Dicembre 12, 2024

492 thoughts on “PENSIERI VACANZIERI

  1. Un luogo dove:
    – raccontarci aneddoti estivi,
    – mettere in comune le impressioni sui libri che abbiamo scelto di leggere tra luglio e agosto.
    – andare a scovare citazioni che riguardano l’estate e le vacanze estive.

  2. Mi raccomando gli aneddoti estivi (anche del passato, perché no)…
    Potremmo anche decidere di premiare l’autore/autrice dell’aneddoto più divertente tributando il titolo di super pensiero vacanziero 2009 (con tanto di foto estiva spiattellata qui sul post).

  3. Approfitto di questo spazio per assecondare una richiesta dell’amico Marco Minghetti.
    Marco mi ha chiesto di lanciare un invito/appello… una “call for writers” (come la chiama lui) per integrare la squadra de “La Mente InVisibile”.
    Di cosa si tratta?
    Lo capirete nel prossimo commento…

  4. una call for writers per integrare la squadra de “La Mente InVisibile”
    —-

    Riassumendo si tratta di questo: i personaggi del primo romanzo (“Le aziende invisibili”) escono dall’azienda e si muovono nel mondo. Il romanzo è costituito da 132 Episodi.
    Se il “genere” del primo romanzo guardava in qualche modo alla fantascienza, il secondo è tendenzialmente un giallo-horror.
    Se il primo romanzo si poneva come una mutazione de Le Città Invisibili, il secondo lavora sulla Bibbia.
    Regole di funzionamento: ogni autore sceglie un libro biblico e lo “muta” partendo dal punto di vista di un personaggio de Le Aziende InVisibili sviluppando un plot in 11 Episodi (scrivendone idealmente uno al mese, ma il ritmo è legato alle disponibilità e agli impegni di ciascuno) che si deve agganciare alla storia-frame che, come nel caso del primo libro, ho già scritto ed è incentrata sul personaggio di Deckard.
    Ognuno dei 12 co-autori lavora con licenza Creative Commons, quindi mette a disposizione gratuitamente il proprio lavoro per il romanzo collettivo, rimanendo per il resto proprietario di quanto ha scritto. Il romanzo sarà pubblicato con il titolo La Mente In-Visibile, di Marco Minghetti & The Living Mutants Society (Limited Edition).
    Il tempo previsto per la realizzazione dell´opera è di un anno (almeno per la prima stesura).

    A chi risponderà proponendosi posso fare avere il SAL di progetto aggiornato ad oggi e i pezzi del romanzo già scritti. I subpot migliori entreranno a far parte del romanzo.
    Marco Minghetti

  5. In una successiva mail Marco Minghetti mi precisa quanto segue:
    L’aspirante co-autore deve avere all’attivo almeno una pubblicazione di narrativa, una discreta conoscenza del genere horror e/o noir, una buona familiarità con la Bibbia.

    Gli interessati dovremmero mandarmi un cv ed io in cambio gli manderei lo stato dell’arte e i materiali già pronti. A quel punto il candidato dovrebbe inviarmi una proposta di subplot accettato il quale entrerebbe nella squadra di scrittura.

  6. caro Massimo,

    grazie dell’ospitalità, direi che per il momento è tutto. Aggiungo solo che un gruppo di 4 Mutanti (oltre a me, Gianluca Garrapa, Andrea Sgarro e Piero Trupia) ha già cominciato a cimentarsi nella scrittura. Altri (Nicola Gaiarin, William Nessuno, Paolo Costa) hanno annunciato la loro intenzione di partecipare. La squadra dei 12 coautori è insomma costituita ad oggi circa al 50%.

    Resto naturalmente a disposizione per richieste di approfondimento, domande, eccetera.

    Marco

  7. Ho comprato sia il libro di Bolano sia quello di Roth per leggerli e confrontarli col bellissimo Via Katalin della Szabo in vista della finale.
    Se non fossero all’altezza della fama che gli avete costruito, chiederò un piccolo rimborso del prezzo…
    🙂

    Buone ferie.

  8. Sono immersa nell’Ottocento…
    Rileggo “I Malavoglia” (col mare ci sta) e “Mastro-don Gesualdo”. Ho già riletto “Storia di una capinera” e se sopravvivo mi riprendo le novelle…
    Per i moderni: Turi Scalia (“Fuori gioco”) e “Isole senza mare” di Antonella Cilento.
    Per ora.
    Buone vacanze a tutti!

  9. Le scorse vacanze sono state a dir poco spettacolari: ho viaggiato quasi ininterrottamente per più o meno mezzo mondo. Germania, Francia, Romania, Australia e per finire un mese e mezzo di Andalucia.
    Mi sarebbe piaciuto bissare invece, la settimana scorsa, senza neanche aver dato l’ultimo esame della sessione estiva, ho iniziato a lavorare in un alimentari in una piccola cittadina discretamente turistica del Lazio sud.
    La mia estate sarà un susseguirsi di mortadelle e pizza rossa – «Tagliata a pezzetti piccoli, signorina, per favore, che altrimentibambinisisporcanotutti!».
    Per distrarmi da questo oceano di affettati ho comprato Istanbul, di Pamuk, e ho iniziato a leggere Zorba il Greco in una traduzione degli anni ’50 di mia nonna.
    Istanbul mi sta piacendo moltissimo: questo mondo un pò scuro e opaco dove brillano solo le cose comuni riesce a conquistarmi sempre. E poi colma in minima parte la mia voglia di questo medio-oriente dove vorrei andare da anni senza riuscirci, eccetto due scappate in Israele.
    Insomma, sono tornata all’età di 15 anni, in un bellissimo universo di parole, persone, fatti e strade dove chiudermi mentre affetto prosciutti e preparo panini per i fortunati vacanzieri.

    Morale della favola (come diceva sempre mio papà alla fine della storia della buonanotte quando ero bambina): se passaste di qui, e vi facessi 1 etto e mezzo di crudo al posto di 1 etto, abbiate pietà di me e delle mie lievi distrazioni letterarie e mettete il mezzo etto di disavanzo sul conto di Pamuk.

    Buone vacanze a tutti!

    Maria Serena

  10. Mi sono concessa un solo giorno di vacanza, la settimana scorsa: ad agosto, per via della mia perenne mancanza di fondi, me ne starò a casa. Dicevo, in quest’unico giorno di vacanza sono andata a trovare un mio grande amico: Elio Vittorini, sta a pochi km da me. Gli ho detto: “Sto leggendo Uomini e no, sei un grande.” E lui: “Ricordati sempre di fare l’amore con quello che leggi.” Poi la conversazione è proseguita e abbiamo toccato anche temi più frivoli, assieme ad argomenti che mi riguardavano. “Elio,” gli ho detto prima di andarmene, “per me sei un esempio, tornerò ancora a trovarti.” E lui: “Va bene, ti aspetto, se vuoi qualche suggerimento sono qua.” Salutandolo, ho avuto una strana sensazione: mi è sembrato di conversare con una persona molto più viva di tante altre che non riposano sotto una lastra di marmo grigia…

  11. Ma che carini questi commenti, originali e brillanti.

    @Riccioli. Dove vai al mare, a Priolo? con il catrame, che quando esci dall’acqua ti ritrovi spelata, meglio che se fossi andata dall’estetista.
    @Maria Serena. Non è che ti distrai e dai un morso al libro? E magari ti metti a sfogliare le fette di mortadella?
    @Barbarax Forse le tue ultime frasi si riferivano a Maugeri? Ultimamente mi sembra un po’ moscio.
    Io vado ad Avellino, a ritirare un premio per la mia fiaba (din! don! Pubblicità).

  12. Barbara, che bello! La prossima volta che andrai a salutare Elio, digli che una siracusana come lui gli manda una carezza…
    Salvo, complimenti!
    Maria Serena, panino e libro… una bella accoppiata perché CARMINA NON DANT PANEM invece tu, libro nella sinistra,pane e mortadella nella destra, compensi…
    🙂

  13. @Barbarax So bene che non ti riferivi a Massimo, ma ogni tanto mi diverto a punzecchiarlo.

  14. Promesso, Maria Lucia. Penso che tornerò da Elio fra non molto, l’ultima volta è stata davvero emozionante, sono “una matta per finta” come il signor Belluca di Pirandello. Una decina d’anni fa sono stata al Pantheon di Parigi, nella cripta ci sono Voltaire, Rousseau, Hugo, Zola e altri: non sai quante chiacchiere ci siamo fatti. Ma mai come quella volta che sono andata al convento delle trinitarie di Madrid (pensa, io in un convento…) a salutare il mio Miguel (Cervantes). Quante emozioni danno questi qua, nevvero? Caro Salvo, io non sono una medicina: “Ahò, mo’ me pijo ‘na pastija de Barbarax”. Il mio nome si scrive così: Barbara X. Come Malcolm X. Scusa, ma che t’ha fatto Massimo? Non lo devi punzecchiare così, non sta bene. 🙂

  15. @ “Na pastija de Barbarax”. Sono ancora piegato in due dalle risate. Come, che m’ha fatto, ‘sto xxxx…se ne va tranquillamente in vacanza e ci lascia qui a discutere da soli. E poi è più bello di me, questo me lo rende antipatico. Se ti trovi a passare nel cimitero del mio paese, vieni pure a trovarmi.

  16. Io andrò in montagna col mio bimbo e – se va come le scorse volte – tutti gli animaletti del bosco sapranno che siamo passati di lì…In genere ci portiamo dietro, oltre alla colazione al sacco, tutto ciò che può riempire il pancino di: scoiattoli, uccellini assortiti, cerbiatti, tassi, ricci, pecorelle, caprette, conigli, daini….
    Buone vacanze!

  17. Però la crisi economica i suoi vantaggi ce li ha: stimola la creatività. Io giro per cimiteri, Renzo viaggia con la fantasia e Salvo ingolla le pastiglie di Barbarax (non eccedere nell’uso, per la posologia e le indicazioni vedi il foglietto illustrativo). Finora gli unici che seguono la tradizione sono Massimo, Simona e pochi altri: sono felice per voi, divertitevi (Simona, dev’essere stupendo il tuo luogo di villeggiatura).

  18. Di più non posso dirvi (non voglio correre il rischio che Salvo Zappulla mi venga a trovare)
    🙂
    Aggiungo solo che è un luogo ideale per i bambini (e infatti le mie due bimbe si stanno proprio divertendo).
    A proposito, Salvo. E’ molto facile essere più belli di me. Ergo, sei proprio messo male 😉

  19. Simonuccia, ma in che bosco vai? Per i dati che ho io, l’ultimo daino si è estinto nel secolo scorso e gli uccellini sono stati impallinati dai cacciatori di frodo. Di’ a Nanni di portare nel sacco un panino col prosciutto. Se vi dovesse capitare di incontrare un orso grigio, in realtà sono io che, per sbarcare il lunario, faccio l’animatore per i turisti.

  20. Caro Salvuccio…nel posto in cui vado io nessun animale si è ancora estinto…anzi. Sembra che non aspettino che noi…E’ un posto stupendo nelle Dolomiti, dove da anni la mia famiglia trascorre le vacanze estive. Un orso però ci mancava…quindi…
    Inoltre aggiungo che la mia borsa è piena di panini al prosciutto…

  21. Dopo anni e anni,d’estate e d’inverno,quest’anno devo rinunciare a Canazei (Tn.) – Dolomiti – per andare a Grans Montana- nel Vallais – Svizzera francese: povero me!
    Baci&Abbracci a tutti i miei cari amici letteratitudiani!
    Luca Gallina

  22. Grazie, Barbara…
    Penso e Leopardi che del suo soggiorno romano ricordò con piacere solo le lacrime versate sulla tomba di Tasso…
    Buone vacanze a tutti: riposo del corpo, della mente, dello spirito.

  23. @M Lucia. Dio che discorsi!!! In pieno periodo vacanziero. Meglio toccarsi nelle parti basse.

    @Luca Gallina. Coraggio, sempre meglio che stare rinchiuso in un pollaio

  24. Il mio sogno sarebbe una decina di giorni in Francia. Io, una moto e un itinerario tutto da decidere. Sfortunatamente quest’anno i soldini scarseggiano e mi dovrò accontentare del mare di Marina di Ravenna, a mezz’ora da casa.
    Comunque spero di riuscire a leggere un altro romanzo del mio mitico Patrick O’Brian, magari finire “Eretici ed eresie medievali” e “Baudolino”, che giace stancamente da troppi mesi sul mio comodino. Mmm… però un paio di altri saggi non ci starebbero male.

  25. Sto leggendo un classico: Il rosso e il nero. E’ la prima volta che lo leggo. Chi di voi l’ha già letto? Cosa ne pensate?
    Mi divido tra lettura e spiaggia…………… marina di nome e di fatto 🙂

  26. Brava Marina. Dei capolavori del passato penso che tutt* dovrebbero pensare bene. Il rosso e il nero è uno di quei tesori della letteratura che ti segnano e ti porti dentro a distanza di anni: questo è quello che succede a me. La figura di Julien Sorel, antiautoritaria, anticonformista, rimane unica nel panorama letterario di sempre. In tempi come questi è impossibile, non dico eguagliare, ma provare ad avvicinarsi a quella passione, a quel pathos, a quella vita. E con questa affermazione non mi riferisco solo a Stendhal. Da qualche decennio la letteratura ha perso per strada qualcosa di molto importante, vitale. Pensate per esempio alle motivazioni e ai contenuti che hanno portato all’assegnazione del nobel (1957) a uno dei miei miti, Albert Camus: motivazioni e contenuti che in questi tristi tempi vengono rigorosamente e sistematicamente ignorati, per non dire censurati.

  27. Sono d’accordo… la passione romantica di Stendhal sarà una bella compagna estiva. Proprio in questi giorni leggo di Stendhal in un libro delizioso di Sciascia edito da Sellerio: “Cronachette”…

  28. @Salvo Zappulla
    Ti adoro! Se in autunno mi sarà possibile vengo a Siracusa per lavoro; e che ne diresti di un eventuale nostro incontro? Tranquillo, offro io, galletto amburghese alla piastra per tutti!
    Baci&Abbracci
    Luca Gallina

  29. Bravissima Marina!
    Da “Il rosso e il nero”:

    “….Un romanzo è uno specchio che passa per una via maestra e ora riflette al vostro occhio l’azzurro dei cieli ora il fango dei pantani. E l’uomo che porta lo specchio nella sua gerla sarà da voi accusato di essere immorale! Lo specchio mostra il fango e voi accusate lo specchio! Accusate piuttosto la strada in cui è il pantano, e più ancora l’ispettore stradale che lascia ristagnar l’acqua e il formarsi di pozze….”

  30. Io invece ho appena finito di leggere il romanzo di un’autrice contemporanea, Rita Charbonnier, si intitola “La strana giornata di Alexandre Dumas” edito da Piemme. E devo dire che da tempo non mi capitava di leggere una storia così delicata, ironica, scintillante, scritta con maestria e rigorosa documentazione. Capita ogni tanto di trovare qualche perla preziosa nelle librerie. E’ un romanzo storico ambientato nella Francia di fine Ottocento, si parte da uno scambio di neonati per finire addirittura col mettere a repentaglio il trono del re. Lo consiglio a tutti gli amici che vogliono fare un tuffo nel passato e godersi una buona lettura.

  31. sì, il rosso e il nero, buona scelta. è anche il romanzo preferito da chi ha scelto i colori del milan calcio

  32. Lo so che è tempo di vacanze, di pensieri leggeri, di relax… però mi sento di dedicare qualche minuto ad una persona che non c’è più, e a tutte le persone che credono ancora che la parola possa servire.
    QUesto pensiero è dedicato alla ESTEMIROVA.

    Non te ne accorgi.
    Capita, capita mentre stai facendo le solite cose. Gesti ripetitivi come per esempio infilare la chiave nella toppa, chiudere il cancelletto del tuo palazzo, pigiare il tasto di chiamata dell’ascensore, entrare o uscire di casa.
    Definitivamente. Definitivamente.
    Non te ne accorgi.
    Non te ne accorgi perché sei come al solito scissa in due: una parte di te – il tuo corpo – compie meccanicamente e meticolosamente i rituali del mattino, del mezzogiorno o della sera, e l’altra parte – il cervello – sviluppa efficienza in programmi futuri: cosa farai oggi, cosa farai domani, dopodomani, fra un mese. Cerchi di scacciare da sempre quel momento.
    Non te ne accorgi ma ti arriva un brivido, non te ne accorgi ma sai benissimo cosa sta per succedere anche se non fai in tempo a pensarlo.
    E’ tutto ridotto ad una manciata di secondi, meno di un minuto.
    Accade che percepisci una frenata brusca e assieme un fotogramma: un fuoristrada bianco. E sai già. Sai già cosa sta per succedere.
    Si posiziona fra te e il tuo domani, quella manciata di secondi, a dividervi per sempre. Per sempre. Endorfine che viaggiano alla velocità della luce si impossessano dei tuoi centri nervosi in lampi, scosse, sudore.
    Come te lo immaginavi tu questo maledetto momento? Te lo immaginavi nitido, solenne, vicenda centrale, affare che dura e si marchia sul cuoio del Tempo? Te lo immaginavi in azioni soppesate, lucide?
    Invece no. Te lo immaginavi come lo hai visto fare altre volte. Come lo raccontava Anna, nei suoi diari 2003 – 2005. te lo immaginavi per quel che è, squallido momento che non si ricorda nemmeno nella faccia e nella mente dei tuoi aguzzini. Te lo immaginavi coi sibili che passano inosservati, che si confondono con mille altri fruscii e micro rumori, come per esempio di vestiti strappati, di piedi trascinati; te lo immaginavi con l’ esalazione polmonare, respiro e voce che non viene e non urla, che è sopraffazione e rassegnazione. Te lo aspettavi. Perché pur scacciando questo momento, questo squallido momento, rituale che non si conficca nemmeno più nelle retini del conducente di fuoristrada portatore di destino di morte, lo sapevi che sarebbe arrivato anche per te.
    Perché c’erano, c’erano i tuoi assassini, esecutori che non hanno disobbedito agli ordini, che non si sono ribellati. C’era e c’è chi deporta ancora i vivi in campi di concentramento anonimi, esecuzione sommaria, sibilo di arma da fuoco e via. C’era e c’è chi, vigliacco, non si chiede perché, non si chiede semmai esista soluzione diversa.
    Cara Estemirova, suono secco aspirato tra le corde vocali, capelli appiccicati tra grumi di sangue, sudore e freddo di pochi attimi Ceceni, dove tu hai voluto resistere, lottare, in quella Terra così martoriata, raccontatami da Anna Politkovskaija, che c’ero stata male da morire a leggere i suoi taccuini, a sentire su di me e dentro di me il momento del suo assassinio annunciato. Ma ora no. Ora no non voglio, non voglio che le mie carni siano pasto squallido di momenti in cui tutto finisce. Voglio resistere. Resistere. Voglio pensare che domani, domani sì, una donna resisterà e firmerà l’epopea di un vincitore finalmente diverso.
    Brindo a quel momento con la certezza che ci sarà. Quel giorno ci sarà in tutte le terre martoriate.

    Francesca Cenerelli, dedicato a Natalija Estemirova e a tutte le donne coraggiose, e anche alle madri argentine dei desaparecidos.

  33. Sono con te, Francesca. Tempo di vacanze o no, non bisogna mai mettere da parte la coscienza, anche se il corpo si riposa. I partigiani combattevano anche a ferragosto. Il caso della Estemirova è davvero penosissimo, ci dimostra per l’ennesima volta come il potere non esiti a schiacciare senza pietà quei piccoli grandi esseri umani che ne mettono in luce le “magagne”. Si dice che ci sia un’eterna lotta fra il bene e il male: ma dove sta il bene? A me sembra una lotta davvero impari. Ha la meglio sempre la cosa più schifosa, più cattiva, più idiota: sempre. Perché? Forse perché non bisogna mai metter da parte la propria coscienza, neanche in tempo di vacanza.

  34. cara Barbara X, è proprio col tuo contributo prezioso che questa lotta non si perde nel buio del male, che tenta disperatamente di riportare equilibrio… ho visto al tuo link il blog in cui ci sei tu… contributo prezioso, così, così soltanto riusciamo a salire sul piatto della bilancia, a non far peggiorare il mondo.
    un abbraccio.
    francesca

  35. io sto leggendo “La ragazze delle arance” di J. Gaarder, ma purtroppo il tempo è limitato a qualche mezz’ora la sera o al pomeriggio al sole (quando sole, figli e tempo a disposizione lo permettono)… Per quel che riguarda il lavoro, beh proprio pochi minuti fa ho detto ad un amico che la mia ‘professione’ è palafitticol-reporter-lettric-mamm-casaling-consiglier-rappresent etc.etc… insomma, tanti lavori ma scarsissimo profitto. In compenso però le gratificazioni sono tante… Vorrei sapere come fare per postare una mia foto in versione ‘racconta-storie-del-villaggio-palafitticolo-sul-piccolo-lago-verde’… No, non ho preso un colpo di sole… faccio veramente questo ‘lavoro’…
    Vedere per credere

    Buone vacanze!

  36. Un saluto particolare alla mia amica scrittrice Rita Charbonnier, che sarà presto ospite di Letteratitudine (insieme ad altri scrittori) per discutere sul romanzo storico… e sui loro nuovi rispettivi libri. Sarà un dibattito con quattro protagonisti.

  37. Ah, no, grazie a te Massimo che mi hai ospitata…
    alleggerisco fardello anch’io con contributo vacanzifero. ci prepariamo per un viaggio itinerante in Norvegia, fino al circolo polare. Quindi renne e Ibsen… qualche urlo di Munch e baccalà.

    E aggiungo per Barbara: sui colloqui virtuali coi maestri c’è sempre balsamo benefico. Io di solito consulto tre incredibili donne: Elsa Morante, Oriana Fallaci, Grazia Deledda. sono le migliori in fatto di consolazioni e dissipamenti di paure e dubbi. Riescono ad estrarre forza ance dalle rape come me!! anche se non sono mai stata sulle loro tombe…

  38. buone vacanze (tenendo presente il significato vero del termine latino va-catio )…io ho già fatto qualche giorno di mare, di mare siciliano, lo Ionio, profondo e azzurro più del cielo. ho “portato con me” Simenon, “la camera azzurra”che ho letto quasi d’un fiato….e poi “non vi lascerò orfani” di Daria Bignardi, davvero bella questa storia di affetti familiari e ricordi. buona lettura a tutti.
    chiara

  39. Bravo Salvo e auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii a Simo!
    Mumble: con i libri sono nell’Ottocento: ho finito per l’ennesima volta “Il Gattopardo” e “Storia di una capinera” e ho attaccato tutte le novelle di Verga. Tra poco verrete sulla MIA tomba…
    🙂

  40. Sto leggendo i racconti disponibili on line di Massimo Maugeri
    Molto belli, anche se non sono in tema con i pensieri vacanzieri
    😀

  41. Non mi piacciono il mare e le spiagge affollate. Preferisco luoghi di montagna con piscina. E’ lì che andrò il giorno in cui potrò permettermelo 😉

  42. Laura, confermo: “Lo scommettitore” di Bassini l’ho letto anche io, ed è veramente molto bello (per me superiore alla “Donna che parlava con i morti”).
    In questi giorni sto leggendo la Ortese (stimolato dal recente post, qui): in passato avevo letto solo il “Cardillo” (uno tra i più bei libri della letteratura italiana del dopoguerra, forse per me “il più bello”) e adesso sto finendo i racconti de “Il mare non bagna Napoli”. Vorrei poi leggere “il Porto di Toledo” e “Iguana”, ma li devo ancora comprare. Forse li porterò in vacanza al mare (se li trovo), ma per quello devo ancora aspettare il 10 agosto.
    Intanto sul mio mitico comodino mi aspettano due vecchi Murakami (“Dance, dance, dance” e “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”) + un gigantesco Foster Wallace di oltre 1.000 pagine: Infinite Jest.

  43. @Carlo …della Ortese ti consiglio anche “Alonso e i visionari”…Bellissimo!E di Remo ho letto tutto…Dal “quaderno delle voci rubate” a “Dicono di Clelia”…Struggente sempre, poetico, vero.
    @Federico…
    I racconti di Massi…poi… Peccato che in rete non ci siano tutti…Cambio di voci, di prospettive, di toni e dolori.
    Letteratura pura…che si trasforma in vita…
    Bravi!

  44. carlo s., infinite jest è bellissimo anche se è un tipo di lettura tutt’altro che estivo. ti sconsiglio di leggerlo sotto l’ombrellone. in alternativa, sempre di DFW, ti consiglio la ragazza dai capelli strani (minimum fax)

  45. però se leggi murakami e ortese puoi anche leggere wallace. l’importante è che la bibita sia molto molto lunga

  46. Ciao a tutti,io ho terminato da poco IL professore di desiderio di Roth,che mi è piaciuto molto,così leggerò anche gli altri che mi sono lasciata sfuggire di questo autore-fra cui Il fantasma esce di scena,tanto per votare il Lba a settembre con cognizione di causa-e poi “Scuorno” del mio amico Francesco Durante,interessante quadro sulla Napoli di oggi e a tratti ironico e divertente.In vacanza porterò:Le piccole virtù di N.Ginzburg,La vista da Castle Rock di A. Munro,La macchia umana di Roth,Mille anni che sto qui di M.Venezia ( questa è la storia che avrei voluto saper raccontare io,chissà se prima o poi ci riuscirò…) e un Simenon in lingua originale “Ceux de la soif” in italiano “Hotel del ritorno alla natura”.Ma primo fra tutti leggerò il celeberrimo”Identità distorte” dello squisito nonchè ottimo scrittore Maugeri.
    :-)))
    accetto suggerimenti ulteriori per le letture estive.

  47. Grazie dei consigli (Simona, grazie in particolare anche per il suggerimento di includere l’Alonso), ma tranquilli: che Infinite Jest non sia un libro da portarsi appresso lo suggerisce già la sua mole ed il peso di ca. 2 o 3 kg. (a occhio)! Leggerollo a la maison (forse a settembre).

  48. @ francescagiulia
    Scuorno mi è stato regalato, ma non l’ho ancora letto. Lo farò presto. Degli altri libri che citi quello della Munro è molto bello, anche se mi sono piaciuti di più i racconti della seconda parte (più classicamente “munroeiani”) che quelli della prima, che danno il titolo alla raccolta. Quanto a Roth, lascia perdere e leggi Bolano, che è moto meglio (consiglio interessato in funzione delle votazioni di settembre).
    Simenon poi va sembre bene, anche se “l’Hotel del ritorno alla natura” non è tra quelli che ho preferito.
    Che tu non abbia ancora letto le “Identità” del nostro anfitrione però è un’onta. Cerca di provvedere al più presto sennò potresti vedere cancellati tutti i tuoi commenti da questo blog (scherzo naturalmente) 🙂

  49. @carlo s. e vabbè nella lista estiva ci metto anche Bolano, così voto con maggior consapevolezza e mio marito sarà felice di sentrimi parlare sempre meno perchè immersa nella lettura,per la Munro ti farò sapere,Simenon per me è un mito,ho la necessità di intervallare le letture con un Simenon ogni tanto,”Le identità distorte” le ho tenute gelosamente da parte proprio per dedicarmici in estate con più tempo e attenzione….naturalmente dopo farò una minirecensione….tutta positiva!!!…così non mi depenna dal blog :-))))
    saluti carissimi

  50. @ Barbara X (o a chiunque altro sappia!!)
    mi sono riletta i commenti all’indietro… sì anch’io sono folgorata da Albert Camus.

    La peste è letteralmente uno dei migliori libri mai letti in vita mia…ti/vi volevo chiedere: Qua sul web si trova da qualche parte il discorso tenuto in occasione del Nobel Camus? ci terrei molto a leggerlo…

    Aggiungo nel bellissimo impasto di libri che state leggendo, i due che sto attaccando a morsi, con un piacere particolare…
    il primo è Insciallah, della Fallaci. l’ambientazione è il conflitto Israeliano-Palestinese, ma a leggerlo mi pare di ritrovarci lo stesso spirito, la stessa temperatura, le stesse persone, soldati bambini donne, dell’Afghanistan…. oggi guardando il “video” del soldato statunitense in mano ai talebani, mi pareva più che mai veritiero questo grande grandissimo libro scritto dalla Fallaci…

    il secondo è Martin Eden di Jack London, che mi è stato suggerito da Davide Sapienza (il curatore di questa nuova edizione). Jack London l’avevo un po’ dimenticato tra gli scaffali della gioventù. In realtà vale assolutamente la pena conoscere la sua vita, il suo pensiero, i suoi scritti. Non è come leggere Camus, ma davvero significativo è il suo impegno, la sua dedizione alla scrittura, smania quasi, di dover raccontare, e il suo impegno civile.

    Fatemi sapere di Camus per piacere!!

    un caro saluto alle bellissime persone, donne preziose che ho avuto modo di incontrare qui, sullo spazio di Maugeri, ma anche ai maschietti..

  51. Dal post sulle traduzioni: un omaggio a Massimo e agli amici di letteratitudine per l’estate:
    SENSATION
    Par les soirs bleus d’été, j’irai dans les sentiers,
    Picoté par les blés, fouler l’herbe menue:
    Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
    Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
    Je ne parlerai pas, je ne penserai rien:
    Mais l’amour infini me montera dans l’âme,
    Et j’irai loin, bien loin, comme un bohémien,
    Par la Nature, – heureux comme avec une femme.
    (Mars 1870)
    SENSAZIONE
    Nelle azzurre sere d’estate, io andrò per i sentieri,
    Punzecchiato dal grano, a pestare l’erba minuta:
    Sognatore, io ne sentirò la frescura ai piedi.
    Io lascerò che il vento bagni il mio capo nudo.
    Io non parlerò, io non penserò a nulla:
    Ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
    E io andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,
    Nella Natura, – felice come se fossi con una donna.
    (Marzo 1870)

    Arthur Rimbaud

  52. Rileggere Kafka non fa mai male, nè d’estate nè d’inverno. Rileggere IL PROCESSO in spiaggia, poi, fa un certo effetto. Provare per credere.

