migliore. Costruire sinergie. Tra il Salone del Libro e gli altri eventi italiani. Tra le occasioni di cultura che Torino e il Piemonte stanno offrendo. Tra la cultura e il mondo della produzione, come questa Regione ha ben sperimentato.
Usare le reti per crescere e sviluppare le passioni civili: questo è il terreno sul quale portare anche il confronto pubblico tra idee e proposte in competizione.
Desidero rivolgere un saluto speciale ai giovani autori e ai giovani editori che parteciperanno al Salone. La nostra cultura ha bisogno di nuovi apporti.
La bibliodiversità è una buona cura contro l’omologazione. Più libri, più autori, più editori, più liberi.
Naturalmente speriamo che iniziative come queste contagino il Paese. Che siano un volano. E che aiutino la scuola, le formazioni sociali, le famiglie, nella loro responsabilità educativa, affinché riconoscano alla lettura lo spazio che merita nello sviluppo integrale della persona.
Anche le istituzioni pubbliche sono chiamate a fare la loro parte nel modernizzarsi e nel porsi al servizio di una crescita sociale. Le biblioteche sono anch’esse un patrimonio da conservare e valorizzare, per metterlo a disposizione degli studi, della ricerca, della diffusione delle conoscenze.
La distribuzione del libro va aiutata in modo da portare al grande pubblico i formati più economici, ma al tempo stesso va restituito valore e dignità sociale alle librerie storiche che nelle nostre città sono presìdi insostituibili del pluralismo culturale, e dunque degli stessi valori democratici.
Ho letto di recente un documento a difesa del diritto d’autore, che, come sapete, nel mondo di Internet, richiede una tutela più attenta di quanto riusciamo oggi a garantire. Il documento si concludeva con un’affermazione che ritengo giusta e provocatoria: “Non tutto quello che c’era da scrivere è stato scritto”. E’ un’espressione che spero ci aiuti a tenere alti gli occhi e a non guardare soltanto indietro. Il futuro è nelle nostre mani.
Il mio augurio al Salone del Libro è l’augurio all’Italia che vuole dire la sua, che vuole promuovere il bene comune, che non si rassegna alle difficoltà ma ha in animo di superarle con forza, con cultura e con sempre maggiore libertà.
Germania, Ospite d’onore al Salone 2015
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La partecipazione della Germania come Paese Ospite d’onore al Salone 2015 nasce dalla stretta collaborazione con la Buchmesse di Francoforte e il Goethe Institut, che festeggia il sessantesimo della fondazione della sede torinese. Rappresenta un implicito riconoscimento dell’autorevolezza raggiunta dal Salone torinese da parte di chi organizza la più prestigiosa fiera mondiale del settore, ed è una partecipazione che cade in un momento cruciale nelle relazioni tra i due Paesi, e nell’intera vicenda europea, travagliata da tensioni e incomprensioni.
La campagna pubblicitaria del Salone 2015 trarrà il suo motivo iconografico dal famoso quadro di Wilhelm Tischbein che nel 1787 ritrae Wolfgang Goethe sulla via Appia, sullo sfondo sereno della campagna romana costellata di illustri rovine, in cui il viaggio in Italia viene fissato come momento fondativo di ogni formazione culturale.
Di fronte alle semplificazioni del circuito mediatico e alle strumentalizzazioni della politica, emerge la necessità di un confronto vero che vada ben oltre i luoghi comuni, e fondi le sue ragioni su un’idea di cultura che sia anzitutto conoscenza diretta e scambio reciproco di esperienze creative. È il concetto che il presidente Giorgio Napolitano ha espresso con vigore nel dicembre 2014 a Torino, durante l’incontro con il suo omologo tedesco Wilhelm Gauck: «Ci sono enormi lacune nella nostra conoscenza reciproca. Più questa si approfondirà, più risulterà in piena luce quel che rappresentiamo, quel che ci distingue e quel che ci unisce…Dobbiamo liberarci di fuorvianti tendenze alle valutazioni o definizioni sommarie se non sprezzanti». Va nello stesso senso il progetto Torino incontra Berlino, il ricco programma di iniziative ed eventi promosso dalla Città di Torino, che si protrarrà per tutto l’anno e nel quale il Salone 2015 rientra a buon diritto.
Letteratura, storia, arte, filosofia sono chiamate a fornire nuove occasioni di dialogo e confronto. La stessa attenzione storiografica che ha finito per privilegiare le esperienze negative del fascismo e del nazionalsocialismo ha messo in ombra i decenni di intensi scambi che, all’indomani dell’unità nazionale dei due Paesi, hanno legato Italia e Germania, e si sono poi rinnovati nell’immediato dopoguerra con le grandi figure di Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer. All’intensità di quelle stagioni occorre ritornare per andare oltre gli schematismi correnti.
La «nazionale» tedesca che si presenta al Lingotto è significativa di una cultura attenta, cosmopolita, capace di fare i conti con la tradizione, e di arricchirsi dell’apporto di scrittori che vengono da altri paesi, come l’ucraina Katja Petrovskaja (ora tradotta da Adelphi), e che scrivono in tedesco. Hanno già confermato la loro presenza due narratori tra i più noti e apprezzati, come Daniel Kehlmann e Ingo Schulze, ma ci saranno anche filosofi come Markus Gabriel, brillante teorico del «nuovo Realismo»; acuti analisti della crisi economica e finanziaria degli Stati europei come Wolfgang Streeck, direttore del Max Planck Institut; o maestri del giornalismo d’indagine come Günther Walraff. Non mancheranno divulgatori scientifici, autori per bambini e di graphic novel.
Molto attesa anche una delle star delle filosofia europea, Peter Sloterdijk, di cui è uscita di recente la traduzione italiana presso Cortina dell’opera maggiore, la trilogia di Sfere. Critico della modernità e del razionalismo, Sloterdijk ha dato anche prova di capacità divulgative, che hanno fatto di lui uno dei saggisti più letti e discussi.
Particolare significato assume la presenza del maggior egittologo vivente, Jan Assmann, che è anche socio dell’Accademia delle Scienze di Torino. In quell’occasione, il rinnovato Museo Egizio, Accademia e Salone si apprestano a festeggiare congiuntamente il maestro.
Lo stand nazionale tedesco, ubicato nel cuore del Terzo padiglione del Lingotto, prevede anche, accanto a una libreria specializzata, uno spazio incontri.
IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2016: LA VISIONARIETÀ
Il 29° Salone Internazionale del Libro di Torino si tiene nei Padiglioni 1, 2, 3 e 5 di Lingotto Fiere da giovedì 12 a lunedì 16 maggio 2016. L’inaugurazione, alle 10.30 di giovedì 12 maggio, è affidata al Ministro per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo Dario Franceschini. È annunciata nel corso del Salone la visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Il programma completo è stato presentato martedì 26 aprile 2016 a Torino alla Fondazione Merz dalla Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura Giovanna Milella e dal Direttore Editoriale del Salone, Ernesto Ferrero. Sono intervenuti il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il Sindaco di Torino Piero Fassino, il Direttore generale Lingotto Fiere – Gl events Italia Régis Faure e i rappresentanti dei due Ministeri con i quali il Salone ha appena stretto un Protocollo d’Intesa per l’ingresso quali nuovi Soci Fondatori: Arnaldo Colasanti, Consigliere del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, e la Direttrice generale Biblioteche e Istituti Culturali del Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo, Rossana Rummo in collegamento da Roma.
Con questo Salone parte il nuovo assetto della Fondazione: oltre a Miur e Mibact entra fra i Soci Fondatori anche Intesa Sanpaolo come importante partner privato, rappresentato da Michele Coppola, Responsabile Beni Culturali e Direttore Gallerie d’Italia.
Commenta la Presidente della Fondazione, Giovanna Milella:
«Questo Salone – intitolato Visioni – riunisce le forze più dinamiche dell’Italia di oggi, puntando sulla cultura e sulla formazione dei giovani.
Noi per primi ci siamo mossi seguendo il tema conduttore, cercando di risolvere i problemi ereditati dal passato grazie a un nuovo assetto societario, un assetto pubblico-privato, fondato non solo sul riordino dei conti, ma anche su un progetto innovativo di contenuti condivisi.
In quest’ottica stiamo superando le difficoltà economiche e la prossima edizione – la 29ma – è già andata felicemente oltre le migliori aspettative.
Sotto la guida sicura e ineguagliabile di Ernesto Ferrero, il Salone ha preso corpo giorno per giorno e gli editori hanno risposto all’appello.
Li ringraziamo per la loro sensibilità e il loro sostegno. Insieme è cresciuto un Salone del libro in cui si riconoscono scrittori, artisti, scienziati, studenti, insegnanti, imprenditori. Nell’immagine donataci da Mimmo Paladino, ci sono gli occhi attenti e consapevoli di tutti coloro che partecipano al Salone del Libro a Torino o ci seguono in diretta attraverso radio, tv e internet: un pubblico che davvero possiamo dire globale grazie alle dirette streaming che abbiamo testato in questi mesi al Salone Off 365 con la collaborazione degli Istituti Italiani di Cultura, e che ora porteranno in tutto il mondo gli eventi più importanti del Salone.
A tutti dico grazie.
In particolare voglio ringraziare il presidente Chiamparino e il Sindaco Fassino, gli assessori Parigi e Braccialarghe, che ci sono sempre stati accanto, Miur Mibact e Intesa San Paolo per la fiducia accordataci per gli anni futuri. E naturalmente il Consiglio d’Amministrazione, con il quale lavoriamo in stretta e costruttiva sintonia.
Inoltre abbiamo sempre avuto accanto in questi mesi la Compagnia di San Paolo, la Fondazione Crt, l’Associazione delle fondazioni bancarie, ITA, Camera di Commercio, Centro per il Libro.
Ma la novità di queste ultime ore è l’arrivo di Unicredit che ci sostiene dall’esterno come sponsor.
Non solo. Vorrei ringraziare chi collabora intensamente con il Salone e dà un grande valore alle nostre comuni iniziative: Università e Politecnico di Torino, Iit, Gl events, le scuole, le Circoscrizioni, i Comuni intorno a Torino, così come le biblioteche e le librerie.
Infine un grazie ai colleghi della Fondazione. Condividiamo da mesi difficoltà ed entusiasmi, e vorrei che anche a loro andasse il vostro caloroso applauso».
Il commento del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo Dario Franceschini: «L’ingresso del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo nella Fondazione del Salone del Libro di Torino è l’esito naturale di un lungo processo che tiene conto dell’alto valore culturale del Salone. Stiamo parlando della più importante manifestazione italiana del settore e una delle maggiori a livello europeo, capace di promuovere il libro e la lettura, portando un notevole arricchimento culturale a tutta la società italiana. Un impegno condiviso dal ministero attraverso il Centro per il libro e la lettura (Cepell). Soddisfazione anche per la scelta del Ministro per l’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini di aderire con l’ingresso del Miur. Il sostegno del Mibact insieme a quello del Miur permetterà agli organizzatori di agire con più libertà, autorevolezza e serenità, sviluppando, ancora di più, la proiezione internazionale».
Il protocollo rappresenta un traguardo fondamentale nel lavoro compiuto dalla nuova Presidente Giovanna Milella, con il supporto delle Istituzioni per la messa in sicurezza della Fondazione, la costituzione di una solida base societaria pubblico-privata e il ridisegno degli obiettivi del Salone Internazionale del Libro.
Sotto la sua Presidenza lavorerà il nuovo Comitato d’Indirizzo chiamato a delineare i futuri assetti organizzativi del Salone: è composto dai Consiglieri d’Amministrazione della Fondazione, dai rappresentanti di Mibact, Miur e Intesa Sanpaolo.
Grazie a tutto ciò, il 29° Salone – con la sicura direzione editoriale di Ernesto Ferrero che in diciotto edizioni l’ha portato ai risultati che oggi tutti conoscono – parte con i migliori auspici. Anche Unicredit ha espresso la volontà di sostenere come significativo sponsor questa importante edizione.
Fra gli sponsor del Salone 2016 Fca, presente con il marchio Lancia e un sostegno sia economico sia con la fornitura di automobili di servizio; Yakult; Caffè Vergnano; Acqua Valmora; Guido Gobino.
Le culture arabe ospiti al Lingotto: la letteratura come patria condivisa
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Al posto del Paese Ospite d’onore, una nuova formula che offre un focus allargato e traversale su realtà culturali che superano le rigide divisioni degli Stati nazionali. A criteri puramente geopolitici subentrano più ampi criteri geoculturali. La letteratura come patria, come rifugio, come portatrice di diritti, come luogo deputato al confronto con l’altro. Non una semplice vetrina, ma un’occasione di scambio, un comune discorso in progress da opporre alle semplificazioni e ai pregiudizi.
È il caso della letteratura e della cultura araba, che dal Marocco all’Iraq offre un quadro quanto mai mosso e variegato, che ci aiuta a capire l’anima profonda e segreta di Paesi che pur affacciandosi sul nostro stesso mare rimangono poco conosciuti. La letteratura è appunto in grado di fornire quel «più» di conoscenza di cui abbiamo bisogno, per supportare le ricerche storiche, le riflessioni politiche, persino l’agenda delle cose da fare.
L’accelerazione che ha subito la storia nel Nord Africa e in Medio Oriente ha investito anche noi, con un impatto la cui forza è stata sino ad oggi sottovalutata. Oggi persino il pubblico più avvertito fatica a decifrare la complessità di storie e civiltà di cui sino a ieri credevamo di poter fare a meno.
Il Salone 2016 vuole proporre alcune voci utili a compilare una sorta di «vocabolario dell’arabo nuovo», che parta da una lettura critica della storia che abbiamo alle spalle. In questo compito il Salone si avvale della competenza e della passione di un nutrito gruppo di arabisti italiani e internazionali, che fanno capo a Paola Caridi e a Lucia Sorbera dell’Università di Sidney, con il concorso attivo di giovani studiosi torinesi.
Grazie a loro possiamo avere una miglior conoscenza delle mutazioni in corso, della persistenza di problemi antichi, e degli apporti delle nuove generazioni. Le rivolte del 2011, anche se incompiute, hanno portato alla ribalta protagonisti, movimenti, tendenze, richieste che negli anni precedenti erano cresciute nell’ombra di regimi politici autoritari e corrotti, affrontando l’emarginazione e l’esilio, ma senza mai rinunciare a mettere a confronto mondi diversi.
Presenti al Lingotto Moncef Ben Moussa il direttore del Museo del Bardo di Tunisi, fatto segno del recente attacco terroristico. È da anni di casa in Italia Tahar Ben Jelloun, che festeggia con La Nave di Teseo un suo nuovo romanzo sui matrimoni combinati. Il poeta siriano-libanese Adonis, considerato l’autore più significativo della lirica in lingua araba, è al Salone con Violenza e Islam (Guanda) lucida analisi della natura profonda delle società arabe, delle rigidezze che le bloccano, e delle radici delle loro derive radicali.
