Accolgo con piacere questa iniziativa lanciata da Miriam Ravasio.
L’idea è quella di stimolare la scrittura di brevi racconti attraverso la “percezione” di immagini: opere, performance, installazioni, dell’Arte contemporanea, realizzate dal 1950 ad oggi nel contesto internazionale.
Per quanto mi riguarda considero la suddetta iniziativa (“L’arte che si scrive: immagini e racconti”) come una sorta di gioco “visual-narrativo” che potrebbe dare esiti molto interessanti.
Naturalmente il successo dipenderà da voi. Dalla vostra partecipazione.
Cominciamo con la proposta delle immagini di due artisti: Yves Klein e Ashley Bickerton.
Troverete dettagli qui in basso.
Vi invito a scrivere racconti non troppo lunghi (meglio se si manterrano entro la soglia delle 5000 battute).
Miriam Ravasio e Carlo S. si occuperanno della cura dell’aspetto organizzativo del gioco (aspetto regolamentare, ecc.).
Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.
Massimo Maugeri
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Yves Klein, Particolare da Dimanche, le Journal d’un seul jour. 27 novembre 1960.
Un uomo nello spazio, è il titolo della famosa foto che ritrae l’artista mentre salta nel vuoto in una strada di periferia. La foto apparve su un giornale prodotto sempre da Klein, e il cui articolo d’apertura titolava “Il teatro del vuoto”.
Yves Klein (Nizza, 1928 – Parigi, 1962) fu artista neo-dadaista e Nouveaux Réaliste, molto amico di Arman. Lavorò a lungo intorno al concetto di “Vuoto”, inteso in un senso ispirato dalla filosofia Zen, una realtà esistente al di là della sua rappresentazione.
In questo senso vanno lette le sue “pitture monocrome” , principalmente di colore blu, la sua “Sinfonia Monotona” fatta della ripetizione di una sola nota, le sue “performance” di eventi (la più famosa fu la vendita di spazio vuoto in cambio di oro, che poi finì tutto nella Senna). Due anni prima di questa foto aveva realizzato una mostra VUOTA, nella Galleria parigina di Iris Clert.
La fotografia, in questione “Saut dans le vide” (Salto nel vuoto) o anche “volo lunare” aveva anche un forte intento ironico verso la NASA, cercando di mostrare che le spedizioni spaziali erano “hybris” e pura follia.
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Ashley Bickerton, Them, 1998, New York, Ileana Sonnabend. La paura del vuoto si “vince” con l’ossessione dei dettagli. Due tipi deformi e dall’aria demente irridono allo spettatore, mentre sullo sfondo c’è tutto l’apparato di insegne al neon, comune all’Occidente e all’Oriente.
Ashley Bickerton (Barbados, 1959- viv. a Bali), star della scena americana anni ’80 insieme ad altri artisti della corrente “Neo Geo” (Peter Halley, Jeff Koons, ecc). Il gruppo si rifà alla Pop Art ed alle “geometrie minimali, riflesso fedele del paesaggio visivo delle grandi metropoli, interamente determinato da industria, tecnologia e pubblicità” (Sebastiano Grasso sul “Corriere della Sera”).
“Bickerton assembla nelle sue opere collages di foto, acrilico, noci di cocco, ossa, semi… con forti richiami alla terra, all’origine biologica della vita, a tutto ciò che si cela sotto la scorza della nostra esistenza…” (Elena Uderzo).
In qualche modo anche in questa immagine si insinua il tema del vuoto. Il vuoto mentale dei personaggi che indicano l’osservatore, il vuoto di senso suggerito dalle insegne e dai marchi pubblicitari, il vuoto di pensiero che dobbiamo affrontare quotidianamente, in una società dei consumi sempre più priva di valori e di significato. C’è un forte senso di “rimbalzo” in questa immagine, come in uno specchio: sono loro o siamo noi i veri dementi?
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AGGIORNAMENTO DEL 28 LUGLIO 2008
Dopo i numerosi racconti pervenuti (ispirati dalle suddette immagini) e dopo la votazione effettuata dagli stessi partecipanti, si è giunti alla determinazione dei tre finalisti (di seguito in ordine alfabetico): Laura Costantini, Enrico Gregori, Simona Lo Iacono.
Il vincitore è: Enrico Gregori con il racconto L’ILLUSIONE DI ABRAXAS
Di seguito il testo del racconto vincitore e quelli delle altre due finaliste
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L’ILLUSIONE DI ABRAXAS di ENRICO GREGORI
Signore e signori. Ragazzi e militari metà prezzo.
Eccomi qui, su questa pubblica piazza. Tra nani del circo, saltimbanchi, giocolieri e artigiani del monile.
Ma io, il grande Abraxas, mi concedo a voi con la mia nuova illusione. L’incantesimo per i vostri occhi e il vostro cuore…bambino lasciami lavorare…E non vi chiedo danaro e non vi chiedo cibo. Ma cinque minuti del vostro tempo e del vostro silenzio. Perché qualunque rumore e l’incantesimo svanisce…bambino vai a prenderti lo zucchero filato ché questo non è posto per te…cinque minuti per sognare e per stupirvi.
Come si stupirono nel mercato di Zanzibar, nella casbà di Tunisi e nel parco comunale di Novi Ligure. Lì, col cuore in gola, tutti ad ammirare il grande Abraxas che oggi regala a voi la magia, il sogno e la follia…bambino hai finito lo zucchero? E vai alle frittelle, ché qui Abraxas ha da fare…e tornerete nelle vostre case con il grande Abraxas nelle pupille e nella testa. Un sogno che continuerà a farvi visita ogni notte. Perché solo ciò che sembra ma non è sa stupire più di ogni miracolo.E scalò lentamente il palazzo antico in muratura mattonata.
Raggiunta la ringhiera vi salì, allargò le braccia come per spiccare un volo d’angelo.
Io, il grande Abraxas! disse. E si lasciò andare rimanendo sospeso al nulla. Lui, parallelo al suolo, mentre chiunque si portava le mani sulle labbra e sugli occhi.
Ammirate, disse, il grande Abraxas. Cosa mi tiene così levitato? Non è la forza, non è il trucco, non è il padreterno. E’ l’arte del grande Abraxas e il vostro silenzio.Due acrobati volteggiarono tra il pubblico con capriole e salti mortali. Applausi per loro. Uno scroscio frastornante……NO!, provò a supplicare Abraxas….NO!…bambino aiutami tu….NO!
Tra la folla festante e sorridente, piombò giù.
La testa esplosa sul porfido della piazza e un torrente di sangue fin sotto i piedi degli acrobati.
Il suo corpo scavalcato e oltrepassato da una fanfara in ghingheri. Meraviglioso Abraxas, dicevano tutti, stupefacente Abraxas. Dopo l’illusione dell’angelo sospeso anche l’incantesimo della morte.
Frittelle per tutti, grande Abraxas. Quando ti sarai rialzato ti aspettiamo al chiosco.
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LAGGIU’ di SIMONA LO IACONO
Mi dicevi laggiù dove muoiono i dannati, laggiù, amico, mi troverai. Mi dicevi guarda, mi dicevi resta, mi dicevi laggiù, dove vivono i dannati, laggiù, amico, mi troverai.
E sorridevi. Nudo l’inguine, vecchia la barba, perso lo sguardo su un punto inafferrabile che ti ostinavi a indicare.
Chi sono i dannati? Ti chiedevo mentre ti lasciavi prendere dall’infermiere di turno. Lavare. Vestire. Portare in bagno senza resistenza, scivolandomi addosso quella risata vuota – gengive e saliva – che si ostinava a imitare la felicità.
Proprio lì, in manicomio, dove la felicità non esiste.
Ma dicevi esiste, esiste, e te ne venivi con quell’ombrello a scaglie gialle e nere, me lo issavi in groppa roteandolo a tempo, esiste , esiste, e mi prendevi la mano. Continuavi a ridere. A lasciarti afferrare.
A dire laggiù dove muoiono i dannati, laggiù, amico, mi troverai.
Ma il giorno dopo non ti trovai.
Il giorno dopo in manicomio è una finzione, un letto chiuso con un nome che vacilla.
Volto le spalle all’infermiere di turno. Afferro un lembo del tuo lenzuolo. Un resto di te.
Poi ripenso, laggiù dove muoiono i dannati. Laggiù dove vivono i dannati…
Tra le lenzuola. Nel letto.
Abbasso lo sguardo, sollevo le coperte. Ne aspiro l’odore di disinfettante. Di piscio.
Le trovo incise di parole. Di versi. Di inchiostro che balla sotto i miei occhi e si intrama sulla lanugine.
La prima frase che leggo è laggiù, dove muoiono i POETI, laggiù, amico, mi troverai.
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TRE ANNI PER NON CAPIRE di LAURA COSTANTINI
Gianni guardò la foto incorniciata e pensò che Simona era una donna intelligente. Non che questa fosse una scoperta dell’ultima ora. Aldilà delle innegabili doti fisiche, Simona lo aveva conquistato proprio con la sua intelligenza, così poco comune tra le donne.
Sorrise, Gianni, a quel pensiero. Lo avesse detto ad alta voce avrebbe per sempre rovinato la propria reputazione di persona aperta e moderna e avrebbe dovuto spiegare a quale tipo di intelligenza si riferisse.
La foto di Yves Klein (una copia ma ben incorniciata) avrebbe potuto essere d’aiuto. Di solito le donne, anche le più dotate intellettualmente, pretendono conferme dagli uomini. Conferme prima, scelte irrevocabili poi. Pur essendo creature così leggere e fragili, nei rapporti interpersonali hanno bisogno di grossolani pilastri cui agganciare la loro esistenza. Simona no, Simona non era così. Simona era intelligente e quella foto era lì a dimostrarlo.
Gianni la guardò ancora una volta e il sorriso si fece più dolce. Si frequentavano da tre anni con Simona. Tre anni pieni di emozione fisica e mentale. Lei era stata il suo rifugio contro la noia delle apparenze, contro la monotonia del rapporto a due istituzionalizzato. Simona era la fuga, il distacco dalla realtà, il volo oltre le convenzioni.
Il volo, proprio come nella foto.
Non aveva mai chiesto niente, Simona. Si era creata il suo spazio in quella relazione adulterina che si nutriva di magia e leggerezza. Uno spazio piccolo, ma grazioso e comodo, proprio come la mansardina dove si incontravano una volta la settimana: il giovedì.
Un’abitudine, certo. Ma quanto diversa da tutte le abitudini che intessevano la sua vita come maglie di una rete. Di giovedì in giovedì il loro rapporto era cresciuto, si era consolidato.
Gianni non avrebbe mai creduto possibile che quell’appuntamento settimanale potesse diventare il centro stesso della sua esistenza. La meta cui giungere nel trascorrere dei giorni. Il ricordo da portare con sé per rendere più sopportabili tutti i venerdì, i sabati, le domeniche che seguivano inesorabili.
Il tempo, quando era con Simona, assumeva un sapore e una consistenza diversi. Era morbido, dolce, soavemente vischioso come una crema montata col burro.
E poi Simona, per tre anni, non aveva mai chiesto niente. Era stata questa la sua forza, la sua intelligenza, la sua marcia in più. Per Gianni lei era stata sempre e solo un valore aggiunto nella partita doppia della vita. Mai gli aveva creato un problema, mai gli aveva messo il broncio. Mai si era lamentata di essere sempre e solo l’altra, quella che doveva mettersi da parte quando arrivavano le feste comandate, le occasioni ufficiali o semplicemente la febbre del bambino piccolo, l’esame importante della grande o le paturnie di sua moglie.
Poi era arrivata quella foto. Gianni l’aveva trovata lì, sul tavolino della mansardina, incartata come un regalo. Un regalo per lui. Gianni ripensò che Simona era stata intelligente anche in questo: mai preteso regali, mai preteso uno stupido mazzo di rose, un gioiello pacchiano, niente. Il loro reciproco dono era incontrarsi lì, aprire la finestra sui tetti della città e rotolarsi tra le lenzuola fino allo sfinimento.
Un donarsi che alla fine era diventato importante. Tanto importante che Gianni scopriva ora, attraverso quella foto di Yves Klein, ciò che Simona desiderava.
Lei non lo avrebbe mai detto, intelligente ancora e sempre.
Nella foto c’era un uomo che saltava nel vuoto, con un’espressione di grande beatitudine. Esattamente l’espressione che aveva Gianni adesso mentre guardava la città dall’alto del minuscolo balcone. Un salto nel vuoto, una scelta. Voltare le spalle alla noia di una vita di regole e convenzioni e saltare nel caos gioioso di una storia d’amore vera.
Ecco, pensò, l’ho detto: amore. Di questo si tratta.
Gianni sentì la porta aprirsi. I passi leggeri di colei che aveva saputo guidarlo fin lì, in silenzio. Avvertì la presenza di Simona ma non si voltò. Le mani di lei sulla schiena, improvvisamente forti e pesanti.
Nel volo dal balcone della mansarda fino al marciapiede, sei piani più giù, Gianni non ebbe il tempo di capire. D’altronde, non gli erano bastati tre anni.
Questo post era stato annunciato… ed eccolo qui!
L’onore e l’onere del coordinamento tocca a Miriam. Con l’aiuto di Carlo S.
Cosa vi ispirano queste due immagini?
Mi raccomando: scrivete racconti che non superino le 5000 battute (possibilmente).
E pubblicate i suddetti racconti come commenti.
Magari nel campo “nome” potreste scrivere il titolo del racconto e, tra parentesi, il nome dell’autore.
Chi non ha voglia di scrivere racconti può intervenire rilasciando semplici considerazioni.
E ricordatevi… è solo un gioco.
Un modo come un altro per divertirci insieme giocando con immagini e parole.
l’eventuale racconto si deve basare su una sola delle immagini o su entrambe?
l’anonimo qui sopra ero io
🙂
Rompiamo tutti gli indugi. Posto io il primo racconto (lo troverete di seguito a questo post). Certo, le immagini scelte da Miriam io le avevo già, da una buona settimana, e in questi giorni lo avevo già scritto, avvantaggiandomi: ansia da partecipazione, credo. Comunque siate clementi con me, ve ne prego: il mio è un esordio assoluto; non mi ero mai cimentato prima nella narrativa; fino ad oggi mi ero espresso solo con matite, pennelli et similia.
Io ho scelto di ispirarmi a tutte e due le immagini per farne una storia unica. Anzi, da 2 immagini una storia ripartita in 3 brevi sezioni. Magie della matematica.
A me è venuto così, ma voi siete liberi di fare ciò che volete: ispirarvi ad una sola, o ad entrambe (e con questo rispondo pure a Enrico). Ma mi consulterò con Miriam se un autore posa postare anche 2 racconti (uno per immagine).
Restiamo ora in attesa dei vostri racconti, giudizi, e commenti, dapprima anche solo sulle immagini, se vorrete, poi soprattutto sui racconti pervenuti, man mano che li vedremo qui.
Esprimete i vostri giudizi poi, di cui terremo ovviamente conto per proclamare un vincitore alla fine di ogni tornata di immagini (ogni tornata sarà composta, come questa, da 2 immagini).
Riguardo alla suddetta proclamazione io e Miriam non terremo in considerazione solo il puro conto algebrico dei suddetti voti, ma guarderemo anche alle motivazioni, ai contenuti dei giudizi, e da chi provengono (le preferenze di chi partecipa attivamente al gioco, e che naturalmente non si esprimerà su se stesso, questo è ovvio, verranno considerate con particolare riguardo). E questo per il momento è tutto (ci torneremo, eventualmente, se se ne ravviserà il bisogno).
Tocca a voi.
SALTI NEL VUOTO
Di Carlo Sirotti-Speranza
E uno
Quella è l’unica immagine che ho di mio papà. Non so chi l’abbia scattata, un attimo prima che si spiaccicasse sul marciapiede. Uno che girasse per Parigi con la macchina fotografica al collo, in quegli anni, e che guardasse in su in una strada così anonima e così poco frequentata in effetti sarebbe piuttosto strano. E che poi abbia scattato proprio in quell’attimo, in modo da cogliere l’ultimo istante di mio padre, l’ultimo suo anelito di vita nel momento preciso di quel gesto ha quasi dell’incredibile.
Forse è diventato famoso, e ricco, proprio grazie a quella foto.
Io a quell’epoca ero una bambina e di papà ho ricordi sfumati. Allora si era già separato dalla mamma e io vivevo con lei. Che di lui non voleva parlare. Lo vedevo ogni tanto, ma più su qualche giornale che di persona. E così non saprei neanche dire di preciso che persona fosse, che papà fosse, che marito fosse stato; credo che mi comprasse il gelato ogni tanto e forse camminavamo tenendoci per mano. Ma non lo so con certezza. Qualche volta mi avrà portato alle giostre. Forse parlava con me, ma non ricordo proprio quello che mi diceva. Temo che i miei scarni ricordi siano influenzati più da quel poco che ho potuto leggere su di lui che da quanto ho visto, sentito, provato.
E poi c’è quella foto. Sembra più un guitto da avanspettacolo che un suicida. Quello che sembra cercare sembra più l’applauso che la consolazione. Come se ci fosse un pubblico, eppure ci deve essere un pubblico, ma nella foto non c’è, o almeno non si vede.
Forse il suo pubblico era proprio il fotografo; forse lui sapeva che sarebbe stato immortalato nell’attimo della sua morte; forse l’aveva chiamato lui, apposta. Forse solo così tutto si spiega.
O forse no. Nei miei ricordi ci sono anche due cretini che lo indicano, ridono, sghignazzano di fronte a quel volo, e a quel cadavere, ammasso di carne e ossa frantumate sull’asfalto, in un mare di sangue che continua lentamente a defluire.
Due cretini dallo sguardo demente, uno è nudo, l’altro, in pantaloncini colorati, è sotto un ombrello aperto, anche se c’è il sole. Ma c’è il sole? Loro continuano a ridere, e a bere coca-cola. Anche se il cielo è grigio. C’è il sole?
Forse è solo per loro che si è consumato lo spettacolo.
L’ultimo spettacolo.
E anche se io non c’ero, io non ero lì, eppure me li ricordo.
E due
Io e Hermann ci divertivamo a fare i cretini; ma non so chi diavolo ci ha immortalato così in quell’immagine. Ricordo che ci eravamo infilati insieme nella cabina di un peep show dove al di là del vetro una bella fica si muoveva sinuosa mostrandoci tutto il suo bendiddio, due tette da sballo, un culo che levati e una topa rosa e umida che faceva capolino tra due cosce da paginone centrale.
Forse c’era una telecamera, o una macchina fotografica in qualche angolo di qua dal vetro. Chi fosse quello stronzo che ce l’avesse messa non lo so proprio. Forse proprio quella troia. O quel magnaccia del padrone del locale. O qualsiasi altro fottuto cliente di quel dannato peep show.
Ma non capisco perché era rivolta verso di noi, gli spettatori, e non verso quel fiordifica: il filmino sarebbe stato un bel po’ più interessante.
Qualche pittore del cazzo poi da quell’immagine ci ha fatto il quadro.
Mi ricordo bene che Hermann si era messo nudo e che poi si tirò una sega. Io cercavo di attirare l’attenzione di quella puttana, pur sapendo che non ci poteva vedere. Ma forse ci voleva vedere in qualche modo, ed è stata lei a mettere la telecamera. Voleva sapere chi era a godere a guardarla, e a pagarla per tirasi una sega, da solo.
Quella vacca di una stronza troia.
E tre
Un banalissimo fotomontaggio. Allora non era facile farli bene, ma il fotografo svizzero cui mi rivolsi era veramente in gamba.
La foto serviva a pubblicizzare il mio spettacolo ed ebbe un certo successo, la foto. Lo spettacolo no, fu un fiasco colossale, come tutta la mia carriera, o come tutta la mia vita del resto.
Mia moglie, con la quale non parlavo più da anni, proprio in quel periodo ottenne dal tribunale che io non potessi neanche più rivedere mia figlia. Non ho mai saputo cosa le avesse detto. Non mi meraviglierei se mi avesse dato per morto. Del resto ero riuscito a vederla così poche volte anche prima; e non ho mai più neanche pensato valesse la pena di farmi vivo. Per molti anni l’ho cancellata dalla mia esistenza. O forse ho cancellato me dalla sua esistenza. E anche dalla mia. Il mio nome non diceva più nulla a nessuno, neanche a me stesso. In fondo era come se fossi veramente morto.
Ho saputo solo di recente che la sua vita è stata difficile, forse come la mia, forse più della mia. Ne ho trovato tracce in bordelli di diverse città, so che per un certo periodo si esibiva nei peep show. Qualcuno l’ha vista più tardi in centri di disintossicazione, forse è transitata anche in qualche manicomio.
Poi ho saputo che un giorno si è buttata da una finestra, o da un balcone, ma non so ancora oggi neanche dove sia seppellita.
Ora vorrei tanto farlo anch’io, ma non ne ho il coraggio.
Ho sempre avuto il terrore del vuoto.
Brava Miriam, un’idea sicuramente felice, sono sicuro che molti vorranno scommettersi, sarà un successo. Il volo va inteso solo come volo della follia? O potrebbe essere anche un volo poetico?
@Carlo. Ma come fai ad avere due cognomi?
PS. Quello con la barba mi ricorda qualcuno…
Ciao a tutti.
Mi sono appena alzata, qui piove ancora, io sono in tuta, maglioncino e calzini: mi sto quasi disperando….. immersa nell’umidissimo verde lombardo!!!
Carlo vi ha già anticipato un po’ i dettagli:
ci si può ispirare ad una immagine o ad entrambe, o volendo prima ad una e poi all’altra, scrivendo, ovviamente, due racconti.
Si va per suggestioni e anche le regole sono elastiche: tutto dipende dalla partecipazione e dall’empatia.
Faccio colazione, torno dopo.
Un saluto alla Sergio Sozi: ciao cari.
🙂
@ Salvo zappulla:
Il volo? La foto mostra un salto, e il tema fisso dell’artista era il vuoto: ne combinò di tutti i colori, divertendosi (e anche arricchendosi), ma l’arte contemporanea era ai suoi primi passi e conservava, nonostante l’apparente follia, il pensiero. Oggi sostituito dall’idea anzi dalla pensata, che è una sua parente ultima.
Salvo, il volo è sempre in noi, come lo spirito. Si vola nel cielo per andare su e a volo d’uccello, Victor Hugo, immaginava e descriveva Parigi. Torre per torre, chiesa per chiesa e i grandi palazzi borghesi. Capitolo interessantissimo: Parigi a volo d’uccello. Ma si vola anche incautamente e troppo vicini al sole e si cade giù. Si vola per andare in vacanza e c’è chi si prepara “demenzialmente” abbronzato; ma tornerà mai da quella vacanza????
a dopo
Seduta sulla battigia, mi accorsi che anche il cielo mostrava le sue viscere: apparvero in tutta la loro bellezza rotondi e grossi nuvoli neri che portavano brevi e intensi temporali, estate che non si riconosce nei suoi azzurri splendenti, brezza dalle acque di un colore verde scuro, cangiante verso la linea d’orizzonte in un blu intenso.
Nell’aria aleggiavano sensazioni ed atmosfere autunnali, mentre un raggio di sole trapassava ogni strato di nubi per allungarsi obliquamente fino alla terra.
Hai visto come è bello quel paesaggio che divide l’asprezza della roccia grigia dal cielo azzurro intenso! Pensa che bel quadro – mi disse un amico.
– Si, potrebbe venire fuori una bella tela, ma adesso mi è venuta in mente una vacanza a Los Angeles di qualche anno fa e voglio raccontarti che il giorno dell’indipendenza in America è grande festa e per le strade c’erano trampolieri, giocoliere, suonatori di jazz, e tutto il resto a stelle e strisce.
Ma io ero sola sul lungomare a Venice, cinque anni fa. Tu dov’eri?
-Sono rimasto a casa – mentì spudoratamente – ma dimmi ancora di questa esperienza
– Era un mese prima che crollassero le torri gemelle. Era l’estate del 2001.
Sono stata presso un college in una nota università americana per frequentare un corso di disegno.
Il college aveva un parco molto ampio e ben curato per dare la possibilità di leggere, studiare o dilettarsi nel tempo libero, come è noto che ci sia in tutti i college che si rispettino.
Io sostavo spesso su qualche panchina ed un giorno, mentre camminavo fra le aiuole sotto il sole cocente di un luglio americano, mi arrivò un voce all’orecchio che così sussurrò nella mia lingua:
Tu e quelli che si ritrovano qui, provenienti da altri continenti, siete forse lo specchio di una generazione in fuga?
Mi vennero addosso i pensieri come fossero cavallette, ma cercai di vedere gli elementi che accomunavano la sottoscritta, retrograda scribacchina di cultura europea e di sicula educazione, con quel pezzo di pianeta che avevo deciso di visitare e che comunque ci appartiene, pur essendo così lontano.
Mi accorsi che quanto avevo ritenuto emancipato rispetto al nostro vecchio continente era un po’ come l’emancipazione delle scimmie: vidi un’america malata di cose e di protagonismo, la negazione artistica di una ricerca che rappresenta la coscienza e la cultura autentica, la rappresentazione della prigione dell’anima che si crede libera, il costume aberrante di una società fatta di consumi.
Il consumo della persona, infatti, trattata come un oggetto, ha impostato un modus vivendi senza rispetto per gli altri e per sé stessi, propagandosi nelle diramazioni più svariate, dalle professioni all’arte, dalla religione alla cultura.
Così vi sono energie buttate a casaccio che fortuitamente possono regalare qualità ma che nella norma riempiono gli scarichi di rifiuti privandoci di bei ricordi.
E’ la frettolosa scatoletta alimentare usa e getta.
Ma dimmi: una scimmia da che cosa si può emancipare? – chiese ancora la voce con tono divertito.
Forse non è una risposta completa ma a me piace George Mathieu, un pittore francese, soprattutto quando a metà del secolo scorso ha detto:
“ una metafisica della libertà sta per essere sostituita da una metafisica del vuoto, dal rischio del distacco, e infine dalla emersione in cui, in una dualità dinamica e contraddittoria di cosmo e caos, l’essere è solo ciò cui attraverso esiste”.
Le prime gocce di pioggia segnarono i grigi sassi e, come d’incanto, il silenzio s’ appropriò di ogni cosa, divenne il volo dei gabbiani, il movimento di una stuoia di canne che si alza nel vento, le onde del mare contro la battigia, le gambe veloci di un ragazzo, l’incedere degli ambulanti, il colloquio di persone riunite in piccoli gruppi sulla spiaggia.
Quel che rende interessante un’opera è il messaggio che riesce a trasmettere.
In questo senso il Creatore è perfetto non solo in matematica ma in tutte le altre materie.
(epistole del 2006)
ONOREVOLE BOZZO. qualche volta artistico.
(Il seguente brano invita a realizzare un disegno prima mentale poi concreto)
L’idea era diventata talmente frequente che finì per prendere corposità e materia.
Veniva buttata fuori dalla scatola cranica come fosse un bozzo, qualcosa di pesante di cui doversi liberare e, siccome non fu possibile rimuoverla col bisturi in quanto, si sa, le idee sono generalmente ritenute qualcosa di immateriale, rimaneva visibile e sottocutanea.
Dal lobo frontale, infatti, venne fuori una protuberanza che non fu possibile celare neppure con grossi cappelli e copricapo: dalla forma si sarebbe potuto pensare ad una di quelle grosse monete, unità di misura del sistema economico, o ad una pietra liscia e levigata, una grossa pastiglia, una protuberanza penica un po’ buffa.
L’idea si portava con dignità e, nell’attesa che si squarciasse la pelle della fronte e cadesse a terra con tonfo sonoro, si ringraziava se stessi per aver avuto le capacità di staccarla dalla mente che non ama avere certe mentalità.
Così, come se niente fosse, andava in giro con sguardo altero ignorando di averla al centro della fronte, lo specchio aspettava pazientemente di liberarsi di quell’orribile figura e, dopo estenuanti domande e ricerche sul come e perché si era arrivati a tanto, coinvolta la storia e la sociologia, si comprese che bisognava aspettare un improvviso strappo di pelle, maturo e possibilmente indolore.
I fastidi dell’onorevole bozzo erano legati soprattutto al fatto che si era costretti a dormire supini, a far l’amore in un certo modo e per reazione liberatoria a quello stato di cose, nascevano spontaneamente desideri di leggerezza e soavità, di civilizzazione contro ogni brutalità, veri e propri inni alla bontà.
Si comprese che l’antidoto guaritore non poteva essere uguale per tutti, in quanto era molto difficile conoscere l’origine e la materia che aveva generato quella gonfiezza sporgente sulla fronte: per qualcuno era un vero toccasana leggere libri di qualità, per qualcun altro viaggiare e confrontarsi con altri popoli, mentre ad alcune persone bastavano soffici baci proprio lì, sulla protuberanza.
Infatti, riconoscere, non implica soltanto la caduta dell’ego.
Miriam & Carlo S.
Grazie per questa opportunità offerta a tutti Noi!: e visto la prima foto, ho pensato all’ingenuità e al volo pindarico, a bassa quota quasi con i piedi per terra, dell’uomo di quel tempo e tutto il contesto che mi riporta nel passato a un mondo tutto da ricostruire; non solo con le pezze al culo l’uomo, ma,con ben stretta la sua dignità: ma anche con le toppe alle strade, certo, ché
per la ricostruzione si erano già avviati i lavori in quel tempo.La seconda immagine è veramente “strong” e mi provoca disagio: pensare che si era partiti, io solo però, da una sana ingenuità e speranza d’utopia di quel tempo, la prima immagine, alla visione dura della realtà seppur colorata e provocatoria, la seconda immagine, sempre secondo me: carne e sangue la sopravvivenza!
Altro, sono gli ideali e l’ingenuità: e poi ho letto “Salti nel vuoto” di Carlo S.: devo dire la verità, caro Carlo,mi sei piaciuto proprio e il tuo racconto, così, poeticamente e crudelmente surreale: mi ha riproposto le stesse immagini nitide raccontate come storie vissute veramente e che tutti Loro i soggetti ripresi, non sono personaggi solo di fantasia degli artisti ma, potrebbero rappresentare un serio monito rivolto a Noi fruitori non solo beceri consumatori inconsapevoli, e sottintendere anche: che qualcuno continuerà a pagare, sempre e comunque, per tutto questo disagio e illusione di quel tempo, anche con la vita, forse.
Segue%
Segue%
Bravo Carlo Sirotti,
per davvero, sensibilità e profondità derivante non solo,
dalla tua sana frequentazione della lettura di tutti i generi, ma dalla tua predisposizione a restituire con la scrittura tutto quello di cui tu sei stato testimone,anche, attraverso la lettura degli altri autori, se me lo consenti, questo è quello che io ho percepito.
E che bravo e bel scrittore emergente di narrativa, potresti diventare, oltre il breve racconto: magari di gialli o noir a quattro mani con il Gregori, per rimanere in Famiglia; o piuttosto a quattro mani con Pasquale, più introspettivo e cultural-impegnato sempre, come te del resto,
forse.
Senza tralasciare la pubblicazione, ipotesi meno ardua, del Vostro iniziando lavoro di ricerca su l’Arte, immagine e scrittura, Voi
operatori di cultura sempre puntuali et
attenti,cari amici di scrittura: Miriam Ravasio & Carlo Sirotti.
Certo, si fa per dire e,un’occasione ulteriore per me, di dirvi e di rinnovare la mia profonda ammirazione e stima nei Vostri confronti.
Con sincera empatia semper!
Luca
Signore e signori. Ragazzi e militari metà prezzo.
Eccomi qui, su questa pubblica piazza. Tra nani del circo, saltimbanchi, giocolieri e artigiani del monile.
Ma io, il grande Abraxas, mi concedo a voi con la mia nuova illusione. L’incantesimo per i vostri occhi e il vostro cuore…bambino lasciami lavorare…E non vi chiedo danaro e non vi chiedo cibo. Ma cinque minuti del vostro tempo e del vostro silenzio. Perché qualunque rumore e l’incantesimo svanisce…bambino vai a prenderti lo zucchero filato ché questo non è posto per te…cinque minuti per sognare e per stupirvi.
Come si stupirono nel mercato di Zanzibar, nella casbà di Tunisi e nel parco comunale di Novi Ligure. Lì, col cuore in gola, tutti ad ammirare il grande Abraxas che oggi regala a voi la magia, il sogno e la follia…bambino hai finito lo zucchero? E vai alle frittelle, ché qui Abraxas ha da fare…e tornerete nelle vostre case con il grande Abraxas nelle pupille e nella testa. Un sogno che continuerà a farvi visita ogni notte. Perché solo ciò che sembra ma non è sa stupire più di ogni miracolo.
E scalò lentamente il palazzo antico in muratura mattonata.
Raggiunta la ringhiera vi salì, allargò le braccia come per spiccare un volo d’angelo.
Io, il grande Abraxas! disse. E si lasciò andare rimanendo sospeso al nulla. Lui, parallelo al suolo, mentre chiunque si portava le mani sulle labbra e sugli occhi.
Ammirate, disse, il grande Abraxas. Cosa mi tiene così levitato? Non è la forza, non è il trucco, non è il padreterno. E’ l’arte del grande Abraxas e il vostro silenzio.
Due acrobati volteggiarono tra il pubblico con capriole e salti mortali. Applausi per loro. Uno scroscio frastornante……NO!, provò a supplicare Abraxas….NO!…bambino aiutami tu….NO!
Tra la folla festante e sorridente, piombò giù.
La testa esplosa sul porfido della piazza e un torrente di sangue fin sotto i piedi degli acrobati.
Il suo corpo scavalcato e oltrepassato da una fanfara in ghingheri. Meraviglioso Abraxas, dicevano tutti, stupefacente Abraxas. Dopo l’illusione dell’angelo sospeso anche l’incantesimo della morte.
Frittelle per tutti, grande Abraxas. Quando ti sarai rialzato ti aspettiamo al chiosco.
IL VOLO
di Salvo Zappulla
Ci hanno radunati nel cortile del campo di concentramento, massa gelatinosa senza identità. Un ufficiale, impettito nella sua divisa, vomita parole, ordini, insulti. Esseri sottomessi ascoltano in silenzio con il capo piegato, la rassegnazione dei vinti prevale. Qualcuno accenna un gesto d’assenso, forse sperando di compiacere l’aguzzino e di ritardare l’ingresso nel forno crematorio. Le catene ai piedi non concedono scampo.
L’uomo privato della sua anima diventa numero. Io tra questi. I colpi di frusta strappano la pelle secca e il sangue solidifica nelle vene. Mi rimane strozzato in gola l’urlo possente. All’improvviso mi ribello, spezzo il metallo che mi opprime e con un movimento lesto di gomiti mi libro in volo. Mani avverse si tendono ad afferrarmi ma è troppo tardi, ho già raggiunto le nuvole.
E volo, volo, volo.
Volo sulle loro ridicole uniformi, sulle loro teste bionde, sui loro occhi di ghiaccio che non conoscono la pietà; sulle menti addestrate all’odio, sul loro delirio di onnipotenza.
Il vento mi sospinge lontano, via dalle lugubri colonne di fumo nero. Da quassù la terra è un insieme indivisibile, le frontiere invenzioni degli uomini. Mi libero della forza di gravità e fluttuo leggero nell’aria.
E’ bellissimo! Le gambe tese fungono da timone, con le mani taglio a fette il cielo. Sorvolo boschi incantati, ruscelli, mi specchio nei laghi. L’aquila reale mi affianca, scendiamo in picchiata a dissetarci nell’acqua tumultuosa del fiume. Con la gola rinfrancata si leva limpido nel cielo il mio canto di libertà.
L’aquila mi ha abbandonato alla ricerca di una preda per i suoi piccoli, un coniglio o una biscia scorta in lontananza tra i rovi.
Attraverso le grandi distese di sabbia, il deserto del Sahara. Dal sud soffia caldo il Ghibli e mi scompiglia i capelli. L’ebbrezza è indescrivibile!
Accarezzo le onde dell’oceano, inizia la mia danza coi gabbiani: traiettorie impossibili, volteggi, capriole, virtuosismi da acrobata.
Volo! Volo! Volo!
Sono arrivato in America. Ah, l’America! Ho sempre desiderato visitarla. Le praterie immense, un tempo regno incontrastato dei bisonti; le Montagne Rocciose, il Gran Canyon, le cascate del Niagara.
Volo sempre più su. Mi faccio largo tra gli astri, gioco a bocce coi pianeti, girovago nel cosmo. E’ fantastico!
Laggiù quell’uomo si accanisce contro il mio povero corpo riverso sulla neve, colpisce e colpisce ancora.
Non lo sa che sono diventato una stella.
Stavo lavorando e mi hanno suggerito di dare un’occhiata a questo salotto ed al suo tema, poichè mi occupo di arte e brevemente vorrei dire la mia.
Anzi pongo una domanda, ovvero qual’è la peculiarità di queste immagini da un punto di vista prospettico?
Mi spiego meglio nel chiedevi ancora se ritenete queste immagini portratrici di uno studio legato ad un”significato”, oppure se il significato è la stessa demenzialità proposta da quanto è evidente.
Lieto di conoscervi
Andrea Pozzo
@Salvo
Due cognomi? Se per questo c’è chi ne ha anche tre, come la contessa Serbelloni-Mazzanti-Viendalmare. Io mi contento dui due, anche se uno è finto: speranza. Me lo dette proprio Miriam, interpretando a suo modo la S della mia iniziale quando cominciai a frequentare questo blog, quasi un anno fa. Per un pò mi sono firmato anche così nei miei post. Poi in qualche maniera è venuto fuori il mio cognome vero ed ora mi sono firmato col doppio cognome in uno sforzo di riunificare 2 diverse identità (distorte? per dirla alla Massimo).
Un grazie a Luca Gallina per i suoi apprezzamenti, ad Andrea Pozzo per la sua lietezza nel conoscerci (che ricambiamo), ed al quale risponderemo a breve, e poi a chi si è già messo in lizza con i propri racconti: Rossella, Enrico, Salvo (non vi ho ancora letti con attenzione, ma lo farò presto).
Una piccola nota di servizio:
CERCATE DI DARE UN TITOLO AI VOSTRI RACCONTI, magari, come suggerisce Massimo, inseritelo anche insieme alla vostra firma nella casella del “Nome”, quando postate.
E RICORDATE CHE AVETE TUTTA QUESTA SETTIMANA DI TEMPO PER POSTARE I RACCONTI DI QUESTA TORNATA, MASSIMO UNO A TESTA PER OGNI IMMAGINE ISPIRATRICE (e quindi, volendo, anche 2 a testa, purchè ognuno ispirato ad una sola delle 2 proposte).
La scadenza è domenica prossima a mezzanotte. Nella settimana successiva si raccoglieranno giudizi e commenti sui racconti postati, fino alla proclamazione di un vincitore della tornata.
MA POTETE INTERVENIRE FIN D’ORA ANCHE SOLO PER PARLARE DELLE IMMAGINI QUI PROPOSTE, DELL’ARTE CONTEMPORANEA O DELLE VOSTRE PERCEZIONI E SENSAZIONI CHE LE IMMAGINI VI ISPIRANO.
Saluti a tutti
@ tutti:
grazie per l’entusiasmo e la partecipazione. Ho letto i racconti e mi sento stupitissima (sì, uno stupore enfaticamente animato): ma che bravi!
@Enrico: bambino spostati che l’adulto deve fare lo scemo! (sto ancora ridendo); in poche righe c’è la Pop-art, a quel tempo (1960) ancora in divenire, almeno per noi, qui in Europa. Da allora ne abbiamo viste!!! E ne vedremo, vi proporremo dell’altro: seguici con amore, sempre.
@ Salvo: il volo è lì per tutti, è l’ultimo grido di libertà. Hai scelto il vuoto dell’anima, l’assenza del bene e la tua trsfigurazione mi ha colpita moltissimo. tempo fa, tanto tempo fa mi occupai della messa in opera di un teatro della memoria e volendo evitare inutili enfasi, ingombranti retoriche, decisi di ricorrere alle parole vere di chi lì, a Mauthausen c’era stato. nel video, una voce narrante accompagnava le immagini di una scala forte, possente, dura “176 gradini di pietra scolpiti nella roccia” ma sospesi nel vuoto. Quel vuoto dell’anima, lo disegnai così. Colori ad olio, quindi spessi e materici, ma sospesi nel vuoto. Grazie per il tuo racconto
GRAVITA’
di Subhaga Gaetano Failla
No, non è grave. “Fai attenzione, è pericoloso!” esclamavano gli adulti, quando ero bambino. E da adulto, altri adulti con la stessa cantilena: “Fai attenzione, potresti ficcarti in una situazione davvero grave.” Io non li ho mai ascoltati. Senza rischio si muore già in vita, pensavo. No, non è grave. La gravità non esiste. Guardatemi. Mi libro per sempre nell’aria. E non date retta a quella data accanto al mio nome – 1962. La forza di gravità non mi ha mai catturato nel suo ventre di terra.
@ Rossella:
L’ONOREVOLE BOZZO, è un titolo notevole, anzi potrebbe diventare addirittura un progetto. sarà per l’onorevole bozzo che Klein concepì di stampare un intero giornale per inserirvi l’immagine, del pseudo-evento, che lo ritrae mentre, con piglio circense, si proietta nel vuoto? Nel vuoto dell’arte, della sua mente, dell’ambiente asfittico della sua provincia.
L’ONOREVOLE BOZZO che con il tempo o per comodità produttiva diventa lampada, ombrellino, boxer, luci al neon? Rinunciando all’ONOREVOLE per esprimersi solo come BOZZO!
Sei preziosa, continua a seguirci!
🙂
Grazie, Miriam
@ Gaetano:
uno “schizzo” grottesco e forte: grazie. Ma concentrati ancora, ti prego… segui anche i commenti…
Miriam
SALTO NEL VUOTO
di Gianni Parlato.
La sveglia è suonata come la solito alle 6 e 30.Interrompendo un noioso sogno che nemmeno ricordo.
Mi alzo…Gli occhi sono stanchi,le palpebre blande.
Mi accingo alla finestra e guardo fuori.
Come ieri un cileo grigio. Corpose nuvole minacciano ancora pioggia.
Faccio svogliatamente le mie cose:colazione,la doccia, mi vesto.
Mi vesto…
Mi copro di formali panni per farmi riconoscere dagl’altri:camicia,giacca, cravatta…Per somigliare a loro,per essere uno di loro.
Rispetterò i miei soliti impegmi, proprio come vogliono loro.
Sarò puntuale agli appuntamenti; cortese nei contatti;li accoglierò con affabili sorrisi finti.
Esco dalla porta e sono nel giardino della mia rigogliosa villetta.
Improvvisamente,un impeto sembra scalzare inesorabile questa noia.
– ” E perchè?!…”- mi domando- ” e perchè devo fare tutto questo!?…”.
Mi lascio andare,anche perchè ormai è più forte di me; non posso più controllarlo.
D’un tratto sento il corpo diventare leggero, un infantile pulsione allarga il mio sorriso e apre gli occhi.
Scaravento la borsa da lavoro in aria, come si fa con un pallone.
Mi arrampico sul muretto di recinzione e guardo in alto.
Che strano…
Sono appena elevato di un paio di metri ma sembra di sentirmi in cielo.
Vedo tutto piccolo in basso,insignificante.
Le auto,le persone che camminano a testa bassa. E i miei impegni, i doveri,i sorrisi finti che tanto fanno contenti quelli che li ricevono.
Apro le braccia. Alzo la testa a metà tra il cielo e la terra.
– “Mi tuffo?…”- mi chiedo come un bambino.”Mi tuffo!…
E se per qualcuno sembro un bambino…ma chissenefrega!?…”-.
E lo faccio così: a petto in avanti.
Là, dove nascondo le mie passioni!
– ( COLLEGO CON LA SECONDA IMMAGINE…)- …
Finalmente libero!…
Mi riscopro così: completamente nudo e selvaggio.”Nature”, direbbe qualcuno…
Osservo gli altri che mi guardano straniti. -” Sarà pazzo?!…”- dicono sottovoce.
Ma io non mi offendo: li guardo e rido.
Rido delle loro gabbie che non sanno di avere. Rido di me,che ero come loro.
Ma non posso alienarmi. Se non altro, la vita mi porta a conviviere anche con loro.
Allora mi adeguo un pochino.
Faccio la barba e taglio i capelli e mi copro con una mutanda.
-” No, non ho ceduto?!…”- dico loro irridendo. ” E’ soltanto la mia ironia, il mio lato comico…
Sono pazzo!?…Si, può darsi..
Ma c’è una differenza, tra me e voi: voi siete inghiottiti dalla cupezza delle vostre ‘ragioni’…E non ne siete nemmeno più ormai consapevoli.
Invece io rido.
E rido di voi!?…”-.
P.s.
@ Massimo…
Mi hai invitato a intervenire più spesso? Bene, ora condividiamo questa colpa…
Un saluto a tutti.
@ Andrea Pozzo:
chi ha interrotto il tuo lavoro, per avvisarti di curiosare qui?
Benvenuto! Questo “gioco”, questa iniziativa è un po’ una scommessa, un lancio alla Klein (motivo della scelta) in un percorso, che se la partecipazione ci sarà, è solo ai suoi primi passi. Cammineremo suggestionandoci nelle vie e nei sentieri dell’arte contemporanea, prima che imploda, miseramente piegata, sui suoi sistemi. Raccoglieremo via via i respiri e le intenzioni, confrontandoli con il nostro bagaglio percettivo e con la Memoria condivisa di noi tutti, uomini e donne del popolo dei blog, attenti al bello e alla lettura. Siamo pervasi o no?
Resta con noi.
Miriam Ravasio
@Gianni Parlato:
guarda che sto ridendo anche io!
Grazie per la tua partecipazione, leggiti tutti i racconti e preparati, da domenica in poi, ad intervenire per la “proclamazione” del SENSIBILE DEL MOMENTO! Ne seguiranno altre, se il gioco avrà successo; una al mese!