  53. carmine mi hai ricordato che avrei anche i racconti di Kafka da portare in spiaggia,ma con il programma che ho fatto credo che potrei svenire sotto il sole di tanta lettura…

  54. Da un mesetto, sto vivendo con grandissimo gusto narrativo nei Sette Regni, il mondo inventato da George R. R. Martin. Americano del 1948, democratico, sostenitore di Obama, esordì giovane nella fantascienza vincendo premi come l’Hugo e il Nebula. Dal ’96 si dedica a una saga lunga e complessa che si può definire “fantasy” ma che nulla ha a che vedere con i maghetti alla Harry Potter o i signori degli anelli o gli elfi o le spadine del potere. Siamo piuttosto dalle parti delle tragedie shakespeariane, una specie di fosco medioevo sui cui vivono (e muoiono) decine di personaggi che lottano per il comando e per l’amore, per il sesso e per il denaro, per la sopravvivenza e la vendetta. Volta per volta, a capitoli alternati, i romanzi di Martin presentano il punto di vista di uno di loro (un uomo, una donna, un bambino, una bambina) e così gli avvenimenti diventano tridimensionali: perchè noi lettori non siamo mai appiattiti sulle opinioni di un solo protagonista. Ecco allora che un “cattivo” diventerà pian piano “meno” cattivo, perchè prenderà profondità e spessore. E analogamente anche gli stessi fatti acquisteranno molte angolazioni e noi li vedremo da prospettive differenti, a volte radicalmente differenti.
    Martin scrive in modo solidissimo, dando vita a un mondo credibile, realistico e ricco di particolari vividi e importanti, che diventeranno essenziali magari trecento pagine più avanti, in una fittissima rete di rimandi che garantisce ampia tenuta all’insieme. E gli elementi autenticamente e tipicamente “fantasy” non solo si inseriscono con fluida intelligenza nel contesto ma si contano sulla punta delle dita di una mano.
    Dopo poche decine di pagine i personaggi cominciano a entrare nelle nostra pelle, di alcuni ci affezioniamo, di altri diffidiamo, di altri ancora proviamo disgusto, altri ci sfuggono, ma di tutti ci interessa la sorte. Come ci accade nelle tragedie di Skakespeare.
    (Finora, Martin ha scritto quattro ciclopici romanzi, il quinto dovrebbe essere imminente. E poi con il sesto e il settimo la saga finirà. Purtroppo Mondadori, che li pubblica in Italia, ha fatto uno scempio: ottime le traduzioni di Sergio Altieri ma demente la scelta editoriale di smembrare i quattro volumi originali in nove tomi, modificando i titoli e senza nessuna indicazione dell’ordine cronologico.
    Perciò, se qualcuno/a fosse interessato a questo capolavoro, può contattarmi al mio indirizzo luciano.comida@libero.it. Sarò lieto di suggerire come destreggiarsi nei meandri dell’imbecille edizione italiana)

  55. Sono con Carmine e Sandra nel sostenere sempre le letture (e riletture) di Kafka. Personalmente il Castello mi piace ancor di più del Processo, ma non dimenticatevi di America, anche se ancora più incompleto degli altri due. Meravigliosi anche i racconti.
    Quanto a Kafka sulla Spiaggia (niente a che vedere con lo scrittore praghese: trattasi di un adolescente giapponese dal nome di Tamura Kafka, scaturito dalla penna di Murakami Haruki) è uno dei più bei libri degli ultimi anni: magico, divertrente, di stupefacente fantasia, drammatico, ricco di personaggi straordinari e di storie che si intersecano l’una nell’altra in un puzzle che incanta il lettore.
    Grazie a Sandra per la segnalazione e il link (era stato da me anche votato qui per il literary award).

  56. finito Gaarder e “La ragazza delle arance”, ho cominciato ieri sera “La scuola degli ingredienti segreti” di E. Bauermeister… promette bene!

  57. Per Francesca e tutt* gli/le amche/ci di Letteratitudine. Ho appena finito di sfogliare uno dei miei volumi delle opere di Albert Camus. Naturalmente, tante sono le cose che colpiscono nei testi di Albert, ma stasera sono rimasta folgorata proprio da una frase di Discorsi di Svezia, un aforisma che non ricordavo: “Chi scrive è portavoce di coloro che non sanno o non possono parlare.” In un pugno di parole semplici, la definizione della Letteratura.

  58. Cari amici vi ringrazio di cuore per i bellissimi commenti (a partire da questo qui sopra, di Barbara, su Camus) e per aver condiviso i vostri programmi di lettura.

  59. Sono rientrato dalla vacanza.
    Nei prossimi giorni partirò di nuovo (ma per ragioni – aihmé – tutt’altro che vacanziere).
    Ma tanto… anche se non sono presente, grazie a voi, Letteratitudine continua a essere un blog vivo e vivace.
    (Lo ammetto: l’uomo con la camicia celeste è tutt’altro che indispensabile… anche all’interno del suo blog) 😉

  60. “Lei ha ragione, Rambert, ha proprio ragione, e per nulla al mondo io la vorrei distogliere da quello che sta per fare, che mi sembra giusto e buono. Ma bisogna tuttavia che le dica: qui non si tratta di eroismo, si tratta d’onestà. E’ un’idea che può far ridere, ma la sola maniera di lottare contro la peste è l’onestà”.
    CHE GRANDE…
    Barbara X, non so come ringraziarti, anche perchè condivisa nello stesso momento la passione per uno scrittore si centuplica in forza!!! link preziosi… il libro La peste, ce l’ho nella prima edizione italiana, copertina smangiucchiata temo dai topi… incredibile!!

  61. Ciao tutti!!!! chi viene con me a fare vacanze in Messico???….un po di febbre porcina+ tequila = cocktail del milenio!!!! :-))

  62. Da una postazione al volo,in un momento di nostalgia per letteratitudine,mando a Massimo e a tutti gli altri un bacio dalla fantastica Irlanda!!!!Spero di tornare presto a leggervi.
    Buone vacanze super a tutti!!

  63. Un bacio a te, cara Francesca Giulia. L’Irlanda è una terra bellissima.
    Fa’ buona vacanza.
    E la prima volta che entri in un pub, alza al cielo un boccale di birra e pensa noi!:-)

  64. Innanzitutto un augurio a tutti di passare un rilassante periodo di vacanze. Ne abbiamo davvero bisogno per ricaricare le batterie celebrali.
    Per quanto mi riguarda le vacanze sono per me ottime occasioni per scrivere perché gli spunti che offrono sono innumerevoli. Basta saperli cogliere. Un salutone in particolare a Massimo e Simona.

  65. Non è la prima volta che non vado in ferie.
    Le altre un po’ mi prendeva la saudade, stavolta, sarà la saggezza del vissuto, non mi frega più di tanto.
    Ma mi pongo una domanda: ferie, vacanze, significa staccare o andar via?
    Se è “staccare” dal lavoro, bhè basta poco; ma perchè staccare?
    Perchè non dovremmo avere ognuno di noi la voglia sfrenata, ogni mattino, di correre a lavorare?

    E “andar via”: per conoscere nuove culture, riempirsi gli occhi che nessuna foto potrà sostituire, o semplicemente per annullarsi, nelle ombre di culture “altre da noi”?

    Zappulla è stato qui, a Napoli.
    La sua presenza ha riempito i nostri cuori di Sicilia; mi ha si prosciugato un bottiglione di vino Auchan a 1 euro a gallone, ma mi ha riempito la mente di simpatia: avere Zappulla a pranzo è una grazia di Dio (Salvo non trovo più un cacciavite, mica te lo sei fregato? Voi siculi siete secondi al mondo nella scala dei cleptomani).

  66. @Francesco spero ti sia ripreso. Capisco che avere a casa una tale personalità ti ha un po’ scombussolato ma, via, emozionarsi così mi è sembrato esagerato. Sono un essere quasi umano anch’io, mica San Gennaro!!!

  67. Purtroppo pare ci siano in arrivo brutte notizie dalle Dolomiti: la nostra Simo, dopo il censimento dei cagnolini, quest’anno ha tentato di censire le api, andando a disturbare un favo sopra il ramo, con conseguenze disastrose.

  68. ciao didò, anch’io come te ho rifatto le ferie degli anni passati restandomene buono buono a casa e ti dirò che non mi è affatto dispiaciuto il non fare niente tranne a volte camminare, nuotare e spararmi decine di film… permettimi però di dirti che solo chi beve regolarmente bottiglioni di vino Auchan a 1 euro al litro può avere la voglia sfrenata, ogni mattino, di correre al lavoro; sarà per questo che io bevo solo Albana secca a denominazione d’origine controllata e garantita.
    mi sarebbe piaciuto essere con voi al tavolo, ironia e intelligenza saranno state sicuramente le pietanza più gustose di tutto il pranzo. (che la cuoca/cuoco non si offenda, per carità)

    letture o riletture: “il dizionario filosofico di voltaire”, sempre illuminante e “tre uomini in barca” per alleggerire il peso di questi nostri giorni, e un’occhiata ad “alzaia” di erri de luca, vero toccasana per l’anima

    un saluto a tutti
    stefano

  69. se devo indicare tra i molto libri, non è presunzione ma è realtà : sono una lettrice”onnovora” , uno molto, molto particolare che parla dei ” pensieri delle donne ” non solo del loro mondo per cui veramente tu durane la lettura sei” loro” e in ” loro” è” coccette per signore” di una scrittrice indiana anita nair , sconosciuta ai miei occhi ma dotata di una grande sensibiltà anche nel descrivere la condizione della donna nell india dei nostri giorni……due piccioni con una fava…..viaggio in un continente esoticamente lontano ma…. con delle donne non molto diverse danoi e con una domanda : si puo vivere senza un uomo??????????piu attuale di cosi…

  70. grazie maurizio del buon ferragosto – anche a te –
    pensierino vacanziero:
    aspettiamo tanto l’estate per le ferie – per il mare – per la montagna e tutto il resto che puo’ essere riposo – pero’ questo caldo afoso ed umido che sta facendo ora a roma mi sta un po’ disturbando – mi fa sentire ancora di piu’ la stanchezza e a volte non vedo l’ora che sia ottobre –
    comunque…..sto leggendo ancora Un cappello pieno di ciliege della fallaci – bellissimo, sembra un libro di storia, in alcuni punti un po’ pesante ma a me piace sempre leggere la Fallaci – e poi ho ripreso dalla mia libreria uno di Bevilacqua che non avevo finito di leggere – Una misteriosa felicita’ – e me li porto tutti e due in Umbria – dove sto andando per il ferragosto – spero di stare un po’ piu’ fresca e riposare il cervello che ne ho bisogno – un saluto caro a te maurizio e a tutti voi che leggete – baci baci anna

  71. Ho letto IL SUONO DI MILLE SILENZI di Emma La Spina, una sconosciuta scrittirce, ma scrittrice vera, che racconta le sofferenze che ha subito con le suore negli orfanatrofi dove da piccola è stata abbandonata. Un libro crudo, mai con descrizioni morbose di violenze, ma le immagini purtroppo e le percepisci.
    Un caro saluto Massimo, ti seguo da molto tempo, ma è la prima volta che lascio un post! Con molta stima, Sandra

  72. Ferragosto a zonzo in mountain bike… sosta nei miei amati boschi in riva al lago… meglio di così non ci può essere niente altro!
    Terminato il libro di Erica Bauermeister “La scuola degli ingredienti segreti” e la raccolta di ‘poesie’ di Domenico Cosentino “Meglio per tutti dare la colpa a me” (vi scongiuro di non comperarlo! io sigh ho dovuto farci la recensione!)… ora mi sto godendo “Il guardiano dei sogni” di Paolo Maurensig: splendido.
    ciao

  73. I francesi, sempre per assonanza, lo chiamano Monchèri (perchè il nostro Massimo è dolce come il cioccolato).

  74. Ciao Massimo ti seguo da veramente molto tempo, ma sempre molto silenziosa ho letto i tuoi interessanti post senza intervenire. Mi diletto a scrivere, e quindi sono una curiosa… 😉
    a presto. Sandra M.

  75. sono all’aeroporto in anticipo poiche’ mio fratello ha paura del traffico insomma, la solita storia. Ho un libro in inglese, qualcosa su un incendio; laprima parte non mi e’ molto chiara poiche’ sono disturbata da mille altri pensieri; la seconda non l’ho ancora letta. sono tentata di aprirlo questo libro, solo per darmi un contegno, ma la sola idea mi ripugna. opto per le parole incrociate.
    Accanto a me c’e’ una coppia giovane: lui bassino, un po’ tarchiatello; lei alta, bruna, i capelli fin sotto al mento, gli occhiali che le danno l’aria della segretaria tra il pignolo e lo zitellesco. Lui si alza, va in giro. Lei apre questo libro ma sono cosi’ presa dalla sua persona, che mi dimentico di leggere autore e titolo. dimenticanza grave poiche’ in genere sono molto incuriosita dalla letture altrui. tiene il libro con la mano sinistra. il pollice tra le pagine e il resto delle dita da supporto. guarda attentamente la pagina con l’aria di chi nonriesce a capire una sola parola di cio’ che legge, ma continuare e’ d’uopo poiche’ fa tanto inttellettuale, soprattutto alla sua eta’ , se non giovanissima, certamante giovane. La mano destra vaga languidamente dentro un contenitore cilindrico di patetine, quei contenitori da dove le patatine, quasi per miracolo. escono tutte ondulate. Il gesto e’ languido e solenne quasi quanto il gesto del prete quando innalza l’ostia nel momento della consacrazione. la patatina sottile e ondulata affiora dal contenitore tenuta appena tra il pollice e l’indice, mentre il resto delle dita sono proiettate verso l’alto, con il mignolo che raggiunge le massime altezze. Quando deve girare le pagine, per rimuovere l’eccesso di unto dai due polpastrlli, li sfrega l’uno contro l’altro: non posso verificare se funzioni o se qualche alone di unto rimane poiche’ il libro e’proprio all’altezza del suo naso ed io sono bassina. Insomma, quei gesti signorili d’altri tempi, ai tempi della ” Signorina Felicita”. Questo gesto e’ cosi’ solenne da sembrare persino irreale perche’ a questo punto mi chiedo come la signorina possa: leggere con concentrazione, afferrare una sola patatina in una confezione cilindrica, sostenerla con tale delicatezza, che pure richiede sforzo per l’artifiosiota’ del gesto, e portarla alle labbra, senza mai, e dico mai, distogliere lo sguardo dal libro.
    Dalla nostra uscita la hostess ha chiamato uno dei passeggeri per comunicazioni urgenti. C’e’ un altro nome che viene annunciato per lo stesso motivo. Sembra tutto tornare tranquillo, ma d’un tratto la voce tuona ancora, questa volta vogliono ANNUNZIATA.non afferro il cognome sbalordita da questo nome cosi’ fuori tempo e fuori spazio, ma anche lei deve presentarsi all’uscita per comunicazioni urgenti. La ragazza accanto a me mostra, prima un improvviso irrigidimento, poi un visibile rossore seguito da sconforto, manifestato nel gesto inconsulto di chi non sa che fare ma, ecco che all’orizzonte compare il compagno tarchiatello. Le da’ un bacio rassicurante sulle labbra, l’ aiuta ad alzarsi e la guida, sorreggendola, verso l’uscita. lei si piega verso il bancone come un giunco ed e’ cosi’ contorta da sembrare una “S” tracciata da un bambino che stia imparando le maiuscole, denotando un visibile e spesso imbarazzo. Vedo la hostess parlare, Annunziata si conterce, estrae il suo passaporto, c’e’ ancora un po’ di confabulazione ma eccoli tornare a sedersi entrambi accanto a me. Lui le parla all’orecchio, lei sorride un po’ languida, incerta se essere contenta che per un momento l’attenzione si sia accentrata su di lei, Annunziata. Ma la magia e’ un po’ sfocata: scompare il gesto languido della mano ed il libro viene decisamente riposto in borsa.
    La prima classe entra per prima, vedo scomparire Annunziata, ma eccola di nuovo, una volta che ho preso posto. e’ un aereo piccolo e tra la prima e la seconda classe c’e’ una tenda blu che viene chiusa con dei pezzetti di velcro dislocati in tre punti: alto, centro ed in basso. quello in basso pero’ non viene quasi mai chiuso. Io sono, guardando il pilota, in seconda fila a sinistra verso il corridoio. da quella posizione ho la visuale della prima classe, penultima fila, zona centrale, posti verso il corridoio. E chi c’e’ in penultima fila verso il corridoio? ANNUNZIATA.
    Ci servono la cena. prima che tocchi a noi di seconda, ho tutto il tempo di osservare Annunziata in prima. Stessi gesti solenni. e qui non si tratta piu’ di tenere una patatina tra il pollice e l’indice con il resto delle dita tutte verso l’alto, qui c’e’ l’uso del coltello, della forchetta, insomma un lavoro maggiore. Eppure, eccola li’ ANNUNZIATA, tutta apparata a festa come se invece di essere in un piccolo aereo da turismo, fosse alla tavola della regina d’inghilterra. Adesso io provo per lei questa profonda tristezza poiche’ nonostante la classe, lo stile, la superbia, il baronato o la contea, io sono certa che ogni volta che la chiamano, ANNUNZIATA! lei possa sentire questo schianto nel petto, come un colpo sparato a bruciapelo. Tale classe meriterebbe almeno Adalgisa, Margherita e perche’ no? anche Elisabetta

  76. Come sempre in ritardo leggo solo ora il post. Dalla finestra aperta guardo il mare che all’improvviso si agita scosso dal vento…(Licenza poetica ma è vero che si è alzato il vento e sofffia abbastanza.) L’estate è quasi alle mie spalle ma godo ancora di questi ultimi giorni di totale rilassamento nell’isola che mi è congeniale come una seconda pelle. Buone vacanze a Massimo e a tutti. Delia Morea

  77. @ Caro Massimo, oltre al boschetto che scorgo dalla mia terrazza, per
    ora le mie vacanze sono state solo toscane; anche perché, in estate a
    Siena e dintorni si riversa il mondo.
    In provincia poi, è tutto un fiorire di sagre ed eventi culturali come il Microfestival “Aut-Out” 3° Edizione dei Teartri incondizionati che si svolgerà nel paese di Montisi dal 27 al 30 agosto 2009.
    Buon cibo, vino e laboratori artistici che allieteranno le serate nelle piazze e nei castellari fino a tarda notte.
    Spero di riuscire ad andare al Premio PEN di Compiano (Parma), ma almeno per me c’è sempre un imprevisto dietro l’angolo!
    Comunque per farvi sorridere scrivo una filastrocca ironica, e chiedo a te Massimo,a Simo, Maria Lucia, Salvo e compagni, un tuffo nel mare, un passeggiata, una scalata in montagna in mia vece grazie.
    La vostra Tessy

    CALURA ESTIVA
    ——————————————————-

    Sapete gente che hanno escogitato
    i nostri onorevoli al Governo?
    Lo stanco e ingombrante pensionato
    per affrontare indenne la calura.
    —————————————-
    e scagionarlo da morte sicura,
    lo piazzeranno nel supermercato,
    tra il rosmarino e il pesce congelato.
    Esiste pure un’altra soluzione
    ————————————————
    concepita con geniale fantasia….
    Dal Ministero con zelo e premura,
    è pervenuta l’autorizzazione
    di alloggiarci un’oretta dal pompiere.
    ——————————————-
    Anche là, nella solida caserma
    c’è un bel fresco inoltre, c’è da bere.
    Insomma amici il Cielo sia lodato
    i problemucci nostri sono finiti.
    —————————————–
    Affrontiamo la mitica avventura
    sperando che non sia una fregatura!
    Io che per sorte sono un tartassato,
    suggerirei un consiglio più assennato.
    ———————————————————
    Onde evitare la probabile iattura
    forse sarebbe meglio un bersagliere.
    E se per caso poi scoppia un incendio,
    chi rimane a guardare il pensionato?
    Siena, 14 luglio 2004

    M.Teresa Santalucia Scibona

  78. Carissima Tessy,
    grazie per il tuo commento e per la bella filastrocca.
    Ti auguro di cuore di recarti al Premio PEN di Compiano… senza imprevisti!
    E se per caso dovessi passare dalle tue parti, ti chiederò di farmi dare un’occhiata al boschetto che scorgi dalla tua terrazza.
    Ti abbraccio.
    😉

  79. @ Salvuccio caro, cosa vuoi che portino via dalla mia modesta casa Massimo e Maria Lucia, forse un pò di libri? Magari… Per tutto il resto….. (purtroppo), hanno già provveduto alcune badanti scorrette…..
    Se però, ami il rischio e l’avventura, aspetto trepida.. anche te!
    @ Massimo caro, se verrai, non potendo chiedere al Sindaco di accoglierti
    al suono delle chiarine d’argento, o ti avveleneremo dolcemente a casa… o ti porteremo in quel di Sovicille, alla rustica “Osteria di Nonno GIULIO” immersa nel verde dei boschi….Ottimo Chianti e pietanze villiche e genuine.
    Insomma, comunque con noi, diverrai un imboscato… di rango!
    Intanto invocherò il nostro portentoso Santo Ansano, che da noi ti protegga e ti mantenga sano!…. alla prossima stupidissima filastrocca
    La tua rinsecchita Tessy

  80. l’estate per me è stagione di saggi, classici e riletture. e quest’estate mi hanno fatto compagnia jung e huizinga e lo zibaldone.

  81. Cari amici, vi ripropongo questo post estivo… e contestualmente ne approfitto per far riposare il blog per qualche giorno.

    Pubblicherò il prossimo post i primi di settembre…

  82. Qui, intanto, (se volete) possiamo raccontarci aneddoti, mettere in comune le impressioni sui libri che abbiamo scelto di leggere (o abbiamo già letto) nel corso dell’estate. Andare a scovare citazioni che riguardano, appunto, l’estate e le vacanze estive.

  83. Le vacanze le passo a casa. Dove volete che vada una vecchietta con un’ invalidità motoria del 100%? Ma non mi lamento. Il mio figlio maggiore ogni
    tanto mi porta a mangiare la pizza o il pesce ( a Pescara è buonissimo ).
    Poi ho i miei libri. Ho finito di leggere “I miti del nostro tempo” di Umberto Galimberti. Una lettura liberatoria da tanti pregiudizi. Appena qualcuno è disposto ad accompagnarmi in centro vado a comprare “Musicofilia” di Oliver
    Sacks. Buona giornata a tutti.

  84. Buone vacanze Massimo.
    Nelle mie prevedibili vacanze ho avuto il tempo della lettura. Terminato il saggio ‘L’altra mappa’ di Luisa Rossi (esploratirici, viaggiatrici, geografe), uno scorcio sul difficile cammino culturale delle donne, emarginate da scienza e arti, causa l’egemonia maschile. Qualcosa di leggero? ‘I giovedì della signora Giulia’ dell’ottimo Piero Chiara (confesso di averlo ignorato sino ad ora). Una rilettura per dimenticanza, di Kurt Vonnegut ‘Madre notte’, con inconfondibile stile riporta la riflessione sul nazismo e la causa della guerra e gli interessi dell’occidente.
    Non è che ho passato il tempo in libreria, ma quasi. Sono riuscita a regalare due libri e portarmi nuovi libri nel bagaglio. Il resto a dopo….saluti

  85. Letture e riletture delle mie vacanze tra Calabria e Sicilia (e brevissima permanenza a Londra).

    Due libri “siciliani”:
    Roberto Alajmo, “L’arte di annacarsi – Un viaggio in Sicilia”;
    Nino Vetri, “Lume Lume”, ambientato nella Palermo odierna. Pubblicato da Sellerio pochi mesi fa (come non ringraziare infinitamente Elvira Sellerio?…).

    Riletture:
    Bioy Casares, “L’invenzione di Morel”;
    Melville, “Moby Dick”, nella meravigliosa versione di Cesare Pavese;
    I Racconti di Čechov;
    Lorenzo Calogero, “Poesie”;

    Libri regalati:
    J. Roth, “La leggenda del santo bevitore”
    H. Hesse, “L’ultima estate di Klingsor”
    S. Vassalli, “Un infinito numero”.
    *
    Caro Massimo, devo la mia rinnovata passione per la Sicilia e la sua arte anche a te e a Letteratitudine. Ti ringrazio ancora e ti auguro uno splendido ferragosto! E auguri a tutti i letteratudiniani!

  86. E’ da molto che non passo da queste parti. In ogni caso buon ferragosto a tutti.
    Sto leggendo “The Dome” di Stephen King, bello ma prolisso. Con cento pagine in meno sarebbe davvero un buon libro.

  87. Sono fortemente allergica alle vacanze, che mi deprimono, e quindi niente ferie, tutto lavoro. Però (o perciò?) agosto è uno dei mesi più difficili dell’anno, e siccome da qualche parte ho letto che Proust cura le malattie, per il terzo agosto quasi consecutivo sono alle prese con un volume della Recherche, quest’anno “La parte di Guermantes”.
    E lo trovo decisamente adatto…
    Buone vacanze a chi le fa, e buon ferragosto a tutti (che volenti o nolenti quest’anno, mannaggia, cade pure di domenica)

  88. Caro Massimo, cari tutti…. buone vacanze!
    Domani parto in direzione Sud, alle Eolie, casetta mia, la vera vacanze e il vero riposo.
    Porto con me Fiume Pagano, delle bravissime Laura e Lory, e so già che è una scelta azzeccata, di cui vi saprò dire al mio ritorno.
    Buon ferragosto e soprattutto… buon riposo!!

  89. Rifuggo il caos e la confusione di luoghi sovraffollati, così come detesto i mostricciatoli da spiaggia ed i loro genitori, lungi da me i tormentoni musicali estivi che si sovrappongono l’uno sull’altro insieme ai gusti del palato che profumano di brace e salciccia. Un “tribalismo sociale” trasuda di emozioni e di sentimenti gregari al gusto macarena.
    Appollaiata su uno scoglio, in un area di costa ionica inaccessibile a chi non è esperto ed attrezzato, conficco l’asta del mio ombrellone fra le pietre. Le forme e le dimensioni di questi massi sono infinite, sagomati dalle acque e dal tempo fino a diventare sassi, innumerevoli sfumature di grigio li rendono unici e neutrali fra la strada, alle mie spalle, che costeggia, ed il mare. Il mio sguardo s’infila fra i loro interstizi, così come l’acqua del mare, fino a seguire a ritroso il loro percorso e ad arrivare alle onde che s’infrangono con forza o con dolcezza. L’istante successivo ritornano alla grande acqua, confinante, laggiù, con il cielo dagli azzurri intensi. Ogni tanto – ma non tutti i giorni – passa un gabbiano dalle bianche ali.
    Alterno alla visione di questo paesaggio, le mie nuotate verso il largo, qualche chiacchera con le amiche su politica e cinema, la lettura di libri splendidi come “La spiaggia” di Cesare Pavese e “Ragtime ” di E.L. Doctorow. Il primo è come il suo titolo, poetico ed esistenziale, simile ai quadri di Morandi o alle inquadrature di una raffinata cinematografia francese…
    Il secondo è anch’esso il suo titolo, ritmato, ricco di scene, di intrecci, di storia, fra poesia e neorealismo di un America in piena trasformazione; l’autore cita spesso il pittore Hoomer.
    Buone vacanze

  90. Premetto, io d’estate lavoro più degli altri mesi, quindi per me non si parla di letture sotto l’ombrellone o all’ombra di un pino.. ma dal momento che da sola credo di alzare la media dei libri letti in Italia e non riesco a stare senza leggere, mi aggrego.. In questo periodo ho deciso di rileggere un bellissimo libro di Bacchelli: Il mulino del Po. E’ stato bello riprenderlo in mano dopo tanti anni.. ho appena terminato il primo volume.. nel frattempo ho letto La mano di Fatima di Idelfonso Falcones, confesso che mi ha un po’ deluso, forse perché dopo La Cattedrale sul mare, mi aspettavo qualche cosa di più.

  91. Non aneddoti, ma la lettura/scoperta di una grande scrittrice e poetessa, Elena Bono, che vive dimenticata i suoi novant’anni in Liguria. È stata una grande firma della Garzanti negli anni 50 e dopo? Ha scritto drammi teatrali bellissimi, che sono stati rappresentati da compagnie importanti, romanzi e racconti. Mi sono letta quel capolavoro assoluto che è “Una valigia di cuoio nero” e sto affrontando il romanzo “Come un fiume, come un sogno”. Belle anche le sue poesie sui partigiani. Una grande mente, una sapienza oggi fuori moda, una ricchezza interiore straordinaria. Una religiosità che scava nel profondo, autentica. Uno stile meraviglioso. Invito gli amanti dei libri che valgono a scoprire o riscoprire questa grande scrittrice. I suoi libri, anche le Poesie, sono pubblicati oggi dall’editore Le Mani, Recco (GE). Ne vale davvero la pena. Buone vacanze a tutti.

  92. Io per la verità nzo allergica alle vacanze, è sto periodo che i quatrini sono allergici a me! E questo appunto provoca come effetto che le vacanze le fo in terrazza, giusto a fine mese qualche giorno al mare dai miei (mejo la terrazza).
    In compenso lavoro – per un ehm ihm uhm libro? Diciamo una pubblicazione ecco, – libro mi mette paura. Però su palloserrimi temi psicologici e della differenza di genere. Ergo le mie letture di questo periodo sono tutte del tipo.
    – manuale psicodiagnostico delli analisti amichetti delli psichiatri, no nemichetti
    – storia della psicoanalisi delle femmine anche recenti e ultree
    – freud abbastasi? o freud abbastano?
    – femmine a (s)passo coi i tempi.

  93. Ancora una settimana di lavoro e poi finalmente vacanza anche se breve!
    Ho finito di leggere “Patria 1978-2008 di Deaglio e presto inizierò a leggere “terroni” di Pino Aprile su suggerimento di una cara persona.
    Buon ferragoto a tuutti!!!

  94. Non intendo rovinarmi anche il 15 di agosto con qualche boiata spacciate per capolavoro. 🙂 Almeno per un giorno non voglio che saperne di libri autori e di smanie autorali. Solamente qualche lettura dal Dalai Lama, come sempre. E per il resto del tempo “a cento all’ora a trovar la bimba mia”. Aneddoti, niente. Un gentiluomo non parla, nemmeno per accenni.

    Buon ferragosto a tutti

  95. In queste vacanze ho iniziato a leggere “Il ladro di libri incompiuti” di M. Pearl, attratta dall’argomento e dall’amore che nutro per Dickens, ma, pur essendo una divoratrice di libri da quando ero bambina, mi sono dovuta arrendere: la lettura procede a rilento, dopo due settimane sono solo a meno della metà delle oltre 450 pagine di un libro che mi spinge, nonostante tutto, ad andare avanti, per le figure dei protagonisti, l’editore americano del romanziere inglese, James Osgood, e la sua contabile Rebecca, femminista ante litteram. Non demordo, credo che con le prime piogge dell’autunno arriverò alla conclusione.
    Aneddoti? Tanti piatti lavati in compagnia delle mie sorelle, affacciate ad una finestra che guarda sul mare, una distesa azzurra in un golfo sicilano, in una minuscola casa dove sulla terrazza abbiamo mangiato in 15 tutte le sere le specialità che gusto una volta all’anno, quando torno nella terra delle mie origini.
    E’ più leggero lavare montagne di posate e d bicchieri, in una sorta di catena di montaggio, una lava, una sciacqua, una rassetta, una ripone le stoviglie, quando di fronte si ha uno dei panorami più belli – per me – del mondo, e non il muro e le piastrelle del tuo cucinotto.
    Ecco forse perché non sono andata avanti tanto con il libro, era poco probabile riuscire a concentrarsi in un viavai di ragazzi e ragazze adolescenti – figli, nipoti, amici, impegnati nell’organizzazione di uscite, immersioni, biciclettate, escursioni, feste, shopping, nuotate al largo con il canotto…

    Sull’aereo del ritorno mi sono immersa nella lettura de “Le perfezioni provvisorie” di G. Carofiglio e mi sono lasciata ammaliare dall’inchiesta del commissario Guerrieri. Un libriccino blu, edito da Elvira Sellerio… ma di questo vorrei parlare nell’altra pagina dedicata a questa mia grande conterranea che da poco ci ha lasciato.

    Un saluto a tutti e buon ferragosto anche e soprattutto a chi lo trascorrerà in città.

  96. Plutarco, Vite parallele – Alessandro e Cesare (traduzione di Domenico Magnino – testo greco a fronte);
    Tahar Ben Jelloun, Amori stregati (traduzione di Anna Maria Lorusso).

  97. Io un aneddoto lo voglio raccontare. Una cosa che mi è capitata l’altro giorno: sono stato invitato da gruppo di poetesse, in età avanzata, a fare un giro in barca nei dintorni di Siracusa. Ero considerato l’ospite d’onore e le vegliarde smaniavano per declamarmi i loro versi sotto la brezza fresca delle acque cristalline (si fa per dire). Mi ero rassegnato a sottopormi al fatale martirio, come Cristo sulla croce, serio e compito, interessato e incantato da cotanto lirismo. Solo che a un certo punto, quando è arrivato il momento della contessa xxxxxx (evitiamo il nome per cavalleria), mi ha preso a braccetto e mi ha voluto accanto a sè sul ponte. Mentre la poveretta, concentratissima ed emozionatissima, era intenta a declamare, una virata brusca della barca me la fa piombare addosso e cosa succede? cosa succede? Nell’urto le cade la dentiera in acqua. Apriti cielo! Un dramma. Anche perchè vi erano incastonati un paio di denti d’oro. A tuffarmi per recuperarla neanche mi sfiorava il pensiero, considerato che sono un pessimo nuotatore.