Attese due studiose egiziane che da anni dedicano al loro Paese analisi documentate e stringenti, tanto più utili in queste settimane, dominate dalla drammaticità del caso Regeni. Ahdaf Soueif (1950), saggista e narratrice, scrive per The Guardian. È nata al Cairo, e vive tra Londra e la città natale, che ha raccontato in Il Cairo. La mia città, la nostra rivoluzione (Donzelli). May Telmissany (1965), narratrice e saggista, docente di studi arabi all’Università di Ottawa, ha concentrato le sue ricerche sulle dinamiche sociali del suo Paese.
L’algerino Boualem Sansal (2084. La fine del mondo, Neri Pozza) va persino oltre lo Houellebecq di Sottomissione ipotizzando un futuro in cui gli incubi del presente sembrano realizzati nella forma di una feroce teocrazia totalitaria. Algerino è anche Yasmina Khadra (dal 2001 pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, ex ufficiale dell’esercito). Nei suoi libri memoria autobiografica, pamphlet, racconto psicologico, romanzo si fondono nell’affrontare lucidamente i conflitti del nostro tempo, concentrandosi sulle ragioni del fondamentalismo più violento.
Molte le voci giovani che ci illuminano sui comportamenti delle nuove generazioni. Mahi Binebine (1959), marocchino, racconta in Il grande salto (Rizzoli) la storia di un ragazzo di Casablanca che diventa un attentatore suicida. Salem Haddad (1983), di padre libanese-palestinese, ha lavorato per Médecins sans frontières, e vive a Londra, dove si occupa si assistenza ai rifugiati. È autore del romanzo Ultimo giro al Guapa (tradotto da e/o), ritratto scabroso di una generazione che si batte contro le ipocrisie e le repressioni del regime.
Karim Miské, narratore e documentarista di padre mauritano e madre franco-albanese, cresciuto a Parigi, insegue una possibilità identità ma sentendosi estraneo ovunque (Non appartenere, Fazi). Shadi Hamady (1988), di padre siriano e madre italiana, vive a Milano ed è autore di La felicità araba, storia di una famiglia coinvolta nella rivoluzione siriana. Giovane è anche Leila Slimani (Rabat, 1981), giornalista e scrittrice, con il suo scandaloso romanzo d’esordio Il giardino dell’orco (Gallimard, in traduzione Rizzoli). La storia di una ossessione sessuale che ha vinto il più prestigioso premio letterario del Marocco. Dialoga con lei Elena Stancanelli.
Si parlerà di poesia con Sinan Antoon (1967). Di padre iracheno e madre americana, narratore e documentarista, insegna alla New York University ed è tra i più esperti conoscitori della letteratura mediorientale.
Poesia e musica sono strettamente connessi nelle culture arabe, come dimostra anche l’esperienza di Nabil Salameh (1962), cantautore e giornalista palestinese, corrispondente dall’Italia di Al Jazeera, è fondatore del gruppo di world music Radioderwish (1997), con base in Puglia, che ha presto conquistato notorietà internazionale.
Non potevano mancare a Torino autori di fumetti e di graphic novel molto seguiti come i cairoti Magdy El Shafee (1961), artista e illustratore egiziano che lavora nel filone del realismo sociale (per la sua critica corrosiva, la graphic novel Metro, 2008, gli ha valso un processo e una condanna); e Muhammad Shennawi (1981) uno dei più noti e apprezzati graphic designers e fumettisti egiziani.
L’Islam reale, i suoi rapporti con le culture europee, gli stereotipi correnti sono al centro del dialogo tra Franco Cardini e Pietrangelo Buttafuoco. Si parlerà naturalmente di ISIS e di terrorismo con Maurizio Molinari, che presenta il suo libro con un esperto di terrorismo come Marco Minniti, sottosegretario con delega per la sicurezza. Su L’Islam e le donne si interroga anche Lilli Gruber nel suo nuovo libro (Rizzoli).
La visionarietà, tema conduttore del Salone 2016
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Il titolo del Salone 2016 è Visioni. E il suo filo conduttore vuole dare spazio alle esperienze di chi ha la capacità di guardare lontano, di darsi e vincere sfide che sembrano impossibili, di lavorare per il futuro attuando progetti forti, basati su una conoscenza vera, ma anche sul patrimonio letterario, artistico e filosofico che costituisce la nostra identità culturale, e dunque nell’indispensabile saldatura tra cultura scientifica e cultura umanistica.
Al centro dell’edizione 2016 saranno dunque i visionari che, nei rispettivi rami di attività, si sono distinti per la lungimiranza del progetto, le capacità d’innovazione, l’originalità dei metodi operativi, ma anche la sapienza divulgativa e comunicativa.
Fra i testimonial di questa concreta capacità visionaria il fisico Roberto Cingolani, dal 2005 il brillante direttore dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT), centro avanzato di robotica e nanotecnologie, che costituisce un’eccellenza internazionale come punta avanzata della ricerca in un settore strategico. L’Istituto Italiano di Tecnologia porta nel 5° padiglione del Salone il suo robot androide iCub, e organizza mostre e incontri in cui al centro vi sarà sempre il libro, insostituibile veicolo di conservazione e condivisione delle idee.
Insieme a Cingolani, due altri visionari, imprenditori umanisti capaci di guardare lontano, ben oltre il puro profitto immediato. Marino Golinelli, bolognese, classe 1920, imprenditore farmaceutico di successo, sin del 1988 ha creato la Fondazione che porta il suo nome e in cui ha profuso cospicui investimenti. Vuole aiutare i giovani a capire come sarà il mondo di domani e a valorizzare se stessi, per trasformare i problemi in occasioni. Nel segno di una nuova imprenditoria che significhi anche crescita morale e civile lavora anche Brunello Cucinelli, che ha fatto della cultura il propellente di una nuova alleanza tra capitale e lavoro. Grazie anche alla sua liberalità, il Salone 2016 ospita le letture di grandi attori come Anna Bonaiuto, Fabrizio Gifuni e Isabella Ragonese.
Sempre in campo scientifico, sono attesi al Salone due protagonisti della ricerca più avanzata. Carlo Rovelli, che a Marsiglia guida un’équipe che lavora sulla fisica quantistica a loop, ha rivelato uno straordinario talento di divulgatore, che ha fatto delle sue Sette lezioni di fisica un best-seller tradotto in 35 Paesi. Guido Tonelli (La nascita imperfetta delle cose, Rizzoli), è responsabile dell’esperimento che al Cern ha permesso di scoprire, con quello di Fabiola Gianotti, il bosone di Higgs, e racconterà i prossimi capitoli dell’avventura della fisica. Ci sarà anche il giovane fisico francese Christophe Galfard, che con i suoi spettacoli in 3d ha rivelato anch’egli uno straordinario talento divulgativo (L’universo a portata di mano, Bollati Boringhieri, premiato in Francia nel 2015 come il miglior libro scientifico). L’astronauta Samantha Cristoforetti presenta a Torino il libro Feltrinelli che ha dedicato ai ragazzi: le passioni e le avventure della sua professione diventano una fiaba moderna.
Narratore di formazione scientifica, Marco Malvaldi ci regala un excursus storico, dimostrando come scienza e poesia, da Omero e Borges, siano riusciti a mettere in campo un’alleanza profetica nell’antivedere le invenzioni più sofisticate (L’infinito a portata di mano, Rizzoli).
Michel Serres («Lucrezio al tempo del web», Le Monde) è l’intramontabile maestro di un pensiero filosofico che sembra esaltarsi davanti alle sfide del futuro. Nella sua lunga attività ha saputo coniugare discipline spesso lontane tra loro – matematica, letteratura, fisica, estetica, diritto, storia, antropologia, informatica, chimica – per trarne la visione globale di una realtà in continua mutazione. L’innovazione può anche passare da una nuova lettura delle «vecchie» risorse naturali. La biomimetica è il metodo innovativo che ci propone Renato Bruni, docente di Botanica all’Università di Parma con il suo Erba volant (Codice), dove si dimostra che la natura è all’avanguardia nell’offrirci soluzioni efficaci, sostenibili e rivoluzionarie per il nostro futuro.
Carlo Ratti insegna al MIT di Boston, dove dirige il Senseable City Lab, e ha introdotto l’idea di un’«architettura che percepisce e risponde». Applica alla progettazione urbanistica e allo studio della mobilità urbana sofisticate tecnologie digitali «dal volto umano», studiandone l’interazione con l’ambiente e il tessuto sociale. In dialogo con lui Beppe Severgnini.
Tra i visionari rientra a giusto titolo anche Carlo Petrini («Una delle 50 persone che potrebbero salvare il mondo», secondo il Guardian), che festeggia i trent’anni di Slow Food, diventato un movimento internazionale che celebra ogni due anni la sua assise planetaria con Terra Madre.
Si intitola Visionari e televisionari la lectio magistralis di Philippe Daverio, che ci insegna come un quadro, se guardato a lungo, possa aprire la strada a una pluralità di narrazioni che aprono prospettive infinite.
La visionarietà è una categoria che si può anche applicare anche a grandi fotografi, in grado di trasformare un’immagine in aperture concettuali che modificano la nostra percezione. È il caso di Oliviero Toscani, al Lingotto con un volume che raccoglie le sue opere più famose dal 1965 al 2015 (Electa Mondadori).
La visionarietà non si applica solo al futuro. Ogni generazione è chiama a “rivedere”, a riscrivere la propria storia con strumenti capaci di capaci di superare le metodologie tradizionali. Carlo Ginzburg ha applicato nuove fruttuose metodologie coniugando scienze umane, arti figurative e letteratura con un occhio speciale alle menzogne e alle violenze che avvelenano le società contemporanee. Il suo recente Paura reverenza terrore (Adelphi) si occupa del potere di immagini che ci aggrediscono e vogliono suggestionarci.
Così come visionari sono l’antropologo teorico dei non luoghi Marc Augè e l’architetto Stefano Boeri, autore di una delle case definite più belle del mondo: il Bosco Verticale di Milano. Venerdì 13 dialogano con il filosofo Federico Vercellone in un incontro organizzato assieme alla Fondazione Merz, che proprio in questo periodo ospita la mostra di Botto & Bruno dedicata alle periferie.
Il Salone 2016 in sintesi
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Sono oltre 1.000 gli editori presenti al Salone 2016, chi con proprio stand, chi all’interno di spazi collettivi e istituzionali. Tutti confermati i marchi editoriali, dai grandi gruppi ai piccoli e medi editori. Un gradito ritorno quello di Donzelli. Ritorna Amazon che debutta il suo nuovo marchio di editoria cartacea APub. Presente per la prima volta l’Istituto Luce.
Settanta i nuovi espositori che debuttano al Salone. Fra loro La Conchiglia di Capri, raffinato libraio-editore di scuola napoletana, estremamente curato nella scelta cartaria e tipografica e molto attivo sul fronte degli incontri fra le culture del Mediterraneo. E i 24 editori indipendenti dell’Incubatore, che festeggia 10 anni: provengono da tutta Italia e hanno meno di due anni di vita.
I convegni e dibattiti in programma sono a oggi 1.222, cui andranno ad aggiungersi quelli del Salone Off. Trentasette le Sale Convegni e Laboratori, compresa le nuove Sala Romania e Sala Babel.
A oggi sono già oltre 500 gli operatori internazionali accreditati all’International Book Forum, di cui più di 250 stranieri provenienti da 41 Paesi. Fra gli editori rappresentati all’Ibf, i francesi Flammarion, Gallimard e Xo; i tedeschi Piper, Suhrkamp, Kunstmann, Hanser e Alexander; gli spagnoli Anagrama, Narcea e Sexto Piso.
I Paesi presenti al Salone con un proprio stand: Albania Azerbaijan e Romania, che ha realizzato e dato il suo nome a una sala convegni dotata di 50 posti e che – accanto alla propria programmazione – ospita numerosi incontri di Officina ideati per valorizzare il ruolo dei piccoli editori.
Le Istituzioni nazionali italiane sono rappresentate da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Miur – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero della Difesa, Cnr – Centro Nazionale delle Ricerche.
Dopo Calabria, Veneto e Lazio, la Regione Ospite d’onore nel 2016 è la Puglia. Le altre Regioni Italiane presenti con un proprio spazio sono Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta.
Area Startup. Quest’anno debuttano al Salone 10 nuove startup selezionate attraverso la call internazionale lanciata dal Salone per i migliori progetti di editoria digitale.
Casa Cookbook. Sono 25 gli espositori presenti quest’anno. Tra le novità: Cucchiaio d’Argento, FunnyVegan, CEF publishing, Luca Maroni – Sens e Moka Libri. Torna Phaidon Press, brand internazionale con sedi a Londra, Parigi, Barcellona, Milano, Tokyo e New York.
Nello spazio Collettiva editori per ragazzi sono 12 gli editori presenti: Biblioteca dei Leoni, Eli – La Spiga edizioni, Grappolo di Libri Editore, Erba Moly, Italy for Kids, Kite edizioni, Lo editions-Officina Libraria, Sestante edizioni, Teke Arcobaleno, Uovonero, Edizioni Curci, Carthusia.
Fra le novità più rilevanti, il biglietto ridotto che da 9,00 € scende a 8,00 (invariato a 10 € l’intero), e l’introduzione del nuovo biglietto ridotto preserale a soli 5,00 €, valido dopo le ore 18 e per il quale è stata ideata una nuova striscia di eventi e concerti serali con grandi nomi della musica italiana. Tutti i biglietti possono essere acquistati in prevendita online su salonelibro.it.
I grandi ospiti internazionali, la saggistica, i narratori italiani
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Tra gli ospiti internazionali, spicca Shirin Ebadi, la prima donna mussulmana a ricevere il Premio Nobel per la pace. Indomabile avvocato iraniano, si è sempre battuta per la difesa di donne e bambini dalle brutalità del regime e racconta in Finché non saremo liberi (Bompiani) una storia di coraggio e di ribellione.
Antoine Leiris è l’uomo che a Parigi ha perso la moglie nella strage del Bataclan. La sua lettera ai terroristi, Non avrete il mio odio, è diventata un libro ed esce presso Il Corbaccio. Ha scritto Massimo Gramellini: «Se ciò che chiamiamo Occidente ha un senso, questo senso palpita nelle parole con cui il signor Antoine Leiris si è rivolto ai terroristi».
Grande attesa per l’americana Marilynne Robinson, vera icona nazionale cui ha reso omaggio Barack Obama in persona, rendendole visita a casa sua. La Robinson viene a ritirare il Premio Mondello Internazionale dalle mani di Michela Murgia, giudice monocratico.
