Aprile 24, 2024

278 thoughts on “LA CENSURA “AUTOMATICA” DI FACEBOOK

  1. La prima considerazione che mi viene da fare (giusto per sorridere un po’ insieme) è che su Facebook ho inserito la stessa foto che compare su questo blog: quella dell’Uomo con la Camicia Celeste.
    Della serie: W la fantasia!🙂

  2. Il testo di Marco Minghetti è piuttosto lungo, ma molto interessante.
    Vi invito a leggere un paragrafo al giorno… per poi commentarlo.
    Come avete letto (o leggerete) sul post Marco si è iscritto a Facebook da circa un anno, dunque potrà rispondere a eventuali domande con molta più cognizione di causa di me (che sono un novellino).
    Per cui chiedo a Marco di aiutarmi a moderare e coordinare il dibattito che (spero) si avvierà su questo post.

  3. Intanto vi ripropongo le mie domandine. Sono rivolte soprattutto agli iscritti, ma possono provare a rispondere tutti (quantomeno a livello di “impressione” suscitata dal testo qui sopra)…

  4. Questo per dimostrarvi che la stampa ci va giù abbastanza pesante su Facebook. Sul noto social network è molto più facile trovare notizie negative che positive.
    Come mai?
    Lascio la parola a voi… e a Marco Minghetti.

  5. Caro Massi,
    credo che gli interrogativi più forti attengano ai rapporti tra tutela della privacy e possibilità -attraverso facebook – di trattare e divulgare dati personali.
    Nonostante la possibilità di attivare opzioni che dovrebbero impedire – tranne ai cd “amici” l’accesso alle informazioni- la rete memorizza tutto. Raccoglie tracce anche a distanza di anni. Le riesuma anche in base a semplici parole chiave.
    Poichè la soglia d’accesso è molto bassa (13 anni) e può essere utilizzata a quell’età con leggerezza, non è da escludere che la rete registri informazioni che costituiscono facili “banche dati” per i futuri datori di lavoro. E problematiche limitazioni per i lavoratori di domani. Ogni notizia data anche con superficialità da adolescenti (inlinazioni alimentari, sessuali, naturali. Problemi di salute, genetici, familiari) può essere conservata e ripescata tra molti anni.
    Balzare fuori quando meno te lo aspetti. E si tratta di dati cd “sensibili”.
    Ti faccio un esempio.
    Una compagnia assicurativa potrebbe utilizzarli per non tutelare soggetti a rischio aids con malattie genetiche degeneratve.O un’impresa per non assumerli.
    Ho dato un occhio alle statistiche del garante della privacy.
    Gli interventi su facebook sono stratificati ma ancora mal direzionati.
    Stupisce l’allerta verso le foto di madri che allattano (come hai evidenziato sopra), e l’indifferenza verso apologie alla mafia.
    Un mondo che bolle e in velocissima evoluzione, insomma.
    Che credo dovrebbe gestire solo chi ha maturità e senso di responsabilità per farlo. Capacità di previsione sul futuro.

  6. Ehi, Simo… che bello trovarti on line!
    Ma cosa pensi del fatto che in Australia Facebook è considerato un indirizzo valido per l’invio di notifiche giudiziarie?

  7. Anche in Italia si stanno motipicando i casi di notifiche cd “veloci”.
    Ma la notifica via face book lede la riservatezza dell’atto.
    Pensa a un avviso di garanzia. Alla segretezza delle indagni. O alla tutela di un debitore o di un esecutato che subiscono un pignoramento o un decreto ingiuntivo.
    Atti delicati.
    Per i quali la velocità della comunicazione deve necessariamente associarsi alla tutela della dignità umana. Senza ferirla.

  8. mi frega cazzi della privacy, perchè di certo non vado a raccontare i fatti miei su facebook. io mi sono iscritto da poco. come tanti perché un amico mi ha chiesto di farlo, anzi, faccio il nome, me lo ha consigliato laura costantini. lo uso poco, perché ha tente possibilità che non ho ne voglia nè tempo di imparare. sostanzialmente lo uso come una messaggeria di splinder o poco più. e chissenefrega

  9. La parola magica è una sola. EQUILIBRIO.
    Su Facebook, come nella vita.
    Perché i giornali evidenziano solo i lati negativi di facebook?
    Rispondo con un’altra domanda.
    Perché i giornali evidenziano solo i lati negativi in generale?

  10. Fb è utile per chi è sano di testa, pericoloso per chi soffre già di alienazione per i fatti suoi.
    ciao

  11. Caro Massimo, sono doppiamente felice di farti gli auguri che sono ancora buoni per un nuovo anno splendido e per il tema su facebook…
    Dunque, ho visto e considerato facebook da subito uno spazio infinito e diverso dagli altri spazi consentiti liberamente. Avevo soltanto un timore: non avere il tempo per dedicarmici come amo fare di solito, perchè sono una conservatrice e avendo già il blog su libero che mi ha assorbito in due anni molto tempo, infatti ho lasciato anche il tuo blog, come ben ricordi l’anno scorso scrivevo anche qui pù spesso. Così, ho voluto soprassedere a facebook, fino a quando un vecchio amico mi ha cercato essendo lui iscritto già su F e da qui mi sono ricordata di essermi iscritta ma come al solito avevo perduto la password…
    Di facebook penso molto bene, finora non l’ho usato molto, ma ogni tanto mi viene in mente qualche nome di compagni di scuola e di lavoro e cerco di ritrovarli. Credo fermamente che se facebook è così attaccato è proprio perchè risulta essere veramente efficace….e come si sa, questo è un dato che alcuni ritengono – negativo – ma negativo per chi?
    La storia dei genitori che si iscrivono per spiare i propri figli non sta in piedi, e semmai riguarda qualche sprovveduto che non trova come superare crisi di ansia…Io ho figli ma non mi sono neanche chiesta se siano iscritti o meno a facebook, non mi interessa proprio e ti dirò non ci tengo particolarmente ad incrociarmi con loro.Ognuno ha i propri interessi e poi ti assicuro che sono io la più over in famiglia ad essere incuriosita da questi spazi infatti sono l’unica ad avere dei blog in casa, quindi non è neanche vero che questi spazi siano solo per i giovani, non è così, anzi, i giovani dovrebbero essere molto più occupati di noi over…e quindi ad usare blog,forum e facebook forse riesce meglio a noi. Io che amo scrivere molto però ancora preferisco i blog, ma ho capito che facebook mi offre molto di più.
    Sono anni che scrivo nel web, ho all’attivo una decina di libri, album di pittura contemporanea, amo la fotografia, m’invento di tutto, ma finora gli spazi concessimi, mi lasciano scivolare in un oblio senza fine e senza colore…quindi ben venga facebook, forse così riuscirò a dare un po’ di fastidio a chi mi vorrebbe invisibile…
    Quindi, frequentare facebook non è tempo perso, come non considero tempo perso tutto quello che facciamo con piacere e in libertà.. Ampliare la cerchia di amici il più possibile con la propria identità e non sotto falsi nomi mi sembra un progresso…che forse ha i suoi lati pesantucci da sopportare…ma credo non sia auspicabile essere finti troppo a lungo…si finisce per perdere di vista chi siamo veramente o di sdoppiarci in più soggetti nessuno dei quali abbastanza valido da bilanciare lo scontro tra il virtuale e il reale.
    Aggiungo, che, sono rammaricata di non essere ricorsa a facebook nei mesi passati perchè come Obama ha vinto le sue elezioni con i voti anche di internet, così anch’io, probabilmente avrei avuto più voti alle mie poesie e ai miei libri in un concorso a cui ho partecipato e nel quale mi sono vista superare da certuni che sinceramente di poetico scritto non avevano neanche il nome abbastanza valido…Me ne ricorderò alla prossima anche se ritengo che partecipare a concorsi di poesia sia una faccenda veramente penosa…Tanto anche se arrivassi ultima per me le mie poesie sono le più belle al mondo, non per niente ho dedicato ad esse un terzo della mia vita e poi perchè nascono dal nulla e non da allori costruiti a tavolino.
    Che altro posso dire, soltanto sperare che lo spirito che anima gli iscritti a facebook sia lo stesso di coloro che ritengono il relazionarsi un modo continuo per arricchirsi e per crescere…fino al traguardo finale, perchè no, del resto, sarebbe meglio morire centenario ma con un messaggio da commentare insieme ai nostri amici piuttosto che lasciare questo mondo isolati senza poter neanche salutare chi ci ama.
    Io la penso così, meglio davanti ad uno schermo del pc che davanti ad uno schermo rx per sentirti dire che ti rimangono 6 mesi di vita…
    Mille volte meglio, poi, essere se stessi, piuttosto che simili a fantoccini senza anima. Alle nostre personalità non dobbiamo rinunciare e se facebook questo ci aiuta a fare, come non considerarlo positivo…del resto chi spia lo troviamo anche al di là di ogni singola cornetta telefonica, e dovunque e allora!

  12. Attenzione, però, che facebook è anche piena di persone clonate o di gente inserita con falso nome.
    però è bella, bisogna ammetterlo

  13. Mi sono iscritto per prova. Ho chiesto l’amicizia a un vip (anzi a una vip) e me l’ha concessa. Poi ho provato a scriverle in bacheca e per posta. Non m’ha mai risposto. Ho pensato che sono buono per fare numero.

  14. Vedo che è notte, dovrei dormire, ma sono qui a pestare i tasti, causa …facebook! Ecco questo non me lo sarei immaginato, di perdermi a commentare cosa? Ma la voglia di parlare, scrivendo.
    Anche a me è capitato un invito e l’autore nel frattempo è sparito.
    Lo prendo come un gioco, senza troppo impegno, poco alla volta, come un dolce, non troppo, per via dei trigliceridi (nel mio caso).
    In realtà mi sembra utile, ai ritrovamenti che partono da lontano e, da luoghi che non frequento più o si sono dissolti nelle biforcazioni della vita.
    Mi fa molto piacere, ritrovare una persona incontrata a qualche appuntamento di interessi comuni, rivederla su facebook.
    Questo gioco serve benissimo per protestare, partecipare, aggregarsi e non intristirsi, quando il tempo (meteo) ti costringe in casa.
    Tutti i giochi hanno delle regole, basta sapere cosa si impegna. Ciao

  15. Sono anch’io, come Massimo, fresca fresca di Facebook. Detesto le etichette, da sempre, e trovo un po’ stravagante questa tendenza all’estremo, da una parte la demonizzazione di certa stampa, dall’altra l’entusiasmo sfrenato di certi utenti. Conosco persone che su FB passano pomeriggi interi e altre che sono scappate perchè lo trovano “indiscreto”, “invasivo”. Mah.
    Personalmente, oltre ad aver ritrovato, con genuina gioia, vecchi amici o amici recenti che abitano in altre città, grazie a Fb ho scoperto l’esistenza di siti e blog interessanti come questo, ho la possibilità di leggere poesia e prosa che altrimenti non avrei mai incontrato, di conoscere e far conoscere eventi, presentazioni di libri, recensioni, opinioni che poi, ovviamente, mi amministro io.
    Credo che il punto cruciale della discussione si riduca in definitiva, come in tutte le cose, fondamentalmente in un fatto di equilibrio e di misura.

  16. caro Massimo
    non capisco certa diffidenza nei confronti dei social network. ci si può girare intorno ma di questo si tratta, questa sensazione si respira. e se non è diffidenza è dimostrazione di scarso utilizzo del web.

    strano perchè siamo nel 2008 e c’è chi il primo collegamento l’ha fatto nel ’97. ne sono usciti molti anche troppi di articoli su facebook. quasi nessuno riesce davvero a essere un articolo tecnico sulla piattaforma. si prende facebook per parlare di tutto. in pratica si ripetono gli articoli scritti all’epoca sui blog. solo che sono passati molti anni, e un pò di alfebetizzazione informatica c’è stata. facebook non cambia la sostanza di chi naviga già in rete. nulla sulla rete si inventa ma tutto viene convogliato per poi di nuovo tornare in circolo.

    mi dirai, caro massimo, che proprio il mondo editoriale ha ignorato il web e i social network. tanto che si parla solo di facebook e mai di myspace, che in maniera sbagliata si vuole solo per ragazzini. in questi 12 mesi l’editoria a tutti i livelli si è affacciata su facebook. ma è un editoria (dagli addetti ai lavori agli scrittori) che dimostra di non conoscere affatto i meccanismi della rete quando il web diventa network.

    le dinamiche di FB sono le stesse di forum e newsgroup, ma anche msn e company. a queste dinamiche si è affacciato un mondo finora estraneo, e anche un pò snob, dove un blog viene ancora giudicato una eccentricità, un mondo anche molto narciso di default.

    gli imbarazzi verso il fb di turno del mondo editoriale sono la prova paradossale che un mondo a corto di soldi (per sua stessa ammissione) si è lasciato sfuggire una grande possibilità, il web, coltivando solo alcune riserve indiane, molto autarchiche e poco disposte a confondersi.

    è strano perchè di solito gli umanisti sono quelli al centro del mondo…
    la blogosfera e il web non si muovono grazie a quest’area intellettuale molto pigra ma su altri ambiti, come le tlc e il marketing.
    l’editoria non è affatto 2.0 e in molti casi non è pro(fessional). ritrovare profili lavorativi su linkedin è impresa ardua, mentre molti se ne servono.

    analizzare facebook come si sta facendo significa utilizzare una soglia di attenzione che il web non vuole nè consente. troppe analisi e parole non servono, basta il normale utilizzo quotidiano. degli stessi portali web dei grandi giornali, noi posiamo l’occhio sul 40% dei contenuti e ne leggiamo 20%: è fisiologico. non capisco allora il voler passare i social network ai raggi x, senza poi davvero sollevare questioni su privacy e finendo sempre sul sociologico e quindi generico, vago, sensazionalistico.

    all’inizio ho parlato di diffidenza. è come una persona che viene con te ma sempre contrariata e mai disponibile a capire e imparare. se poi scopri che fatica persino a venire con te, alla fine diviene anche antipatica. un pò come diffidente è quello che si affaccia su fb pensando sia la rivoluzione di un mondo -il web- che finora ha usato poco e male senza capirne granchè.

  17. Io, con rispetto parlando per Facebook, resto a casa mia e chiudo sempre bene le porte, altrimenti le apro a chi mi pare. Gia’ e’ troppo che io partecipi ad un blog letterario. Sto bene cosi’, e per comunicare incontro le persone in carne ed ossa o gli scrivo. Se no sto con la mia famiglia e ci sto bene, incontro gli studenti, parlo per strada o ai negozi. Io ho un corpo e passo attraverso quello. Sensi, tatto, udito, sentimento, poesia o pianto, riso, gioia, tutto. Altro che. Il mondo e’ arcaico. Il mio e anche quello di tutti, dopotutto: smettiamola con le finzioni e gli pseudonimi, con l’incorporeita’ e la tautologia dell’io, l’imitazione e la mimesi. Ognuno di noi e’ un uomo che respira e tocca. Viva chi tocca e si lascia toccare e basta con l’ambiguita’ (pericolosa spesso) dell’elletronicumanita’ dei bip e i numeri: i numeri del codice binario su cui tutto questo si fonda – a beneplacito delle tasche del ragazzino che l’ha inventato arricchendosene alquanto.
    Con rispetto parlando, io no. No. Mai.
    Sergio Sozi

  18. Premesso l’interesse che suscita il fenomeno a livello di comunicazione e analisi, credo però che l’inquadramento sistematico nell’ambito dei valori costituzionali sia fondamentale per un sano ed equilibrato esercizio di questo mezzo sorprendente.
    In realtà sotto un profilo giuridico e umano i problemi che fb pone sono almeno tre. Va ribadto poi che la fascia di tutela più debole è quella dei minori.
    – Il cd “diritto all’oblio” (fb conserva i dati anche quando il frequentatore è uscito con grave danno soprattutto per i minori e il loro futuro lavorativo. Il rischio è di essere catalogato attraverso immagini appartenenti a periodi della vita superati) e il conseguente “diritto al cambiamento” di gusti, opinioni, tendenze sempre garantito sia dalla libertà di manifestazione del pensiero (art 21 cost )che dalla possibilità di esplicazione della propria personalità (art 2 cost).
    – i furti di identità
    – la difficoltà ad ottenere un immediato diritto di rettifica dei dati personali proprio a causa di questa “memoria lunga” del mezzo (legalizzato invece dalla legge sulla tutela della privacy e allo stato inconciliabile con la capacità di raccolta di fb).
    Ho visto che la nuova finanziaria se ne sta occupando.

  19. Concordo in linea di massima con Sergio e Renzo. Io mi sono ritrovato su questo strumento di comunicazione infernale senza saperlo. Una persona amica mia mi ha inserito (io non saprei farlo), ha postato molti miei scritti e all’inizio la cosa mi faceva piacere e mi divertiva. Ora comincia un po’ a seccarmi, tutti i giorni mi arrivano richieste di amicizia o di far parte di qualche gruppo. L’ultima è di stamattina: un tizio mi chiede se voglio far parte del gruppo palle di neve. Palle di neve!!!??? Non sto scherzando. Il tizio in questione mi chiede se mi diverte quando qualcuno mi tira una palla di neve e se desidero scagliarne una a mia volta. Palle di neve! “Ammesso che sia già rimbecillito a tal punto da mettermi a giocare con le palle di neve, dove le trovo qui a mare?” chiedo. L’ho mandato a cagare, perchè mi stavano girando le palle. Morale: si sta innescando un meccanismo incontrollabile, di proporzioni stratosferiche, tutti vogliono parlare con tutti, solitudini incolmabili, vuoti da riempire. Penso che le amicizie sia meglio selezionarle con rigore. E’ inutile che entri in contatto con la tizia che colleziona pettini, se io sono calvo. Inutile entrare in contatto con il tizio convinto che Giacomo Leopardi sia un felino, se io amo la letteratura. Meglio Sergio o Renzo con i quali mi posso confrontare su argomenti che condividiamo.

  20. Su Facebook ho scritto un paio di mesi fa questo, e non credo di dover aggiungere altro:

    “La “vetrinizzazione” dell’esistenza non ha risparmiato neanche gli scrittori italiani. Come se non bastasse la passerella dei festival letterari, dove un pubblico svagato in cerca di mondanità insegue la shilouette dello scrittore per strappare l’autografo come un tempo facevano solo gli scolari delle medie coi giocatori di calcio, adesso è arrivato Facebook, ed è tutta una ressa per chi mette chiappe e agenda in Rete, per fare amicizie e stringere alleanze.
    Il mese scorso il mio amico Franz mi ha mandato l’invito e sono finito su Facebook. Ci sono rimasto una cosa tipo un giorno e mezzo, il tempo di vedermi arrivare offerte d’amicizia da qualche scrittore che è davvero amico mio, qualcuno che conosco appena e amici di amici. Poi ho guardato un po’ in giro il livello delle comunicazioni e ho annullato il mio profilo. Non è che mi consideri meglio di nessuno, ma questo è veramente raschiatura dal barile del narcisismo d’accatto.
    Il libro è per chi legge un’oasi di solitudine, per chi scrive un’esperimento di singolarità. Il mercato delle facce (e dei culi, e delle facce di culo) sta al libro come la paresi facciale al sorriso. Se un compito ha lo scrittore a questo mondo, è favorire un’iniziazione alla scoperta personale, contro il mercato mediatico dell’identità. Ma se il sale perde il suo sapore, è da buttare. Su Facebook ho visto e letto stronzate di gente che fortunatamente non conoscevo, e di cui d’ora in poi mi guarderò bene dal leggere libri. Nel caso riescano a scriverne di decenti, non riuscirò a non pensare che sono solo i ghostwriter di se stessi.
    E non mi si dica che avvicinare lo scrittore ai lettori è cosa buona è giusta: buono e giusto è preservare una parola altra dalla chiacchiera che soffoca il mondo, una presenza capace di solitudine che garantisca la separatezza e la differenza dell’arte dalla vacua esibizione narcisistica: sciogliendo l’una nell’altra, invece, la vittoria del nulla è completa.”

  21. Anche Letteratitudine affronta il fenomeno facebook…

    Caro Massimo, tu sei un intellettuale curioso, attivo, dinamico, aperto (così come tanti altri cari amici di rispettabile posizione professionale) e non trovo sia strano quindi che tu voglia affrontare anche in questa sede letteraria un argomento che sembra più avere del sociale.

    Nessuno nega che si tratti ormai di una sorta di ‘tormentone’ che potrebbe (o forse già lo è) trasformarsi in vero e proprio processo socio-comunicativo.

    Condivido il discorso sulla privacy spiegato da Simona Lo Iacono e ocndivido il punto di vista di Sergio Sozi (così come quello di Salvo Zappulla) e aggiungo la mia esperienza personale:

    sono stata invitata su facebook da amici (tra cui anche docenti universitari, ricercatori e via dicendo) e dopo tanta resistenza legata al mio modo di pensare e di vivere il mio tempo ‘libero’ ho accettato.

    Dopo 2 giorni mi sono cancellata!

    “A cosa mi serve stare su facebook?” mi sono chiesta.

    A nulla!

    A partecipare alle petizioni di gruppi amplissimi che si attivano per le giuste cause? Credo di essere già attiva in tal senso con i miei altri mezzi di scrittura (vedi Lo Schiaffo ad esempio).

    Voglio comunicare di nuovo con amici che non vedo più da tempo? Lo avrei portuto fare fino ad ora credo, se il desiderio era così intenso…

    Voglio confidare i miei piccoli segreti quotidiani (tipo: che film guardo alle 17, quale libro leggo alle 21)?
    Perché dovrei farlo con persone che vedo o sento spesso? Se ho voglia di entrare in confidenza con colleghi di lavoro ho bisogno di facebook?

    Tuttavia, la mia perplessità è legata al fatto che tale realtà virtuale non è frequentata da gente ‘scansafatiche’, ci sono persone di un certo prestigio intellettuale e amici che stimo moltissimo e la domanda che ad alcuni di loro ho fatto e oggi rivolgo a Massimo è:

    cosa scrivete su facebook?

    Forse la mia posizione distaccata è legata al fatto che da anni ho scritto sui forum dell’università (da studente prima, da dottore di ricerca e moderatore oggi) e il confronto non è mai mancato con gli altri (conoscenti e sconosciuti), forse è perché già Lo Schiaffo mi dà modo di instaurare dei rapporti a distanza con alcuni collaboratori di tutta Italia.

    Forse ho paura che facebook tolga ulteriormente tempo ai rapporti sociali, nel senso che se comincio a interloquire con i miei amici avremo il pretesto di non vederci per una sana cioccolata o birra davanti ad un tavolino di sera in una via del centro storico.

