Aprile 23, 2024

236 thoughts on “LA CAMERA ACCANTO 6° appuntamento

  1. Intanto ne approfitto io stesso per fare un paio di segnalazioni… a partire dalla seguente.

    Morena Fanti ha pubblicato on line un’intervista che ho rilasciato a Simona Lo Iacono… qui:
    http://viadellebelledonne.wordpress.com/2008/09/15/%e2%80%9cletteratitudine%e2%80%9d-la-letteratura-si-trasforma-un%e2%80%99intervista-a-massimo-maugeri-creatore-dell%e2%80%99open-blog-%e2%80%9cletteratitudine/
    (L’intervista era già stata pubblicata in forma cartacea su “La voce dell’isola”).
    Grazie Morena, grazie Simona.

  2. Vi saluto e vi auguro buonanotte.
    A presto!
    (p.s. Nella camera accanto i mobili sono nuovi. Niente risse “alla saloon”, please. Chi rompe… in tutti i sensi… paga! 😉 )

  3. Un forte abbraccio e un in bocca al lupo al nostro lidèr Maximo.
    Tra i temi di cui potr parlare che lui ci suggerisce potrei tentare di intavolare quello sulla scuola e la riforma Gelmini.
    Io le mie elementari le ho fatte alla Armando Diaz di Genova (sì, proprio quella divenuta tristemente famosa più recentemente per il G8 di genova) molti anni fa (tra la fine dei 50 e la prima metà dei sessanta).
    Ricordo vagamente:
    – portavo il grembiule
    – avevo un solo maestro
    – non c’era il tempo pieno
    – non c’era l’inglese
    Ora: la scuola che vorrebbe la cara ministra mi sembra la copia fotostatica di quella da me frequentata cinquant’anni fa, l’unica differenza è che c’erano classi solo maschili o femminili, ma forse questo la gelmini se lo è solo dimenticato (e potrebbe rimediare alla svista).
    E la vuole spacciare per riforma.
    Beh, riforma mi pare una parola grossa per un semplice colpo di spugna a cinquant’anni di progresso. Direi che a fare il ministro così sono buoni tutti, perfino il Pierino di Alvaro Vitali.
    Per non parlare della riduzione del personale, di fronte al quale il piano di dimissioni Alitalia è una bazzeccola.
    Se il taglio alla spesa pubblica deve passare per queste strade, beh, complimenti ha chi ha voluto questo governo.

  4. Caro Carlo,
    se vuoi dare un’occhiata sulla faccenda dell’ultima geniale riforma scolastica, ne avevo parlato abbastanza dettagliatamente negli ultimi commenti della Camera accanto 5; poi si era dialogato su ciò con Sergio, il quale portava interessanti contributi. Abbracci,
    Gaetano

  5. @ Carlo
    Il mio commento iniziale sulla scuola, vedo ora, è del 10 settembre (Camera accanto 5).

  6. Quello che mi soprende è la rapidità con cui i parlamenti tutti votano provvedimenti sulla scuola. Cioè quanto dibattono – 10 minuti? un quarto d’ora? Si danno alle donne i ministeri che meno contano, si prendono senza considerare l’idoneità curricolare ma per far vedere che hanno assunto una passera almeno una, se è sclema è più gestibile – e si prende con leggerezza delle cose che invece sono vitali allo stato, siccome le altre. E che anzi, trattandosi di istruzione PRODUCONO le altre. L’istruzione, come le pari opportunità come l’ecologia sono giocarelli del governo, non cose fondanti il modo di vivere civilmente.

  7. @ Carlo, vorrei intervenire anche io a proposito di Scuola, vorrei saperne di più per non sbilanciarmi in commenti frettolosi. Se tu hai letto il mio Diario, saprai che la mia visione è molto critica. Nel corso degli anni la cristallizazioni delle buone intenzioni ha creato grandi paradosi e incongruenze pedagogiche. Esempio: l’insegnamento della matematica è disastroso; il metodo induttivo ha aperto infiniti dubbi… e poi molto altro ancora. Il passaggio dalla materna alle elementari deve essere netto, quel cordone ombelicale che non si vuol tagliare, confonde i piccoli, inibendone la crescita. Il tempo mensa lo rivedrei: dal casino che i bimbi riescono a fare durante la pausa, non colgo nessun principio educativo; tanto vale lasciare libere le insegnanti e affidare quelle due ore ad un personale più “ludico”. Personalmente avevo salutato molto positivamente la differenza fra i cicli compresa nella riforma Moratti: i primi due anni con l’insegnante prevalente e il resto esattamente così com’è. Mi sembrava un intervento adeguato. L’unico neo era quella cretinata del portfolio…ora non so, e aspetto… non vorrei abbandonarmi alla disperazione…
    🙂
    PS. Meglio i voti dei giudizi ( ma quante cretinate si scrivono nei giudizi, che poi i genitori sorvolano puntando diritti diritti alla sintesi: il mio è un Ottimo, il tuo? Distinto!)

  8. io sarei per una considerazione statistica:
    su tre insegnanti, la chance che almeno uno sia decente ci sono.
    un insegnante unico può essere meraviglioso o un disastro.
    e se disastro è, è globale.
    (io, anni sessanta, avevo una maestra piena di buone intenzioni ma pessima. matematica zero, tre errori di sintassi in una cartolina, filippiche protomoraliste e storicamente folli. adorava me, causandomi peraltro gravi scompensi sociali, e trattava malissimo tutti gli altri. sono sopravvissuta solo in grazia del fatto che a casa mia si masticava cultura. e, prego notare, parlasi di scuola pre-68).

  9. @ Gea
    D’accordo con te, sbrigativamente, sulle maggiori possibilità d’un bimbo di “sopravvivere” con più insegnanti. E poi c’è anche l’approccio a diversi stili, e poi si eviterebbe un salto maggiormente traumatico nel passaggio alle scuole medie (che gà traumatico è: i bimbi devono dare del lei ai professori e vengono chiamati per cognome; nella primaria: si usa il tu con l’insegnante e quest’ultimo usa il prenome nel rivolgersi al bimbo, in tutte le cinque classi).
    Mi piacerebbe, per approfondire la discussione, che tu leggessi, come segnalavo a Carlo, il mio commento molto dettagliato del 10 settembre in La camera accanto 5.
    Abbracci,
    Gaetano

  10. Oltre al Richard Wright monumentale, ieri è morto Stefano, Stefano Rosso.
    Quando apparve sulla scena musicale tutti ne avevamo bisogno, eravamo stufi di botte e “…compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce, impugnate il martello…”, volevamo ridere, sorridere del compagnismo e del suo prendersi sul serio, perchè più che il comunismo, il nostro era compagnismo, appartenenza.
    Non cantò niente d’eccezionale ma sdrammatizzò: “…che bello, col pakistano nero e con l’ombrello, e con una ragazza che ci stà…”, oppure,
    “…noi si parlava dei problemi dello stato, si andò a finire sull’hascisch e casa mia sembrava quasi un parlamento, eravamo in quindici, ma sembravamo cento…”
    Addio, Stè.

    Casa vostra, a quei tempi, è mai sembrata un parlamento?
    La mia si?

  11. Un in bocca al lupo a Massimo.

    Per quanto riguarda la scuola… non ho ancora conosciuto un ministro dell’Istruzione che abbia fatto, o tentato di fare, il bene dell’Istruzione e delle generazioni future. I temi che finiscono per pesare sulla scuola e spingere ad una riforma piuttosto che ad un’altra sono sempre stati i dettami politici, le esigenze economiche o i favoritismi di vario titolo.
    Bleah!

  12. Parlerei della Gelmini
    ma con certi parolini…
    meglio a Massimo augurare
    di prestissimo tornare.
    A noi tutti bloggeristi
    dico solo: “Niente tristi
    commentini, parolacce
    e battibecchi, ma tracce
    di penna, mente e di cuore”.
    Dedicato a ogni scrittore…

  13. @Miriam
    vorrei precisareche non nego assolutamente che la scuola possa (anzi debba) avere bisogno di una riforma, che le novità introdotte negli ultimi anni possano essere riesaminate , rimesse in discussione, ripensate.
    Solo che quella della gelmini non è una riforma: è un ritorno tout court alla scuola di cinquant’anni fa, e come tale un’emerita stronzata.
    @didò
    grazie per averci ricordato Stefano Rosso
    http://it.youtube.com/watch?v=jdI3uSjKE34

  14. io parlerei di un fatto accaduto al Blogfest di Riva del Garda, raduno di blogger, almeno così si dice…
    tal Vichy Gitto , definito affemato creativo, nonchè amico del cuore di Selvaggia Lucarelli ha definito l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre (testuali parole):
    ***… un’operazione a un tasso di creatività altissimo.
    ….Ho identificato un obiettivo, voglio raggiungerlo, come faccio a raggiungerlo, riuscendo e ottenendo la pressione media che questa gente è riuscita a ottenere senza investire una lira in media […] hanno avuto una grande idea, è un’operazione che ha un tasso di creatività enorme, non ci sarebbe riuscito nessuno se non con una semplicissima idea. […] è un’idea della madonna […] una semplicissima idea. ***

    devo dire che al dilà della mia idea sull’11 settembre di cui non mi va di parlare, al dilà di un giudizio etico trovo il Signor “Ghitto un emerito pirla”
    ed essendo io per molti versi un “creativo” non mi va che passi per creativa l’idea che assassinare migliaia di persone sia una opera di marketing eccezionale e senza costi..
    è vero che ormai il concetto di “umanità” è finito nelle discariche,, ma che si arrivi a definire un’idea della madonna (che poi essendo musulmani, potrebbero anche incavolarsi!) una idea siffatta, lo trovo “BARBARICO…nel senso latino del termine……

    qui c’è un video con quanto detto dal Signor Ghitto:
    http://www.camisanicalzolari.com/2008/09/vicky-gitto-e-lidea-della-madonna.html

    chicca

  15. @Chicca carissima grazie,
    stavo asciugandomi il luccicone per aver riascoltato (non avevo voluto prima), il link della “Storia disonesta” di Rosso, proposto da quella carogna di
    @Carlo (smack!).
    Quello che hai pubblicato è il contrappasso terrificante, tra la nostra generazione e questa, ma non solo.
    Ogni epoca ha delle decadenze e delle ombre, che per alcuni tratti sembrano fari luminosi, ma sono tenebre del pensiero.
    Nietche urinava addosso a Loù Salomè (almeno stando alla ricostruzione filmica che ne ha fatto Liliana Cavani nel film “Al di là del bene e del male), quest’imbecille santifica sui cadaveri di Ground Zero riproponendo l’assunto di Toni Negri: “L’operazione Aldo Moro è stata un momento di geometrica bellezza rivoluzionaria”.
    Sembra che il mondo abbia bisogno degli idioti estremi e delle catarsi per riprendersi l’antica coscienza di pace, non vorrei che ci volesse un’altra guerra mondiale, stavolta combattuta con le chiavi inglesi (le clave di Einstein sono pleonastiche) per rifare un’etica dell’uomo.
    Se questo dovesse essere il nostro destino non me ne rammarico, io ho molte colpe e voi anche.

  16. Un saluto prima di tutto al titolare, spero tu stia molto più che bene. Insomma dimmi, dicci al più presto, okay?
    Oh, poi vabbé Ciao Didò, ciao Grego, ciao Zaub, ciao Maria Lucia, ciao Gea, ciao Carlo insomma tutti, allora che fate? Intendo nella vita, tutto bene? I pupi, il lavoro, che so il mutuo da pagare …
    🙂
    scusate le domande ma erano secoli

  17. Faustina?
    Dove t’eri ficcata?
    Bentornata!
    E si, il padrone di casa è fuori per (speriamo) piccoli screzi di salute, ma tornerà pimpante.
    Ha lasciato quà la camicia azzurra, gliela stiamo stirando per il gran ritorno.
    Massimone torna in fretta, vedi quanta gente sta passando a trovarti?

  18. Salve, gente,
    oggi ho trovato in rete questa recente intervista all’editore Alberto Castelvecchi. Mi sembra alquanto illuminante, quindi la copincollo qua sotto:

    Castelvecchi editore
    Pubblicato il Marzo 11, 2008 di violante
    «Non sono veri editori»
    Alberto Castelvecchi non ha dubbi: quello dei siti online che pubblicano i libri a pagamento è «il mercato vizioso e viziato dei non editori e dei non autori»
    intervista di di Alice Voltolina per magazine.libero.it

    Parlando di editoria online, oggi, molti fanno riferimento a tutta una serie di siti che si propongono di stamparti il libro, a pagamento: cosa ne pensa del fenomeno un editore come te?

    Si tratta di un’evoluzione di quell’antico fenomeno che erano gli editori a pagamento, che non sono editori ma stampatori. Ed esistono tutta una serie di tecniche per catturare le vittime, per esempio con titoli su quotidiani tipo: “Selezioniamo nuovi autori. Inviare materiale”. E poi però ti fanno pagare. C’è da dire che dall’altra ci sono le vittime che però sono più che altro dei megalomani che finiscono col diventare complici inconsapevoli.

    Cioè: di “editore” non hanno nulla…

    L’editore è un imprenditore che si assume un proprio rischio economico non solo nello stampare il libro, ma anche nel promuoverlo e distribuirlo. Non è uno che lavora su commissione. La loro è pura speculazione che si fonda sulla vanagloria!

    Forse chi sceglie questa strada lo fa perché non ha avuto risposte positive dagli editori e pensa di provarci così

    Quello che l’acceca è la vanagloria letteraria: se è meritevole non è lui che deve spendere 6mila euro per vedere il libro stampato! Ma, come si dice: chi è causa del suo mal… Questa non è una scorciatoia, è il mercato vizioso e viziato dei non editori e dei non autori che si basa su un’imprenditorialità truffaldina e sulla vanità. Sbaglia chi crede che le case editrici siano governate da oscuri meccanismi di raccomandazioni varie.

    Però sono in molti a pensarlo!
    Ma non è così! Noi non congiuriamo per tenere lontano un autore valido, anzi! Per essere un autore bisogna fare anni di faticosa e lenta gavetta. Se scrivo 200 cartelle sono un autore: serve uno disposto a pubblicare, uno disposto a leggere e anche uno disposto a recensire.

    Quanti manoscritti ricevi in media?

    2/3 manoscritti al giorno che fanno più o meno 900 manoscritti all’anno e io con grande umiltà li prendo li esamino tutti. Mi basta poco per capire. E ti assicuro che 899 sono delle porcate indegne, un grandissimo mercato delle velleità. Ma a ognuno mando la lettera per dire: “No grazie”.

    Voi siete una casa editrice specializzata in opere prime, come funziona?

    Trattiamo i nostri autori come delle rockstar, con tour promozionali, un accompagnatore, un ufficio stampa, non siamo solo sistema di brutale sfruttamento! Magari gli editori sbagliano e alle volte sbagliamo libri ma ci mettiamo la faccia, il marchio e il denaro. Sono io che gli mando un anticipo più magari un piano di sviluppo, perché riconosco al libro un valore. Anche un marchio si costruisce dando botte, prendendole ma anche scegliendo gli autori, che siano validi, che siano in grado di vivere con quello che scrivono: romanzi, articoli, consulenze. Altrimenti è un po’ come pensare di fare cinema senza produttori, o fare musica pop senza arrangiatori e tecnici del suono.

    Possibile che con tutti i manoscritti che ricevi sia così difficile trovare qualcosa di interessante?

    Sì. Vorrei trovare in ognuno di essi il mio uovo di Pasqua. Invece. Qualche volta succede: Isabella Santacroce che può piacere o no, ma ha trovato la sua fortuna letteraria. Due ore dopo che avevo aperto il pacchetto l’ho chiamata e gli ho mandato il contratto. Poco dopo ha ricevuto una proposta da Einaudi.

    Esiste però un vastissimo sottobosco letterario in Italia, che si muove anche sul web e che nasce a volte sul web.

    Ne parlavo proprio poco tempo fa con Roberto Cotroneo (Questo amore, Se una mattina d’estate, L’età perfetta, solo per citarne alcuni, ndr): mi parlava di un libro di una casa editrice milanese, la Gammalibri, che parla proprio del sottobosco letterario. In effetti ci sono, oggi, autori che nascono prima in rete, sui blog. Pulsatilla, per esempio, è la più venduta, si parla dell’ordine delle 100mila copie: ecco lei nasce da un blog. Poi c’è anche la più famosa Pornoromantica . Oggi il web è diventato un enorme sterrato di caccia!

    E le vendite online?

    In America si parla di 200mila dollari in un giorno. Da noi invece si vende ancora pochissimo. Poi c’è anche un minuscolo mercatino dedicato al podcasting, ma è poca cosa sui 4 miliardi di euro! Invece all’estero, nel mercato inglese e tedesco, ci sono case editrici anche piuttosto importanti che fanno sono editoria audio, coi pod-digitali audio.

  19. Scusate, ho dimenticato di citare il blog di provenienza dell’articolo soprariportato, dunque eccolo, si chiama: ”Libri da leggere in metropolitana e poi da portarsi a letto”. Proprio carino. Non lo conoscevo mica!

  20. P.S.
    Magari questo articolo ci entrava come i cavoli a merenda, con quel di cui discettavate prima, vero?
    Be’, intanto saluto Dido’! Eppoi mi scuso con tutti…
    Ciao
    Sergio

  21. COME UN RACCONTINO NOIR
    Abituata ormai, da quando frequento i blog, ai raccontini noir, pieni di ammazzamenti e di tanto sangue ma anche di tanti buoni principi, ieri , e arrosisco nel comunicarvelo, nell’apprendere una notizia di morte ho riso. Sì ho riso, come mi capita quando leggo le storie di Enrico; ma qui il morto c’è per davvero! E lo conoscevo, anzi conosco entrambi, anche l’assassina, 35 anni a testa. E’ successo qui, nella ridente valle e in un bel paesino tutto monti e agricoltura biologica. Lei, dopo un ennesima lite, ammazza lui, con il coltello. Poi pulisce la lama con uno straccio, ripone il coltello nel cassetto, esce e avvisa tutti i vicini: si è suicidato. Chi??? Lui, ma non era più il mio fidanzato era il mio ex! E su questo suo concetto di ex, ha insistito anche con la polizia “non era più il mio fidanzato già da 15 giorni”. Come darle torto? Lui, ormai è, senza ombra di dubbio un ex a tutti gli effetti! Non c’è più!
    Forse non è con la clava che ci elimineremo a vicenda combattendo in una “grande guerra”, ma con tanti coltelli nelle nostre privatissime guerre domestiche.
    Non è, che queste singole Ragioni addormentate che inquietano e spaventano, si stanno espandendo al di là delle nostre comprensioni? Tempo di uccidere?

