Luglio 27, 2024

69 thoughts on “LETTERA A ENZO BIAGI

  1. CARO SIGNOR BIAGI,
    SONO CONTENTA CHE LEI SI SIA RIUNITO ALLA SUA CARA MOGLIE…
    MI DISPIACE PER NOI, CHE ABBIAMO PERSO UNA VOCE LIBERA, FERMA SENZA ESSERE URLATA Né RIGIDA, ALIENA DA PREGIUDIZI, CURIOSA E ATTENTA. USO UNA PAROLA DIVENTATA FUORI MODA COME LEI ERA DIVENTATO FUORI MODA PERCHé AL DI SOPRA DI ESSE. PERBENE. PERBENE IN UN MONDO VOLGARE E CHIASSOSO CHE LEI NON POTRà RIMPIANGERE DI CERTO.
    CE NE RICORDEREMO, DI QUESTO PIANETA.
    COSì RECITA LA LAPIDE DI SCIASCIA.
    SI RICORDI DI NOI. E CHE LA SUA LEZIONE ISPIRI I GIORNALISTI, GLI SCRITTORI, GLI EDITORI CARTACEI E TELEVISIVI.
    POSSO DIRLE CHE LE VOGLIO BENE?

  2. Saluto in Enzo Biagi il galantuomo, il partigiano, il signore. Il grande, immenso giornalista che scriveva e parlava in modo da farsi capire da tutti, mai autoreferenziale, una limpida e garbata voce libera (senza aggettivi, come diceva lui ‘libertà’ non ne regge) che riusciva a bucare il clangore di cimbali e tromboni che ci circonda. Sobrio, educato e libero. Chi è piu scomodo?
    Piango la scomparsa di un’altra persona per bene. E purtroppo non vedo un gran ricambio.

  3. Gentile Sig. Biagi
    ad apprendere la sua morte ho reagito come nel modo in cui so, mi sono spuntate le lacrime, ho perso, stavo scrivendo abbiamo, ma voglio essere precisa circostanziata come lei ci ha insegnato. Temevo questa notizia quando l’altro giorno i TG ci hanno dato notizia del suo stare male. La sua tranquilla e costante professionalità e le sue scelte politiche non gridate sono state un grande punto di riferimento e mi ha fatto sentire meno sola, tante volte. La sua vita professionale mi sarà di esempio e di conforto, mi farà sentire meno, mi scusi il termine, “fessa” quando sceglierò l’onesto percorso alla furbizia, quando aspetterò, ancora una volta, il turno invece di chiedere il solito favore, la saluto come una persona di famiglia con un abbraccio e un grande grazie. Anna Alì

  4. Faccio parte di quella schiera di ex-ragazzi che tanti anni fa, sui banchi del liceo, dissero: “farò il giornalista”. E lo dissi guardando come lavoravano Biagi, Montanelli, Vergani, Monelli et similia. Oggi i peana e le incensate sono doverose. Chi esalta il Biagi-pensiero, chi la Biagi-filosofia, chi il Biagi-impegno. Cose importanti, senza dubbio, ma corollari. Credo che Biagi stesso se ne impipasse abbastanza di essere pietra miliare di qualche cosa. Nella sua lunga e luminosa carriera è stato ovviamente anche direttore. E’ stato un monumento. Sono però sicuro di una cosa, ossia che chi ama fare ancora il giornalista si sia messo in ginocchio davanti a Enzo Biagi quando, ultraottantenne, scarpinava per cittadelle e paesini armato di taccuino a cercare storie da raccontare. E ovviamente le storie le trovava, e le raccontava facendole capire all’ingegnere e alla domestica.
    Sapeva benissimo, Biagi, che quelle che arrivano dai Palazzi del potere non sono notizie, sono comunicati ciclostilati a uso e consumo di tutte le testate.
    Se vuoi le storie che colpiscono gli uomini, tra gli uomini devi andare. Devi dar voce a chi non ce l’ha. O a coloro al quale viene soffocata dai trombettieri di Palazzo.
    Tutta l’Italia, in queste ore, ha scritto per lui epitaffi altisonanti. Io sono certo che lui avrebbe gradito semplicemente: “se n’è andato un cronista, uno dei pochi ancora in circolazione”.

  5. Uno degli ultimi liberi pensatori va via, lasciando al posto dell’effigie della libertà, l’ombra dell’accomodamento, del silenzio e delle mezze parole.