    Insomma, io non sento l’esigenza di facebook, se non esistesse per me sarebbe indifferente.

    Preferisco blog come Letteratitudine dove sai per certo che quando impieghi 20 minuti per rispondere e leggere, sai che hai speso bene quel tempo, parlando di letteratura, di punti di vista elevati, e la società con i suoi ritmi quotidiani e frenetici ci toglie sempre più tempo per assaporare lentamente i lati sublimi della vita.

    No, io non sto con e su facebook.

  22. Dimenticavo:

    una cosa che mi ha infastidita è che, come dicevano altri, arrivano richieste continue di amicizia; si ha la sensazione di mettere in vendita anche questa? Sembra di avere a che fare con veri e propri slogan del tipo: vuoi fare amicizia con tizio perché fa l’ingegnere, va in giro per il mondo etc. ‘etc? La cosa poi diventa comica e allarmante quando ad insistere nell’essere aggiuna come amica è uno studente 19 enne che oltre a facebook ti propone anche badou!!! 🙂

    Insomma… non esageriamo con i rapporti colloquiali e informali.. mi vien da dire no?

  23. @Walter Binaghi. Sottoscrivo in pieno. Oddio, mi sorge un dubbio: spero di non essermi giocato l’ultimo briciolo di credibilità rimastami.

  24. Probabilmente si tratta di una nuova moda. Per adesso è esplosa, tra un po’ di tempo si dimensionerà da sé così come è accaduto per second life, myspace, i blog, ecc. Una dimensione meno esplosiva, cioè.

  25. FB, il fenomeno
    E’ il social network più frequentato in Internet. E se ne ‘parla’ moltissimo oggi, anche nelle pagine dei principali quotidiani nazionali. Inizialmente ero piuttosto perplesso. Poi, mi sono deciso a iscrivermi. E a provare… con l’obiettivo di capire il ‘fenomeno’ […]

  26. ciao, mi sn iscritta da poco e la verità è che mi sento molto stupida per averlo fatto. facebook ha avuto in italia iscrizioni pari al 900% nel giro di pochi mesi, questo significa che tutte le volte che esco a bere una birra qualcuno sta parlando di facebook, di foto su facebook, di amici o sconosciuti su facebook…quello di facebook è un argomento ricorrente tra i ragazzi della mia generazione e cioè i quasi trentenni o poco più. e parlo di gente che ha studiato ma che oggi è disperata perché nn ha un posto nella società. facebook fa sentire partecipi, su facebook esisti e i tuoi fatti vengono letti o visti da qualcuno. sei importantante per qualcuno. su facebook crescerà la pubblicità e che se ne parli bene o male nn importa è cmq uno dei mezzi più ambiti dal mercato. molte tendenze si stanno creando su facebook. credo che fb sia un valido mezzo per tenere sotto controllo i gusti della gente e quindi anche in questo caso domina il mercato. per quanto riguarda un pro di fb per me nn esiste perché il mio unico scopo quando l’ho aperto era riallacciare i contatti con una persona che però è più intelligente di me e su fb nn ci sta :))

  27. Per me è stupendo.
    L’ho chiamato “la rubrica telefonica della mia vita”.
    Ci dovremmo essere tutti e sarebbe meraviglioso.
    Vuoi mandare un messaggio al cugino che vive a Dubai e hai perso la mail? Nome e cognome ed eccolo lì.
    Vuoi rimetterti in contatto con un’amica che non vedi da tempo ma sai essere in un brutto momento? Nome e cognome e la ritrovi.
    Vuoi sapere quanto sta questa volta in Cina per lavoro il cugino spagnolo? Vai a guardare cosa ha scritto e scopri che domani torna e oggi piove.
    Vuoi far avere una foto ad un’ amica lontana? Due clik ed ecco fatto.
    Senza disturbare, senza telefonare nel mezzo di una riunione o di un sonnellino pomeridiano, senza problemi.
    Se sei contento di avere mie notizie e che io veda le tue sei mio amico ed è fatta.
    Poi tutti i giochini, i fan, le sciocchezze varie si possono evitare tranquillamente, senza problemi e facebook rimane davvero un libro aperto su tutte le conoscenze della mia vita.

  28. facebook sta uccidendo i blog. questo è poco ma sicuro. i blog sono cosa vecchia. mi sono fatto un giro e la frequentazione media dei blog “storici” è calata moltissimo (tipo n. commenti, ecc.). si sono tutti riversati su fb. questo blog di massimo maugeri è uno dei pochissimi che resiste

  29. Basta considera Facebook uno strumento senza lasciarsi strumentalizzare. Tutto qui. Un’automobile serve per facilitarci gli spostamenti ed è utilissima. Poi, se corriamo a 200 all’ora e finiamo fuori strada la colpa è nostra, non dell’automobile.

  30. FB é nato con lo scopo di rimettere in contatto i vecchi amici persi di vista e i compagni di scuola. Qualcuno ha commentato: “Ma se ci ho messo una vita a ad allontanarmene!”. Condivido, però chiedo perdono, perché anche io ho peccato e ho aperto un account su FB, anche se, per mancanza di tempo, non frequento molto. Trovo molto più utile LinkedIn, il FB delle “persone serie” ;-).
    Un saluto a tutti.

  31. Ringrazio Massimo per l’ospitalità e tutti coloro che stanno intervenendo nel dibattito. Vorrei cominciare a interagire con voi cominciando dal commento di Stefano Ciavatta che esprime, forse senza neppure saperlo, una classica posizione taylorista, che lascia ai soli esperti scientificamente accreditati la possibilità di valutare “tecnicamente” il mondo. Profondità di analisi, spirito critico, interpretazioni non in linea con la superficialità richiesta dall’omologazione al Pensiero Unico sono guardate con orrore. Il tentativo è quello di banalizzarle, ma è destinato ad lasciare il tempo che trova. Wikipedia ha dimostrato che l’Enciclopedia Britannica ha fatto il suo tempo e che la Wikinomics richiede un livello di apertura mentale ben diverso da quello posseduto dai brontosauri fordisti che ancora però, persino in sito dedicatto all’approfindimento umanistico come questo, sono presenti fra noi, recalcitranti davanti alla prospettiva dell’inevitabile estinzione che li attende.
    Una prospettiva sempre di carattere tecnico, ma che mi è sembrata ben diversamente fondata., è quella proposta da Simona Lo Iacono. Sono punti rilevanti, quelli che solleva, ma non essendo un giurista non posso entrare in dettaglio. La dimensione che mi interessa è piuttosto quella dell’eticità. In questo senso è bene ricordare che la moralità ha come contenuto i valori personali che ci detta la nostra coscienza individuale: ciò che ciascuno di noi reputa, in cuor suo, giusto o sbagliato. Ad esempio, è in base alla propria moralità che è ammessa l’obiezione di coscienza di fronte a comportamenti che una parte significativa della società giudica leciti o, addirittura, doverosi.
    Per converso, il diritto è, all’interno di questa distinzione concettuale, costituito da quelle norme che lo Stato sanziona con i propri tribunali e con la propria forza esecutiva. Ad esempio, molti doveri a cui un’impresa è tenuta sono di natura strettamente giuridica (come i reati di falso nelle comunicazioni sociali o gli illeciti commessi dagli amministratori, previsti dal titolo XI del libro V del codice civile).
    Moralità e diritto sono da sempre stati distinti: si pensi alla tragedia greca Antigone, che è tutta giocata sul conflitto tra la moralità (rappresentata da Antigone) ed il diritto (personificato da Creonte). Grande merito di Hegel è avere individuato una terza fonte della normatività in qualche modo intermedia tra la moralità ed il diritto: l’eticità.
    Nell’eticità i diritti/doveri non sono né liberamente scelti (come nella moralità), né imposti da un soggetto titolare dell’esercizio legittimo della forza (come nel diritto): nell’eticità i diritti/doveri sono condivisi in una relazione intersoggettiva che si sviluppa entro uno “stare-insieme” relativamente stabile. Così, con la filantropia, intesa come il gesto totalmente libero e discrezionale di chi dona (senza coinvolgimento del donatario e, soprattutto, senza una progettualità che si sviluppa nel tempo di una relazione), non si è nel campo dell’eticità, bensì in quello della moralità. Viceversa, molte delle attese normative della nostra vita quotidiana (ad esempio in famiglia) sono di natura strettamente etica: difficilmente azionabili davanti ad un giudice e non riducibili ai valori di uno solo dei soggetti coinvolti. Lo stesso vale per quanto riguarda i nostri comportamenti nel contesto di un social network come Facebook, dove l’eticità non è determinata tanto dal contenuto dei suoi comportamenti, quanto dalla fonte della doverosità di quei comportamenti, lo stare-insieme-per il raggiungimento di obiettivi comuni: di conoscenza, di sviluppo, di elaborazione creativa.
    Facebook può far rivivere così il Convivio (o Simposio) platonico, un luogo dominato dall’eros e dalla cooperazione discorsiva, regolata da un simposiarca. Il modello conviviale comporta l’attualizzazione del potere di parola e d’iniziativa attribuito a tutti i soggetti-persone presenti nel sistema dello “stare insieme per”. In questo quadro, l’”umanesimo digitale” diviene quello in cui l’Uomo si riappropria della tecnologia e la ripone al centro della sua vita sia come singolo “plurale”, sia come collettività. Mi ha scriito Gianluca Garrapa: “la vitalità condivisa. Come un convivio. Forse la vitalità è connessa alla sua possibile-repentina (a volte ingiustificata) interruzione. La morte di un’idea collettiva mentre altre proliferano fascisticamente e con la complicità inconscia di certi amministratori. Io mi chiedo cosa possa essere la vitalità digitale, la spontaneità. Penso ad un’oralità elettrica, a Facebook come una palestra, un prefilmico, un preespressivo. Una prova generale.” E aggiunge: “io credo ad una certa transensorialità della rete, ad un’empatia che avvenga senza mettere in moto neuroni a specchio. Come uno scambio magnetico di sguardi che assumono la forma del linguaggio. Forse. Ma se così non fosse, come si potrebbe creare empatia tra interassenti? Tra noi senza vederci hic et nunc? o forse possiamo inventare un extralinguaggio emozionale? non solo questo 🙂 o questo 🙁 o 😉 😀 eccetera ma sfumature etiche di condivisione momento per momento sono auspicabili. comunque siamo agli esordi, no? io credo che quando SL girerà su tutti i pc, quando diventerà come l’ADSL, allora la quadrimensione del pensiero-linguaggio porrà altri problemi. Intanto quello che ho scritto non l’avrei mai potuto postare nel mio blog: perché le condizioni iniziali sono fondamentali nello sviluppo del discorso, è più probabile interagire qui su Facebook che su qualsiasi mio blog o altro blog collettivo (per questioni di immediatezza o moderazione): in questo senso è più facile non cadere in un monologo qui che altrove. Il discorso che nasce in interassenza, qui si realizza in pieno. Bello sarebbe farlo ‘mascherandomi’ di volta in volta di leo bloom di bimodale (uno dei nickname di Garrapa, ndr) di ramon di giuliano joyce… cioè fingendo altro da me e ponendo anche in questa ‘recita’ la stessa sincerità e onestà”. Grande Gianluca.
    Prima di arrivare alla quarta dimensione del web 3(o 4, o 5…chi offre di più?).0, occorre insomma dare un fondamento etico alle interazioni in Rete, recuperando la dimensione narrativa, interpretante, analogica del digitale.

  32. Per Massimo Burioni.
    E’ vero che FB é nato con lo scopo di rimettere in contatto i vecchi amici persi di vista e i compagni di scuola. Solo che oggi è diventato un business pazzesco. Questo mi è parso di capire.

  33. Per Martina,
    FB é un diventato un business perché tutto quello che ha un seguito e un successo di pubblico, in rete e non, al dilà degli aspetti platonici e di convivio di cui giustamente parla Marco Minghetti, é destinato a diventare un business (almeno finchè tira), e mi sembra anche logico. Non credi?

  34. Sì, son d’accordo. Ma proprio nel momento in cui diventa business diventa cosa altra rispetto a ciò per cui ha avuto origine. Nel bene e nel male. Mi pare, poi, che molte persone vadano su facebook non per ritrovare i vecchi amici o compagni di scuola, ma per promuovere se stessi o per dimostrare a se stessi che esistono in una dimensione altra da sé. Mi pare un cambiamento significativo. Nel bene e nel male.

  35. IO uso facebook, lo uso moltissimo, e con il tuo permesso vorrei tanto aggiungerti, visto che leggo sempre il tuo blog…
    Comunque non mi sono mai fatta problemi sulla propria utilita’ o meno. vivo negli Stati Uniti e cosi’ ho la possibilita’ di rimanere collegata in tempo reale con tutte le persone che sono amiche e che vivono in ITalia (e parlo di amici dai tempi della scuola). Ho anche tra i miei amici persone che non conosco, piu’ che altro per pet society (ma ho chattato con alcuni di loro e mi piacerebbe incontrarli un giorno), e persone con cui ho scambiato idee e commenti nei nostri blog…
    Mi piace postare le mie foto soprattutto perche’ vorrei che i miei amici vedessere com’e’ la mia vita qui (insomma, niente di che, foto dei miei animali, della palestra…). Non mi faccio problemi perche’ lo uso per quello che e’ (almeno cosi’ la vedo io): un gran gioco.

  36. Io sono iscritta da qualche mese a facebbok, ma finora non ho avuto problemi. Mi ha ritrovata una mia compagna del liceo, di cui avevo perso le tracce. Prima vivevo a Milano, ora sto a Siracusa, e lei invece a Ivrea. E’ stato carino risentirla e vedere le sue foto. Sono stata contattata dalle matricole di veterinaria (ormai sono una stagionata veterinaria) della facoltà di Milano… E’ stato come fare un tuffo nella mia giovinezza. Alcune ragazze verranno in Sicilia per fare pratica con me… Sono così carine, giovani, coi visini freschi e senza rughe! E quando mai le avrei conosciute? Mentre sono all’ippodromo e ringhio con i vari allenatori? Aspiranti veterinarie ancora piene di illusioni verso il futuro! E poi ho mia sorella che vive in Brasile. Beh, per le foto c’è anche Filckr, ma vuoi mettere Flickr con Facebook? Non è così agile, così comodo! Certo ci sono un sacco di sconosciuti che ti chiedono di diventare amico, ma c’è sempre “ignora”. Insomma, a me sembra solo uno strumento per comunicare. Ovvio, che, come ogni strumento, può essere usato male. Ma anche quello che ha ammazzato i genitori a colpi di padella ha usato male uno strumento e nessuno si è sognato di guardare male le padelle… Non ho molto tempo per Facebook, però in quei pochi momenti che mi ci metto, mi diverto. Ovvio che NON sogno di iscrivermi tra i fans di Riina…
    Ciao a tutti

  37. Ed ecco una nuova forma tecnica, creata per facilitare l’avvicinamento degli uomini, come se non lo fossero già abbastanza con le altre già esistenti.
    Viviamo in un mondo dominato dalle scoperte scientifiche, e più se ne scoprono più sembrano utili.
    L’uomo comune è diventato un numero da moltiplicare innumerevolmente, per scopi di guadagno economico di alcuni che si sono messi al timone di questa società produttiva ad oltranza, e che ci rimarranno fino a quando l’uomo comune stesso si accorgerà che potrebbe vivere meglio senza di loro.
    Ogni prodotto viene presentato come necessità per lo sviluppo personale individuale, secondo loro possibile solamente aprendosi a qualunque si presenti sullo schermo del suo apparecchio, al quale fin dall’inizio ho dato il nome di mostro mediatico.
    È in verità un vero mostro, perché ci illude di poter migliorare nel nostro comportamento verso il prossimo, quando non siamo neanche capaci di aprirci al vicino di casa.
    La distanza comunicativa toglie in effetto le antipatie che altrimenti ci impedirebbero di comunicare anche in via elettronica.
    Dietro questa propulsione mediatica apparentemente benefica si nasconde a volte anche un grido doloroso di aiuto nel momento in cui si sente di affogare nelle proprie inadempienze e incapacità.
    Un surrogato quindi, come tutto anch’esso con due volti, che ci può aiutare come deludere ed uccidere, quando non siamo capaci di farne un uso utile.
    Allora sì, che avrebbe un valore pedagogico e psicologico e quindi sociale.
    Sta quindi al singolo di imparare a usarlo per il suo bene e di trovare la forza della rinuncia qualora lo danneggiasse.
    Lo stato ha il dovere di regolare e sorvegliare il suo utilizzo, come lo avrebbe in ogni attività umana, quando il cittadino ne farebbe un uso nocivo alla sua formazione ed ancor più a quella degli altri membri della società.
    In questo senso, ritengo utile definire i limiti nei quali il singolo possa agire liberamente, seguendo principi morali ed etici con i quali si possa affrontare il male senza paura.
    Il male è una componente del nostro modo e capacità di percezione; non lo si può eliminare, ma solo ammaestrare e renderlo meno dannoso, quando abbiamo imparato a riconoscerlo nelle sue svariate forme d’apparizione.
    Aggiungo, che solo nell’esame dell’utilità ed inutilità di un qualcosa, o come generalmente si dice del bene o del male, percepiamo questo qualcosa e impariamo a farlo nostro nel senso che siamo riusciti a formare in noi.
    Saluti.
    Lorenzo

  38. Ho già rifiutato gli inviti di familiari, amici e numerosi sconosciuti ad entrare in Facebook. Non trovo attualmente motivi sufficienti per l’utilizzo di questo nuovo strumento, e inoltre temo alcune situazioni alienanti già percepite attraverso le vecchie forme di contatti on-line. “Il medium è il messaggio”: spesso però il messaggio che ci si attende non è pertinente al mezzo di comunicazione utilizzato.

  39. Come altre volte, mi sono fatto condurre dal “pilotto”, non verso un nuovo dibattito ma addirittura verso un nuovo porto e che vedo? Nuovamente lui, il buon Navigero, con la camicia azzurra! “Eta rubaska signaia?” era l’incipit di un corso di russo che mi avevano regalato negli anni 80, e questa (Hai la camicia azzurra?) era l’unica frase che ho imparato, abbandonando il corso ritenendolo non particolarmente furbo né utile per un viaggio in Russia. Era forse ideato dal giovine Maugger? Venendo a Facebook, mi sembra l’equivalente di una guida telefonica vivente. Come tale, penso, può essere utile e va usata. Quanto ai problemi che suscita: a chi è preso dall’angoscia di non esserci (oddio, non sono se non mi vedo) consiglierei di vivere montando sulla tesa di un cappello una serie di specchietti e gli pongo una domanda semi-filosofica: 50/100 anni fa c’eri? Tra 50/100 anni ci sarai? Buonanotte. A chi è ammalato di presenzialismo (stile il picchiatello che ci tiene a far le corna dietro ai presentatori di tutte le reti televisive) chiedo: ma hai davvero tutto sto tempo da sprecare? A che serve? A entrambi i “tipi angosciati” che non riescono a trovare un’identità, o un “centro di gravità permanente” dico che è meglio fare che apparire: un contenitore vuoto è perfettamente inutile e non vale per l’aspetto ma per quello che può contenere quando è pieno. Cerchiamo di riempirlo, se proprio non si hanno idee, almeno con delle sane letture. Concludo con una citazione: “Un buon focolare, dei libri, penne: quante risorse contro la noia. Le ore scivolano allora su di voi e cadono in silenzio nell’eternità senza farvi sentire il loro triste passaggio” (Xavier De Maistre,1794).

  40. Mi sembra che gli interventi di Lorenzerrimo e di Gianmario diano una risposta che non chiude a facebook, ma nemmeno vi apre. Insomma consideriamolo per quello che è e cioè uno strumento, senza illuderci che questo possa cambiare la nostra vita. Quanto alla comunicazione resto un po’ retrogrado e preferisco di gran lunga una conversazione di fronte a una persona, senza schermi e paraventi. Già mi fa fatica stare sui blog, ma anche lì dipende che dall’uso che se ne fa. Io vengo su Letteratitudine perchè imparo tante cose che in un altro modo non avrei occasione di apprendere e poi anche perchè la discussione è sempre pacata, come del resto dovrebbe essere la norma.

  41. Il problema di facebook in realtà è giuridico.
    In quanto ha estensione non solo orizzontale (i vari “amici”), ma verticale (la memoria lunga). Si potrebbe ben sintetizzare con il famoso brocardo latino:
    quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglia i sorveglianti?
    E cioè. La percezione generalizzata è quella di un grande, e innocente, gioco di massa. Di un simposio. Di una condivisone legata da interessi e affetti comuni.
    Ma ciò corrisponderebbe alla realtà se non vi fosse un sistema di base. Un raccoglitore di tracce. Un “sorvegliante”.
    E il problema è non solo la mancanza di percezione di questo “terzo occhio” da parte di chi – con serenità – ne fa uso.
    Ma la distorsione dei dati che il “sorvegliante” raccoglie. E che riutilizza. Per finalità diverse da quelle per cui le informazioni sono state messe in campo.
    Ecco perchè il problema è giuridico.
    Perchè esige tutela.
    Solo in apparenza chi offre spontaneamente dati personali e mette volontariamente in circolo informazioni che lo riguardano compie un atto autonomo. E responsabile.
    L’autonomia consiste nel destinare quelle notizie ad uno scopo con un atto di volontà(culturale, amichevole, ricreativo, lavorativo) . In questo senso questa libertà va garantita. Ma in un “universo” in cui l’esercizio di questa libertà è “merce” (raccolta di dati statistici a fini commerciali, sociali, segreti, di spionaggio), non ci troviamo più innanzi all’esercizio di autodeterminazione. Ma alla presenza di un gestore occulto.
    Ribadisco: chi sorveglia i sorveglianti?
    La vera libertà va esercitata nella assoluta consapevolezza del sistema all’interno del quale si agisce.
    E non va strumentalizzata.

  42. Nel mio paese d’origine (qualche centinaia di abitanti) la mania di FB fa furore, al punto che gli amici si scambiano commenti, foto, cazzate e quantaltro, rimanendo per ore attacati alla tastiera. Poi si incontrano al bar e parlano delle cose che si sono mandati a vicenda poco prima. Questo mi dà da pensare…

  43. @Massimo Burioni:” Poi si incontrano al bar e parlano delle cose che si sono mandati a vicenda poco prima. Questo mi dà da pensare…”

    Effettivamente non può non dare da pensare.

  44. @Simona: hai perfettamente ragione. Faacebook è una miniera di notizie incredibile a cui i malintenzionati possono attingere a volontà.
    Anzi, mi viene tanto il sospetto che sia proprio questo il fine per cui è stato ideato.

