Aprile 18, 2024

224 thoughts on “LA CAMERA ACCANTO 5° appuntamento

  1. Aaaaaaaaaaaaaaah
    Io la prossima settimana ppure so in vacanza MAssimo!
    So alle Eolie!
    :)))))
    Cosa leggo te lo dico dopo che vado a fare spesa libraria – cioè domani.

    Intanto

    HANNO LIBERATO LA iNGRID BETANCOUUUUUURT!

  2. pendolarismo episodico senza meta e senza progetti. base roma e salti qua e là. esattamente come le letture. per ora sono con “oltre il confine” di cormac mc carthy

  3. L’8 agosto me ne vado in quel di Salina. Conto i giorni, ho bisogno di spalmarmi al sole e sguazzare nello splendido mare della “mia” isola.
    Cosa leggerò? Ho una pila di libri in attesa, ma credo che coglierò l’occasione per leggere le oltre 1000 pagine di Mondo senza fine di Ken Follett.

  4. dopo una stagione non esaltante, sono usciti due libri che mi pregusto, perchè sono, finalmente due LIBRI:il nuovo romanzo di Richard Ford, e quello di Kureishi.
    poi leggerò Giordano.E l’autobiografia di Diablo Cody.
    Fra Roma, Gressoney e Sanremo.

  5. 1)per rimanere in tema con Tasso, andrò a Sorrento, tra qualche settimana però…
    2)libri da portare in vacanza? ancora devo andare in libreria per fare rifornimento!

  6. Metto copertina e titolo all’ultimo romanzo che uscirà a breve, mi metto al sole e leggo a mia figlia il mio Draghia, appena uscito, e stacco la tv per due mesi!

  7. Per prima cosa auguriamo a Massimo una felice e meritata vacanza.
    Non preoccuparti, Letteratitudine è in buone mani; le nostre!!!
    🙂

  8. AVVISO
    Quando il Mauger riprenderà la sua abituale postazione, su IPERSPAZIO CREATIVO, proporremo, Massimo ed io una nuova iniziativa, rivolta,a quanti fra noi, oltre all’amore per i libri sono sensibili alle percezioni dell’arte e/o hanno una gran voglia di scrivere. Posteremo delle immagini, raffiguranti opere, performance, installazioni, dell’Arte contemporanea, realizzate dal 1950 ad oggi nel contesto internazionale, come soggetti per racconti brevi. L’idea nasce sul successo del Gioco dell’Ascensore di Gregori e Garlaschelli che ha coinvolto i blogger a scrivere e pubblicare sul proprio sito il racconto. Una maratona di lettura, che come un “vero” gioco ci ha impegnati nella ricerca dei link e dei luoghi suscitando entusiasmo ed emozione anche nei lettori. Il racconto breve, in quel caso di genere noir, che traduce in sintesi il rapporto causa-effetto crea il frammento di pensiero, che poi ognuno elabora da sé dandogli morte o vita. Perché non provarci con l’Arte contemporanea? Sconosciuta ai più, incomprensibile ai molti e prossima alla sua implosione finale, perché come ha scritto Eco, celebra solo il brutto di se stessa. Quello che Lettaratitudine propone è una lettura creativa dell’Arte contemporanea, attraverso i racconti di genere; ovvero, attraverso altre percezioni.
    In questi giorni guardando e spulciando fra i libri ho individuato immagini forti, simpatiche, inquietanti, assurde, volgari, belle, originali, deprimenti, profetiche e alcune incoraggianti. Ho letto e sto leggendo interviste e scritti degli autori della Pop-Art che aggiungono alle opere parole e pensieri. Perché non provarci?
    Se l’idea vi piace, dite la vostra qui.
    Miriam Ravasio

  9. @Massimo, ho già consumato le mie vacanze a Pesaro, ma in Settembre sarò ad Assisi per festeggiare il cinquantennio del congedo.
    Il tempo non era un granché, ma abbiamo fatto gite in bicicletta e in macchina nei bei dintorni del posto.
    Mia moglie ha fatto sudare la sua macchina fotografica con ben settecento fotografie, che sono state già catalogate nell’apparecchio che io spesso chiamo il mostro.
    Riposati e non pensare ad altro, perché qui si continua a scrivere, come se tu fossi sempre presente.
    Mi devo ancora abituare all’andamento del blog, dove le risposte e i commenti si lasciano sempre aspettare e spesso non arrivano neanche, questo per quel che mi riguarda.
    Allego una mia sulle impressioni marine, affinché tu non perda l’abitudine della lettura.
    Ciao, e non dimenticare di progettare un incontro anche nelle mie parti.
    Lorenzo

  10. @Massimo
    scusa, ho dimenticato di allegare le mie impressioni marine. ciao
    Impressioni marine:
    Cosa mi ha rallegrato maggiormente nelle mie vacanze appena consumate?
    Per primo, il contatto allegro e giocoso con i piccoli che numerosi nell’albergo che mi ospitava mi cercavano e invitavano a giocare con loro il calcio balilla.
    I loro sguardi, già allegri e felici, esultavano con maggior esuberanza al momento di una rete realizzata fino a farli diventare chiassosi e irrefrenabili.
    Poi di mattino, le lunghe passeggiate sulla spiaggia nell’ora della bassa marea, che ci permise d’addentrarci sul suo fondo sabbioso e ancora compatto e di poter ammirare la sua formazione leggermente ondulata.
    In più, l’incontro con un numerosissimo gruppo di bambini piccoli (a dire di una maestra erano cento) nel fare il bagno nel mare calmo ed accogliente.
    Tra strilli e schiamazzi, li vedevo divertirsi a giocare sull’acqua ancora bassa.
    Felici di vivere la loro infanzia, dimenticavano per un momento i loro piccoli problemi, mentre le maestre si davano da fare a mantenerli insieme richiamando i pochi che cercavano il largo, più per curiosità che per volontà di trasgredire l’ordine ricevuto e dato per necessità.
    Divisi in gruppi composti tra i quindici e venti bambini e sotto sorveglianza continua, li ammiravo stare al gioco del mettersi in fila con le braccia poste sulle spalle del precedente a forma di treno per ritornare in spiaggia, già stanchi, ma sempre sorridenti e gioiosi.
    Pensavo all’affinità del visto con i pulcini quando seguono la loro mamma all’aperto per esplorare il nuovo; all’inizio con sguardi curiosi e incerti, poi smarriti nello scoprire di essersi allontanati troppo, per poi pigolare di nuovo tranquilli e felici dopo averla raggiunta.
    Le maestre svolgevano un lavoro molto impegnativo e lo facevano con un atteggiamento sciolto e addestrato. Nulla le sfuggiva, anche quando chiacchieravano a lungo tra loro da darmi l’impressione di non essere abbastanza attente.
    Ho incontrato ed assunto in me un modo vivace, spensierato e felice di vivere che ha rallegrato il mio animo e mi ha fatto sperare nel futuro.
    Un futuro felice e sereno che potremo donare solo quando riusciremo a rimanere piccoli e bisognosi di una guida buona e comprensiva, ma forte e decisiva.
    Noi adulti potremmo prenderne esempio, ma come costringere i membri più elevati della nostra società ad assumersi coscientemente tali responsabilità. Significherebbe creare uno stato del tutto nuovo che richiederebbe cittadini nuovi.
    Ogni vacanza crea nuove amicizie, che rallegrano il tempo che sembra diventare così sempre più breve e aiutano a rendere il domani più sereno.
    Alla fine, seguono gli abbracci affettuosi con il personale dell’albergo, anche lui commosso e addolorato sul percorrere veloce del tempo negli incontri graditi.
    Ritorneremo, abbiamo promesso io e mia moglie, ritorneremo presto in questo posto dove dietro una gentilezza sincera e una diligenza encomiabile abbiamo intravisto i gravi problemi relativi ad un lavoro a tempo limitato e sottopagato.
    A chi dare la colpa, se non alla società intera, che dormiente sembra non voler reagire?
    Un futuro migliore ci sarà solo quando riusciremo a capire veramente la nostra natura nella quale si presenta e agisce in ogni momento il nostro vero Dio, a troppi ancora sconosciuto, ma da sempre nell’attesa di essere scoperto e compreso, preteso e seguito.
    Saluti,
    Lorenzo

  11. Bellissima inziativa quella di Miriam e Massimo, la sostengo in pieno! E mi sa che entrerò spesso (per quel che posso) in questa piacevole camera 😉

  12. A proposito di racconti e “Iperspazio creativo” (ne parlavo ieri con Enrico) organizzeremo presto un vero e proprio campionato di microracconti.
    A presto!

  13. L’idea è molto semplice:
    si tratta di scrivere mini racconti sulle suggestioni provocate dalle immagini che verranno postate. Se questo poi si tradurrà in un torneo, non so, dipende da voi. E dalle “immagini”
    🙂

  14. Ancora una nota.
    Io propendo per un’azione il cui scopo, pur nel divertimento della partecipazione, sia quello di una contaminazione fra i mondi dell’arte : l’immagine e la parola. Mi auguro che la partecipazione sia vasta, pur rendendomi conto (e non ci troveremmo in queste condizioni etico/estetiche, se così non fosse) che riflettere su un’opera richiede maggior impegno e sensibilità. La proposta è per un percorso di crescita, giocoso e ironico sui temi dell’arte. La faccenda del gioco è, per me, assolutamente secondaria.
    🙂

  15. Miriam, si , la cosa si fa molto interessante, ma non ho capito chi (e come) posta le immagini. Attendo comunque fiducioso.

  16. Io scelgo le immagini, presentandole con una didascalia, Massimo invierà la solita mail con un testo di presentazione e contesto, e tutto verrà postato in una sezione a parte di Iperspazio, dedicata ai percorsi che già sto individuando. Poi da cosa nasce cosa, dipendenderà dalla partecipazione e dalla qualità del risultato…dipende… sono possibili altre contaminazioni o sviluppi. Ripeto, si tratta di una sperimentazione
    🙂
    Non è escluso che si possa creare un team di “lavoro”; punterei sulla qualità e non sul cazzeggio!

  17. io, purtroppo le ferie le ho finite,sono rimasto a casa e non mi sono riposato per niente però non ho pensato neppure un giorno al mio ambiente di lavoro e credo che questa possa essere considerata una vacanza..o no?
    E poi gli ultimi due giorni li ho dedicati al racconto sull’ascensore; fra scrittura e lettura degli altri testi è stato un piacevolissimo tour de force, perciò sono propenso a prendere in considerazione la vostra interessante proposta, miriam, sembra molto stimolante. Ciao miriam e buona vacanza a te massimo.
    stefano

  18. Caro Stefano,
    grazie ! Contavo molto sulla tua presenza. Ho già scelto e selezionato alcune immagini, diciamo che ho individuato dei percorsi, ma questa è solo una prova, una sperimentazione. Sarà comunque un magnifico viaggio collettivo.
    A presto.
    🙂

  19. Leggerò Corrado Farina (è già in valigia): L’invasione degli ultragay.Farina è un regista prestato alla letteratura e scrive romanzi come fossero sceneggiature. Leggerò Maribruna Toni e le sue dolci poesie uscite nel decennale della sua scomparsa. Leggerò tanti scrittori cubani, come sempre, soprattutto Yoani Sanchez e il suo blog (che traduco).

    Gordiano Lupi

  20. Buone vacanze a Massimo Maugeri, poi…

    Mi piace l’idea di Miriam sullo scrivere sulla base della suggestione di un’immagine artistica, aderisco anche se non garantisco il risultato, poi…

    Vacanze? A parte il weekend lungo a Parigi di cui ho dato conto sul nostro blog, mi sa che quest’anno va cosi’ perche’ lavoro agli speciali estivi di RaiUno e finisco l’8 di agosto. Non avendo prenotato nulla, dubito di trovare qualcosa e poi ODIO andare in vacanza in agosto, poi…

    Leggero’, lo faccio sempre. Leggero’ con grandissima gioia La condanna del sangue di Maurizio de Giovanni (me lo tengo da parte per pregustare ancora la soddisfazione che ne trarro’). Leggero’, invece, con parecchi pregiudizi il neo-stregato La solitudine dei numeri primi e solo perche’ me lo hanno regalato per il mio compleanno. Poi magari cambio idea, ma… boh, non mi fido molto, poi…

    Ai letteratudiniani che rimangono a Roma (compresa Silvia Leonardi che poi se ne va nelle sue isolette grrrrr): troviamo il modo di vederci o avrete il mio suicidio da calura e depressione sulla coscienza!

    Laura

  21. E io, oltre alle letture abituali (saggi ) mi leggerò, subito, appena il mio libraio me lo procura, il libro di Francesco Costa: Presto ti sveglierai e poi quello di Giordano.
    @ Laura Costantini: grazie per l’adesione e considerando le immagini che proporrò sarà, sicuramente, un’esperienza divertente. Ti aspetto, a presto.
    🙂

  22. Sull’idea di Miriam ho già espresso il mio interesse e la mia buona volontà a partecipare. Ribadisco di rimanere in attesa della partenza.
    Sulle vacanze dovrò attendere fantozzianamente ferragosto, poi andrò al mare (anni pari: mare; dispari: montagna) in Istria terra di miei avi (vicino a Pola), con tutta la famiglia.
    Letture programmate: terminare l’opera omnia di Roberto Bolano (sto finendo adesso “I Detective Selvaggi” e credetemi, è uno dei romanzi più belli della letteratura a cavallo tra questi due secoli, e mi mancano solo “Anversa” e “Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce” che sono già sul mio mitico comodino, “La letteratura Nazista in America” che non sono ancora mai riuscito a trovare, e la parte conclusiva di “2666” che Adelphi ha già annunciato per questi primi giorni di luglio (la prima parte, già divisa in tre sezioni, pubblicata e letta lo scorso autunno era entusiasmante).
    Altre letture previste:
    Sicuramente il nuovo “Commissario Ricciardi” di Di Giovanni;
    la ristampa di uno dei primissimi gialli di Loriano Macchiavelli: “Sequenze di Memoria”;
    qualcosa del curiosissimo Murakami Haruki (forse “La Ragazza dello Sputnik”, dopo avere già letto l’affascinante e fiabesco “Kafka sulla Spiaggia”);
    forse “Eibhlin” delle “nostre” Laura & Lory (devo decidermi a ordinarlo);
    e chissà ancora cos’altro.

  23. Io leggerò molto: cose noiose e cosa stimolanti… mi tocca farlo. Se poi riesco a trovare qualche attimo di relax mi piacerebbe portare a termine uno di quei libri che rientrano in quella famosa lista calviniana di letture che non si esauriscono mai.
    Se tra voi c’è qualcuno che ha letto tutti i più grandi romanzi del Novecento si faccia avanti e avrà la mia eterna ammirazione, poiché ha messo in pratica il mio grande anelito.

  24. Carlo: complimenti per la tua book list!!!
    Laura, dal 10 al 17 agosto sarò a Roma per il corso di scrittura con Luigi La Rosa, Lia Levi, Francesco Costa, Piera Mattei e Adelia Battista… Ci vedremo? A tutti i romani: ci saremo io e Silvana Scrofani… vi conviene partire!
    Miriam, non vedo l’ora che inizi il giochino!!! In inglese, PLAY è giocare, cantare, recitare… credo che il tuo sia un gioco nel senso più artistico del termine…
    🙂

  25. “forse “Eibhlin” delle “nostre” Laura & Lory (devo decidermi a ordinarlo)”
    @ carlo: per ordinarlo intendi “metterlo in ordine?”. se è così rinuncia, non ha nè capo nè coda
    🙂

  26. Vi conto come le conchiglie che raccoglievo sulla spiaggia (qui al lago ci sono solo sassi): siamo in molti e penso che ci divertiremo!
    🙂

  27. L’iniziativa di Miriam è ambiziosa e stimolante.
    Non so cosa partorirà, ma è proprio questo il bello.
    Un bel cimento per i creativi.
    Di slancio aderisco con questo mio post.
    Che quindi è un post-it.