  98. “T’alzi e t’avanzi sul ponticello
    esiguo, sopra il gorgo che stride:
    il tuo profilo s’incide
    contro uno sfondo di perla.
    Esiti a sommo del tremulo asse,
    poi ridi, e come spiccata da un vento
    t’abbatti fra le braccia
    del tuo divino amico che t’afferra.
    Ti guardiamo noi, della razza
    di chi rimane a terra.”
    (da Eugenio Montale – Ossi di seppia, Falsetto)

  99. Le mia vacanza è stata breve dieci giorni sono stata al mare mar Ligure riviera di ponente più precisamente Pietra Ligure . Alla mattina mi svegliavo alle sette facevo colazione andavo in spiaggia e facevo bellissimi bagni, il mare era tutto per me non c’era nessuno l’acqua era tiepida e limpidissima nuotavo fino alla boa. Pensavo riprendere a leggere il libro “leggere Lolita a Teheran” mi ha colpito particolarmente questo libro racconta le vicissitudini di un gruppo di studentesse in Iran che provano insieme ad una brava isegnante a leggere commentare e comprendere un libro bandito dal governo.

  100. Caro Massi,
    un buon ferragosto a te e a tutti di vero cuore.
    Domani mattina presto parto per le vacanze e ho una valigia straripante di libri…Bufalino, Ortese, qualche racconto di Moravia e la mia ultima scoperta: Patrik McGrath, che trasforma la psicoanalisi in materia narrativa. Seducente.
    A chiunque parta o resti qui, l’augurio di un riposo sereno ed estivo, con la compagnia delle parole, delle storie o della poesia…in attesa di riabbracciarci al più presto.
    Buone vacanze!

  101. Buon ferragosto e buone vacanze a tutti/e.
    Sto leggendo la Avallone e Pennacchi….. insieme.

  102. Riletto IL PROFUMO di Suskind, capolavoro assoluto.
    Scoperta: LA BAMBINA CHE SALVAVA I LIBRI di Markus Zusak, Frassinelli. Leggetelo, poesia e ironia, morte e dolore ai tempi del nazismo. Meraviglioso. Da tempo non piangevo per un libro.
    Classici: UNA VITA di Maupassant…
    Cerco nel frattempo di: scrivere – 🙂 – , andare al mare, curare l’otite, vedere amici e parenti che tornano/partono dalla Sicilia, festeggiare compleanni di nipoti, sorella, papà, amici, fare qualche viaggetto…
    Pant pant! E le chiamano vacanze.
    🙂

  103. L’estate è il periodo migliore per ripescare i grandi classici. Io sono alle prese con ‘L’uomo senza qualità’ di Musil.

  104. vacanze rigorosamente al mare…il mare nostrum, ovviamente…letture varie:ho appena terminato di leggere “Caracreatura” (forte ed appassionato) e “NATO IN SICILA “(di Enzo Russo), davvero bello ed intrigante. buone vacanze a tutti i “letteratudinari”

  105. @Salvo Zappulla
    Capisco che per te sarebbe stato meglio trovarti su una barca sperduto in mezzo al mare attorniato da splendide fanciulle, a poppa dell’harem poetico letterario, una di prende la mano, l’altra ascolta interessata persino il tuo labile respiro, c’è chi ti porge gli occhiali, chi ti sistema il cappello, chi ti accende la sigaretta, qualcuna vorrebbe massaggiarti i piedi, una virata e questa volta la “contessa” (già in topless) gridacchia del suo pezzo di sopra volato fra le onde… e tu affoghi perchè non sai nuotare bene, e allora tutte vengono a salvare te, che avresti dovuto essere il salvatore, con un costume a strisce bianche e azzurre… ciao SALVOOOOOOOOOOO

    @ Francesca Varagona
    I tuoi appunti sono meravigliosi. Forse perchè presi come uno schizzo veloce a matita su fogli di carta volanti, brevi attimi che racchiudono una grande intensità. Mi sono chiesta se quella piccola finestra da dove hai scorto l’ ” Infinito” (è questa la sensazione che sei riuscita a trasmettere!) è stata un apertura dovuta alla stagione estiva, alla temporaneità di giorni sereni e di buoni sentimenti, una finestra spalancata verso il domani, e se, al contrario, ti fossi affacciata d’inverno, fra i giorni che passano lenti e che segnano la ciclicità.
    Sei una scrittrice di talento. Auguri.
    Rossella

  106. @Rossella. Bellissimo quadretto. Sarebbe andato bene trenta anni fa (facciamo pure quaranta). Ormai le mie mire nei confronti del gentil sesso sono puramente contemplative.

    Un abbraccio.

  107. Mi sto godendo la Metamorfosi d Kafka e altri racconti sotto l’ombrellone. Non pensavo, ma è una vera goduria.
    Una buona fine estate a tutti.

  108. Quest’estate sono riuscito per la prima volta a vedermi con calma la Val Venosta (ci sono passato centinaia di volte per andare a sciare sullo Stelvio, senza accorgermi della bellezza dei luoghi). Ho scoperto un pezzo d’Italia meraviglioso. DA quelle parti si respira in maniera tangibile il distacco dalla patria originaria: l’Austria. Così ho affrontato alcune letture sul periodo storico relativo al periodo pre e post bellico, dal loro punto di vista. Molto interessante. Un punto d’osservazione che ovviamente non mi apparteneva. Purtroppo essendo i nostri riferimenti ormai romanocentrici, dimentichiamo altri interessanti pezzi d’Italia. Inoltre ho avuto la fortuna di conoscere Gianni Bodini, ottimo “narratore” della storia di quella terra. Tramite lui sono venuto a conoscenza dei “vari” musei presenti in zona realizzati da Reinhold Messner, tramite la sua fondazione Mountain Museum Messner. Messner ha scritto tanti libri sulla montagna che consiglio vivamente. Il suo modo di raccontare il ghiaccio è fantastico (consiglio in proposito di visitare il museo di Solda). Bodini, amico di Messner, è stato inoltre protagonista di un interessante racconto sulla vicenda di Otzi, la mummia del Similaun. Consiglio: se potete andate a vederla e a farvela raccontare presso il museo archeologico di Bolzano. Occorre tenere presente che è una delle scoperte più interessanti che siano mai state fatte da quando esistiamo. Otzi, infatti, ha più di 5000 anni.
    Concludo. Letture estive, che passano in secondo piano dopo l’esperienza in Val Venosta: “Bambini nel tempo” e “Chesil Beach” di Ian McEwan (un genio), “Il gioco dell’Angelo” di Zafon (preferisco “L’ombra del vento”) e qualche Maigret di Simenon (cavallo su cui non si sbaglia mai).

  109. Ciao Maria Lucia, LA BAMBINA CHE SALVAVA I LIBRI, l’ho inserito nell’elenco dei prossimi libri da comprare. SEmbra interessante (non posso fare diversamente dal momento che ritengo IL PROFUMO di Suskind il mio capolavoro preferito).
    Ciao Cristina, “Terroni” di Pino Aprile ? Non lo conoscevo. Ho ascoltato l’intervista che gli ha fatto Belle Grillo. Tesi impegnativa e difficile per chi ha sempre sentito un’altra storia . Molto interessante. E’ bene rivedere le cose. la storia ci insegna tante cose. Insomma, sembra che questi Savoia … Comunque da economista, mi informerò bene su quanto dice e scrive Pino Aprile, perchè, ripeto, sono tesi molto “impegnative”. Si sa che la storia, vista da varie parti, assume differenze anche sostanziali (lo insegna Amin Malouff con lo splendido libro “le crociate viste dagli arabi”). A parte tutto l’affermazione importante di Aprile è “le differenze che ci arricchiscono”. Dobbiamo meditare molto su questo aspetto (ha detto la stessa identica cosa Bodini in Val Venosta, dove parlano poco italiano).
    Ciao Salvo, divertente aneddoto. Però la dentiera avresti potuto provare a recuperarla, anche solo per finta. Quanti punti avresti guadagnato dalla siura contessa … 🙂

  110. Libri regalati a Londra pochi giorni fa, comprati in un negozio dell’usato:
    “Zen poems” (antologia di poesie a cura di Manu Bazzano);
    “Smoke and mirrors” di Neil Gaiman (raccolta di racconti, con anche alcune poesie e brani teatrali);

    Ho letto in aereo il giocoso racconto lungo di Camilleri (in regalo con l’ultimo numero di Stilos) “Il palato perfetto”, e inoltre, al ritorno, un volume di poesie di Valerio Magrelli, “Ora serrata retinae” e il breve romanzo “A spy in the house of love” di Anais Nin.
    *
    Aneddoto londinese di pochi giorni fa.
    Passeggiando con un caro amico in uno dei bellissimi parchi di Londra, tra boschi, laghetti, salici, querce, anatre, cigni, perfino grandi pappagalli… una vera bellezza insomma, si possono incontrare persone di vario tipo che corrono, camminano a passo veloce, giocano con i propri figli, ecc. ecc.
    Ma recentemente si è diffusa una nuova moda…
    Gruppi di persone “affittano” un militare graduato, il quale, in divisa, petto in fuori, scarponi anfibi e tutto il resto, urla addosso al gruppetto in tuta sportiva numerosi ordini, similmente all’imitazione di campi d’allenamento di guerra: flessioni, corse sfiancanti, scatti ginnici improvvisi, ed altre svariate torture…
    La voce guerresca era udibile anche a molta distanza, mischiata al verso delle oche e ai nostri commenti ironici a bassa voce.
    *
    Nuovi cari saluti a Massimo, a Salvo e a tutti.

  111. Gaetano,
    ti prego: pagami un gendarme di quelli ”tosti” e che, soprattutto, parli cockney stretto (do ya think ‘bout me, pal?! Shut your mouthhh and let’s work!”), ne ho bisogno per autodisciplinarmi un po’, se no qui inizio a lavorare nel 2011… ah ah ah…
    Salutoni
    Sergio
    P.S.
    Rob de matt. Glielo darei io il para’, a quelli… ma in galera a pane e acqua per un mesetto. Cosi’ si fa anche la dieta.

  112. Scherzi a parte, ho da poco finito il mio primo libro di Isaac B. Singer, ”Gimpel l’idiota”, una splendida raccolta di racconti. Eccellente. Singer e’ un grande e lo raccomando a tutti. Nonostante la stranezza che, sebbene lui scrivesse in yiddish, la versione italiana e’ stata presa dalla traduzione inglese – cosa veramente strana: una traduzione della traduzione. Inoltre qualcuno – mi e’ stato riferito – lo avrebbe paragonato al nostro Salvatore Niffoi. Sara vero? Ne sapete niente, amici di Letteratitudine? Se e’ vero e’ una pazzia: Niffoi e Singer sono fra lor distanti come l’Ariosto dal Tasso. O anche piu’.

  113. Io sto leggemdo “Il tamburo di latta” di Gunter Grass e il “Menu” di Segio Sozi, due grandi della letteratura, entrambi uniti dal filo invisibile della follia. Nel primo è il protagonista del romanzo ad essere fuso di cervello, nel secondo l’autore. Ciao Andrea, complimenti per essere capitato in questa gabbia di matti. Gaetano, sei stato in Sicilia e non sei venuto a trovarmi. Bravo, bravo.

  114. Ciao Maria Lucia, grazie ancora dell’ulteriore segnalazione (ma quante cose si apprendono in giro per il web …).
    Ciao Sergio, Singer è il maestro della letteratura yiddish. Paragoni con Niffoi (che è molto bravo) mi sembrano fuori luogo. Di Singer ti consiglio di leggere “Il Golem” e “La famiglia Moskat”. Poi se ti interessa la letteratura yiddish più “ortodossa” non è male la lettura di “Le storie di Rabbi Nachman” di Buber Martin. Poi ci sarebbe anche dell’altro.

  115. Ciao Salvo, mi sa che oggi è giorno di acquisti. Mi hai convinto: leggerò anche “Il menu” di Sergio Sozi. Grazie della segnalazione.

  116. @Andrea. Già che ci sei, rovinati del tutto e prenota anche il mio, in uscita a Settembre: “Il processo” edizioni Del Vecchio.

  117. Io ho letto, poco prima di partire (e sono appena tornato da una breve vacanza dolomitica, dalla quale sono tornato con interessanti letture sulla guerra del 15-18 combattuta lì, e vista dal punto dei locali, in special modo i ladini, che nonostante la parlata romanza si sentivano austro-ungarici fino al midollo, e come tali vedevano l’Italia come un paese invasore) un libro che mi ha colpito molto, direi quasi entusiasmato: il “Manuale di investigazione” di Jedediah Berry (Adelphi- 2009). E’ un mistery, ma allo stesso tempo un romanzo umoristico e grottesco, un onirico rompicapo con echi di Kafka, di Chandler, di Borges, di Chesterton, del cinema di Tim Burton, di Terry Gilliam, di Orson Wells e di Todd Browning, nonchè del mondo dei fumetti.
    Esordio interessantissimo (solo pochi racconti prima di questo libro, inediti in italia) di un giovane scrittore americano dall’umorismo molto “british” e da una splendida capacità visionaria.
    Cosa essenziale (per questo genere di libri): il finale non è affatto deludente (cosa che capita spesso, invece).
    Consiglio vivamente a chi dovesse ancor partire di metterlo in valigia; a chi fosse di ritorno, o non fosse partito per niente, come lettura tardo-agostana o anche settembrina.

  118. Ok Salvo, aggiungerò anche il tuo alla lista (però basta, che non si faccia più avanti nessuno, altrimenti rischio il linciaggio, figurativo, da mia moglie).
    Ciao Carlo S. Quest’estate a quanto pare abbiamo fatto un’esperienza simile (leggi quanto ho scritto questa mattina alle 9.58). Belle le nostre montagne.

  119. @andrea
    Sì, l’avevo letto. Ho fatto anche una gita sul Lagazuoi e ho perlustrato (con corda, caschetto e lampadina in fronte) le gallerie scavate sulla Cengia Martini, e può dare una minima idea di quello che passavano i militari (di ambo le parti) in quell’inferno, oggi un paradiso per gli allegri gitanti. Sono salito sul Col di Lana e visto il cratere di quell’esplosione che ha modificato il profilo di quella montagna per fare una stupida e inutile strage di nemici. Nei libri ho trovato magnifiche (e terrificanti) foto dell’epoca. La follia della prima guerra moderna.
    In Val Venosta ero stato alcuni anni fa, e la trovai anche io veramente e sorprendentemente molto bella (specialmente le valli che si aprono lateralmente su quella centrale).
    Un caro saluto.
    PS: vero che “su Simenon non si sbaglia mai”
    🙂

  120. @Carlo S.
    Wow, che esperienza. Gli effetti della 1° guerra mondiale, ho potuto constatare anch’io, sono devastanti. Una guerra di frontiera ma con molti elementi ancora tipici delle battaglie sul campo. Ho potuto apprendere meglio che cosa abbia significato la 1° guerra mondiale, leggendo “I quattro cavalieri dell’apocalisse” di Blasco Ibanez. E’ una vera e propria cronaca romanzata, perchè l’autore ha cominciato a scrivere nel 1917 (se non sbaglio). Attenzione: siccome molti hanno in memoria il memorabile film del 1962, che è ambientato durante il 2° conflitto mondiale, non sanno che il libro è ambientato durante il 1° conflitto. Comunque il libro è un capolavoro. Non ricordo se “I quattro cavalieri …” o “Sangue e Arena” (altro suo grande capolavoro) risulti essere il libro più venduto del XX° secolo (comunque uno dei più venduti, perchè negli ultimi anni c’è stato il fenomeno Dan Brown con “Il codice da Vinci” e la Rowling con il maghetto Harry Potter, che ha venduto più della Bibbia …). Scusa se ne ho aprrofittato per ricordare un grande autore spagnolo.

  121. Caro Salvo,
    mi è stato impossibile farti visita… Sono stato per soli tre-quattro giorni in Sicilia, e sul versante lontano dalla tua Sortino: in una specie di maratona ho visitato Palermo, Monreale, Modica, Segesta, San Vito Lo Capo…
    In bocca al lupo per l’imminente pubblicazione del tuo romanzo “Il processo”!

    Cari saluti, Sergio,
    e buon lavoro creativo (senza l’aiuto di militari inglesi…)!

    Caro Carlo,
    a Londra mi sono ricordato della tua grande passione per Sebald, quando, scorrendo i volumi della biblioteca d’un mio amico, mi è capitato tra le mani, in inglese, “Gli anelli di Saturno”, di Sebald appunto, ricco di suggestive fotografie relative al suo viaggio a piedi nella contea di Suffolk. Spero di leggerlo al più presto nelle edizioni Adelphi.

  122. Caro Gaetano,
    Sebald è un universo strano e affascinante, che unisce in modo indissolubile parole e immagini (rigorosamente in b&n), e dove al centro di tutto è la memoria (personale e collettiva). Uno degli scrittori più significativi di questi ultimi anni. Mi fa piacere che ti abbia incuriosito.
    Se ti piacerà ‘Gli anelli di Saturno’ ti consiglio poi di passare ad ‘Austerliz’, il suo unico “romanzo” vero e proprio (in senso tradizionale). Ma tutto ciò che ha scritto è memorabile.

  123. Primo romanzo letto dopo il 15, Gannaro Morra, “All’ombra della grande fabbrica”:

    http://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2010/08/18/all%e2%80%99ombra-della-grande-fabbrica-di-gennaro-morra-un-vero-scrittore-che-racconta-napoli-e-la-sua-malattia/

    Gennaro Morra, due parole su questo giovane autore: è nato a Napoli nel 1972 da genitori giovani e proletari, che avevano messo sù casa in un quartiere di periferia, nato e sviluppatosi intorno a una fabbrica siderurgica. Di sé l’autore scrive: “La mia venuta al mondo non fu proprio un evento felice, i medici non riuscivano a farmi uscire e allora tentarono con le maniere forti. Alla fine i loro sforzi furono premiati e io vidi la luce, ma una parte del mio cervello era danneggiata. Fortunatamente la lesione riguardava solo la zona dalla quale partono gli impulsi che controllano l’attività motoria, mentre le facoltà intellettive erano intatte. Niente male come inizio, no?…”

    Si parla di Napoli. Si parla di un giovane ventenne affetto da tetraparesi spastica nonché da un linfoma, per cui dovrà affrontare lo strazio della chemioterapia. Ma non è solo questo, c’è la lotta per l’ambientalismo, per una Napoli che non sia una fabbrica a cielo aperto; ci sono lotte generazionali fra padri e figli, e lotte in piazza.

    E’ un libro su Napoli. Non il solito romanzo. I motivi sono molteplici. Nel link indicato ne trovate alcuni. Direi che è un bel modo per iniziare il dopo ferragosto: un buon libro puo’ rimettere al mondo più d’un’anima.

  124. Finalmente sono riuscita a organizzare una vacanza in montagna. Ho portato con me un mucchio di libri. In questo momento sto leggendo il Meridiano Mondadori dedicato al grande Borges.

  125. Sergio – lo sai che ho dato lezioni di italiano a uno dei traduttori americani di Singer? Che in realtà è un immigrato polacco, uno degli ultimi madrelingua yiddisch.
    In queste lezioni abbiamo letto spesso la traduzione italiana da quella inglese, praticamente un altro libro, decisamente più banale.
    Ma trovare in Italia, qualcuno che legga e conosca molto bene l’yiddisch – un dialetto tedesco con i caratteri ebraici – è già difficile, trovarne uno che conosca così bene la lingua di approdo, che sia insomma un po’ scrittore a sua volta è titanico. Gli ebrei italiani sono più radicati, di quelli americani, che hanno spesso un nonno galiziano o giù di li:)
    Il paragone con Niffoi mi pare idiota. (Detto questo – io Singer non lo amo troppo, lo trovo oggettivamente adorabile, ma soggettivamente diciamo che non è il mio ebraismo).

  126. Sono tornata da poco da Budapest ed ora sono ad Ischia. Quest’anno mi sono concessa due vacanze, non lo facevo da molto tempo. Ho portato in viaggio “Tre camere a Manhattan” di Simenon che ho già finito. Simenon è sempre grande: scrittura densa per una storia di grande passione e di profonda indagine sull’amore, sull’esistenza, ecc.. Mi è piaciuto. Mi accingo a leggere “La storia di San Michele” di Axel Munthe, libro forse datato ma che m’intriga per svariate ragioni e…estrema ratio ho in valigia “Cuore di mamma” di Rosa Matteucci romanzo breve di una scrittrice che mi affascina per la sua personalità. Infine avrei tanto altro da leggere ma per il momento – in questo tempo fermo di riposo assoluto – vorrei anche dedicarmi alla scrittura. Buone vacanze a Massimo e a tutti. Delia

  127. Oggi leggo su La repubblica che a Londra a fine agosto ci sarà la prima mostra da mangiare intitolata “Cake Britain”. Quadri realizzati con materiali commestibili, marmellate arancioni, rossi pomodoro, ortaggi per i verdi, bianco panna, viola melanzana, giallo banana, pensate che i Mad artists vogliono proprio la fisicità, ovvero coinvolgere il visitatore
    in tutti i sensi.
    Ora, per una bizzarra analogia, e visto che per motivi personali non mi è stato possibile fare una capatina nei musei che non ho ancora
    visitato e che desidero ardentemente vedere – come il MOMA di New York -, dal momento che sono rimasta sulla costa ionica della mia Sicilia, in questi giorni di vacanza ho sentito riaffiorare in me un certo primitivismo.Positivo.
    Mi rilasso con bagni a mare che lasciano il sale sulla pelle, i capelli arricciati, liberi, un profumo di iodio inonda le mie narici, e mi piace ascoltare l’onda che spumeggia, o l’acqua che zampilla da fontane di piazze assolate, nude e solitarie, nelle ore del dopopranzo, proprio quando
    la luce abbaglia le facciate di chiese e antichi palazzi come fosse il taglio verticale di una spada. Metafisico.
    Nella penombra della mia cucina di una casa di campagna, assaporo la pasta alla norma, cucinata con salsa di pomodori freschi, melanzane fritte, una spolverata di bianca ricotta salata e basilico sminuzzato,
    appena colto dalla pianta, tanto per deliziare palato, olfatto e vista.
    Struggenti riflessioni s’impossessano di me sulla civiltà. Credetemi.

  128. In questo periodo, in cui si avvicinano gli appelli accademici di Settembre, la letteratura è divenuta per me l’alternativa ludica, il diversivo rilassante ai testi del mio prossimo esame…
    È curioso l’osservare – quasi “alla Zeno Cosini” – le proprie impressioni e sensazioni nel passare da un approccio cognitivo “impegnato” (seppur piacevolmente, amando la materia che sto preparando) ad uno puramente edonistico ed “improduttivo” (sebbene le letture “di piacere” siano comunque i Canti di Leopardi e i Sonetti di Petrarca); ed è ancor più curioso il comprendere come le due dimensioni necessitino l’una dell’altra, in un continuo e positivo processo dinamico di integrazione e completamento…

  129. Studente che Studia… 🙂 mi fa pensare al carissimo Totò.
    Le letture amene accompagnano sempre quelle per dovere. Anch’io infilavo Bram Stoker o Dumas o Simenon o la Christie o Camilleri tra i manuali di filologia o di letteratura pur amatissimi. Così si impara a studiare ciò che si legge per diletto e a sdrammatizzare ciò che si deve leggere per imparare…
    Rossella, bella la tua nota così sensoriale… abbiamo bisogno, specie in estate, di recuperare il nostro rapporto con la natura attorno a noi e in noi.

  130. cari letteratudiani,
    questa chicca di letteratura per Voi, in ricordo di Gesualdo Bufalino

    IL CAVALIER MISTRETTA.
    Quando giunge luglio da noi e nelle cisterne senz’ombra l’uccello fulminato precipita, e la stoppia brucia da sè; quando la gente fa buio nelle stanze e si strappa le vesti e si sdraia a terra e pensa che è meglio morire; ebbene proprio in quel tempo, il cavalier Mistretta si avventurava, col suo vestito bianco, la paglietta, la sediolina portatile sotto il braccio, nel parossismo di luce.
    Non temeva nè Pan nè le Menadi; non avvertiva gli estri e gli enigmi dell’ora. Immacolato, placido , senza una stilla di sudore sulla fronte, sistemava l’inseparabile trespolo, e vi sedeva in precario equilibrio e , cavato fuori dalla tasca l’ultimo numero del COrriere di Catania, si sprofondava nella lettura.
    (da MUSEO D’OMBRE di Gesualdo Bufalino)

  131. @Maria Lucia Riccioli…
    “Totò, Peppino e la Malafemmina”, scena della “lettera”: un capolavoro insuperabile di genio attoriale del duo Totò-Peppino De Filippo: poesia pura.
    Per le mie letture, ho scelto la sublime musicalità dei versi di Petrarca e Leopardi per bilanciare il peso del corposo lessico tecnico-specialistico dell’esame di Storia Della Critica d’Arte…

  132. La “lettera”… capolavoro assoluto.
    Sto guardando SIAMO UOMINI O CAPORALI? Assolutamente da vedere. Filosofia dolceamara, comicità intelligente, attorialità insuperabile.
    Petrarca e Leopardi… le vette della lirica italiana.

  133. Nonostante l’estate in Mondadori qualcuno ha aperto gli occhi e sta facendo un esame di coscienza. E’ purtroppo l’unico, Vito Mancuso. Gli altri stannobenen incollati alle tasche del Cavaliere. Direi che c’è di che meditare e molto anche.

  134. @Maria Lucia Riccioli:
    trovo che anche la scena della “lettera” rivesta di geniale comicità l’amarezza del suo contenuto, ossia il cinico diniego di una relazione fondata sul sentimento autentico, in nome di convenzioni socio-economiche e pregiudizi classisti (il nipote-studente è fidanzato con un’attrice di rivista).
    Trovo in ciò una qualche analogia con uno dei motivi ispiratori della lirica amorosa del Petrarca: essa nasce in antagonismo alla società in cui viveva il poeta, nella quale i matrimoni erano per lo più combinati dalle famiglie d’appartenenza – per ragioni patrimoniali, commerciali o politiche. Così, se due giovani erano segretamente innamorati, ma poi venivano promessi ad un’altra persona, erano costretti a lasciarsi e a rinunciare ai loro progetti, con sofferenze che avrebbero segnato il resto della loro esistenza.
    Ebbene, il Petrarca è tra quei letterati (di cui i Rimatori Siciliani restano i geniali pionieri) che compie il “salto” estetico (ed etico) nella rappresentazione della psicologia amorosa maschile: una svolta di enorme portata (anche sociologica), che smantella la retorica guerresca dell’eroe-amante che “si guadagna” in combattimento la donna-premio-oggetto.
    La potenza espressiva del verso petrarchesco restituisce così alla poesia la mimesis dello struggimento amoroso dell’animo maschile, nei confronti di una donna che è ora divenuta persona – essere umano par suo -, attraverso un realismo ed una profondità degni di un saggio moderno di psicoanalisi…

  135. @ Maria Lucia Riccioli e Studente Che Ripassa
    Scusate se mi intrometto, ma non riesco ad entrare nell’analogia fra Petrarca, Totò e Peppino, la madonna del dolce stil novo e la marisona maggiorata del film di C. Mastrocinque. . .
    Insomma Totò rimane un attore immortale soprattutto per la sua genialità, corporale e mentale (oltre alle sue doti di signorilità innata), oh perbacco ma pure Petrarca, che ci vogliamo dimenticare del Principe e delle Principesse, anche se non ho mai capito se alla fine, dopo tutte le lettere d’amore e i sonetti scritti, è arrivato a conclusione, oppure l’amore cavalleresco in quanto tale … ma permettetemi, “Totò Peppino e la Malafemmina” è un bel film soprattutto per come duettano i personaggi fra loro, c’è ancora il sapore di un buon teatro, di una recitazione ben contenuta e senza sbafi, il meridionalismo di Totò è ancora fine. Purtroppo le cose con il tempo cambieranno.
    Per lo Studente Che Studia (anche se sembra e scrive come un professore): ma si può sapere quale libro così ostico sta leggendo che riguarda la Storia della Critica dell’Arte? Le assicuro che l’argomento è straordinario, non ho mai letto libri che non avessero suscitato il mio profondo interesse, si magari è necessario essere un pò addetti ai lavori, ma non sembra uno appassionato di altro.

  136. @Rossella
    Mi sono espresso male – e mi scuso per il mio non saper affatto scrivere in Italiano – riguardo all’esame di Storia della Critica dell’Arte: sto invece trovando estremamente intrigante, dal punto di vista linguistico, la messe dei termini tecnici che incontro via via nelle pagine dei testi d’esame… purtroppo è la mia superficialità che mi ha portato a contrapporla, in maniera indebita, alla lingua di Petrarca e Leopardi.
    Mi scuso anche per la rozzezza e la totale infondatezza dell’accostamento – frutto di presunzione tipicamente studentesca in materia di sociologia, peraltro di sapore pseudo-marxista – tra l’amore negato (almeno inizialmente) in “Totò, Peppino e la Malafemmina” e quello idealizzato nella poesia amorosa del Petrarca.
    Sono veramente mortificato per tutte le castronerie che ho scritto: me ne scuso e ringrazio per le giuste osservazioni sui miei conati di scrittura… D’ora in poi mi limiterò a leggerVi, come avevo fatto più saggiamente sinora…

  137. @ chi studia
    Ehhhhh la vera maestra è la vita!
    In primo luogo mi ha insegnato quanto siano sbagliati e deleteri i giudizi
    su chi e su cosa non si conosce abbastanza.
    Di solito questi “comportamenti mentali” sono accompagnati da pregiudizi e, mi creda, caro ragazzo, non c’è palla al piede peggiore per la cultura che, in quanto tale, dovrebbe essere aperta, libera, priva di schemi, attenersi ad un requisito morale (intendo tomisticamente) non sudlomente guidato dagli istinti e dall’ego che, se ha una posizione d’ influenza e di potere sul prossimo, può determinare penose situazioni esistenziali sulle quali c’è poco
    da ridere. Davvero.
    In secondo luogo la vita mi ha insegnato, dopo aver fatto conoscenza, quat’è importante distinguere e tuttavia rimanere centrata; potrebbe persino diventare interessante paragonare le mosse di Totò con il modo di ballare di Micheal Jackson, sicuramente l’intelligenza di Totò non avrebbe temuto una danza da fare insieme. E’ solo un esempio.
    Le auguro quindi, mio caro professore, di continuare a fare scoperte meravigliose sulle arti, sui parallelismi che intercorrono fra loro,
    ma anche sulle cose e sulle persone.
    Rossella

  138. inoltre il mio obbiettivo è approdare al terzo luogo, non più fatto di errori e di vocaboli.

  139. @ Studente che studia
    Continua a intervenire, please. Mi piacciono molto i tuoi interventi. Ed in bocca al lupo per gli esami.
    🙂

  140. Studente che studia: continua a scrivere… e dicci anche della Critica dell’Arte.
    Rossella: anche io aspiro al terzo luogo, dove voglio trovare Petrarca e Totò che cantano “Chiare, fresche e dolci acque” accompagnati al mandolino da Leopardi.
    Manuela: I LOVE BORGES. Il Borges poeta è straordinario, oltre a quello saggista e narratore.

