Luglio 27, 2024

24 thoughts on “AUGURI DI BUON NATALE E DI FELICE ANNO NUOVO

  1. Caro Massimo, tanti auguri e speriamo che il 2007 sarà un anno di successi per te ed il tuo blog.

  2. Ai primi paratori che in su le strade stendono archi di luminarie, montano i cieli, gallerie d’abbagli; ai primi festoni d’agrifoglio e palle, ai primi abeti stralucenti dentro e fuori stande, upim, rinascenti, ai cordami d’oro e d’argento, alle scie e ai lampi, agli “intimi” scarlatti, ai pelami e ai pellami, ai panettoni e ai cioccolati, ai whisky e agli spumanti, ai lotti, alle riffe, alle beneficenze, ai pippibaudi e alle carrà, a tutti i primi segni che dal cielo, dalla terra, dai muri, dalle vetrine e dai vetri opalescenti di tivù urlano e t’assillano (“Ma come, è già arrivato?!”) mi prende una malinconia, un’ansia che m’impedisce ogni decisione, ogni programma. Natale! E’ tempo di tornare. Giù al paese…(V. Consolo ,”Natale al paese”, da “Il Treno del Sole”, Novara, 1999)

  3. ERRATA CORRIGE: Il titolo dell’opera da cui è tratto il brano che ho citato sopra come augurio di Natale rispondendo al graditissimo invito del caro Massimo non è “Il Tredno del Sole”, ma “Il Teatro del Sole”.Ne chiedo venia all’Autore e a tutti voi. Un abbraccio carico di festa e di gioia autentica

  4. “Natale. Magari neanche il peggiore della sua vita,eppure Vincenzo Colajacono si svegliò con una propensione al pessimismo che lo situava sulla stessa lunghezza d’onda del Leopardi. “niuno stato è così misero che non possapeggiorare”.
    Eppure, eppure… Il suono delle campane che annunciava il giorno del Signore anche per uno come lui, abituato a fare del dubbio la sua fede prevalente, portò con sé un’inatteso refolo di positività che gli fece tornare voglia. …”
    (da “Un inverno dispari” di Franco Foschi & Guido Leotta)

  5. “Qualcuno cercava di sorridere. Qualcuno cercava di leggere, ma in quella ressa e in quel baccano non era facile. Altri guardavano il pavimento e aspettavano. Poco distante uno smilzo Babbo Natale dalla pelle nera suonava un’irritante campanella dispensando auguri per le feste.”

    da “Fuga da Natale” di
    John Grisham,

  6. “Ripensò con tremore e commozione antica, davanti al bambinello del presepe, a tutte le volte che l’avevano costretta quasi fosse una star a salire su quel podio, che a lei piccolina di quattro anni, appariva come insuperabile ed irraggiungibile. Ricordava ancora a quella sensazione che le gambe diventassero molli, molli, e avvertiva per la paura come un calore che le infuocava le guance ma sentiva dentro di se come una spinta forte che la conduceva quasi volando a salire, salire, salire. Saranno stati perlopiù cinque o sei gradini in tutto in quella Chiesa dell’Ara Coeli in Roma che per lei bambina era un misto tra il palcoscenico della sua scuola dell’asilo e una chiesa normale, e forse con un qualcosina in più: la sua emozione e il suo cuore che le batteva come un picchio nel petto. Ma poi, arrivata sul podio, e vedendo i suoi parenti ed altri bambini ansiosi intorno o sotto di lei, a voce alta, recitava la sua poesiola di Natale…e finiva dicendo…e il Bambino poverino non ha neppure un vestitino. E subito l’abbraccio di sua madre e della madrina, dei suoi nonni tutti presenti per l’occasione e lo sguardo malignetto del suo cuginetto super bravo che però non aveva il suo coraggio di recitare in pubblico. E lei si sentiva almeno in quell’occasione più brava di lui che la guardava invidiosetto ma anche ammirato…del resto lui era più abile nel gioco delle carte e nella tombola e certo aveva un anno di più di lei e a quell’età era una differenza sostanziale”.
    Dopo mezzo secolo, le poesie erano rimaste la sua passione ma la memoria di recitarle a mente, in tutti quei Natali trascorsi dove fosse andata a finire non lo sapeva nessuno. Ecco, se ora dovessi chiedere un desiderio da realizzare a Gesù Bambino, senza alcun dubbio, sarebbe il poter ricordare tutte le poesie che ai miei tempi si dovevano per forza imparare a memoria…Ma forse alla mia età, dimenticare qualcosina è un toccasana, siamo talmente sommersi di informazioni che in noi avviene un continuo travaso,ma anche nella nostra mente, la raccolta dei rifiuti non funziona molto bene e ogni tanto rigalleggiano qua e là pensieri e ricordi variegati anche senza la nostra volontà. E a Natale questo fenomeno si verifica con maggiore intensità! Auguri a tutti!