  45. All’inizio volevo restare fedele a MySpace, poi mi sono convinta e a novembre mi sono iscritta. Mentre MySpace è più “espositivo” efficiente quanto un sito internet personale, Facebook è più immediato, ci si trova, molti usano il proprio nome e non nick, ci si ritrova. Credo una sorta di utilità di FB: nel caso di noi del sud che spesso siamo tagliati fuori da certi meccanismi,m potrebeb tornare utile consocere persone che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Io ho conosciuto tanti scrittori di cui leggevo solo i libri e sono contenta di poter interagire con loro; idem per personaggi relativi all’editoria, giornalisti e quant’altro.
    Restare in contatto è già così difficile, avere tati amici sparsi in tante città è costruttivo, e dedicare dieci minuti a mandare o a rispondere a un loro messaggio su FB non poò far male. Una sorta di messaggeria istantanea, tipo msn, solo un po’ più varia.
    La cosa pericolosa sapete qual’è? E’ che una volta che ti attacchi non ti fa più combinare un accidente: il piacere di parlare con gli amici è tale che poi ti accorgi che è ora di cena e che a tavola non c’è niente (e nemmeno sul foglio che avresti dovuto scrivere…)

  46. @…
    sempre più assoggettati alle offerte virtuali.

    Ma li osservate gli adolescenti? “Manichini” nella vita e “presenti” davanti al monitor.
    La tecnologia sta trasformando le emozioni in “byte”.
    Meno male che lo so usare poco(e nè mi va d’imparare oltre).

  47. @ Zappulla…

    Niente palle di neve!
    Ti do l’indirizzo in privato : inviami cannoli e cassate siciliane(vere!). Visto che il periodo dlle Feste, hai tenuto sempre nascosto la faccia in un piatto.

  48. Premetto che non sono iscritto, né mi iscriverò. Facebook oggi (non ieri, forse) è una forma di controllo sociale che abolisce la privacy facendo piazza pulita dei rapporti sociali concreti. Proietta questi ultimi in uno spazio falso e virtuale, promuovendo sottilmente una forma consolatoria di competizione (vince chi ha più amici). Sottrae all’individuo la sua forza sociale a la trasferisce su una nube virtuale, di fatto annichilendolo. Concepisce la persona come carta d’identità, la illude di essere parte di comparti sociali, di più gruppi accomunati da una passione, dal divertimento. Il tempo dell’amusement. Varrebbe la pena leggere Benedict Anderson. O di rileggere Adorno.
    Triste è ancora di più leggere che ormai il tempo libero gli scrittori preferiscono passarlo sui social network: un’ulteriore prova dell’inconsistenza della nostra letteratura e dei nostri intellettuali, che invece di raccontare la realtà, preferiscono alienarsi nell’unico spazio in cui, forse, possono riscattarsi dalla loro nullità comunicativa. Illusoriamente.

  49. Quando si verifica un fenomeno significa che sono accadute delle cose che lo hanno sostenuto o provocato. Energie incoercibili che hanno molto a che vedere con l’intuito e con l’esperienza umana nonchè con la memoria. Marco Minghetti ha detto molto bene quello che penso anch’io. Guardare e giudicare una cosa diversa considerandola negativa accade ogni qualvolta ci si sente in pericolo o quando si teme di perdere qualcosa che abbiamo raggiunto. Insomma, fa parte della solita retrocessione comune a tutte le epoche il voler ammettere che esista un evento che sta cambiando i soliti modi per intenderci su questa terra per ritrovarci e per ricercare i nostri simili anche soltanto per un saluto. Che male c’è. Se poi si paventa anche come fosse un pericolo il mettere in piazza parte di quei dati sensibili, la privacy, insomma, credo non sia la prima volta con face book che questo accada…e lo sappiamo bene. Ora, si tratta di voler continuare a farsi conoscere solo ad un gruppo selezionato di umani oppure ad un gruppo indeterminato di persone che può crescere in maniera vorticosa. Non dimentichiamoci che internet nacque per motivi logistici e quindi a questo punto una cosa rimane certa: occorre non dimenticarci della – disciplina – Se si opterà per quella cosa che Minghetti ha definito – eticità – verrà da se che saremo autoprotetti…altrimenti come in ogni altro sito o spazio della rete, succederà l’autocombustione e quindi anche un’autoeliminazione a catena. Sulla questione della banca dati in espansione esuberante, non è certo FB a farla nascere…Infatti, ogni volta che scriviamo in internet, basta volgere lo sguardo a piè di pagina e troveremo la solita dicitura: Copyright…Tutti i diritti riservati….e a consolazione meno male che il più delle volte, leggiamo anche S.p.A. almeno non è più S.r.l. o S.a.s.
    Almeno questo lo si è raggiunto….anche se in clima di crisi finanziaria a dominare ogni rapporto relazionale non basta neanche più…quindi, pace all’anima nostra e guardiamo al futuro con un pizzico di ottimismo in più….Da parte mia, face book o no, credo di aver scritto talmente tanto in questi anni da ritenere di dover cambiare registro e quindi dedicarmi alla lettura e se poi anche tramite FB, i miei libri non conosceranno gloria, a me non importa molto, non ho fine mercantili ma soltanto eco-nomici….che è un nuovo modo per far capire che se agiamo senza secondi fini, in qualunque spazio noi ci trovassimo, non sarebbe da considerarsi un errore e quindi continuamo a sentirci liberi di scrivere dove preferiamo…..e anche liberi di non leggerci e anche di ignorarci… comunque sia, il libro qualsiasi sia il suo costo rimane sempre un dono! Anche se i Principi ci lasciano o quelli che credono di esserlo si danno alla danza!!!!

  50. A Gianni Parlato, posso aggiungere che se mi avessero proposto di giocare – a palle di neve – a me sarebbe nata una sola risposta: “Bene, mi piace molto, adoro la ricotta con gli spinaci”….e quindi l’interlocutore sarebbe stato spiazzato, ma in verità soltanto per sua ignoranza in quanto – palle di neve – è un piatto buonissimo della cucina sarda di cui vado pazza” Ciao
    Forse su face book questo non lo sanno….e sai perchè, perchè un difetto i giovani lo hanno: quello di non diversificare i propri interessi…perchè per riuscirci occorre dormire di notte e svegliarsi presto…il processo di diversificazione del sapere avviene perlopiù di giorno” almeno nelle fasce di età nelle quali l’apprendimento sarebbe veramente agli apici…Ciao

  51. @Gabry Conti…
    benissimo. Se il tuo è un invito ad assaggiare quel piatto, dimmi quando e dove(ovviamente, cucini tu). Io provvederei coi cannoli e le cassate ch e presto m’invierà Zappulla.

    -“il processo di diversificazione del sapere avviene perlopiù di giorno”…-

    non credo che sia soltanto da relegare a questo, credo che la cosa sia più ampia(personalmente, in passato ho anche lavorato di notte : rapppresentante di bibite e alcolici per locali. Univo l’utile al dilettevole).
    Un caro saluto

  52. L’equazione:
    possibilità tecnologica=opportunità etica
    è l’anticamera della barbarie.
    Significa aver già aderito alla ragione strumentale, che ha come obiettivo la traduzione di ogni forma dell’esperienza in oggetto riproducibile e in merce (non importa se gratuita, si regalsa sempre all’inizio ciò che poi si farà pagare, pensate a quanti film vedibili restano sulla TV in chiaro dopo l’avvento delle pay TV).
    E per favore non si confonda il social network col blog. Il blog è possibilità di scrittura, informazione, commento, legato all’interesse effettivo che un testo o un autore sanno suscitare. Il social network è l’espansione di una socialità virtuale, il cui unico contenuto è se stessa.

  53. @ Marco Gatto: e mamma mia come la fai tragica… Innanzitutto non c’è competizione, e lasciati servire da una che si è iscritta da poco ma che già conosce bene il meccanismo (non vince affatto chi ha più amici, tanto per cominciare); il rapoprto sociale virtuale non sostituisce quello reale ma magari lo compensa, come nel mio caso già citato, dove non avendo la possibilità di volare a Milano ogni volta che qualche scrittore interessante presenta qualche libro interesssante, ho la possibilità di contattarlo comunque da qui. Non vengo quindi esclusa, al contrario lo sarei se fossi schiava delle mie possibilità di spostamento, ad esempio.
    Essere accomunati da una passione: e che male c’è? C’è differenza tra un raduno di motociclisti o di astrofili e un network group?
    Ultimo: e dove l’hai letto che gli scrittori ora preferiscono passare il loro tempo libero sui social net? Mi sono forse persa questo post? Lasciala stare, la letteratura moderna, non la offendere che già deve combattere tanto da sola… Da come ti sei posto mi pare che di nullità comunicativa sia più affetto tu che noi social networkers dei dieci minuti.

  54. Ueh, la discussione si riscalda! Lasciamoci navigare su Facebook. Tutto sommato nessuno ci obbliga a connetterci, a fornire i nostri dati, a scambiare opinioni sul tempo con la comare Fiuzza o a dissertare di letteratura con i grandi scrittori. “A ognuno il suo” come avrebbe detto il caro Leonardo. Gli orizzonti si allargano, le distanze si assottigliano e non si può fermare il progresso. D’altra parte come avrei mai potuto conoscere il caro Gianni Parlato senza internet? Come avrei mai saputo che “palle di neve” (Gianni non mi riferisco alle tue, anche se so bene che costituzionalmente sei un po’ freddino) è un piatto sardo?
    Diciamolo pure francamente, chi più chi meno, siamo tutti alla ricerca di visibilità. E gli scrittori a maggior ragione, perchè chi produce una qualsiasi opera aspira che venga letta (nel caso dello scrittore) da un maggior numero di persone possibili e ogni mezzo è buono per divulgarla. Se poi anche la casalinga ha trovato la maniera per comunicare al mondo il suo diritto all’esistenza che vogliamo fare? Se c’è qualcuno che si diverte ad associarsi nel gruppo tiratori palle di neve, che vogliamo fare? L’importante che non le tiri a me.

  55. Cari amici, intanto vi ringrazio tutti per i vostri interventi.
    Mi pare un dibattito perfettamente equilibrato, e ne sono felice.
    Da una parte c’è chi considera Facebook molto positivamente, dall’altra chi la considera molto negativamente. Nel mezzo i moderati.
    Vi chiedo, come al solito, la cortesia di evitare toni troppo accesi.
    Ringrazio sin da subito Salvo per il suo solito umorismo.
    Un’affettuosa palla di neve in faccia a te.
    🙂

  56. Ringrazio l’amico Stefano Ciavatta per il suo corposo intervento e Marco Minghetti per l’ulteriore approfondimento (Marco, aspetto nuovi interventi… se puoi, eh).

  57. Per stemperare gli animi vi riporto per intero il dialogo tra me e il famigerato tiratore di palle di neve (T= tiratore, S = Salvo)

    T. Ti piacerebbe ricevere in faccia una palla di neve?
    S. No.
    T. Perchè no?
    S. Fa freddo.
    T. Dai, poi potrai tirarne una a me.
    S. E dove le trovo le palle di neve, qui sono al mare.
    T. Puoi andare in montagna a raccoglierle.
    S. Bravo pirla, e se si sciolgono durante il viaggio?
    T. Porti il frigorifero.
    S. Mi hai rotto le palle.
    T. Allora non vuoi iscriverti alla nostra associazione?
    S. Vaffanculo.
    T. Anche tu.

  58. Io su FB non ci sono, sono contento di non esserci e non ne sento minimamente la mancanza. Finchè è così non vedo perchè cambiare. Quindi mi interessano molto poco anche i discorsi su FB.
    Ci vediamo al prossimo post.

  59. Qualche dato alla mano.

    Il furto di identità, cioè la sottrazione di dati personali dell’interessato (carta di credito, numero di carta sanitaria etc.), è negli Usa un fenomeno in crescita preoccupante che comporta per le vittime costi economici e psicologici sempre più alti.

    Alcuni recenti studi, pubblicati tra il luglio e il settembre 2003, hanno posto in evidenza la necessità di una maggiore attenzione e di un impegno più concreto da parte dei legislatori, amministrazioni pubbliche, banche e società finanziarie. Oltre ai profili quantitativi, alcune di queste ricerche hanno esaminato anche l’impatto psicologico sulle vittime e le conseguenze a lungo termine (esaurimenti nervosi, psicosi, panico, fobie).

    La FTC, ad esempio, ha valutato un campione di oltre 4.000 famiglie intervistate fra marzo e aprile 2003, dal quale risulta che almeno 27 milioni di americani hanno subito un furto di identità negli ultimi cinque anni. La metà di essi se ne è accorta solo al momento di ricevere l’estratto conto. Nella maggioranza dei casi (67%) i criminali si erano impadroniti surrettiziamente dei dati relativi alla carta di credito, mentre in altri (25%) il problema era sorto dopo che le vittime avevano smarrito documenti personali (carte di credito, libretti per assegni) o ne avevano subito il furto.

    Una percentuale dell’8 per cento dei furti era stata perpetrata dalla fuga di dati da face book.

    Una percentuale del 4% dei furti di immagini di minori immessi in giri di prostituzione e pedofilia è stato sottratto da fotografie disseminate su face book. Il dato ha memoria lunga. E incide nel futuro lavorativo del minore nell’88% dei casi.

    Una percentuale del 12% del trattamento dei dati personali finisce nel mirino di associazioni terroristiche.

    Una percentuale del 12, 5 % dei dati tratti da face book serve a coprire identità che inducono volontariamente in errore coperte dall’immagine dell’amico. Suggeriscono ad arte domande per trarne informazioni.

    Purtroppo il problema non è solo etico. Né è sufficiente una condotta serena per arginarlo.

  60. @ Sabina Corsaro
    Cara Sabina, grazie per il tuo intervento.
    Mi scrivi: “Tuttavia, la mia perplessità è legata al fatto che tale realtà virtuale non è frequentata da gente ’scansafatiche’, ci sono persone di un certo prestigio intellettuale e amici che stimo moltissimo e la domanda che ad alcuni di loro ho fatto e oggi rivolgo a Massimo è:
    cosa scrivete su facebook?”

    Ti rispondo subito.
    Come ho scritto sul post, mi sono iscritto con l’obiettivo di capire il “fenomeno” e tentare di “integrare” una mia pagina su Facebook con Letteratitudine.
    Di fatto non scrivo nulla, almeno per il momento. Ti spiego…
    Ho scoperto che c’è una funzione che “preleva” i miei post pubblicati su Letteratitudine e li “ricopia” sulla mia pagina Facebook in maniera automatica. Quindi non devo fare nulla. Ogni volta che pubblico un post qui, mi appare anche lì.
    Però non so ancora dirti se l’integrazione funziona. È troppo presto per dirlo.
    Però mi è anche capitata qualche sorpresa piacevole.
    Per esempio sono stato contattato da un ex compagna di classe a cui ero molto legato, ma che non sentivo da vent’anni (e di cui avevo perso le tracce). Probabilmente ci incontreremo per conoscere le nostre rispettive famiglie.

  61. Devo ancora ringraziamenti a: Martina, Ladypazz, Lavinia, Matteo, Lucy, Massimo Burioni, Roberta (da Philadelphia), Barbara Becheroni, Lorenzo, Gaetano Failla, Gianmario, Simonetta Santamaria, Gianni Parlato

  62. @ Marco Gatto
    Grazie per il tuo commento, caro Marco.
    Scrivi: “Triste è ancora di più leggere che ormai il tempo libero gli scrittori preferiscono passarlo sui social network: un’ulteriore prova dell’inconsistenza della nostra letteratura e dei nostri intellettuali, che invece di raccontare la realtà, preferiscono alienarsi nell’unico spazio in cui, forse, possono riscattarsi dalla loro nullità comunicativa. Illusoriamente.”

    Potresti anche avere ragione. Però su Facebook non ci sono solo scrittori. Ci sono anche docenti universitari di lettera italiana, critici letterari, ricercatori. Il fenomeno – che piaccia o no – non è solo italiano. È globale. Parliamo di 160 milioni di utenti in tutto il mondo. Un numero spaventoso.
    Solo per farti un esempio…
    ieri ho ricevuto una richiesta di amicizia da parte di un poeta arabo, tunisino, considerato uno dei maggiori poeti dell’Africa del Nord (non ti faccio il nome per questioni di privacy).

  63. Non ho nulla contro facebook, però il solo fatto che non pochi mi chiedano di iscrivermi mi mette già a disagio. ” Ma come, non sei scritto a facebook? Cosa aspetti? Non puoi farne a meno.” Ecco, facebook ha creato un nuovo bisogno: quello di iscriversi per non essere da meno degli altri. Non mi iscrivo soprattutto perchè non ne ho il bisogno e non mi sento sminuito se non sono parte dell’immensa popolazione di questo sistema virtuale. E poi ci sono motivazioni di tempo: Arteinsieme mi occupa parecchio e qualche cosa anche il blog e poi mi piace venire su Letteratitudine. Insomma, se considero che desidero anche scrivere e chegià in una giornata le ore sono poche, se poi dovessi andare su facebook dovrei rinunciare a una parte di quello che già mi soddisfa pienamente.

  64. @ Renzo
    In effetti Facebook è uno strumento. Solo uno strumento, con i suoi “pro” e i suoi “contro”… peraltro da prendere in considerazione con consapevolezza e cautela (come ci suggerisce Simona con i dati che ci ha fornito). Lo stesso tipo di cautela che è bene usare ogni volta che si va su Internet in generale (penso soprattutto ai bambini, ai nostri figli).
    Insomma, un po’ di cautela non guasta.
    Facebook non è di certo indispensabile, ma non è neppure il demonio… (a parte che è frequentato anche da molti religiosi). 🙂
    Chi è che ha detto che la parola magica è “equilibrio”?
    Sottoscrivo.

  65. Cari amici, grazie per la bella discussione. Sono certo che continuerà in maniera utile e costruttiva.
    Per il momento l’Uomo con la Camicia Celeste, ancora in preda al raffreddore e al conseguente mal di testa, è costretto a salutarvi e a augurarvi la buona notte.

  66. Sono felice di poter coincidere con le opinioni di Valter Binaghi, Salvo, Marco Gatto e Carlo S. Poi, come Carlo, dico: be’, preferisco andare su post che parlano d’altro. Ci vediamo altrove dunque. Ma prima tiro una palla di neve in faccia a Salvo. Non te la mangiare, eh!

  67. Renzo Montagnoli,
    se vuoi, infatti, sul post delle traduzioni si continua a parlare. Ciao.
    Maugger,
    Buonanotte: guarisci e non cercare amanti su feisbuc… non hai piu’ l’eta’!

  68. (La storia del poeto arabo, Maugger, non la beviamo. Trovane una migliore, eh eh eh… e’ stato Paolo il caldo a rovinarti, a te, vecchio marpione!)

  69. @Massimo Maugeri, sempre simpatico, ma stavolta ti sbagli, non ero sparita a causa di Facebook, perchè la mia partecipazione in Fb finora è veramente esigua e sono stata invitata da un caro amico, ma ero già iscritta ma m’ero persa i dati della registrazione. Quindi, quando decisi di far parte di facebook lo feci in piena libertà, come tutto quello che mi capita di fare. Facebook mi interessa dal punto di vista umano. Sono intenzionata a non perdermi neanche mezza possibilità di far conoscere i miei libri, perchè ritengo siano validi, nonostante gli sbarramenti di certa cultura e di giurie che stanno in piedi solo grazie a sovvenzioni statali e di ignari scrittori che spero aprano gli occhi. Dopo ventanni di web, sono abbastanza smaliziata per non farmi prendere da entusiasmi primitivi….e tutto quello che viene pubblicato sui tanti spazi che frequento di inedito non c’è quasi niente, e questo mi duole riconoscerlo, perchè le poche volte che ho avvertito la necessità di inviare a qualcuno alcuni miei scritti mai pubblicati prima, ne valeva sempre la pena dal punto di vista appunto umano….quindi a te trarre le conclusioni…della pochezza che spesso si incontra intorno a noi…Detto questo, che pretendi, che una che scrive per passione possa accontentarsi di essere giudicata da una signora Izzo, da un Rutelli o da uno qualsiasi e dintorni…che neanche mi conosce e alla quale non devo dire grazie! Facebook mi serve per ritrovare qualche amico che ho perso di vista se mi andrà di farlo, magari anche di scrivere alla Regina Elisabetta per ringraziarla di avermi risposto, cosa che alcuni nostri politici o letterati non sanno fare. Insomma, facebook avrà la possibilità di tirare fuori di me la parte più cattiva se mi andrà di vendicarmi prima o poi…che ne dici?
    Per la parte buona mi tengo http://www.ilmiolibro.com che almeno un paio di visite me le concede anche se i libri sono tutti da me dedicati alla beneficienza, neanche questo serve a commuovere qualcuno e non sanno che anche queste mosse da parte mia sono soltanto per saggiare la tanta bontà di cui si riempiono la bocca tante persone….
    @Gianni Parlato, grazie per l’invito al pranzetto digitale…ma sono oltretutto una che mangia volentieri quello che cucina o che controlla come viene preparato, e sinceramente parlando di cannoli e cassate, se devono subire pure gli strapazzi di un viaggio, te li lascio tutti…non lo sai che i dolci cremosi sono delicati agli sbalzi di temperatura…e quindi solo se cucinati all’ombra del colosseo o del cupolone li potrei assaggiare…Per le palle di neve, pensa che in una delle mie bozze preparate per un futuro quanto improbabile libro di cucina avevo proprio inserito questo piatto con qualche piccola modifica…ma poi ci ho ripensato, perchè il titolo che avevo pensato era “da mangiarsi con gli occhi” e sai con il web porno che imperversa non volevo correre il rischio di essere presa per una magiatrice di uomini, non sono il mio piatto preferito…spesso sono indigesti, specie quelli sapientoni! Io sono una Sconosciuta senza S, e quella S sta anche per – saggia – ed è per questo che Facebook non lo scarto senza assaggiarlo….non sarebbe coerente con il mio modo di interpretare la vita!

