Aprile 26, 2024

23 thoughts on “SCIASCIA VENT’ANNI DOPO: TRA «SCUSISMO» E «QUAQUARAQUA’»

  1. Caro Maugeri, così come altre volte mi sono permesso di criticarla, seppur affettuosamente, ora mi consenta di farle i più sinceri complimenti. Ha svolto un lavoro egregio sia in termini di impostazione del pezzo che in termini di ricostruzione degli accadimenti.
    Mi sono sempre chiesto: se Sciascia avesse immaginato le reazioni virulente che avrebbe scatenato quell’articolo l’avrebbe scritto comunque? E se avesse immaginato la fine di Paolo Borsellino?

  2. Caro Massimo, meglio di così non si poteva fare, più corretti di così non si poteva essere. Bravo, bravissimo.
    Ma detto questo (che era doveroso) vengo al dunque. All’epoca, quell’articolo di Sciascia mi lasciò profondamente amareggiato: non ne capivo il senso, non riuscivo a comprendere come e perchè uno come Sciascia potesse scrivere quelle cose. Cose che (ancor più col senno del poi…le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, le altre morti per mafia) acquistano un significato ancor più assurdo e sbagliato. Quando sarò nell’aldilà, assieme a Sciascia, vorrei parlarne con lui per capire meglio uno scrittore che ho sempre ammirato e che ancor oggi leggo e rileggo. Malgrado quel pessimo articolo.
    Chi invece mi fa letteralmente schifo è uno come Jannuzzi, le volgarità e le bugie che scrive. Rileggiamo le sue parole (non le chiamo “farneticazioni” perchè Jannuzzi non è un povero demente o un ignorante ma uno che scrive in vergognosa malafede). “Sono state abolite le leggi speciali, è prevalsa la bilancia, il simbolo della giustizia, oppure sono prevalse le manette invocate dai fanatici dell’antimafia?” Come se arrestare i nmafiosi fosse qualcosa di ingiusto. E già basterebbe questa stronzata (perdonami il termine ma Jannuzzi mi dà il voltastomaco da anni). Ma poi Jannuzzi riprende la fiaba dell’Andreotti sventurato innocente perseguitato dalle cattive toghe rosse. Ma se la sentenza di Palermo ha accertato che fino al 1980 Andreotti aveva rapporti con la mafia! Però il reato è andato in prescrizione. Altro che assoluzione.
    Ma da persone come Jannuzzi sarebbe meglio girare alla larga. Bisogna solo rintuzzare e smentire le loro menzogne, la loro impudenza, le loro torbide manovre di mestatori dell’informazione.

  3. Caro Massimo, desideravo ringraziarti. Avevo sentito parlare di questo famoso articolo, ma non avevo ancora avuto modo di leggerlo integralmente. Grazie.

  4. Caro Massimo e cara Elektra, se sapeste quanto mi ha fatto ridere (lo dico sul serio) una cosa. Questa: dopo il lungo e ottimo pezzo di Massimo, io ho scritto un lungo commento di una cinquantina di righe, ma Elektra non dice nulla ma proprio nulla del secondo.
    Forse da ragazzino me la sarei presa, come se fosse uno sgarbo personale, invece adesso (a 52 anni) scoppio a ridere. Come tutte le volte che la presunzione di chi scrive (in questo caso io) viene giustamente ridimensionata dai lettori (o dalle lettrici)
    Sempre più mi convinco: che bello ridere. Ma soprattutto che bello ridere (e far ridere) di se stessi

  5. Caro Luciano Comida,
    le chiedo scusa. Non ho commentato il suo commento perchè, le dico la verità, di questa vicenda ho le idee un po’ confuse. Anzi a dirla tutta sto cercando di farmi un’idea proprio leggendo questo post. Comunque accetto col sorriso il suo simpatico rimprovero. E proverò a rimediare dicendo che trovo il suo Michele Crismani davvero stupendo.
    Un favore: quando saremo tutti nell’aldilà mi ci accompagna da Sciascia? Mi piacerebbe tanto conoscerlo. 😀