  22. Mio carissimo Massimo, ti auguro una pronta guarigione, ti penso e ti voglio tanto bene. Spero ti sia gradito sapere che ho spedito la poesia a te dedicata “POSEIDONE” e l’altra più ironica dal titolo “Voglia di cioccolata”alle Edizioni Helicon di Arezzo. Uno dei due testi, verrà scelto dal critico letterario, Prof. Rodolfo Tommasi, per essere inserito nel volume “Tendenze di Linguaggi ( orientamenti di poesia italiana contemoranea). L’Antologia critica sarà fatta conoscere e distribuita nelle librerie, presso scuole, istituti culturali e biblioteche pubbliche.
    Anch’io continuo le mie torture quotidiane, gli infermieri non mi trovano le vene che si rompono troppo spesso. Giovedì dovrò tornare in ospedale per farmi mettere un tubicino definitivo sotto pelle, dal quale i medici potranno levarmi il sangue senza riempirmi di lividi tutte le volte.
    Unica cosa bella che mi ha reso felice, ieri si è sposato mio figlio Luigi e sul tappeto rosso, appesa al suo braccio l’ho accompagnato all’altare in attesa della sposa e della piccola Gaia.
    Dalla Sicilia sono arrivati parenti e nipoti ed è stata una emozione forte e continua. Oggi gli sposini si sono imbarcati a Venezia per una crocera in Grecia Rodi e altri posti suggestivi.
    Un caloroso abbraccio a Te ed estensibile a tutti gli amici, mi scuso con loro, non ho ancora la forza per rispondere a tuttti. Il mio pensiero è con voi, insieme al mio cuore
    Tessy

  23. 1. El poeta y sacerdote Ernesto Cardenal, sometido a proceso judicial por el régimen de Daniel Ortega, logró salir de Nicaragua al amparo de invitaciones recibidas de los gobiernos de Suecia y Noruega, y para visitar Estados Unidos, Alemania y otros países europeos donde deberá realizar lecturas y disertaciones en universidades y centros culturales.

    2. Mientras tanto, los jueces designados para proseguir el proceso en su contra, ordenaron la congelación de sus cuentas bancarias en Managua, donde Cardenal maneja sus fondos personales provenientes de sus derechos de autor por sus libros, de sus honorarios por lecturas, y de la venta de sus esculturas, únicos medios de que dispone para vivir.

    3. Entre los fondos que han sido congelados, se haya una donación para el Taller de Poesía de Niños con Cáncer, que Cardenal realiza junto con Claribel Alegría en el Hospital Infantil La Mascota.

    4. Todos los recursos presentados por los abogados del Centro Nicaragüense de Derechos Humanos (CENIDH) para demostrar la ilegalidad del proceso, han sido sistemáticamente rechazados.

    5. Estaremos pendientes de informar acerca de las medidas cautelares que se procurarán para asegurar el regreso de Cardenal a Nicaragua, a fin de que este regreso no sea entorpecido.

    Managua, septiembre 22, 2008

    http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Cardenal

  24. Inoltre, dico:
    forse si dovrebbe dare una mano pratica al poeta e sacerdote cattolico Ernesto Cardenal. Chi si possa muovere si muova, direi proprio.
    Sergio Sozi

  25. …che noi Italiani siamo buoni solo a chiacchierare…? CHI ABBIA POTERE, IN ITALIA, DI INTERFERIRE INTERNAZIONALMENTE CON LE MINACCIATE SORTI DEL FAMOSO POETA NICARAGUENSE ERNESTO CARDENAL MUOVA IL C…, PERDINICI!

  26. D’accordo caro Sergio, sia sul tuo primo commento sia sul secondo dai toni giustamente sostenuti. Giovedì 18 settembre si è svolta a Firenze una giornata di solidarietà a favore di Cardenal. Per chi volesse saperne di più segnalo un articolo di Ottavio Rossani qui:
    http://poesia.corriere.it/2008/09/17/index.html
    Un grande abbraccio Sergio,
    Gaetano

  27. BUONGIORNO A TUTTI. Incollo qui uno schizzetto umoristico pescato questa mattina, augurando a Massimo, Tessy , a me una buona guarigione e a tutti una felice giornata.
    🙂

    ——————————————————————————————–
    Chirurgia estetica

    Una donna di mezza età è in ospedale per un banale intervento.
    Mentre è sotto anestesia vede Dio che le tende la mano.
    “E’ arrivata la mia ora?” chiede spaventata.
    “No – risponde Dio- ti rimangono 23 anni, 22 giorni e 5 ore di vita”
    Dopo l’intervento la donna decide di rimanere in ospedale e si
    sottopone a liposuzione su addome e cosce, lifting, seno nuovo, collagene nel labbro
    superiore, protesi per rialzare i glutei e intanto che c’è si fa pure segare due
    costole per avere la vita più sottile…
    Esce dall’ospedale, inguainata in abitino Gucci e tacchi 12… si sente splendida.
    Attraversa la strada e… viene spiacciccata da un TIR.
    Si ritrova davanti a Dio: “Ma non mi avevi detto che avevo ancora oltre 20 anni di vita?”
    E Dio: “Oh, scusa, non ti ho riconosciuta!”.
    ——————————————————————————————-
    🙂

  28. Caro Massimo, ci manchi molto, non vedo l’ora che pimpante e ristabilito
    tu possa allietarci con i tuoi commenti pacati e salomonici.
    Colgo l’ occasione per restituire l’abbraccio a Gaetano Failla, per ringraziare nuovamente gli amici Enrico Gregori e Sergo Sozi, la simpatica e tanto cara Miriam Ravasio, tutte le amiche ed amici del blog.
    Un pensiero particolare con una valanga di affettuosa riconoscenza
    alla impareggiàbile Morena Fanti e ai mitici Salvo e Didò.
    La Vostra Tessy

  29. Tessy, Tessy,
    potenza della bellezza, potenza della poesia che ti rigenera come accumulatore di energia, mille anni sian pochi per la tua luce, per te e per tutti i sofferenti di questa terra.
    Sai, cara Maria Teresa,
    ma a tutti, in special modo a Massimo,
    che ho un figlio adottivo congolese che ha preso “i voti” e a cui mi rivolgerò per farvi dedicare una preghiera?
    Tieni duro, tenete duro, tutti, teniamo duro, il paradiso è là, ma può attendere, tranquillamente.

  30. Ciao, Maria Teresa, ciao Gaetano!
    Ottima, questa mobilitazione per Cardenal – io sto all’estero e non potrei muovermi, lo ridcordo a tutti gli amici di Letteratitudine.

    (Mi si scusi se qualche volta anch’io perdo le staffe perche’ la gente in Italia pensa che tutti abbiano ”naturaliter” da mangiare e da star tranquilli. Ma non e’ cosi’. E i poeti, benedetti loro, danno ”fastidio” ancora, nonostante la tivvu’ e Internet. Bisognera’ dar loro una manina, che’ un mondo senza poeti e’ come un desco apparecchiato magnificamente ma privo di cibarie.).

    Dido’: ti risaluto!

  31. P.S.
    Per parlar d’altro – ovvero di cose ”nostre” – inviterei ognuno a leggere l’intervista all'(esperto) editore Castelvecchi sopra copiata dal sottoscritto. Cosa ne pensate?

  32. Due divinità sono in pausa pranzo, due angeli, silenziosi, gli servono da mangiare, mentre loro parlano.

    -Ecco, guarda laggiù…quello s’è appena suicidato-

    -Uhm, e perché?-

    -Troppo presentuoso: non sopportava di non sapere quando sarebbe morto-

    -Allora all’inferno!!-

  33. Caro Sergio,
    a proposito dell’intervista all’editore Castelvecchi.
    Un discorso un po’ complesso da affrontare, letto più volte e più volte trattato. Dell’intervista dico solo che, oltre ai concetti trattati piuttosto sbrigativamente dall’editore in questione, concetti che rischiano di divenire stereotipi, mi ha negativamente colpito la sicumera (rispolvero un termine un po’ desueto…), la sicumera, dicevo, di Castelvecchi, quando dice, a proposito dei circa 900 manoscritti all’anno ricevuti dalla casa editrice: “E ti assicuro che 899 sono delle porcate indegne…”.
    Diffido delle persone così sicure, le quali disprezzano veementemente, non solo tante opere, ma anche i porci…
    Un abbraccio,
    Gaetano

  34. Devo ancora riprendermi dalla morte di Wallace. Non lo sapevo, Massimo. Ora vado nella mia camera accanto, il cesso. Poi vado nella tua, che dalla foto mi pare più elegante ma penso altrettanto liberatoria. Un abbraccio a te, Miriam e gli altri.

  35. Uhm passo per fare un salutino. Ciao tutti letteratudini!
    Ma di Massimo un ci sono ancora notizie?
    Come sta?
    Qualcunosa qualcosa?

  36. @ zaub:
    penso che si stia riprendendo, piano piano: “benedette “convalescenze!!!
    @ Massimo:
    ti aspettiamo, siamo tutti qui.
    🙂

  37. @ Miriam…
    ho letto solo ora il tuo post di lunedì…
    che dire…sei semplicemente grande!…
    Un caro saluto.

  38. @ Cascio..
    Mììì….Cascio!…
    Sei stato appena pochi giorni in Egitto, e guarda che è successo!?…
    Altro che santi ed eroi…Sarai mica un dio e diavolo insieme?!…
    Un caro saluto

  39. @ Massimop…
    ma è proprio vero, che non stai bene?…Sarà mica una scusa per “scappare” da noi?( non avresti tanto torto…)
    In tutti i casi,tanti auguri.
    Un caro saluto.

  40. @ Parlato Gianni,
    sai girano nella rete una infinità di concorsi di scrittura…li seguo tutti, ma quanta nostalgia per il nostro, per te, per Luca gallina, per Salvo, Lorenzo, Gaetano, Simona, Maria Lucia, Annalisa, Didò…le emozioni si coniugavano con altre emozioni producendone altre ancora… infiniti giochi per Abraxas. Non il racconto più bello, quello che risponde alla domandina ombelicale del “ti piace, mi piace”, ma la scelta ( come focalizzazione benefica) per l’individuazione del Sensibile, la “bella bestia” che anche nel vuoto ha coscienza di sè e degli altri; spostati Bambino! (perchè i grandi devono fare gli scemi)
    Anche allora non c’era Massimo… ma ci sarà alla prossima, per dividere con noi quelle belle emozioni. (e io ho già preparato le immagini)
    Un bacione, Miriam
    🙂

  41. Quando Massimo sarà in forma, lo aspettiamo per condividere passione ed entusiasmo. Spero al più presto.
    🙂

  42. Grazie mille per i commenti affettuosi.
    Sono ancora vivo… 🙂
    sebbene piuttosto “claudicante”.
    Non posso stare molto tempo al pc, ma mi riprenderò.
    Se tutto va bene spero di pubblicare il prossimo post agli inizi della settimana prossima.
    Per ora vi saluto e vi ringrazio ancora.

  43. @ Sergio,
    ho letto l’intervista di Simona Lo Iacono: brava, come sempre a dar vita al “seme” delle parole. Simona legge con l’anima.

    Ciao, Miriam

  44. @ massimo
    un abbraccio anche da parte mia, carissimo!

    @ tessy
    mi ha fatto davvero piacere rileggere “M. Teresa Santalucia Scibona”
    in calce a un commento. Ciao

    stefano

  45. @ Massimo
    Non ho ben capito cosa ti è successo ma ad un certo punto ho visto rallentare Letteratitudine ed avendo conosciuto i tuoi ritmi precedenti … insomma ti auguro una pronta guarigione e mi rallegro con te se dopo starai meglio di prima.
    Ciao
    Rossella

  46. Me.Dia.Re
    Mediazione Dialogo Relazione
    http://www.me-dia-re.it
    ***
    Servizi Gratuiti di Ascolto e Mediazione

    10124 TORINO, Via Buniva 9bis/d
    Tel. 011.8390942
    .
    10128 TORINO, Via Dell’Arsenale 33
    Tel. 011.8390942
    .
    10133 TORINO, C.so Sicilia 51
    Tel. 011. 661.3203
    per tutte, tel. 340-7236318
    .
    20159 MILANO, Via Pace 10
    presso Società Umanitaria
    Tel.02.57968358; 339-7806429
    .
    VERBANIA (VCO), Via Mazzini 19
    Verbania Pallanza, Villa Olimpia
    0323.556136; 346-6993030
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    I SERVIZI GRATUITI DI ME.DIA.RE.
    ASCOLTO DEL CITTADINO E MEDIAZIONE DEI CONFLITTI

    L’attività di Me.Dia.Re. si colloca all’interno delle politiche di accoglienza e di gestione/prevenzione avviate in alcune città come risposta alla conflittualità interpersonale (in famiglia, tra colleghi di lavoro, tra medici e pazienti, nei rapporti di vicinato e in altri ambiti relazionali), nonché a quelle forme di malessere non risolvibili con i tradizionali interventi socio-sanitari. A Torino, Milano e Verbania, infatti, le istituzioni cittadine hanno sostenuto, tra gli altri progetti, anche i Servizi di Ascolto e di Mediazione dell’Associazione Me.Dia.Re., che quotidianamente accolgono le persone in conflitto o in altre situazioni di sofferenza relazionale: in tali sportelli, infatti, le persone (si tratta di oltre 1700 persone accolte nelle sedi torinesi, dalla fine del 2004, e di oltre 400 a Milano dall’inizio del 2007) possono esprimere dolori e collera, senso di tradimento e di sfiducia, vissuti di insicurezza e di ingiustizia e non sentirsi sole alle prese con la loro sofferenza. L’obiettivo ultimo di tali Servizi, in effetti, è quello di costruire o ri-costruire il senso di sicurezza e di fiducia e il sentimento di appartenenza e di vicinanza delle istituzioni.

    Tali percorsi di ascolto e/o di mediazione dei conflitti si svolgono presso i 5 SERVIZI GRATUITI DI ASCOLTO DEL CITTADINO E DI MEDIAZIONE DEI CONFLITTI (tre a Torino, attivati dal 2004, con il contributo delle Circoscrizioni 1, 7 e 8, della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT; uno a Verbania, operativo dal luglio 2007, con il sostegno e la collaborazione del Comune; uno a Milano, che dal gennaio 2007 è sostenuto dalla Provincia) gestiti da Me.Dia.Re.: un’associazione attiva dal 2001, i cui soci – criminologi, psicologi, insegnanti, medici, avvocati… – sono tutti mediatori, formati alle tecniche della “mediazione umanistico-trasformativa” e con esperienza pluriennale sul campo.

    DESTINATARI DEI SERVIZI sono tutti coloro che stanno vivendo una situazione conflittuale (in famiglia, nelle relazioni di vicinato, a scuola, sul luogo di lavoro, nel rapporto tra medico e paziente, ecc.) o un’altra situazione di disagio/sofferenza (la persona che sta vivendo un lutto, la persona preoccupata per una malattia, i famigliari del malato, la vittima di un reato doloso o colposo, i familiari della vittima, la persona che sta vivendo un disagio sul luogo di lavoro, a scuola, ecc.).

    LE CARATTERISTICHE DEL SERVIZIO DI MEDIAZIONE. L’attività di questi Servizi è fondata sulla spontanea adesione degli interessati, ma si distingue da percorsi come la conciliazione, la negoziazione, ecc. Inoltre, per le loro caratteristiche e per il tipo di atteggiamento adottato dagli operatori, tali sportelli accolgono molte situazioni conflittuali, che, diversamente, non vi approderebbero. Infatti, spesso la parola “mediazione” evoca l’idea della riappacificazione e tiene, quindi, lontani coloro che, pur soffrendo, non sono disposti a dialogare con il “nemico”. Però, essendo questi sportelli in primo luogo dei SERVIZI DI ASCOLTO, le persone possono accedervi anche solo per “sfogarsi”. Qui, operatori qualificati, attraverso più colloqui individuali, non incontrano la persona soltanto come “parte di un conflitto”, ma tentano di farla sentire riconosciuta nella propria complessità di essere umano. Ciò significa ampliare l’accoglienza, ma spesso anche creare un rapporto di fiducia che aiuta anche a superare le resistenze associate alla prospettiva della mediazione, comprendendo che non si tratta di uno strumento di “pacificazione” ma di confronto, magari aspro. Dunque, dopo alcuni colloqui individuali l’offerta di valutare l’opportunità del percorso mediativo (del confronto con l’altro) trova generalmente un’adesione, in quanto occasione per discutere in presenza di terzi neutrali che non tentano di censurare ma anzi aiutano a dare voce alla rabbia, ai bisogni, alla complessità e alle ferite che sottendono il conflitto.
    Tale impostazione è uno dei fattori che spiegano la significativa affluenza:
    • i tre Servizi torinesi, dal settembre 2004 hanno accolto oltre 1700 persone. E, di queste, 700 circa hanno seguito un percorso integrale di mediazione (diversi colloqui individuali, uno o più incontri di mediazione, colloqui post-mediazione), mentre per le altre è stato sufficiente un percorso di ascolto individuale (normalmente di circa 5 o 6 colloqui individuali).
    • il Servizio milanese dal gennaio 2007 ha accolto oltre 400 casi (coinvolgendo in percorsi di mediazione circa 140 persone). Lo sportello è stato da poco trasferito presso i locali della Società Umanitaria e sarà inaugurato ufficialmente il 28 ottobre.

