Maggio 13, 2024

1.149 thoughts on “LETTERATITUDINE BOOK AWARD 2010: dedicato a Ernesto Sábato

  1. Io ci provo a proporvi una nuova edizione del Letteratitudine Book Award, anche se mi rendo conto che – venuta meno la novità del gioco – l’interesse potrebbe scemare.
    Comunque sia, ci provo.
    Anzi, ci proviamo… perché senza la vostra collaborazione qualunque mia proposta sarebbe inutile e superflua.

  2. Cos’è il Letteratitudine Book Award?
    Per chi non lo sapesse si tratta della parodia di un premio letterario, o meglio… di un gioco di gruppo finalizzato a eleggere il “miglior romanzo straniero pubblicato per la prima volta in Italia nel corso dell’anno precedente”.
    L’obiettivo principale di questo post è, dunque, ludico… tuttavia con le precedenti edizioni, di fatto, abbiamo tentato di elaborare una sorta di mappa del “meglio della letteratura straniera” giunta nelle nostre librerie negli anni di riferimento.

  3. Direi di procedere per fasi, come l’anno scorso.
    La prima fase del gioco consiste nel segnalare titoli di romanzi di autori stranieri (pubblicati per la prima volta in Italia nel corso del 2009) che secondo voi sarebbero meritevoli di entrare nella classifica dei primi dieci.
    Pensate alle vostre letture riguardanti romanzi stranieri editi l’anno scorso, o anche a semplici recensioni che vi hanno colpito (non importa… tanto è un gioco!).
    Insomma… quali sono stati a vostro avviso i migliori romanzi stranieri pubblicati (per la prima volta) in Italia nel 2009?
    Potete segnalare anche più di un titolo fino al 15 maggio.
    Successivamente il post verrà aggiornato con notizie sulle fasi successive del gioco.

  4. Partecipate, mi raccomando.
    Come ho già scritto, si tratta solo di un gioco.
    Però – a mio avviso – rimane stimolante l’idea di elaborare (insieme) una sorta di mappa del “meglio della letteratura straniera” pubblicata in Italia nel 2009.
    Inoltre so per certo che parecchia gente, proprio grazie al LBA, ha acquistato e letto i libri vincitori delle due precedenti edizioni…

  5. A titolo meramente indicativo vi riporto l’elenco dei libri stranieri più venduti in Italia nel 2009 (fonte: Arianna).

    Il simbolo perduto – Dan Brown -Mondadori
    La regina dei castelli di carta – Stieg Larsson – Marsilio
    Uomini che odiano le donne – Stieg Larsson – Marsilio
    La ragazza che giocava con il fuoco -Stieg Larsson -Marsilio
    Eclipse – Stephenie Meyer – Fazi
    New moon – Stephenie Meyer – Fazi
    Zia Mame – Patrick Dennis – Adelphi
    Breaking dawn – Stephenie Meyer – Fazi
    L’eleganza del riccio – Muriel Barbery – E/O
    Twilight – Stephenie Meyer – Fazi
    Marina – Carlos Ruiz Zafón -Mondadori
    L’ombra del vento – Carlos Ruiz Zafón -Mondadori
    La biblioteca dei morti – Glenn Cooper – Nord
    L’isola sotto il mare – Isabel Allende – Feltrinelli
    Il vincitore è solo – Paulo Coelho – Bompiani
    Il piccolo principe – Antoine de Saint-Exupéry – Bompiani
    Il bambino con il pigiama a righe – John Boyne – BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
    Il silenzio dei chiostri- Alicia Giménez Bartlett -Sellerio Editore Palermo

  6. Due avvertenze:
    1) Non necessariamente il libro più venduto coincide con il “migliore”
    2) Molti dei titoli riportati sopra non possono essere segnalati, in quanto sono stati pubblicati (per la prima volta in Italia) in epoca anteriore al 2009.

  7. Per quanto riguarda me, senza alcuna ombra di dubbio:
    SOPRA EROI E TOMBE dell’argentino Ernesto Sabato.
    Dopo aver letto il romanzo per giorni e giorni, rapito dalla vicenda e dalla scrittura, chiusa la pagina 578 e preso dalla voglia di ricominciare tutto daccapo, mi sono dato del’incompetente ignorante:
    come ho fatto per anni a blaterare di letteratura sudamericana ignorando quest’autore e questo libro che Claudio Magris definisce “uno dei capolavori del Novecento”?
    Anche per colpa degli editori italiani, che lo pubblicarono in versioni mutilate, fino a dicembre 2009 quando finalmente la Einaudi lo traduce integralmente.
    Ma cosa racconta “Sopra eroi e tombe”?
    Tante cose.
    Comincia nell’aprile 1955, con la diciannovenne Alejandra che uccide a colpi di pistola il padre e poi si suicida dando fuoco alla stanza dove si e’ chiusa assieme al morto.
    E subito dopo si torna a due anni prima, per vivere (atraverso vari punti di vista) l’amore tra Alejandra e Martin, piu’ giovane di lei. Poche storie erotiche del Novecento ricordano in modo cosi’ incandescente e misterioso che, un tempo, la parola “romantico” era pericolosa.
    Pero’ il romanzo di Sabato non si limita a mettere in scena questa indimenticabile vicenda amorosa: e’ molto di piu’.
    Dietro gli enigmi di Alejandra (chi non ha conosciuto una persona strana davvero strana?, che ci ha fatti star bene davvero bene?, e male davvero male?), c’e’ la sua famiglia in cui fermenta ossessiva la storia argentina degli ultimi cento anni, c’e’ soprattutto suo padre (un personaggio al cui confronto Hannibal Lecter sembra innocuo).
    Pero’ Ernesto Sabato racconta pure l’intera societa’ di Buenos Aires: dagli intellettuali ai miserabili, dalle signore bene alle rivolte antiperoniste. E cosi’ il suo libro diventa un’enorme sinfonia che volta per volta sa essere un romanzo sentimentale ma anche politico, una storia di fantasmi alla Henry James o alla E. T. A Hoffmann, una satira e una meditazione filosofica, la mappa di un viaggio agli inferi compiuto da un pazzo e un piccolo vademecum su come salvare la propria felicita’ in un mondo insensato.
    Alternando passaggi di lucida saggistica a momenti di avvincente suspense, Sabato scrisse (nel 1960) un romanzo ricchissimo e polifonico.
    Dategli il Nobel finche’ e’ ancora vivo, a Ernesto Sabato che nel 2011 compira’ cento anni.

  8. gioco interessante. ho dato un’occhiata alle altre edizioni. complimenti!
    ci penso su e propongo qualcosa.

  9. Io tifo per ORHAN PAMUK con “Il museo dell’innocenza” pubblicato dalla Einaudi nel 2009.
    La trama è questa :
    Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso. Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque radicati i valori tradizionali (e anche un certo opportunismo). Così si fidanza e perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua, trascura gli affari e alla fine scioglie il fidanzamento. Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie un’infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini… Poterli guardare, assaggiare, toccare è spesso la sua unica fonte di conforto. E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell’innocenza, destinato a rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri. La storia di un’incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno sguardo ora severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua contraddittoria borghesia.

  10. Secondo me PAMUK figurerebbe bene come vincitore del letteratitudine book award, e non solo perché è uno dei premi Nobel della letteratura.
    Cerco altre adesioni per sostenere Pamuk.

  11. Mi riprometto di leggere il libro di Ernesto Sabato segnalato da luciano / idefix.
    Ciao

  12. Caro Massimo, come sai leggo raramente autori stranieri, perchè mi dedico soprattutto a quelli nazionali. Mi permetto però di segnalare un libro, di cui in calce riporto la mia recensione, che mi ha impressionato sia per la qualità letteraria, sia per il tema svolto.
    .-.-.-
    Il viaggiatore di Agartha
    di Abel Posse
    Edizioni Tre Editori
    http://www.treditori.com
    Narrativa romanzo
    Pagg. 260
    ISBN: 9788886755696
    Prezzo: € 16,00

    “Chiameremo Vril l’energia cosmica, primaria, che risiede in ogni uomo. L’atrofizzata forza dei geni, degli eroi. La forza che alita sotto la nostra necrosi”.

    “E’ incredibile la quantità di vita che possiede ancora il defunto Wood. La vive in me.”

    Al movimento nazionalsocialista si sono volute forzatamente attribuire origini filosofiche, prendendo a pretesto il famoso Superuomo teorizzato da Friedrich Wilhelm Nietzsche. Indubbiamente, nella visione pessimistica del filosofo tedesco, che vede concettualmente il mondo occidentale e, soprattutto, l’Europa come una colossale messinscena, considerando che i suoi valori come la scienza, il progresso e la religione siano privi di fondamento e abbiano una natura esclusiva di finzione, il nazismo trovò la base per la definizione di un uomo nuovo, depurato dai vizi borghesi d’origine e quindi di razza pura, senza mescolanze che ne possano minare l’identità.
    In realtà le origini di questa ideologia si trovano nella Società di Thule, di carattere segreto, fondata nel 1910 da Felix Niedner, sotto l’influenza degli scritti di Lanz von Liebenfels, un miscuglio di paganesimo nordico, di antisemitismo, di teosofia. Questa setta si ispirò al buddismo tibetano, deformandolo ed adattandolo alle sue esigenze di potere, nonché alle teorie esoteriche di Helena Petrovna Blavatsky, celebre medium, che asseriva di essere in rapporto telepatico con gli antichi “Maestri sconosciuti”, i superstiti di una razza eletta, che sarebbe vissuta in Asia Centrale, fra il Tibet e il Nepal, e che si sarebbero rifugiati a causa di un’immane catastrofe in una zona desertica, fondando una civiltà sotterranea, la mitica Agartha.
    Ora i seguaci di Thule miravano, attraverso contatti extrasensoriali, a collegarsi con questa sorta di superuomini, al fine di ricreare la razza superiore.
    Tutto questo preambolo è indispensabile per la comprensione del libro di Posse, un autentico capolavoro, in parte romanzo, anche storico, in parte fine analisi dell’identità dell’autentico nazista.
    In un anno, il 1943, in cui le sorti della guerra già si avviano alla sconfitta per il Reich, Hitler affida una missione difficile e disperata a un giovane delle SS: trovare la mitica Agartha e con i poteri dei suoi superuomini ribaltare le sorti del conflitto.
    E’ un’avventura nel mistero, un lungo viaggio per strada e all’interno di sé in cui il protagonista vedrà cadere una a una le certezze dell’ideologia e Agartha in un certo senso rivelerà il magico potere di far riacquistare all’uomo la consapevolezza dei suoi limiti, l’impotenza di fronte a fatti ed eventi più grandi di lui.
    Altro motivo di interesse è la progressiva immedesimazione del personaggio principale con un agente inglese, Wood, di cui ha preso l’identità, dopo che questi, catturato in Francia, è stato ucciso dai nazisti.
    Prima le osservazioni, poi i dubbi e infine i raffronti fra il tedesco e l’inglese, finiscono per incrinare la monoliticità del primo, il tutto narrato con una finezza psicologica di grande effetto.
    La vicenda si svolge in un territorio in cui il tempo non ha senso, ci sono sì albe e tramonti, ma non esistono giorni della settimana, né mesi, né ore, tutto appare avulso dai concetti dell’uomo per così dire evoluto, in un’unione cielo, terra e anima che porta piano piano a un’infinita beatitudine e anche l’aspetto sessuale appare sfrondato da relazioni complesse e caotiche, in una naturalezza completa che finisce per costituire un altro mezzo per giungere all’equilibrio perfetto.
    Per chi teme di trovarsi di fronte a qualche cosa di fantastico senza alcun fondamento dico solo che c’era chi credeva, c’era chi basava i suoi concetti distorti su un esoterismo a tratti raffinato, a tratti volgare.
    Invece, per coloro che possono paventare una certa pesantezza, evidenzio che la struttura narrativa è agile e snella e si avvale di un ritmo e di una serie di cambi di scena propri dei libri di avventura.
    Non posso dimenticare, poi, la straordinaria capacità dell’autore nel rappresentarci un mondo sospeso fra sogno e realtà, con immagini di deserti, di alte montagne, di riti tibetani che sembrano scorrere davanti ai nostri occhi stupiti e ammirati.
    E sta proprio in questo la grandezza del libro di Posse: l’aver parlato di un tema così difficile come l’esoterismo nazista attraverso una struttura narrativa propria del romanzo, rendendolo così gradevole e maggiormente accessibile, senza che con questo si sia corso il rischio di esaltare Hitler e i suoi seguaci, visti come i protagonisti di un delirio immane in un crepuscolo di pretesi dei.
    Termino dicendo solo che questo libro è imperdibile e che dopo averlo letto nasce magicamente il desiderio di intraprendere questo viaggio.
    .-.-.-.-
    Abel Posse è nato a Cordoba, Argentina, nel 1934. Diplomatico di carriera, studioso di politica internazionale e scrittore, è autore di numerosi romanzi di successo tradotti in molte lingue tra cui I cani del Paradiso, La Passione secondo Eva, Diari di Praga, L’inquietante giorno della vita.
    Con Il Viaggiatore di Agartha ha ottenuto diversi premi e il libro si è trasformato in un vero e proprio oggetto di culto.

  13. Segnalo “Il gioco dell’angelo” di Carlos Ruiz Zafon (Mondadori)
    .
    Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martin cova un sogno: diventare uno scrittore. E quando riesce a pubblicare un racconto, il successo arriva. Ma da quel momento la sua vita comincerà per la prima volta a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona sconosciuta e inquietante. Quando David si deciderà infine ad accettare l’offerta, fattagli da un misterioso editore, di scrivere un’opera tanto immane quanto rivoluzionaria, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria…
    Con uno stile scintillante e grande sapienza narrativa, l’autore de “L’ombra del vento” torna a guidarci tra i misteri del Cimitero dei Libri Dimenticati, regalandoci una storia in cui l’inesausta passione per i libri, la potenza dell’amore e la forza dell’amicizia si intrecciano ancora una volta in un connubio irresistibile.

  14. EDMUND WHITE – “LA DOPPIA VITA DI RIMBAUD” (minimum fax ) merita senz’altro. Ho anche visto che ha vinto il Mondello. Bene.
    ecco una nota.

    «Una biografia critica snella e incisiva, scritta da uno dei nostri più grandi commentatori letterari».
    Publisher Weekly

    Quella di Arthur Rimbaud è una vita da romanzo: enfant prodige e poeta rivoluzionario, che con Una stagione all’inferno e le Illuminazioni creò una delle pietre miliari del Romanticismo e della letteratura moderna, chiuse la propria carriera di scrittore a soli ventun anni per intraprendere quella di mercante e avventuriero (e morire prima dei quaranta per un’infezione contratta in Africa). La sua vicenda esistenziale e artistica viene qui raccontata, unendo il rigore documentario alla passione personale, da un biografo d’eccezione: Edmund White, autore di culto della letteratura americana contemporanea. Indagando il rapporto del giovane Rimbaud con la famiglia e i maestri, ripercorrendo il suo controverso rapporto amoroso con il poeta Paul Verlaine, fornendo interpretazioni moderne e originali dei suoi versi, il biografo instaura con il suo soggetto un dialogo intellettuale a cavallo di un secolo e mezzo di storia, restituendoci più viva che mai la figura di un artista che non smette di influenzare il nostro immaginario, di sorprenderci e affascinarci.

  15. Do un’occhiata alla mia libreria partendo dallo scaffale Einaudi e segnalo di conseguenza.

  16. Sono ottimi libri. Non scrivo le trame perché sono facilmente reperibili in rete. domani segnalerò altri libri, riposti su altri scaffali.

  17. Pensate con calma alle vostre letture dell’anno scorso… il tempo per intervenire c’è…
    La prima tappa del gioco consiste proprio nel tentare di costruire una sorta di mappa “del meglio” della letteratura straniera pubblicata per la prima volta in Italia nel 2009.

  18. @ Massimo: “Pensate con calma alle vostre letture dell’anno scorso…” a dir la verità (visto che di memoria ne ho ben poca), tengo segnato tutto… perfino le mezze letture ovvero i libri lasciati a metà…

  19. Ehm… non so se valgono le raccolte di racconti, ma ci provo: “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace.
    Non è uno dei migliori del geniale Dave ma almeno è stato pubblicato nel 2009 (e considerando che altri suoi libri sono capolavori, questo è solo bellissimo)

  20. “LA CASA DELLA MOSCHEA” di Kader Abdolah, IPERBOREA
    un libro che ha un occhio diverso sull’Iran e sull’Islam.

  21. Un libro da non votare : Il museo dell’innocenza di Orhan Pamuk.
    Premetto che Orhan Pamuk l’ho stra-amato per “Il libro nero” e “Il mio nome è rosso”, libri da nobel e da leggere e rileggere senza mai saziarsi, ma non so proprio come si fa a votare per Il museo dell’innocenza, libro noiosissimo: romanzo scritto benissimo dal quale traspare l’immenso amore dell’autore per Istanbul, interessanti le note storiche e di costume sulla Turchia degli anni ’70 del secolo scorso, ma le note positive finiscono qui. Tutto il resto è noia, stucchevole l’amore del protagonista per Fusun, una donna, che può essere bella quanto si vuole, ma non merita lo spreco di una vita, stucchevole la mania di collezionare cumuli d’oggetti insignificanti solo perchè legati a questa donna, anzi questo collezionare ha solo un nome: feticismo elevato all’ennesima potenza. Questa storia che, nonostante tutto, non classificherei come romanzo rosa, può piacere solo a ventenni innamorati di sentimenti estremi e fuori del ragionevole, qual ero io 20-25 anni fa. A tratti non si riesce a seguire lo scrittore nelle sue masturbazioni mentali. Prolisso nel raccontare le sue eterne e sempre uguali visite serali a Fusun e alla famiglia di questa. Improponibile il paragone con i due libri capolavoro dello scrittore turco che ho citato all’inizio

  22. ho molto amato ‘La biblioteca dei morti’ di Glenn Cooper – editrice Nord.
    voto per questo libro.
    Inoltre, se mi è concesso, voto anche per questi libri:
    ‘Il gioco dell’angelo’ di Carlos Ruiz Zafon (Mondadori)
    ‘La bussola di Noè’ di Anne Tyler (Guanda)
    ‘I ragazzi di Charleston’ di Pat Conroy (Bompiani)
    ‘Zia Mame’ di Patrick Dennis (Adelphi).
    Tra i libri stranieri pubblicat nel 2009 sono quelli che mi convincono di più.

  23. Segnalo i romanzi di Don Winslow (Il Potere del Cane soprattutto, ma anche L’inverno di Frankie Machine e La pattuglia dell’alba)

  24. Titolo Il coperchio del mare
    Autore Yoshimoto Banana

    Descrizione
    Mari si è appena laureata ed è tornata a vivere nel suo paese natale, dove ha deciso di aprire un piccolo chiosco di granite. Quest’estate sua madre ospita Hajime, la figlia di una cara amica, che sta attraversando un periodo molto difficile a causa della morte della nonna. Mari non è affatto entusiasta: è indaffarata col chiosco appena avviato e pensa di non avere tempo per fare compagnia a una ragazza così piena di problemi. Oltre a brutte cicatrici che le ricoprono il corpo, dopo la morte della nonna Hajime si rifiuta di mangiare e di uscire di casa. Ciononostante le due ragazze a poco a poco diventano amiche e Hajime inizia ad aiutare Mari nel lavoro. Il resto del tempo lo trascorrono tra nuotate in mare, passeggiate sulla spiaggia e lunghe chiacchierate, sempre sullo sfondo di un incantevole paesaggio marino. E il mare sembra essere il vero protagonista del romanzo, con i suoi misteri e le creature che si celano negli abissi, una presenza costante e rassicurante nella vita di Mari, e un balsamo per l’anima ferita di Hajime. Sul finire dell’estate, quando l’acqua diventa di giorno in giorno più fredda e il vento sulla spiaggia solleva i granelli di sabbia nella tiepida luce di settembre, Hajime parte per fare ritorno a casa. Mari è molto triste, ma il ricordo della loro amicizia l’aiuterà a superare anche la solitudine dei lunghi mesi invernali. Forse non è riuscita a risolvere del tutto i problemi dell’amica, ma sicuramente l’ha aiutata a guardare al futuro con maggiore fiducia.

  25. Da Elio raccolgo l’invito per Suttree di Cormack MacCarthy. Un’opera di minore impatto rispetto allo strabiliante La strada o al sorprendente Paese per vecchi (Non è un), ma forse letterariamente più ambiziosa. Scritto nell’arco di molti anni, pubblicato solo l’anno scorso in Italia, si colloca perfettamente nel solco della grande letteratura americana tracciato da Mark Twain, descrivendo un mondo di outsider, di diseredati che vivono ai margini di Knoxville, in un’america non più proprio rurale ma neanche cittadina, sulle sponde di un fiume melmoso che scorre lentamente come il tempo di chi vi vive intorno, tra rifiuti e rottami abbandonati, e che venderebbe sua madre per un sorso di pessimo wiskey che puzza di petrolio. Indimenticabile la figura del giovane Harrogate, novello Hukleberry Finn in versione “stupratore di cocomeri”, pazzo e amorale ma a suo modo anche candido e a tratti geniale nella sua stupidità, e vero contraltare del protagonista.

  26. “Suttree” è per me un capolavoro, un romanzo “epico” e sono molto portato a segnalare questo libro. E’ anche vero, però, che “L’invisibile” di Paul Auster è straordinario, con trovate spiazzanti dalll’inizio alla fine.
    Segnalo entrambi, per il momento.

  27. Hai ragione Enrico, Suttree è “epica”. Piccole avventure quotidiane nell’america dei borderline che cantano un mondo. Quanto ad Auster tu sai quanto lo apprezzi. Però la mia pecca è non avere ancora letto L’Invisibile per poterlo sostenere. Se riuscirò a farlo (ho una montagna di letture in corso, o in attesa) prima della fine di questo divertente “rito maugeriano”, non è escluso possa aderire a questa “cordata” (che vedo la prima ad addensarsi qua).

  28. voglio segnalare un bel libro scritto da Pat Conroy, l’autore diventato celebre con Il principe delle maree, americano.
    Ho molto amatao questo romanzo che s’intitola I ragazzi di Charleston, pubblicato in Italia quest’anno per la sua atmsfera nostalgica della gioventù e delle sue sofferenze ,m gli amici e le compagnie nel loro evolversi, con un tratto sempre pietoso e giustificativo perchè vivere è sempre difficile.

  29. Come vi dicevo questa prima fase del gioco è riservata alle segnalazioni, in maniera tale da formare una “grande mappa” che utilizzeremo per seconda fase… quando passeremo alla votazione finalizzata a una prima scrematura dei titoli proposti.

  30. Al momento ravviso un leggero sbilanciamento delle segnalazioni a favore della Einaudi (che, per la verità, può vantare un catalogo più che invidiabile). Vi chiedo lo sforzo di andare a pescare titoli anche dai catologhi delle altre case editrici.

  31. Un libro non Einaudi dell’anno scorso da segnalare è senz’altro “Gli scomparsi” di Daniel Mendelsohn (Neri Pozza). La storia (vera) di un giornalista (americano di seconda generazione) che tenta di ricostruire la fine della famiglia ebrea del fratello di suo nonno (fuggito dalla Polonia prima della guerra) . Lo scrittore naturalmente ne ha sempre sentito solo parlare, ma sempre vagamente, dal nonno e dagli altri parenti americani, fin dall’infanzia.
    Una storia che quasi tutti i sopravvissuti a quell’inferno (e i suoi parenti americani, emigrati prima che l’inferno si scatenasse, per primi) sembra tentino di rimuovere, come sentissero una colpa l’essere fuggiti o comunque essere dei sopravvissuti, ma che lui, dipanando per lunghi anni i sottili fili della matassa, in qualche modo riesce a restituirci, pur se con molti particolari destinati a rimanere oscuri.
    Ma il tentativo di ridare un volto a suo zio, a sua moglie, e alle loro tre bambine sterminate dai nazisti, riesce perfettamente (ed è questo quello che realmente importa, a lui come a noi), grazie anche alle numerosissime fotografie calate nel testo (con uso Sebaldiano direi): resti di foto d’epoca e fotografie nuove, scattate per lo più dal fratello dello scrittore, da lui trascinato per diversi anni nelle sue peregrinazioni nel mondo (Polonia, Israele, e fino in Australia) in cerca di testimoni di prima mano, che avessero conosciuto “gli scomparsi” in prima persona.
    Uno dei libri più interessanti dello scorso anno. Anche se credo ben pochi abbiano letto e che quindi difficilmente potrà aspirare a una cordata di votanti. Però mi fa piacere segnalarlo.

  32. Vorrei segnalare di Andre Dubus, Non abitiamo più qui, edizioni Mattioli. Il traduttore, insieme a Gian Fulvio Nori, è Nicola Manuppelli, che è anche il curatore del volume.
    Dubus in Italia non è ancora conosciuto (questo mi pare sia il primo volume che viene tradotto per noi) ma in America è molto apprezzato.
    Trovo questo libro eccellente, per quel che vale il mio parere. Comunque, è la mia proposta.
    Ciao Massimo. Un abbraccio.
    E un saluto a tutti.

    (metto il link per chi è interessato)
    http://www.wuz.it/recensione-libro/3870/andre-dubus-non-abitiamo-qui.html

  33. Eccomi caro Massimo,cari amici,ti accontento subito con un libro che non è Einaudi scuderia e che mi pare non sia stato segnalato.Sì lo so,che ci sono libri e storie più seri,ma io ho apprezzato leggerezza sana ironia e vivacità di stile e linguaggio,nonchè il fantastico molto cinematografico personaggio femminile.Anche se fu pubblicato nel ’55 negli Stati Uniti vendendo due milioni di copie,qui da noi è uscito nel 2009- spero di non sbagliarmi-.
    Voto Zia Mame di Patrick Dennis,pseudonimo di Edward Everett Tanner III, nome altisonante e pomposo,edito da Adelphi in Italia.
    grazie a tutti per le squisite segnalazioni di altri libri da leggere!
    e un caro saluto

  34. @ MASSIMO
    SENZA OMBRA DI DUBBIO ALCUNO:
    Suttree di Cormac McCarthy. Voto da subito e sono pronta a “spendermi” per un’adeguata animazione elettorale.
    Ciao a tutti e al padrone di casa. Miriam Ravasio
    🙂 🙂 🙂

  35. Vorrei segnalare:
    “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout e “L’aiuto” di Kathryn Stockett.

  36. Io ribadisco il mio commento-segnalazione-consiglio dell’8 aprile:
    SOPRA EROI E TOMBE dell’argentino novantanovenne Ernesto Sabato.
    Un capolavoro del Novecento.
    Un libro che paga un fatto: l’hanno letto quattro gatti.

  37. ” Sorry ” di Zoran Drvenkar – Fazi Editore
    ” X ” di Cory Doctorow – Newton Compton Editori

  38. Carlo: aspettiamo! Lasciamo defluire le correnti e poi, noi di Knoxville, caleremo reti e trappole.
    Per ora stiamo al di qua della STRADA
    😉

  39. Vi ricordo che non siamo ancora nella fase di votazione, ma in quella di segnalazione (propedeutica per la predisposizione di un elenco di libri, che preluderà alla votazione).
    Ancora grazie a tutti.

  40. Non avrei mai pensato al meraviglioso Sopra eroi e tombe perchè l’ho letto un po’ di tempo fa in castigliano.E’ semplicemente meraviglioso spero che vinca,non è vero che l’abbiano letto solo quattro gatti conosco tanti fans di Sabato.Alcuni anni fa,l’ho incontrato, in Argentina.

  41. Vorrei segnalare due libri molto significativi e importanti, almeno secondo il mio modestissimo parere:
    il primo è “Ditemi com’è un albero”. Memorie della prigione e della vita, del grande scrittore e poeta spagnolo Marcos Ana, oggi novantenne, edito da Crocetti, Milano 2009.
    Un libroautobiografico dove la prosa si alterna alla poesia. Testimonianza di 23 anni passati nelle prigioni franchiste. La sola salvezza è stata per l’autore la sua forza d’animo unita alla poesia. Il regista Almodovar ne farà un film.
    Il secondo è stato scritto da Edith Bruck e s’intitola “Quanta stella c’è nel cielo”(Premio Viareggio 2009), dal primo verso di una ballata del grande poeta ungherese dell’Ottocento Sandor Petöfi.
    Si tratta di due opere che meritano di essere lette e meditate da tutti coloro che ancora amano leggere e meditare.

  42. Dimenticavo l’editore dl libro di Edith Bruck, Quanta stella c’è nel cielo, e me ne scuso. Il libro è stato pubblicato da Garzanti nel 2009.

  43. Mi par di capire che SOPRA EROI E TOMBE di Ernesto Sabato (per cui sono disposto a far fuoco e fiamme e a sfidare a duello dietro il convento delle Carmelitane Scalze) non dispiaccia.

  44. Cari amici, con un bel po’ di ritardo avvio la seconda fase del LETTERATITUDINE BOOK AWARD 2010.
    In verità (come ho scritto nel post “pensieri vacanzieri”) mi ero dimenticato di proseguire il gioco.
    Accade anche questo a noi uomini con la camicia celeste. 😉

  45. Durante la prima fase del gioco avete individuato i seguenti 34 titoli:

    1 – 44 Scotland Street – Alexander McCall Smith – Guanda
    2 – Crime – Irvin Welsh – Guanda
    3 – Ditemi com’è un albero – Marcos Ana – Crocetti
    4 – Gli scomparsi – Daniel Mendelsohn – Neri Pozza
    5 – I ragazzi di Charleston – Pat Conroy – Bompiani
    7 – Il gioco dell’angelo – Carlos Ruiz Zafon – Mondadori
    8 – Il museo dell’innocenza – Orhan Pamuk – Einaudi
    9 – Il potere del cane – Don Winslow – Einaudi
    10 – Il professore di desiderio – Philip Roth – Einaudi
    11 – “Il viaggiatore di Agartha
    ” – Abel Posse – Edizioni Tre Editori
    12 – Indignazione – Philip Roth – Einaudi
    13 – Invisibile – Paul Auster – Einaudi
    14 – L’aiuto – Kathryn Stockett – Mondadori
    15 – L’altra Eszter – Magda Szabo – Einaudi
    16 – L’amore e gli stracci del tempo – Anilda Ibrahimi – Einaudi
    17 – L’amore, un’estate – William Trevor – Guanda
    19 – La biblioteca dei morti – Glenn Cooper – Nord
    20 – La bussola di Noè – Anne Tyler – Guanda
    21 – La casa della moschea – Kader Abdolah – Iperborea
    22 – La doppia vita di Rimbaud – Edmund White – Minimum Fax
    23 – La porta chiusa – Anne Holt – Einaudi
    24 – Non abitiamo più qui – Andre Dubus – Mattioli
    25 – Olive Kitteridge – Elizabeth Strout – Fazi
    26 – Quanta stella c’è nel cielo – Edith Bruck – Garzanti
    27 – Questa è l’acqua – David Foster Wallace – Einaudi
    28 – Sopra eroi e tombe – Ernesto Sabato – Einaudi
    29 – Sorry – Zoran Drvenkar – Fazi
    30 – Suttree – Cormac McCarthy – Einaudi
    31 – Una testa selvatica – Marie Sabine Roger – Ponte alle Grazie
    32 – X – Cory Doctorow – Newton Compton
    33 – YALO – Elias Khuri – Einaudi
    34 – Zia Mame – Patrick Dennis – Adelphi

  46. Segue l’elenco dei dieci titoli che avete selezionato attraverso i vostri voti (e che dunque accedono alla seconda fase del gioco).
    Adesso avrete la possibilità di votare (esprimendo una preferenza al giorno) da oggi fino al 20 settembre.

  47. I ragazzi di Charleston – Pat Conroy – Bompiani
    Il gioco dell’angelo – Carlos Ruiz Zafon – Mondadori
    Il museo dell’innocenza – Orhan Pamuk – Einaudi
    Il potere del cane – Don Winslow – Einaudi
    Indignazione – Philip Roth – Einaudi
    Invisibile – Paul Auster – Einaudi
    La bussola di Noè – Anne Tyler – Guanda
    Sopra eroi e tombe – Ernesto Sabato – Einaudi
    Suttree – Cormac McCarthy – Einaudi
    Zia Mame – Patrick Dennis – Adelphi

  48. Potrete esprimere – fino al 20 settembre – solo un voto giornaliero (farà fede l’indirizzo IP del votante). È possibile cambiare preferenza: per esempio… chi vota oggi per Roth, domani potrebbe votare per Auster. Ma la parte più bella del gioco è la seguente: siete invitati a convincervi reciprocamente. Con ogni mezzo. Sono ammessi tentativi di corruzione, organizzazioni di cordate, scambi di preferenze, forme di sostegno incrociate, pubblicità più o meno occulta. Insomma… tutto… purché sia fatto alla luce del sole.

  49. Voto per Ernesto Sabato, e il suo “Sopra eroi e tombe,
    libro forse non tanto conosciuto bellissimo anche il suo Tunnel.
    Libro pieno di fantasia e riflessioni, allegorie e descrizioni, a mio avviso, come quadri.
    Ma che bello questo sito ! Grazie Mauggeri per il suo impegno.
    Patrizia Petracco

  50. Se dovesse vincere Pamuk il palmares di Letteratitudine Book Award si arricchirebbe del nome di un Premio Nobel della lettertura.

  51. Allora io non è ho letto manco uno e quindi metto in vendita il mio voto.
    Sono sensibile a dolci di ogni fatta – annate pregresse e perdute di riviste fiche, scarpe con la punta tonda.
    se non si offre nessuno va be decido dopo in base alle simpatie mie:)

  52. Anne Tyler è una grandissima scrittrice e meriterebbe di vincere. finora i vincitori di Letteratitudine award sono stati uomini. è giunto il momento di cambiare.
    appello alle donne: votate per Anne Tyler.

  53. zauberei, vota Anne Tyler e ti faccio fare una torta alla fragola dalla mia compagna. io sono negato in cucina.

  54. Senza esitazione, voto per SOPRA EROI E TOMBE di Ernesto Sabato.
    Il motivo è molto semplice (e lo riprendo dal mio commento di un paio di mesi fa):
    Arrivato alla fine, a pagina 578 e preso dalla voglia di ricominciare tutto daccapo, mi sono dato del’incompetente ignorante. Come avevo fatto per anni a blaterare di letteratura sudamericana ignorando quest’autore e questo libro che Claudio Magris definisce “uno dei capolavori del Novecento”?
    Anche per colpa degli editori italiani, che lo pubblicarono in versioni mutilate, fino a dicembre 2009 quando finalmente la Einaudi lo traduce integralmente.
    Ma cosa racconta “Sopra eroi e tombe”?
    Tante cose.
    Comincia nell’aprile 1955, con la diciannovenne Alejandra che uccide a colpi di pistola il padre e poi si suicida dando fuoco alla stanza dove si è chiusa assieme al morto.
    E subito dopo si torna a due anni prima, per vivere (atraverso vari punti di vista) l’amore tra Alejandra e Martin, più giovane di lei. Poche storie erotiche del Novecento ricordano in modo così incandescente e misterioso che, un tempo, la parola “romantico” era pericolosa.
    Però il romanzo di Sabato non si limita a mettere in scena questa indimenticabile vicenda amorosa: è molto di più.
    Dietro gli enigmi di Alejandra (chi non ha conosciuto una persona strana davvero strana?, che ci ha fatti star bene davvero bene?, e male davvero male?), c’è la sua famiglia in cui fermenta ossessiva la storia argentina degli ultimi cento anni, c’è soprattutto suo padre (un personaggio al cui confronto Hannibal Lecter sembra innocuo).
    Però Ernesto Sabato racconta pure l’intera società di Buenos Aires: dagli intellettuali ai miserabili, dalle signore bene alle rivolte antiperoniste. E così il suo libro diventa un’enorme sinfonia che volta per volta sa essere un romanzo sentimentale ma anche politico, una storia di fantasmi alla Henry James o alla E. T. A Hoffmann, una satira e una meditazione filosofica, la mappa di un viaggio agli inferi compiuto da un pazzo e un piccolo vademecum su come salvare la propria felicità in un mondo insensato.
    Alternando passaggi di lucida saggistica a momenti di avvincente suspense, Sabato scrisse (nel 1960) un romanzo ricchissimo e polifonico.
    Dategli il Nobel finchè è ancora vivo, a Ernesto Sabato che nel 2011 compirà cento anni.

  55. che bella idea questa!
    io intanto voto Paul Auster, Invisible, ma mi riprometto di leggere anche quelli che mi mancano dalla lista…

  56. Gentilissima sig.ra Zauberei,
    mi permetta innanzi tutto di esternarle tutta la mia ammirazione per quanto scrive nel suo divertentissimo blog. La seguo sempre e mi strappa ben più di un sorriso. Ha ironia, cultura, intelligenza. Io la vedrei benissimo come brillante scrittrice di testi teatrali o per comici di grande spessore. Bravissima, mia cara.
    Seguo con molto divertimento anche le avventure del suo bimbo e del suo mister C…non intervengo perchè sono solo un vecchio professore in pensione e non ho certamente una penna ironica, ma malinconica. Tuttavia lei deve sapere che la leggo sempre, e con moltissimo piacere.
    Ciò detto, e visto che lei si è detta corruttibile, le farei una proposta galante, perchè non amo la superficialità dei tempi e so che le donne vanno conquistate (soprattutto in letteratura) solo con le buone maniere…
    E allora: una cena letteraria con ottimo vino d’annata? Una conferenza sulla psicoanalisi? Un concerto di musica classica? Un libro, un fiore, un abito da sera?
    Tutto quello che vuole, purchè voti per il mio caro Philip Roth.
    Naturalmente è sempre invitato il caro Mister C al quale forse non si adattano (tra le varie forme di corruzione che le ho proposto) solo i fiori e gli abiti da sera con lo strascico…
    Un saluto afettuoso e pieno di ammirazione per il suo fascino
    Professor Emilio

  57. Provo a indovinare: Massimo vota per “Il potere del cane”.
    O “Zia Mame”
    (E io ribadisco, anche se so che oggi non posso rivotare) la mia spinta a “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.

  58. ovviamente non ho letto tutti i libri selezionati. Per oggi voto “Zia Mame” – Patrick Dennis – Adelphi

  59. Credo che domani voterò per un altro libro (sono circa tre, quelli che mi piacciono tra i selezionati).

  60. Marco, diciamo la verità: penso che nessuno abbia letto (almeno non io) tutti e dieci i libri.
    Io mi sono regolato così:
    I ragazzi di Charleston – Pat Conroy (di lui avevo letto un altro romanzo e non mi aveva colpito)
    Il gioco dell’angelo – Carlos Ruiz Zafon (è un autore piacevole ma nulla più)
    Il museo dell’innocenza – Orhan Pamuk (certo, è un Nobel però onestamente lo trovo arduo e lontano dalle mie corde)
    Il potere del cane – Don Winslow (ammetto: grandissimo giallista, forse l’erede di Ellroy)
    Indignazione – Philip Roth (immenso autore e ottimo romanzo)
    Invisibile – Paul Auster (lo amavo fino a 10/15 anni fa poi è diventato manierista)
    La bussola di Noè – Anne Tyler (mi piace abbastanza)
    Sopra eroi e tombe – Ernesto Sabato (un capolavoro inesauribile)
    Suttree – Cormac McCarthy (non ne discuto la qualità ma è un romanziere che mi angoscia)i
    Zia Mame – Patrick Dennis (l’avevo letto tanti, tanti anni fa in un vecchio Garzanti economico e ne ho un vago gradevole ricordo)

  61. oggi voto zia mame di Dennis, varamente molto divertente, nonchè originale. siccome non ho tempo per visitare la pagina domani, anticipo ilio voto di giovedì: Pamuk il museo dell’innocenza.