    Riprendo solo due frasi delle personalità sopra riportate:

    Silvio Berlusconi: “Al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima”.

    Dario Fo: “Quando uno come Enzo Biagi che amava tantissimo il proprio lavoro viene tolto di mezzo in quel modo così brutale che conosciamo, lo si ammazza a metà”. È un lutto nazionale. (…) Ho provato situazioni di cacciata diretta e so cosa significa essere di colpo senza un lavoro che, come nel caso di Biagi, è la tua vita. E non voglio aggiungere altro”.

    E vi aggiungo, come probabili risposte, le parole che Enzo Biagi in certe occasioni si trovò a pronunciare:

    “Credo nella libertà di espressione, cioé giornali e televisione liberi di criticare il potere”

    “Il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare ma non occorre ascoltare”.

  6. Signor Enzo,sono una giovane donna di 30 anni e ricordo la sua presenza in tv con molto affetto perchè vi ci sono cresciuta.Ho pensato tante volte che fosse un temerario e un originale per via della sua diplomatica ira contro i “piccoli”con lo scettro in mano. E non le nego che adesso la sua dipartita mi lascia un pò spiazzata. Per carità, capisco che cause di forza maggiore abbiano fatto il loro corso naturale a Suo discapito,e sicuramente contro la Sua volontà, ma adesso, Lei capisce bene ,che diminuiscono sempre di più le possibilità di sentire gente saggia parlare attraverso il tubo catodico.Sa,questi nostri ,sono tempi difficili e quello che vedo,che leggo ,che sento, non mi piace granchè… Oggi più che mai la sua saggezza poteva tornare utile a noi giovani. Ma la vita è questa e Lei è arrivato tanto lontano e ha dato a me la possibilità di avere un bel ricordo da conservare sulla storia della televisione.
    Buon Viaggio,ma tanto ci si rivede ;).

  7. Vi ringrazio molto. Davvero. Avete capito lo spirito di questo post.
    L’ho aggiornato inserendo, da youtube, il video del suo ritorno in Tv.
    Ve lo ricordate?
    In genere odio le “cose” melense, ma… valgano queste sue parole come risposta alle vostre lettere e ai vostri commenti.

  8. Caro dr. Biagi,
    grazie per aver svolto il suo lavoro in maniera semplice, sincera e puntigliosa. Non si scende a compromessi se si crede in qualcosa e in quello che si fa. Lei lo ha dimostrato. Io non lo dimenticherò. O almeno ci proverò.
    C’è da essere tristi e demoralizzati, ma mi consenta lo stesso di donarle un sorriso affettuoso.
    Smile.

  9. Enzo Biagi, da me intervistato anni fa per il settimanale OGGI, mi disse che non esiste un ’segreto’ per essere un grande intervistatore. Anche se mi rivelo’ di seguire un esempio inarrivabile. “Nella Bibbia, l’ho detto più volte, si trova quella che a mio parere è la migliore domanda che sia mai stata posta. Dio, che sa perfettamente quello che è successo, chiede a Caino, appena reduce dall’omicidio di Abele, “dov’è tuo fratello?”. Ecco, io credo di essere un discreto intervistatore perché mi limito a fare le domande che i lettori o i telespettatori farebbero se si trovassero al mio posto. Non ho mai approvato le cosiddette domande provocatorie. Colui che chiede ad una madre che ha appena saputo dell’assassinio di suo figlio cosa prova non è un giornalista, è un deficiente. D’altronde nello sforzo di apparire super-intelligenti si può ottenere un unico risultato, quello di risultare stupidi.”
    Grandissimo Enzo!

  10. Strano come, pur non avendo conosciuto di persona un uomo, se ne possa sentire la mancanza.
    Forse per quel suo entrare felpato e lucidissimo nella nostra vita, o per quella sua cravatta annodata con cura dietro il gilet da uomo d’altri tempi, in un tempo – come il nostro – che non vuole mai prendere esempio dal passato.
    La vera resistenza di Biagi non è stata solo quella da partigiano. E’ stata resistenza al malcostume, al clamore, alle bugie.
    Così, se ne va lasciando il vuoto di un nonno che ammicca alla propria gioventù non tanto per fare il nostalgico, quanto per ricordarci che una certa disposizione del cuore, composto, attento, sincero, non è mai fuori moda.
    Caro Signor Biagi, che la sua lezione – come lei – non invecchi mai.