  28. Carlo S.,
    ”Sulle vacanze dovrò attendere fantozzianamente ferragosto, poi andrò al mare (anni pari: mare; dispari: montagna) in Istria terra di miei avi (vicino a Pola), con tutta la famiglia.”
    Ah, cosi’ sei d’origine polesana! E non dici niente? Ho vissuto cinque anni a Capodistria… e forse a meta’ luglio ci tornero’ con tutta la famiglia! Bisogna proprio che ci si incontri! Inoltre il protagonista del ”romanzo” che sto scrivendo in questi giorni e’ proprio di Pola!

  29. @i volontari del gioco delle percezioni:
    vi ringrazio per le adesioni che avete espresso qui e via mail. Considerando l’entusiasmo, la competenza e la disponibilità espressa, mi auguro sia possibile un lavoro di gruppo, che a rotazione possa coinvolgere tutte le energie!!!!
    Ne parleremo, per ora grazie e felice notte!
    🙂

  30. @ Miriam: bello! Voglio giocare anch’io!Come si fa?…Sempre che non cada nelle mie prossime vacanze (Capo d’Orlando, anch”io con Luigi La Rosa come Marialucia, ma per un altro corso di scrittura: “la letteratura del mare)…Mari, vieni anche tu, dài.
    A Roma invece non ci sarò. In Agosto farò una crociera(Spagna, Portogallo, Marocco).

  31. @ Simona
    Visto la partecipazione, penso che il “gioco” durerà e si potrebbe ipotizzare, già da ora a scadenza periodica. Poi da cosa nasce cosa e si vedrà. Le prime immagini sono già state scelte , le ho passate a Carlo per la “contestualizzazione”, poi appena torna Massimo posteremo il tutto invitando i lettori alla partecipazione e alla scrittura; lasciando però un certo tempo (per cui puoi andare in ferie e ritornare con tranquillità).
    Guarda il mare per me. Baci, Miriam

  32. @ Miriam
    Complimenti per la bella idea! Spero di partecipare.
    @ Carlo S.
    Magnifica scelta la tua, quella di portare con te per le vacanze le opere del grande scrittore cileno Roberto Bolano.
    @ TUTTI
    MARTEDI’ 8 LUGLIO, ORE 18, A ROMA, PIAZZA NAVONA: MANIFESTAZIONE CONTRO LA POLITICA GOVERNATIVA, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI…

  33. nonostante gli sforzi di miriam io continuo a non comprendere bene la dinamica del “gioco”. rimane il fatto che, però, aderisco. sono invece un po’ perplesso sulle scadenze periodiche. forse (ma proprio forse) sarebbe meglio che l’appuntamento scaturisse spontaneo in base alle immagini. ma non sono sicuro.
    🙂

  34. @ anonimo:
    chevvordì? Le immagini non si postano da sole, ma soprattutto non si scelgono da sole; felicissima della tua partecipazione, appena le vedrai deciderai se aderire o no. Se scrivere un racconto o limitarti al commento. L’Arte comunque anticipa sempre i tempi, anche quando non sembra: questo è un percorso che faremo in simpatica compagnia. Ti aspettiamo
    🙂

  35. Forse da questa parte ci si diverte di più. Di là fumano le meningi, (considerate che in Sicilia siamo sui 40 gradi) Maria Lucia scrive: “L’Ariosto è figlio del Rinascimento, il Tasso è figlio della Controriforma” Mi chiedo di chi sia figlio Gregori.

  36. @ Salvo,
    decisamente di qui siamo più rilassati; grazie per l’adesione, e tu ancora non hai visto le immagini!!!Resta sintonizzato e al ritorno del Maugger, partiremo con questo gioco delle percezioni:
    ciao, Miriam
    Gregori, di chi è figlio? visto che siamo (compreso te) più o meno coetanei, diciamo che siamo i figli dell’atomica. E forse è per questo che siamo tutti un po’ così, energetici…no? (o avevi in mente qualcosa d’altro?)
    🙂

  37. @ Carlo S. quando decidi per Eibhlin non lo sa… fammelo sapere. IBS è inaffidabile per quel che riguarda la nostra casa editrice.
    @ Enrico Greg. proprio perché non ha né capo né coda quel libro è il tuo preferito tra i nostri, dico bene?
    @ M.L. Riccioli quando sarete a Roma per il vostro corso, sarò felice di rivedervi e rimediare alla mia mancanza, vi avevo promesso dei libri che poi ho dimenticato di spedire. Chiedo venia 🙁
    @ Miriam, amo le immagini, ho anche dipinto in un periodo della mia vita, quindi aspetto con ansia le suggestioni del tuo gioco.
    Laura

  38. Io ci sono, Miriam!!!Fammi sapere quando parte l’iniziativa.
    Un saluto a tutti e buone vacanze a coloro che possono permettersele^_^

  39. Sono in primis contro ogni premio, sia letterario come d’altro tipo.
    Non vedo un senso ed ancor meno giustizia vera, nel confrontare le opere degli scrittori per sceglierne una migliore. Mi fanno pena questi poveretti, nell’immaginarmeli sottoposti ad una selezione secondo il gusto e la sapienza di tipi che si appropriano l’idoneità di saper classificare.
    Ognuno può esprimere la sua opinione, che non dovrebbe mai essere una critica specifica per un premio, ed ha il diritto di farlo, così che ogni premiazione diventerebbe superflua e inutile.
    M’immagino, le fatiche che ogni scrittore debba sostenere nel trasmettersi verso l’esterno, facendo ricorso alla sua fantasia e immaginazione. Quanto tempo meditativo e lavoro intenso sono necessari per raggiungere l’adeguata sensibilità e le necessarie conoscenze, da poterle riassumerle e renderle vive nel romanzo per il lettore.
    Così tanta fantasia non può possedere nessuno, da riuscire a scrivere sempre e solamente capolavori per il primo premio, perché è questo che ognuno vorrebbe ricevere. La delusione, che proverebbe per un mancato ma sperato successo, potrebbero spingerlo a sottoporsi ad una terapia da uno psicologo onde ritrovare il suo equilibrio di prima.
    Ogni scrittore scrive per interesse proprio e suda per ogni pagina scritta, o riscritta per la decima e più volta, se non quando l’abbia buttata più volte nel cestino della carta, forse anch’esso grosso e da premiare con un proprio premio.
    È pura vanità umana e modo di far soldi, questa mania di celebrare un Tizio o un Caio, uguale se donna o uomo; purtroppo i linguisti non hanno inventato ancora una parola che comprenda entrambi i sessi, onde rispettare la loro giusta equità.
    Durante la procedura della premiazione cresce di giorno in giorno l’accanimento dei tifosi letterari fino a renderlo un confronto campanilista, come un tempo nel medio evo, quando una contrada di una città concorreva contro le altre.
    Allora, però, le parti si contendevano per gioco, passatempo, pur creando in esso un livello culturale anche elevato e riconoscibile; era una forma di espansione della cultura verso le masse popolari, che la assumevano divertendosi.
    I giudizi di sostegno, espressi in maniera calda e troppo soggettiva dai tifosi dell’uno o dell’altro scrittore, sono da considerare con riserbo, perché sono dipendenti dal loro rapporto personale di conoscenza e anche d’amicizia con l’autore del romanzo.
    A mio modesto parere, lo scrittore vero scrive per vocazione. In essa sente lo stimolo di comunicare tutto ciò che la natura gli ha donato, ben sapendo che ha ricevuto questo dono prezioso per uno scopo preciso ed elevato, e deciso da una forza superiore nello svolgimento del suo programma.
    Nessuno è quindi un eroe, ma uno strumento deciso e voluto altrove, ma mai da noi stessi.
    Saluti.
    Lorenzo

  40. Agli amici di Maria Teresa Santalucia Scibona,
    sono stato in contatto e-Mail con lei.
    Mi ha pregato di non scriverle durante tutto il mese per prescrizione del dottore.
    Nei prossimi giorni le toglieranno i punti dalla pupilla.
    È piuttosto depressa, ma mi ha ringraziato per le mie parole di sostegno e consolazione in una risposta alla sua e-Mail.
    Per il momento non può leggere e scrivere; sosta nel buio totale, alimentato soltanto dai suoi pensieri più vari e sensibili, ma spero sempre speranzosi.
    Saluti
    Lorenzo

  41. Zau,
    l’ho preso su tua indicazione e perché mi sta bene.
    La responsabilità è quindi per lo meno anche mia.
    Buone vacanze e a dopo. Grazie per il tuo ultimo post e la concordanza trovata.
    Lorenzo

  42. Lorenzo,
    grazie per le informazioni fresche su Maria Teresa Scibona… ero un po’ preoccupato e stavo per scriverle una lettera elettronica. Adesso, per le prescrizioni del suo medico, non lo faro’, sperando che guarisca presto.
    Ciao
    Sergio

  43. ATTENZIONE!
    Il sito letterario internettiano ”Opera Narrativa”, col quale saltuariamente collaboro, bandisce il ”II Premio Letterario Opera Narrativa 2008” per il racconto fantastico o fantascientifico. La partecipazione gratuita. Informazioni al seguente link:
    http://v3.operanarrativa.com/node/1135

  44. Cara Miriam,
    sono appena rientrato da Canazei (a 1564 mt) – Val di Fassa – nel Trentino: ho ancora in mente le immagini nitide della natura boschiva, il corso d’acqua limpido e rinfrescante attraversare e costeggiare i pratoni della vallata; e poi cosa sono le rocce nude e ombrate da filari di abeti centenari: tutte così invitanti a svettare in vetta soleggiata e non: ché la luce che riflette là in cima è sempre un inno alla vita – allo stesso tempo un monito quando si rabbuia minacciosa – e al mistero: povero me e buon per Noi, tutti!Certo, ci vuole anche la colonna sonora – anche se esaltante -, non solo l’immagine: Wagner? I giovani concertisti al pianoforte soli o accompagnati da un’orchestra filarmonica: Allevi, Enaudi, forse? Se chiudo gli occhi le rivedo, ancora, le immagini tutte; sento perfino gli odori- profumi e la musica spontanea della natura accogliente senza alcuna pretesa e, così, mi ricordo pure le Odi di S.Francesco e mi ricordo di “fatti non foste per viver come bruti, ma per cercar virtude et conoscenza” e inoltre “chi vuol essere lieto sia che del doman non v’è certezza”: chissà perché?
    Un abbraccio di adesione alla tua proposta, cara Miriam, fa lo stesso?
    Ciao,
    Luca Gallina

  45. Per Luca,
    salire su è straordinario, un insieme di emozioni che, veramente, rasserena l’anima. Piccola e felicemente piccola circondata da un immenso che gli occhi comprendono a fatica. Io sui monti rido come quando faccio l’amore e scendo giù con la bocca a taglio lungo e piegata in su, che mi dura giorni. Wagner e le Valchirie le lascio in macchina con il resto delle inutili cianfrusaglie che appesantiscono il cammino.
    Grazie per la tua adesione, ricambio l’abbraccio e seguici, sarà un percorso ricco di sorprese.
    Ciao, Miriam

  46. Scusami Miriam, ma sono molto preso dalla discussione tassiana e capisco solo ora che hai lanciato un’iniziativa-idea di quelle tue vulcaniche. Di che si tratta?
    Ciao, cara
    Sergio

  47. gianniMartedì, 08 Luglio 2008
    differenza tra scrittore e poeta

    Alcuni mesi fa, un amico mi ha portato, in DVD, alcune interviste fatte, da scrittori o giornalisti, ai grandi della letteratura. La rassegna, al completo, viene quasi esclusivamente da RAI 3. Sembra che RAI 3 le trasmettesse tra le 3 e le 6 del mattino. Volevano la certezza che nessuno le avrebbe mai viste.
    L’intervista di cui parlo riguarda Josif Brodskij.
    Il nome del giornalista in questo momento non lo ricordo.
    Il luogo e’ il Greenwich Village di New York.
    Il giornalista prende lo spunto dalla nuova traduzione, dal russo all’inglese, del Dottor Zivago di Boris Pasternak, che Brodskij ha appena portato a termine.
    Il giornalista chiede a Brodskij quali difficoltà abbia incontrato nella traduzione del romanzo.
    Brodskij gli risponde che, sulle prime, pensava di peggio. Da molto tempo non leggeva Pasternak. Poi, all’improvviso, si è ricordato che Pasternak non era uno scrittore ma un poeta e le cose sono filate via lisce come l’olio.
    Il giornalista gli chiede che differenza ci sia tra uno scrittore e un poeta.
    Questa è la risposta di Brodskij: “Lo scrittore cammina sulla terra mentre il poeta cammina sull’erba. A volte si danno zone di confine, quando l’erba si dirada o piccoli mucchi di terra si accumulano a ridosso dell’erba, ma sono casi molto rari”.
    Il giornalista si è fermato lì, non ho capito perché, ha cambiato discorso.
    Ho rivolto questa stessa domanda a Bernard Heidsieck e John Giorno, ultimi, come di sé diceva Cardarelli, tra i poeti morenti.
    Mi è venuta anzitutto alla memoria una considerazione di Cartesio.
    Il poeta giunge alla verità prima del filosofo. Difatti, mentre il filosofo deve percorrere tutta la strada che si è prefissa, il poeta può seguire il luccichio che il selciato rimanda quando è colpito dalla luce e, dunque, giungere moto più in fretta alla meta.
    E, anche, mi è venuta in mente la teoria di Mc Luhan e di tutta la scuola di Toronto. Differenza tra media freddi e caldi, cioè a bassa e ad alta risoluzione.
    Vale a dire che il poeta, camminando sull’erba, non può limitarsi a vedere la strada che percorre. Ha bisogno di ‘sentire’ la strada che percorre. L’erba può nascondere insidie, cede sotto i piedi, si adatta e adatta la deambulazione del poeta. Mentre la terra può essere semplicemente guardata. Guardando la terra si userà il senso della vista, sentendo l’erba si useranno tutti i sensi, quella che Mc Luhan chiama ‘sinestesia della pelle’.
    Di Stefano Martedì, 08 Luglio 2008
    Bel post, grazie

    Ho pensato di girarlo qui da Noi: luca

  48. Grazie Luca: l’intervista è illuminante e rispecchia quello che ho sempre pensato. Hegel mi ha destato sempre una grande antipatia perché nei suoi giochini dialettici poneva la filosofia uber alles, al di sopra di religione e poesia, forme di conoscenza più “primitive”. Non è così. La poesia intuisce i misteri che la religione indaga e che scienza e filosofia tentano di sistematizzare secondo ragione. A loro modo, tutte forme di contemplazione del mistero, ognuna nel suo specifico.

  49. @Luca-Maria Lucia Riccioli
    Bravo Luca, concordo con il riportato.
    Brava Maria Lucia, approvo anch’io ciò che hai scritto in risposta a Luca.
    Aggiungo solamente che la poesia accorcia la strada delle cognizioni, affidandosi all’intuizione e ai sensi. Anche sbagliando, rimane sempre un qualcosa di melodioso e d’incanto, tanto da poterlo assumere e lasciarsi prendere dalle illusioni, che diventano per un momento la realtà di un bisogno sentito.
    Saluti,
    Lorenzo

  50. Cara Miriam, ma tu mi provochi o mi stai provocando? Ma quanto riesci a ridere nella tua vita, adesso me, ce, lo devi proprio dire; beninteso, se tiva?Grazie Miriam: questo è già un laboratorio creativo, forse!
    Luca c’è
    P.S. Salvo mi ha capito, subito, dandomi del filibustiere a seguito del mio comportamento con le mie devote amiche: povero me: sono stato scoperto!

  51. Cara Maria Lucia:Uber alles: la scoperta dei punti in comune, tra di Noi, continua: scherzi delle mie frequentazioni di oggi e del passato in quel di Canazei?
    Ciao e grazie a te, Maria Lucia Uber alles!
    Luca

  52. Caro Lorenzerrimo: Uber alles: sei riuscito a farmi diventare puntiglio-zerrimo pure a me?
    Ciao e bravo a te, Lorenzo Uber alles!
    Luca
    P.S. Che effetto ti fa essere stato nominato dalla Uber alles dottorissima Zauberei?