  62. Al Professor Emilio, persona di rara eleganza, uno spassionato consiglio riguardo alla dichiarata “corruttibilità” della nota Zauberei: scarpe “ballerine” a punta tonda. Mi risulta farebbe follie per averne armadi pieni che neanche Imelda Marcos! (ma forse solo per un voto a Philip Roth si contenterebbe di un paio o due).
    Quanto al mio voto, quest’anno confesso di aver letto solo McCarthy nella decina dei papabili. Ed è un gran libro, anche se piuttosto ruvido.
    Per cui, pur considerandolo un outsider (fra l’altro ha già vinto con La Strada l’Award di un paio di anni fa), non posso che votare Suttree.
    Ma credo che forse quest’anno sarà la volta buona per Roth (eterno secondo) oppure di Paul Auster. Ma non è un voto. Solo un pronostico.

  63. Lo so: oggi ho già votato. E così non posso ripetere la mia preferenza il romanzo di Ernesto Sabato).
    Però faccio un’osservazione: io e gli altri sostenitori di questo eccezionale libro ci scontreremo con un dato oggettivo che va a “nostro” svantaggio. E cioè che (al di là della qualità delle dieci opere finaliste) i potenziali giurati conoscono di più quelle più note e di meno quelle meno note. Il che è abbastanza ovvio.
    Ecco allora che autori “popolari” come Roth (per altro un grande che stramerita il Nobel e molto altro), Pamuk, McCarty, Auster, Tyler o romanzi vendutissimi come “Zia Mame” oppure scrittori stravenduti come Zafòn partono avvantaggiati rispetto a Sabato e al suo “Sopra eroi e tombe”, che è stata roba di nicchia carbonara.
    Questo è uno dei due motivi (l’altro è l’altissima qualità del romanzo) per cui farò fuoco e fiamme affinchè esso vinca. O almeno ci provi.
    In ogni caso, se passate in libreria, dategli un’occhiata: è un libro che stramerita.

  64. Vorrei avere anche io un ammiratore come il professor Emilio!…In mancanza, sostengo anche io Roth e mi ritengo anche io corruttibile.
    Con gioia….

  65. Senza dubbio alcuno voto Sopra eroi e tombe.Ho letto alcuni dei libri in concorso ma il romanzo di Sabato é di un altro pianeta e spero di riuscire a convincere TUTTI a votarlo.E’ un libro complesso caotico e affascinante e vorrei tanto che avesse milioni di lettori!

  66. Putroppo non è possibile votare anche per i giorni a seguire… il regolamento impone che ogni voto deve essere accompagnato da un commento (ed è valido solo per il giorno in questione).
    Insomma… se volete far vincere il vostro libro preferito dovrete intervenire giornalmente.
    😉

  67. Un altro modo, potrebbe essere quello di “portare” voti convincendo vostri amici a partecipare.
    Insomma, dovreste fare un po’ i “politici” (capisco che è dura, però).

  68. Io, per oggi, ho già votato per Philip Roth.
    Domani, vedremo… anche se credo che confermerò il voto.
    D’altra parte Roth è sempre arrivato secondo nelle altre due edizioni. Che sia questa la volta buona?
    (anche se il proverbio dice: “non c’è due senza tre”).

  69. Voto “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sàbato (però… non ho letto il libro… ma… amo la scrittura latinoamericana, e quella argentina in particolare – l’Argentina è ormai un luogo più letterario che reale – reale? cioè? – e infine… i genitori di Sàbato sono nati a due passi dal mio luogo di nascita e della mia infanzia: lo so, non si sceglie così un libro – per giunta, ripeto, un romanzo mai letto – però… lo scelgo solo per oggi, poi – forse – non lo faccio più…).

  70. ma come, massimo, non vota per Roth???? ma se noi lo adoriamo.
    per la lucidità, l’affondo nel pensiero, per il dolore, per l’amore. votiamo Roth…anche se siamo entrati al
    quarto anno di lettere moderne
    dora

  71. domani faremo di tutto per riportarla dalla nostra parte. non potendo offrirle camicie celesti…magari dei calzini?…

  72. Ho letto soltanto tre dei dieci libri contendenti. Voto “Il museo dell’innocenza” di Orhan Pamuk, perchè finalmente l’autore è uscito da quel malinconico labirinto che ha contraddistinto la sua scrittura degli ultimi anni. COn “Il museo …” Pamuk si è liberato del pesante fardello del Nobel, tornando ad una scrittura appassionata e a tratti anche scandita da ritmi e tempi più “rockeggianti”. Quindi per oggi, vada per Pamuk

  73. Nuovo giorno, nuovo voto (anche se reitero il medesimo, e cioè “Sopra eroi e tombe”).
    Il motivo è presto detto: è uno di quei romanzi in cui si fondono grande narrazione (di quelle che giri avidamente pagina dopo pagina per scoprire cosa succederà) e grande scrittura (di quelle che assapori per godere di uno stile che volta per volta ti illumina, ti turba, ti infiamma, ti rinfresca).
    Al di là di questo “gioco” di Letteratitudine, fateci un pensierino: è un capolavoro del Novecento e una lettura entusiasmante.

  74. Gotico e surreale, galleria di fantasma familiari, geologia fantastica, perverso libro di viaggi favolosi nel cuore del quotidiano, l’illusione di scoprire un tesoro sinistro: (votiamo) “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sábato.

    Buon viaggio.

  75. Carissimo e squisito professor Emilio lei colla lusinga ha conquistato il mio voto odierno per Philip Roth, nonostante ci litighi non di rado, ma lo abbia amato molto.
    Tuttavia vale solo per il voto di oggi, purtroppo il voto di domani è stato inibito dal pensiero della tremebonda camicia celeste di Massimo, che a lui dona per certo ma a me me riduce un pedalone di forza italia.
    Quindi, se devo votar ancora Philip Roth squisito antipaticone, ma ottima penna, Massimo, ricordete dee cassate.
    Poi professor Emilio se vuole commentare a casa mia anche se malinconico è sempre molto benvenuto. Io la ringrazio ancora:)
    E dia retta a Carlo S:)))))

  76. Voto anche per oggi – perdura il mio errore da non lettore di “Sopra eroi e tombe” – il romanzo di Ernesto Sabato “Sopra eroi e tombe”. E poi ho dato un’occhiata più approfondita alla biografia di Sabato, ed è la sua una vita molto “letteraria”, come spesso accade alle vite degli scrittori sudamericani (ma anche ad altri autori del resto d’America).
    Cercherò di leggere il romanzo… Prometto (forse)… E saluti ai sostenitori di Sabato, ma anche ai sostenitori degli altri giorni (questa me la potevo risparmiare…).
    Peccato per Roth, ma a me la sua eccelsa scrittura dà un po’ d’angoscia.

  77. Massimo, pensaci. Se vincesse Pamuk l’albo d’oro del Lett.Book award si arricchirebbe del nome di un Nobel.

  78. UN ARTICOLO DEL 2003 SU ERNESTO SABATO

    “Non voglio sembrare un vecchio che si arrende…”. Dopo La Resistencia sta ancora scrivendo. Fra qualche mese gli anni saranno 92. E’ l’ultimo patriarca della grande stagione argentina. Borges, Cortazar, Bioy Casares ormai appartengono a una memora che l’angoscia immalinconisce nella società alla deriva. La biblioteca municipale dedicata a Ernesto Sábato è dirimpetto ad un giardino dal verde profondo, luce d’acquario, quasi un rifugio attorno alla grande città. Lo scrittore sorride nella poltrona dove Matilde, la moglie perduta da poco, sfogliava pagine di poesia. Ascolta la televisione: ascolta, perché gli occhi sono stanchi. Televisione italiana della domenica pomeriggio: calcio e sagre di paese. Le telecamere raccontano Paola, città della Calabria dove i genitori di Ernesto si incontrano e scappano per cercare fortuna. “Mia madre ricordava quando ha conosciuto papà. Due ragazzi sul sagrato della chiesa, dopo la messa. Una volta sono andato a guardare ciò che loro avevano guardato dopo il primo sorriso: un mare infinito invitava a cambiare vita”.
    I QUADRI E I CIECHI
    Cammina con passi sicuri. Stamattina non si è fatto la barba ma i pantaloni sono i pantaloni di un signore di campagna con la piega di un signore di campagna con la piega ben stirata di un signore di città. Attraversa nel buio i labirinti delle scale della piccola casa “che abbiamo comprato 57 anni fa quando è finita la vita clandestina. Sette nascosti fra le montagne di Cordoba. Tremavamo dal freddo, cambiavamo rifugio ogni notte. E appena la quiete è tornata non volevamo soffocare fra i palazzi della città. Qui ho scritto i libri ed ho cominciato a dipingere”. Quadri girati verso le pareti di una veranda nascosta: Kafka, Gertrude Stein, Dostoevskij sotto cieli bui. La malattia di Matilde ha invaso le tele col dolore ispirando l’astrattismo di corpi mostruosi.
    “Suscitano ipotesi surreali in chi li guarda forse perché ho raccontato tante storie con protagonisti ciechi. Informe sobre los ciegos è del ’61. C’è un cieco ne “Il tunnel” e la cecità come un’ossessione in Addio allo sterminatore, ultimo romanzo prima che Antes la fin, in Italia lo pubblica Einaudi. Intanto le ombre mi hanno raggiunto. Gli occhi si stanno spegnendo. I medici proibiscono di leggere e scrivere, ma a questa età, cosa si può proibire? Batto i tasti della mia piccola macchina con memoria digitale. Sono diventato ciò che aveva immaginato nel teatro dei racconti. Con una consolazione posso usare i colori e finisco la vita nella passione dell’infanzia. Volevo fare il pittore, adesso dipingo lasciandomi andare a ciò che affiora dall’inconscio. Mi piace chiamarlo “soprannuturalismo”. Lo diceva Apollinaire a proposito dell’arte del non ricordo. Ma la luce svanisce, sto per fermarmi”.
    Buona parte della vita l’ha passata scappando: dallo stalinismo, dai regimi militari, dal laboratorio di madame Curie che indovinava nel ragazzo argentino il genio della ricerca scientifica. Ernesto scriveva e cancellava. Si laurea ed insegna fisica all’università, ma non ha mai smesso di inventare racconti per incantare gli amici, eppure li bruciava prima di consegnarli all’editore. “Sono un piromane ed ho sempre pensato che un vero scrittore deve incenerire gran parte delle opere. A volte pubblicavo qualcosa per amor di Matilde. “Ti prego”, ripeteva, “lascia che le porti a qualcuno”. Nasce la fama che ancora lo accompagna. Un rivoluzionario del silenzio innamorato di Camus.
    La sua adolescenza è inquieta. Viene battezzato col nome di un fratello morto bambino quando nasce nel 1911. “Quel nome, quella tomba hanno sempre evocato qualcosa di notturno e forse sono stati la causa della mia esistenza segnata dalla tragedia”
    GLI ANNI DELLA DITTATURA
    Nel 1930 la vita diventa difficile non solo per l’angoscia che lo tormenta. Col golpe del generale Uriburu comincia la stagione delle dittature militari, anni interminabili: finiscono nel 1981. Ernesto cresce fra i racconti dei libri sfogliati nella soffitta di casa (ancora ripete a memoria certe pagine di Tolstoj) e la passione per la politica che rivolta l’ingiustizia: “è la febbre di ogni generazione che pretende di ereditare la società”. Un amico arriva nella stanza di Buenos Aires dove vivono nascosto per combattere la dittatura, assieme a una ragazza: Matilde ha 19 anni ed ha lasciato la casa dove non mancava il benessere ma preferisce ribellarsi non più nei sussurri ma in clandestinità. Intanto il destino trascina Sábato dal padre-padrone ad un partito padrone.
    E’ il 1925. il partito lo manda a Mosca per rinsanguare una fede sgualcita dai dubbi. Stalin non gli piace: lo mandano a studiare fra i teologi di Stalin. Parte la notte, dalla Plata: di nascosto attraversa il fiume per Montevideo. Il passaporto è falso. Due anni di lontananza da Matilde sono uno strappa che non sa come sopportare: “Ma il partito lo voleva ed ho obbedito”. Matilde capiva. “E’ un dovere. Devi andare”. Il viaggio gli cambia la vita. Prima tappa a Bruxelles ad un convegno contro fascismo e franchismo. Ascolta i racconti di chi è fuggito dagli stivali di Mussolini. Nell’albergo della gioventù il compagno di camera si chiama solo Pierre, senza cognome: responsabile della gioventù comunista francese. “Prima di addormentarmi gli confidavo i dubbi filosofici che mi perseguitavano. E le voci che uscivano da Mosca non mi piacevano: cominciavano strani processi. Poi non dormivo pentito dall’abbandono. Non portava in vero nome, poteva essere una spia. Senza Matilde il tempo sembrava inutile”. Scappa a Parigi. Scappa con l’indirizzo di un trotzkista argentino che dirige un foglio politico. Gli presenta il custode dell’Ena, scuola superiore dalla quale escono gran comis e ministri dell’economia. Dorme nel suo sgabuzzino, senza riscaldamento nel terribile inverno ’35. si copre con una montagna di Humanitè, giornale del partito che il custode colleziona. E ruba un volume nella libreria Gilbert di Bouvelard Saint Germani: Analisi Matematica di Emile Borel: “Leggo le prime pagine col turbamento di un credente che torna in chiesa dopo un periodo di vizi e peccati”.
    DAL SURREALISMO ALLA SPERANZA
    A Buenos Aires, lascia il partito, si laurea in scienze Fisico Matematiche con una tesi talmente bella da vincere la borsa di studio del laboratorio Curie. Ancora a Parigi, questa volta con Matilde. Si mescola ad Andrè Breton, Matta, Tristan Tzara, Oscar Dominguez: il surrealismo diventa più importante delle ricerche della signora Curie. Comincia la pittura ma continua a scrivere. Passano gli anni: scrive e brucia. E quando la dittatura militare del ’70 fa sparire 30 mila ragazzi, Sábato e Matilde, anche se non sono ragazzi, finiscono nella lista dei ricercati. Ecco la vita clandestina nelle montagne di Cordoba. Il ritorno della democrazia coincide con la stagione felice dei suoi libri tradotti ovunque. Viene chiamato da Alfonsin a presiedere la commissione che raccoglie le testimonianze delle vittime. “Ogni mattina uscivo di casa per ascoltare racconti talmente orribili da precipitarmi in un’angoscia senza ritorno, eppure non mi sorprendevo. Storia ed esperienza mi avevano insegnato di cosa può essere capace l’uomo civile, educato e di buona cultura”. Alla commissione dà un nome che si augura profetico: Nunca Mas, mai più. “Adesso, sfogliando i giornali, capisco quanto ingenua fosse la mia utopia: ovunque nel mondo, tutto continua”. In quell’83 per mesi e mesi lo scrittore lascia il giardino di Santos Lugares e va qualche chilometro verso la città, nelle sale della Scuola Meccanica della Marina, lager segreto e di tortura dei militari. “Cerchiamo capire fra le pareti dove si sono consumati i delitti, perché e come è successo. In fondo solo un processo dove non dobbiamo prendere decisioni, solo passare le carte ai tribunali, eppure al mattino lascio Matilde con un sospiro: sto partendo per l’inferno e di quell’inferno non mi sono ancora liberato”. Sono invece liberi i colpevoli: la pacificazione delle leggi Punto Final e l’indulto del presidente Menem consentono, a non pochi, di continuare la carriera in divisa. Se il pessimismo è il segno che sempre accompagna Ernesto Sábato, nelle ultime sue pagine si respira la speranza. E’ successo qualcosa: ha passato la vita a “cercare” e forse ha trovato. Una fede nascosta, che gli dà coraggio: “Una volta la morte era la prova della crudeltà dell’esistenza. Continuavo a ripetere: resisterò con tutta la forza pubblica, ma adesso che si avvicina, la prossimità dell’ora, mi avvolge non è alle spalle, ma davanti ai miei occhi: momenti difficili, momenti di pericolo e i volti di chi mi ha riscattato da malinconie e depressioni. Comincia un nuovo viaggio assieme a coloro che hanno letto le mie pagine e mi aiuteranno a morire.

  79. 🙂

    Una poesia di Marco Vinci (scritta nel 1954, l’anno della mia nascita) si intitola “Vincitore?” e mi pare mi parli proprio della “mia” visione di “vittoria”.
    Eccola:
    VINCITORE?
    Dove trovar pace
    se non sui guanciali
    caldi di me stesso,
    dopo il tormento
    delle mie stesse membra
    e delle mani,
    del richiamo d’ogni mio sospiro …

    Per certi versi, fa da pendant con due aforismi (che amo assai) di Emil Cioran: “Più si è, meno si vuole” e “La gloria tra quattro mura supera lo splendore degli imperi”.

  80. Caro Massimo, cari letteratitudiani,
    voto per Roth. Del resto: non gli vogliono dare il Nobel sebbene lo meriterebbe (sono anni che è tra i papabili ma poi lo assegnano ad altri), perlomeno avrà il LBA!!! 😀
    Ciao a tutti!

  81. Convinto dall’energia di Luciano/Idefix, e dalla consonanza di idee con l’Avanguardia Bolanista, nonchè dallo stesso Bolano e dall’alta considerazione che aveva per Sàbato (uno dei più grandi scrittori sudamericani, forse il più grande dopo Borges – v. il suo “Tra parentesi”, recentemente pubblicato da Adelphi), oggi rinuncio a Suttree, votato ieri pur con perplessità, e voto SOPRA EROI E TOMBE.
    Hasta siempre.

  82. Grazie Luciano. Purtroppo per me, temo proprio di non essere quel Marco Vinci lì, ma solo un omonimo. 🙂

  83. Be’, se ci sei anche tu, Carlo… per consonanza di gusti letterari con te, la gloriosa Avanguardia Bolanista, Luciano e gli altri compagni di viaggio… è un motivo in più per proseguire nei prossimi giorni con il voto per Ernesto Sabato.

  84. Un caloroso abbraccio a idefix, carlos, Subhaga, valientes bolañofili nell’indimenticata battaglia di un anno fa

    (Massimo, anche quest’anno un sudamericano sulla strada del gabacho… un caro saluto!)

  85. faccio presente che è l’unica donna presente nell’elenco dei dieci autori selezionati.

  86. Caro Gaetano, in effetti mi ero dimenticato di citare anche te tra i componenti della compagnia di veterani di battaglie (e vittorie) che mi convince ad aderire a questa nuova (o rinnovata) compagine.
    E se ieri mi sbilanciavo in pronostici rothiani (o tuttalpiù austeriani), oggi mi pare che Sàbato abbia grandi prospettive di conquista dell’ambìto award. Adelante ordunque!

  87. Giacomo: anch’io ho un debole per le donne (e tra l’altro la Tyler ha sempre avuto un sorriso assai grazioso).
    Però in nessuna giuria letteraria di cui ho fatto parte mi sono MAI lasciato influenzare da motivazioni extra-testuali: ho sempre e solo valutato il libro o racconto o poesia o saggio o articolo o fumetto che avevo davanti per quel che era prescindendo del tutto da etnia sesso età professione provenienza fama eccetera del suo autore o autrice.
    Detto questo:
    ahò!!! Votate per Ernesto Sabato che è l’unico dei dieci finalisti ad avere ascendenza italiane: i genitori erano Francesco Sabato e Giuliana Maria Ferrari, emigrati in Argentina dalla Calabria alla fine dell’Ottocento.
    entrambi arbëreshë, cioè di etnia e lingua albanese (una comunità presente nell’Italia del Sud. Di essa fanno parte tra gli altri Francesco Crispi, Enrico Cuccia, Benito Jacovitti, Stefano Rodotà e…mi pare…pure Antonio Gramsci).

  88. secondo me, per rispetto per il cognome dell’autore, si dovrebbe votare Sabato solo nel fine settimana.

  89. caro Luciano, ti garantisco che il testo della Tyler è davvero eccelso. Dunque mi permetto di insistere: votate ANNE TYLER!

  90. Voto anche per oggi Philip Roth. Uno che ha scritto un libro come “Pastorale americana” dovrebbe vincere il Nobel, figuriamoci l’award di Letteraritudine.

  91. che prò non abbiamo letto in maniera integrale.
    tu stesso avevi scritto così
    “diciamo la verità: penso che nessuno abbia letto (almeno non io) tutti e dieci i libri.
    Io mi sono regolato così:
    I ragazzi di Charleston – Pat Conroy (di lui avevo letto un altro romanzo e non mi aveva colpito)
    Il gioco dell’angelo – Carlos Ruiz Zafon (è un autore piacevole ma nulla più)
    Il museo dell’innocenza – Orhan Pamuk (certo, è un Nobel però onestamente lo trovo arduo e lontano dalle mie corde)
    Il potere del cane – Don Winslow (ammetto: grandissimo giallista, forse l’erede di Ellroy)
    Indignazione – Philip Roth (immenso autore e ottimo romanzo)
    Invisibile – Paul Auster (lo amavo fino a 10/15 anni fa poi è diventato manierista)
    La bussola di Noè – Anne Tyler (mi piace abbastanza)
    Sopra eroi e tombe – Ernesto Sabato (un capolavoro inesauribile)
    Suttree – Cormac McCarthy (non ne discuto la qualità ma è un romanziere che mi angoscia)i
    Zia Mame – Patrick Dennis (l’avevo letto tanti, tanti anni fa in un vecchio Garzanti economico e ne ho un vago gradevole ricordo)”

  92. Caro Luciano, ti ringrazio per l’entusiasmo che hai saputo trasmettermi circa l’opera di Ernesto Sabato. E che piacere leggere le tue righe relative al suo romanzo “Sopra eroi e tombe”!
    Per quel che riguarda i genitori di Sabato e le loro origini arbëreshë (cioè di etnia albanese, popolazione giunta inizialmente nel Sud d’Italia, e soprattutto in Calabria, nella metà del XV secolo), devo fare una piccola correzione. Solo la madre di Sabato era d’origine arbëreshë: nata in Calabria, a San Martino di Finita (Cosenza). Il padre era di Fuscaldo, un piccolo comune cosentino, non arbëreshë, che dista pochi chilometri dal mio paese natale e dai paesi dove ho trascorso l’infanzia e periodi della mia gioventù. C’è un buon scrittore di etnia arbëreshë, della provincia di Crotone (il bilinguismo è ancora diffuso in molti paesi calabresi di origine arbëreshë): Carmine Abate (nato nel 1954), il quale ha pubblicato per Fazi e Mondadori. Nei suoi libri è presente la traccia linguistica arbëreshë.

  93. Gaetano: accolgo con molta gratitudine le tue precisazioni.
    (Tra l’altro ho appena letto che Einaudi finalmente ristampa un altro capolavorone della letteratura sudamericana, assente da tanti tanti troppi troppi anni nelle librerie italiane): “La vita breve” di Juan Carlos Onetti.
    Che mi sa candiderò per il Book Award del prossimo anno.
    “La vita breve” è un romanzo che fa venire i brividi: una storia dentro altre storie che si incastrano in una storia che poi comprende tutti gli altri racconti e romanzi di Onetti (ambientati nella città di Santa Maria), in un inquietante gioco di scatole cinesi che rimbalza da libro a libro.
    Del giro sudamericano che io prediligo: Borges/Bioy Casares/ Onetti/Sabato/Cortazar/Bolano più gli eccentrici (rispetto a loro) Vargas Llosa e il Soriano di “Triste solitario y final”.

  94. C’è chi (tra i votanti Roth) mette in dubbio il valore del Letteratitudine Book Award, sminuendolo di fronte al Nobel….
    Tzz, tzz, tzz,…! no, così non va, caro Alfredo. Il presente premio ha valore ben più alto di un banale Nobel.
    Confrontiamo questo atteggiamento con l’entusiasmo, la passione, la capacità di documentare e convincere, messa in campo dai sostenitori di Sàbato: non c’è paragone!
    Per non parlare della simpatica cialtroneria picaresca di questi sostenitori di libri sudamericani che non hanno neanche letto (e tra questi anch’io, anche se provvederò immantinente proprio grazie a quanto leggo qui). Solo questo merita voti a occhi chiusi: votate Sàbato (anche negli altri giorni)!!!

  95. A Carlo.
    Comunque sia, Sabato o domenica, credo che si combatterà una guerra fraticida all’interno del catalogo Einaudi. 🙂

  96. ….ehhhh! ma qui non siamo mica allo strega o al campiello, con tutti i loro giochetti editoriali. Qui, fra i giurati, si mette in gioco solo la passione (e tutt’al più un paio di ballerine a punta tonda).
    🙂 🙂 🙂

  97. Luciano, i sudamericani che prediligi sono indiscutibili! Be’, di Soriano aggiungi quella perla di racconto che è “Il rigore più lungo del mondo” (a proposito anche, per citare Carlo, della splendida cialtroneria picaresca su cui spero ben ci stiamo… zzztghzzz… zrrrzgrz… sintoniz… zzzrrr… zando…). E aggiungo pure un altro nome: Felisberto Hernandez, uruguaiano. C’è pochissimo di suo in italiano (il romanzo – Einaudi 1974 con introduzione di Calvino – “Nessuno accendeva le lampade”, un brano antologizzato tratto dallo stesso romanzo e una introvabile novella), ma tanto basta per rimanerne folgorati…

  98. Scusate la scarsa presenza e il rallentamento nella pubblicazione di nuovi post, ma sto lavorando al nuovo libro-letteratitudine che dev’essere pronto per la fiera romana “più libri, più liberi” di dicembre.

  99. Carissima Zauberei,
    mi giunge consiglio per certe scarpe a punta tonda. Qui a Catania ce n’è di vernice, coi tacchi quadrati, a spillo, decoltè, da bambola o da sciantosa.
    Oggi ho peregrinato lungo la via Etnea oscurata dai primi temporali settembrini per trovare quella più adatta a lei.
    Non la troverò, temo, perchè nessuna scarpa renderebbe giustizia alla sua caviglia e alla sua grazia. Ma se volesse, sempre in compagnia del signor C, venire qui e suggerire a un vegliardo come me da che parte va la moda oggi, il mio tentativo di corruzione avrebbe certo miglior fortuna.
    Mi permetta quindi di insistere con il nostro beneamato Roth anche quest’oggi e voglia accettare un paio di francesine parigine di un blu cobalto molto charmant…
    Mi abbia suo affezionato
    Professor Emilio

  100. Gentile signor Maugeri
    con gioia apprendo del suo nuovo sforzo per il nuovo volume di “Letteratitudine”. Immagino che le costerà sacrificio e abnegazione come sempre. Ma mi permetta di rallegrarmi con lei per questo nuovo altissimo traguardo che fisserà le pagine più belle del suo importantissimo blog. Sono certo che con i mille e alti temi proposti sarà difficile scegliere.
    Se le è possibile, da mio buon concittadino, mi dia qualche consiglio sui negozi di scarpe più in voga nella nostra Catania.
    Ho da convincere una cara signora al riguardo.
    Suo affezionato
    Professor Emilio

  101. Non voto Roth perché.
    Voto Zafon perché ha rilanciato la Letteratura spagnola, permettendo a tanti imbrattacarte di pubblicare storie a imitazione delle sue. E pensare che negli anni novanta non se lo filava nessuno o quasi a Zafon: libri per bambini, così dicevano. Oggi non più. I tempi cambiano e quella che era narrativa per bambini è diventata Letteratura. No, non è una critica negativa: voglio dire che spesse volte le sorprese sono sotto i nostri occhi, basta saper vedere e leggere senza pregiudizio.

    Però di più di Zafon, La voce della nostra ombra di Jonathan Carroll, Fazi editore, collana Lain. Ma la gente non legge, non veramente: meritereste di far la fine dell’ombra. 😉

  102. voto per I ragazzi di Charleston di Pat Conroy per il semplice fatto che a questo povero disgraziato non lo sostiene nessuno

  103. Per oggi mi astengo… Giornata di attesa e di riflessione (mumble… mumble…). Poi, domani è Sabato, e si vedrà… (Amelia, buona quella di orhan!)
    Saluti a Massimo e a tutti, e in particolare a Eventounico che non incrociavo da tempo, nemmeno via web.

  104. Rieccomi qua, reduce da un bellissimo concerto della band italiana che preferisco (i riminesi Miami & the Groovers), due ore e quaranta di generosissimo e caldo rock davanti a un pubblico triestino complessivamente non all’altezza. Ma loro sono splendidi.
    Il mio voto va anche oggi a “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    (Aggiungo ai sudamericani, che ieri decantavo, il nome che m’ero scordato: Juan Rulfo, autore del seminale ed enigmatico Pedro Paramo).
    Pure oggi due parole sul motivo del mio voto: il romanzo di Sabato è uno di quei rari testi che mettono insieme molte cose. Una vicenda avvincente e misteriosa (un amore struggente e una storia fosca dai risvolti misteriosi e thrilling), una scrittura di grande potenza stilistica, il quadro di un intero paese (l’Argentina azzannata dalle dittature), una complessa meditazione sulla vita, un possente soffio metafisico che non perde mai di vista il realismo dei personaggi e delle situazioni. Il risultato è uno romanzo che si divora anche (ma certo non solo) per sapere come va a finire. E lo si scopre per davvero solo nelle ultime righe.

  105. Visto che nessuno prova a corrompermi, voto anche per oggi Philip Roth.
    E credo che lo voterò anche domani, che è giorno di Sabato.

  106. Putroppo il nome dell’autore di “Sopra eroi e tombe” si presta a questo tipo di battute da fine settimana. Non vogliateme.

  107. E allora continuo l’elenco dei sudamericani, con un nome che non si può tralasciare, un pazzerellone nella vita e nella scrittura, considerato da Borges il suo maestro (erano anche grandi amici): Macedonio Fernandez. Purtroppo però anche le sue opere – come per Felisberto Hernandez – sono di difficile reperibilità in italiano; suoi brani in due antologie: nella eccelsa “Antologia della letteratura fantastica” di Borges & C. e in “Racconti fantastici del Sudamerica”; e poi ci sono due libri pressochè introvabili (presso Franco Maria Ricci Editore e il Melangolo).

  108. Purtroppo (e lo dimostra anche Gaetano) la letteratura sudamericana è molto trascurata. E spesso si riduce a quei quattro/cinque nomi che conoscono un po’ tutti: Garcia Marquez (che più passa il tempo e meno mi convince), Amado (mai amato), i modestissimi Sepulveda e Allende, l’immenso Vargas Llosa (che è una specie di intera letteratura da solo), Borges e forse Bolano (che negli ultimissimi anni ha goduto di una buona stampa).
    Basta.
    Gli altri e le altre sono ignorati.
    A partire dall’argentino Ernesto Sabato, 99 anni, autore di questo eccezionale “Sopra eroi e tombe”

  109. Ogni promessa è debito: anch’oggi voto Sàbato.
    (evento: dispiace tu non faccia parte dell’antica squadra già bolanista, oggi sabatista, ma tant’è…. auguri anche a Auster).

  110. il mio voto per ANNE TYLER.
    un voto simbolico a favore delle donne, spesso estromesse dai luoghi che contano compreso il Letteratitudine Book Award.
    non per colpa di Maugeri, s’intende.

  111. Cara Emy,
    da sabatiani, potremmo già accordarci per l’edizione del prossimo anno. A meno di sorprese, io punterei sulla Vita breve di Juan Carlos Onetti, (se uscirà in tempo) Freedom di Jonathan Franzen, il Roth che esce tra poco, il John Irving che esce in ottobre, il nuovo David Mitchell, Rosso Floyd di Michele Mari, Drood di David Simmons (appena uscito, non l’ho ancora letto ma ne ho sentito dire un gran bene da chi l’ha letto in inglese)…
    L’anno scorso eri per 2666 di Bolano?

  112. Caro Luciano,certo l’anno scorso avrei votato per Bolano se solo avessi conosciuto questo blog.Non vedo l’ora di leggere Onetti ,sto leggendo(con qualche perplessità) Franzen ma da dickensiana è Drood che mi incuriosisce di più.Per quanto riguarda il Sauternes, quello è per chi si converte, ma se vinciamo naturalmente una bottiglia te la sei strameritata.

  113. Vedrai che roba, Onetti.
    Ma è quasi tutta la sua (non tanto ampia) opera narrativa a essere affascinante, collegata in un ciclo ambientato nella stessa città (Santa Maria), la cui origine…
    Beh, non ti anticipo.
    Il libro cardine (da cui prende origine tutto…nel vero senso del termine) è La vita breve.
    (A me purtroppo mancano quattro dei libri: “Il cantiere” e “Il raccattacadaveri”, “Gli addii” e “Per una tomba senza nome”.
    Ma ho gli altri quattro: “Quando ormai nulla più importa” e “Triste come lei” che sono ancora disponibili da Einaudi e due Feltrinelli, “Lasciamo che parli il vento” e “Per questa notte”)
    In un’intervista, gli chiesero: “Perchè scrive?”
    “Scrivo per me. Per il mio piacere. Per vizio”
    “E come scrive?”
    “Magnificamente. Ma scrivere bene non è il proposito dell’autentico scrittore. Gli è inevitabile, come il suo volto e il suo comportamento. Che colpa ne ho se sono un maestro?”
    Vargas Llosa dice che “La vita breve” è “un magnifico romanzo, uno dei più perfetti che siano mai stati scritti nella nostra lingua”
    Condivido.
    E gli accosto “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.

  114. Avrei voluto accogliere il suggerimento di Terzo anno di lettere moderne e votare Roth, però mi ha convinto di più Giacomo Tessani con ANNE TYLER, perché è una scrittrice (…tanto non li ho letti, voto per “condizionamento”..)

  115. @giacomo
    però, Giacomo, perché non mi scrivi qualcosa che mi spingerebbe a leggere il libro di Anne Tyler? Perché si intitola “La bussola di Noè”?

  116. Nuntio vobis l’aver comprato il libro di Sàbato. Oggi, sabaticamente, comincerò ad assaggiarlo astenendomi dal voto, per essere pronto a votarlo con maggiore convinzione e causa da domani (domenica) in poi.
    Quanto all’invito di Idefix di cominciare a pensare all’award dell’anno prossimo, La vita breve di Onetti mi risulta già edito nel 1970 enell’82 da Feltrinelli, anche se praticamente introvabile. Diverso è il caso di Sàbato, le cui precedenti edizioni di “Sopra eroi e tombe” non erano integrali.
    Comunque se venisse riedito lo leggerò senz’altro (i consigli di Luciano sono oro).
    Intanto segnalo che i libri del 2010 che (per ora) mi hanno maggiormente convinto sono:
    1) Jedediah Berry – Manuale di Investigazione (Adelphi). Esordiente interessantissimo di cui ho parlato già nei “Pensieri vacanzieri” (mi pare)
    2) Alberto Manguel – Tutti gli uomini sono bugiardi (Feltrinelli) . Romanzo molto “argentino” di uno scrittore nato a Buenos Aires ma cosmopolita (cittadino canadese che oggi vive in Francia) e che fece anche il “lettore” a Borges ormai cieco.
    A domani

  117. Voto “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    *
    Devo correggere un mio piccolo errore, compiuto in un precedente commento durante la chiacchierata sugli autori sudamericani di grande qualità scarsamente tradotti in italiano: il libro di Felisberto Hernandez, “Nessuno accendeva le lampade” (Einaudi, 1974, con nota introduttiva di Italo Calvino), non è un romanzo, come erroneamente dicevo, ma una raccolta di racconti.
    *
    Riallacciandomi al commento di ieri di Luciano, nel quale diceva anche: “…la letteratura sudamericana è molto trascurata. E spesso si riduce a quei quattro/cinque nomi che conoscono un po’ tutti…”, esprimo la mia completa concordanza, sottolineando come alcuni di questi autori (Garcia Marquez e Allende, per esempio) per ragioni relative a umori culturali dominanti, politiche editoriali, ecc., hanno oscurato autori importantissimi. A tal proposito riporto un brano tratto dall’ottima lunga introduzione di Lucio D’Arcangelo all’importante volume antologico intitolato “Racconti fantastici del Sudamerica (Mondadori, 1999):
    “Per non pochi scrittori latinoamericani del Novecento vale ciò che Henríquez Ureña scrisse a proposito di Roberto Arlt: ‘Se non è stato ancora universalmente riconosciuto, si deve alla sfortunata circostanza che ha scritto in spagnolo, in un Paese periferico e in contrasto con le tendenze in voga’.”

  118. Carlo, che bello Alberto Manguel! Avevo letto qualche anno fa un suo delizioso libretto, pubblicato da Adelphi: “Con Borges”, dove egli racconta, come ricordavi, la sua esperienza di lettore (iniziata quando aveva sedici anni!) per Borges, divenuto ormai cieco.

  119. Zafon è un cugino europeo. Votate per lui, gente. Pensateci.
    Un po’ di sano campanilismo continentale non guasta.

  120. 1) Anche oggi voto per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    (E a furia di sostenerlo mi sta venendo voglia di riprenderlo in mano e rileggerlo daccapo: come per tutti i grandi libri, va la pena di rileggerlo, perchè si scoprono cose nuove che la prima volta non si erano viste)
    2) “La vita nuova” di Onetti: sì, è vero. Essendo già edito in versione integrale non potrà venir candidato nel 2011.
    3) “Manuale di Investigazione” è sul comodino, assieme a “Drood”, “La pesante valigia di Benavides” e Jasper Jones”.
    4) Tra i libri del 2010, c’è anche il grande Javier Marìas con “Veleno e ombra e addio”, il terzo e conclusivo volume della trilogia “Il tuo volto domani”, opera affascinante e ardua, entusiasmante e irritante, come quasi tutta la narrativa di Marìas, uno scrittore che a me piace tantissimo ma che mia moglie trova illeggibile.
    5) E io candiderei anche uno dei due volumi usciti nel 2010 (pubblicati da Elara) che stanno riunendo anche in Italia lo splendido ciclo fantascientifico scritto da E. C. Tubb e dedicato alle avventure di Dumarest.

  121. Naturalmente voto Sopra eroi e tombe.Son riuscita a trovare nell’immensa biblioteca di mio zio quasi tutto Onetti ma prima leggerò Drood e anch’io penso che Marìas sia grande.

  122. Intanto un ringraziamento di cuore ai nuovi intervenuti: Emy, Liz (Elisabetta) Bucciarelli, Mariella, Tullio, Lorella, Maria Lucia, Eventounico, Roberta, Luigi Grisolia, Fabio…
    (Chi dimentico?)

  123. Un ringraziamento speciale al caro prof. Emilio per le belle parole.
    Grazie di cuore. Davvero.
    Sì, sto lavorando di buona lena al nuovo “Letteratitudine-libro” che – tra l’altro – conterrà interessanti inediti…

  124. Dimenticavo: anche per oggi voto per Philip Roth e il suo “Indignazione”.
    Domani sera vi comunicherò i nomi (e i libri) del terzetto in testa.
    Vi ricordo che i tre più votati accederanno alla finale per contendersi la vittoria.

  125. Lo sto leggendo tutto d’un fiato (perchè chi lo prende per le mani, anche solo per “assaggiarlo”, difficilmente poi riesce a staccarsene) e con sempre maggiore convinzione voto Sàbato: Sopra Eroi e Tombe!