  141. Io sono alla prese con Stefan Zweig e il suo Momenti Fatali, un misto tra storiografia, romanzo, biografia e scienza del calcolo delle probabilità. Conoscevo Zweig per Freud ma è la prima volta che leggo un suo libro e me ne sto innamorando. Aneddoti? In giro per la gialla toscana (per me la Toscana è gialla, non verde) ho avuto modo di studiare per qualche ora i meravigliosi senesi (ne ho scritto e ne scriverò ancora sul mio blog http://arlequinade.wordpress.com/2010/08/24/la-porti-un-bacione-a-firenze-cronaca-di-una-settimana-toscana-3/) tra cui un salumiere fotocopia di Bill the Butcher in Gangs of New York che avendo in odio chiunque fotografi l’interno della sua bottega (Una gioielleria di salumi) punta un faro da 20.000 watt addosso a chiunque indirizzi l’ombra di un flash lì dentro. Meraviglioso!

  142. Ci sono libri che ti mettono in ginocchio, che ti sollecitano alla misericordia perchè la salvezza nel presente, la pace , la calma, ne può venire soltanto dal perdono. Ci sono libri che nella drammacità dei fatti ti commuovono, ma soltanto nei momenti in cui leggi la pagina, ma ci sono libri che ti imprigionano
    e ti coinvolgono nella mente e nel cuore fino a farti sentire corresponsabile anche se a quei tempi non eri ancora nata, ti fanno sentire un senso di umana appartenenza.
    Questa capacità è forse di coloro che scrivono della loro vita e conoscono anche il mestiere di scrittore, di colui che sa far parlare anche un oggetto, come un fazzoletto, o uno sguardo e narrarne la storia.
    Questa “scrittora” è Herta Muller . Io ho trascorso l’estate con lei, con il suo SGUARDO ESTRANEO e L’ALTALENA DEL RESPIRO.
    Libri forse non adatti per la leggerezza delle vacanze, ma forse giusti per la mia solitaria estate. Un libro penso vada scelto non secondo la stagione ciclica, secondo il corso del sole, ma guardando il cielo della propria anima.
    Ciao a tutti e un settembre di rimpianti e di speranze ossia di spazi che vanno oltre i progetti che impegnano sul “Fare”.

  143. Ciao studente che studia( ma non troppo) giusto per trovare anche il tempo di parlare con i protagonisti della letteratura e rendere vivi e meno retoriche “Le care ,fresche e dolci acque” che con 40 gradi sono proprio quelle che ci vorrebbero nel giardino di casa quando il caldo dello scirocco, attraversato il deserto politico economico sociale morale viene a scaricarti la polvere sul terrazzo di casa mentre stai assaporando un’aranciata, forse a base di idrolitina.
    Sei uno studente eccezionale, di quelli cui lo studio non ha il sopravvento sul potere personale della mente.
    Va bene anche per grammatica e sintassi che ormai hanno la funzione dei tatuaggi.

  144. Mela Mondi, verissimo: i libri seguono le stagioni e i cicli del nostro essere profondo.
    Leggere è “ludico” proprio perché va oltre i progetti improntati al fare, all’avere, all’ottenere. Leggere è essere (ricordate Fromm e il suo ESSERE O AVERE? Libro letto qualche estate fa).

  145. Grazie,Maria Lucia Riccioli, per avere scritto quel che hai pensato leggendo il mio post.
    Quando si leggono i commenti si pensa sempre a qualcosa, ma a volte ,per motivi vari, non si commentano i”commenti” invece, andare per commenti è vedederci sempre più chiaro, si instaura un processo che dall’oggetto porta al concetto e se ne esce arricchiti.
    Nel caso in cui nel ciclo del tuo essere profondo (espressione bellissima) emergesse la figura di un nonno, un “mito sfingeo”, mi permetto di segnalarti la lettura di un romanzo di Mela Mondì Sanò “Alla corte del nonno masticando liquirizia” ed Agemina, un cammino tra l’essere e l’essenza, tra verità ed apparenza, e se vogliamo anche tra essere ed avere se con avere indichiamo quelle posizioni priviligiate che non vorremmo mai perdere.
    Peccato però che “non è un libro da leggere sotto l’ombrellone”, ma…. l’estate è…. quasi finita.
    Ciao, buona serata!

  146. Signore,
    Vi prego,
    sono costernata!!!! non volevo intimidire il nostro studente, nè inibire il professore. Mi piacerebbe comunque conoscere il nome di questo Studente, dietro la maschera non so proprio se abbia finito con la stagione dei brufoli, o se un pelo morbido di lupo esperto copre le sue mani . . . Adesso però ci osserva, tutte quante, queste donne che conoscono Borges, Totò, e l’idrolitina…

    firmato M.de Pompadour

  147. Non per voler fare a tutti i costi la voce fuori coro, ma io leggo parecchio durante tutto l’anno. In estate preferisco dedicarmi agli sport acquatici e ad altro in modo da ritornare carico a settembre per rimpinzarmi di buone letture.

  148. Quando a settembre riprenderò a leggere terrò conto dei vostri ottimi consigli.
    Saludos e gracias.

  149. hi, my name is lucas and I live in Spain. I’m sorry but I can read Italian but I can write well.
    About books and summer, at the moment I’m reading an Irwin Shaw’s novel – “Lucy Crown”, first published in 1956.
    It’s about a wife and mother—the eponymous character—who, in the summer of 1937, begins an affair with a young man whom the Crowns have hired as a companion for their fragile son Tony.
    Lucy Crown’s deliberate act of infidelity and betrayal, which is witnessed by Tony, leads to the disintegration of her marriage and complete estrangement from her son. Only a chance meeting with Tony in a bar in Paris, France in the 1950s leads to a partial reconciliation of mother and son. Lucy learns that Tony is married with a son and actually living in Paris as an artist. She immediately sees through his façade and realizes that, while keeping up appearances, he is leading an unhappy life. Together they visit his father’s grave in the small French village where he was shot by a sniper during World War II.

  150. Beh, se Studente che Studia ha finito di Studiare nell’Era Quaternaria, so’ fatti sua…
    🙂
    Io sono ancora in vacanza e di maschere poco mi cale. Le mie facoltà deduttive sono poco ricettive e… in ogni caso stiamo parlando di libri e di Totò!
    Mrs Darcy

  151. Rossella, grazie. Ricambio la cordialità.
    Lucas per piacere traduci…..
    A questro punto sarebbe d’obbligo il temino della scuola elementare “Racconta come hai trascorso le vacanze”
    buon racconto a tutti ma non dimenticare i colpi di scena…

  152. L’estate è il periodo migliore per leggere. Tra luglio e agosto mi faccio una scorpacciata di libri che innalza la mia media annua di lettura.
    Poi come spesso mi capita mi “fisso” con un autore e leggo o rileggo la sua intera produzione. In questo momento sono alle prese con Sebastiano Vassalli.

  153. Hi Lucas! Welcome here… write when you want. I’ll try to translate but: learn Italian!
    🙂
    I’d like to learn Spanish indeed: I can read it a little but I can’t write it…
    Hasta luego…

    Ciao, mi chiamo Lucas e vivo in Spagna. Mi dispiace, so leggere in Italiano ma non so scrivere bene.
    A proposito di libri e d’estate, al momento sto leggendo un romanzo di Irwin Shaw, “Lucy Crown”, per la prima volta pubblicato nel 1956.
    Narra di una donna moglie e madre – il personaggio eponimo, che dà il nome al libro — che, nell’estate del 1937, inizia una storia con un giovane che i Crown hanno assunto come compagno, assistente del loro fragile figlio Tony.
    L’atto deliberato di Lucy Crown (infedeltà e tradimento), di cui è testimone Tony, conduce alla disintegrazione del suo matrimonio e alla completa estraneità del figlio. Solo un incontro decisivo con Tony in un bar a Parigi negli anni ’50 porterà ad una parziale riconciliazione di madre e figlio. Lucy apprende che Tony è sposato ed ha un figlio e che vive a Parigi facendo l’artista. Immediatamente la madre vede oltre la maschera e si rende conto che, pur mantenendo le apparenze, Tony conduce una vita infelice.
    Insieme visitano la tomba del padre nel piccolo villaggio francese
    dove fu ucciso durante la seconda guerra mondiale.

  154. Da tre mesi mi sto dedicando a due tipi di lettura, diversi e complementari.
    Uno tutto narrativo, pieno di fatti e personaggi e storie e trame e sottotrame, che dunque soddisfa (almeno volta per volta) la mia insaziabile fame di romanzesco: sto ri/leggendo l’intero ciclo a fumetti di Magico Vento (scritto da Gianfranco Manfredi), assaporandolo quasi d’un fiato come un immenso romanzone in 130 capitoli, cosa che non poteva accadere quando lo leggevo mese dopo mese, albo dopo albo acquistato in edicola, nell’arco di tredici anni. E mi pare che (nella mia vita) non sono mai stato tanto a lungo tutto di fila con un’unica opera, forse quando lessi da cima a fondo la Recherche di Proust o la saga di Fantomas di Souvestre e Allain. Magico Vento è (per chi non lo conosce) un western che fonde avventura e storia, politica e miti indiani, mescolando i protagonisti “inventati” ad altri “veri” come il generale Custer o Emily Dickinson, in un’ottica nettamente di sinistra.
    Le mie altre letture sono state più o meno saggistiche: un’intervista (Tra Dio e il cosmo, edita da Laterza) col grande teologo Raimon Panikkar (la sua morte di alcuni giorni fa mi addolora molto), La libertà dei servi (di Maurizio Viroli), L’egemonia sottoculturale (di Massimiliano Panarari), qualche capitolo della Storia della guerra civile americana di Raimondo Luraghi, la biografia del Ramones di Jim Bessman, un testo sulla Hollywood criminale che mi serviva per l’horror su Phil Spector e Charles Manson che ho finito di scrivere, qualche poesia di Emily Dickinson e di Giorgio Baffo, il Vangelo di Matteo, la Lettera ai Romani di Paolo, la Psicologia del male di Piero Bocchiaro, la Lettera a un amico tedesco di Albert Camus, Da Barth a Barth – Per una teologia all’altezza dei Simpson (di Brunetto Salvarani, divertentissimo e serissimo teologo valdese), Controcanto di Marco Revelli.

  155. Luciano… complimenti per la mole e la profondità delle letture…
    Io sono alle prese con un saggio di Walter Binni su Ugo Foscolo, sto (ri)leggendo LE NOVELLE DELLA PESCARA di D’Annunzio e anelo a una lettura più amena…
    Un consiglio: FEUDO DEL MARE di Marinella Fiume edito da Rubbettino, romanzo in cui l’autrice adombra la propria esperienza di sindaco in un comune di Sicilia durante la cosiddetta “stagione delle donne”, seguita alle stragi del 1992 e a Tangentopoli e precedente l’epoca attuale.

  156. Una lettura amena, Maria Lucia?
    Prova con i don Camillo? L’edizione integrale di tutti tutti i racconti (la trovi in tre volumoni Rizzoli, con tanto di indici, commenti eccetera) è un pezzo di storia italiana divertentissima (con tratti drammatici e tragici), scorrevolisse come un torrente, zeppa di momenti dalla comicità fragorosa, scritta con una lingua semplice ma saporita, una pagina che tira l’altra come le tonde succose ciliegione di una campagna tradizionale, storie assai più tridimensionali dei film con Cervi e Fernandel.
    Che tu stia a destra o a sinistra (io, la seconda che ho detto), Guareschi resta un narratore ruspante e frizzante.
    (E molto, molto meno superficiale di quanto si possa pensare)

  157. DonCamillo resta uno dei miei più piacevoli ricordi di incontro con la letteratura della mia infanzia. Amavo gli umoristi in particolare: Guareschi, Carletto Manzoni (Chico Pipa, Il Sig. Veneranda,…: nessuno li ha rieditati di recente?) per non parlare poi di Campanile. E fra gli stranieri Jerome e Woodehouse, Daudet e il suo Tartarino…. Che ricordi!

  158. tra le altre cose quest’estate ho ripreso in mano alcuni libri di Pirandello, un maestro sempre attuale.

  159. Sono d’accordo con Giacomo e Luciano. Reclamo anch’io il Letteratitudine Book Award.
    Protestiamo con il padrone di casa!!!

  160. A segnare il cambio di tempi e stagioni è stata una breve pioggia di fine estate, giusto un segnale, potrebbe essere un avviso del cielo che, tuttavia, continua a contenere i suoi umori e non si sbilancia nel fragore dei temporali.
    Stamani nell’aria c’era qualcosa di diverso, l’abbiamo notato mentre guardavamo le acque del mare, divenute quiete e grigio azzurre. Mentre la piccola Susanna continuava a disegnare con i gessetti colorati sui grigi massi, cuoricini, stelline, volti, paesaggi marini, persino cellule giganti che camminano con sei zampe sulle pietre, ho nuotato per andare lontano verso la linea d’orizzonte, il più lontano possibile. I raggi del sole trafiggevano le dolci nubi per arrivare obbliqui fino alla terra, e li ho visti, lo giuro, scendere dritti e luminosi fino alla pelle dell’acqua, oltrepassarla, senza spezzarsi, dentro il verde delle alghe e delle mille sfumature blu che contiene la trasparenza.
    Mi ha sorpreso il ricordo di mio padre che era stato un navigante e che nuotava a dorso muovendo le braccia come le pale di un mulino, ed un sentimento profondo per un uomo che faceva lo scrittore, mai conosciuto di persona, anch’egli oramai nel regno dei più. Ne ho compreso l’immoralità del suo verbo.

  161. Da giorno 1° settembre ricominceremo con i post.
    Il primo sarà dedicato alla seconda fase di “Letteratitudine book award 2010”.
    Chiedo venia… in verità mi ero dimenticato di proseguire il gioco.
    😉
    Una serena notte e ancora grazie a tutti.

  162. Eh sì, l’uomo dalla camicia celeste (blue shirt man, the Letteratitudine’s hero) in realtà è candido.
    🙂

    Luciano, grazie del consiglio… ho letto gli umoristi solo a spizzichi e bocconi ma credo proprio che sia giunto il momento di leggerli più… seriamente.
    🙂

  163. A Luciano Idefix,
    ciao caro, su Giovannino Guareschi hai ragione da vendere: lo hanno tradotto in sloveno da diversi anni e… l’ha fatto la prima casa editrice slovena (la Mladinska Kniga), non l’ultimo arrivato.
    Io da poco ho letto (con la doverosa calma, prima li avevo solo scorsi) i suoi racconti doncamilpeppiani e ne apprezzo a fondo la genialita’, che tra l’altro ci restituisce l’Italia di provincia degli Anni Cinquanta facendoci un po’ vergognare dello stato attuale dei rapporti umani…
    Ciao, stammi bene
    Sergio

  164. A meno che uno non viaggi per lavoro, le vacanze sono il periodo in cui si viaggia di più. Finora ho fatto raramente viaggi in luoghi lontani e di lunga durata (il tempo a disposizione non è mai tanto). In genere i miei viaggi delle vacanze sono piccoli spostamenti a partire dalla località balneare scelta quell’anno o a partire dal mio paese di origine dove trascorro qualche settimana di vacanza. I luoghi scelti per questi viaggi, o sarebbe meglio chiamare gite, sono spesso legati a libri che ho letto o storie che ho sentito raccontare. Mi crea sempre una forte emozione confrontare l’immagine di un luogo o paesaggio che qualcuno mi ha raccontato con l’immagine reale di quando mi reco sul posto.
    Anche quando leggo un libro è come se facessi un viaggio, anche se so che non potrò confrontare tutti i luoghi che incontro viaggiando con la lettura con la loro immagine reale.
    Durante le vacanze di quest’anno mi è capitato di leggere tre libri, di autori italiani, diversi tra loro per ambientazione e contesto, ma accomunati dalla caratteristica del linguaggio dialettale, usato in alcuni dialoghi o anche solo nell’utilizzo di termini e modi di dire dialettali italianizzati. Proverò a descrivere questi viaggi letterari che si intrecciano con alcuni viaggi reali.

    Il primo è l’oramai famoso libro di Antonio Pennacchi Canale Mussolini. Il dialetto veneto dei coloni che arrivarono nell’Agro Pontino negli anni ’30 del ‘900 è molto diverso dal mio che provengo dall’Alta Irpinia, quella parte della provincia di Avellino ai confini con Puglia e Basilicata. Riuscire ad entrare in quel linguaggio, nel suo ritmo e nella sua musicalità è stato come trovarmi a viaggiare nel Polesine, nelle Valli di Comacchio e sentire l’afa estiva e il ronzio delle zanzare in mezzo ai fossi. Il dialetto, secondo me, ha reso tridimensionale il racconto.
    Antonio Pennacchi l’ho conosciuto dalle pagine della rivista Limes quando raccontava delle città fondate dal Duce in giro per l’Italia. Io vivo a Roma e quelle dell’Agro Pontino le conosco, ma mi ha incuriosito un Borgo (come venivano chiamati i paesi di fondazione dall’Opera Nazionale Combattenti), rimasto incompiuto, giù in Puglia nel Tavoliere, Borgo Giardinetto. Ci sono andato la prima volta qualche anno fa con degli amici e ci sono ritornato questa estate con tutta la famiglia.
    Quando vado in gita preferisco utilizzare vecchie strade statali o provinciali poco battute (vi ricordate Strade Blu di William Least Heat-Moon?) e al ritorno cerco di non rifare la stessa strada dell’andata, per dare un senso di circolarità al viaggio.
    Le vecchie strade passano attraversano i territori adattandosi alla morfologia, puoi cogliere i cambiamenti della geologia, della vegetazione, passano per paesi e frazioni. Sono le vie di comunicazione di un mondo “più piccolo” oramai sacrificato ad una visione della vita e delle relazioni su più vasta scala.
    Per andare dal mio paese (Guardia Lombardi) a Borgo Giardinetto ho preso la SS90 che collega Napoli a Foggia, l’ho intercettata ad Ariano Irpino ed ho proseguito verso Est. La geologia dell’Irpinia in questa zona, che ha un’altitudine che varia tra i 700 e i 1000 metri sul livello del mare, è costituita principalmente da rilievi ed altopiani di natura sabbiosa e clastica, ricchi di vegetazione e di acqua. Dopo Ariano Irpino la strada continua a salire fino al punto più alto da cui il colpo d’occhio è notevole. Lanciando lo sguardo da sinistra a destra si incontra l’Appennino Dauno a Nord, il promontorio del Gargano di fronte e il monte Vulture (un vulcano spento in terra di Basilicata) a Sud, in mezzo e in basso c’è la distesa del Tavoliere, una fossa in cui l’Appennino sembra sprofondare. La strada comincia a scendere, tortuosa e lenta, e prima di sbucare nella piana si incontrano vecchie stazioni di sosta e bellissime fontane in pietra. All’altezza di Montaguto si incontra anche l’esercito impegnato a contrastare una frana molto estesa che la primavera scorsa ha interrotto la linea ferroviaria. Una volta raggiunta la pianura, il verde dei rilievi ha lasciato il posto all’ocra dei campi, quasi tutti coltivati a cereali, soprattutto grano.
    Per chi come me è cresciuto nell’entroterra montuoso, attraversando il Tavoliere mi sembra di attraversare il Kansas (eh, colpa del mito del Far West), strade dritte fino all’orizzonte e paesaggio tutto uguale a perdita d’occhio.
    Nel territorio di Orsara di Puglia, subito dopo l’incrocio per Troia, c’è Borgo Giardinetto, segnalata sulla strada per un anonimo monumento a Papa Giovanni Paolo II. La costruzione della “New Town”, a ridosso della stazione ferroviaria Orsara-Troia, è iniziata nel 1939 e si è interrotta nel 1942 a causa della brutta piega che aveva preso la guerra. Sono riusciti a costruire la casa del fascio, il municipio, la caserma dei Carabinieri, la scuola, la chiesa, la dispensa, la casa dell’agente dell’O.N.C. e nella campagna intorno alcuni poderi, le case dei coloni. Si riconosce perfettamente lo stile architettonico del ventennio, nei portali, nelle colonne, nelle facciate con i fasci, negli archi classici del colonnato che collega la scuola alla chiesa. Un’anziana signora che vive lì da quando è nata e che fino a pochi anni fa gestiva il negozio di Alimentari e Tabacchi che aveva preso il posto della dispensa, ci ha detto che nel 1944 il Borgo è servito da base logistica alle truppe alleate impegnate nella terribile battaglia di Monte Cassino. Per un istante si ha l’impressione che a Borgo Giardinetto il tempo si sia fermato a 70 anni fa.

    Dal veneto di Pennacchi sono passato al poliziesco Come piante tra i sassi di Mariolina Venezia ambientato a Matera. Il libro non ha dialoghi in dialetto (diverso dal mio, più simile al pugliese), ma è frequente l’utilizzo di espressioni dialettali, come “fare filone a scuola”o “perdere i capelli dal cucuzzolo”, che mi hanno dato la conferma che la mia cultura di origine è una cultura di confine, che ha sempre guardato più ad Oriente che ad Occidente, più alla Puglia-Basilicata che a Napoli. Il re Borbone dalle mie parti forse non c’è mai passato, era un territorio estremo, lontano dalla capitale del regno. I braccianti andavano a lavorare in Capitanata e nella valle dell’Ofanto tra Venosa e Melfi e non nella Terra di Lavoro; i pellegrinaggi si facevano alla Incoronata di Foggia, al Santuario dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo e non alla Madonna di Pompei; le gite ai laghi di Monticchio, sotto il Vulture; arrivavano molti più ambulanti dalla Basilicata e dalla Puglia che dalle altre province della Campania.
    A Matera ci sono andato l’estate scorsa insieme ad una mia cugina che vive a New York per visitare i luoghi di origine della nostra famiglia. La famiglia di mio nonno proveniva da Montescaglioso, grosso centro agricolo vicino Matera, ed erano mugnai. All’inizio degli anni ’20 del secolo scorso suo padre con tutta la famiglia si è trasferito a Foggiano, una frazione di Melfi ai piedi del Vulture. Da lì mio nonno, messa su famiglia, si è spostato sull’altro versante dell’Ofanto in provincia di Avellino.
    Dall’Irpinia per arrivare a Matera non c’è l’autostrada, ho percorso fino a Potenza la SS658 e poi SS407 Basentana. Lungo la strada si incontrano diversi luoghi degni di una visita, primo fra tutti Venosa, la patria del poeta latino Orazio. In questa zona è forte l’impronta lasciata dall’Imperatore Federico II di Svevia. I bellissimi castelli di Melfi e di Castel Lagopesole (Castel del Monte non è molto distante) erano la dimora dell’imperatore durante le sue battute di caccia con il falcone, una delle sue maggiori passioni di cui ha scritto anche un manuale. Da un punto di vista paesaggistico sono spettacolari le Dolomiti lucane (Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane) e la zona dei calanchi.
    Matera colpisce non tanto per la zona dei Sassi, vergogna dell’Italia fino agli anni ’50 oggi Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ma perché è un sito abitato dall’uomo da 10.000 anni senza soluzione di continuità. Nelle grotte e nelle caverne scavate nella gravina che si vede affacciandosi dai Sassi centinaia di generazioni fa, uomini come noi vivevano identiche incertezze e nutrivano identiche speranze.
    L’ultimo viaggio è stato nella Palermo di Giuseppe Rizzo de L’invenzione di Palermo. Questo libro mi ha colpito per l’ironia, la freschezza e la speranza che trasuda dalla protagonista. Il dialetto è molto presente nel testo ed è stato molto divertente entrare nel ritmo della lingua, leggerlo “alla palermitana”, con la stessa mimica dei protagonisti. Ad un certo punto si iniziano a sentire gli odori dei mercati e i profumi delle rosticcerie. Le cose più belle sono stati i nomi che la protagonista dà ai personaggi che attraversano la sua vita durante la storia e il termine Porcaminghiabuttanazza.
    Purtroppo a Palermo ci sono stato solo di passaggio.

    Spero di non avervi annoiato.

    Un saluto a tutti,
    Michele Astrella

  165. Stanotte finalmente un temporale di tarda estate, roboante, con il petto gonfio di fragorosi tuoni e di pensieri luminosi, lampi lunghi e prolungati dentro un cielo che alternava la luce al buio, come fosse un pannello che simultaneamente cambia il suo colore, e che funziona da sfondo alle fronde degli alberi ancora ricchi di foglie, ai tetti delle case, immobili, a strani movimenti della notte.
    E’ arrivato dal sud, dalla parte del mare, è avanzato preceduto dalla sua stessa eco, ha intimorito le orecchie umane, chissà cosa succede altrove ci si chiedeva, poi, richiamato dall’orizzonte, è ripartito verso sud, lasciando saette bianche nel cielo e strascichi rumorosi, sempre più lontani, fino a sparire al sopraggiungere dell’alba, sembrava gigantesco e maestoso, ma era carezzevole, a modo suo.

  166. Vi ripropongo questo post estivo. Una sorta di camera accanto… all’aperto.

    Qui possiamo raccontarci aneddoti, mettere in comune le impressioni sui libri che abbiamo scelto di leggere (o abbiamo già letto) nel corso dell’estate. Andare a scovare citazioni che riguardano, appunto, l’estate e le vacanze estive.

    Ma possiamo discutere anche di altro.

  167. Ne approfitto per fare tanti auguri e complimenti a Maria Lucia Riccioli per l’uscita del Giallo Mondadori “Carabinieri in giallo 4″, antologia che contiene il suo racconto DOSSIER PINOCCHIO, vincitore del concorso indetto dall’Arma dei Carabinieri…

    Ecco il link al racconto…

    http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Carabiniere/2011/02-Febbraio/CarabinieriInGiallo/096-00.htm

    E quello alla copertina del Giallo Mondadori… che trovate in edicola!

    http://www.thrillermagazine.it/notizie/11320/

    http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2011/07/07/carabinieri-in-giallo-3035/

  168. A tutti buone vacanze e buon ferragosto…
    Grazie Massimo!
    Per me questa è un’estate all’insegna del giallo/noir, un genere tipicamente vacanziero. Ma non leggo solo la Christie, di cui ricorre quest’anno il 120esimo anniversario della nascita…
    A proposito, trovate qui la mia recensione di CORPI AL SOLE che ha vinto la terza puntata del concorso del “Corriere della sera”…
    http://forum.corriere.it/agatha-christie/01-08-2011/lecclesiaste-limitatio-christi-e-corpi-al-sole-1851832.html
    Paul Auster, McEwan, Conan Doyle, la La Spina… Giuseppe Aloe… e ho ripreso Mrs Dalloway!

  169. buone vacanze e buon ferragosto a tutti
    (anche se le mie ferie son praticamente finite)

  170. buon Ferragosto anche da me. Sto leggendo Viaggio all’alba del millennio del capoblog. un libro che consiglio

  171. Io sto leggendo il bellissimo “Libertà” di Franzen. So che ne avete parlato qualche settimana fa.
    Buone vacanze a voi da Amburgo.

  172. Questo agosto cercherò di cimentarmi con la lettura di qualche classico mai letto e che aspetta di essere divorato.

  173. Ci vuole coraggio a rimanere a casa a leggere ‘La montagna incantata’ di Mann in un sabato sera di agosto. Ma e’ quello che sto facendo e…… Wow!
    Buon ferragosto a voi!

  174. Brava Annamaria… io non ho mai digerito il Ferragosto, quindi oggi e domani… casa e libri!
    Mann… che ricordi. “I Buddenbrook”, saga meravigliosa. “Morte a Venezia”… E poi, “Lei così amata” della Mazzucco, in cui Mann e i figli diventano personaggi.

  175. Rientrato questa mattina dalla mia vacanza dolomitica per passare ferragosto a casa in mutande e leggere: sto infatti per finire (è il caso di dirlo) “La Fine” di Salvatore Scibona, che a dispetto del nome è un autore statunitense (italo-americano naturalmente).
    Questo “The End” è la sua opera prima, che ha vinto diversi premi letterari, e che pur risalendo al 2008 è stato solo quest’anno tradotto e pubblicato in italiano dalla “piccola” 66thand2nd.
    E’ un grande affresco di storie di italo-americani che si dipanano tra gli inizi del secolo (scorso) ed il 1953. Niente mafia, ma gente comune (un fornaio, una vedova che pratica aborti clandestini, un adolescente, ecc.) che ruota attorno alla comunità di italiani di Cleveland, Ohio.
    Un gran bel romanzo “a incastro”. Un’America “epica” come solo quella che i suoi più grandi narratori hanno saputo descriverci.
    Lo consiglio caldamente.

  176. Annamaria, spero (e confido) che se leggerai La Fine non ne rimarrai delusa. A mia volta l’ho cercato fidandomi di segnalazioni di lettori su un altro blog, e non mi stanco di ringraziarli.
    I personaggi sono memorabili, ed alcune pagine, da rileggere con attenzione, destinate a rimanere tra i grandi classici: già nella prima parte la descrizione della processione per l’Assunta a Elephant Park (siamo in pieno tema ferragostiano), con l’irruzione dei “negri” che si mettono a danzare alla musica delle bande di italiani, fino a costringerli a interrompere la festa, è assolutamente frutto di un grande scrittore. Ma è tutto il romanzo a essere meritevole di essere letto e riletto.
    Tra i libri recenti è il più bello che mi sia capitato tra le mani.

  177. carlo s., hai convinto anche me. comprerò “the end”. spero che mi piacerà, altrimenti è “la fine”.
    scherzo. ma il libro lo compro davvero.

  178. Le stagioni della vita ci accompagnano ed io come quarantenne, enne più enne meno l’importanza è relativa, mi ritrovo in quel dolcissimo declivio estivo dove le spighe ormai mature attendono d’essere raccolte nei campi, o addirittura sono già nei granai, un sole che è ancora caldo qui da me, un vero peccato perdere anche un solo giorno di mare.
    Mi piace andare a fare il bagno in quella piccola insenatura fatta di scogli dove è persino cresciuto qualche albero dalla folta chioma verde, lì mi libero dai pensieri ossessivi nuotando e ritrovo il piacere del corpo in movimento. Le mie amiche non mi lasciano tregua, il loro chiacchiericcio mi arriva lieto alle orecchie come il rumore delle onde ma non ne ascolto le parole, sono simpatiche queste gallinelle quarantenni enni enni con i loro cappelli di paglia intrecciata, gli abbronzanti, avanti e indietro sugli scogli le loro gambe si muovono come le zampe dei piccoli granchi felici d’essere dentro l’acqua salata ed un minuto dopo sotto il sole cocente.
    Riflettevo sul fatto che vengo dal mare, ho abitato in territori di mare sin dalla tenera età, la mia adolescenza ed i giochi in spiaggia, ricordo spesso le navi ormeggiate con i loro bianchi candidi sull’infinito blu oltremare, le mie labbra hanno il sapore del sale, ho colore dell’ambra, persino d’inverno le passeggiate lungo il porto mi fanno respirare in profondità. Vengo dal mare. Ne ascolto il rumore notturno, di tanto in tanto arriva il suo profumo, l’aria intrisa di salsedine porta il ricordo delle stelle marine o di fondali trasparenti, oppure di buone ricette di pesce, o di remote estati dove zampillavano stati emotivi nei preparativi ai balli ed agli incontri. Enne, sarà la mia statura minuta, sarà che non ho ancora avuto figli, sarà che sto grano non è ancora maturato, ma è dentro l’acqua che mi sento agile, pesciolino.
    Vi auguro una buona estate!!!!!

  179. Scelgo tre libri da indicare e consigliare qui – libri che ho amato, tra quelli letti quest’estate, favorito anche dall’ospitalità presso una casa piena zeppa di libri.

    Il primo è una mia ennesima rilettura: “La luna e i falò” di Cesare Pavese. Stile eccelso e profondissima malinconia. Una perla della nostra letteratura.

    Il secondo: “La mia vita con Osho. Le sette porte del cammino spirituale” del dottor Azima Vincenzo Rosciano. Una autobiografia, una straordinaria avventura esistenziale, ricca di passione e devozione.

    Il terzo: “La cartella del professore” della scrittrice giapponese Kawakami Hiromi. Una scrittura miracolosa, una scoperta per me. Una delizia indicibile.