  7. Non ho voglia
    di tuffarmi
    in un gomitolo
    di strade

    Ho tanta
    stanchezza
    sulle spalle

    Lasciatemi così
    come una
    cosa
    posata
    in un
    angolo
    e dimenticata

    Qui
    non si sente
    altro
    che il caldo buono

    Sto
    con le quattro
    capriole
    di fumo
    del focolare

    “Natale”
    G. Ungaretti
    Napoli, 26.12.1916

    La conoscono tutti, eppure ancora oggi, dopo tanto tempo che la maestra ce la fece commentare in quarta elementare, questa poesia mi fa riflettere. E’ una contro-poesia, un contro-Natale degli abbandonati e dei poveri di speranza e di illusioni. Bella e lancinante, diversa dai miei Natali ma non per questo meno dolorosa.

    Ciao Maugè, sei sempre forte.
    PPP, Ascoli Piceno

  8. Su un’onda blu cobalto in mezzo al mare
    di mattoni e di tetti, il tuo Anno nuovo
    velegia nella malinconia indicibile,
    (…)
    quasi la vita da sinistra a destra ora
    potesse invertire il suo oscillare

    Iosif Brodskij
    da: Romanza di Natale

    Felice anno nuovo a tutti! E che ci sia consentito di leggere uno… uno solo, grande nuovo romanzo. Forse giace ancora in un cassetto, o su una scrivania tra quelli che sono da leggere. Noi lo attendiamo da qualche anno.
    Renato

  9. Ringrazio tutti per la partecipazione e invito i titubanti ad abbandonare ogni sorta di timidezza e… tuffarsi.
    Un saluto speciale al mio amico Pier Paolo da Ascoli (che è anche un bravo musicista). Ciao Peteau… passate un buon San Silvestro tu e la tua allegra famigliola.

  10. Bellissima la poesia di Ungaretti, era una di quelle che imparai a memoria…e che faccio ancora mia….però aggiungo anche altre parole del poeta che mi sembra leghino…aggiungendo la parola Natale… “che non sia soltanto l’illusione – del Natale – a farti coraggio…”

    Esiste nel cuore
    di ognuno
    un proprio Natale,
    la differenza tra
    tutti sta nel battito
    del cuore…
    se anticipa quello
    dell’orologio di tempo
    ne è passato o troppo
    poco o troppo soltanto.
    m.g.conti

  11. Vi invio la poesia che a me piace tantissimo:
    Il cantico di Natale di S.Alfonso Maria de’ Liguori

    QUANNO NASCETTE NINNO

    Quanno nascette Ninno a Bettlemme
    Era nott’ e pareva miezo juorno.
    Maje le Stelle – lustre e belle
    Se vedetteno accossí:
    E a cchiú lucente
    Jett’a chíamma’ li Magge all’Uriente.

  12. Il mio batuffolo di cotone soffice/

    che rotola nell’universo trascinato

    da un soffio, il mio fratello ideale

    che mai dice no/perché non sa il no!

    L’amico non perduto, rutilante tra il cielo

    e la libertà, tra i fiocchi stellati di Natali

    rincorsi da sempre/come le gioventù

    non ancora vissute, quelle del divenire.

    Il mio fratello maggiore/minore/laterale;

    il mio fratello che è figlio unico come Gesù/

    come Guevara, come Voltaire/a cui tutto è

    permesso perché lui lo permette.

    Al mio fratello d’amore, Buon Natale fratello/

    Buon Natale Lello, chiunque tu sia ora, adesso!