  126. Carlo S.: ne sono lietissimo. Per vari motivi: perchè te la stai godendo, perchè (come me) hai scoperto un grande autore e un grande libro, perchè stai dando la conferma che il mio entusiasmo non è costruito sulla sabbia.

  127. Oggi voto per Roth. Ma per solidarietà a Massimo. Io questo scrittore non lo conosco (ridicolo votare, quindi?). Però sarà il caso che lo legga.
    @ Massimo+ @fans di Roth:
    questo libro è più bello di quello dell’anno scorso? Se sì, perché?

  128. grazie per il voto Roberta. Vediamo se riesco a convincerti di nuovo a votare per la Tyler. Ti scrivo la recensione al libro pubblicata sul sito del Recensore.

  129. La bussola di Noè di Ann Tyler. Rifarsi una nuova vita
    di Alessandra Stoppini
    .

    La città di Baltimora, nel Maryland, è ancora una volta il luogo dove Ann Tyler, Premio Pulitzer nel 1989 con “Lezioni di respiro“, ambienta il suo ultimo libro. Si tratta del romanzo “La bussola di Noè” (Guanda, 2009).
    .
    Il protagonista, Liam Pennywell, due matrimoni falliti e tre figlie, a sessant’anni perde il suo lavoro di insegnante, lavoro che non ha mai amato. È l’occasione per cambiare casa e vita, per riflettere su se stesso, su ciò che è stato e su quello che non sarà.

    Perché ora dal futuro Liam non si aspetta nulla di positivo, davanti a lui solo giornate solitarie trascorse seduto sulla sedia a dondolo, retaggio dei mobili sopravvissuti al trasloco che lo ha condotto da una casa al centro città ad un anonimo appartamento in periferia. Ma la vita, come spesso accade, gli riserva un imprevisto. La prima sera che trascorre nella nuova abitazione viene aggredito da un ladro e si risveglia in ospedale. Dell’aggressione non ricorda nulla, c’è un vuoto nella sua memoria e questo lo sconvolge. Nel tentativo di recuperare questo buco nero si reca nello studio di un neurologo dove nella sala d’aspetto nota un anziano signore, che in seguito scoprirà essere un costruttore miliardario, accompagnato da una giovane donna, Eunice Dunstead, che gli fa da “assistente alla memoria“.

    “È proprio ciò che fa per me” pensa Liam, non rendendosi ancora conto che la semplicità disarmante e la gentilezza di Eunice hanno già fatto breccia nel suo cuore di vecchio orso. Ma il sentimento nuovo ed inaspettato che nasce in entrambi, nonostante la differenza d’età, non è facile da portare avanti perché i due innamorati sono ostacolati dalle continue intrusioni delle figlie e dalla moglie divorziata di Liam, inoltre Eunice nasconde un segreto capace di mettere a repentaglio il loro rapporto. Ora Liam deve decidere in quale direzione far puntare l’ago della sua bussola.

    Due nuovi ritratti di personaggi indimenticabili usciti dalla vena creativa di Ann Tyler, narrati con un delicato senso dell’umorismo e con una scrittura originale. Persone apparentemente comuni, familiari, che nascondono spesso una nota eccentrica, con esistenze semplici ed a volte noiose, famiglie un po’ sopra le righe che vivono in case che riflettono le loro personalità, piene di oggetti, dove tutto viene conservato e non si butta via nulla, i mobili sono obsoleti ed anche polverosi.

    Anche i protagonisti spesso non brillano per bellezza ed eleganza anzi la scrittrice sembra quasi che si diverta nel descrivere sapientemente e con garbo la loro trascuratezza nell’abbigliamento soffermandosi in ogni particolare. Eunice infatti è una donna giovane e robusta, con i capelli ricci, una gonna voluminosa di cotone indiano e un paio di sandali che sembrano fatti a mano.

    Ed il lettore, inevitabilmente si innamora di questi personaggi mai banali, sia che si chiamino Macon Leary, indimenticabile protagonista di “Turista per caso“, Ian Bedloe di “Quasi un santo“, Jeremy Pauling, lo scapolone incallito pieno di fobie de “L’amore paziente” fino ad arrivare a Liam Pennywell il quale scopre che la vita gli ha riservato una bella sorpresa e che tutto può ancora accadere, anche di innamorarsi nuovamente. I romanzi si leggono tutti d’un fiato lasciandosi trasportare nell’atmosfera tipicamente “tyleriana” apprezzata da una folta schiera di estimatori della vasta produzione della scrittrice di Baltimora.

    “La bussola di Noè“, un’ennesima riconferma delle abilità di Ann Tyler di architettare le vicende a volte drammatiche, a volte comiche della vita familiare fatta di solitudini, malinconie e straordinaria quotidianità.
    .
    .
    Ann Tyler, scrittrice di culto della letteratura americana, è nata a Mineapolis negli USA nel 1941 e vive a Baltimora. Si è laureata in lingua e letteratura russa alla Columbia University di New York e ha lavorato come bibliotecaria. Gelosa della propria privacy non concede interviste, né ama farsi fotografare e non gira il mondo per presentare i suoi libri. Tra i suoi romanzi ricordiamo Turista per caso (1985) da cui è stato tratto un film nel 1988 interpretato da William Hurt e Geena Davis, Ristorante Nostalgia (1982) che la scrittrice considera il suo lavoro migliore, Per puro caso (1995), Ragazza in giardino (2008). I libri di Ann Tyler sono pubblicati in Italia da Guanda.

  130. Da “Il quaderno di Saramago” – 24 giugno 2009

    Sábato.

    Quasi cento anni, novantotto precisamente, sono quelli che oggi compie Ernesto Sabato, il cui nome ho sentito per la prima volta al vecchio Café Chiado, a Lisbona, nei lontani anni 50. Lo pronunciò un amico che stava orientando i suoi gusti letterari verso le allora poco conosciute letterature sudamericane, mentre noi, gli altri membri della cerchia che si riuniva lì a tardo pomeriggio, preferivamo, quasi tutti, la dolce e allora ancora immortale Francia, a parte qualche eccentrico che si vantava di conoscere a mena dito quello che si scriveva negli Stati Uniti. A questo amico, poi perso nel tempo, devo la prima curiosità che mi ha portato poi a nomi come Julio Cortázar, Borges, Bioy Casares, Astúrias, Rómulo Gallegos, Carlos Fuentes, e tanti altri che si accavallano nella memoria quando li richiamo. E c’era Sabato. Per uno strano fenomeno acustico associai le tre rapide sillabe a un’improvvisa pugnalata. Visto che il significato di questa parola in italiano è ben conosciuto, l’associazione sembrerebbe quanto di più incongruente esista, ma le verità esistono per essere dette, e questa è una di loro. Il tunnel (N.d.T. trad. it 1967) è stato pubblicato nel 1948, ma io non l’avevo ancora letto. In quel periodo, con i miei innocenti 26 anni, dovevo mangiarne ancora di pane duro prima di scoprire il cammino marittimo che mi avrebbe portato a Buenos Aires… É stato quel mio indimenticabile amico del tavolo da caffé che mi ha proposto la lettura del romanzo. Subito dalle prime pagine mi resi conto di quanto esatta fosse stata l’azzardata associazione di idee che mi aveva portato da un cognome a un pugnale. Le letture successive affrontate di Sabato, sia i romanzi, sia i saggi, non hanno fatto altro che confermare la mia impressione iniziale, quella di trovarmi di fronte a un autore tragico e notevolmente lucido che, oltre a essere capace di scavare corridoi labirintici nello spirito dei lettori, non gli consentiva, neanche per un istante, di sviare gli occhi dai più oscuri meandri dell’essere. É una lettura difficile per questo? forse, ma soprattutto affascinante. L’amalgama di surrealismo, esistenzialismo e psicoanalisi che costituisce il supporto “dottrinario” della narrativa dell’autore di Sopra eroi e tombe (N.d.T. orig. 1961, trad. it 1964), non ci dovrebbe far dimenticare che questo auto-proclamatosi “nemico” della regione che si chiama Ernesto Sabato rappresenta la fallibile e umile ragione umana a cui finirà per rivolgersi quando i suoi stessi occhi dovranno affrontare questa nuova apocalisse che è stata la sanguinosa repressione subita dal popolo argentino. Romanzi che si riferiscono a epoche storiche ben definite e a luoghi oggettivamente individuabili, Il tunnel, Sopra eroi e tombe, Abbadón el exterminador non solo ci lasciano ascoltare il grido della coscienza afflitta e la visione profetica di una sibilla terrorizzata dal futuro, ma ci avvisano anche che, così come Goya (più conosciuto come pittore che come filosofo…) aveva già lasciato evidenza nella sua famosa incisione I Capricci: è sempre stata dal sonno della ragione che è nata, cresciuta e ha prosperato la disumana genealogia dei mostri.

    Caro Ernesto, le nostre vite decorrono tra il timore e il tremore, e la tua non poteva fare eccezione. Ma è difficile forse trovare oggi una situazione drammatica come la tua, quella di chi, essendo così tanto umano, non riesce ad assolvere la sua stessa specie, uno che non perdonerà mai a se stesso la sua condizione di uomo. Non tutti ti ringrazieranno per l’irruenza. Io ti chiedo di non ammorbidirla. Cento anni, quasi. Sono certo che il secolo appena finito verrà chiamato anche il secolo di Sabato, come quello di Kafka o di Proust.

    Josè Saramago

    (Votiamo Sopra eroi e tombe salutando l’invisibile Eventounico ^__^ & lo zio di Emy)

  131. Mentre la mia lettura entusiastica procede, vorrei rimarcare l’importanza della pubblicazione in italia, solo lo scorso anno, della versione integrale e definitiva di un libro che viene considerato uno dei romanzi (IL romanzo ?) di più alto livello della storia della letteratura sudamericana (lo dice Magris, lo dice Saramago, lo diceva Bolano).
    Solo per questo lo definirei un evento.
    Naturalmente lo voto anche oggi: Sopra Eroi e Tombe, di Ernesto Sàbato.

  132. Ciao a tutti! A Massimo un saluto speciale e un regalo da parte mia. Benchè graziosissimo mollo il mio primo libro sostenuto precedentemente- Zia Mame- e……
    VOTO ROTH!!!!!!!…e non vi indignate!

  133. Don Winslow è un grandissimo autore. Mi spiace che non sia tanto supportato.
    Io lo sostengo.
    Il mio voto a: “Il potere del cane” – Don Winslow – Einaudi

  134. Ringrazio per i saluti a mio zio,riferirò(a 82 anni si è sposato ed ora è in viaggio di nozze).Continuo a votare il mio amatissimo Sabato.

  135. Voto per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    Un romanzo che prima si legge avidamente come una commedia umana, un thrilling dai tanti enigmi e una grande storia d’amore romantica (di quando “romantico” era una parola pericolosa) ma poi resta dentro a lungo per interrogarci come un’opera di saggistica.

  136. @ Roberta
    In tutta onestà, a mio avviso, i due libri precedenti (segnalati nelle altre due edizioni del LBA) erano superiori a questo.
    Ma Roth è sempre Roth!
    Indi lo sostengo.
    🙂

  137. @ Rosa Maria e a tutti
    Per sancire i tre finalisti dovremo attendere la mezzanotte del settembre (fino a quella data è possibile votare).
    Però, in tarda serata, vi comunicherò chi sarebbero oggi i finalisti (con dati aggiornati alla mezzanotte di ieri).

  138. Caro Maxìm,
    non è perchè io disprezzi Roth… (la Pastorale Americana e il Lamento di Portnoy erano libri che avrebbero meritato sicuramente molti premi, e solo per questi forse lui meriterebbe anche il Nobel), ma tu stesso ammetti che il libro di quest’anno è anche inferiore ai libri degli scorsi anni (già sconfitti in successione da McCarthy e da Bolano)!
    Io ammetto candidamente: non l’ho letto, ma francamente non mi interessa neanche leggere più un autore che sforna un libro all’anno con noiosa ripetitività di temi e personaggi. Tra gli americani odierni in tutta franchezza preferisco Auster (anche se mi pare un pò freddo talvolta, o forse anche sempre più spesso, e sempre meno capace di coinvolgerni emotivamente) o De Lillo, il cui ultimo libro neanche ho letto, ma almeno mi riprometto di leggere perchè mi interessa.
    Perchè votarlo allora? Perchè vedere da te riproporre ogni anno per questo premio il suo nome con ostinata caparbietà (eternamente perdente tanto da ricordarmi Poulidor, l’eterno secondo al Tour de France nella mia infanzia)?
    Rassegnati dunque. Non vincerà neanche quest’anno. E passa al partito di Sàbato, una voce capace di suscitare dall’alto del suo secolo di età anagrafica ancora tanti sinceri entusiasmi quali quello di Luciano, di quella Emy con uno zio dalla biblioteca sconfinata, dell’avanguardia bolanista, di Gaetano-Subhaga, del mio.
    C’è vita, c’è sangue ed un immenso cuore nella letteratura sudamericana di questo (o dovrei dire dello scorso ?) secolo, che qui in europa deve ancora essere scoperta e valutata per quello che ha offerto (e che non è certo solo Marquez, o tantomeno Sepulveda, Isabel Allende o – orrore- Coelho). Ma soprattutto non è solo Borges (o Cortazar e, solo recentemente, forse, Bolano). C’è un mondo da scoprire che potrebbe avere lo stesso valore di quello universalmente riconosciuto alla letteratura russa dell’800!
    E che vince di gran lunga il paragone con la ben più esangue letteratura USA di questi ultimi anni.
    Pensaci.
    E vota Sàbato (già da domani).
    Con immutata stima
    🙂

  139. Carlo S.: mi associo a quasi tutto (in particolare l’entusiasmo per “Sopra eroi e tombe” e la letteratura sudamericana che NON è Allende Coelho Sepulveda e nemmeno i soli Maquez o Amado) con alcune differenze.
    La principale è che a me Roth continua a piacere moltissimo, anche in questo “finale” di vita, anche adesso che sta invecchiando anagraficamente e che i suoi temi si concentrano spesso sulla vecchiaia e sulla decadenza. Continuo a pensare che sia uno dei più grandi autori al mondo e di Roth attendo sempre ogni uscita con felicità.
    Però (detto questo) “Sopra eroi e tombe” è un romanzo formidabile.

  140. @ Luciano
    c’è anche un po’ (molto) di cialtronesca ironia nella mia “critica” a Roth, e quindi nella lettera a Massimo nel suo complesso (speravo si cogliesse dal mio paragone con Poulidor). Se non vien colta me ne dolgo: evidente mea culpa. Anche la letteratura USA naturalmente non è che sia proprio esangue. Ma propaganda chiama iperbole.

  141. Commosso dagli interventi notturni di Carlo e Luciano, voto, a pochi minuti dallo scadere di questo lunedì (un lunedì, tuttavia, non scadente: come potrebbe altrimenti esserlo) “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato. E’ chiaro che si parla del fior fiore della letteratura sudamericana.
    *
    Una nave pirata della nostra letteratura e della nostra arte, Gianni Toti, ha molto contribuito alla conoscenza di eccellenti autori sudamericani.

  142. Il brano seguente è presente nell’antologia, curata da Gianni Toti, “I racconti più brevi del mondo” (Fahrenheit 451, 2005):

    Macedonio Fernàndez
    IL NEOVENUTO

    Il neovenuto è neovenuto, ed è proprio quella diversa persona notata subito da tutti e che, appena giunta in un paese del genere dei diversi, ha l’aria dignitosa di un uomo che non sa se si è messo i pantaloni a rovescio, o il cappello destro sulla testa sinistra, e non si decide a constatare la disfunzione in pubblico, ma si concentra in una meditazione su eclissi, cecità dei pedoni, sciopero dei fattorini della luce, invisibilità degli atomi e dei soldi di papà, e così riesce a non essere visto.

  143. Ancora dall’antologia “I racconti più brevi del mondo”, a cura di Gianni Toti:

    Augusto Monterroso
    IL DINOSAURO

    Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

  144. @ Carlo S.
    Mi chiedi: perché votare Roth?
    “Perchè votarlo allora? Perchè vedere da te riproporre ogni anno per questo premio il suo nome con ostinata caparbietà”?

    La risposta è semplice, Carlitos caro: perché mi diverto un mondo ad arrivare secondo!
    Ovvero: lo spirito del Letteratitudine Book Awards secondo Maugeri!
    😉

  145. Cioò premesso (tornando seri)…
    Alla mezzanotte di ieri, passerebbero senz’altro il turno i due seguenti libri:
    – “Indignazione” di Philip Roth – Einaudi
    – “Sopra eroi e tombe” – Ernesto Sabato – Einaudi
    Li sto indicando per ordina alfabetico di titolo, e non per voti ricevuti…

  146. A contendersi il terzo posto, per l’accesso alla finale (a pari punti) troviamo…
    – Zia Mame – Patrick Dennis – Adelphi
    – Il gioco dell’angelo – Carlos Ruiz Zafon – Mondadori
    – Invisibile – Paul Auster – Einaudi

  147. Buongiorno a tutti, oggi voto Zia Mame di P.Dennis così almeno entra nel terzo posto…..mi ha fatto tanto sorridere ed ha reso più piacevoli alcuni giorni in cui ero un pò giù.Certo il pregio della buona letteratura è di far riflettere, ma la riflessione non è l’unico pregio della buona letteratura… 🙂

  148. @S.Gaetano fantastici i racconti bonsai che hai inserito, grazie mille!
    un abbraccio

  149. Francesca Giulia Marone…fetusa e svirgognata!!!!
    Ieri telefonai, a te amica carissima e lettrice competente e appassionata, per segnalarti il bellissimo sito Letteratitudine (cosa che già avevo fatto più e più volte). E colsi l’occasione per suggerirti di votare per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    E invece tu, nomandoti non più Giulia bensì Giuda, tradisti, mutando il tuo voto.
    Virgogna. T’ammeriti di leggere l’opera omnia di Moccia e di Vespa.
    Comunque, anche oggi il mio voto va a “Sopra eroi e tombe”

  150. Ciao Francesca Giulia,
    sono contento che ti siano piaciuti quei microracconti, tratti da un libretto anch’esso minuscolo.
    A Roma, a Campo dei Fiori, c’è una deliziosa libreria, “Fahrenheit 451”, dell’omonima casa editrice, che ha questi piccoli e bellissimi libri (“I taschinabili”, una collana curata per molti anni da Gianni Toti).

    Come avrai visto, il voto per Ernesto Sabato ci ha permesso anche di parlare della migliore letteratura latinoamericana.
    Ti segnalo un’altra perla, un altro autore eccezionale, anch’egli quasi del tutto sconosciuto in Italia (pur essendo italo-argentino), ma tradotto in molte lingue, e particolarmente stimato da Breton, Queneau, Borges, Henry Miller, Octavio Paz, Roger Caillois, ecc.:

    Antonio Porchia (1885 – 1968).

    Qui puoi leggere qualcosa di suo:
    http://www.aforismario.it/antonio-porchia.htm

    Ricambio l’abbraccio e ti auguro una bellissima giornata

  151. Francesca Giulia è una donna splendida: ci conosciamo da 37 anni, quando eravamo ragazzi, ed è tra le persone a cui voglio più bene al mondo.
    Anche se è traditrice fetusa della causa sabatiana e anche se non capisce niente di rock.

  152. Ringrazio S.Gaetano per aver ricordato Antonio Porchia,il suo Voci è delizioso,lo sapevate che era nato in Calabria?
    Voto” Sopra eroi e tombe”,naturalmente.
    Il Sauternes è ancora lì…

  153. Mamma mia che ffffigura!
    Francesca Giulia Marone le chiedo scusa ma a volte le coincidenze (“Le strategie del caso” come si intitola un romanzo del mio amico Alberto Ongaro) ci preparano trappole in cui cadiamo come pollastri.
    Ieri sera ho parlato al telefono con la mia amicissima Aurelia Lalla (e vari altri secondi e terzi e quarti nomi) Marone. E così, quando oggi, ho visto il SUO commento (cara Francesca Giulia) non ho avuto il benchè minimissimo dubbio che si trattasse di Lalla.
    Pochi minuti fa, al telefono, Aurelia m’ha detto: grazie delle belle parole che hai detto di me ma guarda che non ero mica io…

  154. Ciao Emy, sono molto contento del fatto che conosci anche tu Antonio Porchia. Come ricordavi, è nato in Calabria (in un paesino, Conflenti, da me visitato più volte durante i miei passati anni calabresi), e si è trasferito a 17 anni in Argentina, dove è morto (a Buenos Aires).
    *
    Ti seguo, con il mio voto odierno per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    *
    Ti mando, Emy, un caro saluto

  155. @Luciano idefix Ma dai Luciano, ma oggi la testa come ti gira!Abbiamo fatto le scuole insieme, e come potrei dimenticare le litigate sulla musica di Frank Zappa!Mio caro ho ancora i libri di Moccia e Vespa che mi regalasti tu in bella mostra sulla libreria inglese, con tanto di dedica!Ora perchè mai mi accusi di tradimento?Ti avevo sì promesso di votare Sabato…ma a ben guardare oggi è “martedì”!
    🙂
    Luciano,naturalmente sto scherzando con te,mi sono messa a ridere per il divertente commento e lo scambio di persona!Un saluto

  156. @S.Gaetano grazie davvero, le tue segnalazioni su Letteratitudine mi sono state sempre gradite, sai che dopo una piacevole discussione con te l’anno scorso mi sono letteralmente appassionata ad Hillman?!Parlavamo sul post traduzioni di daimon e di ispirazione.
    un caro saluto

  157. Bello Hillman, davvero, cara Francesca Giulia; grazie a te per la presenza sempre gentile e per i tanti tuoi importanti contributi su Letteratitudine (a cominciare da quelli nella sezione “Laboratorio di traduzione”).

  158. Gentilissimo come sempre Gaetano ma sono io che ringrazio Massimo e tutti quelli che passano da qui per aiutarmi a tenere i neuroni in attività ed imparare tante cose nuove. Sto preparando un piccolo contributo proprio per ridare un po’ di respiro allo spazio traduzioni, ancora un saluto.

  159. …ma non so perchè il mio nome una volta mi viene in minuscolo e una in maiuscolo…

  160. Francesca Giulia: dato che fra te e Lalla mi avete sbalestrato, dopo aver letto il tuo commento in cui rievochi quando io e te eravamo a scuola insieme e ascoltavamo Zappa, per un momento mi sono detto: “ma…non sarà mica Francesca M. che si è sposata e dunque ha preso il cognome del marito?”
    Poi quando hai mentito sfacciatamente su Moccia, beh, ho finalmente capito.

  161. Voto ORHAN PAMUK con “Il museo dell’innocenza” (Einaudi). E non solo perché è un premio Nobel.

  162. in tutta onestà non saprei per chi votare, però seguo con interesse il gioco.
    è bello sapere che c’è gente che ama i libri così come traspare da qui.

  163. Ho letto qualche trama: oggi voto per Ann Tyler “La bussola di Noè”.
    Il libro di Don Winsolw “Il potere del cane” dev’essere bello, ma magari per le storie su narcotrafficanti aspetto che Robert de Niro faccia il film..

  164. Anche se so che deluderò il mio carissimo Luciano, voto per “Indignazione” di Roth. Il protagonista è avvolto da una ragnatela fatta di fili di paure, convenzioni sociali, oppressioni. Cercherà di reagire con coraggio e stoltezza ma sono due compagni di viaggio difficili da sopportare.

  165. Federica potresti sempre votare per “Invisibile”. Non può vincere e stare con chi perde può essere onorevole. Poi…mi faresti felice e te ne sarei grato. Ciao

  166. Massimo, per … un secondo ho pensato di poter votare Roth,
    ma ci ho ripensato e voto Sabato.
    🙂

  167. …Scusate…ma dov’è la sig.ra Zauberei? Proprio ora che avevo trovato le scarpe giuste!
    Voto Roth!
    Il vostro malinconico professor Emilio

  168. Il Letteratitudine Book Award è un gioco che procede per sfinimento.
    Alla fine vince il libro votato dai sostenitori più instancabili.
    Ammetto che i sabatini sono tosti.
    🙂

  169. Federica, come vedi i vincitori vogliono stravincere e richiedono anche il tuo voto. Non sprecarlo così. Io voto sempre Invisibile. Questo è uno dei 223 motivi:
    “Qualche ora dopo il trasferimento di tua madre in lettiga al manicomio, giurasti sulla memoria di tuo fratello di essere bravo per tutta la vita. Eri solo nel bagno, ricordi, solo nel bagno a ricacciare le lacrime, e con bravo volevi dire onesto, cortese e generoso, volevi dire non prenderti mai gioco di nessuno, non sentirti superiore a nessuno, non azzuffarti mai con nessuno. Avevi dodici anni. A tredici smettesti di credere in Dio.”

  170. Federica la nostra è una posizione “Invisibile”, ma è un piacere condividerla. 😉
    Peraltro vedo che questa scelta si va diffondendo. Le minoranze sono sempre da tenere d’occhio. Mi raccomando la costanza. I convincimenti sono assai vulnearabili…

  171. (Sssh… lettura silenziosa…
    Mi sono sperso tra strade e stradine in cerca d’una biblioteca sconosciuta e ho preso in prestito “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato… Ho seguito il buon esempio di lettore espertissimo di Carlo. Non riusciamo a bluffare poi così a lungo… Il mio fiuto nell’accogliere gli ottimi consigli dei lettori-amici e l’amore per gli autori sudamericani non mi hanno ingannato. Il libro mi ha già catturato, e inoltre è una felice sincronicità ritrovare Ernesto Franco anche nell’introduzione al romanzo di Sabato – proprio ieri avevo riletto l’introduzione di Ernesto Franco a “Voci” di Antonio Porchia.
    Dunque, per ora, mia lettura silenziosa e silenzio elettorale…)

  172. Non vorrei deludere Federica ma noi sabatiani non ci stanchiamo…quindi voto “Sopra eroi e tombe”con rinnovata passione!
    @S.Gaetano:spero che il tuo silenzio elettorale non duri a lungo,il consiglio di M.Maugeri mi sembra un po’interessato.

  173. Con Emy, Luciano, Avanguardia (dove siete finiti ?) Subagha (però ogni tanto posa il libro e vieni a votarlo!) e con tutti quelli che mi sfuggono (che spero non fuggano), e chiunque nuovo accolito (che sia il benvenuto!) RIVOTO Sabato e il suo Sopra Eroi e Tombe.

  174. Buongiorno, la mia “Rotha” non cambia ho la prua puntata su Philip Roth, voto lui.

  175. emy, hai visto che pure carlo è preoccupato della assenza di luciano e di avanguardia?
    voi sabatiani vi state sfaldando, noi austeriani stiamo crescendo 🙂

  176. Sì, davvero, il fronte sabatiano ieri si è un po’ spezzato, come dire, si è un po’ roth, a rischio di diventare troppo esile, o del tutto Invisibile…
    E allora, rispondo alla chiamata di Carlo ed Emy e voto
    “Sopra eroi e tombe”!

  177. @Luciano ciao, perchè con il permesso di Massi, non ci racconti qualcosa del festival di Mantova?

  178. Grazie a tutti per i nuovi interventi e scusate la scarsa presenza e il rallentamento nella pubblicazione di nuovi post… ma come vi spiegavo sto lavorando al nuovo “Letteratitudine, il libro” e ad altro.

  179. Nel fine settimana vi aggiornerò sui tre libri più votati.
    L’ingresso in finale di Roth e Sabato pare scontato…
    Chi sarà “il terzo incomodo”?
    Lo scoprirete quanto prima: restate connessi, gente!

  180. Credo ci sia ancora la possibilità di mandare Pamuk in finale. Stiamo parlando di un premio Nobel. Che ognuno si prenda le sue responsabilità.

  181. Sono stato due giorni al Festival di Mantova.
    Come gli anni scorsi, si entra in una dimensione tutta speciale.
    Già la città è magnifica: si arriva in auto e la vista degli edifici color rossiccio che si elevano sul fiume sembra uscita da un film fantasy di quelli fatti bene.
    Poi ti infili in un porticato e sbuchi in una stradina che non ti aspettavi, volti in un vicolo ed ecco la cattedrale, giri di qua e giungi in una piazzetta che ricorda una uguale vista a Torino zona Vanchiglia. E dappertutto persone con libri.
    Forse (per qualche giorno) la più alta concentrazione di lettori e lettrici d’Italia.
    Io avevo due incontri.
    L’evento numero uno, il primo, del Festival: un’intervista ad Alberto Ongaro. Purtroppo Alberto non stava bene (un’influenza con un po’ di febbre) e l’incontro è saltato. Sono stato una mezz’oretta davanti al Liceo Virgilio (sede dell’intervista) per parlare con le persone che, ignare dell’annullamento, erano venute lo stesso.
    Poi, davanti ad almeno quattrocento persone, con lo psichiatra Peppe dell’Acqua (direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste), abbiamo discusso di disturbi mentali e schizofrenia, partendo da Fuori come va? (appena riedito da Feltrinelli), scritto a quattro mani (anche se la firma è del solo Peppe e io risulto come “in collaborazione con“. D’altra parte, lui senza di me l’avrebbe fatto comunque, mentre io senza di lui non ci avrei nemmeno pensato).
    E prima e dopo:
    un’intervista televisiva volante (con che televisione? boh) sulla donna che legge, un’altra sul Festival (anche qua: che tv? Boh),
    dichiarazioni a qualche radio,
    accordi per interviste su email,
    un mini-dibattito organizzato da Radio 180 tra me e alcune persone con disturbo mentale incentrato sulle “voci” e gli amici immaginari,
    a tarda serata una chiacchierata (grazie agli amici Guido Affini e Andrea Valente) col bravissimo scrittore inglese di fantasy Jonathan Stroud,
    una bellissima sorpresa che ha stuzzicato la mia vanità (http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/4221_facce_da_leggere_alessi.html) con la conferma ufficiale che sono più grande e più bello di Moccia ma anche le risate di mia moglie Tatjana (“se ti monti la testa, te la smonterò io”).
    E ha cominciato subito: assieme ai nostri amici langaroli Lalla e Roberto (invece di venir a sentire me e Dell’Acqua) se ne sono andati a far la fila per vedere Amos Oz.

  182. Il tentativo subdolissimo di Massimo Maugeri (sostenitore di Roth) era: farmi parlare di Mantova per distrarmi e non farmi esprimere il mio voto. Che anche oggi va a:
    “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.

  183. sono tre stop sono riuscito a fuggire stop assalto stop invisibile nave pirata stop non so dove siano gli altri sette stop vivi ma in catene stop o liberi ma morti stop bandiera gringa stop stiva stop sotterranei stop postina nigeriana non mi capisce stop stop stop io non la capisco stop la postina mi piace stop piove stop mi piaccioni sopra tutto i suoi denti stop vivir consiste en construir futuros recuerdos stop stop stop ho fame stop votiamo sopra eroi e tombe stop mi do al contabbando di petrolio stop forse stop stop stop ho perso il vento stop

  184. Cara Federica,come vedi noi sabatiani pur fra attacchi di vanità(Luciano sei bellissimo) e deliri(alcoolici?) siam compatti!
    Voto “Sopra eroi e tombe”

  185. Qui il gioco si fa duro. Intervengo,per oggi, a favore di Evento unico e Federica e voto….. per Paul Auster. 😀

  186. Da lontano (molto lontano pare) neanche quelli della lìmpia Avanguardia Bolanista lo sono.
    L’anormalità è del resto grande motivo di orgoglio, per noi.
    Per questo, e per mille altri motivi, voto sempre Sopra Eroi e Tombe di Ernesto Sabato.

  187. Vedo che la scelta di essere “Invisibile” è di pochi sconsiderati, irrimediabilmente pazzi, ma a loro modo coerenti. Non possiamo fallire. 🙂
    Tutto il resto è pregevole letteratura senza alcun dubbio e Roth o Sabato vinceranno. Tuttavia in questo manipolo di disperati la passione resiste ! Federica dai un bacio tu a Marco Vinci perchè i baffi mi irretiscono.

  188. Le scarpe dedicate alla sig.ra Zauberei sono infiocchettate con un nastro rosso, sono farcite di panna e dentro vi penzola un biglietto firmato Roth. Qualcuno può dirle che la stanno aspettando?
    Vostro affezionatissimo professor Emilio

  189. Buongiorno, Invisibili. Ogni volta che l’urgenza del quotidiano ce lo concede dobbiamo soggiacere alla dolce malia delle nostre passioni. Io posso concedermi poco, ma un buon libro è una delle perdizioni che possono riscattare tutta una vita asservita al dovere. In ogni parola si può trovare una dolce fuga. Tuttavia, come ogni impresa rischiosa, è bene scegliersi compagni inclini al viaggio periglioso della scrittura. Avervi trovato per me è motivo di conforto. Restiamo uniti ed “Invisibili”. 😉
    Rendo omaggio agli altri partecipanti al gioco del LBA (ricordo quando ho usato per la prima volta questo acronimo…) che pure hanno scelto ottimi libri parimenti degni, ma per quanto mi riguarda voto Invisibile di Paul Auster.

  190. Intanto ne approfitto per augurarvi un buon saturday night (come direbbero Roth, Auster e Tyler) e una splendida domenica (che direbbe, e dice, il vostro uomo con la camicia celeste). 😉

  191. Sabato:
    voto Ernesto Sabato, “Sopra eroi e tombe”;
    (a mio disinteratissimo parere, ogni sabato dovrebbe essere conteggiato un voto in più per Ernesto Sabato: perfino il giorno della settimana esprime, del tutto esplicitamente, il suo apprezzamento per il grande scrittore argentino!)

  192. Mi associo alla proposta di Gaetano Failla.
    Comunque, oggi che è domenica, voto per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato. Il motivo della mia preferenza è molto semplice: si tratta di un capolavoro letterario del Novecento, che è (nello stesso tempo) anche un avvincente romanzo d’amore e del mistero.
    Onestamente: cosa volere di più da un libro?

  193. Voto “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    *
    Scrive Cesare Segre, in chiusura del suo articolo pubblicato all’indomani dell’uscita in Italia del romanzo (nella traduzione dell’ultima versione):

    “Si parla di opere-mondo; pochissimi romanzi del Novecento possono ambire alla definizione più di questo.”

  194. “GLI UOMINI SCRIVONO FINZIONI PERCHE’ SON FATTI DI CARNE, SONO IMPERFETTI.UN DIO NON SCRIVE ROMANZI”(ERNESTO SABATO da EL Escritor)
    Voto “Sopra eroi e tombe”.
    Buona domenica!

  195. Voto per Suttree di McCarthy, anche se penso sia svantaggiato perchè l’autore ha vinto l’anno scorso. Comunque McCarthy è un grande scrittore, tra quelli che ho letto (ovviamente tradotti) lo reputo il migliore anglosassone vivente.

  196. Ersilia condivido appieno il tuo giudizio su McCarthy e fui felice di votarlo fino alla fine nel 2008. Nel 2009 scelsi Bolano. Quest’anno ho puntato su un libro che non vincerà, ma che ho molto apprezzato: Invisibile – Paul Auster. Non è McCarthy, non c’è dubbio. Tuttavia è un ottimo libro.

  197. Ersilia: nessun elogio per McCarthy è mai sprecato. Fui accanito sostenitore della Strada due anni fa (quando vinse) e sono stato tra i primi a segnalare Suttree quest’anno. Ma di fronte ai pochi voti (credo pochi l’abbiano letto) raccolti, ho fatto rapida convergenza su Sabato.
    E ora che ho finito anche di leggere “Sopra Eroi e Tombe” lo faccio con maggior convinzione e cognizione di causa.
    Naturalmente è questo il mio voto anche per oggi (domenica).
    E invito anche te a leggerlo e a votarlo, senza farti distrarre da propagandisti di libri e autori di minore levatura
    ( 🙂 Ciao Evento!!! ).

  198. Prima che termini la giornata sostengo e voto Indignazione di Roth…con un pezzettino di cuore in Zia Mame 🙂
    …ma che non vale nelle votazioni!

  199. In attesa del bacio di Federica, oggi voto per ANNE TYLER.
    Il bacio di Federica potrebbe farmi tornare su un percorso Invisibile.

  200. @Luciano
    grazie per avermi consigliato La vita breve,ne ho iniziato la lettura ieri e non riesco a staccarmi da questo libro ammaliante e misconosciuto.
    Intanto voto”Sopra eroi e tombe”.

  201. Federica, torna ! Altrimenti a Marco il bacio per renderlo invisibile chi mai potrà darglielo ? Quanto ad Ersilia le suggerirei di guardarsi dalle perorazioni di Carlo perchè su McCarthy siamo tutti daccordo ed è bene avere qualche idea difforme quanto meno sugli altri autori.
    *
    Su “Invisibile”, per quello sparuto gruppo che non avesse fatto in tempo a leggerlo, segnalo che è raccontato da tre voci diverse, in prima, seconda e terza persona e che si avventura nel pericoloso terreno dell’incesto del protagonista, un aspirante poeta, con la sorella. A questo tema Paul Auster dedica alcune delle pagine più intense del romanzo: «Gwyn ti prende la mano, intrecciando le dita nelle tue. Hai paura? ti chiede. Ti rendi conto che tutto deve procedere piano, si deve costruire per incrementi minimi, che a lungo sarà solo una danza titubante, incerta di sì e di no. Quindi saggiate le acque con cautela, un passettino dopo l’altro, sfiorandovi le labbra, e anche se vi siete avvinti in un abbraccio stretto, le mani non si muovono. Passa più di mezz’ora, e nessuno dei due mostra la minima intenzione di smettere. È qui che tua sorella apre la bocca. È qui che apri la tua, e insieme cadete a capofitto nella notte».
    *
    Come viene ribadito anche sul sito dell’editorePaul Auster in questo libro riesce a far coesistere magistrale le sue due diverse anime di narratore: l’una incline all’analisi psicologica di Leviatano e l’altra affascinata dalle possibilità della metafiction che ha catturato gli innumerevoli lettori della Trilogia di New York.

  202. Voto Rothhhhhhhhh.
    abbracci caldi gratis per i sostenitori.
    (Commento liberamente ispirato a quello sopra di federica!)

  203. si, francesca giulia, ma il mio commento era ispirato al titolo del romanzo di auster…… il tuo genera solo……. indignazione 🙂

  204. “Gli occhi di Martìn si erano riempiti di lacrime e il suo corpo tremava come in preda alla febbre. La vedeva come un’anfora antica, alta, bella e tremante anfora di carne, una carne che delicatamente si fondeva, per Martìn, in un anelito di comunione, perchè, come diceva Bruno, una delle tragiche particolarità dello spirito, ma anche una delle più profonde sottigliezze, è la sua impossibilità di essere se non attraverso la carne.”

    (da “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato)

    Anche oggi voto “Sopra eroi e tombe”.
    (Vota Ernesto! Vota Ernesto! Vota Ernestoooo!)