    Un caro saluto a tutti,
    Gaetano

  180. io sto leggendo “Il seno” di Philip Roth. La storia di un uomo che si trasforma in un seno.
    E’ una meravigliosa parodia della metamorfosi kafkiana.
    profondo, inquietante, ma fa anche morir dal ridere.
    lo consiglio!

  181. @ Subhaga Gaetano Failla

    Osho? …. se ti accosti a questa letteratura, ci metto una mia virgola. Probabilmente lo avrai già letto ma te lo suggerisco ugualmente: l’Autobiografia di uno yogi, di Paramhansa Yogananda.
    Dico l’Autobiografia perchè è leggibile da chiunque e vai direttamente alla fonte. Inoltre, scusa la dissacrazione, ma Yogananda è veramente spassoso quando racconta delle sue mancanze e dele sue peripezie giovanili. Io ho riso più di una volta. E, ridendo, sono stata catturata.
    D’altronde, con quel sorriso, che cosa ci si poteva aspettare? Una “volontà passiva”?
    Ciao

  182. Scusa Gaetano, l’anonimo sono io.
    Mi erano spariti i dati in memoria e non ci avevo fatto caso. Grande presenza mentale, in questi momenti! 🙂

  183. Ciao Antonella. Ti ringrazio per il suggerimento.
    Durante diversi anni trascorsi ho incontrato “L’autobiografia di uno yogi” di Yogananda in moltissime case di amici e conoscenti (ho rivisto il libro, con la famosa foto in copertina, proprio poche settimane fa in uno scaffale d’una amica), e ho ascoltato numerosi aneddoti e storie tratte dal libro. Io di quel volumone però ne ho letto soltanto frammenti sparsi. Ho conosciuto, e conosco tuttora, discepoli di Yogananda, e tramite alcuni di loro, una sera di tanti anni fa, ho ascoltato i dolci canti devozionali di Kriyananda, uno dei discepoli diretti di Yogananda.
    Chissà, prima o poi, leggerò l’intero libro.
    Non preoccuparti, non c’è nessuna dissacrazione nel dire che Yogananda è spassoso. Come hai già fatto notare, l’umorismo è un grande pregio. E’ invece la seriosità che ci impedisce di assaporare la vita e le infinite risate di gioia che essa ci offre… (augh!)…
    Abbracci e ancora abbracci,
    Gaetano

  184. @ Gaetano “la seriosità che ci impedisce di assaporare la vita e le infinite risate di gioia che essa ci offre… (augh!)…”
    *
    … sottoscrivo pienamente.
    Svegliarsi il mattino con un sorriso, ricordare il filo e la fonte dei nostri pensieri (mica roba da poco, significa essere presenti!), vedersi pensare il pensiero che stiamo pensando in questo momento… e tutto questo senza censurarsi i pensieri “buoni” e quelli “cattivi”, semplicemente accorgersi che ci sono… tutto questo porta senz’altro a una grande risata di gioia.
    Abbracci e ancora abbracci mi fa sentire molto amata, benvoluta. Ricambio.
    E giusto per non venire accusata di misticismo, ti sottopongo un grande libro che è un miracolo di semplicità ed esperienza empirica (che dovrebbe essere una tautologia ma, purtroppo, lo è sempre meno)… eh i maestri zen come conoscono bene gli umani 😉
    Si tratta di un libro di Thich Nhat Hanh, monaco zen vietnamita: Il miracolo della presenza mentale.
    Leggere per credere: ancora prima che tu ne abbia la coscienza sei già più cosciente. Se questo non è zen!
    Bacioni. Anto

  185. Grazie ancora, Antonella, per l’ulteriore indicazione di lettura! Ne farò tesoro!
    Conosco indirettamente Thich Nhat Hanh per due eventi fortunati, entrambi accaduti qualche anno fa. Il primo: vagavo a Firenze con gli occhi, e con le dita scurite dalla polvere della carta, tra i libri usati d’una bancarella. E’ per me, questo vagare, un piacere che pratico usualmente, quando è possibile, nella speranza anche di trovare qualche preziosa perla libraria abbandonata. E scopro, al prezzo di uno o due euro, “L’introduzione allo Zen” di Thich Nhat Hanh, nome per me fino ad allora sconosciuto. Un volume, immagino, adesso di difficilissima reperibilità, dell’editore Sonzogno, 1974, con una bellissima copertina che riporta un disegno giapponese del XVIII secolo. Una lettura affascinante, davvero una scoperta preziosa.
    Il secondo evento: incontro dopo molto tempo una amica, e nella chiacchierata di “riepilogo delle puntate precedenti” mi dice anche, per sorprendenti associazioni d’idee, di aver invitato Thich Nhat Hanh in Calabria pochi anni prima. Nell’incontro pubblico poi organizzato in suo onore c’erano però presenti soltanto pochissime persone. Durante uno dei giorni di residenza di Thich Nhat Hanh in Calabria, non ricordo come, egli si è ritrovato all’interno d’una grande sala che ospitava uno di quei terribili convegni politici autoreferenziali, affollati perlopiù per dovere di clientela. Thich Nhat Hanh si è inginocchiato nel corridoio, sotto gli sguardi allibiti dei numerosi politici e affiliati presenti, rimanendo per molto tempo immobile, imperturbabile, ad occhi chiusi e con le mani giunte.
    Di nuovo tanti abbracci e grazie!
    Gaetano

  186. Correggo un piccolo refuso relativo al titolo:
    “Introduzione allo Zen” (e non “L’introduzione allo Zen”)

  187. Belli e significativi gli eventi che racconti.
    Beh, se invece del maestro Thich Nhat Hanh lo avesse fatto un nostro “artista d’avanguardia” sarebbe stato acclamato come la rivelazione contemporanea ma, visto che veniva da un monaco, e per di più orientale, non poteva che trattarsi di un’eccentricità, buona da raccontarsi nelle sere d’inverno quando non si ha nulla da dire, ma le condizioni sociali impongono qualcosa da dire. Liquidata in breve, nemmeno come non-sense, perchè il non-sense implica già un minimo di intelligenza.
    Invece mi viene in mente… 🙂 … buon posto per Sedere (zazen) nel corridoio ahahahahah… il V(v)uoto prima della sala, il V(v)uoto dopo la sala… voleva forse intendere vuotezza di intenti di progetti e di fatti per chi entrava? E dunque mente vuota, proprio solo vuota, non Vuota, per chi ne usciva?
    Chissà…
    *
    Carissimo Gaetano, da una mini ricerca effettuata su internet ( http://www.faraeditore.it/html/interviste/failla.html ) ho scoperto che sei, fra le altre cose, autore di haiku. Vuoi parlare di haiku, per favore?
    Ho scoperto anche altre stupefacenti cose (affinità) ma diventerebbe una lettera da adolescenti in avanscoperta proseguire. Preferisco la socialità dei bambini fino ai tre anni (dipende dai bambini, qualcuno ci riesce anche oltre i tre anni). Bella l’intervista: sei sincero.
    *
    “Introduzione allo Zen” del maestro Thich Nhat Hanh è entrato nei miei prossimi acquisti, grazie. Si trova ancora, bisogna conoscere i canali. Canali che mi pare già pratichi eh eh..
    Un libro introduttivo allo zen che avevo trovato fantastico è anche quello del maestro Daisetsu Teitaro Suzuki: Introduzione al buddhismo zen; libro che, a differenza di altre sue opere, si presenta piano e di facile comprensione e che, infatti, io consiglio sempre a chi voglia introdursi all’argomento; perchè è fattivo e, nelle sue intenzioni, rivolto agli occidentali, senza nulla perdere del senso originale.
    Sapere se il proprio spirito è più affine alla scuola meridionale piuttosto che a quella settentrionale è cosa che, se deve venire, verrà. E poi la vita spesso ti porta a imboccare strade antitetiche al proprio spirito e questo fatto è già una sfida che premia.
    *
    Ciao.. vado a bermi una birra al birrificio. A proposito di birra, ho visto che dalle tue parti gira una birra di produzione artigianale: Birra Amiata. Mica male: torbida e acida come piace a me. Sì, lo so, piace alle donne, non piace agli uomini.
    Che cosa ne pensi?

  188. Cara Antonella, la Birra Amiata non la conosco…
    D.T. Suzuki, certo.
    Per quanto riguarda gli haiku, anche per rimanere in tema di “pensieri vacanzieri” ed estivi, riporto di seguito un mio haiku scritto all’inizio dell’estate:

    Lasciamo tracce
    allo sguardo del vento
    Frasi di sabbia

  189. … mah, Gaetano, ogni istante è bellissimo.. dipende solo dall’intensità con cui me lo ricordo in quell’istante.
    Ieri sera ho distribuito un po’ di libri. C’è un ragazzino di undici anni, figlio di amici, che avant’ieri e per la prima volta da quando lo conosco mi ha fatto una bordata in bicicletta mentre ritornavo al parcheggio. Mi sono voltata e me lo sono trovato lì, sorridente e silenzioso, con gli occhi ben piantati negli occhi, in attesa. Ho capito… sorvolando sul miracolo che si stava compiendo perchè, a sottolinearlo lo avrebbe fatto ritrarre immediatamente, ho colto la sfida: “Jonathan, che cosa ti piace leggere?” “Tutto” mi risponde. “Bene… ci si vede. Ciao”. Dire di più sarebbe già stato troppo.
    In via esplorativa, ieri sera nella borsa ho messo un po’ di tutto.

  190. … scritto all’inizio della fine dell’estate, cioè ora, con titolo e in metro libero. Sempre.
    *
    CO-INCIDENZA ESTIVA.

    Una coppia di farfalle
    improvvisa un minuetto
    di voci silenziose.

  191. Molto bella la tua poesia, Antonella, davvero! L’enfasi del quieto silenzio attraverso le immagini multicolori e la musica d’una danza aerea…
    Ti lascio un haiku del grande Basho, tratto dalla sezione “Summer” del volume antologico “Zen poems” (a cura di Manu Bazzano, MQ, Londra, 2002):
    *
    Summer grasses –
    All that remains
    Of soldiers’ visions.
    *
    (Matsuo Basho – tr. G. Bownas – A. Thwaite)

  192. E qui, sempre in tema estivo, una poesia di Nicola Licciardello, tratta dalla sua raccolta poetica “La gioia dell’impossibile” (Sinopia, 2007). La posizione del verso sul rigo, nell’originale, è diversa, ma in Rete bisogna accontentarsi degli automatismi grafici…
    *

    GRAN SOLSTIZIO
    .
    V’è un solo giorno di fuoco
    che impregna la terra
    arde i morti e fascia di lana
    i viventi – ne ubriaca la chioma
    di pensieri, li fonde
    immobile – e ogni cosa è animata
    penetrata, affisa
    vi alita il cuore del sole
    interminabile attimo senza sudore
    d’ogni vita che volge – in una sola
    carezza, in una sola perla di vapore
    *

  193. nenryoku no
    yurumeba shinuru
    taisho kana

    Giorno di mezza estate.
    Se la volontà venisse meno
    morirei.

    (Murakami Kijo, 1865 – 1938)

  194. Grazie Gaetano, sei un gentile.
    Ci si sente.
    Corro anche stavolta. Invito a pranzo, sono in ritardo.
    Mio figlio mi ha regalato la maglietta del Bianconiglio. “Sono in ritardo! Sono in ritardo!” Insomma, continuo a non smentirmi.
    Baci

  195. Sto rileggendo il grandioso “I pilastri della terra” di Ken Follett. Consigliato fortemente a chi non lo ha ancora letto

  196. tra le mie letture estive voglio segnalare l’ultimo romanzo di Massimo Carlotto, ‘Alla fine di un giorno noioso’ edito dalla e/o. torna il personaggio Giorgio Pellegrini di ‘arrivederci amore, ciao’.
    una storia forte e durissima. un Massimo Carlotto in gran forma.
    lo consiglio.
    ciao a tutti.

  197. nella mia pur lunga carriera di lettore, di steinbeck ho avuto modo di leggere solo Furore, I pascoli del cielo e La luna è tramontata. Per questo periodo estivo ho deciso di leggere altri titoli di questo imprescindibile autore

  198. Ciao Enrico,
    Steinbeck mi ha accompagnato per molti anni, dall’adolescenza in poi, e talvolta mi accompagna ancora. Alcuni episodi di “I pascoli del cielo”, letti innumerevoli volte (soprattutto quello del tipo che, trasferitosi dalla città nella valle dei “pascoli del cielo”, legge Stevenson sulle rive d’un torrente “seduto sotto un sicomoro”), sono rimasti impressi nella mia mente. Un paio di mesi fa ho trovato in una bancarella, per uno o due euro, una specie di perla rara: una edizione Bompiani di “Pian della tortilla” del 1943, con la traduzione di Vittorini. Naturalmente, se non ci sono già nei tuoi piani di lettura, imprenscindibili per un amante di Steinbeck rimangono, a mio parere, “Pian della tortilla”, appunto, “Uomini e topi”, “La battaglia”, e tutti gli altri…
    Abbracci,
    Gaetano

  199. Citazione molta amara di fine estate: “Nel fango affonda lo stivale dei maiali.” (F. Battiato, “Povera Patria”)

  200. @ su su Gaetano.. Maugeri ha detto: ” Mi raccomando gli aneddoti! Raccontateli, su…

    Insomma… un po’ di leggerezza.
    Ovvero, pensieri vacanzieri”.
    *
    … quindi non andare fuori tema. Proprio tu.
    Ti faccio una controcitazione:
    “…dai diamanti non nasce niente
    dal letame nascono i fior…” (F. De Andrè, “Via del campo”)
    Considera che il vertice è lo specchio della base… sai, sono momenti un po’ difficili e la digestione è lenta.
    Espelliamo, espelliamo un po’ di rifiuti sani, per favore. Soprattutto espelliamo.

  201. Per tirarti su il morale, a meno che non te lo tiri giù del tutto (ma poi si risale, si risale), ti mando una novelletta che ho scritto. Non parla proprio di vacanza ma di un piccolo viaggio, diciamo una vacanzina.
    Al solito, non è possibile riportare i corsivi. Immaginali.

  202. VAGONE 5 NUMERO 96, Racconto.
    *
    Per consegnare un libro di notevole valore, avevo deciso di portarlo di persona a un amico. Quel giorno era anche il mio compleanno: ottant’anni. Così un mattino presi il treno Milano-Pavia e ritorno.
    In attesa della partenza alla Stazione Centrale, partenza che si sarebbe verificata di lì a non meno di dieci minuti, sul binario antistante decisi di fumarmi una sigaretta.
    Appartengo a quella specie di fumatori che non supera mai un certo limite nel vizio e, inoltre, mi premuro sempre di fumare solo in ambienti adatti e consoni.
    Le statistiche che dicono che la maggioranza dei fumatori sia per lo più una fascia di popolazione sotto acculturata e per di più di ceto povero sembra non essere mai stata constatata in prima persona dal momento che, nella mia esperienza, annovero psicanalisti e ipnoterapeuti ericksoniani, scrittori e antiquari, librai e perfino monaci zen. Di grande calibro.
    *
    Il treno era un celere diviso a scompartimenti; cercai la mia postazione, vagone 5 numero 96 e ci entrai. Si era di febbraio ancora e, anche se le giornate non erano più così fredde, il cappotto ci stava ancora bene, anche se in certi momenti si aveva l’impressione di essere infagottati. Insomma, non se ne poteva più dell’inverno ma non si osava ancora darsi alla svestizione. Tempi di transizione.
    Dentro, erano già sedute due persone: sulla porta vidi una ragazza che avrebbe potuto avere sui ventidue o ventitré anni e un ragazzo biondino che invece mostrava forse un paio d’anni più di lei. Schioccai un positivo “Buongiorno!” a cui seguì, non solo un silenzio di tomba, ma nemmeno la cortesia di scavallare le gambe per lasciarmi passare; di modo che dovetti fare un po’ di slalom per riuscire a guadagnare il finestrino.
    Infine mi sedetti.
    Non mi guardai molto in giro, il tempo di ritrovare il biglietto e di accomodarmi in lettura. Squillò il cellulare della ragazza. Si capì che era il padre a chiamare. Disse che l’esame era andato bene e che aveva avuto trenta e lode. Dunque era una studentessa universitaria. Il ragazzo leggeva e non staccava gli occhi dalle pagine.
    Nel frattempo entrarono altre due donne. La studentessa stava alla mia destra, una delle nuove accanto al finestrino, e l’altra alla destra della studentessa. Il ragazzo era seduto di fronte a me che davo di spalle al senso dell’andata ma era spostato in modo da essere di fronte a una delle due ultime arrivate, dunque vicino alla porta d’entrata. Dopo le due nuove arrivate che naturalmente fecero in modo di non dover comunicare alcun saluto, non arrivò più nessuno. Il treno si mosse.
    Constatai che era un bel pezzo che non prendevo un treno per spostarmi. Avevo sempre creduto, fino a un quarto d’ora prima, che vigessero ancora alcune regole di cortesia fra viaggiatori occasionali.
    *
    La giovane donna di fronte a me guardava fuori dal finestrino con il classico sguardo perso nel vuoto. Guardava ma non vedeva. Consideravo freddamente che aveva acquistato, seppure ancora giovane, un’espressione già stanca della vita; c’era sul suo volto un miscuglio di delusione e di sconfitta. Non un’ombra di volontà combattiva.
    Non potevo vedere il volto di quella accanto alla porta d’entrata ma uno sguardo di sfuggita me la fece riconoscere per una donna la cui particolarità era quella di non avere alcuna particolarità. Né bella né brutta, né interessante né noiosa. Niente.
    L’unico rappresentante di sesso maschile, a parte me, mostrava interesse solo per quello che leggeva e la studentessa, dopo le fatiche dell’esame, sembrava essersi tuffata nel gossip di un quotidiano gratuito.
    *
    Si era già a quasi la metà di quello che sarebbe stato il mio viaggio; avevo ultimato un libro e ne avevo iniziato un altro quando, all’improvviso, sbucò alla porta un ragazzo che apostrofò il silenzio.
    “Buongiorno, qualcuno ha una sigaretta, per favore?”
    Lasciai che i giovani rispondessero a loro piacimento. Mi aspettavo che alzassero la testa per dare uno sguardo alla porta o che dicessero “No, non l’ho. Mi dispiace. Peccato, ho l’ultima. Tenga. Vada al diavolo. No, aspetti, non lo sa che fumare che fa male?”.
    Niente. Come se nessuno avesse parlato. Come se nessuno avesse interrogato. Mi spiacque per l’Essere Umano.
    Così alzai la testa io e guardai direttamente il postulante.
    Subito lui mi inquadrò e prese a ripetere la richiesta, a cui ancora non avevo deciso di rispondere. Prese il mio silenzio per incomprensione e riformulò la domanda in altra lingua: “Don’t you speak Italian? Do you have a cigarette, please?”
    Trassi un sospiro e considerai che non avrebbe potuto fumarla in ogni caso perché c’era divieto di fumo su tutto il treno, quindi risposi, con voce chiara: “No, non fumo, mi dispiace…”.
    Al ragazzo non parve vero che qualcuno possedesse una voce e la richiesta della sigaretta passò immediatamente in secondo piano, quasi non interessasse più. Rimbeccò immediatamente: “Mi occupo di arte, cioè la vendo. Per te, ma solo per te, beninteso, sarei disposto a farti un prezzo veramente eccezionale…”.
    “… e non sono interessato all’acquisto di opere d’arte, al momento”, risposi con un sorriso adeguato alla gentilezza che mi aveva mostrato.
    Fu immediatamente convinto e persuaso, salutò soddisfatto e se ne andò. Tutti i presenti erano restati nel silenzio e nella solita immobilità.
    *
    Solo il ragazzo seduto vicino alla porta, dopo che il sedicente gallerista se ne fu andato, mi rivolse un lungo sorriso così esplicito che, se non avesse avuto un’espressione intelligente e istruita, lo si sarebbe potuto scambiare per un idiota. Gli brillavano gli occhi a metà tra il divertimento e la sorpresa e comunicavano una tacita domanda, naturalmente inespressa verbalmente.
    Decisi di riaprire bocca.
    Gli spiegai: “Si è rivolto a me perché, dall’altra parte – e roteai gli occhi intorno a me -, ha trovato un muro.”
    E subito dopo aggiunsi, con l’accento più oxfordiano che potessi esibire: “No communication, today!” e mi resi conto che, tra una frase e l’altra, sembrava avessero parlato due persone diverse.
    L’enfasi della seconda frase mi provocò un’emozione di rabbia che mi salì come una vampata di caldo al volto e – senza che lui smettesse di sorridere stavolta come un’idiota per davvero dal momento che tutti avevano sentito e sapevano che lui mi aveva fatto una domanda silenziosa a cui io avevo risposto con una risposta verbale, e per la quale lui continuava ad essere meravigliato senza trovare il coraggio di riformulare una risposta almeno paraverbale -, tornai al mio secondo libro.
    E non lo guardai più.
    *
    Quando mi alzai per uscire perché Pavia era già arrivata, tutti scavallarono le gambe comodamente incrociate e, mentre mi facevo strada con uno squillante “buongiorno” che stavo cominciando a credere inutile, tutti, dico tutti, risposero “Buongiorno”. Fu un coro, finalmente.
    * * *
    All’inizio del viaggio, un attimo dopo essere entrato nello scompartimento, avevo avuto la percezione che i primi due viaggiatori, tra cui il ragazzo seduto vicino alla porta, non fossero fumatori e, come tali, avessero individuato subito l’alone di tabacco che inevitabilmente avevo portato con me dopo aver fumato quella sigaretta un attimo prima.
    *
    D’altronde mi fece capolino anche l’idea da brivido che, fra vent’anni, troveremo a governarci un’ex-studentessa da trenta e lode che non sappia comunicare. Niente umanità, nessuna intelligenza emotiva.
    *
    Fu mentre mi allontanavo verso il sottopassaggio, diretto all’entrata della stazione di Pavia che, finalmente, mi folgorò la verità.
    C’era stato un salto quantico, da quando avevo viaggiato l’ultima volta su un treno.
    Quei viaggiatori erano tutti telepati! E quello vicino alla porta si era meravigliato grandemente di trovarsi davanti un vecchio dinosauro che ancora si ostinava a comunicare con l’arcaica forma del linguaggio verbale.
    *
    Fine.

  203. Carino e delicato il tuo racconto, Antonella, con un finale spiazzante e umoristico, proprio quando la storia, per accentuare forse il contrasto conclusivo, sembrava intrappolarsi in stereotipi generazionali.

    Il mio intervento precedente, con la citazione amara di Battiato, era dettato dall’indignazione – indignazione per uno degli ennesimi scippi estivi, quello tentato tre giorni fa ai danni di riscatti laurea e servizio militare. Se poi sia un pensiero lieve o greve è una questione di bilance personali. Per me era comunque un pensiero necessario.

    E per collegarmi di nuovo ad altre letture estive, dopo il frammento di “Povera Patria” di Battiato, pur sempre una “lettura”, ritrovata in Rete, sono andato adesso a pescare sul web, per associazione di idee, un fumetto da me amato diversi anni fa: “Alan Ford”. C’era un personaggio, Superciuk – un vecchio avvinazzato, un grottesco supereroe, un penoso Robin Hood alla rovescia -, il quale “rubava ai poveri per dare ai ricchi”…
    Abbracci

  204. Sì, spesso sembra che stia per intrappolarmi, anche nella vita… poi le conclusioni sono spiazzanti. C’è sempre un Sè che vede lungo; basta non dargli contro. Basta non dimenticarlo, relegarlo, imprigionarlo. Trova tutte le soluzioni, anche quelle che appaiono impossibili, improbabili. É il tertium, il nodo unificatore degli estremi, quel punto di equilibrio in cui non sei tu in realtà che scocchi la freccia ma la freccia si tira.
    Ho scritto la storiella perchè mi occorreva di mettermi nella testa di un uomo di ottant’anni. Càpitano di queste esigenze e pensavo a qualcuno in particolare. E, siccome agli ottant’anni mi manca un bel po’ per arrivarci, l’unico modo di sentire come ci si sente era quello di entrare nella sua testa.
    *
    … giusto per ritornare alla socialità dei tre anni di età, perchè uno dei tuoi nomi è di origine indiana?
    *
    Pensieri vacanzieri:
    di questi tempi letteratitudine sembra sospesa nell’aria, ogni tanto un soffio sposta un grammo di peso, lentamente. L’atmosfera pare quella rarefatta di un allunaggio. Non fa anche a te quest’impressione? Ma l’evento più surreale, giusto per usare le parole di Marco Vinci 🙂 – (sai quella storia della poesia specialità dei perdenti?) – sei tu.
    Perchè mi dai retta, anche se sei una convergenza parallela.
    Impressione, dicevo, che mi ricorda la sensazione che potrei avere in un supposto “day after”.
    Sarà che ieri sera ho ripreso a leggere Morselli: “Dissipatio H. G.” Mai letto? L’avevo lasciato lì, incoronato da un segnalibro, il mese scorso, il giorno in cui avevo decretato che erano cominciate le vacanze. Ma sulla letteratura torno dopo.
    Invece, quando torna Maugeri, vedrai che scontro con la realtà letteraria. Di colpo tutto assumerà toni “normali” e i ritmi incalzeranno frenetici. Finite le vacanze, finita la meditazione, finita la poesia. Inizia la corsa della cultura.
    Quindi goditi questi momenti, che sono un trampolino per balzi futuri. Anche quelli di un vero Robin Hood.
    *
    In agosto di letteratura letto praticamente niente, solo saggistica. Mi distende e mi provoca il cervello, nel senso che mi fa esplodere idee. Però domenica, in allegato al Sole 24 ore, c’era un libretto di Flannery O’Connor con quattro suoi racconti. Che ho letto. Non perchè mi manchi la scelta di letteratura in casa, solo perchè mi chiedevo ‘perchè’ Flannery O’Connor sul Sole 24 Ore. (E’ ozioso? Secondo te con quali criteri scelgono gli autori?)
    Mi accorgo ora, mentre scrivo, che tutti i suoi racconti tratteggiano figure di vecchi e ieri anch’io ti ho mandato quella storiella di un vecchio.
    I vecchi della O’Connor non mi son piaciuti tanto: paiono aver vissuto per aver fatto nulla. Per capire poco. Per estinguersi in un magma di niente.
    Il mio vecchio, invece, è un vecchio che impara. Riflette e capisce. Comprende che non esiste solo il suo punto di vista. Dunque è un vecchio che non invecchia.
    Come quest’estate che ho vissuto, che non finisce perchè non è finita ancora.
    Abbracci

  205. Ciao Antonella. Il nome intero è Jivan Subhaga. Mi è stato dato da Osho nel 1985.

    A “Dissipatio H. G.” di Morselli mi lega un piccolo fatto personale. Nei primi anni Novanta collaboravo con una piccola e bella rivista letteraria genovese, “Il Babau”, diffusa in tutta Italia tramite le Feltrinelli, sulla quale avevo pubblicato anche alcuni miei racconti. Uno di essi, “Domani cambierò albergo”, scoprii poi – quando ancora conoscevo Morselli solo di nome e per le sue sventure editoriali e infine esistenziali -, aveva la stessa trama e atmosfere simili, nel suo nucleo essenziale del protagonista che vaga in un mondo misteriosamente disabitatato dagli umani, di “Dissipatio H. G.”.
    Per un periodo lessi cose sparse e frammenti di Morselli; adesso non mi attrae più in modo particolare.

    Mi chiedevi di Subhaga. Il nome intero è Jivan Subhaga. Mi è stato dato da Osho nel 1985

    Penso che la scelta di Flannery O’Connor da parte del Sole 24 Ore sia dettata semplicemente da una coincidenza di qualità e brevità – racconti appunto, i quali possono riempire degnamente uno dei libretti in questione.

  206. Grazie Amelia… siccome non faccio la poetessa e nemmeno la scrittrice, posso permettermi di essere vera(ce)mente felice per le tue parole.
    *
    Sul non-intervento mi sono già espressa qualche giorno fa. E vedo che sei coerente 🙂

  207. Mio caro Jivan, buona cosa quella di cambiare il nome a seconda delle fasi vitali che preludono a una rinascita.
    Io mi sono messa il doppio cognome, invece, e ormai da un po’ di tempo. Nel senso che mi sono ripresa il cognome materno e mi firmo anche con quello. Per non dimenticare che sono fatta anche di una metà sempre dimenticata. Non da me che, appunto, ora me la sono ripresa; ma, in generale, la gente pensa se stessa come figlia di un cognome paterno, e mai di un cognome materno.
    ***
    Quanto a Morselli: morendo avrebbe ottenuto la più grande vittoria sul destino. E lo sapeva. Ci sono cose più importanti della vita.
    Onore a Morselli e molto meno onore a tanti suoi colleghi, critici ed editori contemporanei. In un mondo in cui per emergere devi schierarti, se sei un puro, muori. Così vanno le cose: spesso ci lasciano i migliori e ci si accorge solo quando se ne sono andati.
    Ma i suoi libri restano.
    *
    Questo non significa che per emergere, cioè autorealizzarti, devi toglierti la vita. Questa è stata la sua storia. Si può fare anche come l’Ortese, che ha preso armi e bagagli e se ne è andata via dalla sua Napoli.
    Si può fare anche come quei perfetti sconosciuti che scrivono impubblicati meglio di chi scrive pubblicato.
    Si può fare in tanti modi.
    Si può anche non-fare. Al punto che il non-fare, oggi, in una realtà che ha perso ogni legame con la realtà, diventa l’estrema battaglia per la sopravvivenza della Qualità.
    *
    Vuoi riportare qui, ora, il tuo racconto “Domani cambierò albergo” ?

  208. Va bene, Antonella. Ecco qui di seguito il mio racconto “Domani cambierò albergo”, pubblicato per la prima volta su “Il Babau” nel marzo 1995 e successivamente nella mia piccola raccolta di racconti “Logorare i sandali” (Aletti, 2002). Gli automatismi del commmento non permettono di riportare nè i capoversi nè gli spazi in più di interlinea. I trattini aggiunti risolvono in qualche modo quest’ultimo inconveniente.
    ***
    DOMANI CAMBIERÒ ALBERGO

    Ho deciso di scrivere un diario perchè sono solo. La tristezza e l’abbattimento sono adesso miei compagni, ma talvolta la sensazione di vivere una strana avventura dà vigore ai miei giorni.
    Questa mattina ho cambiato albergo per trasferirmi in uno più economico, in un paese non troppo distante. Ho lasciato la camera, in cui ho vissuto per tre giorni, con distrazione, senza nemmeno un “addio…” alle quattro mura ben curate.
    Ricordo quando lasciavo la mia casa, anche per un breve periodo; prima di chiudere la porta d’entrata guardavo dentro, un po’ intorno, e ad alta voce dicevo: “Ciao, non ti preoccupare non mancherò molto”. Era il mio arrivederci e la mia benedizione alla casa, e quasi potevo sentire una risposta di gratitudine dall’interno dell’ambiente domestico.
    Sono giunto quindi in questo nuovo albergo, il lettino è a una piazza, il bagno piuttosto grande, affaccio su un praticello con le lenzuola stese ad un filo legato a due canne. Verde e bianco, un bell’effetto.
    Naturalmente nell’albergo non c’è nessuno. Come non c’era nessuno nell’albergo più lussuoso dal quale sono andato via per una curiosa nostalgia del passato. Non si paga nulla qui, perchè non c’è nessuno a cui pagare.
    Sento dalla finestra chiusa suonare il campanello del passaggio a livello ferroviario, inutilmente, perchè il treno è da lungo tempo immobile.
    Questa sera mi hanno sorpreso le rondini che in gran quantità si attardano in questi cieli dove l’estate sfuma rapida nell’inverno. Poi, nel cielo divenuto metallico, ho visto sorgere trasparente la luna molto grande.
    Gli uomini sono spariti. Mi appaiono nei sogni. Spesso sono soltanto volti, come è accaduto questa notte: un volto parlava, parlava, aveva paura. Altri visi ascoltavano parlavano ricambiavano trucchi e diffidenza. Preparavano trappole e fughe. Il mio volto mi osservava in silenzio.