    CONFLITTI IN SANITÀ. Segnaliamo che questa metodologia è stata proposta con successo da Me.Dia.Re. alle Organizzazioni Sanitarie, aprendo una “nuova frontiera” in ordine alle crescenti difficoltà relazionali tra operatori sanitari e cittadini che, spesso, trasformano il rapporto terapeutico in uno scontro: su incarico della Regione Emilia-Romagna, in base ad un progetto formativo di Me.Dia.Re., sono stati formati 66 operatori (medici, infermieri e personale amministrativo) destinati ad operare come mediatori dei conflitti in tutte le 17 Aziende Sanitarie regionali nonché nell’Azienda Ospedaliera di Lecco. A titolo esemplificativo si evidenzia che l’equipe di mediazione dell’Azienda USL di Modena ha gestito in meno di tre anni oltre 200 conflitti tra medici/infermieri e cittadini. Tali percorsi nulla hanno a che fare con il se o il quanto del risarcimento eventualmente richiesto, poiché si concentrano esclusivamente sul profilo relazionale.
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    INIZIATIVE
    • Sabato 4 ottobre presso la sede di Via Buniva 9 bis/d, Torino, dalle 10.30 alle 18.00 si terrà una “giornata gratuita di formazione sulla Mediazione Trasformativa dei Conflitti”. Per partecipare è indispensabile iscriversi contattando: 011 83 90 942; 338. 11 66 438; 348. 80 66 556; mediare.lapiazzetta@tiscali.it.
    • Giovedì 21 ottobre alle ore 18.30, presso la sede di Via Buniva 9 bis/d, Torino, è aperta a tutti l’inaugurazione, con rinfresco, della mostra fotografica “Vodun” di Tina Imbriano. Nei volti da lei ritratti delle persone incontrate in Benin si possono leggere non solo il malessere o la sofferenza sorti da ingiustizie e conflitti ma anche la speranza e la dignità.
    • Martedì 28 ottobre alle ore 18.30, a Milano, presso la Società Umanitaria, è aperta a tutti l’inaugurazione, nel Salone degli Affreschi, con ingresso da Via San Barnaba 48, della nuova sede del Servizio Gratuito di Ascolto del Cittadino e di Mediazione dei Conflitti (precedentemente attivo presso il Quartiere ISOLA). Seguirà rinfresco.
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    Il presidente dell’Associazione
    Alberto Quattrocolo
    alberto.quattrocolo@virgilio.it

    Associazione Me.Dia.Re. – Sede legale : Via D. Guidobono n. 1, 10137 Torino
    P. IVA: 08273720014 – Indirizzo e-mail mediare.lapiazzetta@tiscali.it

  47. Mi scuso per l’off topic:

    Come saprai, da quando De Feo e Fittipaldi dell’Espresso hanno iniziato a pubblicare servizi documentati sulle collusioni fra camorra e pezzi di istituzioni sul tema dei rifiuti più o meno tossici, ricevono tutte le settimane perquisizioni e sequestri di PC, mentre la magistratura non si è ancora sognata di rendere una visitina ai politici ed amministratori pubblici citati nei servizi. Abbiamo quindi deciso di inviare una petizione al Presidente Napolitano, affinchè eserciti la sua “moral suasion” per far terminare questa sporca faccenda. Questo è il testo della petizione:

    Testo della petizione al Presidente della Repubblica per il ripristino della libertà di stampa, e la cessazione immediata delle intimidazioni ai giornalisti alla libera stampa in generale, e dell’Espresso in particolare.

    Chiediamo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di voler intervenire, usando TUTTI gli strumenti che gli sono consentiti dalla Costituzione, affinchè cessino immediatamente i continui atti intimidatori esercitati contro la testata, e contro i giornalisti Gianluca De Feo ed Emiliano Fittipaldi, rei di aver fatto, e di voler continuare a fare, un giornalismo d’inchiesta professionalmente e moralmente encomiabili, che finora ha portato a conoscenza dell’opinione pubblica l’esistenza di sconce collusioni fra pezzi di istituzioni, politici non limpidissimi, e criminalità organizzata.

    Chiediamo al Presidente della Repubblica, come Capo dello Stato, come Presidente dell’organo di autogoverno della Magistratura, e come galantuomo, di operare una forte “moral suasion” nei confronti di tutti quei magistrati che pensano di occuparsi più del dito che indica la luna, che non della luna stessa. Il problema che ci toglie il sonno non è COME De Feo e Fittipaldi siano entrati in possesso di queste informazioni, che configurano ipotesi di reato gravissime a carico di importanti politici del partito di Governo e di maggoranza relativa, ma capire se queste ipotesi siano fondate o meno.

    Il problema è di capire PERCHE’ i magistrati competenti per territorio, in regime di azione penale obbligatoria, abbiano ritenuto di accertare come i giornalisti abbiano SAPUTO, e non si siano minimamente interessati al fatto se i crimini denunciati dai giornalisti stessi abbiano un fondamento di realtà. Non vogliamo più vivere in un paese nel quale l’eterna lotta fra guardie e ladri si risolve, sempre più spesso, con la persecuzione e l’intimidazione delle guardie. Presidente, ci aiuti a ridiventare un paese normale.

    Con rispetto ed affetto,
    Antonio C., Cittadino.

    Sempre che pensi sia opportuno, ti chiedo di firmare la petizione, ed eventualmente di diffonderne l’URL attraverso il tuo sito:

    http://www.petitiononline.com/tafanus/petition.html

  48. Bella e giusta lettera al Presidente! La sottoscrivo – per ora idealmente, poi forse praticamente, dopo che avro’ letto gli articoli in questione, cosa che mi e’ purtroppo difficile fare poiche’ vivo fuori Italia.
    (Piccola, amichevolissima, osservazione grammaticale: al posto di ”encomiabili” al plurale, li’ serve il singolare: ”encomiabile”, poiche’ il complemento oggetto e’ ”giornalismo d’inchiesta” e dunque l’aggettivo deve concordare con esso).
    Cordialmente
    Sergio

  49. Si’, me ne dispiaccio. Ed e’ anche il primo centenario del Terremoto di Messina – 1908 – evento direi che pero’ mi (e ci) toccherebbe un po’ piu’ da vicino che la scomparsa di un attore non certo eccellente. Solo che del terremoto mica ne parlano i telegiornali…

  50. Vero Sergio… Non ci avevo fatto caso neanch’io, e sono nato in Calabria… Un terremoto (e un maremoto: a Messina e a Reggio Calabria e dintorni) che ha cambiato la morfologia di parte della Calabria e della Sicilia, che ha trasformato radicalmente la vita delle popolazioni sopravvissute. Per molti anni ho vissuto in quella terra ballerina, e nel novembre 1980 ero tra i volontari in soccorso (all’inizio abbiamo rischiato, noi soccorritori, d’essere soccorsi…) alle popolazioni terremotate dell’Irpinia. Grazie del ricordo. Un abbraccio,
    Gaetano

  51. Sozi, un po’ più di rispetto per la memoria di un grande uomo del cinema mondiale che ha fatto tanto anche in opere di bene.
    Newman è stato, e rimarrà, un mito. Possiamo discutere se sia stato un attore eccellente oppure no. Per me lo è stato.

  52. Egr. Sig. Ciriaco,
    scusi ma non comprendo. Mi sono infatti espresso in termini rispettosissimi, pur anche facendo un piccolo paragone tra la morte naturale di un anziano attore americano non da tutti i critici (e anche non da tutto il pubblico) stimato talis et qualis un interprete shakespeariano di chiara maestria e quella (altrettanto naturale ma forse un po’ piu’ drammatica) di qualche migliaio di italiani crepati cent’anni fa sotto il sisma di Reggio Calabria e dintorni. Due orribili eventi naturali, ma dei quali vedo uno scomparire dalla memoria televisiva e l’altro finire sui telegiornali (e immagino il seguito: la coda di celebrazioni e magnificazioni che dobbiamo aspettarci).
    Dunque ecco, non capisco (per mia colpa forse) questa Sua critica, pertanto, se quanto chiaramente sopra espresso non fosse stato sufficientemente chiaro per mia inadeguatezza linguistico-espressiva, qui ripeto e rinforzo: mi dispiaccio per la morte di un attore qualsiasi (questo e’ per me Newman) e noto certe differenze di ”trattamento”, da parte dei mass media italiani attuali, in fatto di valutazione d’importanza degli uomini comuni e degli uomini celebri.
    Cordialmente
    Sozi

  53. Buon giorno
    Io credo che sarebbe bellissimo se qualcuno si occupasse di commemorare il terremoto di Messina. Sarebbe un’occasione anche molto bella per fare delle mostre, per ricordare un tempo un mondo una costola del nostra passato (per me na’ costola, per uno de Messina un pezzo di spina dorsale) – e forse un altro anno chi è in sintonia con questa tranche storica e questi temi, può farlo. Forse fa anche in tempo a farlo adesso. Sergio e Gaetano – potreste pensare a mettere insieme dei racconti che convergono in quel momento storico… magari farsi appoggiare da Massimo e tutti noi parteciperemmo. (Cioè io non so se sarei in grado ma vabbè) sarebbe un’idea bellissima e originale e doverosa.
    MA trovo terribilmente chip, andarsene a ricordare – il giorno che muore un uomo di cancro – il quale ha la colpa di essere un americano bello. Ha anche la colpa di essere un personaggio molto amato. Molto amato anche per un concreto impegno politico, e per un modello di vita privata piuttosto antidivistico – mon dieu sempre la stessa moglie! – certamente molto amato per la questione degli occhioni. Possibile che non si ha abbastanza classe e cuore per piangere due dolori? O per fottersene degli occhioni di Newman (il che mi pare altrettanto legittimo – ma senza fare le comparazioni. Non lo stesso giorno).
    E possibile che si tiene al nostro passato in questa maniera schizofrenica, per cui -360 giorni all’anno del terremoto di Messina questi grandissimi cazzi, se ne occupassero l’artri a organizzare la celebrazione, noi ce ne ricorderemo SOLO quando dovremmo invidiare il pianto di cui è circondato qualcun altro?

    Si fanno solo brutte figure, e non si combina niente di davvero utile.

  54. Applausi per Zauberei. Condivido in pieno.
    Mi unisco a chi ricorda con nostalgia e rispetto Paul Newman.

  55. «Stamattina alle 7,30 ho ricevuto una mail dall’America che mi ha fatto sapere che Paul Newman non è più tra noi»: con queste parole Vincenzo Manes, presidente della fondazione Dynamo Camp di Limestre (Pistoia), che fa parte dell’organizzazione internazionale di solidarietà fondata dall’attore americano, ha annunciato la morte di Paul Newman alla festa annuale della fondazione. La notizia del decesso era già stata annunciata da numerosi siti internet e blogger americani. Poi è arrivata la conferma del portavoce. «Il suo mestiere era fare l’attore. La sua passione le corse. Il suo amore la famiglie e gli amici. E il suo cuore e la sua anima sono state dedicate ad aiutare il mondo a diventare un posto migliore per tutti», ha scritto in una nota il vice presidente della Fondazione, Robert Forrester.

    Ad agosto l’attore aveva chiesto alla sua famiglia di riportarlo a casa per morire. Malato di tumore, uno degli ultimi grandi e certamente gli occhi blu più celebri di Hollywood, 83 anni, aveva completato l’ultimo ciclo di chemioterapia al Weill Cornell Medical Center di New York, e aveva chiesto di voler passare i suoi ultimi giorni con la moglie Joanne Woodward e le figlie. «Non voleva morire in ospedale – dice una fonte al giornale – Joanne e le sue figlie sono devastate dal dolore». Paul avrebbe passato le ultime settimane «a mettere ordine tra le sue cose». Newman avev a abbandonato il set nel 2007. Avrebbe anche venduto la sua amata Ferrari. L’attore ha avuto tre figlie dalla Woodward, sua moglie dal 1958, e due da un precedente matrimonio. La notizia della sua malattia ha iniziato a circolare lo scorso gennaio. I giornali hanno nei mesi scorsi pubblicati una sua foto all’uscita dell’ospedale, fragile e su una sedia a rotelle.

    Indimenticabile protagonista di film come «Lo spaccone», «Nick mano fredda», «La gatta sul tetto che scotta», «La stangata», «Butch Cassidy», fino all’ultimo «Era mio padre» del 2002, Paul Newman aveva esordito sul grande schermo nel 1954 con «Il calice d’argento» di Victor Saville. Nel 1956 c’era stata la sua prima vera affermazione con l’interpretazione del pugile Rocky Graziano in «Lassù qualcuno mi ama» di Robert Wise. Nel 1986, dopo trent’anni di carriera, vinse l’Oscar (che non ritirò in segno di protesta per le troppe volte che era stato candidato e mai premiato) come miglior attore per «Il colore dei soldi» di Martin Scorsese, sequel dello «Spaccone» in cui Paul Newman recitava al fianco di Tom Cruise.

  56. Paul Leonard Newman (Shaker Heights, 26 gennaio 1925 – Westport, 26 settembre 2008): attore, regista e produttore cinematografico statunitense.

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    Cresciuto a Shaker Heights, nei pressi di Cleveland (Ohio), figlio del proprietario di un grande negozio di articoli sportivi (a sua volta figlio di emigranti ungheresi e tedeschi ebrei) e di madre ungherese, si arruolò, appena dopo la High School nella Naval Air Corp, l’aviazione di Marina, sperando di diventare pilota, ma un problema alla vista glielo impedì; durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nel Pacifico meridionale come marconista.

    Nella ripresa economica del dopoguerra, si occupò della gestione della ditta paterna; nel 1949 sposò Jackie Witte e decise di intraprendere la carriera cinematografica; dal matrimonio nacquero tre figli. L’unico maschio, Scott, morì nel 1978 per overdose.

    Dopo aver frequentato per meno di un anno la scuola d’arte drammatica della Yale University, si iscrisse all’Actor’s Studio di New York e debuttò nel 1953 in teatro a Broadway in Picnic, opera poco dopo resa famosa da un omonimo film.

    Il 1954 segnò il suo esordio cinematografico ne Il calice d’argento, ma la sua interpretazione non raccolse grandi lodi. Il The New Yorker, ad esempio, scrisse di lui: “recita la sua parte con il fervore emotivo di un autista di autobus che annuncia le fermate locali”. Due anni più tardi fu meglio accolta la sua interpretazione del pugile Rocky Graziano in Lassù qualcuno mi ama, che lo impose all’attenzione di critica e pubblico.

    Il 29 gennaio 1958, a Las Vegas, convolò in seconde nozze con l’attrice Joanne Woodward, con la quale rimase sposato fino alla morte; insieme ebbero tre figlie. Lo stesso anno la Woodward riceveva il suo premio Oscar come migliore attrice e recitava con il marito in Missili in giardino e La lunga estate calda.

    A cavallo degli anni sessanta fu protagonista di alcuni fra i più grandi successi della storia di Hollywood (La gatta sul tetto che scotta, Lo spaccone, Hud il selvaggio, Intrigo a Stoccolma, Il sipario strappato, Nick mano fredda, Butch Cassidy, La stangata), diventandone una delle stelle più famose di sempre, al punto da essere spesso definito una “leggenda del cinema”. Con la moglie avrebbe recitato ancora in Paris Blues (1961), Il mio amore con Samantha (1963) e Indianapolis, sfida infernale (1969). Newman la diresse come regista ne La prima volta di Jennifer (1968), The Effect of Gamma Rays on Man-in-the-Moon Marigolds (1972), The Shadow Box (1980)[4] e Lo zoo di vetro (1987).

    Gli fu assegnato l’Oscar alla carriera nel 1986 e, nel 1987, vinse quello al miglior attore protagonista per Il colore dei soldi, sequel de Lo spaccone. Non ritirò personalmente il premio, avendo deciso di non presenziare la cerimonia, tante erano state le volte in cui era stato candidato e mai premiato.
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    Una sua grande passione sono state le corse automobilistiche: nel 1979 partecipò con una sua scuderia alla 24 ore di Le Mans, con una Porsche 935 guidata insieme a Rolf Stommelen e Dick Barbour che si classificò seconda. In seguito corse lungamente per il Bob Sharp Racing Team, al volante per lo più di auto Nissan; fu anche testimonial per questa marca.

    Nel 1995 vinse la 24 Ore di Daytona per la classe GT1, risultando il più anziano pilota di un team vincente per la competizione; l’orologio vinto è stato battuto all’asta nel 1999 e venduto per 39.000 dollari donati in beneficenza.

    Insieme a Carl Haas, nel 1983 ha costituito la Newman/Haas/Lanigan Racing, per corse in formula Indy, mentre per le corse nel Champ Car Atlantic Championship ha fondato insieme a Eddie Wachs la Newman Wachs Racing, le cui vicende sono narrate nel film-documentario Super Speedway.

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    Insieme allo scrittore Aaron Edward Hotchner, nel 1982 ha fondato la “Newman’s own”, un’azienda alimentare specializzata in produzioni biologiche i cui ricavati (più di 250 milioni di dollari al 2008) vengono devoluti in beneficenza per scopi umanitari ed educativi. Con il PEN American Center, la Newman’s Own ha finanziato peraltro sino al 2006 un premio annuale di 20.000 dollari riservato al cittadino statunitense che abbia più coraggiosamente difeso il “primo emendamento” della costituzione statunitense, relativo alla libertà di espressione, di culto e di stampa.

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    Nel 1994 è tornato sulle scene cinematografiche col personaggio del cinico industriale di Mister Hula Hoop dei fratelli Coen. Nel 1995, invece, è stato premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’argento per La vita a modo mio di Robert Benton. Nel 1999 è stato fra gli interpreti del film Le parole che non ti ho detto di Luis Mandoki, l’anno seguente è stato diretto da Marek Kanievska in Per amore… dei soldi, e nel 2002 ha interpretato Era mio padre, di Sam Mendes.

    Il 25 maggio 2007 l’attore ha dichiarato in un’intervista alla rete televisiva ABC la sua decisione di ritirarsi dalle scene, considerandosi troppo vecchio per continuare a recitare.

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    Il 31 luglio 2008 è stata data ufficialmente notizia di una diagnosi di cancro ai polmoni, effettuata dallo Sloan-Kettering Cancer Center di New York, uno dei maggiori centri negli Usa per la lotta ai tumori. Secondo il Sun e altre testate, l’attore sarebbe vissuto solo poche settimane, dopo l’ultimo ciclo di chemioterapia presso il Weill Cornell Medical Center di New York. Dopo aver scelto di smettere le cure, si ritira a vita privata per passare gli ultimi mesi della sua vita con la famiglia.