  53. @Luca
    mi chiedi che effetto mi fa l’essere nominato dalla fantasiosa e spiritosissima, con una chiara inclinazione alla veggenza, Zauberei.
    È l’effetto dei desideri indefiniti, ma che si vuole chiarire e che in un certo modo diventano anche reali, l’effetto dei contrasti espressi dietro i quali si nota in un momento di riflessione la stessa identità, espressa solo diversamente. È come un avviarsi su un percorso differente, perché ritenuto proprio, nella intuizione che si congiungerà con un altro percorso, anche esso ritenuto proprio dal suo ricercatore. È un intuire che la differenza unisce più della conformità, perché arricchisce continuamente il proprio, mantenendolo in vita, e donandoci il senso di rigenerare, in una realtà che ci appare sempre limitata e con una fine.
    Da qui si riconosce la necessità vitale delle differenze e variazioni umane in ogni loro forma espressiva immaginabile, e che secondo il nostro volere riscontriamo giorno per giorno sul nostro cammino.
    Grazie dei complimenti che ricambio.
    Ciao, Lorenzo
    PS) con Über Alles, bisogna stare attenti; non è ancora lontano l’uso nefasto che annunciava e promuoveva. lo sostituirei con: mit Allem, wenn es erlaubt ist.

  54. @ Luca:
    bello il post che hai postato: (riassumo volgarmente) i poeti arrivano prima. Sì, come gli artisti.
    Sai, in questi giorni guardo e studio immagini, prestando attenzione certosina alle date delle opere. L’arte, anche questa assurda, sgangherata arte contemporanea, vede nudo; anticipa, ammonisce, semplifica. Penso che sarà bello e coinvolgente il gioco che io e Carlo Speranza (all’anagrafe Sirotti) vi proporremo. Ogni volta due immagini, sette giorni di tempo per discutere e cazzeggiare, mentre gli amici scrivono i racconti. Poi dopo la pubblicazione e la lettura, il gioco “vero” con la proclamazione del vincitore per il racconto più emozionante: quel testo immaginifico, che più degli altri colpirà la nostra fantasia.
    Il sorriso: è uno tei miei temi grafici, a volte lo osservo, altre volte lo pratico. Nasce dentro, ha riscontri veri, oppure no, ma il senso è quello del lungo sorriso enigmatico che risponde sempre alla stessa domanda: sono?
    Ciao, Miriam
    🙂

  55. @Miriam. Dai dai che ‘sto gioco mi prende. Quando si comincia? E cosa c’è in palio per il vincitore?

  56. @ Salvo:
    dobbiamo attendere il ritorno del Maugger, noi siamo pronti! Al premio, al nome del premio non abbiamo ancora pensato ma sarà sicuramente particolare…. (adesso ci penso)
    🙂

  57. @Miriam. Ti suggerisco io, dai. Il primo classificato vince la pubblicazione su “Pentelite” (E’ una rivista culturale che facciamo qui in Sicilia una volta l’anno).

  58. Per Miriam e Carlo.
    Predisponete un testo, a quattro mani, per illustrare l’iniziativa: “Immagini e racconti” (su Iperspazio creativo). Vi piace come titolo?
    Vi metterò a disposizione lo spazio e la scerò a voi la conduzione del post.

  59. @ Massimo:
    entro le 12 ti invio tutto. Bentornato.
    @Salvo:
    ne parlo al “comitato” (per ora: io e carlo)
    🙂

  60. Un saluto a tutti voi, con un bacio a tutti quelli che mi sono stati accanto in questo periodo a dir poco sconvolgente.
    Scrivo poco ma vi leggo.
    In questi giorni ho intervistato Simonetta Santamaria, se vi andasse di dare un’occhiata …
    http://fragmenta.blogosfere.it/
    Abbracci a Zappulla e Gregori.

  61. Un saluto all’anonima Fausta Maria Rigo che viene qui, fa pubblicità al sito con cui collabora, abbraccia gli altri, e nemmeno mi ca.., ehm, mi calcola.
    🙂
    Scherzo, Fausta.

  62. Max, hai ragione,Ti chiedo umilmente scusa, indi ti abbraccio. E con te il grande Evento.
    🙂

  63. Grazie Massimo della segnalazione!
    Spero sia un utile spunto di riflessione per chi la leggerà, s’intitola:
    “Nel segno del romanzo”, e poi “Lo ‘scrivere cristiano’, ovvero il romanzo tra tradizione e nuovi orizzonti”.
    Proprio in questi mesi estivi Famiglia Cristiana allega alla rivista “I libri dell’anima” (alias, tutti famosi romanzi cristiani degli anni settanta-ottanta mi pare); quello che io mi chiedo è: dicono ancora qualcosa, specialmente ai cristiani d’oggi, questi romanzi? Nulla toglie a capolavori come Il cavallo rosso o Servo inutile o Carolina dei miracoli (inseriti nella lista dei Libri dell’anima), ma non risentono comunque del periodo storico in cui sono stati scritti? Che cristianesimo appare da quei libri? Lo stesso cristianesimo di oggi?
    Se qualcuno fosse interessato a questi argomenti, mi farebbe tanto piacere avere una risposta.
    Saluti a tutti!

  64. Ne ricevo comunicazione dagli amici dell’ufficio stampa della Avagliano editore.
    Bonura era un ottimo autore. E persona pulita.
    Segue comunicato stampa

    COMUNICATO STAMPA

    Domani i funerali dello scrittore Giuseppe Bonura

    Si svolgeranno domani alle ore 11, 00 presso la Parrocchia dei Santi Patroni d’Italia a Milano (Via Arzaga – Quartiere Primaticcio) i funerali dello scrittore Giuseppe Bonura, scomparso ieri.
    “Questo è il mio piccolo romanzo di indagine. Voglio scoprire il colpevole, o i colpevoli, della mia lunga inimicizia col mondo”, scriveva Bonura nel suo ultimo volume “Le radici del Tempo”, edito da Avagliano. Nel volume Bonura ripercorre la propria esistenza, in un’ansia di bilancio che scava nelle pagine più insensate di una vita. Di ricordo in ricordo, la cronaca del passato si intreccia con quella del presente, arricchendosi di personaggi e situazioni narrate con grande ironia. Con uno stile che unisce sarcasmo e tenerezza, il romanzo mette insieme fulminanti spaccati contemporanei e autobiografici. Ci si immerge così nella storia d’Italia dal fascismo agli anni Sessanta.
    Bonura, tra i maggiori scrittori italiani, era nato a Fano ma viveva dal 1961 a Milano. Giornalista professionista era autore di romanzi, volumi di racconti e libri di saggistica letteraria. Ricordiamo i romanzi: Il rapporto, La pista del Minotauro, La doppia indagine e I custodi del silenzio (pubblicati da Rizzoli); L’adescatore e La vita astratta (pubblicati da Mondatori). E inoltre Il segreto di Alias, La ragazza dalla luna storta, Per partito preso (finalista al premio Strega 1978), Le notti del cardinale, La congiura di Maralto, I barboni della regina e Il prato delle voci di marmo (questi ultimi pubblicati da Aragno). Tra i volumi di racconti: I satiri virtuosi e La castità dell’ospite (Rizzoli, premio Buzzati). Per la saggistica Il gioco del romanzo (Giunti) e Invito alla lettura di Italo Calvino (Mursia).
    Con Avagliano, oltre a “Le Radici del Tempo”, aveva pubblicato, nel 2007, “Biografia di un delitto”.

  65. Il Mattino di oggi ne parla così…

    MORTO A 74 ANNI
    Addio a Bonura il critico impietoso


    A settembre, con le edizioni Medusa, uscirà il suo ultimo romanzo: I fuochi parlanti, un libro che celebra con ironia il mito della letteratura, da sempre al centro della sua narrativa. Nel libro, per colpa di un incendio che ha devastato la biblioteca di una villa, i grandi personaggi della letteratura sono costretti a fuggire dai loro testi classici e a sparpagliarsi per il mondo, parlando e compiendo azioni inconsuete, accompagnati dal giardiniere della villa, Florindo, animo semplice e credulone che ha causato l’incendio. Una storia avvincente, con un finale a sorpresa. Ma Giuseppe Bonura non farà in tempo a vederla stampata: lo scrittore marchigiano si è infatti spento a Milano, dove viveva da decenni. Scrittore, giornalista e critico letterario originario di Fano, nelle Marche, dove era nato il 25 dicembre 1933, firma di punta del quotidiano dei vescovi «Avvenire», che ospitava le sue impietose recensioni letterarie, Bonura era noto sia come romanziere che come critico serio e severo, i cui pezzi, oltre ad essere segnalazioni puntuali e competenti, risultavano leggibili per qualcuno come «pezzi d’arte». Basti pensare quanto ne dice il collega Erri De Luca, per il quale la morte di Bonura «è una perdita secca in termini di onestà: il nostro Paese ha un po’ di deficit di onesti, e senza di lui il deficit si aggrava. Bonura non guardava in faccia a nessuna casa editrice e a nessuno scrittore: rispondeva solo della sua lettura del singolo libro. Non faceva sconti nemmeno se lo scrittore era celebre e aveva fatto dei buoni libri, ma quello che stava recensendo in quel momento non era buono. Non faceva sconti nè a lui nè agli editori. Dunque, per me quello che scriveva lui era la Cassazione: se scriveva che un libro era buono, lo si poteva leggere; se scriveva che un libro non era buono, ci si poteva risparmiare tranquillamente l’acquisto». Alla letteratura Bonura era arrivato relativamente tardi, nella scia del giornalismo militante. Ma era stato un impegno fecondo e incessante, che gli ha fatto pubblicare con buon successo oltre venti libri in vent’anni, tra i quali i romanzi Il rapporto, La pista del Minotauro, La doppia indagine e I custodi del silenzio (Rizzoli), L’adescatore e La vita astratta (Mondadori), Il segreto di Alias, La ragazza dalla luna storta, Per partito preso (finalista al premio Strega 1978), Le notti del cardinale, La congiura di Maralto, I barboni della regina e Il prato delle voci di marmo (Aragno). Tra le raccolte di racconti, vanno ricordati I satiri virtuosi e La castità dell’ospite (Rizzoli, premio Buzzati), mentre per la saggistica Il gioco del romanzo (Giunti) e Invito alla lettura di Italo Calvino (Mursia). L’ultimo suo libro, Le radici del tempo (Avagliano), più che un romanzo è una paradigmatica autobiografia dei primi trent’anni di vita dello scrittore, schivo e riservato. Uno spaccato che ora suona quasi come un epitaffio. r.c.</b>

  66. Lorenzo aveva già fatto gli auguri a Simona stamattina nel post “L’ARTE CHE SI SCRIVE: IMMAGINI E RACCONTI”.
    Meglio farli qui…
    Mi sono permesso di porgere gli auguri a Simona da parte di tutti.

  67. oddio…gasp e gulp. ma avete mai visto dei neonati in carne e ossa? spesso sono rossi, congestionati, rugosi. tutti dicono “ma che carinoooooo” quando in realtà sono mostriciattoli incartapecoriti. però, in effetti, sono veri. ci ho ripensato: GASP E GULP!
    🙂

  68. Caro Massimo,
    Mi sono pronunciato per principio.
    Visto dal punto di vista dell’avere più esperienza posso acconsentire, anche se ho più anni sulle spalle di te: settanta a Novembre.
    Ho parlato per sostenere uno stile educato e di tolleranza, ma anche di confronto per trovare un’intesa, possibile solo con un processo chiarificatore.
    Da parte mia, non ho trovato lo stile di Gianni tale da creare suscettibilità su altri, forse troppo dedicato alla persona a cui si rivolgeva, come per impersonarsela, ma così sono molti napoletani, anche di mia conoscenza, e lo sono per temperamento, dietro il quale si nasconde un po’ di presuntuosità impulsiva.
    Il caro Francesco ha contrastato la sua irruenza, il motivo lo saprà lui; io personalmente sono fuori dall’accaduto, se così si può definire.
    I due contraenti dovrebbero riconoscere di essere stati troppo accesi nel loro brevissimo scambio di parole, dove l’impulsività regnava sopra il senso e scopo del comunicare in questo circolo.
    Io sono sempre aperto ad ogni scambio di opinioni, anche le più complicate da assumere e rispondere, e non ho quindi nessun interesse ad aprire un litigio.
    Però e qualche volta, come affermi tu, è meglio tacere e sorvolare, anche se fosse contro le mie convinzioni e temperamento.
    Un caro saluto e ritorna presto.
    Lorenzo

    PS) ho spedito i miei auguri a Simona sull’altra rubrica, perché pensavo che li avrebbe letto prima e con certezza. Altrimenti, sono perfettamente d’accordo con te, di collocare gli interventi non attinenti al tema solo su questa rubrica.

  69. Solo oggi ho linkato sulle “bambole vere”. Non è una cosa nuova, anche nei secoli scorsi, i più remoti, artigiani bravissimi , ma anche maniacali, si sono cimentati ossessivamente nella produzione delle “bambole vere” per la gioia e la pervesione dei collezionisti (bruttissima razza! sic!). L’immagine è tremenda e se dovessi associarla ( per un gioco di scrittura surreal-gotica) ad un’altra, sceglierei le sculture che Hans Bellmer realizzava negli anni trenta (gli stessi di Freaks). Se avete voglia andate a guardarvele: sono tremendamente moderne e altrettanto inquietanti degli attuali Reborn baby. Quelli di Bellmer sono manichini surrealisti ed espressionisti nei visi, sconvolgono perché, pur nella loro deformità fanno pensare a forme umane e non ad un giocattolo….(la deformità rimanda all’uomo). Questi giochi imitano la natura in modo stucchevole e maniacale, e inquietano perché un’immagine ce li propone. (l’immagine trasforma il realismo con il reale, ingannandoci)…
    Certo, una produzione di massa cambierebbe le considerazioni, ma mi sembra una eventualità impraticabile.
    Miriam

  70. @ Didò:
    da domani smetto di fumare perché inizio le sperimentazioni con la resina, mi ospiterà un’amica: nel suo giardino potrò liberare tutte le puzze intossicanti (povere piante e grazie ancora per i consigli). Enrico è un non risolto, considera gli altri come le carte di un mazzo che lui mescola a suo piacere. Quando imparerà a distinguere il grano dal loglio, allora Abraxas avrà davvero un senso: ma non ci conto. A lui manca un’esperienza fondamentale….

  71. Cari amici appassionati
    ed ai libri affezionati:
    che vi siano propizie
    le vacanze e redditizie
    per raccogliere i pensieri,
    quelli buoni, quelli veri.
    Anche sotto l’ombrellone
    posson esserci cose buone:
    si può leggere tranquilli
    senza far caso agli strilli
    di bambini e anche di adulti,
    né ai beceri singulti
    di motori e imbarcazioni;
    ascoltate solo i suoni
    di sirene e di delfini
    e di tutti i dei marini.
    Basta accoglier nella mente
    quel che sfugge a tanta gente:
    chi è in pace con il mondo
    sempre l’animo ha giocondo.
    BUONE VACANZE

  72. @ oh! Gianmario,
    tu è già da qualche giorno che stai sotto agli ombrelloni?
    🙂

    E se no, perché non hai messo becco sul post dell’arte che ha tenuto banco, di là?
    Sotto gli ombreloni, tanti anni fa sulla riviera adriatica è maturata la mia idea di riprendere in mano matita e colori e in modo militante!!!!!! Da allora a qui, per me è sempre un unico e infinito scontro. Per questo evito il “mare.” (quel mare)…ancora mi basta….
    Baci e buona estate

  73. @ Maria Gemma:
    grazie per aver precisato. In effetti quando ho letto il post di Laura sono rimasta basita…ma non avevo alcuna voglia di controbattere: ero sicura che ti saresti fatta viva.
    SPERO CHE LAURA LEGGA.
    Ciao, Miriam

  74. @ Miriam,
    non sono d’accordo, e lo sai, col sintetico, tu fai pure le tue sperimentazioni, tu ami l’Espressionismo, io avrei accoltellato tranquillamente Fontana e il suo spazialismo.
    Io sono legato alle radici, alle essenze non modificate: quando è morta la trementina, ed ho dovuto usare le acquaragia sintetiche, sono morto con essa. Mia figlia, sta vincendo con un’idea di antico, usare gli stucchi all’olio di lino e trementina per mescolare i colori: i francesi stanno facendo scintille – è di ieri la notizia di un altro quadro venduto a Mer-sur-l’Indrè, della più giovane espositrice degli “Incontri d’Arte”.
    Certo non si può fermare la ricerca, ma si può intercettare l’idea del nuovo mutuandola con la storia: la calce, per me, resta la pittura primigenia, come la lacca a spirito, ecologica ed antica.
    E che buon odore emana, e fumo tranquillamente, anzi, è inebriante.