    Francesco Di Domenico

    Per Lello Proto Natale 2006

    L’avevo scritta per mio cugino, rutilante nel mondo, ma penso che possa funzionare per tutti i “Lello” dell’universo,
    un po’ come Troisi che nel postino di Skarméta prendeva a prestito le poesie dicendo
    “Maestro, la poesia non è di chi la scrive, ma di chi la usa.
    Usiamola, non c’è bisogno d’istruzioni per l’uso!

  13. “Te piace ‘o presepio?”
    “No.”

    “Natale in casa Cupiello”,
    E. De Filippo

    P.S.
    A proposito, se avete
    e-tempo da perdere, sul mio blog trovate un post dedicato al classico dell’immortale Eduardo.
    AUGURI A TUTTI.

  14. Un racconto di Natale di-verso per un di-verso sentire.
    DIO parlò e disse:
    -Dove sei? Dove sei nel tuo mondo? Dei giorni e degli anni a te assegnati ne sono già trascorsi molti: nel frattempo tu fin dove sei arrivato nel tuo mondo?
    Ecco sono già 46 anni che sei in vita. dove ti trovi?
    All’udire il numero esatto dei suoi anni, il comandante si controllò a stento […], ma il cuore gli tremava.
    – Dove sei, adesso, uomo…Dove ti sei nascosto?
    – Perché?
    – Perché non sei stato te stesso?
    – Ma non ti accorgi che ogni qualvolta provi a lasciare il povero eremo del tuo niente, spazio infinito a te assegnato, non comprendi e non sei compreso? Perché ti ostini, uomo di dura cervice? Ti è stato rivelato molto, molto ti è stato donato, ma tu rifiuti ciò che hai e ciò che sei…Se non ti accogli e riconosci tu. Se ti nascondi a te stesso, come puoi pretendere che gli altri lo facciano? Non sei comunicabile. Sei solo, amico mio…figlio degenere.
    Sei stato di nuovo soppesato, valutato… e trovato mancante!
    A te, si proprio a te, torno a chiedere: DOVE SEI? Nascondedoti a me, ti nascondi a te stesso, lo sai e non vuoi com-prenderlo…Povero uomo.
    -Ti avverto: Va’ verso te stesso, chiunque tu sia, trova te stesso, raggiungi il tuo destino, risali alla fonte…Non hai infinite possibilità…Questa è l’unica strada…la tua strada…Riprendi il tuo cammino, quello che è solo tuo, non di altri….essi hanno già il loro affanno…ma tu se vuoi, puoi essere compagno…se vuoi. Non aver paura del povero nulla che sei.
    – “Ma Signore non mi sento ancora pronto. Domani, forse, vuoi? Domani forse sarò pronto…Non oggi, oggi no. Dammi ancora un po’ di tempo…Io mi sento sicuro solo nel mio rifugio, dove nessuno può vedermi. Io temo gli altri…Tutte le volte che provo a scendere nel mondo…Mi accorgo di non sentirmi a mio agio; dopo un po’ mi stanco; e credo che anche gli altri si stanchino di me. Ho vissuto troppo tempo da solo…Mi sono disabituato agli uomini…Mi chiamano pazzo, stupido, incapace…E io, io credo che abbiano ragione loro…Non servo a NULLA…Lasciami stare…Consentimi di vivere…VIVERE?…come mi è concesso…Non oggi, domani…forse”.
    – Povero uomo, figlio…Come ti sei perduto! Perduto!!! Ti sentirai mai pronto?
    – Hai ancora una possibilità: scegli la tua via…senza precludere a nessuno di scegliersi la propria, non esiste una via unica; sarebbe sterile imitazione; ripetizione di ciò che altri hanno sperimentato; non sarebbe IL TUO esperimento.
    – Nel mondo futuro, se ci credi veramente, ma tu non credi – oh si, so bene che NON CREDI – non ti si chiederà perché non sei stato questo o quello,,, bensì: “Perché non sei stato te stesso?” –
    – Adesso va’…va’. Lekh-lekha, ma anche Lekhi-lakh – Va’ verso te stesso……Se puoi. Il tuo povero nulla è tutto ciò che possiedi, lì c’è tutto ciò che occorre al tuo cammino.
    – “Signore, ma perché me stesso? Perché: solo per me stesso?”
    – Santa Pazienza, quanto sei ottuso, non so chi mi trattenga dal fulminarti, IMPIASTRO… Non per te! Ma per gli altri, per il mondo.
    – Stai attento, figliolo, bada al tuo cammino. Non so se tornerò ancora a parlare con te. Attento a te stesso.
    – “No Signore non andartene di nuovo – Prima mi sono nascosto perché avevo paura di te – Ma ora non più. Resta. Ho bisogno di TE.”
    – CHI ti ha fatto conoscere la paura, CHI? Sia meledetto…-
    – “Signore…Signore…ti prego non andare via…Dove dovrò venire a cercarti? Non ho capito bene…Non…ho…capito.”
    SILENZIO