La giapponese Marie Kondo (Vallardi) è diventata un caso internazionale con il suo Il magico potere del riordino, proposta di un metodo insieme pratico e filosofico per mettere ordine nelle proprie cose e nella propria vita, che ha sinora coinvolto cinque milioni di persone.
Per la prima volta al Salone l’americano Michael Cunningham con la sua riscrittura noir delle fiabe più famose (La nave di Teseo); i francesi Muriel Barbéry dopo il successo di L’eleganza del riccio con Vita degli elfi (e/o); e Bernard Quiriny (Storie assassine, L’Orma). Ci saranno anche l’indiano Amitav Ghosh che festeggerà anche i 70 anni del suo editore italiano Neri Pozza; Jeffrey Deaver (Rizzoli), Clara Sánchez (Garzanti), l’olandese Tommy Wieringa (Iperborea), il greco Petros Markaris (La nave di Teseo), l’emergente russo Andrej Astvarsaturov, l’americana Wednesday Martin con la sua satira impietosa della ultraricchi newyorkesi dell’Upper East Side e dei loro rituali (Book Me).
Tra i saggisti, Enzo Bianchi dialoga con Umberto Galimberti sul tema della Misericordia. La lezione di Luciano Canfora prende spunto dal suo nuovo libro dedicato a Tucidide e a un’Atene opaca, attraversata da tensioni e conflitti, ma capace di produrre Sofocle, Socrate e Fidia. Massimo Recalcati presenta il suo libro su Lacan, Alessandro Barbero la sua biografia di Costantino, Carlo Ossola il suo intenso profilo di Italo Calvino. Giorgio Ficara si interroga insieme ad Alfonso Berardinelli sulla sopravvivenza della letteratura. Benedetta Craveri presenta il suo elegante saggio Gli ultimi libertini, sette storie di aristocratici francesi che hanno incarnato con suprema eleganza le migliori qualità dell’Età dei Lumi. Alberto Angela racconta le meraviglie di San Pietro. Lo chef Antonino Cannavacciuolo, ormai assurto a star, le emozioni che si possono creare in cucina tra Nord e Sud. Il grecista Giulio Guidorizzi fa raccontare ad Agamennone il mondo omerico, culla della civiltà occidentale. Vittorino Andreoli insegna a costruire qui e ora il tempo della gioia, senza rincorrere un futuro impossibile. Carlo Sini si chiede se l’Occidente, che continua a parlare del proprio tramonto, ne abbia almeno compreso le origini. Infine lunedì i saggi consigli di Paolo Pejrone per «un giardino semplice».
Un vero evento è la prima traduzione italiana del Talmud babilonese (Giuntina), impresa che ha coinvolto 70 redattori e traduttori per un testo che abbraccia ogni aspetto della vita e della legge ebraica, occupandosi anche di scienza, medicina, economia. La illustrano Rav Gianfranco Di Segni, Alberto Melloni, Armando Massarenti e la curatrice Clelia Piperno.
Ritorna al Lingotto anche il Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo, che ha appena festeggiato novanta splendidi anni, con il suo nuovo libro-intervista Dario e Dio (Guanda). Con lui Giuseppina Manin.
Al solito molto nutrita la presenza degli scrittori italiani. Tra loro giovedì Claudio Magris e Erri De Luca. Venerdì Antonio Moresco, Roberto Costantini, Rosa Matteucci, Antonio Scurati, Francesca Paci, Elena Stancanelli. Sabato Roberto Saviano festeggia con Mondadori i dieci anni di Gomorra che torna in una nuova edizione aggiornata; Walter Veltroni (con Pippo Baudo e Chiara Gamberale), Dacia Maraini con il suo libro sul desiderio di paternità, Eugenio Scalfari, Antonio Manzini in dialogo con Alessandro Robecchi, Paolo Rumiz, Andrea Vitali (con il campione mondiale di bocce Mauro Roggero), Eraldo Affinati, Antonio Pennacchi, Simona Sparaco, Mario Baudino, l’attore Marco Bocci in veste di narratore delle periferie romane.
Domenica Corrado Augias dialoga con Aldo Schiavone a proposito di Cristo e Pilato, Beppe Severgnini nella veste di esperto viaggiatore, Donato Carrisi, Simonetta Agnello Hornby, Paola Mastrocola con Massimo Gramellini, Giovanni Floris narratore, Marcello Sorgi, Diego De Silva in un reading a due voci con Antonio Pascale, Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini sul passaggio delle storie criminali dal romanzo alla tv, Nadia Fusini, Hans Tuzzi, Caterina Bonvicini, Romana Petri, Massimo Carlotto, Mariapia Veladiano, Gianni Farinetti, Giordano Meacci, Carmine Abate. Lunedì Bruno Arpaia, Vittorino Andreoli, Paolo Pejrone, Giancarlo Caselli. E un pomeriggio all’insegna del calcio, che vede in scena una nutrita pattuglia di juventini storici (Trapattoni, Causio, Tardelli, Gentile, Marchisio) e torinisti.
Buonasera, sto leggendo con molto interesse alcuni spunti del suo blog che ritengo davvero interessanti. In particolare mi è piaciuto e mi ha stimolato il concetto che lei ha così espresso:
“Un Io che non sa guardarsi dentro, e invece di affrontare una coraggiosa autoanalisi preferisce creare un alter ego virtuale da far circolare in rete, offrendo di sé un’immagine edulcorata che non corrisponde al vero: non il ritratto di quello che si è, ma di quello che si vorrebbe essere. Un inganno romanzesco, una proiezione immaginaria”.
Ebbene la riflessione che mi è venuta in modo spontaneo è la seguente:
non è forse la società in cui viviamo a a dotarci quasi senza neanche ce ne accorgessimo o lo volessimo, di un alter ego, di qualcuno che non ha le nostre paure, le nostre ansie, quelle di una vita “normale”? Qualunque cosa facciamo o non facciamo, saremo sempre visti da chiunque in modo diverso da ciò che siamo veramente ed allora ecco che spesso ci si crea una corazza, un modo di essere che presumibilmente dovrebbe andar bene a molti, quasi come se chiedessimo di essere accettati in questa società.
Un esempio stupido e banale, lo sto riscontrando in questo periodo perchè sto cercando di crearmi un blog, perchè mi piace scrivere e null’altro. Non cerco nulla, eppure, girando per la rete, mi accorgo che tutti ti riempiono di consigli e di modi di fare, di dire o di essere per piacere, per fare in modo che la gente torni. Va bene, certo che scrivo perchè la gente legga, ma io scrivo e scriverò sempre di ciò che mi emoziona, mi stupisce, mi colpisce, null’altro. Se il pubblico sarà scarso….pazienza.
Alla prossima e complimenti per il blog.
Marco.
Grazie mille per la tua riflessione, caro Marco.
E tanti in bocca al lupo per il tuo blog!
IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2017: OLTRE IL CONFINE: dal 18 al 22 maggio 2017
Cinque giorni imperdibili quelli che promette Torino dal 18 al 22 maggio 2017 con l’edizione numero trenta del suo Salone Internazionale del Libro, che per celebrare il prestigioso traguardo “anagrafico”, scavalca il perimetro della tradizionale offerta per sconfinare in una programmazione culturale a tutto tondo che caratterizzerà l’intera città.
Ispirato al tema conduttore “Oltre il confine” – il titolo di quest’anno illustrato da Gipi nell’immagine guida della manifestazione – il programma intessuto per l’edizione 2017 dal direttore Nicola Lagioia con i quattordici consulenti del Salone e lo staff della Fondazione per il Libro, si apre verso nuove dimensioni sia in termini di contenuti, sia dal punto di vista degli spazi fisici e degli orari, caratterizzando in tal senso la consueta passerella di grandi autori e protagonisti della scena culturale italiana e internazionale.
All’interno dei 45 mila metri quadri di superficie espositiva dei padiglioni del Lingotto Fiere sono circa 11 mila i metri quadri commerciali (il 10% in più dello scorso anno) occupati da 452 titolari di stand (nel 2016 erano 338), a cui si sommano i 9 stand dei progetti speciali. Complessivamente il trentesimo Salone del Libro propone quasi 1.200 case editrici, dando vita a un programma che conta 1.379 appuntamenti disseminati nelle 30 sale a disposizione dei visitatori, che vanno dai 600 posti della più grande, la Sala Gialla, ai 20 dei laboratori didattici.
Il totale delle case editrici è rappresentato dalle 422 con stand proprio, da altri 417 editori italiani e stranieri ospitati da stand di colleghi, dalle presenze di 10 fra case discografiche ed editori musicali accolti nell’area ad essi dedicata e da quelle inserite nei 12 spazi regionali di Piemonte, Toscana (regione ospite), Basilicata, Calabria, Friuli, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta, oltre all’area di Matera 2019, e nei tre stand internazionali di Cina, Romania e Marocco, che insieme accolgono all’incirca ulteriori 300 realtà editoriali dei loro territori.
Relativamente alla sezioni tematiche proposte, varcando la soglia del trentesimo Salone del Libro di Torino è il pubblico stesso a essere condotto “oltre il confine”: per scoprire il volto autentico degli Stati Uniti con la sezione “Another side of America”; per incontrare donne che stanno cambiando il mondo, protagoniste di “Solo noi stesse”; per lasciarsi sorprendere dai reading di “Festa Mobile”; per affacciarsi sul futuro con gli appuntamenti de “L’età ibrida”; per conoscere l’Italia che risorge dal terremoto, ospite della programmazione “Il futuro non crolla”; per riconsiderare il vero valore del cibo e dell’alimentazione negli spazi di “Gastronomica”; per imbattersi nell’arte e nell’illustrazione di grandi maestri con “Match. Letteratura vs Arte”; per confrontarsi con la letteratura di frontiera dei “Romanzi Impossibili”; per trovare settantuno festival culturali italiani riuniti nel “Superfestival”; per farsi trasportare dalle sonorità dello spazio “Music’n’Books”; per assaporare la quiete autentica entrando dentro “L’isola del silenzio”; per far crescere i propri figli e nipoti con un libro in mano grazie al “Bookstock Village”; per superare i confini della fantasia con le iniziative che celebrano Tolkien e King. E ancora, per udire le mille lingue della letteratura mondiale, per celebrare grandi personaggi ed eventi del passato di cui ricorrono gli anniversari, per fermarsi ad ascoltare l’autore più amato, per approfondire gli argomenti di chi ha fatto dell’editoria il proprio mestiere.
E poi, per vivere l’evento al di là dei padiglioni del Lingotto e dei suoi orari di apertura, perché il Salone si dilata popolando l’intero territorio cittadino con un fitta serie di incontri, concerti, reading, esibizioni, feste ecc. per animare ogni giorno e fino a tarda sera le location più suggestive del capoluogo subalpino. È il programma del Salone Off, che mai come quest’anno, in cui il Salone chiude i battenti alle ore 20, diventa un elemento integrante del programma della manifestazione, invadendo Torino ed espandendosi in altre 15 località del territorio provinciale e regionale. Oltre 150 luoghi coinvolti nei modi più disparati: alcune sono location insolite, come quelle occupate dal programma esterno di “Festa Mobile” (fra i tanti, la mongolfiera di Borgo Dora o il Sommergibile Andrea Provana al Parco del Valentino), oppure vere e proprie sedi distaccate del Salone come l’area dell’Ex-Incet per i concerti serali. Fra gli eventi fuori sede anche le “Narrazioni Jazz” organizzate con la Città di Torino, con una ricca serie di concerti – fra gli altri, Dee Dee Bridgewater, Enrico Rava con Geri Allen e l’attrice Anna Bonaiuto, Paolo Fresu – e la serata Torino Jazz Night/Oltre i confini della notte che animerà l’intera città dopo il calar del sole portando musica e letteratura in giro per le strade, nelle piazze, nelle sale da concerto e nei locali.
L’Ibf – International Book Forum, l’area professionale per la compravendita dei diritti editoriali, occupa le sale del Museo Carpano di Eataly dove i 475 gli operatori dell’editoria ad oggi iscritti – di cui 132 stranieri da 30 Paesi, daranno vita a contrattazioni e appuntamenti commerciali. Ad essi si aggiunge la presenza di 40 realtà italiane e internazionali del comparto dell’audiovisivo di Book to Screen, sezione che Ibf dedica alle produzione televisive, cinematografiche e new media, con alcuni dei marchi più importanti del settore a livello mondiale.
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I consulenti per le sezioni del Salone del Libro
Andrea Bajani, consulente per Romanzi Impossibili; Giulia Blasi, consulente per i workshop sulla scrittura digitale; Paola Caridi e Lucia Sorbera, consulenti per Anime Arabe; Ilide Carmignani, consulente per il ciclo L’AutoreInvisibile; Giuseppe Culicchia, consulente per Festa Mobile; Giorgio Gianotto, consulente per L’età ibrida e Prospettive digitali; Alessandro Grazioli, supporto al coordinamento editoriale e di comunicazione; Alessandro Leogrande, consulente per la parte relativa agli anniversari; Loredana Lipperini, consulente per le due feste per J.R.R. Tolkien e Stephen King, per l’approfondimento Il futuro non crolla e per Solo noi stesse insieme a Valeria Parrella; Valeria Parrella, consulente per Solo noi stesse insieme a Loredana Lipperini; Vincenzo Trione, consulente per Match, arte vs letteratura; Fabio Geda ed Eros Miari, consulenti per il programma bambini e ragazzi del Bookstock Village; Mattia Carratello e Rebecca Servadio, consulenti per il progetto IBF-International Book Forum.
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Mercoledì, 17 Maggio 2017
Si è chiusa sabato 20 maggio l’edizione 2017 dell’Ibf – International Book Forum, l’appuntamento professionale del Salone Internazionale del Libro di Torino per la compravendita dei diritti editoriali, da quest’anno gestito in modo diretto e autonomo dalla Fondazione per il Libro.
Grazie anche alla nuova collocazione delle tre giornate di contrattazioni nelle sale del Museo Carpano di Eataly Lingotto, sede al contempo di momenti conviviali fra i partecipanti, l’agenda degli appuntamenti ha superato del 40% il numero di incontri formalmente previsti in avvio, dando vita a una fitta rete di circa 5.500 meeting professionali che hanno coinvolto 600 operatori fra editori e agenti letterari, con numerosi professionisti presenti al Salone che si sono aggiunti in corso d’opera ai 475 pre-accreditati.
Ha commentato l’assessora alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi: “L’Ibf si conferma un appuntamento di assoluta importanza, che rappresenta una significativa opportunità anche per gli editori piemontesi. L’ampliamento al settore audiovisivo con la sezione “Book to Screen” ha l’indubbio merito di ampliare ulteriormente questa importante sezione del Salone di Torino”.