  205. Un amore impossibile e disperato, che fin dalle prime righe si sa già terminare in tragedia, nel clima di imminente caduta del primo regime di Juan Peròn, con il rogo di una fatiscente villa del secolo precedente abitata dai folli superstiti di una famiglia che ebbe momenti di gloria e rovina, superstite dei tempi delle lotte di indipendenza dagli spagnoli e contro gli inglesi, e di quelle immediatamente successive tra unionisti e federalisti argentini: unica villa di un’epoca passata, ora circondata da capannoni industriali e case popolari nel quartiere di Barracas, e tra le cui mura è ancora conservata la testa del Colonnello Acevedo, superstite della legione sconfitta del Generale Lavalle in fuga verso la Bolivia conservata dalla sue folle sposa Encarnaciòn, sepolta viva in quella villa per quasi un secolo, senza vedere o parlare con una progenie di folli, tra i quali l’estensore di un visionario e claustrofobico “Rapporto sui ciechi” che costituisce di per sè un altro romanzo-nel-romanzo. E uno scrittore (Bruno) che raccoglie le confidenze del giovane Martìn, il protagonista di quell’amore impossibile per Alejandra, colei che alla fine (o all’inizio ?) appiccherà il fuoco che cancellerà con se stessa tutta questa follia.
    Tutto questo e (molto) altro è “Sopra Eroi e Tombe”, l’epico capolavoro del centenario Ernesto Sàbato, comparso nei primi anni ’60, ma solo dallo scorso anno pubblicato in versione integrale (da Einaudi) in Italia.
    E che voto anche oggi.

  206. “La prima volta che gli strinsi la mano fu nella primavera del 1967. Ai tempi frequentavo il secondo anno di università alla Columbia: ero un ragazzo ignorante e affamato di libri che coltivava la fede (o l’illusione) di diventare un giorno così bravo da potersi definire un poeta; e da lettore di poesia, avevo già incontrato il suo omonimo nell’Inferno di Dante, un dannato che si trascina nei versi finali del canto XXVIII della prima Cantica. Bertran de Born, il poeta provenzale del XII secolo, tiene per i capelli la propria testa recisa che ondeggia avanti e indietro come una lucerna: senz’altro una delle immagini più grottesche nel catalogo di allucinazioni e supplizi che si sussegue per tutto l’Inferno. Benché fosse convinto estimatore della poesia di de Born, Dante lo condannò alla dannazione eterna per aver consigliato il principe Enrico di ribellarsi a suo padre, Re Enrico II; e dato che de Born aveva provocato una divisione fra padre e figlio rendendoli nemici, l’ingegnosa pena dantesca è dividere de Born da se stesso. Da qui il corpo decapitato che si lamenta nel mondo sotterraneo, chiedendo al viaggiatore fiorentino se può esistere dolore più tremendo del suo. Quando si presentò come Rudolf Born, i miei pensieri andarono subito al poeta. Per caso lei è parente di Bertran ? gli chiesi.” da Invisibile di Paul Auster (incipit)

  207. Per fortuna è tornata Federica che ha riallacciato fili invisibili. Peccato per Emy ! Sarebbe stata una splendida compagna di cordata. Carlo e Gaetano siete molto abili come ammaliatori di povere fanciulle indifese e niente potrò contro la vostra decennale esperienza. Lasciatemi il gusto di confrontarmi con degni avversari. In questi casi anche la sconfitta può risultare onorevole. Io mi accontenterò delle invisibili attestazioni di stima di Federica che qui pubblicamente nomino “invisibile pasionaria”. A lei saranno ispirati i mei prossimi umili versi.

  208. Pur dall’oscurità nella quale vuole ricacciarci Massimo, voto Invisibile di Paul Auster perchè con la nostra (Invisibile) Pasionaria non possiamo perdere.

  209. Come ogni lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì SABATO e domenica, voto per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    Con un grande rammarico: se fossimo a un festival e tutti i giurati avessero letto tutti i libri in concorso, “Sopra eroi e tombe” stravincerebbe perchè la sua grandezza si imporrebbe con l’evidenza di un improvviso lampo nella notte. O col fragore di un bacio dopo un anno di castità forzata.

  210. Urca! Luciano oggi è particolarmente ispirato (ah! quel “fragore di un bacio….”). Comunque mi associo come di consueto e voto Sabato.

  211. Voto “Sopra eroi e tombe”.
    (Pensavo: chissà se il prossimo Nobel è già qui tra i nostri autori di Letteratitudine… sarebbe bello, no?)
    Ciao Eventounico! Detto tra noi, anch’io ho un debole per Auster. Il film “Smoke” (suo il soggetto e la sceneggiatura) è tra i più belli che io abbia mai visto, e recentemente anche il film (visto in DVD) “Lulu on the Bridge”, con la sua regia, mi è piaciuto molto. Però come scrittore mi sembra piuttosto distante dalla grandiosità di “Sopra eroi e tombe”.

  212. Nonostante gli sfacciati tentativi di eventounico di arruolarmi nelle truppe invisibili ed i neri auspici di M.Maugeri continuo imperterrita a votare “Sopra eroi e tombe”.

  213. @Gaetano: non trovo che Auster sia un grande scrittore, quanto meno non in tutte le opere che ho letto, ma questa è davvero notevole a mio avviso
    @Luciano: dopo un anno la sola vista può già fare dei danni irreparabili senza nemmeno bisogno di sfiorarsi
    @Emy: ho capito che con te non c’è storia

  214. Eventounico: la volta che ci accadde (a me e a M.) di tornare ad amarci dopo un anno di separazione, il nostro primo bacio a Trieste svegliò un cinese che dormiva a Shangai.

  215. Grazie, Roberta. Non ti bacio per non svegliare qualcuno a Varanasi (secondo la tesi di Luciano).
    @Luciano, quando io e la mia prima ragazza, dopo due anni che ci eravamo lasciati, ci siamo ritrovati e guardati a lungo negli occhi, ebbene abbiamo spento tutte le lanterne Kongming di Zhuge Liang. Il racconto di cosa è successo dopo risulterebbe poco gradito al padrone di casa quindi te lo risparmio.

  216. @eventounico
    Grazie a te. Mi hai fatto ripensare ai poeti provenzali, a Bertrand de Born… ti sembrerà strano ma io quando ero giovanissima (in terza liceo) mi ero innamorata dei poeti stilnovisti… “al cor gentil rempaira sempre Amore..” e però, a proposito dell’amore, alla fine mi hanno condizionato un pò e ho idealizzato..

  217. Io voto sempre per Invisibile di Paul Auster
    P.S.
    Roberta per fortuna è ancora possibile essere innamorati come essi cantavano. E’ una libertà che possiamo ancora concederci. E’ mia opinione che proprio perdendo quel vagheggiamento abbiamo perduto la parte migliore della complementarietà fra le persone ed è per questo che mi riferivo alla visione più che a qualunque altra fugace effusione.

  218. “Sopra eroi e tombe”.
    Un romanzo tanto polifonico che ogni giorno si potrebbe dare una motivazione nuova.
    Oggi, per esempio, questa: pochissime narrazioni erotiche del secolo scorso ci ricordano in maniera così rovente ed enigmatica che (duecento anni fa) la parola “romantico” era una parola molto pericolosa.
    Dietro la passione del giovanissimo Martin per la giovane Alejandra ognuno/a di noi ritrova un reperto della propria vita:
    chi non ha mai conosciuto una persona strana davvero strana?
    Una persona che ci ha fatti star bene davvero bene?
    E male davvero male?
    Ma “Sopra eroi e tombe” racconta anche molto altro.

  219. Si richiede l’annullamento del suddetto voto:
    trattasi infatti di indicazione rivolta “ad scriptorem” e non (come esplicitamente richiesto dal Regolamento) “ad romanzum”.
    Coem previsto dall’articolo 744, comma 22, possono derogare alla succitata regola solo i sostenitori di “Sopra eroi e tombe”.

  220. Propongo di annullare tutti i voti che contengono riferimenti a giorni della settimana diversi da quello effettivo del giorno.

  221. Propongo di annullare tutti i voti attribuiti a romanzi il cui titolo cominci per I.
    Intanto voto “Sopra eroi e tombe”.

  222. Mi dispiace, ma devo farvi notare che state trascurando un po’ troppo il romanzo “Il potere del cane” di Don Winslow, pubblicato dalla Einaudi.
    Temo che Winslow sia un autore che meriterebbe di essere valutato un po’ di più. Intanto, per quel che serve, credo molto poco, voto per questo libro: “Il potere del cane” di Don Winslow.

  223. Propongo un comma 22/bis che annulli tutti i voti per romanzi in cui la prima lettera del titolo non corrisponda alla prima lettera del cognome dell’autore.
    Io voto Sopra eroi e tombe di ernesto Sabato,

  224. @eventounico
    Le tue parole mi convincono sempre di più..è vero che è ancora possibile essere innamorati come cantavano i poeti.. ed è anche vero che abbiamo perduto quel “vagheggiamento”..
    Quindi, convinta, voto di nuovo per Invisibile di Paul Auster. Non so quando avrò il tempo di leggerlo, però.

  225. Roberta, fallo appena ti è possibile, ma senza fretta. Nel frattempo c’è perfino chi dice di cancellare i voti simulando una preoccupazione per il nostro posizionamento. I vinti meritano sempre rispetto e soprattutto dai vincitori. Roth vincerà, Sabato sarà secondo. Noi porteremo Auster al terzo posto. Io sarò legato ad Invisibile per avermi riportato su Letteratitudine dopo molti giorni di pensieri bui.

  226. “Sopra eroi e tombe”
    A prescindere da chi possa vincere, questo è un libro che resterà per davvero.
    E (sinceramente, al di là dell’aspetto ludico-letterario di questo bel gioco-premio) leggetelo, scoprite Ernesto Sabato.

  227. evento unico, se riusciamo ad arrivare in finale potremmo trascinarci degli amici per sostenere Auster.
    io dico che potremmo anche vincere.

  228. Dopo 48 ore di impossibilità a connettermi….saranno stati i sostenitori degli altri autori??….torno qui più viva che mai e VOTO ROTH “INDIGNAZIONE”.
    Io dico che vinceremo!!!

  229. Vi confesso però che ho intenzione di acquistare e leggere “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato… mentre “Invisibile” di Paul Auster è già qui con me…
    😉

  230. @Massimo Maugeri.
    Grazie per il benvenuto.
    Sono curiosa di leggere un tuo commento sul libro di Sabato in quanto, come succede spesso, Luciano ed io ne abbiamo una diversa visione.
    E visto che sono nei paraggi rivoto per Roth

  231. Se accettate il voto dell’ultima arrivata, mi esprimo a favore di “Invisibile” di Paul Auster anch’io. [eccomi, Evento! mi hai evocata e io sono qui! ;)]

  232. Massimo, a quanto pare abbiamo ricostruito il nucleo storico di Letteratitudine. Con Gaja io comincerei a preoccuparmi. Potresti provare una grossa indignazione a fine votazione

  233. Carlo, come sai bene, mi limito a cantarle. Tutto il resto lo lascio a coloro ai quali la Natura ha fornito ben altre possibilità.
    A prescindere voto sempre per Invisibile di Paul Auster.

  234. “Sopra eroi e tombe”.
    L’intervento di Lalla (una delle persone al mondo a cui voglio più bene, oltretutto divertentissima) dimostra la grandezza del romanzo di Sabato.
    Lei gli rimprovera proprio ciò che me lo fa piacere ancora di più: dopo essere stati all’Inferno, si lascia con un finale (che non anticipo sul piano del plot) aperto alla speranza.

  235. Scopro oggi sia il sito sia il concorso, con grande dispiacere di non averli scoperti prima. Raccolgo il coraggio dell’ultima arrivata e dico, senza eccezioni, “Sopra eroi e tombe” di Sabato, romanzo e autore che stanno non una ma svariate spanne sopra gli altri elencati, a mio parere…

  236. Qui la tenzone si fa aspra, nuove alleanze su diversi fronti (a proposito, tra gli alleati del Sabato di Sabato c’è anche ‘povna: interessante il tuo blog ‘povna!), scambi feroci di colpi a suon di letteratura… E dunque, eroicamente, voto ancora:
    “Sopra eroi e tombe”

  237. Grazie Povna, la squadra pro-Sabato (tenace nel martellare ogni giorno, ma limitata e in crisi di crescita) aveva bisogno di nuove forze da mettere in campo, e sei graditissima benvenuta. Ti ricordo che l’appuntamento, se vogliamo vincere, è quotidiano.
    Spero quindi di rivederti qui presto.
    🙂
    PS: Sì, sì: “svariate spanne..”!

  238. Un’altra donna nella squadra sabatiana!Benvenuta Povna.
    Vqto “Sopra eroi e tombe.
    Ruona domenica a tutti.

  239. @eventounico
    Ti sottovaluti. Non mi pare che tu ti limiti a cantarle. Tu le evochi e quelle compaiono per davvero (e votano per i tuoi desiderata). A me non capita mai. Idefix ci prova a chiamarle a raccolta e quelle votano per la concorrenza. Insomma, c’è una bella differenza.

  240. Carlo, è solo perchè mi vuole bene. Comunque sono talmente felice di essere tornato da queste parti che potrei anche continuare a votare “invisibile” da solo. Vi ho trovati belli, spiritosi e innamorati dei libri. Come ho detto in passato a Massimo, LBA è davvero un bel gioco e, forse, qualcosa di più. Tuttavia non sarebbe tale senza un augusto padrone di casa come l’uomo dalla camicia celeste.

  241. Appunto: un grande applauso all’uomo dalla camicia celeste.
    Due parole sulla mia amica Lalla Marone (che IO avevo notizionata, come dicono i rapporti burocratici, del Premio): lo temevo che non avrebbe sostenuto “Sopra eroi e tombe”.
    Ma la sportività di noi sabatiani è tale…
    In ogni caso, questo suo tradimento me lo lego al dito. E alla prima occasione le regalerò un libro brutto (che già “libro brutto” suona male).

  242. A proposito di letteratura sudamericana (e di Ernesto Sabato) desidero condividere con tutt* un frammento tratto dalla bellissima raccolta di racconti di Rosalba Campra intitolata “I racconti di Malos Aires” (trad. di Gianni Toti, Edizioni Fahrenheit 451 , 1993):

    I PIRATI

    I pirati si alzano presto, fanno colazione con le loro spose, accompagnano i figli a scuola e si avviano al porto. Dalla banchina guardano le navi che sotto il loro comando sono appena salpate all’assalto dei galeoni spagnoli carichi d’oro del Nuovo Mondo e di viceregine dagli occhi neri.
    Non si rassegneranno mai, ma salgono lo stesso sull’autobus come tutti i giorni e, prima che si faccia tardi, vanno in ufficio.

  243. Non lo conoscevo.
    Ma nell’America latina ci sono miniere letterarie da scoprire.
    Grazie.
    Ricambio segnalando che Einaudi ha ristampato (dopo anni e anni di assenza, l’edizione precedente era Feltrinelli) “La vita breve” di Juan Carlos Onetti.

  244. Voto per l’Invisibile di Paul Auster.
    @eventounico: anch’io sono tornata dopo più di un anno..mi fa piacere siamo “tornati” entrambi. Scrivo poco (perché prima scrivevo troppo).

  245. Delizioso quell’assaggio piratesco proposto da Gaetano. Altrettanto bella la notizia che ci dà Luciano su Onetti. Quanto al fatto che le donne lo tradiscano (anche se lui sportivamente accetta) forse dipende dal fatto di confondere una Lalla con l’altra (ed entrambe – le donne son vendicaive si sà- lo puniscono).
    Intanto si è fatta domenica e io continuo a votare Sabato.

  246. E’ vero, Carlo S., una costante delle mie frequentazioni femminili (mogli come Tatjana, amori come M. oppure amicissime come Lalla) è stata questa: ragazze e donne con grande humour ma dai gusti letterari spesso diversi dai miei.
    Ecco spiegato il recentissimo tradimento di Lalla (che non vota per il capolavoro di Ernesto Sabato), come invece faccio io anche oggi:
    “Sopra eroi e tombe”.

  247. Un saluto a tutte le Lalle (traditrici o no, comunque avversarie in questa tenzone) e al Grande Luciano. Ma soprattutto un buona domenica a ‘povna , a Emy, a Gaetano e a tutto il Sabato supporters team, confidando nella loro quotidiana visita qui alle urne, e a tutti i volenterosi che vorranno unirsi a noi in questa campagna per riconoscere la grandezza di un pilastro della letteratura ancora misconosciuto in italia. E per avviarlo al Nobel (si sa questo premio essere un vero trampolino di lancio per la candidatura a stoccolma).
    Un saluto (leggermente più tiepido) a tutti gli altri.

  248. Rieccomi, ri-evocata da Evento 😀
    Carlo, è che Evento adotta da sempre un profilo basso e non è consapevole del suo fascino! ;)))
    Un bacio a Massimo [e grazie per l’aggettivo che mi hai riservato e che non son ben certa di meritare] 😉
    Comunque torno per votare “Invisibile” di Paul Auster.

    abbracci a tutte/i! 😉

  249. E intanto siamo a meno uno dalla fine della seconda fase del gioco. Domani, infatti, è l’ultimo giorno utile per esprimere le preferenze valide per decretare il terzetto dei finalisti.

  250. Grazie caro Massimo. Buona domenica e buon inizio settimana anche a te, e a tutti.
    Voto “Sopra eroi e tombe”, di nuovo.
    Ne trascrivo un brano:

    Addio patre e matre
    addio sorelli e fratelli.
    Parole che qualche emigrante poeta aveva mormorato nel momento in cui la nave si allontanava dalle coste di Reggio o di Paola, quando quegli uomini e donne, con lo sguardo fisso sulle montagne di quella che un tempo fu la Magna Grecia, vedevano più che con gli occhi del corpo (deboli, precari e alla fin fine inetti) con gli occhi dell’anima, occhi che continuano a vedere quelle montagne e quei castagni attraverso i mari e gli anni, fissi e insensati, indomabili nella miseria e nelle vicissitudini, nella lontananza e nella vecchiaia.

  251. come tutti i traditori mi faccio viva dopo la mezzanotte per votare “Indignazione” di Roth, aspettando con curiosità il libro brutto promessomi da Luciano. Metti mai che mi piaccia.

  252. sono in fase di meditazione per decidere quale dei tre (ormai certi) finalisti dovrò sostenere.
    metto il mio voto all’asta.

  253. Anche oggi Sopra eroi e tombe (savàsandìr) di Ernesto Sabato.

    Quanto alla peroposta di Giacomo Tessani non so, ma mi risulta sia ancora disponibile un paio di scarpe “ballerine a punta tonda” non ritirate dalla gentile Dr.ssa Zauberei anche se generosamente a lei offerte (dietro mio suggerimento) dall’esimio Prof. Emilio in cambio di un voto a Roth.
    Sono disposto a rilevarle (sottocosto, si capisce: son genovese, io) e girarle al Tessani in cambio del voto a Sabato.
    Non so se il numero di piede….

  254. Suggerirei a Giacomo di non perdere tempo con chi gioca al ribasso e di palesare le sue richieste. Gli invisibili non si sono mai fatti “parlare dietro”. Semmai hanno affermato con estrema franchezza di non avere i mezzi per far fronte alla richiesta. 🙂
    Comunque abbiamo già dimostrato di poter elargire baci virtuali indimenticabili. Dubito che qualcun altro possa fare di meglio.

  255. Diffidare di proposte di gente che si autodefinisce “invisibile” e si fa vanto di elargire doni “virtuali”…. . C’è gran puzza di fregatura. Meglio l’usato garantito (anzi, il nuovo a prezzi di usato!).

  256. Nella serata del 20 settembre 2010, data che segna la conclusione della Fase II del Letteratitudine Book Award, si decreta che i tre libri che passano alla fase finale del gioco sono i seguenti (indicati per ordine alfabetico):
    – “Indignazione” di Philip Roth (Einaudi)
    – “Invisibile” di Paul Auster (Einaudi)
    – “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato (Einaudi)

  257. …ed io che volevo dare il mio voto tre minuti prima della mezzanotte…a Roth!!!!!Vale per oggi però eh,;-)

  258. Vedere Invisibile sul podio è già un ottimo risultato. Lascio agli altri contendenti tutte le ansie per la vittoria e voto serenamente per Invisibile di Paul Auster.

  259. Continuo a votare il mio amatissimo Ernesto Sabato.
    @Giacomo:mi commuove la tua disinteressata partecipazione…

  260. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

    Cari amici, nei prossimi giorni avrò qualche difficoltà a conteggiare i voti… dunque (se siete d’accordo, come avevo accennato nei commenti precedenti) farei cominciare la fase finale del gioco a partire dal 1° ottobre. Dal 1° al 20 ottobre, direi…
    Dunque i voti andrebbero conteggiati a partire da quella data.
    Ovviamente darò ampio risalto all’evento con una apposita newsletter…
    Che ne dite?

  261. Ovviamente qui possiamo continuare a intervenire con l’intento di convincerci reciprocamente della bontà del “nostro” libro candidato per “preparare il terreno” in vista dell’inizio della fase finale.
    Siete d’accordo?

  262. Certo! Vuole dire che dobbiamo votare “Sopra eroi e tombe”, e non ci sono… invisibili… indignati o… quello che volete, a distoglierci. Ciao a Massimo e a tutti. Delia

  263. Delia, nessuno vi distoglie. Altrettanto vale per l’amabile e distaccato Giacomo. Insomma…”chi vuol esser lieto, sia”. Io voto per Paul Auster, ma son contento anche da solo.

  264. Beh, ho deciso di appoggiare Paul Auster “Invisibile”. Non posso “argomentare” la mia scelta, però, perché non ho letto il libro (e temo che per il primo ottobre non riuscirò a farlo); mi è piaciuto quel brano che parlava di Dante e dei poeti provenzali e ho trovato belle le frasi di Eventounico. Quindi continuo a votare Auster. Nel frattempo, cercherò di capire qualcosa di più della trama.

  265. Roberta: ovvio che (in democrazia) ogni elettore può votare per chi gli pare in base alle motivazioni più estemporanee.
    Però è anche ovvio che esiste il libero tentativo di convincere (sulla base di motivazioni razionali, emotive, ideali eccetera) a cambiare opinione.
    Ecco dunque che provo a farlo: fa un salto in libreria e cerca “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato, prendilo in mano, annusalo, sfoglialo, leggine le prime righe. Poi se ha qualche minuto entra nel Web e digita “Sopra eroi e tombe”, dà un’occhiata ai commenti dei lettori che l’hanno letto.
    Forse ti verrà il sospetto che tanto appassionato amore per quel romanzo (pur così ignorato dai media) non è campato in aria ma dovuto a qualcosa di diverso: alla sua alta qualità artistica e narrativa, al fatto che le sue pagine entrano dritte nell’anima e nel fegato di chi lo legge.

  266. Sì, Bata_ille, è un peccato non aver avuto nel terzetto in finale almeno un titolo d’una piccola (o media) casa editrice. Per quanto riguarda poi la questione della casa editrice (Einaudi) legata al Boss, be’, è un tema controverso e molto dibattutto, che tocca ovviamente anche la mia sensibilità individuale (politica, culturale, ecc.).
    Comunque, io sono nella cordata pro-Sabato, e sono contento di avere una nuova persona (tu) nel gruppo dei fan(s) del grande scrittore argentino… E inoltre, il tuo nome mi lascia immaginare la tua passione per Georges Bataille, un autore che ho amato e amo sia per i suoi libri di narrativa (“L’azzurro del cielo” è un romanzo, letto qualche vita fa e riletto più recentemente, che mi ha lasciato tracce indelebili) sia per l’opera saggistica, soprattutto quella relativa all’erotismo.

  267. Gaetà, cosa ti fa pensare che sia solo un nick e non il vero grande Georges che dall’aldilà torna tra noi unicamente per sostenere questa nostra giusta battaglia (nomen-omen) letteraria?
    🙂

  268. Ah, Carlo… Se condividiamo con te pure il grande Georges, allora a Sabato quest’anno conferiscono il Nobel (e possiamo prepararci a chiedergli qualche percentuale dell’incasso in sghei, relativa alla nostra pubblicità in suo favore… Mi viene da pensare pure a quel folle geniale di Sartre, l’unico a rifiutare il Nobel, e i soldini connessi, nella storia di questo bizzarro Premio).

  269. @luciano/idefix
    sì, proverò a seguire il tuo consiglio… Il titolo “Sopra eroi e tombe” non mi ispira molto (anche se a me i cimiteri “piacciono”, nel senso: in quelli antichi ne colgo l’estetica). Chi sono, per esempio, questi “EROI”? Mi viene da pensare a Foscolo, ma veramente sto brancolando nel buio..
    Vado a dare uno sguardo nel Web.
    Ps: se è ignorato dai media, questo infatti non significa che non sia bello, anzi. Mi viene da pensare al contrario.

  270. Roberta, la fedeltà ad una causa è un valore irrinunciabile. In questo gioco i meno dotati hanno uno spazio, per fortuna. Sono convinto che Sabato possa anche essere superiore ad Auster ed il libro in gara lo è ancor di più, ma Invisibile è una suggestione e come tale non può essere assoggettato alle misere leggi della razionalità. Luciano è abile e leale, ma concorrente. Non di meno talvolta il cuore deve prevalere. Ascolta ciò che dice il tuo.

  271. Roberta: a te non convince il titolo (“Sopra eroi e tombe”…tra l’altro è fedele a quello originale: Sobra hèroes y tumbas).
    Confesso che non piace neppure a me: lo trovo respingente e temo che molti lettori e lettrici non si accostino a questo capolavoro a causa del titolo.

  272. Oh, beh, è un titolo molto epico, si parla anche di storia dell’Argentina, di condottieri morti e (più o meno) sepolti. Morti tragiche ed eroiche, e morti meno eroiche, ma altrettanto tragiche. Io non lo trovo brutto, forse un pò datato (ma bisogna ricordare che risale, come già detto, a cinquant’anni fa). Ecco tutto

  273. @luciano idefix: confesso che mi avevi quasi convinto.. però ha ragione Eventounico, perché io sono irrazionalissima..e anche fedele. Sul cuore, vabbé, mi ha spesso ingannato, ma continuo a credergli. Poi nulla mi vieta di votare per Auster e di andare a prendere in libreria il libro di Sabato (Massimo ne sarà contento, perché credo che il suo blog abbia come fine anche quello di avvicinare ai libri che pochi conoscono. Nel mio caso sarebbe magari ancora più contento perché sa del mio “terribile” attaccamento ai “classici”, ma non quelli del Novecento).
    @eventounico: hai ragione, voterò per Paul Auster fino alla fine del gioco.. Sono più affascinata da lui.

  274. Ma certo, Roberta. L’obiettivo è proprio questo… contribuire – nel nostro piccolo – a incentivare la lettura e a far conoscere nuovi autori.
    Io stesso approfondirò la conoscenza di Sabato grazie a questo post.

  275. Giacomo, il modo migliore che ho per provare a convincerti è questo: invitarti ad “assaggiare” il prodotto. E cioè a leggere il libro, “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    Tanto sono convinto della sua validità.

  276. “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    Motivazione molto semplice: in questi anni ho letto pochi romanzi così grandi, capaci di offrire nello stesso testo sia alta e profonda letteratura che intenso piacere della narrazione.

  277. Il gioco riparte in sordina…
    Io, intanto, per non sbagliare (e prima che me ne dimentichi) garantisco il mio voto e il mio sostegno a “Indignazione” di Philip Roth.

  278. Non credo che potrò partecipare ogni giorno. Comunque oggi voto Philip Roth “Indignazione”.

  279. Cazzarola, non avevo notato che si è riaperta l’urna, e ieri ho dimenticato di votare, porcatrota (alludendo al bossino).
    Non voglio perdere il voto di oggi, che giustappunto è Sabato: Sopra Eroi e Tombe !!!

  280. …ieri mi è sfuggito, ma oggi non mi scappa:Indignazione di Roth.
    ciao Vale 😉

  281. Il mio voto a “Sopra eroi e tombe” anche oggi.
    Ripropongo, del tutto disinteressatamente (e mi rifaccio alla tradizione legislativa italica dell’attuale allegro Ventennio), il conteggio doppio dei voti dati a Sabato il sabato.

  282. Equo?! Eventounico, nomini un termine che non è più presente nei più recenti dizionari del Nuovo Mondo (Padano e Subpadano) 🙂

  283. Gli equi erano un popolo pre-romano situato tra le terre dei volsci e quelle dei sabini, nemico dei romani e da questi poi sconfitti.
    Forse avevano anche la faccia un po’ da cavallo…

  284. Lucià, comincia a contà: il mio di oggi è …(sorpresa, sorpresa!) ..Sopra eroi e tombe.
    Buona domenica ai votanti e agli astenenti.

  285. Voto “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.

    “Dopo un lungo e costoso viaggio, incappavo di nuovo nel mio Destino.”
    (E. Sabato, Sopra eroi e tombe)

  286. Voto indignazione di Roth e auguro una buona continuazione della domenica a tutti compresi coloro che votano …Sabato.

  287. Anche oggi “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    Salutando con simpatia i nuovi arrivi.
    AGGIORNAMENTO SUI VOTI (compreso il mio di adesso):
    Indignazione di Philip Roth 9 voti,
    Invisibile di Paul Auster 4 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 11 voti.

  288. @Luciano: con Leo, Roth 10 voti!
    ciao e grazie per il tuo riassunto voti, 😉

  289. Rifaccio il punto alle 22.22 di domenica 3 ottobre:
    Indignazione di Philip Roth 10 voti,
    Invisibile di Paul Auster 5 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 12 voti.

  290. da REPUBBLICA

    SPETTACOLI & CULTURA Intervista a Philip Roth sul suo ultimo romanzo “Indignazione”,
    sulla cultura americana e sulla svolta di Obama alla Casa Bianca”I romanzi più belli sono i nostri”

    di ANTONIO MONDA
    New York – Incontro Philip Roth nella sua casa dell’Upper West Side, un appartamento di un’eleganza asettica e inaspettatamente pieno di apparecchiature tecnologiche. È appena tornato dalla casa in Connecticut, dove ha passato l’estate a completare il nuovo romanzo, in uscita a breve in America con il titolo The Humbling, e ad iniziarne uno nuovo, al quale non ha ancora dato il titolo.

    Nel corso del nostro precedente incontro, mi ha spiegato che sente il peso della vecchiaia, ed un senso di vuoto per i sogni traditi e le persone care scomparse. Questa produzione costante di libri sembra rispondere innanzitutto ad un sentimento di fallacia, ma è anche il modo orgoglioso di definire se stesso, e di eternare attraverso la creatività la propria concezione dell’esistenza. Gli dico che voglio parlare anche delle polemiche sulla presunta insularità della cultura americana, e lui reagisce con un sorriso pieno di stupore. “Non riesco a capire quale sia l’argomento di questa polemica”, mi spiega scuotendo la testa. “A volte c’è da chiedersi persino come sia possibile che si discuta di una cosa del genere. Ma preferisco parlare di quello che scrivo, e vedrai che finiremo per toccare anche quell’argomento”.

    L’indignazione di cui parla il titolo dell’ultimo romanzo nasce da un disincanto amaro: Roth è uno scrittore troppo lucido per cedere alla debolezza del rimpianto, ma le pagine lasciano trasparire un anelito struggente perché la vita possa essere altro che un mistero doloroso. “Molti mi hanno chiesto come mai abbia scritto all’improvviso di un giovane”. Non aggiunge altro, ma si alza dalla poltrona per mostrarmi una foto che lo ritrae in uniforme militare, scattata all’epoca della guerra in Corea. È il periodo in cui è ambientato il romanzo, e nella foto Roth ha l’età del protagonista Marcus Messner.

    “Negli ultimi tempi ho scritto sempre di persone anziane”, racconta mentre fissa la foto, “e ti confesso che ne ero un po’ stanco. Questa volta ho voluto raccontare una storia di inesperienza e disperazione all’epoca di un periodo storico che tendiamo a dimenticare. Io venni arruolato in quel terribile conflitto, ma, fortunatamente, la guerra terminò prima della mia partenza”.

    Come mai ha voluto raccontare ancora una volta il racconto di un’iniziazione erotica e di conflitti con l’ambiente accademico?
    “Mi interessava raccontare la repressione sessuale precedente agli anni Sessanta. L’ambientazione in un college offre anche altri elementi di repressione e conflitto, anche se devo dire che come docente ho avuto un’esperienza interessante”.

    Dubito che qualcuno abbia osato crearle dei problemi.
    “Su questo non vorrei commentare. Ti dico solo che mi è stata lasciata libertà quando ho deciso di avviare un corso su Bellow e Kafka. Due scrittori analizzati per contrasto. E lo stesso per quanto riguarda i corsi sugli autori francesi come Mauriac, Celine e Gide”.

    Nello scontro con il decano dell’università, lei definisce “indignazione” come la parola più bella della lingua inglese.
    “Non lo penso necessariamente anch’io, ma ritengo che fosse giusto per la psicologia del mio protagonista, ed appropriato per quel momento di tensione”.

    Marcus è un ebreo che si trova in un ambiente protestante conservatore nel cuore del midwest, e si innamora di una “shiksa”, una “gentile”.
    “Olivia è in primo luogo una ragazza bella, affascinante ed uno spirito libero. Quando ho cominciato a scriverne non avevo in mente che potesse avere elementi così drammatici. Il personaggio si è sviluppato insieme al romanzo, ed è arrivato alla disperazione”.

    La crescita è sempre un atto di rottura?
    “Non sono così categorico. Dipende dai singoli: dai genitori e dai figli”.

    Lei sostiene che sia fondamentale lottare e indignarsi, ma nei suoi libri le esperienze arrecano solo altro dolore.
    “È fondamentale lottare per la libertà, che è un valore irrinunciabile, ma come tale porta con sé problemi, ferite e dolori. Tuttavia le esperienze portano anche piacere, e la vita quotidiana ci insegna anche il contrario: molte persone non lottano affatto e sembrano felici di non cambiare”.

    Marcus si mette nei guai quando rifiuta di frequentare la funzione religiosa, spiegando che la scelta non nasce dal fatto che è un ebreo osservante, ma un ardente ateo. È una definizione che va bene anche per lei?
    “Io sono ateo, ma non sento il bisogno di usare il termine ardente. Il giovane Marcus evidentemente ne ha bisogno”.

    In The Humbling, il romanzo che ha appena consegnato alle stampe, il protagonista è nuovamente una persona non giovane.
    “È un attore teatrale di sessantaquattro anni che scopre di non saper più recitare. È una storia sul dramma di scoprire di non avere più un talento”.
    Un’altra vicenda amara, segnata da una perdita.
    “Vuoi che ti dica che vedo così la vita?”.

    Bastano i libri per dirlo. Posso chiederle ora cosa pensa della polemica sulla presunta insularità della cultura americana?
    “È una polemica talmente ridicola che non riesco neanche a capirla. Io ritengo che la letteratura americana, dal dopoguerra ad oggi, sia stata la più importante del mondo, con autori come Faulkner, Hemingway e Bellow. E anche ai nostri giorni abbiamo scrittori di prim’ordine come Don DeLillo, E. L. Doctorow, Cynthia Ozick, Joyce Carol Oates e Toni Morrison. Mi sento in compagnia di colleghi eccellenti”.

    Lei non hai mai nascosto una sorta di distacco nei confronti degli adattamenti ai suoi film.
    “Non è un segreto che non sono entusiasta di quello che è stato fatto con i miei romanzi. Ma voglio esser chiaro: ritengo che il cinema sia una forma di arte non inferiore alla letteratura, e penso che esistano buoni e cattivi film come buoni e cattivi romanzi. Ad esempio ho visto recentemente L’heure d’etè di Oliver Assayas che mi è sembrato molto bello”.

    Un anno fa mi ha detto che auspicava la vittoria di Obama. Oggi si ritiene soddisfatto?
    “Molto. Sono assolutamente deliziato da quello che sta facendo e tentando di fare”.

    (14 settembre 2009)
    fonte: http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/spettacoli_e_cultura/roth-intervista/roth-intervista/roth-intervista.html

  291. Minibiografia di Philip Roth…

    Philip Roth ha vinto il Premio Pulitzer nel 1997 per Pastorale americana. Nel 1998 ha ricevuto la National Medal of Arts alla Casa Bianca, e nel 2002 il piú alto riconoscimento dell’American Academy of Arts and Letters, la Gold Medal per la narrativa. Ha vinto due volte il National Book Award e il National Book Critics Circle Award, e tre volte il PEN/Faulkner Award. Nel 2005 Il complotto contro l’America ha ricevuto il premio della Society of American Historians per «il miglior romanzo storico di tematica americana del periodo 2003-2004». Recentemente Roth ha ricevuto i due piú prestigiosi premi PEN: il PEN/Nabokov Award del 2006 e il PEN/Saul Bellow Award for Achievement in American Fiction. Roth è l’unico scrittore americano vivente la cui opera viene pubblicata in forma completa e definitiva dalla Library of America.
    Di Philip Roth Einaudi ha pubblicato: Pastorale americana, Operazione Shylock, Il teatro di Sabbath, Ho sposato un comunista, Lamento di Portnoy, La macchia umana, L’animale morente, Lo scrittore fantasma, Zuckerman scatenato, Chiacchiere di bottega, Il complotto contro l’America, Il seno, La lezione di anatomia, Inganno, L’orgia di Praga, Everyman, Patrimonio, Il fantasma esce di scena, Il professore di desiderio, Indignazione e il volume Zuckerman che raccoglie i romanzi Lo scrittore fantasma, Zuckerman scatenato, La lezione di anatomia e L’orgia di Praga.

  292. «In “Indignazione” ci sono gli elementi del miglior Philip Roth.», ha scritto Alessandro Gnocchi sul Giornale, «Quel che colpisce è la bravura eccezionale nel cogliere e raccontare temi universali, ad esempio il rapporto fra padri e figli. L’autore evita il rischio di cadere nella banalità con un racconto cinico ma toccante».

  293. E se Francesca Borrelli, su Alias, ha definito “Indignazione” «la nuova magistrale performance di Philip Roth», Tiziano Gianotti così ha recensito il romanzo su D di Repubblica: «Roth è al suo meglio nel dar figura allo struggimento del giovane maschio alla soglia di un mondo ricco di opportunità, che si scopre frenato dalle pastoie delle convenzioni.[…] Un altro notevole libro di Philip Roth».

  294. Ho rimesso il post in primo piano.
    In bocca al lupo a: Paul Auster, Philip Roth, Ernesto Sabato.
    E grazie a tutti voi per la partecipazione.

    Come è stato detto per altre occasioni: “comunque vada, sarà un successo”.
    Aggiungo: “soprattutto se dovesse vincere Philip Roth”.
    ;-))

  295. Massimo avevo inserito una recensione su Invisibile, ma probabilmente è finita in Spam. Se per caso riesci a ritrovarla puoi anche rimuovere questo commento di servizio. Grazie.

  296. da: http://www.wuz.it

    Biografia di Paul Auster
    Newark, New Jersey, 1947

    Paul Auster
    Scrittore, sceneggiatore e regista statunitense. Dopo aver studiato alla Columbia University, nel 1970 si recò a Parigi dove lavorò come traduttore fino al ritorno a New York nel 1974. Esordì come scrittore con poesie, racconti e articoli pubblicati sulla “New York Review of Books” e sulla “Harper’s Saturday Review”. La sua opera più famosa, subito accolta favorevolmente dalla critica, è la Trilogia di New York (Città di vetro, 1985; Spettri, 1986; La stanza chiusa, 1987), che volge in parodia il genere della detective story.
    Seguirono i romanzi Il paese delle ultime cose (1988), Il palazzo della luna (1989), La musica del caso (1991, dal quale Philip Haas trasse un film nel 1993), Leviatano (1992), Mr. Vertigo (1994) e Timbuctù (1998).
    Raccolte di racconti sono Il taccuino rosso (1995) ed Esperimento di verità (2001).
    Auster firmò, insieme a Wayne Wang, la regia di Smoke (1995) e di Blue in the Face (1995), dei quali scrisse anche la sceneggiatura; nel 1998 diresse Lulu on the Bridge, interpretato da Willem Dafoe e Harvey Keitel.
    Ricordiamo poi Viaggi nello scriptorium e Uomo nel buio (2008).