  15. Ah…dimenticavo,
    malandrino Maugeri, volevo fare gli auguri a te, ma sopratutto a quella bella faccia in sovrimpressione che sembra in bianco e nero, epigona del gruppo “63”; un viso d’altri tempi.
    Tanti auguri, sperando in un tempo d’altri tempi.

  16. Ciao Francesco,
    grazie di cuore per gli auguri. E grazie anche per l’affettuoso appellativo di “malandrino”. Non sapevo di avere una faccia d’altri tempi (da bianco e nero). Da “gruppo ’63” addirittura?
    Eppure ti posso assicurare che sono tutto tranne che un “avanguardista”…
    A presto 😉

  17. Buone sere di Natale,
    così roche d’acqua e nevischio,
    come questi giorni scendono,
    miei amici inesistenti,
    in lacrime cordiali,
    sfavillanti, o per pietà
    di noi che tanto faticosamente
    vedremo luce
    anche più in là,
    nel nuovo
    netto gennaio

    “Cartolina di Natale” di Franco Fortini

  18. … Natale. Si festeggiava, si festeggiava. La luna guardava che si festeggiava. Su un pianeta gli abitanti correvano-correvano, segavano milioni di alberi che chiamavano alberi di Natale per poi buttarli via, squartavano milioni di maialini che chiamavano arrosti per poi divorarli e ingrassare, ingrassare… … Caro Massimo, questo pensiero è tratto dal racconto “La fiaba della Luna e della Neve” di Vivian Lamarque. E’ indicativo di una riflessione che dovremmo tutti compiere, per tornare a una certa autenticità di pensiero. Ti abbraccio augurandoti un anno magico e ringraziandoti per l’attenzione che sempre dimostri nei miei confronti. Luigi

  19. Cara Elisabetta, Gero e amici tutti di letteratitudine grazie mille per gli auguri di buon anno.
    Li ricambio di cuore.
    Devo dire che proporre stralci di brani sul capodanno è più difficile.
    Il Natale evidentemente ispira di più.
    Però non mi tiro indietro e vi propongo un brano pescato dall’antologia “L’anno che verrà” del nostro Luigi La Rosa.

    “È così che è cominciato l’anno nuovo. (…)
    L’anno vero e proprio ha preso il via, l’altra notte, in uno scoppio di petardi, in un fracasso vitalistico, tra cori e lancinanti, individuali urla. Il fatto importante, semmai, è che l’anno vecchio ci ha abbandonato in un rigurgito di malinconia collettiva, come d’altronde meritava. (…) Tra i petardi e i bengala si distinguevano con chiarezza i colpi dei fucili. Un addio indescrivibile.”

    di Franco Cordelli, “Procida”

  20. Allora,prima di tutto buon anno e buon natale (scusa se sono in ritardo, sono andata in vacanza). Avrei una storiella intitolata “Notte di Natale” Di Eduardo Galeano:

    Fernando Silva Dirige L’ospedale Pediatrico di Managua.
    Una vigilia di Natale rimase a lavorare fino a tardi. Si sentivano già gli scoppi dei razzi, e i lampi dei fuochi d’artificio illuminavano il cielo, quando Fernando si decise ad andarsene a casa, dove lo aspettavano per la festa.
    Mentre stava facendo un ultimo giro attraverso le corsie per vedere se tutto era in ordine, sentì d’un tratto un lieve rumore di passi alle spalle. Passettini di bambagia. Si volse, e vide uno dei piccoli pazienti che lo seguiva. Nella penombra, lo riconobbe, era un bambino che non aveva nessuno. Fernando riconobbe quel viso già segnato dalla morte e gli occhi che chiedevano scusa, o forse chiedevano permesso. Fernando gli andò vicino e il bimbo lo sfiorò con la mano: -Diglielo…_ sussurrò. _Di’ a qualcuno che io sono qui.

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