    Sono uscito per la mia passeggiata mattutina. Le strade sono ingombre di macchine ferme con i finestrini aperti. All’interno non c’è nessuno. Sono stato in biblioteca per due ore. Così vuota, mi mancava il fruscio delle pagine sfogliate. Ho letto un libro che non leggevo da quasi venti anni. Ho provato le stesse emozioni della prima volta. Ne sono rimasto sorpreso. Che piacere farsi ancora incantare dall’uomo dei “Pascoli del Cielo” con i piedi nudi nel fiume, seduto sotto un sicomoro.
    Quando sono uscito il sole mi ha abbagliato. Era l’ora di pranzo. Avevo del pane nell’albergo.

    Oggi ho fatto delle telefonate. Alcuni telefoni non davano risposta, altri innescavano la segreteria: sono rimasto ad ascoltare le voci registrate. Nel pomeriggio ho ricostruito sulla scacchiera una vecchia partita. Di sera, il caldo, insolito per l’inizio dell’autunno, è stato attenuato da un po’ di vento.
    Domani cambierò albergo.
    ***

  209. @ Failla
    Bene… sei riuscito a com-muovermi… non facile.

    *
    Come ti sei sentito quando è stato pubblicato Dissipatio? Defraudato o meno solo? Ti ha svuotato o ti ha accompagnato?

    *
    E adesso, a che cosa stai lavorando?

  210. @ Jivan
    ascolta………..
    DOMANI CAMBIERÒ ALBERGO
    – continua
    *
    Stamattina ho caricato tutto su un carrello lasciato al parcheggio, vicino al supermercato e, pian piano, mi sono spostato giù verso l’estremità del quartiere. Ho scelto l’Hotel Riviera. Dalla camera in cui mi sono installato si vede il mare. Sono rimasto a lungo a guardarlo: mi teneva compagnia. Nel silenzio rotto solo ogni tanto dal volo di un gabbiano, e dal frinire delle cicale intorno, lo sentivo avvicinare e allontanarsi.
    Fino a che mi è venuto in mente che sarebbe stato bello arrivare alla spiaggia, e magari farmi una nuotata, stendermi ad asciugare, seguire con lo sguardo una barca all’orizzonte.
    Naturalmente non c’era nessuna barca all’orizzonte, ma il mare era quello che conoscevo da sempre, e anche la spiaggia. Ho aguzzato gli occhi per un momento – mi sbagliavo. Una barchetta c’era e si era arenata sulle poche rocce che davano a una piccola insenatura raggiungibile solo a nuoto. Mi sono tuffato. La barchetta, un canotto di legno, si era incastrata ma era integra. Ci sono montato e ho raggiunto l’altra riva. Da ragazzo ci andavo con gli altri, per stare tranquilli senza turisti intorno; si pescava e qualche volta prendavamo una spigola. In mezzo si apre una fenditura e si entra in una sorta di piccola grotta. Sono approdato.
    Ho respirato a lungo, quasi volessi scrollarmi di dosso i ricordi dell’adolescenza. Stavo quasi per decidermi di ritornare, quando ho sentito una specie di mugolìo: “Un gatto?” Ho pensato. Veniva dalla grotta e ci sono entrato. Dentro c’era una bambina che avrà avuto forse cinque o sei anni. Era il primo essere umano che vedevo nell’ultima settimana, da quella notte. Ho sussultato: respirava ancora. Me la sono caricata in braccio e l’ho riportata all’Hotel Riviera, semisvenuta. Le ho dato qualche cucchiaino di latte, qualche briciola di biscotto.
    *
    Dada mi vede mentre faccio un solitario a carte, ha imparato a suonare il flauto. Un giorno di qualche anno fa siamo entrati in un negozio di strumenti musicali e l’ha visto: le ho insegnato a suonarlo. Poi ha voluto passare alla chitarra. Di ritorno da un giro in biblioteca dove abbiamo fatto un prestito a tempo indeterminato per un manuale avanzato, ha continuato da sola a studiare musica. Sta diventando bravina. Le ho insegnato anche a leggere e scrivere. Studia antropologia.
    Lei lo sa che non sono molto d’accordo sulle sue scelte di studio e ride, quando mi vede scrollare la testa.
    Ora ha dodici anni e sono passati sette anni da allora; io avevo quarant’anni, quel giorno sulla spiaggia. E so che tra poco, un giorno, non mi vedrà più come sempre. Un giorno non lontano mi guarderà con occhi diversi, lo so. Ed è bella.
    Per la prima volta in sette anni, oggi sento un fremito di paura.

  211. Grazie, Antonella, per la risonanza emotiva e le tue belle immagini marine, amniotiche e oltre.
    Per quel che mi chiedevi, la lettura e le storie mi accompagnano. E continuo a scribacchiare, cose brevi o molto brevi.

  212. Un carissimo saluto a Subhaga e ad Antonella, ai quali voglio molto bene. Ho molto apprezzato il racconto originale del primo, ed anche il suo ulteriore sviluppo beccariano.
    Il tema dell’ultimo uomo sulla terra mi affascina da quando, bambino, vidi un episodio di “Ai confini della realtà” (chi di voi ricorda questa serie di fanta-telefilm americani in b&n degli anni a cavallo tra i 50 e i 60?) nel quale un bancario frustrato da superiori e coniuge si rifugiava nella lettura, fino a chiudersi in pausa pranzo all’interno del caveau blindato della propria banca con un amato libro, per uscirne unico sopravvissuto ad una catastrofe atomica. Solo tra le macerie, riconosce infine quelle della biblioteca pubblica e tra esse centinaia di volumi ancora in grado di essere letti. Si prepara a godere di tanto bendiddio, ma fatalmente gli cadono gli occhiali, per lui indispensabili, e si rompono irrimediabilmente entrambe le lenti. L’ultima immagine era quella di un mondo desolato, ma anche fatalmente appannato.
    (L’ho ritrovato su CD: il titolo dell’episodio, che risaliva al 59, era “Time Enough at Last”).
    Sì, c’è stato Morselli a trattare poi questo tema, e in modo meno ironico, ma ben prima di lui anche Schiel, con la sua “Nube purpurea” (che risale al 1901). Ed è già in questo libro che l’unico sopravvissuto incontra, dopo mille peregrinazioni tra cadaveri e rovine, anche l’ultima donna (una ragazzina).
    Un gran bel tema quindi, e con due possibili chiuse: quella di Gaetano (e di Morselli) con la “dissipazione” della razza umana; quella di Antonella (più “Shieldiana”) con la neanche troppo velata possibilità di rinascita dai nuovi Adamo & Eva.
    Personalmente sono più incline a vedere maggior forza al racconto nella prima soluzione: sarà per il mio carattere, per il mio lato pessimista e malinconico (è solo uno dei lati di me stesso, ma talvolta decisamente prevale, e in questi tempi grigi ritengo con molte ragioni in più che in passato).
    O forse (me lo domando) non sarà qualcosa di connaturato ad un aspetto maschile (ares, il distruttore) e ad un aspetto più femminile (cerere) della visione della vita?
    Saluti a tutti e bentornato a Massimo.
    carlo s. (o carloesse)

  213. Nel ’59 non esistevo ancora, ero in fase meditativa perchè stavo decidendo se venire a soffrire il male di vivere insieme a voi, a te Carloesse e a te Jivan 🙂 …. però, per qualche motivo, mi ricordo molto bene di “Time Enough at Last”, forse perchè all’età di sei anni ho deciso di non voler vedere proprio tutto e la vista ha cominciato ad abbassarsi fino a che, in età adolescenziale, “stranamente” il fenomeno si è fermato e allora ho cominciato a indossare lenti a contatto. Però il tema “occhiali” ha sempre avuto grande pregnanza nella mia vita circadiana. Nella realtà onirica ci vedo benissimo.
    *
    Un’altra cosa che mi lascia stupita è come tu, Carlo, riesca a darmi spunti. Andrò assolutamente a leggermi “Nube purpurea” di Shiel. Mi manca. L’unico appunto che ti faccio: cerca di fare meno spoiler nelle tue recensioni. Io adoro le sorprese. Diversamente è come se tu andassi dalla tua adorata e, il giorno dell’anniversario, con un pacchettino in mano ben confezionato e pieno di luccichini, le dicessi: “Cara, non sapevo se l’avresti preferito mettere al medio o all’anulare”. Anche un bambino capirebbe che si tratta di un anello!
    *
    Io invece sono ottimista fino all’idiozia perchè credo nell’eccellenza della mente umana, opportunamente coltivata. Marco Minghetti sa il perchè, chiedeteglielo. Ci lavora indefesso.
    Invece, mi pare che voi, Carlo, e voi, Gaetano, siate agli estremi opposti e per questo vi incontriate. Rappresentate metaforicamente: il primo, l’Occidente, e il secondo, l’Oriente; solo che vi siete spinti nella parte oscura di entrambi e Cerere, o forse è meglio dire Demetra, si è trasformata nell’Ecate dell’accezione tolemaica. E solo in quella.
    Per questo il protagonista di “Domani cambierò albergo” sente paura. La pensa come voi, che non siete solipsisti.
    Il solipsismo comunemente ha un’accezione di solitario, solitudine, misoginia; in realtà è profondamente dinamico e comporta la visione dell’insieme. Che l’illuminismo, appoggiandosi solo sulla Ragione, non può dare. Quest’ultimo periodo non vale per Gaetano ma lui sa quali sono gli estremi della visione orientale che intendo. Altrimenti non avrebbe preso un altro nome.
    *
    La bambina è il Fanciullo salvifico nel senso di archetipo, però bisogna accoglierla. Inoltre l’unico superstite è maschio. Ne consegue l’ “oltre” di cui ha detto Jivan, nel suo ultimo post. Un po’ di fantasia, grazie…
    In che modo l’essere umano comune sperimenta in vita qualcosa che assomigli alla morte???
    *
    p.s.: Naturalmente il mio discorso vale all’interno del racconto. Mi chiedo: Jivan, se lo scrivessi oggi, lo scriveresti uguale? Sì, lo so che la mia domanda rasenta il limite, ma adesso ho tre anni.
    *
    Dai… adesso basta, c’ho anche altre cose da fare.
    Abbracci al mio Occidente e al mio Oriente.

  214. Per me i pensieri vacanzieri son finiti da un pezzo. Spero che per voi non sia così. Comunque sia, questo e’ il primo lunedì di settembre, che in genere coincide con la morte delle vacanze estive 🙂

  215. Sì, Amelia, ma Maugeri è in fase “raccolta messi” e non ha ancora emanato nuovi editti.
    Quindi dobbiamo “accontentarci” di restare in vacanza…
    ciao

  216. Caro Carlo, ricambio con tanto affetto il tuo carissimo saluto, e spero di rivederti, chissà, al prossimo “Più libri più liberi”.
    Se devo scegliere due ricordi televisivi, i quali molto hanno impressionato la mia mente infantile – ricordi in bianco e nero della prima tv – di certo uno è proprio quel telefilm di “Ai confini della realtà” di cui tu parli, del vecchietto unico sopravvissuto alla catastrofe. Ancora ricordo perfettamente la sigla d’inizio della serie televisiva. Gli episodi erano scritti, come di certo saprai, da alcuni eccellenti autori, tra i quali Richard Matheson. Nel 1990 la storica “Urania” ha poi reso omaggio a “Ai confini della realtà”, stampando un numero speciale con lo stesso titolo e una splendida copertina d’una porta socchiusa sull’universo…

    Il secondo ricordo televisivo dell’infanzia è simile al primo, nel senso dell’uomo solo al mondo, ma l’aspetto realistico è qui più drammaticamente presente – seppur talmente estremo da ricongiungersi in qualche modo di nuovo, come in un cerchio, ad un elemento metafisico: il film “L’arpa birmana”. Lo hai visto? Mi è rimasta, impressa nella mia mente di bambino, la scena del protagonista che vaga per giorni attraverso lande desolate cosparse di centinaia e centinaia di cadaveri.
    ***
    Cara Antonella, mi chiedi se quel mio vecchio racconto oggi lo scriverei diversamente. Risposta, sincera: non so… (immagina qualche gialla faccina buffa, un emoticon, come si chiamano, faccine che io ancora non riesco a utilizzare, forse per le resistenze d’un mio certo tradizionalismo di scrittura, o forse perchè semplicemente non mi piacciono, in quanto penso alla maggiore allusività d’un linguaggio non iconico… boh…).
    Abbracci,

  217. @ Oriente
    … bene , alla fine hai riso. Mi sento molto gratificata.
    Virginia Woolf ha detto: “Non c’è niente, in verità, tanto difficile quanto ridere e far ridere, ma non esiste qualità che valga di più. E’ una lama che recide ciò che è superfluo, riproporziona e restituisce giusta misura e sincerità alle nostre azioni e alla parola scritta e parlata.
    *
    Quanto a “Più libri, più liberi” voglio venirci anch’io.
    *
    Io, invece, su suggerimento di una leva 1955 mi son fatta masterizzare qualche tempo fa “A come Andromeda”, lo sceneggiato televisivo con Paola Pitagora e Luigi Vannucchi; purtroppo o no, avevo già letto il libro e non c’era più l’elemento sorpresa.
    Però che attori, ragazzi!, se penso alla qualità di oggi.
    Una curiosità: c’è un punto in cui sono sull’isola inglese dove dovrebbe esserci il deserto assoluto, costa sferzata da un gelido vento e uccelli marini all’orizzonte. Nella scena in cui scendono al piccolo aeroporto militare, in lontananza si vedono i primi palazzoni probabilmente di fuori Roma… Lì non ho potuto trattenere le risate. Cavolo, ma non potevano tagliare l’immagine un po’ più in basso! ahahahha… ma, a parte i costi di trasferimento inesistenti, da vedere, anche se non interessa la tematica fantascientifica, se non altro per rendersi conto di quando gli attori venivano dal teatro.
    Abbracci e buona notte.

  218. Caro Gaetano, l’Arpa Birmana di Ozu è uno di quei film che, seppure visto da bambino (o forse proprio per questo), rimane indelebile nella mia memoria e nella lista di quelli che mi hanno maggiormente impressionato. Accanto a Rashomon di Kurosawa, che vidi più o meno nella stessa epoca, quando avevo 10-11 anni.
    Se siamo, anche solo in parte, quello che abbiamo visto, che abbiamo letto, e (soprattutto) che ricordiamo (e a tale distanza di tempo), posso dire che quei film fanno parte di me.
    Ancora oggi sono affascinato da certa letteratura (Murakami in primo luogo) e filmografia (oggi soprattutto “cartoons” e mi riferisco in particolare a Myazaki) giapponese.
    E un film recente, nel quale ho trovato la stessa “spiritualità” è “Primavera, estate, autunno ..ecc.)” del coreano Kim-Ki-Duk, (che del resto mi pare avessi citato anche tu, da qualche parte).

  219. Cara Antonella, forse sono (come dici) la parte “occidentale” di queste tue nuove amicizie letteratitudiniane, ma poi, come puoi vedere anche dal post precedente a Subhaga, non sono assolutamente insensibile al fascino del pensiero e della spiritualità di tipo orientale. Diversi anni fa ho anche frequentato la comunità buddista di Pomaia e (più di striscio) quella Dzog-Chen di Arcidosso, fondata da Namkhai Norbu.
    Non sono proprio digiuno di Jung, e gli studi sulla mitologia di Joseph Campbell sono stati una lettura fondamentale che mi ha aperto orizzonti di comprensione (nel mio piccolo) di cose (anche letterarie) che non sospettavo.
    Di questi tempi sto anche leggendo (anche se un po’ a spizzichi e bocconi) “Il mulino di Amleto” di Santillana/Von Dechend. Difficoltoso, ma assolutamente affascinante.
    E’ per questo che temo tu mi veda più “occidentale” di quanto io non veda me stesso. Però mica mi offendo.
    🙂
    Ciao

  220. Carlo! Mi stai dicendo che il mio Occidente e/o il mio Oriente, a questo punto, si riferiscono invece alle due colonne che l’adepto deve attraversare per entrare nel regno degli Inferi?
    ….
    Va be’, di esami ne ho già fatti tanti in questa vita. Vada per l’oscurità se proprio mi tocca: se ne è uscito Ulisse perchè non dovrei uscirne anch’io?
    D’altronde l’essere umano sta nell’equilibrare il terrore di essere un essere umano con la meraviglia di essere un essere umano.
    Non sapevo, o non ricordavo, le tue frequentazioni.
    *
    Le mie nuove amicizie? Sì, in alcuni casi sono molto socievole e rasento l’ingenuità. Ma non me ne dò pensiero. Se mi viene c’è sempre un motivo.
    *
    Be’, e tutto il mio discorso su A come Andromeda? Non ho i vostri affascinanti trascorsi, però un accennino…. Sui trascorsi “a me mi” tocca di farmeli adesso.
    Notizia: al Festivaletteratura di Mantova (7-11 set. / http://www.festivaletteratura.it/eventi.php , nei sotterranei di Palazzo San Carlo, ci sarà in mostra una biblioteca di fantascienza con pezzi anche rarissimi, curata da Tullio Avoledo. Che sia in corso un’auspicata rinascenza?
    Saluti affettuosi

  221. @ CarloS @ Subhaga
    Un’ipotesi mitologico-fantascientifica interessante, a parer mio, fu descritta da Roberta Rambelli nel suo romanzo: Profilo in lineare B (o Profilo lineare B).
    L’avete mai letto?

  222. Sì, di quelli letti finora, è uno dei pochi testi nostrani che mi son piaciuti;
    anzi, a dir la verità, è un vero peccato che, a un certo punto, la Rambelli si sia messa a tradurre per fare divulgazione della migliore letteratura del genere; d’altronde, che traduzioni, ragazzi!
    Visto che ti sono piaciute le prime 40 pagine di Avoledo (e solo quelle), allora non ti dispiacerà anche “Giungla domestica” di Gilda Musa.
    Che Avoledo conoscerà sicuramente, visto che si esprime solo in tempo verbale presente, almeno così è ne “L’elenco telefonico di Atlantide”, sulla quale mi sono già espressa altrove; e che, appunto, ho scaraventato con disappunto in fondo al letto.

  223. @ CarloS @ Subhaga (se ci sei batti un colpo, magari 21)
    … anzi, visto che siamo in argomento, mi fate una lista dei migliori 21 libri di letteratura logico-fantastica del Novecento, che avete incontrato nella vostra vita, per favore?
    Ergo, nella lista non sono ammessi titoli di protostoria nè anticipazione.
    Vi sarei fortemente devota.

  224. Ci potrei provare se mi chiarissi meglio cosa intendi per “logico-fantastico escluse protostoria e anticipazione”. Potresti anche, per meglio chiarire, fare qualche esempio: questo sì, questo no.
    Ubik o Valis (Phil K Dick) sono p.e. “anticipazioni”?
    Calvino è dentro o fuori?
    E il da me venerato Delany di Dhalgren è “logico”?
    ……
    Facce sapè.

  225. Vi faccio sapè.
    Innanzitutto per letteratura logico-fantastica intendo quello che comunemente va sotto il termine “fantascienza”, e uso la prima denominazione perchè ritengo altamente che la “fantascienza” non debba investire necessariamente la sfera scientifica, ma invece e soprattutto la tecnologia. Perchè la tecnologia investe tutto lo scibile umano, non solo quello scientifico, tant’è che – indipendentemente se possa piacere o no – “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene” di Roy Lewis, è negli “scaffali della fantascienza”. Se per assurdo ci mettiamo a parlare di Leonardo da Vinci ecco che spuntano le sue macchine fantascientifiche e avveniristiche, tanto che, se si fosse messo a fare letteratura, chissà che libri fantascientifici avrebbe scritto!!
    E infine perchè la macchina più tecnologica che ci sia è il nostro cervello e qui non si può parlare solo di scientifico, ma anche di logico.
    *
    Chiarito questo per sommi punti, passo al secondo.
    Per anticipazione, precursori e protostoria intendo dall’Apocalisse e Luciano di Samosata a Verne e Salgari, compresi i fondatori: E. A. Poe, H. G. Wells, Rider Haggard, R. L. Stevenson, l’utopia di Bellamy e quella di Butler, e J. London. Compreso Conan Doyle.
    Non è permesso citare anche Mary Shelley (il Frankestein può essere ascritto all’orrore ma anche al “fantascientifico”), e nemmeno J. H. Rosny aîné, oltre che Edwin Abbott Abbott.
    Diciamo che è permesso tutto quello scritto dal 1926 (Hugo Gernsback) ma qualcosina degli anni immediatamente precedenti si può inserire.
    Premesso che non sono particolarmente amante del fantasy, meno ce n’è meglio è (nella lista), ma se esiste un titolo che cambia la vita, vi prego di metterlo.
    *
    Terzo punto: Se inserisci Calvino metti anche Morselli … sì certo!! Tutto quello che fa IPOTESI va bene, anche i nostri scrittori snobbavano il genere e non avrebbero certamente voluto entrare in questa lista. Anche Wells era infastidito dall’etichetta.
    Ma a noi, interessa l’indagine dell’ipotesi, non è vero?
    *
    Dhalgren è un capolavoro, caspita, ma vedi che se usiamo il termine “fantascientifico” gli sta stretto? Capito il discorso di prima? Ergo, Dhalgren è assolutamente da mettere nella lista.
    *
    Che altro? Ah sì… Vorrei una lista che, finito di leggere i libri che ci son compresi, si abbia una panoramica che, per motivi diversi (stile di scrittura, motivi, originalità di spunti, eccellenza) sia esemplare del genere.
    Insomma, una cosa che fra vent’anni, possa vantare anch’io come “i trascorsi” (qui, per rispetto a Subhaga, immaginate un faccino splendente che sorride). Ci tengo.
    E naturalmente i 21 libri sono un numero simbolico; però, se avessi detto dieci, voi me ne avreste scritti tre così, perlomeno, sono sicura che, fra tutti e due, una decina ne escono. Quindi la lista può essere fatta con più di 21 titoli.
    *
    Se poi volete fare anche una lista di films, siamo tutti contenti.
    Saluti affettuosi

  226. @ Maugeri
    Caro Massimo, a proposito di come si son messe le cose negli ultimi posts, e se le mie due colonne continuano a darmi spago, possiamo spostarci nella Camera Accanto.
    Però ti dico che qui non ci sto male. Se vuoi, ti riporto il mio haiku italiano in metro libero, che avevo scritto da qualche parte (non mi ricordo più dove), dal titolo “La vita è una vacanza” (il cui testo, però, non preludeva a vita da vitelloni)
    Grazie dello spazio e attend(o)iamo assenso.
    Ciao 🙂

  227. nota: quando dico fantasy (brutto termine), naturalmente intendo spunto eroico-epico-fantastico all’interno del tema fantascientifico.
    Dune di Frank Herbert, però, mi è piaciuto molto; quindi non è categorico.

  228. nota 2: inoltre intendo non solo Novecento statunitense, o anglosassone, ma anche russo, francese, austriaco (Meyrink? Il Golem, in senso cabalistico, è un’estrapolazione esterna, un alter ego), giapponese (?), e magari anche italiano. Se è il caso.

  229. Va bene, diciamo fantascienza allora, per intenderci; poi, il problema dei generi è un’altra faccenda, e si sa, sono steccati da superare, o da eliminare – eliminabili, non appena la scrittura di alta qualità, proprio perchè alta, “vola” al di sopra di qualsiasi genere. Ma questa è un’altra questione, che qui non interessa: ho seguìto, in tal senso, il dibattito portato avanti da autori, per me molto importanti, come Genna e Evangelisti.
    ***
    Vado più o meno a ruota libera, senza la pretesa di stilare un elenco esemplare, e senza pensarci troppo, questa è cioè la “mia” piccola preferita biblioteca di sf:
    ***
    Bradbury, Cronache marziane;
    Vonnegut, Mattatoio 5;
    Dick, La formica elettrica (racconto);
    Ballard, La zona del disastro (antologia di racconti);
    Sheckley, Giardiniere di uomini (antologia di racconti);
    J. Williamson, Toccherà agli uccelli (racconto);
    H.G. Wells, Racconti (e in special modo, nella vecchia antologia edita da Garzanti, “Il paese dei ciechi”);
    Verne, L’isola misteriosa;
    Zamjatin, Noi;
    C.S. Lewis, Lontano dal pianeta silenzioso;
    L.P. Davies, La valle condannata;
    D. Adams, Guida galattica per gli autostoppisti;
    Abdallah di terra e Abdallah di mare (in Le mille e una notte);
    J. Spitz, L’occhio del purgatorio;
    Silverberg, Le due facce del tempo;
    T.M. Dish, La signora degli scarafaggi (antologia di racconti);
    Bioy Casares, L’invenzione di Morel;
    W. Tevis, L’uomo che cadde sulla Terra;
    AA. VV., Domani andrà meglio (antologia di racconti su utopie e distopie, a cura di T.M. Dish);
    H.G. Wells, L’uomo invisibile;
    Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch;
    ***
    Un film, uno solo, proprio perchè lo stavo rivedendo questa sera, dopo vent’anni: “Fino alla fine del mondo” di Wim Wenders.
    *
    E aggiungo qui fuori elenco, oltre ai 21 di sopra, un racconto italiano che mi è tornato adesso in mente: V. Evangelisti, O’ Gorica tu sei maledetta.
    *

  230. Antonella, rileggo ora le tue indicazioni: dicevi di partire dagli anni Venti del Novecento. E a me è scappato un titolo dalle Mille e una notte…
    Sostituiscilo con due… d’un altro italiano e d’un altro Sheckley:
    *
    Tommaso Pincio, Lo spazio sfinito;
    R. Sheckley, Fantasma Cinque.
    *

  231. e mi è sfuggito anche un Verne…
    da sostituire con il racconto “L’ultimo giorno” di Matheson oppure con il romanzo “La fisica del karma” di Arsen Darnay.

  232. … anche due Wells ti sono sfuggiti, che non erano contemplati nelle premesse. Sostituisci?
    Ora devo analizzare un attimino la lista.
    Ci si sente.
    Grazie…

  233. Va bene, cambio due Wells, con:
    – l’antologia (a cura di Giorgio Vasta),
    Anteprima nazionale. Nove visioni del nostro futuro invisibile (Avoledo, Bergonzoni, Celestini, De Cataldo, Evangelisti, Falco, Genna, Pincio, Wu Ming 1);
    – il racconto di Fredric Brown, Sentinella.
    *
    Rien va plus!

  234. Scusa Anto se avevo chiesto cosa intendevi, ma in effetti nuovi termini per sostituire quelli che non ci piacciono possono generare equivoci se non in qualche modo definiti. Poi i paletti non piacciono neanche a me. E Subhaga infatti li aggira includendo Verne, Wells, ecc. (vedo adesso che li ha sostituiti).
    Io mi ribello invece alla lista di 21, provando a listare qui di seguito senza sapere se potrò raggiungere quel numero: sono stato un appassionato lettore di SF da ragazzino (Urania perlopiù), ma non ho coltivato il genere in particolare, e quindi non mi considero un esperto. E molti titoli li ho dimenticati.
    Ma ci proviamo lo stesso:
    1) Dhalgren di S.R. Delany ( naturalmente);
    2) Valis (tutta la trilogia) di P.K. Dick;
    3) Ubik dello stesso Dick (e potrei aggiungere altri titoli sempre dello stesso autore);
    4) Cosmicomiche di Calvino
    5) Cronache marziane di R. Bradbury
    6) Fahrenheit 451 sempre di Bradbury
    7) Non lasciarmi di K. Ishiguro
    8) L’uomo che cadde sulla terra di W. Tevis
    9) Mattatoio 5 di Vonnegut
    10) Il vento dal nulla, di G.J. Ballard
    11) Deserto d’acqua, sempre Ballard
    12) I testimoni di Joenes di R. Sheckley
    13) Opzioni, dello stesso Sheckley
    14) Guida galattica per autostoppisti di D. Adams
    15) Anni senza fine di C.D. Simak
    16) La casa dalle finestre nere dello stesso Simak
    17) Io sono leggenda di Matheson (e vari suoi racconti, sparsi in varie antologie)
    18) 1984 di Orwell
    19) Cristalli sognanti di T. Sturegon
    20) Il giorno dei trifidi di J. Windham
    21) Trilogia della Fondazione di I. Asimov
    Mi viene in mente adesso La Strada, di McCarthy, sicuramente va incluso, e tra i primi, ma non saprei cosa “sacrificare”. E’ una lista molto opinabile, naturalmente, come tutte le liste. Legata a molti titoli del passato e scarsa conoscenza del presente (es. per Ballard cito i primi romanzi, che molto mi impressionarono, ma confesso di non aver mai letto la sua trilogia maggiore, che comprende Crash e Condominio). E poi non conosco il Cyber-Punk….
    ———
    PS: mi piacerebbe aver potuto inserire anche i precursori, come Meyerink (Golem), Verne, Wells; ma ancora di più Machen (il piccolo popolo, La piramide di fuoco, Il terrore,..), W.H. Hodgson (La casa sull’abisso) e Lovecraft (tutto, compresa la sua orrida cosmogonia). Ma siamo ai confini, sia di tempo che di genere.

  235. Per quanto riguarda i film, senza arrivare ad altri 21, lasciami elencare almeno:
    1) Metropolis, di F.Lang
    2) Brazil, di T. Gilliam
    3) 2001 Odissea… di Kubrick,
    4) Solaris e (ancor di più) Stalker, di Tarkovskij
    5) A.I. di Spielberg (la più bella e malinconica lettura cinematografica di Pinocchio che sia mai stata fatta); ma anche E.T. e Incontri ravvicinati… (indimenticabili)
    6) Sky Crowlers (anime giapponese) di Mamoru Oshii
    7) Blade Runner e Alien, di R. Scott
    8) La cosa da un altro mondo, di H. Hawks
    9) Star Wars (tutta la saga: con tutte le riserve del caso, rimane imprescindibile e indimenticabile)

    E forse dimentico qualcosa…

  236. Chissà perchè al posto di 8 è venuta la faccina|
    Comunque, naturalmente, questo “gioco” non dovrebbe essere rivolto solo a noi 3: chiunque volesse intervenire è ben accolto.

  237. Concordo con la tua lista, Carlo. Mi sono accorto di non aver ricordato nel mio elenco un capolavoro come “1984”. Non mi attrae in modo particolare Asimov, pur avendo letto diverse sue cose e avendone di certo apprezzato alcune (“Io robot” ad esempio, e anche la maniera con cui presentava i suoi testi).
    *
    Anch’io sono stato un appassionato di Urania, e tuttora, più sporadicamente, mi piace comprarne qualche numero o sfogliare una vecchia copia amata.
    *
    Concordo anche con la tua lista di film, soprattutto con Solaris e Brazil. E anche E.T., certo, il quale, con la scusa dei nipotini, vidi allora al cinema per due volte di seguito… D’accordo con 2001, com’è ovvio… E nelle nostre liste, da dove è assente, io immagino ora una menzione speciale al progenitore di 2001, quel sognatore, scienziato e scrittore di Arthur C. Clarke.

  238. Brazil mi ricordo che uscì più o meno insieme al film 1984. E forse era proprio il 1984. Ma il film di Gilliam era un capolavoro, l’altro una vera schifezza. Asimov non ha mai appassionato neanche me. Però non citarlo del tutto mi sembrava un’elusione forzata. L’ho fatto proprio all’ultimo, per fare 21. Mi ero bloccato a 20, non essendomi venuto in mente La Strada (aggiunto dopo). Ma ho scelto il ciclo della Fondazione piuttosto che i suoi robot, che non mi hanno mai ispirato simpatia.