  297. Comunque sia, è bellissima la passione di chi (senza guadagnarci un tubo di niente) si sta prodigando per sostenere un libro che ama.
    Intanto, voto “Sopra eroi e tombe” di Sabato.
    Poi riaggiorno i voti (compreso questo mio) alle ore 8.35 dl 4.10.2010:
    Indignazione di Philip Roth 11 voti,
    Invisibile di Paul Auster 6 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 13 voti.

  298. per adesso do un amno al libro di Auster, Invisibile, e lo voto.
    nei prossimi giorni si vedrà.

  299. Anche se uno dei pezzi migliori è quando Marcus parla al decano,vi inserisco un piccolo brano dalle prime pagine di Indignazione.
    “Il mio compito non era solo spennare i polli, ma anche sviscerarli.Incidergli il culo in modo da allargarlo un pò, infilarci la mano dentro, agguantare le viscere e tirarle fuori.. Odiavo quell’operazione. Era nauseante e disgustosa, ma andava fatta. Ecco cosa imparavo da mio padre e cosa mi piaceva imparare da lui: si fa quel che va fatto.”
    da Indignazione di P.Roth.
    Fortissimo, intenso ci parla della vita, ci commuove, ci scuote come solo Roth sa fare.E Marcus è meglio del giovane Holden!.
    Naturalmente voto Indignazione di P. Roth!
    E saluto tutti!

  300. La mia maratona di lettura è praticamente finita e ringrazio Massimo per avermi “costretto” a farla.. . Oggi voto “Insibile” di Auster

  301. Nuovo aggiornamento.
    Alle 21.02:
    Indignazione di Philip Roth 15 voti,
    Invisibile di Paul Auster 10 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 18 voti.
    Da domani (se siete d’accordo) farei aggiornamenti quotidiani serali.

  302. @ Eventounico
    Scusa Evento. Il tuo commento era finito nell’antispam (ma non chiedermi perché… non saprei rispondere).
    In ogni caso l’ho recuperato e lo metto in bella evidenza qui di seguito.

  303. Fonte: http://www.einaudi.it/speciali/Paul-Auster-Invisibile
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    «Appena finito di leggere Invisibile, lo si vorrebbe leggere di nuovo perché il romanzo si muove velocemente, con disinvoltura, quasi sinuosamente, e finisci per preoccuparti di avere letto alcuni buoni passi troppo in fretta.
    La prosa è un esempio della scrittura americana contemporanea al suo meglio: fresca, elegante, vivace. Dà quella illusione di facilità che viene solo da una ferrea disciplina.
    E come accade spesso quando si è nelle mani dei maestri, si legge la frase successiva quasi senza avere finito quella precedente.
    Se, come nel mio caso, una delle ragioni per cui leggete è il grande piacere di innamorarvi di una storia, allora leggete Invisibile. È il romanzo più bello scritto da Auster».

    Clancy Martin, The New York Times

    ***

    Pubblicato negli Stati Uniti a fine ottobre, il nuovo romanzo di Paul Auster, Invisibile, è stato accolto da critici e lettori come uno dei suoi capolavori. E nella prima recensione italiana, uscita sul Corriere della Sera del 24 novembre, così Livia Manera ha presentato il libro: «Un esempio di prosa perfetta: coraggiosa nel contenuto, brillante nello stile e autenticamente empatica. In Invisibile Auster mette insieme le sue due anime di narratore: quella psicologica di Leviatano e quella affascinata dalle possibilità della metafiction che ha conquistato i lettori della Trilogia di New York. Ne risulta un leggibilissimo, perfino appassionante romanzo di formazione, bizzarramente smontato in quattro parti e raccontato da tre voci diverse, in prima, seconda e terza persona».

    Protagonista del romanzo Adam Walker, ingenuo studente della Columbia University e aspirante poeta. Sullo sfondo di un anno – il 1967 – in cui i timori per la guerra nel Vietnam si intrecciano ai primi segnali della rivolta giovanile, Adam viene coinvolto in un perverso triangolo con l’ambiguo professore Rudolf Born e la sua fidanzata Margot. Un’esperienza che non riuscirà a lasciarsi alle spalle neppure quando abbandonerà New York per trasferirsi a Parigi. E a Parigi non dimenticherà neppure la fortissima attrazione per la sorella Gwyn, un incesto a cui Auster dedica alcune delle pagine più intense del romanzo: «Gwyn ti prende la mano, intrecciando le dita nelle tue. Hai paura? ti chiede. Ti rendi conto che tutto deve procedere piano, si deve costruire per incrementi minimi, che a lungo sarà solo una danza titubante, incerta di sì e di no. Quindi saggiate le acque con cautela, un passettino dopo l’altro, sfiorandovi le labbra, e anche se vi siete avvinti in un abbraccio stretto, le mani non si muovono. Passa più di mezz’ora, e nessuno dei due mostra la minima intenzione di smettere. È qui che tua sorella apre la bocca. È qui che apri la tua, e insieme cadete a capofitto nella notte».

    «Volevo esplorare di nuovo la giovinezza dopo tre libri che parlavano di persone anziane.» – ha dichiarato Auster – «Il fulcro del romanzo è il rapporto tra Born e Walker e il modo in cui i giovani, anche se molto brillanti come Walker, siano ingenui e inesperti. A trent’anni certi errori non li fai più, senti il pericolo. Ma a vent’anni tutto è un’avventura, non vuoi precluderti nessuna esperienza». E sul titolo del romanzo: «Penso di avere usato la parola “invisibile” più volte nel libro, sempre molto coscientemente. Nelle ultime pagine del romanzo Cecilia [la ragazza che a Parigi si innamora, non ricambiata, di Adam] sta camminando su una collina, sente qualcosa che però non riesce a vedere e di cui non capisce la natura. Penso che, in un certo senso, questo sia il modo in cui funziona il libro. Sentiamo delle cose, ma non sempre le vediamo, o non siamo sicuri di vederle correttamente. Da qui il titolo: Invisibile».
    _________________________________________________________

  304. Forza Rothiane!!!!Anch’io voto Roth Indignazione!
    anzi IN-DI-GNA-ZIO-NE e sono in piedi come Marcus mentre voto! 😉
    buona giornata a tutti.

  305. Voto Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato, anche se mi dispiace che gli altri perdano, come mi dispiace sempre per la squadra di calcio che perde.

  306. Carissimo dottor Maugeri,
    come già detto in altra sede torno da Montecatini e solo ora riprendo i contatti con questo gioco appassionato.
    Sa già che tutte le mie simpatie vanno a Philip Roth e che per lui già corruppi la signora Zauberei con un paio di scarpette alla moda. Non so se il tentativo apportò punti al mio beneamato, ma so – se la signora Zauberei ha ancora voglia di fasciare i deliziosi piedini – che le scarpe sono ancora qui, pronte per essere donate.
    Vedo che, invece, non ho bisogno di convincere la sempre amabile signora Francesca Giulia alla quale va il mio saluto più sentito e l’augurio di una serata appagante e alla quale , solo per galanteria, regalerei un fascio di rose splendide come il suo nome.
    Il suo affezionato
    Professor Emilio

  307. intrigoso davvero questo gioco che vorrei portasse in trionfo paul auster. se il professor emilio è in vena di presenti gradirei un aiuto in filologia metrica e retorica, esame che darò dopodomani. aiutooooooooooooooooo!!!

  308. Carissima signorina del terzo anno di lettere moderne, già altrove lessi del suo acume e sono certo che il mio aiuto sarebbe inutile. E tuttavia, pur di strapparle quel voto, mi prodigherei in ogni genere di spiegazione. Voti dunque il sempre altissimo Philip Roth e le fornirò tutte gli aiuti che desidera (sebbene all’università eccellessi in filologia medievale).
    Un in bocca al lupo sentito e commosso per il lusinghiero salto nel passato dal suo affezionato
    Professor Emilio

  309. Le sono assicurate tutte le preghiere, gentilissima signorina, stia serena e affronti la prova a cuor leggero. Però ci faccia anche sapere come è andata, mi raccomando.
    E adesso, spero che la sua prossima parola sia: “Philp Poth”!
    Con simpatia,
    il suo affezionato
    Professor Emilio

  310. “philip poth?”…non è che pensava a harry potter, professore?…comunque la mia prossima parola è :”philip roth”… 🙂

  311. Che sbadato, cara signorina! Sono queste lenti nuove che rimpiccioliscono troppo la tastiera! Ebbene, sono felice del suo ragguardevole cambiamento dovuto a ragioni alte.
    Un sorriso dal suo affezionato
    Professor Emilio

  312. Aggiornamento alle 20.43.
    Indignazione di Philip Roth 22 voti,
    Invisibile di Paul Auster 14 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 23 voti.
    E vi pregherei di una cosa: fate pure gli spiritosi e lanciatevi in commenti ironici e buffi che si rinviano l’uno all’altro. Però quando esprimete il voto siate chiari e univoci.

  313. Gentile Signor Luciano, sono certo di interpretare il pensiero della signorina del terzo anno di lettere moderne. Ha sicuramente, incontrovertibilmente, consapevolmente votato Philip Roth.
    Un simpatico saluto dal
    Professor Emilio

  314. Invisibile – Paul Auster
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    La recensione di IBS
    Non è facile capire Paul Auster. Uno dei più promettenti scrittori americani, nato a Newark qualche anno dopo il suo illustre concittadino Philip Roth e autore, tra l’altro, della Trilogia di New York e di Follie di Brooklyn, lascia ad ogni lettura la netta sensazione di aver dissimulato, piuttosto che simulato, qualcosa di determinante per la comprensione del racconto.
    Una narrazione spesso ellittica, in cui i piani narrativi si intersecano e si confondono attraverso la commistione di varie voci narranti e l’uso di diversi tempi verbali e punti di vista. Una complessità che sembrerebbe architettata ad arte per disorientare il lettore distratto, mentre necessiterebbe di un coinvolgimento totale e rapito. Solo in rari casi è la narrazione stessa ad assolvere a questo compito, molto più spesso l’autore deve ricorrere a una serie di artifici per carpire l’attenzione del lettore, ma questo non è il caso di Paul Auster: questa è una vicenda che, nonostante il raccapriccio, la brutalità e l’orrore, ha un’incredibile forza magnetica.
    Siamo nel 1967 e New York è una metropoli in fermento che sta per essere percorsa da un irresistibile vento di cambiamento. Adam Walker è uno studente di letteratura e un aspirante poeta bellissimo, robusto e con un’intelligenza fuori dal comune. Durante un noioso party universitario incontra una coppia “diabolica” di francesi giunti da poco in America. Lui, Rudolf, è un professore in visita alla Columbia University esperto di politica internazionale. Lei, Margot, è una donna bellissima, imbronciata e altera. La coppia finirà per coinvolgere il giovane studente nelle sue contorte dinamiche, stuzzicando i suoi istinti più infimi e i suoi pensieri più sordidi. Ma quello che potrebbe sembrare un romanzo di formazione e di progressiva corruzione, come nella migliore tradizione del romanzo contemporaneo, si trasforma progressivamente in un pastiche di riferimenti e citazioni letterarie, dove autori come Conrad, Fitzgerald, Dostoevskij e personaggi indimenticabili come Barney Panofsky convivono.
    Di fronte all’orrenda scoperta di un delitto insensato e incomprensibile, Adam si ritrova improvvisamente a fare i conti con la moralità e la responsabilità, con l’atroce ricordo della morte di suo fratello e con il bruciante desiderio di possedere sua sorella. Una vicenda che assume i contorni della tragedia greca, ma che nulla ha a che vedere con il folle vaticinio tipico del corifeo. L’uomo che racconta l’incredibile anno 1967 in tutta la sua portata eversiva è un uomo lucido e freddo di fronte alla morte. Prima di ultimare la sua autobiografia, consumato dalla leucemia, Adam Walker contatterà il suo vecchio amico Jim, diventato uno scrittore famoso, che si farà carico di ultimare e pubblicare il manoscritto. Prima però ci sarà da comprendere fino in fondo l’animo di un uomo invisibile, di colui che si cela nelle pieghe del romanzo, che anela e lotta contro se stesso e i suoi istinti e che affermando se stesso di fatto nega la possibilità del reale.
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    Fonte: http://www.ibs.it/code/9788806199708/auster-paul/invisibile.html

  315. da The New York Times: Sunday Book Review
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    Love Crimes
    By CLANCY MARTIN
    Published: November 12, 2009

    As soon as you finish Paul Auster’s “Invisible” you want to read it again. And not because, as sometimes with his novels — as with the novels of Georges Perec, one of a handful of other real authors mentioned in the book — you suddenly suspect, at the very end, that you haven’t properly understood a word of what has gone before. You want to reread “Invisible” because it moves quickly, easily, somehow sinuously, and you worry that there were good parts that you read right past, insights that you missed. The prose is contemporary American writing at its best: crisp, elegant, brisk. It has the illusion of effortlessness that comes only with fierce discipline. As often happens when you are in the hands of a master, you read the next sentence almost before you are finished with the previous one. The novel could be read shallowly, because it is such a pleasure to read.
    I was not a fan of Auster’s last few books. “Invisible” is his 15th novel, and I was afraid that this would be, as I felt with his recent work, another instance of Auster playing Auster — a kind of arch exercise in the clever but cloying metaphysics of textual irony, a cat-and-mouse toying with the fiction and the reader reminiscent of German Romanticism and falling victim to what both Hegel and Kierkegaard called “infinite absolute negativity” (this attack on the German Romantics was one of the few times those two were ever in agreement). One leaves the text and feels that one has been left with nothing. The irony vacuums out the content and, with it, our interest. Like the ouroboros, the ancient symbol of a dragon swallowing its own tail, the book consumes itself, and disappears.

    But “Invisible” — however the title might threaten the contrary — suggests a new Auster. It’s a love story, or a series of intertwined love stories, with one young man, Adam Walker, at the center of them all. It’s 1967, and we learn on the first page that Adam is “a second-year student at Columbia,” a “know-nothing boy with an appetite for books and a belief (or delusion) that one day I would become good enough to call myself a poet.” So we know we are dealing with a bildungsroman, and as I read the novel I was frequently reminded of the greatest Romantic novel of education about love, Goethe’s “Sorrows of Young Werther” (and relieved that “Invisible” does not end with a suicide). We follow Adam, through the eyes of various narrators, from his youth to reminiscences about him late in his life.

    Adam learns about love from four very different characters. There is Rudolf Born, the father figure, a domineering, elemental masculine force who is a professor but most likely also connected with the French or American intelligence underworld, and perhaps a savage killer (the novel relates a brutal murder that may or may not have taken place). There is Born’s lover, a beautiful Frenchwoman named Margot, who is the classic older instructor of Adam as eager young pupil. In Paris, Adam meets Cécile, an innocent, bookish girl, the daughter of a woman Born plans to marry: Cécile falls in love with Adam but the feeling is unreciprocated, so he comes to know that side of it. But how Adam truly climbs the ladder of ta erotika is with his sister, Gwyn.

    Adam is about to leave Columbia for a year abroad in Paris, but before he leaves, Adam and Gwyn play a little game they haven’t tried since they were adolescents. “So you test the waters cautiously, baby step by baby step, grazing your mouths against each other’s necks, grazing your lips against each other’s lips, but for many minutes you do not open your mouths, and although you have wrapped your arms around each other in a tight embrace, your hands do not move. A good half hour goes by, and neither one of you shows any inclination to stop. That is when your sister opens her mouth.”

    At the very heart of the book, at the end of Part 2 — the novel is divided into four parts, using three narrators and four different narrative perspectives — Adam and Gwyn have a monthlong love affair (she later denies the affair ever happened) that permanently defines Adam’s personality. It’s five or 10 exceptionally beautiful, disturbing pages, and it is occasioned by their mourning the loss of a long-dead younger brother. But this is a love that really dares not speak its name, and it is the key to what is invisible in the novel. Love is always invisible, and in our world of hard-nosed materialists it’s important to remember that our highest good is something we can never really see or grab hold of, much less understand by passing enough people through an f.M.R.I. machine to look at their brainwaves. What we take as the real world is not the world that matters most to us: the substance of our lives takes place in an invisible realm.

    That, I suspect, is one of Auster’s reasons for his well-known textual legerdemain — not only to make the aesthetic point that one shouldn’t expect to learn about life and the world from novels, in some sort of practical or moral way (as we suspect his naïve young hero, the failed poet Adam, might have hoped to do); but also, like an ancient skeptic, to have a therapeutic effect on his reader, to bring you to the point of epoché, when your ordinary dogmatic opinions about the external world and literature’s relationship with it are suddenly suspended. For the 20th-century phenomenologist Edmund Husserl — one always hears the voices of philosophers in Auster’s novels, though he keeps them hidden — epoché was the state we had to reach before we could truly examine anything, before we could appreciate and under­stand our experience. Otherwise you see, as we all too often read, with the eyes of habit. Auster wants to pull the rug of real­ism out from beneath your feet so he can bring you a little closer to reality. But in “Invisible” the technique does not overwhelm the story. The characters are not placeholders for philosophical gambits, they are real people. We learn about them, we care about them, we worry about them, we want to know more about them.

    For years now there have been two Austers waiting to embrace: the psychologist/­storyteller of novels like “Leviathan,” and the metatextual trickster of “The New York Trilogy.” Freud once claimed that our greatest frustration was that we could never kiss ourselves — well, Auster has knotted the pretzel, he has brought his two loves together (it is, after all, a novel about incest). So if, like me, part of why you read is the great pleasure of falling in love with a novel, then read “Invisible.” It is the finest novel Paul Auster has ever written.

  316. Torno giusto in tempo per recuperare i commenti/recensioni inserite dal buon Eventounico (con cui mi scuso), finite nell’antispam.
    Posso capire che sia finita nello spam quella con le parole inglesi del giornalista del New York Times… ma onestamente non riesco a capire perché ci sia finita anche quella di fonte Ibs.
    Misteri del web!
    In ogni caso, qui non si perde nulla… 😉

  317. insisto e persisto: Invisibile di Paul Auster

    ps: vederlo definire “scrittore promettente” essendo Auster ultrasessantenne e con alle spalle decine di pubblicazioni best seller, mi fa ben sperare 🙂

  318. A sfavore di Ernesto Sabato e di “Sopra eroi e tombe” c’è un solo fatto:
    che è molto meno letto e meno conosciuto di Roth e Auster e dei loro rispettivi romanzi.
    O no?
    Voto anche oggi per “Sopra eroi e tombe”, romanzo che (azzardo) resterà anche tra cento anni.

  319. Ricambio i saluti gentilissimi del prof Emilio, le rose sono sempre più che gradite soprattutto quando arrivano inaspettate senza apparente motivo.Mio nonno aveva un giardino in campagna dove creava innesti bellissimi ed io da piccola lì mi nascondevano per vedere i petali lentamente staccarsi e venire giù.Il profumo indimenticabile restava tuttavia sospeso nell’aria, per me rosse sempre rosse!Grazie. Avrei votato Roth anche senza fiori,ribadisco il mio voto giornaliero per P.Roth Indignazione!
    e saluti tutti augurando una splendida giornata, qui a Napoli c’è un sole meraviglioso,spero anche nei luoghi dove ultimamente è piovuto tanto!

  320. Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato ma continuo a dire che i giochi a somma zero in cui uno vince e un altro perde non mi sono mai piaciuti

  321. di Roth ho letto quasi tutto, tranne questo libro.
    però lo voto lo stesso. scusate la faccia tosta.
    voto Indignazione di P. Roth

  322. Accidenti… Sorpasso…
    Ma ci riportiamo a ruota (uff uff pant pant):
    con il mio voto odierno per “Sopra eroi e tombe”.

  323. voto per Invisibile, ho scritto già un commento su IBS libri appena terminata la lettura l’anno scorso.

  324. Carissimi,
    ribadisco la mia votazione per Roth, le rose per la deliziosa signora Francesca Giulia, le scarpine per la signora Zauberei e le preghiere per la signorina del terzo anno di lettere moderne.
    In più rilancio con spaghetti al sugo nero di seppia, cucinati come s’usa qui, a Catania, con l’estratto di pomodoro essiccato al sole ed ebollizione in acqua marina.
    Una vera squisitezza di fronte alla quale credo che non reggano paragoni nè Auster nè Sabato.
    Per chiunque ne voglia approfittare dal vostro
    Professor Emilio

  325. Il piatto è allettante, Professò, ma io non cedo. Oggi ho già votato, e domani rivoterò Sabato.
    Che ne dice di festeggiare comunque il vincitore (chiunque egli sia) con tale squisitezza cu’ niru di siccia?
    Annaffierei con un buon Catarratto dell’Etna…

  326. Don Carlo amabilissimo,
    mi pregia molto la sua accuratezza enologica e mi fa superare la constatazione della sua indefessa fedeltà a Sabato.
    Poco male, perchè aggiungerei alla sua salute un Carricante. Non so se lo conosce ma è un vitigno a bacca bianca che si trova esclusivamente dalle nostre parti, sull’Etna, e il suo nome si riferisce alla grande produttività della pianta, intendendosi infatti per carricante “pianta carica di frutti”.
    Poichè sono siculo d’onore e di forchetta, avrei piacere davvero di averla alla mia tavola comunque vada.
    Non avrebbe a pentirsene.
    Abbia i più cordiali saluti dal suo affezionato
    Professor Emilio

  327. Mi pare che la classifica sia ormai un gioco a due. A tutti coloro che votano per Paul Auster dico di stare tranquilli perchè fino alla fine continueremo ad inserire commenti e recensioni e avremo goduto di questo gioco e del piacere della condivisione di un libro. Oggigiorno si tende a condividere cose assai peggiori. Nelle ultime due edizioni ho scelto il libro che ha poi vinto. Quest’anno, anche se non vincerà e non arriverà nemmeno secondo, ebbene avrò comunque scelto il libro migliore. Di questo sono certo.

  328. professore, se domani non supero l’esame torno a votare auster, che sia chiaro. ma per oggi che sia ancora roth! si mantenga lucido, professore, e si astenga dal bere che mi serve ben piantato per pregare.

  329. da The Washington Post: Book World
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    Lost in the funhouse with Paul Auster
    By Jeff Turrentine
    Tuesday, November 24, 2009

    Paul Auster is best known as a writer of lean, genre-tinged novels whose unaffected prose belies their philosophical complexity. But he’s also one of our most playful novelists, a lover of narrative labyrinths on par with Borges, to whom he has often been compared. For some, Auster’s penchant for romantic irony is a distracting tic; for others, it’s why they enjoy reading him in the first place.

    His latest novel, “Invisible,” finds him returning to the same thematic territory he has long occupied — the four-way intersection of memory, language, fate and self-discovery — with that playfulness very much intact. His subject here is the memoirist’s subjective truth, and his object is to get us thinking about the ways in which it is constructed, edited and processed into what we think of as objective reality.

    In the first of the novel’s four sections we meet Adam Walker, an undergraduate at Columbia University with writerly aspirations who likes to translate French verse in his free time. Already we think we can hear the hum of the metafictional machinery starting up: Walker reminds us not only of Marco Fogg, the hero of Auster’s 1989 novel “Moon Palace” (same university, same proclivities) but also of Auster himself, who attended Columbia during the late 1960s and translated French poetry as he dreamed of becoming a writer. If we also happen to know that Auster has written novels in which characters from his previous books make appearances (“Travels in the Scriptorium”), as well as novels in which he interpolates himself into the plot (“City of Glass”), then we suspect we may be headed once again into the hall of mirrors.

    Are we? Of course we are. As we learn of Adam’s relationship with Rudolf Born, a supercilious Columbia professor, and Margot, Born’s lover, everything reinforces our belief that we are reading a tale narrated in the first person by Adam, about events that have taken place in his past. In fact, as we learn in the next section, we have actually been reading a fragment of Adam’s unpublished memoir — a fragment that is being shared with us by a successful novelist named James Freeman, who knew Adam when they attended Columbia together 40 years ago.
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    Adam, now sick and dying, has asked his old friend to look at the chapter and share his opinion. When Freeman writes back encouragingly, Adam admits to him that he’s having trouble continuing. Freeman responds by suggesting that Adam try writing the next section in a different narrative voice — the bifurcation of voices being a trick that had liberated Freeman from his own writer’s block when composing his own memoir years earlier.

    Do I even need to mention that Auster’s first book was a memoir (“The Invention of Solitude”) divided into two parts, with the first part employing the first-person voice and the second part employing the third-person voice? By this point in “Invisible,” we have traveled so deep into the hall of mirrors that we may be feeling dizzy. “If I hadn’t been told it was a true story, I probably would have plunged in and taken those sixty-plus pages for the beginning of a novel,” Freeman tells us, before adding parenthetically that “writers do, after all, sometimes inject characters who bear their own names into works of fiction.” (Auster must have taken the rest of the day off after typing those words, and he deserved to.)

    Later in the novel, Freeman becomes the editorial custodian of his old friend’s uncompleted memoir. Auster’s final bit of mischief is to make Freeman himself unsure as to what he’s holding in his hands. Was Adam telling the truth about Rudolf Born? Was he making things up, projecting his own skittering subjective truth onto the stone tablet of objective reality?

    Freeman’s only choice, he decides after consulting with Adam’s sister and the other women in his life, is to publish the memoir under his own name, as a hybrid of fiction and memoir. (And his own name, it will come as no surprise, is not really James Freeman.)

    “I sometimes confuse my thoughts about the world with the world itself,” says one character at the end of “Invisible.” “I’m sorry if I offended you.” Some undoubtedly will be offended; you either enjoy the dizzy feeling you get from being lost in the funhouse, or you feel queasy and head for the exit. One hopes that, in this case, readers will stay for the duration. The pleasures found inside are well worth the labor required to uncover them.

    For good measure, Auster ends his novel with an image that seems borrowed from his 1990 novel “The Music of Chance”: people hard at work chiseling large stones into smaller ones — laboring, like readers, like writers, to reduce unwieldy, monolithic life into memories and stories that can be passed around and shared.

    Turrentine is a writer in Los Angeles.
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  330. Carissimo signor Eventounico,
    è proprio in omaggio a tale condivisione che alzo il calice anche per lei, e con molta stima. Leggo il suo blog e lo trovo molto poetico. Bravo davvero.
    Quanto alla nostra laureanda, non tema, signorina del terzo anno di lettere moderne, domani andrà bene e poi un buon bicchiere in omaggio a Bacco ha sempre rallegrato e portato fortuna.
    Prosit!
    Il vostro affezionato
    Professor Emilio

  331. @ tutti gli austeriani
    Visto che siete po’ indietro (ma io dico che potreste recuperare) ho scritto a un po’ di fan di Auster per invitarli a partecipare al nostro gioco/premio.
    Vedo che qualcuno ha già risposto (grazie mille!).
    Ma datevi da fare anche voi… obbligate amici e parenti a partecipare. 🙂

  332. Be’, non sarebbe male un finale di gioco al “cardiopalma” con i nostri tre scrittori tutti e tre a un passo dalla vittoria.
    (Per oggi chiudo qui: a tutti, una buona notte).

  333. Grazie, professor Emilio. In effetti alzare il calice è sempre una azione confortante se fatta in buona compagnia.
    Condivido il giudizio di Sandra Adorni. C’è da dire peraltro che si tratta di un autore che in Italia non ha avuto adeguata fortuna. Prova ne sia che le recensioni che si trovano (e che sto postando qui) sono quasi tutte in altre lingue.
    Comunque per non perdermi in chiacchiere confermo anche oggi il mio voto ad Invisibile di Paul Auster.

  334. da guardian.co.uk: The Observer

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    Invisible by Paul Auster

    Paul Auster’s latest suffers from a surfeit of clashing voices and lack of credible characters, says Edward Docx

    * Edward Docx
    * The Observer, Sunday 29 November 2009

    Paul Auster is a writer with many skills: a disarming directness of style, subtle ability to render subtle psychology, a connoisseur’s feel for the novel form – its limits and its play – and much besides. Invisible is the story of Adam Walker who, while a student at Columbia University in 1967, meets a visiting Swiss professor, Rudolf Born. Born offers him money to found and run a literary magazine. Walker then sleeps with Margot, Born’s girlfriend, for “five straight nights” while Born is away.

    On Born’s return, they are held up at gunpoint; Born pulls a knife and Walker is horrified to see him use it. Walker runs off to fetch an ambulance, but Born and the would-be mugger are gone. Walker later discovers that said mugger died of multiple stab wounds “gouged into his chest and stomach”. Freaked out, Walker moves in with his sister and starts sleeping with her. Freaked out even more, Walker moves to Paris where he sleeps with Margot again and decides to exact revenge on Born (who escaped New York for Paris) by revealing to Born’s new woman, Hélène, the truth about the man she is set to marry – which plan he will execute through winning the friendship and confidence of her frumpy daughter, Cécile.

    The story is told as three parts – a manuscript that has been written by the dying Walker in 2007 and then sent bit by bit to Walker’s old college friend, Jim Freeman, himself an author. Freeman thus narrates passages relating to the modern-day Walker. At the end, Cécile takes over the narrative to describe her trip to visit a fat and elderly Born on the island of Quillia in the Caribbean.

    The problem is that not enough of this contortive plot is realised as vivid or vital writing on the page; the novel feels gestural, assembled, a simulacra with neither the power that such subject matter should pack nor the prose-master persuasiveness that another structurally playful author – Nabokov, say – might deploy.

    The writing has an anonymous neutrality: at one point Born, “flashed another one of his enigmatic smiles”; at another, Freeman doesn’t want to “entrust [his] letter to the vagaries of the US Postal Service”. All three narrators are obsessed with cultural citation. When Walker goes to see Carl Dreyer’s film Ordet, it reminds him “of a piece of music, as if the film were a visual translation of a two-part invention by Bach”.

    The novel is forever pirouetting around such cultural totems, and characters are elucidated by the listing of which authors, composers, painters they like. The result is that there is something irredeemably campus about the reading experience – like listening to a postgraduate trying to impress female first years. I realise Auster’s fans will be screaming that I have missed the point. Walker is a student – and he’s the narrator, not Auster! Walker is precocious! And he’s dying and not a very good writer! Come on, Docx, doesn’t Freeman (a cipher for Auster) consider the writing of Walker (another cipher) and remark that he had “noticed a slow but ineluctable dwindling of strength, a loss of attention to detail”?

    Well, yes, he does. But against this, all of Auster’s narrators share the above traits. Additionally, what exactly is a good author doing hiding behind a bad and diminishing narrator for the greater part of an entire book? Besides which, in the end, this meta-fictive point (if that is what we are dealing with here) about the unreliability of narrators, fiction, identity is a rather tedious one these days – and, in any case, long ago and better made by other writers: Joyce, Borges, Wilkie bloody Collins…

    It won’t do. Auster’s various post-modernisms seem so many strategies for evasion. That’s how the whole book feels: evasive. And that’s what, I think, lies at the root of all the games – the cultural totems, the narrator sleights, the don’t-look-at-me-guv’nor prose style: they are all a way of avoiding the nightmarishly difficult task of actually writing about character, rendering a scene vividly, describing incest. I cannot help but compare Invisible with Philip Roth’s Sabbath’s Theater (Roth was also 62 when he wrote it) or Coetzee’s Disgrace (Coetzee was 59) and feel the lack of all that is powerful, incandescent, disturbing, mighty and Shakespearean in their works, both of which deal in the real stuff of very human agony – death and disturbing sexuality. Instead, reading Auster feels like watching one of those actors who wants you to admire their performance rather than forget that it is a performance at all.

    Edward Docx’s most recent novel is Self Help (Picador)
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  335. Voto per Sopra eroi e tombe e dunque la classifica aggiornata è:
    Indignazione di Philip Roth 33 voti,
    Invisibile di Paul Auster 20 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 31 voti.

  336. Buongiorno Luciano, e grazie per il tuo sommario voti!!!
    Aggiorni all’inizio giornata e poi in fine serata?
    …e’ che non vorrei già scombinarti i conti, c’è un sole bellissimo oggi e voto il mio Roth Indignazione!
    …ma l’altra Marone dov’è?…. 🙂

  337. Mario Vargas Llosa, fresco di premio Nobel, potrebbe essere il candidato per il Letteratitudine Award del prossimo anno.
    Intanto voto anche oggi Philip Roth e Indignazione.

  338. voto per Auster. E mi riprometto di leggere le recenzioni che Eventounico ha postato (ora sono troppo stanca+ a terrible headhache)
    @Francesca Giulia: se avessi tempo, sarebbe bello tradurre le recensioni su Paul Auster che Eventounico ha postato (anche se tu voti per Roth)
    Che ne dici? Io cercherò di farlo, se trovo il tempo. Almeno la rubrica sulla traduzione si riallaccia agli altri post:)
    Baci & abbracci

  339. Voto “Sopra eroi e tombe” (peccato, un Nobel a un sudamericano ma non a Ernesto Sabato…)

  340. filologia metrica e retorica: 28.
    preghiere: pervenute.
    votazione: philip roth, naturalmente.

  341. Cara signorina del terzo anno di lettere moderne,
    ero certo del brillante esito del suo esame e mi felicito vivamente.
    Oggi il mio voto per Philip Roth è ben dato.
    Un affezionato abbraccio dal suo
    Professor Emilio

  342. Vedo con piacere che noi “invisibili” sappiamo perdere non smettendo di garantire il nostro voto. Il gusto di partecipare è più forte di qualunque smargiassa tronfieria di vittoria. Non sarà forse questo il miglior riconoscimento ? Voto per Invisibile di Paul Auster

  343. Carissimi,
    anche io confermo la mia votazione per Roth e sarei curioso di sapere a che punto sono adesso i conteggi. Vinciamo? E…signorina del terzo anno, dov’è finita?
    Un saluto dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  344. Io voto Invisibile di Paul Auster ancora una volta.
    ——————————————————————————————–
    Tuttavia mi rivolgo ai miei partigiani per chiedere loro: resistiamo o aiutiamo un’altra causa ? Non vorrei fermare questo percorso della dignità che abbiamo intrapreso. Eppure è necessario interrogarsi: sui due contendenti del primo posto, ne intravedete qualcuno che meriti il nostro appoggio ? Se facciamo una scelta tutti insieme, ebbene io la seguirò. Sono convinto che il nostro libro sia il migliore ed avrei auspicato analoga scelta da parte delle altre fazioni, ma agli ultimi è sempre richiesta l’azione più nobile da che esiste il mondo.

  345. Intanto, voto “Sopra eroi e tombe”.
    E poi vorrei rivolgermi a Eventounico a proposito della sua proposta di far convogliare i voti austeriani in una sorta di ballottaggio Roth/Sabato.
    Mi sembra sensata: ha i suoi contro (si rinuncia a battagliate con la Bandiera) ma anche i suoi pro (si incide nel risulato finale).
    Entriamo nel merito:
    indubbiamente Paul Auster è americano statunitense e ciò dovrebbe portare automaticamente a star dalla parte dell’altro americano statunitense Philip Roth. Però la narrativa di Auster ha spesso attinto a temi (il caso, il mistero, i torbidi e oscuri passaggi segreti che collegano le nostre esistenze, gli enigmi, i crimini, il gotico) del tutto estranei all’opera di Roth. E riccamente presenti invece in “Sopra eroi e tombe”.

  346. Evè, senti a Lucià. E’ anche un momento magico per la letteratura sudamericana, fresca fresca pure di nobelizzazione. E Roth, grandissimo scrittore, chi lo nega, non ha bisogno di ulteriori riconoscimenti: è già conosciuto da tutti. E il suo romanzo che qui è in lizza non è la Pastorale americana o il Lamento di Portnoy.
    Sabato invece non ha la stessa grande risonanza (ancora), e invece la merita, e soprattutto per QUESTO immenso romanzo.
    =======
    E’ per questo che io voto anche oggi SOPRA EROI E TOMBE.
    (tu pensaci , da domani)

  347. Condivido stra-ampiamente e stra-calorosamente quanto scrive Carlo S.
    “Sopra eroi e tombe” è un capolavoro del Novecento, uno dei più grandi romanzi che il secolo passato abbia offerto: un libro in cui si trova davvero di tutto. Una trama avvincente, numerose sottotrame che si intrecciano, un amore lancinante, un mistero tenebroso, l’affresco di un paese in preda alla dittatura, ironia e dramma, un viaggio agli inferi accompagnati da un personaggio degno di Dostoevski e che fa davvero paura, una polifonia stupefacente, una scrittura leggibilissima ma anche densa e ricca, una sorta di manuale per salvarsi nelle tempeste della vita.
    Non si tratta di preferire un romanzo buono a un altro altrettanto buono ma di conoscere una delle vette narrative del Novecento.

  348. Voto “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato (e ricordiamoci il conteggio doppio – per legge, sulle tracce delle imparziali leggi italiche recenti – di ogni voto dato il sabato a Sabato). 😉
    La proposta di Eventounico è sensata solo nel caso dello spostamento dei voti per Auster a favore di Sabato 🙂

  349. Caro Evento, io invece ti direi di continuare a credere e votare in chi più ti piace a prescindere dal risultato, e per non dire una “Tamarata” ma và dove ti porta il cuore!
    …se proprio volessi cambiare mi sembra più vicino al cuore degli “Austeriani” lo stile di Roth, se non altro, guarda le copertine….io qui ho insieme, vicini, in libreria, il libro di Roth e quello di Auster 🙂

    Buon sabato a tutti, io voto però Roth Indignazione!

  350. Leggo su Tuttolibri della Stampa di oggi – all’interno della pagina che riporta una lunga recensione del romanzo di Leopoldo Marechal “Adàn Buenosayres” (“Un capolavoro del ’48, corposo, controverso, smisurato” (…) “Uno scrigno di tesori, la letteratura argentina del Novecento”) – d’una iniziativa editoriale della Minimum fax:
    “Una collana dedicata agli scrittori sudamericani la varerà Minimum fax nella prossima primavera. Tra gli argentini: dai maestri Onetti e Sabato a César Aiura, Ricardo Piglia, Alan Pauls.”

