Aprile 26, 2024

17 thoughts on “UNA NUOVA STAGIONE PER L’HORROR ITALIANO ”NYMPHA” di IVAN ZUCCON

  1. Ringrazio Gordiano per il pezzo.
    Onestamente, Gordiano, non conoscevo Ivan Zuccon, ma il tuo articolo mi ha molto incuriosito. Andrò a cercarlo senz’altro.

    Su questa tua frase, “è un vero peccato che certe pellicole abbiano mercato soltanto negli Stati Uniti”, credo possa anche aprirsi un dibattito.

  2. In Italia le produzioni cinematografiche di genere sono state abbandonate alla fine degli anni Ottanta. Non esiste più il cinema di genere, lo ha ucciso la televisione con la stagione delle fiction e dei reality. Molte opportunità sono andate perdute, anche culturali. Si parla di cultura bassa, popolare, di cinema erotico, horror, di commedia sexy, ma era un nostro patrimonio. Adesso restano a difenderlo e a tutelarlo solo pochi registi e produttori indipendenti. A mio parere vanno incoraggiati.

    Gordiano

  3. Gordiano, però ho l’impressione che le produzioni cinematografiche di genere prodotte in America riescono a entrare nel nostro mercato con una certa forza e (non vorrei sbagliare, perché non sono un esperto) con buon successo ai botteghini.
    Come mai, secondo te?

  4. Anch’io me lo cercherò quando uscirà in dvd. Malgrado da molto tempo l’horror cinematografico mi abbia stufato: sempre le stesse solfe, bambine giapponesi con i lunghi capelli neri davanti agli occhi oppure il maniaco che ammazza frotte di adolescenti. Dov’è finito il grande Cronenberg di BROOD o di VIDEODROME? Negli ultimi anni m’è piaciuto L’UOMO SENZA SONNO e poco altro.
    E in Italia…è dai tempi degli esordi di Michele Soavi che non trovo un horror decente: Fulci è morto, Argento è una penosa parodia.
    Lupi: illuminaci tu con qualche consiglio.
    Se no, torno a spaventarmi con la serie tv di Millennium o con Twin Peaks o con i film di Lynch o con Picnic At Hanging Rock.

  5. Ecco, questo film è proprio il contrario delle bambine giapponesi con i lunghi capelli. E’ un horror italiano al cento per cento che ricorda Bava, Fulci e Joe D’Amato. Da vedere assolutamente. Gli horror statunitensi e giapponesi entrano a valanga perchè vengono prodotti. Piacciono e vendono. In Italia non si produce più cinema di genere, nè alto e nè basso. Adesso speriamo in Dario Argento che ha girato Jenifer per la televisione. Lo vedremo su SKY questo mese. Ma non è la stessa cosa dell’horror cinematografico. NYMPHA merita la visione per tutta la cultura che c’è dietro e per le citazioni cinefile a un cinema del passato che è stato grande.

  6. Ma siamo sicuri che in Italia non si produce più cinema di genere? Forse questo può valere per l’horror, ma non mi pare per la commedia.
    I film di Christian De Sica, ad es., non sono sempre tra i più visti e tra quelli che “sbancano” ai botteghini?

  7. Non confonderei il vero cinema di genere italiano con i film panettone di Vanzina che sono davvero pessimi. Vanzina ha fatto buoni film di genere alcuni anni fa. Adesso produce cinepanettoni di stampo televisivo. Niente a che vedere con la vera commedia sexy di Laurenti, Cicero, Martino…

    Lupi

  8. Julio: condivido. Però c’è genere e genere, ma quel genere artigianale (a cui si riferisce Gordiano Lupi e di cui, forse, abbiamo già parlato), un po’ spiazzante e agli occhi contemporanei, tenero, se non addirittura poetico non c’è più; ne’ qui ne’ altrove. La straripante tecnica lo impedisce: in tutti i campi la tecnica soffoca la poesia, distoglie lo spirito, confonde gli effetti, imponendo, su tutto e tutti, un nuovo genere: quello tecnico. E’ così per la letteratura, per la musica, per i film e purtroppo, in certi casi, anche per il teatro; prodotti realizzati con il massimo impiego delle regole e dei mezzi. Del resto, il prodotto di genere cos’è, se non un prodotto d’effetto, e per questo pensato?
    Ho letto la trama di NyMpha e sinceramente, CON TUTTO IL CUORE , auguro all’autore un sentito fallimento. Basta con questi massacri del genere femminile; a farci fuori ci abbiamo già pensato noi, noi donne! Abbiamo fatto tutto da sole senza il sostegno tecnico degli effetti speciali.
    La donna non c’è più ; ci siamo sostituite con gli stereotipi e visto che anche questi non bastano a reggere una storia commerciale, ecco che il regista ci propone la solita salsa di sangue ma…con l’odore dell’incenso, della Chiesa, del convento, e Dio è un tema che fa tendenza. NO! Non parliamone nemmeno. Rifiutiamoci di usare le nostre belle espressioni per commentare ciò che è così vistosamente riconoscibile; questo sangue finto è solo spazzatura per cuori deboli e miserabili disperati. Ma se la raccolta non è differenziata, il rischio è quello che tutto si mescoli in un incubo sociale infetto e pericoloso. Solo due esempi , gli ultimi e i più clamorosi. Il ragazzo che due settimane fa massacrò i suoi compagni di college, recitava, interpretava ruoli visti nei film (d’autore o di genere); la ragazza che con una forza da “eroina” horror ha sfondato CON UN OMBRELLO il cranio ad una sua coetanea ha, sicuramente, pescato dal suo inconscio, nutrito da…
    E’ un cerchio tragico.

  9. Miriam ha scritto quello che io avevo pensato ma non avevo avuto il coraggio di scrivere.

  10. Se non si ama il genere horror non si possono apprezzare certe cose, questo è ovvio. La donna in questo cinema (ma pure nel poliziesco e nella sua variante italiana del poliziottesco) ha sempre avuto il ruolo di vittima. Fa parte del meccanismo narrativo, non è che si può cambiare. Eviterei approcci femministi a una materia che è solo intrattenimento.

    Gordiano Lupi

  11. Io in genere non guardo i film horror, ma non perché li considero di genere e dunque, in quanto tali, prodotti cinematografici inferiori. Non li vedo per il semplice fatto che a me la notte piace dormire. Mi ricordo che dopo aver visto “L’esorcista” non riuscii a chiedere occhio per una settimana. Eppure sono convinto che quel film, “L’esorcista”, sia un vero capolavoro, e non solo nell’ambito del cinema horror.
    Con questo voglio dire che ci possono essere dei prodotti cinematografici che, pur non suscitando il nostro interesse, abbiano elevata qualità. Credo pure che sia semplicistico attribuire la responsabilità di atti di violenza concreti a film che parlano di violenza. A parte il fatto che ci sono pure romanzi che narrano storie di violenza.

  12. Lupi ho letto il suo racconto e mi è molto piaciuto. è triste, ma anche molto tenero nella sua amarezza.

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