  239. Signori buonasera; scusate ma ho avuto giornata piena e solo adesso posso mettermi al computer. Nel frattempo, mi è venuto un irrefrenabile desiderio di fare anch’io una lista e così adesso elenco la mia, che non vuol essere organica nè esemplare, ma solamente un ripensamento e un ripescare quei libri o films che mi hanno suggestionato fortemente o che, in qualche modo, mi si sono impressi nella memoria in modo vivido, anche se, a volte, forse mancavano della qualità eccelsa di altri.
    *
    Per quanto riguarda il conio di nuove terminologie, la denominazione “letteratura logico-fantastica” non è mia ma di molti scrittori degli anni Sessanta e Settanta quali, per esempio, Inìsero Cremaschi e altri, che contribuirono fortemente all’introduzione di questo genere in Italia. La polemica e il dibattito di quegli anni tra genere e mainstream fu acceso e “violento”. Sottoscrivo pienamente Subhaga quando dice che tutto va in secondo piano quando la Scrittura di alta qualità vola al di sopra di qualsiasi genere.
    *
    Vorrei anche precisare che, fino a poco tempo fa, la mia lettura del genere dagli anni Venti in poi non è stata sistematica e coglievo fiori a caso. Quanto a quella contemporanea italiana mi sto cimentando ora, finora con poca fortuna ma è ancora presto per dirlo.
    Sicuramente le vostre liste mi serviranno molto a innalzare il livello. E ringrazio.
    *
    Ho ristretto la rosa temporale perchè, diversamente, se non avessi messo “paletti” (Carlo) così rigidi, voi sareste partiti – come è naturale che sia – dai “mostri maestri” che vien subito a cui pensare, ricordare. Anzi, avrei messo anche 1984 perchè è ovvio che 1984 sia tra i primi della lista. Però tu, Carlo – che forse non hai fatto servizio di leva – ti ribelli e mi citi nomi ai limiti. E, visto che non l’ho fatto nemmeno io (il servizio di leva), ricordo che mi aveva fortemente impressionato, da nauseante ottimista quale sono, Bellamy. E infatti avevo quasi avuto l’intenzione di mettermi in lista con il suo programma. Che ho escluso perchè anticipatore.
    …… mi son sempre chiesta come cavolo si fa, a mettere gli occhiali al solicello (sai, il tema occhiali è pregnante nella mia vita, ricordi?), e adesso ho capito!!! Si fa un 8… grazie 8)

  240. Films:
    L’uomo che cadde sulla terra, con David Bowie.
    2001 Odissea nello spazio.
    le serie di Star Trek!!
    Il pianeta delle scimmie.
    Fahrenheit 451 di Truffaut.
    Arancia meccanica.
    “Ai confini della realtà” (Il film del vecchietto con gli occhiali che avevate nominato; non ne avevo mai saputo il titolo).
    Fuji in rosso (in Sogni), di Kurosawa.
    Alien non sono mai riuscita a finirlo; quando arrivava il “mostro” spegnevo lo schermo.
    Alcuni momenti della produzione cinematografica dei Pink Floyd, compresi i momenti finali di Zabriskie Point (opinabile, ma qui non ci metto nessun paletto di nessun tipo).
    Gattaca
    Men in black!!
    Matrix, ultimo esploit di massimo livello. Dopo di allora il nulla (per me).

  241. E adesso i libri:

    01 – Bradbury: Farenheit 451.
    02 – Fallaci: Se il sole muore.
    03 – Orwell: 1984.
    04 – Huxley: Il mondo nuovo (che dovrei rileggere perchè è entrato in una fase di memoria mitica).
    1 – Crichton: Andromeda; Il terminale uomo
    2 – Zamjatin: Noi
    3 – Burgess: Un’arancia a orologeria
    4 – Clarke: Odissea nello spazio, tutta la quadrilogia
    5 – Asimov, molto, molto di quello che ne ho letto
    6 – Heinlein: Il numero della Bestia, The Star Beast
    7 – Sternberg: Il mondo senza sonno.
    8 – Cummings: La ragazza nell’atomo d’oro.
    9 – Bradbury: Cronache marziane; Gli anni della fenice
    10 – Pohl / Kornbluth: I mercanti dello spazio
    11 – Bulgakov: Le uova fatali
    12 – Volt (Vincenzo F.Ciotti): La fine del mondo
    13 – Lovecraft (qui baro con le direttive delle premesse).
    14 – Siodmak Kurt: Il terzo orecchio (è classificato come giallo ma lo ritengo fantascientifico)
    15 – J. Windham: Il giorno dei trifidi
    16 – Asimov, Bradbury, Kuttner, Matheson e altri: Quasi umani
    17 – Delany: Dhalgren ( naturalmente), ma mi piace anche il resto che ha scritto
    18 – Herbert: Dune
    19 – Brunner: Il telepatico
    20 – Brin: Il simbolo della rinascita (mi ha proprio soddisfatta, ma guarda che caso!)
    21 – Hoyle: la nuvola nera
    ( 22 – Scagnoli: L’ultima frontiera )
    ( 23 – Rambelli: Profilo in lineare B )
    ( 24 – Pohl: Uomo + )
    ( 25 – Simak: Il giorno del silenzio)
    ( 26 – Morselli: Dissipatio H. G. )
    *
    molte antologiche e parecchi Urania
    Krauss: La fisica di Star Trek (saggio)
    Burgess: 1984 & 1985 (saggio)
    *
    Crepax: L’astronave pirata (fumetto)
    Matrix Comics (graphic novels inerenti l’universo di Matrix)
    Buonanotte…

  242. Molto bene per i miei gusti, tra quelli non presenti nel mio elenco, in special modo: Huxley, Bulgakov, Burgess, Delany.
    *
    E per quel che riguarda i film:
    Il pianeta delle scimmie (la prima versione, con la memorabile scena finale), l’episodio di Sogni di Kurosawa (forse il mio regista preferito in assoluto),il Bradbury di Truffaut, Arancia meccanica, Ai confini della realtà.
    Noto l’assenza di Blade Runner, per me un’opera fondamentale.
    Aggiungo qualche altro mio film preferito:
    – Due di Carpenter: Starman; Essi vivono.
    – E un film inglese d’un paio d’anni fa: Moon.
    *
    E aggiungo inoltre una storia a fumetti (pre-graphic novel…), L’Eternauta. E le storie a fumetti di Moebius e Jodorowsky.
    *

  243. In ambito fumettistico, di Jodorowsky ho letto solo “Juan Solo: l’integrale”, in collaborazione con l’illustratore Georges Bess. E letto o visto solo la produzione non fantascientifica. Merci bien.
    *
    Blade runner. Sono andata a vedere quando è entrato in visione: in quel periodo ero fuori continente da un bel pezzo, in molti sensi, e ho un vuoto, che si dilata in quell’anno simile ai cerchi concentrici intorno a una ipotetica sfera. Rimozione o no: o non l’ho visto o non me lo ricordo.
    Rimedierò (immagina ora un solicello con mille risate scintillanti… ho spiegato perchè sono scintillanti). Ho pianto solo due volte leggendo un libro e uno l’ho letto prima della sfera, e uno l’ho letto dopo la sfera. In mezzo ci sta Blade Runner. Mi fai venire in mente che è ora di entrare in quel vuoto.
    Sul terzo libro… Jivan, ma la smetti di com-muovermi?
    *
    Sto leggendo “Tempo fuor di sesto” (Time Out of Joint), di Dick.
    *
    Insisto sulla bellezza, la qualità e la svolta decisiva che ha dato Matrix (tutta la trilogia), troppo poco ri-conosciuta e capita.
    Mi stupisco che non lo citiate. Se vogliamo fare etnopsicologia, cioè psicologia (e psicoterapia) trans-culturale – considerati i tempi e la velocità con cui viaggiamo ormai credo che non si possa farne a meno -, si comincia anche da queste cose: l’eurocentrismo ha fatto il suo tempo. E Matrix ha un ottimo impianto filosofico introduttivo, adatto al bambino che ci vede la storia, adatto all’essere comune che ci vede catarsi dalle paure contemporanee, adatto a chi può interagire ad alto livello (sarebbe il saggio ma soprassediamo) perchè gli dà un baricentro o una leva d’appoggio.
    Per i ventenni che hanno ancora la capacità di pensare, e di farsi una coscienza, è un’icona.
    Senza parlare, poi, delle musiche, ad opera di uno dei pochi gruppi che si salvano nella desolazione attuale dove impera MTV e facce applaudenti a ritmo regolare. Sto parlando di Juno Reactor e del suo grupppo in dinamica.

  244. Matrix… Non l’ho visto, o meglio, ne ho visto brani qui e là e non mi hanno attratto molto. Forse, al di là della caverna platonica, di illusioni, di giochi di specchi, labirinti borgesiani e sue “rovine circolari” – di tale cibo mi ero nutrito per molto tempo e ne ero forse piuttosto sazio: e Burroughs, Dick, certo, e anche Alice, e perfino il linguaggio della sorella radio bolognese, attraversato da David Cooper e Ronnie Laing, e passando per uno sfolgorante e cupissimo delirio che molto ha impressionato il mio immaginario di ventenne, e oltre: Sadeq Hedayat, “La civetta cieca”.
    Be’, per associazioni d’idee fantasmagoriche, hai per caso letto “L’uccello del Paradiso” di R.D. Laing?

  245. Gaetà, ma adesso mi fai il faccino???? avevo già preparato una tiratina su Laing e confratelli… ora non so se mandarla…

  246. mando….
    Scusa, sai, parliamo in amicizia e in semplicità… ma, a un certo punto, per fortuna presto, mi sono resa conto che “questa gente”, soprattutto l’intellighenzia psicoanalitica del terzo quarto del Novecento, era più malata degli altri comuni esseri e aveva gli stessi problemi alla terza potenza.
    Sono stata raccolta da un monaco pietoso che non mi ha chiesto “perchè” ma mi ha detto “come”, e iniziata allo zen. A una delle loro pratiche. Facci caso, e dimmi che cosa ha il Giappone di originale in materia psisicoanalitica. Boh.. niente. Non ne hanno bisogno. O meglio, la loro tradizione religiosa non ne ha bisogno. Che poi lo sradicamento culturale traumatico, da una società di tipo feudale a una modernissima, li abbia trasformati, è un altro conto, ma la tradizione è ancora forte; e molto meno dimenticata di quanto non possa sembrare.
    La pratica mi ha permesso di essere profondamente occidentale, cioè consapevole della mia tradizione. Io sono europea. Però devo ringraziare lui (loro) di non essermelo dimenticata.
    Un cattolico, invece, avrebbe voluto convertirmi. Seppure, altrove, e pur non essendo cattolica, stia facendo una campagna pro-cristianesimo, perchè ritengo che la perdita dei valori cristiani sia un disastro per la perdita delle radici culturali europee, in quanto il cristianesimo si è esattamente sovrapposto alle varie culture autoctone, anche se comunemente e nella vita quotidiana nessuno se ne accorge.
    Ergo, sto dicendo che, per salvare la nostra cultura originale, bisogna salvare il cristianesimo.

  247. Be’, sì, erano pazzi – come, meno o più degli altri, difficile, e a mio parere inutile, dirlo – ma per me erano dei picchiatelli (come direbbe Jack Nicholson nel Cuculo) affascinanti, poetici e sensibili: parlo in special modo di Laing, con il quale ho partecipato a un workshop sulla nascita (nel 1980?) da lui guidato, e non mi sembrava vero talmente ne ero contento. Ma ero molto attratto anche da Cooper (folgorato dal suo libretto “La morte della famiglia”) che ho incontrato nel 1976 durante un convegno internazionale su “La follia”.
    Molte opere di Laing – e molti giorni della sua vita – hanno il dono dell’intuizione poetica, della compassione, dell’acume teorico, dell’impegno esistenziale verso sè stesso e verso gli altri. Un ricercatore sincero. Ha condiviso una parte delle sue opere – e della sua vita – con Cooper.

  248. Non conosco; a un certo punto, avevo trovato più interessante W. Reich e le sue teorie. Ma, se ne parli oggi, sembra lo scemo del villaggio. Ah sì, quello che ha finito per vedere gli alieni… e poi un sorrisetto di sufficienza. Finiti i suoi giorni in una prigione statunitense, senza essere assassino nè ladro ma perchè aveva propugnato una terapia che non era “scientificamente provata”.
    In generale, comunque, di quella generazione (lui in verità apparteneva al prima ma mi riferisco anche e soprattutto a chi è venuto dopo di lui e ne ha utilizzato gli studi) non ho mai sofferto la militanza politica. D’altronde mi rendo anche conto che chi si trovava a vivere quel periodo, doveva fare i conti con un pensiero molto dominante.
    Mah… in generale, quel periodo, lo vedo, lo sento, lo percepisco con sensazioni di squallore, disagio, povertà di spirito, nausea, mancanza di essenzialità e voluta complicazione, creatività confinata entro spazi ristretti e politicizzati, ottundimento delle facoltà più sottili dell’essere umano, mancanza di riconoscimento dell’altrui esperienza. Snobismo e malafede. Precarietà di equilibri interiori. Violenza imposta e autoinflitta. Un inno al masochismo.
    Al ritorno in continente ho dato un taglio con questa montagna di inutilità e ho rivolto l’attenzione ad altro. Meglio suicida che in gabbia. In questo mi sento molto giapponese 🙂
    … e, comunque, se ti dannno per morto, sei libero di seguire la tua strada. Anche per un maggior profitto verso i propri simili.
    Ah, a proposito, Basaglia e compagnia… bel supporto ai disagiati che son disagiati oggi! Se prima eran rinchiusi ma sotto un tetto oggi usufruiscono di ponti, i meno fortunati; i più fortunati vanno al CPS, entrano sotto farmaco e ricevono appuntamenti a distanza di due, a volte anche tre mesi… Se hanno una famiglia, bene (e con quale arroganza l’ex generazione del terzo quarto defenestra il malato), se no, vanno a ingrossare le fila dei barboni a Milano. Che progressi la psicoterapia accademica!! (Che, tra l’altro si permette di ostacolare gli onesti fautori di un vero aiuto al prossimo; oppure penso a quelle “psicologie avanzate” che mettono i loro servigi al servizio del marketing e della persuasione occulta. Clap, clap).
    Ho trovato più analisi applicata in certe strade d’Africa, quelle che i turisti non hanno mai visto.
    In ogni caso, e per ritornare a noi, tengo presente David Cooper e, quando si presenta l’occasione, leggo quello che consigli. Anche perchè, se ti sei avvicinato a Osho, significa che pensi anche un po’ più in là. Non perchè l’Oriente sia un nome e una garanzia (senza tener conto che, oggi, vieni bollato come nostalgico new wave, new age, se solo accenni all’argomento), ma perchè, in qualche modo, sta a significare la presenza di un cervello che almeno ha provato a saggiare l’eventualità di un Altro, e magari a sperimentarla. Perchè siamo sempre lì, un conto è parlare, un conto è fare.
    E poi… ma dai… ma se Marcel Griaule da dovuto ritornare in Nigeria (poi Mali) dopo l’intermezzo della guerra per finire di raccogliere il materiale, tornare in patria e pubblicare un libro nel 1948(!) per spiegare che i Dogon non erano dei primitivi, che avevavo una cosmologia avanzata e sofisticata, etc. etc. etc… e nessuno se ne è accorto, tantomeno in Francia, di quello che aveva detto!! In Italia il suo libro, Dio d’acqua, è arrivato nel 1968. Quarantotto, sessantotto: vent’anni.
    E adesso si vengono a fare i sermoni sulla tolleranza extracomunitaria, senza sapere che cosa ti porti in casa. Senza possedere una mentalità che sappia veramente accogliere e discernere.
    Quindi puoi ben capire che importanza possa dare all’opinione dei nostri contemporanei paesani. E europei.
    Io dico che bisogna tirarsi fuori la paglia dal cervello. Pulizia, pulizia.
    Vedrai la generazione successiva a questa ondata, smarcata dalla propria cultura originale. Negli Stati Uniti si sono presentati dei problemi quasi insolubili. Esistono parecchi casi, per esempio, di caduta in trance di operaie nepalesi all’interno della vita di fabbrica. Quando cadi in trance non lavori più, alla terza volta ti licenziano. Chi li cura? Lo psicoterapeuta si trova di fronte a una malattia peculiare di un’altra cultura, da sempre guarita con metologie che sono dichiarate non scientifiche ma che funzionano; e non sa come interagire. Ha di fronte un qualcosa di ignoto. Lo sciamano, che è sempre stata la soluzione a questo tipo di frattura interiore dove viene superato quel limite per cui comincia a non essere più disagio ma malattia, non ha idea di che realtà sia la realtà di una fabbrica. E allora??
    Si stanno per creare degli ibridi mostruosi. Ci sono già.
    D’altra parte, è indice di saggezza, lungimiranza ed equità rispettare la cultura presso cui si è ospitati. Il melting pot statunitense è fondato sul contrario di quanto precede.
    Vediamo di non rifare lo stesso sbaglio; con gli europei che, però, in questo caso, stanno in vece di cultura accogliente.
    Sua Santità il Dalai Lama (mi si scusi, ma si dice anche Sua Santità il Papa), questo lo ha capito molto bene. E mi compiaccio grandemente del Nobel datogli nel 1989. Grande anno il 1989. Nobel dato anche con sensi di colpa per la sordità contratta nel 1959. Lo ha capito bene e da decenni lavora per la sinergia della cultura occidentale e orientale; e anche con notevoli risultati. Questo significa che esistono la prova e la possibilità di mantenere la propria cultura e, allo stesso tempo, arricchirla senza perderla.
    A meno che internet non azzeri tutto. E allora incomincia Star Trek. Solo che siamo un po’ indietro con i programmi spaziali.
    Dissipatio H. G., ogni tanto ci vorrebbe 8)

  249. Certo Antonella, W. Reich, un vero ribelle. A suo tempo lessi molte sue opere e praticai diversi intensi e sudatissimi workshop reichiani, seguendo pure, in teoria e in pratica, gli sviluppi dei suoi studi, con la bioenergetica di Lowen. Alcune volte sono entrato anche in una macchina orgonica.
    A proposito di Reich e d’un tuo commento precedente, chissà sei hai letto il suo “L’assassinio di Cristo”. Consigliatissimo, se manca al tuo appello, e se è ancora facilmente reperibile. Valerio Evangelisti pochi anni fa si è occupato di Reich scrivendo articoli molto interessanti.
    *
    Non mi trovi d’accordo con quel tuo “Ah, a proposito, Basaglia e compagnia…”. Ho incontrato Basaglia e seguito la sua opera, e ho studiato con una donna meravigliosa della sua equipe di Gorizia, Letizia Comba, psicologa e più tardi anche traduttrice di Gudjieff. Il “durante Basaglia” è imparagonabile con quel che è avvenuto in seguito, dopo la morte di lì a poco di Basaglia stesso. Ma ci sarebbe molto altro da dire in tal senso, com’è ovvio, considerando la vastità del tema.
    Per gli altri argomenti che affronti – e anche lì, in alcuni casi, non mi trovi in grande sintonia: sono così tanti che ci sarebbe da scrivere, come dicevano i due poeti cantori, fiumi di scarole (o di cicorie, a seconda dei gusti)… 🙂
    Abbracci e abbracci

  250. Beh, Gaetà, in un post non si può essere che elementari e semplicistici. Te ne dò atto. Comunque la psicoterapia istituzionale è proprio messa male. Piuttosto che al terzo quarto, mi dò a Ernesto De Martino, Adeove Lambo, H. B. Murphy, Tobie Nathan, menti un po’ più aperte, più veggenti sui tempi che dovevano venire, che ci sono adesso.
    *
    Storia intensissima con Reich e (anche quella) entrata in una mia memoria mitica personale.
    Ricordo con particolare intensità “La rivoluzione sessuale”. Ma ho letto anche altro.
    … Mi racconti com’è entrare in una macchina orgonica, per favore?
    *
    Adesso sto leggendo Oliver Sacks, per esempio (Risvegli). Mi interessa di più. E poi è nella scaletta delle restituzioni, e gli tributo la precedenza.
    *
    E Carlo, che fine ha fatto?? ha fatto la lista e poi è sparito.
    *
    Tempo fuor di sesto… mi è piaciuto. Molto. Lui è proprio uno scrittore compiuto. Confine labile tra quello che è il bene e il male, non è vero? Ora incomincio il suo “Noi marziani”. Devo ampliarne la lettura : contenuti, chiavi di lettura, etc., prima di esprimere opinioni.
    *
    Fiumi di scarole?? ho dovuto fare una ricerca in internet per capire quello che stavi dicendo. E’ il titolo di una canzonetta sanremese, giusto? C’è un doppio senso nelle tue parole (scarole o cicorie)? Meglio che gli hamburgers, però. Insomma, se proprio sto per morire di fame mangio anche quelli ma, potendo scegliere, preferisco la scarola. Magari non a fiumi, mi prosciuga; ma dal vivo sono trutt’altro che invasiva e vivo di silenzi, che fan la musica migliore. Risposta giusta?
    *
    Abbracci e abbracci anch’io.

  251. (Comunicazione di servizio)
    Mi sono beccato un’influenza di fine estate con tanto di febbre e derivati (sigh!). Dunque non so quando sarò in grado di pubblicare un nuovo post.
    Meno male che ci siete voi, che tenete vivo questo spazio.
    Grazie mille.:-)

  252. eh.. infatti mi chiedevo dove fossi finito anche tu, Massimo. Sembrerebbe quasi che siano ancora tutti in vacanza.
    Ormai l’influenza te la sei presa; ma se vuoi prevenire per il resto dell’anno, la ricetta è questa:
    fieno greco macinato (1 cucchiaino da tè)
    un pizzico di sale
    una spruzzata di limone
    manda giù e bevici dietro un po’ d’acqua altrimenti ti resta in gola.
    Da prendere al mattino, ogni mattino.
    *
    Siccome l’influenza ce l’hai già, dieta a base di riso integrale e verdura, che non siano solanacee (solo riso perchè così non ti dai in pasto al virus, nel senso che il riso è al grado zero della scala yin e yang (non il grado zero della scrittura di cui parlava Barthes, mi raccomando)
    *
    Assolutamente no latte e tutti i derivati.
    *
    Ti rimetti in pista subito. Curati.
    ciao 🙂

  253. @ Tessani
    scusa, sai, da un po’ di tempo compari a sorpresa in toccata e fuga… l’ultima volta non mi son potuta trattenere 🙂
    ma non hai mai letto un libro di fantascienza?
    Ce ne parli, per favore?
    CarloS latita e Failla si sente un po’ sommerso di scarola.
    ciao

  254. ciao, antonella. diciamo che sono un po’ asino con la fantascienza.
    tra i pochi libri che ho letto mi piace molto “io, robot” di asimov.

  255. Non latito (eh, mica so’ Lavitola!!!) ero fuori per lavoro e sono rientrato solo oggi. E vedo che il post si è arricchito di sviluppi corposi. Datemi tempo di leggere e appena posso intervengo.
    PS: vedo che si apre anche un fronte “comics”. Beh, lì io citerei anche Enki Bilal, la sua FS con le divinità egizie che ricompaiono a bordo di piramidi volanti nel grigio decadente (e opprimente) mondo del prossimo futuro è descritta con tratto efficacissimo, colorazione delle tavole superba, atmosfera nel complesso molto ben resa. Fra quelli recenti (ultimi 20 anni) è quello che più mi affascina.

  256. Permettetemi di glissare sui vostri discorsi che riguardano Laing, Cooper, Reich, ecc. La mia conoscenza superficiale dell’antipsichiatria non mi consente di aggiungere alcunché di sensato.
    Però permettetemi di sostenere quanto dice Gaetano riguardo a Basaglia: non mi pare corretto imputargli il “dopo-Basaglia” in Italia, che è molto diverso da quanto lui immaginava di realizzare.
    ————-
    Torno invece alle liste:
    ————-
    Film
    Per Matrix vale anche per me più o meno quanto detto da Subhaga: visto solo il primo, e non con la dovuta attenzione. Non mi era dispiaciuto (tutt’altro) ma in quel momento non poteva catturarmi. A volte capita. Dovrei rivederlo.
    Su Ai confini della realtà come potrei ignorare quella serie? Fu la mia iniziazione alla FS.
    Il Fahrenheit di Truffaut è bello, ma non è il Truffaut “at his best”. Meglio il libro (che è anche meglio di 1984 di Orwell).
    Arancia Meccanica di Kubrick: incondizionatamente si. E in questo caso meglio il film del libro di Burgess.
    Men in Black: molto divertente.
    Pink Floyd: a me cordialmente antipatici (sorry). Scelta discutibile per ciò che riguarda la SF, paletti o non paletti. E poi Z.P. di Antonioni lo ritengo un film molto sopravvalutato, anche se un’icona di un tempo che fu.
    A Star Treck continuo a preferire la saga di Star Wars.
    ————–
    Libri
    Certo Huxley (Il mondo nuovo dovrei rileggerlo anche io: il suo ricordo è nebbioso), e Bulgakov (Uova fatali, gran bel libro, non mi era venuto in mente).
    Di Dune ho visto solo il film (non un granchè, forse il peggior Lynch).
    Dissipatio HG in effetti mi manca, ma devo assolutamente leggerlo.
    Tra i più recenti potrei ancora aggiungere Il quinto giorno, di F. Shatzing, avvincente.
    ————-
    Fumetti
    Di Eternata ho letto solo frammenti. Mi piacerebbe leggerlo per intero.
    Di Enki Bilal ho già detto nel mio intervento di anticipazione.
    ————–
    Abbracci a tutti (compreso Massimo, basta che non ci contagi)
    🙂

  257. Il mio gioco di parole, Antonella, era proprio su “Fiumi di parole”, la canzonetta appunto; ed era, come spiritosaggine, del tutto fine a sè stessa, da spirito di patata e di scarola (e pure purè e cicoria) 🙂
    Notevole, avvincente, modernissimo Ernesto De Martino, davvero. E i suoi tarantati che ballano la tarantella a causa della tarantola…
    Molti anni fa – da estimatore dei suoi testi precedenti – ho donato a me stesso un’opera postuma di De Martino (a cura di Clara Gallino), un volumone dal titolo “La fine del mondo – Contributo all’analisi delle apocalissi culturali”.
    *
    Incuriosito, Carlo, dal tuo riferimento a Enki Bilal, un fumettista che non conosco.

  258. Be’, signori, la psicoterapia istituzionale non ha funzionato, e nemmeno quella a pagamento, da quello che ho potuto vedere in giro.
    Anche Marx aveva formulato un mondo eccezionale e guarda che cosa ne è venuto fuori.
    Non è Basaglia, è il dopo-Basaglia e come è stato interpretato. Anzi, manipolato.
    Si vede che è un bel po’ di tempo che non fate un giretto in un CPS. Avevo scritto un fiume di scarole al riguardo ma lascio perdere: non c’è come l’immersione in acqua per imparare a nuotare. Solo la teoria non ha mai insegnato a galleggiare a nessuno.
    Tantomeno psichiatri (aneddoto) che inferiscono dando ordini in negativo, quando anche un cretino sa che il cervello riceve ordini solo in positivo, per cui se a un bambino dici “Non fare questo o quello” il suo cervello registrerà “Fai questo e quello”. E poi ci si lamenta dei bambini disubbidienti. Ma a una mamma ignorante si può perdonare, a uno psichiatra NO. Quest’ultimo deve andare a zappare che forse gli ripulisce un po’ la testa e l’intento (se poi doveste pensare che l’inferire al negativo possa essere una tecnica allo specchio per ottenere il contrario di quanto ordinato, state pure tranquilli; non c’è questa finezza di strategia).
    Questi sono i nostri psichiatri istituzionali: degli ammalati. L’impressione è che nemmeno loro credano a quel che fanno (che scrivono) perchè alla fine riempiono moduli. La chiamano anamnesi. E chi dovrebbero curare non è nient’altro che un foglio di carta, dati in memoria.
    Chi paga è trattato un po’ più gentilmente. Ma la sostanza è che, abbandonata l’analisi dopo sette anni (soldi e risparmi!), si chiedono a che cosa sia servito.
    Accademia e anti-accademia hanno fallito.
    Sulla proposta positiva – si sa che sono un’inguaribile ottimista -, ci sono novità. Ma sono poco sfruttabili nel senso che guariscono davvero. Ma se allora uno guarisce, dopo che cosa farò? Come guadagnerò?!
    *
    Detto questo, e per inciso, Subhaga, perchè non mi racconti della macchina? Se è personale puoi scrivere a CarloS che poi me la manderà.
    *
    Invece… sarei interessata molto a quello che avete letto di sconvolgente sul “fenomeno” del SOGNARE. Che ho sviscerato in ogni angolatura ma che potrebbe sempre riservare sorprese quanto a suggerimenti.
    *
    Fantascienza.
    Matrix è da vedere tutto. Un’infarinatura di filosofia buddista non guasta per capire. Tutt’altro.
    I Pink Floyd sono fantascientifici nel senso che sono anticipatori (The Wall, per esempio? ma è solo un esempio). Sentiti i primi album di Syd Barrett in insolitario? Sono così anticipatori che ancora oggi hanno da insegnare. Mai visto Live at Pompei? Musica da day after. Se non è fantascienza quella! Certo sull’astronave non ci vedo (anzi non ci sento) Vasco Rossi o Ligabue 🙁
    Quanto a Z.P. di Antonioni, l’ho citato perchè nell’esplosione che tutti hanno visto come un desiderio allucinatorio io ci ho proprio visto la realtà!! Future capacità neurotiche del cervello??
    CarloS, se ti piace Star Wars, ti piacerà Dune (letteratura).
    Anch’io non conosco Enki Bilal.
    Buona giornata a tutti ^-^

  259. Ah, Antonella, la macchina orgonica di Wilhelm Reich… Niente di fantasmagorico, per quel che mi rimanda il ricordo di giorni di circa trentacinque anni fa… Dipende, immagino, dalla disposizione di rilassamento in cui ti trovi. Ricordo una vaga sensazione di freschezza, forse, con interferenze di miei pensieri scettici.
    *
    Dici: “Si vede che è un bel po’ di tempo che non fate un giretto in un CPS.”
    Mah…
    A proposito di psichiatria, Basaglia, dopo-Basaglia, ecc., riporto, a integrazione, alcuni dati a mio parere molto importanti, sulla trentennale (!) incompletezza legislativa degli interventi relativi alla eliminazione della struttura manicomiale.
    I manicomi criminali, adesso chiamati eufemisticamente Ospedali Psichiatrici Giudiziari – luoghi dell’inferno su questa terra – nonostante una legge del 2008 (dunque ben trent’anni dopo la Legge Basaglia, che è appunto del 1978), in Italia esistono ancora, o almeno fino a pochi mesi fa esistevano: complessivamente 6 manicomi criminali, diffusi da nord a sud. Una notizia dell’aprile scorso, scelta tra tante senza molto cercare, qui:
    http://www.dirittiglobali.it/home/categorie/16-carcere-a-giustizia/13930-ecco-come-si-puo-uscire-dallinferno-dei-manicomi-criminali.html
    *
    Per quel che riguarda Marx, considero tuttora molte delle sue analisi e teorizzazioni di grande importanza e interesse. Da rileggere.
    *
    Sui sogni: un libro che conservo gelosamente, nella elegantissima edizione di Franco Maria Ricci:
    J.L. Borges, Libro di sogni (F.M.R., 1985, pagg. 356, La Biblioteca di Babele, collana di letture fantastiche diretta da J.L. Borges).
    In questo volume Borges antologizza brani, anche brevissimi, relativi ai sogni, scelti da testi di qualsiasi epoca e cultura.
    Ne riporto solo uno, riferibile all’antico “paradosso del mentitore”:

    VERO O NO?
    Quando era ragazzo, Bertrand Russell sognò che tra le carte che aveva lasciato sul tavolino del dormitorio del collegio ne trovava una sulla quale c’era scritto:
    “Quello che c’è scritto dall’altra parte non è vero”. Voltò il foglio e lesse: “Quello che c’è scritto dall’altra parte non è vero.”
    Appena si svegliò cercò sul tavolino. Il foglio non c’era.
    (Rodericus Bartius, Quello che sono numeri e quelli che non lo sono, 1964)

  260. @Claudio Morandini
    … per tua informazione, Claudio, stiamo dibattendo sulla letteratura fantascientifica – a parte qualche estemporanea -, e ci chiedavamo quale sia la musica che potrebbe interpretare i vari temi fantascientifici.
    Io sostenevo che i Pink Floyd, per esempio, sono fantascientifici (vedi post precedente) mentre a CarloS stanno addirittura antipatici.
    Proponevo il tema “astronave (cioe la musica in rapporto al viaggio spaziale) ma c’è anche l’epico, il cyberpunk, etc…. a proposito e per inciso, lo so che sul tema viaggio spaziale tutti pensano a Strauss di Odissea nello Spazio, ma libriamoci oltre e fantastichiamo…
    che ci dici?