    Il 26 settembre 2008 l’attore muore nella sua casa in Westport, Connecticut.
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    Paul Newman nel Wisconsin per la campagna elettorale del senatore democratico Eugene McCarthySostenne negli anni sessanta il senatore democratico Eugene McCarthy (da non confondere con il Joseph McCarthy del maccartismo). Per questo attivismo, caratterizzato anche dalla sua partecipazione a messaggi televisivi di propaganda, fu in seguito incluso da Richard Nixon nella sua “lista di nemici”.
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    È stato un sostenitore del Partito Democratico statunitense. Ha supportato nel 2006 la campagna di Ned Lamont (non eletto) e ha finanziato quella presidenziale di Chris Dodd, poi ritiratosi.
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    Filmografia


    Il calice d’argento (The Silver Chalice), regia di Victor Saville (1954)
    Lassù qualcuno mi ama (Somebody Up There Likes Me), regia di Robert Wise (1956)
    Supplizio (The Rack), regia di Arnold Laven (1956)
    Quando l’amore è romanzo (The Helen Morgan Story), regia di Michael Curtiz (1957)
    Quattro donne aspettano (Until They Sail), regia di Robert Wise (1957)
    La lunga estate calda (The Long, Hot Summer), regia di Martin Ritt (1958)
    Furia selvaggia (The Left Handed Gun), regia di Arthur Penn (1958)
    La gatta sul tetto che scotta (Cat on a Hot Tin Roof), regia di Richard Brooks (1958)
    Missili in giardino (Rally ‘Round the Flag, Boys!), regia di Leo McCarey (1958)
    I segreti di Filadelfia (The Young Philadelphians), regia di Vincent Sherman (1959)
    Dalla terrazza (From the Terrace), regia di Mark Robson (1960)
    Exodus (Exodus), regia di Otto Preminger (1960)
    Lo spaccone (The Hustler), regia di Robert Rossen (1961)
    Paris Blues (Paris Blues), regia di Martin Ritt (1961)
    La dolce ala della giovinezza (Sweet Bird of Youth), regia di Richard Brooks (1962)
    Le avventure di un giovane (Hemingway’s Adventures of a Young Man), regia di Martin Ritt (1962)
    Hud il selvaggio (Hud), regia di Martin Ritt (1963)
    Il mio amore con Samantha (A New Kind of Love), regia di Melville Shavelson (1963)
    Intrigo a Stoccolma (The Prize), regia di Mark Robson (1963)
    La signora e i suoi mariti (What a Way to Go!), regia di J. Lee Thompson (1964)
    L’oltraggio (The Outrage), regia di Martin Ritt (1964)
    Lady L (Lady L), regia di Peter Ustinov (1965)
    Detective’s story (Harper), regia di Jack Smight (1966)
    Il sipario strappato (Torn Curtain), regia di Alfred Hitchcock (1966)
    Hombre (Hombre), regia di Martin Ritt (1967)
    Nick mano fredda (Cool Hand Luke), regia di Stuart Rosenberg (1967)
    Guerra, amore e fuga (The Secret War of Harry Frigg), regia di Jack Smight (1968)
    Indianapolis pista infernale (Winning), regia di James Goldstone (1969)
    Butch Cassidy (Butch Cassidy and the Sundance Kid), regia di George Roy Hill (1969)
    Un uomo oggi (WUSA), regia di Stuart Rosenberg (1970)
    Sfida senza paura (Sometimes a Great Notion), regia di Paul Newman (1971)
    Per una manciata di soldi (Pocket Money), regia di Stuart Rosenberg (1972)
    L’uomo dai sette capestri (The Life and Times of Judge Roy Bean), regia di John Huston (1972)
    L’agente speciale MacKintosh (The MacKintosh Man), regia di John Huston (1973)
    La stangata (The Sting), regia di George Roy Hill (1973)
    L’inferno di cristallo (The Towering Inferno), regia di John Guillermin e Irwin Allen (1974)
    Buffalo Bill e gli indiani (Buffalo Bill and the Indians, or Sitting Bull’s History Lesson), regia di Robert Altman (1976)
    Colpo secco (Slap Shot), regia di George Roy Hill (1977)
    Quintet (Quintet), regia di Robert Altman (1979)
    Ormai non c’è più scampo (When Time Ran Out…), regia di Irwin Allen (1980)
    Bronx 41mo distretto di polizia (Fort Apache the Bronx), regia di Daniel Petrie (1981)
    Diritto di cronaca (Absence of Malice), regia di Sydney Pollack (1981)
    Il verdetto (The Verdict), regia di Sidney Lumet (1982)
    Harry & Son (Harry & Son), regia di Paul Newman (1984)
    Il colore dei soldi (The Color of Money), regia di Martin Scorsese (1986)
    L’ombra di mille soli (Fat Man and Little Boy), regia di Roland Joffé (1989)
    Scandalo Blaze (Blaze), regia di Ron Shelton (1989)
    Mr. & Mrs. Bridge (Mr. & Mrs. Bridge), regia di James Ivory (1990)
    Mister Hula Hoop (The Hudsucker Proxy), regia di Ethan Coen e Joel Coen (1994)
    La vita a modo mio (Nobody’s Fool), regia di Robert Benton (1994)
    Twilight (Twilight), regia di Robert Benton (1998)
    Le parole che non ti ho detto (Message in a Bottle), regia di Luis Mandoki (1999)
    Per amore… dei soldi (Where the Money Is), regia di Marek Kanievska (2000)
    Era mio padre (Road to Perdition), regia di Sam Mendes (2002)

    Regista

    La prima volta di Jennifer (Rachel, Rachel) (1968)
    Sfida senza paura (Sometimes a Great Notion) (1971)
    Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilde (The Effect of Gamma Rays on Man-in-the-Moon Marigolds) (1972)
    Harry & Son (Harry & Son) (1984)
    Lo zoo di vetro (The Glass Menagerie) (1987)

  57. @ Sergio:
    hai fatto bene a porre la questione e a sottolinearne le ragioni, concordo con te e con Zauberei. E raccogliendo il suo invito a parlare del terremoto di Messina, ma non solo, volevo ricordare che proprio sulla Camera accanto cinque, un paio di mesi fa, si parlò di un libro di Carola Susani, L’infanzia è un terremoto, dedicato appunto alla valle del Belice. Un saggio sull’evento catastrofico e sugli anni che ne seguirono dalla distruzione al Cretto Burri. Lessi il libro e postai qui le mie riflessioni, invitando gli amici siciliani a raccontare di più. Quel testo pone interrogativi importanti e anche di attualità.
    ——————————————————————————————

    L’invito al ricordo, alla ricostruzione del momento e del dopo, attraverso la memoria di testimoni, vicini e lontani, mi sembra un’idea felice, un utile esercizio civile. Non so se Massimo potrà aiutarci, nel frattempo chi se la sente potrebbe pensare e formulare una serie di domande da postare qui; e noi lettori, abituali e non, potremmo iniziare a rispondere. Un esercizio di scrittura “interessante”.
    Per esempio, del terremoto dell’Irpinia, ricordo le immagini in bianco e nero, le vecchie case e quei paesini tanto uguali a quelli della mia valle, ricordo gli amici che partivano per portare i soccorsi e la rabbia di Pertini …

  58. Personalmente sono stato estremamente fortunato nella mia vita. Ad esempio, sono nato in un Paese e in una famiglia che mi hanno garantito opportunità e sostegno, è capitato che avessi “l’aspetto giusto” per fare cinema quando è cominciata la mia carriera cinematografica, ho fondato un’azienda alimentare seguendo un capriccio e, nonostante tutti i miei sforzi per dimostrare che non sono un uomo d’affari, questa azienda è cresciuta fino a diventare un’impresa di grande successo.
    Non voglio dire che la mia vita sia stata segnata solo dalla buona sorte. Ho avuto anch’io la mia dose di esiti insoddisfacenti, quello che faccio lo faccio con impegno e ci sono state moltissime persone che mi hanno aiutato a conseguire tutti i successi che ho raggiunto. Ma se fossi nato altrove, con un altro Dna, in diverse circostanze, avrei avuto il successo che ho avuto nei film e negli affari? Pensate a Bill Gates: se fosse nato in Papua Nuova Guinea avrebbe fondato la Microsoft e sarebbe diventato oggi l’uomo più ricco del mondo, o magari avrebbe progettato un modello più efficiente di canoa ricavata da un tronco d’albero?
    Condividere la propria fortuna con altri è quello che è la filantropia per me. La mia motivazione non è né profonda né complessa. Per me, la filantropia è qualcosa di naturale, come alzarsi al mattino. È semplicemente la cosa giusta da fare. Cosa può esistere di più importante di tendere la mano a un’altra persona meno fortunata di te, o contribuire in altre maniere a migliorare questo mondo?
    Ringrazio «Il Sole-24 Ore» che mi ha dato l’occasione di esprimere le mie opinioni riguardo alla filantropia e sono molto felice di farlo in celebrazione dell’impegno del Dynamo Camp in Toscana, che esprime concretamente le mie più importanti idee e aspirazioni in materia di filantropia.
    Il Dynamo Camp è il primo dei campi estivi di «Hole in the Wall» aperto in Italia, anzi è il primo nell’intera area del Mediterraneo ed è rivolto a bambini affetti da malattie potenzialmente mortali. Il Dynamo Camp si aggiunge ad altri nove campi estivi della «Hole in the Wall» sparsi in tutto il mondo, che complessivamente hanno ospitato, nel 2007, 16mila bambini.
    Alla base del Dynamo Camp c’è quello che per me è il senso della filantropia. Questa struttura è costruita e sostenuta tramite donazioni, e dipende dall’apporto di moltissimi volontari ogni anno, che contribuiscono a mettere in pratica i suoi programmi. Le donazioni e il volontariato sono aspetti che tutti riconoscono immediatamente come parte integrante della filantropia, ma il Dynamo Camp rappresenta anche la cosa che più si avvicina a una mia filosofia della filantropia: il ruolo che gioca la “fortuna” nella vita di tutti. Fortuna, fortuna media o pura e semplice sfortuna. L’aiuto che la fortuna può concedere alla vita di certe persone, o la brutalità che la sfortuna può portare nella vita di altre.
    Come altro si può definire la sorte di un bambino a cui viene diagnosticato il cancro, l’Aids, la talassemia o qualsiasi altra malattia potenzialmente mortale? Non è altro che sfortuna, una terribile sfortuna. Malattie come queste non si limitano a provocare dolore e incertezza, ma, nel caso di un bambino, possono terrorizzarlo e isolarlo in un modo che per noi adulti può essere inimmaginabile, privare il bambino della possibilità stessa di vivere l’infanzia. Ci sono molte cose che si possono dire del Dynamo Camp, ma il suo obiettivo primario è regalare un po’ di fortuna a questi bambini.
    Come disse una volta Abramo Lincoln, «nessuno è così alto come quando si china per aiutare un bambino». Avrebbe potuto facilmente aggiungere che quello che ti dà in cambio un bambino è molto di più di quello che gli hai dato tu per aiutarlo.
    Le mie considerazioni sulla buona sorte non sarebbero complete senza spendere qualche parola per dire quanto mi senta fortunato ad avere un campo della «Hole in the Wall» in Italia. Mia moglie Joanne e io ricordiamo con tenerezza i nostri viaggi in Italia durante le nostre rispettive carriere cinematografiche. Nel maggio 2006, sono ritornato nel vostro Paese dopo molti anni, e ancora una volta sono rimasto impressionato dal calore e dall’esuberanza dell’Italia, e dal suo affetto verso i bambini. Non posso pensare a luogo migliore per un campo estivo destinato ai bambini, e non vedo l’ora di tornare qui.
    (Traduzione di Fabio Galimberti)

  59. “Sono Paul Newman e sono nato molto fortunato. ”
    Oltre che per gli occhioni, un ricordo nei cuori se lo merita, per un bel po’ di anni ancora, almeno per lo stile, la mancanza di ipocrisia e l’ottimismo, perché anche quello aiuta.Molto
    Clap, clap.

  60. VIVA L’ITALIA. Ultime notizie dal Paese patria di santi, poeti e navigatori (e anche di qualcun altro).

    Oggi, dal sito http://www.repubblica.it

    Melezzole (Terni), 14:42
    “Sono convinto, assolutamente, che passerà il vaglio della Consultà.”
    Così Silvio Berlusconi ha risposto ai cronisti che lo interrogavano sul futuro del Lodo Alfano.
    “Se non passasse – ha spiegato il premier – allora ci sarebbe da fare una profonda riflessione su tutto il sistema giudiziario e su tutto ciò che abbiamo visto accadere recentemente a Milano.”
    ***
    Avete presente il concetto di libertà del “Popolo della Libertà”? E che tipo di “riflessione” vorrà fare Berlusconi “su tutto il sistema giudiziario”?

  61. Caro Sergio,
    il centenario del terribile terremoto di Messina decorre il 28 dicembre. Sono certo che ne parleranno in molti (in fondo siamo ancora a settembre).

    Raccolgo l’istanza di Zauberei. Se volete, posso aprire un post su “iperspazio creativo” dove (dopo avervi indirizzato su testi, testimonianze e immagini) potrei invitarvi a scrivere dei racconti sul tema.
    Ma senza gara.
    Racconti… in memoria di quella terribile tragedia collettiva.
    Magari i migliori potrebbero confluire in una raccolta.
    Cosa ne dite?
    Ritenete che possa essere interessante?
    Fatemi sapere. Rimango a vostra disposizione.

  62. Per quanto riguarda il valore di Paul Newman, il mio pensiero rispecchia quello espresso da Luigi Paini sul Domenicale de “IlSole24Ore” di oggi (in riferimento al film che rese celebre l’attore americano: “Lassù qualcuno mi ama”)

    “Newman accetta il sacrificio del suo volto e del suo corpo per interpretare il grande pugile italoamericano Rocky Graziano. (…) Ci voleva un grande per portare sullo schermo una personalità del pugilato così forte: e l’attore, chiamato a sostenere una parte prevista per James Dean, dimostra di esserlo in pieno.”

  63. @ Alberto Quattrocolo
    Ho letto su Letteratitudine della Vs.iniziativa alla quale, se non fosse per motivi di distanza (abito in Sicilia), mi picerebbe partecipare e che trovo di grande utilità.
    Se mi permette, Alberto, la mediazione oltre a seguire il filone della cosidetta diplomazia che in qualche modo cerca di spianare la strada dei rapporti attraverso un “possibile chiarimento” , vuole riaffermare forme di pace ed introdurre la ragione ed il buon senso laddove questi concetti sono stati cancellati dagli istinti e da una malsana emotività che non rispetta le forme di relazione con il prossimo.
    E’ logico scrivere che le forme scadono quando non sono sorrette dai contenuti.
    Dopo un attenta analisi del problema mi sono resa conto che il motivo dei conflitti spesso è alla base, iniziale, voglio dire che vi è una sorta di illusione di sè stessi nel “del credere di possedere disponibilità con il prossimo”, di possedere le qualità necessarie per instaurare una relazione d’amicizia, di lavoro, d’amore, ed invece i limiti sono fortissimi ed il fatto grave consiste nel non conoscere i propri limiti e pensare di essere quel che in effetti non si è o, ancora, credere di avere sentimenti che invece non si hanno nei confronti delle persone con le quali ci si relaziona. Tutto questo genera utopie e quindi forti delusioni soprattutto fra i più fiduciosi.
    Esempi pratici (non posso analizzare i motivi) sono un datore di lavoro che crede di poter sopportare alcune manifestazioni da parte dei suoi lavoratori ed invece non è così poichè il suo livello di apertura non glielo permette, oppure in famiglia tutti si credono di perseguire motivi d’affetto e devozione ai cari ma, appena vengono fuori gli interessi, vengono fuori tutti quei veleni che la maggior parte diceva di snobbare con orrore, qualcuno crede addirittura di essere un leader del bene dell’umanità ….
    Così nessun risultato potrà mai essere autentico, a nessun livello, se a portarlo avanti era stato pulcinella.
    Solo i più saggi troveranno il modo giusto per andare avanti e, come disse Tommaso Campanella nel suo Reminiscentur, faranno un lavoro di autocoscienza in Gesù Cristo.

  64. @ Rossella:
    giuro che non riesco a seguirti, a che intervento ti stai riferendo?
    con simpatia,
    🙂

    PS: e a proposito di colori ad olio (ti ricordi? ne parlammo lo scorso anno e io ti dissi che come mezzo orami era superatissimo): li ho riconsiderati e mi sento su una discreta strada. Faccina

  65. Invidia, aridita’ sentimentale e mancanza di classe, Zau, sono le mie peculiarita’ distintive: come separarsene?

  66. Facciamo cosi’: resto ”me stesso” fino in fondo e dico che se dovessi provare del dolore autentico per qualsiasi sconosciuto che muore mi si schianterebbe il cuore in un secondo. Preferisco soffrire per chi mi e’ vicino e posso vedere, parlarci, toccarlo. La celluloide e’ pur sempre un mondo finto ed io amo gli uomini in carne e ossa. Newman era un uomo in carne ed ossa, certo, ma in quanto tale a nessuno sarebbe importato un fico secco. Newman era un uomo importante per la professione che svolgeva, quella dell’attore, che’ se fosse stato spazzino… Questo non mi va. Il dolore per la morte di una formica o di un’aquila deve essere lo stesso. E per mille formiche che muoiono si deve soffrire ancor piu’ che per una. Quelle ”formiche” furono i calabresi e i siciliani del 1908. Quelle ”formiche” siamo noi e i nostri cari, i nostri connazionali, i nostri vicini di casa e di lavoro, gli amici, i concittadini. Pensiamo a considerarli di piu’, piuttosto che celebrare i divi. Il culto della personalita’ non mi appartiene, ma il culto dell’uomo in se’ si’, moltissimo.

  67. P.S.
    E in ogni caso, credo che la perdita dell’attore Newman sia stata un lutto per l’arte e per l’umanita’. Ma non e’ scomparso un poeta di grande profondita’, non e’ scomparso un narratore che ha dato tutto se stesso per la grandezza significativa della propria lingua e per la celebrazione della vita e dell’anima umana, non e’ scomparso un filosofo o una guida spirituale, non e’ scomparso uno statista che determina le leggi che regolano la vita e la morte di milioni di cittadini. E’ scomparso un attore. Un attore che ne’ io ne’ voi abbiamo mai incontrato personalmente e che conosciamo solo per via delle sue finzioni artistiche, per il suo imitare altre persone fittizie. Professione di tutto rispetto ma non vitale per nessuno, a mio avviso. E questo detto con la solita stima e empatia umana per un individuo che abbia sofferto la malattia del secolo, cosa tremenda di cui soffrono migliaia di persone a noi vicine.

  68. Ultimo post scriptum
    dunque, mi si scusi se ho espresso una mia gerarchia sentimentale: vengono prima gli uomini che mi stanno vicini, nella ”classifica del dolore”, i bambini, i poeti, i deboli, gli indifesi, i poveri, gli idealisti e gli uomini di fede, poi gli illustri sconosciuti. Perche’ un mondo che lascia morire i bambini e i poeti e’ lo stesso mondo che celebra gli attori. Ed io crepo nell’anima se muore la purezza e la verita’, non l’imitazione, per quanto, a volte, artistica. Il cinema e’ un’arte che non sento e non tocco.

  69. Sergio,
    nessuno qui si è strappato i capelli per la morte di Newman.
    E’ stata solo ricordata la scomparsa di un uomo celebre, noto in tutto il mondo (a prescindere dal fatto che piaccia come attore).
    Come ho già fatto notare il centenario del terremoto del 1908 decorre il 28 dicembre… e non ci vedo alcuna attinenza con la dipartita di Newman avvenuta due mesi prima.
    E poi cosa c’entra il fatto che un attore interpreta personaggi fittizzi?
    E allora?
    Un romanziere non inventa storie che non esistono? Non crea personaggi immaginari?
    L’attore interpreta la finzione, il romanziere la genera.
    E allora?

    Scrivi: “un mondo che lascia morire i bambini e i poeti e’ lo stesso mondo che celebra gli attori”.
    Mi pare che Newman ha speso capitali e una bella fetta della propria vita proprio a favore dei bambini.