  70. Rongrazio ancora tutti: i favorevoli, i contrari, i moderati, gli scettici, gli entusiasti,, quelli che non ne vogliono sapere e quelli che ne vorrebbero sapere di più. Il semplice fatto di avere stimolato questo dialogo dà l’impressione di essere stato in qualche modo utile. Solo qualche precisazione.
    1) a Simona Lo Iacono. Mi guardo bene dal dire che Facebook non comporti problemi giuridici. Dico solo che a) si tratta di problemi che riguardano non solo Facebook ma un po’ tutte le piattaforme tecnologiche su Internet; b) sono problemi che per essere affrontati richiedono compedenze specifiche fra l’altro molto complesse che non possiedo e quindi su questi aspetti non entro non perchè sono LORO ad essere irrilevanti ma perche sono IO ad essere incompetente.
    2) a tutti i luddisti del terzo millenio. Non dico che Facebook sia il paradiso in terra e non dico neanche che sia un Mondo Vitale; cerco di capire se a certe condizioni (eticità, convivialità, rispetto, fiducia, ecc) POSSA esserlo. Penso di sì ma ho dei dubbi che ho cercato di esplicitare. Resta il problema più generale che purtroppo vi è oggi un divario che pari quasi insanabile fra chi progetta e costruisce queste macchine meravigliose come Facebook ma non ha i contenuti per riempirle; e chi ha questi contenuti, ma rifiuta testardamente di confrontarsi con le nuove tecnologie. Quando si riuscirà a trovare un minimo comun denominatore fra di loro, un terreno comune, un dialogo, l’umanità avrà fatto un balzo in avanti.
    3) fra i concetti che se messo in pratica credo possano essere utili a fare di Facebook un Mondo Vitale vi è quello di Convocazione. Ha ragione Dubbioso con Ottimismo quando parla dei vip che usano i facebookers solo per fare numero. Fortunatamente in Facebook, in Rete ed in generale nel mondo c’è gente anche diversa. La concreta esperienza della redazione di questo saggio mi ha fornito un ulteriore elemento di conferma. Pur pubblicando, come ricordavo sopra, varie versioni o parti del testo su blog molto importanti e frequentati come quello di NOVA100, e nonostante il fatto che parti di queste note siano state usate per avviare discussioni di gruppi all’interno di Facebook, la maggior parte dei commenti, soprattutto quelli più articolati e originali, li ho ricevuti direttamente grazie al meccanismo del “tag”, che è risultato decisivo. Come è noto, “taggare” una persona su una nota, significa coinvolgerla personalmente. In teoria si tratta di note dove “si parla di te” (ancora una volta si rivela la tendenza originaria di Facebook a premiare il narcisimo dei singoli), ma in realtà è diventato un modo per chiedere un parere diretto e personale ad un singolo individuo su un tema che sta a cuore al redattore della nota. Poiché il numero di tag per nota è limitato (non più di 20) essere taggati significa essere scelti, essere convocati, per usare un termine caro allo humanistic management. Il significato di convocazione qui adottato non è quello giuridico (l’inglese to summon); né quello dell’Antico Testamento per cui Dio chiama i profeti a una missione di annuncio, di giudizio, di testimonianza. Si è convocativi se si sa suscitare l’iniziativa discorsiva e operativa dei collaboratori chiamati alla realizzazione di un progetto. Il Gesù Cristo dei Vangeli è l’esempio più luminoso di leadership convocativa. Un sistema di relazioni si può definire convocativo, se la parte della vita attiva in essa trascorso non è mera erogazione ergonomica in cambio di un salario, bensì palestra per la realizzazione personale ed occasione di esperienza comunitaria. In una parola, Mondo Vitale. Nel suo piccolo (rispetto a Gesù Cristo intendo) Massimo Maugeri sto dimostrando nel suo modo di condurre Letterattitudine di avere una autentica leadership convocativa. Lo humanistic management non stimola, induce, prescrive e controlla comportamenti, da premiare o punire. Suscita iniziativa. Convocazione è infatti attivazione del protagonismo dell’interlocutore. E su Facebook, anche grazie ai tag, questo funziona.

  71. Per Simonetta Santamaria: sarò pure affetto da nullità comunicativa, la farò anche tragica, non sarà come dico io: va bene, ci può stare, ma è il mio parere. Quanto alla competizione: essendo un fenomeno di massa, lo scopo non è certamente dichiarato; uno sguardo più distaccato, forse, può farci comprendere i fini nascosti o le semplici conseguenze (Baudrillard docet). Mi infastidisce non poco questo presunto gioco intellettuale di immergersi nella novità o dell’essere al passo coi tempi. Il punto è che, come qualsiasi altra forma di controllo, Facebook mostra quello che in realtà non è: se all’apparenza annulla le distanze, in sostanza le potenzia ancora maggiormente sul piano sociale. Mi riesce insopportabile pensare un’umanità che si iscrive al gruppo degli amanti di Le Pen per far piacere a un amico e poi magari cerca di lustrare il proprio Io inserendo fra gli amici Obama (reale o finto che sia). Sai cosa mi fa male? L’accettazione entusiastica di tutto e la fine di qualsiasi capacità critica.
    Per Massimo: prima di tutto ti saluto caramente; poi: se quel che dici è vero, e cioè che Facebook è frequentato anche da critici, professori universitari, e da coloro che in qualche modo vorrebbero essere donne e uomini di pensiero, allora mi hai fornito un ulteriore dato allarmante, e forse una conferma di quel che dicevo: ormai c’è poco da fare…
    Saluto Sergio Sozi e mi associo al coro dei dissidenti, alla ricerca di altri post. Ciao.

  72. Un ultimo appunto. A mio parere le riflessioni più acute su fenomeni virtuali come Facebook si trovano nel bellissimo libro di André Gorz, “L’immateriale” (Bollati Boringhieri), capitoli 1 e 4. Ciao

  73. Saluto e ringrazio, oltre a Marco Gatto, anche Marco Minghetti, persona di cultura e di ampie vedute. Io non lo sono e lo ammetto candidamente: io sono un conservatore culturale, vivo in modo diverso dall’attualita’ e non ne faccio un vanto ne’ prendo a far risse con chi la vede diversamente da me. In ogni caso, l’analisi di Gatto e Binaghi mi pare giusta. Questo e’ il bello della democrazia: dire la propria senza insultare nessuno. Cosi’ fa Gatto, Binaghi e anche Carlo S. Cosi’ faccio io.

  74. P.S.
    Sintetizzando: accedo a questo blog perche’ qui si parla di Letteratura – il mio campo di azione, la mia passione di una vita. Ringrazio il Maugger, dunque, anche quando tratta argomenti che non mi interessano piu’ di tanto, pero’ ho le mie proposte: una di queste sarebbe quella di concentrarsi di piu’ sull’arte a cui e’ intitolato il blog. E lo dico con umilta’ e senza alcuna supponenza, senza alcuna polemica, per carita’!

  75. @Minghetti
    Ci sto a definire luddista chi “rifiuta testardamente di confrontarsi con le nuove tecnologie”. Ma chi assaggia e rifiuta dopo un giudizio di valore, consapevole che ogni nuova tecnologia crea poi un ambiente sociale che tende a riprodurla, luddista non lo definirei.
    Piuttosto, l’adesione entusiastica a tutto ciò che permette un’espansione narcisistica dell’immaginario, la trovo preoccupante. Come scrisse Nietzsche, dimenticare è importante quanto ricordare e, come mi piace aggiungere, selezionare un orizzonte sociale è fondamentale per restare persone umane e non trasformarsi in pure e semplici ricetrasmittenti di tutte le follie del ciberspazio.
    Addenda. La neutralità e l’attesa non esistono nel mondo dei media elettronici, dove essere connessi o no significa aggiungere o no benzina alla macchina. Quindi il giudizio sulla direzione è fondamentale e deve precedere l’adesione al mezzo, non seguirla.

  76. intervengo a notte fonda… o quasi, come al mio solito: non so dire nulla di universalmente valido su fb né sul resto di questi mezzi, io lo uso quasi come un telefono e lo trovo molto utile per ‘tenere sotto controllo’ amici e conoscenti, perdo molto meno tempo che a girare blog blog… sebbene il blog abbia il bel fascino d’una casina privata con salotto caffè etc. Ho ritrovato amici di vecchia data che non sentivo da secoli, direte: perché non te ne fregava nulla! e invece non è vero, è che la vita cambia, le persone si spostano, cambiano le priorità etc e ci si perde. Insomma non vedo elementi negativi, sempre che non ci si perda a giocare coi quiz o i pet (a proposito da me gioca mia figlia, sappiatelo!). Do un giudizio positivo, perciò; sebbene da ‘dilettante’ del web.

  77. #Il social network è l’espansione di una socialità virtuale, il cui unico contenuto è se stessa.#
    conosco FB da poco, e non dopo aver scritto un post antifacebook. lo uso perché potenzia un tipo di ricerca che avevo già condotto in ambito ‘analogico’ prima di avere un blog, prima che ci fosse FB e prima che ci fosse SL. nasceva da una riflessione che partiva dal terzo teatro di eugenio barba e il nomadismo teatrale dello stesso e arrivava alle nuove tecnologie.
    #Ecco, facebook ha creato un nuovo bisogno: quello di iscriversi per non essere da meno degli altri.# è vero che il modaiolo FB è come la televisione e come i vestiti: dipende da chi guarda da chi veste dalla creatività di ognuno. e la creatività in italia non è che sia particolarmente stimolata, secondo me. per me FB è un ambiente nuovo, come poteva esserlo un blog rispetto allo scrivere in word o come può essere un video condiviso su youtube rispetto ad un mio evento performativo in un locale: quindi non ho aspettato che inventassero FB o i blog o la rete per comunicare le mie cose. c’era e c’è anche la penna il microfono e il giradischi, ma ora il tutto arriva a più persone e lo scambio è un po’ più veloce. d’altronde pensiamo all’evoluzione della formazione a distanza.

    #Sai cosa mi fa male? L’accettazione entusiastica di tutto e la fine di qualsiasi capacità critica.# qui, chi potrebbe adeguarsi ad un cambiamento di massa senza pensiero critico? io critico dopo aver conosciuto, e non credo di essere il solo. FB può essere uno strumento di confronto e di apertura all’altro. forse in italia è molto difficile da comprendere l’idea di aprirsi all’altro, non in questo luogo, che mi pare abbastanza disposto al dialogo. spero. in altri casi ci si scontra con dei muri di arretratezza e tracotanza. per carità, ognuno è libero di seguire la natura che crede, abbandonando, però, la pretesa di una presunta superiorità dell’antico rispetto al moderno o vicerversa. i rischi sono dappertutto. infondo la fantascienza era letteratura ‘pornografica’, proibita, sotto banco. quelli che io chiamo ‘dissocial network’, e quella che io definisco dissocietà del mediale, ci regala l’opportunità di essere altro da quello che siamo, ludicamente, magari, sappiamo di non essere dei monoliti, e che il cambiamento, soprattutto in questo momento, almeno per me, è possibile e anzi auspicabile. d’altra parte non mi stupisce che FB venga visto in un solo modo e venga ridotto a una guida telefonica. ripeto, se hai un minimo di creatività e una passione per la sperimentazione artistica e la ricerca in campo, cerchi di andare oltre il mezzo e di piegarlo alle tue esigenze. se però non hai fantasia, ti può bastare anche la televisione e le cose che fai quotidianamente. io ho 33 anni e amo mettermi in dubbio. questo è il bello. eppure non posso criticare chi ha delle visioni ristrette e se ne vanta: non a caso a sanremo c’è un cantante (povia) che canta dell’amico che era malato di omosessualità e ora è guarito. per dire, a che livello siamo. se poi qualcuno mi parla di natura io proporrei, che di questo passo è naturale uccidere, allora? ammazzo solo perché è naturale? scusate se sono uscito fuori tema. ultima cosa: non è bello sbandierare i propri limiti senza una volontà di migliorarsi, ‘i bambini ci guardano’ e dovremmo, per questo, essere noi i primi a disporci a colmare le nostre lacune, informarci, migliorare. non chiuderci nel nostro orgoglio di difesa, perché in questo modo non c’è dialogo. e non so se sia più offensivo insultare qualcuno a chiare lettere, o negargli a priori la possibilità del confronto chiudendosi nei suoi riguardi.
    e comunque credo che, caro sergio, che tu, come tutti qui, abbiate cultura a vendere. punti di vista differenti, questo sì, ma è così che si può discutere, no? l’importante che non ci sia scontro tra dogmi o pregiudizi.
    🙂
    scusate la lunga tirata. un abbraccio a tutti. buonanotte. 🙂

  78. Ma quali potrebbero essere i rimedi?
    I dati che vengono inseriti su Facebook non sono tutelati : fino a poco tempo fa per esempio cercando il nome di una persona su Google era facilissimo consultarne a sua insaputa il profilo Facebook, anche senza essere registrati al servizio.
    Per impedire questo ed altri rischi, i Garanti della Privacy di 78 paesi si sono riuniti il 18 ottobre 2008 a Strasburgo per la conferenza “Proteggere la privacy in un mondo senza confini” ed hanno emesso una direttiva che rende privati i dati personali degli utenti dei vari social network ed obbliga i gestori di questi servizi ad informare meglio i loro utenti sui possibili utilizzi dei loro dati e degli eventuali rischi che possono correre.
    Purtroppo non basta. Restano scoperte la mole di dati che volontariamente i partecipanti offrono. E che con un stimolo esterno ben orchestrato accrescono i rischi di furto di identità e profilo personale.

    La differenza tra i blog, le piattaforme internete e face book è evidente.
    Rispetto ai blog fb ha una mole di dati molto più cospicua, veloce e “stimolabile”.
    Nel senso che chiunque può portare il frequentatore ad offrire dati cd “sensibili” sull’onda dell’amicizia.

    Quindi il problema della tutela è molto più complesso.
    Quali i rimedi?
    1)Un intervento legislativo concordato a livello globale.
    2)Criteri di verifica dell’identità personale.
    3)Eliminazione della conservazione dei dati ogni quinquennio.
    4)Diritto di accesso degli utenti all’informazione sulla avvenuta cancellazione.
    5)intensificazione del potere del garante.
    6)aumento delle pene edittali.
    7) conoscenza dei rischi e cautela. Evitare la sovraesposizione dei minori (anche dei familiari)attraverso la pubblicazione di immagini o notizie. Evitare di cedere a domande invasive e rivelatrici di dati che possono far risalire alla password (nome dei congiunti, figli, date di nascita, nomignoli affettuosi). Evitare di lasciare traccia di numeri di telefono, cellulari, indirizzi di domicilio, residenza e luogo di lavoro o di studio (soprattutto)dei minori.
    8) denunciare prontamente ogni abuso all’autority e all’autorità giudiziaria.

  79. @gialucna.Come vedete, ho ragione ad aver affermato che il sapere si diversifica maggiormente di giorno, vedasi la saggezza dei toni di gianluca che come il più moderato tra noi ha dichiarato di essersi attardato pure troppo…deduco quindi che un saggio come lui il suo sapere, appunto, lo diversifichi dall’alba in poi…era questo quello che volevo dire e la risposta non mi ricordo il nome di chi, affermava di lavorare di notte vendendo bibite nei locali notturni, m’è parsa fin troppo banale…ecco perchè un blog lineare come questo non mi soddisfa, mi piace poter rispondere direttamente ai miei interlocutori senza dover scorrere tutto il papiro….buonanotte vado a diversificare…..!

  80. Secondo me facebook è un meraviglioso mezzo di comunicazione, bistrattato dai più perché dà fastidio al mercato.
    Infatti credo che non solo il numero di lettori di blog, ma anche il numero di messaggini (msm, sms) inviati quotidianamente sia vertiginosamente calato. Le compagnie telefoniche saranno furiose.
    Ed ecco che tutti parlano male di facebook, perchè senza spendere nulla si può comunicare con un amico, mandare foto e fissare un appuntamento.
    Tutto il resto (fan, gruppi, giochini…) non conta.

  81. @lavinia,
    non hai tutti i torti, in fondo FB puo’ anche essere visto in questa ottica risparmiosa, pero’ per comunicare gratis presferisco Messenger, che ti permette di vedere l’interlocutore.

  82. @lavinia – hai ragione, la questione è solamente di carattere commerciale e smuove una parossistica forma di sgomitamento per l’acquisizione di spazi globali e conseguentemente di beni. L’hai detto e lo confermo, altrimenti non si spiega questo grande e sempre più diffuso e presente modo di intercalare ogni trasmissione televisiva e radiofonica con l’introdurre gli indirizzi email di ogni singola trasmissione e rubrica. Ma come, una volta chi mandava una email o un fax, veniva strapazzato fino all’inverosimile….mi ricordo di una volta che scrissi una email a Demo, una rubrica che facevano in radio, e la segretaria una certa signorina…che non ti dico….mi rispose, dicendomi: “ma lei non sa quanto lavoro io, e come può pretendere che io le risponda!”
    Capito, questo accadeva nell’anno del Signore all’incirca del 2001…
    Oh, quante cose sono cambiate da allora!
    Adesso, tutti che vogliono che si mandi video, flash,copiaedincolla,foto,di tutto e di più…..
    Mi chiedo, altro che normativa, qui occorrono contratti atipici allargati, perchè ci si deve mettere in testa, che colui che naviga in internet non è più il cretino del villaggio, e se una mattina si svegliasse ed invece di farsi la barba si recasse da un avvocato per far valere i suoi diritti di autore di copyright anche depositati, come la metterebbero coloro che non fanno altro che riempire i propri spazi con prodotti altrui e quando meno te lo aspetti, chiudono i blog, appropriandosi di servizi e contributi scritti, opere di talento altrui?
    Non per niente dei mei blog io ci faccio libri anche per garantirmi che nessuno possa cambiare neppure una virgola di quello che con molta buona volontà io invia.
    Saluti e ben venga facebook alla grande anche se non credo di avere del tempo da dedicare a questa fascia di emisfero comunicativo…a meno che, nel giro di qualche mese, io non venda più libri di Vespa…che oltretutto non paga con soldi suoi, come faccio io.
    So per certo che molti autori semisconosciuti diventeranno famosi dopo morti…per questo che continuo a mangiare molto bene…..per ritardare questo evento….
    Intanto se potete date una sbirciatina alla favoletta che ho scritto pocanzi sul mio blog di libero alla pagina di Freeminoi…e ditemi le vostre opinioni, altrimenti non cresco in sapienza, grazie.

  83. Ecco quel che ho scritto di Facebook nel mio blogghino, liberidea.blogspot.com
    Lunghetto, ma molti mi hanno detto di aver provato le mie stesse sensazioni.
    —————————-

    Trovo internet e tutto quel che vi gira intorno sempre più alienante.
    Badate, non dico che riesca a farne a meno. Anzi, il problema è proprio l’opposto, trovo difficilissimo staccarmene, e questo non fa che accrescere il mio desiderio di starne lontano. Sarà un fatto caratteriale, deriverà dal mio vissuto, ma ho una sorta di allergia per tutte quelle cose che, passando attraverso l’abitudine o sottili blandizie, finiscono per diventare via via più invadenti e costrittive, diventando parte integrante del tuo tempo. Ecco: odio chi mi ruba il tempo. Mi dico sempre che vorrei essere una Iena televisiva per prendermela con i ladri di tempo, quelli che ti rubano preziosi attimi di vita nei quali potresti semplicemente far altro.

    Se telefono alla Simpatica Compagnia Telefonica e devo aspettare cinque minuti -a sentire messaggi di benvenuto, promemoria sulle ultime offerte, e via dicendo- per accedere al menù, il quale mi inviterà a chiamare a un numero a pagamento per segnalare un guasto -ma io so benissimo che devo arrivare al servizio clienti per un’altra via, digitando qualche altra voce che mi porti a parlare comunque con un operatore- mi sento preso per i fondelli, derubato.

    Se a pranzo, dopo il telegiornale -quelle volte che lo guardo, e accade sempre più di rado- il televisore resta acceso e mi ritrovo a fare zapping con una mano e mangiare i maccheroni con l’altra in cerca di qualcosa che non sia completamente idiota -festaitalianacongigidalessio, zap, litaliaallospecchioelultimogiallochisaràilcolpevole, zap, forumunavecchiettadenunciailmaritochelehadatodabereloliomotoredelsuomotozappa, zap uominiedonnegigggitroveràlanimagemellaentroildodiciaprile, zap- la cosa che davvero mi manda in bestia non è tutta quell’immane poltiglia di merda che passa attraverso il teleschermo, e forse, in quel preciso momento, neppure il fatto che attraverso tutta quella stupidità la gente intorno a me si sta trasformando negli Ultracorpi di Don Siegel (ultracorpi che peraltro decidono chi deve governare per me): no, quel che mi fa sbarellare è il fatto di accorgermi d’improvviso che ho dovuto raccogliere con tutte le mie forze un momento di razionalità per comprendere che il televisore poteva benissimo stare spento e dovrebbe esserlo per default. La cosa che mi fa impazzire è quella sgradevole alienante -e sempre più frequente- sensazione di andare alla deriva, di non essere consapevole del mio tempo e delle mie scelte.

    Ecco: io non ho scelto di iscrivermi su Facebook. Ok, mi ci sono iscritto io, ma non so come ci sono finito. No, d’accordo, lo so com’è andata. Dev’essere stato per via di un amico spagnolo che non vedevo da anni, e il piacere di sapere come stava. O qualche ex collega dell’università. Partendo da lì, è bastata una semplice velocissima iscrizione per ritrovarmi a rivedere facce di gente che non sentivo da secoli. Mi ha fatto un immenso piacere, sulle prime. Poi ho iniziato a ricevere richieste di amicizia da parte di simpatici colleghi che non conosco molto bene, gente che stimo. Bene. Qualche parente. Fantastico. Ed ecco arrivare richieste da parte di gente che non ho mai sentito nominare. Amici di amici. Facebook mi invita a segnalare ai miei amici quali altri miei amici potrebbero essere o diventare loro amici. Perché?, mi chiedo. Saranno capacissimi di trovarsi da soli, magari potrei sembrare maleducato a inviare mail alla gente. Oppure saranno contenti, chissà. Sì, nella stragrande maggioranza dei casi saranno contenti. O comunque non avranno nulla da protestare. E già questo mi spaventa.
    Mi “iscrivo” a una “causa” contro l’omofobia, mi sembra una cosa giusta. Per farlo devo cliccare una roba che serve per attivare questo genere di “applicazioni”, dice che sto dando i miei dati a dell’altra gente. Uhm. Poi mi dico, bah, ma che problema c’è? Lo fanno tutti…
    In breve le richieste di amicizia e le proposte di far richiesta d’amicizia (aarggggh?) travestite da richieste d’amicizia (aspetta, perché devo attendere che sia accettata? aah, ma allora non era Tizio che mi aveva contattato? Lo sto contattando io?) si moltiplicano. Se volessi potrei pure cliccare su un’iconetta raffigurante un dono e inviare un regalino a chi voglio. Senza neppure aver bisogno di comprarlo, impacchettarlo, toccarlo con le mie mani. Doolce.