  11. Che Enzo Biagi sapesse fare le interviste non c’è alcun dubbio. Peraltro quella del’intervista è una tecnica giornalistica che, secondo me, va maneggiata con cura. Per una serie di fattori, infatti, essa può rivelarsi del tutto inutile. Spesso è preferibile parlare con una persona e utilizzare il colloquio per un pezzo “raccontato”. Ma altrettanto spesso, purtroppo, ottenere un’intervista o delle battute, viene ritenuto un fiore all’occhiello anche se l’intervistato dice delle cose assolutamente ovvie e banali. Però, purtroppo, da anni esistono i cosiddetti “approfondimenti” che sovente sono solo spazio sprecato. Esempio: un tizio prende una carabina e spara a casaccio tra la folla facendo fuori chiunque gli capita a tiro. Al giornale ti chiedono “ohhhhh sarebbe interessante conoscere il parere di uno psichiatra”. Uno intervista lo strizzacervelli il quale, udite udite, rivela: “evidentemente quel tizio aveva dei problemi”. Ma va?
    “Papà” Enzo, proteggici tu!

  12. Caro Enzo Biagi,
    per quanto ammetto che fosse un bravo giornalista e una stimata persona, io di lei non ho letto niente, ne’ l’ho mai conosciuta personalmente. Sarebbe dunque ipocrita da parte mia spendere lacrime pubbliche o quant’altro in onore di una persona che non rientrava nelle mie scelte letterarie. Mi dispiaccio del lutto. Ma questo lo dicono tutti gli italiani: meglio che si esprima chi ama il giornalismo di quel tipo. Io sui giornali da anni leggo solo la Cultura. Naturalmente la perdita e’ grande per tutti, vista la sua sincerita’ e la sua signorilita’: il giornalismo italiano perde uno dei suoi illustri perseguitati politici.

  13. Caro Sergio, che non ti suoni come lezione per carità, ma prendila come un’osservazione da parte di chi quel mestiere lo fa. Quello di Biagi non è “giornalismo di quel tipo”, è giornalismo. Punto.
    Cambiano gli argomenti, Sergio, ma non cambia la filosofia di base. Il giornalista è uno che raccoglie notizie su cose che (spesso) lui stesso ignora. Quindi le deve innanzitutto capire e poi trovare il modo di trasferirle in maniera comprensibile a quelle anime pie che vanno a comprare il giornale sotto il solleone o sotto la pioggia. Chiamasi rispetto del lettore.
    Questo metodo, carissimo Sergio, vale per la cronaca, per la cultura, per lo sport, per gli esteri etcetera.
    Se (faccio un esempio) venisse ritrovato un prezioso e fondamentale documento letterario sanscrito, il giornalista che ne da notizia lo deve fare ugualmente in maniera efficace e immediata per spiegare le cose anche a chi (come tanti) legge il giornale in piedi sulla metropolitana. Se scrive per se stesso e pochi intimi non è un giornalista, ma un coglione. Naturalmente, come sai, taluni argomenti possono prevedere fondi, editoriali e commenti a corredo. Lì, semmai, si può essere un pochino più “specialisti”. Ma bisogna tener sempre presente che quel pezzo di carta finisce in mano a persone che spendono un euro al giorno per sapere cosa succede nel mondo. Se uno scrive con l’intenzione di farsi applaudire e ammirare da cinque persone, farebbe meglio a chiamarle sul cellulare invece di “rompere” sul giornale.
    Ho sempre visto il rapporto tra giornalista e lettore come quello tra due compagni di banco. Il primo passa “le cose” al secondo. Una comunicazione “orizzontale”, se mi spiego. Che il giornalista riesce a fare non perché è un fico, ma perché per mestiere ha accesso laddove altri non lo hanno.
    Purtroppo so benissimo che molti miei (non)colleghi sono portati alla comunicazione “verticale”: loro sopra e il lettore sotto a beccarsi quello che al giornalista aggrada come quando dalla galleria si sputacchia sulla platea. “Adesso ti spiego come la devi pensare, caro lettore. Perché io parlo con Prodi e tu, al massimo, parli col tuo salumiere”. Ecco, Sergio, questa purtroppo è la filosofia di tanti cazzari che oggi infestano questo mestiere. Ai quali, sono strasicuro, Enzo Biagi avrebbe detto “ma ande’ a caghér!”