  70. @ Miriam

    Se parli del mio ultimo messaggio era in risposta all’iniziativa che ho letto proprio su questo blog di ME. DIA.RE (mediazione, dialogo, relazione) attivata da un associazione con sede a Torino e Milano. Così è stato scritto da parte del presidente Alberto Quattocolo che ha postato venerdì 28 settembre ore 12.21 su questo blog de “la camera accanto”. O sbaglio?
    Mi sembra una bella cosa quella di voler fare il pacificatore, di voler azionare un’ iniziativa diplomatica che possa mediare i conflitti fra la gente …
    Il filo logico da seguire e che ho cercato di spiegare sonda la parte più profonda delle incomprensioni.
    Insomma Miriam sei una persona sensibile e intelligente, più volte hai dimostrato di saper andare attraverso le righe, di capire il senso di quanto si vuole spiegare e a me dispiace se nei miei interventi – sai bene a cosa mi riferisco – citando la teologia, la filosofia, la pittura, qualcuno mi ha giudicato (non sono una bigotta…. tutt’altro!) una persona incomprensibile e difficile e … eccolo qui cara Miriam, il confronto spesso è solo scontro, con l’unica nota positiva di riuscire finalmente a smascherare quel certo atteggiamento di supponenza che si camuffava con comportamenti formali nei confronti di chi la pensa in modo diverso e, di conseguenza, indirizza la sua vita verso altre direzioni (comprese quelle artistico-culturali).
    Guarda Miriam che il problema è molto più grande di quanto si possa pensare! Riguarda in un certo senso la tolleranza e soprattutto la giustizia.
    Cercare di riportare obiettività ed imparzialità laddove gli individui non sentono ragioni altrui e non riescono a guardare il prossimo da altri punti di vista, presuppone una continua autocoscienza, rimettersi in discussione ognuno come è capace di fare e con i mezzi che gli sono propri.
    E’ quindi logico che le persone religiose prenderanno come termini di riferimento gli insegnamenti della loro religione: nel cristianesimo, per esempio, un grande teologo-filosofo quale è stato Tommaso Campanella (mi rendo conto che è un pò anzianotto 1568 ma l’effetto verità non ha tempo) ha affrontato la questione. Egli infatti ha scritto quattro libri a proposito della “Concordia dell’orbe” come effetto di una reminiscenza (Reminiscentur è il titolo dell’opera), poichè l’appello al Cristo làtita implicito nel fondo dell’autocoscienza e, venendo al Cristo, il genere umano viene più profondamente a sè stesso….

  71. @ ancora Miriam
    I colori ad olio sono fantastici per la loro plasticità. La loro corposità ti permette di modellare, di entrare nella materia plastica.
    Ma anche altre tecniche permettono libertà …. soprattutto se ne conosci l’uso con padronanza!
    Salutoni
    Rossella

  72. @ Rossella:
    perché solo rileggendoti, improvvisamente, mi appare chiara una questioncella che fra ieri e oggi mi ha tenuta lì, un po’ persa nelle bricioline di un brutto ricordo? Oh! mon Dieu! Sei una fata. ME DIA RE (mediazione, dialogo, relazione): a volte servono più voci, anzi l’intervento di figure esterne aiuta. Torino-Milano!!! Certo, e non è solo una questione di disponibilità (delle persone o della materia ) ma di tecnica…”soprattutto se ne conosci l’uso con padronanza!” E alcuni sanno essere maestri da dieci e lode, altri da sei, sei meno o appena appena sette, voti medi.
    Un salutone non basta! Bacioni e a presto!
    Adieu
    🙂
    Effettivamente Campanella è un po’ anzianotto, però così tanto per gradire:
    “Il mondo è un animal grande e perfetto/statua di Dio/ che Dio lauda e somiglia/noi siam vermi imperfetti e vil famiglia/ ch’intra ‘l suo ventre abbiam vita e ricetto”

  73. @ Miriam
    Probabilmente hai seguito la sequenza analogica di una tua questione personale che la sottoscritta non conosce, ti si è illuminata la Osram e non ti chiedo altro… magari senza farlo apposta ti ho dato una mano. Meglio così.

    Ora ti faccio ridere.
    Esisteva un tizio che aveva un pisello enorme e si sentiva una specie di super potenza, imbattibile, il primo, il migliore, e questo avveniva anche grazie a coloro che, nel loro inconscio, s’immedesimavano in lui ritenendo il grande fallo una specie di religione e di ambita meta. Gli uomini (tutti) desideravano averlo come lui e certe donne non pensavano ad altro.
    Il comune denominatore fra lui e gli altri era per l’appunto quel senso di mitomania con il quale i fanciulli giocano soprattutto nell’età adolescenziale e scrivono sui muri dei bagni delle scuole i centimetri di ogni compagno facendo del più dotato il proprio indiscutibile capo – squadra. Come fosse un voto, la lode la prendeva sempre il grosso pisellone poi finito, suo malgrado, sulle poltrone degli strizzacervelli.
    Ma la sottoscritta non è di questo che ha voluto parlare e neppure Tommaso Campanella, e quel che mi rimane degli insegnanti che ho avuto nel periodo scolastico e quindi nella mia formazione è la capacità che alcuni di loro hanno avuto nell’aver tirato fuori il meglio di me, la mia prima insegnante di disegno, un bravo professore di filosofia, la grande fronte di una prof. di matematica…non assegno voti ai miei professori neppure a quelli che non mi hanno valorizzato (bastardi) ma, forse, per essere bravi insegnanti deve passare qualcosa di più della sola istruzione.
    Ciao

  74. è morto Paul Newman? Sul serio? Quando? Sergio caro, io sono d’accordo con te ma il mondo è su quella china ed ormai da tanto forse da sempre; che vuoi farci! Basta vedere la homepage di un giornale pur serio come Repubblica: inorridisco spesso al vedere le ultime notizie che dà, soprattutto a destra guardando il monitor, la redazione non mi ha mai risposto quando ho protestato su questa scelta editoriale di ossequiare proni, se non chini a 90° gradi, al mondo del futile, delle mega-stronzate, di biondine slavate che si rifanno labbra seni, ma chi caspita se ne frega delle alzate di testa di una decerebrata miliardaria come Paris Hilton.
    Aprirei un blog dove segnalare tutti questi bombardamenti di sterco (tra i quali non metto certo, e lo sottolineo, la morte di Paul Newman) che ci propinano tv giornali e siti sedicenti seri. E dire che il fondatore di Repubblica è un certo Eugenio Scalfari, eccheccazzo!! un pò di moderazione!!!

  75. “Oggi diamo il via alla scuola digitale in Italia” (Silvio Berlusconi, 2-10-08)

    “Magari, la vita di qualche grande personaggio potrà insegnarmi qualcosa! Dunque, Alessandro Magno… Aristotele… Bach… Baudelaire… Nostradamus… Paganini… Paperino… Paracelso… PAPERINO?!” (Da “Paperino e il libro del domani”, in “Paperino” n. 215, maggio 1998)

  76. Il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari fece un articolo di fondo per presentare la prima copia del giornale affermando (e anche un po’ vantandosi) che Repubblica non avrebbe mai avuto pagine di cronaca né di sport.
    Ciò avvenne per parecchio tempo, fino a quando Repubblica stava per chiudere i battenti a causa di un avvilente insuccesso editoriale.
    Vennero inserite prontamente cronaca e sporte. Il giornale decollò.

  77. Personalmente, posso dire che la morte di Paul Newman mi ha provocato un certo dispiacere. Qualcuno che se ne va ci ricorda che la campana (Per chi suona…?) è per tutti… ma a me sembra che certa gente ci sia da sempre e mi sorprende che non continui ad esistere. Questo non è gossip, è vita. Ricordo Salvo Randone, un attore straordinario che continuò a lavorare pur vecchio e malato per curare la moglie. Un siracusano che ha lavorato con i più grandi e che molti hanno dimenticato. Quando è morto una fetta del migliore teatro italiano, del migliore cinema italiano se n’è andata con lui. E io lo metto insieme ai poeti, ai musicisti, agli artisti. Stessa cosa per il grande Turi Ferro. Scrissi una poesia per la sua morte. Il cielo di carta si strappa sempre quando muore un attore.

  78. @enrico
    vada per cronaca e sport! ma io parlavo del gossip e altre cretinate che spopolano specialmente sul sito

  79. ecco un esempio fresco di giornata:

    VIP: PAMELA ANDERSON,SONO STATA CURATA CON “URLO-TERAPIA”

    Ci sono tanti metodi per curare un paziente, ma il terapista di Pamela Anderson ne aveva uno molto particolare: strillare a squarciagola. “Era un uomo adorabile e molto irascibile – ha raccontato Pam a ‘Glamour’ -. Era dalla scuola junghiana e il suo metodo consisteva nello scuotermi il piu’ possibile, urlandomi contro in ogni seduta”. “Lo adoravo – ha aggiunto l’ex bagnina di “Baywatch” -. Mi ha insegnato ad ascoltare la mia psiche, ad avere il controllo su quello che mi succede intorno e a fare scelte importanti. Quando mi ostinavo a fare qualcosa di sbagliato, gridava sempre ‘se non la smetti, non metterai mai piu’ piede qui dentro!'”. Guardando al suo passato, Pam e’ critica, pensando a un presente che le piace di piu’. “E’ bello avere 40 anni – ha aggiunto -. Posso guardarmi indietro con serenita’ e pensare ‘non voglio mai piu’ fare una cosa del genere”.

    ditemi voi che cazzo ce po fregà

  80. Scusate, so che state parlando di altri argomenti ma io devo pubblicizzare la Fiera dell’Editoria Siciliana che stiamo effettuando a Sortino (SR). Ieri sera è stata una gran bella serata (fino a un certo punto), abbiamo svolto la cerimonia del nostro concorso letterario e sono venuti concorrenti da Venezia, Palermo, Messina. Ci siamo divertiti, circondati dal profumo dei panini con la salsiccia che arrivava da sotto. (Manderò le foto a Massimo sperando voglia postarle). E’ stato un gran successo di pubblico e di vendite. Poi sono arrivate Simona e Marialucia ed è successo un disastro… se a qualcuno interessa posso raccontarlo

  81. @Grazie Miriam, sei un tesoro, mi dai la possibilità di sfogarmi. Però lo racconto a puntate perchè tra un po’ dobbiamo riaprire la fiera e devo scappare. Nel frattempo mi arrivano le foto che documentano tutto. Dunque, devi sapere che la Fiera si svolge nell’oratorio della chiesa del Carmine, per gentile concessione del prete, don Abbondio ( questo nome mi ricorda qualcosa), un tipo molto pignolo, ed è anche la sede dove sono custodite le marionette, patrimonio storico dell’intera comunità… ora devo scappare… Miriam cara…magari avessero sbagliato strada, mi sarei risparmiato la scomunica e un sacco di altri guai. Comunque, sia chiaro, la prossima volta non li invito. Per carita!!!

  82. A questo punto sono davvero curiosa… (e forse non solo io )
    – Ci si sono sedute sopra (alle marionette)?

    :-0

  83. @Miriam. Devo scappare, davvero. Ti (vi) aggiorno stasera o domani. Purtroppo devo dire…quel che resta delle marionette. Forse sono rovinato…dovrò vendere la casa per risarcire i danni. Scappo!!!

  84. Salvuccio….ma se ti abbiamo procurato lettori e clienti! Ingrato!
    E poi…ci sei anche venuto a prendere alle porte della “city” …come potevamo sbagliare strada? …Sì , io ho avuto qualche perplessità e qualche dubbio d’orientamento ma insomma…Sortino non è precisamente Manhattan.
    Non ti lamentare e ringrazia, piuttosto, chè ci avevi promesso la banda e il sindaco all’entrata di Sortino e invece non li abbiamo trovati…
    E i fuochi artificiali? Neanche quelli ci hai fatto trovare…

  85. @Simo-Maria Lucia.
    Sono venuto a prendervi Io. Vi pare poco? Più Autorità di così? Altro che il sindaco!!! La banda? Non ricordate che suonavo la trombetta? Questo è un paese povero, mica può permettersi una banda più composita. Vogliamo dimenticare cosa ha combinato Maria Lucia quando si è messa a cantare le lodi a Santa Lucia? E tutto il resto? Va bene, mettiamoci una pietra sopra.

  86. @Massimo- Miriam.
    Ora che la fiera è finita sono più sereno. Comunque non è successo nulla di irrimediabile. Solo che, non sapendo che Maria Lucia era astemia, ho insistito per offrirle un goccetto di birra alla spina. Lei, seppur riluttante, l’ha assaggiata appena. Non l’avesse mai fatto. Apriti cielo!!! La ragazza non regge l’alcol. Ha preso il microfono e ha cominciato a cantare canzoni dedicate a santa Lucia (a cui è devotissimma). Ne è scaturito un parapiglia: un fuggi fuggi generale, mi sono scappati tutti i clienti, mi si sono appassite persino le copertine dei libri; senza contare il prete, il quale è venuto, incazzatissimo, lui che è tifoso di Santa Sofia (nostra patrona) e non accetta ingerenze di santi concorrenti. Sono crollate persino le teste dei pupi e nella fretta di riattaccarle abbiamo messo quella di Angelica sul busto di Orlando ( dovevate vederla la povera Angelica, sembrava avesse fatto una cura ormonale). Comunque ora è tutto al suo posto, siamo più rilassati, Maria Lucia è tornata anche oggi, dolcissima come sempre, e mi ha promesso che, per farsi perdonare, diventerà devota di santa Sofia.

  87. 🙂 🙂 🙂

    Vogliamo le foto!!!di marialucia, di orlando, angelica e di don abbondio!

    🙂 🙂 🙂

  88. Per chi ha problemi di cuore, si consiglia di andare a fare un giretto, è materiale scabroso

  89. Uso la camera accanto come da istruzioni — anche se qui sotto mi sento un po’/molto off topic.
    Che ne è nella letteratura oggi di speranza e utopia? Spesso quando parlo con giovani autori, quasi tutti mi sembrano voler scrivere storie di falliti e di fallimenti, come se questa fosse la necessità del presente.
    Ci pensavo anche a proposito del libro di Mario Desiati, formidabile inferno — ma poi? Vivo davvero in una generazione che non trova modi per scrivere convincentemente della speranza, o è solo un mio problema di prospettive?
    Ritorno al paragone Lansdale-Desiati (che non si somigliano nella scrittura, nei temi e tantomeno nella profondità — il paragone che propongo è tra due “terre selvagge” come il Texas e la Puglia, entrambe che ho visitato solo grazie alla letteratura, ed entrambe a elevatissimo potenziale narrativo e “mitologico”). Nelle storie di Hap e Leonard si muove un’umanità altrettanto miserabile e spesso incapace persino di navigare a vista. Ma ciò che rende sopportabile l’orrore del quotidiano (con morti raccapriccianti, orribili episodi di razzismo e via così) è il saldo rapporto tra i protagonisti, adulti sentimentalmente e professionalmente falliti — che è solido ed è qualcosa di nuovo, che non è “amicizia virile” nel senso tradizionale, ma un baluardo di valori condivisi dal duo, contro la società, contro la convenienza, contro l’autoconservazione.
    Dal punto di vista del lettore intellettuale, il libro di Desiati è ingannevolmente salvifico, come un’antica Danza Macabra oggi: cedo di imparare guardando, ma la bellezza dell’opera (che so di comprendere perché appaartengo a un’elite che sa decodificarla) mi distacca dal suo contenuto, ch mi dice: “la tua elite di gente che comprende fa la stessa fine”.
    E quello della danza macabra è un tema che ha il suo giusto posto nell’iconografia cristiana, come contrappeso della vicenda di speranza dovuta alla resurrezione di Cristo — i memento mori sono complementi necessari al messaggio della resurrezione. Ma in un mondo dove questa speranza (per qualsivoglia ragione) di fatto non basta, alla letteratura dovrebbe spettare anche il compito di inventare una speranza in questa “metà” del mondo, il sapere che non è che tutti sbagliano sempre e tutto finisce comunque male.
    Steinback, o Camilleri, questa cosa l’hanno capita… mi fermo qui. Contradditemi, per favore!

  90. Caro Paolo, non ti contraddico perché il discorso che fai è piuttosto condivisibile. E interessante. In fondo potremmo parlarne (con il dovuto garbo) con lo stesso Mario Desiati, domani sera. Trovo che non ci sia nulla di male. Anzi…

    Poi… ti lancio una battuta.
    A Roberto Alajmo a volte gli rinfacciano una sorta di pessimismo cronico (in riferimento ai suoi scritti).
    Lui risponde citando Sciascia: “non sono io a essere pessimista, è la realtà che è pessima”.

  91. @ Simona, Marialucia e Salvo

    Un Fortino bellissimo! e voi in splendida forma.
    Ma i pupi sono così grandi? (caspita!)

    🙂

  92. LA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA E’ AGONIZZANTE, QUESTA SERA SI CONVERTIRA’ IN LEGGE IL DECRETO GELMINI. LA CULTURA E’ AGONIZZANTE.

  93. Cara Miriam…sì! I pupi hanno quasi l’altezza di mio figlio( lo vedi di spalle nella foto di Salvo e Maria Lucia!)
    Quindi….sono grandissimi! Sotto casa mia c’è un altro teatro dei pupi, della storica famiglia Vaccaro. I pupari di Sortino, invece, appartengono a un’altra famiglia siciliana.
    I pupi del siracusano si diffrenziano da quelli del palermitano (che hanno le gambe rigide e senza giunture).
    Quelli siracusani possono muovere le gambe e, in genere, hanno una mimica meno dura, più fluida.
    I “nostri” pupi, poi, hanno adattato la propria immagine anche ad altre forme d’arte. Rappresentano le favole, le storie dei santi e – da poco – persino le tragedie classiche o i miti (la ninfa Aretusa e il fiume Alfeo!).
    Insomma….vieni a vederli!

  94. Grazie Massimo. Spero che le preoccupazioni sulla scuola italiana coinvolgano più persone possibili, anche qui a Letteratitudine, un open blog, dice la didascalia, aperto, tra gli altri, ad operatori culturali. Ho letto un interessantissimo articolo, datato 29 settembre, sulla rubrica “Viva la scuola”, da te segnalata, nel blog “La poesia e lo spirito”. E lì ho lasciato anche un mio piccolo contributo (zeppo di refusi purtroppo). Grazie ancora e buonanotte,
    Gaetano

  95. Meno male che Salvo ci tiene di buonumore…
    Premetto: NON CI SIAMO PERSE.
    Sono offesissima perché volevo la banda e il sindaco – come minimo! – … non ho dato spettacolo perché io stessa sono uno spettacolo… 🙂
    Santa Lucia e Sofia si sono scambiate i gagliardetti…
    Alessio Grillo ha esposto acquerelli e quadri tra libri e pupi… bravissimo e ad maiora!!!