🙂
@Andrea Pozzo
Provo a rispondere. Dal mio punto di vista; è Miriam a scegliere le immagini, attraverso criteri che ritengo sarà lei a spiegare meglio. Per quel che mi riguarda il mio atteggiamento è molto critico verso l’arte contemporanea e condivido in pieno ciò che Miriam ha già scritto al riguardo (nella sua risposta a Salvo Zappulla): “l’arte contemporanea era ai suoi primi passi e conservava, nonostante l’apparente follia, il pensiero. Oggi sostituito dall’idea anzi dalla pensata, che è una sua parente ultima”.
Insomma, anche a me sembra vi sia un abisso tra le prime avanguardie del 900, il movimento dada, il surrealismo, per esempio, che avevano intenti derisori ma anche fortemente critici e polemici, e le forme più vicine a noi di arte concettuale, le installazioni, le performance.
Io credo che “i contemporanei”abbiano come tutti gli artisti un loro progetto, seguano un loro certo senso, e quindi un loro significato. Ma trovo scarso interesse da parte mia in quella che trovo una semplice “citazione” del mondo circostante (che è sempre più privo di senso, questo lo condivido, ma non sento il bisogno di qualcuno che me lo sottolinei continuamente), seppure reinventato con un certo sforzo della fantasia. E’ proprio “quel significato” che non mi coinvolge, non mi emoziona, non riesce a suscitare il mio interesse.
Personalmente nulla di tuttociò che vedo intorno oggi riesce a darmi le sensazioni ed a trasmettermi le emozioni ed il senso di poesia di una natura morta fatta di bottiglie di un Giorgio Morandi, per esempio. Il pensiero (specie se non è neanche quello, ma come dice Miriam, una “semplice idea” o addirittura “una pensata”), non basta, a mio parere, per trasformarsi in arte. Ma questa lettura può anche essere un mio limite, naturalmente.
@ Carlo ed Andrea:
su questi temi complessi, torno dopo; ora vado a riposarmi un po’ anche perché, sembra impossibile, ma una bella luce solare filtra nella stanza.
Corro, corro.
A dopo le 18.
@ Miriam…
Non ho capito bene cosa dovrei fare…( o tu sei stata troppo sintetica o sono io,non so perchè,ma in questo momento mi sta prendendo un po’ di sonnolenza)… Devo leggere tutti i racconti di questo argomento?
Un saluto, Gianni Parlato
Io voto sicuramente per Salti nel vuoto di Carlo S., anche se capisco che ha avuto un vantaggio molto grande sugli altri, conoscendo in anticipo le opere. Per chi le vede qui, solo ora, e si trova a leggere le idee altrui, tutto ciò rappresenta un grande handicap (certo non per Gregori che è sempre una fucina di idee e non per Salvo che ha racconti per ogni occasione, peggio degli abiti per tutte le stagioni).
Gaetano con ‘Gravità’ rappresenta molto bene la brevità a cui tutti noi dovremmo aspirare di più: un testo breve e conciso ha già qualcosa in più degli altri: “perché usare tre parole se si può dire la stessa cosa con due?”.
Bravi tutti e bravi gli organizzatori 😉
@ Miriam
Ti ringrazio di dedicare il tuo tempo a questo gioco, di permettere a tutti noi di incontrarci in un divertimento letterario.
Riguardo al tuo suggerimento, non capisco. Cosa vuoi dire con maggiore concentrazione e con il seguire i commenti? Forse ti riferisci alla brevità del mio racconto? (che io, sinceramente, non giudico nè uno “schizzo” nè grottesco, ma ti ringrazio per le due definizioni). Riguardo alla brevità: la mia opinione è che la lunghezza è indifferente al testo.
Comunque fammi sapere. Grazie. Un abbraccio,
Gaetano
@MIRIAM.
Propongo la squalifica di Morena e l’interdizione dal sito per i prossimi dieci anni, sono sicuro che Carlo ha sganciato qualche centone per farsi dare il voto.
@Morena
Il vantaggio c’è stato, ma molto relativo. Io ho postato subito (e conoscevo le immagini da una settimana), ma tutti hanno tempo una settimana per aderire al gioco. Chi si lancia subito nel vuoto lo fa per libera scelta, e a proprio rischio e pericolo, oppure grazie ad un trucco, come il fotomontaggio del resto (vedi Klein: e rimaniamo nel tema).
Chi vule aspettare, e vedere le idee degli altri, lo può fare. Chi si vuol lanciare si lanci, fottendosene di ciò che è stato scritto.
Per i centoni concordati (vedi commento del malfidato Zappulla) ci sentiamo in separata sede .
per adesso non ho letto manco una stronzata (me compreso se permettete) 🙂
ho letto raccolte di racconti edite da case editrici importanti (secondo loro) e ci ho trovato dentro robaccia. siamo bravi…ecco, l’ho detto
🙂
Alla memoria di Todd Browning e Diane Arbus
.
.
.
Io appartengo ad una famiglia famosa.
Vite nel mondo dello spettacolo.
Iniziò la Nonna.
Oddio, iniziarono prima in realtà. Circhi, luna park, baracconi. Gente che faceva la fila e pagava il biglietto, mica niente. Ma la Nonna fece il salto di qualità. C’era questo regista che cercava talenti, e scelse Nonna per una parte importante. Nonna e la sua gemella. Erano gli anni trenta, e davanti a loro si presentarono scenari dorati: ville, macchine, fotografi a seguire ogni passo.
Le cose non andarono proprio così, a dir la verità, perchè il film fu uno solo, e neanche di grande successo.
Tutti a dire che scandalo, che schifo, che orrore. Gente che in sala sveniva, gente che scriveva ai giornali indignata. Lo ritirarono, alla fine, e Nonna ci rimase male. Il regista poi finì i suoi anni alcolizzato e recluso, e quasi le dispiacque, perchè lo considerava una brava persona, nonostante tutto. Ma insomma.
I tempi cambiarono, e di lavoro non è che se ne trovasse più molto. Ma Mamma, che era bellissima, venne fotografata da questa donna strana, un’artista dicono. Insomma qualche lavoretto ne nacque, ma niente di tale. E la fotografa, cui Mamma si era rivolta per un aiuto, rispose che per i mostri non c’era posto, e che l’unica cosa sensata era levarsi di torno. Mamma non capiva che passasse per la testa a quella donna, ma non è che si stupì poi tanto quando seppe che si era ammazzata. Non era una allegra. Non era come noi.
Io crebbi nel Bronx, perchè Papà aveva trovato lavoro come pulitore e Mamma faceva lavoretti dove li trovava e finalmente eravamo quasi ricchi e potevamo permetterci una casa.
Non è che avessi molti amici, la gente del quartiere era strana assai. Tutti a prenderti in giro, e tutti armati e cattivi. Che poi se ci pensi era perchè avevano paura, tanta paura. Paura di non essere accettati, paura di essere diversi.
Poveri.
E io me ne stavo molto per conto mio. Io e il mio amico Tod. Facevamo un sacco di cose insieme: ridere, giocare a chi sputa più lontano, starsene seduti su un muretto a contare le ragazze che passavano e a dargli i voti.
E un giorno passa questa. È carina forte, un nove a occhio, e ci fa, ci dice: ”’ ehi ragazzi, che vi va di farvi fotografare?”
E Tod mi dà di gomito e dice ”ok”.
E andiamo in un garage là vicino, e lei dice ”mettetevi comodi e rilassati”, e il gomito di Tod sembra impazzito.
E allora lui si spoglia e incomincia a fare il cretino, e io non so bene come comportarmi, e un po’ mi spoglio anch’io.
E lei scatta, e scatta, e Tod ormai è fuori di sé. Io devo pensare a Mamma e Nonna per trovare il coraggio, e comunque sono un po’ così.
Poi lei finisce di fotografare, e allora Tod si lancia. La avvicina e la abbraccia, pensando che.
Ma lei scatta indietro, e gli dice con una voce che non dimenticherò mai ”sei impazzito? Ma che ti passa?’ e lui si ferma, abbassa gli occhi e le spalle, rimpicciolisce praticamente.
E io lì a guardare. E a pensare.
E poi ci rivestiamo, e ce ne andiamo.
E Tod è triste, e umiliato. E allora io cerco di spiegargli.
Ma non è mica facile.
Perchè non è mica colpa loro, se sono così.
Scherzi di natura.
e brava anche gea! molto particolare questa atmosfera americana, Nonna e Mamma che diventano nomi e la scrittura secca e breve che rende la visione più ‘centrata’ e delineata.
Siete tutti pieni di sorprese.
@ Carlo: ovvio che ho detto così perché sembrasse meno ‘sporca’ la faccenda. oggi sei il secondo uomo che mi promette soldi. se si sparge la voce sono finita. MA molto ricca.
e con te, Salvo, poi faccio i conti. e non saranno euro.
Volare per davvero!
di Luca Gallina
Recentemente mi è capitato di ricordare con un mio amico d’infanzia Icaro, che non ero io a distrarmi a scuola, quasi fossi nelle nuvole, bensì lui: Icaro, sembrava sempre incantato durante la lezione di matematica; e c’era una ragione: è diventato astrofisico, in seguito, e ha cominciato a volare per davvero.
Quel giorno ci trovavamo comodamente seduti sul suo Cesna S 480 e la nostra conversazione copri quasi tutto il volo di trasferimento da Milano ad Olbia e dopo aver brindato al nostro futuro con altri ospiti presenti, lui improvvisamente ci lasciò!: Icaro apri il portellone posteriore e a favore di vento si lanciò con il suo paracadute, ché le ali se le era già bruciate suo nonno: precipitando da un grattacielo di Manatthan nel 1927 o giù di lì.
Che depressione ragazzi!
ecco che cosa mi ha ispirato la prima immagine.
Era da un po’ che lo spiavo, ogni mattina, quando lo vedevo sorvolare i tetti delle case.
Cercavo di capire in che modo si sollevasse in volo, e se possibile carpirgliene il segreto.
A dire il vero non è che non ci avessi provato anch’io, anzi, erano anni che cercavo di imparare, ma niente, perfino da un paio di metri non decollavo, e allora il risultato era poco più che un salto.
Mi dicevo: se lo fa lui posso farlo anch’io.
L’ultima volta addirittura mi sono lanciato dalla ringhiera del primo piano…una gamba rotta il risultato.
Ieri sono stato tutta la notte a sorvegliare il muro di cinta, ho bevuto tanto di quel caffè da fare stare sveglio un elefante. Mi sono appostato e ho aspettato.
Era appena sorta l’alba quando l’ho scorto già in volo, con i piedi che quasi sfioravano i comignoli. Quel suo volare sghembo mi ha ricordato l’ange bleu di Chagall.
Ma stanotte lo farò ancora, mi organizzerò al meglio visto che ormai so in quale punto osservare.
Dal mio sacco a pelo vedo la luna impallidire, e le prime luci dell’aurora tingere il cielo al di sopra dei tetti.
Ora vedo una figura stagliarsi sulla sommità del palazzo, è in piedi sulla sporgenza della grondaia…. Ecco, sta aprendo le braccia, il corpo tutto proteso in avanti…sta proprio per staccarsi…
-ehi!- grido alzandomi di scatto e dirigendomi sotto di lui. –Ehi!-
Lui volge il capo verso di me, ha un attimo di esitazione, vedo le sue braccia annaspare, i suoi piedi staccarsi dall’appoggio e poi, come una marionetta disarticolata, precipitare al suolo.
Ed ora è qui, davanti ai miei piedi, esanime.
O mio dio! E adesso chi mi insegnerà a volare?…
@Enrico
Ma Abraxas è una reminiscenza dei Santana?
Cazzarola! Quanti racconti per essere il primo giorno. Me ne rallegro.
@Miriam, Carlo S.
non mi sono ancora espresso su questo gioco tematico di scrittura.
Non l’ho ancora fatto, perché sono schivo a partecipazioni con premi finali e perché´scrivo generalmente qualcosa solo su improvvisa ispirazione su temi che mi occupano costantemente.
Non sono quindi uno scrittore abile e improvvisatore su un tema predeterminato da una foto. Ho bisogno di tempo per poter entrare in essa e creare un racconto.
Dato che ho tempo fino a Domenica prossima, non escludo di intervenire, quando improvvisamente la mia accanita volontà mi venga in aiuto con un raccontino leggibile.
Ho letto quelli degli altri e li trovo tutti belli e fantasiosi.
Gratulazioni a tutti voi e saluti.
Lorenzo
Caspita! Che bravi e quanta partecipazione!
Americano quello di Gea e perfettamente in stile con gli spiriti delle immagini: le ombre e le luci del bianco e del nero, e le voci dei colori. Sospeso e delicato il racconto di Cristina Bove che rende benissimo il fascino della suggestione. demenzial contemporaneo quello di Luca Gallina; divertente e spiritoso, ma soprattutto sbrigativo perché il tempo è quello che conosciamo e non ne abbiamo mai abbastanza. Evocativo, bello!
@ Miriam
Ti ringrazio, c’è sempre una sostanziale differenza fra l’immagine descritta dal linguaggio ed un racconto figurato.
Ciao
x Gaetano
il mio era un invito a seguirci e se ti va, ad intervenire ancora con altri brevi e incisivi “bozzetti”. Era un complimento.
🙂
@ Carlo
Avevo ringraziato Miriam, collegandomi a un suo intervento a me indirizzato. E adesso ringrazio tanto anche te! Un abbraccio,
Gaetano
@ Morena
tanti baci. Che bello ritrovarsi qui e là!
Gaetano
Grazie ancora Miriam!
Vedrò di farmi di nuovo vivo con qualcosa che riguarda la seconda immagine.
Bacioni,
Gaetano
grazie, Miriam, contenta che ti sia piaciuto.
cari saluti a tutti.
ciao, Massimo.
x Gianni Parlato:
nel rispondere, a chi interviene, ne approfitto un po’ per ricordare le “regole” elastiche del nostro gioco. Allora, ti invitavo a leggere tutti i racconti postati, a seguirci nel dibattito e anche nel cazzeggio (si dice così) per tutta la settimana. Perché da domenica sera in poi proclameremo il “vincitore” nominandolo IL SENSIBILE (DEL MOMENTO).
E per “momento” s’intende questo primo gioco…poi si vedrà.
Cari saluti.
@ carlo:
che domande! sì!
🙂
x Andrea Pozzo
Io non sono così drastica come Carlo, non lo sono più; al contrario penso che l’Arte Contemporanea abbia offerto, e ancora stia cercando di farlo, riflessioni, emozioni e pensieri. Penso che nonostante tutto sia viva, ma molto mal messa; uccisa dai sistemi economici, ormai potentissimi e dalla “comunicazione” che ha sostituito lo “spirito” con la ricerca sociologica. Il pensiero che diventa pensata. La mia è una convinzione recente, assolutamente recente. Quando all’indomani dell’11 settebre, fra amici e nei circoli degli adetti ai lavori, qualcuno esordiva affermando che l’attentato aveva ucciso anche l’Arte, definitivamente e per sempre, io dicevo NO. Era morta la trovata, la provocazione, la riceca dell’effetto: cosa mai avrebbe potuto superare l’immagine dell’aereo che entra nell’edificio, penetrandolo, agli occhi di tutto il mondo quasi “virtualmente”. Il tempo della pensata era finito. Iniziai lì a guardare a questa nostra contemporaneità artistica con occhi diversi; certo, c’è poco. Come ha sintetizzato simpaticamente Enrico Gregori nel racconto di questa mattina : spostati Bambino, perché l’Adulto deve fare lo scemo. Però i bambini crescono e a fare gli scemi ci si stanca.
A presto, miriam
IL SALTO NEL VUOTO:
Il Richiamo della Luna, che mi spinge a voltare lo sguardo verso di lei nelle ore della notte, per liberarmi dall’incubo che ogni giorno, con la sua realtà triste e di tormento, mi procura.
Il tempo passa, ne prendo atto quando il sole scompare dietro l’orizzonte. Con nuova fiducia e speranza l’aspetto e osservo risorgere là dove vorrei che restasse sempre. Il flusso del tempo mi costringe a sbrigare ciò che le mie necessità e obblighi m’impongono. A volte tento di cambiare il ritmo imposto dall’Alto, ma ohimè, presto mi accorgo di correre contro il tempo e di trovarmi dopo più tartassato e sconfortato di prima. A notte inoltrata volgo lo sguardo lassù, dove una sagoma bianca macchiata sembra volermi fare compagnia.
La osservo e la bramosia di possederla m’invade, come se solo in lei trovassi la mia serenità.
In questo momento mi vengono in mente gli uccelli e li invidio, immaginando il senso di libertà che procura il vibrare nell’aria senza freno alcuno.
Cerco una soluzione al mio problema, che mi opprime ogni giorno di più.
Sono le ore della solitudine e quiete, nelle quali i timori repressi dai bagliori del giorno trovano l’uscita e vogliono ammonirmi di rivedere i miei intenti, sentimenti e parole. Come decidere nel breve tempo a disposizione, prima che la luce del giorno mi accechi di nuovo e pretenda la mia volontà e ubbidienza. E così depongo i miei problemi irrisolti in quella sagoma bianca-macchiata, nella speranza che siano risolti da lei. Come seguendo una voce amica, salgo sulla ringhiera del balcone, apro le braccia e, imitando gli uccelli, mi lascio cadere nel vuoto liberatorio. Con un viso, quasi sorridente e dai lineamenti lieti, mi sento volare verso quella sagoma bianca, dove trovare la soluzione finale dei miei problemi.
Lo schianto sul selciato sottostante viene percepito solo dai passanti, viaggiando io già altrove e libero da ogni affanno.
Così, però, non è. Nulla viene risolto senza la mia decisione e volontà, i problemi irrisolti mi vengono riportati ogni notte di nuovo.
La sagoma bianca-macchiata vuole incitarmi a non diventare insolvente e lo fa oscurandosi del tutto, come per impedirmi di comunicare con lei. È come nell’amicizia, quando non si è in grado di osservare le regole del rispetto e della fiducia.
Solo quando riconosco i miei difetti e torti e deciso di rimediare, potrò ritrovarla lassù nel suo colore bianco-macchiato di nuovo aspettante e incitante. Come sempre, il sole mi sveglia la mattina seguente e scrutando il mio animo mi vede mutato.
Conosce l’influenza della sorella Luna su di me e sa che questa volta ho veramente deciso di rinunciare a un po’ dei miei stimoli, per riottenere in cambio i frutti migliori di un’amicizia senza fine.
Il sogno dei desideri liberi svanisce e la realtà del giorno mi prende e mi accompagna d’ora in poi sempre e ovunque io sia.
Saluti
Lorenzo
Intanto ringrazio tutti per i numerosi interventi. Siano essi microracconti ispirati alle imagini proposte, siano essi commenti sui racconti e sulle immagini medesime.
Come sapete “Letteratitudine” è un luogo d’incontro. Per cui invito tutti a dare una mano a mantenere l’atmosfera ludica e serena.
Ribadisco.
Chiunque può partecipare al gioco scrivendo raccontini e commentando le immagini e i raccontini degli altri.
(Ora non vi offenderete se, avvalendomi della “avvertenza” indicata nella colonna di sinistra del blog, cancellerò e limerò qualche commento frutto di sicure incomprensioni. Peraltro delle suddette incomprensioni me ne assumo la totale responsabilità poiché non ho posto il dovuto accento sull’aspetto ludico e “aperto” del gioco in questione. Grazie e scusatemi ancora).
Ho letto i vostri racconti e sono rimasto mooolto favorevolmente colpito.
Bravi.
Bravi tutti. Davvero.
@Lorenzerrimo:
il tuo racconto è struggente, spirituale e poetico: hai rivestito un’immagine provocatoria, ingannevole , con una luce tutta tua. Ho riletto il tuo racconto più volte, ripetendomi le parole piano piano nella mente. Ha un tocco Fassbinderiano. Io, però, avrei messo un altro titolo: Il salto di un angelo.
Grazie.
Consentitemi di ringraziare Miriam e Carlo per l’ottimo coordinamento.
E mentre ci sono brindo all’ottimo esordio narrativo del buon Carlo.
Ero indeciso se partecipare anch’io al gioco.
Ho deciso di no per una questione di buon gusto. Mi spiego. Ritengo che da buon padrone di casa sia meglio che mantenga un ruolo super partes volto a garantire l’equilibrio del post e il rispetto di tutti.
Però nei prossimi giorni, magari, commenterò le immagini. Quello sì.
Intanto ne approfitto per ringraziare di cuore i nostri “visual-narratori”.
Li elencherò, di seguito, in ordine di apparizione:
– Carlo S.
– Rossella
– Enrico Gregori
– Salvo Zappulla
– Subhaga Gaetano Failla
– Gianni Parlato
– Gea Polonio
– Luca Gallina
– Cristina Bove
– Lorenzo Russo
Ho dimenticato qualcuno?
Spero proprio di no…
…ci sono anch’io….
–
Laggiù
–
Mi dicevi laggiù dove muoiono i dannati, laggiù, amico, mi troverai. Mi dicevi guarda, mi dicevi resta, mi dicevi laggiù, dove vivono i dannati, laggiù, amico, mi troverai.
E sorridevi. Nudo l’inguine, vecchia la barba, perso lo sguardo su un punto inafferrabile che ti ostinavi a indicare.
Chi sono i dannati? Ti chiedevo mentre ti lasciavi prendere dall’infermiere di turno. Lavare. Vestire. Portare in bagno senza resistenza, scivolandomi addosso quella risata vuota – gengive e saliva – che si ostinava a imitare la felicità.
Proprio lì, in manicomio, dove la felicità non esiste.
Ma dicevi esiste, esiste, e te ne venivi con quell’ombrello a scaglie gialle e nere, me lo issavi in groppa roteandolo a tempo, esiste , esiste, e mi prendevi la mano. Continuavi a ridere. A lasciarti afferrare.
A dire laggiù dove muoiono i dannati, laggiù, amico, mi troverai.
Ma il giorno dopo non ti trovai.
Il giorno dopo in manicomio è una finzione, un letto chiuso con un nome che vacilla.
Volto le spalle all’infermiere di turno. Afferro un lembo del tuo lenzuolo. Un resto di te.
Poi ripenso, laggiù dove muoiono i dannati. Laggiù dove vivono i dannati…
Tra le lenzuola. Nel letto.
Abbasso lo sguardo, sollevo le coperte. Ne aspiro l’odore di disinfettante. Di piscio.
Le trovo incise di parole. Di versi. Di inchiostro che balla sotto i miei occhi e si intrama sulla lanugine.
La prima frase che leggo è laggiù, dove muoiono i POETI, laggiù, amico, mi troverai.
Molto bene. È intervenuta anche la nostra SuperSimo letteraria con un microracconto struggente.
“Laggiù, dove muoiono i POETI, laggiù, amico, mi troverai” dice la voce narrante.
Be’, il giorno in cui dovrò lasciare questo mondo mi piacerebbe farci un salto in quel luogo. Devo dire che ogni tanto ci passo pure adesso… in quel luogo.
Anche se non mi sento poeta…
🙂
Riaggiorno la lista dei partecipanti (siamo a quota undici):
– Carlo S.
– Rossella
– Enrico Gregori
– Salvo Zappulla
– Subhaga Gaetano Failla
– Gianni Parlato
– Gea Polonio
– Luca Gallina
– Cristina Bove
– Lorenzo Russo
– Simona Lo Iacono
E se invece avessi deciso di non partecipare per paura di essere “stracciato” dalla vostra bravura?
Lo ammetto. Il rischio sarebbe altissimo.
E perdere in casa non fa piacere a nessuno.
🙂
ma a livello di opinione, si può già esprimere qualche impressione/parere/”giudizio” sui racconti fin qui pubblicati?
Nel commento precedente scherzavo.
Invece se potrò (è un periodoun po’ complicato, questo), parteciperò anch’io.
Ora devo chiudere.
Buonanotte a tutti.
E buona prosecuzione.
@ Enrico
Per me sì… però è meglio aspettare il parere di Carlo e Miriam.
Il “potere” è nelle loro mani.
🙂
Prima di lasciarvi, invece, vi dico una cosa.
Il racconto del vincitore del gioco sarà riportato, in primo piano, sul post… con tanto di foto e minibio dell’autore.
Dunque… impegnatevi!
Buonanotte.
😉
Sopresa!! Ci sono anch’io…e a quest’ora.
eccovi il mio raccontino.
Dalla mia amica GEA ho preso in prestito il nome importante (naturalmente mi ha concesso il copyright!) il resto è un’ispirazione pura e semplice riferita alla prima immagine.
TERRA E ARIA
Gea si guardò intorno e capì appena in tempo che il posto in cui si trovava non era quello per lei. Lo capì leggendo il suo nome su un documento stinto che teneva in mano e che consegnò al poliziotto dall’aria stanca che l’aveva fermata. Troppo sapore di terra in un nome di tre lettere che riempie la bocca. E lei si sentiva tutto, acqua fuoco e aria. Aveva scelto per una vita di restare salda e piantata al suolo, la testa sulle spalle, che è quanto ci si aspetta da una donna forte che da sola fa e disfa.
Ma Gea era stanca di camminare a passi pesanti verso i doveri, verso chi, da lei, voleva senza dare. Stanca di essere forte anche quando nessuno la guardava, tanto era abituata così.
E poi l’aveva sempre detto, quando non avrò più nulla da fare e da dire, sparirò.
“Tutto a posto signora, può andare” disse l’agente, lasciandole in mano il fardello pesante della sua identità.
La vecchia panda arrancò fino al parcheggio riservato agli escursionisti.
Gea salì senza fretta al punto panoramico che le avevano indicato. Non accettò il passaggio della guardia forestale che le passò accanto e si disse che tanto valeva farli da sola, come sempre, quegli ultimi passi sulla terra.
Arrivò che il sole si nascondeva dietro i pini mediterranei, nell’aria immobile che precede i vuoti. Vuoti di pensiero, vuoti d’anima. Silenzi che non vorresti interrompere neanche col respiro.
Ma lei sospirò e guardò giù. Si immaginò, bella e leggera nel suo vestito turchese, senza gravità, con la sua ombra sul pendio a seguirla. Senza i sandali che aveva comprato al mercato del Cairo, quelli li avrebbe lasciati sul muretto prima del lancio.
Poi si ricordò che nella sua esistenza di voli ne aveva già fatti tanti ed era sopravvissuta. Ed era stata felice, aveva pianto, aveva urlato, soffocato gioie, nascosto lacrime. Si era morsa la lingua per non parlare e aveva riso. Tanto.
Sorrise anche al vuoto che le stava sotto e riprese la discesa.
Capì in tempo che la felicità è un piccolo brivido frizzante. Volante, senza ali, come lei.
@ Enrico:
vorrei dire di sì, ma non so se questo è corretto nei confronti di chi invierà i racconti nei prossimi gioni, tu che ne dici?
Sicuramente, e questa sarebbe l’idea, si può interagire, chiacchierando, approfondenzo e cazzeggiando sui racconti, le immagini, le informazioni, gli autori e i conduttori, insomma: non è un gioco come gli altri. Un gioco semplice dove si vota con un sì o con un no. Qui vincono le emozioni e il racconto che ha ispirato più commenti. Le regole di questo gioco sono elastiche e parte della performance.
Sono stata chiara?
@ miriam:
ho chiesto proprio per evitare equivoci. va benissimo, aspettiamo
ELENCO DEI RACCONTI con rispettivi titoli ( a quelli di Enrico e Cristina provvisoriamente ne ho messo uno io. @ Lorenzo Russo, il titolo che avevi scelto c’era già: è un segno del destino, perché non lo cambi con Il salto dell’Angelo? Naturalmente sto scherzando)
– Salti nel vuoto di Carlo Dirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Salto nel vuoto di Gianni Parlato
– Alla memoria di Todd Browning e Diane Arbus di Gea Polonio
– Volare davvero di Luca Gallina
– Ecco di Cristina Bove
– Il salto nel vuoto di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
@ Miriam, la dolce e creativa
grazie dei complimenti. È un racconto che scrissi anni fa e che ho adattato oggi al tema presentato.
Il titolo da te consigliato mi piace. Sono quindi d’accordo sulla sua mutazione.
Ciao,
Lorenzo
i
Credevo fosse stato già detto, ma lo ribadisco. Si possono già fare commenti sui racconti postati e qualcuno lo ha già fatto, come l’ottima Morena Fanti e prima di lei Luca Gallina. Naturalmente credo che i vostri pareri più preziosi saranno quelli della settimana prossima, quando i racconti in lizza ci saranno tutti. Ma già adesso si può dire qualcosa, la lista, riportata da Massimo, è già abbastanza nutrita. A prima sensazione a me sono piaciuti molto quelli di Enrico Gregori, come sempre maestro nel portarti nel vivo di una scena, quello di Gea, per lo stile asciutto e anche per la scelta dei personaggi; molto poetico quello di Cristina Bove, anche se mi fa più pensare a Chagall che non a Klein. E buon ultimo (ma solo in ordine di tempo) quello di Silvia Leonardi, che con lievità ed eleganza di scrittura affronta con grande efficacia un tema tutt’altro che lieve. Queste le mie personali preferenze. Senza nulla voler togliere a tutti gli altri che, almeno da parte mia, meritano sicuramente una rilettura. Il livello mi pare comunque alto e proclamare un vincitore, lo so già, sarà molto difficile.
Un grazie a tutti, per ora, scrittori, lettori e commentatori, e a domani.
I racconti postati si ispirano quasi tutti alla comunicazione più immediata offerta dalle immagini. Ma l’immagine è di più, è opera, performance, idea, lavoro e progetto dell’artista. Il fotomontaggio di Klein è addirittura una parte dell’opera stessa che infatti è l’edizione e la distribuzione di un falso giornale, su cui, fra le altre cose campeggiava la foto dell’artista. Le didascalie e le note postate sotto alle immagini, servono proprio a questo, ad offrire più spunti. Dopo Klein, altri seguirono la stessa strada, affrontandola e sviluppandola in altri modi e contesti: come gli attacchi ai media con notizie assolutamente false e concepite come una risposta artistica all’invasione del nulla. Il vuoto.
Felice notte.
E allora mi lancio anche io:
da qui in poi, quando dovrò affrontare il tema dell’arte contemporanea e della provocazione, farò mia la sintesi di Enrico: Bambino spostati che l’Adulto deve fare lo scemo. Nel suo racconto c’è la sintesi veloce ed efficace del periodo che intercorre fra una immagine e l’altra. Ragionamento che comprende quel senso di ripensamento, lo stesso che ci fa “perdere” tempo qui, che forse il tutto è già stato provato e che il tempo della responsabilità è arrivato. E’ il Bambino che deve mangiare il gelato, o lo zucchero filato, ma non perché i grandi cazzeggiano, perché quello è il suo tempo.
L’altro racconto che più rende la nostra insostenibile leggerezza dell’essere è quello breve di Luca Gallina: uomini inconsistenti, Icari del parapendio propensi al vuoto. Mi ha ricordato un’immagine del Film blu di Krzysztof Kieslowski, l’inadeguatezza. Ad un certo punto, mentre la protagonista è in visita dalla madre, che ha vuoti di memoria e nemmeno la riconosce, alla tv proiettano il lancio con l’elastico di un anziano; dei giovani lo assistono, aiutandolo nell’infilarsi l’imbragatura e l’omino vecchio e per niente prestante scende giù, ripreso dalle telecamere. Il vuoto in diretta.
Sugli altri racconti torno domani.
🙂
in realtà il titolo del mio sarebbe ”freaks”.
l’avevo messo sotto, nel campo del nome, come da istruzioni.
@ Miriam, il mio titolo è “il momento giusto”. E grazie per i chiarimenti arstistici.
🙂
@ Carlo, il riferimento a Chagall è per quanto riguarda il personaggio in volo, mentre il fulcro del racconto è proprio l’attimo del salto reso così efficacemente da Klein.
🙂
@ miriam e carlo:
grazie per avermi “soccorso”: per il mio racconto metterei come titolo L’ILLUSIONE DI ABRAXAS………….ps:
ho letto tutti quelli finora pubblicati e ho preso una decisione che parte da una premessa. Io personalmente non ritengo davvero di avere alcun titolo per “giudicare”, manco per gioco. Sinceramente ho visto in tutti lo sforzo, la creatività, le capacità, la buona fede e il “coraggio” di mettersi in gioco.
Quindi, per quel che ve ne possa fregare, io esprimerò la mia preferenza verso l’autore che più mi ha “sorpreso” e, per ora, ce n’è uno che davvero mi ha spiazzato in quanto non mi sarei mai aspettato un racconto del genere. Non parlo di capacità, ci mancherebbe, ma di atmosfera e ambientazione.
Bravi tutti, ma proprio tutti.
Dire qualcosa su tutti i racconti diventa difficile, dovrei impegnarmi in un lavoro approfondito, per evitare (senza averne comunque la certezza) di dire grosse sciocchezze. Mi viene da pensare, così, immediatamente, che noto, con una certa evidenza, la differenza tra una scrittura con sensibilità femminile e un’altra con sensibilità maschile, ad esclusione della scrittura di Salvo che ha un equilibrio maggiore tra i due aspetti. E perciò, propendo per il racconto di Salvo, tra quelli a mio parere migliori, nonostante – nella parte centrale – egli percorra modelli già conosciuti, ma il risultato, la soluzione finale, è di grande effetto poetico, ricongiungendosi perfettamente all’incipit e dando vasto respiro alla storia.
Me ne piacciono anche molti altri, tutti, ma per non dare a qualcuno il senso dell’esclusione non faccio altri nomi, e poi, naturalmente, la scelta del racconto di Salvo (a proposito, Salvo: hai letto per caso “Il vagabondo delle stelle” di London? Il tuo racconto lo evoca) è guidata dai miei gusti personali. Tutti gli altri racconti percorrono ognuno la propria strada stilistica con eleganza e doti di scrittura.
Un abbraccio a tutti, e ancora un ringraziamento a Miriam, Carlo, e ovviamente a Massimo,
Gaetano
Ora aggiorno i titoli.
Concordo con Enrico: esprimere un merito, quindi un giudizio, è proprio quello che non si deve fare. Questo è un gioco delle percezioni e delle suggestioni. Questa mattina, per esempio mi sono svegliata con in mente il Volo-Salto di Silvia Leonardi e, così mentre sonnecchiavo giocavo associando immagini e libri componendoli in infinite soluzioni.
Enrico: però entrare, riuscendoci, nei racconti raccogliendo le sensazioni, sarebbe una bella cosa.
A tutti:
io detesto i giochi e sono insofferente alle regole; mi trovo qui perché questa mi sembra una splendida occasione per confrontarci, insieme, sui temi e le immagini dell’Arte, che siamo noi. L’arte siamo noi, come la Storia di De Gregori, che è appunto un artista.
Poi vorrò scrivere qualcosa sul racconto di Simona…
Bevo il caffè e poi aggiorno i titoli
ELENCO CORRETTO E AGGIORNATO
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Salto nel vuoto di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare davvero di Luca Gallina
– Freaks di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
@ Gaetano
non ringraziarmi più, sono io che ringrazio voi per l’entusiasmo e la partecipazione. Anche a me ha colpito il racconto di Salvo, ma non conosco “Il vagadondo delle stelle”, lo leggo appena posso. Grazie, vedi che il gioco delle percezioni funziona? Concentrati sul racconto di Simona, io sto per farlo, un abbraccio e buona giornata….e a rileggerci poi….
🙂
ERRATA CORRIGE
E’ questo l’elenco corretto e aggiornato, scusate
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Salto nel vuoto di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare davvero di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
@Cara Miriam Ravasio
Caspita! Mi sento molto, ma molto lusingato!: e la trilogia di films di Krzysztof Kieslowski è un lontano ricordo; però devo a te, se mi sono lanciato a scrivere il raccontino, una vera artista, che mi hai spronato e questo vale per tutti,forse, a evocare attraverso le immagini quella parte di Noi più visionaria, forse.
Grazie e un abbraccio forte,
con empatia semper
Luca
Cara Miriam,
breve riflessione/evocazione sul racconto di Simona (parlo qui volentieri del suo su tua richiesta, perchè, come dicevo prima, non voglio dare a nessuno il senso dell’esclusione).
E’ un racconto molto intenso, scrittura a trame fitte, dense, come i labirinti di disegni di certi tappeti arabi. Colori, dettagli, odori, vie di fuga, tracce. Il tema dell’istituzione totale manicomiale è tornato di grande attualità (purtroppo non in campo istituzionale, e inoltre, sull’istituzione totale carceraria vi è il silenzio, tranne per i funesti richiami a una maggiore repressione).
Del manicomio si è parlato perfino nelle canzoni di San Remo due anni fa, e negli ultimi anni, in poesia, abbiamo ascoltato nuovamente i tormenti di quelle stanze nei versi rochi d’accanita fumatrice, nelle ruvide estasi di Alda Merini. Intorno a questo tema, come in passato, aleggiano due rischi opposti: quello della negazione del problema e quello del romanticismo. In una intervista Alda Merini, a proposito dei suoi molti anni trascorsi in manicomio, diceva che lì non aveva più scritto poesia, non aveva nemmeno una penna per scrivere, pur volendo farlo. Lì c’era quasi esclusivamente nera dimenticanza e sofferenza da bestie. Talvolta Alda tracciava qualche verso con il dito sulla polvere dei mobili del manicomio.
Prendo spunto dal bellissimo intervento di Gaetano: ringraziandolo pure per aver citato Alda Merini, ché non venga dimenticata mai! Noi a Milano la conosciamo bene e io ho la fortuna di abitare sui Navigli sulla sponda dirimpettaia a dove abita Lei e di avere in comune lo stesso medico curante e questa è privacy, per l’appunto.
Il racconto di Simona,invece, per me è stucchevole e mi riporta la seconda immagine quella colorata: che mi ha messo in imbarazzo per la sua crudezza-bruttezza-provocatoria,forse.In buona sostanza il dubbio mi rimane che il poeta,l’artista,non abbia più speranza se non di morire alienato?
In questo Simona si è rivelata una grande e questo Noi tutti lo sapevamo già!
Luca
P.S. Ne approfitto per salutare Silvia Leonardi, il suo racconto mi piace molto e mi intriga, e di sicuro il mio voto andrà,quando sarà il momento, a chi mi ha fatto anche sorridere.
Ciao Luca, anch’io ne approfitto per salutare te che sei sempre molto caro. Condivido in pieno la tua opinione sulla seconda immagine, per quanto non sia io la persona più adatta a giudicare. E’ un’immagine che personalmente mi infastidisce, ma credo sia proprio un effetto voluto.
un carissimo saluto
@Gaetano.
No, purtroppo non ho letto il racconto di London, in realtà sono parecchi i libri che avrei voluto leggere ma per mancanza di tempo negli ultimi anni ho dovuto evitare. Io sono contrario a commentare i racconti degli altri, penso sarebbe meglio elencarli tutti alla fine e dare a ogni lettore due-tre giorni di tempo per votarli. Penso anche che questa iniziativa sia da ripetere e incentivare in quanto è distinata a suscitare molto entusiasmo.
SALVO ZAPPULLA
@ Luca
Voleva che mi dicessi qualcosa, le mie meditazioni sulla spiaggia del litoraneo ionico etneo, l’onorevole duro bozzo che ti ha fatto tanto ridere… sto per partire per Londra, almeno scrivimi, “oggi” fa parte delle giornate difficili a causa del caldo, mantenere la calma non è facile come avere le idee chiare.
Scusate vorrei parlarvi di George Mathieu, un pittore francese, astrattista noto per le sue performance su grandi spazi.
Mathieu fece una ricerca legata ai segni: la bellezza dei suoi quadri sono come “arabeschi” venuti fuori dalla meditazione e, siccome era un pittore colto, fu previdente su quanto si prospettava per il fine secolo, con chiaro riferimento ai colleghi d’oltreoceano impegnati su altri fronti di ricerca.
Osservate la profondità di questa frase scritta da lui:
“ una metafisica della libertà sta per essere sostituita da una metafisica del vuoto, dal rischio del distacco, e infine dalla emersione in cui, in una dualità dinamica e contraddittoria di cosmo e caos, l’essere è solo ciò cui attraverso esiste”.
Limpido e cristallino il suo pensiero accende una luce. Almeno spero.
a me piace tanto tanto quello di carlo.
e poi enrico e silvia.
@
Sono anni che lavoro su questo aspetto, che cerco di risolvere l’enigma del vuoto esistenziale in rapporto all’arte.
Ora come potete vedere con semplicità, spesso sono andati avanti aspetti demenziali dell’umanità con tanto di rappresentazione e, se per qualcuno è stato un lavoro di “denuncia” del problema, ovvero di sensibilizzazione da parte dell’artista del tipo ” rappresento il deficiente affinchè sopraggiunga il rifiuti dello stesso”, per me anche questa operazione è stato un grande bluff.
Sono certa, e lo posso provare matematicamente attraverso una logica fortissima, che coloro i quali hanno cavalcato l’onda demenziale con la scusa di denunciarla hanno finito per promuoverla, per lavorare a favore di un sistema che non appoggiato la profondità del pensiero e tantomeno l’anima.
E l’uomo si è trovato deformato, l’essere ha perso la sua armonia.
Eh si amici, c’è anche l’anima con le sue trasformazioni, il suo tendere verso dimensioni che oltrepassano il mondo: se l’uomo ignora quest’aspetto dell’esistenza il suo senso di vuoto rimarrà.
Gian Giacomo Rousseau scrisse che “ i materialisti sono sordi alla voce interiore che grida loro con tono inconfondibile: una macchina non pensa affatto, non c’è né movimento, né figura che produca la riflessione: qualcosa in te cerca di rompere i legami che la comprimono, lo spazio non è la tua misura e l’universo intero non è sufficientemente ampio per te; i tuoi sentimenti, i tuoi desideri, la tua inquietudine, il tuo stesso orgoglio, hanno un principio diverso da questo corpo ristretto in cui ti senti incatenato”.
Così come Giorgio Hegel “ Lo spirito divenuto ha dunque questo significato: che la natura si sopprime in sé stessa come il non vero, e così lo spirito si presuppone come universalità non più esistente fuori di sé in individualità corporea, ma semplice nella sua concretezza e fatalità, nella quale non è ancora spirito, è anima”.
Il primo grado di svolgimento dello spirito, lo spirito soggettivo, ha come primo momento dialettico la forma più semplice della vita ideale, l’anima, come risveglio della coscienza”
a presto
Il racconto di Simona ha evocato in me uno dei primi turbamenti: La fossa dei serpenti, ricordate? Ma forse eravate piccoli; io ne avevo letto qualche pagina su Selezione. The snake pit, di Mary Jane Ward, libro, non so se autobiografico, dedicato all’amnesia depressiva, e tratto in film da Anatole Litvak con la splendida interpretazione di Olivia de Havilland. Rimasi scossa per un lunghissimo tempo, perché mi formulai la paura dello smarrimento vero, del salto in un vuoto nero, una fossa dove è impossibile riconoscere la vita, perché la tua esistenza è morte non riconosciuta. Un incubo da fuggire, come un tempo, forse, si sfuggiva al diavolo. Quasi una paura primordiale, istintiva. Ieri, leggendo il suo racconto, sotto quel lenzuolo fra gli odori del “piscio” immaginavo i serpenti mobili e le loro spire.
Luca trova stucchevole (il racconto o l’immagine?) e forse con irritazione, preferirebbe guardare altrove. Ma la follia, il salto nero del buio del senso, oggi è una probabilità che si offre generosa. Forse, è proprio per questo che gli occhi fuggono verso il manufatto della prima immagine, dove tutto è falso, concepito e diretto dalla mente. Nell’altra immagine c’è il nostro quotidiano, quella follia che è parte di noi, controllata, forse solo a tratti.
@ Luca:
sulla simpatia di Alda Merini, non si discute! Troppo forte. Chissà cosa scriverebbe lei su queste nostre immagini…
🙂
nel mentre ringrazio di cuore chi sta esprimendo pareri positivi sul mio racconto. mi piace comunque sottolineare il complessivo alto livello (secondo me) delle proposte.
grazie speciale a miriam e carlo per il loro impegno
Freaks.
Subito ieri, all’istante, ho riconosciuto il film, pellicola atroce prodotta nel 1932, ignoravo il nome del regista e degli attori, ma la ricordavo come cupa e immensa, devastante l’immagine del fungo nucleare.
L’uovo atroce, perchè la pellicola si chiude proprio con l’immagine di lei trasformata in un uovo di carne. E’ un film cattivo, denso delle cupezze sociali che, in Europa stavano, covando la Catastrofe, il grande male con cui l’uomo, per sempre, avrebbe dovuto confrontarsi.
I mostri si rivelano mostri, perché all’arroganza mediocre e prevedibile di lei, oppongono la forza della loro intelligenza, che piegano al male per infliggere una sorprendente deformità, sostituendo il dominio dell’uomo (seppur deforme) alla natura (seppur capricciosa).
Io vidi quel film, in una condizione particolare: imprigionata nelle mie gabbie di gesso. Non c’era telecomando e nessuno venne a spegermi la tv. Immobile, a parte le braccia e il collo (che potevo piegare un po’) vidi la mostruosità degli anni trenta e…mai mai mai più ho dimenticato quelle immagini. Non ho più rivisto quel film. Ieri, mentre scorrevo il testo mi dicevo (non riconoscendo i nomi riportati) ma è quella cosa là? Sì, alla frase sui mostri ho avuto la conferma.
Si è aperta una discussione interessante, grazie al racconto di Simona, riguardo al senso di fastidio che si può provare di fronte alla seconda immagine. E’ quanto in fondo ho provato anche io al primo impatto. Miriam dice che lì “c’è il nostro quotidiano, quella follia che è parte di noi, controllata, forse solo a tratti”; forse, secondo me, anche solo il nostro senso di vuoto, la percezione del vuoto nelle nostre vite, nella realtà in cui dobbiamo muoverci. E che ci porta in qualche modo all’alienazione e ai confini della nostra follia. Per questo ci disturba. A questo in fondo alludevo quando ho scritto proprio nella didascalia sotto l’immagine “C’è un forte senso di ‘rimbalzo’ in questa immagine, come in uno specchio: sono loro o siamo noi i veri dementi?”.
Credo che qualcuno di voi abbia condiviso questa mia percezione.