Realizzato col sostegno dalla Regione Piemonte e il supporto di Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, all’Ibf – International Book Forum sono stati una trentina i paesi stranieri presenti. Le rappresentative più consistenti sono state quelle di Spagna, Francia, Germania e Regno Unito, e di Albania, Austria, Belgio, Canada, Cile, Danimarca, Egitto, Emirati Arabi, Finlandia, Georgia, Giappone, Grecia, Lituania, Monaco, Mozambico, Nigeria, Norvegia, Paesi Bassi, Pakistan, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.
Fra gli editori internazionali più significativi, i tedeschi di Rowholt Verlag, Surhkamp Verlag, Klepenheuer e Witsch e Random House Germany; i francesi di Plon, Grasset, Casterman; Penguin Random House dal Regno Unito, De Bezlge Bij dall’Olanda e Planeta dalla Spagna.
E poi la grande novità del comparto dell’audiovisivo: sono state 46 le realtà protagoniste – con alcuni inserimenti dell’ultimo minuto fra produttori, scout, agenti e uffici diritti – della sezione Book to Screen dedicata alle produzione televisive, cinematografiche e new media italiane e internazionali, che ha radunato alcuni dei marchi più importanti del settore a livello mondiale, alla ricerca di contenuti esclusivi da acquistare e trasformare in film, fiction e altri prodotti destinati al grande e piccolo schermo nonché al web.
Book to Screen, forte del sostegno della Direzione Generale Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, ha visto la presenza dei produttori italiani Cattleya, Kimera Film, Tangram, Lucky Red, Bibi Film, Malia Film, Fox, Mediaset, RAI Fiction, Sky Italia, Indiana, Fandango, Ascent, Groenlandia, Wildside, Ballandi Arts, Cross Productions, Palomar, 11 Marzo Film, Pepito Film, Lux Vide, Lotus. I produttori stranieri sono invece stati i danesi di Nordisk Film Distribution, i francesi di Studio Canal, dal Regno Unito Film4, Warp Films e DNA Films e Amazon Studio dagli USA. Per quanto riguarda l’attività di scouting, c’erano le case italiane Titanus, Notorius e Filmauro e dall’estero le statunitensi HBO, Fox, AMC e Netflix. Sul fronte agenti e uffici diritti, le presenze nazionali riguardano Vigevani-Ali-Bernabò, Grandi e Associati, PNLA, Malatesta Agency, Alferij e Prestia, Carpinelli Consulenze editoriali, mentre dall’estero sono arrivati EFA (Regno Unito), WME (Usa), Rogers, Coleridge & White (Regno Unito), Wylie Agency (Regno Unito), David Higham (Regno Unito) e C+W (Regno Unito).
Un momento specifico è stato inoltre riservato all’incontro con gli editori indipendenti, che hanno direttamente sostenuto la trentesima edizione del Salone: nato per favorire gli incontri tra grandi player dell’editoria, l’Ibf nel corso degli anni si è rivelato occasione di contatti internazionali anche per la piccola editoria indipendente, contribuendo alla crescita dei volumi di vendita di diritti editoriali di titoli italiani all’estero.
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Domenica, 21 Maggio 2017
Su LetteratitudineNews
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IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2017: il discorso integrale di MARIO MONTALCINI (prima del Salone)
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IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2017: il discorso integrale di NICOLA LAGIOIA (prima del Salone)
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il programma completo del SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO 2017 (prima del Salone)
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Oltre 500 iscrizioni già prima dell’inizio del Salone e almeno altri 100 operatori che si sono aggiunti a lavori iniziati. Seimila richieste di appuntamento che hanno generato qualcosa come 3 mila incontri one to one, attraverso la piattaforma di matching appositamente messa a punto dalla società torinese Risolviamo. Sono questi i numeri del successo dell’edizione 2018 di Ibf – International Book Forum, l’area business del Salone in cui il mondo dell’editoria internazionale, del cinema e della televisione ha avuto l’opportunità di incontrare tutti gli editori italiani e i loro libri per trattarne e acquistarne i diritti di traduzione, di adattamento, di serializzazione.
In tutto, sono stati 36 i paesi rappresentati a questa diciassettesima edizione: Albania, Argentina, Austria, Bangladesh, Canada, Cina, Danimarca, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Federazione Russa, Francia, Georgia, Germania, Grecia, India, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Macedonia, Messico, Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Palestina, Polonia, Regno Unito, San Marino, Siria, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia.
L’intero progetto Ibf è realizzato grazie al sostegno della Regione Piemonte e di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. La Fellowship per l’editoria è sostenuta da ICE, quella per i media è sostenuta dal Mibact e patrocinata dal prestigioso programma Eurimages (il fondo del Consiglio d’Europa per la co-produzione, la distribuzione, l’esposizione e la digitalizzazione delle opere cinematografiche europee).
I giudizi dei partecipanti
Come spiega Michelangelo Fano, della casa di produzione francese Studio Canal: «L’International Book Forum è stata un’esperienza stimolante e dinamica, specialmente per i professionisti del settore cinematografico. È un appuntamento che consente non solo lo scambio d’idee ma anche il crearsi di quei rapporti fondamentali per lo sviluppo di nuovi progetti. È anche un’opportunità per fare il punto sullo stato attuale del settore e per acquisire una visione a 360 gradi su come lo storytelling si stia evolvendo attraverso i vari media». Impressione condivisa da Megan Reid, della statunitense Fx Networks, che aggiunge: «L’Ibf di quest’anno è stato incredibilmente vivace: ho accolto con favore l’opportunità di farmi un’idea più chiara del mercato editoriale italiano».
Giudizio positivo anche da parte di Michael Gaeb, dell’agenzia tedesca Literarische Agentur: «È un’idea fantastica, quella di mettere persone del settore cinema e dell’editoria nello stesso luogo, ritornerò sicuramente l’anno prossimo», e di Francis Bickmore, dell’inglese Canongate Books, che aggiunge: «Ho avuto un numero incredibile di incontri utili e creato delle reti nuove ed eccellenti: mi ha soprattutto aperto gli occhi su un nuovo tipo di collaborazione tra i mondi dell’editoria e del cinema, facendo una cosa che nessun’altra fiera al mondo fa».
Anche Aaron Brookner, della britannica Pinball, tornerà all’Ibf: «Nel settore del cinema è raro avere l’opportunità di parlare direttamente con editori, agenti e scout presenti nello stesso luogo. Sono stata ispirata da storie incredibili, tutte esposte in maniera impeccabile, a cui non avrei potuto accedere in altro modo». Anche per veterani dell’Ibf come Suzanne Brandreth di Cooke International Canada, l’edizione di quest’anno è stata particolarmente ricca di risultati: «Nel corso di dieci anni di frequentazione torinese ho creato e stretto relazioni durature con editori italiani e internazionali di ogni tipo e competenza: incoraggio ogni persona che incontro ad andare».
Le Fellowship, novità di quest’anno
Le due Fellowship sono state la grande novità di quest’anno. Venti operatori internazionali provenienti dal mondo editoriale e venti dal mondo audiovisivo si sono incontrati nell’anteprima di mercoledì 9 maggio 2018 alla Scuola Holden per un panel di 4 presentazioni da 20 minuti ciascuna, dove hanno avuto l’opportunità di ascoltare le esperienze di quattro nomi chiave del settore editoria e del settore media e una breve presentazione dei due partner Mibact ed Eurimages. Il tema in discussione è stato il punto di incontro tra il contenuto letterario, narrativa e saggistica, adulti e ragazzi, e il mondo audiovisivo focalizzato all’adattamento per il cinema, la televisione, il teatro.
Novità apprezzata, fra gli altri, da Megan Reid, di Fx Networks: «Il programma di Fellowship è stato un’esperienza produttiva e vivace che raccomanderò senza dubbio ad altri colleghi nel campo dello scouting e dello sviluppo».
Cosa c’è di più piacevole che trascorrere la domenica al Salone del Libro? Scopritelo personalmente: un ricco menu di incontri, dibattiti e molto altro per soddisfare ogni tipo di gusto. Scorrendo il programma ecco gli appuntamenti da non perdere domenica 13 maggio.
Cominciamo dalla Sala Gialla. Alle ore 12, incontro con Piero Angela: l’occasione per sentire dalla sua viva voce il racconto di una vita al servizio della divulgazione scientifica e la curiosità intellettuale. Alle 14,30, appuntamento per gli amanti del giallo con gli autori della scuderia Sellerio: Alicia Giménez Bartlett, Marco Malvaldi, Francesco Recami, Alessandro Robecchi, Gaetano Savatteri, Fabio Stassi sono i protagonisti dell’incontro L’anno in Giallo.
Alle 16 il gionalista Marco Travaglio presenta il suo libro B come Basta (PaperFirst); alle 17 è la volta di Beate le bestie. Il mestiere di scrivere tra gli uomini e le mucche, reading di (e con) Michele Serra. Alle 18,30 Philippe Daverio, in occasione dell’uscita del suo libro Ho finalmente capito l’Italia (Mondadori Electa), terrà la lectio magistralis Uno straniero in Italia.
Passiamo in Sala Azzurra. Alle 11 sul palco sale un grande intellettuale del nostro tempo: Edgar Morin. Il filosofo francese presenterà il suo libro Maggio 68. La breccia e discuterà con Mauro Ceruti sul tema Sessantotto, complessità e rivoluzione. Alle 14 incontro con una delle menti più fervide della nostra contemporaneità: Jeremy Rifkin, il teorico dell’economia a costo marginale zero quale alternativa alla fine del capitalismo. Alle ore 17 la premio Nobel Herta Müller dialoga con Adrea Bajani mentre alle 18,30 si terrà la premiazione del Premio Strega Europeo che vede come finalisti Fernando Aramburu, Olivier Guez, Lisa McInerney, Auõur Ava Ólafsdóttir, Lize Spitt.
Nutrito anche il programma in Sala Rossa. Alle 12 si parla dello scandalo delle molestie sessuali nei confronti delle donne nel dibattito Dopo, durante e oltre il #metoo, condotto da Loredana Lipperini. Alle 13,30 Ferruccio De Bortoli dialoga con Ilvo Diamanti sui destini delle democrazia in Italia e in Europa. Alle ore 16,30 è il turno di Serena Dandini presentare il suo ultimo libro Il catalogo delle donne valorose (Mondadori).
Ma le proposte non finiscono qui. Scorrendo il programma segnaliamo ancora l’incontro in Sala Blu (ore 10,30) con il primo ministro albanese Edi Rama che dialogherà con Vittorio Sgarbi sulla sua esperienza di premier e di sindaco di Tirana. Alle ore 16,30, sempre in Sala Blu, si terrà un omaggio a Gillo Dorfles con Aldo Colonnetti, Maurizio Ferraris, Piergaetano Marchetti, Vincenzo Trione, Antonio Troiano.
Per concludere, appuntamento con una signora del cinema italiano: Laura Morante, presenta al Salone in veste di scrittrice con il suo primo libro Brividi immorali. Racconti e interludi (La nave di Teseo). L’incontro si terrà alle 16,30 allo Spazio Duecento.
SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO 2019
SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2019: tutte le notizie sulla 32^ edizione
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L’inaugurazione con la scrittrice sopravvissuta all’Olocausto e l’intellettuale spagnolo. (dalla Redazione)
Standing ovation. Così il pubblico del Salone ha accolto Halina Birenbaum. La scrittrice e poetessa polacca, di origine ebrea, ha portato la testimonianza di sopravvissuta dal campo di sterminio di Auschwitz. Il suo intervento – insieme alla lectio magistralis dello scrittore e filosofo spagnolo Fernando Savater, dedicato all’identità comune europea – è stato uno dei momenti clou della conferenza di apertura della 32° edizione del Salone.
Ad aprirla è stato Alberto Bonisoli, ministro dei Beni e dell’Attività culturali che nel suo intervento ha sottolineato il valore del libro e della lettura come strumento di dialogo e di superamento delle differenze. «L’Italia si merita un Salone come questo di Torino: è un punto di riferimento internazionale sempre più importante, al pari delle Buchmesse di Francoforte e del Salone di Parigi» ha sottolineato il ministro Bonisoli, congratulandosi con l’organizzazione per il lavoro svolto, al fine di tagliare il nastro dell’edizione 2019.
L’emozione si è toccata con mano quando ha preso la parola Halina Birenbaum. «Ringrazio il museo di Auschwitz e l’associazione il Treno della Memoria che hanno reso possibile la mia presenza qui a Torino e ringrazio il Salone per aver dedicato quest’edizione a Primo Levi» ha esordito la Birenbaum. L’accento si è subito posto sulla tremenda esperienza di Auschwitz: è il luglio del 1943 quando Halina, allora tredicenne, avverte la tragedia che toccherà la sua famiglia. Il resto è un crescendo di fame, freddo, umiliazioni. La Birenbaum ha sfogliato le pagine del suo drammatico diario personale che si è snodato in quei trenta giorni di viaggio da Varsavia al campo di sterminio. In quelle pagine sono riaffiorati i ricordi di vite spezzate: prima suo padre, poi il fratello, infine sua madre; uniti da un destino comune: la camera a gas. Ricordi che hanno segnato la vita: per questo ha ammonito la Birenbaum: «L’idea fascista di un nuovo ordine mondiale non ha preso il sopravvento, ma attenzione a non abbassare mai la guardia».
Tolleranza, democrazia sono state anche i punti su cui si è soffermato Fernando Savater. «C’è chi propugna l’Europa dei mercanti, chi quella dei popoli, io sono fautore dell’Europa dei cittadini» ha sottolineato Savater, confidando in una Costituzione Europea 2.0 che trovi nel diritto di cittadinanza il suo perno. «Alla vigilia del voto del 26 maggio, mi auguro che il comune desiderio di essere cittadini europei sia la bussola che ci conduca verso il futuro».
Sull’importanza del dialogo e sulla necessità di costruirlo attraverso le pagine dei libri si èsoffermati anche Martin Lopez-Vega Gonzales, direttore culturale dell’Instituto Cervantes, che ha ringraziato il Salone per la scelta della lingua spagnola come ospite d’onore. Sulle stessa lunghezza d’onda Sheikh Fahim Al Qasimi, portavoce di Sharjah, capitale dell’omonimo emirato arabo, presente al Salone in qualità di Capitale Mondiale del Libro 2019.
Per finire, una battuta del direttore del Salone Nicola Lagioia che, a voler dissipare una volta per tutte le nuvole dei giorni delle vigilia, ha salutato il pubblico, affermando: «Finalmente, oggi splende il sole».
La forza di vivere e l’importanza del ricordo (dalla Redazione)
Era Natale: da una parte l’albero addobbato, dal lato opposto il fumo che usciva dal camino dei forni crematori. Da una parte il candore di una bambina di 13 anni, dall’altra l’atrocità della guerra. Questa è solo una delle immagini vissute e portate come testimonianza dell’Olocausto dalla scrittrice polacca Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di sterminio, durante la mattinata di apertura del Salone Internazionale del Libro di Torino.