    SCUOLA: requiem. Canta Mariastellafunesta Gelmini…

  96. @Marialucia:
    sulla scuola non trovo le parole e quindi mi rimetto alle impressioni delle maestre che sto incontrando in questi giorni: le più anziane, stanchissime di tutto, vedono il ritorno alla maestra unica quasi come una liberazione. La loro frustrazione nasce da quel sistema complesso e complicato consolidatosi nel corso degli anni , fra riforme, aggiustamenti e controriforme. E’ difficile comunque parlare con loro, con tutte loro, anche le più giovani. Non so da voi, ma qui per le supplenze è un vero macello; è così complicato il sistema di reclutamento che lo scorso anno, quasi tutte le “malattie” e i permessi sono stati colmati dalle maestre presenti, che ora vantano un credito di ore non indifferente. Sui grembiulini nessuno dice nulla, anche perché nei circoli di Lecco sono obbligatori già da qualche anno. li hanno chiesti i genitori e le maestre per evitare la competizione fra i bimbi , una vera e propria gara sulle marche delle felpe e dei maglioncini.
    A me piaceva, per quanto riguarda il primo ciclo, la riforma Moratti con la sua proposta di maestro prevalente per la prima e la seconda classe. Mi sembrava una cosa ragionevole, soprattutto perché il mancato stacco fra scuola materna ed elementare creava e crea, paradossalmente, non pochi problemi di adattamento. Differenziare le prime due classi dalle altre tre, avrebbe garantito l’acquisizione di una buona base per l’apprendimento delle materie e delle regole di comportamento. Poi tutto sarebbe rimasto come prima, con lo stesso numero di insegnanti che sappiamo.
    C’è una cosa di cui non parla mai nessuno; due ore per ogni materia, alle elementari, sono un tempo infinito. Soprattutto in prima e in seconda. Dopo un ora di matematica, i ragazzini sono stanchi e la seconda ora scivola via in attesa dell’altra insegnante, quasi sempre quel tempo è tempo perso. Una maestra prevalente può invece colmarlo con la lettura, prove di scrittura, ripasso, giochi educativi, la ripetizione delle tabellone…
    Insomma un “bambino” (diciamo pure mezza classe) che in quinta non sa rispondere ad un bruciapelo 4×5, o non sa moltiplicare una cifra per 10, a qualcosa dovrebbe farci pensare.
    E infine, ma l’elenco sarebbe lunghissimo, avete mai sentito leggere ad alta voce un bambino di quinta? Pochi, ma si contano sulla punta delle dita sono in grado di farlo, senza balbettare penosamente… poi e con questa preparazione entrano alle medie e i bocciati non si contano più. Lo scorso anno da noi, in terza, fu una strage con percentuali da capogiro…
    Diciamo che questo, forse, è l’ultimo colpo; poi possiamo solo sperare nella resurrezione.
    Ciao, bellissima. Eri felicissima, vero?
    🙂

  97. Per il modificato rapporto docente numeri degli alunni, verranno chiuse tutte quelle scuole primarie dei piccoli paesi, con viaggio dei bambini più lungo in scuolabus, e affollamento nelle scuole più grandi, le quali, spesso, non hanno aule sufficientemente spaziose nemmeno per accogliere venti bambini (ho visto molte aule con 20 bambini, stretti da non potersi muovere tra i banchi). Vi lascio immaginare cosa significa una classe di trenta bambini: roba da reclusione per alunni e insegnanti, da comportamento da topi in gabbie troppo piccole (in psicologia sociale si chiama “fogna del comportamento”, quando cioè si scatenano reazioni da spazio insufficiente). Quale pedagogia? Si decide per il maestro unico, il grembiulino, il voto in decimi, il voto in condotta perchè si cavalca il peggiore luogo comune del discredito di insegnanti e del disprezzo dei bambini. L’angoscia e la violenza della società degli adulti si vuole risolverla con la repressione dei bambini e con il diprezzo degli educatori? Ma poi, molto più banalmente, diciamolo chiaramente, di discussione pedagogica su questa riforma-restaurazione non c’è proprio nulla. Perchè il cambiamento principale avviene nella scuola primaria, considerata quella di più alta qualità, non solo rispetto agli altri ordini di scuola italiana, ma anche rispetto alle altre scuole europee ed extraeuropee? La ripsota è d’una semplicità scoraggiante: il Governo deve arraffare soldi da qualche parte, e lì, nella scuola primaria, l’ideologia del luogo comune del disprezzo e dell’ignoranza, nella cosiddetta opinione pubblica, attecchisce più facilmente, e la reazione del ceto insegnante è molto debole, la forza contrattuale è cioè scarsa. E i sindacati confederali balbettano o dormono, per esprimersi in termini molto indulgenti. Quindi altro che grembiulini e dame di carità e piccoli balilla! Vogliono arraffare soldi perfino facendo pagare i libri di testo (la Gelmini dice che non pagheranno i libri solo i “bisognosi”…). 150.000 posti in meno (o più) in tre anni, tra docenti e non docenti. Tornerà la scuola primaria pubblica per poveri e quella privata per ricchi, con buona pace di Lorenzo Milani, di Mario Lodi, di Danilo Dolci. Ma come mai, e la domanda è purtroppo retorica, i docenti di religione non sono stati sfiorati dalla riforma?

  98. Io insegno in tre (3 THREE TRES) classi di Liceo, due seconde e una prima, ognuna composta di 26 (twenty-six) alunni. Italiano, Latino, Beni culturali, Storia. Sì, si pretende che siamo tuttologi. Pedagogisti, psicologi, assistenti sociali… dimenticavo: in una delle seconde c’è un handicappato grave. Oggi mancavano l’insegnante di sostegno e l’assistente comunale, ottenuta a stento. Immaginate il carico di lavoro – gli scritti!!! – , lo stress… anche se i banchi non volano, i ragazzi oggi sono più disattenti e maleducati che in passato. Diciamolo: maleducati, cioè educati MALE dai genitori, che scaricano su di noi i fallimenti parentali. La fatica nello spiegare interrogare è sempre tanta, anche tenere le classi è roba fisica. Oggi insegnare è più difficile, la motivazione a volte devi scavarla tre metri sotto terra. Mannaggia a Moccia, lo scrittore preferito delle mie alunne.
    Ah… la sede: una succursale che è una serie di garage sotto un palazzo di otto piani. E il forno del panificio sotto di noi? Vi lascio immaginare effluvi e calore a settembre oltre lo scirocco siracusano.
    W la Gelmini, W questo governo. W gli italiani evasori fiscali maneggioni ladri che rubano impunemente e poi pretendono i servizi oppure non si lamentano perché hanno il carbone bagnato.

  99. Miriam, grazie dei complimenti… Insomma, sono una tap model o meglio una TROP model!!!
    Sì, ero felice di stare tra amici, tra i libri, tra i quadri… in Sicilia, lo sai, ti aspettiamo!
    🙂

  100. @ Salvo…
    – “Qualsiasi donna sarebbe felice di farsi una foto abbracciata a me.”-
    Sarà perchè sei innocuo?…
    – ” Sì, ero felice di stare tra amici, tra i libri, tra i quadri…”- Maria Lucia…ha confessato!

  101. @Salvo…
    e certo!…-” ero felice di stare tra amici, tra i libri… tra i “quadri”…”-. Come sai, libri e quadri sono “inanimati”.

  102. Libri e quadri sono inanimati…ma il resto no. Chiudiamola qui, se no, se si incacchia, va a finire che la professoressa Riccioli, ci mette tutti e due dietro la lavagna.

  103. o vi prende a pupate in testa!
    @ salvo, ti ho inoltrato una mail ma non sono certa dell’esito. Devo rispedirla?
    🙂

  104. Ceci sotto le ginocchia e faccia a muro!
    🙂
    Mettiamola così: qualsiasi scrittore giornalista pittore puparo pupo farebbe carte false per una foto con me!!!
    Mary Lucy Trop Model a Sortino Arte Moda Letteratura autunno-inverno 2008.

  105. @Maria Lucia…
    -“Mettiamola così: qualsiasi scrittore giornalista pittore puparo pupo farebbe carte false per una foto con me!!! “-
    Hai inserito “pupo” perchè Salvo ci somiglia? Generosa…

  106. @Salvo…
    A parte gli scherzi…
    Sai che con qualche grammo in meno e il viso più smilzo somigli a Jack Nicholson?…Si, si, proprio l’interprete principale di “Shining”.
    ( però…ne ho di fantasia, eh?!…)

  107. @ Gianni carissimo. So bene di essere un figo, però ti consiglierei di concentrare la tua attenzione sulle donne. Guarda quanto sono carine la Maria Lucia e Simona. Non ti dicono proprio nulla?

  108. Pupo l’ho scritto letteralmente perché ci mancava poco che teatrino e pupi di cartapesta ci seppellissero gloriosamente tra libri e acquerelli!
    Zappulla Nicholson?
    Allora io e Simo potremmo essere… vediamo un po’… Come si chiama l’attrice di “Misery non deve morire” tanto per restare in tema Stephen King? Simona potrebbe essere Michelle Pfeiffer…

  109. @Salvo carissimo…
    Secondo me tu conosci poco le donne, e la loro sottile ironia.
    (Maria Lucia) -” Pupo l’ho scritto letteralmente perché ci mancava poco che teatrino e pupi di cartapesta ci seppellissero…”-.
    ” Pupi di cartapesta”, capisci?…Ti sta sfottendo golosasmente, e tu manco te ne accorgi?!…

    – La Sicilia mi piace perchè è una terra stupenda, gli uomini sanno dare vera amicizia, e le donne, bè, che to ‘ddic’ a ffà…
    hanno il vento nel cuore e il fuoco negl’ occhi.
    Per ciò( o per cui -che fa lo stesso- come diceva il Principe) se avevi fatto strani pensieri, su di me…”lievece e speranz’!…”.
    p.s.
    ma come si fa a maneggiare i caratteri, nel senso di usare il “corsivo” ecc.? A me non riesce, quando scrivo nei “commenti”.

  110. @ Maria Lucia e Simona…
    Il Salvo, dopo avermi proposto qualche cugina, adesso osa chiedermi pareri su donne sposate.
    Ma io non mi presto…
    Sono un “terrone-uomod’onore” e rispetto il sacro vincolo del matrimonio. Soprattutto l’onore e la fedeltà…degli uomini sposati.
    Per questo non mi sposo.
    Un caro saluto

  111. @Massimo Maugeri…
    Dalla tua foto si evincono due particolari.
    La camicia di servizio non è per niente sudaticcia. Questo vuol dire che sei uno di quei tranvieri, che invece di “travagliare” allo sterzo di un pullmanno, passa il suo tempo al casello, giocando a “tressette” coi colleghi?( mentre gli esercenti del servizio pubblico invecchiano alle fermate…).
    La seconda…
    I libri alle tue spalle hanno copertine luccicanti.
    Cosa vuol dire…Non sono mai stati aperti -o come Briatore- ti adorni di libri finti?
    p.s.
    Porta pure il Salvo alla partitella di carte. Così potrete fare il “tressette col morto”.
    Un caro saluto

  112. Cari amici,
    vorrei chiedervi di far circolare la notizia di questo articolo pubblicato su web:
    http://lucreziana2008.blogspot.com/2008/10/piera-mattei-due-professori-della.html
    a proposito della nostra situazione italiana e del Nobel 2008 per la fisica
    grazie
    ************
    ************
    Avevamo aperto questa rivista lo scorso gennaio, protagonisti i professori della facoltà di Fisica della Sapienza. Nonostante solo pochi mesi siano trascorsi, forse non sarà inutile ricordare: avevano firmato una lettera di protesta al rettore, per difendere l’inaugurazione dell’anno accademico da inopportune sovraesposizioni mediatiche e dall’ intromissione del Papa. Per questo furono attaccati da ogni lato, persino – e Lucreziana lo notò con rincrescimento e un’ombra di sdegno – da illustri colleghi di altre facoltà.
    Da allora molte cose sono cambiate e quel che molti temevano è avventuto: il ritorno al governo di una classe politica che di fronte alla parola cultura fa smorfie, arriccia il naso e, concretamente poi, taglia i fondi all’Università e alla scuola. Anche di recente, esponenti di spicco del governo hanno colto l’occasione per difendere e elogiare le veline, loro sì!, contro i detrattori, gli “snob”, “gli arroganti” esponenti della cultura.

    Tuttavia i professori della facoltà di Fisica della Sapienza non sono scomparsi. Tornano a far discutere, a occupare le pagine dei giornali perché hanno rischiato, in due, ma per ricerche diverse, di vedersi aggiudicato il Nobel. Uno si chiama Giovanni Jona Lasinio ed è cofirmatario col giapponese Joichiro Nambu di un articolo scritto a Chicago nel 1961 per la scoperta del meccanismo di rottura spontanea della simmetria nella fisica subatomica. L’altro è Nicola Cabibbo: infatti è universalmente noto che la formula di fisica (il CKM mixing) per cui sono stati premiati “solo” i due scienziati giapponesi Kobayashi e Maskawa porta “anche” il il suo nome.

    Lucreziana qui s’interroga sul motivo per cui gli scienziati italiani sono stati tenuti fuori dal premio. Si è voluto, per motivi pratici evitare di dividere il premio tra due nazioni? ovvero la pessima immagine dell’Italia si è ripercossa sulla scelta svedese, e proprio loro, i fisici da Nobel, ne hanno pagato il prezzo?

  113. Stanco inizio d’anno scolastico,
    in una scuola media dell’hinterland catanese. C’è la solita penuria di docenti, anche se la ministra – troppo interessata a una decretazione d’urgenza- non pare essersene accorta. Così, oggi tocca a me, andare di supplenza. E’ una classe prima. Numerosa, vociante, maleducata. Ignara d’ogni più elementare regola di civile convivenza o buona creanza. Mi siedo; e senza scompormi, mentre aeroplanini di carta planano sulla mia cattedra, apro e chiudo il registro; sfoglio un’antologia. Attendo che si accorgano di me. Poi, quando capisco che non vogliono farlo, sempre senza alzare la testa, spalanco la bocca. Lancio tre urla, così disumane e in successione talmente rapida, che li disoriento – ho un fisico minuto e non assomiglio di certo a un cerbero.
    Ottengo finalmente silenzio.
    E , muovendomi dentro quel silenzio stupito, e mettendo subito da parte tutti i possibili livori legati alla falsa partenza, mi riapproprio del mio antico, bellissimo mestiere di maestra ( e pazienza se con esso percepisco ormai uno di quegli stipendi da fame con i quali fatichi sempre più ad arrivare a metà mese, e che ci inserisce di diritto tra i nuovi poveri. Lo faccio con passione e per passione).
    Intanto incanto i ragazzi con la magia delle parole: la musica di una poesia di Neruda, la sensualità delle sue donne, ah, l’amore nei versi dei poeti!
    E quando ormai gli animi sono sereni, decido di fare con loro “un gioco”. E stavolta sono io, purtroppo, a rimanere senza fiato. Sono 15 gli allievi di questa 1^, e tra loro non c’è proprio nessuno in grado di fornirmi una risposta. Eppure , il mio gioco , è estremamente semplice. Gli ho solo chiesto di dirmi cosa vorrebbero fare da grandi. Dovrebbero solo provare a presentarsi, anche in maniera spiritosa e poi svelare le carte del loro futuro. Si limitano invece, a biascicare qualche cosa su loro stessi – occhi, capelli, merendina e cellulare preferiti- , ma sulla parola futuro inciampano, deviano, schifati, come stessero schiacciando sotto le loro bellissime hogan colorate qualche scarafaggio.
    Nessuno sa sporgersi oltre la balaustra di questo brutto presente che viviamo – la crisi economica, il trionfo quotidiano dell’ignoranza della cupidigia del pressapochismo d’una cieca violenza soprattutto tra i giovani.
    Sono preoccupata: non m’era mai capitata una cosa del genere, ed io , a scuola, insegno già da tre lustri.
    Li guardo e mi si stringe il cuore. Sono già pronta a recitare il mea culpa. Per quieto vivere, forse, o per scarsa lungimiranza, ho assecondato pure io la folle corsa allo sfascio che i grandi capi ci hanno indicato negli ultimi tempi, come l’unica possibile rotta per la scuola pubblica: il suo smantellamento sistematico, brutale, del tutto assurdo.
    Lo so. Ho contribuito pure io a creare quest’aula di buoi ottusi, che oltre a non sapere leggere e scrivere, non riescono neppure più a cullarsi dentro il ventre un qualsiasi sogno.
    E devo ammettere, tra me e me, che davvero erano molto migliori i tempi in cui le femminucce volevano fare tutte quante le veline e i ragazzini brufolosi,in piena tempesta ormonale, schierati negli ultimi banchi, desideravano fare i calciatori.