O sbaglio?
Enrico:
sbilanciati pure. Proprio perché la carne al fuoco è di qualità a maggior ragione sono ben viste le erbe più profumate e aromatiche.
Tu hai visto Freaks? E la Fossa dei serpenti? E il racconto di London? Coraggio…
🙂
Ancora una cosa sui mostri.
I mostri di Freaks sono gli stessi del mare di Solaris, oppure no?
Chi mi risponde?
ho poco da sbilanciarmi: ho visto Freaks e mi piace moltissimo. l’immagine numero due mi piace molto perché per certi versi mi ricorda bosch, pittore che ammiro moltissimo. se ho scritto il mio racconto basandomi sulla prima immagine è perché mi ha fatto pensare a un acrobata e allora ho lavorato (3 minuti) su quella suggestione.
L’OMBRELLO
di Subhaga Gaetano Failla
“Quando il dottor Lastra prese la parola, questa gli lasciò andare un morso di quelli che fanno della tua mano un mozzicone.”
(J. Cortàzar, “Ultimo round”, antologizzato da Gianni Toti)
Qualcuno è sorpreso dalle parole d’un uomo, qualche altro da quelle d’un ombrello. Una questione di prospettiva, di punti di vista. Giallo e nero, manico bianco, asta sottile di metallo. Ho l’aria un po’ distratta, lo so, e poi nemmeno piove. E un ombrello come me a questo dovrebbe servire, a riparare dalla pioggia. Talvolta dal sole. Ma non dovete disprezzarmi. Anch’io ho i miei momenti buoni, e allora so essere attento e pensieroso, sotto scrosci di pioggia. E so dare ombra nell’estate di luce accecante, e mi sento ombrante, o meglio, ombrellante. Non giudicate il mio modo d’essere – sono solo un semplice ombrello giallo e nero.
Riguardo ai due tipi, per saperne qualcosa di più: il primo, quello a sinistra, ha un ombrello in mano (cioè ha in mano me), il secondo no.
mi sento chiamata in causa, anche se il mio racconto ci si ispira soltanto, per freaks.
è una metafora atroce dell’umana crudeltà, della diversità che diversità non è se rapportata all’anima. si è mostri dentro indipendentemente dall’aspetto, il che può significare pure però che la santificazione del mostro è un errore quanto la sua ghettizzazione.
se uno è stronzo, è stronzo, anche se è nero, o handicappato, o ebreo.
non ricordo funghi nucleari nel film (anche perché è del ’32 e la vedo dura) e nella scena finale la protagonista è trasformata in una sorta di chimera donna-gallina, ma forse miriam intendeva qualcos’altro e io non ho capito. possibilissimo, non sono particolarmente brillante oggi.
@ Simona Lo Iacono…
Ormai ti riconoscerei tra mille, e non per i riferimenti personali ma per la tua scrittura.
Mi è bastato leggere appena una volta il tuo pezzo sulla legge, che ho sentito subito empatiche suggestioni.
Il tuo stile è segnato da una forte vena poetica( sicuramente avrai iniziato a scrivere prima poesie che romanzi), e forse,questo, è un po’ ‘croce e delizia’.
Perchè l’immediatezza della poesia, contrasta un po’ con la stesura e la morbidezza della scena di un romanzo,e alla fine sembra di essere stati troppo immediati, o ripetitivi, o semplicemente si ha sensazione d’indurre al fraintendimento( ma può darsi che mi sbagli,anzi lo spero).
Però…
Appena letto le prime righe mi catturi subito l’atttenzione.
Avverto lo sguardo profondamente dicotomico,di domande sull’esistenza venate di struggente romanticismo.
Che non trovano risposte certe ma mezze verità,altre domande,altri dubbi.
Infinitamente sospesa, tra lo sguardo di Oscar Wilde “che guardava alle stelle” e quello di Charles Bukowski che si sentiva caduto nel ‘fango’.
E i colori,gli scenari,le parole dei personaggi,,mi appaiono fedelmenti quelli.
In riva al mare,con uno sfondo arancio-tramonto sfumato di marroncino, anime divenute perssappoco stelo di fantasmi dondolano a sospesi a mezz’aria.
Non sono felici, ma nemmeno infelici,come tanti potrebbero pensare.
Sentono solo tracce di verità ‘improponibili’, sospese tra la battigia e l’apogeo.
P.s.
Queste sono le mie impressioni,sotto ti faccio la mia “scheda” :
– Grammatica,sintassi,forma…: non sono un prof. di Lettere.
– Giudizio Tecnico : non sono un editor.
– Critica: non sono un critico.
– Parere personale: mi emozioni!
Un caro saluto, Gianni Parlato.
Cara Gea:
– Per potenza, le immagini di freaks ricordano l’esplosione nucleare: più che forti!
– L’uovo di carne: sì certo, trasformano lei in gallina, è evidente: “‘uovo” è una sintesi poetica e qui stiamo parlando/scrivendo per suggestioni.
Enrico:
penso che Freaks sia piaciuto a molti, così come a molti no; tanto che , in Inghilterra, fu proibita la visione per ben 40 anni! Domanda: ma quelle vignete satiriche sugli ebrei, che proprio negli anni 30 circolavano in Europa, non trovi che siano simili, molto simili alle immagini di Freaks? Espressionismo cupo! E non solo.
l’espressionismo è arte degenerata, per i nazisti.
le vignette sugli ebrei di espressionista non hanno nulla.
con l’avvento al potere di hitler l’espressionismo, figlio di weimar e dei movimenti culturali forti del primo dopoguerra, sparisce per far posto al fratello maggiore del realismo socialista. buffo, no, come le dittature abbiano sempre preferito il figurativo pompier?
teomondo scrofalo è l’apogeo della reazione.
Vi ringrazio per questa attenzione al racconto. E’ un esperimento. Una sperimentazione.
Ad intuito avrei scelto la prima immagine, perché somiglia di più alle mie corde.
Ma la seconda è una provocazione. L’arte è una provocazione. E credo che a volte bisogna essere audaci. Prima di tutto con se stessi.
Per questo trovo molto più vicini al mio modo d’essere e sentire i racconti di Enrico, Salvo e Silvia. Corrispondono profondamente a ciò che evoca in me la prima immagine. E poi li trovo musicali e molto lirici (in particolare visionario e struggente quello di Enrico).
Tra gli autori che hanno scelto la seconda immagine ho amato tanto quello di Gea.
Ma devo dire che è difficilissimo scegliere e decidere. Trovo che siano tutti, e ognuno a suo modo, un “mondo”. E che –inoltre- abbiano un livello di scrittura molto alto(per esempio bravi Luca,Gianni, Lorenzo, Cristina Bove. Geniale Carlo)
Bravi tutti , secondo me! Ma proprio tutti.
No, Miriam, a mio parere i mostri di Freaks sono anni luce distanti dal mare di Solaris (si parla di distanze spaziali…). Il mare di Solaris rispecchia una coscienza che riesce ad innalzarsi, seppur con fatica, i Freaks precipitano.
In Freaks quello che mi rimase impresso a lungo fu l’uomo solo testa-tronco.
forse perchè lo vedevo prigioniero della stessa aria che lo circondava come una corazza invisibile, e quel suo strisciare da un amico all’altro l’unica sua possibilità di continuare a vivere, ma forse anche sua condanna.
L’operazione di esibire l’anomalia è forse l’unico tentativo dell’uomo di attenuare l’ansia che lo travolge di fronte all’inatteso e diverso che, se reso “osservabile”, può anche diventare accettabile.
Per quanto riguarda esprimere pareri, pur avendo già qualche preferenza, preferisco attendere ancora qualche giorno.
Belli tutti in verità, e molto difficile la scelta.
@ simona:
a me visionario e struggente non me l’ha mai detto nessuno!
🙂
Arrivo qui seguendo la scia di Cristina Bove.
Bellissima iniziativa, per partecipare basta inserire i raccobti qui nei commenti?
grazie
katia
@ katia:
no. c’è una commissione paritetica con sede a ginevra presso la quale bisogna recarsi con tre copie del racconto vidimate dall’accademia dei lincei. successivamente c’è da superare un esame di letteratura internazionale dinanzi a docenti universitari arrivati appositamente dall’Oregon, da Città del Capo e dall’Isola di Pasqua. I primi tre passeranno a sostenere il test di composizione veloce. Il vincitore potrà postare il suo racconto su Letteratitudine
@Enrico me fai morire.
Bene recepito il messaggio ^_^
finisco di sciverlo e lo posto ^_*
dio, però, un corso per corrispondenza di punteggiatura…
😀
Enrico, sono d’accordo con Simona e sai perchè? Perchè io di voli me ne intendo…E il tuo racconto mi ha dato una schiantata nella memoria.
Katia, scrivi il racconto nei commenti, così fan tutti.
@ cristina:
che te devo di’? meglio che grazie non mi viene
Mai Più
Caterine non aveva un indirizzo quella notte. Scarpe rosse, tacchi a pretendere oltre, gambe di razza per maree ingiustificabili. La chiamano Passione; punge la mediocrità dei banali bisogni con passi ipnotici. La chiamano sesso, gorgoglio di gemiti, carne umorale, banchetto di appetiti esagerati. Offende l’anima a sfibrarne il tessuto. E’ droga, panacea di dolori, medicina per ogni malattia del pensiero, chino nell’ombra di stanze vuote, echeggianti un Io maestoso.
Spende una lacrima sull’uscio di ogni notte prima di abbracciare le tenebre.
Sogni non ancora vagheggiati, parole non ancora sussurrate e acconti di sospiri a pagarci nulla.
Come arrestarlo questo ondeggiare sfiduciato, su correnti che si insinuano come volgare sesso e che ti trascinano via tenendoti per un lembo d’anima?
Una vita che va a puttane non è lo stesso di una puttana che rincorre la sua vita.
Un dito sul labbro, a cercare un sapore. Non quello dei baci che a lei non sono concessi, ma quello del peccato di gola che si insinua volgare fino in fondo, quasi a voler sputare nell’anima. Sensazione di disgusto che fa paura perché a volte piace. Fottuta dalla vita peggio che da un cliente.
Vita di merda, piena di uomini ciechi che cercano la via agitando il loro sesso come un bastone.
Il labbro sanguina. Un sapore nuovo. Quello della vendetta.
Stasera è lei il cliente. 50 euro per un taxi e per fottere la vita.
I tacchi scandiscono la catarsi.
Caterine toglie una scarpa e la lascia dietro. L’altra la lancia da qualche parte. Inizia a correre con gambe di seta. Poi si ferma. Guarda giù. Le stelle osservano impotenti. L’acqua riconosce le sue onde emotive. Ferro e marmo sostengono l’ultima sua ansia. Si tiene ancora per riflettere sull’orlo del mondo. Il suo. “Ora godo io” Bacia un sogno e si lancia nel vuoto. Senza urlare.
Sul ponte due scarpe rosse si cercano.
Salvo commovente, Enrico asciutto e d’effetto, bravi tutti…
Mi s’è bloccata la penna!
DIMANCHE, JOURNAL D’UN SEUL JOUR
27 Novembre
Un giorno perfetto.
Era di questo che volevo scrivere.
Presuntuosa? Troppo Des Esseintes. Volevo fare della mia vita un’opera d’arte, effimera come le farfalle che restano larve per diciassette lunghissimi anni, imbozzolate come mummie nel deserto, per poi spiccare il volo e vivere un solo, intenso, breve giorno, lungo per infinitesimi attimi di eterno frullati tra le ali.
Ho fatto un incubo.
Basso il cavallo, ombrello ape velenosa giallonero, manico bianco minaccioso vicini troppo vicini… Due orridi tizi che sbavano sulla vetrina. Lì, alle Gallerie Lafayette…
Io come nel book per Yves Saint Laurent, vestita solo di petali rossi. In vetrina. Riesco a sentire il fiato grasso e pesante di quei mostri che ammiccano orribili osceni mi indicano si toccano oh il vetro è così sottile sottil sot…
Risveglio. Misericordioso. Sudata. Ma senza petali rossi.
Respiro.
Le steppe dell’Ucraina. Diciassette anni di segale e stenti. Oh è così bella, a qualcosa dovrà pure servire, no?
Capelli biondi occhi viola vestita di rose.
Io, Vanessa, la principessa dell’est, la regina delle passerelle.
La farfalla d’un solo giorno che non ha dimenticato il passato di bozzolo.
Non potrò mai più guardare chi mi ammira senza ripensare al sogno.
No, nessuno ha il cavallo basso, ombrelli giallonero ape velenosa manico bianco, no.
Profumi costosi, abiti firmati.
Ma in tanti, troppi occhi unti acquosi li rivedo. Li riconosco.
Non darò più spettacolo di me stessa, per nessuno.
Le farfalle durano una stagione, forse due.
La mia season è lunga un giorno. Bellissima.
Perfetta, no?
MODELLA UCRAINA VOLA DAL VENTISETTESIMO PIANO
Probabilmente suicida la bellissima Vanessa Ivanova
(i particolari in cronaca)
Siracusa, 15/07/2008
Ho scelto la prima foto (mi piacciono le foto in bianco e nero, mi ha colpito la storia di Klein e la sua morte giovane). Non ho letto i racconti già arrivati (paura di lasciarmi influenzare), così che, se ho ripreso un tema già utilizzato, chiedo scusa. Il racconto lo posto qui sotto, son circa 3500 battute, si intitola “Anticipo di primavera”.
Grazie per l’idea e per l’ospitalità.
Anticipo di primavera
Marcel non era d’accordo.
Ma lei aveva insistito tanto. Era diventata piagnucolosa, lamentosa o accusatoria, finché lui aveva ceduto. Aveva chiesto il trasferimento, e dalla fabbrichetta di Rue de Treuils del paesone dove era nato, era stato catapultato in quella di Rue Stéhélin, a Bordeaux, con uno stipendio più alto e l’obbligo di correre in stazione ogni mattina. A piedi in inverno e con la vecchia bicicletta italiana, nera, robusta, quando il tempo si apriva appena un po’.
Di macchina, neanche a parlarne, anche se Ève già fantasticava. Ma almeno si era messa tranquilla.
Fino a quella domenica in cui l’aveva portata a passeggiare dopopranzo. Magari avrebbero preso un gelato. La forza dell’abitudine lo aveva trascinato nella via della stazione, con l’asfalto a pezzi e bocconi, e i due marciapiedi tra ghiaia fine e ciuffi d’erba che cominciavano a rispuntare. All’angolo, avevano incontrato Yves e lui aveva presentato la moglie. Avevano riso, avevano scherzato: Yves ed Ève, sembrava uno scioglilingua. Yves li aveva portati in casa, sto qui, disse, e fece un gesto ampio verso il muro, sormontato da un cancello, che faceva angolo con una colonnina bicolore e proseguiva abbassandosi, scavalcato da alloro e pitosforo mescolati.
Il pomeriggio era finito lì, tra chiacchiere e ricordi di scuola, con Ève che cercava di districarsi tra i nomi dei compagni del liceo e Yves che offriva liquori, tè, caffè e pasticceria fine e spiegava che, sì, quello del record di nuoto era lui, ma cose lontane ormai, di gioventù, e rise, e, sì, quello della fabbrica di Bordeaux non era un parente, era ancora lui, ed era contento di avere tra i suoi impiegati uno in gamba come Marcel.
Perché non me lo hai detto, chiese lei la sera.
Perché non era importante, rispose lui.
E invece sì, disse di nuovo lei, ma non spiegò perché.
Solo che, da quella domenica di marzo, cominciò a sospirare di nuovo, a chiedere come mai, ad accompagnarlo in passeggiate che finivano sempre là, nella strada da cui si indovinavano binari o treni in arrivo, ad ammirare la cancellata, il muretto, il pitosforo, e a guardarlo fisso, nel tacito rimprovero di non essere lui, al di là di quel muro, in quella casa, con quelle macchine e quei vestiti e quei liquori.
I soldi non sono tutto, provò a dirle una volta Marcel.
Ha parlato l’esperto, rispose lei, e gli voltò le spalle.
Yves non è felice, le spiegò una mattina.
Figurati, alzò le spalle lei.
Ha dei problemi, insisté lui, è sempre solo, c’è qualcosa che…
Smettila, lo interruppe lei, sei come quella volpe con l’uva.
E poi chiese: dove vai?
Lui si stava infilando il largo impermeabile marrone. L’aria era già tiepida, ma minacciava pioggia. Strinse bene la cintura ma lasciò slacciati gli ultimi bottoni, per pedalare meglio: lavoro, rispose.
È presto, fece lei, che sembrava pentita.
Cinque minuti di anticipo, rispose Marcel, ho bisogno d’aria, e uscì.
Pedalò con più calma del solito, rosicchiando il suo anticipo lungo la strada.
Svoltò nella strada della stazione, vide lontano un treno fermo, non era il suo.
Due minuti di anticipo.
Pochi.
Abbastanza per non vedere Yves.
Appena Marcel fu passato, bicicletta ondeggiante sul terreno sconnesso, impermeabile svolazzante, Yves spuntò dal pitosforo e prese lo slancio. Per un momento, le braccia sembrarono abbracciare l’aria e sostenersi, mentre due ciuffi di capelli sul capo gli davano un’aria luciferina. Per un momento.
Poi fu a terra, per metà sul marciapiede, per metà fuori, scomposto, spalancato nella morte.
Marcel salì sul treno appena in tempo.
Gea:
infatti ho aggiunto cupo! Mi sono diplomata al Brera sull’espressionismo.
uh ma che bello il racconto di annalisa..
@ Katia, Maria Lucia Riccioli e Annalisa:
grazie per i vostri curatissimi racconti. Quello di Katia e di Maria Lucia sembrano raccontare, quasi, la stessa triste storia, ambientata però in tempi diversi: gli anni di una vita dolorosa, scontata e banale. Su quello di Maria Lucia, torno dopo. E anche su quello di Annalisa.
Ora vado ad aggiungere i vostri titoli all’elenco.
ELENCO AGGIORNATO
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Salto nel vuoto di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leopardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavere di Annalisa
@ Luca:
potevi dirmelo che avevo sbagliato a scrivere anche il tuo titolo!!! ( devo cambiare gli occhiali!!)
@ Tutti:
perfavore controllate l’elenco, i titoli, i nomi… ecc.
🙂
Odio giocare, forse perché odio la vita, dove bisogna sempre farlo. Voglio vivere la mia vita solo nei miei pensieri, affinché rimanga originale e mia.
Non ho bisogno di premi, perché non possono ripagare la fatica dei pensieri che mi assillano giorno e notte. Sono loro che mi spingono a respingerli, come se in loro temessero la propria fine.
I pensieri non hanno prezzo alcuno, vengono e vanno lasciando uno strascico di gioia o di dolore, ma sempre la mia gioia, il mio dolore.
Sono essi che m’insegnano cosa é la mia vita, sono essi che mi spingono a tenerli stretti nella mia mente, dove gli altri non possono entrarci per mutarli secondo la loro volontà e modo di considerarli.
Questo è il mio mondo, vero e sentito, mentre quello esterno a me è violento, grezzo perché senza cultura. La mia fine è la mia assoluzione, e liberazione da esso.
Questo è un breve estratto del romanzo di Elias Canetti: die Blendung (l’abbagliamento), così come l’ho inteso io.
Ho difficoltà a giocare e ancor più a esprimere le mie preferenze.
Ho letto tutti i vostri racconti; ognuno rappresenta un mondo a sé e da rispettare.
Lo farò, tenendo conto che in esso palpita un’anima alla ricerca della sua vera identità, in un mondo esterno a lei avverso.
Siete tutti bravi e ammirevoli.
Lorenzo
@ miriam:
silvia leonardi e non leopardi. le piacerebbe a ella essere come il recanatese!
🙂
Curzio Aggravio Fiscale.
Con un nome così si sarebbe potuto lanciare nel vuoto senza paracadute, qualche postilla lo avrebbe salvato e i comma avrebbero sicuramente attutito il colpo.
Aggravio non era un sostantivo, era effettivamente il suo secondo nome, era fuori calendario, ma ricerche vaticane avevano assicurato il padre di Curzio, Ignavo Fiscale, che fosse stato un santo a tutti gli effetti.
S. Aggravio, il suo protettore, era stato un monaco dell’ordine dei “Padri Impressionisti” di inizio secolo, martire dei toni cromatici.
I dadaisti di Zurigo, uniti ad una frangia estrema dei puntinisti senesi lo avevano sottoposto alla visione degli slip di Sophie Taeuber-Arp, dipinti a tortiglioni viola, il prelato ne morì, non solo per quello, ma anche perché Tristan Tzara, dopo avergli infilato in gola una fetta di torta Sacher, si rifiutò di passargli la sambuca.
La salma del santo è ora esposta nei bagni della biennale di Venezia, dove lunghe file di fedeli si affollano per venerarla e per assolvere altre funzioni.
Curzione Aggravio fu attratto dall’arte post-post durante l’autopsia di un quadro di Fontana. Il coroner d’arte che scrutava nei vuoti delle coltellate del “Lucio magister”, rimestando nella spazialità del bislacco costruttore di fenditure, lo impressionò a tal punto che costrinse suo padre a comprargli un trapano e con questo cominciò a bucare l’universo circostante.
C.A. Fiscale divenne un rigoroso costruttore di vuoti, di aperture.
Gli spazi vuoti, i pertugi, le fessurine, il “niente” che ne scaturiva lo eccitavano come un bambino che ficca la marmellata nel reggiseno di Serena Grandi.
Non sempre però, perché il vecchio detto: “Vento di fessura, presto alla sepoltura”, lo ridusse, una sera che s’era infrattato con una post-avanguardista ucraina, in un intercapedine di un palazzo in costruzione sull’Appia nuova, al “colpo dell’artista”, simile al colpo della strega (quello “dell’artista” provoca un’artrosi deformante al pacco genitale, le famose palle quadre).
Continuò ad operare, dopo la convalescenza a base di zabaione, in spazi più grandi.
Fu preso mentre, passando dal trapano al crick, creò uno spazio fenomenale nel caveau della Banca d’Italia, un’opera iperrealistica stupenda; le riprese delle telecamere interne divennero un istant-movie storico che venne premiato con la “Manetta d’argento” al Festival Police Movie di Alcatraz. Ora crea nuovi spazi-vuoti con un cucchiaio nella pinacoteca di Fossombrone (sempre, stavolta, calcolando i tempi vuoti nella rotazione delle telecamere).
Francesco Di Domenico – Didò
p.s. io questo so fare, sono un po’ Dadaista e un po’ Dadaumpa.
“Ho letto tutti i vostri racconti; ognuno rappresenta un mondo a sé e da rispettare.”
Mi ha colpito profondamente questa frase di Lorenzo, rispecchia il mio pensiero. Anche io sento questo rispetto che mi fa accostare a ciascuno come se mi donasse qualcosa.
Ho senz’altro delle preferenze, ma sono anche convinta che sono frutto soltanto di una maggiore empatia o affinità con chi scrive.
È davvero bello leggervi!
@ didò:
è un po’ damanicomio
🙂
francè, torna.
questa casa aspetta attè.
🙂
@ Didò:
grazie, veramente di cuore per la tua partecipazione! Ci contavo e poi in quel Dadaista e Dadaumpa c’è tutta la nostra leggerezza dell’essere! Compreso i boxer e l’ombrellino della seconda immagine Bacione.
🙂
Aggiorno l’elenco con relative correzioni.
ELENCO AGGIORNATO
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Salto nel vuoto di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
@ Lorenzo:
sì, comprendo bene questo tuo ultimo scritto.
Penso che tutti, veramente tutti hanno dato parte di sé nella stesura dei racconti: l’arte è arte, pensiero e spirito che si esprime poi attraverso la tecnica. Anche a me non piacciono gli attestati di benemerenza, per questo l’invito , ai lettori e partecipanti è quello di parlare delle suggestioni, dei sentimenti che le immagini e le parole ci stanno regalando. Lo spirito dell’iniziativa è proprio questo: non spettatori dell’opera ma parte integrante del “lavorio”…
Emozioni ( difficile, però )
Emozioni. Difficile, ma non impossibile.
E in effetti i vostri racconti sono tutti emozionanti, nella loro diversità.
Bravi, davvero!
Un plauso generale.
E grazie, naturalmente, anche per i numerosi commenti pervenuti.
@ carlo:
non ti vergogni nemmeno un po’ a caricare tutto sulle spalle di miriam? negriero!
@ Maria Lucia Riccioli:
ciao, tu hai introdotto il tema della vetrina, che nell’arte contemporanea è predominante, in più hai giocato con i colori oltre che con le forme. La suggestione è proprio quella del nostro rapporto con gli altri (quella che non dovrebbe essere, ma è): mi offro per avere. Sono un oggettino che si offre all’acquisto, ma se attraverso quel vetro, sottile, allora sei iTU, l mio oggetto d’acquistare. Forte.
Aggiungo, che rileggendolo, la suggestione di rimando è quella della rivista: il vuoto patinato.
Proposta
(Mi rivolgo soprattutto a Carlo e Miriam).
Apprendo oggi che nei prossimi giorni dovrò sottopormi a un intervento chirurgico (con degenza “lunghetta”).
Quindi non avrò la possibilità di aggiornare il blog con nuovi post (e per un bel po’ di giorni). Forse ne potrò pubblicare uno… non lo so.
Perché, dunque, non prorogare il termine per l’invio dei “visual-racconti” (li ho ribattezzati così)?
Che ne dite?
Decidete voi.
Annalisa, a dopo.
@ massimo:
bè senti, non ci rompere le palle col blog e vedi di guarire presto. in bocca al lupo!
Caro Massimo,
auguri di rapidissima guarigione!
Gaetano
Grazie Enrico, grazie Gaetano.
Facciamo così… qualora non trovassi il tempo di predisporre un nuovo post metterò in primo piano “La camera accanto”.
–
Bene. Sono costretto a salutarvi.
Ma voi tornate a… “L’arte che si scrive: immagini e racconti”.
Buona serata e buonanotte.
E buoni racconti.
🙂
@ Annalisa:
tu hai preso la foto di Klein e con le parole pazienti del tuo racconto, l’hai trasformata in un dagherrotipo; la superficie fotosensibile che s’impressionava, per noi lettori, con il ritmo della storia. Riportandoci all’entusiasmo della scoperta, dove il vicino e il lontano, il solito o l’insolito avevano la stessa importanza: impressionati dalla luce. Ancora più impressionante quando si espande nel vuoto.
Suggestione grandissima per la storia Yves, Eve e Marcel.
🙂
AVVISO
——————————————————————————————–
Privatamente mi chiedono come faremo ad eleggere IL SENSIBILE. Pensandoci, e considerando che questa nostra Performance è vissuta da tutti con grande partecipazione, proporrei questo:
votiamo domenica, a partire, non dalla mezzanotte, ma dalle 12.30. E voteremo per il racconto che più ci ha emozionato, proponendo come dichiarazione di voto su cui catalizzare i consensi, una frase estratta dal racconto stesso, quella che meglio rende il senso del testo.
Come idea, per un Gioco d’Arte come il nostro, vi piace? Potrebbe andare? Pensateci e poi postate qui, nei prossimi giorni
——————————————————————————————–
🙂
Uh, perdonate la latitanza. Giornataccia di impegni di lavoro, e temo domani anche peggio. In tutto questo pure Massimo ci lascia le chiavi di casa.
Auguri Massimo, prometto che farò il buono (e poi c’è Miriam che mi sorveglia).
Vedo che nel frattempo si sono aggiunti nuovi racconti: la lista si allunga.
Qualche nome nuovo, Katia , Annalisa (benvenute nel nostro gioco e complimenti: molto brave tutte e due; il racconto di Annalisa poi mi ha colpito subito soprattutto per l’atmosfera che si respira e che trovo ben si sposi con la foto di Klein) e il grande didò-dadà-dadaùmpa con il suo Curzio Aggravio “rigoroso costruttore di vuoti” (bellissima definizione). Le sue raffiche di umorismo ci volevano proprio in mezzo a tutti sti cadaveri spiaccicati sull’asfalto.
E poi Maria Lucia, con un racconto che sta nelle mie corde: mi piace molto il suo stile asciutto ed efficace.
Gaetano Failla mi pare finora l’unico ad aver postato 2 racconti (uno per immagine). Tutti quelli che non hanno ‘fuso’ le proposte in un racconto solo lo possono fare naturalmente.
Sono comunque in generale contento e della partecipazione, che non mi aspettavo così nutrita, e del livello generale (e non sono solo io a dirlo).
‘notte Miriam, ‘notte a tutti.
@Miriam: grazie. Mi piace l’idea della carta sensibile con i bianchi, neri e grigi che emergono poco a poco dal liquido di sviluppo. Sì, in fondo è stato proprio così. Nella mia testa, invece che in una bacinella 🙂
@Carlo S.: grazie 🙂
Adesso ho letto anche gli altri (quasi tutti). Ce n’è qualcuno che molto mi è piaciuto, ma molto molto. Ora completerò la lettura e mi leggerò anche i commenti. Ce ne sono alcuni che ho voglia di rileggere con calma.
Bella l’idea di prendere una frase e di concentrare lì ciò che ci ha colpito.
Si farà.
Grazie ancora per l’idea e per l’ospitalità
(che adesso, come dice Carlo S., vien voglia di mettersi a lavorare sull’altra foto, che solo oggi sono riuscita a guardare con attenzione vera)
@ Katia: grazie per le tue “scarpette rosse”!
Già ieri volevo aggiungere qualcosa in più come commento al tuo racconto, ma ero stanca; il giorno si era affollato di immagini (anche lontane e pesanti) e così come nel peggiore dei modi possibili ho risposto, per prima, agli amici.
Eccomi per dirti che tu qui hai portato la suggestione della danza. Non voglio dire della fiaba, perché Andersen scriveva per i grandi (ma i bambini di allora erano grandi) e i momenti erano quelli duri del lavoro minorile: miseria, prostituzione. Però gli artisti riescono a trasfigurare la realtà e a far volare sulle punte anche le più dolorose situazioni. Nell’addormentarmi, ieri sera, pensavo alle scarpe (non più scrapette) stanche. La vita è veramente durissima per tutti. Io mi salvo con la mente. Un bacio
@ Cristina
leggendo i tuoi interventi qui, ti avrei eletta come mia custode spirituale, per questo ti chiedo di leggere l’avviso postato sopra e dirmi cosa ne pensi.
Vorrei evitare l’insipido “mi piace” sostituendolo, appunto con le emozioni che quel racconto ci ha regalato.
Pensi che potremmo farcela?
E poi si potrebbe chiudere in post con un copia incolla di tutte le frasi proposte…non sarebbe male…
🙂
ops! “si potrebbe chiudere il post” e non “in post”
MI DICONO CHE…
@ Salvo,
qualcuno mi ha linkato un sito dove ho potuto leggere il racconto che hai postato qui: Il Volo. Non sei l’unico ad aver riciclato un racconto (anche Lorenzo Russo ha fatto lo stesso), così come altri hanno visto le immagini prima che fossero postate….
Lo spirito del gioco sarebbe quello di scrivere sull’imput offerto dalle immagini. Ma la vostra partecipazione è già una risposta più che positiva ad un invito, che altri hanno invece fatto cadere nel nulla che lascio le formalità e le regole ai pignoli… a chi non sa capire quando si fa sul serio. E qui, seriamente ci stiamo occupando d’arte, anche con un racconto scritto prima, perché no? Se l’immagine mi ricorda un tragico volo d’uccello sulle catasfofe della storia?
Miriam Ravasio
@Miriam. Non è che l’ho riciclato. Ho pensato che quel racconto potesse ricalcare l’idea offerta dall’immagine. Io ho circa duecento racconti nel cassetto, tra l’altro a Settembre verrano pubblicati da un editore siciliano e il titolo del libro sarà proprio “Il volo” dal racconto che ti ho inviato. Gentile l’amico che ti ha girato il link, ringrazialo da parte mia. Ho l’impressione che qualcuno stia prendendo troppo sul serio questa competizione e non abbia capito che è solo un gioco tra una comunità di amici, e tali debbono rimanere. Per carità! Niente sfide con il coltello tra i denti, non è da qui che si accede alla gloria.
Poi ho saputo che un giorno si è buttata da una finestra, o da un balcone, ma non so ancora oggi neanche dove sia seppellita.
Ora vorrei tanto farlo anch’io, ma non ne ho il coraggio.
Ho sempre avuto il terrore del vuoto.
I fastidi dell’onorevole bozzo erano legati soprattutto al fatto che si era costretti a dormire supini, a far l’amore in un certo modo e per reazione liberatoria a quello stato di cose, nascevano spontaneamente desideri di leggerezza e soavità, di civilizzazione contro ogni brutalità, veri e propri inni alla bontà
Dopo l’illusione dell’angelo sospeso anche l’incantesimo della morte.
Frittelle per tutti, grande Abraxas. Quando ti sarai rialzato ti aspettiamo al chiosco.
Laggiù quell’uomo si accanisce contro il mio povero corpo riverso sulla neve, colpisce e colpisce ancora.
Non lo sa che sono diventato una stella
“Fai attenzione, potresti ficcarti in una situazione davvero grave.” Io non li ho mai ascoltati. Senza rischio si muore già in vita, pensavo. No, non è grave. La gravità non esiste..
segue%
segue%
Apro le braccia. Alzo la testa a metà tra il cielo e la terra.
– “Mi tuffo?…”- mi chiedo come un bambino.”Mi tuffo!…
E se per qualcuno sembro un bambino…ma chissenefrega!?…”-.
E lo faccio così: a petto in avanti.
Là, dove nascondo le mie passioni!
Non è che avessi molti amici, la gente del quartiere era strana assai. Tutti a prenderti in giro, e tutti armati e cattivi. Che poi se ci pensi era perché avevano paura, tanta paura. Paura di non essere accettati, paura di essere diversi.
Ed ora è qui, davanti ai miei piedi, esanime.
O mio dio! E adesso chi mi insegnerà a volare?
Il sogno dei desideri liberi svanisce e la realtà del giorno mi prende e mi accompagna d’ora in poi sempre e ovunque io sia
Abbasso lo sguardo, sollevo le coperte. Ne aspiro l’odore di disinfettante. Di piscio.
Le trovo incise di parole. Di versi. Di inchiostro che balla sotto i miei occhi e si intrama sulla lanugine.
La prima frase che leggo è laggiù, dove muoiono i POETI, laggiù, amico, mi troverai
Segue%
Segue%
Sorrise anche al vuoto che le stava sotto e riprese la discesa.
Capì in tempo che la felicità è un piccolo brivido frizzante. Volante, senza ali, come lei.
“Ora godo io” Bacia un sogno e si lancia nel vuoto. Senza urlare.
Sul ponte due scarpe rosse si cercano.
Capelli biondi occhi viola vestita di rose.
Io, Vanessa, la principessa dell’est, la regina delle passerelle.
La farfalla d’un solo giorno che non ha dimenticato il passato di bozzolo.
Non potrò mai più guardare chi mi ammira senza ripensare al sogno.
Per un momento, le braccia sembrarono abbracciare l’aria e sostenersi, mentre due ciuffi di capelli sul capo gli davano un’aria luciferina. Per un momento.
Poi fu a terra, per metà sul marciapiede, per metà fuori, scomposto, spalancato nella morte
Continuò ad operare, dopo la convalescenza a base di zabaione, in spazi più grandi.
Fu preso mentre, passando dal trapano al crick, creò uno spazio fenomenale nel caveau della Banca d’Italia, un’opera iperrealistica stupenda; le riprese delle telecamere interne divennero un istant-movie storico che venne premiato con la “Manetta d’argento” al Festival Police Movie di Alcatraz. Ora crea nuovi spazi-vuoti con un cucchiaio nella pinacoteca di Fossombrone (sempre, stavolta, calcolando i tempi vuoti nella rotazione delle telecamere).
segue%
Cari amici di scrittura pensavo solo di rilassarmi spensierato: povero me!
Invece ho provato piacevoli sensazioni e mi sono emozionato con un ampio sorriso semper: grazie a Voi tutti cari amici di scrittura con empatia semper e quegli scritti sopra siete tutti Voi, non è male vero?
Luca
Caro Massimo,
un intervento, una degenza lunghetta: la tua famiglia ti starà vicino e tuoi amici: ti copriranno d’amore e d’attenzioni; e Noi tutti in casa tua con che spirito possiamo stare? Certo, augurandoti una pronta guarigione e stringendoti forte caro fratello: rose rosse per te……?
Ciao,
Luca
Non è male veramente! Luca il tuo è un regalo prezioso, il più bello … ci siamo proprio tutti.
Rileggo poi con calma, con l’emozione sotto controllo.
Un bacio, Miriam
@ Cara Miriam & Carlo
forse ho esagerato, così: volare per davvero attraverso i vostri pensieri, non molto lontano però!
Baci & Abbracci
Luca
@ Luca,
Ho riletto, considero il collage un omaggio floreale e una risposta all’avviso postato sopra.
Come continueranno questi giorni, non lo so, sono felice perché l’idea della commistione è stata accolta. Sì! Una danza, disciplina figurativa che tiene alta la nostra tradizione artistica. Voglio ballare anch’io, contorcermi snodata, agile e leggera, sicurissima nei passi. Ho messo da parte molte altre immagini, per un gioco, un incontro fra persone diverse, come siamo noi, ma sensibili, tutte a scommettere che, forse, c’è ancora tempo per abbandonare le scarpe sul muretto. La vita è altrove? La vita è bella!
Vado sul lago, a Lierna in una splendida insenatura che permette la vista di Varenna e la punta dell’isola Comacina. Bello!
ciao, miriam
Approfitto di un momento di calma; sono tornato in ufficio, ma dovrò uscire di nuovo, fino a stasera.
Ringrazio anche io Luca Gallina. Il suo collage di nostre frasi mi ha fatto ricordare la scena di “Nuovo cinema paradiso” in cui Jacques Perrin scorre in sala di proiezione la “pizza” lasciatagli in eredità da Alfredo (Noiret) con incollati tutti i baci “tagliati” dai film “censurati” dal parroco.
Manca la musica di Morricone in sottofondo, per farci commuovere ancora di più. Cerchiamo di immaginarcela.
Ciao
@ Salvo Zappulla…
Vìolo impunemente la tua naturale e stimabile discrezione( ti faccio male, preparati…).
…E mentre l’uomo biascica rassegnato il suo spirito verso la morte, voluta da altri, ecco che avverte un impulso…
Sente lentamente staccarsi dal suolo, il corpo assumere vaghe sembianze aerodinamiche e…” volo!volo!volo!…”- esulta consapevole il bambino che è in lui.
Sollazzato nello spirito,ormai in cielo, il sogno toccato dal bambino
fa sentire l’uomo soddisfatto e consapevole di sè: ormai si sente una serena aquila che regna nel cielo; ma non domina, non comanda o sottomette gli altri.Anzi, l’unica cosa che fa,mentre si sollazza libera, è catturare qualche selvaggina: ma non per dissetare il suo bisogno di onnipotenza,bensì per portare cibo ai suoi piccoli.
Nel frattempo l’uomo continua il suo viaggio e sorvola mari,’cancella’ stupidi confini creati da altri ‘uomini’, e poi trova l’ America!?…così tanto agognata da lui( a questo punto mi è preso un sospettoso sussulto…” oddio…”- ho pensato- ” adesso mi parlerà di “spersonalizzate bamboline” californiane, di slot-machine del Las Vegas, e s’immedesimerà in quel moderno maschilista-ossessivo,sebbene raffinato e ricchissimo, che porta tracotante la sua “pupetta” in Rodeo Drive: e nemmeno perchè è cotanto ‘sensibile’, ma soltanto per affermare la sua ‘potenza’). E invece…
E invece erano soltanto miei pregiudizi.
Descrivi affascinato d’interni e bellezze naturali( “..oddio, m’ha fatt’!?…”- penso in napoletano (” mi ha fatto!?…” : mi ha soggiogato( positivamente).
E poi il finale…
Quegl’uomini si accaniscano sul corpo dell’altro, ormai senza vita,mentre lo spirito è diventato una stella.
Commento…
Le immagini descritte, cielo, mare,montagne, distese praterie( quest’ultima mi ha richiamato Mogol-Battisti.
L’anima è una “scatola nera” stessa a noi sconosciuta( la chiamano inconscio). Magnetizza a nostra insaputa tanti stimoli che poi si tramutano in noi in emozioni: suoni,visioni,parole…soprattutto ciò che noi assistiamo e vivamo inconsapevolmente nel quotidiano.
Anche se si ha la passione predominante per la lettura,non significa che il riferimento debba essere ricercato per forza in quello: se così fosse, saremmo vicini ad un’ ossessione).
Ma torniamo a noi…
Le immagini descritte da te, per qualche “sapido dotto”, potrebbero apparire “scontate”, o addirittura ” banali o mediocri”…Invece, personalmente, credo che facciano riferimento ai fondamentali di ogni essere; che sovente, quando diventiamo ‘adulti’,preferiamo rinnegare o offendere.
Se si rinnega il bambino che è in ognuno di noi, non potremmo mai diventare uomini sereni e maturi.
Faccio anche a te la “scheda” come ho fatto a Simona( sono democratico, par condicio).
– Grammatica,forma,sintassi…: mi dispiace deluderti, non sono un prof.
– Giudizio Tecnico : devo darti un’altra delusione, non sono un editor.
– Critica: giammai si potesse assurgere a questo piedistallo,sono troppo modesto…
– Parere Personale: da un certo punto in poi, ti ho letto col sorriso affascinato di un bambino.
P.s.
Ma il bambino che c’è in me è un po’ discolo e testardo: è rimasto soddisfatto a metà del finale.
Va bene che lo spirito si esalta sentendosi una stella; ma non la diamo vinta a quegl’uomini.
Il piacere dello spirito, che toccando il suo punto più alto si scinde dal corpo, è un idea un po’ troppo mistica, per i miei gusti.
Allora ti propongo…
L’uomo raggiunge la stella e ne prende tutta la sua luce e l’energia.Lo spirito torna consapevole nel corpo, e godendo all’unisono, il bambino fa irriverenti dispettucci a quegl’uomini.
Che ne dici?…
N.b.
Ovviamente non pretendo di modificare il tuo racconto,nè di manomattere la tua fantasia, sono convinto che lo prenderai per quello che è : un dialogo leggero e goliardico.
-” In verità,si può avere solo grande stima per chi non cerca se stesso”- Goethe.
Un caro saluto, Gianni Parlato
Sono entusiasta del collage di Luca.
Chapeau!
😀
@ Miriam, a me sembra un’ottima idea, se poi si fa qualcose di simile al divertissement di Luca…vai!
@ Luca Gallina…
Non immagini quant’è ammirabile -allo sguardo della mia pigrizia- l’immane sforzo che avrai affrontato!…
Ti stimo ma non “t’invidio”.
“No,no?!…Lascia stare,Gianni,lascia stare…non ci pensare nemmeno,distraiti…”.
Bravo,Luca.
Anche questa è fantasia, e se me lo posso permettere,anche questa è arte.
Un saluto, Gianni Parlato
Didò: dadaista e dadaumpa veramente!
🙂
Bravi bravi tutti, grazie a chi mi ha citata e bravo Luca col suo collage futurista!
@ Gianni Parlato:
ma tu chi sei?
Sto sorridendo, rileggendo il finale: ma perché? il bambino, spirito ricongiunto, non fa i dispettacci a quegli uomini? Ti rispondo io: perché è dura! Durissima è la vita del resistente.
Tu sei solo un nome!
Ho riletto il tuo racconto, non male, anche tu metti lì il Bambino, come faccio nei miei disegni e come ha fatto Enrico nel suo racconto; però, fra noi c’è una grande differenza , tu vai su per controllare , a volte capita anche a me ma senza intenzione, io (Enrico non lo so) mi sento sempre parte. Magari riuscissi, come te, a sorvolare, , invece, mi sento parte, a volte pesante; vorrei svolazzare lassù ma in compagnia. A costo di trascinarmeli tutti quanti, a cazzotti. Mi sembra, però, di non riuscirci. Insisto. Sarò grave?
E pensare, che in un primo momento il tuo racconto mi rimandava ai calchi in gesso di Segal: questo qui, dall’alto vede le nuove figure pompeiane, ma gli altri stanno volando con lui. Anche nel cielo cè un casino fragoroso.
Ritorna.
sono stupito (positivamente) da simona. peccato un particolare…..che le dirò in privato
🙂
Massi, ti abbraccio e ti minaccio: torna presto!
🙂
@ Cristina.
anche se molti lo pensano, non sono così accentratrice: seguiamo insieme la cosa. Dovrebbe riuscire un po’ come il collage di Luca.
Chiedi a Carlo la mia mail.
🙂
che faccio io????? 🙂
non so. i bambini e i vecchi sono spessissimo l’anello debole della catena umana. nessuno li considera: troppo giovani i primi, troppo rimbambiti i secondi. eppure lanciano messaggi, segnali e insegnamenti. basta coglierli e per coglierli è fondamentale pensare che il mondo non finisce dove finiscono le nostre tettine o il nostro uccello.
la biofilosofia ha colpito ancora. sob!
🙂
qualcosa
Ti ringrazio, Miriam, ma non sono in grado di seguire questo tipo di impegni.
In effetti amo davvero stare in disparte, e partecipare al minimo. e non perchè non mi piaccia, solo perchè non ne sono capace.
Un caro saluto a te e a tutti gli amici.
Auguri di pronta guarigione a Massimo.
@ Cristina:
ok! Grazie, sarai coinvolta al volo, quando passerai da queste parti.
🙂
La realtà acerba dell’uomo.
Entrate, entrate, signore e signori, compreso le signorine e i signorini!
Ciò che vedrete, vi lascerà di stucco, e anche vi divertirete.
Io sono quello a sinistra della foto, il clown, con la testa incavata nelle spalle, larghe e robuste per sostenere la mia condizione fisica, non propriamente riuscita e gradevole.
Che cosa farci, quando non riesco a sollevarmi dal resto del mio corpo e mostrare che ho anche un intelletto scelto e fine!