  261. Cara Antonella, quale musica è più adatta ai lunghi viaggi interstellari? Toccasse a me provvedere a una discografia per viaggi di questo genere, eviterei musiche brevi e nervose: creano uno stato di ansia che rende tutto più difficile. Allo stesso modo, eviterei musiche troppo facili, di quelle che si appiccicano in testa e ronzano per settimane (così, almeno, ragiono quando parto per lunghi viaggi in treno o in auto). Ora, scusate, provo a improvvisare un po’.
    Fossi un personaggio di Verne in volo per la luna, inventerei un grammofono in anticipo sui tempi e mi porterei dietro la Terza Sinfonia di Saint-Saëns (ecco che vi capita a chiedere a me!): è musica ampia, estesa, eloquente, che non teme gli spazi ampi e ispira nobili pensieri (e tiene svegli, il che non guasta, nel caso tocchi a voi essere di turno alla guida).
    Fossi un personaggio di Bradbury, o di uno di quegli altri grandi autori antologizzati da Fruttero e Solmi nelle “Meraviglie del possibile”, metterei su Glenn Gould e lo alternerei con i Funkadelic di George Clinton (“America Eats Its Young”, ad esempio, che ha un bel respiro visionario). E se avessi nostalgia di casa metterei a tutto volume la “Holiday Symphony” di Ives (per i momenti riflessivi tornerà più utile, dello stesso autore, “The Unanswered Question”).
    Fossi stato il capitano dell’astronave di “Alien” (il primo film), non mi sarei messo ad ascoltare la “Eine kleine Nachtmusik” di Mozart (è così banale!), ma piuttosto, che so, “Quartetto delle dissonanze” K 465.
    E l’alieno, che cosa ascolterà l’alieno per scacciare la noia e non lasciarsi prendere dalla malinconia? Gli LP del Miles Davis elettrico degli anni settanta? (Così mi piace immaginarlo.)

  262. Torno ai Pink Floyd per precisare che mi sono diventati antipatici proprio dopo l’uscita di Syd Barrett. Amavo la sua capacità visionaria, anche se un po’ ingenua. Nel maggior rigore successivo (a mio umilissimo e personalissimo parere) si sono persi in rarefatti cliché. E sono stati sopravvalutati. Comunque gusti. La mia sorpresa è stata nel trovarmeli inclusi tra libri e film, e pensavo quindi soprattutto alla scena finale del film di Antonioni. Comunque se apriamo un capitolo “SF in musica” ci possono anche stare. Ma metterei prima di loro Sun Ra e la sua “Arkestra”.
    ——————-
    Quanto a Enki Bilal, nativo di Belgrado, vi consiglio caldamente la sua “Trilogia di Nikopol”, (La Fiera degli immortali, La donna trappola, Freddo equatore). L’ho letta nel periodo in cui nel suo paese si stavano combattendo guerre civili e accadevano orrori la cui eco mi sembrava di cogliere nel suo universo futuro.
    Se vi interessa una breve presentazione andate pure qui:
    http://www.komix.it/page.php?idArt=4658
    ed ai link che lì trovate come “articoli correlati”.
    ——————-
    NB: è il terzo tentativo che faccio oggi di inoltrare questo intervento. Cheddiomelamandibbuona.

  263. Torno ai Pink Floyd per precisare che mi sono diventati antipatici proprio dopo l’uscita di Syd Barrett. Amavo la sua capacità visionaria, anche se un po’ ingenua. Nel maggior rigore successivo (a mio umilissimo e personalissimo parere) si sono persi in rarefatti cliché. E sono stati sopravvalutati. Comunque gusti. La mia sorpresa è stata nel trovarmeli inclusi tra libri e film, e pensavo quindi soprattutto alla scena finale del film di Antonioni. Comunque se apriamo un capitolo “SF in musica” ci possono anche stare. Ma metterei prima di loro Sun Ra e la sua “Arkestra”.
    ————
    Quanto a Enki Bilal, nativo di Belgrado, vi consiglio caldamente la sua “Trilogia di Nikopol”, (La Fiera degli immortali, La donna trappola, Freddo equatore). L’ho letta nel periodo in cui nel suo paese si stavano combattendo guerre civili e accadevano orrori la cui eco mi sembrava di cogliere nel suo universo futuro.

  264. E’ dal primo pomeriggio che provo vanamente a postare l’intervento di cui sopra, al quale avevo aggiunto un link per presentare Bilal. Ma ne deduco che Kataweb non digerisce quel link. Vi consiglio allora di andare su google, e, selezionato Enki Bilal, andare alla voce “Enki Bilal. L’amore, unica vera forza- fumetti..” e da lì legarsi anche agli ed agli link che lì trovate come “articoli correlati”.
    Buona fortuna.

  265. Con Morandini concordo soprattutto riguardo alla scelta di Charles Ives, uno dei più grandi “sottovalutati” della storia. Un po’ come Morselli. Al contrario di Antonioni (e dei Pink Floyd).

  266. Toh…ricompiono i miei precedenti tentativi… e completi di link. Adesso se ve ne ritrovate 3 o 4 uguali non datemi la colpa!!!

  267. @ Failla
    … non si riesce a entrare nel link dei diritti globali: non è che dopo che ci sei entrato tu, gli hai mandato tutto all’aria?
    … non dirmi che lavori in un CPS!
    @ Subhaga
    bellissimo il sogno di Russel. Mi è sempre piaciuto quell’uomo: ha scritto e divulgato pensieri difficili con un linguaggio semplice e comprensibile e a tutti.
    Sai perchè non c’era il foglio quando si è svegliato? Perchè era in un universo parallelo. Quanto al contenuto del foglio: meno per meno dà più.
    *
    Grazie per la dritta su Borges.
    Saggistica, ti viene in mente niente di esplosivo?
    abbracci

  268. @ Claudio

    Caspita, Claudio. Tu parli di musica come un sommelier di vini!
    Funkadelic… senti questo: http://www.youtube.com/watch?v=dh3bleXWaCk (maggot brain, entrare in you tube)
    *
    Io sfrutterei tanto i Tangerine Dream per i viaggi intergalattici ( http://www.youtube.com/watch?v=w_KBTJ_SW6g&feature=related ).(Tangerine Dream – Hyperborea – YouTube
    *
    Per Asimov ci metterei i Kraftwerk; non mi fanno impazzire ma ce li vedo, a volte; almeno per quanto riguarda la parte robotica: ( http://www.youtube.com/watch?v=VXa9tXcMhXQ&feature=related ) … dai, questa la conoscono tutti! (Kraftwerk – The Robots / you tube)
    *
    E Alan Parson?
    *
    E Jimy Hendrix quando entra in trance in assolo? Descriverebbe in assoluto la schizofrenia di Jack Bohlen in “Noi marziani” di P. Dick (lo sto leggendo).
    *
    Ascolta questo: Navras dei Juno Reactor ( http://www.youtube.com/watch?v=t9qqLrdOzDg ) entrare sempre su you tube.
    Proviene dalla colonna sonora di Matrix, il film. E’ quella che definisco musica globale.
    Se riesci ad ascoltare tutta la traccia, capisci quello che intendo.
    Perdona il fatto che non sia ferrata in musica ma la musica la si sente scorrere dentro, no? Non c’è bisogno di teoria per poterla ascoltare.
    Quando ti colpisce la musica non senti dolore, vero?
    *
    Ci fai una lista dei libri o dei racconti che più ti sono piaciuti, o che più hanno lasciato “solchi” indelebeli nella tua fantasia?
    Grazie! 🙂

  269. @ Jivan
    Scusa se sto diventando un incubo ma, riguardo ai sogni, sai che ti ho sognato qualche giorno fa?
    C’era un po’ di gente, forse anche carloS e tornavamo da una fiera del libro (che caso!). Tu eri già sul posto e quindi eravamo noi che partivamo e che stavamo per salire in auto. Solo che, a un certo punto, gli altri sono saliti e mi hanno lasciato a piedi con noi due che guardavamo ‘sta macchina che partiva e che sembrava ubriaca perchè andava di sghimbescio, a destra e a sinistra.
    Io mi sono preoccupata e ho esclamato: “Ma che cosa stanno facendo?”
    “Tranquilla, vedrai che si fermano subito”.
    E infatti di lì a poco si sono fermati davanti a una specie di trattoria.
    Così ci siamo avviati per andare a riprenderli. Fine del sogno.
    Non chiedermi come facevo a sapere che eravate voi, ma lo sapevo.

  270. Se ero presente spero di essere stato tra quelli che andavano in trattoria. E che ci venivate a riprendere almeno fosse solo dopo mangiato. Un dolcino e un caffè (e l’ammazzacaffè) ci sarebbe scappato anche per voi.
    Comunque grazie del passaggio.
    🙂

  271. …ma dai, Claudio, non prendermi in giro… grazie a te, invece!
    Ciao 😉
    Hai visto che successo il nostro Bocelli a New York??

  272. Ringrazio tutti per i nuovi commenti e chiedo venia per i disagi arrecati dalla solita imperfezione del sistema antispam (i commenti perduti sono stati comunque recuperati). ;-))

  273. Come stai, Massimo? Hai recuperato le forze?
    Con oggi (anzi, ieri sera), da noi è arrivato il presagio dell’autunno.. che tristezza.. è cominciato quel genere di pioggia che può continuare ininterrotto anche fino a una settimana..
    have you ever seen the rain? oggi mi sento così..
    http://www.youtube.com/watch?v=TS9_ipu9GKw
    ciao! buona domenica

  274. Cari amici, faccio riposare il blog e il programma radiofonico per qualche settimana (nel mese di agosto, su Radio Hinterland, andranno in onda alcune repliche di “Letteratitudine in Fm“). E auguro a tutti voi… pensieri vacanzieri.
    Le attività del blog riprenderanno a settembre!

  275. Intanto vi ripropongo questo post estivo. Una sorta di camera accanto… all’aperto.

    Qui possiamo raccontarci aneddoti, mettere in comune le impressioni sui libri che abbiamo scelto di leggere (o abbiamo già letto) nel corso dell’estate. Andare a scovare citazioni che riguardano, appunto, l’estate e le vacanze estive.

    Ma possiamo discutere anche di altro.

    E allora…

  276. Buona estate a tutti!
    Io per qualche giorno farò un ritiro col mio gruppo del Santuario di Siracusa e poi andrò a rilassarmi un pò a Lipari con amici.
    Intanto mi godo i post che non sono riuscita a leggere di Letteratitudine, i Vicerè di De Roberto e i miei adorabili nipotini.
    Un abbraccio a tutti. Buone vacanze Massimo e mia adorata Simo!

  277. Mio buon Maugeri
    che dirle, un pensionato è sempre in vacanza, e anzi proprio l’estate mi sottrae quel piacere squisito di passeggiare per la via Etnea (adesso arroventata), di godermi la villa Bellini, di percorrere insomma la mia Catania come un innamorato che (…mi perdoni l’audacia) soppesa le curve della sua donna.
    Adesso mi acquieto con le mie letture, con le poesie che disegnano in me altri paesaggi, e contemplo queste ore lente, che interromperò per andare alle terme di Sirmione.
    Le scelgo per la profonda affinità col poeta Catullo, sulle cui strofe tergiverso in questi giorni….

  278. Paene insularum, Sirmio, Insularumque
    ocelle, quascumque in liquentibus stagnis
    marique vasto fert uterque neptunus,
    quam te libenter quamque laetus inviso,
    vix mi ipse credens Thyniam atque Bithynos
    liquisse campos et videre te in tuto.
    O quid solutis est beatius curis,
    cum mens onus reponit, ac peregrino
    labore fessi venimus larem ad nostrum,
    desideratoque acquiescimus lecto?
    Hoc est quod unum est pro laboribus tantis.
    Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude
    gaudente; vosque, o Lydiae lacus undae,
    ridete quidquid est dome cachinnorum.

    —–
    Sirmione, perla delle penisole e delle isole,
    di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare
    senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate,
    con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti;
    a stento mi persuado d’avere lasciato la Tinia e le contrade di Bitinta,
    e di poterti guardare in tutta pace.
    Ma c’è cosa più felice dell’essersi liberato dagli affanni,
    quando la mente depone il fardello e stanchi
    di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare
    e ci stendiamo nel letto desiderato?
    Questa, in cambio di tante fatiche, è l’unica soddisfazione.
    Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone,
    e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo:
    voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete.

  279. …E poi, a Sirmione incontro sovente una cara signora, vedova come me, ancora bellissima e senza un velo di malinconia.
    Legge e ride, compone e verseggia…una compagna ideale, se non fosse che io vivo qui a sud e lei molto a nord…e ha uno stuolo di nipotini cui badare.
    Io che potrei muovermi resto fedele ai miei morti, a mia moglie che occhieggia a questa mia simpatia estiva con molta ironia, alla casa dove ho cresciuto i miei figli.
    E poi che dirle, caro Maugeri.
    Alla mia età è meglio aspettare questo appuntamento tutto l’anno, farselo bastare, pensare che per poche settimane il cuore mi volerà nel petto e lei si farà bella per me.
    Poi torneremo ognuno nella propria casa, ai propri doveri e al tempo che ci è sfuggito di mano.
    Diciamo che preferisco che rimanga della consistenza di un sogno, che solo ogni tanto si faccia afferrare.

  280. ..ma ho detto troppo, l’ora è fuggita ed è meglio che io torni a questa valigia che sto facendo con calma e al ferro da stiro con cui ho appena reso i miei pantaloni perfettamente tesi.
    Farò un figurone, sembrerò un ragazzino, ho già una sfilza di cappelli da indossare e la mia bella mi dirà come sempre che non dimostro la mia età.
    Io sospiro già di piacere, mio caro.
    A settembre, dunque.
    Le farò sapere come mi è andata.
    Mi abbia suo
    Professor Emilio

  281. non sono morto (ammesso che qualcuno si sia posto il problema). sono ancora qui, pronto ad augurare buon agosto a tutti.
    ciao. buone vacanze.

  282. ***Albicocche, rose e caffelatte***


    Era il luglio di un’era archeozoica infinitamente lontana, 1969 A. D. Alzate le vele di una vecchia Argo, usata ed abusata, con un altro Argonauta, decerebrato mio pari, sulle tracce, forse, di Ovidio, e sulla rotta di Giasone, facemmo ali al folle volo,verso la Crimea, Ma i ritmi di viaggio erano insostenibili; in auto, tutto il giorno, alternandoci alla guida, una lavatina, se e quando possibile, per cui puzzavamo come dromedari, anche perchè, negli ostelli, le docce erano poco invitanti, frequentate com’erano da scorpioni, ragni pelosi, scarafaggi. I pasti, sempre serviti negli ostelli, erano onnicomprensivi, nel medesimo ciotolone, di antipasto, primo, secondo, frutta, caffè e digestivo. La notte, ci scatenavamo in arrembaggi ai reparti femminili, che, come quelli a noi maschietti dedicati, erano poi solo tendoni residuati bellici, pieni di buchi e toppe. Gli assalti erano, comunque, robustamente rintuzzati da walkirie teutoniche o anglosassoni, a base di Fuck you con tutti i membri delle rispettive famiglie.
    Giungemmo, a pezzi, a Sofia, dove si commemorava Georgi Dimitrov, padre della Bulgaria comunista; la polizia locale ci teneva d’occhio, dato che eravamo facilmente riconoscibili per l’abbigliamento occidentale, da capitalisti ed imperialisti. Lì conobbi una ragazza, Krasimira Gregorievna, divenuta poi dirigente di un Istituto di Biologia, a Sofia, che ci portò in giro, a visitare la città. Fu l’ultima notte di quiete prima della tempesta.
    Albicocche, rose e caffelatte

    Era il luglio di un’era archeozoica infinitamente lontana, 1969 A. D. Alzate le vele di una vecchia Argo, usata ed abusata, con un altro Argonauta, decerebrato mio pari, sulle tracce, forse, di Ovidio, e sulla rotta di Giasone, facemmo ali al folle volo,verso la Crimea, Ma i ritmi di viaggio erano insostenibili; in auto, tutto il giorno, alternandoci alla guida, una lavatina, se e quando possibile, per cui puzzavamo come dromedari, anche perchè, negli ostelli, le docce erano poco invitanti, frequentate com’erano da scorpioni, ragni pelosi, scarafaggi. I pasti, sempre serviti negli ostelli, erano onnicomprensivi, nel medesimo ciotolone, di antipasto, primo, secondo, frutta, caffè e digestivo. La notte, ci scatenavamo in arrembaggi ai reparti femminili, che, come quelli a noi maschietti dedicati, erano poi solo tendoni residuati bellici, pieni di buchi e toppe. Gli assalti erano, comunque, robustamente rintuzzati da walkirie teutoniche o anglosassoni, a base di Fuck you con tutti i membri delle rispettive famiglie.
    Giungemmo, a pezzi, a Sofia, dove si commemorava Georgi Dimitrov, padre della Bulgaria comunista; la polizia locale ci teneva d’occhio, dato che eravamo facilmente riconoscibili per l’abbigliamento occidentale, da capitalisti ed imperialisti. Lì conobbi una ragazza, Krasimira Gregorievna, divenuta poi dirigente di un Istituto di Biologia, a Sofia, che ci portò in giro, a visitare la città. Fu l’ultima notte di quiete prima della tempesta.
    Sulla strada per Varna, tra ululati di lupi e grugniti di orsi, verso le quattro del mattino, iniziarono le allucinazioni da stress, a base di hotels e pompe di benzina inesistenti. Poi, a 120 km\h, preso l’abbrivio con il sorvolo di un mucchio di ghiaia, atterrai contro un albicocco, facendone cadere tutti i frutti. I poliziotti, per chiamare l’ambulanza, pretesero tutti i nostri soldi e le valigie, mentre si rimpinzavano di albicocche. Il mio amico li sollecitava, sacramentando, ed urlando loro che io o ero morto o ero in procinto di andarmene all’altra riva. Io, frastornato, come se mi avesse investito un TIR, lo sentivo, ed avrei anche voluto toccarmi, in senso apotropaico, ma non ci riuscivo assolutamente. All’ospedalino di Provadija, dove mi scaricarono due autisti ubriachi, che sbagliarono strada per ben tre volte, scorrazzava una nutrita fauna avicunicola; io continuavo ad urlare, giorno e notte, “Sestro!” e “Vodà!”, cioè Infermiera! e Acqua!, e a vomitare sangue. Mi ero ridotto a pezzi la gamba, il braccio e la tempia, sul lato mancino, e tutte le costole, che crepitavano come nacchere; ero anche torturato da un acufene infame all’orecchio sinistro, da cui mi colava un rivolo continuo di sangue. Nella mia camerata c’erano anche un bimbo, con i capelli tosati a zero, sempre zitto, rannicchiato sul lettuccio, che somigliava a Cita, ed una specie di Mastro Lindo-Shrek locale, enorme. Costui continuava ad estrarre uova sode da un cassetto, le intingeva nel sale su un piattino, poi veniva a sbocconcellarsele sopra di me, immane, scrutandomi in silenzio e facendomi cadere addosso briciole di rosso e di albume. Venivano a trovarmi dei coetanei, -avevo allora 24 anni- gentili e pazienti, con i quali conversavo amabilmente, in francese e in inglese, tra gli intervalli dei miei rigurgiti, conati e nausee. Ogni tanto, compariva un trio di medici; ne ricordo bene solo due, il primario, che pareva la controfigura di Kruscev, anche per come si esprimeva, ed un altro, che, ogni tanto, si fermava a conversare con me. Quest’ultimo, invece, era un Dr. Kildare, ma sormontato da una chioma fulva; si lamentava spesso del fatto che percepiva uno stipendio mensile molto inferiore a quello di un minatore. Ascoltavo, molto compreso, ma non volevo addentrami in questioni sindacali bulgare, specie all’epoca.
    Dopo una settimana, mi ingessarono, con una sostanza “sovietica” misteriosa, grigio- chiara, e mi spedirono a Sofia, su un aereo dell’epoca del Barone Rosso, probabilmente propulso ad elastico, tra le infermiere che mi baciavano ed abbracciavano, dilavandomi di copiose lacrime, e che mi coprivano di rose, come la piccola vedetta lombarda. Ripartii da Sofia per Roma, rivestito con un pigiama a righe, modello Lager, dell’ospedale di Provadija. Mi sistemarono, supino, per terra, tra due file di poltrone, per cui mi godevo e mi beavo delle visioni upskirt delle hostess in minigonna, che mi scavalcavano. A Roma, dove mi aspettava mio fratello, mi ricoverarono al Sant’Eugenio; qui, essendo Ferragosto, non vidi, per due giorni, altro che un infermiere, che mi portò una tazzona di caffelatte gelido. “Tiè, nun ciò artro!”, mi disse. Di fianco a me, stava un ragazzetto, con il viso tenuto insieme da punti e graffette, per un incidente in scooter. Quel buffone di mio fratello cominciò a imitare dapprima un granchio, strisciando di traverso, per terra e sotto ai letti, poi il gobbo di Notre-Dame. A Provadija mi avevano donato anche dei rotoli di carta igienica, immensi, più adatti al deretano spropositato di Ciclopi o Titani. Quando mio fratello li vide, si scompisciò dal ridere: “Ma che razza di culi hanno, in Bulgaria?” . Il ragazzetto non riusciva a trattenere le risa, ma gli saltavano, nel contempo, punti e graffette, gli si straziava il viso, e ci supplicava: “Nun me fate ride, ve possino, li mortacci!…”. Mio fratello si rotolava per terra dalle risate, a me scricchiavano le costole a più non posso. Fortunatamente, arrivò poi un’ambulanza, che mi scaricò a Bologna, al Rizzoli, dove rimasi ospite da agosto a marzo. Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra vacanza, che io ho detto la mia.

  283. Mi scuso con gli eventuali lettori per aver impastato assieme il racconto, quello della seconda parte, con un pezzettino di esso, che, non so come e perchè, ho incollato l’uno all’altro. Sono un pasticcione del PC!

  284. molto carino il racconto di franco bifani.
    ciao a tutti.
    Mi aspetta una bella vacanza in costa azzurraaaaaaaaaaa….

  285. No, Annalisa, il mio racconto tutto può essere, meno che carino, je t’en prie! Non esprimerti come una che conosco, che, dopo un documentario agghiacciante sulla Shoah, così come su un cinepanettone, non sa dire altro che: “Beh, però è stato cariiiino, no?”

  286. ok, ma voleva essere un complimento.
    una curiosità. è un racconto inventato, giusto?

  287. Annalisa, ti ringrazio per il complimento, ma, a 67 anni suonati, vuoi che mi inventi quanto ho raccontato? Tra un mese dovrò sottopormi ad un intervento pesante e difficile, seguito da una convalescenza riabilitativa di 5 o 6 mesi, perchè la mia zampa sinistra, dopo 43 anni, ha subito un crollo micidiale. Ora cammino solo se aiutato da un bastone; e nel ’70 già ero stato operato, al Rizzoli, anche se malamente. Pensa un po’ tu se mi sono inventato tutto…

  288. Un saluto a Franco Bifani ed un ringraziamento per aver condiviso il suo racconto.

  289. Ancora saluti estivi per tutti i lettori del blog. Ed un saluto speciale a Massimo.

  290. Amelia, grazie, Dio te ne renderà merito, 70 volte 7, ossia ben 490. Io sono un condivisore sfegatato, perverso e pervertito, condivido tutto e tutti; mia moglie, parmigiana DOC, mi rimprovera sempre di essere, come mia figlia maggiore, Chiara, un “boccalone”, ossia uno che racconta tutto a tutti, ingenuamente, ancora convinto, a 67 anni, che tutti mi siano amici. Miserere mei, Domine, mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa…Dall’alto della mia quinta età, ti impartisco una benedizione Urbi et orbi; soprattutto orbi, dato che sono cieco dall’occhio sinistro.

  291. @ massimo maugeri
    ma che fine hai fatto? quanto cavolo durano le tue vacanze?
    quando riaprirai il blog?
    non è che vuoi farci aspettare fino a natale?
    fine delle domande
    🙂

  292. Eccomi qui, caro Giacomo. Hai ragione… quest’estate ho proprio disertato. Ma, sai, dopo sei anni di dibattiti online ogni tanto bisogna tirare il fiato.
    Comunque, rieccoci qui… 😉

  293. Ringrazio Claudio, Alessandra, Amelia, Franco Bifani, Giacomo Tessani, Annalisa, Maria, il prof. Emilio, Lucy e tutti gli altri che sono intervenuti in questo post nel corso dell’estate.

  294. Ciao Massimo, sto leggendo il nuovo libro di Michele Mari che hai consigliato nel programma radiofonico: Roderick Duddle.
    Davvero molto avvincente!

  295. Un saluto caro a te ed ai lettori di Letteratitudine.
    E buoni pensieri vacanzieri a tutti!

  296. Dimenticavo, Massimo, di complimentarmi per lo speciale di Letteratitudine in formato magazine con tutte quelle firme di calibro internazionale.
    Molto bello!

  297. e da un po’ che non passo da ‘ste parti, ma è sempre un piacere.
    parteciperò a un falò in spiaggia con schitarrata, come quando ero giovane.
    sul fuoco getterò un paio di libri inutili. ne trovo sempre più spesso in giro per casa.

  298. Giacomo, i libri non vanno mai bruciati. Nemmeno i più scarsi.
    Semmai possono utilizzarsi come carta da riciclare.

  299. Io mi trovo ad Ortisei, in Val Gardena, dove è davvero meraviglioso mescolare la bellezza delle Dolomiti a un mondo colmo di valori e tradizioni, che non trascura il viaggio spirituale accanto a quello della cultura.

  300. Volevo segnalarti, a questo proposito, la “casa della cultura” dedicata a un famoso regista degli anni quaranta (Trenker) che girò qui film importanti e documentari rimasti negli archivi storici della RAI.
    In questa casa della cultura si celebra ogni giorno un appuntamento dedicato alla memoria, alla lettura, alla scultura, alla recitazione e alla cucina.

  301. In questi giorni di vacanza ne sto approfittando per leggere un paio di classici in lingua originale.

  302. Carissima Simo, grazie per i tuoi auguri e per averci raccontato qualcosa delle tue vacanze in in Val Gardena!
    Ne approfitto per farti tantissimi complimenti per il tuo bellissimo racconto “La sirena” uscito sul quotidiano “La Sicilia” di un paio di giorni fa!!!

  303. Sto leggendo Il cardellino di Donna Tartt. Davvero notevole.
    Lo consiglio a tutti.
    È impressionante come questa scrittrice sia riuscita ad entrare nella testa di un tredicenne e a raccontare la storia dal suo punto di vista.

  304. Sto anche cercando di rileggere le storie di Holmes scritte da Doyle in lingua originale.
    Un buon esercizio anche per migliorare l’inglese.
    Ciao a tutti.

  305. Vacanza bellissima.. In giro per la nostra bellissima Sicilia tra boschi,montagne e mare.. Il soggiorno a casa vissuto pienamente con i bimbi fuori in giardino.
    Letture ultimate: Buttanissima Sicilia, veritiero ma combattivo e coraggioso; Il club dei padri estinti, drammatico e struggente al contempo, e per finire un altro tuffo nella nostra Sicilia con il libro Via XX settembre di Simonetta Agnello Hornby, un tuffo nella Palermo e nei Palermitani di ieri è di oggi.
    Detto ciò si evince subito che sono innamoratissima della mia terra e che voglio viverla bene e con occhi ben aperti,.
    Che L’ estate continui e la lettura idem.
    Gioia

  306. Auguro buon Ferragosto 2015 e buona prosecuzione di vacanze a tutte le amiche e a tutti gli amici di Letteratitudine.
    Che possiate trascorre ore liete insieme ai vostri cari!

  307. E come le estati precedenti, vi ripropongo questo post… dove chi ha voglia potrà raccontare aneddoti estivi e condividere le impressioni sui libri letti (o che si leggeranno) nel corso dell’estate.

    E allora…

    Come trascorrete (o avete trascorso) le vostre vacanze estive?

    Che libri avete letto o avete in programma di leggere?


    Buoni pensieri vacanzieri a voi e ai vostri cari e buon Ferragosto!

    Ci ritroveremo a settembre.

  308. Ciao Massimo. Buona estate a te e a tutti.
    Sono alle prese con la lettura dell’Amica geniale di Elena Ferrante

  309. Sto ultimando la lettura del primo vol. e sono già protesa all’acquisto del vol. secondo.
    buona estate a tutti!

  310. Le mie vacanze troveranno un magro sfogo nel caldo della periferia romana, reso sopportabile dai climatizzatori. Ciao!

  311. Personalmente sono alle prese con la rilettura della ‘Montagna incantata’ di Thomas Mann.

  312. come proposta di lettura mi sento di consigliare a tutti il nuovo romanzo di antony doerr pubblicato da rizzoli e vincitore del pulitzer.
    ne vale la pena

  313. Salve estate di fuoco, ho letto un libro che non conoscevo del mio amato Green e che tra l’altro mi è capitato in mano per caso: I naufraghi, bello ed anche molto attuale, Poi sono andato su roba più easy riletto Il quartiere di Pratolini, tutto d’un fiato e letto il Giardino dei Finzi Contini di Bassani a suo tempo avevo visto il film. Infine la mezza delusione Sulla strada di Kerouac. Eppure era un’edizione storica con traduzione di Fernanda Pivano, però onestamente credevo meglio.

  314. È da molto che non scrivo sul blog e desideravo salutare e ringraziare tutti gli amici con cui in questi anni ho condiviso pensieri e parole online, a partire da Massimo Maugeri.
    Spero che stiate tutti bene e che stiate trascorrendo buone vacanze.

  315. Per quanto riguarda le mie letture estive, quest’anno ho deciso di dare ampio spazio alla poesia “classica”. Perciò sono piacevolmente persa tra i versi di Dante e di Leopardi.
    Buoni pensieri vacanzieri a tutti voi!

  316. quest’estate ne sto approfittando per leggere i gialli/polizieschi di antonio manzini.
    notevoli, direi. ve li consiglio.

  317. Grazie. Ricambio gli auguri. Buona estate.
    Sto leggendo “cent’anni di solitudine” di G.G. Marquez.

  318. Purtroppo poche vacanze per me quest’anno ma per fortuna c’è stato spazio per buoni libri come sempre. Finalmente ho letto Fight club di Palahniuk e Il segreto degli angeli di Camilla Lӓckberg in realtà preso in prestito da un amica. Invece consiglio Forse tu non ne sai niente di Francesco Zanarini autore che non conoscevo e mi ha piacevolmente stupito. ciao!

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