  351. Attendo il parere dei mei compagni di cordata. Ad essi, tuttavia, mi permetto garbatamente di segnalare come l’andamento del voto possa essere influenzato anche solo dalle nostre abitudini: se pure fossimo in cinque a votare per Invisibile e nel we ci dedicassimo ad altro (giustamente, aggiungo) avremmo sprecato 10 voti a settimana. Gli altri gruppi stanno vincendo soprattutto grazie alla loro assiduità. Pensateci…

  352. Bravissimo, signor Eventounico. La notte porta consiglio. Se proprio deve focalizzare la sua attenzione su uno dei due finalisti, vorrà dire che mi sforzerò di entrare in uno dei suoi sogni notturni e suggerirle un nome…a caso.
    Mi piacerebbe quindi che stanotte il suo sogno fosse questo:
    un uomo, di spalle. Ha un soprabito lungo, cappello a falde larghe. Lei lo chiama battendo le nocche sulla schiena, lui si volta e non ha un volto, ma le porge un libro. Lei lo apre. Le pagine odorano di pioggia e vento, esalano anche uno strano fremito, come un’indignazione. Cominciano così:”Circa due mesi e mezzo dopo che il 25 giugno 1950 le ben addestrate divisioni della Corea del Nord, armate dai comunisti sovietici e cinesi, avevano attraversato il 38° parallelo invadendo la Corea del Sud, e le sciagure della Guerra di Corea avevano avuto inizio, io avevo cominciato a frequentare il Robert Treat, un piccolo college nel centro di Newark che prendeva nome da colui che nel xvii secolo aveva fondato la città. Ero il primo esponente della mia famiglia ad ambire a un’istruzione universitaria. Nessuno dei miei cugini era andato oltre le superiori, e né mio padre né i suoi tre fratelli avevano finito le elementari….”
    Ora provi a continuare a leggere quel libro. E si svegli, signor Eventounico, si metta alla tastiera e voti finalmente Philip Roth.
    Il suo affezionato
    Professor Emilio

  353. ……Se poi dopo il risveglio avesse ancora dubbi…guardi la faccia del dottor Maugeri lassù in alto.
    Credo voglia dirle qualcosa…
    Il suo affezionato
    Professor Emilio

  354. @Lucianoooooo, i conti!!!
    in attesa della conferma del notaio Luciano a chiusura del voto di sabato 9 ottobre
    Roth 53- comprensivo di quello di lalla che è pervenuto dopo la mezzanotte di ieri.
    Sabato 50 voti.
    Auster 28.
    Buonanotte.

  355. Io voto per Auster, così, per “coerenza”. @eventounico: tanto vado a comprare questo, a prescindere dai risultati del nostro gioco:) Poi il terzo posto è bello, a me piace il bronzo.. Mi hanno detto che Roth è molto bravo e mi riprometto di leggerlo, però. Ma stavo giocando per “L’Invisibile” e così continuo…

  356. Ovviamente voto per “Sopra eroi e tombe” e aggiorno i voti che sono:
    Indignazione di Philip Roth 52 voti,
    Invisibile di Paul Auster 29 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 51 voti.

  357. E’ una lotta al cardiopalma, si preannuncia un testa-a-testa fino all’ultimo voto (dispiace per Auster, ma ormai è out).
    E il mio voto domenicale va a a Sabato: Sopra eroi e tombe.

  358. non avrei mai creduto che il mio voto potesse fare la differenza…ma pare di sì. fedelissima al professor emilio voto roth. a quest’ora del mattino non lo vedo comparire, forse è ancora dentro il sogno di eventounico e tenta ostinatamente di convincerlo. però, professore: bella tempra per essere un vecchietto.

  359. No, non e’ possibile, Roth ci ha superati! Subito un voto per Sopra eroi e tombe! Ormai ci hoi preso gusto…

  360. Buondì cari signori. Torno or ora dal sogno del signor eventounico e chissà, potrei anche aver fatto un buon lavoro. Vedremo.
    Naturalmente voto il nobile signor Roth che splende a dispetto di quest’uggiosa mattina catanese, in cui il comignolo dell’Etna svapora su una nebbia autunnale e lo scirocco, comunque, non da’ tregua. Ho il piacere di salutare la cara signorina del terzo anno di lettere moderne, sollevata dalla prova d’esame. Attendo con ansia l’arrivo del signor eventounico e le sue sognose determinazioni.
    Per il momento urge un buon caffè nero, tostato al piatto e sgretolato da una vecchia macchinetta.
    Abbiate una domenica di serenità. Ve la augura il vostro affezionato
    Professor Emilio

  361. Davvero bello lo squarcio di vita quotidiana domestica, con una finestra sul “comignolo dell’Etna” e sull’autunno catanese.
    Un caro saluto professor Emilio e buon caffè della domenica,
    Gaetano

  362. 10-10-10…la maglia dei campioni, quella di Roth!Voto Roth, Indignazione.

    @Luciano notaio perdonami ma io alla fine della giornata di sabato mi trovo Roth 53 voti, perchè ne hai tolto uno??P.s.io sono partita dal tuo ultimo conteggio, mi sa che hai dimenticato un voto, rivedi i commenti.

  363. Preannuncio che in settimana proverò a scrivere a tutti i rothiani che riuscirò a intercettare per sostenere la causa.
    Invito i sabatiani e gli austeriani a fare altrettanto.
    Forza, gente! Ci sarà da divertirsi… 🙂

  364. Oibò. Ma dov’è il signor eventounico? Non è che la mia invasione notturna lo ha fatto spaventare? Dottor Maugeri, mi complimento per la sua iniziativa. Anche io recluterò Rothiani tra i conoscenti, anche se nel condominio in cui vivo conteggio, allo stato attuale, tre vecchi, un cane e un canarino. Nessun timore, comunque. Tra gli ex colleghi della scuola annovero buoni amici dalle salde letture.
    Forse dovrei fare incursioni anche nei sogni del signor Luciano e del signor Carlo.
    Vediamo. Ora mi concentro. E d’altra parte…la notte scende.
    Un affettuoso saluto dal vostro affezionato
    professor Emilio

  365. Alle 23.35 di domenica:
    Indignazione di Philip Roth 59 voti,
    Invisibile di Paul Auster 29 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 57 voti.
    Per Francesca Giulia che notava un mio (presunto) errore di calcolo fra il conteggio delle 22.49 di venerdì (che dava Roth a 46 voti) e quello delle 8.56 di domenica (che portava Roth a 52 voti).
    Ho fatto e rifatto il calcolo. In quel periodo di tenpo hanno esplicitamente votato per Indignazione: Lalla, Francesca Giulia, Vale, Massimo Maugeri, Leo e Amelia. In più Emilio ha invitato Eventounico a votare per il libro di Roth.
    Perciò i sei votanti (sommati ai 46 precedenti) portavano ai 52 che avevo calcolato io.

  366. Caro Luciano, hai ragione, sai cosa? Emilio mi ha messa fuori strada, giuro che l’ho fatto bonariamente 🙂 e non volevo truccare le votazioni, ero certa di aver letto nelle parole di Emilio il voto suo personale per Roth, ma accidenti era solo un invito che però gli ha fatto dimenticare per il giorno di sabato di votare per il suo preferito!!!Naturalmente resti tu il notaio abilitato.
    un saluto e un grazie.

  367. Carissimi,
    …E’ vero, ahimè! Ho invitato a votare ma ho dimenticato di votare! E vabbè, rimedio subito: Voto per Philip Roth! Sarà questa testa ballerina. Ghiribizzi dell’età (84, tra qualche mese 85 portati con un po’ di scaramanzia). In più ero talmente ansioso di entrare nei sogni altrui!
    Insomma, un pasticcio.
    Auguro a tutti una bellissima mattina! Qui ancora pioggia che annega il vulcano, caffè tostato, letture e saggi sulla scrivania, occhiali inforcati dalle cinque del mattino per ultimare “Altre inquisizioni” di Jorge Luis Borges.
    Un saluto smemorato dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  368. Scusate! Ovviamente il mio voto vale per oggi, ma non sana la dimenticanza!
    Insomma…abbiate pazienza con me!
    Un altro saluto dal vostro
    Professor Emilio

  369. Non posso contare su un numero adeguato di amici e conoscenti. Parenti, poi, men che meno. Non mi resta che continuare a votare per la casusa che ho scelto. D’altro canto roberta è l’unica austeriana ad aver palesato la sua opinione. Gli altri sono dispersi nelle nebbie del quotidiano e del necessario. Il bronzo, d’altro canto, piace anche a me. Ho riflettutto su Sabato, ma la scelta mi sembrerebbe dettata da motivi ideologici e, almeno nelle preferenze letterarie, vorrei poter scegliere liberamente. Di Roth, come ha già scritto il mio amico Carlo, non stiamo votando la Pastorale americana o il Lamento di Portnoy sui quali non avrei dubbi. Anche di Auster ho letto di meglio e nemmeno di lui posso dire che assecondi le mie inclinazioni proustiane. Tuttavia ha saputo sempre comunicarmi qualcosa di nuovo nello stile e nella struttura dei suoi romanzi. Ai maestri, anche a quelli minori, si deve sempre qualcosa. Voto ancora Invisibile, dunque.

  370. Esimio Professor Emilio, non ho avuto il piacere di incontrarla nei miei travagliati pensieri notturni. E’ sicuro di aver scelto all’ultimo momento i sogni di qualche fanciulla in fiore ?

  371. Non facciamo gli occhiuti e ciechi burocrati. E dunque (dopo aver consultato la Commissione Elettorale consistente in me stesso e sulla base dei poteri conferitimi da Massimo Maugeri) ho deliberato all’unanimità quanto segue:
    “malgrado non sia stato espresso in maniera perfettina, il voto di sabato alle 10.32 di Emilio a favore di Indignazione va considerato valido in quanto la volontà dell’elettore risulta non solo evidente ma altresì ribadita dalla successiva dichiarazione dello stesso Emilio, sottoscritta in data odierna alle 7.23”.
    Dopo questa deliberazione in stile burocratico, la Commissione Elettorale ha approvato (sempre all’unanimità) un appello al popolo votante di Letteratitudine:
    “Però, cazzo!, che questo non sia un precedente. Votate chiaro se no ci incasinate i conteggi”
    Comunque, anche oggi io (dopo essere uscito dai panni di presidente e membro unico della Commissione Elettorale) voto per il capolavorone di Ernesto Sabato “Sopra eroi e tombe”

  372. @Lucià ssì grande!!!!
    Io al prof Emilio perdonerei tutto per la squisitezza e la simpatia, e che ci importa di un pò di smemoratezza professore?Però se il notaio Luciano dice che dobbiamo essere più espliciti eseguiremo!
    OGGI 11 OTTOBRE 2010, giornata uggiosa in cui il Vesuvio si nasconde fra nuvole grigiastre cariche di umidità, a P. Roth, Indignazione il mio voto Va!

  373. Due cose: va benissimo, anzi è molto gradito lo scambio di commenti, battute, consigli, polemiche e tutto il resto. Però quando votiamo facciamolo in modo chiaro, se no davvero mi impapero col conteggio.
    Accolgo con grande soddisfazione l’arrivo di Valerio Fiandra: se ho scoperto “Sopra eroi e tombe” è stato grazie a una sua imbeccata. Preziosa come sempre. A volte non concordo con i suoi gusti (sarebbe un po’ agghiacciante essere sempre in sintonia) ma li ascolto sempre.

  374. Voto Roth, “Indignazione”.
    E aggiungo che ritengo P. Roth il maggiore, più grande scrittore vivente ed è per me “indignazione” che l’Accademia dei Nobel non abbia mai insignito il premio a lui privilegiando scrittori assolutamente minori.
    Libri come “Everyman” e “Patrimonio” sono assolutamente straordinari.

  375. Tiziano: qui non è in discussione (o in premiazione) l’autore bensì il libro.
    Su Philip Roth ho sempre scritto tutto il bene possibile e penso che, insieme a Vargas Llosa (che io trovo superiore per la maggior varietà di temi e di generi), sia il romanziere più importante al mondo.
    Ma qui è in votazione il romanzo.
    E allora, fra i tre, “Sopra eroi e tombe” svetta.
    Anche se “Indignazione” m’è piaciuto molto e “Invisibile” mi fa sperare che Auster torni stabilmente ai livelli degli anni Ottanta, il romanzo di Sabato è un’altra cosa.
    E chi li ha letti tutti e tre lo sa.

  376. Sante parole,Luciano!Avendo letto tutti e tre i romanzi concordo con te e quindi anche oggi voto “Sopra eroi e tombe”.

  377. Ancora grazie a tutti per la partecipazione. In special modo a Tiziano (che è uno dei rothiani da me convocati e che hanno risposto all’appello).
    Grazie, Tiziano.

  378. Ma che gradita sorpresa! Mi sveglio dopo la controra e che trovo?
    Il notaio che mi abbuona la smemoratezza, la signora Francesca Giulia che mi offre simpatia, il signor Eventounico che mi relaziona sui suoi nottambuli pensieri notturni!
    Ebbene, grazie di cuore. Vi sono davvero grato e prometto molta più chiarezza nelle votazioni. All’uopo ho inforcato lenti adatte al vicino e al lontano, mi son coperto di appunti e bigliettini, ho annodato vari fazzoletti al dito e ho altresì rinnovato la cura di”Hydergina” e “Nootropil”, portentosi farmaci della memoria. Così bardato sono certo di essere pronto alla votazione di domani.
    Quanto al signor Eventounico, son sicuro, signor mio. Mi portai in quel di Roma, e la trovai riverso in felice sonno, affabulante – a tratti – favella e loquacità serale. Impossibile scambiarla per una signorina.
    Oltre tutto, mi perdoni la modestia, se una qualche fanciulla avesse ricevuto una mia visita notturna, foss’anche in materia di visione o metafora, se ne sarebbe ricordata. Ho modi da cavaliere, e le donne adorano le mie galanterie (deste o dormienti che siano).
    No, era lei e certamente lei, ma credo che l’accesso al suo mondo onirico mi fu negato dalla sua intima convinzione di non tradire se stesso e la sua nobile causa.
    Ne sono lieto, dopo tutto, perchè un amore letterario non si può adulterare, nè far passare per compromessi.
    Me ne vado lieto a passeggiare per la via Etnea, dunque, che a quest’ora pullula di speranze, universitari pigri, e lettori svagati. Sbucherò in Piazza Duomo pago, miei signori, che mi abbiate voluto così bene.
    Un saluto dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  379. …ma si può votare il votante più simpatico????
    Io voto il prof Emilio,detto con le parole di una meravigliosa canzone napoletana “Emì tu sì na cosa grand’ ppe me!!!”
    saluti a tutti

  380. Indignazione di Philip Roth 67 voti,
    Invisibile di Paul Auster 30 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 63 voti.

  381. è la prima volta che mi trovo a desiderare di essere visitata in sogno, professore, ma dato che lei va pazzo per le galanterie, non mi dispiacerebbe. e poi a questo roth che sbaraglia concorrenza, smemoratezza, lenti guaste e sonno, comincio ad affezionarmi. voto roth e “m’idigno” che altri non lo votino 🙂

  382. @terzo anno di lettere moderne tu sì che sei una che farà grandi cose nella vita!!! Dovrebbero consentirti di fare due anni in uno tanto che sei in gamba cara! in bocca al lupo per tutto.

  383. Terzo anno di lettere moderne, dici (anche se sorridendo) che ti indigni che qualcuno non voti per il romanzo di Roth.
    Ma provo a domandarti: hai letto “Sopra eroi e tombe”?

  384. Come descritto bene in un sito:
    “Sopra eroi e tombe” è tante cose: una storia d’amore, mistero e follia che passa attraverso le vicende dei singoli personaggi (alcuni, come Alejandra, indimenticabili), quelle di una famiglia «maledetta», quelle di alcune fasi della storia argentina. È soprattutto un romanzo che racconta l’inestricabile compresenza nella vita di luce e buio, di sentimenti radiosi e perversioni, di lunghe angosce e attimi di felicità.
    Un libro che mescola tutti i generi romanzeschi, dal gotico al sentimentale, dal filosofico alla satira sociale, ma che alla fine può essere classificato solo, come ha scritto Gombrowicz, «nel genere sospetto di quei romanzi che si leggono d’un fiato e quando li abbiamo finiti ci si accorge che sono le quattro del mattino».
    Alejandra è una ragazza affascinante ma enigmatica e scostante, epilettica, sonnambula, sembra possedere attitudini paranormali, oppure è solo agitata da forze più grandi di lei, che non riesce, o non vuole, dominare. E nasconde un inconfessabile mistero.
    Martín, invece, è un innamorato possessivo e un po’ noioso. Per lui stare con Alejandra è un’esperienza sconvolgente in tutti i sensi, che lo può portare dall’estasi all’angoscia in pochi minuti.
    Bruno è un intellettuale dal carattere contemplativo, tendente alla malinconia e al rimpianto, alla ricerca di un’impossibile saggezza.
    Fernando è un paranoico ossessionato dall’idea che tutti i ciechi facciano parte di una setta demoniaca destinata alla conquista del mondo. Percorre il suo viaggio nei territori del male e della perversione con la più raffinata e paradossale lucidità.
    Ma tutta la sua famiglia, gli Olmos, depositari di antichi valori, sono toccati dalla tara della follia e del decadimento. In attesa di una tragica e spettacolare purificazione.
    Magris, Saramago, Cortazar, Segre, Vargas Llosa e tanti altri lo definiscono uno dei più grandi romanzi del Novecento.
    Non vi viene il sospetto che abbiano ragione? O almeno la curiosità di scoprirlo?

  385. A chi mi ricorda che si vota un libro e non uno scrittore: OK, hai ragione. Ma Roth entra con i suoi libri nella tua vita e ogni libro è un filo della sua ragnatela, e tu non fai più distinzione.
    Roth è un classico: rubando la definizione a Citati, “Un autore diventa classico quando ti possiede completamente; è un cosmo talmente complesso, compatto, ossessionante che tu ci vivi interamente dentro. Classico è l’autore che ti impone il suo mondo come mondo assoluto”.
    Ecco, queste parole, anche se Citati non le ha certo pensate per Roth, ma per definire un classico, per me si addicono perfettamente a Roth.
    Tiziano

  386. lucià, sopra eroi e tombe di sabato è uno dei pochi libri rimasti in libreria dopo che mio padre ci ha lasciati e si è portato dietro il meglio della letteratura latina che mia madre aveva accumulato in sei anni di precario matrimonio. glielo aveva regalato lei e ti riporto la dedica:”a martìn da alejandra, te quiero mas que a mi misma vida”… sarà per questo che l’ho letto con poca fede nell’amore eterno. ma sai, i preconcetti sono una di quelle cose che la letteratura (la vera letteratura) sa abbattere, per fortuna, e io, poi, sono una tosta, che coi pregiudizi non è mai andata molto d’accordo, nemmeno con i propri.quindi, a dispetto delle disastrose premesse famigliari, io questo libro l’ho amato e credo che sia una delle saghe più alte e belle che la penna di uno scrittore abbia potuto concepire. quindi voto roth, ma onore e plauso all’avversario.

  387. Per l’amor di dio…ognuno è liberissimo/a di trarre le conclusioni che vuole (tanto più nel campo dei sentimenti e dei gusti e delle assonanze personali).
    Ma stento a capire come si possa definire (giustamente) “Sopra eroi e tombe” “una delle saghe più alte e belle che la penna di uno scrittore abbia potuto concepire” e poi trarne la conclusione “quindi voto roth”.
    Comunque (ripeto) chiunque voti ciò che gli pare e si senta libero/a di farlo per i motivi più insindacabili.
    (In ogni caso, Terzo anno, il tuo delicato mini-racconto, mi ha messo in moto una rotellina narrativa che mi sta dicendo: “scrivici su un racconto, inventa una piccola trama che non vampirizzi la storia di Terzo Anno ma ne salvi il tema struggente di fondo”)
    E oggi rivoto per “Sopra eroi e tombe”.

  388. …ma voto (anche oggi) roth perchè indignazione mi somiglia di più, perchè il protagonista ha 19 anni ed è a un passo da una rivisitazione della sua esistenza brevissima, a un giro di boa con un passato recente e un futuro che non ha fatto in tempo a manifestrasi. marcus che agonizza sul campo di guerra, che si trova faccia a faccia con la precarietà, con l’essere alla fine senza avere neanche iniziato, con un mondo che si sgretola e dorme solo nella sua fantasia, perchè è maceria, sangue, disgregazione di ogni possibilità, marcus che sente i cinesi che affollano la vetta coreana urlare “indignazione”, perchè è il loro inno nazionale, mentre lui è il primo a essere indignato che la vita gli abbia sottratto possibilità, amore, tempo, sono io. sono io che in guerra ci sto senza bombe a mano e vedette, senza campi mine e spitfire a tagliare l’aria, perchè la guerra non è solo quella che ti sporca le mani, ma il cuore. e guerra non è solo chi uccide con le pallottole, ma con le parole.

  389. …..roth è grande nel senso che viene facile a una ventenne come me immedesimarsi in suo personaggio, perchè non racconta un fatto ma una condizione. perchè racconta l’anima, lucià, e l’anima è quello che sopravvive a guerre, abbandoni, crisi famigliari e impotenze genitoriali. l’anima sopravvive alla morte se è raccontata, come fa sabato, come fa roth, come cerchiamo di fare anche noi quando cerchiamo nei loro libri una nostra traccia.

  390. Ed è proprio questo (alla fin fine ci si può salvare?) che divide me e la mia stra-amica Lalla dal giudizio su “Sopra eroi e tombe”.
    Secondo lei, la conclusione del romanzo (sì, esiste la speranza) stride con il clima tenebroso.
    Secondo me, crea un esaltante contrasto, come in certi quadri di El Greco, dove da cieli cupissimi compaiono squarci di luce. E il libro di Sabato è così: con altissima arte narrativa, ci racconta come nella vita (nelle nostre vite) gioia e sofferenza, pazzia e sanità, sconforto e speranza, sincerità e menzogna, delitto e serenità, amore e odio, schiavitù e libertà, destino e scelta sono intrecciate. E che sta a noi e alla nostra dignità di esseri umani batterci affinchè dal magma delle esistenze possa nascere qualcosa di decente.
    E per “dire” questo, Sabato non scrive un saggio filosofico ma mette in scena una macchina narrativa potentissima e muscolosa.

  391. Carissimi,
    trovo molto bello che in questo gioco salti fuori non solo un sano amor di contesa, ma la vita, la vita che tutti uccide e resuscita, la vita misteriosa e segreta che si allaccia al suo opposto.
    Condivido le bellissime parole del signor Luciano, perchè la speranza credo riposi tutta nell’atto creativo, e nell’emozione che sa trasmetterci quando ci interpreta. Siamo complessi. Siamo addolorati e felici, siamo fedeli e traditori, siamo vittime e carnefici. Ma forse possiamo scegliere.
    Forse possiamo raccontare.
    In fondo, cara signorina del terzo anno, al matrimonio dei suoi genitori è sopravvissuta una frase (una dedica) che ha eternato in quell’istante un amore potente e forse incapace di sapersi districare. Una frase che si è incarnata nel nome dei due personaggi principali e ha fatto di suo padre Martìn. E di sua madre Alejandra.
    Non è poco ritrovarli lì per come potevano, per come riuscivano – anche imperfettamente – ad amarsi.
    E allora…che l’eternità coincida con questi segni che sopravvivono alla fine?
    Peccato che sono un fedele per natura, signor Luciano. Perchè le sue parole avrebbero meritato un bel voto a Sabato.
    Un saluto di ben levato dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  392. Beata gioventù! E’ vero cara signorina! E sì che avevo preso contromisure potenti!
    Ecco un bel voto a Philip Roth in data odierna, e allestite le dovute precauzioni ad altra dimenticanza (un cartello affisso nella mia camera da letto con su scritto: “Emilio, ricordati di votare Roth”)
    Un saluto smemorato dal sempre vostro
    Professor Emilio

  393. Per ora ho deciso di non continuare a sostenere Roth.
    Ho iniziato a leggere “Sopra eroi e tombe” e, beh, odio i ribaltoni e non vorrei essere considerato un voltagabbana.
    Ma ci sto pensando…..

  394. boh, questo meccanismo del rivotare, a memmepareunanastr…

    ma luciano, che ha le royalties su Sabato, ci tiene tanto

    così rivoto per Eroi e Tombe, MA anche per Auster ( per la maggior parte delle sue opere, e perchè l’ho conosciuto di persona pirsonalmente ) e ANCHE per Roth, che è il più grande scrittore di fine novecento e primi terzo millennio, uno dei pochi a interpretare, e narrare insieme, un universo culturale e psicosomatico che capisco bene , anche troppo bene,

    Totale VF : due voti per sabato, uno per roth, uno per auster

    sappiatemi dire come va a finire, eh !

  395. @ Valerio Fiandra
    Se questo meccanismo del rivotare, a tettepareunanastr… meglio, per coerenza, non votare più.
    Io a costo di sembrare str… voto per Roth, Indignazione. Per lui e lui solo.

  396. oh, che nessuno si senta offeso, ve prego !

    e comunque per amicizia, una ( UNA ) trasgressione me la consento, scusate pardon.

    ” Mi contraddico ? Ebbene siì, micontraddico ! “

  397. Mi rendo conto di esser stato brutale, e una spiega devo darla.

    Sono io il colpevole.

    Sono io che ho introdotto a Luciano il signor Sabato, il suo Eroi e Tombe è uno dei miei libri preferiti, un classico Nel Suo Tempo. La storia e la Storia, la Lingua e le lingue, le paersonas e i personaggi: sono di prima qualità super.

    Nella stessa occasione molto altro di ruvido gli dissi, e lui, non prendendosela, se la prese molto. Ma non me la presi io. Luciano è una anima , generosa e imprudente. Amabile ( a piccole dosi ). E mentre scrivo già temo quanto adesso mi scriverà, dirà, o fara difficoltà a non dire o scrivere. Fallo, se vuoi, Luciano, sei unico, e dopotutto il tuo nickname è IDEFIX ( idea fissa ). Bel cagnolino, ma un po rompiballe, anche per Obelix !!!

    Comunque: put the blame on me, babe !

  398. Ovviamente scherzavo. Il meccansimo del rivoto è pensato per consentire di beccarsi simpaticamente e provare a convincersi a vicenda a cambiare idea.

  399. @ Valerio Fiandra
    Dici che Roth è il più grande scrittore di fine novecento e primi terzo millennio, uno dei pochi a interpretare, e narrare insieme, un universo culturale e psicosomatico che capisci bene, anche troppo bene.
    Come fai a non votarlo ed a dormire la notte?

  400. perchè Indignazione è letteraturatidinemente parlando, inferiore a Sabato.

    perchè sabato è meno ( euf ) noto di Philip

    perchè è chi non vince che vince, se arriva secondo

    ( dormo poco, ma non ho rimorsi, e rimpianti pochi, tranne quello primario )

    ( e più non dimandare )

    qui ci si mette una faccina, lo so, ma la mia religione mi impedisce di usare interpunzioni invano: vedici un sorriso, un po’ gufesco però , ciao.

    FINE

  401. Ve l’avevo detto, no?, che Valerio è una persona interessante.
    Ed è vero: a molte delle cose che lui mi dice (suggerisce, critica, consiglia eccetera) ci ripenso.
    E trovo assai azzeccata quella frase che mi dedica: “lui, non prendendosela, se la prese molto”.
    Così come aver notato che il mio blog è intitolato a Idefix (idea fissa).
    Azzarderei che Valerio (pur frequentandomi poco) è uno che con me ci azzecca molto. E poi le sue critiche (anche quelle al curaro) sono sempre così gentili e terapeutiche.
    In ogni caso, tornando all’oggetto della contesa: “Sopra eroi e tombe” me lo raccomandò lui, in libreria (se ricordo bene alla Minerva di Trieste). E io fidandomi lo acquistai subito.
    Un’unica cosa è falsa: non ho le royalties su Sabato.

  402. Voto “Sopra eroi e tombe”.
    (Trovo molto interessanti e piacevoli i vostri scambi di opinioni e di amicizia).

  403. Glielo confesso, signor Luciano, “Sopra eroi e tombe” lo acquistai ieri, in libreria, durante la mia consueta passeggiata in via Etnea. Me lo sono rigirato tra le mani soppesandolo. Leggendo (come faccio sempre) l’incipit all’inpiedi, tra gli scaffali, fino a che mi sono vergognato, perchè ero già arrivato a pag. 20 e ho temuto che la signorina della cassa pensasse che leggevo a sbafo ( e in effeti talvolta è accaduto).
    Ma tant’è. Leggere mezzo libro in libreria, all’inpiedi, mentre tutti pensano che sei uno scroccone e il cuore ti batte perchè ti senti più ignobile di un ladro, è un piacere tra i più squisiti e inebrianti che si possano concepire, e io me lo gusto come una sigaretta da aspirare piano, a boccate piene e sboffando per aria fumate circolari, come quelle di un capo tribù.
    Se poi il libro è, come nella specie, di qualità, diciamo che si sfiora l’estasi, e che si pensa: anche se muoio adesso (con la signorina della cassa che mi urla in faccia: “vergogna”!), va benissimo.
    Che dirle. Sorprendente. E’ da iersera che non mollo la presa. Un libro sulla redenzione. Sul rotolare della vita e sul dipanarsi verso il cuore di se stessa.
    Una scoperta che devo a lei e alla sua ostinazione, signor Luciano (pari, forse, solo alla mia smemoratezza). Ha ben detto il suo simpatico amico Valerio Fiandra: Idea fissa.
    Ma devo dire che vale la pena di “fissarsi”.
    Un simpatico e sabatiano saluto dal suo affezionato
    Professor Emilio

  404. Emilio: sono molto contento che “Sopra eroi e tombe” le piaccia. Sono lieto perchè riuscire a contagiare altre persone con il virus della felicità (anche di quella narrativa) è una delle più belle esperienze che ci possano accadere su questa Terra.

  405. incredibile. parità assoluta.
    sto pensando che un mio voto potrebbe essere determinante. potrebbe far vincere l’uno piuttosto che l’altro.
    mi riservo di votare gli ultimi giorni.
    una sorda e subdola sensazione di potere pervade il mio essere.

  406. Credo che l’aver conquistato un lettore sia in fondo più importante di aver conquistato un voto.
    Professore, i suoi interventi su questo post sono stati un crescendo di delizia. Quello di oggi, dove lei descrive le sue disavventure e i suoi stati d’animo in libreria, è una vera chicca, direi quasi commovente.
    Continui pure (per coerenza) a votare Roth. Noi sabatiani (e credo Luciano per primo, facendomi interprete del suo pensiero) siamo soddisfatti così, sapendo che un tarlo ha cominciato a lavorare nella sua mente in favore del riconoscimento anche da parte sua della grandezza di uno dei massimi scrittori viventi quale Ernesto Sabato.
    Chissà se lo stesso tarlo possa insinuarsi pure nella mente della signorina al terzo anno di Lettere moderne, che il libro lo ha già letto. Anche se continuerà anch’essa a votare per Roth (e ci ha spiegato perchè). O in quella di qualche altro accanito Rothiano o Austeriano. Che magari comprerà anche lui il libro (ci basterebbe che in libreria lo “assaggiasse” come ha fatto il professore). Sarebbe una vittoria più importante del pur ambitissimo Award.
    Un caro saluto al Professore, alla signorina e a tutti voi.

  407. Sottoscrivo ciò che dice e pensa carlo s.
    Chi non ama per davvero la letteratura non può nemmeno sospettare la gioia di aver conquistato non un voto (alla fin fine è solo un gioco…meglio vincerlo che perderlo, però) ma un nuovo appassionato lettore a un libro e a un autore che si amano.
    Se tra qualche settimana o un mese, qualcuno/a di voi che non conosceva Ernesto e il suo “Sopra eroi e tombe” (e “Il tunnel”) li scoprirà e se ne innamorerà, noi figli del sabato saremo felici.

  408. Credo che uno degli effetti di questa edizione del Letteratitudine Book Award sia stato quello di far venir fuori tanta bella umanità che alberga in noi.
    Ringrazio particolarmente il caro prof. Emilio e terzo anno di lettere moderne (ti chiami Dora, se non ricordo male, giusto?).
    Be’, grazie davvero.

  409. @ Valerio Fiandra
    Hai ragione. Questo meccanismo del rivotare è unaverastr…
    Il responsabile sono me medesimo stesso, e chiedo venia. 🙂

    p.s. però ci divertiamo

  410. IO SCELGO SABATO, CHIEDENDOMI COME MAI NON ABBIA ANCORA AVUTO IL NOBEL…

    ERNESTO SABATO

    – L’UMANITÀ CHE ABBIAMO PERDUTO –

    Un’intervista di Romano Pitaro

    Parla il grande scrittore argentino, coscienza critica di un Paese in ginocchio

    Fu Camus a scoprirlo e il suo primo volume, Tunnel, riflette l’ansia di vivere in un mondo assurdo. Fu poi la volta del suo grande romanzo: Sopra eroi e tombe. Sabato è un romanziere dalle descrizioni forti e impressionanti, ma anche un intellettuale lucido e sempre dalla parte dei più deboli (fu chiamato a presiedere la Commissione nazionale sui desaparecidos nel 1985) che, ancora oggi, a 91 anni, propone un Patto tra gli oppressi. Lo incontriamo una sera di giugno nella sua vecchia casa di Santos Lugares, un quartiere della ribollente Buenos Aires, dove dipinge e riflette: “Gli organismi internazionali sono schiavi di una logica diabolica. Eravamo un grande Paese ed oggi ci siamo ridotti così, che tristezza. Il superamento di questa crisi dipenderà dalla gravità con cui sapremo assumerla”.