Non sono cattivo, ma solo ridicolo e comico; trasporto ogni problema nella leggerezza della comicità, dove posso trovare la mia giustificazione d’incosciente e immaturo.
Ma cos’è la maturità, quando si sa, come vanno a finire i propositi buoni, una volta che sono stati trasmessi all’esterno? Allora è meglio essere come sono io: un ammonitore in una sembianza esterna ridicola e comica perché così vogliono gli spettatori, nella loro preferenza per il gusto e piacere.
Avete già osservato il mio ombrello con i quadri disegnati con precisione e colori che creano un contrasto marcante, come se tutto debba essere tracciato e diviso, per essere assimilato e usato. Non è una meraviglia?
Che cosa dice signore? Venga, venga avanti, e ripeta la sua domanda, per favore. Come, dice che sono un niente, vero? No, sono sempre e solo un clown; diverto la gente, e mi creda, non è sempre facile farlo; anche la gente diventa sempre più pretenziosa; più si diverte e più pretende di essere divertita. Che cosa farci, è tragico il mio mestiere, lo so; quante lacrime ho versato, non per me, ma per la gente che mi fa pena, nel non saper scoprire dietro il divertimento un’ammonizione seria e precisa.
Sono tempi difficili per tutti, in un mondo senza ideali e propositi seri.
Bé, adesso basta; ti sei presentato abbastanza, ora tocca a me, e mi presento: sono quel barbone a destra della foto, con la testa che sembra volersi staccare dal corpo e con un coso quaggiù, lo indica con un dito senza toccarlo, che pende afflosciato senza energia e volontà propria. Cosa pensate, ce la farà ad elevarsi? No, no, non il coso, intendevo la testa, che ne dite? No, dite; perché vi chiedo?
Come, come, non ho sentito bene, per favore signorina alzi il tono della sua voce.
Ah, mi vede ridicolo nel mio corpo smisurato e deformato, le dà fastidio quel coso laggiù, senza utilità, lo vorrebbe vedere sempre dritto e funzionante, come una pistola d’acqua antincendio?
No, non è possibile, non qui e neanche altrove, per fortuna, aggiungo, come potrei liberarmi dei tanti pericoli che mi tormenterebbero senza pietà alcuna.
Ah, mi vorrebbe vedere vestito bene e alla moda con un capello al cilindro, e scarpe lucide e nere?
E i calzini possono essere bianchi? No, dice lei, ma perché, il nero sta bene con il bianco, crea il contrasto per distinguere e decidere meglio su tutto.
Bé, a ognuno il suo gusto. Forse non avete individuato che noi due intendiamo comunicarvi qualcosa di utile per voi tutti. Non avete notato i nostri sguardi, richiedenti ed aspettanti?
Lo volete sapere? Sì, rispondono tutti in coro.
Allora, siamo qui per rappresentare l’incapacità dell’essere umano a uscire dal suo guscio grezzo e primitivo per elevarsi verso una forma spirituale liberatoria.
Guardate pure, ridete o piangete, come volete, ma ognuno di voi potrebbe ritrovarsi nelle nostre sembianze, perché nessuno è senza difetti.
Io, quello a destra, intendo mostrarvi la rozzezza naturale dell’uomo, mentre, il mio vicino la tiene coperta dietro una facciata tragica e comica.
A chi vi sentite più vicini? A quello camuffato, che intende coprire l’ipocrisia e la vanità, umana, senza riuscirci del tutto, come si vede dalla sua apparizione goffa e ridicola, oppure a quello che osa mostrarsi così com’è. Il primo è un falso conformista camuffato, mentre il secondo un idealista, che se ne frega delle consuetudini e tradizioni.
Siete sempre ancora per il comico? Bé questo è l’andamento della nostra società, ancora incapace di liberarsi e mostrare la sua nudità naturale, dalla quale intraprendere poi la via della sua emancipazione e liberazione, senza provare pudore alcuno.
Lorenzo
@Luca Gallina: bravo 😀
@Luca. Fenomenale. Mi ricordi un mio carissimo amico: il barone F. De Pignoletti, grande cuore, grande romanticismo.
@ Gianni Parlato. Tutti i racconti pervenuti sono di ottima qualità, se non altro perchè le persone che li hanno inviati sono di ottima qualità. Si respira un bel clima qui a Letteratitudine ( a proposito: auguri Massimo, so che stai andando a Casablanca per quel piccolo intervento). Penso che tu debba essere un gran simpaticone (Gianni Parlato), magari un po’ irruento, ma sincero e spassionato. Sono contento che il mio racconto ti sia piaciuto, devo darti la mail della mia amica Morena Fanti, è lei che mi ha insegnato a scrivere, potresti congratularti con lei.
@ Miriam…
Non so, se il tuo invito che sembra en’esortazione -“ritorna”- col quale chiudi mess., è rivolto esplicitamente a me, o sono tue rimembranze sonore magari rivolte a qualcun altro…” torna, sta cas’ aspett’ a ttè!….”-.
Scherzo,ovviamente,sei intelligente ed è superfluo giustificarsi.
Veniamo a noi( anzi a me, che mi provochi quasi irridendomi…Vuoi ‘sfrocoliare’?…Bene, eccomi).
Penso che sia impossibile, a livello inconscio e spontaneo,prima che riferirsi ad altro, scindere il desiderio di volare dal bambino.
Mi lusinga l’accostamento che fai di me con Segal,ma perdona l’ignoranza: chi è, quel truce Steven( che alcune donne trovano irresistibile) che calpesta tutto e ‘butta mazzate’ negli hollywoodiani film anni’ 80?
Altra questione…
Discorrendo veloce il mouse, pensavo che la “foto 1” s’intitolasse prorpio così: Salto nel vuoto. Forse non è così? Comunque, per non attentare alla mia pigrizia, e soprattutto per non frenare il “raptus di scrivere” quando mi prende, il mio non è precisamente il titolo del mio racconto; ma il riferimento alla foto.
Se ci fai caso, io non parlo di ‘volo o di salto’, ma di tuffo( “mi tuffo!?…Mi tuffo!…”- dice il protagonista).
Questo perchè…
Magari vuole essere proprio una sintesi tra il desiderio del bambino di volare,e la paura di cadere nel vuoto dell’adulto.Quindi, il tuffo, è un po’ la matura consapevolezza dell’uomo di provare un piccolo volo, e la paura superata, di lasciarsi cadere nel vuoto. Uh Maronn’!…( Oh Madonna!…)…mi stai facendo spiegare il mio racconto?!…E’ patetico, e per questo ti odio!…
(A proposito, se mi faresti la cortesia di cambiare il titolo,chiamandolo appunto “Il Tuffo” ).
Aggiungo…
Quindi io non ‘sorvolo’ per controllare: tramuto , in modo maturo?, il desiderio di volare nel tuffo. E quando tocco terra,dopo l’ebbrezza dell’emozione, sentendomi liberato nello spirito,guardo gli altri e rido!…
P.s.
Chi sono? Non ti basta un nome aggiunto di cognome,vorresti vedere ‘materializzate’ queste parole…
Bè, rassegnati…Giochiamo a fare gli artisti, e facciamo volare la fantasia e lo spirito.
Sei molto simpatica.
Un caro saluto,Gianni Parlato
@ LUca…che bravo!
@ Enrico: grazie!
Ma soprattutto
@ Massi: guarisci presto, ti aspettiamo.
@ Salvo Zappulla…
La tua battuta su Massimo, in un momento delicato, è di uno spirito sublime che solo pochi riescono ad avere…Mi hai fatto ridere golosamente!…Sono sicuro che anche Massimo apprezzerà.
Non mi ero sbagliato, devi essere proprio simpatico e ‘leggero’.
Per quanto riguarda Morena,io non ho rancori verso lei: penso che lei abbia reagito troppo impulsivamente,io non ho offeso nè il suo talento,nè la sua persona( e non potrebbe essere altrimenti, visto che non ci conoscisamo). Mi aveva infastitidito soltanto un suo( e anche quello di qualcun altro )atteggiamento, che mi pareva ‘bacchettasse’ un po’ lo spirito del gioco( e per ciò lo eliminsse). Tutto quì.
@Gianni.
Dai, mettici un pezza e pensa a divertirti.
@ Salvo…
e che fai, ora perdi l’ironia? Ti avevo chiesto cortesemente una mediazione, affidandomi alla tua leggerezza…tutto quì.
@ Salvo
E daje con ‘sta Casablanca!
Ti ho già detto più volte che non ho nessuna intenzione di seguire le tue orme. E le tue forme.
Ringrazio tutti per i nuovi commenti e i racconti pervenuti.
E ringrazio tutti voi di cuore per gli auguri.
Grazie davvero.
@ Salvo
Avevo cancellato un po’ di commenti (frutto, ripeto, di sicura incomprensione) e mi ero caricato sulle spalle la responsabilità dei disguidi. Non ho capito perché hai ritenuto opportuno riaprire il taglio. I direi di chiuderlo qui. Subito.
E definitivamente.
—
@ Gianni
Chiedo anche la tua collaborazione, a titolo di favore personale… okay?
—
Nei prossimi giorni non avrò la possibilità di controllare i commenti.
Chiedo a tutti voi un po’ d’aiuto per mantenere l’atmosfera ludica, serena e accogliente.
Ci conto, eh?
—
Per favore, non replicate a questo commento.
E ora… buona prosecuzione!
State andando forte.
Mica era detto…
😉
@ Miriam- 2…
Nella tua, mi hai fatto una domanda che sembra una richiesta di ‘diagnosi’. Ti chiedo umilmente perdono per la distrazione, ma mi prodigo a rispondere alla tua ‘richiesta d’aiuto’.
Lamenti di essere circondata da persone che non hanno voglia di volare e ti lasciano sola,in questi tuoi slanci. Ma tu insisti, e ti verrebbe voglia di prenderli a cazzotti,pur di essere in volo in loro compagnia.
Eccoti la mia “diagnosi”( ti consiglio di prenderla “drammaticamente” sul serio!…).
E’ inutile sprecarsi ad odiare, e soprattutto dedicarsi alla violenza.
Ripetiti : ” non ho tempo per odiare, e soprattutto non ho energie da sprecargli”…
Il tuo spirito vola, ma intorno a te c’è ‘roba’ ammuffita?
Bene, resta giovane e segui lo spirito.
Come?
CAMBIA COMPAGNIA!!!
P.s.
A parte l’ironia e lo spirito goliardico,fossi in te ci rifletterei.
Nel “lontanissimo” 1986, ero in treno per andare a casa in licenza militare.
Ero in compagnia di altri due miei contarranei(napoletani),e uno di loro aveva lo sguardo spento e rassegnato.
Conoscemmo un “relitto di essere umano in via d’estinzione”, un hippy, di pressappoco 30 anni. Essendo io già incline a tutto ciò che non è forma prestabilita,standard,simboli elevati a status,scambiai quattro chiacchiere,affascinato dalla storia e il vissuto di questo “essere”.
Mi colpirono soprattutto due cose,che lui ripeteva spesso.
La prima,nonostante avesse una sua vasta cultura di vita( puoi immaginare perchè) era che di ogni cosa che sembrava non conoscere,mi chiedeva spontaneamente…” dimmi,dimmi…a me interessa sapere,perchè sono un’ignorante”. E la seconda, notando la mia sintonia con lui su aspetti soprattutto sociali, quali l’avversione al capitalismo,alle formalità, alla passiva identificazione negli altri, facendo caso al mio sorriso e allo spirito che in me si sollazzava,guardava ironico “l’afflitto” e mi diceva…” Tu sei pieno d’energie…Non frequentare chi non ne ha.
Perchè ricordati, io sono un’ignorante,ma una cosa l’ho imparata : se uno che ha energie,frequenta un altro che non ne ha,non trasmetterà mai le sue energie al ‘passivo’; ma sarà il passivo a succhiarsi le energie dell’attivo, e ridurlo passivo…”.
Certo, per chi conosce la fisica è ritrito,il concetto.Ma poi,applicarlo alla vita e agli uomini,a volte ce ne passa.
Ma la cosa che più mi piaceva,di quell’ hippy, era che ripeteva sincero e col sorriso…” io sono un’ignorante”.
N.b.
Guarda che il fatto è vero. Ora vedi tu come prenderla : con ironia,seriamente,fregandotene, “drammaticamente”…
Io consiglierei di prenderla con un sorriso.
Ti saluto, Gianni Parlato
@Miriam. Non è che l’ho riciclato. Ho pensato che quel racconto potesse ricalcare l’idea offerta dall’immagine. Io ho circa duecento racconti nel cassetto, tra l’altro a Settembre verrano pubblicati da un editore siciliano e il titolo del libro sarà proprio “Il volo” dal racconto che ti ho inviato. Gentile l’amico che ti ha girato il link, ringrazialo da parte mia. Ho l’impressione che qualcuno stia prendendo troppo sul serio questa competizione e non abbia capito che è solo un gioco tra una comunità di amici, e tali debbono rimanere. Per carità! Niente sfide con il coltello tra i denti, non è da qui che si accede alla gloria.
Postato Mercoledì, 16 Luglio 2008 alle 11:07 am da Salvo zappulla
@ Miriam
lo stesso ho fatto io. Il mio racconto l’ho preso dalla mia raccolta, come Salvo, e adattato alle impressioni che l’immagine ha suscitato in me.
Entrambi sono di mia produzione, come tutto il resto che scrivo.
L’ultimo, l’ho ideato durante le mie lunghe camminate mattutine, sono loro che mi ispirano allo scrivere, e poi messo per iscritto nel pomeriggio.
Saluti
Lorenzo
@ Lorenzo.
Cacchio. Per un attimo ho pensato a uno sdoppiamento della personalità!
@ Lorenzo.
Cacchio. Per un attimo ho pensato a uno sdoppiamento della personalità!
Postato Mercoledì, 16 Luglio 2008 alle 8:42 pm da Salvo zappulla
@Salvo:
perché´non ci credi? certo che esistono, eccome. Chi aveva detto che i veri matti sono fuori?
Ma io non lo sono, e fino a quando saprò distinguere tra ciò che è in me da quello che accade fuori di me.
Saluti, Lorenzo,
PS) continua così che sei bravo, come tutti gli altri del resto, compreso io medesimo, dato che è un gioco per divertirsi, o no?
@ Lorenzo:
a me va benissimo: anzi ti ringrazio per la tua presenza creativa sul post. Stiamo interagendo al di là delle solite convenzioni. E questo non è male.
ciao
Cari figlioli,
ANNUNCIO VOBIS MAGNUM GAUDIUM:
Il miglior racconto è il Mio.
…
COPPA VOLPI a Luca Gallina per un’opera grandiosa, che purtroppo è stata oscurata dal mio talento salmastro (@Gianni Parlato, tu non reagire altrimenti ti aspetto “sotto o’ palazzo!), il collage di Lucacchione è un autentico esempio trimillenario di “Nouveau Dadaisme”.
…
Per “Une certaine regard”, minzione speciale per Enrico Gregori.
Il cotonato perecottaro ha interpretato il surrealismo quando diventa realtà (se lui fosse un uomo ed io una donna lo amerei).
*
…
Orso D’Oro a Massimone Maugeri nostro che, con “L’assenza” ha tentato di rappresentare “Il Vuoto”, ma ce ne ha lasciato uno grande, che riempierà presto di nuovo, con la sua azzurra camicia da tranviere. **
* Ho detto realmente “minzione”
** nessuno faccia battute sui tranvieri!
@ Gianni Parlato.
ero al lago fra cigni, anatrini e oche. Ecco, appunto le oche; una voleva mangiarsi il cucciolo dalmata del mio telo. Attratta dal bianco e nero, stava lì con quegli occhi cattivi di oca e io, un po’ avevo paura, ma pensavo a Rembrandt che le oche sapeva cucinarle benissimo. “Un pittore che non sa cucinare un’oca è un cattivo pittore; non ha fatto apprendistato”. Cara oca, non ti cucinerò, ma io non ho paura. Dopo un po’ è andata via. Perfortuna.
Sei un imbroglione, ieri scrivevi a Simona dichiarando la tua età: 41 anni. Impossibile se nel 68 eri in licenza. Tu hai almeno, quasi 60 anni! va benissimo.
E a proposito di Segal, hai ragione, con il tempo è diventato un “palancaio” (palanche, sta per soldi); uno scenografo strapagato. Però quelle figure, le prime, conservano ancora la potenza del pensiero. Io mi immagino seduta fra loro mentre aspetto un autobus: le guarderei senza imbarazzo perché non mi porrei il problema di dover comunicare, non potrebbero rispondermi. Più o meno, questa è la nostra realtà. Picchiamo sui tasti, ma fra mille simili non ci auguriamo il buongiorno.
ciao, sei simpatico anche tu…
ELENCO AGGIORNATO
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
@ francesco di domenico…
Bene, ti do l’indirizzo e ti aspetto con ansia. Però portati i soldi ” ca e pavà o cafè!…”.
Gianni Parlato
@ Parlato, lo dico a te ma è rivolto alla compagnia
“Tempo di uccidere” di Flajano inizia proprio con un lui, un militare, che affascinato da una giovane somala tenta di sedurla, lei non vuole, resiste. I suoi occhi, primi grati per l’attenzione e gli sguardi ricevuti, si riempiono poi di terrore. La sua resistenza eccita il militare che alla fine la violenta e poi l’uccide. La ragazza aveva la lebbra. Fine dell’inciso e domanda: ma come si fa a non riconoscere una storia del genere?
Si legge una volta e non si dimentica più!
saluti (e scusa se ti ho usato come mezzo, non lo faccio mai)
@ Miriam…
Non sono “imbroglione”, sei tu distratta: è -“86”- non ’68, l’anno riportato da me( io sono del ’67, maggio per l’esattezza, Gemelli per la precisione,segno che adoro e in cui mi rispecchio).Probabilmente il ’68 è un anno che ti piacerebbe vivere,per questo( bene, anche io vorrei riviverlo; avevo solo 1 anno e non capivo niente. Bei tempi!….).
Il Segal cui mi riferivo, è un omone -muscoli e codino- che recitava in alcuni film( pochi, a dir la verità) d’azione( non penso avesse la fantasia e l’intelligenza per fare lo sceneggiatore. O,forse, è un mio pregiudizio).
Mi parli di oche, non capisco….Meno male che sono uomo e non mi posso sentire offeso(?!…) .Però, c’è una cosa che condivido con te: anche a me piace osservare gli animali,soprattutto i cani : adoro percepire il linguaggio di chi non ha uso di parola,veramente. Perchè abituato ad ascoltare gli esseri umani…Dio, dammi un cenno che ci sei e fall’ e perdr’ a lengua!….( fai che loro perdano la lingua!).
Intanto non dimentico di ringraziarti, per aver già cambiato il titolo al mio racconto.Grazie, devi essere dolce come un babà,oltre a essere simpatica.
Ed hai ragione su una cosa…Buona sera.
Gianni Parlato
@ Miriam…
Oddio Miriam, ho letto appena adesso il tuo commento su Flaiano…
Mi sembra un ‘intervento a gamba tesa’ sulla normale tranquillità.Non capisco…
Non trovo un nesso…
La sensibiltà mi porterebbe a leggere qualche ‘messaggio in codice’,ma fatico a prenderla in considerazione: il tema sarebbe troppo delicato per esporlo così, un po’ a casaccio. O forse, sarebbe proprio il modo migliore per fare ‘outing’…No, va bè, forse sto esagerando.
Considerando l’ora, te ne approfitti per sfottermi un po’.
Brava,brava, lo sfottò è parte della cultura napoletana: è il miglior modo per accogliere uno sconosciuto nel gruppo.Davvero, non sto scherzando. Sempre che venga fatto entro i limiti della suscettibilità altrui.
Buona sera…e mo’, vatt’ a cuccà! ( e ora, vai a letto!…). Lo faccio anch’io,dopo, ora devo mangiare.
Gianni Parlato
@ Miriam…
A proposito…
Non mi offendo se una donna mi usa come ‘strumento’, dipende dal fine…Se sono soldi glielo sconsiglio: NON TENGO UN CENTESIMO!
Ciao.
@miriam
Mi sembra ti sia dimenticata dell’ultimo racconto postato: “La realtà acerba dell’uomo” del lorenzerrimo lorenzo (che segue l’esempio di Gaetano e raggiunge quota 2 racconti).
====================================
La lista aggiornata dovrebbe pertanto esere questa:
====================================
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
– La realtà acerba dell’uomo di Lorenzo Russo.
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@ Parlato, sei il benvenuto in questa casa, ed io sono l’ultimo che potrebbe permettersi di aprire la porta, sono un umile custode di una raffinata biblioteca.
Sei entrato in casa nell’ora del caffè, dove tutti erano più rilassati…sta rilassato anche tu, e fai qualche pausa.
L’umorismo è un’arte, la logorrea una noia.
Nell’augurarvi la buonanotte mi permetto di invitarvi a evitare le scaramuccie e le allusioni polemiche.
Se qualcuno ritiene di essere oggetto della provocazione altrui, la regola migliore è… non rispondere. Far finta di non aver letto quel commento.
—
Se la provocazione dovesse essere esagerata… state tranquilli: interverrò io applicando la famosa “avvertenza”.
Appena mi sarà possibile.
—
Insomma, ritorniamo al clima leggero e giulivo dell’inizio di questo gioco.
Non è difficile, no?
Buonanotte a tutti!!! (86 e non 68: Dio, devo decidermi a cambiare gli occhiali. A nanna a nanna)
Guardando l’elenco di Carlo mi pare che siamo a quota diciotto.
Ottimo, direi.
Se il gioco ha raggiunto quota diciotto vuol dire che è diventato maggiorenne.
Bene.
🙂
@ Lorenzo
Scusami per non aver inserito subito il tuo racconto nell’elenco, mi era sfuggito. L’ho letto solo ora e quella tua ripresa “ossessiva” di ogni particolare dell’immagine, mi ha evocato i multipli; ovvero l’immagine che è manifesto, locandina, giornale…. Una via con l’opera di Bickerton affissa ripetutamente e la vita che si svolge sotto o accanto. Pensiamo ai “manifesti” di Oliviero Toscani e all’impatto, voluto, studiato e provocato, non ultimo quello sull’anoressia. Che ho di là, nascosto in una cartellina chiusa per sempre con l’atak.
Il viso dell’ “indigeno”, quegli occhi chiari di follia sorridente, mi riportano quelli della ragazza (che non vorrò mai più vedere)
ciao e grazie, Miriam
@ Lorenzo, aggiungo:
più che gli occhi azzurri è stata l’invasione del pelo ad evocarmi quell’immagine….. quando l’anoressia è acuta cresce una lanugine da bestia…
@Massimo
È un periodo, dove il buon umore prevale in me, forse perché i problemi aumentano invece di diminuire ed io reagisco ignorandoli.
Mi auguro che la tua sosta, dove è più facile entrare ma incerto l’uscire, sia breve, brevissima.
Ad ogni modo, auguri e preparati a scappare, anche nudo, non si sa mai.
Ciao, Lorenzo
@Miriam,
non ti devi scusare. Io avrei già perso l’orientamento, e lasciato tutto per restare al lago, dove le oche ed anatre ti fanno buona compagnia.
Negli anni 60 passavo i fini di settimana estivi a Campo (Lenno) da mia zia e zio. Avevano una piccola ma carina casetta con accesso sul lago. In barca facevamo dei giri lungo la costa, perché si sa che il Lago è pericoloso per i rapidi cambiamenti del tempo. Una volta però andammo fino a Bellagio. All’incrocio dei due rami la corrente era veramente forte e pericolosa. Però Bellagio è bella e ci ripagò dei nostri timori. Mi ricordo di una grotta situata su quella sponda, perché ci entrammo e fu uno vero spettacolo della natura.
Chissà che, andando a trovare mio fratello nel Varesotto (Carnago), non capiti anche nelle tue parti e finalmente possa fare la tua conoscenza.
Per ora ti saluto.
Ciao, Lorenzo
@Simona
alla donna delle grazie e dolcezze poetiche e letterarie i miei migliori auguri di compleanno.
Gli anni passano, ma le gioie e soddisfazioni per il raggiunto rimangono, e ti spronano a continuare, perché una fine non ci deve essere mai.
Con sentita partecipazione,
Lorenzo
@tutti
Grazie!
A dire il vero me la sono proprio cercata e per questo mi faccio i complimenti da solo!
E’ stato semplice comunque, il collage, dovevo ricordare ciascun vostro commento con una chiave – un riferimento secondo me come una vostra impronta digitale di scrittura, e voilà!: Vi ho messo in sequenza – ho tralasciato volutamente la mia d’impronta – è il miracolo vero per me è stato: trovarvi tutti armoniosamente legati: il mio No dal punto di vista della scrittura: allora ho capito la differenza che ci tiene uniti; Miriam & Carlo docet!
Luca
Cara Miriam,
quello che ci tiene uniti veramente – questo è quello che ho percepito – è quello che dici tu: la vita è bella e va vissuta interamente!
Danziamo tutti insieme se volete, allora!: domenica sera, 21,30 l’inizio, a Milano ho assistito comodamente seduto – si fa per dire – nelle prime file sul sagrato del Duomo a:
Roberto Bolle & Friends – danzatori di fama internazionale: in buona sostanza tecnica,prestanza fisica armoniosa e contaminazione della danza classica con coreografie moderne e passi veloci, usando pure le linee e “piroette” che rincorrono la distensione di tutti i muscoli a tempo di musica: che spettacolo, volare per davvero!
Mia moglie era persa dietro il visibilio generale femminile nel vedere quell’angelo e statua vivente di un Donatello che è Roberto Bolle:
“Le ho detto smettila caro amore mio – dopo le sue innumerevoli esternazioni – e a casa facciamo i conti!: che cos’è che io non ho a parte l’arte della danza e l’ho chiusa lì la chiosa?”
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Segue%
Ma quando sul palco a ridosso della applauditissima “danza del cigno” l’interprete femminile giovane e di una bellezza eterea e di una levità eccezionale:
si sono presentati due danzatori classici lui vestito da paggetto e Lei in tutu e scarpettine di ordinanza,perfettina capelli raccoliti e occhiali da vista però, ecco lo straordinario:
labbra rosse vermiglio, occhi contornati da una pennellata e matita viola tenue e borsetta con manico rossa fiammante, in mano: Ragazzi credetemi !:
vederla roteare, anche lei, piroette, linee, diagonali e quant’altro, e dopo essersi lanciata parecchie volte verso il suo partner-paggetto pronto al volo alla presa classica: ogni volta scendeva frastornata e che faccette faceva roteando la sua borsetta rossa smagliante; e per finire quando i due ballerini classici a turno hanno girato sulle punte:
lei è stata veramente grande, dopo la sua perfomance, si è rivolta al pubblico mantenendosi fuori dalla scena e si è chinata facendoci capire, che oltre a girare la testa ti vengono anche i conati di vomito:
che sguardo sorridente e luminoso dietro quegli occhiali, che sorriso e che faccetta.
Lei occhi chiari,bionda, media altezza e slanciata, accompagnata da un danzatore bruno, più piccolo d’altezza del nostro “Donatello- Bolle vivente”, ma altrettanto prestante e un coreografo che ha dimostrato che la danza – pur dissacrando i canoni classici solo in quella esibizione – è levità, leggerezza dell’essere e tanto studio amorevole, seppur con disciplina ferrea: ed è, anche, per questo che la vita è bella e va vissuta interamente, forse!:
Volare per davvero!
Ciao cara Miriam, ci ho dato dentro, ma, ci tenevo tanto a ballare con te e con tutti i nostri cari amici di scrittura,
Luca
@ Per chi vuol capire…( magari a modo suo)…
Viandante, chi sei? Ti vedo andare per la strada senza scherno,senza amore,con occhi indecifrabili; umido e triste come uno scandaglio riemerso alla luce non sazio da ogni profondità: che cosa cercavi là sotto?Con petto che sospira, con mano ormai lenta ad afferrare: chi sei? Che cosa hai fatto? Riposa quì: questo luogo è accogliente per tutti, riposati! E chiunque tu sia, che cosa vorresti ora? Che cosa serve al tuo riposo? Basta che parli: tutto quel che ho te lo offro! ” Per riposare? Per riposare? O curioso, che cosa dici? Ma dammi,ti prego…” Che cosa? Che cosa? Parla! ” Una maschera in più! Una seconda maschera!”
Gianni Parlato
@ Per chi vuol capire…( magari a modo suo)…
…Viandante, chi sei? Ti vedo andare per la strada senza scherno,senza amore,con occhi indecifrabili; umido e triste come uno scandaglio riemerso alla luce non sazio da ogni profondità: che cosa cercavi là sotto?Con petto che sospira, con mano ormai lenta ad afferrare: chi sei? Che cosa hai fatto? Riposa quì: questo luogo è accogliente per tutti, riposati! E chiunque tu sia, che cosa vorresti ora? Che cosa serve al tuo riposo? Basta che parli: tutto quel che ho te lo offro! ” Per riposare? Per riposare? O curioso, che cosa dici? Ma dammi,ti prego…” Che cosa? Che cosa? Parla! ” Una maschera in più! Una seconda maschera!”
Gianni Parlato
…non l’ho fatto apposta a digitare due volte, è capitato( ma penso che si capisca…)
Grazie Luca! Questa tua danza è arte! Proprio come dovrebbe esserlo ora! Libera dalle vanità che ci costrigono ad educate celebrazioni. Arte che non bara, che non cerca l’effetto, perché quello è il corpo e sui muscoli ci giochi solo con l’allenamento. Con le possibilità tecniche che l’uomo si è dotato, la possibilità delle riprese, delle proiezioni, la danza si offre proprio come l’unica arte figurativa oggi possibile; il resto è comunicazione più o meno poetica, più o meno riuscita. Non tutti possono danzare (nemmeno io, tecnicamente) ma tutti possono interagire, immaginando altri voli e infinite proiezioni.
Ci si potrebbe anche vedere, tutti insieme a Milano, in una prossima occasione.
Grazie a te, ciao
Miriam
Nell’augurarvi la buonanotte mi permetto di invitarvi a evitare le scaramuccie e le allusioni polemiche.
Se qualcuno ritiene di essere oggetto della provocazione altrui, la regola migliore è… non rispondere. Far finta di non aver letto quel commento.
@Massimo
Mi permetto di pensarla differentemente, perché sostengo che sia necessario, che due pretendenti in discordia imparino a raggiungere l’intesa comunicando e non ignorando.
Con l’evasione, rimane l’oggetto della provocazione inespresso, non elaborato, creando più rancori e risentimenti nocivi, mentre il senso dell’incontro dovrebbe essere, come esprimi sempre anche tu, l’impegno di trovare, addirittura cercare un’intesa.
Due, a prima vista contraenti, possono alla fine rimanere nelle loro posizioni iniziali, ma ringraziandosi dello scambio che ne sia sorto rispettarsi e considerarsi.
Io vedo in ogni incontro un impegno educativo, oltre che di formazione ed istruzione.
Io, per esempio, ci rimango quando non trovo alcuna presa di posizione ad una questione presentata da me, mentre una contraddizione mi sprona al confronto, perché la ritengo utile per me come per il concorrente.
Non mi sembra che in questo circolo intervengano persone ineducate o addirittura aggressive, per lo più persone con vari problemi personali che cercano di risolvere comunicando con altri.
Saluti e a presto.
Lorenzo
@ Gianni:
ti rispondo solo a nome mio; per quel che resta dei giorni io penso all’orto. Vorrei un orto, non un giardino. Un piccolo spazio, esposto sì alle intemperie e a quel che il caso vorrà, ma terra certa per pomodori, zucchine, verze e melanzane. Un vero orto con tanti frutti buoni che conditi da altre erbe, o insaporiti dalle spezie, cucinerei per tutti. Offrendo il cibo a chi conosco ma anche agli sconosciuti.
Ti ho risposto: io “viandante” ti dico che questo è il mio sogno.
Grazie anche a te per questa tua “performance”
Ciao
UOMINI e DONNE
In questo nostro percorso di SENSIBILITA’ sta emergendo un fatto: gli uomini si dimostrano più liberi e volano più alto. Le donne no; sono l’unica a dialogare con voi. Perché? Noi donne siamo più coraggiose, abituate al “sangue” alla maternità, con il tempo ci siamo anche spericolate. Accettiamo le competizioni con più facilità ma ci arrestiamo, dietro ai dati acquisiti, appena il discorso si fa ampio. Perché?
Insicure del sapere o troppo certe per ammettere un incontro?
Io me lo chiedo spesso, rifuggendo però con orrore da quelle affermazioni facili che come protesi ( unghie, scarpe, seni) ci prolungano i pensieri. Incastrate dalle estensioni. Sarebbe il tema di un prossimo post, che però avrei deciso di rivedere. Avevo già scelto l’immagine: la performance di una artista che sulle Estensioni, ha sviluppato il tema…
Caro Luca,
nella danza, dimentichiamo per un attimo di vivere in un mondo ristretto e ingiusto.
In essa ci liberiamo di ogni problema e ci diamo alla libertà assoluta che non conosce discriminazioni e differenze fisiche.
Ci trasformiamo in un’energia che tende ad annullare i suoi confini, onde riuscire ad elevarsi verso una realtà senza aspetto alcuno, nella quale ritrovare l’eternità.
Nella danza, moriamo come esseri e risorgiamo come forza ricreatrice e riformatrice, e dove, l’essere stato viene superato, e il divenire assume una forma d’elegia nell’armonia dei movimenti e delle forme.
Grazie per il tuo commento esauriente e poetico.
Alla fine avrai perdonato tua moglie dei suoi desideri, espressi solo con un sorriso d’ammirazione che diceva di più. Eppure anche tu non eri di meno.
È così che le coppie scoprono i loro limiti e con un perdono reciproco guardano altrove per imparare e ritrovarsi dopo con energie rinnovate, come ai primi tempi dei loro incontri.
Questa è l’arte della vita vissuta e ancora da vivere.
Saluti cari.
Lorenzo
@ Miriam…
Non ho risposto direttamente a qualcuno perchè ho voluto seguire l’invito di Massimo( che di questo bog è il padrone di casa, e come tale sarebbe -l’unico- a prendere eventuali decisioni), ma condivido quello che ha scritto Lorenzo,in proposito( almeno credo).
Inoltre, ho la vaga impressione che qualcuno sia molto suscettibile ad ‘accenti diversi'( mi riferisco all’espressione non alla lingua); che confonda la ‘diversità’ come l’attentare alla propria protezione di celofan, in cui si sente cullato e gongolare nel “bene”. Probabilmente è questa convinzione, che porta qualcuno a credere di detenere la verità su ciò che è “bene” e ciò che è “male”. Per questo, è portato a facili giudizi bacchettoni.
Magari, superando questa paura, si potrebbe aprire veramente e cercare di guardare anche oltre.
P.s.
Certe sterili ( e ‘frigide’) polemiche, sinceramente mi stanno scocciando.
Pensavo che tra persone dalla mente aperta(altri non io), si potesse parlare liberamente e magari anche punzecchiarsi,( “cazzeggiare” come avete detto voi) o magari camminare sul limite della polemica e dello sfottò.
Se hai la pazienza di rileggere tutti i miei post, probabilmente riscontrerai che io non ho cercato di offendere nessuno,nè giudicato( forse, se non costretto a reagire), nè tantomeno mi sono arrecato il diritto di zittirlo. Se così non fosse, ti prego di farmelo rilevare.
N.b.
Nel penultimo mess. di ieri sera, ti salutavo con…’ e mò, vatt’ a cuccà!..( e ora, vattene a coricare!)”.
Probabilmente,letto così, può sembrare un’espressione cafone( lo capisco, la scrittura in generale ha ampi margini d’interpretabilità, figuriamoci i dialetti).
Ma non era questo il mio intento.
Se avrai visto qualche film con Tina Pica( attrice napoletana degli anni ’50), ricorderai questa espressione che lei diceva a V. De Sica, nel film ” Pane, Amore e…”( ” Maressciallo, vatti a coricare!…”).
Ecco, l’espressione voleva essere quella( non esortazione scostumata).
Tra l’altro, se tu o chiunque altro, usasse con me espressioni goliardiche,d’impatto non sono portato a prendermela( non sono afflitto da certi complessi),poi , se valutando dopo, vedessi che…
Va buò,comunque ora basta, vado a mangiare( che è senz’altro più salutare e dà anche piacere.
Ti saluto, Gianni Parlato
– ” Il fine dell’esistenza dell’ uomo è il piacere”- Epicuro.
Anche l’intelligenza e la cultura, dovrebbero portare a questo…aggiungo io.
@ Miriam…
Dimenticavo…
Perdona la mia logorrea, se puoi. Altrimenti mandami a quel paese…Ma dammi un preciso indirizzo: non mi far girare a vuoto…
Ciao, Gianni Parlato
@Miriam: non so se ho capito bene l’ultimo tuo commento, e, se no, per piacere, date la colpa al caldo, al conto del meccanico, alla multa, ma ecco: 227 commenti, e io vagolo da qui e là, tra questo e quello, nuova o quasi del posto, non tutto capisco, tanto meno le scaramucce; altre cose trattengo evangelicamente per meditarle nel cuore e farne nascere, chissà, forse qualcosa; per il resto, sì, insicura, tremebonda persino, mi chiedo se ho compreso o se ho equivocato, e sto per ora sulla porta, a osservarvi ancora un po’, poi si vedrà. ma soprattutto, prosaicamente e terribilmente, il tempo della casalinghitudine è quello che è, e leggo e scappo. A stirare. Con questo caldo e un film di Montalbano a tenermi compagnia.
Questo fo, nell’estate umidiccia che mi circonda.
E ogni tanto vengo a prendere il fresco qui
(sventolata dalla danza del Bolle così bene raccontato che mi pareva di esserci anch’io, a vedere roteare la boresetta dal manico rosso).
LO STRANO CASO DI RUE DES OISEAUX
Il commissario Magrettì, da più di un’ora se ne stava con i gomiti appoggiati sulla scrivania e con i palmi delle mani si comprimeva la testa con la speranza di farvi uscire, con quel gesto, un’idea, anche piccola ma che fosse in grado di accendere una luce su questo ultimo caso che gli avevano affidato… niente, buio totale.
Quando si trovava in simili situazioni solitamente fumava la pipa ma sfortunatamente aveva finito il tabacco.
L’arnese consolatorio ora giaceva accanto alla foto di Marie, sua moglie.
“Appena apre Marcel, gliene vado a comperare una scatola” gli aveva assicurato il gentile Chevalier.
Sul tavolo, esattamente sotto lo sguardo oramai stanco del commissario, vi era l’oggetto che da giorni lo angosciava.
Una foto che raffigurava un uomo intento a tuffarsi nel vuoto da una vecchia casa con mattoni a vista.
L’aveva scattata un clochard, in cambio di denaro. Aveva ricevuto istruzioni su come utilizzare una rudimentale macchina fotografica posizionata sul marciapiede di rue des oiseaux proprio sotto le finestre della casa in mattoni. Ma da quell’uomo non erano stati in grado di ricavare informazioni utili per le indagini, a parte un continuo farneticare da pazzo. Ripeteva frasi sconnesse mimando il volo di un volatile, saltellava e sbatteva le braccia come fossero ali, accompagnando il tutto con una sonora risata.
“In effetti, sembra proprio che quell’uomo si sia letteralmente volatilizzato… se fosse caduto a terra, un segno l’avrebbe dovuto lasciare, che diamine e poi i passanti, quell’uomo sullo sfondo in bicicletta… possibile che nessuno si sia accorto di niente, accidenti!” pensava tra se e se il commissario.
” ma suvvia, siamo seri, è impossibile, pura follia!”
Il vorticare dei pensieri fu bruscamente interrotto dall’entrata del brigadiere:
” L’ho trovato, commissario!”
” D’accordo Chevalier, lo posi pure sul tavolo e sia gentile, la prossima volta bussi … così rischio l’infarto…”
” Cos’è che devo posare sul tavolo commissario?”
” Ma il tabacco che diamine, lo metta pure lì accanto alla pipa…”
” Il tabacco? ah! ora ho capito… no, non si tratta del tabacco, mi riferivo all’uomo della foto, una pattuglia dietro segnalazione da parte di alcuni agricoltori lo hanno trovato sotto un’ enorme quercia in stato confusionale… è stato subito condotto all’ospedale…”
Magrettì non diede neppure il tempo al brigadiere di ultimare il suo rapporto… con già indosso l’impermeabile, il cappello sulla testa leggermente inclinato e in mano la foto si scaraventò alla porta e disse:
“Andiamo Chevalier!”
Arrivati all’ospedale si precipitarono nella stanza dell’uomo misterioso che era sorvegliata da due agenti… Il commissario li fece allontanare. Entrò nella camera.
L’uomo disteso sul letto pareva inebetito, come assente ma tutto sommato sereno…
“come chi ha raggiunto la pace interiore” pensò Magrettì
Rossignol girò lentamente gli occhi verso di lui e accennò un sorriso.
Entrò nella stanza un medico che ragguagliò il commissario sulle condizioni del paziente.
” é impossibile tentare di avere risposte da quest’individuo” disse con un tatto non del tutto professionale ” a parte quel sorriso ebete, nient’altro…”
Il commissario si lasciò cadere pesantemente sulla sedia accanto al letto che sotto il suo peso scricchiolò. Non avendo altra scelta decise di restare per un po’ lì seduto, in attesa di una qualche reazione da parte di quell’essere dallo sguardo inspiegabilmente felice…
Passò quasi un’ora, Magretti era sfibrato dalla tensione, ” Che diamine, ho pure scordato la pipa e poi il tabacco sarà sicuramente in tasca a Chevalier”.
Improvvisamente Rossignol fece un movimento con gli occhi, quasi impercettibile, in direzione della foto che nel frattempo il Commissario aveva appoggiato sul comodino. Magrettì balzò in piedi, la prese e gliela mise davanti agli occhi.
Una piccola lacrima gli solcò il viso.
Con uno sforzo che parve disumano l’uomo indicò con un dito se stesso nell’atto di spiccare il salto…
” Perché l’ha fatto, poteva morire, è davvero un miracolo che lei sia ancora vivo…” disse il commissario a bassa voce
” Da chi è stato soccorso, chi l’ha portata in ….” si interruppe bruscamente perché gli parve di scorgere un movimento della testa come a dire: ” no, no!”
Il dito continuava ad indicare la foto e…
La luce finalmente si accese.
I pantaloni, sta indicando i pantaloni, vero?
Il commissario uscì di corsa nel corridoio e afferrata un’infermiera per un braccio, gridò: ” gli indumenti, dove sono i vestiti di quell’uomo? ”
Glieli consegnarono direttamente dalla lavanderia.
Magrettì, freneticamente frugò nelle tasche dove però non trovò nulla… stava quasi per rinunciare quando proprio in fondo, sotto il risvolto, sentì qualcosa di rigido.
Prese il coltellino che portava sempre con se e tagliò una parte del tessuto.
Il volto gli si illuminò.
Nelle sue mani, un piccolo taccuino di pelle nera.
Lo aprì nervosamente e dopo essersi seduto sulla panca lungo il corridoio, con il cuore in gola cominciò a leggere.
…Ora di nuovo nel suo ufficio rifletteva su questo strano, assurdo caso che gli era capitato forse ad opera del destino, chissà? Ripensava alle parole scritte con caratteri minuscoli ma ben leggibili trovate in quel piccolo libretto, quasi un testamento che monsieur Rossignol aveva lasciato ai posteri come prova del suo esperimento.
…Dopo anni di studi sull’animo umano, era arrivato alla conclusione che l’uomo potesse volare ma a una condizione: quella di liberare l’anima da ogni impurità, da ogni malvagità… attraverso un complesso percorso meditativo con tecniche orientali bisognava svuotare la mente da ogni pensiero razionale… come forse soltanto i folli e i sognatori più irriducibili sanno fare.
Solo allora il corpo perdeva peso e ci si poteva librare in volo come un uccello.
Lo scritto si concludeva con queste parole:
“…Oggi 15 ottobre 1960, tenterò l’esperimento. Se mi troverete cadavere sul selciato vorrà dire che ho fallito ma …”
” Ma che diamine” disse Magretti a voce alta ” ce l’ha fatta! … anche se a caro prezzo!”
Guardò ancora la foto che teneva nella mano e notò per la prima volta lo strano sorriso dell’uomo mentre si lanciava nel vuoto.
Non c’erano dubbi , l’esperimento era riuscito.
Pensò al rapporto che avrebbe dovuto fare al suo superiore… qualcosa avrebbe inventato per darla a bere a quell’idiota dell’ispettore capo ma non poteva assolutamente dire la verità. “Chissà a quali terribili conseguenze porterebbe una rivelazione del genere?” Decine di persone pronte a gettarsi nel vuoto pur di volare… una strage!
” No, Non siamo ancora pronti!” disse a voce alta.
In quel preciso istante entrò di corsa Chevalier, naturalmente senza bussare:
” Commissario, una tragedia… un omicidio in rue de la Concorde. Sembra si tratti della solita questione di droga e di soldi”.
Solita questione… già.
Magrettì si alzò, infilò l’impermeabile, prese il cappello e lo adagiò delicatamente sulla testa piegandolo leggermente di lato, accese un fiammifero, inclinò la foto sopra la fiamma e dopo che prese fuoco la sollevò all’altezza della pipa che teneva fra le labbra.
Sentì il tabacco sfrigolare nel fornello e uscì.
No, decisamente non siamo ancora pronti!
stefano mina
Come sono caduto in basso!:proprio ora.
di Luca Gallina
Perché il viandante non si senta solo con se stesso, – se è veramente quello che vuole -, può prendere in considerazione il silenzio che ha attorno a sé, non solo il disinteresse o l’ostilità che ritiene che lo riguardi, per esempio, ché la voce della coscienza che lo guida nel suo peregrinare saprà indicargli, sempre, dove è meglio alloggiare e così lui potrà sentire se lo vorrà; ché le visite inaspettate tutte, sì:
sono foriere di novità e conoscenza profonda, ma anche fonte di sventura; allora, si:
fermiamoci durante il nostro percorso accecato e ad ostacoli di vita,tutti, forse, ad ascoltare le nostre passioni e le nostre vere intenzioni: dare per ricevere, certo, ma anche saper aspettare quando è il momento di dare o di andare…………… a:
Volare per davvero!
