Maggio 19, 2024

5 thoughts on “FOTOGRAMMI IMPRESSI (di Gabriele Montemagno)

  1. Vorrei capire perchè il sito di Massimo Maugeri nel web si trova alla voce “Autoletteratura”, cosa significa per te? Il fatto che tu sei o sei stato un operaio mi fa pensare che non hai la “laurea”, ma lo scrivere ti è congeniale perchè ti viene dall’anima, dalla tua esperienza di vita.
    Da un corso di scrittura creativa la nostra associazione (a sostegno di persone con diverso disagio) ha dato vita ad un libro di autobiografie, non proprio scritte in modo letterario puro, perchè gli autori non sono dei letterati, ma molto belle, coraggiose e vere. Possono essere considerate AUTOLETTERATURA? Da questo libro abbiamo realizzato anche una performance teatrale titolata Frammenti e rappresentata al Comunale di Monfalcone in questi giorni e che abbiamo ripreso in un DVD.

  2. Buonasera Gabriella,
    questo discorso della “Autoletteratura” mi giunge nuovo.
    A chi si sta rivolgendo quando scrive: “il fatto che tu sei o sei stato un operaio mi fa pensare che non hai la “laurea”, ma lo scrivere ti è congeniale perchè ti viene dall’anima, dalla tua esperienza di vita?”
    Le posso dire che ho la “laurea” e non sono – né sono stato – operaio, ma non mi sento per nulla superiore a chi ha la “laurea” ed è – o è stato – operario.
    Lo stesso discorso vale per Montemagno, se si riferisce a lui.
    Che sia un caso di omonimia?

  3. Egr. sig.ra Gabriella de Simon,
    forse la ”galeotta” definizione d’ordine ”operaistico” concerneva me: io faccio il lavavetri, come i vetri fanno me (faticare, mi fanno!); pero’ non sono ancora arrivato certo alla Sua ”autoletteratura”. Maugeri invece fa Lettera… titudine, e tanto mi basta. Meglio questo che far lettera morta, come qualcuno nei ”Sepolcri” o far ”Sepolcri imbiancati” come qualche becchino arcaico. Et cetera.
    Con scherzoso e bonario affetto
    Il Suo Umile Servitore
    Sergio Sozi

  4. P.S.
    Massimo Maugeri e’, inoltre, un letterato puro curvatosi alle esigenze divulgative di Internet. Si curva ogni giorno e ci ha preso gusto, oibo’ per lui, ma prima o poi dovra’ permettere anche a noi lavavetri autoletterati di discutere del suo libro ”Identita’ contorte” – o era ”Identita’ morte”, o forse ”Alterita’ bislacche”?
    Va be’.
    S.

  5. Ciao Gabriele,
    vorrei chiederti qualche riflessione su “Dogville”, pellicola che mi ha colpito come una pietra in mezzo alla fronte… Lavoro in psichiatria, tutto il giorno devo cercare di comprendere, prima, ed aiutare poi persone dalle vite contorte, dalle storie devastate: questo film mi viene spesso in mente. Per come sa rendere il potere della pressione sociale, l’ambivalenza, l’ambiguità e dunque la perfidia di una coscienza limitata, la claustrofobia delle definizioni collettive che livellano l’individuo inchiodandolo in una struttura bidimensionale, fatta di due o tre stereotipi, annichilendo la “persona” ed il suo universo, polverizzandone i gradi di libertà.
    Vorrei sapere tu che ne pensi… grazie!

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