    ad Ernesto Sabato

    “Tutta la nostra vita sarebbe una serie di grida anonime in un deserto di astri indifferenti?” Sabato per tanti è questo interrogativo desolato, l’uomo che ha davanti a sé l’abisso del nulla e dei silenzi totali e che, se si affida al punto di domanda, è soltanto per non cedere al suicidio. Quest’interrogativo attraversa la sua opera e avvinse Albert Camus e l’esistenzialismo agli inizi del Novecento.
    Ma questo romanziere argentino di 91 anni, che è stato “ragazzino solitario e spaventato di un villaggio della Pampa”, avrebbe potuto essere un ragazzino spaventato di un villaggio della Calabria dei primi del ‘900, quasi a ricordare che in ciascuno di noi corrono sempre due destini, quello che si è e quello che si sarebbe potuto essere. Quando gli ricordo il destino che non ha avuto, si schermisce con un sorriso, ma non distrae la sua anima dai dolori del presente: “E’ cosi”, annuisce con voce flebile.
    Sabato è non solo l’acuto, scrupoloso notaio di anime sprofondate nell’oblio del terrore, dello sconforto e della paranoia (il suo capolavoro è “Sopra eroi e tombe ” che insieme al Grande Sertão di Guimarães Rosa, secondo lo scrittore triestino Claudio Magris, è il più grande romanzo sudamericano e uno dei grandi libri del secolo).
    Se pensiamo a Sabato e allo sradicamento subito dalla sua famiglia, violento come solo l’emigrazione sa essere, e alla carneficina dei militari nell’Argentina della “guerra sporca”, comprendiamo come abbia potuto mettere in bocca al protagonista di Tunnel (il suo primo libro) Juan Pablo Castel, una frase cosi drammatica: “Che il mondo sia orribile è una verità che non necessita dimostrazioni”.
    Ma c’è sempre una luce dietro ogni sua rinuncia totale, un baluginìo timido ma resistente alle tenebre . E se la s’insegue, si scopre non la freddezza del razionalista, ma un ingegno vivido, caldo, una saggezza che ha radici antiche, tempra forte.
    Cosi si scopre che Ernesto Sabato è anche un inno alla speranza. Il suo sorriso dolce e la mano che tende per salutarci, quando ci riceve nella casa dove ha vissuto per più di sessant’anni , sono disarmanti. Dopo viaggi nell’animo umano più inverecondo e ricolmo di feccia e l’immersione nelle crudeltà della storia del suo Paese, è sempre lui che trova la forza di affermare: “Soltanto chi sarà capace di incarnare l’utopia sarà pronto per la battaglia decisiva, quella destinata a recuperare l’umanità che abbiamo perduto”.
    Lo scrittore vivente più autorevole dell’America meridionale che ha sangue calabrese (“Mescolati alla moltitudine di colonizzatori, i miei genitori approdarono su queste spiagge con la speranza di fecondare la Terra promessa che si estendeva oltre le loro lacrime. Mio padre discendeva da italiani di montagna, abituati alle asperità della vita, invece mia madre, che apparteneva a un’antica famiglia albanese, dovette sopportare i disagi con dignità” scrive in Prima della fine, una sorta di testamento letterario destinato a coloro “che si avvicinano alla morte e si chiedono a che pro e perché abbiamo vissuto” e soprattutto utile per capire il secolo da poco archiviato e l’Argentina “insozzata dai governanti e dalla maggior parte dei politici”) ci riceve nella sua abitazione di Santos Lugares, nella periferia ovest di Buenos Aires, e ci fa accomodare in uno studio tappezzato di libri ( “Una volta a chi mi chiedeva quali letture fare, ho risposto: leggete ciò che vi appassiona, sarà l’unica cosa che vi potrà aiutare a sopportare l’esistenza”).
    Sulla scrivania la foto di sua moglie Matilde e del figlio, Jorge Federico, entrambi morti ma con i quali parla ogni giorno: “Spesso li guardo con la nostalgia di uno sguardo che mi spezza il cuore. Come vorrei tornare indietro nel tempo. Darei tutti i miei libri – e darei il mio prestigio, e gli onori e i riconoscimenti, pur di recuperare la loro vicinanza”.
    Ha 91 anni, compiuti lunedì 24 giugno: “Quando ero giovane credevo che il limite massimo per la mia vita sarebbe stato 80 anni. Mi sono sbagliato. Si apprende di più dalla vita quando si è vicino alla morte”. Sabato ne ha viste tante nella sua Argentina disincantata, “distrutta”, insanguinata ( “Negli anni che precedettero il colpo di Stato del 1976 – ci ha detto – accaddero atti di terrorismo che nessuna società civile avrebbe potuto sopportare. Invocando tali fatti, i golpisti, criminali della più bassa lega, rappresentanti di forze demoniache, scatenarono un terrorismo infinitamente peggiore, poiché si esercitò con la forza e l’impunità permessa dallo Stato assoluto, dando inizio a una caccia alle streghe che pagarono non solo i terroristi, ma migliaia e migliaia di persone”) e oggi, ancora una volta, in ginocchio.
    Il Paese definito ” il più metafisico del mondo” appare quasi come una caramella succhiata, si stenta persino a intravedere un accenno di futuro. “Eravamo un grande Paese – ricorda più volte Sabato, ogni qual volta l’Argentina s’infila nelle nostre parole. Con un mormorio quasi impercettibile, come un pensiero fisso che lo tormenta: “Eravamo un grande Paese. Io sono angosciato per la situazione che vive il mio paese. Noi fummo una grande nazione intorno agli anni ’20, ma oggi il logoramento del mio Paese è tale che la parola nazione è come un vestito grande su un corpo esile. E’ sommamente grave arrivare a scoprire che si è tradito tutto ciò che significava il comune destino da realizzare; ed io le posso assicurare che questo Paese ha avuto tutte le occasioni per incarnare un importante destino. Però le abbiamo sciupate. Sistematicamente, abbiamo disatteso tutte le opportunità che la storia ci ha offerto e cosi siamo passati da granaio del mondo a un paese dove ci sono bimbi che muoiono denutriti . E’ da anni che io lancio degli allarmi sulle conseguenze spaventose di questa politica di sfruttamento e disumanizzazione”.
    Mentre ci mostra alcune edizioni italiane dei suoi tre romanzi importanti: “Eravamo un grande Paese e adesso ci siamo ridotti cosi. Che tristezza! Che tristezza!”, soggiunge. E i militari, maestro, i militari sono ancora uno spettro in questo Paese che ha conosciuto le loro degenerazioni? Mi fissa attraverso le sue spesse lenti, e di colpo ogni tremore del suo corpo vacillante scompare, si capisce che non vuole rispondere, che ciò che sta accadendo oggi in Argentina lo scuote e lo prostra, ma poi il pensiero che non voleva articolare gli sfugge di bocca : “I militari, i militari io li tengo alla porta, non li faccio neanche entrare in casa mia…”
    Sabato le ha attraversate tutte le drammatiche pagine argentine, non solo quelle dell’arrivo degli europei, ad incominciare dalla seconda metà del XIX secolo, che abbandonavano le loro poche cose in cerca di un pezzo di terra da arare e strappare “alla metafora del vuoto” che è la Pampa: “Quegli uomini, per la maggior parte, non trovarono che un altro tipo di miseria, fatta di solitudine e di nostalgia. Da questo irrimediabile sconforto nacque il canto più strano che sia mai esistito, il tango che una volta, Enrique Santos Discepolo, il suo creatore più illustre, definì un pensiero triste che si balla. Il tango è l’unico ballo popolare introspettivo”. E quasi pensando ai suoi genitori, che arrivarono in Argentina a fine ‘800 da Fuscaldo (Francesco, il padre) e da San Martino di Finita (la madre Giovanna Maria Ferrari) in provincia di Cosenza: “Quanti italiani – ha scritto una volta – avrebbero continuato a vedere le loro montagne e i loro fiumi, separati dal dolore e dagli anni, nelle strade di Buenos Aires, in questa metropoli costruita sul porto e trasformata in un deserto di ammucchiate solitudini”.
    L’ultima delusione di questo scrittore che Guido Piovene, in un piacevole saggio del 1966, defini ” descrittore forte e impressionante” e il cui primo romanzo, Tunnel, fu fatto conoscere all’Europa da Camus , è stata l’ingiustizia delle leggi che hanno impedito la punizione dei colpevoli di misfatti atroci commessi durante la Guerra sporca .
    E’ stato lui a presiedere la commissione sugli scomparsi dal 1973 al 1986 (forse più di 30 mila vittime della tirannide) dando al mondo Nunca más, la relazione ufficiale redatta dalla commissione insediata da Raul Alfonsin nel 1985 che consentì la condanna dei membri della Giunta militare (Videla, Viola e l’ammiraglio Massera): “In più di cinquantamila pagine furono registrate le scomparse, le torture ed i sequestri di migliaia di persone, spesso giovani ed idealisti, il cui supplizio sarebbe rimasto per sempre nel punto più lacerato del nostro cuore”.
    Oggi però sempre lui, con negli occhi le immagini delle Madres de la Plaza de Mayo che ogni giovedì pomeriggio sfilano davanti alla Casa Rosada ( secondo alcuni non più in cerca delle persone scomparse ma della lista degli assassini ), commenta con scoramento il non essere riusciti a punire i colpevoli, che, complici le leggi d’Obediencia debita e Punto final e poi gli indulti “hanno cancellato quella volontà sovrana che doveva essere un esempio di lotta etica, che avrebbe avuto conseguenze esemplari per il futuro del Paese”.
    Nella conversazione Sabato s’intenerisce, quando il presidente del Consiglio regionale calabrese, Luigi Fedele, lo invita a venire in Calabria “Venga nella regione dei suoi genitori a trarre dal Mediterraneo nuove ispirazioni per i suoi quadri”. Riflette un istante : “Verrò, verrò, se ce la faccio…”. Gli ricordo la pagina dedicata al padre calabrese ed alla Calabria in uno dei suoi ultimi libri e avverto, attraverso il suo mezzo sorriso , una commozione profonda in quest’uomo che ha attraversato il ‘900 in lungo ed in largo: comunista, anarchico, socialista, senza fedi, sempre contro l’oppressione, accanto agli ultimi (ancora oggi tenta di dare una mano ai ragazzi sbandati del suo quartiere e della sua città devastata dalla crisi).
    Il ricongiungimento simbolico alla terra da cui s’imbarcarono con il cuore in gola i suoi genitori alla ricerca di un futuro, gli fa luccicare gli occhi . Ma la sua lingua non si lascia costringere da nessuna angusta cavità dei suoi ricordi, dei dolori che l’hanno schiacciata. Parla di sé in circa due ore di conversazione senza narcisismi e supponenze, ma soprattutto degli altri, questa coscienza critica di un Paese, l’Argentina, costretta ancora una volta a ricominciare da zero, sempre che voglia fare finalmente i conti con la storia, ma, anzitutto, con i propri errori. Spiega senza peli sulla lingua : “La situazione argentina è molto più grave di una semplice involuzione, giacché contiene tutto il dolore che discende dall’aver tradito l’utopia di quei grandi uomini che hanno fondato la nostra nazione. La situazione si è aggravata per la delusione e la sfiducia provocate nella gente dai discorsi demagogici della politica, dalla corruzione, dall’impunità per le mafie del potere e dall’inefficacia della classe politica. In questa situazione, sarà molto difficile tornare a mettere in alto le bandiere della speranza nel cuore del nostro popolo. Non si può continuare a chiedere sacrifici alla gente per ricostruire un territorio devastato da coloro che avrebbero dovuto governarlo”.
    Ma si è giunti a questo punto perché l’Argentina è, come diceva Guido Piovene, il Paese più metafisico del mondo? Un Paese quasi irreale che non fa i conti da decenni con la sua reale condizione economica? All’inizio della conversazione, avevo avuto la percezione che Sabato volesse eludere i temi politici, muoversi soltanto nell’etereo pensiero scevro delle acuminate concretezze del presente. Errore. Di punto in bianco, nei suoi occhi si accende la vis polemica contro un certo modo di essere scrittore e di essere nella storia afflitta dalla mortalità dell’uomo : “Se lei, citando Piovene, vuol dire che l’Argentina non è riuscita a portare avanti un progetto di Paese per una sua certa condizione metafisica, io non sono d’accordo. Il problema metafisico fondamentale, il classico mal metafisico che affligge l’uomo è l’inevitabile dramma della sua fine, il fatto tragico che l’uomo, costituzionalmente, è un essere per la morte. Anche se, paradossalmente, data questa curiosa dialettica dell’esistenza, gli eventi più portentosi della storia sono stati concretati da esseri umani imperfetti. Uomini e donne che hanno costruito le proprie opere come chi innalza un monumento in un porcile. Non si tratta di grandi fatti dovuti a dei Prometeo, ma a dei mortali effimeri e fragili, uomini di carne ed ossa, come Beethoven, Dante, Bolivar o Belgrano. E che maggior segno di maturità si può chiedere ad un uomo, oltre a quello di accettare questa dura condizione dell’esistenza, il che significa vivere ed operare in permanente tensione con la morte”. E allora, maestro ?
    “Le ho già detto che stiamo attraversando una gran crisi. Ma questo disastro al quale lei ben fa riferimento, non può essere attribuito al dramma metafisico. In fin dei conti gli argentini non sono gli unici esseri umani del pianeta, con la sgradevole abitudine di morire. Lo stesso dramma affligge il più umile e il più importante dei cittadini di qualunque nazione, senza che questo faccia tremare gli indici della borsa. Parliamo sul serio: quello che afferma Piovene è in gran parte indovinato, ma se lei mi chiede di questo disastro che stiamo vivendo, io le dico che la responsabilità non può essere ascritta alla metafisica; ma ad un sistema economico imposto come modello unico ed al quale si pretende di adattare tutto l’ambito della realtà. Ciò che sembra irreale, tremendo, spaventoso, è che per gli organismi internazionali che sostengono questo modello, la sacralità dell’umana creatura sia un ostacolo per i loro bilanci. Spesso penso che gli organismi internazionali siano schiavi di una logica demoniaca.”
    Sabato è nato a Rojas, nei pressi di Buenos Aires nel 1911. Di lui si racconta di tutto, della sua conversione alla letteratura quando nel 1945 rinuncia alla scienza (si è laureato in fisica a La Plata), del suo impegno alla Presidenza della Comisiòn Nacional de la Desaparaciòn de Personas nel 1983. Da quando ha rinunciato alla carriera di scienziato per la riflessione letteraria, il suo mondo di relazioni è cambiato. Oggi è convinto che non solo l’Argentina stia soffrendo, ma il mondo intero corra dei rischi: “Dobbiamo aprirci al mondo. Non pensare che il disastro sia là fuori, ma che arde come un incendio proprio nelle nostre sale da pranzo”.
    Nel suo volume di memorie, in cui scorre la sua esistenza, dall’infanzia all’impegno politico, dalle conoscenze importanti come Camus e Che Guevara, lancia un tutt’altro che pessimista “Patto tra i vinti” di tutti i continenti: “Anch’io ho voluto fuggire dal mondo, ma alla fine non l’ho fatto. Vi propongo, dunque, con la gravità delle ultime parole di una vita, di unirci in un compromesso: usciamo verso gli spazi aperti, rischiamo per gli altri, aspettiamo, assieme a chi tende le braccia, che una nuova onda della storia ci accompagni. Forse sta già succedendo, in un modo silenzioso e sotterraneo, come i germogli che palpitano sotto la terra in inverno. Qualcosa per cui valga la pena di soffrire e morire, una comunione tra uomini, quel patto tra vinti. Un sola torre, si, ma rifulgente e indistruttibile. In tempi oscuri ci aiutano coloro che hanno saputo orientarsi nella notte. Pensate sempre alla nobiltà di questi uomini che redimono il genere umano. Attraverso la loro morte ci consegnano il valore supremo della vita, mostrandoci che l’ostacolo non impedisce la storia, e ci ricordano quanto l’utopia sia necessaria all’uomo.”
    Quando ci lasciamo, Sabato è visibilmente stanco. Ho visto il lettino in cui dorme in una stanza angusta fatta di cose essenziali, una lume per la notte, dei libri, una macchina per scrivere su un tavolino accanto alla finestra. Non ci sono lussi nella sua casa in cui le crepe nell’intonaco corrono veloci senza che nessuno possa fermarle, quasi che il suo ritorno in questa casa, in cui vissero sua moglie e suo figlio, non consenta aggiustamenti, mutamenti di scenario (“Voglio che la casa resti cosi com’è, con le sue crepe e le pareti mezzo scrostate…questa casa in cui nacque la mia opera e in cui morì Matilde”). Stessa cosa per gli alberi, la vecchia araucaria, due pini centenari e un mastodontico gelso che nessuno pota più nel suo giardino selvaggio. Una casa destinata a non subire ritocchi, testimone di vite vissute. Sabato attende la fine, specchiandosi nei muri ruvidi di stanze che hanno sentito il respiro della vita che da qui è passata. E mentre l’attende dipinge, seduto su uno sgabello accanto ad una tela: “la pittura mi aiuta a liberarmi delle ultime tensioni notturne”. E sulla tela tratteggia le sue angosce surrealiste in chiave originale, “l’universo tenebroso, illuminato solo da una tenue luce”.
    In qualche posto, questo scrittore che non ha mai concepito l’arte come connessioni di parole e di stili astratti (“l’arte per me è un prezioso mezzo per scrutare la condizione dell’uomo e della sua anima, in questo mondo apocalittico, l’arte e la letteratura ci debbono aiutare a scoprire il significato della vita e della morte”), ha scritto che spesso nella sua vita si è sentito “come colui che aspetta un treno che mi riportasse indietro”. Indietro dove? E fin dove? E cos’hanno a che vedere con la sua storia spesso finita al centro delle cronache mondiali per un impegno a difesa dei diritti umani, i richiami alle canzoni della terra di suo padre (“Ricordo che certe volte la sera mi teneva sulle ginocchia e mi cantava le canzoni della sua terra”), o il Mediterraneo “che gli offuscò lo sguardo” quella volta che andò in Calabria a conoscere il luogo dove un giorno il padre s’innamorò di sua madre ?
    La cosa curiosa di questo scrittore che ha scritto soltanto quando sentiva dentro di sé il desiderio di aggiungere un mattone nella gigantesca pila del sapere umano, è che, pur indugiando spesso alla riflessione astratta, non si lascia mai distaccare dalla realtà di tutti i giorni, neanche oggi. Da dove deve può ricominciare l’Argentina ?
    Sabato si ritrae per un istante, accarezza il suo vecchio cane che scodinzola e s’infila sotto il tavolo : “Siamo giunti a questo punto per via dei militari, delle politiche sociali ed economiche non pensate per l’interesse generale, ma imposte dal dispotismo dei grandi gruppi internazionali che ci controllano, complici i tanti funzionari pubblici corrotti che hanno saccheggiato il patrimonio del paese a beneficio personale. La soluzione dovrà venire dalle crepe che si stanno aprendo nel tessuto sociale e politico, da questo disastro può uscire un altro tipo di impegno. Come in ogni grande tragedia, questo è un tempo risolutivo e il superamento di questa crisi dipenderà dalla gravità con cui sapremo assumerla.”

    ——————————————————————————–

    Ernesto Sabato

    ..
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  411. precisamente. dora. ricorda bene, caro maugeri. ciao a tutti. ciao, prof.

  412. Ripropongo di seguito le parole di Ernesto Sabato – che mi hanno molto emozionato e che considero di grandissima importanza – estratte dal testo inserito sopra da Romano Pitaro (il quale ringrazio di cuore):
    ***
    “Anch’io ho voluto fuggire dal mondo, ma alla fine non l’ho fatto. Vi propongo, dunque, con la gravità delle ultime parole di una vita, di unirci in un compromesso: usciamo verso gli spazi aperti, rischiamo per gli altri, aspettiamo, assieme a chi tende le braccia, che una nuova onda della storia ci accompagni. Forse sta già succedendo, in un modo silenzioso e sotterraneo, come i germogli che palpitano sotto la terra in inverno. Qualcosa per cui valga la pena di soffrire e morire, una comunione tra uomini, quel patto tra vinti. Un sola torre, sì, ma rifulgente e indistruttibile. In tempi oscuri ci aiutano coloro che hanno saputo orientarsi nella notte. Pensate sempre alla nobiltà di questi uomini che redimono il genere umano. Attraverso la loro morte ci consegnano il valore supremo della vita, mostrandoci che l’ostacolo non impedisce la storia, e ci ricordano quanto l’utopia sia necessaria all’uomo.”
    ***

  413. Bravissimo signor Gaetano a sottolineare questo passaggio stupendo.
    A cui, da bravo contendente innamorato dell’avversario, aggiungerei, col vostro permesso (e il signor Roth non me ne abbia) questo:
    «Ciò che è specifico dell’essere umano non è lo spirito ma quella lacerata regione intermedia chiamata anima, regione in cui accade tutto ciò che di grave e di importante appartiene all’esistenza: l’amore e l’odio, il mito e la finzione, la speranza e il sogno; nulla di tutto questo è puro spirito, quanto piuttosto un violento miscuglio di idee e sangue. Ansiosamente duale, l’anima soffre tra la carne e lo spirito, dominata dalle passioni del corpo mortale, ma aspirando all’eternità dello spirito. L’arte (cioè la poesia) sorge da questo confuso territorio e a causa della sua stessa confusione: Dio non ha bisogno dell’arte.»( Sabato – El desconocido de Vinci in Apologías y rechazos, 1979)
    Una notte di anima e stelle, dunque.
    Dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  414. Grazie caro professor Emilio, è un vero piacere questo scambio. E grazie anche dell’augurio, così poetico, di “una notte di anima e stelle”. Augurio che ricambio di cuore,
    Gaetano

  415. Se anche alle elezioni politiche la gente, fuori dai seggi, discutesse così, con questa passione e competenza, non ci ritroveremmo certi governi di merda.
    Indignazione di Philip Roth 74 voti,
    Invisibile di Paul Auster 31 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 75 voti.

  416. Mi soffermo ancora una volta sul libro di Sabato per sottolinearne un ulteriore aspetto, del quale non si è ancora parlato. Si è detto che è un grande romanzo d’amore, che è un romanzo epico, con continui richiami storici, dalla storia argentina dai tempi degli albori della sua indipendenza sino al clima del peronismo e del suo declino, sul finire degli anni ’50, epoca di ambientazione dei fatti narrati, che è anche, per qualche verso, un romanzo politico. Non si è ancora detto dei richiami a Lovecraft (anche Borges dedicò un racconto ad H.P.L.) ma forse ancor più a “La Casa sull’abisso” di William Hope Hodgson, per inciso uno dei più bei romanzi fantastici o del terrore (racconto lungo o romanzo breve, del 1907) che mi sia mai capitato di leggere, e i cui echi mi è parso di trovare nel delirio quasi cosmogonico di Fernando, verso la fine del suo “Rapporto sui ciechi” (la parte terza del libro, che rappresenta un vero e propprio “romanzo nel romanzo”). Tanto per aggiungere un ulteriore tassello a questo immenso puzzle della letteratura contemporanea.

  417. E’ verissimo, Carlo S. e ne ho scritto alcune volte anche io: in “Sopra eroi e tombe” c’è un possente elemento fantastico e gotico. Che fermenta e gorgoglia inquieto, quasi fosse un misterioso e inaccessibile lago sotterraneo in cui vivono orride creature cieche. Ma da questa distesa di acqua cavernosa si alzano miasmi che intossicano il terreno sovrastante.
    Il romanzo di Sabato è davvero un’intera regione da esplorare. E la prima lettura non è altro che una corsa appassionata lungo i suoi capitoli, lettore in preda alla frenesia adolescenziale di chi vuol scoprire cosa accadrà nelle prossime pagine e riesce solo a intravvedere tutte le bellezze (e le stranezze, gli enigmi, le complessità, i veleni, gli antidoti) del territorio.
    E allora a questo libro si tornerà, a percorrerlo di nuovo, con un ritmo diverso perchè nella seconda o terza lettura avremo in mente una mappa e in mano una bussola e sapremo un pò meglio cosa stiamo cercando.

  418. Carissimo Signor Luciano,
    il cartello allestito sopra il mio letto mi avverte minacciosamente, stamane, con le seguenti parole: “Emilio, ricordati di votare Roth”. E così, in effetti, in questo bel mattino faccio, obbedendo all’imperativo categorico della mia memoria.
    Ma le sue parole su mappe da esplorare, su viaggiatori che si orientano, su ricerche adolescenziali di senso, di finali, di epiloghi da riaprire, su stranezze ed enigmi, su quella che noi siciliani chiamiamo vita “streusa” (stramba, infinocchiante, infingarda, ma anche dolcissima e tentatrice, ammaliante come una sirena), …che posso farci, mi fanno un po’ tremare mentre, oggi, annuncio: “voto Roth”.
    Per riparare in parte a questa scelta di campo (certo onorevole, ma forse – a questo punto – un po’ scossa e commossa da altri eroi e da altre tombe) le riporto di seguito alcune parole di Sabato che somigliano alle sue. E che confermano come lei abbia ben letto nel cuore di questo scrittore:

    “In barca, scivolavo su acque nere Mi sembrò di essermi risvegliato in una realtà diversa, che adesso vedo più intensa, più febbrile. Ero su una barca che scivolava su un immenso lago di acque quiete, nere e insondabili. Il silenzio era totale e inquietante, perché avevo il sospetto che in quella penombra – non c’ era luce solare ma soltanto l’ equivoca e fantasmagorica luminosità che viene dal sole notturno – non ero solo, ma vigilato e osservato da esseri che non potevo distinguere. Che cosa si aspettavano da me, e soprattutto, cosa mi aspettava in quella desolata landa di acque morte? Tuttavia non ero in grado di riflettere, conservavo solo una vaga memoria dell’ infanzia. Uccelli a cui avevo strappato gli occhi in quegli anni sanguinosi sembravano volare sulle alture, planando sopra di me come se controllassero il mio itinerario”.
    (Sabato – «Prima della fine» – Einaudi)
    —-
    E con questo torno ad allestire altri cartelli sul mio letto. Del tipo: “Emilio, ricordati di ringraziare il signor Luciano”.
    Vostro affezionato
    Professor Emilio

  419. continuo a stare alla finestra mentre leggo contemporaneamente il libro di Sabato e quello di Roth.

  420. Caro Emilio, uno degli ingredienti più preziosi della vita (altri possono essere la generosità, la curiosità, la fiducia, l’ironia, la mossa del cavallo e non della torre, il saper cambiar ritmo) è il dubbio. E dunque averle fatto sorgere il dubbio “Roth o Sabato?” mi lusinga.
    Tanto più che, appunto, “Sopra eroi e tombe” (come scopre chiunque inizi a leggerlo) è un capolavoro inesauribile.
    Piuttosto, a lei che è siciliano, vorrei chiedere: cosa ne pensa di uno dei romanzi italiani che io amo di più? E cioè “Horcynus Orca” del suo conterraneo Stefano D’Arrigo?

  421. Un appello.
    Votate quello che vi pare ma fatevi un magnifico regalo: leggete “Sopra eroi e tombe”

  422. Rifacciamo il punto:
    Indignazione di Philip Roth 79 voti,
    Invisibile di Paul Auster 32 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 79 voti.

  423. A quanto pare, tranne clamorose rimonte, la partita è tra Roth e Sabato, in un interessante testa a testa… che riporto subito in parità votando per Roth!!! Ciao a tutti!

  424. Buon pomeriggio amici, sono stata telepaticamente chiamata da un rothiano: il mio voto è per Roth, Indignazione!

  425. Ah! Carissimo signor Luciano, lei mi nomina “I fatti della fera!”
    E’ una delle letture su cui ho consumato maggiormente gli occhi unitamente alla Divina Commedia e alla Bibbia. Perchè l’Horcynus non è solo narrazione, mirabolante mare che ondeggia sotto gli occhi del lettore, ma è parola, purissima parola che si fa immaginazione e mondo, che ambisce a narrare se stessa, che – infine – s’inarca verso la vita quasi a raccoglierne i resti, miserevoli e spogli, perchè essa s’è frattanto elevata oltre.
    Non credo che sia possibile misurarsi con l’Horcynus se non credendo fermamente che la parola è già, in sè, storia. E che quindi narrare è in fondo dire due volte: la parola che narra la parola.
    Grazie, amabilissimo signor Luciano, di questo riferimento tutto siciliano ma anche dell’intero mondo creato. Perchè Scilla e Cariddi sono solo la metafora delle forze contrapposte, del bene e del male che siamo tutti, e dell’impasto di vita e morte che inciampa tra le nostre stesse ossa.
    In fondo, come dire di quel dualismo di Sabato di cui parlavamo ieri, caro Idefix, di quell’essere anima, che ha in sè opposizioni e contraddizioni.
    Felicissima serata, dunque, alla luce di “bastardelli”, di “spurghi” e di “rifiuti” (cioè di tutte le correnti secondarie che si dipartono dai flussi e dai riflussi di Scilla e Cariddi nell’alternarsi delle maree).
    Vostro affezionatissimo
    Professor Emilio

  426. L’Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo è uno dei massimi capolavori del Novecento.
    E forse non è un caso che il commento del prof. Emilio, qui sopra, sia il n. 900 di questo post.
    Ne approfitto per ringraziare il prof. per la vita e le parole che mette in queste nostre chiacchierate letterarie.
    Ciò premesso…

  427. Intanto (misteriosamente) da casa mia pare sia scomparso “Sopra eroi e tombe”.
    Dopo aver guardato attentamente i titoli sui dorsi, ho anche spostato i libri latino-americani di Cortazar e di Onetti e di Borges e di Bolano e di Vargas Llosa e Guimaraes Rosa e Trillo.
    Ho chiesto a qualche amico/a: “te l’ho prestato?”
    Ho ricercato negli scaffali possibili, dove avrei potuto infilarlo sbadatamente (ad esempio tra il “fantastico” ma non certo tra i libri a fumetti).
    Ho guardato in camera, sia nel traboccante comodino mio che di mia moglie.
    Ho frugato nella pila dei giornali ancora da ritagliare.
    Ho investigato nelle viscere della scrivania dove scrivo al pc e soprattutto dentro i cassetti.
    Ho perfino sbirciato nello zaino che avevo alle Terme di Dobrna in Slovenia dove ho letto il romanzo.
    Insomma, come spesso mi è accaduto nella vita, dovrò comprarlo di nuovo. E quando (tra qualche anno) salterà fuori anche la copia misteriosamente svanita, ne regalerò una, facendo la gioia di chi scoprirà Ernesto Sabato e “Sopra eroi e tombe”.
    Per cui voto pure oggi.

  428. Aggiornamento:
    Indignazione di Philip Roth 85 voti,
    Invisibile di Paul Auster 32 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 85 voti.

  429. Pur contraria alle competizioni perchè chi perde ci resta male, mi sto appassionando e il mio voto va a Sopra eroi e tombe

  430. Eccomi al mio appuntamento quotidiano con il voto: SOPRA EROI E TOMBE di Ernesto Sabato.
    (ormai devo sempre andare a controllare i voti del giorno, perchè non mi ricordo mai neanche se ho già assolto al mio dovere).
    ===
    @Luciano:
    Ieri sera ho comprato anche “La vita breve” di Onetti (da te consigliato qui un po’ di tempo fa). Ora non so se attaccare quello o “Il Tunnel”, il precedente (a S.E.e T.) di Sabato.
    Che dilemma!

  431. “La vita breve” è un romanzo tra i più strani che io conosca. Per certi versi potrebbe ricordare (anche se con stile, ambientazioni, ritmo e temi diversi) “La fonte sacra” di Henry James.
    Il libro di Onetti (come vedrai) è una specie di labirinto costruito dentro una scatola cinese inserita in una matrioska. E da questo romanzo si dipana (o aggroviglia?) quasi tutto il resto dell’opera onettiana.
    “Il tunnel” di Sabato non l’ho ancora letto e attendo di farlo con molta aspettativa.

  432. @ Luciano
    Buenos Aires è una città letteraria. Forse nella realtà non esiste. Forse non è mai esistito nemmeno il tuo libro “Sopra eroi e tombe”, un romanzo che ha tra i principali protagonisti proprio Buenos Aires…

    Comunque, sperando che il capolavoro di Sabato da qualche parte esista davvero e non sia solo l’oggetto fantastico d’un gioco letterario (il nostro), anche oggi il mio voto va a “Sopra eroi e tombe”.

  433. Ti garantisco (non dico “giuro” perchè noi valdesi non giuriamo) che io “Sopra eroi e tombe” non me lo sono inventato: non solo lo avevo, qui in casa a Trieste e lì alle terme a Dobrna, ma l’ho pure letto.
    Se me lo fossi inventato, sarei (cosa che non è) uno dei più grandi scrittori al mondo.
    Anche se, in effetti, Buenos Aires (quella di Sabato, di Cortazàr e di Trillo…mai letto tra le sue tante opere il suo romanzo a fumetti “L’eredità del colonello”?) è una creazione della mente. Come la Los Angeles di Philip Marlowe, la Londra di Sherlock Holmes, la Parigi di Fantomas, l’Africa di Tarzan, i Mari del Sud di Stevenson, il pianeta Marte di E. R. Burroughs e Leight Brackett e E. C. Tubb e Philip Dick.

  434. Non imbroglio votando per due persone diverse (cioè per me e per Tatjana).
    Semplicemente: oggi mia moglie Tatjana non lavora e dunque ha votato dal computer di casa (come me). Poi i suoi dati sono rimasti in memoria ed ecco che gli ultimi due commenti (erroneamente a nome suo) sono in realtà miei.

  435. Puoi immaginare come ci sono rimasto io, vedendo (sotto il MIO commento) il nome di mia moglie.

  436. Quando si dice (evangelicamente) che nel matrimonio due saranno una cosa sola.
    (Però i voti restano 2 !)

  437. Ci mancherebbe!
    Mia moglie poi è una con la testa dura alquanto.
    Oddio…in diciassette anni non abbiamo mai litigato.
    Però provate a convincerla di qualcosa su cui non è convinta.

  438. Pant… pant… pant…
    non so se nei prossimi giorni potrò votare, intanto oggi voto per Indignazione di P. Roth

  439. Signor Luciano carissimo,
    io quella sovrapposizione con sua moglie gliela invidio alquanto. E mi sono detto, con un pizzico di nostagia (la mia consorte è in cielo da più anni): “Ah! Capitasse ora a me di cliccare sul mio nome e di vedere spuntare il suo!” . Sarebbe una benedizione!
    E allora, caro Luciano. Nulla mi disse sull’Horcynus.
    Trova lei somiglianze con il suo beniamino Sabato? Io qualcuna l’ho pur trovata. Chissà lei cosa mi dirà sul punto, simpatico amico.
    Ma prima che qualcuno si dolga della mia memoria, mi affretto a votare. Ebbene sì, che anche oggi sia Roth, e soltanto Roth.
    Ora imbraccio pastrano, occhiali e cappello e mi avvio i libreria, per la solita via Etnea a chieder di libri. Vidi invero più su che il carissimo signor Carlo accennava a La vita breve di Onetti.
    Lo chiederò alla libraia (non prima di averne letto metà tra gli scaffali e averne saggiato il gusto…ma son certo che non mi deluderà: ho imparato che certe indicazioni del signor Carlo, del signor Gaetano e del signor Luciano devono necessariamente essere seguite).
    Un affettuoso saluto pomeridiano dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  440. Caro Emilio,
    lei conferma uno degli aspetti sgradevoli delle nostre vite. Oltre alla perdita delle persone care, anche non aver tempo e modo per stare con chi vorremmo. Ad esempio: se ne avessi il tempo e la possibilità, prenderei l’aereo e verrei a trovarla. Magari portandole in regalo uno dei miei romanzi per ragazzi, sperando che la facciano ridere.
    Ma non si può: le distanze, gli impegni, mille motivi ci incatenano alle nostre cose.
    Vengo a Horcynus Orca. Lo comprai appena uscì, nel ’75, avevo ventun anni e dopo cento o duecento pagine lo lasciai, affascinato ma anche stremato. Da allora l’ho ripreso non so quante volte: non l’ho mai letto da cima a fondo come faccio di solito con i libri che mi piacciono (perfino con la Recherche di Proust ce la feci, in due mesi circa, o con tutto il ciclo di Fantomas, un volume via l’altro, una pazza ed esilarante sbornia di misteriosa pienezza). Ma con il romanzo di D’Arrigo no: ogni volta, dopo 150, 320 o 418 pagine cedo e lo metto via.
    Un’opera immensa e straordinaria che (se dovessi andare nella metaforica isola deserta) mi porterei dietro senza esitazione (con la Bibbia, l’Orlando Furioso, la Storia della mia vita di Casanova, i Peanuts, i racconti di Pirandello, forse la saga fantascientifica di Dumarest scritta da E. C. Tubb, le poesie della Dickinson, i racconti di Cortazàr e di Dick e qualcos’altro…dipenderebbe dallo spazio).
    In cosa si somigliano Horcynus e Sopra eroi e tombe?
    Forse nel mettere in scena la complessità della vita.
    E nell’essere state scritte da due autori del Sud italiano, il siculo D’Arrigo e l’argentino di origine calabrese Sabato.

  441. Naturalmente, Luciano, immaginavo la presenza d’una tua copia di “Sopra eroi e tombe”, ma la vicenda della scomparsa del libro ha evocato uno squarcio letterario, una fenditura nella realtà, un accadimento che ci accompagna nelle atmosfere metafisiche della “nostra” letteratura sudamericana. Io vi avevo aggiunto solo una sfumatura di vago sapore dickiano.
    Comunque, per tornare a Buenos Aires, noi sappiamo che in quella città, “sul diciannovesimo gradino della scala che nella casa di Beatriz Viterbo porta in cantina si può vedere l’Aleph, il punto in cui si concentra l’intero universo”. (A. Manguel, Con Borges)

  442. @Carlo S.:Il tunnel e La vita breve sono gli ultimi romanzi che ho letto(su consiglio di Luciano,che non ringrazierò mai abbastanza).Io ho iniziato da Sabato perchè mi ripropongo di leggere tutti i romanzi di Onetti su Santa Maria ma sono due libri talmente belli che comunque caschi bene.
    @Luciano e il professor Emilio:da giovanissima avevo iniziato a leggere Horcynus Orca ma l’avevo abbandonato quasi subito ma voi mi avete fatto
    venir voglia di riprenderlo…
    Intanto voto per Ernesto Sabato.

  443. Sui libri che scompaiono, ho una piccola storia da raccontarvi.
    Da circa 35 anni, possiedo la serie (trentacinque volumetti Mondadori con le splendide copertine di Karel Thole) di Fantomas, scritto attorno al 1910 dai francesi Marcel Allain e Pierre Souvestre. Un ciclo amato dai surrealisti e da Cortazar (a proposito!!) e da tanti altri, tra giallo e naturalismo, delirio e avventura, grottesco e mistero, una lettura pazza e avvincente come poche.
    Introvabile se non nelle librerie dell’usato a prezzi alti o su Ebay, la conservo gelosamente (letta e riletta, ne ho tratto un quaderno di appunti, cnetinaia di pagine fitte di annotazioni da cui forse scriverò un saggio) ed è sempre sopravvissuta integra a più traslochi.
    Finchè, un giorno, intervennero i Folletti delle Sparizioni.
    Circa nove anni fa, in una ristrutturazione della casa, io e Tatjana trasferimmo da un piano all’altro moltissimi libri.
    Tra cui i 35 Fantomas.
    Io personalmente (ripeto: IO e PERSONALMENTE) li chiusi dentro una scatola, tutti e trentacinque, dal primo (Il terrore che striscia) all’ultimo (La fine di Fantomas).
    Giorni dopo, al momento di mettere le migliaia di volumi nella nuova libreria, quando aprii la scatola contenente la serie di Allain-Souvestre, non potevo credere ai miei occhi: l’episodio conclusivo, “La fine di Fantomas”, era scomparso.
    “Tatjana, hai forse visto…?”
    Ovviamente no.
    Beh (pensammo) salterà fuori: non può mica essere sparito tra un piano e l’altro della stessa casa!
    Invece sì: messi a posto tutti i libri, riempiti gli scaffali, vuotati tutti gli scatoloni, “La fine di Fantomas” non si trovò.
    E mai più ricomparve.
    Nemmeno a una intera risistemazione di tutti gli scaffali della libreria.
    Ma la storia non finisce qui.
    Perchè i Folletti delle Sparizioni sono dispettosi ma non cattivi. E (in un loro contorto modo) sanno ricompensare i danni che ci procurano.
    A volte.
    Cosa accadde infatti?
    Bisogna sapere che, negli anni Dieci del Novecento, la casa editrice Salani tradusse subito i Fantomas (in trentadue integrali volumi, che nel mercato dell’antiquariato hanno un costo proibitivo e sono rarissimi).
    Qualche mese dopo la mia malinconia per la perdita del libro Mondadori, in una libreria dell’usato a Trieste trovai e comprai (nella introvabile edizione Salani) proprio “La fine di Fantomas”.

  444. E se i libri si perdessero per farsi rimpiangere? Se ci costringessero ad averne nostalgia, a cercarli disperatamente, a invocarne nome, copertina, pagine, come un amante lontano, come un miraggio di felicità sepolta, come un corpo agognato nella notte?
    E se scrivessero, oltre alla loro storia, un’altra storia? Di noi che li cerchiamo, e cercandoli ci troviamo, o ci scopriamo:fragili, vogliosi solo di una carezza, arresi alla malinconia, dopotutto viandanti e mendicanti, sempre?
    Meglio queste sparizioni, allora, di tanto possesso che arpiona in terra ma non fa volare.
    Benedetto ciò che ci manca, caro amico Luciano.
    Benedetto tutto ciò che si fa cercare.
    Un filosofico e meditabondo saluto dal suo affezionato
    professor Emilio

  445. Vi ringrazio di cuore amici virtuali, Luciano, Gaetano, il prof Emilio e gli altri.Questa bella discussione sulla sparizione e la nostalgia dei libri mi ha riempito l’animo di pensieri vagabondi e sognanti, prima di cena.
    Un saluto carissimo

  446. Ieri,per errore ho votato due volte e mi scuso .Oggi sono un pò più lucida ma il mio voto non cambia :indignazione .Fhilip roth
    Ciao a tutti ,è un piacere leggervi.

  447. Urge organizzare una discussione sull’Horcynus Orca.
    Prometto che entro il mese di novembre pubblicherò un post come si deve alla memoria di Stefano D’Arrigo e per divulgare la conoscenza di questo suo capolavoro.
    Cercherò di raccogliere contributi critici a destra e a manca per condividerli con voi.

  448. Mi vergogno ,malgrado la lucidità ,anche oggi ho fatto un errore,il grande Roth scritto in minuscolo.chiedo perdono

  449. Mentre coloro che stanno dalla parte dei vincitori si accapigliano a me e Roberta è rimasto l’obiettivo di non perderci di vista in questa ridda di commenti che acclamano Roth e Sabato echeggiando dalle due parti. Rimanere Invisibili ai più è compito assai agevole. Continuo a votare per Paul Auster perchè il mio premio l’ho già avuto. Stare insieme a tutti voi è stato bello. Nulla però rispetto al consenso della dolce Roberta.

  450. Scusa Massimo, forse non ho capito. Il titolo adesso è conteso tra Sabato e Roth ? Nel caso, voto Roth, altrimenti, se Auster è ancora in ballo, voto quest’ultimo.

  451. Il mio voto di oggi va di nuovo a “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.
    Buon fine settimana a tutti.

  452. E allora, che ne è dei contendenti?
    Signor Luciano carissimo, acquistai Onetti, ma debbo il finale tributo a Sabato (che conto di terminare questa notte).
    Frattanto, conteggiate per Roth il mio voto (fuor di dubbio e fuor di dimenticanza).
    Caro Signor Maugeri, vidi più su l’intervista alla bravissima Melania Mazzucco. Mi complimento per la sempre maggiore importanza che il suo programma radio va assumendo. Credo che dalla sua voce(peraltro bellissima, caro giovanotto) sia passata l’intera letteratura italiana. Carofiglio, Maraini…da ultimo frangendo anche i limiti temporali,Calvino.
    Bravissimo, figliolo.
    Continui così, a renderci questi autori vicini al cuore, conversanti come nel salotto di casa. Umanissimi e veri.
    Un felice saluto dal suo sempre affezionato conterraneo
    Professor Emilio

  453. eccomi dopo qualche giorno di assenza. vedo che torno al momento giusto. roth, naturalmente. lucià, pareggio.

  454. Mia moglie Tatjana (che detesta le competizioni perchè chi perde ci resta male) ha detto:
    e se si facesse un “ex aequo et bono”?
    Se insomma Massimo Maugeri (suprema autorità di Letteratitudine) decidesse insindacabilmente di sospendere la votazione e di assegnare la vittoria a entrambi i libri che in questo momento sono a cento voti?

  455. Paul Auster: Invisibile
    Sì, caro Evento, restare invisibili ai più è facile.. Certo i sostenitori di Roth e di Sabato hanno le loro argomentazioni e che dire? Sono contenta anch’io di stare qui e di leggerli. Mi dispiace non avere avuto il tempo di tradurre gli articoli in inglese che hai postato tempo fa. Li avrei postati nella rubrica della traduzione. Cercherò di farlo non appena potrò.
    Con affetto:)

  456. Mia moglie Tatjana (che detesta le competizioni perchè chi perde ci resta male) ha detto:
    e se si facesse un “ex aequo et bono”?
    Se insomma Massimo Maugeri (suprema autorità di Letteratitudine) decidesse insindacabilmente di sospendere la votazione e di assegnare la vittoria a entrambi i libri che in questo momento sono a cento voti?

  457. D’accordo anch’io, Luciano, con l’ipotesi “ex aequo et bono” (vedo già le facce dei soldati romani di Asterix di fronte al latinorum d’un graduato…)

  458. Io no, non sono d’accordo. Meglio una sconfitta onorevole che le pastette. Lasciamo ai pataccari il volemose bbene al sapore di polenta co’ la pajata. E poi perchè privarci del gusto di questa volata finale, fino all’ultimo respiro? Che battaglia allora sia, fino al 20 ottobre. (L’avversario va preso anche per stanchezza).

  459. Encomiabili evento e roberta, che insistono a votare Auster anche se ormai fuori gioco. Ultimi dei Mohicani. In qualche modo vincono anche loro.