Come sono caduto in basso!:
proprio ora, che avevo imparato ad ascoltare
Luca viandante per caso semper
@ Lorenzo e a Gianni
Intervengo al volo per dire questo.
Ritengo di avere una certa esperienza in fatto di blog e Internet. Esperienza acquisita sul campo.
E so per certo che le punzecchiature e le allusioni polemiche sono l’anticamera della rissa.
Le polemiche, anche aspre, purché costruttive (e relative all’argomento di cui si dibatte) possono essere utili. Il resto no.
Peraltro, nella fattispecie (purtroppo), per i motivi che conoscete, non ho molto tempo per gestire le occasioni di conflitto (come ho fatto in altri post, in situazioni ben più complesse).
Dunque devo essere sbrigativo.
Per cui… vi invito ancora una volta a evitare punzecchiature e allusioni polemiche.
L’alternativa è la chiusura di questo post con conseguente impossibilità di rilasciare nuovi commenti.
Almento fin quando non tornerò a essere nelle condizioni di gestire adeguatamente la situazione.
Vi ringrazio per la comprensione.
Saluto Stefano e il suo LO STRANO CASO DI RUE DES OISEAUX
Caro Lorenzo, caro Luca,
grazie per le vostre immagini di laghi e grotte incantate, di armonia e di voli danzanti, e grazie per i vostri sorrisi, che quasi si vedono su questo schermo bianco.
Un abbraccio a voi e a tutti (e ad Annalisa, con il suo “tempo della casalinghitudine” così ricco di humour) e un saluto speciale rivolto ancora a Massimo,
Gaetano
Gianni e Miriam (e tutti), stretta di mano e… via. Okay?
Dài, venitemi incontro.
Grazie Gaetano,
un saluto speciale a te.
@@@
Din! Don! Piccolo intermezzo pubblicitario. “La voce dell’isola”, uno dei giornali più importanti di Sicilia, ha dedicato una pagina intera a Letteratitudine e al nostro Massimo (con tanto di foto in camicia azzurra). Il Nostro, intervistato da una delle più grandi giornaliste di questo secolo (Lilli Gruber? Moolto di più), ha svelato finalmente i retroscena (alcuni anche scabrosi) che hanno decretato il successo del suo blog. Per chi volesse leggerla, può scaricare l’ultimo numero.
http://www.lavocedellisola.it
Bentornato a Stefano Se non sbaglio era un pò che non si faceva vedere da queste partii, ma ora lo fa, e nel migliore dei modi, postando anche lui il suo racconto: atmosfera da Quai des Orfevre mi pare, simenoniana (la pipa, il tabacco ….).
Grazie, e con questo siamo a 19! Chi si offre per la quota 20?
Ci vediamo più tardi.
@Massimo…
Mai avuto sentore di screzi con Miriam.
Viandante e viandanti…
Il vero Viandante non si sente mai solo con se stesso.Perchè è consapevole che la dimensione solitaria dell’essere,se affrontata senza paura, scaturisce un profondo dialogo con sè e con gli altri .Dialogo,appunto,indefinito e senza preconcetti.
Il finto viandante ha invece molta paura della solitudine.Cerca melensi rifugi tutto gli appaia ‘calmo’,’quiete’,perchè un solo starnutire o un suono diverso,lo riconduce agli spettri dai quali fugge.
Un vero Viandante lo è nella vita così come quando legge un libro,guarda un film, o scrive su un blog. Pronto a confrontarsi, a non escludere suoni,parole o persone,perchè tutto è parte di tutto, e di questo tutto ognuno ne fa parte.
E se intorno a lui sente silenzio, disinteresse e ostilità,non si sente offeso,anzi: potrebbe dedurre che ci sono persone che credono di pensare, ma invece danno solo fiato ai loro alibi; credono di parlare, ma emettno solo lagnosi brusii; e credono di rifarsi insultando, o credendo di poterlo fare ‘finemente’ in modo ambiguo( perchè attraverso un computer gli viene molto più facile).
Un vero Viandante ama la vita, per questo non smette mai d’impararla e non inizia mai ad insegnarla.
E soprattutto,ha preso ormai consapevolezza che per l’uomo volare è impossibile, per questo sa godere anche di tante altre cose,soprattutto non guardandole soltanto.
Invece, il viandante che vede il suo mancato volo un fallimento,non può che giacere lì, schiantato al suolo e sentirsi caduto in basso.
E ciò che lo circonda e si muove,tende a negarlo e insultarlo; perchè non vuole sentirsi ciarpume.
Gianjni Parlato
@Gianni. Dimmi se ti piace.
IL VIANDANTE
Ricordi offuscati dall’alcol riaffiorano nella mente: la stazione deserta, una nebbia fittissima, luci opache tentano invano di scalfirla. Tanta desolazione. Manifesti affissi alle pareti invitano alla protesta. Contro chi? Contro cosa? La miseria, lo squallore, le ingiustizie? Rabbia, noia, frustrazioni si condensano dentro l’anima pronte ad esplodere. La decisione cova da tempo, irrevocabile: voglio andarmene!
E mentre il treno si avvia sbuffando, dal finestrino vedo l’esile donna con le spalle curve, lo scialle nero a coprire i solchi sul cuore. Si aggira smarrita per i locali della stazione a chiedere notizie del suo unico figlio. “L’avete visto? l’avete visto? E’ un ragazzo biondo, bellissimo. Una gran testa matta. I libri l’hanno rovinato! Dice che vuole viaggiare, conoscere il mondo. E’ il mio unico figlio, capite? Il mio unico figlio! L’avete visto? l’avete visto? Ah, se ci fosse suo padre!”. Singhiozzi violenti la scuotono. Ritiro la testa dal finestrino. La prima stilla di fiele è per lei: mia madre.
Ne ho percorsa di strada da allora, arso dal sacro ardore del conoscere. Il mondo l’ho afferrato con le mani. Ho conosciuto gente di tutte le razze, pronta ad adularmi o a pugnalarmi alle spalle. Con le scarpe rotte, in Piazza Rossa, sopra neve dura come marmo, mi prendevo gioco della vita. Ci pensava la vodka a riscaldarmi. E i bivacchi sotto le stelle con i nomadi del deserto. La zingara che danzava per me a piedi nudi. La dissolutezza come essenza dell’esistere. L’arte della seduzione. Le geishe, strumento di piacere. E quella ragazzetta che mi parlava d’amore, di affetti, voleva mettere su famiglia; minacciava di suicidarsi per me. Per me! Chissà poi se l’ha fatto davvero. Non genera germogli un albero senza radici. Il mio ciclo si chiude con me, non lascio eredi a perpetuare la mia specie scellerata. L’ho spremuta fino all’ultima goccia la mia vita. O forse l’ho sprecata.
Vecchio e sofferente, stritolato dentro la corazza impenetrabile della mia solitudine, tornerò a morire da straniero, nel piccolo paese tra le colline di pietra nera. Io, figlio spurio del vento, destinato a vagare senza meta, attraverserò le strade del centro vestito di stracci e, sollevando il capo, incontrerò volti estranei; uomini intenti a discutere tra di loro che si scosteranno infastiditi al mio passaggio. I bambini mi correranno dietro sbeffeggiandomi: “E’ arrivato lo straniero! lo straniero!”.
Ancora una volta randagio.
Quando caleranno le ombre della notte mi avvierò a cercare la quiete nella culla dei miei avi, sotto la brezza fresca dei cipressi. E tu Sorella, venendomi incontro, m’accoglierai nel tuo manto. Che sia vento e tempesta e la pioggia pieghi le mie spalle. Passi stanchi risuoneranno per la via. Nessuno si affaccerà dietro i vetri, nessuno mi farà il dono di una lacrima.
sono qui, ora vi leggo! E poi posterò (che termine!)
@ stefano mina:
hai fatto un’operazione spericolata che, secondo me, merita un applauso. non è facile infatti prendere un personaggio conosciuto in tutto il mondo (e Maigret lo è) e stravolgerlo, giocarci, adattandolo al proprio stile. tanti complimenti sinceri
@ Stefano:
ho letto di corsa, poi ci ritorno: è fantastico! Veramente : poesia, ritmo, sceneggiatura e morale e poi c’è anche l’accenno alle molescKine (non so come si scive), le agendine nere…su cui sarebbe veramente bello scrivere le cose veramente importanti …. Ok! Ok!
Ci ritorno. Ora aggiorno l’elenco con il tuo e quello nuovo di Zappulla.
Ciao, miriam
La lista aggiornata :
====================================
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
– La realtà acerba dell’uomo di Lorenzo Russo.
– Lo strano caso di rue Des Oiseaux di Stefano Mina
@Gaetano
Sono io che ti ringrazio. Anche questo è il senso di Letteratitudine; di pezzo in pezzo completare la collana dei pensieri e sentimenti più cari e desiderati, nella quale ognuno possa ritrovarsi e sentirsi comune agli altri.
Lorenzo
Caro Salvo,
forte il tuo pezzo. Ma così è la vita. Le mamme, che non vorrebbero mai lasciare i figli che, alla ricerca della loro identità, devono cercare il largo.
Le avventure fanno da corona al processo di esperimentare, per imparare e riconoscersi.
Alla fine, i più tendono, però, a ritornare al luogo della nascita, ma la loro mamma non ci sarà più e con lei i momenti caldi e teneri delle sue attenzioni e cure.
Il cuore piange per la sua mancanza e ognuno vorrebbe rifare il percorso della sua vita.
Non è più possibile, e così ne rimane solo un ricordo struggente e di colpa.
Quale colpa, se la vita non concede riparazione al torto fatto, che più torto non è, perché voluto da lei?
Non ci rimane che l’identificazione forte con la mamma, persa ed ora recuperata col diventare voce intangibile dei propri intenti ed azioni.
È il momento di comprendere che la mamma e il figlio erano sempre un’unità, suddivisa per permettere lo svolgimento di un processo continuo e ripetibile.
Che questo processo fu interrotto nel tuo racconto, rende il figlio straniero nella propria terra, dove la gente conserva la tradizione, come ubbidendo alla voce della conservazione del proprio nome e affinità.
Complimenti e cari saluti.
Lorenzo
@ Parlato:
perché Massimo ci chiede di stringerci la mano?
Non capisco lui e nemmeno i tuoi ultimi post; più facile il napoletano, Tina Pica compresa. Tanto tempo fa ho letto sia le cantate dei giorni dispari che quele dei giorni pari…ma quella di oggi che cantata è?
Che cosa vuoi dire? Sei troppo psicologico perché ti prenda sul serio. A mio modo ti ho risposto; in questo momento i miei piedi sono affaticati, sogno un posto fermo dove organizzarmi un orto e una capanna e accogliere con ospitalità altri viandanti. Una svolta.
” Il fine dell’esistenza dell’ uomo è il piacere”- Epicuro.
un insieme di cose diverse da condividere…aggiungo io
🙂
@Salvo…
Bravo,bravo…ma di chi è?…
Sorrisi e lacrime non si meritano,nè si conquistano,secondo me.
Il viandante descritto se n’è andato per noia,desolazione, a cercare fuori di sè qualcosa che lo emozionasse,gli desse vita.
Mentre il figlio della donna cercava un mondo immaginato dai libri.
Al volgere del ‘tramonto’ il viandante si pone dubbi struggenti, ma sembra non provare veri rimpianti o rimorsi.
Certo, vedersi lasciare il mondo senza qualcuno che ti ‘prosegua’,ti continui,deve essere umanamente desolante.Eppoi,magari sentire che nessuno caccerà una lacrima,per te…
Allora ti ricordi di quella ragazzetta che era pronta a suicidarsi, per te.Magari,adesso, a pensarci bene…
“Non genera germogli un albero senza radici”…
In fondo, ha vissuto la “dissolutezza come essenza di vita”…
Ma allora perchè ha deciso tagliare con le sue radici…Poteva pensarci prima…
E invece si è perso tra mille persone,emozioni,insulti…
E tutto, per rimpiangere che nessuno riverserà una lacrima per lui…
Che strano, ha fatto un lungo giro da ciò che aveva, per poi rimpiangerlo.
Ma sorrisi e lacrime non si meritano,nè si conquistano.Anche dopo mille esperienze te ne accorgi.
E forse quella raggazetta davvero lo amava, o, forse, anche lei vedeva in quel viandante la sua speranza di evasione,chissà…
Ma se così fosse, e il viandante non si è fermato,con lei,forse significa o che non era il momento o che non sentiva,questo vero amore, in lei.Chissà…
Però ho un dubbio: il viandante non menziona nessun sorriso o lacrima scambiata, in vita,nemmeno con quella ragazza.
E ora si strugge nostalgico,al pensiero che nessuno piangerà per lui.
Sorrisi e lacrime non si meritano o si conquistano; si sentono empatiche e simbiotiche.
E questo viandante,nonostante tutto il suo randagio vagabondare, non l’ha capito.
Perchè probabilmente non è un vero viandante, era uno che fuggiva. Dalle sue radici,dal paese,la noia, e forse soprattuto da se stesso.
E quando si fugge da se stessi, capita poi di tornare da dove si era partiti.
Apparentemente diverso, ma interiormente uguali a prima.Anzi peggio,con la triste consapevolezza di aver fatto un viaggio a vuoto.
P. s.
L’ho letto veloce perchè devo chiudere,spero di non essere stato prolisso. Però il racconto è bello,mi affascina, e spero di aver risposto in qualche modo alla tua sottile ‘provocazione’.
Comunque mi ripeto: bello…ma di chi è?…
N.b.
Se non ho capito niente, dimmelo,discutiamone,prendimi pure a ‘male parole’,se ti va.
Un saluto Gianni
@Lorenzo ( e a tutti i coloro che dal blog hanno appreso del mio compleanno inviandomi mail e sms)….GRAZIE!!!!!Oggi è il compleanno più bello della mia vita. Per molti motivi.
@ Annalisa:
a volte fatico anche io a comprendermi. Quando parlo di donne e uomini, intendo maschile e femminile; e la mia opinione non è un mistero per nessuno. Penso che la donna si sia giocata il suo “senso”. Da qui nasce lo smarrimento generale in cui ci ritroviamo: donne e uomini, tutti. Ma non ho voglia di dirti di più. L’ho già fatto, proprio qui su questo blog, suscitando non poche reazioni. E’ la mia opinione, che ogni tanto trovo condivisa, come nel caso di un’artista tedesca, che sul tema ha lavorato parecchio. Tutto qui. Questa mattina ho, involontariamente postato un pensiero che nasceva dalla decisione di rivedere alcune immagini scelte. Non opportune. Tutto qui. Grazie per la tua gentile attenzione.
(anche io sono presa dalla casalinghitudine: sto cuocendo la marmellata di fichi)
🙂
@ Miriam…
Non so perchè Massimo l’abbia scritto,comunque non era il caso..
Probabilmente debbo scusarmi con te,nel post in cui cito Epicuro : credo che sia in quello che tu non ‘capisca’ ed hai ragione. In effetti nemmeno una virgola era riferita a te; ma essendo stata tu a rispondermi,a titolo personale,ho preso spunto per rispondere a qualcuno.Perdona l’equivoco, tutta colpa mia.
Per quanto riguarda Epicuro, come lui mi riferisco al piacere in generale,non unicamente solo verso qualcosa( sarebbe un’ossessione…), quindi condivido la tua aggiunta.
Ora se permetti …’ me vac’ a cuccà!…” ( me ci mando da solo…a letto!), ma prima mangio qualcosa.
P.s.
Perchè mi chiami Parlato? Sei una prof.?
Buona notte
@Gianni. Complimenti invece, hai fatto un’analisi molto seria e attenta. Di chi è il racconto? Mio…li mortacci tua! E di chi vuoi che sia?
@Salvo…
Male parole sì, ma lasciamo stare i morti…Pirla!!! ( te l’ho detto in milanes’… Mi sta infettando Miriam).
P.s.
Ci cacceranno…perchè siamo volgari!?…
Devo lasciare però mi piacerebbe ancora discettare sul tuo( sèh…va buò?!…) romanzo,credo…
Ciao, buona notte anche a te.
@ Parlato:
perché suona, come le parole dette a voce. E’ più bello!
notte a te e a tutti
@ Salvo:
mi hai fatto versare il caffè! Scusami , ma sto ancora ridendo: ho letto la confessione del tuo viandante…Ma io immaginavo te al tavolo di un bar con un Negroni (o due o tre) intentissimo a evocare scialli neri, deserti e dune, zingare e bivacchi. E vento, tempesta e pioggia… ecco ti immaginavo intento a cuccarti qualche bella turista … (con una mano sugli occhi, per nascondere il faccione…)
Simpatico!
🙂
@Lorenzo. Hai ricavato un quadro molto poetico del mio racconto. Complimenti a te per la grande sensibilità.
@Miriam. Il faccione? Ho fatto una dieta rapida ultimante Guarda che sono un figurino, dalle mie parti mi chiamano la libellula della val d’Anapo, potrei sfidare Luca in una gara di danza.
Caro Lorenzo,
grazie per i tuoi apprezzamenti e sappi che io ti leggo e ti leggerò sempre con interesse sincero e raccoglierò i tuoi suggerimenti che velatamente metti a disposizione di Noi tutti, caspita però!: in un tuo intervento ho apprezzato, pure, che ti diverti molto, in alcune occasioni, qui con Noi.Caspita però, anche con me?
Faccetta gialla: guarda che presto ti verrò a trovare, se sarai d’accordo, a Vienna, cuntent in milanese – contento – e poi se ti va: Sacher per tutti non all’Hotel Sacher, ma nella migliore pasticceria di Vienna – Café Mozart o Café Diglas? – e al Plachutta per il miglior bollito, o, al Figmuller per la miglior cotoletta e il “Wiener”:accompagnato da un vino rosso eccellente il – Baluer Zweigelt – o birra a volontà?
Prosit a Noi e a tutti gli amici in ascolto!
ciao
Luca
Caro Salvo,
come stai?
Ma quanti viandanti siamo in ascolto: fosse la nostra una vera confraternita?
Luca
Cara Simona,
Baci & Abbracci
Per tutti gli anni che ti porti di nascosto: ché sembri all’ultimo anno di scuola…….decidi tu allora!
Sei del segno del Cancro e spero ascendente Bilancia: ché davvero è già tutto scritto!
Ciao, con empatia semper
Luca
P.S. per le rose, quando verrai a Milano, provvederò con piacere !
Invece, il viandante che vede il suo mancato volo un fallimento,non può che giacere lì, schiantato al suolo e sentirsi caduto in basso.
E ciò che lo circonda e si muove,tende a negarlo e insultarlo; perchè non vuole sentirsi ciarpume.
Caro Gianni,
complimenti tu riesci a non aver alcun dubbio e soprattutto a riconoscere il paradosso: il tuo Ego è così in sovraesposizione che credi di disporre di sense of humor solo tu e questo chi te l’ha detto? Ora io ti sto giudicando: tu giochi con le parole ed è per questo,che siamo d’accordo: sta Parlato! E, aggiungo, che mi piaci come persona, anche, perché conosci il milanese,
Ciao, con empatia e sorridi anche di me se puoi: ché un po’ circospetto ci sei o ci fai anche tu
Luca viandante per caso semper
@Luca. Sei simpaticissimo, un viandante d’eccezione, passi da Vienna a Zurigo, una puntatina a Parigi e un’altra a Monaco, come fossero dietro l’angolo. E in più nomini prelibatti manicaretti, veri attentati alla mia dieta. Offri rose alle signore e non disdegni una sbirciatina alle gambe delle danzatrici, il tutto tenendo sotto controllo la consorte. Se ti venisse in mente di fare un salto in Sicilia, vienimi a trovare, ti invito a cena “Dal lebbroso”, un localino di un mio amico dove si mangia salsiccia piccante che farebbe risuscitare anche i morti.
Cara Miriam,
solo ora rileggendo ho trovato una bella proposta, la tua:
Ci si potrebbe anche vedere, tutti insieme a Milano, in una prossima occasione
Io ci sto!
Nel passato, qualche post-post fa, ho rivolto lo stesso invito a tutti i milanesi in ascolto – casa e chiesa secondo me o molto riservati – un appy hour, per esempio, sui navigli o altre location, tipo, il chiostro dell’Umanitaria – all’interno c’è un ristorante bar ben frequentato e soprattutto si mangia bene e si beve meglio:
avvocati e professionisti, medici dell’ospedale Policlinico, e Noi creativi che frequentano la zona di Porta Vittoria, di giorno e di sera chi c’è, c’è:
nelle vicinanze del tribunale di Milano, proprio dietro.
Mai nessuno mi ha preso in seria considerazione, forse.
Baci & Abbracci
Luca,
io ci sto, quando vuoi!
Caro Salvo,
recentemente sono stato a Siracusa – all’Ortigia – ma tu dov’eri?
E come tu ben sai, la confraternita è dappertutto: capito mi hai?
Ben volentieri ti incontrerò caro Salvo, ché sono siciliano pure io da parte di padre: di Palermo,però, fa lo stesso per te e per decidere di danzare con me; certo, le ballerine le porto io? Cosa credi!
Sei simpaticissimo, anche tu, io però te l’ho detto per primo qualche post fa:
eh,eh,eh!
Dopo non vale,
Luca viandante per caso semper
Alla confraternita della Sacher:
mi fa piacere che questo post dedicato all’arte si stia trasformando in un convivio del gusto. Bene per la Sacher anche se a Vienna non ci sono mai stata, mi basta l’amore delle ragazzine che per la principessa Sissi nutrono (continuano a nutrire) nonostante i manga. Siamo a venerdì e il tempo del gioco volge al termine.
Come organiziamo la virata finale? Come eleggere il Sensibile?
1. selezioniamo una frase e proproniamo l’autore
2. ogni elettore, che sia o no autore di un testo, presenta il candidato con una breve motivazione
3. proclamiamo due Sensibili (uno per ogni immagine)
4. Riassumo (io e/o Carlo) per sintesi ogni racconto per presentare una scheda quasi elettorale, e poi burocraticamente votiamo
5. oppure, invitiamo gli autori a tradurre in uno spot il loro testo per promuoverlo con il linguaggio pubblicitario
INSOMMA, PENSATECI E POSTATE
Ciao a tutti
PS. iniziamo, così tanto per scaldarci i muscoli, a votare sul
Viandante?
faccina 🙂
@ Miriam…
Buongiorno…
Non pensavo che il mio cognome avesse ‘liricità’, eloquenza bè,quella è scontata.
Mi compiaccio,però, che ti sisciti fantasia.
Brava…sfotti,sfotti…
Ho parlato con te, ne abbiamo parlato molto, parlato come un bel parlato, il parlato è detto, sei tu che hai parlato, lui invece non ha parlato…e poi, come da bambina, se ripeti all’infinito una parola il parlato non c’è più, i suoni si mettono in rivolta…lato, lato,lato…pa, pa, pa palato, palato palato e ritorniamo al gusto. Come facciamo per le votazioni?
Oh Parlato, parlaci…. e il gioco ricomincia parla-ci,parla-mi, par-lami, parla-mi, a-mi, a-mi…ami…ami…ami
faccine
era un esercizio post-futurista… o new-futurista (?)
Ah! l’arte…ma chi ce lo fa fare di fare gli artisti… mi piace tanto l’arte, anche io mi interesso d’arte, l’arte non può morire, oh! l’arte, si fa il grano con l’arte, si muore di fame con l’arte, ma chi se ne importa dell’arte, non sarai mica un artista, si crede un artista, artista pazzo? studiato ad arte, ma che arte, non si può ignorare l’arte, tutto è arte, la storia dell’arte, città d’arte, patrimonio dell’arte, visioni d’arte, mostra d’arte, scemata d’artista? merda d’artista! ( un omaggio a Piero Manzoni)
faccine sode
non ce ne sarebbe bisogno ma è comunque opportuno precisare che nessun autore di testo può votare per se medesimo
@Luca…
Anche tu ci giochi con la parole,è innegabile.
Il mio ego non è affatto sovrapposto,semplicemente non mi nascondo; sono così,semper : poi, a qualcuno può piacere ad altri no, qualcuno ci trova dei pregi e qualche altro dei difetti; io semplicemente non pretendo di piacere a tutti( anche perchè lo trovo ‘autocastrante masochismo’), e se posso piacere a qualcuno,spero sia perchè io non abbia forzato a suscitargli simpatia.
Tutto scorre, e se qualcosa deve succedere, è per una ‘forza’ che a noi è sconosciuta( non dannamoci a ‘manoipolarla’).
Ho “sense of humor” ? Non lo so, ma che io creda di possederlo lo stai stabilendo tu : io dico qualcosa, poi qualcuno può sorridere,altri possono disgustarsi,altri innervosirsi,altri trovarla intelligente, altri trovarla stupida…si è sempre al cospetto del giudizio degl’altri( ognuno fa le sue deduzioni…Talvolta guidate dalla simpatia, o dall’intelligenza, o dall’invidia, o dalla ‘ricarca’…).
Non conosco il milanese,putroppo, ma mi affascinano le parole : che siano dialetti,òingue straniere o lingua madre( anche questa,poi,sembra stabilta non dalle istituzioni,ma dalla sensibiltà e le emozioni soggettive : ad esempio, il napoletano è pieno di termini spagnoli,inglesi,arabi,francesi, ‘ammaccati’ però al napoletano, proprio perchè il linguaggio è un’espressione soggettiva…o no!?…).
Anche tu mi sei simpatico( ma sono convinto che tu non ci creda),se non altro,perchè ami definirti un viandante.Però io non ti giudico : Qualcuno, più in alto di me, non mi ha conferito questo potere.E se qualcuno non mi è simpatico,semplicemente lo evito( se ci farai caso, dopo la polemica, scaturita da me,io l’ho finita lì: sono stati altri a venirmi a cercare( tra l’altro nemmeno menzionati da me).
Chiedo di perdonare la mia logorrea, ma credo che da vero viandante,penso che tu sia predisposto al sentire e alla curiosità.
Mi sei simpatico,ripeto, ma mi spieghi cosa vuoi dire con ” sta Parlato” ?.
Scusa la mia demenza, ma non l’ho capito.
Un saluto, Gianni Parlato
ma se le argomentazioni adotte da quest’ultimo (l’autore medesimo)fossero, così artisticamente convincenti e cioè ci sensibilizzassero oltre ogni immaginazione, ancora no? proprio come in un torneo di bocce?
sob!
anonimo anche io
oddio, io sono stato anonimo per colpa del pc. mi spiego meglio. se non ho capito male miriam (tra le altre cose) propone che un autore possa “promuovere” il suo racconto estrapolando una frase e spiegando un po’ la genesi del raconto medesimo. e questo mi sembra lecito.
quello che non mi pare affatto lecito (nè elegante) è che in fase di votazione uno voti proprio il racconto del quale è autore. spero di essermi spiegato, se non ci non riuscito non è colpa vostra ma del fatto che ho 38 di febbre
@ Miriam…
Ti parlo,ti parlo?!…Ma non darmi martellate sull sterno,però…
Sento in te il vero spirito dell’espressione e del goco: comunicare,aprirsi,esprimersi, cercando l’incontro e lo scambio senza anteporre congetture,piedistalli,binari su cui far viaggiare il treno nell’unica direzione prestabilta.
Mi hai salvato. Anche a me,da piccolo, capitava di ripetere a mente le parole all’infinito : anche quella che trovavo avesse un suono bellissimo,in questo esercizio diventava ‘muta’ perdendo suono e significato. Poi, ormai stanca,la mente,riassumeva il suo significato( il suono non tanto, si era staccata òa corrente).
Capitava o capita anche a te? Grazie, non sono paranoico!( o, lalmeno, non sono il solo).
Sovente esprimo parole o espressioni in napoletano, non perchè sia di quelli che sono convinti, che in quanto napoletani, siano simpatici a prescindere(!?). Ma come ho già detto a Luca,nel precedente post, la lingua è istituzional ma il linguaggio soggettivo. A me piace molto quando qualcuno si esprime con la sua inflessione dialettale, o magari arricchita da vocaboli presi anche da altre lingue( salvo poi tradurre): è linguaggio,espressione di sè, e chi ascolta ed è affascinato dalle parole non può che arricchirsi( è letteratura?).
A proposito…
Volevo consigliare delle aggiunte al gioco, ma visto il clima,penso che qualcuno non lo prenderebbe per quello che è.
Te lo dico lo stesso,ma faccio un altro post, per non farti affaticare gli occhi…
Parlato:
sì, e intanto rispondo ad Enrico. La febbre? Anche io sono influenzata ma pensavo fosse il lago…l’umido, l’aria, il sole ballerino…
Comunque per il gioco, ne aprofitto della tua risposta per dire alcune cose:
si avvicina per me la parte meno coinvolgente, nel senso che la partecipazione è stata forte, intensa e varamente sentita. Questo è il miglior risultato: più di ogni ottimistica previsione. Nella mia testolina, ho già eletto i “miei” Sensibili, ma per dovere di gioco ne sosterrò uno. Aspetto però di leggere nuovi ed eventuali racconti.
Per quanto mi riguarda io mi asterrei dal creare regole rigide. Enrico, perché uno non dovrebbe votare per se stesso? Se l’autore lo crede e ne è convinto, perché dovrebbe piegarsi ad una convenienza? Questo è un gioco d’arte, una performance: i vetri sottili (come ha poeticamente scritto la Riccioli) si possono attraversare. Questa però è la mia idea…mi rimetto a voi, però, in ginocchio vi prego, evitiamo l’imbarazzante “a me è piaciuto” e soprattutto lasciamo che il CAF sia uno bel racconto e non, quello che veramente è, una rottura di scatole. Facciamo un comune sforzo creativo….
ciao a voi e …siate chiari
ero io
@Miriam…
Dunque…
Dividerei i racconti in categorie, questo perchè qualcuno possa trovarne bello più di uno, ma di stili diversi.
Tralasciare definizioni canoniche( romanticismo,noir, ecc..), e lo sostituirei con classificazioni più semplici : ironici, struggenti,leggeri, e via dicendo.
Ognuno, logicamente,può dare il suo voto al racconto di ogni classificazione, e i racconti prescelti,in una specie di semifinale, si scontreranno ovviamente tra loro.
Si metteranno in una specie di vetrina, e chi vuole può esprimere anche il suo parere,però…
Sarà ‘costretto’ a dare un parere Positivo, e un altro “pulp”( diciamo così): dissacrando e trovando difetti allo stesso racconto ( Regola per cui verrebbe eliminato a priori il commento, sarebbe MAI fare riferimento all’autore, ma esclusivamente al racconto,tutto compreso : ambientazione, personaggi,psicologia del personaggio e via dicendo).
Questo semplice gioco,potrebbe essere anche una specie di palestra: il sogno di pubblicare o di aver già pubblicato,inevitabilmente porta a fantasticare successo,fama,ma soprattutto solenni ed esaltanti approvazioni. Ma la vita è varia e ci riserva sempre sorprese.
Quindi, fatto in modo ludico( ovviamente escludendo volgarità,insulti,ma lasciando l’ironia ‘feroce’), chiunque autore, può prepararsi a non prendersi troppo sul serio.
Che ne dici? Ovviamente ne parleresti anche con Carlo e Massimo.
Ma visto il clima, io non ci spero.
@ Miriam.Non è che ci abbia capito molto, mi pare che le cose si stiano ingarbugliando. In ogni caso, dare ad ogni autore la possibilità di votare il proprio racconto mi pare di cattivo gusto. Che senso ha? Anzi, io proporrei che agli autori dei racconti venisse evitato di votare. Vero, si tratta di un gioco ma va portato alla conclusione in maniera decorosa. A mio parere si elencano i racconti e ognuno vota con una breve motivazione.
@ Salvo…
…’Nzallanut’! ( distratto,confuso…rinco,no… potresti prenderti sul serio..).
Leggi la proposta ( sopra al tuo post) che ho fatto a Miriam, e dì la tua.
Se passa, mi divertirò col tuo racconto( è una minaccia…).
ecco, se fossimo in inverno e quindi con una letteratitudine più frequentata, io sposerei in toto la proposta di salvo, ossia gli autori non votano. Però, a occhio, se ora escludiamo dalle votazioni gli autori temo che la compagine si assottigli di brutto. Tanto varrebbe, allora, individuare una persona che non ha scritto e affidarle l’incarico di giudice supremo. insomma, io continuo a essere convinto che uno vota un racconto (non il proprio) e buonanotte.
@ Salvo
Penso che se non si dà il diritto agli autori dei racconti di votare ci saranno ben pochi voti… Sono però d’accordo con te nell’evitare che l’autore voti per sè stesso.
@ Anonimo
Il computer non dà il tuo nome. Immagino che tu sia Carlo. Ciao.
@ Tutti
E’ questa la parte del gioco che più mi rattrista. Se fosse per me eviterei questa tornata eliminatoria. In qualche modo chi ha voluto ha già detto qualcosa sui racconti (tacendo su altri, evidentemente meno graditi). Forse non parteciperò alla votazione, ma prima vorrei leggere le vostre opinioni.
Mi viene adesso in mente un’idea, chissà: per dare una conclusione al gioco ognuno potrebbe esprimere (solo in positivo) una frase relativa a ciascun racconto. Somiglia un po’ all’idea del collage fatto da Luca.
@ Gianni
Leggo adesso la tua proposta. E’ interessante, ma sottoposta comunque alle votazioni, a me adesso, come dicevo sopra, non gradite. Ciao,
Gaetano
Va be’, come non detto. Ritiro. In effetti resteremmo ben pochi, però io avevo già pronti…ehm… una trentina di parenti, zii, cugine e nipoti pronti a votare.
@ Gianni. La tua proposta va benissimo, toglierei solo le motivazioni negative riguardo alle esclusioni, onde evitare di urtare la suscettibilità di qualcuno dei partecipanti.
mi sembra di capire che, a causa di un evento poco lieto, massimo maugeri sarà abbastanza latitante dal suo blog. qualche proposta la stiamo facendo. io aggiungerei che le opinioni negative fanno parte del gioco. d’altro canto, un conto è dire “nel racconto di tizio ci sono elementi che non mi convincono e che non mi sembrano adeguati alle immagini”, un altro conto è dire “tizio è un analfabeta. perché invece di scrivere non va a piantare patate col deretano?”.
dovremmo essere tutti in grado di controllare gli interventi. un conto è criticare, un altro è offendere.
credo, comunque, che il modo migliore per uscirne sia far decidere miriam e carlo che, finora, hanno condotto questo post in maniera equilibrata nonostante talvolta non li abbiamo molto aiutati.
io, farei votare
chi il gioco l’ha inventato
scusate ma una domanda si può fare?
ma quanto parla sto Parlato
amichevolmente stefano
@ stefano:
in effetti miriam non ha scritto e, peraltro, ha scelto le immagini. quindi in teoria…però sembra anche chiaro che proprio il momento delle cosiddette votazioni è quello che a lei piace di meno.
@ enrico
personalmente, avrei grosse difficoltà a votare… i racconti sono molto diversi fra loro ma mi sono sembrati tutti piuttosto interessanti anche se ho apprezzato particolarmente il tuo, enrico, quello di Carlo, Gea, Simona, Cristina…. ma mi rendo conto di essere un po’ di parte…. sarà perché tempo fa abbiamo percorso assieme un pezzo di STRADA (McCarthy)
@ miriam
lo so le scelte sono sempre difficili ma sappiamo tutti che ce la puoi fare.
stefano
Ciao uomini, tutto bene?
prima di tutto un abbraccio particolare a Stefano; ===================================================
RIASSUMO ARTISTICAMENTE
1. Questo è un gioco d’arte, diverso dagli altri è alla sua prima edizione e possiamo permetterci anche degli svarioni.
2. La suddivisione per generi emozionali va benissimo e incarico fra voi chi vuole occuparsene : Parlato, Enrico, Stefano, Gaetano, Salvo ( la proposta delle categorie è già un dibattito creativo e io, ideatrice di tutta la baracca, ne sarei felice)
3. Ognuno è libero di votare per chi vuole, anche per se stesso (leggetela come provocazione artistica! del resto che arte contemporanea sarebbe senza un accenno provocatorio?) E poi, secondo me, nessuno o solo un autore coraggioso e strasimpatico sarebbe in grado di autovotarsi proponendosi ancora ancora e ancora.
4. Sono ammesse le finali e le semifinali ( proposte da Parlato) solo se contemporaneamente viene approvata la seguente regola: il voto non motivato non è valido. Proibizione assoluta dell’uso delle seguenti espressioni “A me è piaciuto… (non è un gelato)” “io voto per ( non stiamo eleggendo il sindaco)” “io scelgo quello di (non siamo al mercato) “bellissimo” e “carino” non stiamo parlando di maglioni o di cagnolini. Insomma ogni voto delle finali o semifinali deve essere motivato emozionalmente.
5. Se lo ritenete opportuno potete costiturvi in un comitato “elettoralart” sotto la mia (poco democratica) supervisione
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faccine
Salvo: non preoccuparti il gusto dell’Arte è alto! Fidati, questo è un gioco artistico. Mica roba da vecchio museo.
faccina
Abbiamo ancora il fine settimana per decidere, e quindi possiamo discutere qui le proposte ancora fino a domenica sera (in attesa di eventuali nuovi racconti). Miriam, che non è in lizza, che ha scelto le immagini e che è la titolare del gioco, ritengo sia la figura più indicata per decidere i criteri di votazione (che rimarranno comunque elastici, mi pare di capire) e per proclamare il Sensibile (o i 2 sensibili) del mese.
I criteri (e i voti) dovrebbero pertanto aiutarla a raccogliere maggiori elementi di giudizio.
Non sarà la somma algebrica dei voti quindi a contare (evitate di scomodare vostra cugina), ma la qualità dei vostri commenti (l’idea di scegliere una frase del racconto come estratto che maggiormente vi ha colpito, e magari motivandolo, e magari anche esprimendo i motivi che per voi la legano all’immagine, mi pare ancora l’idea migliore).
Io mi metto al pari di tutti, perchè sono in lizza.
Quanto al votarsi da sè, mi sembra stupido vietarlo in un regolamento elastico; concordo sul cattivo gusto di chi lo faccia, che a mio parere ci perderà un pò la suddetta (faccia).
Saluti.
PS: l’anonimo di un pò più su non ero io.
Ho postato accavallandomi con Miriam.
Naturalmente ubi major…….
Ri-saluti
Tornata da Ischia e inv-ischia-ta nel lavoro passo solo per vedere che siete gia’ tutti una spanna avanti, altroche’. Comunque, prometto che postero’ quanto prima il parto della mia fertile e singola mente (Lory seguira’, forse). Abbiate pieta’ di una povera scrittrice adusa ad esprimersi in una media di 7-800mila battute. Altro che cinquemila! 🙂
Acc…. mi sa chge sono fuori tempo massimo, giusto? :-((((
LAURAAAA!!!!!!!!!
benvenuta, abbiamo appena concordato, stiamo per ribadirlo ufficialmente che le regole qui sono elastiche: scrivi quanto (ci fidiamo) vuoi ma EMOZIONACI! Un abbraccio
🙂 🙂
@Laura:
Fino a Domenica ore 12.30, però sbrigati!!!!!
hai letto gli altri?
l’unica cosa che non mi convince nel decalogo di miriam è la suddivisione in generi. mi pare un po’ macchinosa. e diventa ancor più macchinosa se, ne merito, ci si mette a discutere tra noi.
d’altro canto la cosiddetta predilezione va espressa emozionalmente/emotivamente, quindi dovrebbe essere consequenziale che chi “vota” per un racconto lo faccia in qualche modo caratterizzandolo per genere e per atmosfera. insomma, i racconti saranno quanti saranno e quelli che saranno, ciascuno descriverà il suo prediletto.
ribadisco che votare per il proprio racconto sarà pure provocatorio e artisticamente geniale ma potrebbe esserlo anche far esplodere petardi sotto il culo di un’anziana cardiopatica.
insomma io non “voterò” il mio racconto. preferirei fare 200 flessioni sui gomiti. e le flessioni le ho sempre detestate
@Salvo…
Quante birre ti sei fatto ieri sera?
I commenti negativi, che io chiamo “pulp”, si riferiscono SOLTANTO al momento della semifinale,cioè: venuti fuori il vincitore di ogni categoria, al commento positivo, se ne abbina un altro “pulp”( dissacratorio,ironico,’scamazzante’, ma con stile. Ed è riferito esclusivamente al testo: assolutamente vietato riferirsi all” AUTORE ed anche alla sua idea,spunto,fantasia, Questo perchè abituarsi, divertendosi , agli applausi “ma anche”(veltroniana memoria) ai ‘cazzotti’ . Anzi, proporrei anche un piccolo ‘premio di consolazione’ ( magari n metaforico pernacchio) al miglior commento “pulp”.
–
@ Gaetano…
Ti capisco, nemmeno io sopporto le gare,nella reale arte, e proclamare un “migliore”, però questo è un gioco. Dai che ci divertiamo…
–
@ Stefano…
Questa mi è nuova!?…
Quando me la dicevano a scuola,non alle interrogazioni ma perchè parlavo col vicino di banco, sorridevo.E quando il prof. di turno,ironicamente mi diceva invece….” Parlato non parlare?!..”- lo guardavo incredulo. ” Professò…”- sogghignavo- “Allora mi dovete dire…Parlato non essere?!…Il che è impossibile!..”.
Piacere di averti conosciuto( ma come fai di cognome?…)
– @ Enrico…
Ripeto anche a te quello che detto quì a Salvo.
Nelle mia idea escludo categoricamente riferimenti all’ AUTORE, ed ogni riferimento allo spunto, la fantasia e altro, insomma, sfottere il testo e mai qualsiasi cosa riportabile all’autore e alla sua persona.
Io lo trovo dvertente e utile, ci faremo le ossa simpaticamente.
Un saluto a tutti
Gianni
opnione personale…
Lo trovo un po’ kitsch votarsi da sè, e magari potrebbe avvantaggiare chi lo fa,in un caso di quasi parità, rispetto a chi non lo ha fatto…
–
@ Miriam…
Ti ringrazio per la considerazione, ma non mi sento indicato per stabilire le categorie( ed è anche una giustificazione per non smuovere la mia pigriza e darle il peso della ‘fatica’…).
@Gianni. “Parlato non parlare”. Pensa se ti fossi chiamato tromba e ti avessero imposto di non trombare (questa è gregoriana). Va be’ dai, mettiamo un po’ di pepe a questo gioco, accettiamo i commenti e lasciamo regole molto elastiche nello spirito del puro divertimento. Siamo in estate, tempo di vacanze e di sano rilassamento, il clima deve rimanere goliardico, e anche se dico: “A me il racconto di tizio fa venire la cirrosi epatica” sono sicuro che il tizio in questione non se la prenderà.
Esco. Al ritorno fatemi trovare delle indicazioni.
RIASSUMO :
1. eliminiamo le categorie
2. gli sfottò gratuiti (tipo, il tuo racconto mi fa una sega ) non sono validi
3. secondo me ognuno può votare per chi vuole, anche per se stesso
4. visto che chi si loda s’imbroda, l’autoreferenzialità sarà oggetto di tutto quello che vorrete voi; ma lasciamo l’io di ognuno libero di autopromozionarsi. Hai visto mai?!
INCISO: Enrico se tu ti votassi anche io mi impegnerei negli sfottò (e forse con grande gusto), hai paura?
5. a dopo
Saluto sloveno: ciao cari.
dimenticavo il sorriso
🙂
1 – selezioniamo una frase e proponiamo l’autore:
Luca Gallina Icaro apri il portellone posteriore dell’aereo e, a favore di vento, si lanciò nel vuoto con il suo paracadute, ché le ali se le era già bruciate suo nonno, ……….
5. oppure, invitiamo gli autori a tradurre in uno spot il loro testo per promuoverlo con il linguaggio pubblicitario
Suggestionato dalla prima immagine in bianco e nero ho pensato che quell’uomo fotografato sereno in quella posizione, allargata in pancia in giù, pur consapevole del vuoto che l’accoglieva, in realtà, avesse esperienza di lancio col paracadute da molto più in alto; minimo duemila metri di altitudine in cielo, e accompagnato lui il paracadutista sempre, da un aereo attrezzato, per un salto nel vuoto e in buona compagnia di altri Icaro moderni: ché chi non è un suicida convinto preferisce, senz’altro, farsi un giro veloce in alta quota con quel tipo di velivolo e lanciarsi dal suo ventre o da una sua costola; per poi di scendere da solo o in compagnia, però, sano e salvo con i piedi sulla terra, grazie al proprio paracadute: volare per davvero, quindi, e non per morire.
Cara Miriam,
e se tenessimo rispettivamente in ordine l’opzione 5 e a seguire l’opzione 2 per il giudizio definitivo degli elettori: 5:2 come 2:5
Baci & Abbracci a te e a tutta la bella compagnia:che io sto andando al mare questo Week: se vedum!
Luca
@ Salvo…
E insisti?!…
Secondo em non è il tizio che ti fa venire l acirrosi epatiche,ma …già sai…
Per quanto riguarda la mia proposta, te la ripeto per TERZA VOLTA:
NESSUN RIFERIMENTO all’ AUTORE; Nè AL SUO STILE- SCRITTURA- IDEA- FANTASIA, ecc…( altrimenti somiglierebbe a una critica). Ma all’ambientazion,personaggi,psicologia dei personaggi,insomma tutto ciò che è DENTRO la racconto…
Ti faccio un esempio ‘pratico’( visto che non posso aiutarmi coi disgnini..).
Il tuo ” Viandante”…
-“Ricordi offuscati dall’alcol riaffiorano nella mente: la stazione deserta, una nebbia fittissima, luci opache tentano invano di scalfirla. Tanta desolazione. Manifesti affissi alle pareti invitano alla protesta. Contro chi? Contro cosa? La miseria, lo squallore, le ingiustizie? Rabbia, noia, frustrazioni si condensano dentro l’anima pronte ad esplodere. La decisione cova da tempo, irrevocabile: voglio andarmene!