    Su Enrico non puoi chiedermi di risponderti, sarei di parte, degli amici si accetta tutto; però giudizi pubblici così tranchant non me li aspetto da persone di classe, come considero tu sia, non so cosa ti abbia portato a tali forti considerazioni, ci sono cani volpini che mordono gli stinchi senza preavviso, contro feroci bulldog, che appena li accarezzi, guaiscono come maitresse di una casa di III classe negli anni trenta al Tiburtino.
    Non so se il Greg sia un cane o una puttana, ma non morde.

  75. Nessuna idea in particolare per questa estate, tanto più che decido poi sempre all’ultimo minuto: non sono tipo da programmare gli spostamenti e le vacanze, solo le letture. 🙂

    Al momento sto leggendo Jonathan Carroll, autore secondo me assai particolare e conturbante: lo adoro e questo è quanto. Poi diversi saggi a firma del Dalai Lama; tra gli italiani Alberto Ongaro, Francesco Guccini, Andrea Frediani, Gian Ruggero Manzoni, Riccardo Reim, Massimiliano Parente… Be’, un po’ di titoli giusto per sgranchirsi il cervello. 😉

  76. @ didò:
    io mi sarei ripromesso di attendere che questo blog torni “in possesso” di maugeri. confermo (perché non mi piace essere prevenuto) che il post su immagini-racconti mi è piaciuto molto. mi piacque subito, e non quando si poteva immaginare che il mio racconto andasse bene. tra l’altro, pensa che lungimiranza, avevo scommesso con me stesso che avrebbe vinto il racconto di Carlo.
    Finito quel post mi sembrava giusto aspettare Massimo e trasferirsi semmai qui. Ovemai, qui, potrei intervenire su qualunque argomento. Proprio perché la “camera” è spazio per qualunque argomento.
    Certo, tra tanti argomenti che esistono al mondo, l’argomento “gregori” non mi pare tra i più interessanti. O almeno, checché ne possa pensare qualche psicologo da festa de noantri, non l’ho mai trovato tanto interessante io. Però è un argomento che può spingermi a intervenire, “per fatto personale” come si dice nelle assemblee.
    In generale, caro Francesco, io penso (perché me ne sono reso conto) che per parecchie persone non è importante la realtà delle cose. Per parecchie persone è più agevole e gratificante costruirsi una propria realtà e crederci profondamente, anche se con la realtà vera non ha nulla da spartire. Va benissimo ed è una cosa entusiasmante, creativa direi. C’è, però, una piccola controindicazione. Nel momento in cui la realtà vera dovesse appalesarsi, allora bisogna essere in grado di gestire il contraccolpo e dire “oh, non era come credevo io”. Ma se per la costruzione di una realtà fittizia ci vuole fantasia, per accettare quella vera ci vogliono umiltà e intelligenza.
    Se tu scorri qui e di là, leggi interventi di persone che hanno emesso sentenze di cassazione sugli altri. Persone che detestano (giustamente) gli assiomi e i postulati categorici, ma in realtà solo se riguardano la loro persona. Sugli altri si sentono in diritto di dire “è così, dice cretinate, è colà..etc”. Poi, manco tanto subliminalmente, ti comunicano che solo loro sanno, capiscono, interpretano, valutano etc. Lasciamoli stare didò. A me ricordano quello che andava contromano in autostrada e che diceva a tutti quelli che gli venivano incontro “ma che cazzo fanno tutti questi pazzi?”.
    Il bisogno di certezze, forse, giudicando gli altri. Perché su se stessi, probabilmente, di certezze se ne hanno tante. Anzi tutte, e tutte positive, ovviamente.

  77. ops, io scrivo, clicco per postare, e mi compare a sorpresa tal Iannozzi che parla di libri in un blog “letterario”. Beh, Giuseppe, il mio personale (e modesto) ringraziamento per essere così “controcorrente”. Degli autori che ti accingi a leggere non me ne fa impazzire manco uno, però ovviamente i gusti personali sono sacri e indiscutibili, così come le emozioni. Non ho dubbi, però, che ti sgranchirai il cervello con “prodotti” di alta classe.

  78. @ Miriam e @ Maria Gemma: ho letto e lo dico anche qui. Ho sbagliato a scrivere, scrivevo Miriam ma pensavo a Maria Gemma. In quanto ai contenuti, ho solo fatto delle precisazioni sul personaggio, non volevo polemizzare. Ho avuto l’impressione che Maria Gemma, da lettrice, avesse visto nel racconto dei significati che forse io non avevo proprio preso in considerazione. Pero’ ci sta e se vogliamo parlarne qui, volentieri.
    Laura

  79. @ Enrico e Didò.
    solo poche righe, per dire semplicemento questo: mi sono sentita offesa per i toni usati da Gregori nel confronti di Lorenzo Russo. Aggiungo che ad Enrico viene sempre perdonato tutto, perché lui è così! Anche io sono così! E oggi, che proprio oggi non è giorno, voglio ancora una volta ringraziarvi tutti: non è da poco quello che è stato fatto. Le emozioni ci aiutano a tirare avanti, ma il post sull’arte non è stato un esercizio di sopravvivenza, è stato di più. Lasciamo decantare i giorni e fortunati voi risparmiati, dalla vita, di prove e limitazioni. Grande è Letteratitudine e io qui continuerò a proporre, se Massimo lo vorrà, altre iniziative. Anche al prezzo dello sfinimento.
    Vi ringrazio, tutti, ancora una volta. In un certo senso, tutti voi, avete contribuito ad un mio sogno, ma non abuserò, oltre, della vostra disponibilità e pazienza.
    Ciao, rilassatevi e buone vacanze.

  80. @ Laura:
    questa mattina io ho dovuto sottopormi alla democrazia dei BUONI: ho pianto (ed è una cosa che cerco sempre di evitare): usciamo dagli ambiti angusti della contrapposizione fra i sessi, c’è altro, molto altro e da persone sensibili, e che proprio per la loro sensibilità si dedicano alla scrittura, io continuerei ad aspettarmi molto. Qualcosa di diverso dalla BONTA’ burocratica, concepita da mostri alieni. Non ho voglia di dire di più. Ma resto qui a leggervi.
    Un po’ di comprensione, per favore. Grazie

  81. @ Miriam
    io non so fare le faccine, sarà forse un mio futuro enorme passo avanti con questo coso che fino a tre anni fa non sapevo nemmeno accendere… Però immagina adesso un bel viso, del colore che preferisci tu, con il più bel sorriso che tu riesca ad immaginare…
    Gaetano

  82. @ miriam:
    credo e spero che la polemica sia bella che sepolta anche in seguito di ciò che ci siamo detti in privato. quindi, non certo per fomentarla ma solo per amor della precisione, tu affermi “a enrico viene sempre perdonato tutto perché lui è così”. Dunque,”perché lui è così” può anche evocare l’immagine dello scemo del paese al quale nulla si dice perché tanto è inutile. Il ché tutto sommato manco mi dispiacerebbe. In molti paesi lo scemo è meglio del sindaco :-).
    Nel merito, però, a me non sembra che mi venga perdonato tutto, ma se pure fosse (ma non mi pare), non so perciò avvenga ma non certo perchè io abbia mai chiesto perdono.
    Salute e felicità

  83. @ Miriam…

    Ciao Miriam, ho scritto una ‘lettera’ sull’altro post in cui parlo un po’ in toto della mia esperienza di questi giorni, relativa al bellissimo gioco. Non puoi non leggerla soprattutto tu.
    Ti saluto,Gianni

  84. @ Gianni:
    ti rispondo qui, io vorrei che quel post si chiudesse! Se non ora quando, scriveva Primo Levi.
    Sono giorni durissimi per me, ma ho in “bagaglio” nuove cose. Vorrei volare via da tutti voi e per farlo devo dirmi: non esistete più.

    @ Gaetano:Faccina (digiti i puntini, poi la linea, infine la parentesi; dai l’invio e quando posti ti esce la faccina).
    firmato: Pollicina, grazie.

    🙂

  85. @ Miriam…
    Hai ragione, ti abbiamo stressato.
    Come ti ho già detto per me, magari lo estendo a tutti: mandaci pure a quel paese,ne hai pieno diritto; ma dacci un preciso indirizzo, non ci far girare a vuoto…
    Nemmeno io so fare le faccine, ma se guardi con l’immaginazione ci sono.

  86. MIRIAM,
    distolto
    MI ARMI
    e mi volto
    in carmi;
    ho colto
    IM RAMI
    il raccolto
    (e da colto
    non spari
    nel folto
    MA MIRI).
    MIRAI Molto
    l’argomento
    che hai svolto
    e (portento)
    or un volto
    MI MIRA
    avvolto
    ne I MARMI
    dell’arte
    che AMMIRI.
    Or tolto
    da carte
    MIRAMI.
    Ma stolto
    MI RIMA
    e sconvolto
    IM MARI
    ho disciolto
    MIA RIMa.
    (Se vuoi dirmi vaffanbagno l’accetto volentieri perché mi sembra di avere dimostrato di averne bisogno… Ciao)

  87. @ Gianmario:
    non posso più farli i bagni, altrimenti mi farei una bella nuotata con te. Tu sì che sai anagrammare, io invece con il pirouet, ancora mi affanno.
    @ Parlato:
    sul sito del Gregori ho lanciato una piccola idea per un duello (duellino) fra i generi (e per generi ci si potrebbe accordare); ho due immagini particolari, adatte al caldo e ai giochi del corpo. Lasciate detto qui.
    Facine a tutti e due. Anzi, le posto. GRAZIE!
    🙂

  88. @ Parlato,
    che indirizzo vuoi per non girare a vuoto? Sai, pensando ai tuoi viandanti, mi sono anche ricordata che da tempo devo “riordinare ” certi lavori, particolarissimi. Iniziano proprio con un viandante che piano ma deciso si avvia verso il sentiero di un parco insolito. Lui cammina per raggiungere dei percorsi, allestiti sul monte, lo stesso che Gadda percorreva quando, dalla Brianza immaginava il Serrucon che invece era il Resegone. Sono cinque i percorsi, c’è quello del cibo, dell’esodo, della guerra, della conoscenza, della creazione…. Potrei iniziare da…. e voi ci stareste a scriverci sopra? Questo però, sarebbe un gioco all’incontrario: voi sarete i visitatori del parco che vedrete (le immagini, ma sono moltissime) poi, alla fine del gioco. Mi impegno, solo se voi fate altrettanto…. potrebbe essere affascinante….
    Lascia un post!
    Bacioni

  89. @ Miriam…
    il sito del Gregori non so dove andarlo a pescare…perchè non lo metti quì? Per quanto riguardo il secondo post, nonostante l’orario il mio cervello non è del tutto sveglio; c’ho capito quasi un ciufolo…
    OBAMA! OBAMA! OBAMA!…
    Sono d’accordo(anche, su anche quì!),anche se in partenza preferivo Hillary, però, durante lo scontro, ha avuto colpi bassi che non mi sono piaciuti…
    Buongiorno

  90. @ Parlato,
    lasciamo perdere; ho una certa tendenza a strafare a dire a voce alta tutto quello che mi passa per la testa. Ma non è tempo, sono stanca e ho bisogno di riordinarmi le idee. E’ che quando si è molto stanchi ci si addormenta con fatica: io mi trovo lì, a rivoltarmi in attesa dell’obblio ristoratore. Sono stanca, perché non riesco ad affrontare le cose con leggerezza, nemmeno le più sciocche e ultimamente ho accumulato molto, ho dato. Questo post sull’arte, per voi è stato un gioco, io invece ho messo tutta me stessa e adesso sono a pezzettini: devo rincollarmi, spero di farcela.
    Bacioni e grazie per la tua sensibilità (è anche per questo che mi sto risparmiando, altrimenti tu, poi cosa pescheresti?)

  91. @ Miriam – Mimì. Ra. (anagrammato, il richiamo alla grande Mimì( Mia Martini, e l’inizio del tuo cognome, mica male…).

    Anche io sono un po’ stanco. A Napoli, in questi giorni, il sole è forte ma non c’è afa( fortunatamente), però si è più soggetti a raffreddori…
    Vignette che stimolano discussioni sui generi, le trovo molto interessanti, però perchè non a settembre, quando la ‘platea’ sarà vasta?…( ci conto).
    Riposati e rigenerati, abbiamo bisogno della tua luce

  92. @Miriam
    credo di capire il tuo stato d’animo, espresso nella tua a Gianni. Hai lavorato con serietà e passione, mentre noi ci siamo divertiti e abbiamo anche fatto i monelli, senza riguardo al tuo stato.
    Il sonno arriverà, prima o poi, e con esso ti ristorerai, per poi ricominciare di nuovo, come se nulla fosse successo. Dico nulla, perché sarai più preparata ad affrontarci senza perdere il tuo equilibrio, in fondo per delle sciocchezze.
    Ti sei assunta un compito delicato, ma l’hai voluto tu, e lo vorrai ancora, perché non altra vorresti essere. Da parte mia, eviterò le espressioni, dettate a prima vista da uno spirito paternale, ma fraintese da chi non mi conosceva ancora abbastanza.
    Creare armonia è difficile, ma non impossibile, e vale la pena tentare sempre di nuovo, almeno fino al punto dove si debba riscontrare che non abbia alcun senso.
    Saluti
    Lorenzo

  93. Allora…
    A vostro avviso il gioco “L’arte che si scrive” è da ripetere o no?
    O meglio: è da ripetere negli stessi termini?
    Non sarebbe meglio eliminare l’aspetto… “competitivo”?
    Che ne dite?

  94. @Massimo
    bentornato. Miriam è stata una tua sostituta eccellente; l’ha fatto con impegno ammirevole, ma ha sofferto a causa del suo animo sensibile di donna.
    Meno male che ci sei di nuovo, perché altrimenti saremmo dovuti andarla a trovare in un sanatorio.
    Lorenzo

  95. Messaggio pe Enrico, si ho 127 eghi, fanno un baccano che nun te dico.
    Però la coda del tuo messaggio sembrava davvero riferirsi al commento che avevo fatto io a Paolo Di Stefano, sembrava una risposta alla mia critica inziale. Altri commenti attinenti in effetti non ne avevo letti, pareva proprio diretto al mio post. Dopo di che lo so che tu non hai parlato mai male della psicologia, ma appunto c’è un sacco di gente – non te – e molti scrivono su giornali, che usa concetti psicologici o psicoanalitici (molti criminologi sono psicoanalisti – non lo dicono in quel contesto, dicono che sono psicologi dinamici ma sono analisti di fatto) in modo strafalcione e approssimativo. Ahò se po’ di?

  96. @ zaub:
    ma che delusione!!!! io speravo che mi avessi invitato nella camera accanto per abusare di me!!!!! e invece è solo per dire ‘ste 4 cazzate
    🙂

  97. @ Massimo:
    il post sull’arte è stata una dura, sofferta ma riuscita performance. Ha funzionato da test; e in quanto prototipo ci ha permesso di mettere a fuoco limiti e potenzialità.
    Esperienza da ripetere periodicamente, con programmazione e coinvolgendo, di volta in volta qualche realtà scolastica ( ne parliamo a parte). In questi giorni ho lavorato moltissimo suddividendo le immagini e ipotizzando nella mia testolina una sorta di Calendario Antelamico. Nel senso che le immagini si prestano (ne avevo già parlato con Carlo) a due ordini: quello del gioco e quello della documentazione.
    Io affiderei a Carlo un compito specifico; considerando la sua competenza, precisione e conoscenza gli affiderei il supporto letterario ai temi trattati, ricerca e animazione ai fini del dibattito. Nel senso che nel gioco, il confronto è fondamentale, tanto quanto i racconti e le immagini stesse.
    Stabilirei poche ma democratiche regole di partecipazione a questo “gioco-non-gioco” che nasce come percorso di conoscenza dell’arte contemporanea; chi partecipa si confronta con la sensibilità sua, degli artisti, dei lettori. Il premio sta proprio nella partecipazione: un’azione d’arte collettiva. (e su questo non mi stanco d’ insistere)
    UNA VOLTA ogni due mesi, o OGNI TRE ( è questo che dobbiamo decidere!) Poi, abbiamo un ricco campionario di partecipanti forti, preparati, colti e pieni di energia. Ancora dico sob!!!