  6. Sciascia è (non è stato, perchè la grandezza rende immortali) un grande, ma, come tutti gli esseri umani, non era infallibile. Ebbene anche lui ha “toppato”: Giovanni Falcone, uno dei presunti professionisti dell’antimafia, fu messo da parte nella successione a Caponnetto e il CSM gli preferì Meli, per motivi di anzianità e non di competenza, così Falcone poteva toccare con mano che “essere protagonisti dell’antimafia” non paga (semmai ti ammazza). Il buon Sciascia ha toppato e la mafia ne ha gongolato! Quanto a Jannuzzi e quello che di lui dice Luciano, è l’esempio perfetto di cosa si è fatto dalla morte di Falcone e Borsellino in poi grazie a certa gente, che, brandendo come una scimitarra, la bandiera del garantismo ha ridotto all’impotenza la legalità.

  7. Sciascia – non solo lui, naturalmente – ha rappresentato un tipo di intellettuale che faceva davvero a pugni con ciò che riteneve socialmente sbagliato. (Chissà cosa ne penserebbe dei girotondi).
    Penso anche alla polemica di Tom Wolfe nei confronti degli scrittori americani contemporanei, per lo più incapaci, secondo lui, di fondare le loro opere nella società così come è. E non è granché bella.
    Edoardo Sanguineti, da parte sua, ha fatto un discorso come candidato sindaco di Genova dicendo papale papale che si deve tornare alla lotta di classe dura e pura.
    C’è di che discutere.
    C’è anche di certo che il ruolo degli intellettuali non penso sia solo quello di andare a fare finte litigate in TV per vendere più copie.

  8. Sciascia non ha toppato, io credo. Non perché lo ritenga infallibile, per quanto dal basso della mia giovinezza ed inesperienza non sono ancora riuscito a intravedere alcunché di sbagliato nel suo modo di scrivere e di ragionare, ma perché i fatti gli hanno dato ragione. Per come la vedo io, a parte le allusioni -esplicite o inferibili- ai personaggi, la sua fu una critica di concetto. Leggendo l’articolo dalla prospettiva del giorno in cui fu scritto, non importava che il magistrato fosse Tizio piuttosto che Caio e lo stesso dicasi per il sindaco. La provocazione di Sciascia – e il putiferio giornalistico conseguente e tuttora, a quanto pare, in atto non fa che dimostrare quanto abbia colto nel segno – non mira la persona, ma l’atteggiamento, i comportamenti, la prassi di quella mafia “in lingua” che si distingue sempre meno dallo stato e si contrappone a quella “vernacolare” da dietro il paravento di quel parolone: antimafia. Sciascia non credo si indignasse per la nomina di Borsellino, ma piuttosto che volesse dimostrare attraverso l’eccezione quale fosse la regola nell’Italia di quegli (e magari pure di questi) anni: uno scavalcamento che questa volta è stato giustificato e forse anche giusto, ma che altre nove non lo è. E i varii signori Andreotti (ma come ci insegna Sciascia i nomi che nessuno sa sono forse più importanti di questi) sono ancora là.

  9. È davvero improbo riuscire a star dietro a tutti i giornali che hanno trattato la vicenda che qui dibattiamo. Ci tengo però a segnalare altri due articoli.

    Il primo è stato pubblicato sul “Corriere della Sera” del 7 gennaio 2007, dal titolo: “Io, professionista dell’antimafia dico che Sciascia aveva ragione”. Chi interviene è Tano Grasso (di cui vi riporto alcune dichiarazioni): “Io che sono un professionista dell’antimafia, e non me ne vergogno, vi dico che vent’anni fa Leonardo Sciascia aveva ragione. Ma come non bisognava strumentalizzarlo allora, bisogna evitare di farlo oggi.” L’intervistatore domanda a Grasso: “Perché lo scrittore aveva ragiona, allora?”. Grasso risponde: “Perché segnalava dei rischi reali. E se nel 1987 ci si fosse confrontati seriamente con i suoi ragionamenti, anche per criticarne alcuni aspetti, anziché demonizzarli si sarebbero potuti evitare alcuni errori che a metà degli anni Novanta hanno messo in crisi gli stessi movimenti antimafia.” In merito alla polemica sulla nomina di Borsellino Grasso sostiene che: “Prendere a esempio quel caso, come quello del sindaco Orlando, fu un errore. Col quale però bisognava confrontarsi e al limite scontrarsi, senza lanciare le assurde accuse di cui Sciascia fu vittima; si combatte la mafia per essere più liberi, e nel combatterla non si può certo conculcare la libertà del confronto ideale e culturale”.