E mentre il treno si avvia sbuffando, dal finestrino vedo l’esile donna con le spalle curve, lo scialle nero a coprire i solchi sul cuore. Si aggira smarrita per i locali della stazione a chiedere notizie del suo unico figlio. “L’avete visto? l’avete visto? E’ un ragazzo biondo, bellissimo. Una gran testa matta. I libri l’hanno rovinato! Dice che vuole viaggiare, conoscere il mondo. E’ il mio unico figlio, capite? Il mio unico figlio! L’avete visto? l’avete visto? Ah, se ci fosse suo padre!”. Singhiozzi violenti la scuotono. Ritiro la testa dal finestrino. La prima stilla di fiele è per lei: mia madre.
Ne ho percorsa di strada da allora, arso dal sacro ardore del conoscere. Il mondo l’ho afferrato con le mani. Ho conosciuto gente di tutte le razze, pronta ad adularmi o a pugnalarmi alle spalle. Con le scarpe rotte, in Piazza Rossa, sopra neve dura come marmo, mi prendevo gioco della vita. Ci pensava la vodka a riscaldarmi. E i bivacchi sotto le stelle con i nomadi del deserto. La zingara che danzava per me a piedi nudi. La dissolutezza come essenza dell’esistere. L’arte della seduzione..”-
…Il viandante ha ricordi offuscati dall’alcol…e vede la stazione deserta, si sente sullapiazza Rossa e da un treno osserva una mamma cercere un figlio… Ma lui è in viaggio se ne va… E incontra zingare che ballano a piedi nudi per lui e ragazzette che minacciano di uccidrsi ,per lui. M apoi ritorna,più triste sconsolato di prima…
Mi sovviene un dubbio…
Ma non era meglio, invece di partire, questo viandante avrebbe fatto meglio ad andare in una clinica per disintossicarsi dall’alcol? Almeno, si sarebbe risparmiato anni di vuoto vagabondare che ora, anche grazie all’alcol,non capisce se è vissuto o conseguenti allucinazioni…”.
Tanto per farti un esempio. Ovviamente si può sfottere anche le ambientazioni e tutto il resto. Ma sempre inerente a ciò che si ‘vede’ nel racconto.
Chiaro,adesso?
Almeno questa è la mia idea,poi, se qualcuno ne ha altre…
Caro Luca,
se fossi Sergio ti darei un insufficiente per i tuoi errori di scrittura in tedesco.
Non lo sono, per tua fortuna, e anche per mia, perché non mi va di criticare nessuno.
Io stesso ne faccio ancora.
Sarei contentissimo di incontrarti a Vienna; però, i locali da te nominati non suscitano il mio particolare interesse. Comunque, se tu disponessi di una buona carta di credito, non direi di no.
Scrissi mesi fa una mia su questa città su questo blog; non ho risparmiato con le lodi come con le critiche. Dovresti rintracciarla e leggerla, prima di venire.
Trovo, che il titolo di quel bel racconto che ho letto su questo blog: il viandante, ti passi veramente; sei un viandante di pensiero e di azione con un ritmo dinamico che sembra non aver fine.
Mi chiedo cosa pensi quando fai una sosta.
I tuoi interventi d’oggi, insieme con quelli di Gianni, hanno colmato lo spazio del blog; penso alla povera Miriam che li deve leggere e rispondere. Si è meritata davvero un premio, per lo meno venticinque rose di un rosso denso e profumato, e non dimenticate i prodotti d’orto, anche loro freschi, dato che ne è matta.
A parte gli scherzi, vieni e ci divertiremo.
Cari saluti,
Lorenzo
@Gianni. Okay okay, ho capito. Sono un po’ duro di comprendonio ultimamente. Però quando dici: “Ma non era meglio, invece di partire, questo viandante avrebbe fatto meglio ad andare in una clinica per disintossicarsi dall’alcol? Almeno, si sarebbe risparmiato anni di vuoto vagabondare che ora, anche grazie all’alcol,non capisce se è vissuto o conseguenti allucinazioni…”. Ribatto: Però se non partiva, questo viandante, che minchia di viandante era? Un viandante statico.
(Perdonami, ma in questo periodo ho solo voglia di “cazzeggiare” come dice la nostra Miriam).
l’ultimo post di miriam mi convince, diciamo che lo trovo una sensata mediazione e mi adeguerei volentieri. anzi, se non viene stravolto, mi adeguo.
a puro titolo personale dico che “a me il tuo racconto mi fa una sega” mi sembra divertente.
quanto a espormi agli sfottò, miriam, puoi trovare tutti gli argomenti che vuoi e sfottermi. aspettandoti ovviamente che io “contrattacchi”. quindi, sorry, ma sfottermi per l’auto-voto non ti sarà possibile. non è solo una questione “etica”, ma io appartengo a quella comitiva (manco tanto ristretta per fortuna) di autori (e sottolineo autore perché scrittore non mi viene) che ritengono che chi legge abbia una visuale più ampia rispetto a colui che ha scritto.
visto che se ne parla da due giorni non è che questo viandante, a forza di camminare, sarà andato a fare in culo? perchè sarebbe una grande liberazione
l’anonimo degli ultimi 2 post sono io. lunedì parlo con il tecnico che mi ha messo a posto il pc e che mi ha combinato dei bei casini per i quali mi “sloggo” in continuazione. egli, tapino, crede che sua sorella la sera vada a cantare nel coro della parrocchia. in realtà la bocca la apre ma non per cantare.
@ Enrico…ma veramente si capiva benissimo che eri tu!
@ Luca, grazie!
Cari Letteratitudinesi,
trovo interessanti le vostre proposte. Sarò via per il weekend, e quindi leggerò domenica sera il regolamento compiuto della prossima fase del gioco. Ti ringrazio Gianni per l’incoraggiamento a partecipare. Adesso vado nella piazza medioevale toscana di uno dei miei molti paesi da nomade, a vedere il plenilunio, che è proprio questa notte. E ho scoperto, dopo lunghisssssimissime riflessioni, che il 18 luglio 2008, oggi, luna piena, capita una sola volta in tutta la nostra vita, e perfino in tutta la vita dell’umanità!!! Gulp! Wow! Un abbraccio a tutti,
Gaetano
@ simona:
lo so, a te ti guida il cuore
🙂
@Simona. Hai portato un tocco di dolcezza in questa discussione tra bruti
@Miriam,
è stato un piacere per me partecipare a questa gara.
All’inizio non sapevo cosa presentare, poi improvvisamente e osservando la fotografia del volo nel vuoto, mi sono ricordato di un mio scritto, messo nella raccolta come ricordo di un desiderio, improvviso e forte, di evasione dalla nostra realtà che si ripete sempre ogni giorno.
Ho provato appagamento e liberazione nello scriverlo, come se fosse stato vero.
Il secondo mi ha fatto ridere tanto, tantissimo; un riso sano che accompagnava i miei passi veloci che facevo sul mio percorso campestre, da pensare che sarebbe stato ideale a rappresentare la seconda foto.
È una voto che marca la comicità degli intenti umani e la tragicità che ne deriva; un invito a imitare i protagonisti, per liberarsi dei blocchi psichici, intrinseci negli atteggiamenti dominati solitamente dalla serietà, senso del dovere e per molti dalle consuetudini diventate aride.
Ho quindi riso, come raramente mi capita di farlo.
Stiamo arrivando alla fine della gara e la discussione, se sia necessario proclamare un vincitore, è già accesa, perché ognuno vuole dire la sua.
Il partecipare mi ha recato soddisfazione, il leggere i molti e buoni interventi anche, ma non sono in grado di dare preferenze.
Ritengo inopportuno ed impossibile esprimersi in merito, quando conosco la fatica e la concentrazione che ognuno deve sopportare e sostenere, per portare a termine un racconto che è sempre il riflesso del suo stato d’animo e cognitivo.
Sarei disposto a rilevare i passaggi del racconto che mi hanno impressionato di più, ma non di affermare il migliore.
Lo abbiamo anche fatto nel corso degli interventi, e, a tratti, ne è anche sorta una discussione animata.
Non credo che si debba fare di più, se non portare a termine la discussione già in corso.
Su questo criterio, ritengo anche legittimo che ognuno metta in rilievo il suo scritto, di modo che gli altri possano confrontare le impressioni e i moventi dell’autore con le proprie riscontrate nel leggerlo.
Hai svolto e sbrighi ancora, con bravura e disposizione d’impiego, un lavoro che richiede molta pazienza e capacità di giudizio artistico e letterario.
Di questo, te ne sono grato, e penso che lo siano anche gli altri, come dimostrano gli ottimi scambi d’opinione con te.
Cari saluti.
Lorenzo
@Enrico
a me capita che il programma improvvisamente si ferma, quando lascio scorrere le pagine di questo blog. ( e solo di questo blog).
Saluti
Lorenzo
@ Gaetano…
Non devi solo partecipare; preparati anche a dare ‘cazzotti’!…ci si diverte di più.
@ Salvo…
Appunto!…
un viandante che torna alle radici, e rimpiange tutto ciò che quelle radici potevano dargli…Cu minchia di viandante è ?!…
Insisto…Secondo me, l’unica cosa che si è mossa, in lui, è l’immaginazione stimolata dall’alcol…
Non chiedere perdono per il cazzeggio…ridi e fai ridere!…
@…Sono d’accordo con chi l’ha detto( Lorenzo, mi pare) : Miriam è encomiabile. Le rose rosse vanno bene, purchè siano molto rosse.
@ Simona…
( a Luca e Salvo)…ecco la vera viandante di questo blog( i vostri sono di cartapesta..).
Ciao Simo, un altro po’, e di te avevamo bisogno più del giudice, che della scrittrice…scherzo,ovviamnete.
@Gianni. In tutta sincerità, sono convinto che se ancora insisti a parlare di viandanti, Gregori prende il suo pc e lo riduce a polpette. Non solo, ma si fa il giro delle parrocchie in cerca della sorella del tecnico, la ruba al coro e la riporta sulla buona strada…nel raccordo anulare.
OGGI COME PRIMA COSA
mando un saluto a Massimo: ma certo che ti “riprenderai presto”! Approfittane per riposare e non ti preoccupare per noi e per il gioco: in molti ci stiamo affezionando.
Bacione a te, ad Agata e alle piccole.
😉
CI SIETE?
Corsari, bucanieri e briganti del gioco, allora avete pensato alle regole?
Io sì, e raccogliendo i vostri suggerimenti e osservazioni, potrei riassumere così:
– niente categorie
– i voti senza motivazione non sono validi (solo gli aggettivi non contano)
-gli sfottò sull’autore sono proibiti (a parte quelli autopromossi)
-gli sfottò ( tipo, ho bisogno di un lassativo leggiamoci questo racconto) non so come considerarli)
– non mi è chiaro, però il meccanismo delle eliminazioni (se qualcuno volesse riassumerlo)
Per il momento non mi vengono altre considerazioni, tranne una e importante:
SERVE UN GIUDICE DI GARA (io da sola con questi briganti non so se me la cavo) CHE MI AFFIANCHI, anche due.
Una presenza forte (e all’occorrenza in grado di mollare un cartone) e una autoritaria, indiscutibile, ISTITUZIONALE, mi rivolgerei dalle parti di Siracusa….Simona e Maria Lucia….
RISPONDETE PREGO.
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
DIMENTICAVO UNA COSA IMPORTANTE
– si prevede e si auspica l’uso del dialetto, per ogni tipo di commento
——————————————————————————————–
Ps. E a proposito di esempi di sfottò, di cui sopra: la variante (mo’ che vado in bagno lo leggo) penso possa andare. Insomma, come ricorda Massimo, altrimenti gli vengono le convulsioni, attenzione e “fate i bravi se potete” . Filippo Neri
@ Miriam, tesoro…io a giudicare sono abituata però….sono anche parte in causa e non mi pare corretto.
Facciamo così. Ti aiuto a “giudicare “(parola odiosa, per me!) ma ritiro il mio racconto dalla “gara”! Ok?
@Salvo e Gianni: abbracci!
@ Enrico: veramente ti avevo riconosciuto per il tuo stile…”aulico”…!!!!!
bacio a tutti, Simo
magari si deve votare picchiettando sui tasti con la lingua mentre con le mani si fanno dei giochi di prestigio con colombe e conigli?
tra parole che non si possono dire e raccomandazioni da ossequiare mi sembra che si vada a esagerare. vabbè che abbiamo promesso a maugeri di essere disciplinati, ma non di fargli trovare un lager al suo ritorno.
@ Tutti i discoli permalosi che frenano la fantasia(goliardica) degl’amichetti…
Presunzione: ” c’è chi ha troppo talento per la zappa, e troppo poco per la penna…”.
Apri le man!?…Stump!…( bacchettata)… -” A lavorare! Preesto!…”-.
( anche la zappa è un nobilissimo strumento!…).
– Vogliamo privarci degli sfottò? Quanta seriosità!…E poi, anche la satira è arte, molto raffinata per chi detiene quella vera…
( ” Col tuo mi faccio una sega”- ” Lo leggo per andare in bagno “, e simili, questa non è satira ; ma istintualità e bisogni repressi : Freud ci ospedalizzerebbe tutti e subito!…
@Simona…
C’è bisogno di te, della tua illuminata poesia/scrittura e del giudice: non puoi esimerti. Per quanto rigurda il giudice, non emettere sentenze scritte, accorte e sensibile parole. Usa ‘omertosamente’ direttamente la bacchetta: “stumpt !”…” A lavorare! Presto!”.
@ Salvo…
E tu questo volevi…
Scoprendo che quello che c’è in te non è un vero Viandante,hai trovato chi ti fornisce un comodo alibi per scappare.
Ancora!?…
a tutti voi ultimi 3:
sto leggendo La solitudine dei numeri primi di Giordano, libro “curioso” e forse un po’ non risolto (ma devo terminare la lettura). Sembra comunque che la leggerezza “non considerata” ci porti alla disperazione. ; pensiero di Spinoza, tradotto superficialmente in questo nostro tempo fuggevole e confuso.
Non dovrebbe riguardare il nostro gioco:
– Simona, non devi ritirare il tuo racconto. Quello che ti si chiede è la partecipazione ad un gioco che nasce dalla simpatia e dalla disponibilità, appunto, a mettersi in gioco. Si tratterebbe di tenere a freno i maschioni che, mi sembra, si stiano affilando le unghie… Facciamo così: il tuo racconto resta e tu aiuti con la tua poetica saggezza a raddrizzate le eventuali svirgolate. Va bene?
– a Parlato; l’arte , oltre il tema in oggetto, comprende l’imponderabilità. Quindi procediamo sicuri e soprattutto visto che la creazione necessita di materia, tutto dipenderà dalla simpatia e dalla disposizione ad aggiungere un manufatto in più .
– gli esempi, volevano solo indicare il fine: niente nasce per caso e ogni nostro fare è solo proiezione dell’esistente
– gli sfottò (ed è la prima volta che io uso questo termine) si dovrebbero considerare come la zappa che dissoda il terreno
– l’arte è un pensiero che si manifesta CREANDO
– Enrico, facendo tesoro della tua esperienza redazionale: scrivi e posti, per favore, uno schemino guida di orientamento ai voti? Che sia riassuntivo delle posizioni espresse.
PS per Simona: i giudici che giudicano stanno in tribunale, qui si tratta di animare l’armonia con perle amorevoli e simpatiche.
E’ un gioco elastico!
baci a tutti, miriam
🙂
@ Miriam…si tratterebbe SOLO di tenere a bada i maschioni?
…Hai detto niente!!!
Comunque va bene. Niente sentenze (ci mancherebbe), niente ritiro del racconto…al più – se ho ben capito – il martelletto invece di batterlo sul tavolo devo lanciarlo in testa a chi sgarra…E’ così?
sempre @ Miriam: anch’io sto leggendo “la solitudine dei numeri primi”!
Sì, una bella mazzata virtuale. Ovvio.
Bacione
Cerca di sensibilizzare Maria Lucia, che ama, lo so, scherzare con gusto. La chiami tu?
🙂
@ancora a Miriam: solo che domani non ci sarò tutta la giornata! Potrò connettermi solo in serata. Non so se va bene lo stesso.
@ Miri: certo, ci penso io. Domani sono proprio con lei!
AI MASCHIONI:
un vero “giudice” è con noi. E non è detto che non sfoderi anche le sue arti poetiche! State accorti.
Miriam
Miriam… certo che te le sei scelte bene le pastorelle badamaschioni…
🙂
Il giudice e la proffy! Spero di farcela… non ho capito bene che cosa devo fare ma ti posso dare una mano virtuale…
Ero io l’anonima… cominciamo bene!
Kisses to everyone…
@Mari, esci come anonimo! Sbrigati a correggere che in questo tragico momento dobbiamo essere noi stesse!
@Mari: bravissima e tempestiva. Ti delego le mazzate da infliggere. IO mi occupo della parte teorica!
ATTENZIONE TUTTI! ( Maria Lucia e Simona, in particolare)
Visto che l’Estetica, nell’arte, ha la sua importanza, mi à venuta un’idea…estetica:
– che ne direste di cambiare, per il tempo del gioco, il nostro nome? Sostituendolo con un sinonimo che subito caratterizzerebbe il nostro ruolo nel gioco? Insomma, alla fine sarebbe come leggere un testo teatrale con personaggi, eventualmente/infinitamente rappresentabili?
Esempio: io potrei comparire come il GIUDICE B (B come la più bassa)
– Simona sarebbe il GIUDICE V (V come un vero giudice)
– Maria Lucia sarebbe il GIUDICE E ( come ho un’energia, cari maschioni, che vi spezzo)
– Parlato potrebbe essere Animante 1 ( un po’ animatore, un po’ amante dell’arte – ovvio)
– Gallina potrebbe essere Animante 2…e così via in successione nunerica per tutti gli altri
– si potrebbero configuare anche altri personaggi, questo è solo un inizio….
GIUDICI, che ne pensate?
GIUDICE B 🙂 GIUDICE V 🙂 GIUDICE E 🙂
@Miri…ma non è che ci confondiamo?Va bene per i giudici, ma i vari “animante” (bella!) sono un po’ troppi. Vatti a ricordare chi è l’uno, il due o il cinquanta…Che dici?Al più ognuno potrebbe darsi uno pseudonimo (ma riconoscibile).
@….
Arieccoci!?…
La mia frase relativa alla zappa e alla penna, voleva essere una provocazione,logicamente( ironica?sarcastica?sottile?stupida?…non so, fate voi…comunque un modo di sfottere( anche se io non preferirei colpire l’autore…).
– Si sono risvegliati belligeranti collere di genere…( ho l’impressione che quì non basti un giudice, ci vorrà un tribunale intero..).
Dai l’opportunità di colpire qualcuno, ed ecco che le donne scattano: ” maschioni, a noi la vostra testa!…( mani. Io ho detto mani, e non solo di ‘maschioni’!…).
Ma poi, siamo al 2008, e ancora credete di cambiare la testa ai maschioni!?
Poco fa, leggendo un’intervista ad una femminista americana,sosteneva che l’idipendenza delle donne non si raggiungeva solo con quella economica e lavorativa( e di tutto ciò che ne concerne); ma la donna moderna, deve ancora attuare ciò che è fondamentale,per raggiungere la vera indipendenza: staccare il suo ‘cervello’ da quell dell’uomo,perchè sembri che sappia pensare solo di “conseguenza” a quello dei ‘maschioni’. E per questo, definiva( la femminista) il cervello delle donne, ” un’appendice di quello dell’uomo”.
Magari!…aggiungo io.
Se stiamo a certe cose, il cervello delle donne è un’ “appendicite”, di quello dell’uomo?!…
” Le donne non avrebbero il genio per l’ornamento, se non avessero l’istinto del ruolo secondario”( di chi è?).
E ora giù…Prendetemi a mazzate!..
–
Dio, quanto sono incompreso su questo blog?!…
Gianni( per alcuni/e, solo Parlato)
Caro Gianni,
se ti rivolgi a me, sbagli tutto! Maschioni sta per quel bellissimo spirito (che anche nei bambini, purtroppo, è stato compromesso) di lanciarsi nel gioco, magari avventatamente contro un albero, una porta, rompersi i denti e dire “appena mi passa giochiamo a figurine!”
ecco!
Bambine invece sta per quell’altrettanto bellissimo spirito che ti fa dire “guarda che scemi….quello lì però è simpatico”
Femminista,invece sta per quella signora Tristezza che raccolse gloriosi vessilli e con il tempo ci si mummificò, trasformandoli in bende.
Scappiamo insieme????
–
Dio quanto sono incompresa su questo blog?!…
Ravasio
@ Parlato,
ma a te ti va di fare l’Animante 1?
@ Simona,
dopo i primi cinque animanti, cambiamo nome. Devo ancora inventarlo
Come direbbe un romano: mo’ ci penso!
SIMONAAAAA!
Mi è venuta l’idea, dopo i primi cinque ANIMANTE, gli altri (5) li chiamiamo tutti ORAZIO. Orazio 1, Orazio 2……
Che ne dici? Teatralmente potrebbe funzionare. Però, mi sento incline ai suggerimenti……
Gianni Parlato: io volevo solo scherzare… non esistono ruoli primari e secondari. Le donne non hanno genio per l’ornamento. HANNO GENIO. Punto.
🙂
In questo post mi è stato chiesto di moderare e visto che i “maschietti” stanno disseppellendo bastoni vanghe et coetera, io farò alternativamente la pastorella, il consorzio agricolo, l’arrotino di coltelli e spade varie.
Ma, visto che il giudice Simona mi ha autorizzato… voleranno non solo arte e immagine ma anche… mazzate!!!
PEACE and LOVE, se no Massimo non torna!
P.S. Where is Sergio?
SERGIOOO!
SOZIII!
🙂
ORAZIO???????
Sìììììììììììì !!!!!
(…e mò vi saluto nell’ordine che devo uscire: giudici, animanti, orazi, pippo, pluto, topolino …ho dimenticato quacuno?)
A più tardi!
@ Miriam…
Animante? Bè,sempre meglio di Orazio…
Noto con piacere il tuo sottile spirito di giocare(sfottere) anche con le parole( “animante”, qualche permaloso potrebbe ‘suscettibilizzarsi’, io no…).Però…uomini “Animanti” e Orazi”, le donne “Giudici”?!( e qualcuna prova anche a darmi torto…).
–
@ MLR( faccio prima,mica te la prenderai…)
Le donne hanno genio, e basta!?( anche se “l’editto” non è mio, è preso in prestito). Bene, allora perchè rispondere seriamente ad una provocazione; mostraci questo “genio” femminile : siamo ansiosi di stupirci( e ricredrci?!..).
Pastorella,arrotino…ma se qualcuna ti autorizza( la dovremmo fare santa,Simona,per tutte le volte che la chiamiamo in causa( Simò…piglia ‘na mazza!…)…Dicevo…però se qualcuna ti autorizza, anche tu pronta a “dare mazzate”!…
Bene, ” ammazza lo scarafaggio”. Picchia senza paura.Vediamo che ne uscirà fuori, dopo la tempesta…
N.b.
Ovviamente le “mazzate” s’intendono mentali, non sono masochista…
-” …Non mi fai male! Non mi fai male!….Mia madre me le dava più forte!…”- ( Rocky 3, ‘biblico’?).
Parlato:
hai presente la nominazione che il don Chisciotte fa all’inizio del romanzo? quando appunto nomina Ronzinante. Prima lo osserva, con una certa lucidità e poi si concentra nel suo pensiero, nelle imprese che dovrà compiere, ma la bestia è magra, vecchia, come destriero regge poco anche agli occhi del Cavaliere e così quel nome…ronzino sembra il più adatto. Ronzino? troppo poco per un cavaliere ed ecco l’idea, un nome che è quasi un marchio: Ronzinante! un po’ ronzino e un po’ andante…
Come Animante: un po’ anima e un po’ viandante ( un’anima Ronzinante?)
prego…. vuoi proporre…
faccina
lo schema redazionale di enrico gregori prevede che egli faccia il caposervizio, disegni pagine, imposti il lavoro altrui e lo sovrintenda, passi alla titolazione di 3 o più pagine, faccia riunioni e, se richiesto, scriva anche pezzi di 80-100 righe. ergo lo schema redazionale di gregori prevede “presto e bene e poche pippe”.
ergo da domenica 20 luglio ore 17 si vota, sì si vota, si sceglie, si elegge, sì florilegia, si evince, si estrapola. ognuno si sprime come vuole dicendo anche carino, bello, caruccio, tenero, sesquipedale, trascendentale o scassambrella……………
RITENGO FONDAMENTALE………., comunque, l’estrapolazione di una frase del racconto votato, quella che “fa immagine”, visto che il gioco è partito per questo.
alle ore 17 di lunedì 21 luglio si vede quali sono i primi due racconti in classifica e quando miriam/carlo/simona/ danno il via si vota (a breve termine) per quello che sarà il sensibile, o il paraculo, o il pusillanime o il sinallagmatico….basta che la facciamo finita.
questo è lo schema redazionale di gregori. se non vi piace trovatevi un giornalista più bravo di me. il mondo ne è pieno.
Lo schema di Enrico può andare, e non si cambia più.
– ognuno vota e si esprime come vuole, le precisazioni necessarie sono già state fatte, il resto è solo stile.
– fondamentale è l’estrapolazione di una frase del racconto votato, quella che “fa immagine”
– ognuno vota per chi vuole
– domenica 20 luglio si vota ore 17 si vota, si vota, si sceglie, si elegge, sì florilegia, si evince, si estrapola
– alle 17 di lunedì 21, dopo il via, si procede per la proclamazione del Sensibile Del Momento, che potrebbe essere anche paraculo o (uno Stronzo, se la sensibilità è quella)
– nessuno è obbligato alla frequentazione del gioco.
– i “giudici” di gara sono tre: Miriam, Simona, Maria Lucia che per l’occasione si nominano come Giudice B, Giudice V, Giudice E.
Ringrazio tutti per la partecipazione e soprattutto mi auguro che questo giocare con le immagini abbia regalato a voi tutti un po’ di attenzione verso quello che guardiamo senza vedere. Io ci ho messo l’anima.
Ragazzini e ragazzine, scusate se intervengo sulle vostre brevi, alludenti ma sempre morsicanti botte e risposte.
Credo di essere il più anziano del blog; mi preme allora di pregarvi, a cominciare con i “maschioni” che hanno incominciato, ha moderare i toni e il significato, velato ma già chiaramente espressivo, del vostro ciarlare.
Da uno scherzo si arriva presto ad un malinteso e infine offesa, e questo non è lo scopo della gara.
Capisco, che i cavalieri e destrieri sono nervosi, perché non sopporterebbero mai una eventuale sconfitta, il che equiparerebbe ad una svalutazione del loro genio maschile, soprattutto quando il gentil sesso ha fatto da moderatore e da ora anche da giustiziere.
Rimettete le spade (le lingue) nelle rispettive fodere e dimostrate di sapervi comportare anche da persone rispettose.
Non sarebbe un buon segno per voi, non permettere alla eccellente Miriam di portare a termine un gioco che lei stessa ha creato e moderato con gran impegno.
Miriam, spero che tu d’ora in poi possa concludere questo gioco senza l’ausilio di aiuti esterni, il che lo interpreterei come mancanza di volontà e comprensione da parte dei “maschioni”.
Saluti, e avanti con sentimenti vivi e concorrenziali, ma senza equivoci e sottintesi.
Lorenzo
@ Lorenzo:
non preoccuparti, quella di Enrico è un’acidità necessaria!
Il gioco va, perché nasce dalla mia passione per la vita: amo condividere le cose che amo e ad essre fraintesa sono abituata. Da sempre. Ho difeso il gioco anche con attacchi e provocazioni, per allontanare, qui in questo spazio almeno per qualche giorno, i soliti luoghi comuni che ci coprono la vita con una polvere spessa.
Non preoccuparti, va tutto bene.
Grazie a Lorenzerrimo, che da cavaliere teme per la sorte delle donzelle moderatrici…
Miriam, sappiamo che in questo post ci hai messo l’anima!
GP (non mi offendo!): il genio è evidenza, non dimostra, mostra e basta!
Allora, caballeros y girls… fuori i secondi, niente colpi sotto la cintura, bippate le parolacce (?!*****) e… divertiamoci, questo è lo spirito. Non si vince niente, già è una vittoria aver coagulato delle belle energie in questo post di immagini e parole stimolanti.
Giudice E (ovvero: E ora chE succedErà?).
bEsitos.
@ miriam:
credo che se tu scorri con il cursore alla tua destra ti rendi conto di quanto, come e con quali toni io abbia partecipato al “gioco”. innanzitutto per rispetto a massimo che è un po’ come se ci avesse lasciato le chiavi di casa sua. e io non avrei intenzione, al suo ritorno, di fargli trovare i letti sfatti, i pavimenti polverosi e il bagno sporco.
Avrò poco senso artistico, ma ho parecchio senso pratico e ho detto sempre e soltanto cose che tendono alla semplificazione della situazione. Che poi possa averlo fatto con ironia nei tuoi confronti è perché posso permettermelo così come tu puoi permettertelo con me. Se, in definitiva, le mie proposte (proposte, non dictat) tu le hai accolte, forse significa che le trovi abbastanza adeguate alla situazione. Sarai abituata a essere franintesa ma non a “obbedire” a regole che non condividi. Quindi se ciò che ho proposto ti convince mi fa piacere ed è certamente perché sei abbastanza d’accordo.
@ lorenzerrimo:
non so se sei davvero il più anziano del blog, ma se anche tu fai scorrere il cursore da qui all’infinito ti accorgerai che io con te non ho mai dialogato. ho i miei motivi, senza dubbio discutibili o anche erronei, ma non intendo dialogare con te e ti sarei grato se tu evitassi di rivolgerti a me. si può stare nello stesso blog, bar, cinema, club, circolo del tennis anche ignorandosi. facciamolo. concludo dicendoti che, almeno per quanto riguarda me, “ragazzino” è un termine che puoi usare con i giovani della tua famiglia. non con me. io non ho simpatia per gli imbonitori e i santoni che vogliono a tutti i costi vendere il Vangelo porta-a-porta. Spero sia chiaro
E graziE al GrEg chE ci riporta alla rEaltà…
Ragazzi, non mi fate tirar fuori il randello!
🙂
Letti sfatti bagni sporchi vetri rotti Massimo non ne troverà…
D’ora in poi basta ciarlare sulle regole, direi. Parliamo dei racconti e non su come votarli, se no finisce come le elezioni: maggioritario proporzionale sbarramenti e guardate che cosa ci ritroviamo.
Oh my bad mouth… shut up!
🙂
vabbè………maria luci’……allora, io avevo già premesso che avrei votato il racconto che più mi ha sorpreso. mi spiego meglio: non intendo dire che pensavo che uno fosse analfabeta e invece ha scritto bene. NO. la sorpresa consiste nell’atmosfera del racconto medesimo. magari avevo letto altre cose della persona e non mi aspettavo, quindi, un racconto quasi del tutto diverso dal consueto. esempio: quello di Carlo mi piace moltissimo, ma da Carlo mi aspettavo una cosa del genere. appartiene decisamente al bagaglio del suo “cervello” che io conosco abbastanza (il bagaglio, non il cervello).
ciò per dire che sono combattuto (per ora) tra i racconti di Salvo, Simona e Stefano
Ok, Enrico… ho trovato le tue “regole di voto” molto sensate e condivisibili. Invitavo un po’ tutti a riflettere e… scegliere, motivando il perché della scelta. Il tuo della sorpresa è un bel criterio. Qualcuno potrebbe votare Carlo o Simona o altri per la conferma (sul bagaglio etc.)… Io voterò solo per disperazione, perché ne avrei fatto volentieri a meno. Mi piace giocare, non gio(di)care…
Ci sono!!!!!
Gianni guardò la foto incorniciata e pensò che Simona era una donna intelligente. Non che questa fosse una scoperta dell’ultima ora. Aldilà delle innegabili doti fisiche, Simona lo aveva conquistato proprio con la sua intelligenza, così poco comune tra le donne.
Sorrise, Gianni, a quel pensiero. Lo avesse detto ad alta voce avrebbe per sempre rovinato la propria reputazione di persona aperta e moderna e avrebbe dovuto spiegare a quale tipo di intelligenza si riferisse.
La foto di Yves Klein (una copia ma ben incorniciata) avrebbe potuto essere d’aiuto. Di solito le donne, anche le più dotate intellettualmente, pretendono conferme dagli uomini. Conferme prima, scelte irrevocabili poi. Pur essendo creature così leggere e fragili, nei rapporti interpersonali hanno bisogno di grossolani pilastri cui agganciare la loro esistenza. Simona no, Simona non era così. Simona era intelligente e quella foto era lì a dimostrarlo.
Gianni la guardò ancora una volta e il sorriso si fece più dolce. Si frequentavano da tre anni con Simona. Tre anni pieni di emozione fisica e mentale. Lei era stata il suo rifugio contro la noia delle apparenze, contro la monotonia del rapporto a due istituzionalizzato. Simona era la fuga, il distacco dalla realtà, il volo oltre le convenzioni.
Il volo, proprio come nella foto.
Non aveva mai chiesto niente, Simona. Si era creata il suo spazio in quella relazione adulterina che si nutriva di magia e leggerezza. Uno spazio piccolo, ma grazioso e comodo, proprio come la mansardina dove si incontravano una volta la settimana: il giovedì.
Un’abitudine, certo. Ma quanto diversa da tutte le abitudini che intessevano la sua vita come maglie di una rete. Di giovedì in giovedì il loro rapporto era cresciuto, si era consolidato.
Gianni non avrebbe mai creduto possibile che quell’appuntamento settimanale potesse diventare il centro stesso della sua esistenza. La meta cui giungere nel trascorrere dei giorni. Il ricordo da portare con sé per rendere più sopportabili tutti i venerdì, i sabati, le domeniche che seguivano inesorabili.
Il tempo, quando era con Simona, assumeva un sapore e una consistenza diversi. Era morbido, dolce, soavemente vischioso come una crema montata col burro.
E poi Simona, per tre anni, non aveva mai chiesto niente. Era stata questa la sua forza, la sua intelligenza, la sua marcia in più. Per Gianni lei era stata sempre e solo un valore aggiunto nella partita doppia della vita. Mai gli aveva creato un problema, mai gli aveva messo il broncio. Mai si era lamentata di essere sempre e solo l’altra, quella che doveva mettersi da parte quando arrivavano le feste comandate, le occasioni ufficiali o semplicemente la febbre del bambino piccolo, l’esame importante della grande o le paturnie di sua moglie.
Poi era arrivata quella foto. Gianni l’aveva trovata lì, sul tavolino della mansardina, incartata come un regalo. Un regalo per lui. Gianni ripensò che Simona era stata intelligente anche in questo: mai preteso regali, mai preteso uno stupido mazzo di rose, un gioiello pacchiano, niente. Il loro reciproco dono era incontrarsi lì, aprire la finestra sui tetti della città e rotolarsi tra le lenzuola fino allo sfinimento.
Un donarsi che alla fine era diventato importante. Tanto importante che Gianni scopriva ora, attraverso quella foto di Yves Klein, ciò che Simona desiderava.
Lei non lo avrebbe mai detto, intelligente ancora e sempre.
Nella foto c’era un uomo che saltava nel vuoto, con un’espressione di grande beatitudine. Esattamente l’espressione che aveva Gianni adesso mentre guardava la città dall’alto del minuscolo balcone. Un salto nel vuoto, una scelta. Voltare le spalle alla noia di una vita di regole e convenzioni e saltare nel caos gioioso di una storia d’amore vera.
Ecco, pensò, l’ho detto: amore. Di questo si tratta.
Gianni sentì la porta aprirsi. I passi leggeri di colei che aveva saputo guidarlo fin lì, in silenzio. Avvertì la presenza di Simona ma non si voltò. Le mani di lei sulla schiena, improvvisamente forti e pesanti.
Nel volo dal balcone della mansarda fino al marciapiede, sei piani più giù, Gianni non ebbe il tempo di capire. D’altronde, non gli erano bastati tre anni.
Laura Costantini
a maria lucia:
infatti, se posso, una delle cose più stimolanti di questo gioco è che ognuno possa anche scegliere un proprio criterio per esprimere una preferenza. insomma, le immagini suggeriscono la scrittura, la scrittura suggerisce suggestioni. mi pare bello o, almeno, una novità. per me
@ laura costantini:
‘cci tua!
🙂
La lista aggiornata :
====================================
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
– La realtà acerba dell’uomo di Lorenzo Russo.
– Lo strano caso di rue Des Oiseaux di Stefano Mina
– Ci sono !!!!! di Laura Costantini
@ Laura:
ho aggiornato la lista, ora leggo il racconto: il titolo è quello giusto?
a dopo
Ma Lauraaaaaaaaa!!!!!!! Lìho letto con emozione dicendomi, volano insieme in un’ altra parte del mondo, ma sapevo a cosa ci avresti condotto!!!!!! Magica l’atmosfera, lei lo amava proprio, veramente e dolce fine alla fine a quel momento in cui dici: un attimo di più mi uccide e allora tutta la forza del cuore esplode in infinite e imprevedibili soluzioni.
Resta con noi…
🙂
Laura,mi hai ricordato un racconto di Singer che descrive una storia a tre: lui sposato e ricchissimo, e lei una piccola amante dolcissima , povera e paziente. Quando il lui diventa vedovo, non lo dice e continua così ad andare da lei ogni fine settimana, in quella piccola casa modesta a fingersi modesto anche lui. Morirà all’improvviso nella sua vera casa e lei la piccola donna paziente, invecchierà sola pensando a lui e in paziente attesa della morte.
🙂
“Domani, con questa moneta, compra “Il sogno quotidiano” e conserva quella copia del giornale. Ogni volta che la vita ti darà lo spunto per credere che il destino esiste, guarda il giornale.”
.
“Papà, ma è la moneta che hai guadagnato scaricando le casse al mercato, l’unico lavoro che hai rimediato negli ultimi sei mesi. Perché dobbiamo sprecarla per un giornale ? Io e Giulio non possiamo andare a scuola. Mamma cuce i suoi ed i nostri vestiti. Tu hai solo l’abito di quando ti sei sposato ed ormai è liso e sporco. Perché un giornale ?”
.
“Perché i giornali raccontano storie e domani troverai la tua. Ti racconterà che la vita non è solo miseria, che la povertà non è nelle cose, ma nei sogni. Bisogna staccarsi da terra per apprezzare la leggerezza, quella che le nostre giornate non ci hanno mai dato.”
.
“Papà, quando ritorni dal viaggio che devi fare con il tuo amico fotografo mi devi spiegare meglio.”
.
“Domani, figlio mio, sarai un adulto. Avrei voluto organizzarti una festa, farti dei regali. Ho pensato ad un sogno, un sogno quotidiano. Un padre deve avere fantasia almeno sufficiente a volare sopra le paure che hanno i suoi figli, deve inventare un sogno ogni giorno, una protezione per la mente, un ombrello che dia il coraggio di essere sé stessi in ogni occasione, anche la più folle. Ti saluto, figlio mio. Non smettere mai di ridere. Dillo anche a tuo fratello.”
Dimenticavo il titolo: TRE ANNI PER NON CAPIRE
Ho letto tutti gli altri e la mia top list parte da
Simona Lo Iacono GRANDE!!!
Maria Lucia Riccioli ORIGINALISSIMA
Stefano Mina CHAPEAU per un esperimento coraggioso e ben riuscito
Gea BELLISSIMA ATMOSFERA
Carlo S. BELLO semplicemente
Bravi comunque tutti, non ho seguito i commenti fino alla fine, non ho capito chi ha litigato con chi (forse non hanno neanche litigato, boh) ma questo esperimento è bello e lo segnalo sul nostro blog.
@ Simona…
Qualcuna…ci ha messo al centro di un inciucio!!!.
Siccome è donna, pensaci tu( io sono un uomo d’onore…potrei scamazzarla col triciclo!..).
La lista aggiornata :
====================================
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
– La realtà acerba dell’uomo di Lorenzo Russo.
– Lo strano caso di rue Des Oiseaux di Stefano Mina
– Tre anni per non capire di Laura Costantini
– Il sogno quotidiano di Eventounico
@ Evento:
allora, non ti aspettavo più. Qui su letteratitudine è da un po’ che sei latitante. Un po’ triste la tua storia mi ricorda Nicolò Sacco quando scrisse al figlio “la felicità dei giochi non tenerla solo per te”
Grazie per la tua partecipazione
@ Evento: bello, bello, bello
@ Laura,
i voti espressi così non sarebbero validi, ma ora non stiamo votando. Leggi il regolamento postato sopra; il senso del gioco è quello della suggestione e quindi il voto, la simpatia, la preferenza andrebbe motivata. Ma soprattutto perché il voto conti, occorre riportare dal racconto la frase che “fa immagine”, che restituisce il senso.
Abbi pazienza ma questa è un performance!
Bacioni.
Laura… mozzafiato!!!
Grazie per avermi messa nella tua top five, tu entrerai a botto nella mia e non è voto di scambio giuro!
🙂
Poesia e tristezza contraddistinguono ciò che Pasquale scrive… bravo.
Giudice E (E come energia)
iniziamo già da questa sera a sbilanciarci sui racconti? Però fino a domani alle 12.30 è possibile postarne degli altri. Per me va bene, chiedi al Giudice V ( V come vero) e poi questa sera presenterò anche io la mia cordata.
ciao, passo e chiudo
@ Laura C. …
Complimenti a metà.
Fino a un certo punto ho pensato…” ma guarda questa,mi conosce!?…”( logicamente immedisimandomi, seppur sbagliato , che quel Gianni fossi io…)…” perchè una donna così, che non chiede, saggiamente silenziosa, e dove si trova!?…”. Però, il Gianni non mi somiglia nelle sfumature: riservato sì, per quanto riguarda i propri sentimenti, ma generoso e sincero nel manifestarli( forse troppo); non così avido,arido e pidocchioso( nemmeno mai una rosa!?…); serenamente single e libero,ma ,quando sono in coppia,do e voglio fedeltà; mai stato sposato(nonostante i miei “41” anos) e senza figli (almeno spero…)…
Però il finale non mi ha sorpreso, ad essere sincero. Sei napoletana? Se si ,sai cosa significa “cazzimma femminile” ( per chi non lo sapesse, “cazzimma” non ha riferimenti all’ ‘organo’, ma è qualcosa tra l’astuzia e la cattiveria).
Quindi, nel suo spirito di vendetta( verso il genere), l’autrice -donna- fa spingere l’uomo,dalla ‘povera martire’, giù dai sei piani( questo è assassinio!… è convenuto alla protagonista?).
No,non le è convenuto, e ti spiego pure perchè il finale non mi sorprende molto.
Ho sempre sospettato che un essere umano non può essere remissivo fino a certi livelli. Quindi,se lo è…
o trama appunto una vendetta, o si è prefissato degli obiettivi, che quello di cui dispone, in amore la persona, serve soltanto come strumento per raggiungere tali obiettivi.
–
Però sei simpatica. Se sei di Napoli o dintorni potremmo incontrarci…ti farei “conoscere” il tio triciclo!…
Un caro saluto, Gianni
Va bene Miriam, ma i miei non sono voti, giusto? Ci sono i giudici per questo, o no? Abbiate pazienza, a Roma fa caldo e ho pure un gran mal di testa, ma procedo:
Simona Lo Iacono
La prima frase che leggo è laggiù, dove muoiono i POETI, laggiù, amico, mi troverai.
GRANDE!!!
Maria Lucia Riccioli
Non darò più spettacolo di me stessa, per nessuno.
Le farfalle durano una stagione, forse due.
La mia season è lunga un giorno. Bellissima.
Perfetta, no?
ORIGINALISSIMA
Stefano Mina
Magrettì si alzò, infilò l’impermeabile, prese il cappello e lo adagiò delicatamente sulla testa piegandolo leggermente di lato, accese un fiammifero, inclinò la foto sopra la fiamma e dopo che prese fuoco la sollevò all’altezza della pipa che teneva fra le labbra.
Sentì il tabacco sfrigolare nel fornello e uscì.
No, decisamente non siamo ancora pronti!
CHAPEAU per un esperimento coraggioso e ben riuscito
Gea
Tutti a prenderti in giro, e tutti armati e cattivi. Che poi se ci pensi era perchè avevano paura, tanta paura. Paura di non essere accettati, paura di essere diversi.
BELLISSIMA ATMOSFERA
Carlo S.
Per molti anni l’ho cancellata dalla mia esistenza. O forse ho cancellato me dalla sua esistenza. E anche dalla mia. Il mio nome non diceva più nulla a nessuno, neanche a me stesso. In fondo era come se fossi veramente morto.
BELLO semplicemente.
@ Gianni:
sono romana de’ Roma e mi prendo volentieri la metà dei complimenti. Riguardo all’essere convenuto o meno… una donna, tra i tanti difetti, ha quello a mio modesto parere di non pensare mai se le conviene o meno. Altrimenti ci sarebbero molte meno coppie in giro perché nel giro delle mie conoscenze sono veramente poche le donne cui ammettere nella loro vita un uomo è convenuto.
Ma anche tu sei simpatico e pur non avendo tricicli da farti conoscere (?), se passi dalla città eterna, batti un colpo.
Laura
@Miriam…
…CHIEDO ASILO!…( col piacere di tanti…).
Ormai non ci capisco più niente di regole, nomignoli,regole approvate,disapprovate,commenti,non commenti,positivi,negativi,voti,non voti…
Se fossero ancora aperti i manicomi, andrei a riposare lì le mie cervella : parlando serenamente coi miei simili. ( ” I pazzi hanno perso tutto ,tranne la ragione”- Freud).
P.s.
Stai diventando alquanto pungente nei miei confronti…Brava,brava, adoro le donne ironiche( pare non ce ne siano proprio tante).
Comunque, avrei preferito “ruminante”( ma non voglio manomettere la tua…’cattiveria’…).
@ Laura…
Io ho detto “strumento”, che può essere il mezzo per arrivare all’obiettivo( non soltano materiale, mi riferisco).
P.s.
Avevo pensato che potessi essere napoletana, perchè ho letto che tornavi da Ischia( lo so, meta soprattutto di non napoletani, ma noi ci andiamo soprattutto nei week…).