  460. Riguardo la proposta di Luciano e Tatjana… vi dico la verità: io sarò ugualmente contento comunque vada. Roth e Sabato sono due grandi, due “mostri sacri” della letteratura mondiale.
    In ogni caso, comunque vada, sarò felice di vedere uno dei due nell’albo d’oro del Letteratitudine Book Award.
    Però mi piacerebbe sapere cosa ne pensano gli altri (Leo, Gaetano e Carlo si sono già espressi).

  461. @ Emilio
    Grazie di cuore, caro professore. Le sue parole di incoraggiamento risultano preziosissime in serate di stanchezza come questa in cui sembra sempre che manchi qualcosa (magari qualche ora di sonno in più)…

  462. Ma ciò che non manca è la voglia di parteggiare per i libri che amiamo.
    Forza, gente! Fatevi sentire!
    Il Letteratitudine Book Award 2010 è alle battute finali. 😉

  463. @Roberta e Evento scusatemi, ho visto solo oggi il post in cui Roberta mi chiedeva di tradurre l’articolo su Invisibile di Auster, lo farò con piacere nella prossima settimana.
    Intanto vi saluto, ho già votato oggi.

  464. Luciano e Tatiana, con grande affetto vi dico che fino alla fine voterò Invisibile di Paul Auster (anche oggi). Mi picco, non a caso, di essere amico di Carlo.
    @Roberta…Invisibile rimarrà come una madeleine (“…the smell and taste of things remain poised a long time, like souls, ready to remind us, waiting and hoping for their moment..” M.P.)

  465. no, io vorrei votare fino alla fine. il risultato non importa. ma il divertimento sì. oggi e per sempre roth.

  466. Ribadendo che secondo il mio (sottolineo il soggettivissimo MIO) cuore l’assegnazione della vittoria a entrambi sarebbe una bellissima soluzione,
    voto per “Sopra eroi e tombe”.

  467. Voto “Sopra eroi e tombe”.
    (Luciano, vedo che non c’è accordo sulla proposta tua e di Tatjana, proposta da me condivisa; penso dunque che bisognerebbe attenersi alle regole iniziali.)

  468. Ah! Sì! Far vincere entrambi corrisponderebbe anche al mio cuore, signor Luciano, ormai irrimediabilmente diviso tra l’eccellente Roth e il miraboloso Sabato (che terminai stanotte, anzi questo mattino verso le tre….Quali altezze, quali dirupi scoscendono dal cielo alla terra e dalla terra al cielo in questo libro! )
    Un ex aequo sarebbe pertanto in assoluta aderenza al mio sentire.
    Ma tant’è. Credo che lo spirito del gioco non sia forse l’alloro ma lo stare insieme.
    Far sgusciare fuori, attraverso un libro, il nostro ardore e, in definitiva, nient’altro che noi stessi, le nostre vite e i nosri sogni.
    Come in effetti è avvenuto.
    Se così non fosse stato, se non avessimo avuto tempo per conoscerci, contagiarci, volerci bene, io non avrei mai letto Sabato, nè avrei mai approfondito la bellezza di anime come quelle del signor Carlo, del signor Luciano, del signor Gaetano e di tanti altri. La signorina del terzo anno non avrebbe fatto sentire la sua voce, accorata e ferita, nè il signor Eventounico e la cara Roberta si sarebbero potuti rivelare tanto tenaci e fedeli.
    Come sempre, più che la meta conta il viaggio.
    Un affezionato saluto dal vostro compagno di viaggio, dunque!
    Professor Emilio

  469. Per Sant’Agata! E’ vero! Ma fu perchè dormii poco, questa notte, a causa di un certo libro, mia cara signorina.
    Comunque ecco il mio voto di quest’oggi, assonnato e felice: Philip Roth!
    Il suo smemorato
    Professor Emilio

  470. Non c’entra nulla col Premio ma col contagio delle letture amate.
    In questi giorni leggo un capolavoro della narrativa di Serie B: la saga di Dumarest (autore l’inglese Edwin Charles Tubb, morto un mese fa a novantun anni, grande e prolifico artigiano sottovalutato dalla critica).
    Il ciclo (in Italia lo pubblica finalmente integrale e cronologico la Elara di Bologna, ex-Libra) è formidabile: su una trama alla Odissea (in un futuro lontanissimo, il vagabondo spaziale Earl Dumarest vuol tornare sulla Terra in cui è nato ma sarà ostacolato…perchè?…da una organizzazione interplanetaria e aiutato…perchè?…da una specie di confraternita cristiana), Tubb imbastisce un gigantesco scenario.
    Trentadue romanzi (con un finale, perchè la saga l’ha conclusa due anni fa) di 120/150 pagine l’uno, zeppi di idee e di azione, ognuno su un pianeta diverso (le tappe del viaggio di Dumarest), tra società bizzarre e atroci capitalisti futuribili, monache e artiste, mostri alieni e pazzeschi giochi, labirinti e poeti allucinati, realtà virtuali e paradossi scientifici, in una varietà di temi e di situazioni strabiliante, che passa dal tragico al noir, dal comico all’erotico, dal macabro all’avventuroso, dal filosofico al cappa e spada.
    Pappette di polistirolo come Avatar possono nascondersi, gli effetti speciali del film di Cameron fanno ridere a confronto con gli scenari di Tubb.
    Grande e alta letteratura? No.
    Grande intrattenimento? No, perchè è intrattenimento GRANDISSIMO.
    Come il romanzo finito ieri alle due di notte (“Kalin” del 1969): in centoventi pagine, tanta di quella roba che autori meno generosi ci vivrebbero di rendita per decine di libri o di film: la palpitante storia d’amore tra Dumarest e una donna misteriosa (solo nel finale, amarissimo, si capirà chi è), il quadro quasi dickensiano di un pianeta minerario con un proletariato sfruttato, ariose sequenze d’azione, almeno una dozzina di personaggi importanti tratteggiati con gusto, quattro o cinque sottotrame che si intrecciano, riflessioni per nulla banali sull’eternità e sulla bellezza, un ammutinamento spaziale, il ritratto dei coraggiosi e onesti monaci cristiani del futuro diversi dalla chiesa cattolica, i rischi della Rete (nel 1969!), le faide quasi medievali di un pianeta…
    (La Elara pubblica l’intero ciclo in volumi di 600 pagine con quattro romanzi alla volta, siamo arrivati al quarto tomo. Solo su spedizione http://www.elaralibri.it/cat/bib/bib-028.htm, 35 euro al colpo ma ne stravale il costo)

  471. Io penso che bisogna continuare nella votazione fino alla fine e che debba vincere chi prende più voti.

  472. D’accordo con Carlo S., Vale e gli altri
    Direi di andare avanti.
    E voto Philip Roth , Indignazione

  473. Si vota anche al sabato,con le scarpe ai piedi , la borsa al braccio e il marito che ti aspetta per uscire: Indignazione Fhilip Roth
    Buon sabato sera a tutti

  474. @ciao Franci, l’articolo lo ricordo lungo…fammi sapere..
    @Eventounico: eh che dire… la petite madeleine.. se trovo la frase in francese, la metto nella rubrica sulla traduzione.. grazie:)
    Voto Invisibile di Auster

  475. Invisibile di Paul Auster fiero come una sterna artica che finge di essere ferita all’ala per condurre su di sè l’attacco del predatore e salvare il suo nido.
    P.S.
    Gioco nel gioco: qualcuno sa dirmi in quale libro (non in concorso) è descritto questo tipico comportamento animale ?

  476. Voto per Roth indignazione
    ricordando altresì che mi piacciono i cannoli però quelli col cioccolato con con li canditi.
    In alternativa mi piacicono anche gli arancini di riso.
    Saluto anche il professor Emilio se è di passaggio.

  477. Nel salutare la mia amicissima Lalla “Giuda” Marone, mi sorge un dubbio: e se la mia copia di “Sopra eroi e tombe” fosse finita in prestito o in regalo proprio a lei?
    (La vicenda della misteriosa sparizione della mia copia è narrata nel commento di giovedì delle 9.38).
    Comunque, il mio voto va come sempre al capolavoro di Ernesto Sabato, ricordando che il 24 giugno 2011 sarà (se il Tempo lo assisterà) il suo centesimo compleanno.

  478. Buone notizie per i sabatiani: sono lieto infatti di annunciarvi che minimum fax ha acquisito i diritti del romanzo Abaddón El Exterminador (già pubblicato in traduzione parziale da Rizzoli nel 1977 con il titolo L’angelo dell’abisso); in Abaddón El Exterminador, Sabato diviene egli stesso un protagonista del romanzo e insieme agli eroi dei suoi romanzi precedenti, in un continuo gioco di specchi ed esplosioni…

  479. Ottima notizia, Riquelme: il libro manca in Italia da una quarantina di anni. Non l’ho mai letto ma so che (col “Tunnel” e “Sopra eroi e tombe”) fa parte di una specie di trilogia.
    Intanto rifaccio il punto:
    Indignazione di Philip Roth 111 voti,
    Invisibile di Paul Auster 37 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 113 voti.

  480. Il mio quartultimo voto e’, come gli altri, per Sabato. E dopo il 20 niente piu’ gara? Adesso che ci ho preso gusto…

  481. Luciano, mi pare che tu abbia sbagliato i conti nell’ultimo aggiornamento: a me risulta Roth 119 e Sabato 118 (e non viceversa, sigh…)

  482. Ed eccomi qui, dopo una bella pausa a Tindari, in quel di Messina, presso il santuario della Madonna. Loco altresì in cui si soffermò il Mandralisca di Vincenzo Consolo, narrato ne “Il sorriso dell’ignoto marinaio”.
    Ebbene, a che punto è la contesa? Pesò il mio mancato voto di iersera?
    Forse sì.
    Quindi rimedio subito con una bella votazione al caro signor Roth.
    Abbiate una felice sera dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  483. Giusto, Subhaga Gaetano Failla: avevo sbagliato. E così l’errore di un sabatiano (io) in favore di Sabato è stato corretto dalla precisione di un altro sabatiano a sfavore di Sabato ma in favore della verità.
    Ecco allora il nuovo aggiornamento, che tiene conto della correzione di prima e arriva fino al voto delle 9.13:
    Indignazione di Philip Roth 125 voti,
    Invisibile di Paul Auster 38 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 127 voti.

  484. la mia amica valentina mi chiede di votare per Roth, autore che mi piace tanto, ed io la accontento.
    Voto per Roth ed Indignazione.

  485. Indignazione senza nulla aggiungere se non un saluto a tutti e un invito
    ai sostenitori di Roth di darsi una mossa…

  486. Raffreddato e influenzatissimo, chiedo venia per qualche starnuto poco educato, e continuo a votare per il signor Roth…domani dunque si chiude la tenzone? Peccato, era bello trovarvi ogni giorno qui.
    Un malinconico saluto dal vostro affezionato
    Professor Emilio

  487. voto per Sopra eroi e tombe di Sabato… convintamente anche perche’ mincacciato di morte e dannazione eterna da Luciano se non l’avessi fatto!
    Viva!

  488. Ultimo giro di giostra ma la musica non cambia :Indignazione di Fhilip Roth.Appena possibile leggerò “Sopra eroi e tombe” tanto per conoscere l’avversario.Ciao ciao

  489. Il mio voto per P.Roth Indignazione!
    Voglio ringraziare moltissimo gli amici e sostenitori di Sabato, in particolare Luciano, per la passione profusa e il desiderio che mi hanno trasmesso di leggere questo autore che non conoscevo.
    una buona giornata a tutti.

  490. Vi aspettereste adesso un mio ultimo voto per il signor Roth, lo so bene.
    Ma tant’è, ho meditato fin dalla lettura di “Sopra eroi e tombe”…che avrei, per amor di squadra e indomito spirito di fedeltà, continuato a sostenere l’eccellente Roth ma….
    che mi sarei riservato, comunque fosse andata la contesa, un ultimo voto, uno solo e per grande inamoramento, a questo grandissimo scrittore del novecento.
    Pertanto il qui presente Professor Emilio, offre, dona, tributa, e con tutto il cuore sottoscrive il suo ultimo voto a:
    “Sopra eroi e tombe” del meraviglioso ERNESTO SABATO.
    Tanto dovevo, per amor di verità e di giustizia
    Vostro affezionatissimo
    Professor Emilio

  491. cosaaaaaa???? ma prof….proprio adesso? le perdono tutto solo perchè si è proprio innamorato di sabato. e con l’amore è partita persa, lo so bene. ma io continuo con roth.

  492. Grande professo’!

    Voto per “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato.


    Buona giornata a tutti.

  493. Ci ho pensato molto, e non vorrei sembrare scorretto perché fino a questo momento mi ero astenuto, però…..
    Voto per Ernesto Sabato, “Sopra eroi e tombe”.

  494. Voto per l’ultimo giorno “Sopra eroi e tombe” . E aggiungo un carissimo saluto al professor Emilio con la speranza d’un prossimo incontro.

  495. Ho l’impressione che noi rothiani siamo leggermente indietro (ma fino alla mezzanotte non si può mai dire).
    Intanto confermo il mio voto giornaliero per “Indignazione” di Philip Roth.

  496. @ Luciano
    Caro Luciano, a te il compito di proclamare (nel contesto della discussione) il vincitore del Letteratitudine Book Award 2010.
    Ricordo che si può votare fino alla mezzanotte di oggi.
    Domani sera aggiornerò il post dando il meritato spazio al libro e all’autore, vincendo questa edizione, rientreranno nell’albo d’oro del nostro premio/gioco.

  497. Alcuni cambiamenti di voto sul filo di lana… e tutti di persone che hanno deciso di votarlo proprio dopo averlo letto. E’ una grande e magnifica sorpresa. A occhio dovremmo avercela fatta! Ma aspetto la verifica ufficiale e la proclamazione.

  498. Anche a me, ad occhio, pare che abbia vinto “Sopra eroi e tombe”. Aspettiamo conferme.

  499. Non ho deciso di disertare nel momento decisivo: ieri ho votato pur essendo a Matera per alcuni incontri nelle scuole e un un convegno sulla letteratura “adolescenziale”.
    Ecco perchè non ho potuto seguire lo svolgimento del premio (pur pensandoci).
    Provo a fare i conti.
    Indignazione di Philip Roth 145 voti,
    Invisibile di Paul Auster 40 voti,
    Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato 150 voti.
    Se ho sbagliato, correggettemi.
    Posso fare un commento?
    Io resto convinto che Philip Roth sia un grande scrittore (uno dei maggiori romanzieri viventi) ma che “Sopra eroi e tombe” sia un capolavoro di livello assoluto.

  500. Al di là di chi vince, la cosa più bella è che questo gioco ha stimolato molti di noi a leggere libri che altrimenti non avremmo mai letto. Io avevo letto ‘Indignazione’ ma non ‘Sopra eroi e tombe’ che sto leggendo in questi giorni con grande piacere. Mi sembra davvero un gran libro. Grazie a tutti.

  501. Leggo ora il commento di luciano / idefix. Prendo atto che ha vinto Sopra eroi e tombe. Onore e gloria ad Ernesto Sabato.

  502. Questa volta all’inizio non me l’aspettavo proprio. E’ la terza volta che sostengo la “squadra” vincente (McCarthy, Bolano, ora Sabato) per la terza volta su Roth (che ho visto ha già in libreria il romanzo del prossimo Letteratitudine Book Award 2011). Ma all’inizio pensavo che sarebbe stata la volta buona per lo statunitense. Io stesso sono stato conquistato dal romanzo dopo averlo letto, a votazioni già aperte, e debbo ringraziare Luciano per avermi spinto a farlo. Da allora mi sono con convizione associato a lui in quest’opera di proselitismo.
    Spero che ora anche altri lo leggano, perchè veramente ne vale la pena.

  503. Sì, Luciano, c’è un errore, nell’ultima parola. Dici: “Se ho sbagliato, correggettemi.” 🙂 Mi ricorda una involontaria gag d’un po’ di tempo fa, d’un signore che discorreva alla finestra e indossava un gran cappello…
    *
    Contento ovviamente della vittoria di Sabato, e contento altresì di questo gioco trascorso con insolita gentilezza (visti i tempi che corrono, si direbbe banalmente a questo punto; e io lo dico), senso dell’amicizia e dell’umorismo.
    Aggiungo soltanto, in conclusione, che il terzetto in finale era composto da autori indubitabilmente di altissima qualità.
    Grazie a tutti e in primo luogo a Massimo che ci ospita con così grande cortesia.

  504. W Sabato… ma anche domenica e lunedì, che dedicherò alla lettura di questo capolavoro che mi è stato caldamente consigliato da tutti gli amici di letteratitudine. Adoro Roth che ho sostenuto anche quest’anno ma evidentemente dovrà farci compagnia anche l’anno prossimo nel LBA. Grazie a Massimo per l’opportunità di scambio e di dialogo in un’atmosfera sempre gradevolissima, come sottolinea anche l’amico sensibile Gaetano.
    Vi saluto con grande simpatia.

  505. Chi l’avrebbe detto all’inizio di questo gioco che quei quattro gatti dei sabatiani ce l’avrebbero fatta!Saluto e ringrazio tutti,sabatiani e non.

  506. Mi associo alla generale soddisfazione per questa vittoria meritata e nobile, e devo esternare le mie più vive congratulazioni al signor Luciano che più che al podio ha saputo guardare alla necessità che avevamo tutti di non lasciarci sfuggire una lettura che avrebbe cambiato le nostre vite.
    E lo dico da ottuagenario suonato, smemorato e pasticcione, che tempo per cambiare la vita sembrerebbe non averne più.
    Ma tant’è, l’anima e le sue resurrezioni, quel senso dell’esistenza come complice di un mistero che sarà svelato, quella promessa di redenzione…ne avevo bisogno. Tutto questo mi ha inaspettatamente donato Sabato.
    Tutto questo alla mia età avevo bisogno di credere.
    Propongo un ufficiale brindisi al vincitore e per il signor Luciano e la sua squadra….
    IP IP
    URRAAAAAAAAAAAAAAA’!!!
    Un felice saluto dal vostro affezionato
    professor Emilio

  507. Per il terzo anno consecutivo, Philip Roth – da me sostenuto – si piazza in seconda posizione.
    Ma credo sia giusto così.
    “Sopra eroi e tombe” è, obiettivamente, un capolavoro assoluto della letteratura internazionale.
    Onore a Ernesto Sàbato e ai suoi sostenitori.

  508. Questa la breve note dell’esito finale del gioco/premio.

    Ultimata la fase finale del LBA, che si è svolta dal 1° al 20 ottobre.
    1) “Sopra eroi e tombe” (Einaudi) di Ernesto Sábato ha conseguito 150 voti
    2) “Indignazione” (Einaudi) di Philip Roth, che ha raggranellato 145 voti
    3) “Invisibile” (Einaudi) di Paul Auster (40 voti).

  509. Da un intervista saggio dal titolo “Diálogo sobre la Argentina” rilasciata da Ernesto Sabato alla rivista Vuelta, nel novembre del 1999:
    .
    “Io non so niente di economia. Però le posso dire che economicamente stiamo vivendo un disastro, come non ce ne sono stati altri nella nostra storia. Durante i cinque anni di dittatura militare sono riusciti a smantellare il paese a vantaggio di alcune imprese multinazionali. L’Argentina produceva di tutto sino ad esportare torni in Italia e computer in Svezia, oggi importiamo pomodori da Israele. Fuori da questa vérites de fait, come direbbe Leinbitz, poco so. Senza dubbio, credo che uno degli errori caratteristici del nostro tempo, sia cercare la chiave di tutto quello che succede nell’economia, così come la salvezza fisica e spirituale dell’uomo. Non è che mi sia indifferente la morte per fame di un solo bambino. Al contrario, tutta la mia vita ho lottato contro l’ingiustizia sociale che si soffre in tutto il mondo e specialmente in questo continente latinoamericano che ha sofferto e soffre tutti gli orrori dello sfruttamento e della fame. Però con le tragiche esperienze di questo secolo, ho compreso che è pericoloso chieder solamente giustizia sociale: bisogna chiederla assieme alla libertà. In quanto al mio paese, quello che più mi preoccupa è precisamente il problema della libertà”

  510. Io sono reduce da un paio di giorni di incontri nelle scuole di Matera (elementari, medie e superiori) e da un convegno sulla letteratura sugli adolescenti. Come sempre, esperienze appassionanti: potermi confrontare con i bambini e i ragazzi è una gioia e un privilegio. Abbiamo parlato di tante cose: il diario e la televisione, i media e la vicenda di Sarah Scazzi, perchè a qualcuno non piace leggere, Il signore delle mosche di Golding, la timidezza, il panico da foglio bianco, il fantasy, gli abissi che abbiamo dentro di noi, come nasce un libro, le idee, perchè ho la barba così lunga, in cosa è diverso un film da un libro, gli effetti speciali in 150 D che si trovano nella nostra testa…
    E al ritorno (maledicendo l’Alitalia e i suoi ritardi e disservizi) ho letto “Il tunnel” di Ernesto Sabato. Un romanzo del 1948, precedente a “Sopra eroi e tombe”: molto più breve, pare isolarne alcuni temi soltanto.
    Anche qui, si parte con un omicidio (nei libri di Sabato, c’è sempre qualcosa da scoprire, un mistero da svelare, un enigma su cui scavare, abissi da sondare). E nella prima pagina, nella prima frase, il protagonista ci rivela di avere ammazzato la donna che ama. Non vi racconto altro. Se non che la lettura gronda tensione, in un romanzo lodatissimo da Albert Camus e Graham Greene.
    A suo modo un giallo? In fondo sì (c’è anche un dialogo sulla narrativa poliziesca e sui romanzi russi).
    Ma (come sempre in Sabato) c’è molto di più: l’incarnazione di un personaggio potente e inquietante, che ci accompagna in un viaggio nelle caverne (il tunnel) della propria anima, la messa in scena di un amore malato (e, paradossalmente, anche una specie di manuale al contrario per provare a vivere un amore “sano”), la storia di un pittore e della sua arte.
    Lo stile è ingannevole: corre via chiaro e limpido ma (attenzione!) tra una parola e l’altra, tra una frase e l’altra, possono celarsi piccoli segreti, omissioni di cui ci renderemo conto solo qualche pagina più avanti, indizi e tracce che dobbiamo riprendere in mano. Perchè alla fine ci costringeranno a farci delle domande: ma ho capito davvero? E cosa voleva dire il signor Allende con quell’esclamazione? E perchè la luce della finestra s’è accesa così in ritardo?
    Un aforisma presente nel romanzo: “Viviamo per costruirci i nostri futuri ricordi”

  511. Un grazie a chiunque ha partecipato.
    Un grandissimo saluto al professor Emilio.
    Un pensiero speciale a Massimo Maugeri, padron di casa gentile e leale: per la terza volta il SUO Roth arriva secondo.
    E, sperando che in un qualche modo la notizia del Premio gli arrivi, un caldo abbraccio di affetto e ammirazione a Ernesto Sabato.

  512. Ernesto Sábato è un grande! Mi fa piacere che abbia vinto questo premio virtuale che forse vale più di altri premi, dato che viene dal cuore dei lettori.

  513. Valerio: tu sai quanto io possa essere (quando mi ci metto) un micidiale rompicojiones.
    Però ribadisco un paio di cose:
    1) ti sarò sempre grato per avermi fatto conoscere tu “Sopra eroi e tombe”,
    2) sono davvero lieto che alcuni/e di coloro che passavano di qua per votare altri autori siano rimasti contagiati dalla febbre del “mucchio selvaggio” dei sabatiani e dunque siano partiti nella pampas, alla scoperta di questo grandissimo autore,
    3) il piacere (a questo punto) sarà tutto loro.

  514. Altro che ” Valerio Ragazzo Troppo (o) Poco Serio ! “, qui ci va un ” Luciano Non Farti Prendere La Mano “, o un ” Comida, se non sta zitto Sfida ” !

    Scherzi a parte, mi fa piacere, ovvio, che un buon romanzo abbia ottenuto gradimento e entusiasmo sia presso di te, lettore vorace, sia qui, fra buongustai.

    Mi incuriosisce sapere quanti dei 150 o rotti voti per ES, o i pochi in meno per PR corispondano in realtà a quante persone. Ma non conterò, figurati !

    PS Ho in pila Onetti, prima o poi… ( il 26, mi pare, alla Minerva lo presentano in pompa magna. ) Ciao

  515. I votanti singoli saranno stati (a spanna) una venticinquina.
    Forse ci vediamo da Onetti.
    Per l’edizione 2011 del Letteratitudine Book Award, mi guardi intorno e (tra i libri con il requisito: stranieri, prima edizione italiana 2010) non trovo nulla che mi entusiasmi.
    David Mitchell (autore che mi gusta molto per la sua capacità di fare il contrabbandiere tra i generi) non mi ha convinto per nulla, fisso com’è nel genere storico-giapponese-sentimentale.
    Il tanto strombazzato “La torre” di Tellkamp è di una noia letale.
    L’amato (un tempo) John Irving ancora non l’ho letto ma a sfogliarlo non mi par granchè.
    Il progetto di Lazarus (consigliatomi da Valerio) non mi è piaciuto.
    I racconti Ragioni per vivere (della Hempel) sono del 2009.
    Lo splendido fumetto Jimmy Corrigan è del 2009.
    Il tunnel di Sabato è una riedizione (e comunque Paganini non ripete).
    La vita breve di Onetti è una riedizione.
    Il Vargas Llosa nuovo esce nel 2011.
    A occhio, io punterei sul libro che compro domani: “La mia lotta” di Knausgard.
    E se no sul “Sorriso di Pol Pot” di Peter Fröberg Idling (pubblicato da Iperborea): finora è il libro straniero più convincente (e a posto con tutti i requisiti) che io abbia letto.

  516. Alla Einaudi erano molto contenti della vittoria di “Sopra eroi e tombe” (li ho sentiti venerdì: mi ero dimenticato di dirvelo).
    Mi hanno promesso che avrebbero fatto pervenire la notizia a Ernesto Sabato, attraverso il suo agente.

  517. Sono felice di appartenere alla famiglia dei sabatiani avendo votato sin dall’inizio il bellissimo romanzo di Ernesto Sabato e devo dire che pur non avendo partecipato costantemente al voto o al dibattito ho tratto “grande diletto e gaudio” da questo gioco che è più serio di tanto altro. Ringrazio e saluto Massimo Maugeri per le continue sollecitazioni culturali che offre attraverso Letteratitudine e tutti gli altri interlocutori. Delia

  518. Vorrei ,se possibile un chiarimento:sto leggendo “Sopra eroi e tombe”
    e lo trovo molto bello .Credevo però ,non sapendo nulla di Sabato,che fosse un libro uscito ,come previsto dal regolamento del gioco, nel 2009,invece sto leggendo un libro preso in biblioteca e datato 1975.Sono sicura che tutto è in regola ,ma il tarlo della curiosità mi rode…cosa non ho capito? Un caro saluto a tutti Giuliana

  519. Caro Massimo, sarebbe davvero bello leggere su Letteratitudine un messaggio di Ernesto Sabato!

    @ Giuliana
    In realtà, il libro che tu stai leggendo non è l’edizione integrale del capolavoro di Sabato. Noi invece abbiamo giocato con la prima edizione integrale in italiano di “Sopra eroi e tombe” pubblicata nel 2009 da Einaudi (traduzione di Riera Rehren J.) con prefazione di Ernesto Franco.

    @ Delia
    Ben ritrovata, anch’io ero nel gruppo dei sabatiani!

  520. @ Giuliana
    Cara Giuliana, ti confermo le parole di Gaetano e Luciano. Abbiamo deciso di ammettere nel gioco “Sopra eroi e tombe” proprio perché nel 2009 è stata pubblicata, per la prima volta in Italia, l’edizione integrale del libro.

  521. Ora mi è tutto chiaro e la mia curiosità è appagata.Un grazie di cuore a tutti.Ciao
    Giuliana

  522. Il libro che (per ora) mi sentirei di candidare io per il LBA dell’anno prossimo è il “Manuale di investigazione”, opera prima di Jedediah Berry (Adelphi 2010). Intrigante, originalissimo, fosco e anche divertente.

  523. Dedico questo spazio alla memoria di Ernesto Sábato, scomparso il 30 aprile 2011.
    Il suo capolavoro “Sopra eroi e tombe” ci ha fatto discutere nel corso del 2010 (nell’ambito del gioco che abbiamo chiamato Letteratitudine book award). L’esito finale della discussione ha sancito che il suddetto libro, secondo i partecipanti di questo forum, è il miglior romanzo straniero pubblicato nel 2009 in Italia.
    Ciao, Ernesto. A te il nostro pensiero e la nostra gratitudine.

  524. Un saluto ad Ernesto Sabato. Un altro grande della letteratura che se ne va. Come diciamo spesso: rimangono le sue opere.

  525. La scomparsa di Ernesto Sabato, di Rossana Miranda (da “Il Riformista”)

    Muore a 55 giorni dai 100 anni uno dei più grandi scrittori dell’America Latina. La notizia viene dall’Argentina, ma la sua famiglia veniva dall’Italia. Si chiamava Ernesto, in onore del piccolo fratellino morto, e di un altro Ernesto, il Che (Guevara), fu a lungo politicamente innamorato.
    Nato nel 1911 a Buenos Aires, Ernesto Sábato (l’accendo è sulla prima a, ma lui non voleva fosse scritta) se ne è andato di sabato, dopo una bronchite che alla sua età è risultata mortale. Era nella sua casa di Santos Lugares, fuori città, ma sempre nella provincia di Buenos Aires. Al suo fianco c’era la moglie Elvira González Fraga, che lo ha accompagnato fino all’ultimo sospiro. Oggi sarebbe stato protagonista di un evento che lo doveva celebrare, assieme a Adolfo Bioy Casares, nella sala Jorge Luis Borges della Feria del Libro di Buenos Aires.
    Già nel 1983 Ernesto Sábato aveva immaginato pubblicamente il suo epitaffio: «Sono un semplice scrittore che ha vissuto tormentato per i problemi del suo tempo, in particolare per quelli della sua nazione. Non ho un altro titolo». Sábato ha vissuto in modo autentico, seguendo le sue passioni anche quando era contro corrente. Aveva provato a percorrere la strada della scienza, senza trovare soddisfazioni. Dopo essersi laureato in Fisica (una specie di Paolo Giordano gaucho, con le differenze del caso), ha lavorato nel laboratorio Curie del dipartimento sulle radiazioni atomiche e ha insegnato all’Università de La Plata. L’esperienza nella ricerca scientifica lo aveva deluso, così mollò tutto per dedicarsi a tempo pieno alla letteratura e alla pittura.
    «Sa una cosa Sábato? Oggi ho pensato che potevamo parlare di come scrive lei un romanzo e come scrivo un racconto, che ne dice?» gli diceva Jorge Luis Borges. Nonostante le differenze politiche, Sábato decise di confrontarsi con il collega in una serie di conversazioni attorno ad un caffè sulla letteratura, i processi creativi, la musica, la matematica, l’amore e l’amicizia, tra dicembre del 1974 e marzo del 1975. L’unico tema tabù era il peronismo e l’antiperonismo. Le riflessioni sono state pubblicate nel libro Dialoghi del giornalista Orlando Barone (rieditato nel 2007 dalla casa editrice Emecé). Sábato era un ragazzo di provincia, di classe media, migrante, dal carattere duro e proveniente dal mondo della scienza, mentre Borges era conservatore, dell’aristocrazia e liberale. I due erano argentini ed entrambi erano ciechi (forse anche politicamente).
    Ma Sábato, rispetto a Borges, aveva cambiato visione de mondo, quando a Parigi ha conosciuto la vera faccia del comunismo. Si dice che Sábato si sentisse in difetto, quasi soggezione per il suo collega borghese. È vero che la sua opera non aveva l’originalità e la profondità dell’autore de L’Aleph ma non ci sono punti di confronto. Mentre Borges dominava il terreno metafisico della narrativa, Sábato giocava nel campo del paradosso e dell’antietica. A quanto pare dopo quel libro i due non si sono più parlati. Il tempo conferma però che entrambi occupano un posto privilegiato nella storia della letteratura latinoamericana.
    Non c’è scuola sudamericana dove non vengano letti, obbligatoriamente, le pagine del romanzo Il tunnel, pubblicato nel 1948. È stata questa opera a consacrarlo come scrittore. È una storia esistenzialista dove si sente l’influenza di Albert Camus e la ragione ci illumina sulla insignificanza della vita. E l’amore è condannato al fallimento.
    Prima del successo de Il tunnel, Sábato pubblicò i suoi primi testi nella rivista Sur di Victoria Ocampo e nel quotidiano argentino La Nación. Il suo primo libro era una raccolta di articoli sull’aspetto disumanizzante della scienza ed è arrivato negli scaffali nel 1945; il titolo era Uno e l’Universo.
    Nel libro Su eroi e tombe, uscito nel 1961, il pessimismo è ancora più tagliante e prende una forma onirica e metaforica. Abaddón, l’esterminatore (1974) è l’ultimo testo che chiude la trilogia. È una storia violenta, un testo molto autobiografico e meno saggistico, il romanzo più ambizioso della sua opera dove si sentono le tracce di Dostoevskij e Joyce. Invece in Mai più (1985) lo scrittore riflette sull’Argentina che arrivò nel potere nel 1976. Una raccolta di testimonianze di torture e scomparse della dittatura militare che si contrapponeva con la mancanza di posizione esplicita verso il regime. Nel 1984 vinse il Premio Cervantes con Il tunnel e nel 2007 e 2009 era stato candidato al Premio Nobel di Letteratura. Un riconoscimento mancato come Borges.
    Sono tradotti in italiano Il tunnel (Einaudi, 2001 e Feltrinelli, 2010), Sopra eroi e tombe (Einaudi, 2009), Lo scrittore e i suoi fantasmi (Meltemi, 2000) e Prima della fine. Racconto di un secolo (Einaudi, 1999). In autunno arriverà per Minimum fax, nel progetto Sur, la traduzione di Abaddón, lo sterminatore, che nel 1976 vinse il premio Miglior romanzo straniero a Parigi e in Italia il premio Medici.

    Rossana Miranda

    sabato, 30 aprile 2011

  526. 30 APR 2011

    (AGI) – Buenos Aires, 30 apr. – E’ morto lo scrittore argentino Ernesto Sabato. A darne notizia e’ stata la moglie. Avrebbe compiuto 100 anni tra due mesi; era nato a Rojas il 24 giugno del 1911. Ernesto Sabato e’ morto nella sua casa di Santos Lugares, nella provincia di Buneos Aires. “Quindici giorni fa si era ammalato di bronchite e alla sua eta’ e’ una cosa terribile”, ha spiegato la vedova Elvira Gonzalez Fraga. Prima di dedicarsi alla letteratura, Sabato si era laureato in fisica e aveva anche lavorato al laboratorio Curie di Parigi tra il 1938 e il 1939. Il suo primo testo fu una raccolta di saggi, nel 1945, dal titolo ‘Uno e l’universo’. Poi abbandono’ la scienza per la letteratura. L’esordio fu nel 1948 con ‘Il tunnel’. Seguirono ‘Sopra eroi e tombe’ nel 1961, che lo rese famoso in tutto il mondo, e ‘L’angelo dell’inferno’ nel 1973.
    Proprio domani, la Fiera del Libro di Buenos Aires aveva gia’ programmato un omaggio a colui che era considerato il piu’ grande scrittore argentino. Insignito nel 1984 del premio Cervantes, era stato candidato nel 2007 al Nobel per la letteratura. Di simpatie socialiste, si e’ impegnato a lungo nella difesa dei diritti umani. Nel 1984 fu presidente della Commissione nazionale sui desaparecidos sotto la dittura militare del 1976-1983, che produsse il Rapporto Sabato noto anche me ‘Nunca mas’, ‘Mai piu’. Il documento gli valse numerose critiche anche dagli oppositori del regime perche’ racconto di un’Argentina in preda negli anni Settanta “a un terrore che proveniva tanto da destra quanto da sinistra”.
    Critiche, ma per la sua arte, gli erano arrivate anche dal padre nobile della letteratura argentina, Jorge Luis Borges.
    “Ha scritto poco, ma quel poco e’ cosi’ volgare che ci pare un’opera monumentale”, disse di lui. Sabato era un artista poliedrico. Si era cimentato anche nella pittura e nel 1989 espose una decina di sue opere al Centre Pompidou di Parigi.
    “Mi ha salvato l’arte e per questo la mia arte e’ tragica”, spiego’ nel 1992 intervistato da Newsweek; in quell’occasione rivelo’ di avere tentato due volte il suicidio. E nella sua lunga vita Sabato ha vissuto molti momenti tragici. Nel 1995 il suo primogenito Jorge mori’ in un incidente automobilistico e tre anni dopo perse la prima moglie Matilde.

  527. BUENOS AIRES – Lo “scrittore tragico” della letteratura argentina, Ernesto Sabàto, è morto a 99 anni nella sua casa di Santos Lugares, nei dintorni di Buenos Aires. La sua seconda moglie, Elvira Gonzalez Fraga, ha detto che era quasi cieco, parlava poco, e che una bronchite negli ultimi giorni gli è stata fatale: “alla sua età è stata terribile”. I genitori di Sabàto erano emigrati in Argentina da Paola e dai centri albanesi della Calabria: dal 1999 era cittadino italiano. L’autore di ‘El tunel’, di ‘Sopra eroi e tombe’, e più recentemente di ‘Prima della fine’, è morto questa notte (le 6 in Italia) e avrebbe compiuto 100 anni il 24 giugno. Era in programma alla ‘fiera internazionale del libro’ di Buenos Aires un omaggio a Sabàto, proprio per ricordare il secolo di vita dello scrittore. “Non mi sono mai considerato uno scrittore professionista, di quelli che pubblicano un romanzo all’anno – ha dichiarato Sabàto in una delle sue ultime interviste – al contrario spesso alla sera bruciavo quello che avevo scritto al mattino”.sabato, 30 aprile 2011

  528. Chi glielo dice a quelli del TG1 che si scrive Sábato e non Sabàto?
    Accento sulla prima “a”, please.

  529. Unisco anche il mio addio a Ernesto Sabato.
    *
    Al solito alcune imprecisioni giornalistiche: i suoi genitori non erano di Paola (Cosenza), ma lì si erano conosciuti. E non erano entrambi di etnia arbëreshë (cioè nati in comunità albanesi della Calabria). Solo la madre era arbëreshë, di San Martino di Finita (CS), mentre il padre era di Fuscaldo (CS).

  530. Mi era sfuggito questo post, ed anche la notizia di questo decesso apparsa sulla stampa. Ne sono rattristato. Avrebbe compiuto cent’anni il prossimo mese. Sono però contento di avere avuto il modo di sostenere qui il suo capolavoro “Sopra eroi e tombe” (mi è capitato di recente vedere che anche Magris lo considera “uno dei due massimi romanzi della letteratura sudamericana”, essendo l’altro “Il Grande Sertao” di Guimares Rosa), e magari di avere contribuito a farlo conoscere foss’anche a una sola persona in più.
    Addio Ernesto.

  531. grazie Massimo… Ernesto è stato un uomo veramente grande e la sua letteratura ha un importante impegno col umanità… la sua morte ha lasciato un enorme vuoto nel cuore di tanti argentini che gli ammirano…

  532. esco da un’ictus ero fermo su una sedia a rotelle adesso per fortuna vado con le mie gambe sono di firenze non posso andare fuori di casa se non accompagnato da due persone che mi sorregono

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