  98. Sono qui con Roberto Alajmo (Roberto è ospite a casa mia per un paio di giorni).
    Intanto vi mando i suoi saluti.
    Più tardi, o domani, interverremo entrambi.
    A presto!

  99. (Vi do una dritta: se passate da Catania, andate a dormire da Massimo e Agata. Ottime camere, ristorante sopraffino e in pratica non costa niente. Fidatevi)

  100. Bé, se è così, prenoto subito la camera per il, diciamo, 10 di Agosto, mio onomastico.
    Saluti e grazie in anticipo.
    Lorenzo

  101. @Massimo
    guarda un po’, come vieni amato e considerato.
    Siamo già in due e siamo anche una bella coppia; preparati alle sorprese, non mancheranno!
    Miriam, vieni prima da me, e poi andremo insieme da Massimo, con Esther, cane e gattino.

  102. ho appena terminato di leggere “l’infanzia è come un terremoto” di Carola Susani per i tipi di Laterza, collana Contromano. Una collana interessante questa, che raccoglie storie ambientate nel presente in luoghi geografici esistenti e gravidi di tutte le implicazioni sociali e storiche e politiche. È il caso del libro breve ma intenso dalla Susani. Memoria, descrizione geografica e al tempo stesso riflessione socio politica. Allora l’autrice ci racconta la valle del Belice, Montevago e Gibellina, oggi. E ricorda questi luoghi all’indomani del tremendo terremoto del 1968. Ricorda, e intervista Lorenzo Barbera, ex colaboratore di Danilo Dolci, che si è impeganto nella ricostruzione sociale e materiale della popolazione del Belice.
    Ben scritto, tra memoria e impegno sociale.

  103. @ Francesco Gianino:
    grazie per la tua segnalazione, vedrò di procurarmi il libro.
    Saluti, Miriam

  104. @ncora per Francesco Gianino:
    ho letto la tua recensione sul libro di Carola Susani; si parla anche di architettura! Bene, domani ritiro il libro, lo leggerò e poi, se ti andrà ne potremo discutere insieme qui, magari nella mia rubrichina: L’occhio alato. OK?
    Fra le altre cose sono fresca fresca del pamphel “Contro l’architettura” di Franco La Cecla. A presto, e ciao, Miriam
    🙂

  105. @ Riccioli:
    guarda che se vengo lì con tutta la comitiva (di cui sopra) non te la caverai con un salutino e basta…
    Bacioni, bacioni e chiacchiere e chiacchiere…
    🙂

  106. A proposito di incontri!
    All’entrata di Palazzo Reale a Milano ho conosciuto Luca Gallina.
    E’ arrivato elegante, vestito di un bianco panna dalla giacca alla scarpa, in mano un foglio arrotolato per fornirmi indicazioni sulla bella Milan, un modo di fare veloce e garbato, certo Luca non è giovanissimo, ma conserva la freschezza di un metropolitano che ha voglia di vivere la sua città, un pizzo alla pirandello e quella faccia così siciliana che mi sembrava di incontrare uno di quaggiù… ohh se state pensando che sia nato un grande amore fra noi, vi sbagliate di grosso: oltre che della città in cui abita, Luca è profondamente innamorato della sua seconda moglie che si chiama Luce e lo ringrazio per la sua disponibilità ed avermi mostrato tante cose interessanti nei dintorni del Duomo.
    Per farla breve, quando dal virtuale si riesce a passare al contatto “dal vero”, è interessante capire le differenze nei modi di relazionarsi fra gli individui : la conoscenza (come esperienza) è un fatto umano e come tale è molto più completo.
    Poi vabbè Luca Gallina si occupa di teatro, di visual art, ha tanta esperienza, la sottoscritta lo ringrazia ancora per averla chiamata “anima bella”.
    Mi auguro di poter conoscere altri amici con Letteratitudine
    Un bacio
    Rossella

  107. E’ morto il Nobel Solgenitsyn
    Ha raccontato l’orrore dei gulag


    Lo scrittore e dissidente moscovita scomparso nella sua casa a 89 anni
    Tra i suoi capolavori “Una giornata di Ivan Denisovic” e “Arcipelago Gulag”

    ROMA – E’ morto il premio Nobel che ha raccontato gli orrori dei gulag nei quali era stato rinchiuso e che fu poi espulso dall’Unione Sovietica. Alexandr Solgenitsyn si è spento a 89 anni per un infarto. Lo scrittore è morto nella sua casa moscovita. La notizia è stata data dal figlio Stepan.
    Pur malato da tempo, continuava ad occuparsi delle sue opere, un’edizione completa delle quali è uscita in Russia proprio nei mesi scorsi.
    Nel 1974 era stato privato della cittadinanza sovietica ed espulso dall’Urss. Aveva quindi vissuto in Germania, in Svizzera e infine negli Stati Uniti. Era tornato in Russia nel 1994, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

    Molto amato in Occidente ma non così apprezzato nel suo paese, Solgenitsyn fu lo scrittore che per primo ruppe il velo di silenzio che circondava i Gulag dell’Unione Sovietica. Il suo primo romanzo breve, ‘Una giornata di Ivan Denisovic’ che comparve nel 1961 sulla rivista ‘Novyj Mir’, fu un evento politico ma insieme letterario di straordinario rilievo. Momento fondamentale della sua fortuna insieme a ‘Arcipelago Gulag’, due opere attraverso le quali ha raccontato in modo esplicito, con i dettagli crudi della vita quotidiana, la realtà di campi di concentramento staliniani dove lo stesso scrittore fu recluso per oltre 10 anni a partire dal 1945, reo di aver alluso in modo improprio a Stalin in una sua lettera.

    Era stato poi riabilitato, ma la sua battaglia contro il potere sovietico proseguì nei successivi romanzi, da ‘Divisione Cancro’ (1967), ‘Il primo cerchio’ (1969) con la forma di un grande talento letterario. Questi due romanzi, come le sue opere successive, saranno pubblicate soltanto in Occidente. E procurarono allo scrittore una popolarità che gli vale nel 1970 il premio Nobel per la letteratura.
    A metà degli anni ’70 arriva ‘Arcipelago Gulag’, l’opera colossale che ha causato la sua espulsione dall’Urss. Raccoglieva infatti dati, racconti e documenti mai così dettagliati fino a quel momento sulle deportazioni e i lager dell’epoca staliniana: Solgenitsyn lo aveva potuto portare a termine in 11 anni di lavoro grazie all’aiuto di compagni di prigionia e amici.

    Dopo la cacciata dall’Unione Sovietica si stabilì a Zurigo e dedicò larga parte degli anni del suo esilio ad una serie di conferenze in giro per gli Stati Uniti e per il mondo dove raccontava in prima persona la sua testimonianza di dissidente.

    Tornato in patria però non ebbe quella calda accoglienza che forse si aspettava e l’ostilità nei suoi confronti rimase. Tanto più alimentata dalle sue ultime opere in cui il premio Nobel tornava a criticare il potere dei nuovi oligarchi e la decadenza della Russia contemporanea. Inoltre aveva appoggiato in modo dichiarato la chiesa ortodossa esprimendo sentimenti fortemente patriottici e condannando anche nel 1999 i bombardamenti della Nato in Serbia nella guerra dei Kosovo, paragonandoli a quelli di Hitler. Soltanto dopo il 2000 Solzhenitsin si era in parte riconciliato con il suo amato paese incontrando per la prima volta il presidente Vladimir Putin.

    (4 agosto 2008)

    Fonte: Repubblica.it
    http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/spettacoli_e_cultura/morto-solgenitsyn/morto-solgenitsyn/morto-solgenitsyn.html

  108. Ieri notte, alle 21.45, per un improvviso arresto cardiaco è morto Aleksàndr Solgenitsin.

    Lo scrittore russo, dissidente perseguitato dal regime di Stalin, è l’autore di “Arcipelago Gulag”, “Divisione cancro” e “Una giornata di Ivan Denisovic”.

    Nacque l’11 dicembre 1918, si laureò in matematica nel 1941, si arruolò come volontario nell’Armata Rossa. Per le sue critiche allo stalinismo fu arrestato, condotto alla famigerata prigione moscovita della Lubjanka, condannato a otto anni di campo di concentramento e al confino a vita.

    Ricevette il Premio Nobel nel 1970, fu espulso dalla Russia nel 1974, anche se più tardi si riconciliò con la madrepatria.

    A sedici anni ho letto “Arcipelago Gulag” che ha lasciato in me un senso di disprezzo contro la malvagità delle dittature, contro la loro miope e crudele determinazione al male, frutto in fondo di vuoto, stupidità, miseria spirituale.

    Riporto le parole di Antonio D’Orrico, critico letterario:

    L’importanza (ma la parola è inadeguata) di Solgenitsin, non per la storia della letteratura, ma per quella del mondo, è immensa. Spesso si dice, e con qualche ragione, che è stato Karol Wojtyla a far cadere il Muro di Berlino. Con molte ragioni in più va detto che è stato lo scrittore russo ad abbattere quasi da solo il socialismo reale e, addirittura, la filosofia da cui traeva ispirazione. Un’impresa titanica.

    E ancora:

    Vi sarete chiesti in qualche momento della vostra vita a che serva la letteratura. Ecco, la letteratura in alcune occasioni può servire a questo, ad abbattere un regime, a piegare un impero. E non è un’esagerazione. Basta pensare alla vita di Solgenitsin, prima ancora che leggere la sua opera; basta guardare i suoi libri, messi su un tavolo come i modelli per una natura morta, per capire quello che semplicemente è successo. Solgenitsin è una forza (come si dice in fisica, ma anche nei film di fantascienza di Lucas). Ricordate il ragazzo di Tienanmen davanti al carro armato? Solgenitsin è stato un po’ come lui, con l’aggiunta che il carro armato l’ha smontato a mani nude (ci sono mani più nude di quelle di uno scrittore?). Però Solgenitsin non è conosciuto quanto dovrebbe essere conosciuto (in Italia specialmente).

    Che la terra gli sia lieve.

  109. @ Francesco,
    sì avevo capito, ho usato quel termine per semplificare. Comunque, a presto, domani leggo il libro.

  110. @Solgenitsin
    È il momento di commemorare un uomo che, pur di sostenere le sue idee di voler contribuire alla formazione di una società libera e responsabile (cioè democratica), non ha temuto il confronto con un sistema dittatoriale e di repressione estrema.
    Sembra che la natura umana provveda sempre al suo rinnovamento, quando viene repressa e sfruttata con provvedimenti ed ordinamenti che soffocano ogni forma d’espressione ed azione individuale.
    Una società senza libertà di parola è una società morta, perché è la parola di ogni individuo che crea dinamicità di pensiero e da esso l’incentivo dinamico per il progresso sociale.
    Solgenitsin rappresenta per me un inviato della provvidenza per ridimensionare un sistema diventato disumano, cioè contro l’uomo stesso, inteso come persona capace di imparare a governarsi e rispettare l’ordine sociale.
    La dittatura sovietica ha nulla a che fare con l’ideale comunista.
    Il comunismo è una forma di governo che abbisogna di esseri maturi, cioè coscienti e responsabili delle loro azioni. Un ideale, quindi, difficilmente realizzabile in questo mondo. Esso può sorgere e tenersi solo brevemente, come reazione ad una politica preferenziale ed egoista, cioè che non sia in grado di tutelare l’equità e la giustizia tra tutti i membri della società in ogni loro attività.
    Solgenitsin ha adempito il suo destino, ha quindi vissuto una vita che lo onora ed eleva allo stato di apparizione storica di grande rilevanza per tutta l’Umanità.
    La collana dei personaggi che fanno onore alla razza umana si arricchisce di un membro che ci ispira a seguirlo, affinché un giorno non si riscontrino più dittature per mantenere un sistema politico nel quale l’intelligenza umana agisce senza il senso morale ed etico che creano responsabilità e solidarietà.
    Lorenzo

  111. Il socialismo reale è stato un incubo materializzato. Le idee di Marx ed Engels potevano essere da idealisti radicali, ma vederle fraintese, calate in un reale fatto di sopruso, materiate di ignoranza, persecuzione, soffocamento di qualsiasi individualità, di qualsivoglia espressione, non è stata certo una gioia per i sovietici, i coreani, i cubani…
    Togliatti non è stato Stalin, ma…

  112. @Maria Lucia Riccioli
    la tua è una risposta indiretta alla mia.
    Purtroppo è così, perché la realtà rimane sempre indietro, ma senza gli ideali non potrà mai migliorare neanche nel futuro.
    Gli ideali precedono le azioni, perché vengono dettati dalle necessità non ancora realizzabili e presentabili solo dalle menti aperte e scrutatrici.
    È solo dopo molte disfatte che l’uomo comune riesce a farli immergere ed agire nella vita reale.
    Questo è il percorso del progresso umano, se di progresso sia proprio il caso di ritenere.
    In un mio viaggio turistico nella Russia di Gorbatschov, chiesi alla nostra guida russa di spiegarmi, se il russo adesso vivesse meglio o peggio di prima.
    Lei mi rispose con un paragone. Guardi, mi disse: prima i bambini andavano a scuola vestiti tutti uguali e giocavano insieme, ora sono vestiti diversamente e non lo fanno più.
    Il parere di una comunista onesta e fedele all’ideale, come lo sono tante altre persone. La storia prende sempre un altro corso, perché influenzata da altre necessità ed interessi.
    Sul tema si potrebbe scrivere molto, perché è complesso, come lo è l’attrazione del potere, uguale di quale parte sia.
    Saluti.
    Lorenzo

  113. AGLI AMICI SICILIANI
    Sarà una coincidenza, ma sto leggendo un buon libro, L’infanzia è un terremoto di Carola Susani, dedicato al terremoto del Belice e a quello che ne conseguì. Lo sto leggendo proprio ora (su segnalazione di Francesco Gianino) che sta per aprirsi, penso a livello nazionale, un dibattito su Gibellina, le pale ma soprattutto sul Creto di Burri.
    AMICI, visto che su Letteratitudine abbiamo iniziato con successo a dibattere sull’arte contemporanea, perché non mi raccontate le vostre vive emozioni (impressioni, sentimentiveri, percezioni) su Gibellina? sarebbe interessante poi mettere tutto a confronto in un apposito post. termino il libro e voi, intanto, pensateci.
    Bacioni, miriam
    Ci conto!
    🙂

  114. @Miriam. Ero ragazzino quando successe il terremoto del Belice. Ed abito troppo distante per provare sensazioni. Ho qualche vago ricordo dai telegiornali

  115. Sì, Lorenzo, la storia va avanti grazie agli ideali. Ma dire che si stava meglio quando si stava peggio… anche qui ci sono sussulti di rimpianto per i bei tempi del ventennio, nei paesi dell’ex blocco sovietico il passaggio alla democrazia non è stato indolore, ma il comunismo, il socialismo reale sono stati una piaga dell’umanità che spero non si infetti di nuovo.