Invece, mi rassegno…ripongo il triciclo nelle sgabuzzino, anzi no, ci faccio giocare mio nipote..
Ciao.
Bene, non siamo ancora alle dichiarazioni di voto, ma l’elasticità del gioco induce alle dichiarazioni.
Premessa:
Il senso del racconto di Enrico Gregori: spostati bambino perché l’adulto deve fare lo scemo, sarà per me, per molto tempo, la sintesi che userò quando dovrò affrontare una introduzione all’arte contemporanea. L’ho già scritto, lo ripeto , ma non proporrò il suo racconto, perché Enrico è grande e abbastanza cresciuto per partecipare come un vero animatore a questa nostra performance; quindi al di là delle parti.
Poi, io sono una montessoriana, una pedagoga mancata e le mie preferenze vanno a quanti si sono spinti in là, oltre il gioco, oltre le immagini.
Sosterrò Maria Lucia Riccioli, perché il suo racconto è didattico, come se l’avesse scritto apposta per far comprendere, a dei ragazzi, la disciplina della lettura delle immagini.
Sosterrò Luca Gallina, perché il futuro è dei giovani e anche se lui è un po’ maturo, il suo racconto muove al sorriso, all’educazione del disincanto contro i tanti profeti di amarezza. Gli Icari del deltaplano.
Infine sosterrò con tutto il cuore Stefano Mina, perchè, fra tutti ha lavorato con l’amore dell’artista: individuare l’idea e spaccare il capello in quattro per darle forma. E questo è proprio il lavoro degli artisti. Al di sopra delle parole. nel merito del racconto entrerò poi.
Ecco, era la mia cordata.
🙂
Con i giovani e per i giovani, sempre!!!! (giovani, non sembranti tali)
🙂
@ Parlato:
confida nel Giudice E, che dopo aver riletto i post saprà darci a tutti una regolata.
Gianni,
sono cattiva per necessitààààààà
gli amici mi chiamano “zucchero”
Sto rileggendo con calma i racconti, elenco in ordine casuale quelli degli autori che fin ora mi hanno colpito di più, per motivi diversi che magari approfondirò in un secondo tempo. Carlo Sirotti, Katia, Simona, Enrico gregori e Gianni parlato. Quello di Enrico, a mio immodesto parere, ricalca più di tutti il messaggio delle foto: c’è nel suo breve scritto la follia, il sogno, l’incoscienza, la capacità di osare; c’è la tragedia e la vita che scorre incurante della tragedia. Tutto ciò lo rende tremendamente umano e piuttosto originale. Devo ancora leggere gli altri con più attenzione prima di votare.
PS.@Enrico. (Quel numero di tua cugina che mi avevi promesso?)
Da dove è spuntato ‘sto link?
Sono tornato con un pò di calma e rileggendo i commenti ho capito di non aver capito nulla. La votazione ? Il regolamento ? Scusatemi, ma sono refrattario. Poi con un giudice come Miriam non avrei possibilità dal momento che scambia la speranza per tristezza. Il racconto di Enrico mi piace. Laura ormai mi ha rimosso dal suo cuore e Maria Lucia è stata molto cortese. Mamma mia…Didò passo da te e ci facciamo un piatto di spaghetti.
@ salvo:
è il link sul quale mi scrive la cugina tua
🙂
@ evento:
se te ne stavi ancora un po’ fuori dalle palle non mi mettevi un’altra pulce nell’orecchio “per colpa” del tuo racconto. bravo, cazzarola!
@ Salvo…
Qualcuno che nomina il mio racconto…ARRESTATE SUBITO QUESTO SPROVVEDUTO!…
–
Ci terrei a precisare che il mio, si chiama -” IL TUFFO”- . Nel suo titolo c’è la traccia per capire tutto( che non sia per niente difficile e profondo,sono sicuro,non posseggo acume letteral-intellettuale).
Sinceramente…
Io sono deciso a votare chi non si schianta ai suoli o spinge altri( vedi Laura C…ASSASSINA!); nè chi si crogiola sottilmente narcisista di fronte alla sua immane sofferenza(perchè sembra che gli sia rimasta solo quella,di cui vantarsi…). Polemica con nessuno -lo sottolineo- sto esprimendo soltanto i miei -oggettivi- pensieri.
La sofferenza e il dolore sono parti ineludibili della vita di ognuno. Ma a combatterle, forse, non è il volo( ci si spiaccica,inevitabilmente) ma la POESIA.
In forme, sostanze, ed esiti diversi, io l’ho trovata solo in Simona( oltre le sue evidenti parole) e in Salvo.
(Proviamo a cercare il sorriso, nelle tristezze che c’investono in ogni momento? Altrimenti, nemmeno nei guai ci troviamo un senso….e le nostre colpe).
@ Miriam …
” ..non smetetre mai di ridere Domani, figlio mio, sarai un adulto. Avrei voluto organizzarti una festa, farti dei regali. Ho pensato ad un sogno, un sogno quotidiano. Un padre deve avere fantasia almeno sufficiente a volare sopra le paure che hanno i suoi figli, deve inventare un sogno ogni giorno, una protezione per la mente, un ombrello che dia il coraggio di essere sé stessi in ogni occasione, anche la più folle. Ti saluto, figlio mio. Non smettere mai di ridere. Dillo anche a tuo fratello.”
– Mi sembra di aver letto che tu sia una pedagoga mancata…
-” …non smettere mai di ridere.Dillo anche a tuo fratello “- e si butta giù!…mi pare di capire.
Ma l’educazione, gli esempi, non andrebbero dati con i gesti che confermano le parole?…Come può quel figlio, anzi quei figli, non smettere di sorridere, se, purtroppo, nel ricordo del padre, non hanno mai potuto iniziare?
@ eventounico…
Non prendertela, soprattutto perchè non ci conosciamo, ma stiamo commentando liberamente i racconti di tutti. Personalmente mi riferisco sempre al racconto e mai all’autore. Poi, se vuoi, puoi leggerti il mio e fare anche le tue critiche; spero che siano sempre momenti di dibattito: come la domanda che ho fatto a Miriam del tuo,ovviamente, la puoi considerare anche rivolta a te.
Gianni
Gianni sono sicuro che Miriam confermerà tutto le tue corrette valutazioni. Eppure le immagini sono due…
E gli ultimi saranno i primi….
Qualcuno l’aveva pure detto. Laura ed Evento si sono presi tempo per sfoderare i loro assi nella manica. Mi ero già fatto le mie personali convinzioni (specie su Enrico, Annalisa, Maria Lucia, Gea, Silvia, Stefano…quelli che mia vevano maggiormente colpito o emozionato, e già mi parevano tanti) e ora debbo riconsiderare tutto. Sono spiazzato. Rileggerò. Mi esprimerò. Sempre che domani (mattina) qualche nuova e inaspettata sorpresa non mi crei ulteriore incertezza.
A domani.
@ evento…
Io non ho mai letto la didascalia che spiega le immagini, mi sono affidato all’istinto…Ma il tuo papà, si butta o no? perchè ho letto il tuo, prestando attenzione solo al finale…
Gianni non sono quasi mai capace di spiegare quello che scrivo. Quanto meno nel senso della tua domanda. Essa, ritengo trovi risposta nella foto stessa, la quale, in effetti, è l’unico vero finale. Io, devo confessarti, mi sono interrogato, per un tempo assai breve in verità, sulla vicenda che le ha precedute…entrambe. Nei pochi minuti che ho potuto dedicare alla cosa non sono riuscito a produrre nulla di meglio di quello che hai letto. Mi spiace.
@ Pasquale,
ciao, io ho avuto la stessa impressione di Parlato (ora però rileggo): ma quel papà si butta giù?!????
Con i bambini non si scherza, però questo è un gioco che si alimenta con le suggestioni e il tuo racconto a me ha ricordato, come ho scritto prima, Nicolò Sacco; hai mai letto la sua lettera? Nel film “Sacco e Vanzetti” è messa come colonna sonora alla fine e quelle parole si ripetono in contibuazione sugli occhi di Sacco, condannato innocente alla sedia elettrica. La sua preoccupazione è quella che il figlio non continui la vita soffocato dal dolore e dall’odio. Allora scrive parole di speranza e termina con la frase che ho riportato prima.
Con i bambini non si scherza, e il grande dono che ci danno in cambio della vita, è quello della responsabilità: adulti, dunque.
Non scusarti, il tuo racconto è anche parte del racconto di Enrico, una parte di quel teorema complesso in cui la contemporaneità disegna le nuovi dimensioni del rapporto fra adulti e bambini: sempre più informali…
sempre più inestistenti.
Le parole che stiamo scrivendo qui sono un atto collettivo di riflessione , l’arte aiuta, anche quando sembra non avere più senso. (come la vita)
Un abbraccio
Enrico Gregori,
per prima cosa, non ho mai conversato direttamente con te, all’infuori di un breve avviso, relativo al funzionamento difettoso del tuo e mio computer.
Con ragazzini e ragazzine, intendevo naturalmente chi continuava a conversare con un verso estraneo a quello che dovrebbe dominare in questa gara; mi meraviglia quindi che tu ti sia sentito citato.
Sui pregiudizi sull’uno o sull’altro si potrebbe discutere a lungo, ma dato che tu hai dichiarato di non averne voglia, escludi a priori ogni possibilità di farlo.
Tu non mi sei antipatico, almeno finora, al contrario, ti leggo sempre come leggo tutti gli altri e concordo con molti concetti che esprimi abilmente, senza essere prolisso e noioso.
Io compirò settanta anni a Novembre, non credo che tu sia più anziano di me.
Io non voglio vendere un bel nulla agli altri; scrivo per mia necessità, e chi ne sia interessato, può leggermi e commentare.
Non sono neanche un santone, perché altrimenti non avrei nulla da raccontare.
Spero di essere stato esplicito.
Lorenzo
@ miriam, carlo, laura, enrico ( che ancora non avevo ringraziato)
devo ammettere che tanta gentilezza mi spiazza. grazie di tutto cuore.
oggi è stata per me una giornata particolarmente piacevole grazie a letteratitudine… ho conosciuto morena fanti e gaetano failla in occasione di alcune letture tenute a rimini … mi sembrava di conoscerli da tempo ….sono sicuro che quando succederà con voi sarà lo stesso.
stefano mina
@ lorenzerrimo:
ignorare una persona non vuol dire disapprovarla, significa pensare (magari erroneamente ma non importa) di non avere alcunché in comune e quindi, di conseguenza, ritenere inutile il dialogo. peraltro non sei l’unico col quale non dialogo, sempre per i medesimi motivi. tanti auguri per i tuoi settant’anni a novembre, che tu possa arrivarci in salute e in salute andare avanti. non ho altro da dirti e null’altro voglio dirti.
@ Gianni:
(parentesi)
Questa sera ho assistito ad uno spettacolo teatrale per bimbi, nel chiostro di un antico monastero, da poco restaurato e a pochi metri da casa mia. Bella la scenografia, gli effetti speciali, ma la storia era assolutamente incomprensibile, anzi deconcentrante e per due motivi.
Primo, perché regista e attori appartengono a quella categoria che si ostina in tentativi (vani) fino alla fine dei propri giorni.
Secondo, il chiasso prodotto dai bambini “stufi rasi” di dover seguire una barbata incomprensibile, s’imponeva su musica, voci degli attori ed effetti speciali, impedendo anche ai più predisposti ascolto e attenzione.
Quegli attori, specialisti del teatro di figura per bambini (?!), sono degli adulti inadeguati: perché insistere se l’effetto raccolto è sempre lo stesso?
Scusate l’intermezzo.
Miriam, “adulti dunque” a chi ? Io lo sono da molto tempo e padre anche, ma qui un tempo si scriveva e la scrittura inventa storie senza chiedere licenze di eticità a nessuno. Come ho scritto prima, le foto sono la conclusione. Non ha importanza cosa accade dopo. Io mi sono interrogato sulla vicenda. Le scuse erano sul senso estetico, ma ora che ci penso, nemmeno quelle sono dovute. Credo di aver fatto male a postare peraltro dopo tutta questa latitanza. In effetti avevo un ricordo diverso di questo blog, ma forse erano altri tempi.
@ Lorenzo:
perfavore continua a seguirci. Questa parte del gioco mi ricorda le bustine che una volta si versavano nell’acqua per mineralizzarla. Se non si era svelti a tappare, usciva tutto fuori e il poverino di turno si prendeva le sgridate dai grandi.
Ti ringrazio per l’attenzione e la sensibilità con cui, nei giorni scorsi, passo dopo passo hai seguito l’evolversi del gioco. Ora siamo al gran finale e confido nel vostro aiuto e nella vostra pazienza perché tutto avvenga nel migliore dei modi possibili. (vorrei firmare Candide, ma sarà il caso?)
Notte, a domani.
@ Evento:
“adulti, dunque” è rivolto a tutti! Io non so leggere solo per leggere, mi scuso con te. Probabilmente è un mio limite, oppure è un limite di chi scrive che non pensa agli occhi degli altri. Mi dispiace che ti sia offeso, ma non è proprio il caso: hai scritto una cosa umoristica e io e altri l’abbiamo intesa in un altro modo. Tutto qui! Mi dispiace anche che Letteratitudine non ti piaccia più come un tempo. Questo è solo un post a cui ne seguiranno, come sempre, molti altri su temi e soggetti diversi e condotti da altri lettori. Letteratitudine è sempre Letteratitudine, come del resto io: un po’ stronza?
Eccomi qui ! E che trovo?
Due racconti (bellissimi) di Evento (…e allora quando vieni a Siracusa?) e di Laura!
E poi…con il mio nomeeee??????
Ora. Al di là delle omonimie devo dire che sono ancora più indecisa su chi votare. Perchè questo racconto di Laura è struggente. Proprio per il personaggio femminile. Che pare volare ancor prima di prendere il volo.
Che il volo nel vuoto lo fa proprio quando decide di essere leggera. Di non pesare nella vita dell’altro.I
o voterò per Laura perchè questa leggerezza costa molta fatica.
Molto dolore.
Però.
Ho nel cuore… Carlo(con stupore), ho nel cuore Enrico( meraviglioso), ho nel cuore Salvo(la poesia), e Mari (semplicemente perfetta), ed Evento (la musica) e Luca( emozionante) e il geniale Stefano…e…e…e…e…
Perchè tutti, ma proprio tutti, mi avete emozionato.
Mi avete dato la possibilità di bussare. Di entrare. Di sfiorarvi.
Ecco. Questa carezza non ha gara.
bacio (vado al mare)
@ simona:
tu che mi dici “meraviglioso”….ho già vinto
🙂
@Gianni Parlato. Anche il tuo è un bel racconto. Con le immagini postate da Miriam c’entra come i cavoli a merenda (come il mio del resto) però ha la sua bella forza. Desiderio di liberazione, voglia di sciogliere i legacci e riprendersi il fanciullino che è in te. Hai un animo poetico, tendente al lirismo, nonostante la maschera di persona sregolata che vorresti darti. Detesti le regole, le convenzioni e i falsi moralismi. Sei persona solare, uno a cui presterei tranquillamente cento euro sapendo che mi torneranno indietro Dovresti curare di più i termini nella scrittura (troppo uso del verbo “fare”, mi riferisco sempre al racconto letto). Un consiglio: sposati, faresti la fortuna di qualche bella ‘guagliuna’ e, cosa assai più importante, la smetteresti di rompere le balle.
PS. “Detesti le regole”, va inteso detesti i formalismi, altrimenti può sembrare una contraddizione
Carissimi,
gli assenti non sono mai presenti, altrimenti ci sarebbero.
Io ero avvolto tra la tastiera e un mio sogno e non ho capito bene le regole del voto, se dovessi sbagliarmi cancellatelo.
…
E’ con profondo dolore (asserire che Greg è bravo mi induce ad aumentare la dose di Enaprene per la pressione arteriosa) che devo ammettere che “L’illusione di Abraxas” di Enrico Gregori mi ha trascinato nelle mie delusioni adolescenziali, quando scoprivo lentamente “il vuoto”
del mondo nuovo.
Abraxas è l’immagine della corsa superflua che il Novecento ha effettuato verso il vuoto di questo millennio, che se non fosse attraversato dall’ironia e dal sarcasmo, che qualche volta mette in ginocchio le certezze, ci vedrebbe larve acquiescenti all’inutilità dei gesti.
…
“Tra la folla festante e sorridente, piombò giù.
La testa esplosa sul porfido della piazza e un torrente di sangue fin sotto i piedi degli acrobati.
Il suo corpo scavalcato e oltrepassato da una fanfara in ghingheri. Meraviglioso Abraxas, dicevano tutti, stupefacente Abraxas. Dopo l’illusione dell’angelo sospeso anche l’incantesimo della morte.
Frittelle per tutti, grande Abraxas. Quando ti sarai rialzato ti aspettiamo al chiosco.”
Per scrivere un finale così avrei pagato.
…
Poi non penso ci possa essere una terza piazza, gli altri sono secondi ex-aequo (me compreso: nessuno scrive per non avere il piacere di essere elogiato).
@ didò:
grazie ma non vedo il problema. quando scriverai qualcosa mi manderai la bozza, un po’ di soldi e io ti scriverò il finale. come vedi basta organizzarsi
🙂
@ Evento: perché io ti avrei cancellato dal mio cuore? Il tuo racconto è arrivato dopo che avevo già espresso giudizi sugli altri. Siamo stati i fanalini di coda, io e te. E devo dire che la tua interpretazione delle immagini proposte da Miriam è, come h scritto, bella bella bella.
Un abbraccio,
Laura
@ Simona: mi onora il tuo parere sul mio piccolo racconto, soprattutto perché non ho timori a dire che il tuo è di gran lunga il migliore tra tutti. E mi consola leggere i vostri apprezzamenti perché, linkando questo gioco sul mio blog, ho ricevuto un parere, strettamente anonimo, del tutto stroncatorio.
Insomma, la Rete è bella perché è varia.
@ laura:
parliamoci chiaro. non è che perché sei stata assente per un po’ adesso devi recuperare tutto il tempo perduto facendo interventi dei quali non frega niente a nessuno. vattene al mare
🙂
Ok… ma metto il broncio, ecco! 🙁
@ simona
….e il geniale stefano…. svelato il mistero c’è un mio omonimo sul blog!
Sei davvero gentile, dolcissima e…. bravissima! Ciao
p.s. bisogna ammetterlo ragazzi, le donne che frequentano questo blog sono proprio in gamba!
@ didò
concordo in pieno con quello che hai scritto su enrico.
lo so non vale appropriarsi dei commenti altrui…ma così è più semplice, no?
stefano ( mina)
@ evento
lo so che non bisogna essere banali nei commenti ma a me il tuo racconto è piaciuto tanto… è un invito al sogno alla speranza e alla fine il padre – sempre secondo me – non si butta ma vola via per comunicare ai figli che… SI PUO’ FARE… ogni riferimento politico è casuale.
ciao
stefano mina
A TUTTI
Secondo il programma, oggi alle 17,30 si dovrebbero aprire le discussioni libere sui racconti da “premiare”.
Io mi fermo qui, vi leggerò e interverrò solo per sostenere la mia scelta.
Ringrazio tutti per la vostra partecipazione, in particolare:
– carlo per avermi sopportato in tutti questi giorni, interpretando anche le mie pause silenziose
– Gea per avermi riportato alla mente Freaks (un capolavoro certo!) che però considero inquietante, anche se il mio giudizio è indissolubilmente legato anche condizioni particolari in cui l’avevo visto
– Enrico per le sue molteplici performance
– Luca Gallina, il più contemporaneo fra voi, ad interpretare l’immagine di Klein
– Annalisa per averci riportato il fascino della scoperta fotografica
– Zappulla per il suo ottimismo
– Lorenzo per la sua assistenza amorevole e silenziosa, come quella di uno zio
– Evento, perché le incomprensioni sono necessarie, anzi sono il concime per i fiori più insoliti e belli
– Simona per quel racconto scritto a voce bassa come un ladro che ruba al collezionista per esporre l’opera alla luce del sole.
– Maria Lucia per quel considerare il vetro, la vetrina; l’oggetto che è merce e compratore
– Stefano Mina per aver scritto, con le parole, una magnifica tela: l’idea che impegna, che da senso, l’Arte. Grazie!
– Gianni Parlato per avermi affiancato, con affetto, credo, in questa avventura non piana.
– Gaetano, il più “giovane”, che per magia o tribolazioni, ha ritovato lo stupore e le sue emozioni
– e tutti gli altri.
Mi concedo e vi consegno il gioco, questa
Scusate, mi si è postato il pezzo involontariamente.
Mi congedo e vi consegno il gioco. Insegnanti e professori ci stanno leggendo, per valutare se questa esperienza potrà avere o no un certo seguito estensibile anche alla loro partecipazione.
Sto lavorando sulle immagini, da giorni e giorni, ma il fine del mio impegno è quello della partecipazione e del coinvolgimento dei ragazzi, dei giovani. Tutto il resto per me non conta. Se questa cosa piacerà, si potrà ripetere, ogni volta in collaborazione con una scuola, un docente, un gruppo di studenti… (speriamo che finisca alla grande)
Mi fermo qui. Vi affido il gioco e ancora vi ringrazio.
Un caloroso ringraziamento a Massimo e auguri!!!!!!!!
Bello, davvero, si può davvero fare anche a scuola. Anzi, lo farò 🙂
Avevo capito benissimo cosa intendevi, ma la forma da te scelta era inappropriata, per non dire altro.
In un circolo o al bar o dovunque possa essere, ci si può scansare, ma prima o poi arriva sempre il momento d’incontrarsi irrimediabilmente, e qui bisogna dimostrare di avere comprensione e tolleranza per l’inevitabile.
Anche, se il mio uso paternale, delle parole ragazzini ecc., non ti era benvenuto, la tua reazione era del tutto esagerata e fuori luogo.
Chiudo il dibattito, ringraziandoti degli auguri, ma sappi che ci tengo a questa vita solo fino a quando posso viverla come la intendo io, e non un giorno in più.
Questo me lo impone la mia identificazione con essa.
Saluti.
Lorenzo
@Enrico
come avrai capito, la mia precedente era diretta a te. Scusa l’omissione del destinatario.
Lorenzo
@Miriam
eh sì, che mi ricordo delle bustine, le usavamo solo di domenica o quando faceva un gran caldo.
Verrò incontro alla tua preghiera, dir zu Liebe, come si dice qui.
Noto con soddisfazione che l’atmosfera si è rasserenata.
Mi sembrava di assistere ad una corsa di ippica, dove i cavalli, eccitatissimi, calpestano il suolo con gli zoccoli, per superare la grande tensione che li prende davanti ad ogni partenza. Bene, sappiamo che i cavalli sono animali sensibilissimi ed anche testardi, saremmo allora anche noi un po’ simili a loro. Bisogna tenere le redini forti nelle mani e calmarli con parole buone e rappacificanti.
Penso che tu, sostenuta dalla gagliarda Maria Lucia, l’abbia fatto bene.
Ed ora al finale. Io presenterò commenti personali su due scritti che mi hanno impressionato di più, ripeto impressionato, perché non sono in grado di fare altre valutazioni. Ogni valutazione classificatoria, dalla quale emergesse la bravura o meno dell’autore, lascerebbe un grave rammarico in ogni altro autore, dato che tutti gli scritti sono belli e commuoventi.
Del resto, non credo che questo sia il vero scopo della gara.
In questo senso posso venirti incontro.
Saluti
Lorenzo
INIZIANO LE VOTAZIONI ( E NON POTEVA MANCARE UNA POESIA)
–
Iniziammo coi salti di Carlo e la speranza,
Laura concluse in soli tre anni la danza,
ma volteggi di gravità e aria che zampilla
sono anche di Salvo,Gianni, Silvia e Gaetano Failla.
E mentre Gea al palato dà gusto
Cristina trova sempre il momento giusto.
Didò, poi, pare un menestrello
ma replica Gaetano con l’ombrello.
Enrico dà saggio di perizia vera
e Annalisa anticipa la primavera.
La voce poi e lo sguardo mi s’incrina
se dire vorrò di Stefano Mina.
Così come l’età pare senza senso
quando leggo il racconto di Lorenzo.
E se Katia esordisce con “Mai più”,
per Maria Lucia il cuor mi fa su e giù,
e resta a palpitar come una stella
sol che parli il racconto di Rossella.
Oppure a far delle idèe una fucìna
perché tal è l’estro di Luca Gallina.
Questo per dirvi, cari i miei narratori,
che il proscenio che brulica d’attori
con voi tutti non regge paragone
e che tutti avete vinto la tenzone.
Giudicar – oramai – non mi resta
che la chiusura e la fine della festa.
Un rimpianto solo (ed è di quelli veri)
che ad applaudirvi non ci sia anche il Maugeri.
In compenso Miriam ci ha condotto
con un amore da vero Lancillotto.
E ci ha suggerito al di sopra di ogni parte
Che anche un gioco, a volte, si fa arte.
Brava Simona!!!!
Grazie e “davvero di cuore” come scrive sempre Massimo. Io non interverrò più sui vostri racconti, l’ho fatto nei giorni scorsi, cogliendo l’occasione per “opinionare” sui temi che mi sono più cari. Sto qui, vi leggo, proporrò ai voti il testo scelto, ma niente di più, ho già detto e molto…spazio agli altri.
Bella però la tua poesia: ci contavamo!
@ Lorenzo:
io sono una grande disegnatrice di cavalli e da sempre! Chissà mai perché? Li uso nelle illustrazioni filosofiche….
buon gioco anche a te.
🙂
Oh, bene. Adesso che con questa splendida poesia il concorso si è chiuso, posso postare il mio raccontino, che acquisterà così il risalto che, io credo, merita.
—
Da un mese e mezzo non dormo, o dormo malamente, svegliandomi ogni venti minuti e facendo anche sogni da manuale. Per questo sono andato dal dottore.
– Va bene (ha detto quello, come un bravo cameriere), che cosa le piacerebbe?
– Roipnol?
– No, il Roipnol non glielo dò.
– Peccato. Che cos’altro avete?
– C’è X, Y, Z, che cosa preferisce?
– Alcunché, ingesto, mi renda immoto e come lapide freddo. Anzi, dico, non mi prescriverebbe le pillole che prende il Dr House?
– Chi?
Medico della mutua, proprio. Durante il breve scambio ho posato un occhio in giro: in una teca sicuramente ricuperata in un’asta fallimentare, pochi libri di medicina in italiano dimostrano almeno dieci anni, e sono comunque intatti, taluno intonso. Laurea conseguita all’età di 34 anni, alla salute: di specializzazione, non la menoma traccia. E allora, perché no il Roipnol?
In compenso il dottor Giubilati ha un’abbronzatura nocciola uniforme e un taglio di capelli costosamente fuori di moda. Mi fa strada per i 75 cm che separano la scrivania dalla porta.
– Le dò un consiglio, non se la prenda troppo.
– Grazie. Lei cambi barbiere.
In farmacia noto come ormai ci si possa comprare anche il mangiare, a patto di voler mangiare sanissimo e sterile: cioccolatte artificiale, e va bé, paste, cereali e granaglie anche mal conosciuti, bevande, salumi medicinali. Il farmacista sembra quel tipo che si butta da un cornicione in una foto di (mi pare) Cartier-Bresson.
Mentre pago l’ipnotico entra l’Attilia, garzona rossa del prestinaio accanto e mi saluta. Per darmi un tono, allora, compero anche un astuccio di preservativi alla liquirizia (euro 19,60).
E questo è l’altro, ispiratomi alla lontana dai due simpatici freak della Bickerton.
—
– Ti insegno una cosa nuova. Sali.
Il maestro ha messo su i guantoni senza legarli. È in tuta e scarpette da ginnastica.
– Ora tu ti difendi e basta. Fai guardia e basta, hai capito? Non rispondi ai colpi, pari e schivi e incassi e basta, hai capito?
Sì che ho capito. Finalmente: è dall’inizio che io lo volevo dire, di imparare una cosa per volta: prima a parare il colpo, poi a portarlo. È così che si studia qualunque cosa: se non lo so io. Tacevo per rispetto.
Alzo la guardia bella stretta e gli guardo, come bisogna fare, i piedi. Porta avanti il sinistro, quindi sta caricando il destro. Sono pronto.
Il gancio sinistro mi chiude subito l’occhio, vado indietro di un metro su un piede solo, poi saltello di lato per non farmi chiudere in angolo. Lui di destro mi appende un gancio al mento che mi sembra di prendere il colpo del coniglio. Riesco a star su perché non tira vento, richiudo la guardia come posso. Lui ci passa attraverso come se fosse la porta dell’ascensore con un montante che mi attacca tutto il cervello contro la tempia sinistra, una cacca tirata contro un muro. Poi subito un’altra cosa che non capisco nemmeno cos’è ma fa male e vado giù in modo strano, perpendicolare, prima la metà sinistra di me, poi il resto. Per ultimo, da solo, esce il paradenti.
Lui mi rimette in piedi e mi dà la spugna. Mi asciugo e vedo la Sindone.
– L’hai capita la lezione?
Lo guardo con l’occhio superstite ma vedo poco perché ci cola sangue. Mi è partita anche l’arcata.
– Uhu?
– Non esiste ti difendi e basta, nella boxe. È una stronzata. È da stronzi anche solo crederci.
– Aha!
– Lascia perdere. Tu, con la boxe… fa’ qualcosa più tranquillo.
Inghiotto uno sputo che sembra un pezzo di fegato.
– Tipo? Monopoli, dama?
– Ecco: tipo.
Torno a casa con i denti molli, mi fan male perfino i capelli. Sono così abbattuto che vorrei dimenticare come mi chiamo.
Nel cortile Antony Tobaga, un filippino di dieci anni alto un metro, gioca con un Big Jim senza braccia.
Mi guardo in giro.
– Antony? Vieni qui. Ti insegno una cosa nuova.
Premessa: non sono di natura ecumenica né democristiana. quindi le sviolinate formali sono lontane dal mio modo di vedere il mondo. Però, qui non ci si stava giocando nulla se non un po’ di creatività, l’impegno e il proporsi agli altri. Tutti, secondo me, hanno fatto il massimo e nessuno (sempre secondo me) ha scritto delle stronzate. Per cui, davvero, è stata per me dura arrivare a una sorta di “verdetto”. Mi sono un po’ cautelato affermando che avrei scelto come criterio quello della “sorpresa”. OrbEne. Nel mio immaginario, Salvo Zappulla è un intelligente, geniale e creativo patacca (termine romagnolo che sta per il cazzaro romanesco). Lo immagino in giacca sportiva e con un foulard a pallini a bera acqua e anice al bar di una piazza siciliana. Guarda le chiappe a una turista e pensa “io a chista m’a cafuddasse cu sta minchia”.
Poi arriva “Il volo”. Me ne impipo se il raconto è pregresso, se è ispirato da qualche cosa nota o se lo aveva scritto per la prima comunione di sua nipote. “Volo sempre più su. Mi faccio largo tra gli astri, gioco a bocce coi pianeti, girovago nel cosmo. E’ fantastico!
Laggiù quell’uomo si accanisce contro il mio povero corpo riverso sulla neve, colpisce e colpisce ancora.
Non lo sa che sono diventato una stella”….è una luce nella notte buia.
VOTO ZAPPULLA….sì Miriam VOTO, e nun t’encazza’
🙂
….” Di solito le donne, anche le più dotate intellettualmente, pretendono conferme dagli uomini. Conferme prima, scelte irrevocabili poi. Pur essendo creature così leggere e fragili, nei rapporti interpersonali hanno bisogno di grossolani pilastri cui agganciare la loro esistenza…..”
–
Per questo misto di fragilità e forza, io “voto” Laura.
Per l’ostinazione delle donne. Per i loro sbagli. Per l’amore con cui sbagliano.
Brava Laura!
…E bravi tutti.
CERCATE DI DARE UN TITOLO AI VOSTRI RACCONTI
Crincio, questa mi era sfuggita. Il primo si chiama Secchezza delle fauci, il secondo Maestri.
erano le 17,30 che ho cominciato a leggere questa specie di papiro con l’unico scopo di capire come e quando avrei potuto esprimere il mio voto.Ma sono inciampata in un groviglio cosi’ inestricabile di chiacchiere,polemiche e dichiarazioni ,voti-non voti,farei…direi…che mi sono dimenticata anche cosa dire.
Anzi una cosa la devo dire.: che se non entrava Enrico con le sue sciabolate di buon senso,si finiva peggio che al parlamento.Quando avrete vomitato il milionesimo emendamento chiamatemi,postatemi la sintesi dei criteri di voto,per favore meno di 200 fra commi e capoversi ,se non vi disturba,e poi mi esprimerò (per bocca di TUTANKAMON).
e ACCIDENTI anche a Laura,che se ne viene,fresca fresca,(di mare) e ci da’ la ferale notizia che noi donne siamo stupide e poco furbe.
Ma perche’ non me ne sono andata al mare anche io?
Ma rimedio subito….ciao
Stefano ti ringrazio di cuore per avermi convinto che quello che ho scritto poteva avere un senso. Non sempre mi capita.
@ maria gemma:
e annega, facci il piacere
🙂
@Enrico, accidentaccio a te!!! Mi hai fatto arrossire per le vergogna. Ma che giacca e sportiva e foulard! Indosso ancora il vestito della prima comunione, in quanto squattrinato. Le turiste? Al mio paese non passa manco un cane. Avevo invitato Luca sperando in un prestito. Mi hai messo un po’ in crisi, fortuna che mi ero espresso prima sul tuo racconto, in tempi non sospetti, altrimenti davvero avrebbero pensato che ci siamo scambiate le cugine. Bene, si comprende che io voto Enrico. La frase bellissima dal suo racconto l’ha già estrapolata Miriam. Una cosa seria voglio dirla su Enrico: in questo sito ho trovato persone splendide, mi diverto a dialogare con tutti (più o meno) ma Enrico -perdonatemi- ha una marcia in più, ha la capacità di essere sempre autentico, a volte anche esprimendosi con modi bruschi, però quello che deve dire lo dice e non c’è santo che tenga. Questo si chiama avere le palle. Complimenti, di cuore.
ho rischiato di annegare tempo fa,ma come si dice”neanche la morte m’ha voluto”.
E sicome sei tanto premuroso nei confronti della mia salvezza non lo dico che volevo votare per te.
Sei contento?
Ammira pure la mia abissale stupidita’.
La lista aggiornata (anche fuori tempo massimo, perché questo è un gioco elastico) :
====================================
– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
– La realtà acerba dell’uomo di Lorenzo Russo.
– Lo strano caso di rue Des Oiseaux di Stefano Mina
– Ci sono !!!!! di Laura Costantini
– Secchezza delle fauci di Calazio Pirouet
– Maestri di Calazio Pirouet
@ Calazio:
sto cercando di anagrammare la firma, però penso che mi ci vorrà un po’ di tempo! Sei forte e, soprattutto, insperato. Amo i “matti”.
🙂
La lista aggiornata (anche fuori tempo massimo, perché questo è un gioco elastico
Ma che persone deliziose. E come accade troppo spesso in questo mondo di lupi, di questa dolcezza io approfitto, infliggendo un terzo racconto di cui disporre come meglio crederete.
—
La bottega di Klein
–
– ‘spetta, và, che c’è passata dentro un’ombra…
– Mais Pacifico…
– … lo rifacciamo, và, che ha rovinato tutto quel cane…
– Mais Pacifico, ça fait mal…
– Dài, l’ultima volta così non ci pensiamo più. Toh, ce la fai? Vuoi una mano? Stai sanguinando?
– Non, oui, quelque peu… Je crains que je m’ai cassé un os…
– Va beh, dài, l’ultima l’ultima, se poi ti fa ancora male domani mattina ti portiamo dal coso, dal Médèric, va bene? Sù dài, non fammi perdere altro tempo, sangue di Giuda, pensa che prima che gli portiamo la foto, prima che il Klein ci dà i soldi.
–
Così Jean-Aimé Pagliaro si scolla penosamente dal lastrico, che ormai, al terzo impatto, appare come un po’ ammaccato anche lui, per tacere di certe macchie o lividure forse di bava, forse di sudore, ma più probabilmente, ormai, di sangue. Intanto Pacifico Boverazzi, Leika al collo, riappoggia al muro la scala a pioli. Con un rumore sommesso ma allarmante di ossa fuori sede e cartilagini spaiate, Pagliaro, assistito (in apparenza con sollecitudine, in realtà con spazientita premura) da Boverazzi, risale la scaletta per riportarsi la quarta volta in piedi sul cornicione. Boverazzi leva la scaletta, si mette in posizione per controllare l’inquadratura e che stavolta nulla di estraneo la sporchi, a gesti invita Pagliaro a ripulirsi fazzoletto e sputo un frego nero che gli traversa una guancia, a ricomporsi i capelli in modo che, al tuffo e allo scatto, offrano all’aria la desiderata resistenza, quindi la ricercata configurazione a porcospino.
–
I Còrsi, gente dura, pensa Pacifico Boverazzi (32 anni, di Gravellona Toce, separato, impotente, residente semilegale di Lione dal 1959) mentre Jean-Aimé Pagliaro, 32 anni, di Portoferrato, ex-piastrellista, ex-comparsa all’Opéra di Marsiglia, città nel cui conservatrio ha perfino conseguito un corso inferiore di violino, spicca in punta di scarpe un altro voletto dal cornicione, con tutta la grazia di una vera gazzella morta.
oh, Calazio, perché scrivi che il tizio nella foto è Cartier-Bresson? E’ vero? Klein, per il suo fotomontaggio, ha usato un’immagine del grande Bresson? (cerco di verificare) Grazie.
ciao
Laura Costantini, “Tre anni per non capire”: nel volo dal balcone della mansarda fino al marciapiede, sei piani più giù, Gianni non ebbe il tempo di capire
perché io da questo sono (invece) stata sorpresa, e perché chiude un racconto scritto con perizia, del quale holetto il titolo per dimenticarmene subito dopo, presa dalla storia; perché la fotografia ispiratrice entra in punta di piedi e però muove tutta una vita, alla fine;
Enrico Gregori, “L’illusione di Abraxas” : E non vi chiedo denaro e non vi chiedo cibo. Ma cinque minuti del vostro tempo e del vostro silenzio. Perché qualunque rumore e l’incantesimo svanisce
perché è cosa vera spesso, e perché è una raccomandazione che sentiamo ma non ascoltiamo, senza pensare che, magari anche una sola volta, stiamo ascoltando qualcuno che ci sta dicendo la verità;
Cristina Bove, “Il momento giusto” : O mio dio! E adesso chi mi insegnerà a volare?
perchè da lei non me lo aspettavo, questo scarto; perchè sembra cattivo, e forse è solo ingenuo e stupito; perché è una cosa tremenda da dire einvece mi ha reso allegra.
E tutti e tre perché mi hanno portato fino alla fine senza sbavature, senza inciampi, senza scarti di attennzione.
p.s.: io avevo preso sul serio il signor Calazio, che invia dopo che il concorso si è chiuso, così che i suoi racconti li ho stampati ma non letti (ancora). 😛
La lista aggiornata (ormai aggiorno, aggiorno gli scritti di Calazio, io che abito a Calolzio)
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– Salti nel vuoto di Carlo Sirotti Speranza
– Onorevole Bozzo di Rossella
– L’illusione di Abraxas di Enrico Gregori
– Il volo di Salvo Zappulla
– Gravità di Subhaga Gaetano Failla
– Il tuffo di Gianni Parlato
– Freaks di Gea Polonio
– Volare per davvero! di Luca Gallina
– Il momento giusto di Cristina Bove
– Il salto dell’Angelo di Lorenzo Russo
– Laggiù di Simona Lo Iacono
– Terra e aria di Silvia Leonardi
– L’ ombrello di Subhaga Gaetano Failla
– Mai più di Katia
– Dimanche, Journal d’un seul jour di Maria Lucia Riccioli
– Anticipo di primavera di Annalisa
– Curzio Aggravio Fiscale di Francesco di Domenico
– La realtà acerba dell’uomo di Lorenzo Russo.
– Lo strano caso di rue Des Oiseaux di Stefano Mina
– Ci sono !!!!! di Laura Costantini
– Secchezza delle fauci di Calazio Pirouet
– Maestri di Calazio Pirouet
– La bottega di Klein di come sopra
oh, Calazio, perché scrivi che il tizio nella foto è Cartier-Bresson?
non lo dico io, lo dice il mio personaggio che è un po’ ignorante!
sei attento e presente! Grazie.
Laggiù:
Abbasso lo sguardo, sollevo le coperte. Ne aspiro l’odore di disinfettante. Di piscio.
Le trovo incise di parole. Di versi. Di inchiostro che balla sotto i miei occhi e si intrama sulla lanugine.
La prima frase che leggo è laggiù, dove muoiono i POETI, laggiù, amico, mi troverai.
Sono versi brevissimi e ripetuti, nei quali le parole creano un’atmosfera pulsante e sconvolgente.
Li leggo fino alla fine febbrilmente, ma il desiderio di scoprire cosa ci sia laggiù è più veloce e mi lascia inciampare più volte in quei pochi versi densi e misteriosi.
Una lettura che coinvolge il lettore, perché si presenta come un enigma da voler svelare, e dove ognuno può immaginarsi una sua risposta.
Là dove sono i poeti mi troverai, la intendo nei mondo dei sogni rimasti tali.
Sogni che ci sostengono durante la vita e che non ci lasciano anche dopo, sogni che si realizzano solo nelle opere d’arte.
Un invito a seguirlo là, dove i sogni non finiscono mai e la realtà viene superata definitivamente.
Sono un essere delle impressioni forti e parlanti, quindi la prima impressione è per “Simona”
Lorenzo
Da il viandante:
Non genera germogli un albero senza radici. Il mio ciclo si chiude con me, non lascio eredi a perpetuare la mia specie scellerata. L’ho spremuta fino all’ultima goccia la mia vita. O forse l’ho sprecata.
Rinchiude un problema attuale, quello di voler godere la vita, invece di esplorarla, per poi potersi assumere i compiti che lei ci lascia scoprire.
Struggente il non rivedere più la mamma, la radice della propria esistenza; quanto si perde per avere seguito intenzioni proprie, senza includere la propria origine.
Un errore fatale e non più rimediabile; è come un vegetare fino alla fine. La vita dona e toglie, a ognuno la scelta.
Questa è la mia seconda impressione forte ricevuta quindi per “Salvo”
Lorenzo
Non sono certo di aver capito: chiunque abbia partecipato può votare? O forse deve?
Nell’ultimo caso non intendo sottrarmi e voto come i racconti che mi sono piaciuti di più Curzio Aggravio Fiscale e L’illusione di Abraxas
@ Lorenzo. Ti ringrazio ma quel racconto non c’entrava un fico secco con il gioco, era solo una maniera per provocare Gianni, il simpaticissimo Gianni ( A proposito, dove è andato a finire? Spero non sia corso davvero a sposarsi).
io avevo preso sul serio il signor Calazio
Ma grazie! Pensa che chi mi conosce non mi prende mai sul serio, nemmeno per scherzo.
giudice B…la lista !
@Calazio: grazie chiunque tu sia. Grazie anche per il tuo meraviglioso nom de plume. Grazie sia fuori che entro tempo massimo (Giudice B ti ha accolto, e ci basti, senza alcuna recriminazione da parte di chicchessia). Nai tuoi racconti, postati in un vero crescendo, ho trovato tutta l’ironia e il senso dello sberleffo che le immagini mi avevano già suscitato. Mi hanno veramente divertito. Il secondo, ma ancora più il terzo più del primo. E mi piace la tua scrittura: essenziale, scarna, efficace.
Ancora una volta mi sento sempre più spiazzato per esprimere la mia scelta finale….. ma presto lo farò.
Ok!
bisognava svuotare la mente da ogni pensiero razionale… come forse soltanto i folli e i sognatori più irriducibili sanno fare.
Solo allora il corpo perdeva peso e ci si poteva librare in volo come un uccello.
VOTO per Stefano Mina
segue lista, mi ero parsa via…..stavo svuotando la mente
***Enrico Gregori, il suo racconto è quello che mi ha comunicato più emozione, non solo perché evocativo, ma anche perché è scritto in questo suo stile riconoscibilissimo e immediato.
“
…il grande Abraxas che oggi regala a voi la magia, il sogno e la follia…bambino hai finito lo zucchero? E vai alle frittelle, ché qui Abraxas ha da fare…e tornerete nelle vostre case con il grande Abraxas nelle pupille e nella testa. Un sogno che continuerà a farvi visita ogni notte. Perché solo ciò che sembra ma non è sa stupire più di ogni miracolo.”…
*** Gea Polonio, perché ha scritto con immediatezza comunicando tutto il contrasto di una situazione grottesca con poche parole efficaci. E per la scelta del tema, non facile, ma da lei trattato con vera abilità.
“
…E la fotografa, cui Mamma si era rivolta per un aiuto, rispose che per i mostri non c’era posto,…
… Non è che avessi molti amici, la gente del quartiere era strana assai. Tutti a prenderti in giro, e tutti armati e cattivi. Che poi se ci pensi era perchè avevano paura, tanta paura. Paura di non essere accettati, paura di essere diversi.”…
*** Annalisa, (giuro che lo avevo pensato prima che lei votasse per me) perché ha offerto una dicotomia esistenziale nello spazio di poche frasi, calibrate, essenziali.
“
…Pedalò con più calma del solito, rosicchiando il suo anticipo lungo la strada.
Svoltò nella strada della stazione, vide lontano un treno fermo, non era il suo.
Due minuti di anticipo.
Pochi.
… Poi fu a terra, per metà sul marciapiede, per metà fuori, scomposto, spalancato nella morte.
Marcel salì sul treno appena in tempo.”
.
Ce ne sarebbero ancora altri, Silvia Leonardi, Laura Costantini, Salvo Zappulla, …però adesso li nominerei tutti perché il livello è davvero alto.
Complimenti a tutti e cari saluti a Maugeri.
grazie chiunque tu sia
—
E pensare che ho partecipato più o meno certo di venire ignorato. Adesso godo come una vacca in un pascolo svizzero.