    Maria Antonietta Ferraloro

  114. Cara Maria Antonietta,
    ho molto a cuore la situazione della scuola pubblica italiana, prossima ad innalzare bandiera bianca. E interventi appassionati come il tuo, appassionano anche me. Colpisce il tuo sguardo d’una mattina in una classe della scuola media. Praticamente ti trovavi ancora in una quinta elementare, disorientata dalla nuova classe. E i tuoi interventi per riportare la disciplina, il silenzio successivo, le declamazioni di versi poetici, lo smarrimento degli alunni alla tua domanda… mi pare di vedere nitidamente l’intera scena. Però… non hai contribuito anche tu a creare quell’aula, come dici, perchè altrimenti non staresti qui a scriverne, e lì dentro non ci sono buoi ottusi, come dici ancora. E non erano meglio gli alunni di prima, speranzosi di veline e calciatori, rispetto al vuoto scoraggiante che tu adesso percepisci tra questi bambini. Essi sono semplicemente smarriti, ultimi figli d’un linguaggio ridotto alla semplificazione d’uno slogan, prossimi figli a venire d’un esperanto linguistico (spero – per il sopraggiungere di nuovi linguaggi d’altri popoli), figli del nostro stesso smarrimento di fronte a un nascente totalitarismo (che è un possibile tumore d’ogni democrazia, una possibilità di sviluppo contigua e non opposta alla forma di governo chiamata democrazia). Siamo noi adulti maggiormente in pericolo, perchè più stanchi e per troppi anni corrotti dalla neolingua orwelliana. I bimbi, i tuoi bimbi di quella classe, hanno maggiore probabilità di risveglio, soprattutto se trovano al loro fianco una insegnante appassionata come te, che li nutre della sua stessa passione e del canto di libertà dei poeti. Un abbraccio,
    Gaetano

  115. In questi giorni nelle sale cinematografiche italiane stanno proiettando “La classe”, film francese; l’ho visto la scorsa domenica pomeriggio, assieme a mia moglie e una coppia di amici: è nata dopo la visione un’interessante discussione: nella classe gli allievi maschi e femmine di varia etnia sono di una terza media francese e il professore di Lettere.Lo svolgimento della storia filmica è interamente girata in aula e nella scuola:primi piani in sequenza e spazi fisici limitati sia dell’ambiente durante lo svolgimento della lezione che del cortile esterno a forma rettangolare lastricato di cemento , destinato a uso dell’intervallo; il fabbricato basso a due piani si snoda come un serpentone e l’immagine architettonica mi ha dato l’impressione di un istituto correzionale con il suo cortile – per l’ora d’aria -, piuttosto che di una scuola pubblica moderna con spazi verdi, aule ampie e poco affollate, non so se esista nella realtà:certo, de gustibus.
    In buona sostanza il casus belli riguarda la scuola,la società, la famiglia – come tutti già sappiamo – e nell’ordine l’assunzione di responsabilità ,la definizione dei ruoli e relazione tra i soggetti.
    In quanto a mio avviso l’equivoco ricorrente potrebbe essere costituito da, che ciascun soggetto si aspetti che gli altri facciano qualcosa; affinché i nostri figli, i nostri alunni e i nostri docenti collaborino tutti insieme finalizzando l’obiettivo comune di senso civico, cultura intesa come presa di coscienza e capacità di poter decidere il proprio destino da parte dello studente in piena autonomia e anche far scaturire il rispetto istituzionale e questo riguarda tutti i soggetti. In buona sostanza la scuola e i suoi insegnanti si devono confrontare con una società che cambia velocemente le modalità di comportamento e di desiderio verso valori sempre più materiali, che coinvolge tutti Noi, senza regole.
    Segue%

  116. Segue%

    La società forse fagocita la scuola in quanto istituzione e portatrice di valori fondamentali e etici; sopraffacendola così da sembrare dall’esterno la scuola: antica con i suoi programmi e come istituzione, direi statica e decadente, contrariamente a una società che decadente lo è per davvero, e sembra la stessa più appiattire e velocizzare le nostre modalità di comportamento, senza farci riflettere e riconoscere cosa è meglio per Noi:individui adulti, figli,famiglia, insegnanti e istituzione dell’istruzione,forse.Comunque il film “La classe” è molto bello, forse troppo lungo; è tratto da un romanzo francese e l’autore stesso ha curato la regia e la sceneggiatura; riservandosi anche la parte di protagonista principale quale il Prof di lettere.Senza soluzione sembra alla fine il casus belli, anche per il futuro!
    Complimenti e un in bocca al lupo a tutti gli insegnati in ascolto ché grazie a loro dobbiamo in parte quello che siamo diventati oggi; quando non molto tempo fa il rispetto e un obiettivo comune legava con responsabilità la famiglia,la società e la scuola nell’interesse dei nostri figli tutti.
    Grazie!
    Luca Gallina

  117. Proposta sulla scuola.
    Perchè non si diffonde l’idea d’un referendum abrogativo relativo alla legge sulla Riforma della Scuola?
    Il principale problema dei referendum, da oltre trent’anni a questa parte è, non di certo la raccolta delle firme, ma il raggiungimento del quorum. Dal famoso referendum sul divorzio del 1974, pochissimi sono stati i referendum che hanno raggiunto il quorum. Ma sulla scuola potrebbe essere ben diverso. E’ un tema che interessa direttamente buona parte della popolazione.

  118. Caro Gaetano, come va?
    Mi trovi d’accordo sul referendum abrogativo……..
    La Scuola sarà in grado nel futuro, attraverso una legge ad hoc, di educare la nostra società già diseducata in modo irreversibile, riguardo i valori,le regole e le aspettative dei suoi giovani e promettenti cittadini all’interno della stessa?
    La soluzione non c’è fin’ora e la speranza è l’ultima a morire!, nonostante pedagoghi e insegnanti operandi ormai da anni, certo secondo me. Allora: tranne la Scuola dell’obbligo, poi gli studenti dovranno e potranno proseguire gli studi solo dietro una significativa assunzione di responsabilità e l’impegno, molto impegno nello studio. Perché la Scuola,giustamente, è aperta a tutti ma purtroppo si rivela non per tutti. E in seguito questo atterra a chi ha già interesse ad incentivare solo le Scuole private, ché collegate con il mondo del lavoro che si sa richiede solo la “cultura” produttiva: poveri Noi e poveri i nostri figli!
    Vogliamo riprovare con il ’68 rivisto e corretto?
    Inoltre, oggi, la cultura e la produzione di servizi non vanno di pari passo, forse.
    Grazie!
    Un saluto.
    Luca Gallina

  119. Caro Luca, me la passo abbastanza bene, un po’ stanco adesso dopo una lunga giornata. Ho sentito parlare del film “La classe””, il quale hai visto recentemente. Spero di vederlo anch’io. Per la scuola italiana pubblica, sono tempi bui, mentre per le scuole private i tempi sono rosei… Staremo a vedere, senza perdere mai la fiducia. Ti abbraccio e ti auguro ogni bene,
    Gaetano

  120. Su Repubblica c’è questo articolo relativo ai rischi che corre Roberto Saviano:
    http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/camorra-3/reazioni-rischio-saviano/reazioni-rischio-saviano.html

    Riporto l’incipit:
    “Il vicecapo della polizia Nicola Cavaliere conferma il pericolo di morte che incombe su Roberto Saviano. “E’ uno scrittore sicuramente a rischio e in prima linea, è giusto che in questo momento venga difeso”, ha spiegato Cavaliere commentando le rivelazioni di un pentito, secondo le quali nei confronti dell’autore di Gomorra sarebbe stata emessa una condanna a morte entro Natale da parte del clan dei Casalesi. “Questa ulteriore minaccia – ha osservato il numero due della polizia – non fa che riprendere una situazione di qualche giorno fa. I Casalesi sono un gruppo estremamente pericoloso che stiamo cercando di contrastare”.

    Tutta la soliderietà a Roberto Saviano e agli uomini della sua scorta.

  121. Tutta la solidarietà possibile a Saviano, un uomo praticamente blindato, e alla sua scorta. La sua vita di ragazzo, di uomo ancora giovane, che vorrebbe scrivere – ma come può, isolato dalla vita? – è legata per un capo a uomini senza legge senza Dio. Senza. O meglio: ad uomini che seguono una legge diversa, in uno Stato che glielo permette tranquillamente e che oso dire ne avalla i comportamenti.

  122. Caro Massimo,
    ti seguo sempre, anche se non intervengo, ché mi sento a casa grazie alla tua ospitalità e agli amici di scrittura tutti!
    Inoltre, sono pronto a testimoniare le proprietà taumaturgiche del tuo blog letterario e l’effetto su di me sempre crescente da un anno e mezzo a questa parte.
    Un abbraccio e sicuro del tuo pieno ristabilimento di salute grazie al tuo blog: Caro Massimo, credi anche tu nei miracoli?
    :-):-):-)
    Luca Gallina

  123. Grazie Gaetano!

    Sei un amico e una persona speciale, qual è il tuo segreto?
    :-):-):-)

    Luca Gallina

  124. @lla Ricciola;
    penso anche io che la vita di Saviano non sia invidiabile. Penso anche che a metterla in pericolo, non siano tanto i contenuti di Gomorra (pensate a quanti servizi giornalistici sono stati e vengono realizzati sul tema); Saviano rischia per ciò che ormai rappresenta: una sfida. La sua popolarità, secondo me, va oltre il mito , come poteva essere quello di Dalla Chiesa, di Falcone, di Libero Grassi; con la notorietà, e la produzione di iniziative che il suo libro ha incentivato, Saviano si materializza come sfida. E dalla camorra, questa sfida è stata accettata e il terreno su cui, tutto si svolge, è un grande palcoscenico mondiale. Oltre, oltre, oltre la “tristezza di uno stato che oso dire ne avalla i comportamenti”. Del resto, basta leggere Gomorra (il film non l’ho ancora visto) per coglierne l’aspetto globale. Poi, sullo Stato ci possiamo ritornare, come sempre, purtroppo!
    Ciao, Miriam

  125. Caro Sergio Sozi,
    come va, caro amico mio?
    Quando pubblichi il tuo nuovo libro e se è distribuito a Milano?, che corro subito a comprarlo ché l’incipit non mi è bastato e non puoi lasciare in sospeso i tuoi amici, dico bene?
    Ciao, con stima ed affetto
    Luca Gallina

  126. @ Luca Gallina,
    ma come, tu Padre dei nomi, ti fai eliminare così, in un “roseo” rodeo zuccherino? ( ti ho seguito, passo per passo…parola per parola)
    ciao
    🙂

  127. Cara Miriam Ravasio,
    hai già tolto il tuo gesso?, e il tuo dvd creativo è disponibile anche per me?.Ti ringrazio per la solidarietà nei miei confronti: in realtà sono risultato l’autore peggiore; e in quanto al nome che mi sono dato è Pinocchio!
    JJJ
    Ciao, un abbraccio
    Luca Gallina

  128. Perfettamente d’accordo, Miriam…
    Saviano rischia perché si è messo “contro”. Oggi su “La Sicilia” Tony Zermo scriveva che Roberto dovrebbe restare qui per resistere e non dare soddisfazione ai camorristi, come simbolo di opposizione intelligente. Concludeva dicendo che in fondo Saviano non è Falcone né Borsellino e che molte minacce mafiose poi non si concretizzano. Ma quando mai? Rushdie vive sotto scorta da una vita perché la fatwa contro di lui non scade mai… stessa cosa per la camorra. Se ti vuole morto perché sei un simbolo, un nemico anche solo simbolico – basti pensare all’eco suscitata da libro e film – non credo che bisogni fare l’eroe a tutti i costi. Dalla Chiesa e la compagnia delle anime belle ce ne hanno dato purtroppo prova. Saviano ritroverà la sua vita di uomo, di ragazzo, continuerà a scrivere e denunciare perché credo che ce l’abbia nel sangue ma eviterà una fine terribile.

  129. @ Luca
    ho tolto il gesso 15 giorni fa, e a parte ancora un certo fastidio nel salire le scale, mi considero RIABILITATA.
    Con la realizzazione del dvd sono indietro, o meglio, sarebbe tutto pronto ma mi mancano delle foto e un’ispezione in loco. Non ridere (ti prego) ma stiamo cercando un campo dove poter scavare un tunnel di 15 metri, almeno. Oggi, un tizio, mi ha guardata con sospetto… lui, il campo non lo affitterà !
    Un caro saluto a te e a Luce!!!
    ps. un tunnel percorribile, quasi come quello della Grande fuga, hai presente?
    baci

  130. Sì. per una “performance” di gruppo!
    Alla fine di tutto scriverò un resoconto per Letteratitudine.
    🙂

  131. Cara Miriam,
    sei forte!si,proprio forte per me, ché la performance me la immagino già: una sorta di filo d’Arianna per non perdersi nel nostro mondo contemporaneo; un filo conduttore che partendo dall’Arte universale attraversa il tunnel del caos, della perdizione dei sensi e della coscienza delle gens: con la speranza di riaffiorare alla luce e poter far emergere le qualità vere e profonde di tutto il genere umano; che risulta ormai, da troppo tempo, contaminato e sommerso sia dalla tecnologia che dal proprio Ego.
    Forse mi sono perso, ma tu mi ispiri molto cara Miriam!
    :-):-):-)
    Baci & Abbracci anche da Luce!
    Luca Gallina
    P.S. Miriam,nel passato, mi hai – ci hai – stimolato-i con dell’immagini e questo è il risultato!

  132. Luca,
    sarebbe un percorso sul cibo. UC! (U= uomo, C= cibo). Ho “progettato” un parco, disegnando e concentrandomi come se fosse proprio un vero incarico. Schizzi, disegni e tavole, ed ho anche scritto un racconto: un visitatore che descrive il percorso, le cose che vede… Farò una mostra-performance, ma lì nel paesino di Monte Marenzo, vorrebbero veramente realizzare parte di quel percorso e così stiamo cercando un campo da “bucare”. Veramente! (sono più matti di me!) L’uomo è il seme…si pianta e poi spunta…e poi e poi…
    Bacioni
    🙂
    miriam.ravasio@libero.it

  133. Carissimo Luca Gallina,
    scusami se ti scrivo in ritardo, ma ho letto solo ora il messaggio indirizzatomi.
    Eeeeh… ho proposto ”Adesso a Roma piove” ad un paio di editori seri, adesso attendo. Nel caso venisse accettato sarebbe ben distribuito a livello nazionale e lo comunicherei qui a voi tutti, amici miei cari letteratitudiniani!
    I soliti abbraccioni
    Sergio

  134. Leggo sul quotidiano “La Stampa” di oggi di numerose iniziative di solidarietà per Roberto Saviano, tra le quali quella promossa dalla trasmissione pomeridiana “Fahrenheit” di Rai Radio 3, con una lettura corale di “Gomorra”, il 21 ottobre, sulla scia di molte altre letture corali che stanno avvenendo in diversi luoghi d’Italia.

  135. @ Massimo
    Caro Massimo,
    Leggo delle tue tribolazioni che ti danno tanto da fare.
    Sappiamo che la vita ci colpisce a volte drammaticamente, come per sollecitarci a combattere contro di lei e diventare poi più forti.
    Mi auguro che sia così e che tu possa vincere, ne avresti tutte le qualità necessarie.
    Per il momento abbi pazienza e non perdere mai la fiducia nelle tue forze e capacità, che sono enormi.
    Un abbraccio e tanti auguri.
    Lorenzo

  136. @ Massimo e tutti gli altri:
    sono settimane che non intervengo nei vostri discorsi.
    Prima le vacanze, che mi hanno causato molto piacere, ma anche fatiche da sopportare per via del programma intenso da svolgere, poi diversi lavori da sbrigare prima che l’inverno mi costringa a rifugiarmi nelle mie camere, per fortuna ben riscaldate e protette dalle impervie del tempo.
    In occasione delle nozze di una mia nipote, che mi costrinse a ritornare ancora una volta in Italia, mi sono dato da fare a scriverle una dedica.
    Sembrerà un po’ strana ed estroversa al lieto avvenimento, ma così sono ormai fatto io e nessuno riuscirà a cambiarmi.
    Ritengo, però, che il suo contenuto sia utile a comprendere lo scopo di un’unione come il matrimonio e come sia possibile conservarlo, quando la vita ci presenta il contrario di ciò che desideriamo di più.
    Ve la allego, insieme ai miei più cari saluti. Prima o poi, riprenderò ad intervenire come era mia abitudine.
    Lorenzo
    Per Daniela e Pietro, nella celebrazione delle loro nozze.

    Adamo supplicò il Creatore di sentirsi solo e di aver bisogno di compagnia.
    Il Creatore lo ascoltò e, dopo una breve riflessione, decise di appagare il suo desiderio.
    Apparve così Eva accanto a lui. Adamo provò una felicità immensa e non mancò di ringraziare il Creatore del dono fattogli.
    Non immaginava, che la nuova unione gli avrebbe creato ancora più grandi problemi.
    Infatti, non trascorse molto tempo, fino a che Adamo ed Eva non si capirono e incominciarono a litigare ed offendersi.
    Alla felicità seguì l’infelicità e con essa le tribolazioni e le sofferenze.
    Adamo implorò di nuovo il Creatore di liberarlo da questa situazione, diventata troppo opprimente e complicata per lui.
    Il Creatore ebbe ancora compassione con lui e gli concesse la facoltà di procreare, pensando che l’impegno di far crescere ed educare i figli avrebbero resa la sua compagna Eva più serena ed appagata, e che di conseguenza anche Adamo ne avrebbe ricevuto un vantaggio ed utilità.
    Da qui gli esseri umani lo eseguono sempre, ma più numerosi diventano più grandi sono i problemi da risolvere e più brevi i momenti di felicità.
    La facoltà della scelta comporta un esame accurato e profondo, di sé e dell’altro/a di turno, se non si vuole rimanere alla fine ancora più soli, incompresi, perché troppo presi dalla propria individualità dalla quale emerge l’egoismo.
    Adamo supplicò ancora il Creatore di creare un altro principio della vita, uno più basato sull’equilibrio, sull’equità e giustizia.
    Il Creatore, comprendendo la situazione infelice del suo prediletto, gli concesse la grazia di provare felicità quando fosse capace di sopportare il contrario e perseverare negli intenti buoni.
    Da qui la felicità e l’infelicità si susseguono secondo delle nostre capacità a intenderle. La felicità diventò così un merito da conquistare e non più un regalo.
    Essa va guadagnata, sostenendo la sopportazione causata dalla contrarietà e diversità, la solitudine dell’incomprensione, e la fedeltà nella tentazione di uscire dal proprio guscio protettore nella speranza, a volte forte fino a diventare un credo, di trovare altrove tutto ciò che la propria immaturità fa sembrare di mancare.
    Daniela e Pietro, datevi da fare a costruire la vostra felicità, modellando i vostri caratteri nella simbiosi dell’amore reciproco.
    Amore è la maturità raggiunta insieme, il contrario finirebbe sempre e solo nell’insoddisfazione e infine in una tragedia senza senso e scopo.
    Vi faccio i miei migliori auguri, per l’ardua impresa che oggi avete deciso di affrontare.

    Zio Lorenzo Gänserndorf, lì 10.10.08

    PS) Adamo protestò con il Creatore sul dover essere perfetto in un mondo che è, per natura, perfido e diffidente.
    Non ricevette risposta da Colui che intendeva fargli capire, che solo nell’unione si può salvare questo mondo e renderlo infine amico e sincero per il bene comune.
    Il Creatore rappresenta tutte le forze positive del Creato, è pluralità nel bene, mentre il male è singolo, individuale e nemico di ogni comunione e intesa per migliorare.
    Insieme nel bene ci avviciniamo alle forze positive del Creato, ci uniamo con loro e riconosceremo in esse il Creatore, segnando la fine del processo evolutivo ed emancipatore della nostra dimensione.

  137. Un caro amico (e lo ringrazio) mi sottopone il testo di un intervento di Piero Calamandrei del 1950 riguardante la scuola.
    Certe analogie sono sorprendentemente attuali, proprio oggi. Per questo lo sottopongo anche a voi.
    ========
    Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
    Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice, di quelle di stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
    Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico
    -Roma l’11 febbraio 1950 – Piero Calamandrei
    =====================
    Un saluto a Massimo e a voi tutti,
    Carlo S.

  138. Ricordo benissimo questo intervento di Calamandrei per averlo commentato in Diritto Costituzionale. E’ sicuramente condivisibile da spiriti autenticamente democratici, ma purtroppo quello che si temeva si sta verificando. Assistiamo a un ritorno di fiamma di idee sicuramente antilibertarie e di chiaro stampo fascista. Quello che preoccupa maggiormente, però, è una diffusa rassegnazione della gente, incapace di reagire perfino quando, oltre alla loro libertà, viene toccato anche il portafoglio. Si vede che anni di disinformazione e di progressiva riduzione della capacità critica cominciano a dare i loro frutti, ahimè, marci.