  116. @Maria Lucia Riccioli
    La libertà di parola è, a mio avviso, un diritto, solo quando si usa per il bene generale di un popolo, altrimenti diventa un privilegio per un gruppo.
    Proprio ieri ho visto alla televisione un documentario sul Brasile.
    Ho visto una popolazione vegetare al margine della sconfitta morale e fisica in un paese ricco di risorse e denaro. Questo è il vero volto del capitalismo di ieri e d’oggi.
    Bambini che piangono, perché non hanno nulla da mangiare, nulla da bere; il cucciolo di una capra che viene tenuto lontano dalla sua mamma, perché il poco latte che spende deve essere riservato ai bambini della povera gente.
    Un lamento continuo, qua e là, mentre il mondo benestante butta via i resti di cibo perché non abbastanza saporito o già sazio. Non sono grammi che vengono buttati via, ma tonnellate, ed ogni giorno.
    Un sistema che, dopo una rivoluzione, ha potuto stabilirsi per creare più parità e giustizia ha il suo nemico fuori di lui, là dove regge la ricchezza di pochi a scapito di molti.
    Nei miei viaggi nella Slovacchia vedevo i turisti austriaci sparlare sul loro benessere materiale davanti agli occhi increduli della gente povera, ma non affamata, del posto, povera quindi solo di ricchezza. Con questo metodo, il capitalismo occidentale ha contribuito a sconvolgere i popoli del blocco comunista fino a creare insoddisfazione e rivolte, specialmente nelle generazioni giovani che, ignare delle lotte sopportate dai loro genitori, si sono lasciate annebbiare dallo splendore del materialismo capitalista.
    È difficile trarne un giudizio generale. Ogni sistema ha i suoi pregi e difetti, ma io credo che l’andamento attuale dell’economia riporterà alla ribalta una nuova rinascita degli ideali sani e giusti nel senso della solidarietà e delle meno pretese per tutti, nessuno escluso.
    Altrimenti saranno guai seri per tutti.
    Allora, sì che la parola libera avrà diritto, senso e giustificazione.
    Cari saluti.
    Lorenzo

  117. IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI TOMMASO LANDOLFI

    Il giocatore disperato. Un autore senza radici diventato mito letterario. Ma il personaggio rischia di prevaricare lo scrittore

    di Raffaele Manica

    Nacque a Pico Farnese il 9 agosto 1908, scomparirà a Roma l’8 luglio 1979. A quella data, cent’anni fa, Pico è in provincia di Caserta; poi, per la ridistribuzione dei territori provinciali, viene assegnata a Frosinone, cosa che allo scrittore, nel frattempo fattosi fiorentino per adozione, non va proprio giù. Non gli va di sentirsi ciociaro, in nessun modo (e dell’avversione è testimonianza in un racconto intitolato «I contrafforti di Frosinone»). Può partire da qui una celebrazione centenario di Tommaso Landolfi? Probabilmente sì: perché nell’avversione si intravedono alcuni elementi di quella che potremmo chiamare la dislocazione di Landolfi e che riguarda lo spazio, il tempo e la psicologia. Sia consentito solo, prima di specificare, esprimere il dolore per il fatto che del centenario non sarà partecipe Idolina, la figlia dello scrittore scomparsa qualche settimana fa appena cinquantenne, stroncata ad un male incurabile. Delle memorie e delle carte del padre, Idolina era stata conservatrice attenta; e dei suoi libri si era fatta filologa e storica, accompagnadoli con attente note prima nell’impresa (presso Rizzoli) delle Opere, rimaste interrotte al secondo volume; poi nella ristampa dei singoli titoli (presso Adelphi). La dislocazione di Landolfi, allora. Lo spazio. Pico è sempre guardata da lontano, e perfino quando va in visita Eugenio Montale – che ne è ispirato per l’«Elegia di Pico Farnese» – Landolfi gioca a nascondersi, se non è assente. Né il luogo diventa serbatoio di memorie, se non stravolte: in definitiva, le tracce di memoria Landolfi le trova sempre piuttosto in se stesso – per come di quei luoghi è stato attore – che, propriamente, nei luoghi. Così, spazialmente, Landolfi è senza radici. Il solo legame, forse, matura con Firenze; ma quella città (dove, come noto, si parla l’italiano più artificioso d’Italia, perché i parlanti non fanno nessuno sforzo di adeguamento all’italiano che è diventato un’altra cosa) era per lui piuttosto un’icona letteraria: la patria dell’ermetismo (anche degli epigoni) e dei suoi caffè; e una delle capitali della tradizione alla quale Landolfi può essere ricondotto: la tradizione dell’elzeviro e della prosa d’arte. Dei quali si servì in maniera eterodossa e francamente paradossale, riconducendoli a un punto buio dove si poteva far pensare che si nascondesse chissà quale mistero. Invece il mistero era tutto lì, nel gioco delle superfici e di una lingua che poneva enigmi per beffa. Il tempo. Tommaso Landolfi viveva tra i vocabolari, dai quali attingeva le parole che facevano indispettire i suoi recensori. Erano lo Zingarelli e il Tommaseo-Bellini. Li percorreva un po’ per ozio, un po’ per pescare i termini desueti che utilizzava come mettendo all’occhiello un fiore raro e appena fuori stagione. E poi c’erano i vocabolari delle altre lingue. Sopra tutte la lingua russa, dalla quale tradusse tanti capolavori: ma anche chi non abbia pratica di russo può ascoltare, leggendo, quanto Leskov o Lérmontov o (soprattutto) Puskin siano volti in una sorta di «landolfese»: un italiano in posa e fuori uso; e, a lungo andare, pretenzioso. La psicologia ha contribuito a creare un vero e proprio mito di Landolfi: di uno scrittore con tratti di maledettismo tanto più in evidenza per il fatto che la nostra letteratura si è svolta al massimo con i tratti di una rivolta al mondo borghese pur sempre entro la giurisdizione di quel mondo. Ma, se si leggono i Diari di Antonio Delfini, anche questo mito si mostra al confine con la goliardia, prossimo all’universo degli «Amici miei» di Mario Monicelli: che sarà mai stato qualche scherzo a sfondo sessuale per Carlo Emilio Gadda e Delfini che, devastati come già erano, erano pronti ad abboccare a tutti gli ami? Le aggiunte al mito riguardano anche il gioco, vissuto come ossessione sì, ma anche con devozione tardoromantica al dostojevskismo diffuso. E riguardano la capacità di sottrarsi alla cronaca, come mostra la penuria di immagini fotografiche che lo ritraggono (mai ne volle sulle copertine dei libri e la volta che dovette cedere nascose il volto sotto la mano aperta). Ora, se potessero sommarsi insiemi così dissimili ed eterogenei, la parola prima a soccorrere per siglare il tutto sarebbe una parola per Landolfi inammissibile: una fragilità derivata da un’esistenza dagli incerti fondamenti e da una vita senza appigli. Dunque: una forma di disperazione. Tratto che recupera l’intero mito e lo proietta al posto suo in una considerazione che pare ormai aver base piuttosto sul personaggio che sulla sua scrittura. E infatti: per anni si è sostenuto essere Landolfi atteso da fama futura. Quegli anni sono trascorsi, sono diventati decenni e la fama resta circoscritta a un nugolo di estimatori che magari cambiano nel nome, ma che nel numero son sempre gli stessi, più o meno. E d’accordo, ancora: nulla ha a che fare la fama coi numeri grandi; ma se i numeri non crescono mai, dovrà continuare a parlarsi di uno scrittore di culto: fondamentale per alcuni, ma che, negli altri, il trascurare non comporta colpa. Uno degli elementi che congiuravano alla fama futura era legato alla vicenda editoriale. Prima l’editore fu Vallecchi: e parve legato a una stagione già florida ma ormai consegnata agli archivi. Poi fu Rizzoli e si ebbe perfino l’antologia delle più belle pagine di Landolfi approntata dallo scrittore più reputato d’allora, Italo Calvino (la curatela dell’illusoriamente chiaro per l’illusoriamente oscuro), e un apparente passo avanti ci fu, ma come dovuto a un recupero prezioso (al modo che Calvino operava, presso Einaudi, con la sua collezione delle «Centopagine»). Infine Adelphi. «Dovesse arrivare ad Adelphi, vedreste Landolfi!», si esclamava. Sembrava l’editore ideale, che lo metteva fianco a fianco con tante rarità. Nel catalogo di Adelphi ci sono adesso tutte le opere che di Landolfi contano: e, fuori d’equivoco, si dica che ce ne sono pure di mirabili, fin dove qualche necessità di dire l’ebbe vinta sul dire senza più oggetto. Sarebbe: fin quando le parole inseguivano qualcosa (dopo interviene una sorta di serialità: o una maniera che Landolfi è di sentire troppo radicato nell’antico per poter reggere con disinvoltura). Ci si chiede solo se non si tratti della conferma di un culto (e del suo circolo chiuso) piuttosto che di chissà che altro. O, infine, Landolfi a ciò era destinato, alla schiera dei landolfiani: come se il personaggio l’avesse tirata allo scrittore, beffando se stesso.

    Da IL MATTINO del 6/8/2008

  118. Scrittore raffinatissimo, grande traduttore dal russo, autore di pagine di sogni inquieti, come fu inquieta la sua vita. E dimenticato (volutamente?) dai suoi conterranei della provincia di Frosinone, come mi confermò a Fiuggi (in prov. di Frosinone), alcuni anni fa, il presidente d’una associazione culturale locale che promuoveva buone iniziative letterarie.

  119. Credo risulti d’una qualche utilità la considerazione della storia letteraria secondo il principio generazionale: se non altro perché appare subito
    chiaro il campo delle tensioni e il sistema dei valori entro cui le diverse vicende si sono sviluppate, condizionandosi l’un l’altra.
    Prendete i prosatori nati in Italia tra il 1906 e il 1908: Soldati e Buzzati; Brancati, Moravia e Piovene; Pavese, Vittorini, Landolfi. C’era giusta stima tra Moravia e Soldati, ma la loro fu una gara infinita: con Moravia
    sempre avanti, ma superato a sorpresa proprio sul traguardo della fine del secolo. Pavese e Vittorini – da un certo punto in poi gli scrittori italiani più importanti nella coscienza dei contemporanei – si spiavano. Scrive
    Pavese nel Mestiere di vivere: «Lo batterò alla distanza». Non sono pochi, ormai, quelli che pensano che Brancati, ignorandoli, li abbia superati entrambi.
    Tra tutti questi giganti (qualcuno, certo, scaduto o in scadenza), continua a giganteggiare Tommaso Landolfi, di cui ricorre il centenario della nascita (7 agosto 1908): e il tempo sembra dargli ragione ogni
    giorno di più, malgrado i pochi e felicissimi lettori.
    Landolfi: che è stato, tra i suoi coetanei, senz’altro il più misterioso, difficilissimo da rubricare.
    Resta vero quanto scrisse Contini nella Letteratura dell’Italia unita 1861-1968 (1968): «E’ il solo scrittore contemporaneo che abbia dedicato una minuziosa cura, degna d’un dandy romantico (quale Byron o Baudelaire), alla costruzione del proprio “personaggio”: un personaggio notturno, di
    eccezionalità stravagante, dissipatore e inveterato giocatore».
    Epperò, gli illusionismi, i trucchi di scena e le beffe, che portava sin dentro le sue pagine più private e d’intonazione diaristica, non dissolvono – o spiegano solo in parte – quel mistero. Insomma: che scrittore è stato Landolfi?
    Ecco, io credo si debba partire proprio da qui: da quei prestigiosi costumi di «ottocentista eccentrico in ritardo» (ancora Contini), di cui ha cominciato a servirsi subito, sin dai memorabili Dialoghi sui massimi sistemi (1937), quelli che indossava e dismetteva con velocità imbarazzante, frastornandoci magari, per impedirci di cogliere quei momenti, come lampi, in cui il volto s’imponeva sulla maschera. Costumi
    necessari, intanto, per congedarsi ogni volta dal presente, che rifiutava, e per disporsi in uno stato, diciamo così, di perenne assenza, a ribadire – non lo si fosse capito – «io son colui che non c’è». E che gli hanno consentito quello specialissimo rapporto con la tradizione: su cui s’appoggiava, ma per parodiarla e nullificarla, per denunciarne l’esaurimento, la carenza da mero materiale di scena, seppure d’impeccabile sartoria, non si sa per raccontare cosa.
    Vorrei spiegarmi meglio, però: e fuor di metafora. Col segnalare un paradosso: Landolfi è stato uno scrittore in Italia tra i pochi – se non pochissimi – a scegliere di misurarsi col genere supremamente nordico e romantico del fantastico; eppure nessuno, come lui, ne ha minato remesse e risultati, sino, direi, al sabotaggio terroristico: dimostrando, infine, l’inattendibilità, se non l’inesistenza, dei generi letterari.
    Operazione che pianificò nei minimi particolari e sin dai titoli: prendete, per dirne una, La bière du pecheur (1953) che giuoca sull’ambiguità semantica, potendo significare, appunto, «La birra del pescatore» e «La bara del peccatore », coniugando, con blasfemo divertimento, bizzarria e metafisica, lazzo e lutto irredimibile.
    Ecco perché non mi ha mai convinto la ripartizione, autorizzata da molta critica, tra un primo e un secondo Landolfi: l’allievo orrifico (ma aereo) e grottesco di Hoffmann, Poe e Gogol – in testi come La pietra lunare
    (1939), Il mar delle blatte (1939), Le due zittelle (1946), Racconto d’autunno (1947), Cancroregina (1950) – e poi lo scrittore dell’«ostentazione» autobiografica, quello di Se non la realtà
    (1960), Rien va (1963), Des mois (1967). Mentre m’è parso sempre evidente – autistico e senza svolgimento – l’ossessivo movimento di fuga e ritorno della scrittura. La fuga dissacrante verso le implausibilità persino del fantascientifico; il ritorno alla più indecente maschera di se
    stesso: non in nome di chissà quale verità (nonostante sia stato Landolfi, con Manganelli, il più metafisico dei nostri scrittori), ma nella certificazione d’un dolore ingiustificabile e d’una insostenibile solitudine.
    Lo scherzo landolfiano dissimula sempre la serietà tragica dei grandi russi e di Leopardi.
    Rien va: «Si può veramente amare uno o una della propria razza (umana) e per di più della propria stirpe famigliare?».
    Ma sono i versi de L’assiuolo caduto, da Viola di morte (1972), che, forse, più gli somigliano: «L’assiuolo caduto/Si difendeva dal cane/Sebbene avesse un’ala spezzata/E sapesse d’essere perduto./Così, con ambedue l’ali spezzate,/Io mi difendo da Dio».

    Fonte: Tuttolibri (La Stampa) di sabato 9 agosto 2008

  120. E’ morto ieri a 67 anni il poeta palestinese Mahmoud Darwish, considerato il più grande poeta contemporaneo di lingua araba. Ho avuto il piacere di apprezzare alcuni anni fa il potente lirismo dei suoi versi leggendo in pubblico (a due voci, in italiano e in arabo), insieme a un mio amico arabo, una sua lunga poesia: “Pioggia”.