    L’altro articolo che mi pare il caso di segnalare è stato pubblicato da “Repubblica” l’8 gennaio 2007 (articolo di Salvo Palazzolo e Alessandra Ziniti) dal titolo: “Basta aggressioni a Sciascia, mio padre”. Qui interviene Anna Maria Sciascia (figlia dello scrittore): “Basta aggressioni a Leonardo Sciascia. Basta offese gratuite al suo nome. Non è la divergenza di opinioni che ci ferisce, per carità siamo in democrazia, ma il modo in cui si continua a esprimerle. Purtroppo ci sono i vandali che deturpano i monumenti, e quelli che deturpano la memoria.” (…) “Ho letto che quel giovane (Francesco Petruzzella, N.d.A.) non si è pentito di aver messo Leonardo Sciascia ai margini della società civile. Resto senza parole. Quasi non vorrei commentare, per non continuare a dare importanza a chi offende in maniera gratuita. Non siamo più sui toni del dibattito. Già allora era un’aggressione, e continua ad essere tale. Ma oggi che senso ha?”

    Infine, navigando sul web, mi sono imbattuto sul sito di Radio Radicale dove – devo dire – hanno fatto un ottimo lavoro di rassegna stampa on-line. Vi segnalo il link. Troverete gli articoli che ho citato (tranne quello di Chiaberge sul Domenicale del “Sole-24Ore”) più molti altri. E avrete anche la possibilità di scaricarli (sono in formato jpg). Ecco il link, dunque: http://www.radioradicale.it/le-scuse-dovute-a-leonardo-sciascia-0

    Vi ringrazio tutti per i vostri contributi.

  10. Elektra: il mio non era un rimprovero a lei ma uno sfottò a me stesso.
    Quando saremo nell’aldilà, organizzeremo (se si potrà) un incontro con Sciascia (autore che ammiro tanto malgrado quel suo articolo)
    Ma organizzeremo anche un incontro con Lino Jannuzzi.

  11. Intervengo solo per segnalare che in occasione della manifestazione organizzata a Catania per commemorare Giuseppe Fava, Marco Travaglio è intervenuto sulla vicenda delle richiesta di “scuse” a Sciascia.
    Concordo pienamente sull’amara considerazione di Travaglio che ritiene assurdo che si debba chiedere scusa a Sciascia per l'”unica stupidaggine” detta dal grande scrittore nel corso della sua vita e della quale probabilmente anche lui, oggi, si pentirebbe alla luce di quanto accaduto!

  12. Leonardo Sciascia ha denunciato nelle sue opere le piaghe più TENACEMENTE
    IMMUTABILI (purtroppo) della società siciliana, viste anche come rivelatrici
    di più profondi mali che colpiscono l’intera struttura sociale italiana.

    L’organizzazione mafiosa composta di collegate fra loro,
    controlla l’opinione pubblica; è capace di assicurare il successo di un
    partito anche se ciò viene sempre negato. La mafia era ed è ancora un
    sistema che contiene e muove gli interessi economici e di potere, sorge e
    si sviluppa, come scriveva Sciascia, non quando lo Stato con le sue leggi e
    le sue funzioni è debole, ma dentro lo Stato sostenuta da una classe
    parassitaria che non imprende ma sfrutta.

    Auspico che coloro che sono impegnati in questa lotta non facciano, per
    altri vent’anni, della speranza l’unica iniziativa.

  13. Caro Luciano Comida, la ringrazio molto per la precisazione. Mi faccia capire una cosa, però. Visto che nell’aldilà incontreremo oltre che Sciascia anche Jannuzzi, di cui ho ben capito cosa ne pensa, mi dica, dov’è che ci ritroveremo? In Paradiso o all’Inferno?
    Con stima e simpatia.