La scrittrice ha vissuto per molto tempo all’interno del ghetto di Varsavia, a soli 10 anni ha dovuto smettere di frequentare la scuola perché i tedeschi avevano iniziato i bombardamenti, e invece di imparare a leggere e scrivere ha conosciuto Hitler e il nazismo. Ha visto i cadaveri abbandonati per le strade, è stata deportata nel campo di sterminio di Majdanek, dove ha perso la madre. Ha vissuto la fame all’interno delle baracche sovraffollate di Auschwitz con una scodella al giorno di cibo ed è scampata due volte alla morte, dopo una pallottola di una guardia SS conficcata nel braccio e l’esperienza nelle camere a gas. «Dovevamo andare in un campo di lavoro, ma durante la notte i tedeschi ci hanno portato nelle camere a gas. Passammo lì delle ore, non riuscivamo a uscire. La mattina dopo scoprimmo che era finito il gas.»
Aveva già raccontato la crudeltà dell’Olocausto 5 anni fa al Salone del Libro, presentando il suo La speranza è l’ultima a morire, torna a farlo oggi con La forza di vivere (effigi).
«Quello che dico sempre ai giovani d’oggi è l’importanza del ricordo. Capivamo già allora che i sopravvissuti dovevano raccontare al mondo cosa stesse succedendo, cosa era successo. È necessario farlo perché si comprenda che alcuni sentimenti di odio verso l’altro dei giorni nostri sono cose già successe. Io tutto questo l’ho vissuto sulla mia pelle. Poi parlo sempre di speranza, perché davvero la speranza sia l’ultima a morire. Io sono qui e sono sopravvissuta.»
«Continuiamo a camminare sul sentiero della verità e della giustizia, fino a quando serve» (dalla Redazione)
Un frammento del docufilm Nove giorni al Cairo proietta il pubblico, numerosissimo nell’Arena Bookstock, nel mondo di Giulio. Un momento intimo, che al Salone apre il percorso tematico Questo è un uomo, in cui Paola e Claudio Regeni, in conversazione con l’avvocato Alessandra Ballerini e il direttore di Rai Radio3 Marino Sinibaldi, raccontano loro figlio. «Giulio, e lo dico da mamma, non è morto solo perché gli hanno fatto tanto male. A Giulio – ricorda Paola Regeni – sono stati negati tutti i diritti umani. E questo succede ogni giorno. E dobbiamo dirlo, anche se non ci suscita simpatia. Sarebbe stato egoista e non rispettoso verso Giulio rinunciare a diffondere questo messaggio».
La vicenda del giovane ricercatore friulano, scomparso dal Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato morto il 3 febbraio, continua a vivere, diffondendosi a sempre più latitudini. L’attenzione che ha suscitato nell’opinione pubblica ha impedito, e impedisce, agli assassini di vincere: la giustizia chiede che vengano puniti. «Chi era Giulio? Cosa sognava Giulio? Bisogna parlarne, non arrendersi alla sua morte senza colpevoli. Bisogna continuare a parlare e conoscerlo», afferma Sinibaldi. «Giovani e meno giovani, moltiplicatevi. Se questa storia è rimasta aperta, non è per presenza di un partito o associazione ma di gruppi cresciuti nel tempo. In questa storia il tempo non coincide con l’oblio bensì con la ricerca della verità. Dobbiamo allargare la coscienza e la responsabilità.»
Paola Regeni ha voluto portare un dono al pubblico che ha gremito l’Arena. Da una borsa di tela gialla estrae, uno alla volta, dei libri: «Credo molto nell’importanza della lettura. Giulio preferiva prenderli in biblioteca ma tanti ne aveva anche a casa. Il primo è Topolino. Da quel libricino Giulio in quinta elementare riusciva a estrapolare nuclei concettuali, per estenderli nei suoi studi da autodidatta. Poi Il Dio delle piccole cose, La scomparsa dell’Italia industriale, fino ad arrivare a 201 Arabic Verbs. Questo per farvi capire la fatica del suo percorso di ricerca e studio. Giulio, figlio di due persone normalissime, a cui proprio lo studio ha portato la morte».
E alla fine, il padre Claudio chiude l’incontro chiedendo di continuare a percorrere quel sentiero di verità e giustizia che loro, come genitori, ma anche e soprattutto come cittadini del Mondo, non hanno alcuna intenzione di abbandonare.
«Sogno fin da piccola lo spazio: ha dato una direzione a tutti i miei sforzi» (dalla Redazione)
Samantha Cristoforetti per quasi sette mesi è stata in orbita attorno alla Terra per la missione Futura dell’Agenzia spaziale italiana. E ora, conversando con Marco Cattaneo, racconta al Salone il suo Diario di un’apprendista astronaute (La nave di Teseo): ultima fatica letteraria, il cui ricavato sarà interamente devoluto a Unicef. «Un librone in cui descrivi, dettagliatamente, tutte le fasi – la interroga Cattaneo – anche inaspettate, di questo viaggio nello spazio. Tra le pagine parli della fortuna di aver avuto in dono un corpo sano. Delle oltre ottomila candidature per la missione interstellare cui ambivi, tu le superi tutte, rientrando tra i magnifici 6 che poi partono per lo spazio. Quanto conta la fortuna?». La riposta di Astrosamatha non si fa attendere: «Chiaro è che la fortuna aiuta gli audaci. La vita è mossa e animata da un sacco di fattori casuali ma ciò non deve diventare una scusa per essere fatalisti. Mattoncino dopo mattoncino è fondamentale costruire e investire sulle proprie competenze. Alla fine, sarai sempre e comunque più felice ed appagato se ti impegnerai». La Cristoforetti aveva in tasca un piano B: essere un pilota militare. Che ha, però, «felicemente» accantonato.
Astromantha parla del suo primo incontro con Luca Parmitano, del suo battesimo con il volo parabolico, dei suoi addestramenti russi nella Città delle Stelle. Ma anche delle misure da prendere quando si evacua nello spazio, oppure alla dieta da rispettare. «Il cibo è buono e vario, anche se tutto molto orientato al gusto americano. Nonostante questo, noi europei possiamo portare un certo numero di buste portate dall’Italia. Io le ho fatte fare prestando attenzione all’aspetto nutrizionale. Da qui la scelta di combinazioni alimentari vincenti come l’insalata di quinoa con pomodorini, sgombro e un filo di olio. Pazzesca, la mangerei anche ora!».
Quella di Astrosamantha è una storia che racconta, con serena leggerezza, la fatica e gli sforzi che il viaggio e il periodo di addestramento pre e post missione spaziale comportano. È il viaggio di chi ha imparato a subordinare ogni sfida, come ogni successo o fallimento, alla tensione intima e privata verso un obiettivo più alto, spostato tra le stelle.
In Italia il numero dei lettori è ancora troppo basso: un punto emerso nei due incontri sullo sviluppo dell’educazione alla lettura. (dalla Redazione)
AAA lettori cercasi: è l’SOS lanciato dal Salone del Libro. Se n’è parlato in due incontri, tra loro complementari, che hanno messo in risalto un punto quanto mai lapalissiano: vogliamo vendere più libri? Bisogna aumentare il numero di lettori.
Sulle sfide a cui va incontro la filiera del libro si è discusso in Il valore del libro, l’incontro a cura di Adei (Associazione degli Editori Indipendenti).
Marco Zapparoli, presidente di Adei, ha puntato il dito sulla necessità di fare sistema tra le figure che compongono la filiera del libro: dai librai agli editori, dalle biblioteche, alla scuola, alle istituzioni. Su un aspetto si è soffermato Zapparoli: la scarsa presenza dell’editoria italiana sul mercato estero. «Come è possibile – si è chiesto il presidente di Adei – che un Paese come l’Italia sostenga l’export della propria editoria investendo solo 200mila euro all’anno?». Sulla centralità del ruolo del libraio si sono soffermati Cristina Giussanie Paolo Ambrosini, rispettivamente presidente del Sil(Sindacato Italiano Librai) e presidente dell’Ail(Associazione italiana librai). «Il libraio – hanno osservato Giussanie Ambrosini– non vende solo i libri, ma è un intermediario culturale e deve collaborare con gli altri stakeholder della cultura di una comunità».
La politica, naturalmente, non può non fare la sua parte come ha dichiarato Alessandro Dalai, consigliere del Ministero dei Beni Culturali: «Il mercato del libro è ancora troppo piccolo» ha ricordato Dalai, riflettendo su un dato: nel centrosud, dove vive il 35% della popolazione, il mercato del libro copre il 15%. Gli ha fatto eco Flavia Piccoli Nardelli, membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati: «La politica è impegnata nella formulazione di una legge quadro a sostegno del libro e della sua filiera» ha puntualizzato Flavia Piccoli Nardelli. Ha, quindi, ammonito: «Occorre una maggiore collaborazione tra Ministero dei Beni Culturali e Ministero dell’Istruzione: la scuola non deve rimanere l’anello debole».
Sul rapporto tra il libro e la scuola si è soffermato anche Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie (Associazione Italiana Editori). «Prima dei numeri e delle statistiche di mercato contano le persone. – ha osservato Levi – In Italia c’è un preoccupante analfabetismo di ritorno che si ripercuote sulla bassa percentuale di lettori. Impegniamoci tutti a educare alla lettura».
Il tema dell’educazione alla lettura è stato affrontato nell’ incontro Adolescenti, scuola e lettura. Secondo la ricerca condotta da Francesca Vannucchidell’Istat è emerso che nella fascia di età compresa tra i 14 e i 19 anni è scesa la percentuale di lettori a partire dal 2010. «Per avvicinare i ragazzi ai libri, non bisogna criminalizzare la rete e i social, è una contrapposizione sbagliata» ha sottolineato la Vannucchi. Ha, quindi, puntualizzato: «Educare non significa imporre, ma suscitare il piacere della lettura come strumento di libertà e conoscenza». Sulla stessa lunghezza d’onda, Federico Batinidell’Università di Perugia: «La scuola – ha affermato Batini– riveste un ruolo fondamentale: sviluppiamo in classe la lettura silenziosa e, soprattutto, quella ad alta voce». Ed ancora Batini: «Nella lettura come nello sport serve regolarità: non si può pretendere che una persona abituata a stare seduta sul divano, all’improvviso faccia un’ora di corsa».
Sulla missione della scuola nell’educazione al libro è intervenuto anche Romano Montroni, presidente del Cepell (Centro per il libro e la lettura) che ha chiosato: «La scuola rimane il luogo dove la cultura si sviluppa democraticamente; qui si deve superate il gap tra chi proviene da una famiglia di lettori e chi non trova in casa nemmeno un libro».
Piccola autobiografia di mio padre. La Shoah raccontata da Daniel Vogelmann, figlio dell’unico italiano nella lista di Schindler (dalla Redazione)
Le storie dei padri ritornano nei figli. Schulim Vogelmann è l’unico italiano presente nella lista di Schindler, ma quando torna da Auschwitz è solo. Nel campo, ha perso la moglie Annetta e la figlia Sissi. Tornato a Firenze, ha la forza di ricostruirsi una famiglia. Trova una moglie e nasce Daniel.
Ma qualcosa rimane non detto. Come altri ebrei sopravvissuti alla Shoah, Schulim ha un particolare senso di colpa, a volte presente nei sopravvissuti alle grandi tragedie. Non parla. Come Liliana Segre, che per molto tempo è rimasta in silenzio, o come Primo Levi, che si è visto rifiutare dalla Einaudi il manoscritto di Se questo è un uomo con la motivazione «non interessa alla gente».
Ma Daniel, crescendo, ha capito che sotto quel pudore e quei silenzi si nascondeva una storia importante. Nel 1974 Daniel aveva 26 anni e iniziava a interessarsi alla storia del padre. «Mio padre Schulim, però, morì quell’anno. Vicino al letto, trovai proprio Se questo è un uomo e una scaletta di quella che sarebbe dovuta diventare la sua autobiografia», racconta Daniel Voglemann a Dario Disegni, presidente della comunità ebraica di Torino, e al pubblico della Sala Rosa presente per la presentazione del libro Piccola autobiografia di mio padre (La Giuntina Editore).
«Daniel ci ha impiegato 43 anni per superare quel pudore, quella cortina di silenzio», dice Disegni «Per fortuna è riuscito a portare a termine il lavoro del padre. Ci ha regalato in trenta pagine uno dei disegni più limpidi di cosa sia stata la Shoah». Daniel ha fondato la casa editrice La Giuntina nel 1980, l’unica in Europa specializzata nella cultura ebraica, e negli anni ha scritto numerose poesie. «Con questo libro cerco di fare conoscere l’Olocausto. La memoria ormai è quasi perduta, ma abbiamo bisogno di conoscenza». E di tramandarla. «Ho chiamato mio figlio Shulim, senza la c, e sono sicuro che mio padre sarà felice, perché – chiude Vogelmann con ironia – ogni ebreo ha bisogno di un dio, anche se dio non esiste».
Un viaggio nella grande bellezza della penisola italiana e alla scoperta della rinascita europea (dalla Redazione)
Paolo Rumiz in piedi davanti al pubblico della Sala Rossa – perché «Un viaggiatore non può stare seduto, non mi vengono nemmeno i pensieri» – ha raccontato la sua cavalcata sulla linea di cresta appenninica nella folgorante percezione dell’unicità sublimata della penisola italiana.
Il filo infinito (Feltrinelli) è un viaggio nell’Europa di ieri e di oggi che nasce dal suo cammino nella colonna vertebrale dell’Appennino. Nelle strade di Norcia, tra gli alberi in fiore, la brezza di aprile e le macerie della distruzione, Paolo Rumiz si imbatte in un simbolo di speranza: la statua di San Benedetto si erige intatta tra le rovine della devastazione del terremoto. «Cosa mi indicava quell’uomo? Quella notte non sono riuscito a dormire», dall’urgenza di questa domanda inizia il suo percorso sulle tracce dei discepoli del protettore d’Europa, visitando le loro abbazie dall’Atlantico al Danubio. Quei monaci sono testimoni di un’Europa che è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni.
E ancora, l’Europa è un mito, un sogno che nasce nella mente di coloro che la desiderano. Paolo Rumiz percepisce quel mondo e lo descrive, in ognuno dei cinque sensi: odori, colori, suggestioni, sapori trapelano con grande forza evocativa nell’atmosfera di un luogo, l’Appennino, abituato a risorgere dalle sue ceneri. Così l’Europa, punto di arrivo per i popoli da sempre, saprà rispondere all’urgenza e alla necessità della ricostruzione? Bisognerà separarsi o unirsi? La risposta risiede nelle parole innocenti e di una semplicità disarmante del nipote dell’autore: «Ma perché mi fai questa domanda, nonno? – risponde stupito, come solo un bambino sa essere – bisogna stare insieme!».