  14. Caro Enzo Biagi, spero che Lei esista ancora, in un Oltre dove le menti cristalline come la sua possano ancora riflettere la verità che Lei, come giornalista e scrittore ha sempre rispecchiato.
    Oggi vedo molti suoi nemici avere la faccia tosta di scrivere di ipotetetici rapporti di stima, di patetici occultamenti del pugnale con il quale Le hanno dato il colpo di grazia.
    Non ha senso, per me che La leggevo già quando scriveva di camere e di personaggi, ed era un vero piacere. Poi, avendo personalmente abbracciato ideologie più nette, la preferivo soprattutto nelle garbate interviste in televisione.
    Ho ancora per Lei il rispetto per la saggezza del Suo operato, per la pacatezza con cui ha dichiarato il calpestamento dei suoi diritti in pubblico e da podi bulgari. Io ho ammirato il Suo dire, il Suo senso etico, il suo sottile umorismo. Oggi Lei mi manca. Anche io non ho più l’età nè la salute per sperare in chissà quanto tempo da spendere alla ricerca di valori in cui riconoscermi. Lei era uno di questi valori. Spero di ritrovarLa, un giorno, in uno schermo acceso fra le galassie.

  15. Caro Enzo Biagi,
    sorrido al pensiero di lei che legge le nostre parole, e che forse sorride a sua volta. In tanti hanno amato quel suo fare signorile, quell’aspetto uguale e rassicurante di persona pulita, onesta. Sono giovane per ricordare tanti degli avvenimenti che l’hanno vista protagonista, ma di lei conservo la stessa immagine che si rimanda. Per me è come se gli anni, sulla sua persona, non siano mai passati.
    Posso dire che nel mio immaginario lei non sia mai invecchiato, così come il suo modo di fare, la capacità innata, spontanea eppure molto professionale, di sapersi relazionare con tutti.
    La ringrazio per l’ironia con cui, senza risate sguaiate, ha colto nella nostra Italia e nel nostro mondo, il semplice essere “uomo tra gli uomini” e l’incondizionata volontà, nonostante tutto, di volerne fare parte.
    Come per un amico che viene a mancare, ancora non realizzo la sua assenza da questo mondo.
    Mi consolo sapendo che ci sono le sue parole, sparse ovunque, su carta e nell’etere, a ricordarci che c’è stato, che c’è.

  16. biagi forse meritava anche qualche lacrime. non ne ho vista una. in particolare non ho apprezzato per niente l’intervista di benigni. per un volta potrebbe anche cambiare registro. a me colpisce ormai che anche di fronte alla morte si mobilitano solo le parole. come se le emozioni fossero sequestrate.

  17. Caro Enzo Biagi
    sono di una generazione appena dopo la tua e quasi tutto il periodo che hai vissuto, l’ho vissuto anch’io. Questo per dirti che quando leggevo i tuoi scritti avevo l’impressione che mi leggessi dentro e mi facevi sentire
    mai solo. Senza saperlo sei stato il mio compagno di viaggio più fedele e sincero. In questi ultimi anni un quaraquaqua ci aveva diviso costringendoti al silenzio.
    Ora è giunto il momento di riprendere il nostro dialogo perchè io andrò a rileggermi tante cose che hai scritto e sono sicuro di trovare sempre un consiglio, un insegnamento che mi aiuterà nel poco tempo che ancora mi resta.

  18. Biagi lascia un vuoto enorme nel giornalismo italiano, una voragine, un abisso difficile da colmare. Chi prenderà il suo posto? pochi ormai si possono chiamare Giornalisti, negli ultimi anni il potere ha reso questo professione, che presuppone l’incessante ricerca della verità, un lavoro inutile. Ormai i giornalisti si limitano a mettere il microfono sotto il naso del potente di turno (di destra e di sinistra), compiacendosi delle risposte evasive e qualunquiste. Anche in questi giorni che è morto l’ultimo baluardo del giornalismo libero, democratico e antifascista. E osservare i suoi carnefici, laidi e bugiardi, a dire frasi di circostanza è deprimente.
    Ciao Enzo, con te se ne va la libertà, la cultura del giornalismo, quello vero, e a noi restano solo Vespa, Mentana e Belpietro, parodie del giornalismo.
    Rimane ancora il tuo sorriso, seppur muto, testimone di questo tempo che va morendo.