  121. @Francesco Gianino
    Ho letto il testo di Carola Susani “L’infanzia è un terremoto” e ti ringrazio per la segnalazione fatta qui su Letteratitudine.Un piccolo importante saggio che, almeno per quanto mi riguarda, sarà sempre presente negli eventuali interventi sul 1968 e gli anni successivi. Mai avrei associato l’anno della rivolta storica al terremoto del Belice, che ricordavo solo come un fatto tragico a cui seguirono anni di incuria, abbandono, mal governo e reticenze. Invece, sin dalle prime pagine quelle dedicate al Cretto di Burri di Gibellina, la curiosità accende l’attenzione per un qualcosa di importante che verrà detto, mostrato ai lettori. E l’attesa non è vana. La storia del Centro Studi, ascesa e discesa; le considerazioni dell’autrice, il succedersi degli avvenimenti, mi hanno ricordato un grande testo, Il diavolo al Pontelungo di Riccardo Bacchelli. Le peripezie tragiche della comune anarchica, l’esaltazione di Bakunin, la follia di Cafiero e la tormentata storia di quella costruzione esposta alle correnti e a tutte le intemperie: la Baronata.
    “L’infanzia è un terremoto” offre molte informazioni, ma soprattutto spunti, per un dibattito che sicuramente si riaprirà (non manca mai l’occasione) a proposito dei terremoti, fisici e politici, che caratterizzarono il sessantotto e la sua onda lunga.
    Miriam Ravasio

  122. ULTIME DALL’ITALIA
    Il noto settimanale di estrema sinistra “Famiglia Cristiana” osa scrivere, sull’ultimo numero, d’un rischio di fascismo nell’odierna Italia. Il Governo risponde irato e minaccia querele. Il Ministro della Cultura Sandro Bondi, in una intervista su “La Repubblica” di ieri, parla di “Famiglia Cristiana” come d’un giornale con linguaggio e ideologia catto-comunista. (Sandro Bondi Ministro della Cultura. “Ronald Reagan Presidente degli Stati Uniti?! Ma chi, Reagan l’attore?! E il Ministro della Difesa chi è allora, Jerry Lewis…?” (Da “Ritorno al futuro”, più o meno testuale)
    ULTIME DAL MONDO
    L’Olimpiade va bene. Un paio di giorni fa un giornalista, inglese mi pare, è stato pestato dai poliziotti cinesi, subendo anche il sequestro del materiale filmato e fotografico, perchè stava riprendendo, a Pechino se ricordo bene, una protesta pro-Tibet promossa da un gruppetto sparuto di persone. Negli stessi giorni il Dalai Lama in Francia (in visita non ufficiale) ha parlato di continui arresti, e torture in carcere e nelle caserme, e di pestaggi polizieschi fino alla morte, compiuti in strada, in Tibet, perfino per aver pronunciato una frase “inopportuna”. Il Dalai Lama non è stato ricevuto ufficialmente da nessuna autorità francese, ciò per non dimostrare indelicatezza verso la gentilissima Cina… Ma si sa, business is business, e oggi la Cina è la maggiore potenza economica mondiale, e quattro monaci e montanari tibetani non devono rompere le scatole.
    Quando Letteratitudine, qualche mese fa, fece sentire la sua fievolissima voce a favore del Tibet e del rispetto dei diritti umani calpestati tranquillamente dalla Cina, non fu difficile prevedere che quel gesto sarebbe stato simile al tentativo di fermare un’onda di tsunami col palmo della mano. E però, è comunque bello vedere un gesto del genere, e “la bellezza salverà il mondo”.
    Buon Ferragosto a tutti. Un abbraccio,
    Gaetano

  123. VIVA L’ITALIA
    Ultime notizie dal Belpaese.
    ***
    Leggo ieri su “La Repubblica” di un ennesimo proprietario di casa – in Emilia Romagna, dopo l’entrata in vigore del cosiddetto “Pacchetto sicurezza” – il quale rischia fino a tre anni di carcere perchè reo di aver affittato la propria abitazione a un immigrato irregolare. Tutto normale: tre anni per un affitto. L’articolo giornalistico fa notare, oltre al proliferare di tali situazioni, un meccanismo non previsto dai legislatori governativi, per cui, anche in situazione di immigrazione regolare, ci sono sfasature tecniche, mi par di capire, tra tempi di durata dei permessi di soggiorno e tempi dei contratti d’affitto. Si rischiano in tal modo, comunque, conseguenze penali. Facile immaginare le enormi difficoltà che, in questa situazione di paura, incontrerà un immigrato nel trovare una pur misera stanza, e il moltiplicarsi del mercato clandestino e disumano degli affitti.

  124. OLIMPIADI CONCLUSE, OTTIMO RISULTATO DELLA CINA AL PRIMO POSTO.
    *****
    “L’esercito cinese ha sparato sulla folla, uccidendo un numero imprecisato di manifestanti. Lo ha rivelato ieri (il 21 agosto, mia nota) il Dalai Lama, durante la sua visita in Francia, in una intervista a ‘Le Monde’ che ha scritto di 140 morti. Il leader buddista in esilio ha negato di sapere il numero esatto delle vittime (…) Ma c’è un altro bilancio drammatico che invece il Dalai Lama conferma: ‘Dall’inizio delle rivolte di marzo, solo nella regione di Lhasa sono state uccise 400 persone. Uccise con armi da fuoco, mentre manifestavano pacificamente. I loro corpi non sono stati restituiti alle famiglie. Diecimila sono stati arrestati. Non sappiamo dove siano detenuti.’ ” (Da “La Repubblica” del 22 agosto 2008, pag. 6)
    *****
    Alla luce di queste ultime notizie e dichiarazioni del Dalai Lama, risulta particolarmente deprimente il silenzio che ha regnato all’interno dei Giochi Olimpici. E temo che anche il Dalai Lama abbia sopravvalutato – con la sua scelta di non essere d’accordo con un eventuale boicottaggio – la possibilità di forme di espressione a favore del Tibet durante i Giochi, sia dall’interno che dall’esterno.

  125. VIVA L’ITALIA
    ***
    Numerosi gli episodi, anche ieri, anche in questi giorni, di violenza e sopraffazione, da parte di persone e gruppi di persone appartenenti a una cultura considerata dominante, ai danni di persone e gruppi di persone di una cultura considerata più debole (razzismo, si dice, ma la razza non esiste, come ben sanno gli antropologi, e come scientificamente è stato appurato da tutti gli altri studiosi; esiste una unica e indistinguibile razza umana – se ne riparlerà forse con l’arrivo degli extraterrestri…). Basta tenere un po’ gli occhi, le orecchie e il cuore aperti per notare il diffondersi di tale episodi un po’ in tutta Italia.

  126. “Boicottiamo Rimini”: oggi su Liberazione a proposito di un pestaggio avvenuto sulla spiaggia, fra ombrelloni, posti a sedere, posti in piedi, bagnanti, bambini, ecc ecc
    E non era un film degli anni cinquanta…

  127. Avviso ai naviganti
    sul blog http://lauraetlory.splinder.com verrà pubblicato a breve un bando per un concorso di racconti a tema cui ovviamente vengono invitati a partecipare tutti coloro che ne trarranno piacere e divertimento. Questo è solo un avviso preliminare. Per quanto riguarda regolamento, giuria, tema e numero di battute consentite, vi rimandiamo al bando che verrà pubblicato in data da stabilirsi tra lunedì 1 settembre e venerdì 5 settembre.
    Laura e Lory

  128. Dal 3 al 7 settembre. Queste le date dell’edizione 2008 del Festival della Letteratura di Mantova.
    Quest’anno si darà spazio al genere fantasy,con la partecipazione di Licia Troisi, autrice de “Le cronache del mondo emerso” e “Le guerre del mondo emerso”, e Shimon Adaf, scrittore israeliano autore del romanzo “Il cuore sepolto”.
    Tra i tanti autori presenti all’evento: Alda Merini, Daniel Pennac, Hans Magnus Enzensberger, Gianrico Carofiglio, Michele Serra, Corrado Augias, Carlo Lucarelli, Alessandro Baricco, Mircea Cartarescu, Cristina Ubah Ali Farah, Paolo Villaggio. E ancora… Jeanette Winterson, Alberto Arbasino, Piergiorgio Odifreddi, Bianca Pitzorno, Toni Servillo, Scott Turow, Jonathan Safran Foer, Nicole Krauss, William Langewiesche, Eugenio Scalfari e Sebastian Faulks, l’autore che ha preso le redini delle storie di James Bond.
    In onore del centenario della morte di Cesare Pavese il Festival ha ideato una serie di reading di poeti e scrittori presenti alla manifestazione.
    Maggiori informazioni sul sito ufficiale.
    http://www.festivaletteratura.it/index.php

  129. Per Massimo, Salvo Zappulla e gli altri siculoletteratitudiniani, e per tutti.
    Segnalo un mio racconto, “La scorza degli agriumi”, pubblicato oggi sulla rivista letteraria mensile on-line “Faranews” (di Fara Editore). Il racconto è un omaggio alla Sicilia e a Giuseppe Bonaviri. Questo l’indirizzo:
    http://www.faraeditore.it/faranews/105-6.shtml#7
    Un abbraccio,
    Gaetano
    @ Miriam
    auguri di rapidissima guarigione!

  130. Ciao Gaetano,
    sono andato subito a leggere e complimenti sei un grande!
    Mi hai fatto venire in mente:
    Eugenio Montale e Salvatore Dalì e non chiedermi il perchè!
    La tua prosa poetica incalzante illuminante è carne e sangue:
    da dove parte e dove ti porterà?
    Un abbraccio,
    Luca

  131. Caspita Gaetano! Non citi Maria Corti, ma io l’ho vista fra le righe! Catasto magico, di immagini ed emozioni con i colori e la materia della terra che comprende tutti gli elementi, anche l’aria che ci avvolge, noi, tutti, umani e no.
    Ci vedrei uno spettacolo straordinario di suoni e colori.
    Un abbraccio, Miriam
    (e grazie per gli auguri)

  132. Grazie Luca e Miriam, sono contento che il mio racconto vi abbia fatto un po’ di buona compagnia. Mentre lo scrivevo, mi interrompevo a tratti per leggerlo ad alta voce, per assaporare il ritmo e il suono (e il sapore e il colore) delle parole. Un abbraccio e a presto,
    Gaetano

  133. Si, hai ragione Gaetano; va letto ad alta voce per assaporarne pienamente ritmo e suoni mentre vengono ecocate tutte queste immagini.
    Una prosa molto incisiva, una prova molto valida.
    Saluti

  134. Grazie Carlo, e sono contento di ritrovarti, insieme agli altri, in queste stanze eteree… Un abbraccio e a presto,
    Gaetano
    @ Miriam
    Sono già alla ricerca di “Catasto magico” di Maria Corti: mi ha già catturato la semplice lettura della trama.

  135. Ehm… più sopra mi sono accorto d’aver scritto “assaporare… il sapore”… Gasp…

  136. Catasto magico è una guida poetica della Sicilia, ma la parte su Empedocle è veramente forte. leggilo…
    🙂

  137. Caro Massimo,
    ti ringrazio tanto per i complimenti.
    A proposito di Sicilia (e di Giuseppe Bonaviri, così presente nel mio racconto) novità sul post su Bonaviri? Ho segnalato questo mio racconto anche alla “Fondazione Giuseppe Bonaviri”; durante il mio breve viaggio in Sicilia, come ti dicevo ad agosto, ho incontrato il gentilissimo segretario della Fondazione, Agrippino Perrotta, e gli ho parlato anche di te, di Letteratitudine e del tuo progetto relativo a questa iniziativa su Bonaviri.
    Un abbraccio,
    Gaetano

  138. @ Massimo
    Mi accorgo adesso che, per un paio di parole mancanti e sconnesse, nel mio commento precedente, la mia domanda potrebbe risultare incomprensibile. Questa la mia domanda: ci sono novità relative al preannunciato post su Bonaviri?

  139. @ Gaetano
    Conto di riuscire a organizzare il post su Bonaviri entro settembre.Il problema è riuscire a trovare un giorno che vada bene agli ospiti che pensavo di invitare.

  140. Luca Gallina e Marilu’, ciao belli!
    D’accordo: beccatevi l’incipit, intitolato ”Prosit!”, del mio romanzo inedito ”Adesso a Roma piove”… e ditemi se si attacca per bene agli occhi o vi strazia le retine…
    Baci e abbracci
    Sergio

    ”Adesso a Roma piove”

    Prosit!

    Dicono che l’Italia sia un Paese della Comunità Europea, ma a me sembra invece proprio strano, questo posto stretto e lungo; sí, mi pare incatalogabile e per niente adatto alla vita… se non sei una formica o una mosca, certo – anche i topi ci stanno bene, io no: io appartenente alla razza animale umana, vero? E dire che non sarei un uomo troppo differente da molti Italiani, dopotutto, eccetto che ho la pelle bianchissima, misuro quasi due metri e vengo dalla Croazia, esattamente da Pola, città istriana con molti Italiani autoctoni tuttora viventi. Io sono comunque un Croato slavo e mi chiamo Branimir Militović; mentre dicono che a Roma piova, guardo la televisione in una baracca a sei chilometri dalla capitale. La provincia resta la stessa ma qui non piove e c’è il sole: lo vediamo tutti, mia moglie Neda e i nostri due figlioli, uno di sei e l’altra di dieci anni. In città piove a catinelle e qui bruciamo sotto la canicola da una settimana quasi, porca la miseriaccia, ecco perché non sono uscito a zappare l’orto: la terra tu la rivolti e poi diventa come il marmo dopo tre minuti che le hai dato l’acqua e io non ho la forza di fare tutte ’ste inutili operazioni; spiacente per i carciofi e i sammarzano, se la cavino da soli. Sono magrolino, sapete, mica ho le braccia nerborute di Padre Pio.
    Vabbe’, ora sicuramente molti Italiani potranno pensare che io dopotutto sia uno zingaro ma non è del tutto cosí, e adesso vi faccio ridere di gusto: sono un italianista, sapete che vuol dire? Uno che ha studiato lingua e letteratura italiana come un matto… laureato con buona votazione all’Università di Zagabria nel 1993. E vi dirò di piú: oggi, e siamo al 30 maggio del 2008, ho quarant’anni appena compiuti, visto che sono nato appunto il 30 maggio del 1968, sotto Tito. E vi scrivo, Italiani miei, per il coincidere di diverse circostanze: sono ubriaco fradicio, Neda si è offesa per qualche parolina forte che le ho detto un’ora fa e i pupi dormono insieme a lei nel lettone al di là di una specie di separé, mentre io scrivo sul tavolo della diciamo cucina davanti al telegiornale messo ad audio zero. Intorno ci sono i grilli. Friniscono, dite, vero? Ecco, friniamo insieme, io su carta e loro all’aria della notte, ché sono le dieci di sera. Abbiamo festeggiato il mio – come si diceva… aspettate che me lo ricordo… il mio genetliaco, che è stato bello ma mi ha anche ricordato il sacro dovere di dimenticare l’italiano letterario che mi ha perseguitato sin da quando avevo quindici anni: prima alle Superiori, poi all’Università, cacchio, che tortura questa lingua. Avevo anche una zia acquisita della vostra minoranza ad insistere: ”Studia, che vai a vivere nella Città Eterna, Branko!” (mi chiamava cosí anche se sono Branimir, è un diminutivo diffuso che io odio ma sopporto). E la pace, mir, io l’ho perduta proprio con il venire in questa Nazione senza personalità, sapete? Scusatemi, signori, ma come dirvi una falsità? Sarei disonesto. Ho dovuto scordare l’italiano letterario proprio venendo nel vostro Paese, questo è un fatto mica chiacchiere. In dieci anni ho perso Dante, a voglia di sentire la gente qui che parlava come io non facevo a diciassette anni. Per non dire di come scrivete: meglio restare analfabeti.
    Per quale motivo, allora, un letterato italianista e docente croato è andato a vivere in Italia, vi chiederete. Per fame? No, statene certi, io lavoravo a scuola e nessuno mi avrebbe mai licenziato, si tirava avanti senza lussi, ma dei lussi a Neda e a me non ce ne importa punto. Per dissidi politici o per condanne penali? Figuriamoci! Mai stato un nazionalista o un comunista fervente e neanche un mascalzone, di quelli che definite balordi: vengo dalla borghesia polesana doc, figlio di insegnanti di croato ed inglese (papà anglista universitario e mamma slavista al liceo). A Pola mi facevo qualche canna ma senza eccessi, lí sull’arena, ce l’avete presente l’Arena Romana? Ecco ogni tanto vi entravo con certi amici di sera e ci divertivamo insieme: qualche birra e un paio di spinelli. Poi da noi in Istria le faccende relative alla Guerra Patriottica degli anni Novanta erano lontane, anche se, come si dice, in corso d’opera… noi Istriani non avevamo tanto da arrabbiarci con i Serbi eccetera. Il Governo facesse quel che voleva, bastava che si lavorasse tranquillamente, dalle parti nostre, dove fino al ‘45 eravamo solo Croati ed Italiani – va be’ con dopo anche altra gente Serba o Albanese, Bosniaca, Montenegrina, ma tranquilla, pacifica, inserita. Nessuno in Istria rompeva le scatole a nessuno per motivi etnici, e tant’è restato anche oggi nel Duemilaotto, mi dicono le rare lettere dei miei. Sí, parliamo tutti la nostra lingua croata, cosí cosí, e a pezzi e bocconi l’italiano; poi ogni famiglia si tiene il proprio sermo familiaris, ciascuna a seconda delle proprie origini. Fino a qualche anno fa esisteva pure una parlata diffusa nell’intera penisola, l’Istriota, un dialetto romanzo con molte contaminazioni slave, ma oggi è scomparsa. Roba da filologi, ohibò.
    No, no. Attenzione, Italiani: sono qui per altri motivi, che starebbero magari un po’ oltre il vostro immaginario stereotipato e giornalistico, televisivo. O almeno cosí credo. Se poi sia vero o meno, o altro insomma, lo direte voi: io per questo scrivo e vi racconto, vi spiego l’affare; be’, finché mia moglie non si svegli; ”Se invece sorge l’alba?” chiederete, visto che ora sono le ventidue… eh, se sorge l’alba me ne frego perché io non lavoro, qui in Italia, e posso dormire anche di giorno, nottetempo sfidando la rabbia delle stelle, molte delle quali, si sa, invidiano chiunque possa spegnersi a proprio piacimento con un semplice sonno autogestito; certe stelle ci vedono cosí poiché son condannate a restare accese anche dopo morte. Sì, invidia pura la loro, anche perché nessuno le vede mentre vivono ma da morte diventano delle star. (…)

    Post Scriptum
    Non e’ un romanzo-riodelleamazzoni, ma stara’ sulle centocinquanta pagine, credo, una volta in volume.