Leonardo Padura Fuentes e l’ingresso di un uomo nei 60 anni nel romanzo La trasparenza del tempo (dalla Redazione)
Non si entra mai due volte nello stesso mare. L’acqua che bagna l’isola di Cuba è chiara e placida. Soprattutto, non è mai la stessa. Nell’isola dove il tempo sembra sospeso, Leonardo Padura ne ha colto il senso più intimo e segreto. «L’uomo non è un oggetto della storia, ma il soggetto attivo – racconta durante la chiacchierata con l’amico di lunga data Bruno Arpaia – Il tempo ci cambia, ci lascia dei segni. Non solo il tempo della nostra vita, ma il tempo della nostra terra, del nostro popolo».
Nel romanzo La trasparenza del tempo (Giunti Editore), l’indagine di Mario Conde, l’eroe dei numerosi noir di Padura, non è solo un percorso tra i barrios più nascosti di L’Avana, tra le zone povere e malfamate e i quartieri ricchi «dove si incontrano solo donne bionde e bellissime». È soprattutto un viaggio all’interno del luogo più oscuro e pericoloso di tutti: se stessi.
«A differenza dei precedenti romanzi – sottolinea Bruno Arpaia – in questo Padura allarga il tempo dell’indagine e del personaggio per affondare la storia nell’immense profondità del tempo». Seguendo il viaggio di una statuetta rubata, si corre a ritroso nella storia, attraverso i passaggi che hanno segnato l’isola di Cuba e le sorti di un intero popolo. Quanto siamo davvero autonomi? Sembra chiederci Padura. Dove inizia la nostra libertà e dove finisce l’influenza del passato? Nel romanzo, l’acqua è simbolo di questa continua trasformazione.
Come il protagonista dei suoi romanzi, anche Leonardo Padura ha superato la soglia dei sessanta, un momento della vita in cui ci si sente ancora forti per tutto, ma in cui il tempo inizia a far sentire la sua presenza.
«Attraverso i meandri della storia, infatti, Conde diventa più nostalgico e i toni si fanno più crepuscolari – confessa Padura – Conde mi sta creando un problema per il futuro. Ha un carattere sensibile e melanconico e soffre l’ingresso nei sessanta». Nel racconto di Padura, i confini tra la storia di Conde e la sua si fondono. «Si perdono amici. Si perdono riferimenti. Il mondo cambia», ammette Padura. Anche se il più grande scrittore cubano – come lo ha definito Arpaia – ha già nel cassetto il suo prossimo romanzo. Il tempo scorre e ci cambia ma Leonardo Padura, almeno, sembra rimanere lo stesso.
Becoming Human è il tema dell’edizione 2019, declinato nell’immagine di Barbara Baldi (dalla Redazione)
Sullo sfondo il Teatro del Giglio di Lucca, in primo piano un bacio tra umano e androide. Il manifesto di Barbara Baldi, che rappresenterà l’immagine ufficiale di Lucca Comics & Games 2019, è stato svelato questa mattina, venerdì 10 maggio, al Salone del Libro.
Nell’occasione, Emanuele Vietina, direttore della kermesse, ha rivelato alcune anticipazioni dell’edizione che si svolgerà dal 30 ottobre al 3 novembre prossimi. Dopo il successo della trasposizione teatrale di Kobane Calling di Zerocalcare, presentato nel 2018 e ora pronto a partire in tour per tutta la Penisola, Lucca Comics torna sul palco con una nuova produzione: Cinzia, tratto dalla graphic novel di Leo Ortolani, sul tema della transessualità.
L’editore Sergio Fanucci ha poi annunciato che porterà a Lucca, insieme a Daniel Abraham e Ty Franck meglio noti come James S.A.Corey, The Expanse, saga letteraria fantascientifica, tramutata in serie tv da Netflix. Il gigante dell’animazione Armand Baltazar, senior designer per Dreamworks, Walt Disney e Pixar, intervenuto virtualmente attraverso un video messaggio, sarà protagonista di una personale, realizzata in collaborazione con l’Editrice Il Castoro, che partirà dal suo capolavoro Timeless, in grado di stregare un certo Ridley Scott.
Per iniziare a offrire un assaggio dell’atmosfera che caratterizzerà le giornate lucchesi, nella Sala Bronzo del Lingotto, spiccavano tra il pubblico Thor, IronMan e una piccola rappresentanza della comunità Steampunk.
Ulteriori news e gli aggiornamenti in divenire si trovano sul sito di Lucca Comics & Games.
Un esercito di giovani all’Arena del Boostock Village per salvare il Pianeta (dalla Redazione)
Due opere di scrittori, appassionati di scienza, uniti dall’amore per il Pianeta. Uffa, che caldo! (Mondadori Electa) di Luca Mercalli e I fili invisibili della natura (Lapis) di Gianumberto Accinelli parlano di modi, apparentemente diversi, simili nelle strategie, per capire come aiutare la Terra.
«Ma come che caldo? Vedo la neve sulle montagne e siamo in pieno maggio. Ma cos’è questa storia? Io non sento questo caldo!» chiede Eros Miari, curatore del Bookstock Village, a Mercalli. «Lo sentirai a luglio! Te ne accorgerai ben presto – risponde il celebre climatologo -. Ciò che conta quando parliamo di clima non è il tempo. Ciò che conta, per il clima, è il lungo periodo. Quando parliamo di clima parliamo di clima di tutto il Pianeta. E il Pianeta, ora, ha la febbre».
Molto spesso temiamo certe idee e avversiamo i dati perché ci obbligano a nuovi impegni, nuove sfide. La controversia sulla lotta al cambiamento climatico ne è la prova. «Studenti di Alaska e Siberia devono affrontare diversi problemi perché lì c’è il permafrost, che è fragile e rende la terra su cui camminano instabile. Ma siccome sono paesi piccoli, dove non hanno sede redazioni di testate ritenute importanti, non ne sappiamo nulla» dice Mercalli all’esercito di giovani accorso all’incontro. «Uffa che caldo! è soprattutto ciò che vorrei voi evitaste di dire quando avrete la mia età. Un po’ di caldo è piacevole, troppo no. Dal caldo dipende anche la produzione di cibo. Ma l’eccesso di caldo compromette l’agricoltura e il livello degli oceani». È un’opera che parla anche di cicloni tropicali, siccità, di ondate di caldo, delle alluvioni e dell’arrivo di insetti dannosi. «Giaunmberto, ne conosci qualcuno?» chiede, sorridendo, Miari. «Circa il 70% degli animali sono insetti. Vivono dappertutto, alcuni addirittura nei geyser! Si sono adattati a vivere nei luoghi più strani. Pensate, ad esempio alla zanzara tigre, che nasce nel Sudest asiatico. Ma vive benissimo anche da noi. E questo perché abbiamo creato delle piccole oasi tropicali nelle nostre case, dove loro si trovano a loro agio. E poi si spostano e fanno danni: possono veicolare malattie pericolose».
Quale la ricetta per aiutare un mondo in questo pericoloso processo di metamorfosi? Noi potremmo essere parte di quel milione di specie animali che nel prossimo secolo rischia l’estinzione. «Il Pianeta – afferma Mercalli – se ne frega di noi: ha già estinto i ben più attrezzati dinosauri. Invece la zanzara tigre resisterà. Noi no: siamo troppo delicati. Noi abbiamo bisogno di un clima stabile. Salviamo la Natura per salvare noi stessi, che siamo un pezzo di Natura. E per difendere la Natura dobbiamo diffondere la cultura, che vive grazie a dati scientifici e conoscenza. Senza cultura non possiamo salvare il Pianeta».
Luca Briasco racconta la vita dell’iniziatore della Beat Generation (dalla Redazione)
«Un autore che è sempre stato giovane, non è mai maturato in realtà, ma mai nessuno ha raccontato come lui gli andirivieni della giovinezza». Lo scrittore studioso americanista Luca Briasco porta al Salone Internazionale del Libro di Torino un omaggio a Jack Kerouac, lo scrittore, poeta e pittore statunitense della Beat Generation, nel cinquantesimo anniversario della sua morte. Lo omaggia prima di tutto come uomo, raccontando la sua vita. Una madre cattolica fin troppo presente nella sua esistenza, i problemi di alcol, il fratello morto di febbre reumatica e celebrato nelle sue opere. «Kerouac è la pecora nera della famiglia, che però, in un modo o nell’altro, torna sempre a casa» racconta Briasco.
Jack Kerouac, l’uomo ma anche lo scrittore complicato: padre della Beat Generation, che si sviluppò nel secondo dopoguerra negli Stati Uniti e che, contro le norme imposte, si proponeva di essere innovativo nello stile. Un movimento che nacque dal desiderio di liberazione dalle regole esistenti e realizzazioni alternative del proprio Io. Una corrente letteraria che però Briasco fatica a definire: «Non erano né solo sperimentatori, né decadentisti. Erano entrambe queste cose. La Beat Generation era l’incarnazione della confluenza tra l’identità americana e la ribellione, la ricerca di nuovi spazi». E proprio perché difficile da definire, questa corrente letteraria ha trovato poco spazio all’interno della letteratura americana, che tende ad esaltare maggiormente altri scrittori di quell’epoca, tra cui in particolare Salinger.
Kerouac però ha rappresentato la ribellione di un’intera generazione nei suoi scritti, che hanno seguito l’andamento altalenante della sua vita. «La produzione di Kerouac conosce un periodo d’oro che va dal 1951 al 1961, in cui scrive la prima versione di On the road, poi I sotterranei e Doctor Sax». Dopo il ’61 l’estro di Kerouac si esaurisce. La sua narrazione romanzesca non è più lineare. «La vena artistica di Kerouac comincia a vacillare quando lui diventa ciò che non avrebbe mai voluto divenire e cioè un personaggio celebre» spiega Briasco. Il Kerouac degli ultimi anni è triste, «le sue opere sono sfocate e non finite».
Una vita e una scrittura che sono rimaste come incompiute, in divenire. E allora sì, «è per questo che nessuno più di Kerouac poteva e può rappresentare il mondo dei giovani» osserva Briasco.
«I libri permettono di viaggiare. Ma hanno un costo: in certi Paesi 20 euro, in altri la vita o la serenità» (dalla Redazione)
«Scrivo per un senso di dignità e libertà. Molti dicono che già tutto è stato scritto, io penso che ancora tante persone abbiano il diritto di farlo.» In questa risposta data alla giornalista del Corriere della Sera Alessandra Coppola, lo scrittore e giornalista algerino Kamel Daoud, racchiude il senso di tutti i suoi scritti.
L’autore con il suo romanzo Zabor, o i Salmi (La nave di Teseo) ha vinto lo scorso anno il Prix Méditerrané, ed è una delle firme più prestigiose del panorama algerino. Da circa vent’anni tiene sul suo giornale, Le Quotidien d’Oran, la rubrica ‘Raïna raïkoum’, che significa “la mia opinione, la vostra opinione.”, ed è stato anche molto criticato dal mondo islamico a causa del suo allontanamento dal radicalismo religioso.
L’autore per un periodo della sua vita è stato un islamico praticante, ma poi ha conquistato la libertà dal radicalismo islamico e, come il personaggio del suo libro, ha iniziato a leggere e scrivere per lottare contro chi crede di possedere la verità.
La storia di Zabor rappresenta, in parte, la sua esperienza personale, anche se l’autore sottolinea che non si sente un martire della scrittura, ma che semplicemente «i libri permettono ai lettori di viaggiare, come anche agli scrittori. In certi Paesi i libri costano una certa cifra, in altri la vita, la serenità, la libertà, un libro non è mai gratuito. La situazione – conclude – è difficile da noi, ma lo diventerà forse anche nei vostri Paesi. Un libro costa più di 20 euro.»
La libertà di espressione è spesso collegata alla libertà sessuale: “La scrittura è un tatuaggio e dietro il tatuaggio c’è un corpo da liberare”, scrive Kamel. «Ho vissuto in una società in cui la scoperta dell’erotismo e della sessualità ha sempre rappresentato un problema, soprattutto per una donna – spiega – . Leggere, scrivere e viaggiare hanno rappresentato per me la scoperta della liberazione sessuale.»
Al Salone Internazionale del Libro si dialoga sul concetto di libertà proprio in un momento storico in cui il Paese dell’autore è attraversato da una grande rivoluzione, in cui si festeggia la fine di una guerra civile e la liberazione. Lo stesso scrittore, che aveva descritto l’Algeria come un Paese senza sogni e gli islamisti come ladri di rivoluzione, non credeva forse alla forte voglia di riscatto degli algerini, che invece oggi sta prendendo il
sopravvento. Un cambiamento portato soprattutto dai più giovani, che hanno iniziato ad esprimere le proprie opinioni anche attraverso i social network; molti di loro sono stati incarcerati per averlo fatto. «Internet è un mezzo importantissimo di condivisione delle idee. Ai miei tempi io non avevo questa possibilità. Il 3G ha un valore fondamentale nella nostra società per crearsi un’autocoscienza. Utilizziamolo per inseguire la libertà.»
Il premio Alessandro Leogrande svela la duplice natura di ogni inchiesta ed esorta ad agire “L’inchiesta serve a capire, a studiare, ma soprattutto a cambiare”. (dalla Redazione)
Goffredo Fofi è commosso quando ricorda il suo Alessandro. Lo conobbe a metà degli anni novanta, quando Alessandro Leogrande aveva appena diciotto anni ma già lasciava intravedere gran parte della curiosità, del talento e del coraggio che avrebbero ispirato la sua carriera.
Quello che aveva di speciale era proprio questo. «Noi italiani troviamo davvero difficile passare dal pensiero all’azione», racconta Nicola Lagioia, che aveva conosciuto Leogrande nel 2000. «Alessandro studiava molto, ma soprattutto passava alla pratica. Questo era il fine del suo lavoro, voleva cambiare le cose. Il suo medoto, oggi, ci sarebbe di grande aiuto». A sentire chi lo ha conosciuto, chi ci ha lavorato a fianco, sembra che la caratteristica più sorprendente di Alessandro Leogrande fosse proprio il temperamento. Più del talento letterario, della predisposizione naturale all’indagine sociologica. «Siamo una società dove dilaga l’es, gli istinti viscerali, il narcisismo», continua Lagioia, «Alessandro aveva il senso della misura morale. Ogni tanto, su molte questioni, mi domando cosa ne penserebbe. Il suo metodo era una vera e propria guida».
Il premio Alessandro Leogrande al miglior progetto di reportage letterario dell’anno è rivolto a tutti, non solo a giornalisti, e ha proprio questa missione. «Non deve essere un punto di arrivo, ma di partenza», prosegue Lagioia. «Dobbiamo dare un valore alle piccole comunità. È
assurdo pensare che non si possa cambiare il presente. Si può fare molto, ma a volte manca il metodo». Metodo che aveva Alessandro. «Aveva l’approccio dei migliori meridionalisti», confessa Fofi. «L’inchiesta dovrebbe servire prima di tutto all’intervistato. Deve prendere
coscienza della sua situazione. E’ il primo passo per passare all’azione, per cambiare la propria situazione».