  19. Caro Enzo ti abbiamo sempre visto come un “saggio”, un persona “pulita” che con serenità dicevi “pane al pane e vino al vino” in questi tempi di libertà difficile. “Non bisogna dire bugie” così diceva tua madre, ed era ed è una grande difficile verità. Ci mancherai come ci sei mancato negli ultimi anni della tua assenza “forzata” dalla TV. Sei stato e sei un grande che continui a vivere in chi ti ha tanto stimato. Fausto Beretta, Maria Dozio, Roberto Beretta, Maurizio Beretta.

  20. Saprai certo, Caro Enzo, che non lasci nessuno a “battersi” per quel modo onesto, leale – non perfetto, certo – di essere cittadini italiani. E, sebbene in
    ritardo, devo dirti quello che avrei voluto dirti prima: non c’è alternativa che il vincere, per fare – in politica – le cose in cui si crede. Fino in fondo. Il dialogo, cui Tu sempre hai richiamato politici di “buona volontà”, è servito da alibi per nulla fare, mai, tranne gli interessi di bottega.
    Grazie di essere esistito così com’eri. Nessuno è perfetto e noi rimpiangeremo un buon concittadino che ci ha – a modo suo – fatto guardare alcune verità.

  21. Enzo,
    sono stato solo un utente fedele del prezioso servizio da te reso negli anni e ne ho sempre apprezzato la semplicità, la coerenza, il decoro, la dignità. Di tali valori si è perso da tempo il significato, ma, ogni tanto, ascoltandoti, potevamo recuperarne il ricordo. Ora c’è solo un grande silenzio.

  22. Caro Enzo Biagi,hai traghettato attraverso questi anni, più di una generazione, verso un mondo reale già verso la globalizzazione,in anticipo, se riuscivi a raccontarci quello che succedeva nel mondo: le tue memorabili interviste ai potenti della terra, il racconto dei tuoi viaggi tra le genti.Non hai mai disdegnato la cronaca italiana: incominciavi dal sud verso il nord dell’ Italia: hai scritto per la gente, da dentro la gente. Nel 1961 hai iniziato ad usare la televisione per entrare direttamente nelle case della gente e dei potenti del “Palazzo”.Caro Enzo Biagi,Sei stato il più tempestivo e moderno tra i tuoi colleghi giornalisti: Indro Montanelli, Arrigo Levi, Bocca, e meno letterato, intendo la consapevolezza di esserlo, a chi ti è stato contemporaneo e collega: Italo Calvino, Goffredo Parise, giornalisti e scrittori, per esempio.
    Grazie e un sentito cordoglio alla tue due figlie,Signore Bice e Ada, che hanno avuto la fortuna di esserti di conforto amorevole, mentre le lasciavi rincuorandole.
    Luca Gallina

  23. Caro Enrico,
    io non dico come la penso sul ”fare giornalismo” perche’ ho solo finora scritto e pubblicato articoli d’approfondimento e/o tematici di tipo culturale e anche perche’ non mi interessano altre cronache tranne quella culturale, che io leggo esclusivamente. Forse prima non sono riuscito a spiegarmi. Io leggo – come e’ mio diritto fare quando compro un giornale coi miei soldi spero – SOLO LE PAGINE SOPRA ALLE QUALI STA SCRITTO ”CULTURA” e se sono scritte male, neanche quelle: butto il giornale senza averlo letto o lo cedo ad altri.
    Ma l’argomento giornalismo, sinceramente, non vorrei trattarlo, non me ne importa niente, ho altri interessi.
    Comunque grazie per le spiegazioni che mi hai dato, e’ bello conoscere le tue opinioni professionali come quelle di ogni altra professione: dai bidelli ai fisici nucleari. Giornalisti di nera compresi.
    In tutt’amicizia
    Tuo
    Sergio