    Sì, avete ragione, non è un dramma, non c’è nulla di male, in fondo è solo un bel sistema per creare e tenere in piedi una bella rete sociale con il mondo. Eppure tutto questo mi sembra maledettamente fuori dal mio controllo, mi accorgo che ci sono finito dentro praticamente senza volerlo, senza sapere cosa fosse e che -molti miei contatti lo confermano- è così che accade a quasi tutti. L’ultima goccia è il messaggio, peraltro simpatico, buffo, di una collega:

    “vuoi solo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? non ricordavo nemmanco di averti chiesto di diventare mio amico! […] mi sa che ormai gli inviti si incrociano anche a insaputa dei diretti interessati…”

    Diamine, no, no, no… questa roba non fa per me.
    Mi sono ritrovato incluso, mio malgrado, all’interno di una rete troppo grande, agorafobica, per il mio carattere riservato. Esagero? Oh, sì, lo so che esagero. Ma io sono fatto così, non mi va di collegarmi per sapere che “Gianna sta facendo la torta”. E se ne preparo una io, invito qualche amico in carne e ossa a mangiarla e si parla di quattro cazzate, ma di persona. Io voglio cinque amici cinque, o magari cento, ma gente cui stringere la mano, al limite telefonare. Ho una piccola famiglia, una bella band (vi racconterò, promesso), un blogghino che trascuro da tempo e un myspace (non personale, giammai! è quello della band di cui sopra), un gruppo per traduttori silenziosissimo (e meno male), un indirizzo e.mail. Non voglio nient’altro. Chi mi vuole, sa dove trovarmi. E, a dirla tutta, non è che io abbia tutta ‘sta voglia di essere reperibile.

    Ma no, non è neppure nulla di tutto questo; come non è paura della tecnologia, nostalgia delle vecchie missive cartacee. In fondo, non sto scrivendo in un blog? Sarà forse la quantità, l’abitudine, il tempo, il fatto di ritrovarmi ad avere dei contatti con più gente di quella che vorrei? L’abuso della parola “amico”? La dimensione, l’incontrollabilità di tutto quanto? Se su myspace la cosa mi va anche bene, perché è la semplice vetrina di una band e siamo in tre a gestirla, e chi ci visita in qualche modo è interessato a noi, commenta i nostri brani, su Facebook mi sembra tutto veloce, distratto, superficiale. E ancora, e soprattutto: fuori dal mio controllo. Qualcuno di voi sarà d’accordo, qualcuno mi darà del paranoico, e credo che in fondo il succo stia proprio in questo, forse, in una questione di gusto personale, e che tutto questo discorso possa risolversi in una frasetta semplice semplice:
    Ho capito che Facebook non mi piace, ma proprio per niente.

    Poco male, mi dico, ci sarà un modo per cancellare l’iscrizione. Eppure la paginetta di “disattivazione” dell’account è un po’ ambigua, non parla di cancellazione, dice addirittura che potrò riattivare in qualunque momento l’account e ritrovare tutto come prima, e che per farlo mi basterà accedere al sito con nome e password.
    Eeeeh? Cazzo dite, potrò riaccedere con nome e password e tutto torna come prima?
    Ma che diamine!
    Ho detto che io voglio cancellare l’account, avete capito o no? C-A-N-C-E-L-L-A-R-E, eliminare, forever, bye, disintegrate, piùpiù, zzzappp!, amen!

    La sensazione di cybersoffocamento aumenta cercando su Google la frase “cancellare il proprio account su Facebook”. Scopro che è quasi impossibile, che è proprio come avevo capito, cliccando su “deactivate account” i miei dati resteranno comunque presenti nei loro server nel caso che in un secondo momento io possa decidere di ritornare (aaarrghhh!!). E c’è chi sostiene che i dati personali resteranno accessibili anche a estranei e malintenzionati. Meno male che non ho avuto il tempo (e la voglia) di inserire quasi nulla, nella mia paginetta…
    Questo della cancellazione dei dati personali, scopro, è un problema annoso di tutti i siti di social networking, ma pare che Facebook sia particolarmente ostinato.
    Per sparire davvero dal simpatico sito di social networking bisogna cancellare tutti i propri dati, foto, messaggi, dati vari, poi mandare una serie di mail e rispondere a un’altra serie di mail, ballare il sabba sotto la luna piena bevendo unghie di pipistrello o (a scelta) pregare Sant’Ignazio di Loyola. Un simpatico blogger, Steven Mansour, ha pure raccontato tutta la saga della cancellazione del suo account in un post dal titolo buffo e disperante: 2504 Steps to closing your Facebook account.

    Per fortuna, dopo un bel po’ di smanettamenti, il vostro Yako scova un gruppo di Facebook che si chiama “How to permanently delete your Facebook account”. Uahaaa! Il verme dentro la mela!
    Basta fornire la propria password (aaargghhh! cosa se ne faranno? mi fido? Massì, va, non c’è nessun numero di carta di credito, hanno solo la mia data di nascita e qualche messaggio scazzato, e l’alternativa è lasciare tutto com’è…) e premere un tasto gridando “Non mi avrete, bastardi!”. In quindici giorni pensano a tutto loro, mail, contro-mail, richieste, tutto. Una specie di patronato del web, di class-action della rete.
    Funzionerà?
    Ehi… funziona!
    Giuseppe Iacobaci è appena scomparso da Facebook, ultimo (per ora) di una ventina di migliaia di ex-iscritti. Qualcuno, entusiasta, lo definisce un cyber-suicidio di massa. Ahaa. Sono il piccolo lemming della rete.

    No, no, aspettate un attimo.
    Cyber suicidio? Volete dire che… quella era una cyber-vita?

    Pheeeewww… più ci penso, più mi dico che mi sono salvato per un pelo.

  84. Gli studi di mercato dal 2005 ad oggi mostrano che in realtà face book è servito alle compagnie telefoniche. Ed è uno dei richiami più forti della nuova telefonia cellulare (soprattutto quando gli acquirenti sono adolescenti). Come internet lo è stata a suo tempo. I cell. contengono già la funzione face book chat e continuano a proporla con successo.
    Quindi più che competizione c’è stata integrazione e attrazione nella sfera della telefonia, che sa ben adeguarsi alle novità e non ha interesse economico a combatterle.
    Semmai i tribunali registrano un’impennata di cause di risarcimento danni di genitori nei confronti delle case produttrici dei telefonini per non aver “oscurato” la funzione ove il cellulare con queste opzioni sia stato venduto a minori di età senza specifiche avvertenze (Cause regolarmente perse perché la giurisprudenza è orientata a onerare il tutore e l’esercente la potestà genitoriale della vigilanza sui propri figli).
    —-
    Molto interessante e ricco di spunti , invece, il problema del coyright che solleva Gabry Conti.
    In rete ( e su face book in particolare) vige il principio opposto: il copy left. Ossia la pubblicazione di stralci di testi letterari o giornalistici (citando la fonte) nella convinzione che la lettura invogli a comprare il testo e a divulgare l’opera.O arricchisca il dibattito.
    Gli studi sociologici stimano che questa mentalità fatica ad attecchire in Italia rispetto ad altri paesi soprattutto per la completa mancanza di una cultura della condivisione.
    Diffondere la conoscenza, condividere informazioni su argomenti che altrimenti non sarebbero disponibili, partecipare alla costruzione di una grande Rete. Sono concetti che suscitano spesso perplessità e soprattutto rivendicano l’aspetto prettamente economico.
    L’esigenza di condivisione nasce dalla Rete proprio perché con l’unione di più forze intellettuali un prodotto raggiunge un livello di arricchimento più alto. La filosofia del copy left è che il riuso di un certo prodotto intellettuale ne permette una declinazione diversa.
    Face book potrebbe contribuire a questa rivoluzione culturale, proprio perché è fondata sullo scambio e la partecipazione a interessi comuni.

    I rapporti tra copy right e copy left sono oggetto dell’evoluzione della giurisprudenza di questi anni, che ha già registrato il fenomeno face book come motore di avanzamento nella diffusione del copy left. Il tribunale di Roma si è già pronunciato sull’interessante questione negli anni “90. Oggi prosegue il dibattito sulla scorta della rivoluzione di face book.

  85. Viviamo in un’epoca delle mutazioni veloci e impressionanti.
    L’uomo le crea con la sua intelligenza primariamente con lo scopo di vivere meglio. Fin qui mi sembra giusto ed elogiabile che lo faccia, ma non dovrebbe mai trascurare la sua formazione etica e morale, che non va intesa come costrizione ma liberazione da tutto ciò che gli impedisce di progredire nella società.
    L’unico scopo dovrebbe essere quello di riuscire a vivere con i suoi simili in serenità ed armonia, possibile solo nel riconoscimento base del sentimento della solidarietà ed amore verso il suo prossimo.
    Come raggiungere questo stato ideale, se non attraverso un’educazione ed istruzione costante e continua, fondate su norme riconosciute, sostenute e adattabili alle esigenze del tempo, quindi senza il tenore di dogma e credo indiscutibile e perenne.
    Aggiungo qui la necessità del riconoscimento degli errori fatti, che vanno considerati come parte del processo di maturità al quale ognuno dovrebbe sottoporsi e che dovrebbero comporre l’azione del rimedio per il danno creato.
    Sotto quest’aspetto primario, ritengo possibile aprirsi alle nuove innovazioni tecniche senza timori e riluttanze.
    Purtroppo, la nostra società è lontana da volere assumersi le responsabilità del convivere insieme, essendo ognuno maggiormente propenso al proprio benessere e successo.
    Incominciando dalla classe dirigistica e del potere, ognuno cerca di vivere per il proprio tornaconto, con il risultato che non ha più senso l’essere bravo e onesto, doti non più riconosciute; seguendo l’esempio dei diventati furbi, incomincia lo stato democratico a sfasciarsi ed infine a distruggersi.
    Questo è lo stato attuale di molti stati democratici, e non solo di quello italiano; i tentativi di far fronte allo sgretolamento della società con l’introduzione di sempre più numerose norme e decreti non hanno senso, più sono, più rimangono inosservate e non amministrabili, quando non abbiamo imparato che l’onestà e sobrietà vanno onorate e premiate e i misfatti condannati severamente e rimediati con lavori sociali e corsi di rieducazione per tutti e senza distinzione.
    È così che ogni mutazione, anche solamente tecnica, crea timori e dubbi sulla sua utilità e necessità. La società non funzionante teme in fondo ogni mutamento, anche il più lieve, essendo già debole e in procinto di annullarsi.
    Facebook è un’apparizione mediale efficace ed utile, come altre, secondo dell’uso che se ne faccia. Non è indispensabile, se non per un breve periodo e quando non si possegga la capacità di vivere le stesse emozioni e ricco scambio d’idee nella propria famiglia o con il vicino di casa o del paese.
    Alla fine, ci accorgeremo che trasportandoci intensamente nel grande spazio della comunicazione, abbiamo perso la relazione con il posto abitativo che ci ospita realmente e ci sentiremo fuori di casa nella propria dimora, ed infine più soli di prima.
    Saluti.
    Lorenzo

  86. @Lorenzo: ricordo ancora quando da bambino andavo a trovare in campagna i cugini. Allora non c’era la televisione e la radio era anche poco diffusa; la sera, soprattutto se faceva freddo, ci si riuniva nella stalla, le donne a parlottare fra di loro, e gli uomini da un’altra parte. Fra questi c’era sempre uno che faceva da apparecchio radio, che raccontava quello che aveva letto sul giornale, che narrava fatti accaduti anni prima. In particolare, c’era un vecchio dagli occhi molto chiari in cui quasi mi specchiavo e che stavo ad ascoltare come rapito. Gli facevo anche qualche domanda e lui rispondeva sempre sorridendo. Una volta gli ho chiesto della guerra (la prima guerra mondiale) e non mi ha risposto, ma dagli occhi incupiti ho capito il perchè.
    Più comunichiamo a distanza più soli ci sentiamo.

  87. @ Renzo
    Molto bello il tuo ricordo. Grazie. Provo a ricambiare con una piccola citazione tratta da un romanzo (Giuseppe Genna, “Italia De Profundis”) che sto leggendo con grande interesse in questi giorni:
    “Lo zapping è il programma statisticamente più visto in televisione: un programma fatto di vuoto.”
    .

  88. bella citazione. giuseppe genna comunque è un gran fruitore di facebook: ha circa 1900 amici sul suo profilo

  89. Su Facebook ci sono pure io, ma ci sto cum grano salis: poco. Non scrivo cose troppo personali. Solo uno spazietto per salutare amici e parenti lontani, iscrivermi ai gruppi di fans di Maria Callas, Anna dai capelli rossi e Battiato… fare qualche test. Sto diventando paranoica: coi test si permette all’applicazione di sbirciare tra i tuoi dati e i tuoi amici… Occhio al Grande Fratello!

  90. Grazie Renzo del bel racconto.
    La distanza comunicativa c’inganna e ci illude di poter riempire il vuoto lasciato dalla nostra incapacità di convivere con tutto ciò che ci è vicino, raggiungibile, toccabile.
    Con la velocità che caratterizza la modernità, disimpariamo a considerare l’osservazione lenta e profonda, aspettante e riflessiva.
    Nella velocità ci consumiamo e perdiamo la memoria dell’accaduto che non sarà più in grado di aiutarci e consigliarci per il domani.
    La fisica c’insegna, che tutto ciò che si muove con una velocità superiore alla luce vive nel futuro, diventato presente senza averlo elaborato e senza essersi preparato al suo venire.
    Saluti.
    Lorenzo

  91. Salve bella gente, come state?
    E vero che molti di voi erano in vacanza a cavallo della befana (niente sesso senile, porcellini, parlavo del ponte del 3 gennaio), però se vi foste infervorati così sul post dei libri Gregori/Didò mi avrebbe fatto più piacere, nulla a pretendere (me lo ricorderò, faccio un nodo al perizoma).

    L’amico Minghetti & gli altri non me ne vorranno, ma se fossi riuscito a leggere tanto all’università, come la prolissità di questi brani lascia vedere, sarei laureato.

    Sto su Facebook, come spesso bighellono davanti al bar. Racconto ai quattro amici che ho scritto un altro libro (mi credono già più prolisso di Camilleri) e scappo via.
    La tecnologia è come la differenza tra il frigorifero e il condizionatore.
    Nel film “Mi manda Picone”, la mignotta si metteva a cosce aperte a rinfrescare il lavorio della “pagnotta” davanti al frigo aperto: il frigo non è un condizionatore, inutile mettervisi davanti a cosce aperte, rinfresca l’attributo, ma deteriora il resto.

  92. oggi più di ogni tempo, la consapevolezza umana viene controllata attraverso molti mezzi di comunicazione che sebbene sono di grande utilità stanno opprimendo i sentimenti e soprattutto quella travagliata e assai ricercata libertà
    ..
    E’ in atto con tecnologia militare il controllo del pensiero. Pensate veramente che i satelliti sono stati istallati solo per scopi prettamente umanitari?

  93. @Subhaga e Lorenzo: perdendo il contatto umano con gli altri, ci siamo rinchiusi dentro di noi e non riusciamo a vedere le piccole grandi cose della vita. Per fare un esempio un qualsiasi tramonto in un luogo qualunque può ingenerare una dolce malinconia che ci fa bene, che ci fa sentire contenti di essere lì. La gente guarda sempre meno tramonti, ma gli ultimi modelli di telefonini o di ipod. Come non riusciamo a comunicare con gli altri, non riusciamo nemmeno a corrispondere con la natura.

  94. Voi che avete la fortuna di stare nel vostro Paese, approfittatene per parlare direttamente con la gente.

  95. Un’automobile è utile o inutile? Ed un razzo, un fucile, sono di per sé buoni o cattivi?
    Analogamente per Fb: dipende dall’uso che se ne fa.
    Come in moltissime cose mie, sono un mordi-e-fuggista: quando qualcuno mi chiama in causa, rispondo (di solito accetto il 90% di amicizie e gruppi), ma non ci perdo la testa.
    Ultimamente è arrivato su Fb un mio amico dei tempi della pallacanestro, Alfredo Mancini (consiglio a tutti di inserirlo nella propria lista), uno scafato col web, scova tutte le applicazioni più sfiziose, e mi sto divertendo un mondo…

  96. @ Sergio
    Guarda che non scherzavo. Anzi, posso anche farti il nome del poeta tunisino che mi ha contattato su Facebook (così gli faccio un po’ di pubblicità… e magari qualche volta lo invito da queste parti).
    Si chiama Youssef Rzouga
    http://es.wikipedia.org/wiki/Youssef_Rzouga
    http://pt.wikipedia.org/wiki/Youssef_Rzouga
    http://it.wikipedia.org/wiki/Youssef_Rzo
    http://ro.wikipedia.org/wiki/Youssef_Rzouga
    http://de.wikipedia.org/wiki/Youssef_Rzouga
    http://youssefrzouga.lalupe.com/

  97. Renzo,
    purtroppo io parlo veramente con qualcuno solo usando l’italiano. Il resto sono solo convenevoli o tentativi – che faccio per carita’. Io ”sono” l’italiano, non lo ”parlo”. E’ la mia personale ed individuale natura ad essere italiana, non una volonta’ comunicativa. Lingua naturale mi comanda.

  98. Maugger,
    io stavo scherzando, lo so, non tu. Io su Google ci vado ogni giorno e so vita morte e miracoli di quasi tutti quelli che transitano qui dentro. Il poeta tunisino lo aggiungero’ alla lista.

  99. Renzo,
    con ”che faccio per carita”’ intendevo dire solo: che faccio sicuramente e ben volentieri, ho scordato una virgola tra ”faccio” e ”per carita” ed anche un punto esclamativo dopo ”carita”’.

  100. …vedete, Pippo Della Monica interviene sul fatuo di Faise Boque e non sul faceto di Didò.
    Oh… gli amici che non posso odiare; ma posso per una settimana togliere la loro foto da sotto il vetro della scrivania, posso inviargli un poke o taggare una loro foto sul cesso, ripresi quando meno se lo aspettavano col telefonino mille usi che, usato bene, cuoce anche il ragù.

    Tocca ripeterlo: la verità sta nel mezzo, ne nuova frontiera, ne cazzeggiometro per fessi; strumento. Ecco, strumento.
    C’è qualcuno che si farebbe la barba col ferro lucido e acuminato di una pialla da falegname (oltre me, ma io, oltre a non fare testo, so anche usare la pialla, persino per depilare)?
    Ecco.

  101. “Perchè il ‘messaggio’ di un ‘medium’ o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmi o di schemi che introduce nei rapporti umani. La ferrovia non ha introdotto nella società nè il movimento, nè il trasporto, nè la ruota, nè la strada, ma ha accelerato e allargato le proporzioni di funzioni umane già esistenti creando città di tipo totalmente nuovo e nuove forme di lavoro e di svago. Questo accadeva sia che la ferrovia agisse in un ambiente nordico o in un ambiente tropicale, e indipendentemente dal carico, cioè dal contenuto, del ‘medium’. L’aeroplano, dal canto suo, accelerando la velocità dei trasporti, tende a dissolvere le città, le organizzazioni politiche e le forme associative proposte dalla ferrovia, indipendentemente dall’uso che se ne può fare.
    Torniamo alla luce elettrica. Che la si usi per un’operazione al cervello o per una partita di calcio notturna non ha alcuna importanza. Si potrebbe sostenere che queste attività sono il ‘contenuto’ della luce elettrica, perchè senza di essa non potrebbero esistere. Ma questo non fa che confermare la tesi secondo la quale ‘il medium è il messaggio’, perchè è il ‘medium’ che controlla e plasma le proporzioni e la forma dell’associazione e dell’azione umana. I contenuti, invece, cioè le utilizzazioni, di questi ‘media’ possono essere diversi, ma non hanno alcuna influenza sulle forme dell’associazione umana.”
    […]
    “Gli effetti della tecnologia non si verificano infatti al livello delle opinioni o dei concetti, ma alterano costantemente, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali o le forme di percezione. Soltanto l’artista (quello autentico) può essere in grado di fronteggiare impunemente la tecnologia, e questo perchè la sua esperienza lo rende in qualche modo consapevole dei mutamenti che intervengono nella percezione sensoriale.”
    .
    (Marshall McLuhan, “Gli strumenti del comunicare. Mass media e società moderna”, Net, 2002)
    .

  102. @ Massimo
    Sì, sarebbe proprio una bella idea quella di invitare Giuseppe Genna a parlare del suo ultimo romanzo “Italia De Profundis”.
    Buonanotte e buon weekend!

  103. Finalmente un intervento risolutorio, o almeno illuminante. McLuhan mette la parola fine al dibattito. A noi le scelte reali – usare Feisbuc o no, il blog eccetera – a seconda della nostra propria natura; ma consci che se ci si passa attraverso, un mezzo e’ un mezzo deformante. Sempre. Il mezzo meno deformante di tutti infatti sono il silenzio e l’amore.

  104. E cito il citato McLuhan, grazie all’emerito Gaetano, solo per dire che se il concetto puo’ passare indenne per Internet, le sue fondamentali caratteristiche profonde, ossia lo spirito e il sentimento, l’atteggiamento intimo dello scrivente, ne vengono SEMPRE minorate e danneggiate: ”“Gli effetti della tecnologia non si verificano infatti al livello delle opinioni o dei concetti, ma alterano costantemente, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali o le forme di percezione. Soltanto l’artista (quello autentico) può essere in grado di fronteggiare impunemente la tecnologia”.
    Grazie, Gaetano
    Sergio

  105. Esempio: amore e pornografia. Distanti come Alfa e Omega ma esprimentesi con le stesse modalita’ corporee. L’una (pornografia) oscena e l’altra (l’amore) pura anche se sensuale. Il senso e la sensibilita’ non sono riproducibili. Da qui la disperazione degli artisti (quelli veri, come diceva McLuhan), che sono profeti nel deserto.

  106. Rispetto all’arte ci sono due tipi di disperati: il vero artista che non viene compreso e colui che si crede artista e non lo è. Non so qual è la disperazione peggiore. Ma questo a prescindere dalle tecnologie e da fb, che non ho alcuna intenzione di usare.

  107. E comunque se uno è un grande artista, non diventerà meno grande iscrivendosi a facebook. E viceversa.

  108. Il medium altera le forme di percezione. Sentite che le vostre percezioni sono alterate scrivendo in questo blog? Ma sono alterate in meglio o in peggio? L’alterazione è positiva o negativa?
    Attenzione! Coloro che dicessero che la percezione è comunque negativa, per coerenza dovrebbe andarsene da qui e non scriverci più. Ma capisco che la coerenza non è cosa da tutti. Io non mi sento coerente. Infatti sento che le mie percezioni sono alterate ma è probabile che continui a scrivere qui. Saluti

  109. @Sergio Sozi…ah!, pure guardone, lui riferisce:”io su google ci vado tutti i giorni e so vita morte e miracoli di quelli che passano qua dentro” allora per favore, scriva le nostre biografie, almeno farebbe qualcosa di utile e di comprensibile, oppure si esprima meglio.Nonostante le sue debolezze dichiarae, mi sta simpatico…ma maternamente simpatico e bisognoso di cure, mi chiedo, caro Sergio, se guarda le cose degli altri su google ogni giorfno, lei è una micro-facebook, non le pare?