Sotto il marchio della Regione Puglia, iniziatrice assieme al Salone Internazionale del Libro di Torino del premio, ci sono due parole. Radici e ali.
«Le radici per capire chi siamo e le ali per cambiare. Questa è una inchiesta. Questo è essere intellettuali» conclude Fofi. Come in quell’antico proverbio arabo: beato il padre che è in grado di offrire ai propri figli ali e radici.
L’appello del fondatore di Libera a riformare le coscienze e uscire dal silenzio (dalla Redazione)
Razzista è un termine scomodo oggi. Gad Lerner accompagna la presentazione del nuovo libro di don Luigi Ciotti, Lettera a un razzista del terzo millennio (Gruppo Abele) e comincia la riflessione a partire da questa “parolaccia”, come la definisce lui, del titolo. «Di questi tempi pare sia proibito dare del razzista a qualcuno», afferma. E proprio a un razzista, dandogli del tu, si rivolge il fondatore di Libera, esaminando il suo pensiero, ragionando con lui in forma semplice e discorsiva.
La lettera di don Ciotti diventa uno strumento prezioso – e forse necessario – per indagare l’emorragia di umanità e di memoria dilagante dei nostri giorni e tocca le corde stridenti di un problema con cui ci confrontiamo ogni giorno. L’urlo di Don Ciotti è un’esortazione a uscire dall’inerzia del silenzio, a interessarsi, a riflettere, a smuovere le coscienze verso l’impellente bisogno di umanità e a non rimanere immuni all’appello alla sensibilità.
«Vorrei che tutti alzassero la voce: la violenza dei fatti è frutto della violenza delle parole» e ancora, riflettendo proprio sulle parole, veicolo fragile e potente della comunicazione di tutti i giorni, don Ciotti si scaglia contro un termine pericoloso per la nostra società: la neutralità. Come diceva un suo amico e collega, vittima della mafia, don Pino Puglisi, «Non mi interessa sapere chi sia Dio. Mi interessa sapere da che parte sta». Prendere una posizione, dunque, e agire, nel rispetto dell’altro, nella compassione e nella solidarietà per allontanare il calice di solipsismo che può degenerare in un mutismo «disumano», e in casi estremi e peggiori, in razzismo.
Storie d’Italia di chi ha subito un’ingiustizia, di chi ha vissuto il terremoto o è vittima di mafia, raccolte in negli audiodocumentari in collaborazione con Radio3 (dalla Redazione)
Il 24 agosto del 2016 c’è stata la prima scossa di terremoto, era estate ed erano le 3:36, nelle Marche in quel momento tutto si è fermato. Il terremoto di magnitudo 6.0 con epicentro tra il comune di Accumuli e Arquata del Tronto (AP) ha rappresentato solo l’inizio della scia sismica che si è ripetuta a ottobre 2016 tra il confine umbro-marchigiano. A gennaio 2017 una nuova sequenza di scosse. In tutto 41.000 sfollati, 388 feriti e 303 morti, dei quali tre morirono per infarto a causa dello spavento. Questa è solo una delle storie di solitudine, abbandono e paura che hanno raccontato cinque autori, ovvero Silvia Ballestra, Mauro Covacich, Antonella Lattanzi, Matteo Nucci, Evelina Santangelo, Marino Sinibaldi, trasformandole in audiodocumentari, con la collaborazione di Tre Soldi-Radio3.
Il titolo dell’incontro del Salone Internazionale del Libro è il nostro scontento, e la storia del terremoto è stata scritta da Silvia Ballestra che legge stralci del terremoto che ha colpito le Marche tre anni fa. «La ricostruzione non è mai iniziata. Sollevando il pavimento trovavi paglia, chi era lì doveva rimpacchettare tutto e ritrasferirsi a causa dell’emergenza, che era diventata emergenza un seconda volta. Le case fatte di paglia con una casa che non è una vera casa, e il lupo che non è manco più il terremoto».
Storie di ingiustizia di chi ha perso una casa e ancora non ne ha una nuova, oppure storie di mafia, come racconta Antonella Lattanzi nel suo racconto il processo: in un quartiere di Bari un uomo venne ucciso per sbaglio dalla mafia. «Mi piaceva la matematica, volevo insegnare. Mia sorella – legge la Lattanzi – diceva che essere piccoli era la cosa migliore che ti potesse capitare. Eravamo noi quattro e stavamo bene. Un giorno mio padre andrò a prendere i cornetti. Ci chiamarono: papà, l’avevo sparato! Papà non c’è più. Capimmo molto presto e in poco tempo cos’era la morte. Papà non c’era più.» Il fondo dello Stato per le vittime di mafia non arrivò mai, la protagonista della storia e figlia della vittima dovette iniziare a fare il muratore per guadagnare soldi. «Mi ricordo – continua – quando da piccola volevo insegnare, così che prima imparavo e poi tutta la famiglia la portavo fuori a mangiare».
I Simpson compiono trent’anni. Tre scrittori riflettono sull’impatto della serie sulle loro vite (dalla Redazione)
Tutte le famiglie felici si somigliano, ma ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Ed è gialla. «Il confine fra tragedia e commedia è sottile – dice Chiara Valerio- L’unica differenza è il ritmo. E il tempo». Nei Simpson, il prodotto culturale più visto in America negli ultimi trent’anni, come li ha definiti Gary Shteyngart, il tempo è cristallizzato. Springfield è sempre identica: le strade, le case, la chiesa, la scuola, tutto nel minuzioso diorama di archetipi creato da Matt Groening, rimane uguale a se stesso. «Lisa ha otto anni nel 1996 e sempre otto nel 2016 – dice Francesco Pacifico- Questo è confortate».
«Se nulla cambia, nulla invecchia. E nulla muore. I Simpson hanno sconfitto la morte»,afferma Chiara Valerio. La matematica e scrittrice tiene molto al tempo, e ai segni che lascia sul corpo degli uomini. La clip dei Simpson che ha scelto è quella in cui un sicuro Mr. Burns scopre di avere tutte le malattie del mondo, ma nello stesso tempo che nessuna di queste lo porterà alla morte. «Noi italiani pensiamo che gli intellettuali debbano solo mostrare la tragicità dell’esistenza, non la sua ironia. Guardavo i Simpson al ritorno da scuola– racconta – e in seguito mi veniva da interpretare tutto sotto la loro prospettiva, da Tolstoj fino alla caverna di Platone. Marge, infatti, ha vissuto nella rigida e fumosa morale delle sorelle gemelle. Poi ha conosciuto Homer e le sue certezze sono crollate. Homer contraddice tutto, ma è il gioco della vita. L’educazione deve essere contraddetta con una relazione».
I Simpson hanno segnato un’era, una generazione, creato personaggi universalmente riconosciuti. «Indizi di quella ironia, di quella controcultura, erano già presenti in alcuni schizzi di Groening degli anni ’80.La critica al consumismo, al conformismo e alla cultura reaganiana è infatti il pilastro delle prime stagioni dei Simpson- dice Pacifico – La violenza non fa eccezione. Lo strangolamento di Bart da parte di Homer è un rito che va avanti, puntata dopo puntata». Shteyngart conclude il discorso: «Ci sono tre fasi nello strangolamento: il misfatto e la punizione, poi la famiglia che si riconcilia. La ripetizione è la chiave interpretativa del reale».
Buon trentesimo compleanno, famiglia Simpson.
La strategia dei leader? Infantilizzare il linguaggio politico per farci credere qualsiasi cosa (dalla Redazione)
«Il tuo – dice Roberto Saviano all’autrice di Come sfasciare un paese in sette mosse (Bollati Boringhieri) – è uno sguardo profetico sul mondo talmente prossimo che, guardandoci dentro, trovi ciò che sta per accadere. Le dinamiche della comunicazione politica populista sono qui raccontate con una capacità così profonda da evitare di cadere nello sconforto e iniziare a chiedersi “ma questo è il mio paese? Ci siamo ridotti così?”».
Come sfasciare un paese in sette mosse è un laboratorio di idee e prospettive utili a capire come attrezzarsi per evitare il disfacimento di questo mondo. Evocativa, la metafora degli scacchi che si legge tra le sue pagine. Parlare con un populista è come giocare con un piccione: evacuerà sul tavolo da gioco e ribalterà tutte le pedine, senza porsi troppe preoccupazioni.
«Questo libro – suggerisce Ece Temelkuran – ci invita ad una conversazione che richiama quella tradizionale e tipica dell’agorà. Il problema è che tutte le agorà si stanno ora trasformando in arene. E questo perché l’insanità politica ha raggiunto anche tutto il tessuto sociale». Nonostante il contenuto serio della conversazione, non manca qualche battuta ironica tra i due letterati. «Sarebbe pazzesco se dopo tutto quello che ho fatto venissi uccisa dalla mafia italiana per causa tua! Ma noi non possiamo arrenderci. Dobbiamo rimanere allegri e fedeli difensori della dignità, delle idee e del pensiero».
I parametri che, attualmente, ti definiscono parte del popolo reale cambiano costantemente. Ma, alla fine, tutto si risolve nell’obbedienza totale allo status quo. «Se non si obbedisce ai leader – continua Temelkuran – non sei parte del popolo. Esistono momenti nella storia in cui la banalità può creare uno specifico genere di male. E i leader populisti di destra stanno portando proprio a questo. È il male della banalità che sta prendendo il sopravvento. E, paradossalmente, la banalità diventa l’unica cosa per cui divieni parte del popolo reale».
L’incontro di idea e parola, tra Saviano e l’autrice turca, fa riflettere su una umanità che sta attraversando una vera e propria crisi. Ben presto, consigliano all’unisono, bisognerà trovare una nuova moralità per cercare di ridefinirci in nome della libertà di espressione. Molto spesso ciò che è educazione, compromesso, tutto ciò che è analitico, come il libro, proprio perché per natura non immediato, viene valutato non rilevante. Da qui l’infantilizzazione del popolo, per cui la politica tratta l’elettore come un bambino che deve essere “persuaso a”. Ma questa semplificazione totale, operata in ambito sociale, veicola l’uccisione della dignità e della consapevolezza.
«Io non credo in Dio – confida la Temelkuran – ma credo negli esseri umani. È il mio dovere avere questa fiducia nell’umanità. Dobbiamo rimanere allegri. Tutti questi elementi devono essere alla base dei nostri valori. Spesso ci sentiamo distaccati dalle persone: in realtà non riusciamo a capire perché soffrono, ma è a causa di una dignità spezzata. E il populismo oggi porta a questo, dicendo al popolo che il suo orgoglio è stato spezzato. Non parla, però, di dignità. E orgoglio e dignità sono due cose ben diverse. Noi dobbiamo prenderci la responsabilità di parlare di dignità».
Conversazione con Matthew Salinger a cento anni dalla nascita del padre (dalla Redazione)
A volte nella vita dobbiamo uccidere i nostri padri. Per crescere, per diventare adulti. Edipo ne sa qualcosa. È un processo doloroso e complesso. Se poi tuo padre è uno dei più grandi scrittori della letteratura americana, può essere ancora più doloroso e complesso.
Non è stato così per Matthew Robert Salinger, figlio di J.D. Salinger. «Mio padre era una persona riservata. Eravamo una famiglia diversa dalle altre, ma per me era solo un padre», racconta Matt, che nella vita non ha scritto, ma recitato e prodotto film. «Voleva che trovassi una mia voce, lamia voce». C’è un momento, durante la chiacchierata con Loredana Lipperini, in cui Matthew si ferma e osserva un punto in fondo alla sala. «Mi è sempre stato vicino. Era una persona sensibile, sapeva capire al volo quando avevo bisogno di lui, o quando preferivo stare da solo. Si interessava ai miei amici, voleva capire cosa facevamo. Ma soprattutto perché. Ci sono persone che si lamentano di essere figli d’arte. Per me, è stato semplicemente un onore».
La via che Salinger si augurava per il figlio non è quella che si possa immaginare. «Non gli interessava che fossi intelligente. Non gli bastava. Anche quando parlavamo di libri, e lo facevamo spesso, non erano discussioni accademiche, intellettuali. Aveva un rapporto con la lettura avventuroso. Ogni storia era un gioco, un viaggio». Cosa c’era alla fine del viaggio? «La saggezza – continua Matthew Salinger –, era quella che mio padre voleva che trovassi».
Se c’è qualcosa che il padre ha trasmesso al figlio, è senz’altro la riservatezza. Dopo un racconto uscito nel 1965 sul New Yorker, Salinger smise di pubblicare, ma non di scrivere. Matthew ha trovato e custodito gran parte di quel materiale, ma la raccolta uscirà nel prossimo decennio. «Non posso, e non voglio, rivelare nulla. Mio padre ha smesso di pubblicare per la confusione che generava. La fama, gli editori. Tutto quel rumore lo distraeva. Si svegliava alle tre o alle quattro del mattino e scriveva per cinque ore, poi tornava a dormire. Si svegliava, leggeva, poi scriveva di nuovo».
Anche se J.D. Salinger avesse davvero scoperto quel posto dove vanno le anatre d’inverno, noi, molto probabilmente, non lo sapremo mai.
Le traduzioni, il Maine e i pagliacci. Luca Briasco racconta cosa significa tradurre Stephen King (dalla Redazione)
La parola tradurre deriva dal latino traducere e significa trasportare.
Dove ci portano le traduzioni? «Non solo da una lingua a una altra, ma in altri universi», dice Luca Briasco, traduttore di molti, ma soprattutto di Stephen King, il re dell’orrore. «King non è però solo horror – è sicuro Briasco – è un autore a tutto tondo, profondo. Molti dicono che il grande capolavoro della letteratura americana sia Moby Dick, ed hanno ragione, ma It non va così lontano». Chiamatemi il pagliaccio.
Tradurre, però, è anche un compito delicato e, a dispetto di quanto si possa pensare, molto personale. «La trasposizione di significato perfettamente aderente è impossibile. Ogni traduttore ha le sue caratteristiche. Per quello non si dovrebbero tradurre gli scrittori che si amano, si correrebbe il rischio di non essere mai soddisfatti, rendendo impossibile la traduzione». Più che trasporto, sembra una mediazione. Un lavoro minuzioso e artigianale dove occorre metodo. «Il metodo manca anche a molti scrittori italiani. Nella struttura, soprattutto. Leggendo come editor romanzi nostrani, appaiono spesso personaggi dal nulla. In King, invece, c’è un lavoro molto dettagliato sulla trama e sulla caratterizzazione dei personaggi meno rilevanti. Ogni personaggio ha la sua lingua, il suo modo di parlare». E in tutto ciò, come si comporta il traduttore? «Questa è la vera natura del mestiere. Il traduttore non crea ex nihil, ma permette di esistere», conclude Briasco
Do you want a balloon?