  141. L’ultima notizia è che hanno messo Cardenal agli arresti domiciliari, a 83 anni!
    Fate girare per cortesia. Levate la vostra protesta.
    Grazie e un saluto, Daniela Marcheschi


    Segue il comunicato della mail in lingua originale.

    Convocatoria a los poetas, escritores y artistas nicaraguenses.

    Mañana jueves 28 de agosto a las 10:00 AM., el poeta nicaragüense Ernesto Cardenal interpondrá denuncia en el Centro Nicaragüense de Derechos Humanos CENIDH contra el acoso por parte del Poder Judicial y el acoso y persecución por parte de Daniel Ortega y Rosario Murillo.

    Extendemos entonces invitación a todos los poetas, escritores y artistas de todos los gremios culturales para respaldar al poeta Cardenal.

    .

    Denuncia en el CENIDH

    Fecha: jueves, 28 de agosto 2008.

    Hora: 10 am.

    Dirección: Altagracia.

    Del Restaurante El ESKIMO una cuadra arriba, veinticinco varas al lago.
    .

    El objetivo es denunciar el acoso contra el poeta Cardenal por parte del sistema judicial actual y una sentencia política que no tiene razón de ser o que resulta ser “Absurda e ilegal”. También se hará una firme denuncia contra el “acoso y persecución” que Daniel Ortega y Rosario Murillo han venido realizando, no sólo contra el poeta Cardenal, sino contra otros artistas de gran prestigio moral en el país.

    El poeta Cardenal cuenta con el apoyo incondicional por parte del gremio de poetas y escritores nicaragüenses. Juntos denunciaremos los “atropellos” como los que se pretenden concretar a través del Poder Judicial.

    Juntos debemos detener esta violencia contra los artistas y la violación de sus derechos. Hoy es contra los hermanos Mejía Godoy, hoy es contra el poeta Ernesto Cardenal, y mañana, ¿quién sigue?

    El mensaje debe ser bien claro al Gobierno autoritario de Daniel Ortega y Rosario Murillo: “los poetas, escritores y artistas de los demás gremios culturales estamos MÁS UNIDOS QUE NUNCA. Jamás hemos tenido miedo a los opresores y a los gobiernos que odian a quienes los critican. Nosotros jamás tendremos miedo, ahora y nunca.

    .

    Nos vemos mañana a las diez en el CENIDH.
    .

    Leer noticia:
    http://impreso.elnuevodiario.com.ni/2008/08/27/nacionales/83864

  142. Non mi pare sia un momento felice in genere nè per la cultura, nè per la politica. Ancora una volta però l’america latina, con i sui tanti regimi e regimetti, si distingue come il buco del culo del mondo.

  143. E a proposito di Cultura…
    VIVA LA SQUOLA! (consunta battuta, forse però ancora fresca fresca, siccome qualche nostro ministro ha dato esami nei territori di quei terroni analfabeti, che bocciano i nostri figli Padani…)
    ***
    In questi giorni riaprono le scuole in Italia.
    Questa la situazione:
    è prevista la riduzione, nei prossimi tre anni, di circa 150.00 unità da effettuarsi tra il personale docente e quello non docente.
    ***
    Nella scuola primaria, se il decreto verrà convertito in legge entro il 25 ottobre, tornerà il maestro unico. Cosa significa? Attualmente il bambino può avere diversi insegnanti, a seconda della classe e delle situazioni scolastiche (insegnante di italiano, di matematica, di storia e geografia, di inglese, di religione, ecc.). Tornare al maestro unico significa, dall’anno scolastico 2009-2010, cioè già tra un anno, una considerevole perdita di posti di lavoro. Per quanto riguarda invece l’aspetto educativo e didattico, il maestro unico, tuttologo, era legato alla situazione socio-culturale ed economica dell’Italia di cinquant’anni fa, ed è rimasto in vigore fino a circa vent’anni fa. Si ritornerà, in una società specialistica, a un insegnamento del tutto anacronistico. Ma ciò rimpinguerà le casse dello Stato con la numerosa riduzione dei posti di lavoro, e farà sospirare di nostalgia i nostalgici di casa nostra, anche quei nostalgici del buon fascio andato…
    ***
    Aumento degli alunni per classe. A seconda degli ordini di scuola, è stato aumentato il numero massimo degli alunni consentito per ogni classe. Si può immaginare la ricaduta sulla qualità didattica.
    ***
    La riduzione del personale avverrà, come è ovvio, anche tra gli insegnanti di sostegno, con buona pace degli alunni con problemi fisici e/o psichici.
    ***
    Gli stipendi degli insegnanti, invece di aumentare (già bassi e corrosi dall’aumento del costo della vita) diminuiranno perchè verrà fatta una trattenuta, già da adesso, sui giorni di malattia di cui si usufruirà.
    ***
    La visita fiscale per tali motivi scatterà anche per un solo giorno di malattia, e la reperibilità domestica sarà dalle 8 alle 20 (tranne un’ “ora d’aria”, dalle 13 alle 14, quando nemmeno si potrà trovare un negozio aperto).
    ***
    Complimenti a quelli che pensavano: tanto, votare o non votare, sinistra o destra, non cambia nulla. E invece cambia. In peggio. E complimenti a quelli che pensavano: così la gente e la sinistra dovranno per forza svegliarsi. E invece no. Non c’è solo il fenomeno di reazione, ma c’è anche il fenomeno di assuefazione.

  144. Certo, vista cosi’, la riforma del Governo Berlusconi sarebbe preoccupante – uso il condizionale perche’ vorrei comunque sentire qualcosa di chiaro e completo, un’esauriente illustrazione della riforma insomma, dalla bocca del Ministro competente, dunque parlo senza sapere.
    Se le cose stessero cosi’, non si capisce dunque come potrebbero sopravvivere in futuro le scuole a tempo pieno.
    Inoltre, aumentare il numero di alunni per ogni classe e’ un atto criminale: significa disagio per tutti, alunni e soprattutto insegnanti.
    D’altro canto va detto che non si poteva piu’ andare avanti con un branco di maestri che creavano piu’ confusione degli alunni, dunque i docenti andavano per forza diminuiti in ogni classe, anche se non giungendo alla scelta radicale di lasciarne solo uno.

    Se fossi io il Ministro, diminuirei il numero di alunni per classe e metterei solo due insegnanti in ogni classe – cosa, questa, che mi sembra una mossa equilibrata, stante a mezza via fra i quattro-cinque-sei attuali e l’unico docente che vuole Berlusconi. Inoltre cosi’ verrebbero comunque garantite le nuove assunzioni nella scuola. Cosi’ facendo, i quattro-cinque-sei insegnanti che ora stanno in un’unica classe verrebbero distribuiti a coppie in ogni classe. Poi bisognerebbe aumentare il numero degli insegnanti di sostegno, che sono troppo pochi in confronto alle esigenze e alle domande degli insegnanti che ne richiedono il supporto con documenti seri alla mano.
    In medio stat virtus.

  145. Dimenticavo una cosa – fra le tante che non posso elencare per ovvi motivi di lunghezza: la burocrazia e le riunioni sono in costante aumento e soffocano i docenti. Andrebbero tagliate subito e drasticamente.

  146. P.S.
    Un dato di fatto e’ che in alcune classi delle Elementari, in molte dico, gli insegnanti sono almeno i seguenti quattro:
    uno per l’area umanistica; uno per l’area scientifica; uno per la lingua straniera; uno per la religione. Quasi sempre poi ce n’e’ anche uno di sostegno… piu’ altri docenti esterni relativi per progetti particolari – che tutte le scuole hanno – e in certi casi degli insegnanti a mezzo orario che prendono una sola materia e la insegnano in piu’ classi.
    Regna la confusione, come e’ facile immaginare – io non lo immagino perche’ ho insegnato alle Elementari per sette anni in diverse citta’.

  147. Caro Sergio,
    da quel che ho sentito, in ambienti anche sindacali, sembra che proprio l’aumento del numero delle scuole a tempo pieno sia una soluzione, parzialissima e di ripiego, in relazione alla contrazione dei posti tra docenti e non docenti. Non riesco a capire adesso però, non avendo approfondito tale aspetto, il perchè.
    Inoltre, non capisco perchè dici “non si poteva andare avanti così con un branco di maestri che creavano più confusione degli alunni”. Di quale branco e di quale confusione parli? Poi dici: bastano due insegnanti. Facciamo i conti: e l’insegnante di inglese? e quello di religione? e quello di sostegno che dovrebbe rimanere con l’alunno in classe? Non tutti gli insegnanti di scuola primaria conoscono l’inglese, la religione è insegnata da un docente specializzato (e in passato, per fortuna, non c’era l’obbligo, per il docente, di dover insegnare tale materia). E poi, perchè non differenziare anche gli altri insegnamenti principali con diversi docenti? (italiano e matematica, per esempio).
    E che ne pensi nelle condizioni peggiorate a livello contrattuale per il docente?
    Un caro saluto e buonanotte,
    Gaetano

  148. @ Sergio
    Mentre scrivevo l’ultimo mio commento, tu ne scrivevi altri tre, che non ho potuto prendere in considerazione, nell’impossibilità di leggerli. E ad alcune mie perplessità e domande (non a tutte) avevi nel frattempo risposto.
    Adesso vado a nanna.

  149. La vedo cosi’. Troppi insegnanti sono un danno per gli alunni delle Elementari esattamente quanto troppo pochi. Secondo me con classi meno numerose e due insegnanti per classe piu’ l’eventuale sostegno sarebbe l’optimum. Le lingue straniere, poi, sono tante: mica esiste solo l’inglese nel mondo – per fortuna – dunque si possono cercare anche docenti di spagnolo, francese, tedesco, sloveno, russo, eccetera. Inoltre non reputo indispensabile l’insegnamento della lingua straniera sin dalle elementari: a partire dalla prima media andrebbe benissimo ugualmente, magari assieme al latino, che manca alla scuola italiana dell’obbligo.
    Buonanotte, caro

  150. Dunque, in conclusione, dando storia, geografia, italiano, educ. civica e latino ad un insegnante e tutto il resto ad un altro, l’insegnamento sarebbe ottimo. Per le lingue straniere ecco le opzioni: 1) niente, si imparano solo dalla prima media in poi; 2) mentre si effettua la transizione, lo Stato paga dei corsi di lingua ai docenti dell’area umanistica, cosi’ fra tre anni chi insegna italiano e storia insegnera’ anche il francese o l’inglese.
    Va be’, adesso ti saluto veramente, caro Gaetano. Sogni d’oro.

  151. Apprendo la notizia da ADNKRONOS:
    http://www.adnkronos.com/IGN/Cultura/?id=1.0.2484381294
    Grande tristezza. E grande perdita per la comunità letteraria internazionale.
    Massimo Maugeri

    Los Angeles, 14 set. (Adnkronos/Ign) – E’ morto lo scrittore americano David Foster Wallace, autore 46enne del libro-evento ‘Infinite Jest’ (romanzo di oltre mille pagine, pubblicato nel 1996). Si sarebbe tolto la vita impiccandosi. A ritrovarlo, rientrando a casa, la moglie Karen Green. Lo ha reso noto, ieri sera, un portavoce della polizia di Claremont, in California.

    Dal 2002, Wallace era professore di ‘creative writing’ al dipartimento di inglese del Pomona College di Claremont. ”Un grande romanziere ci ha lasciato, ma noi lo conoscevamo come un grande insegnante che aveva profondamente a cuore i suoi studenti che lo adoravano. Ed è questo che a noi mancherà”, ha dichiarato il rettore del College, Gary Kates.

    Wallace era nato a Ithaca, nello stato di New York. Il padre, James Donald Wallace, era professore di filosofia all’Università dell’Illinois, la madre insegnava inglese al Comunity college di Champaign, nello stesso Stato. Si era laureato in filosofia al college di Amherst e avrebbe voluto continuare a studiare matematica e filosofia. Ma dopo la laurea nel 1987 aveva cominciato a scrivere. ‘The Broom of the System’ il sui primo romanzo. L’anno successivo, una raccolta di racconti, ‘Girl with Curious Hair’. E infine, otto anni dopo, quello che è sicuramente stato il suo romanzo più famoso e celebrato ‘Infinite Jest’. Wallace ha poi pubblicato ‘Brief Interviews with Hideous Man’ e ‘A supposedly Fun Thing I’ll Never do Again’.

  152. Impiccarsi a 46 anni, pur avendo una vita comoda, una moglie, un buon lavoro, la possibilità di creare, di scrivere, di farsi leggere. Perché? Una risposta che non avremo mai.
    Laura

  153. @ Sergio Sozi: ho letto l’incipit… troppo pesante, se posso permettermi, e troppe digressioni. Sfoltirei per poi affrontare gli spunti di volta in volta. Senza contare che, mettendomi nei panni di un lettore italiano medio, sentirsi apostrofare come una specie di troglodita indottrinato da giornali e tv venduti al miglior offerente non predispone alla simpatia nei confronti di questo croato che non è zingaro ma vive in una baracca, che è coltissimo e che si vanta di non essere nei dintorni di Roma in cerca di lavoro.

  154. @ letteratitudiniani tutti: stiamo ancora aspettando che molti di voi si cimentino nelle nostre LETTERIADI 2008! Riccioli, Lo Iacono, Ravasio, Gallina, Maugeri, allora? Dobbiamo prendere la bacchetta e mandarvi dietro la lavagna? Dai, avete tempo fino al 15 ottobre. C’è chi in un mese scriverebbe un romanzo, sapete? :-))))
    Laura e Lory

  155. Cara Laura Costantini,
    grazie per aver letto il mio incipit, te ne sono grato. Ho scritto questo romanzo non per compiacere il lettore medio italiano, ma per poter dire quel che penso del mio Paese guardandolo con occhi esterni. La pesantezza? E’ dovuta al fatto che – come avrai capito – l’intera narrazione consiste in una lunghissima lettera del Croato stesso, e nelle lettere le digressioni ci stanno bene, ne sono ovvio elemento costitutivo.
    Inoltre, certi particolari – quali la non ricerca di lavoro di Militovic – verranno spiegati piu’ avanti.
    Se vuoi ti spedisco il lavoro intero, cosi’ vedrai come mai il mio Croato sia una persona, per certi aspetti, libera, senza essere uno zingaro o un delinquente.
    Salutoni
    Sergio

  156. P.S.
    E cos’e’ la ”pesantezza” secondo te? Non so come tu definisca questa parola… Io considero ”pesante” cio’ che e’ scritto male, sgrammaticatamente, e cio’ che, pur ottimamente scritto, non si distingue dalla moda o dalle chiacchiere quotidiane, dalle idiozie televisive.
    Poi c’e’ una ”pesantezza” utile e positiva: e’ sinonimo di ”impegnativo”, ”difficile”, ”che costa sacrificio”. Ed e’ la roba buona.
    Naturalmente non spettera’ a me valutare quale tipo di ”pesantezza” riguardi questo romanzo e l’altra mia produzione. Tuttavia penso che in generale la Letteratura che non sia pesante, nel senso di ”impegnativa” (seconda accezione sovrascritta), spesso lascia dentro il lettore solo delle impressioni fugaci. Passa come un torrente di parole e viene riassorbita dal suolo delle miliardi di parole finora scritte nel nostro Paese e altrove.

  157. @ Laura
    Vedo che Enrico mi ha preceduto.
    Ma chi è che riesce a scrivere un romanzo in un mese?
    Forse tu e Lory…
    🙂
    Di certo non io, dato che sono già trascorsi due anni da quando ho iniziato a lavorare al nuovo romanzo. E sono ancora distante dalla parola fine!
    Pensa un po’ che scarsone!:)

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