  110. Cari colleghi, per quanto mi riguarda scrissi di feisbuc un paio di mesi fa, su una rivista online realizzata insieme ad alcuni amici lo scorso autunno, dapprima per gioco, poi per scommessa…ed ora con qualche nobile scopo nella testolina.

    http://generazione.wordpress.com/2008/12/02/la-civilta-dellimmagine/

    su fb ci sono pure io, ma sono d’accordissimo con chi scrive che “possederlo non è una brutta cosa, l’abuso è il vero problema” .

    grazie ancora una volta, massimo.
    a presto e, seppur in ritardo…buon 2009 a tutti!

  111. @ Salvo…

    Quanto sei bravo con le parole!…Ma io non dimentico.
    Hai fatto tutto un giro lungo, per evitare la richiesta? Taccagno!…
    Intanto, hai dato l’opportunità alla sig. Gabry Conti di prendere la “palla al balzo” e rifiutare il mio invito-richiesta(virtuale). Ma non tutti i mali vengono per nuocere…
    Pensa un po’ che conversazione, ne poteva scaturire…
    Una persona che prende troppo sul serio le cose, al punto da non saper distinguere il gioco dalla serietà; che chiama “sapientoni” chi nemmeno conosce, facendolo soprattutto con toni “saccenti”; e che trova “banale” come risposta, “lavorar di notte, vendendo bibite nei locali”-…
    E già, c’è chi preferisce indurre i propri occhi a vedere solo ciò che si vuole. Ma esiste tanto altro.
    Però, capisco, è anche giusto e salutare “dormire”…

    n.b.
    lo vuoi l’indirizzo, caro Salvo?

  112. @ Didò…
    Sei un pornografo fanta-fumettistico. Non dico, che dovresti scrivere sceneggiature per i “supposti” film(più che altro, la servono fatti e “falli”), però, quando ce la farai leggere una “caliente e ululante” notte d’amore tra Minnie e Topolino?
    E Pluto? E Pippo, poverino, lo hanno predestinato con quel nome…

    (a proposito, ma se Topolino appartiene alla sua specie, Minnie cos’è?…)

    Un caro saluto

  113. Sig.ra Conti,
    andare su Google significa solamente avere delle schermate che citano tutte le fonti reperibili in Internet riportanti il o i nomi richiesti. Non e’ roba da Grande Fratello, ma un semplice mezzo che facilita un po’ le ricerche su cio’ che e’ pubblicato, dunque pubblico non privato. E Google e’ un motore di ricerca, non ha nulla a che fare con Feisbuc et similia (sollazzi questi ultimi che lascio volentieri a Lei, cara Conti, cosi’ fara’ qualcosa di ”utile” al posto mio, dopo avermi risposto al posto di Massimo Maugeri al quale era rivolto personalmente il commento che ha citato). Grazie.
    Suo Devotissimo Guardone
    Sozi

  114. P.S.
    Cerchi il mio nome, gliene sarei grato: cosi’ vedra’ che ”qualcosa di utile” lo faccio anche se Lei non ne sa niente.

  115. @Parlato e Sozi,
    se ci fosse l’audio sentireste la mia risatina sorniona e divertita…quanto siete piccoli di età, s’intende. Orbene, è vero di lei Sozi non so quasi niente tranne che di nome fa Sergio…e di Parlato, soltanto che mi ricorda un participio passato, ed infatti, la sua pedanteria lessicale è di quel tipo che più inutile non esiste…Per prima cosa perchè torno adesso da una gita fuori le mura e mi sono divertita tantissimo a mangiare della cioccolata Lindt squisita….e sentire il sapore acido delle vostre risposte stride sotto i denti che vorrei tanto avervi qui per fissare i vostri occhi e farvi capire che mentre io vi voglio bene, voi siete scorbutici e amarognoli…ma che ci posso fare…non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire…e in quanto alla parola – banale – era riferita al tipo di scusa apportata e non al lavoro che si dichiarava di svolgere….in quanto a fare qualcosa di utile,io ho fatto tre figli, e voi e sono integra moralmente e ho Fede, e voi? At salut!

  116. @Sozi, in quanto a Google, ritengo che la prima volta che cliccai su questo motore di ricerca lei manco era nato….ed infatti fossi il capo di google sentendo che lei lo definisce un trovar schermate, solamente, me ne risentirei, perchè si deduce che lei in matematica andava così così, perchè se sapesse i veri fini di google lei smetterebbe di cercar schermate in quello spazio…ma evidentemente non è all’altezza di comprendere i dati statistici che ne scaturiscono e altro ancora! Bye

  117. Conclusione:
    Dal momento che prendo per buone tutte le definizioni che i Parlato e i Sozi, del tutto fuori tema, si sono degnati di dedicarmi, concludo di essere talmente – inesistente – e quindi, sull’inesistente non si può continuare a discutere…in un blog come questo lanciato da Maugeri, che porta a dichiarare il più virtuale del virtuale in facebook il massimo dell’inesistenza….detto da voi, e quindi sarebbe complicato continuare a parlare di due inesistenze…perchè sarebbe una contraddizione sostanziale.@Maugeri, quasi, quasi, per quanto io possa essere inesistente, gli spinaci e la ricotta li ho acquistati e vado a farmi due palle di neve da schianto! Alla faccia!

  118. @ Sergio, Gabry e Gianni
    Intervengo al volo per pregarvi di chiuderla qui.
    Insomma, state bboni…
    Però devo confessarvi che mi avete fatto sorridere. Trovo che siete un simpatico terzetto. Mi piacerebbe vedervi all’interno di una casa del Grande Fratello.
    Voi tre lì, da soli.
    E noi a spiarvi da Facebook.
    🙂
    Chiudiamola qui, dài… altrimenti vado a ritroso e cancello tutti i commenti “incriminati”.

  119. @Maugeri sei dolcissimo!
    Ma lo sai che hai colto nel segno, infatti m’era venuta l’idea di andare al GF9, avevo anche aperto il sito per compilare il modulo di iscrizione che si poteva fare anche online, ma mi sono venuti in mente un paio di eventi troppo importanti per me nell’arco dei primi mesi dell’anno e quindi ho rinunciato. Ma sarebbe stata un’ideuzza bellissima, io avrei cucinato, avrei scritto poesie in diretta, anche qualche brano musicale in diretta, avrei cantato stornelli romaneschi e avrei anche insegnato a qualcuno, permettetemi il verbo – insegnare – data l’inconsistenza, a degustare qualche buon vino italiano, e se a qualcuno degli abitanti del GF9 fosse venuta l’influenza avrei preparato del vin brulè da svenire, crostate alla ricotta e marmellata di ribes, tortellini fatti in casa, e anche fatto le iniezioni perchè sono un’operatrice sanitaria…Che altro, aggiungete voi, dal momento che non so fare niente, e nei momenti di pausa avrei tenuto una rubrica riprendendo un mio antico titolo di rubrica letteraria appunto che si chiamava Punto.Pausa…
    Ciao a tutti e statemi bene….
    Ti assicuro Maugeri che finisco qui, ma siete veramente divertenti…

  120. quello che io ho provato su FB, in questi giorni, è stato il feedback, lo scambio prolifico di idee. la cosa bella di FB è che vieni invitato e allora sai che quello che dici verrà preso in considerazione o criticato, in un caso e nell’altro senti di ‘essere utile’. meglio così, no? in molti blog, invece, sei libero di scrivere ma interagire, a volte, è difficile. il tuo commento viene spesso scavalcato e su di te ‘accadono’ dei dialoghi fra persone che da tempo si conoscono e con le quali fatichi a comunicare. FB, invece, è più ‘reale’ o sei amico o non sei amico. così sai se stai scrivendo una cazzata o meno. cresci, cambi e non hai la sensazione fastidiosa di essere di troppo o di troppo poco.
    🙂
    ciao ciao, a presto!

  121. Carissimo Massimo, questo modo di utilizzare facebook (il tuo) è secondo me proficuo ma credo sia l’unico a mio avviso, così come lo è quello legato a petizioni particolari; per il resto ho dei dubbi, ma il tutto è soggettivo.

    Un caro saluto a tutti i ‘let t e ra ti tu di nau ti’… che fatica!

  122. ciao a tutti,mi voleva inserire mia sorella nei suoi amici e mi sono rifutata.Utilizzo molto la rete in tante occasioni,ma resto dell’idea che il fare amicizia e comunicare sia tutt’altra cosa,mi fà un pò tristezza il modo di entrare in contatto con fb non sempre autentico,un sacco di gente usa doppie identità e nomi falsi.Se faccio un giro da Feltrinelli parlo con la signora del tavolo affianco,il barman e il ragazzo che sfoglia un libro di fotografie,insomma mi piace ancora guardare negli occhi e cogliere un sorriso,poi magari mi confonderò ugualmente perchè non è detto che quello incontrato sia un vero sorriso. Per carità stupenda l’idea di rivedere vecchi amici perduti negli anni,ma mi sembra che questi strumenti abbiano ridotto lo spazio di azione della nostra volontà di agire e di perseguire un desiderio,tutto a portata di click e alzarsi e scendere a prendere un caffè con un amico diventa scomodo.Sapete di cosa ho paura?I nostri figli,se devono organizzare il cinema non telefonano ma si collegano in msn,eppure io sono una che parla tanto con loro,raccontiamogli di quando un amico ci presentava un altro amico dandoci la mano. Oggi loro contano quanti contatti hanno in msn e se si incontarno non sanno parlare fra loro.Non sono una dei primi del novecento e apprezzo l’uso moderno della rete,ad esempio questo blog meraviglioso,ma attenzione alle nuove generazioni. A parte il discorso interessante sulla privacy già affrontatao da chi ha più strumenti di me,diciamo la verità ma chi se ne frega di vedere quanti cani ho e dove ho trascorso le vacanze e con chi?Questa sorta di voyeurismo collettivo ci fà perdere il senso dei limiti fra privato e pubblico,scorrere quelle faccine in fb è tristissimo,sembrano le foto segnaletiche di un commissariato di polizia:Non è lui il pinco pallino che cercavi?Alzati e vallo a cercare. Massimo domanda un pò chi manda ancora le cartoline quando fà un viaggio e se ricorda l’indirizzo di casa o quello di posta elettronica?
    abbracci francesca giulia

  123. L’utilità di facebook è che gli sfigati finalmente possono masturbarsi guardando le proprie amiche che non avranno mai… Altre non ne vedo. La gente si impiccherà: fb sta cambiando radicalmente la psicologia delle masse.

  124. FACEBOOK è una perdita di tempo, così come tutte le amicizie virtuali! E’ patetico doversi ridurre a cercare amicizia sul web perchè è troppo difficile trovare amici in modo normale. STATE ATTENTI!

  125. FB è fatto x chi ha tempo da perdere in 1000 sciocchezze: vuoi fare parte del gruppo dei ragionieri incazzati! NO! Vuoi fare parte dei masturbatori selvaggi? NO! Ma per dio! Io faccio parte solo del gruppo la spippolatrice solitaria che contiene solo un membro: io! E poi ancora: ciao ma guarda chi c’è…è una vita che non ci vediamo, che bello ti ho trovata! Una pizza tutti insieme? NO sono molto presa da impegni. E’ vero, anch’io… E come al solito continuiamo a non vederci… Inoltre FB è un deposito di piccoli narcisisti che fanno pubblicità a se’ stessi. Comunque, è vero, ci sono anch’io su FB, credevo che qualcuno leggesse le mie poesie….credevo e invece mi “rapiscono”, mi inviano cuori…Ma chi se ne frega… Scusate tanto, può darsi che domani mi venga voglia di giocare (se decido di avere tempo..)

  126. Internet è uno strumento: opportunità e rischio insieme. Vigiliamo su figli e alunni e anche su noi stessi, per non perdere il senso della realtà.
    A me Fb piace come strumento di “messaggistica” veloce, per un sorrisino virtuale, per contattare persone che magari non avrei potuto avvicinare in altri modi, per restare connessa con amici e parenti lontani.
    Per il resto, una bella e quasi ormai preistorica e-mail (lo sepete che viene già considerata uno strumento obsoleto perché scavalcata dai social network?), una telefonata, una cioccolata calda o una pizza, vere concrete e non virtuali con chi mi sta a cuore.
    Ma sapere che qualcuno ha voluto conoscerti o è venuto ad una presentazione o a un tuo concerto grazie al blog o a Fb fa pensare che è uno strumento che se ben usato connette le persone.
    Una cosa che mi sconcerta un po’ è questa: il sapere che ciò che scrivi, anche il più stupido “mi piace” venga visualizzato da mezzo web… siamo su un palcoscenico, sempre, la vita in sé è così, ma Fb e Twitter etc non fanno altro che amplificare – non creano! – atteggiamenti e tendenze GIA’ DENTRO DI NOI.
    Se cerchi amicizie virtuali o sei maniaco non è per colpa di Internet: la rete ti offre esche e occasioni… non colpevolizziamola, non attribuiamole intenzioni solo nostre.

  127. Completamente d’accordo con Maria Lucia. Studiando a Roma ed essendo di un’altra città trovo facebook un mezzo utile per mantenere i contatti con le persone che adesso sono lontane e scambiare quattro chiacchiere ogni tanto,come se fossero vicine,dato che riesco a vederle solo nelle feste comandate. Ma nel momento in cui torno a casa non vedo l’ora di salutarle di nuovo e scambiare quattro chiacchiere da vicino…e anche a Roma sto riuscendo per fortuna a coltivare strettamente i rapporti che ho creato,senza dover ricorrere troppo a questo mezzo: sono davvero contenta delle amicizie che ho stretto e di come i rapporti che abbiamo creato si stanno evolvendo…anche se Roma è una grande città,basta volerlo!!
    E comunque,in generale,tutto sta nel COME si usa facebook:se si passa il proprio tempo a cercare amicizie virtuali o in stupidaggini è un conto,ma se si vuole condividere (ovviamente non con chiunque) l’ultima canzone che hai ascoltato,un evento a cui hai partecipato o soprattutto discutere di tematiche culturali (ad esempio letterarie, infatti io faccio parte di un gruppo in cui ogni giorno si discute di letteratura e di libri) è un mezzo dalle potenzialità molto grandi…non credete?
    Sara

  128. Vorrei fare qualche considerazione sul primo aspetto di Facebook messo in evidenza da Marco Minghetti, il voyeurismo.
    Certo, Internet 2.0 mi sembra quasi fatto apposta per il guardone. La possibilità illimitata di guardare ed essere guardati senza esserci effettivamente, senza che la propria intera persona sia coinvolta, è uno strumento potente al servizio dell’egoismo, nella sua duplice forma di controllo e narcisismo.
    “Individualismo di massa”: mi piace moltissimo questa espressione che ho trovato nell’articolo, trovo che definisca in maniera molto esatta il tempo in cui ci ritroviamo a vivere.
    Guardo – sono guardato – quindi sono: questo mi sembra essere l’assioma fondamentale dell’uomo digitale, come lo chiama ancora Minghetti.
    Ma che cosa si guarda, propriamente? La superficie della realtà. Ecco, della realtà cosa rimane in questo mondo virtuale? Solo la superficie nuda e cruda. E questa superficialità non può che generare solitudine, paura, e quindi più egoismo e più superficialità.
    E’ infatti vero che io posso accedere agli “altri” con un clic, che io ho un controllo praticamente illimitato sugli “altri”. Ma è anche vero che anch’io sono accessibile ed eliminabile con altrettanta facilità. Dove finisce allora il controllo, dove finisce la sicurezza che i rapporti digitali dovrebbero dare in confronto a quelli reali? Essa dimostra tutta la sua ingannevolezza e illusorietà.
    Nella sfera sessuale si vede bene questa superficializzazione: il sesso su Internet è soprattutto una questione di vista. E’ facile, accessibile, sicuro, ma completamente insoddisfacente, perchè completamente snaturato. Il sesso è forse l’attività che più di tutte mette in gioco l’intera nostra persona, fin nelle sue pieghe più profonde. Il sesso non è uno spogliarello, non è masturbazione, come tutti sanno, ma la pratica del sesso virtuale lo riduce esattamente a queste due attività, anche quando c’è l’illusione di trovarsi a fare “sesso con qualcuno”.
    In realtà, come ho già accennato, la realtà virtuale porta con sè il pericolo dell’identificare l’ “essere” con l’ “essere visti”. Questo, anzichè dare stabilità e sicurezza all’esistenza del nostro io, gliela toglie, perchè la fonda esclusivamente sulla componente narcisistica, e la rende dipendente da quella degli “altri” – non meglio identificati.
    Io non voglio con questo demonizzare Facebook e Internet 2.0: semplicemente riferisco le riflessioni nate dalla mia stessa esperienza di utilizzo di queste tecnologie, e invito prima di tutto me stesso a una maggiore attenzione e consapevolezza nel loro utilizzo. La consapevolezza è un antidoto potente a molti mali, non sarà certo inefficace per annullare i pericoli e i difetti che questa nuova realtà – non si può non ammetterlo – porta con sè.
    Un caro saluto a tutti voi!
    Paolo

  129. LA CENSURA “AUTOMATICA” DI FACEBOOK

    Aggiornamento del post “I pro e i contro di Facebook” del 7 gennaio 2009

  130. Giorno 16 luglio, ho provato a inserire nel mio profilo Facebook (e in quello di Letteratitudine) il link di un nuovo post (in genere riporto i link senza “taggare” – cioè “invitare alla discussione” – nessuno… proprio per evitare di disturbare).
    Scopro, con enorme sorpresa, che il link non è pubblicabile. Nel momento, infatti, in cui clicco sull’apposito pulsante, appare una finestra contenente il testo che riporto di seguito: “In questo messaggio sono presenti dei contenuti bloccati che sono già stati contrassegnati come offensivi o spam. Facci sapere se ritieni che si tratti di un errore”.
    Cliccando sulle parole “Facci sapere”, si apre una nuova finestra dove mi si dà conferma che i contenuti di Letteratitudine sono stati segnalati come offensivi. Anche in questo caso riporto il testo che appare sulla finestra: “Il contenuto che stai tentando di pubblicare su Facebook è stato segnalato come offensivo. Compila questo modulo se ritieni che questo contenuto sia stato bloccato per errore”.

  131. Nonostante abbia compilato il suddetto modulo decine e decine di volte (forse anche centinaia), e nonostante le numerose mail inviate all’help desk di Facebook, la censura non è stata sbloccata. Non solo: non mi è mai stata data alcuna spiegazione.

  132. Ancora oggi (sono trascorsi dieci giorni, all’incirca) non è possibile pubblicare link di Letteratitudine. E, ripeto, senza che ne conosca le ragioni. Non solo non posso farlo io, ma non può farlo nessuno degli utenti di Facebook (500 milioni di persone, sparse per il pianeta).

  133. Ovviamente la cosa mi dispiace, intanto per il fatto (paradossale) che uno dei principi fondanti di Letteratitudine (come ben sa chi mi segue) coincide con il rispetto dell’altro e delle altrui idee (altro che contenuti offensivi!), ma anche per il fatto che nessuno degli amici di questo blog (e in tanti hanno provato a farlo) possono pubblicare sui loro profili link di origine letteratitudiniana.

  134. Per fortuna il danno arrecato non è particolarmente rilevante, giacché Letteratitudine ha una sua autonomia ed è del tutto indipendente da Facebook. Tuttavia ho deciso ugualmente di “denunciare” l’episodio giacché qualcosa del genere potrebbe capitare a chiunque. Anche perché i “buontemponi dalla segnalazione facile” (chiamiamoli così) sono sempre esistiti e sempre esisteranno. E forse è pure inutile prendersela con loro.

  135. È bene che sappiate – cari utenti di Facebook – che, se qualcuno dovesse cominciare a segnalare i contenuti dei vostri blog (che linkate sui vostri profili) come offensivi (al di là del fatto che lo siano davvero), prima o poi verrà applicata questa forma di censura “automatica” (che opera, cioè, senza che si sia proceduto a una previa verifica dei contenuti) anche a vostro danno. Del resto non è capitato solo a me (so di persone che, da un giorno all’altro, e senza spiegazioni, si sono visti cancellare il loro profilo).

  136. Vi garantisco che vedersi censurati (o eliminati) senza motivo, senza preavviso e senza spiegazioni è tutt’altro che piacevole.
    Mi viene in mente l’incipit del noto romanzo postumo di Franz Kafka, “Il processo”: Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., poiché un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, egli fu arrestato (traduzione di Primo Levi, Einaudi, 1983).

  137. Ora, partendo dal presupposto che i “buontemponi dalla segnalazione facile” (continuiamo a chiamarli così) sono sempre esistiti e sempre esisteranno, credo che chi dovrebbe evitare che accadano episodi del genere sia proprio il social network.
    Capisco che controllare i contenuti messi on line da 500 milioni di utenti è piuttosto complesso e gravoso, tuttavia quando un sito web (proprio grazie al numero esorbitante dei propri iscritti) raggiunge il valore aziendale di 50 miliardi di dollari (è il caso di Facebook) credo che il problema debba essere affrontato in maniera più seria.
    Anche perché, a dirla tutta, è paradossale sentire le lagnanze dei manager di questi colossi della Rete quando si lamentano della difficoltà a penetrare nei paesi assediati da un regime dittatoriale, mentre poi loro stessi – al loro interno – applicano metodi sbrigativi che, in alcuni casi, sfociano in forme di censura automatica di “stampo sovietico”.

  138. Il consiglio che vi do, dunque, è di prendere consapevolezza del fatto che, all’interno di un social network come Facebook (utilissimo, per carità: ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita!), siamo tutti assoggettati alle decisioni (e agli automatismi censori) di un “deus ex machina”.

    Meglio mantenersi indipendenti, dunque. Se possibile.
    Scusate lo sfogo!

  139. Sarei altresì grato se le notizie inserite in questo post potessero “circolare”.
    Mi rivolgo agli amici blogger e agli amici giornalisti.

    Magari può essere utile per sbloccare la censura. Perciò, linkate e scrivete (se potete).
    Grazie in anticipo.

  140. tutta la mia solidarietà, per quel che può servire.
    l’aneddoto mi pare a dir poco vergognoso.

  141. a questo punto posso dire di essere molto contento di non essermi mai iscritto né a facebook nè ad altri social network.

  142. @ ed warner
    sarà anche un problema tecnico, ma uno di quelli che le fa tecnicamente girare, direi.