Aboubakar Soumahoro presenta la sua Umanità in rivolta
Umanità in rivolta (Feltrinelli) è la lotta per i diritti e il rispetto della persona umana. Un’opera scritta dalla penna di Aboubakar Soumahoro, responsabile sindacale dell’USB – Unione Sindacale di Base -, nato in Costa d’Avorio ma in Italia da vent’anni. Autobiografia politica, quella raccontata nel libro, che vuole raccogliere un momento di riflessione e condivisione, per capire chi mette in piedi l’attuale struttura disumanizzante. Quella struttura per cui gli uomini e donne che la subiscono sono ritenuti soggetti diversi e così messi all’angolo. «Scrivo della mia vita – confida Soumahoro alla folla di uditori accorsa in Sala Oro – per raccontare ciò che ho incontrato nel mio percorso, sperando che possa essere utile per comprendere. E questo perché per reclamare un diritto bisogna conoscerlo». Scrive questa storia, esito di un pensiero collettivo, anche per evocare il senso di impotenza e solitudine che si prova quando ci si trova senza guida, nel delicato processo di inserimento nel mondo del lavoro.
«La disumanizzazione – continua Soumahoro – si manifesta attraverso fenomeni che possiamo inquadrare nel tema dello sfruttamento, che avviene in un ambito spaziale specifico, quello dell’agricoltura, ma anche temporale, che è il nostro tempo, che fa parte della nostra quotidianità». I
protagonisti di questa narrazione sono uomini che si spaccano la schiena nella filiera agricola, e la arricchiscono, «ricevendo in cambio la miseria». Quella stessa miseria che li abbruttisce e li spoglia di dignità e umanità, che li disumanizza. La loro condizione viene a tal punto banalizzata da essere percepita da noi come “normale”. Soumahaoro non parla di razzismo, concetto statico, bensì di “razzializzazione”. Venuta meno la tesi della esistenza della razza non è infatti caduto il pensiero sul tema della superiorità razziale. «Quella che racconto in questo libro, è la storia di tante persone chiuse in un corridoio stretto, senza dimensione fisica visibile, che cercano di far capire alla società che anche loro sono esseri umani. La “razzializzazione” è quel paradigma economico che continua ad impoverire le popolazioni d’Africa e che sta divorando il cuore dell’Europa».
Il problema dei braccianti ha la stessa dimensione di abbruttimento rispetto a quella di un facchino o di una lavoratrice domestica. «Quante persone fanno un doppio lavoro ma non riescono a premettersi colazione e pranzo? La complessità del lavoratore sta nel considerarlo, prima di tutto, un essere umano che va tutelato. Il lavoro, peraltro, non può riassumere l’esistenza della nostra vita. Vogliamo vivere anche di felicità».La lezione di Soumahoro sembra dirci che la direzione verso cui bisogna andare, affinché il divario ricco/povero non aumenti, implica cambiare l’attuale paradigma economico e il quadro valoriale di riferimento. «Noi viviamo, oltre al tema della povertà materiale, anche in una povertà delle coscienze, che spegne in no i quel luogo dove si sviluppa il cambiamento. Ma solo dove non c’è la povertà di coscienza si può rimettere in discussione il presente».
In chiusura non è mancato il riferimento all’incontro con Mimmo Lucano, più volte protagonista delle pagine del libro di Soumahoto, descritto come «chi cerca di mettere al centro delle propria esistenza, la salvezza della vita delle persone, ben conscio che se parlare è piacevole, migrare non lo è».
Un viaggio romanzesco della storia della Russia post-sovietica, attraverso le storie di persone realmente esistite che hanno creduto nella democrazia vedendo il proprio sogno infrangersi (dalla Redazione)
Un grande romanzo russo, visto con gli occhi di chi la Russia l’ha vissuta e vista nella quotidianità della propria vita. Questo si trova tra le pagine del libro Il futuro è storia (Sellerio) di Masha Gessen, una delle giornaliste e scrittrici russe più apprezzate dei nostri tempi. La giornalista ha dialogato al Salone del Libro riguardo del proprio romanzo, che ha vinto National Book Award nel 2017, insieme a Rosalba Catelletti e Adriano Sofri.
«Io non l’avrei saputo scrivere, questo è il sentimento che ho provato dalla pagina 50 a quella 150.» Inizia Sofri, che apprezza la capacità della scrittrice di raccontare uno scenario politico e sociale, e una storia conosciuta da tutti, attraverso storie di cittadini realmente esistiti.
La giornalista del The New Yorker viene definita come una delle migliori osservatrici del mondo contemporaneo russo: nata e cresciuta a Mosca, si è trasferita negli USA all’età di 14 anni, per poi tornare nella sua patria. Era partita per raccontare la storia di una democrazia che stava per nascere e non è mai nata, ha narrato la fine di un’illusione.
I protagonisti sono sette personaggi, filosofi, intellettuali, ma anche gente comune, un gruppo di loro è diventato grande mentre il sogno della democrazia falliva. Gli altri, di una generazione più giovane, hanno vissuto e conosciuto il comunismo sovietico. Micro e macro si incrociano e tessono la trama di un grande romanzo in cui partendo dalle storie personali dei protagonisti, si dà una visione generale della Russia, attraverso l’aiuto di un sociologo, una psicologa e un filosofo.
Si parla di società e psicoanalisi: il regime sovietico ha allontanato sociologi e filosofi dal campo sociale, la filosofia venne limitata, e la sociologia annichilita. «Se questo uomo nuovo doveva nascere – racconta la Gessen – doveva esistere in armonia nella società, in quell’ideologia non c’era spazio per la psicologia. Eppure io credo che senza gli strumenti per conoscere se stessi la società non può progredire.E’ per questo che ho deciso di scrivere questo romanzo. Ho parlato con le persone, la cui vita è cambiata radicalmente dopo l’ascesa di Putin. Abbiamo trascorso – conclude l’autrice – decine e decine di ore insieme, volevo conoscere gli odori, volevo che il libro venisse dall’interno dei loro pensieri, che ricostruissero le sensazioni di allora, la storia della Russia».
L’antropologa forense raccoglie in un libro le vite dei morti senza nome nel Mediterraneo (dalla Redazione)
«Chi siamo noi uomini? Plauto dice “homo hominis lupus”, Cecilio Stazio ribatte: “homo hominis deus”. Dunque, che cosa siamo? Siamo anche i nostri oggetti, siamo una pagella scolastica cucita nella giacca». Con queste parole il teologo Vito Mancuso introduce il libro di Cristina Cattaneo, Naufraghi senza volto. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo (Raffaello Cortina Editore).
L’antropologa forense e medico legale raccoglie l’assist. Gli oggetti, piccoli oggetti quotidiani, così come l’analisi dei cadaveri, talvolta di quel che ne resta, permettono di ricostruire le loro vite. E restituire un nome ai naufraghi, identificare i cadaveri è importante, soprattutto per i vivi, per restituire i corpi ai famigliari. «Poter seppellire i morti è fondamentale, fa parte della nostra cultura, ci serve per elaborare il lutto – sottolinea Cristina –. Quello del Mediterraneo è il disastro umanitario più grande del dopoguerra, eppure nessuno accorreva per restituire un’identità ai morti».
Ci pensa ora Cristina Cattaneo, dando vita a una sorta di Spoon River del Mediterraneo. Un lavoro di ricerca, lungo, complesso e collettivo. «Il disastro del 18 aprile 2015, in cui hanno perso la vita un migliaio di persone, si porta dietro due storie importanti. Oltre a quelle raccontate dai morti e dai loro oggetti, che stiamo ancora cercando di ricostruire, c’è un’altra storia molto bella. La storia di un gruppo di persone, di un pezzo di Italia che ha abbracciato quel disastro, dando prova di una grande altruismo. La Marina Militare, i Vigili del Fuoco, studiosi e ricercatori universitari si sono messi a disposizione per ricostruire quelle storie – spiega Cattaneo –. I Vigili del Fuoco avevano l’ingrato compito di estrarre i cadaveri dal barcone, corpi in decomposizione; ma quando hanno capito che il loro gesto era il primo di un percorso che avrebbe permesso di restituire i morti ai propri cari, si sono dedicati anima e corpo al loro compito».
Scende un religioso silenzio nella Sala Rossa. Lo rompe, quasi sussurrando, Vito Mancuso, che torna alla domanda con cui aveva aperto l’incontro: «Che cosa siamo? Siamo quello che decidiamo di essere. Sulla base di cosa lo decidiamo? Dipende da come guardiamo. E se impariamo a guardare, non possiamo più essere razzisti».
L’amato cantautore Lorenzo Cherubini racconta in modo stravagante le proprie passioni, dalla musica al cinema (dalla Redazione)
Se non sei cresciuto negli anni ’90 non sai cosa sia l’ombelico del mondo, il centro del mondo di cui parlava Jova. Il nuovo millenio, lo stravolgimento dei numeri, il tempo che passa. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è uno dei più amati cantautori italiani, è nato a Roma, ha iniziato come rapper e disc jockey, come si diceva un po’ di tempo fa. Da allora di anni ne sono passati quasi una trentina, eppure la grinta che il cantante trasmette sul palco del Salone, dialogando con Giordano Meacci, sembra essere rimasta la stessa. Talmente tanto che quest’anno Jovanotti si prepara ad un tour unico: il Jova Beach Party, una grande festa che quest’estate vedrà protagoniste le principali spiagge italiane.
«Voglio rimanere attaccato alla vita – spiega Jovanotti – e alla musica, sono come una droga, quella sensazione lì che provi quando scrivi ti dà talmente tanto che la vuoi riprovare, è quasi un orgasmo.» Il cantautore che oggi riempie stadi e palazzetti parla di letture, viaggi, canzoni, mettendoci sempre quella vena alternativa di chi si presenta all’incontro con una camicia hawaiana e un cappello da cowboy. Amante di Conrad e Tarantino, rimane incurante dell’età e degli schemi sociali.
In merito alle proprie passioni parla di musica, ma anche di viaggi, le terre lontane del suo amato spagnolo, e di migrazioni, tema che gli sta particolarmente a cuore. «Non credo nel risentimento come forza positiva – racconta – per raggiungere un risultato. Non credo nel conflitto, non funziona con me. Non mi piace lo scontro, preferisco l’incontro con gli altri. È bello pensare che l’incontro con gli altri mi arricchisca, che gli altri mi arricchiscano, magari di problemi, ma mi arricchiscono.»
In tema di libri, oltre a On the Road di Kerouac, il suo preferito è Cuore di tenebra, tra quelli scritti da autori stranieri è quello che più ha lasciato un segno. Eppure ammette: «Non credo tanto nei consigli letterari – dice – bisogna inciampare nei libri. Un po’ come con le fidanzate.» Quando Meacci gli chiede se ci sia ancora la passione della lettura, se riesca ancora a godersela, Jova risponde assolutamente sì: «Io non seguo le cose morte, ma le cose vive, le immagini dinamiche, come la lettura. C’è un premio quando finisci di leggere un libro, sai una cosa che prima non sapevi, e per me è il massimo.»
Un dialogo intenso da cui emerge un ritratto di un personaggio che ci tiene a rimanere ciò che è sempre stato, Lorenzo Cherubini, al di là di ciò che gli altri si aspetterebbero da lui. «Al mio trentesimo compleanno il 27 settembre di qualche anno fa – conclude –, ci rimasi male perché la stampa mi dipinse come una persona che non ero. Voglio continuare ad essere Jovanotti, a fare le cose serie, ma alla Jovanotti». L’ombelico del mondo ancora balla a ritmo della sua musica.
Le anime di Adelphi e Anagrama a confronto, tra nostalgia e sfide del futuro (dalla Redazione)
«Chi ama i libri e l’editoria non può perdersi questo incontro» ha esordito il direttore del Salone del libro Nicola Lagioia nel presentate l’appuntamento con Roberto Calasso e Jorge Herralde.
Sul palco si sono confrontati due pesi massimi dell’editoria europea, per quanto riguarda forza visionaria, coraggio e amore incondizionato per il libro e per la sua funzione.
Il primo a prendere il microfono è stato Jorge Herralde, fondatore della casa editrice Anagrama che quest’anno spegne cinquanta candeline. Herralde ha riportato agli anni Sessanta, quando nella viscere della Spagna, soffocata dalla cappa del regime franchista, brulicava una movida di
idee e fermenti. Per questa movida Anagrama è stato un faro di libertà e creatività: «Pubblicavamo saggi di autori della sinistra eterodossa – ha commentato Herralde – era il nostro modo per collegarci ai fermenti politici e sociali che scuotevano l’Europa e gli Stati Uniti; per noi in Spagna era tutto più difficile e nello stesso tempo affascinante perché al governo c’era Franco».
Sono anni di incontri e di suggestioni; in questo contesto, avviene quello tra Herralde e Roberto Calasso: «Sono stato subito impressionato dalla profonda cultura di Roberto – ha riconosciuto Jorge Herralde.
Non è mancato lo scambio di complimenti, sinceri, senza alcuna ombra di ruffianeria: «La qualità che apprezzo di più in Jorge è la sua strenua ironia» ha confessato Calasso. Il presidente di Adelphi ha puntualizzato: «Quest’ironia ha permesso a Jorge di attraversare gli alti e bassi della sua casa editrice senza scoraggiarsi, sapendo andare oltre alla critica della saggistica e fare di Anagrama un riferimento per la narrativa di lingua spagnola».
Herralde ha contraccambiato, riconoscendo il punto vincente di Adelphi: «Ci sono autori che nel resto del mondo non vendono un libro, pubblicati da Adelphi, in Italia diventano best seller: uno di questi è stato Georges Simenon con il commissario Maigret. Mi sono sempre chiesto come
Roberto riesca a compiere questo miracolo» ha sottolineato Jorge Herralde.
L’accento, quindi, è stato posto sulla trasformazione del mestiere dell’editore: «Non ci sono più figure come un Giulio Einaudi che seguiva tutte le fasi della produzione del libro, dedicandosi perfino alla copertina, oggi è tutto segmentato» ha affermato Roberto Calasso. Ha, quindi, ammonito: «Attenzione a quello che io definisco il ‘Nightmare team’ formato da colossi come Google, Facebook, Apple e Amazon: sono editori e si muovono come tali. È una realtà con cui dobbiamo fare i conti». Un punto, questo, su cui si è detto d’accordo Herralde che ha ironizzato: «Vedo molto appiattimento nel nostro settore: negli anni settanta ero affascinato dall’atmosfera che si respirava alla Buchmesse di Francoforte tanto che avevo giurato a me stesso di far spargere le mie ceneri nelle acque del Meno. Oggi ho cambiato idea».