Comunque non votatemi: solo l’ultimo pezzullo è d’occasione, gli altri li avevo scritti qualche tempo fa e mi sono divertito a postarli con poche variazioni (anzi, nel secondo, con nessuna). Chiedo scusa.
SEGNALAZIONI DI VOTO
– Il Volo di Zappulla
– L’llusione di Abraxas di Gregori
– Tre anni per non capire di Costantini
– Laggiù di Simona Loiacono
– Curzio Aggravio di Di Domenico
– Il momento giusto di Bove
– Lo strano caso di rue Des Oiseaux
Anche per le segnalazioni dovevo aggiungere i voti ottenuti? Per favore controllateli voi. Mi appello agli altri giudici, ho la mente un po’ in aria
@Chiedo che il giudice B venga ricusato. Come si fa ad affidare le sorti dei nostri racconti, in un momento così drammatico, a un giudice che dichiara di avere la mente un po’ in aria.
@ Salvo
che peccato, stava proprio sulle mie riflessioni. Con i tanti interventi, si perde la bussola.
Gianni, dove sarà, non so; per lui sarebbe veramente meglio che sia andato a sposarsi, perché non avrebbe più tanta possibilità di sparlare.
Ma è simpatico, come lo sono molti napoletani.
Saluti
Lorenzo
Che qualcuno mi avesse colpito più di altri (ferma restando un’impressione di un generale buon livello) lo avevo già detto. Chi fossero pure.
Potrei anche dire, tra quelli che non avevo già citato:
– che ho trovato geniale l’idea del bozzo di Rossella (anche se mi ha lasciato perplesso la fine del racconto, la sua soluzione, e poi in generale non ho riscontrato una sufficiente “aderenza” alle immagini);
– che ho apprezzato l’ironia di Gaetano Failla in entrambi i suoi racconti, e specialmente nel primo;
– che ho trovato anche io meravigliosa la conclusione del racconto di Zappulla, le cui frasi finali, già citate da Enrico, sono veramente da grandissimo vero scrittore; ma l’aderenza alle immagini (come per Rossella) è a mio parere (e anche di Salvo stesso, che ha spiegato il perché) non del tutto presente;
– che ho trovato di una straordinaria leggerezza quello di Cristina Bove, e di grande efficacia quel suo finale: “O mio dio! E adesso chi mi insegnerà a volare?”
– bella scrittura quella di Laura Costantini, ma la sua scelta di lasciare la foto come “elemento esterno”, anche se scatenante la soluzione finale della storia, la trovo lontana dallo spirito del gioco, almeno come l’ho inteso io: nel mio giudizio cercherò di premiare chi nelle immagini ha cercato di entrare, per cavarne una storia
Proprio in base a questo fin dall’inizio il racconto che più mi colpiva era quello di Enrico: fortemente vitale, colorito e anche ricco di atmosfera (e per l’atmosfera mi avevano intrigato molto sia Stefano Mina che Gea e, forse ancor di più, Annalisa).
Insomma fino a stasera avrei votato per Abraxas.
Ma alla fine salta fuori come un coniglio dal cilindro di qualche mago questo Calazio Pirouet e trovo i suoi tre racconti tre piccole perle di succosa ironia, di efficace umorismo, di sana beffardìa (anche nel gesto stesso di postare 3 racconti e tutti fuori tempo massimo). In linea perfetta con le immagini, e con i loro autori.
La mia scelta quindi cade su quest’ultimo, ed in particolare su “La bottega di Klein”.
Una frase? forse non ha grande senso estrapolarne una in un racconto così, ma se proprio devo scelgo il finale, che fa giustamente il suo effetto: “…. spicca in punta di scarpe un altro voletto dal cornicione, con tutta la grazia di una vera gazzella morta”.
C’est tout.
@Miriam,
in sostituzione del racconto di Salvo, fuori gara, t’invio questo di Rossella, anch’esso molto significativo.
Onorevole Bozzo:
Si comprese che l’antidoto guaritore non poteva essere uguale per tutti, in quanto era molto difficile conoscere l’origine e la materia che aveva generato quella gonfiezza sporgente sulla fronte: per qualcuno era un vero toccasana leggere libri di qualità, per qualcun altro viaggiare e confrontarsi con altri popoli, mentre ad alcune persone bastavano soffici baci proprio lì, sulla protuberanza.
Infatti, riconoscere, non implica soltanto la caduta dell’ego.
Ottima analisi del genero umano.
In un certo senso, possiamo ritrovarci tutti in questo racconto, che, a mio avviso, è lo specchio del divenire ed essere della razza umana.
Chi non ha una parte spiccante, che porta con sé anche senza esserne a conoscenza, se non molto dopo, quando non sarà più necessario, per sé stesso e per gli altri?
Vedo una similitudine con lo scritto di Gottfried Keller: i vestiti fanno l’uomo (Kleider machen Leute).
Si vive nell’ingannarsi per ingannare gli altri, fino a quando il marchio personale non funzionerà più e si avrà difficoltà a trovarne un altro.
Qualcuno riesce a salvarsi, riconoscendosi attraverso l’apprendimento delle scienze.
Le possibilità sono molteplici e dipende solamente dalla propria disposizione a ritrovare la propria vera identità. Per gli altri rimarrà sempre come all’inizio, senza coscienza propria e quindi nell’inganno di essere quello che non è.
Lorenzo
Ho dei problemi, non poso più seguirvi. Abbiate pazienza e pensateci voi. Io vi leggerò.
@ carlo:
ma almeno tu ci stai a capire qualcosa? mi sembra come alle elezioni politiche: hanno vinto tutti
🙂
@ Calazio Pirouet,
solo un mio parente di Milano, poteva volteggiare così alto, così in alto.
“Non si uccidono così anche i cavalli?” recitava quella troietta yankee della Fonda (Jane).
Entrare in scena cosà, come il fantasma di Gianni Brera, come la voce registrata di Beppe Viola; come il manico di scopa di Mary Poppins che recita Amleto in gaelico, ti fa vigliacco, peggio di Butragueno “El Futre”, che stava là l’avvoltoio, col suo piede da Capitan Uncino, pronto ad arpionar porte e portieri.
…
Ho resettato il mio sito, fate una passeggiatina sul Didò blog, troverete nani e ballerini, e il redivivo Abraxas, figlio d’un cane…
…E allora. Eccomi qui.
Miriam, vorrei capire una cosa: ma ognuno può esprimere solo un voto?
Quindi come devo conteggiare le “segnalazioni” (vanno conteggiate oppure no?)?
Altro dubbio: Maria Gemma ha votato sì o no per Enrico?
—-se dobbiamo conteggiare un solo voto la classifica è questa :—–
–
Enrico:2 Voti ( o 3 se comprendiamo anche quello di Maria Gemma)
Salvo: 1 voto
Laura: 1 voto
Stefano: 1 voto
Calazio: 1 voto
Simo: 1 voto
—— se dobbiamo conteggiare anche le segnalazioni:….MARIA LUCIAAAAA
altro dubbio: Didò, per chi hai votato? Per Enrico ? (in questo caso Enrico avrebbe 4 voti, compreso quello di Maria Gemma )!
Bravissimo Enrico!
@ Miriam e Mari: intervenite!!!
altro dubbio: forse Didò ha votato per Calazio? (in questo caso Calazio: 2 voti)
Insomma: QUANDO VOTATE, INDICATE ESPRESSAMENTE IL DESTINATARIO DELLA VOSTRA PREFERENZA, ALTRIMENTI IMPAZZIAMO!!!
Quindi: Didò e Maria Gemma: potreste chiarire?
E, di nuovo: MARIA LUCIAAAAAA!!!!!
@ Signor Giudice,
solo gli sciocchi non cambiano idea e io sono un antico fesso:
Voto ENRICO GREGORI,
visto che ho anche pubblicato il suo racconto sul mio blog, che se andaste a farvi un giro e commentare non sarebbe male, un Didò serio è raro: i saltimbanchi innamorati non hanno prezzo, per tutto il resto…
Didò
Oh…bene!
Secondo me Maria Gemma ha votato per Gregori quindi aggiorno:
Enrico: 4 voti
Salvo: 1 voto
Laura: 1 voto
Stefano: 1 voto
Calazio: 1 voto
Simo: 1 voto
…naturalmente ho conteggiato a partire da Domenica 20-7 dopo le 17,30.
Per Simona:
adesso preciso tutto.
bevo il caffè e riposto
@Didò. Io l’ho visitato il tuo sito, roba da pazzi! Sembra la succursale del manicomio. A mio parere il tuo voto andrebbe annullato, in quanto incapace di intendere e di volere.
Secondo quanto avremmo scritto un po’ più in su: dalle ore 17.00 di oggi si dovrebbe proclamare il Sensibile del Momento (il nome è proprio così: Sensibile del Momento). La sensibilità non si nega a nessuno, si offre generosa, ma il più delle volte è fugace: ci investe a tratti. Quindi IL SENSIBILE DEL MOMENTO mi sembra una pensata “bestiale”!!!!!!!!
===================================================
PERTANTO
-Ieri si presentavano i candidati (la rosa dei candidati finalisti) 1 testa 1 voto
– oggi si sceglie sulla rosa finalista, con 1 testa 1 voto
===================================================
Il voto di Didò è già valido.
Simona un solo voto? Ma possibile mai? IO VOTO SIMONA e mi pareva, leggendo, di non essere l’unica. Quindi chi ha trovato inarrivabile la poesia del nostro magistrato, tiri fuori la voce e digiti, eccheccavolo!
Almeno qui mi piacerebbe vincesse una signora e non si tratta di quote rosa, ma di vibrazioni profonde. Simona Lo Iacono e Maria Lucia Riccioli hanno scritto cose che restano attaccate alle sinapsi come una gomma americana sull’asfalto rovente d’estate. Pensateci bene, ok?
Laura
Bene, allora e’ valido anche il mio: Si-mo-na, Si-mo-na, Si-mo-na!!!
@Salvo,
se fossi stato sano avrei votato per te, ma i pazzi sono come i carabinieri: vanno a due, Greg ed io.
A proposito: ne hai ancora di polpette avvelenate?
Salvuzzo il tuo “viaggio” e così caruccio che lo sto leggendo lentamente per paura che finisca.
In privato ti mando il numero di c.c. del mio psicanalista, se volessi liquidarlo un attimo, ultimamente non ho contante.
Esco per la comune.
Questa iniziativa è stata forte; tumultuosa, anche, come il torrentello che a salti viene giù dal Resegone. Vissuta con affetto, serietà e fraterna (bizzarra) partecipazione. Ieri sul Sole 24h, Angela Vettese commentando il suo pezzo su Manifesta, che quest’anno per la prima volta si svolge da noi, scriveva così, con non poca amarezza: Il percorso è finito, siamo stanchi di un accademismo imperante e di decine di artisti che dimenticheremo. Però nel loglio c’è del grano.
I sentieri dell’arte richiedono intelligenza e amore, coraggio e intraprendenza, come abbiamo fatto qui.
Per questo, oggi che si vota per davvero, io scelgo un voto “manifesto”. Manifesto, che nell’arte ha sempre dato il via a nuovi movimenti a nuove tendenze.
SCELGO IL RACCONTO SIMBOLO DI QUESTA NOSTRA COMPETIZIONE, quello che racchiude il messaggio più importante: la responsabilità.
VOTO: l’ILLUSIONE DI ABRAXAS
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questo è un gioco elastico, come i pensieri e anche se ieri avevo espresso l’intenzione di starmene zitta: oggi ho cambiato idea. Il mondo ha bisogno degli Invincibili Chisciotti (Erri de Luca)
tutto sommato, giustamente, per stessa decisione dei “giudici supremi”, questa kermesse è diventata abbastanza elastica. del resto, come si potrebbe ingessare l’arte entro canoni rigorosi e invalivabili? forse non sarebbe più arte, ma geometria.
quindi, avendo ormai già espresso la mia scelta su Salvo, posso dire che (sempre basandomi sul concetto di racconto “sorprendente”), sono stato fino all’ultimo indeciso tra lui e Simona. Alla fine non dico di aver fatto testa o croce, ma poco ci è mancato. però, sempre senza alcuna tendenza democrsitiana, davvero bravi tutti. non è facile “esporsi” anche solo per gioco. o almeno per me non lo è.
gli elastici e la rigidità:
la plasticità delle statue necessita di armatura.
Per cui c’è il tempo del ferro e quello della creta, materia duttile, elastica, disponibile, ma anche fragile. La stessa che usarono di là per modellare gli uomini e le donne.
A questo punto, dovendo dare un solo voto, mi oriento sulla sestina di “finalisti”. Voto Laura, ma mi è piaciuto moltissimo anche quello di Enrico ( e di Gea, di Simona, di Maria Lucia, Annalisa ecc..troppi me ne sono piaciuti, come si fa??)
Visto che io non sono nemmeno presente nella lista dei partecipanti, voto il racconto di Enrico, soprattutto perchè mi è piaciuto l’idea del sogno che lo ispira. Bravi molti altri (Carlo, Simona, Laura, Silvia, ecc. ecc.), ma bisogna fare una scelta.
Le mie tre segnalazioni erano in ordine di sorpresa , perciò, se una testa un voto, il mio è per Laura Costantini. 🙂
Bellissimo gioco
Insisto per Calazio Pirouet. E con questo assolvo il mio compito anche oggi.
Grazie Annalisa, grazie Silvia, grazie Evento (per l’apprezzamento)
@ carlo:
assolvi una sega. devi tenere i contiiiiiiiiiiiii 🙂
E io ribadisco: LAURAAAAAA!
(Allora ogni giorno un voto? …questa regola non l’avevo capita!!!)
Quindi riassumendo (solo i votati e non i segnalati, un voto a testa e uno al giorno da domenica 20 ore 17,30…che fatica!)
Enrico: 6
Laura: 4
Calazio: 2
Simo: 2
Salvo:1
Stefano:1
________
TUTTI: i voti di tutti…
@ Enrico: devi specificare se anche oggi voti Salvo.Io ho capito di sì, aspetto conferma per aggiornare ( se sì , infatti, Salvo :2 voti)
@ CARLOOOOO, conta anche tuuuuuu!( E Mari e Miriam…:figliole, datevi una mossa!)
“…Oggi 15 ottobre 1960, tenterò l’esperimento. Se mi troverete cadavere sul selciato vorrà dire che ho fallito ma …”
” Ma che diamine” disse Magretti a voce alta ” ce l’ha fatta! … anche se a caro prezzo!
Grazie Stefano, io ti do il mio voto, ché mi hai risparmiato di escludere tutti gli altri, in quanto Magretti ha avuto la sua ennesima e fondata intuizione:
“Chissà a quali terribili conseguenze porterebbe una rivelazione del genere?” Decine di persone pronte a gettarsi nel vuoto pur di volare… una strage!
” No, Non siamo ancora pronti!” disse a voce alta.
Aggiungo io:
E purtroppo altrove la rivelazione era già arrivata:
“quella di liberare l’anima da ogni impurità, da ogni malvagità…
Solo allora il corpo perdeva peso e ci si poteva librare in volo come un uccello”.
(queste le motivazioni del tuo racconto)
Segue%
Segue%
E così ingenuamente furono molti a lanciarsi nel vuoto e pochi a sopravvivere; solo quelli, che pur desiderando di volare liberi, hanno pensato bene di cadere poi con i piedi in terra, cautelandosi in qualche modo: chi con un tuffo da bambino, solo per finta; chi gettandosi con un paracadute per poter poi raccontare cosa si prova a volare trattenuti e chi col proprio pensiero ha dominato il proprio s-lancio e chi si è ritrovato con un bozzo in testa;
ora non voglio distinguere i nomi per via degli esiti, bensì, ricordarli tutti in ordine di apparizione:
segue%
@ simona:
oddio, e quando la finiamo?
sì, arivoto ariSalvo….me ne pentirò, ma insisto
🙂
Segue%
Baci & Abbracci a tutti!
Grazie a Miriam, per la dedizione, il duro suo felice creativo lavoro a favore di Noi tutti e la sua considerazione su di me, che come contemporaneo mi ha salvato, a Carlo che mi ha ignorato – faccetta gialla – e a Simona che quando vuole: riesce ad emozionarmi; Silvia, Maria Lucia, Rossella, so che posso considerarmi apprezzato in altre occasioni; Salvo e Gianni sono dei viandanti come me, forse.
Enrico mi ha colpito:
Dopo l’illusione dell’angelo sospeso anche l’incantesimo della morte.
Frittelle per tutti, grande Abraxas. Quando ti sarai rialzato ti aspettiamo al chiosco.(io lo sto aspettando fiducioso ancora; non mi sono mosso dal chiosco.)
Anche Carlo e Salvo mi sono piaciuti; per le signore, come sapete, non ho problemi: mi piacciono tutte, povero me!
Che dire di Stefano, se non, che il suo racconto mi ha coinvolto e ci ha, indirettamente, coinvolti tutti quanti fornendoci delle motivazioni atte al volo, forse.
Gioco di gruppo, quindi, senso di appartenenza,anche, artistica e che per le tenzoni letterarie siamo sempre in tempo fuori di qui.
Luca
P.S. forse ho dimenticato qualcuno o qualcosa: Boh,bob,bob!
Simona: mi pare che, riscorrendo i voti, Lorenzo ieri sera abbia ritirato il suo voto precedente a Salvo per un racconto che non era in gara,e sostituendolo con un voto a Rossella ed al suo Bozzo.
Rossella dovrebbe pertanto essere tra i finalisti, per ora con un voto (di Lorenzo).
Poi c’è il voto di Enrico. Se quella di stamattina alle 10.02 era una conferma del suo voto di ieri (io l’ho interpretata così), Salvo dovrebbe stare a 2 e non a 1.
Giusto?
@Enrico: non te ne pentirai.
Aggiorno ( e poi passo ad altro giudice per motivi tecnici…):
———
Enrico: 6
Laura: 4
Calazio: 2
Salvo:2
Stefano:2
Simo:2
I motivi tecnici consistono in una montagna di lavoro da sbrigare!
Oh! Luca,
ma per chi voti? Mi sembra di capire per Enrico. L’hai messo in testa…
aspettiamo
@Sì, Carlo, infatti Salvo : 2 (considerando il voto di oggi di Enrico).
Per Rossella non lo so, io ho contato solo i primi voti e non anche le seconde segnalazioni e a partire da Domenica ore 17, 30.
Poi ho conteggiato un voto al giorno (ma sempre escludendo le seconde preferenze pure da molti sostenute).
Ma decidi tu che sei il….GIUDICE!!!
No, Miriam. Luca ha votato per Stefano!
O no????
Io l’ho conteggiato così!
Lucaaaaaaaa!
AI GIUDICI PRESENTI E FANTASMI
Allora i voti espressi oggi, da questa mattina sino alle 17.30, sono quelli che contano.
Dopo le 17.30, fra i primi due classificati si va al ballottaggio.
posto e mentre cuociono i peperoni, conto.
🙂
@luca
Non ho “ignorato” solo te. Sennò sarei proprio un “ignorante”.
Forse il tuo racconto era un pò lontano dalla mia emotività; forse ho considerato il tuo Icaro troppo distante dalle sensazioni che io provavo per quelle immagini; forse non l’ho neanche capito del tutto. Ma ho apprezzato moltissimo (e non solo io) il tuo collage “tornatoriano”.
E poi il mio giudizio vale per quel che vale. Spero non me ne vorrai.
🙂
@ Lorenzo: puoi chiarirci qual è il voto da te espresso ieri? Grazie, caro. E scusaci….
Simona, concentrati sulle tue cause, prendo io il comando: i voti di ieri non contano più! Ho aggiornato la lista, che posterò, ma prima devo nutrire la piccola Marta….
altrimenti fanno a fettine me.
CALMA e AZIONI PONDERATE, posto la lista appena possibile.
ripeto
i voti di ieri non contano piu’
@ Miriam…che sollievo!
@Simo
Che proprio tu dia del giudice a me mi ha fatto sorridere.
A me sembra che Luca abbia votato Abraxas, attendiamo comunque l’interpretazione alla fonte.
Quanto a Rossella mi riferisco al voto di Lorenzo delle 11.07 pm di domenica sera. Per me è valido e fa entrare Rossella in finale. Votabile anche oggi quindi.
@Tutti i votanti
Potete essere più chiari nell’esprimere il vostro UNICO voto di oggi? Potete commentare su tutto e su tutti (anzi, a me diverte più questo che il voto stesso), ma evidenziate la vostra unica preferenza finale.
Grazie.
Uno pseudo-giudice.
Io questa cosa di un voto al giorno non riesco mica a capirla. Comunque mi adeguo: voto ancora Enrico ma se vince mi farò promotore di una raccolta di firme affinché venga postata la suo foto integrale. Nudo, completamente nudo.
Ecco, io ho capito, invece, dall’ultimo post di Miriam, che non è “un voto al giorno”, ma:
un voto solo per ciascuno
un voto solo una tantum
valgono i voti di oggi e non più quelli di ieri.
E’ così?
Meno male che sono a casa in ferie 🙂
(@Salvo Z. e alla sua petizione: io sono già rimasta turbata dall’opera di Bickerton, mi si vuole dare un altro colpo forse mortale?)
FERMI TUTTI!!!
Ieri non avevo capito che si dovesse votare dopo le 5 pm.
Il regolamento è stato elasticizzato come le mutande di mia nonna, accogliendo brani fuori tempo massimo, per cui, appellandomi all’emendamento Didò di ieri,
“Poi non penso ci possa essere una terza piazza, gli altri sono secondi ex-aequo (me compreso: nessuno scrive per non avere il piacere di essere elogiato).
Postato Domenica, 20 Luglio 2008 alle 10:40 am da francesco di domenico”,
chiedo che venga conteggiato anche il mio voto di ieri.
…
E poi, piantiamola di fare i salamelecchi e di citare i tanti che non si è votato perchè in quel momento ci si era incarnita un’unghia “e se non ero dal podologo avrei votato il tuo”.
Si è detto di votare? Bene, uno vince, gli altri lo prendono in saccoccia.
Io è una vita che arrivo secondo, ho sempre qualche stronzo davanti (Bartali?).
RIASSUNTO INDISCUTIBILE DEI RISULTATI ELETTORALI PROVVISORI
Oggi ( graduatoria ottenua sommando i voti espressi ieri “elasticamente” e i voti di oggi esperssi entro le 13.30)
Enrico voti 6
Laura voti 3
Salvo voti 2
Stefano voti 1
Pirouet voti 2
Simona voti 2
Voti di ieri:
Enrico (2) Salvo (1) Stefano (1) Pirouet (1) Simo (1) ( vedi aggiornamento Simona delle 8,37)
Voti di oggi.
DIDO’ VOTA EMRICO
LAURA VOTA SIMONA
MIRIAM VOTA ENRICO
SILVIA VOTA LAURA
EVENTO VOTA ENRICO
ANNALISA VOTA LAURA
CARLO VOTA PIROUET
ENRICO VOTA SALVO
LUCA GALLINA: VOTO DA ATTRIBUIRE
@ Annalisa:
ALLE 17.30 FINISCE TUTTO. Perfortuna ci resterà solo il ballottaggio fra i primi due!
Coraggio
🙂
Un voto al giorno toglie il medico di torno.
Dunque, da quanto dice miriam tra una peperonata e le cure alla nipotina, i voti di ieri servivano solo a formare la ristretta cerchia dei finalisti. Cosa fatta e si riparte da zero.
Quelli di oggi (senza quelli di ieri) a scegliere prima i due che andranno in ballottaggio (entro le 17.30), poi, dopo (e qui si andrebbe al SECONDO VOTO DI OGGI, che già smentisce la premessa, ma vabbè, siamo fatti così) si vota di nuovo solo tra questi 2. Se non ho capito male.
@didò
Tu non aggiungere casino al casino, che mi pare ce ne sia già abbastanza. Le regole sono come l’elastico delle mutande di tua nonna?
ebbene si, e servono così anche per poterci infilare dentro il pannolone: c’è sempre chi la fa fuori dal vaso. Tua nonna dovrebbe avertelo detto. E’ il bello della diretta. E che sarebbero state così era stato preannunciato da miriam fin dall’inizio. E’ un gioco sui generis, non un concorso letterario. E il tuo voto di ieri è stato conteggiato ieri. Oggi non vale più una sega e mi pare tua abbia rivotato oggi e il tuo voto è conteggiato. Di che emendamento ci cianci? Quanto a Bartali (che in realtà non era proprio un eterno secondo…. capirei mi avessi citato Zilioli) che vuoi farci? Onore a Coppi.
🙂
E miriam, che posta sempre nel momento in cui io sto scrivendo (questo è veramente essere eterni secondi, caro il mio didò) mi smentisce e somma i voti di ieri e di oggi. Avevo capito il contrario.
Ancora una volta, ubi major….
Ma noi con le mutande della nonna di didò ci facciamo una mongolfiera!!!
E vi saluto. Ci vediamo per il ballottaggio.
Se trovate che qualcosa non stia andando come dovrebbe, fatecelo sapere e con la nota di disappunnto postate anche la graduatoria aggiornata da voi; così fare un confronto sarà molto più semplice….manca poco
🙂
Ma il Giudice dell’Energia, Maria Lucia, dov’è?????????? Oooooooh! ti aspetto.
Parlato non c’è più! Ha lasciato il posto a Calazio Pirouet, che anagrammato uscirebbe anche così:
parlo e cazi tuoi!
me ne sono usciti altri ma mi avanzano sempre delle lettere! Mi aiutate????
🙂
Senti @C.Zirotto (modificare i cognomi è nello stile del Principe De Curtis ed è la cattiveria fatta umorismo),
mia nonna, la mitica Maria Grazia Manna, che mi ha insegnato il francese a sei anni (negli anni le ho sempre chiesto chi fosse questo francese e se avesse avuto una liason con lui, e lei ha sempre celiato) questo luglio avrebbe compiuto 114 anni, è morta troppo presto (a 92 anni) altrimenti sarebbe qua a commentare.
…
Comunque, ad adesso, “Cìè un solo uomo (?) al comando, la sua maglia è giallorossa e il suo nome è Greg” tutto il resto è noia.
(che mi tocca fare per scroccare due maritozzi il giorno in cui arriverò a Roma, con la valigia di cartone per farmi fare i conteggi dall’Inps per andare in pensione. Cazzarola, ma il trucido abita dalle parti della Previdenza Sociale all’Eur, bene, scrocco anche il pranzo).
Vado a lavorare (io).
OFF TOPIC CHE NON DEVE ESSERE IGNORATO SENNO’ MI INCAZZO 🙂
Ho avuto uno scambio di sms con Massimo Maugeri. L’intervento chirurgico è riuscito e Massimo saluta tutti e vi da appuntamento tra circa dieci giorni. Questo sembrava più argomento da camera accanto, lo so, ma dato la specifica situazione essa si sarebbe trasformata in camera operatoria o camera d’ospedale. eppoi il posto di Massimo e qui, in questo gioco che lui ha “benedetto” prima di ricoverarsi. A noi spetta solo di portarlo a conclusione in maniera impeccabile e poi fare le pulizie. Aggiungo due voti:
1-alla salute di massimo maugeri
2-ai peperoni di miriam
forse ho capito pure io, un voto e solo uno, ok.
voto per Enrico Gregori
Faccio i migliori auguri a Massimo, che guarisca presto.
saluti a tutti
voto enrico perché – anche se di scanto – vorrei vincere.
@ simona
è solo per una questione di giustizia che mi rivolgo a te, giudice imparziale dall’anima sensibile, il voto di luca era per me, lo rivoglio!… tanto non cambia niente, no?:-))))
stefano mina
Massimo:
ti vogliano bene! Guarisci, non preoccuparti per noi: andiamo alla grande e ci controlliamo a vicenda!
bacioni
poi puliamo, tranquillo!!!!
🙂
Auguri a Massimo di prontissima guarigione!
Laura
p.s. andare al ballottaggio con Enrico Gregori? O-MMIO-DDIO, portatemi i sali, presto, potrei svenire da un momento all’altro!!!!
P.P.S. Lo so che sono tarda di comprendonio, ma adesso si sommano i voti di ieri e di oggi? Allora Simona ne ha due perche’ io l’ho votata ieri e pure oggi!
Stefano, ora conduco io, il Giudice vero è impegnato in altre storie:
ti attribuisco il voto e mi scuso per avreti ripudiato (tra ieri e oggi) per Gregori.
🙂
Laura, sei orba? infatti Simona ne ha due!!!! Non interrompetemi più che devo aggiornare con i nuovi voti:
RIASSUNTO INDISCUTIBILE DEI RISULTATI ELETTORALI PROVVISORI
Oggi ( graduatoria ottenua sommando i voti espressi ieri “elasticamente” e i voti di oggi espressi entro le 15.50
Enrico voti 7
Laura voti 3
Salvo voti 2
Stefano voti 1
Pirouet voti 2
Simona voti 2
Stefano voti 1
Voti di ieri:
Enrico (2) Salvo (1) Stefano (1) Pirouet (1) Simo (1) ( vedi aggiornamento Simona delle 8,37)
Voti di oggi.
DIDO’ VOTA ENRICO
LAURA VOTA SIMONA
MIRIAM VOTA ENRICO
SILVIA VOTA LAURA
EVENTO VOTA ENRICO
ANNALISA VOTA LAURA
CARLO VOTA PIROUET
ENRICO VOTA SALVO
CRISTINA VOTA ENRICO
LUCA VOTA STEFANO
Scusate i miei errori di battitura: aumentano di giorno in giorno, fate finta che non ci siano…
grazie
🙂
@ laura:
e dillo a me, che l’ultimo ballottaggio l’ho fatto con Ken Follett che ha abbandonato dicendo: “but where cazz i go if mio avversar is Gregori?”
🙂
Buon inizio settimana a tutti( bè, non tanto “bene”, per molti, visto che sono tornato…)
@ Salvo…
Li ho conteggiati : uso il verbo fare 5 volte,nel racconto…In alcuni casi è coniugato( colpa di non trovare istintivamente adeguati sinonimi, data la mia misera conoscenza di vocaboli); ma sei intelligente, e avrai sicuramente intuito che, forse,vorrebbe ricondurre in modo ossessivo ad un passivo “senso del dovere”.2) – Ti ringrazio se mi presti 100 euro, ma sei proprio sicuro che te li restituisca? ( i dubbi sono le porte delle conoscenza…e magari ti eviterebbero di restare senza un centesimo, con certi amici?!…) -3) Ti ringarzio del suggerimento : ho provato a fare felice qualcuna in un tempo più lungo. Risultato? Loro acquisivano una certa serenità… e io mi esaurivo!…Per cui( o di conseguenza, come dice Totò) ” Carpe Diem!”…ma senza pregiudizi…” del doman non v’è certezza”. ( ma se ci devo arrivae,spero non sia per solitudine, per ripiego,o per “dignità acquisita”, perchè sono finiti in me ( e in “lei”) gli entusiasmi…
Per cui rassegnati : continuerò a romperti le balle!?…( spero che la leggerai come sei abituauto a leggermi, con ironia e un pizzico di goliardia).
–
@ Lorenzo…
Tutti i napoletani siamo simpatici? Non so, lo trovo un luogo comune che m’infastidisce anche( insieme a tanti altri : la “monnezza” , che non abbiamo voglia di lavorare e che siamo tutti truffatori. Riconosco che TU questo non l’hai detto( e sono sicuro, NEMMENO pensato). Ma come in questi, nemmeno in quello ci vedo positività. .-2) Io “sparlo”, secondo te? Bè, lo prendo con la simpatia che non mi riesco a leggere( come sopra, per i luoghi comuni citati da me); però ti consiglierei di usare megio le parole, o le virgolette ( ” ), altrimenti non c’è bisogno d’interpretare: basta solo leggere.
–
@ Miriam…
Mi sorprendi e mi spiazzi, a volte, quando ti riferisci a me( positivamente).Ma certe volte mi lasci un dubbio, considerando che ormai mi punzecchi, provochi e mi sfotti anche un pochino( ma puoi farlo liberamente, ti stimo molto).Però, il dubbio( forse perchè leggere è interpretabile) è il seguente: ma mi sta provocando, sfottendo, lanciando un’antifona, o mi pone domande che cercano un dialogo profondo!?…( nel senso, che magari trovi una certa sintonia su alcune questioni)…Mah…Comunque t’invito a continuare. Stimoli la mia(piccola) mente in domande su domande, immagini su immagini, che senz’altro mi proiettano in sentori che mi arricchiscono.
Mi dispiace che quì non c’è un tuo racconto, ho il sentore che mi avrebbe sicuramente affascinato. Però, se ci fai caso, da “buon napoletano” , piano piano ti sto “scippando” la tua meravigliosa sensibilità.
P.s.
Faccio una ripassatina col mouse e preparo la mia ‘lista’ ( poi qualcuno sarà delegato a fare la spesa, qualche altro a pulire un po’ la cucina, ma sorattutto spero di trovare tra voi un’ ottimo cuoco/a…( per il vino abbiamo Luca)…Per Salvo già ho sicura la manzione( anzi, quello che dovrà “fare”) : lo facciamo lavare i paitti !
Gianni
Io cucino bene! Anche Simona!
Parlato: mi hanno scippata in tanti! (nel senso letterario) Sembra quasi il mio destino. Infatti non scrivo racconti, io li disegno: invento percorsi e fingo di realizzarli, sparsi qua e là per i continenti. Nessuno me li ruba, sono tutti nascosti qui, fra le mie mura, ma presto uno di questi (un percorso strambissimo) vedrà la luce verdastra del nostro fiume. Ma è un discorso lungo……
HAI GIA VOTATO? MUOVITI!!!!!!!
Ma Gianni!!!!!
Nessuna lista, concentrati solo su un candidato: saremmo alla semifinale.
Naturalmente mi associo agli auguri a Massimo
stefano
Auguroni a Massimo
che tornando non gli venga la febbre a vedere tutti ‘sti commenti (io leggo tutto, un po’ capisco e un po’ no e do la colpa al caldo, così sto tranquilla)
Ma la classifica di Mirianm l’ho capita quasi tutta :-p
@miriam
non ti preoccupare c’è chi ha fatto di peggio…
peccato però eri sulla strada giusta per librarti… non lo sentivi già, il vento nei capelli?
p.s. ma il tuo voto della prima votazione, non conta più nemmeno quello?
:-)))
stefano
RIASSUNTO INDISCUTIBILE DEI RISULTATI ELETTORALI PROVVISORI
Oggi ( graduatoria ottenua sommando i voti espressi ieri “elasticamente” e i voti di oggi espressi entro le 16.58)
Enrico voti 7
Laura voti 3
Salvo voti 2
Stefano voti 2
Pirouet voti 2
Simona voti 2
Stefano voti 1
Voti di ieri:
Enrico (2) Salvo (1) Stefano (1) Pirouet (1) Simo (1) ( vedi aggiornamento Simona delle 8,37)
Voti di oggi.
DIDO’ VOTA ENRICO
LAURA VOTA SIMONA
MIRIAM VOTA ENRICO
SILVIA VOTA LAURA
EVENTO VOTA ENRICO
ANNALISA VOTA LAURA
CARLO VOTA PIROUET
ENRICO VOTA SALVO
CRISTINA VOTA ENRICO
LUCA VOTA STEFANO
e chi discute, va benissimo!!!!
🙂
Preferenze…
@…
Annaliisa…
Il tuo racconto mi ha affascinato molto, lasciandomi un trascino di sensazioni e suggestioni anche dopo averlo letto.
L’ambientazione,gli scenari, i colori citati, mi facevano vedere uno sfondo che percepisco vedendo “Cera una volta in America” o ” Romanzo Criminale”( che non hanno nulla a che vedere con la tua storia, ma le suggestioni personali sono quelle).
La vita di un uomo, soddisfatta di cose materiali e obiettivi professionali raggiunti,non gli colma però quel voto di solitudine immensa lasciato dall’assenza di una donna. E l’altro,invece, senz’ altro meno ambizioso,decide di scappare da una vita che ha scelto soltanto per accontentare la becera ambizione della sua donna( per altro, anche offensiva con lui).
Il ‘risultato’ , è che la solitudine non la si soppereisce con “l’avere”,( eh ma…se quell’uomo è come Salvo; e per forza che resta solo!?…), ma nemmeno con la persona sbagliata, per affinità.
La cosa che più mi ha fatto piacere ‘leggere’, è questo tuo equilibrio nello stabilire le responsabilità tra genere.
Ho letto anche la tua risposta a Miriam, che invocava più partecipazione femminile al blog.Ne ho ammirato la consapevolezza per niente ” amara”, ed anzi ironica, alla “cosalinghitudine” ( l’importante è fare scelte desiderate nella vita : ho conosciuto donne-manager o “incarriera”, che nonostante tutto erano solo nevrotiche insoddisfatte e poco femminili : anzi, potendo sfogare il loro piacere verso il “comando” ( sul lavoro), non erano altro, che quei maschietti che tanto odiavano: diventando così “maschietti in tailleur”( Ho apprezzato anche la tua ironia sulla “borsetta rossa che roteava”… Sottile).
–
@ Laura C.
La tua scrittura mi piace: veloce,snella, d’impatto, ma anche ricca di fantasia e ironia.Ma questa ironia me l’hai tradita col finale: ASSASSINA!…
( Va bè la fantasia, la metafora, l’arte…Ma se Gianni era il problema, per Simona,perchè ammazzarlo…Non era meglio cercarsi Luca,Salvo o un altro?…E magari, così Simona avrebbe potuto capire se era veramnete, Gianni,il problema, se c’è anche in lei qualcosa da rivedere…).
Però sei simpaticissima.
–
@ Smaona …
Già mi sono espresso, sarebbe superfluo.
–
@ Salvo..
Lo stesso per Simona.
N.b.
Ti ho messo tra tre donne, contento?…Mo’, non fare “l’omaccione-ipervirile-siculo”…Vacci piano, che i tempi sono cambiati…Rischieresti di prendere tante mazzate!…
Comunque, alla fine, il mio voto va a Simona.
Gianni
Cari amici di Letteratitudine,
ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere Onorevole Bozzo e sono davvero contenta se qualcuno è riuscito a cogliere l’ironia di questa specie di “uomo- rinoceronte”, un pò kleiniano, solo un pò.
Per quanto riguarda il “senso” ognuno lo legga soggettivamente …
Alè amici del continente, da mercoledì a sabato sono a Milano in sosta al mio itinerario. Se qualcuno ha il piacere di prendere un caffè con questa sicula, me lo faccia sapere: grassormp@tiscali.it. Non ci sono problemi!!!!!! E’ una bella occasione per conoscerci
Bacioni
Rossella
@ Stefano:
ti ho tradito, così senza pudore, ma ad un certo punto ho temuto una dispersione dei voti e allora ho fatto “partito”.
Però, oltre ad aver aggiornato la tabella, ti ho anche sostenuto con i commenti.
Tu hai lavorato da artista e per questo ti avrei premiato, ma siccome sei, appunto, un artista, sai anche che l’Arte è rara e solo occasionalmente riconosciuta. Quindi ho scelto il racconto di Enrico perché il più rappresentativo di tutta l’iniziativa: un po’ filosofico, un po’ pedagogico e un po’ “cialtrone”. L’illusione di Abraxas, pensa che titolo!
Ti voglio sempre bene! Miriam
:-)))))
RIASSUNTO INDISCUTIBILE DEI RISULTATI ELETTORALI PROVVISORI
Oggi ( graduatoria ottenua sommando i voti espressi ieri “elasticamente” e i voti di oggi espressi entro le 17.09)
Enrico voti 7
Laura voti 3
Salvo voti 2
Stefano voti 2
Pirouet voti 2
Simona voti 3
Stefano voti 2
Voti di ieri:
Enrico (2) Salvo (1) Stefano (1) Pirouet (1) Simo (1) ( vedi aggiornamento Simona delle 8,37)
Voti di oggi.
DIDO’ VOTA ENRICO
LAURA VOTA SIMONA
MIRIAM VOTA ENRICO
SILVIA VOTA LAURA
EVENTO VOTA ENRICO
ANNALISA VOTA LAURA
CARLO VOTA PIROUET
ENRICO VOTA SALVO
CRISTINA VOTA ENRICO
LUCA VOTA STEFANO
PARLATO VOTA SIMONA
SONO LE 17.30
Al ballottaggio vanno Enrico che è in testa e Laura e Simona che sono a pari voto. Va bene?
DITEMI VOI QUANDO FINISCE IL BALLOTTAGGIO. Es. entro le 22.30 di oggi, potrebbe andare, o prima? Aspetto.
per l’orario mi rimetterei alla maggioranza. vorrei sapere però il parere delle belle e brave mie amiche di classifica cosa intendono fare per la votazione finale. io mi asterrei….non so
…o comunque….se sono state date 24 ore per il primo turno, potremmo fare la stessa cosa per il secondo. quindi votare fino alle 17.30 di martedì 22 luglio. ma tutti i giudici che abbiamo, dalla lettera A alla lettera Z che cavolo dicono??????????????????
Avevo deciso di votare per Enrico prima che un calazio improvviso mi annebbiasse la vista. (Dove sei finito Pirouet, sei gia scomparso?).
Per questo ballottaggio finale quindi, costretto a tornare sui miei passi, VOTO PER ABRAXAS.
@Gianni.
Vedi quanto sei paraculo? Tremila discorsi, analisi e contro analisi e alla fine voti per Simona. E ti pareva che non votassi una donna. E che donna!
solo per dire…..542 commenti (per ora) a questo post, e in piena estate. o il post è bello o siamo scemi. questo quiz potrebbe dare origine a un altro post con tanto di racconti, ma lasciamo stare
🙂
@Greg. A sto punto facciamo le cose in grande. Riproponiamo l’esperimento con calma, rivisto e rifatto in maniera seria (diciamolo pure Enrico, lo sanno tutti che hai comprato i voti), pubblichiamo l’antologia su cartaceo e presentiamo il libro in tutte le città dove sono presenti gli autori. Sarebbe anche una maniera per incontraci. Se vi piace l’idea, ci penso io a trovare l’editore. Naturalmente se ne parla a Massimo. Ho lanciato la proposta, fatemi sapere.
@Gianni Parlato: grazie di quello che hai colto e raccolto nel racconto; stupisce un po’, ma piace, accorgersi di aver scritto parole che sono andate nella direzione che si immaginava, riuscendo a dire anche più di ciò che si pensava di riuscire a dire.
Sulla ‘casalinghitudine’: preciso che è temporanea, e a volte sommergente (soffoco), ma non amara, no, mai amara. Anzi, c’è quel tanto di concreto, nella casalinghitudine, di pratico, di tattile e reale che mi fa bene.
@ salvo:
oh sì, io posso comprare tutto. guarda facciamo una cosa. quando ci vediamo io ti faccio un assegno, se riesci a incassarlo facciamo ai mezzi
@ enrico
Gregò, non chiedere a me, non mi mettere in mezzo, ti prego: nessuno ha votato per la mia opera prima, nessuno mi ha seguito nelle mie scelte di voto, le mie interpretazioni sul meccanismo o il regolamento del gioco sono state puntualmente immediatamente smentite, oppure del tutto ignorate.
Sto pensando alla foto di Klein e il senso del vuoto sta suscitando una forte attrazione su di me in questo momento…..
E tu mi chiedi “che dicono i giudici dalla A alla Z”? Ometti la Esse perlomeno (o la Ci, a piacere). Un pò di tatto per la miseria!
Voto di ballottaggio (ché io alle dieci e mezza di stanotte e anche prima, dormirò, e se invece avessi tempo fino a domani, pazienza, dico ora, e così son la prima, che c’è la sua bella soddisfazione, in questo):
Laura
(ché Abraxas, letto e riletto, è diventato davvero il racconto perfetto; ma il racconto di Laura è stato quello che, già da prima, mi ha trascinato piano piano in-sensibil-mente verso il finale, e perché c’è un’altra frase sensibile: Ecco, penso, l’ho detto: amore. Di questo si tratta)
Sul fatto che forse siamo un po’ scemi? Sì ! Si potrebbe, senza morti, tradimenti, distruzioni , melodrammi solo purissima stupidità ….. da quella spontanea a quella organizzata, predisposta, o involontaria.
E dopo 600 pagine :non si prosegua l’azione secondo un piano. E’ il finale di Q, ma potrebbe essere un bel titolo.
🙂
Carlo preme, ha già iniziato a votare, io direi: tiriamogli il collo entro le 23!
Vado a stirare…..
Annalisa:
registro, anche se il ferro è caldo e mi sta aspettando!
@ Gianni: ci sono assassini e assassini. Tu non sai cosa ha fatto Simona dopo, se magari e’ volata giu’ anche lei, oppure e’ volata e basta lontana dalle ipocrisie maschili, perche’ e’ facile dire che bastava cercare un Luca o un Salvo o un Carlo. Di base era il Gianni che non doveva cercare una Simona. Le donne per amore fanno di tutto (anche uccidere e uccidersi), gli uomini usufruiscono, sostanzialmente.
@ Gregori: i tuoi voti sono talmente superiori ai nostri che io darei la vittoria ad Abraxas a tavolino. Anche se non mi va giu’ che quel capolavoro di Simona possa non essere eletto vincitore (senza nulla togliere a te Enrico, per carita’).
@ Salvo Zappulla: l’idea della pubblicazione mi piace. Non faccio parte di quella elite un po’ snob che vede nella pubblicazione una limitazione della propria creativita’. Chi scrive sul serio, per passione, vuole farsi leggere. Non solo sulla pagina di un blog. Ecco, l’ho detto e adesso mi appoggio al muro, allargo le braccia e aspetto la fucilazione! 🙂
Laura
oggi ho il pc con intermittenti crisi epilettiche,per cui saro’ sintetica prima che si oscuri di nuovo:
VOTO ABRAXAS di E. Gregori.il perche’ ve lo spiego un’altra volta.
Magari in sede di imminente ballotaggio.Questa anzi e’ una bella idea:ampliare le motivazioni,e le preferenze quando si sara’ ristretta la rosa dei papabili alla palma di ”un racconto per l’estate”.
Che ne dicono i giudici?