  143. comunque io non sono iscritto a facebook dunque non sono informatissimo in materia.
    la mia impressione, però, è che gli utenti di un sistema sociale così potente rischiano di essere considerati un po’ come i grandi azionisti e gli speculatori delle borse considerano i piccoli azionisti: “parco buoi”.
    ovvero, mucche da spremere.

  144. Gentile Massimo Maugeri,
    ci dispiace che anche tu sia rimasto vittima della censura su Facebook. E ci dispiace che ci sia andato di mezzo un blog serio e importante come letteratitudine.
    Ma, come dicevi, non sei il solo.
    Proprio all’interno di facebook abbiamo creato un gruppo nel tentativo di sensibilizzare “il padrone”. Il gruppo si chiama BASTA CENSURA SU FACEBOOK!!!!!!!
    https://www.facebook.com/group.php?gid=98987092401

  145. Invitiamo te e tutti coloro che vogliono aderire, a iscriversi.
    Questa è la descrizione del gruppo : “Per tutti quelli che si sono stancati di vedersi censurati link a tutto spiano senza nemmeno sapere perchè.
    Per tutti quelli che credono che un social network dovrebbe essere qualcosa di più che inviare agli amici test imbecilli e foto delle medie.
    Per tutti quelli che credono che la censura sia pericolosa sempre e comunque!!!!”

  146. La censura in automatico scatenata intenzionalmente per nuocere (vandalismo mediatico), è un danno anche all’immagine e alla serietà di fb.
    Quindi sarebbe bene trovare il modo di arrivare agli amministratori di fb.
    Se niente si muove? Mi spiace per Massimo e per noi. Devono cambiare sistema per bloccare gli scocciatori.
    Chi sa muoversi passi parola.

  147. Caro Massimo, sono molto curiosa e ribelle. Ora vado subito a provare a linkare letteratitudine. Domani ti faccio sapere. Buona notte.

  148. Caro Massi, torno ora da Facebook. Ho chiesto l’ amicizia di letteratitudine. Vai. è stata pubblicata la mia richiesta di amicizia. Spero che non sia stata cancellata. Fammi sapere.

  149. Caro Massimo
    sono solidale con il disappunto feroce circa la censura kafkiana di cui denunci dettagliatamente il progressivo.
    Sicuramente, mi sembra di capire, è il sistema alla base che non funziona su facebook, e probabilmente al vertice gli sta bene così: un’economica ricerca di parole chiave costa molto meno di selettori umani.
    Io mi sono iscritta da poco su wikipedia perchè sono infastidita di trovare giornalmente, nelle mie ricerche, inesattezze: E’ vero che sono all’asilo, “classe primini” e che, per il momento, faccio rettifiche e aggiunte e non ho mai scritto una voce ex novo ma, ti assicuro, non è semplice capire la lingua di wikipedia. E’ una nuova semantica e mi è capitato addirittura di non sapere, non quale sia la risposta, ma quale sia la domanda da fare ai vecchi addetti ai lavori!! Però ho notato un vero incremento di voci negli ultimi tempi e sempre più approfondite e migliorate. Il sistema è molto articolato e prevede un rigido controllo anche di interventi minimi, perfino una virgola viene supervisionata ma, con una semplice iscrizione, hai la possibilità di interagire direttamente con chi si occupa della supervisione e, incredibile a dirsi, praticamente in tempo reale.
    Ultimamente anche chi non è iscritto, può interagire con le voci anche se, non essendo iscritto, non può partecipare alle discussioni interne che, in ogni caso, sono molto tecniche e vertono quasi esclusivamente sul funzionamento di wikipedia. Ma mi è capitato di leggere “violenti” approcci a un supervisore che si era ostinato per ben due volte a “bannare” una parte di voce e al quale il diretto interessato della voce – che per la seconda volta la riscriveva -, minacciava di perseguire in termini giudiziari. Questo per dire che anche i supervisori sono supervisti, e direttamente dalla fascia utente.
    Cosa che, mi sembra di capire, su facebook non è possibile perchè: 1) non sai il motivo della censura, 2) non hai la possibilità di attendere una risposta in tempi contenuti quando, addirittura come è capitato a te, la risposta non è mai arrivata.
    Dico “mi sembra di capire” perchè non sono iscritta su nessun social network, probabilmente non sono abbastanza “socievole”, che ne so. Sono iscritta solo su linkedin perchè la richiesta di adesione mi veniva da un amico a cui tengo molto, ma non lo uso mai.
    Anche se, per quanto mi riguarda ormai so una cosa, e la so di certo: se dovessi fare richiesta anche solo di un lavoro come cuoco-fast food sotto l’egida democratica magari di MacDonald’s, sono sicura che mi verrebbe rifiutata e alla Coca Cola mi taglierebbero le gambe prima ancora di aver presentato il curriculum, mentre l’equivalente popolare della Mac Donald’s cinese farebbe pagare la pallottola alla mia famiglia. Ma ormai ho parlato: augh!
    E a volte penso che, se anche mi iscrivessi a facebook, ormai i buoi sono usciti dal recinto. Tanto vale chiudere il sacco. Questo per dire che, appunto, facebook o no, privacy o no, attenzione verso quello che si scrive oppure no, siamo tutti registrati tracciati memorizzati. E chi non usa internet è tracciato perlomeno sulla carta di credito o il bancoposta, e chi usa la carta sconto del supermercato lo stesso: sapranno se mangia cereali integrali o si rovina lo stomaco con il Mars. Al primo gli studi di marketing proporranno cereali sempre più naturali e meno modificati e al secondo nuovi tipi di zucchero che entrano nel sangue più velocemente di un’endovena.
    Quindi, anche chi, come diceva Marco Minghetti l’8 gennaio 2009, fa il taylorista, solo per il fatto di avere scritto sul blog di Massimo Maugeri, è già stato segnalato: il lavoro alla Mac Donald’s non lo troverà. E’ sicuro.
    Perchè non bisogna mescolarsi con la gente che crea nuove sinapsi.
    Quindi, signori, diamoci da fare a restare a galla con il lavoro che abbiamo perchè, se aspettiamo comprensione per le idee per le quali crediamo, moriremo di fame.
    *
    IMPORTANTE: postilla al paragrafo.
    Se qualcuno che sta leggendo è un wikipediano, per favore, si può mettere in contatto con me? Se poi è in una classe un po’ più avanzata della mia, ne sarei ancora più felice. Parlo sul serio. Questo post lo linko per arrivare al mio indirizzo postale. Grazie..
    **
    ……. che dire, Massimo? Se non sei un utente soddisfatto di facebook, l’unica cosa che posso consigliare è di cambiare social network. Forse non verrai censurato.
    Togli la preferenza e l’adesione a facebook. Se tutti gli insoddisfatti togliessero la loro preferenza e l’adesione forse i 50 miliardi di utile comincerebbero a diventare 49 e scommetto che, per magia, il sistema verrebbe migliorato. Non c’è come toccare sul soldo: si smuovono le montagne. Nel senso che, alla gente che ragiona solo in termini di soldi, bisogna toccarli su quello. Non capiscono altro.
    ***
    Invece, c’è una questione che vorrei ventilare appena: ho la vaga impressione che la quinta guerra mondiale (quinta?) sarà una guerra virtuale e ne ho visto i prodromi con il caso Assange.
    Tra l’altro, da allora ho boicottato in toto il sistema pay pal e mastercard (- “My God! Il mio lavoro alla Mac Donald’s!” dico tra me, – “C’è poco da ridere, anarchica bastarda, ti stiamo aspettando al varco!” mi risponde una voce dall’alto – “Cavolo, siamo già alle Termopili” penso tra me e, di rimando urlo: ”Avanti Sparta!!!”). Il libero mercato aveva chiuso il libero flusso aurifero all’ancora libero Assange e le donazioni da tutto il pianeta sono state incamerate.
    Per ora le frange combattenti sono sedicenni informatici e nerd con la maschera (e ci credo!).
    Non fa pensare a niente, questo?
    Il Libro dei Mutamenti (sono ancora sotto l’influsso de La mente inVisibile) dice che “è dai germi delle cose che si può prevedere il futuro”.
    ****
    Me ne vado qualche giorno al mare. Qui da noi il sole è pallido e questo luglio, la sera, ci si mette il golf. L’inverno arriverà presto e i ghiacciai del monte Rosa non si vedono quasi più. Una volta, neanche tanto tempo fa, d’estate li vedevi bianchi e splendenti insinuati lungo i fianchi. Sono quelli che danno acqua a tutta la pianura. “Mai visto un luglio così freddo” dice la mia nonna di 96 anni.
    Tutto per dire che, se qualcuno risponderà all’ingenuo sproloquio di quest’alba nata da poco e io non risponderò, sappia che andrò in differita. Arrivederci tra qualche giorno.
    Buona estate a tutti!

  150. E’ vero. Ho appena provato pure io ad inserire il link su questo contenuto di leteratitudine e il risultato è stato identico a quello descritto. Davvero pazzesco!
    Sono d’accordissimo: Facebook è ottimo perchè consente di dare visibilità a ciò che si fa, se lo si vuole come una vetrina – o bacheca – per condividere con gli altri le proprie “opere”, il proprio modo di pensare, riflessioni e note diaristiche, per fare circolare dei pensieri e creare un movimento, ma l’unico inconveniente – come è stato sottolineato – è che è – per quanto vasto e numeroso (basti pensare al numero di utenti) un universo chiuso, in cui non si è mai padroni – sino in fondo – dei propri contenuti, dei propri pensieri. E’ tutto troppo precario, legato com’è al filo esile – esilissimo – di “decisori” sconosciuti ed anonimi che, sulla base di segnalazioni altrettanto anonime e odiose (come le “lettres de cachet”, alla corte dei Re di francia) può essere improvvisamente ed irrevocabilmente oscurato (è il caso di alcuni che, dall’oggi al domani, hanno visto scomparire il proprio profilo) oppure bloccato in qualche sua manifestazione.
    Forse Twitter è un social network più serio e meno soggetto a questo tipo di inconvenienti.
    Lì la circolazione è più libera, rapida ed immediata nei suoi effetti.
    Quindi, io suggerirei di non puntare tutto su Facebook, come strumento di visibilità e vetrina, ma di cercare di differenziare ed avere sempre delle alternative.
    Il rischio è quello altrimenti di ritrovarci sottoposti – senza nemmeno essercene resi conto – alla dittatura di Facebook.

  151. A questo proposito, Maurizio Crispi, ribadisco un’entrata su Linkedin; fra tutti, mi sembra ancora il più serio.
    Puoi tenerlo privato o pubblico. E’ vero che è per lo più è un social network di scambio professionale però, nel caso, Massimo potrebbe tenere “privata” la discussione e pubblica la parte che vorrebbe pubblicizzare sul mercato del libro. Se proprio poi uno volesse accedere alla discussione può sempre iscriversi.

  152. Caro Massimo,

    Concordo con te. Facebook “double-face”, da una parte ti dà milioni di contatti, ma dall’altra decide lui come e cosa devi dire. E’ il Grande Fratello (quello di Orwell). E’ uno scotto che ti fa pagare chi non si fa pagare con il denaro e questo dà a lui i poteri e a noi i diritti che decide lui.
    Per quanto riguarda il link, lo so bene ad un tratto non hanno più funzionato.
    Io ho trovato una soluzione-palliativo.
    Dopo il post, faccio un commento. Lì inserisco il link che mi interessa e nella finestra dei commenti il link funziona. Certo spesso la finestra si chiude, ma come si dice a Roma è una pezza che chiude un buco, ma non del tutto e nemmeno tanto bene. Ma in mancanza di altro…

  153. @ sempre a Maurizio Crispi
    … ma siamo sicuri che le delazioni siano fatte da delatori in carne e ossa o, piuttosto, e appunto come credevo, sulla base di parole chiave che automaticamente mandano in censura quello che si è stabiito a priori?
    Ho capito che il mondo è pieno di “decisori” sconosciuti ed anonimi ma che cosa fanno, questi esseri: stanno attaccati al computer tutto il giorno per censurare? Ce ne vorrebbe un esercito. Ma non hanno da lavorare?

  154. E, dirò di più, come ulteriore scoperta: il link viene bloccato anche se uno vuole utilizzare la nuova funzione della messaggeria FB che è quella di inviare ai propri contatti file fotografici nell’estensione originale oppure documenti di altro tipo (in word, pdf o quant’altro). Ho provato a inviare i riferimento al dibattito in oggetto ad alcuni miei contatti e il file che volevo allegare al testo di messaggio è stato del pari bloccato.
    Mi sembra che tutto ciò sia davvero eccessivo, da Grande Fratello, non volevo dire la parola ma la dico.

  155. massimo maugeri, ti stai scontrando con uno dei siti web più potenti della terra.
    nel 2010 facebook ha superato, negli stati uniti per una settimana, come numeri di accessi, il motore di ricerca google.
    davide contro golia.
    in bocca al lupo, ma difficilmente riuscirai a spuntarla.

  156. Stento a credere a ciò che leggo!!!
    Ma davvero è possibile una cosa del genere? Attuata poi da coloro che si vantano di collegare il mondo?
    Concordo con chi fa riferimento al Grande Fratello orwelliano.
    Una vergogna!

  157. Non mi piace la censura che ottiene l’unico risultato di censurare se stessa,
    ma tutti noi dimentichiamo troppo spesso che cha Facebook è un’entità e una proprietà privata.
    Temo che ci stiamo avviando a un mondo dove prevenire ogni possibile rischio diventerà l’espressione abituale di ogni mossa, idea e pensiero

  158. Gli ultimi interventi mi confermano sempre di più che questi social networks sono strumenti di controllo globale.
    Per una volta tanto sono contenta di essere ignorante.

  159. ciao, massimo. sono un’insegnante.
    qualche settimana fa un paio di miei alunni si sono coalizzati e hanno segnalato i contenuti delle cose che mettevo su facebook come offensivi.
    sono stata “bannata”, come si dice, e non c’è stato nulla da fare.
    mi dispiace per te. so bene cosa si prova.

  160. Maria, vedo che i ragazzi, su alcuni grossi forum a cui partecipano, quando sono bannati, si creano un nuovo id e rientrano immediatamente.
    Piuttosto, avrei una domanda: essere bannati su facebook ha tempi indefiniti o a scadenza? Cioè, quando sei bannato, sei bannato per sempre o rientri dopo un determinato periodo?

  161. gentile Antonella Beccari. purtroppo non so rispondere, perché non sono esperta in informatica. non conosco nemmeno il significato di “nuovo id”. temo di far parte degli analfabeti del nuovo millennio, purtroppo. e quelli come me, in un mondo come questo, non hanno possibilità di difendersi.

  162. Semplice, rientri in facebook eseguendo una nuova iscrizione, cioè deve ricreare un nuovo id-entificativo. Metta, per esempio, il cognome da sposata invece che il suo, oppure metta il cognome materno, insomma inventi lei.
    E poi banni lei i due ragazzi, perchè se lo meritano.

  163. … naturalmente, Maria, per questo tipo di operazioni, è bene avere più account postali perchè se inserisce la stessa e-mail seppure con nome diverso, può essere riconosciuta dal sistema. Inoltre il sistema informatico riconosce il cosiddetto ip del computer che solitamente usa, e potrebbe bloccarle la registrazione anche se ha cambato nome e e-mail. Quindi è consigliabile, una volta bannati. spegnere il computer e riaccenderlo prima di procedere alla nuova registrazione.
    Dico sbagliato? Lo chiedo a chi ne sa più di me.

  164. … tenga anche presente che se stessi scrivendo questo su facebook e non sul blog di Massimo sarei già stata eliminata.
    *
    ps: l’ip è l’indirizzo, cioè il percorso del computer in uso attraverso il quale si può risalire alla provenienza, all’origine dell’utente (Internet Protocol address)

  165. Facebook è un’impresa, per loro vige la regola “massimo risultato, con il minimo sforzo”. Il massimo risultato lo raggiungono favorendo la crescita degli iscritti. L’aumento del numero degli iscritti, per loro, è direttamente proporzionale all’aumento del loro reddito. Il loro reddito infatti deriva dalla pubblicità, e il “valore” della pubblicità dipende dal numero degli iscritti.
    Tutto il resto a loro non importa. Non vogliono scocciature. Da qui la censura automatica. Qualcuno segnala un contenuto come offensivo? Per non spendere risorse volte a controllare i contenuti è probabile che abbiano messo in piedi un sistema di blocco automatico che si attiva con le segnalazioni inviate.
    Tanto, a loro, che importa?
    L’importante è che ci siamo. E che siamo in tanti. Così possono guadagnare bene.

  166. Caro Massi,
    hai sollevato uno dei problemi più drammatici della realtà internet. Quello del garantismo e dei rapporti tra diritto di difesa (costituzionalmente garantito) e censura (ossia limitazione in senso lato, della libertà di manifestazione del pensiero o della divulgazione).
    I vecchi valori del garantismo,che dovrebbero soccorrere il nuovo assetto di rapporti, vanno forse nuovamente richiamati anche nella loro evoluzione storica, per appellarsi ad essi e “studiare” nuove forme di tutela.
    L’espressione Garantismo fa riferimento alla complessa concezione giuridico-politica dello Stato di diritto, cioè dello Stato che riconosce e tutela i diritti e le libertà fondamentali degli individui. Il Garantismo può definirsi la teoria politica della legittimità del potere. Essa considera legittimo solo lo Stato costituzionale di diritto, in quanto solo questo è in grado di garantire determinate libertà, tra cui la libertà personale.
    La concezione garantista si riallaccia al non-oggettivismo etico, il quale nega che lo Stato possa presentarsi come il monopolista-depositario di verità morali apodittiche (cioè indimostrabili) da imporre coattivamente ai cittadini. Gli unici valori morali riconosciuti dalla teoria garantista sono quelli che lo Stato recepisce nella propria costituzione sotto forma di limitazioni del potere politico e giuridico e attraverso la formulazione di diritti e doveri dei cittadini. Presupposti del (—) sono: — netta separazione tra morale e diritto; — rifiuto di qualsiasi concezione paternalistica dello Stato; — sottoposizione dei poteri dello Stato a controlli disciplinati dal diritto. Il Garantismo si sviluppò in primo luogo nel campo del diritto penale, attraverso la previsione di un modello procedurale incentrato sull’accertamento oggettivo della verità dei fatti e finalizzato ad evitare qualsiasi intervento manipolatorio della personalità del colpevole.

  167. Ora, a ben vedere, il problema si pone nei confronti di enti ben più ampi dello stato, che hanno una pregnanza a livello mondiale (google, facebook, apple).
    Il problema, quindi, si complica poichè il pericolo non è più (e non soltanto) quello della tutela morale, ma della difesa dalla strumentalizzazione dei dati.
    Difendersi diventa infinitamente più difficile poichè:
    1- colui che “attacca” è occulto (e quindi impedisce l’individuazione di responsabilità),
    2- il sistema che viene usato per “attaccare” è basato su principi assolutamente diversi dal Garantismo, di cui abbiamo detto più su, e cioè su un sistema di selezione dei dati, invisibilmente preordinato a far circolare pubblicità e- quindi – ricchezza, anche se gli utenti non ne sono consapevoli.
    ——-
    Qualcosa di simile presagisti anche tu, Massimo, qualche anno fa nel tuo romanzo “IDENTITA’ DISTORTE ” in cui preconizzavi con altissima lucidità un futuro dominato da un gigantesco potere mediatico, nascosto e capace, tuttavia , di indirizzare le scelte, di dirigere invisibilmente le menti, di suggerire risposte non domandate, soluzioni non chieste.
    Un enorme corpo che tutto vede e tutto registra, le cui pedine siamo noi, e che può rivoltarsi contro, senza alcun contrasto difensivo, senza alcuna difesa.

  168. Caro Massimo

    intanto grazie per le email che mi spedisci e soprattutto sono solidale ed indignato con te e come te.

    Ti segnalo anch’io quello che mi è successo:

    Come tu sai ho scritto un gialletto dal titolo: Gli assassini di Cristo (Robin edizioni) e qualche giorno fa navigando su internet nel sito di LIQUIDA trovo una segnalazione negativa, anzi, testualmente VERY BAD sul mio libro.

    Credo che si tratti di qualcosa che si generi in automatico, ma indubbiamente non fa alcun piacere, anzi…

    Il post viene segnalato come molto cattivo perchè usa all’interno della presentazione i seguenti termini: Vandalico, Barocco, Blasfemo. A te il commento relativo (vai a vedere).

    Mi pongo il seguente interrogativo nel dibattito che stai intavolando…:”e se Ginevra, o Maugeri, o qualche altro incavolato chiedesse i danni? ”

    Da legale, anche se non esercito più da 8 anni credo che non sia una battaglia persa, specialmente in casi come i nostri dove la generazione automatica di tali mail potrero causare danni anche se difficilmente verificabili o quantificabili.

    Credo che questo aspetto potrebbe essere un buon spunto per una discussione.

    Io adesso comincerò un braccio di ferro con Liquida, perchè scrivere un libro è una cosa indubbiamente difficile e personale, frutto di notevoli sacrifici e vederselo scartato con disonore, anzi sconsigliato in automatico, fa abbastanza male.

    Capisco, ma sono indignato.

    Un caro saluto ed in bocca al lupo.

    Ivo

  169. Credo che la questione fondamentale su cui interrogarsi e su cui riflettere, su questa vicenda, sia stata indicata dallo stesso Maugeri nella parte finale del post.
    “È bene che sappiate – cari utenti di Facebook – che, se qualcuno dovesse cominciare a segnalare i contenuti dei vostri blog (che linkate sui vostri profili) come offensivi (al di là del fatto che lo siano davvero), prima o poi verrà applicata questa forma di censura “automatica” (che opera, cioè, senza che si sia proceduto a una previa verifica dei contenuti) anche a vostro danno. Del resto non è capitato solo a me (so di persone che, da un giorno all’altro, e senza spiegazioni, si sono visti cancellare il loro profilo).
    Vi garantisco che vedersi censurati (o eliminati) senza motivo, senza preavviso e senza spiegazioni è tutt’altro che piacevole.”

  170. A volte tutto questo mondo colorato di “mi piace”, “tagga” e “condividi” ci fa dimenticare che non siamo nella terra delle opportunità, ma in una sorta di orwelliano 1984. Non per essere catastrofisti, ma il mezzo è concepito non per chissà quale filantropico uso, ma per scopi pubblicitari e forse anche di occulta ma non tanto osservazione e schedatura di tanti dei nostri dati sensibili (gusti, conoscenze, amicizie…).

  171. L’accostamento all’incipit del “Processo” di kafka mi pare molto azzeccato. Di più non dico: FB mi è risultato da subito molto antipatico ed è per questo che non l’ho mai approcciato direttamente.
    Sono invece sempre rimasto un fedele frequentatore di blog. E di questo (il primo cui abbia iniziato a visitare regolarmente) in particolare. Mi dispiace averne visto scomparire (o comunque ridimensionarsi) diversi, proprio con l’affermarsi di FB.

