
“Il giorno dell’ape” di Paul Murray (Einaudi, 2025) – traduzione di Tommaso Pincio
Vincitore del Premio Strega Europeo 2025
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Nell’ambito della narrativa, uno degli incipit più famosi di tutti i tempi – noto a tanti – è quello di Anna Karenina, celebre romanzo dello scrittore russo Lev Tolstoj: «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo».
L’incipit del nuovo romanzo di Paul Murray – Il giorno dell’ape (Einaudi, traduzione di Tommaso Pincio) – per incisività e assonanza di temi, lo richiama alla mente: «Nel paese vicino, un uomo aveva ucciso la famiglia. Aveva inchiodato le porte perché non uscisse nessuno; i vicini li avevano sentiti correre per le stanze, gridare, chiedere pietà. Finita l’opera aveva rivolto la pistola contro se stesso».
Probabilmente l’accostamento può essere considerato eccessivo, ma stiamo parlando di un romanzo “plurititolato”: libro dell’anno per «The New York Times», «The Guardian», «The Washington Post», «The New Yorker», «The Economist»; finalista al Booker Prize e vincitore dell’Irish Book of the Year e del Nero Book Award per la narrativa; incluso nella longlist del Premio Gregor Von Rezzori 2025. E, da ultimo, vincitore del Premio Strega Europeo 2025.
In ogni caso parliamo di famiglie. E l’infelicità della famiglia protagonista di quest’opera di Murray è piuttosto peculiare e contemporanea.
In effetti Il giorno dell’ape è un romanzo imponente e ambizioso che si distingue per la sua capacità di fondere il dramma familiare con una critica sociale profonda e spesso spietata. Al centro della narrazione vi è la famiglia Barnes, microcosmo disfunzionale in cui si riflettono le crepe di un’intera società sull’orlo della disgregazione. Dickie, padre di famiglia in crisi, un tempo fiero imprenditore nel settore automobilistico, si rifugia nell’ossessione per la catastrofe, dedicandosi alla costruzione di un bunker sotterraneo che incarna la sua fuga dalla realtà e la sua impotenza dinanzi al fallimento personale ed economico. La moglie Imelda, bellissima (di una bellezza mozzafiato), precedentemente fidanzata con il fratello di Dickie, cerca di sostenere un’apparenza di normalità attraverso piccoli sotterfugi quotidiani. I figli, la primogenita Cass (diminutivo di Cassandra) e il più piccolo PJ, rappresentano due declinazioni di una stessa inquietudine generazionale: la prima rinuncia ai suoi sogni per sprofondare in una spirale autodistruttiva, il secondo coltiva fantasie di fuga che, più che liberatorie, appaiono disperate. L’impianto narrativo si fonda su una struttura polifonica che alterna le prospettive dei vari personaggi, offrendo al lettore un caleidoscopio psicologico di rara efficacia. Lo stile di Murray è volutamente disomogeneo, capace di passare dal lirismo disilluso a un umorismo graffiante, fino a improvvisi slanci visionari. Il registro muta in base al personaggio a cui di volta in volta è data parola, restituendo così un senso di autenticità e profondità alle rispettive voci interiori. La narrazione è densa, stratificata, e a tratti deliberatamente caotica (giusto per fare un esempio: una delle voci più efficaci, quella di Imelda – dove la punteggiatura è assente -, è una sorta di vortice narrativo il cui flusso avvolgente può avere un effetto straniante, quantomeno fino a quando non ci si abitua): un riflesso della confusione morale e affettiva in cui si dibattono i protagonisti.
Il romanzo riesce a raccontare l’intimità di crisi personale e crisi familiare senza mai perdere di vista l’orizzonte più ampio delle trasformazioni sociali e ambientali. L’ossessione di Dickie per il collasso climatico non è solo una nota grottesca, ma un segno rivelatore di un malessere epocale che coinvolge tutti i membri della famiglia, ciascuno a suo modo paralizzato da un senso di impotenza e inadeguatezza. Il disastro, nel romanzo, non esplode in un unico evento, ma cresce e si sviluppa come un sorta di cancro non diagnosticato, insinuandosi nelle pieghe del quotidiano: una forma lenta, strisciante e apparentemente inoffensiva di fine del mondo.
La scrittura di Murray è capace di accogliere la complessità del reale senza mai appiattirla, evitando semplificazioni o soluzioni consolatorie. L’ironia, che attraversa molte delle pagine del libro, non serve a sdrammatizzare, ma piuttosto a rendere ancora più acuto il senso di perdita e smarrimento. Il lettore è costantemente spinto a oscillare tra il riso amaro di vicende a tratti grottesche e il turbamento profondo per la sofferenza interiore dei personaggi, tra la familiarità dei gesti quotidiani e la vertigine dell’abisso sottostante. Un abisso che si lascia intravedere poco a poco – in maniera sottile, ma inesorabile – fino allo spasmo finale.
Concordiamo, pertanto, con chi considera Il giorno dell’ape come una delle più riuscite e potenti esplorazioni letterarie della crisi contemporanea, tanto privata quanto collettiva. È un’opera che si muove con naturalezza tra registri diversi, che sa essere dolorosa e tenera, caustica e commovente, intellettualmente lucida e umanamente coinvolgente; una storia che lascia il segno, non per la spettacolarità degli eventi narrati, ma per la precisione con cui riesce a catturare ciò che spesso sfugge (il momento in cui il ghiaccio sottile della vita moderna inizia a creparsi sotto il peso di invisibili eventi nefasti) e la forza con cui riesce a tratteggiarne gli esiti conseguenti (in un imponente flusso narrativo che si dipana a cerchi concentrici per le 664 pagine del romanzo).
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La scheda del libro: “Il giorno dell’ape” di Paul Murray (Einaudi, 2025) – traduzione di Tommaso Pincio – Euro 22 – pagg. 664
«Il passato è cosí, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lí ad aspettarti».
Un irresistibile romanzo famigliare di desideri, solitudini e macerie senza fine ma, forse, con un inizio preciso.

La famiglia Barnes è nei guai. La concessionaria di Dickie sta per fallire, ma lui, invece di affrontare la situazione, trascorre le giornate costruendo un bunker a prova di apocalisse. La moglie Imelda, nel frattempo, si è messa a vendere i gioielli su eBay, la figlia adolescente Cass, ex prima della classe, sembra voler sabotare la sua carriera scolastica e PJ, il figlio dodicenne, sta allestendo un piano per scappare di casa. Che cosa è andato storto per i Barnes, al punto da mandare tutto in rovina? Al tempo stesso affresco famigliare e ritratto della contemporaneità, Il giorno dell’ape è un indimenticabile tour de force pieno di umorismo e calore umano.
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Paul Murray è nato a Dublino nel 1975. I suoi primi tre libri, tra cui Skippy muore (Isbn, 2010, e in corso di pubblicazione per Einaudi Stile Libero), sono stati un successo di critica e pubblico. Il giorno dell’ape (Einaudi 2025), il suo quarto romanzo, ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in tutto il mondo.
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