  14. Forse Sciascia, in quell’articolo, avrebbe dovuto precisare che “pur stimando il giudice Paolo Borsellino… e pur considerando la buonafede di QUEL sindaco…”
    Però mi domando, che senso ha riparlarne ancora oggi, dopo vent’anni, e con questi toni? A cosa serve se non a fare un po’ di pubblicità a certi figuri di terzo e quarto piano?
    Mi sento vicina al pensiero di Anna Maria Sciascia.

  15. Gentile Rosa, non credo che annacquando i toni di quell’articolo sarebbe cambiato qualcosa. Se Sciascia pensava, o pensò in quel modo fece bene a scrivere quell’articolo e con quei toni, assumendone, si capisce, la responsabilità. Ciò che poi accadde e che accade oggi dopo vent’anni è dovuto al fatto che chi firmò quell’articolo fu proprio Sciascia e non un intellettualucolo di quartiere. Se poi qualcuno, quell’articolo, tentò e tenta di strumentalizzarlo… be’, questo è un altro discorso. Ma in un’epoca di continue strumentalizzazioni e mistificazioni non bisogna sorprendersi più di tanto, né scandalizzarsi. Sta a noi, a ciascuno di noi, filtrare notizie e commenti per costruirci un nostro punto di vista il più possibile onesto ed equilibrato.

  16. Elektra: bella domanda, la sua delle 00.16 di oggi. Azzardo una risposta. Io sono valdese e penso che l’Inferno esista ma sia vuoto. Nel senso che Dio ci perdonerà tutti e tutte, ma al momento del suo perdono il suo sguardo sarà tale che noi sentiremo fino in fondo alla nostra anima e alle nostre viscere il male che abbiamo commesso direttamente e quello che non abbiamo saputo o voluto impedire. E da questo giudizio usciremo trasfigurati.

  17. Tra le varie posizioni assunte, la più equilibrata mi pare proprio quella di Grasso: un professionista dell’antimafia!

  18. Ho letto Sciascia a scuola, al liceo, e non mi sono mai posta altri problemi che non fossero le parole. Le sue parole. Erano, sono, parole incisive, oculate, a volte quasi chirurgiche. Ci ha suggerito Sciascia l’insegnante di lettere, anarchica e radicale (diceva lei, non so se le due cose possano stare insieme), che non ci fece mai leggere Salinger. Ora io mi sono fissata che Sciascia sia anarchico e radicale, ma non credo sia vero. Una cosa (Massimo lo sa) lo sogno che dice “A chi giova?”. Una domanda da Sciascia, questa. Che mi pongo spesso anch’io.
    buona giornata
    elisabetta
    ps: I romanzi di Sciascia, quelli fanno davvero pensare. Sì.

  19. Sciascia è nato e vissuto nel cuore della sicilia…

    Qualcuno crede davvero che abbia toppato?
    Qualcuno può davvero credere che un veggente, perchè tale in fin dei conti è stato (nell’accezione di colui che vede per primo) si sia squalificato a combatter guerriglie di ipocriti protagonismi e fittizi cambiamenti.
    Semplicemente ha visto prima, ancora una volta, prima di molti, e meglio di chi non ha voluto vedere…

    “a futura memoria…”

  20. “I professionisti dell’antimafia”
    fu il titolo che Piero Ostellino mise a cappello dell’intervista al grandissimo Leonardo Sciascia.
    Sciascia non lo usò di certo.
    Era troppo signore e troppo corretto per offendere chicchessia, limitandosi a scrivere “Nero su nero”, vale a dire, argomentando da fatti e atti.
    Non da chiacchiere di comari.
    Filippo Grillo

  21. Ho appreso di questa interessante discussione dal recente articolo pubblicato da Tuttolibri della Stampa. La trovo esaustiva e interessante. La polemica mi è particolarmente cara essendo l’autore del libro “Toghe rosso sangue” edizioni Newton Compton che ricostruisce la storia di tutti i magistrati uccisi in Italia. Nel capitolo su Borsellino ho posto in evidenza la polemica sui professionisti dell’antimafia. Un tema attuale e che in un contesto sciasciano ancora oggi confonde bene e male sul tema della mafia.
    Paride Leporace

  22. @ Paride Leporace
    Le auguro i migliori “in bocca al lupo” per il suo Toghe rosso sangue.
    Ne approfitto anche per ringraziare Filippo Grillo (il cui intervento mi era sfuggito).

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