  172. Anche “Il Fatto Quotidiano” è stato oggetto di censura su Facebook, proprio qualche giorno fa.
    Sul sito del giornale c’è questo articolo
    ………………
    Gli articoli del Fatto bloccati su Facebook. Ecco come fare per aiutarci a ripristinarli
    “Da diverse ore non è più possibile condividere i nostri articoli su Facebook e i link ai nostri pezzi sono scomparsi dalle bacheche degli utenti. Probabilmente si tratta di un “attacco” al Fatto Quotidiano e alla libertà di stampa da parte di “ignoti” che hanno mandato al social network una enorme quantità di segnalazioni, che descrivevano i nostri contenuti come offensivi o come spam.

    Stiamo chiedendo a Facebook di ripristinare la condivisione. Dateci una mano. Provate comunque a condividere un post e quando vi comparirà la finestra con la scritta “Sono presenti dei contenuti bloccati già contrassegnati come offensivi o spam. Facci sapere se ritieni che si tratti di un errore“, per aiutarci a sbloccare quanto prima la situazione, cliccate “Facci sapere” per segnalare a Facebook il blocco. Più sarete, più in fretta riusciremo forse a rimettere a posto la situazione. Intanto, se volete, segnalate via mail ai vostri amici i link degli articoli che vi sono piaciuti”.

  173. Per quanto riguarda “Il Fatto Quotidiano” alla fine la situazione si è sbloccata grazie alle segnalazioni anti-blocco dei sostenitori del giornale.
    I sostenitori di questo blog, per sbloccare la censura, dovrebbero fare altrettanto. Cioè, ripeto:
    a- condividere un post di Letteratitudine
    b- attendere la comparsa della finestra con la scritta “Sono presenti dei contenuti bloccati già contrassegnati come offensivi o spam. Facci sapere se ritieni che si tratti di un errore“
    c- cliccare su “Facci sapere” per segnalare a Facebook il blocco
    Se lo fate in tanti, la censura verrà disabilitata.

  174. Mi dispiace per la censura su Facebook. Personalmente non mi sono mai iscritto. Ed a questo punto credo che mai lo faro’.
    Essere un “numero” su cui far fare business ad altri non mi garba.
    Comunque solidarietà a Massimo Maugeri.

  175. Aggiungo che visto che si consente ciò che ho letto sul post, facebook e’ il luogo perfetto per i pistoleri telematici.

  176. Ora che ci penso : ho un vicino di casa che mi sta sullo stomaco. Chissà se e’ su facebook. Quasi quasi mi ci iscrivo giusto per farlo censurare.
    Ovviamente e’ una provocazione. Anche se il vicino che mi sta sullo stomaco esiste davvero.

  177. @Giacomo Tessani , hai sicuramente ragione, non credere non siano girate anche a me… eppure mi colpisce di più la cattiveria e l’invidia di chi ha segnalato che l’inadeguatezza della risposta di Facebook al problema, questo intendevo. Facebook è un prodotto dell’uomo per cui sempre migliorabile, mentre le segnalazioni che hanno danneggiato Massimo ed Edizioni Smasher nel caso che vi proponevo, nascono da invidia e malanimo, un problema probabilmente irrisolvibile… un saluto

  178. FACEBOOK=LA FACCIA LIBRO (lett.) = UNA SPECIE DI CARTA D’IDENTITA’ (in uso) dove metto le informazioni che voglio, cambio la foto quando mi va, soprattutto (bravo come sempre valter binaghi) la vetrinizzazione individuale. Un “media” che permette una pubblicità gratuita, impossibile entrare in facebook con seriosità e profondità intellettuale, se ne esce sconfitti, questo è sicuro.
    Il vantaggio del virtuale è l’abolizione delle coordinate spazio-tempo, per cui le persone ti sembrano vicine, hai la sensazione che ti leggano come se ti stessero ascoltando. Un passatempo.
    a proposito, massimo, non ricevo più le tue e mail di letteratitudine!???!!!

  179. Intanto, prima che mi dimentichi, rispondo alla cara Rossella.
    Come mai non ti arrivano più le mie newsletter? Non è che per caso sono finite nell’antispam del tuo account di posta elettronica? 🙂
    Fammi sapere, cara Ros… eventualmente scrivimi all’indirizzo da cui ricevevi le news… vediamo che è successo.

  180. Un caro saluto, colmo di ringraziamenti a: Ed Warner, Giacomo Tessani, Anna Maria Ercilli, Franca Maria Bagnoli, il gruppo BASTA CENSURA SU FACEBOOK!!!!!!!, Antonella Beccari…

  181. E ancora grazie a: Maurizio Crispi, Maurizio Testa, Ludovico, Amelia Corsi, Patrizia Debicke, Maria, Annamaria, Simona Lo Iacono (ciao, socia!), Ivo Tiberio Ginevra, Matteo, Maria Lucia Riccioli, Carlo S., Giovanna, Tellus folio, Edo, Rossella G.

  182. Ringrazio Giovanna per il consiglio.
    Magari chi può (e chi ne ha voglia) potrebbe provare a metterlo in pratica.
    Ricopio i passaggi consigliati da Giovanna.

    I sostenitori di questo blog, per sbloccare la censura, dovrebbero:
    a- condividere un post di Letteratitudine
    b- attendere la comparsa della finestra con la scritta “Sono presenti dei contenuti bloccati già contrassegnati come offensivi o spam. Facci sapere se ritieni che si tratti di un errore“
    c- cliccare su “Facci sapere” per segnalare a Facebook il blocco
    Se lo fate in tanti, la censura verrà disabilitata.


    Grazie Giovanna. E grazie a chi avrà la possibilità di darmi una mano.

  183. Probabilmente dovremmo andarcene tutti da Fb. Hanno fatto commercio del nostro bisogno di socializzazione, di comunicazione, della nostra esigenza di non essere soli.
    E’ per questo che non ce ne andremo.
    Ne abbiamo bisogno, e loro lo sanno.
    Ci tengono in pugno!

  184. Io non sarei così catastrofista come Laura. In fondo si può sempre migliorare.
    Sono d’accordo che Facebook è un’azienda. In quanto tale offre un servizio e noi ne usufruiamo.
    Nel momento in cui si verifica qualcosa di spiacevole come quella che è capitata a Massimo è giusto segnalarla e chiedere che venga superato il problema. Insomma, si tratta di uno spiacevole disservizio a cui l’azienda deve porre rimedio.

  185. Anche perché, aggiungo, la concorrenza su Internet è spietata e perdere utenti è facilissimo quando si presentano altre alternative.
    So che Google+, il nuovo social network lanciato da Google, è al galoppo.
    Insomma le alternative per soddisfare i bisogni a cui faceva riferimento Laura, non mancano.

  186. Penso di essere realista, non catastrofista. E passare a Google+ significherebbe solo passare da un padrone all’altro.
    Nulla cambierebbe.

  187. ho 73 anni senza l’uso delle gambe e una grave forma di diabete sonosotto un blog malefico che dura da 4 anni vivo solo e mi bloccano il cellulare sono venuti anche negli ospedali sottoponendomi umiliazioni tremende mi anno volutamente rotto un computer sono mortalmente stanco e ferito in fede pier roberto occhi

  188. Carissimo Massimo, mi ero già accorta degli automatismi di censura di Facebook, ma qui nel continente americano non c’è niente di sorprendente, forse a causa della vastità del territorio e degli utenti. Si è vero che FB propone continuamente amicizie che pero’ non siamo obbligati di accettare, anche quando sono suggerimenti di amici. Del resto ora siamo invitati ad accettare solo amicizie di gente che già conosciamo. Grazie a Facebook, ho ritrovato un’amica di mia figlia che le ha salvato la vita tanti anni fà ed ho cosi’ potuto contattarla per ringraziarla ancora. Facebook mi permette di essere al corrente delle vicende amorose e altre attività dei miei nipotini e di conoscere i loro stati d’animo. FB mi permette di essere al corrente di quel che succede dietro le quinte della politica internazionale. Tramite FB sono informata e posso rintracciare quasi sempre amici e parenti grazie alla loro discendenza ed averne notizie regolari. È un modo facile di trasmissione, ma non me ne sono mai servita per farmi della pubblicità come scrittrice e come artista – cosa sempre possibile. Trovo che ci siano molti più vantaggi che il contrario. Grazie dell’opportunità!

  189. Caro Massimo,
    sapere che Letteratitudine è finita “sotto tiro” del deus ex machina di Facebook semplicemente mi indigna.
    Capisco che chi si iscrive a Facebook come ad altri social network diventa un suddito (perdonami il termine) di una sorta di dittatore, appunto il deus ex machina, ma non capisco la facilità con cui certuni possono denigrare un blog di notevole spessore culturale e formativo, oltre che sociale (relazionale). Evidentemente ai deus ex machina l’applicazione di efficaci strumenti di verifica e controllo dei loro s.n. non interessa granché, consolidanto peraltro la diffidenza di molti potenziali fruitori.
    Con stima profonda e solidarietà.

  190. Caro Massimo, ho diffuso come potevo la notizia proprio su FB augurandomi che chi deve intendere intenda. Sono qui per esprimerti tutta la mia solidarietà. Credo nella Rete e in tutte le sue manifestazioni, ne ho fatto parte fin dalla sua prima diffusione e ho cercato di viverla meglio che potevo scegliendo peraltro fin dal principio di utilizzare un avatar. Mi ha dato molto. Non ci conosceremmo senza di essa e lo stesso vale per tanti amici che vedo presenti qui. Con alcuni abbiamo avuto modo di “completare” una amicizia virtuale con un incontro de visu. La nostra è una vita ibrida, con infinite manifestazione del sè e la Rete riesce a dare voce ad una parte di esse. Sono sicuro che si è trattato di un “incidente di percorso”. La tua presenza in Rete è ormai insostituibile e anche Facebook si ravvederà proprio perchè è frequentato da persone come te (e tanti altri) che contaminano positivamente quel luogo come altri nei quali prevale sovente il cattivo gusto e l’urgenza della banalità. Un abbraccio.

  191. Caro Massimo, mi dispiace molto. So che è capitato anche a Il Fatto Quotidiano. Però poi sono riusciti a farsi sbloccare. Perché non chiedi a loro? Ciao e buona fortuna.

  192. Caro Massimo,
    la cosa migliore che si possa fare in questi casi è che quante più persone segnalino a facebook l’errore, quindi che la segnalazione avvenga da utenti diversi e non tante da un solo utente. Lancia l’appello direttamente su facebook ai tuoi contatti e da lì ognuno di noi potrà chiedere lo sblocco a fb. La scorsa settimana è capitata la stessa cosa alla redazione del fatto quotidiano e nel giro di 5-6 ore, con un bombardamento di segnalazioni degli utenti, il tutto si è sbloccato.
    Spero di esserti stata utile,
    Viviana

  193. La proposta di Viviana mi sembra molto valida. Se ha funzionato per il fatto quotidiano, potrebbe funzionare anche per letteratitudine.

  194. Ne approfitto per ringraziare e salutare: Giacomo Tessani, Benedetta Pignataro (ma certo che Facebook è utile!), Ausilio Bertoli (grazie, Ausilio), Eventounico (che bello rivederti qui!), Minerva, Viviana Graniero (grazie per il consiglio), Amelia Corsi.

  195. Per il momento la situazione non si è ancora ripristinata… nel senso che i link sono ancora “censurati”… ma ho ascoltato il consiglio di Viviana chiedendo agli amici di Facebook un piccolo aiuto per favorire lo sblocco.
    Speriamo bene!
    Vi terrò aggiornati…

  196. Massimo, in attesa che sistemino tutto… prendili un po’ giro: gli algoritimi non li conosco però li scalzo se posso.
    😉

    copia il link nello “stato” con 2 righe di testo (strillo).
    Devi però far sparire l’anteprima che appare sotto.
    Se non ci riesci, scrivi prima il testo, poi il link e quando appare l’anteprima clicca su “Foto”: anche se non la carichi l’anteprima scompare.
    non è bellissimo ma funzionale almeno divulghi lo stesso i link.

  197. Caro Massimo,
    stamattina ho condiviso anch’io su facebook il tuo messaggio e invitato gli amici a chiedere di sbloccare i link a Letteratitudine. Spero che l’errore si risolva presto – Letteratitudine, per fortuna, continua a essere un posto vivo, interessantissimo e assai ben frequentato, che facebook lo sappia o no.

  198. Ciao Massimo, questa mattina ho condiviso sul mio profilo fb la tua nota. Ho cercato di linkare un post del tuo sito, ed effettivamente compare la scritta sui contenuti “offensivi”. Ho cliccato su “Facci sapere”, compilato il form e inviato. Stiamo a vedere che cosa succede. Un abbraccio. Alessandro

  199. Su Facebook hanno bloccato i link di ‘Repubblica’ de ‘Il Giornale’ e de ‘Il Fatto Quotidiano’.
    Il fatto che abbiano bloccato anche Letteratitudine la dice lunga sull’importanza e sul peso del blog.
    Un bel segnale. Come dire, non tutti i mali vengono per nuocere.

  200. Caro Massi, ho condiviso anche io il link al post di letteratitudine e mi è comparso il blocco, ho replicato come di dovere, speriamo che l’unione faccia la forza.Sarebbe assurdo che con tutta la munnezza che circola sul web, anche in FB, non sblocchino i tuoi link!!Non voglio arrivare alla conclusione che FB serva solo agli adolescenti per scambiare foto e dirsi “mi piace”.
    Saluti e baci

  201. @ Antonio
    Scrivi che su Facebook hanno bloccato anche i link di ‘Repubblica’ de ‘Il Giornale’ e de ‘Il Fatto Quotidiano’.
    Di conseguenza mi sa che dovrei aprire una nuova testata e chiamarla ‘Letteratitudine’.
    Ecco. Una bella testata per i responsabili del blocco su facebook. 🙂

  202. Cari amici, grazie a tutti voi i link di Letteratitudine sono sbloccati e possono essere nuovamente pubblicati su Facebook!
    Grazie di cuore a tutti!
    🙂
    Vi rinnovo gli auguri di un ottimo sabato e una splendida domenica!

  203. Urrà, giustizia è fatta!…però abbiamo capito qualcosa in più su FB, cautela ed occhi aperti…

  204. La quantità di commenti alle sollecitazioni intelligenti di Massimo, sono in questo caso, molto prolifiche. E, riflettendo, credo che vi sia un rispecchiamento delle problematiche che sollecita essere o non essere in facebook. Sì, perché, così diciamo: tu ci sei in Face-book? = Cioè tu sei in quella cosa col tuo essere? Ci sei nel libro che riflette la tua immagine? E suscita in molti di noi le reazioni più svariate, come si legge in questi commenti (alcuni e mi scuso, scorsi velocemente). Pare che in face ci si debba stare. Pare che si rischi di perdere chissà che, pare che si diventi più visibili (a chi?), pare che face ci restistuisca la possibilità molto tranchant che è nostra società, più che in altri tempi, di non sentirci più individui soli. Pare, perché ciò che chiede in cambio è applicazione quotidiana, che io non dò. Attenzione alle richieste di vario tipo: che io non soddisfo che in rarissimi casi. Attenzione al compleanno di amici e non, conoscenti e non, a cui non dò retta. Attenzione ad ogni tipo di protesta, a cui non dò seguito tranne che in casi assimilabili al problema di Letterattitudine…Io, adulta, che secondo la media di sopravvienza nazionale ho già vissuto un bel po’ e vivrò molto meno, forse poco, il tempo lo voglio utilizzare per avvicinarmi sempre più (senza illusioni) al senso che ha la vita per tutti noi, me, l’universo che non vedrò più. Le relazioni, cosa e come investire. L’arte che bussa ogni minuto nella mia testa con mille domande. Dunque, no, credo che face sia lo specchio per le allodole e che se, appunto i manager riuscissero a creare un programma suddiviso per categorie di interessi e meno ossessivo in ogni forma di richiesta (non ne hanno alcun interesse), io lo frequenterei un p’ di più, e crederei un po’ (poco ma di più) alla funzione di consolidamento delle realzione e visibilità. Face è importantissimo per organismi quali Letterattitudine, per esempio, e pochi altri. I limiti, che il sistema pone, sono solo dipendenti dalle priorità del sistema, ovviamente, commericale. Ho ricevuto un invito da un’amica che ha negato di aver mai richiesto a face un tale forma di pubblicità. E’ chiaro che i ragazzini che hanno moltissimo tempo a loro disposizione, occupino numericamente il sistema e condizionino molto le previste possibilià che, ovviamente, sono uguali per tute/i. Insomma, io ci sono perché bisogna esserci, non pratico, sbircio velocemente sempre più convinta che Face non serva a chi ha una vita intellettuale intensa e non cerchi a tutti i costi ogni forma di pubblicità per sentirsi vivo/a e presente al mondo. Credo che dovremmo guardarci intorno, come un tempo. Credo che face condizioni la visione del mondo e che per ciò vada assunto come una medicina non sempre benefica. Credo che, per esempio, il limite per i teatri di non avere più di 5.000 iscritti (vale per ogni iscritto), sia demenziale. Un teatro affinché possa godere di pubblicità in questo sistema non dovrebbe avere limiti. Il teatro è un luogo come luogo è Letterattitudine, solo per essere chiara. Trovo anche non bello che le foto di persone che si conoscono appaiano come possibilità di contatto con: vuoi o non vuoi? Confermi? Come sempre, forse, troppo fuori dal coro. Buone vacanze a tutti e a Massimo sempre grazie.

  205. La quantità di commenti alle sollecitazioni intelligenti di Massimo, sono in questo caso, molto prolifiche. E, riflettendo, credo che vi sia un rispecchiamento delle problematiche che sollecita essere o non essere in facebook. Sì, perché, così diciamo: tu ci sei in Face-book? = Cioè tu sei in quella cosa col tuo essere? Ci sei nel libro che riflette la tua immagine? E suscita in molti di noi le reazioni più svariate, come si legge in questi commenti (alcuni e mi scuso, scorsi velocemente). Pare che in face ci si debba stare. Pare che si rischi di perdere chissà che, pare che si diventi più visibili (a chi?), pare che ci restistuisca la possibilità molto tranchant che è nella nostra società, più che in altri tempi, di non sentirci più individui soli. Pare, perché ciò che chiede in cambio è applicazione quotidiana, applicazione che io non dò. Attenzione alle richieste di vario tipo: che io non soddisfo che in rarissimi casi. Attenzione al compleanno di amici e non, conoscenti e non, a cui non dò retta. Attenzione ad ogni tipo di protesta, a cui non dò seguito tranne che in casi assimilabili al problema di Letterattitudine…Io, adulta, che secondo la media di sopravvienza nazionale ho già vissuto un bel po’ e vivrò molto meno, forse poco, il tempo lo voglio utilizzare per avvicinarmi sempre più (senza illusioni) al senso che ha la vita per tutti noi, me, l’universo che non vedrò più. Le relazioni, cosa e come investire. L’arte che bussa ogni minuto nella mia testa con mille domande. Dunque, no, credo che face sia lo specchio per le allodole e che se, appunto i manager riuscissero a creare un programma suddiviso per categorie di interessi e meno ossessivo in ogni forma di richiesta (non ne hanno alcun interesse), io lo frequenterei un p’ di più, e crederei un po’ (poco ma di più) alla funzione di consolidamento delle realzione e visibilità. Face è importantissimo per organismi quali Letterattitudine, per esempio, e pochi altri. I limiti, che il sistema pone, sono solo dipendenti dalle priorità del sistema, ovviamente, commericale. Ho ricevuto un invito da un’amica che ha negato di aver mai richiesto a face un tale forma di pubblicità. E’ chiaro che i ragazzini che hanno moltissimo tempo a loro disposizione, occupino numericamente il sistema e condizionino molto le previste possibilià che, ovviamente, sono uguali per tutte/i. Insomma, io ci sono perché bisogna esserci, non pratico, sbircio velocemente sempre più convinta che Face non serva a chi ha una vita intellettuale intensa e non cerchi a tutti i costi ogni forma di pubblicità per sentirsi vivo/a e presente al mondo. Credo che dovremmo guardarci intorno, come un tempo. Credo che face condizioni la visione del mondo e che per ciò vada assunto come una medicina non sempre benefica. Credo che, per esempio, il limite per i teatri di non avere più di 5.000 iscritti (vale per ogni iscritto), sia demenziale. Un teatro affinché possa godere di pubblicità in questo sistema non dovrebbe avere limiti. Il teatro è un luogo come luogo è Letterattitudine, solo per essere chiara. Trovo anche non bello che le foto di persone che si conoscono appaiano come possibilità di contatto con: vuoi o non vuoi? Confermi? Come sempre, forse, sono troppo fuori dal coro, ma così non mi sento schiava di niente e di nessuno, neppure della mia curiosità congenita. Buone vacanze a tutti e a Massimo sempre grazie.

  206. Sono molto in sintonia con le parole di Maria Inversi.
    Esserci o non esserci, su Facebook, oggi sembra diventato questione di esserci o non esserci tout court. E non va bene.
    Non mi piace: foto di bambini che non possono scegliere di essere esibiti alla curiosità degli altri, lo sbandieramento delle propria vita personale, l’esserci tanto per starci.
    Sono felice che la situazione di Massimo si sia sbloccata. Occasione di riflessione comunque e come tale utile. Tutto serve. Siamo noi a non dover diventare servi di qualcosa.
    Sono molto in lotta con me stessa Rimanerci o no?
    Questa storia mi ha offerto l’ennesimo spunto per ripensarci.

  207. Concordo sulle vostre perplessità e spero che questo sistema di blocco (e sblocco) automatico che Facebook attua sui link pubblicati dai propri utenti possa essere rimosso in favore di un sistema un po’ più umano e meno strumentalizzabile da chicchessia.

  208. Uso fb da diversi anni ma solo per scambiare idee e post che si identificano con il mio modo di pensare ed anche per scambiare notizie con colleghi ed amici. Però tre giorni fa mi è successo che ho voluto italianizzare la dizione inglese “gay pride” con l’italiana “esibizionismo di ricchioni” sono stato subito bloccato per un mese. Anche un anno fa sotto un post di gay pride in cui si evidenziavano uomini nudi ( o quasi) con le aste di bandiere arcobaleno messe nel sedere, e dietro famiglie arcobaleno con figli travestiti. Ho commentato condannando queste perversioni e sono stato immediatamente bloccato. Io penso che ci sia una lobby lgbt che sovrasta e controlla fb.

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