  139. Mi accodo dietro a Carlo S. (che ringrazio per l’importante riproposta, già letta da me in questi giorni), Renzo e Maria Lucia (i quali anch’essi ringrazio per i commenti importanti) e trascrivo, purtroppo, quest’INTERVISTA di Andrea Cangini a COSSIGA, SENATORE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, pubblicata sul quotidiano “La Nazione” di oggi 23-10-08, uno dei quotidiani più letti in Toscana, insieme a “Il Tirreno”: LEGGETE TUTTO PER FAVORE. E’ IMPORTANTE.
    ***
    Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
    “Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poichè l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico PCI ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia”.
    Quali fatti dovrebbero seguire?
    “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno”.
    Ossia?
    “In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…”
    Gli universitari, invece?
    “Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.”
    Dopo di che?
    “Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.”
    Nel senso che…
    “Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimettterebbero subito in libertà, ma picchiare e picchiare anche quei docenti che li fomentano.”
    Anche i docenti?
    “Soprattutto i docenti”.
    Presidente, il suo è un paradosso, no?
    “Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!”
    E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? ‘In Italia torna il fascismo’, direbbero.
    “Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio”.
    Quale incendio?
    “Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale.”
    E’ dunque possibile che la storia si ripeta?
    “Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perchè il fuoco non fu spento per tempo”.
    Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
    “Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad appaludire Obama…”
    Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…
    “Politicamente sta facendo lo stesso errore che fece il PCI all’inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… ma oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene a essere più prudente.”

  140. Ooooh…, il ritorno del buon vecchio Kossiga (e più rincoglionito che mai, per giunta!).
    In questi anni recenti tante volte mi arrovello sugli errori che abbiamo commesso in quegli anni. E’ leggendo cose come queste che mi metto l’anima in pace: errori? avevamo pienamente ragione noi.

  141. io ho due figli liceali, impegnati nell’occupazione delle rispettive scuole. vi lascio immaginare il mio stato d’animo.
    sabato ci sarà un corteo.
    io sarò lì con loro, ai margini di quel corteo, facendomi sostituire al lavoro, per vigilare e difendere i ragazzi, anche mettendomi fisicamente in mezzo.
    non credo che sarò l’unica.

  142. Ma quando muoiono gente come Cossiga, Andreotti, Licio Gelli…hanno più di 80 anni e stanno sempre lì…anzi qui, a rompere i co….( e non solo quelli).
    E’ proprio vero, Dio non esiste…

  143. Però esistono tipi come te che con una risata possono salvare il mondo e creare perfino una barriera protettiva (del tipo dei superpoteri dei fumetti giapponesi) per Gea e per i propri figli e per tutti… (Su che cifra ci eravamo accordati per questa sviolinata?)

  144. @ Carlo
    Grazie per il contributo.
    Questo pezzo di Calamandrei sembra scritto a pennello per queste giornate.

    @ Gaetano
    Pollice verso nei confronti di Cossiga

    @ Gea
    Tranquilla… non accadrà nulla, vedrai. Però stai accanto ai tuoi figli. La tua presenza è significativa.

    @ Tutti
    Però noto un certo “risveglio”. La gente ri-comincia a parlare, a porsi problemi. Che sia il segnale dell’inizio di un cambiamento? Del ritorno di una coscienza popolare?

  145. Su “La poesia e lo spirito” ho pubblicato la recensione a “La mossa del matto affogato” di Roberto Alajmo.

    Fabrizio Centofanti pone le seguenti domande:
    – così come stanno le cose, la scuola (argomento del giorno) ha davvero qualcosa a che fare con la letteratura?
    (la fa amare, la fa odiare?)
    – lo scrittore può insegnare il come, più che il cosa, secondo la nota teoria di Calvino?
    – ogni scrittura parte comunque, direttamente o indirettamente, dalla cronaca (Saviano, Alajmo)?
    – gli scrittori italiani di questi anni scrivono davvero per gli altri? (o parlano a se stessi?)

    Le domande erano rivolte ad Alajmo… però sarebbe bello sentire le vostre risposte.
    Se volete…
    http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/10/22/la-mossa-del-matto-affogato-di-roberto-alajmo/

  146. lo dicevano i miei personaggi elettrici tanti anni fa con quella storia della dittatura elettrica di ber lu tanti anni fa. ma se vedessero meno tv e leggessero di più gli italiani. se pregassero di meno e fossero meno furbi. se si aiutassero l’un l’altro invece di vestirsi alla moda. che stanchezza. che stanchezza. se ci fosse più empatia. se il vaticano pagasse le tasse. se la chiesa insegnasse alla verità e non all’ipocrisia. se non ci fosse lo stato-mafia. se non avessero ammazzato pasolini. oh…. non fossi mai nato in questo reame televisivo. oh… come mi sento ridicolo a tentare di scrivere a voler diventare uno scrittore che muore delle sue idee… oh… come vorrei poter essere meno retorico e parlare di inconscio elettrico e di avatar sull’orlo di una crisi corpuscolare. poveri miei nipoti, povero il mio passato, maledetto questo eterno presente nelle mani accecate di un impredidattore, nelle vestaglie che coprono i salotti perbene, un po’ fuori moda che fanno ancora male. quanto amo questo paese che odio, quanto vorrei avere voglia di me, come vorrei non precipitare in continuazione insieme a voi altri in questo vuoto che dura da anni. quanto vorrei rileggere il commento per controllare se ci sono errori. ma chi sono io per poter parlare di me?

    gianluca

  147. Non so voi, ma se scegliere nel “gibileri” delle proposte universitarie vi sembra facile…
    —————————————————————————————-
    Personalmente, per me, per noi tutti a casa, fu un periodo da incubo! Borse da supermarket zeppe di depliants, guide, volumi, brochures di ogni formato; quasi sempre d’ottima impaginazione ma di difficile “fruibilità”. Incontri con gli insegnanti, stage promozionali, uscite con visite guidate ad esposizioni fieristiche, organizzate alla scopo di facilitare (!?) la scelta. E a tutto questo aggiungo le guide della Regione Lombardia, 300 pagine di indirizzi, intesi nel senso più letterario del termine: nome, via, città. Un anno d’ansia, soprattutto per i ragazzi, scaraventati fra le offerte per scegliere e decidere, con oculatezza e ponderazione il proprio futuro. E le ore in internet,vogliamo considerarle? Perché dopo una prima valutazione, bisogna approfondire e confrontare le materie, i programmi; valutandone lo spessore, la qualità, per scoprire , il più delle volte, corsi con programmi deludenti, impostazioni approssimative, materie affrontate con superficialità. Costatare tristemente che in molte facoltà, la contemporaneità (mi riferisco all’arte) è ferma al Futurismo! Buio assoluto sui movimenti artistici dal dopoguerra ad oggi, oggetto, invece di mostre e fruttuosi interventi turistici che in ogni parte del mondo richiamano centinaia di migliaia di visitatori. Non bruscolini o cosette per i collezionisti, ma turismo, un’attività economica, per noi, prevalente.
    Conoscete i corsi di Laurea dedicati al Turismo? A Scienze dell’Informazione? E Scienze dell’educazione?Lì, lo scorso anno, si punteggiavano ancora le paperelle. Umiliante, mi disse una ragazza “ mi sembra di perdere solo del tempo!”
    Personalmente credo che dopo la giusta protesta si troverà il tavolo per un confronto e l’accordo si troverà, sia per i tagli che per il maestro unico che ritornerà “prevalente” e non solo per la prima o la seconda (come previsto dalla riforma moratti) ma per tutte e cinque le classi. Quello che uscì dalla finestra, rientrerà dalla porta. Credo anche (e questo mi dispiace moltissimo) che la manovra Gelmin, nasconda in sé il suo vero scopo: mettere la CGIL (e l’attuale direzione del PD) alle corde. ( e sottolineo attuale e anche CGIL)
    Ovviamente la mia è solo una opinione. Cari saluti a tutti.

  148. 23- 10- 08 Berlusca : ” Mai detto che avrei mandato la Polizia nelle scuole!…”-.
    E’ vero, abbiamo capito tutti male( come al solito…malpensanti!).
    Lui aveva semplicemente detto : ” C’è bisogno di fare profonda “pulizia” nelle scuole. Tra le cattedre, i banchi, sui soffitti, nel singolo intercapedine di ogni mattonella. E per questo useremo l’infallabile arma del “folletto”.
    E se qualche piede ne verrà inghiottito, pazienza, l’abbiamo fatto con buone intenzioni!”.
    ( Folletto? Pare che il Zappulla sia già in viaggio per Roma…)

  149. 23- 10- 08-
    Superenalotto. Vinti i 100 mln di Euro a Catania.

    -” Pronto Maugeri, ci sei?..Pronto?…Pronto!?…”-
    – ” …Informazione gratuita : il numero da lei chiamato, è inesisitente”-

    ( Identità Dissolte).

  150. @ Gaetano…
    ” Una risata vi seppellirà..”. Ricordi chi diceva così nel ’68 ?.
    -” … E non ricordo chi voleva un mondo meglio di così…
    E non ricordo chi voleva, al potere la fantasia…Sì erano sogni, grandi sogni, sai, era vero che eran utopie …
    E non riìcordo, se chi c’era, aveva queste facce qui…
    Non mi deire che è proprio così, non mi dire che son questi qui?!…
    Sì. Stupendo!?!…Mi viene il vomito!…”-( ” Stupendo”- Vasco Rossi).

    (Per la sviolinata dipende…dall’effetto che susciti negli altri : se mi picchiano, ti rigiro le loro emozioni)

  151. Un buon consigliere, piccolo e delicato, ma saggio e veritiero.
    Cip, cip, cip; ecco qui di nuovo il mio uccellino, compagno fedele, sempre presente nei miei momenti di riflessione e tentennamenti.
    Come sempre, si posa sulla mia mano e la picchietta leggermente con il suo beccuccio con un ritmo svelto e costante per avvertirmi della sua presenza e distogliermi da tutto ciò che mi rattrista.
    Preoccupato, di che cosa, penso subito, mentre sul mio volto si traccia un sorriso alla vista del suo corpicino, così minuto ma pieno di energia positiva?
    La sua presenza è sufficiente per rincorarmi e farmi intendere che c’è sempre un motivo di essere sereno e grato.
    Cip, cip, cip, continua instancabilmente, mentre i suoi occhietti, simili a due puntini neri, scrutano i miei con un luccichio intenso, come per invogliarmi ad ascoltare ciò che desidera raccontarmi.
    È la storia di un uomo, povero ma onesto, in un paese lontano e scarso di risorse.
    Il tempo, pesante e rigido nel suo apparire, non gli permette di vivere una vita tranquilla; a fatica riesce a coltivare il suo campicello e non sempre riesce a trarne il minimo necessario al suo sostenimento.
    Privo di ogni mezzo materiale e cognizioni adeguate per spostarsi altrove e cercare la sua fortuna, si affida alla sua fantasia, l’unica forza capace di trasportarlo nei momenti di fervore in un mondo immaginario e appagante ogni bisogno.
    Istintivamente si lascia trascinare da lei e riesce sempre, anche se brevemente, a dimenticare il suo stato giornaliero di precarietà.
    S’immagina, così, di essere un principe in un palazzo dove il lusso è elemento abituale in ogni suo componente, tanto da non risultare più di risalto dopo i primi momenti di ammirazione estatica.
    Conforme al suo nuovo stato, si vede vestito d’indumenti di seta e lino finissimi, elegantemente ricamati con disegni in oro e argento purissimi, e ornati con pietre preziose, limpide e luccicanti.
    I sudditi, tra i quali non mancano donne giovani attraenti e pronte a soddisfare ogni sua necessità, lo circondano e ossequiano con rispetto ed attenzione.
    Immerso in tanta prosperità, s’immagina di trascorrere le giornate in pieno stato d’appagamento e soddisfazione.
    Per il momento non ha bisogno d’altro e decide di godere finalmente questo stato di mancanza di ogni desiderio.
    Non trascorre, peró, molto tempo, fino a quando i ricordi del tempo di povertà ed astinenza, che rendevano la sua mente fertile e fantasiosa, gli si ripresentano, lasciando un senso profondo di una mancanza non ancora definibile.
    Nella letargia del lusso, non si sente più capace di ripresentarseli e d’immergersi in essi, di godere lo stato d’ebbrezza che l’appagamento dei suoi desideri più vivi, seppure immaginari, procura senza sentire il peso del loro possesso nel suo animo.
    Il rapporto indissolubile con il suo stato di origine, lo rende anche sensibile all’ingiustizia praticata verso i suoi sudditi, che rimangono moralmente disagiati e involontariamente sottomessi.
    Non riesce ad accordarsi con la nuova situazione, teme inoltre di dover diventare aggressivo, quando essa lo costringesse di far uso della forza per proteggere il suo stato di privilegiato.
    Sconsolato e depresso, decide di evadere da questo sogno di appagamento sensuale che non lascia spazio alle forze spirituali, le uniche capaci di sostenerlo quando la vita glielo richiedesse, e proprio per questo ricchi di quella forza fantasiosa che sembra appagare ogni desiderio senza fine.
    La forza dell’immaginazione perde qui la sua intensità e lo stato originario di mancanza materiale riprende a determinare lo svolgersi delle sue attività giornaliere.
    Rasserenato da questo racconto, ringrazio il mio amico portatore di fortuna, lo accarezzo e lo rilascio alle sue attività di ogni giorno, non senza pregarlo di rifarmi compagnia quando il mio cuore ingrato si lasciasse di nuovo sopprimere da tutto ciò che sembra luccicare e splendere senza mostrare un contenuto di saggezza e gratitudine.
    Bisogna essere piccoli e apparentemente fragili, come il mio uccellino, per affrontare la vita senza pessimismo e timori inutili, già addirittura nocivi al nostro animo, troppo spesso disposto a guardare altrove e pretendere tutto ciò che lo ucciderebbe.
    È segno di elevazione o abbassamento, la tendenza di danneggiarci nell’uso libero della scelta, oppure di semplice immaturità propria nel non voler intendere il vero senso della libertà che c’è concessa?
    Russo Lorenzo lì, 14.03.08

  152. ACCENDIAMO UN PICCOLO LUME!
    Domani la Scuola Pubblica Italiana verrà portata in Senato per essere giustiziata. Testimoniamo la nostra opposizione accendendo un lumino, un cerino, un fiammifero, il fornello più grande della cucina di casa nostra, una candela in una zucca di Halloween in anticipo, una torcia elettrica, una lampadina a basso consumo energetico, il pollice della mano destra, come sapeva fare Stanlio. Una prece.

  153. Ieri a Matrix, l’on Bocchino(è proprio il suo cognome, nessuna allusione volgare) ha detto che la scuola va riformata, e pure l’università : “…ci sono troppi assistenti, docenti e quant’altro, messi lì perchè hanno lavato per anni l’auto al professore…”.
    L’on. Bocchino, così giovane(e impresentabile, non solo per il cognome) è già da qualche anno docente all’università di Caserta(!).
    Chissà quante auto ha dovuto lavare, per arrivarci…(non oso pensare , che sia per “frequentazioni politiche”!?…).

    Concordo con R.M.(purchè mi presenti la Fenech). E bada bene, sarà l’UNICA volta, che voterei per la “fiamma”.

  154. Difficilmente potrò aggiornare il blog prima di venerdì.
    In ogni caso il prossimo post sarà dedicato al libro di Carola Susani, “L’infanzia è un terremoto” (Laterza).

    Buona serata a tutti.

  155. È in corso il PREMIO GIORGIO SCERBANENCO 2008 finalizzato a premiare il MIGLIOR ROMANZO NOIR ITALIANO dell’anno.
    Sono in lizza diversi autori, amici di Letteratitudine. Li segnalo di seguito:
    – Elisabetta BUCCIARELLI, Femmina de luxe, GRUPPO PERDISA EDITORE
    – Girolamo DE MICHELE, La visione del cieco, EINAUDI
    – Roberto MISTRETTA, Il canto dell’upupa, CAIRO EDITORE
    – Simonetta SANTAMARIA, Dove il silenzio muore, CENTO AUTORI
    – WU MING, Previsioni del tempo, EDIZIONI AMBIENTE
    Se volete votarli, potete farlo cliccando sul link che segue:
    http://www.noirfest.com/cerba.asp
    ———-
    Prossimamente parleremo qui del nuovo libro della Bucciarelli e del romanzo della Santamaria.
    Abbiamo già dibattuto, invece, sui romanzi di Mistretta e di de Giovanni (che “richiamerò” con nuovi commenti).

  156. Ho pubblicato un mio romanzo dal titolo “L’ordinaria consuetudine del crimine” nella sola versione cartacea, escludendo l’e.book, dopo attenta valutazione del mezzo tecnologico. Sarò tradizionalista, ma il libro preferisco sfogliarlo alla vecchia maniera. Mi permetto comunque di darne in questa sede una breve sintesi.
    “Il destino a volte rincorre semplicemente se stesso come un refolo di polvere sollevata dal vento e gettata negli occhi”.
    Diciotto anni dopo un tragico evento, una giovane donna rinviene la lettera che suo padre scrisse poche ore prima di essere ucciso. La busta, ancora sigillata e dimenticata nell’oblio di un cassetto, rivela un contenuto scabroso. La ragazza, suo malgrado, sente l’obbligo morale di svolgere alcune indagini, tanto da indurla a intraprendere un viaggio, nel tentativo di esaudire le inconsapevoli ma ultime volontà lasciate in eredità dal genitore. Le verità alle quali andrà incontro saranno piuttosto scomode e bizzarre. La sorte giocherà con lei un ruolo provvidenziale e nel contempo crudele. Grazie dell’attenzione
    di http://www.antoniodeber.it

  157. A noi, inveve, è toccato con estremo piacere recensire il libro cartaceo CCA SUGNU! di Alfio PATTI.
    Poesie in Siciliano, assolutamente imperdibili.
    La recensione è nella pagina Facebook di PRAGMATA EDIZIONI:
    http://www.facebook.com/Pragmata.Italia
    dove si può leggere la introduzione che ne fa MOnica PALOZZI:
    Recensire un libro, come più volte è stato osservato, richiede competenza letteraria e capacità critiche notevoli, in quanto ciò che viene scritto riveste una notevole responsabilità nei confronti dell’autore e del lettore. Il recensore della silloge poetica Cca Sugno! di Alfio Patti, in questo caso le sorelle Alessia e Michela Orlando, lo fanno egregiamente, compiendo un’analisi accurata del libro intero, compresi prefatore e postfatore dello stesso, che, quale piccola opera letteraria a sé stante, apre con la citazione dei versi di un altro autore dialettale, Ignazio Buttitta.
    Nella stessa pagina si sta sviluppando un interessantissimo gioco: tradurre la poesia REMEMBER di Christina Georgina Rossetti.
    Sono già notevoli i contributi pervenuti addirittura da vari componenti.
    La traduttrice DIDA PAGGI ne sta raccogliendo altri e infine si darà visibilità alla sua, da noi letta: straordinaria, come la poesia merita per la sua bellezza vera.

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