  24. Caro Biagi,
    sono cresciuto leggendo i tuoi libri, i tuoi articoli, vedendoti e ascoltandoti in televisione. Da giovane collega a grande decano del Giornalismo (sì, proprio quello con la “G” maiuscola che tanto ci manca oggi) avrei voluto incontrarti a quattr’occhi e chiederti tante, tantissime cose. Un giorno di cinque o sei anni è anche successo di averti al mio fianco, mentre acquistavi dei libri alla Feltrinelli di Milano nella centralissima Galleria. Mi è mancato il coraggio – caro Enzo – di avvicinarti. Lo confesso sono un gran timido e ho molto pudore nei confronti di chi è famoso. Adesso che non ci sei più però, mi fa rabbia non averlo trovato quel benedetto coraggio di avvicinarmi a te e stringerti almeno la mano. Probabilmente mi si sarebbe seccata la saliva in gola e avrei solo farfugliato qualcosa, ma sarebbe già stato tanto per me. Ti auguro di essere felice lassù, con i tuoi amici di sempre – Montanelli, Afeltra, Terzani, Tobagi – e di pregare, quando Ti capita, anche per i tanti colleghi che oggi soffrono o sono stati meno fortunati di Te. Riposa in pace.

  25. Bene Sergio, ho compreso meglio il tuo pensiero. Aggiungo, se mi permetti, che anche le pagine di cultura (giacchè inserite nel corpo di un quotidiano) fanno parte del giornalismo.
    Rimanendo quindi nelle suddette pagine, facciamo l’esempio che si parli dell’ultimo romanzo di Sergio Sozi (cosa che ti auguro).
    Un pezzo che racconta: come si intitola il libro, di cosa parla, quando è stato scritto, quanto lo scrittore ci ha messo a comporlo, qual era il precedente romanzo, citare alcuni passi, chi è lo scrittore, se fa solo quello o anche altro e che cosa altro fa…..è giornalismo
    Un pezzo che giudica, critica, analizza, sviscera, contrappone, sovrappone, confronta e, alla fine, sentenzia….è interessante e dotto, ma giornalismo non è.

  26. Caro Massimo,
    hai fatto bene ad aprire un forum sulla grande figura di Enzo Biagi per la quale non dirò nulla per il semplice fatto che tutto è stato già detto. Stamani, alle 9,30 sul mio giornale davo la notizia a ricordo di questo grande maestro, che, come si è potuto notare attraverso i messaggi e gli interventi sui media, era stimato ed amato da tanti (oserei dire da tutti, ma ciò è trapelato perché morto).
    Il tuo sito raccoglie sempre interventi seri ed intelligenti (non parlo solo per questo caso), ed è un “caffè culturale virtuale” degno del tuo spessore intellettuale.
    I frequentatori di questo “caffè” arricchiscono, con i loro interventi, il tuo impegno letterario e culturale rendendo gradevole ed interessante il tuo “Letteratitudine”, oasi dissetante in questo mare salato di interventi.

  27. De gustibus non est disputandum. L’amicizia e’ una cosa bella perche’ nasce spesso fra persone aventi gusti ed opinioni, formazione, atteggiamenti, modi, conformazioni mentali, psicologiche e spirituali del tutto diverse… Come in questo caso, poiche’ io leggo solo i ”pezzi” del tipo che tu escludi dalla definizione di ”giornalismo”. Ecco perche’ spesso butto i giornali – che leggo da quando avevo sette anni e che prima erano fatti anche di ”non giornalismo”, per mia fortuna di quei tempi.
    Oggi i quotidiani sono invece veramente giornalistici: pertanto io non li apprezzo e li lascio a marcire o li do da leggere a chi voglia farlo.
    Sergio

  28. Ben trovato Maugeri, ma lo sai che ho il tuo sito non mi si apre, sono un paio di giorni che provavo e riprovavo e oggi finalmente al secondo tentativo ci sono riuscita. Chissà perchè?
    Dunque, bello il pensiero della – lettera a Enco Biagi – sono anni che ci pensavo e come sempre capita le mie email che gli ho inviato non ho neanche saputo se gli sono arrivate, mentre il messaggio che ho mandato alla clinica Capitanio a Milano, ho ricevuto il riscontro automatico, ma ora che non c’è più che gli sia arrivato qualcosa magari alla segretaria, cosa cambia? Comuqne sia il pensiero m’è nato all’istante appena ho saputo il nome della clinica dove era ricoverato. Per quanto riguarda la lettera, ti dirò, non la posso scrivere, almeno fino a che non saranno celebrate le esequie, anche per un riguardo speciale. Sinceramente, la lettera la dovrebbe scrivere Berlusconi ma non soltanto lui…perchè a ben guardare, tutti noi paladini della Libertà, lo siamo perchè di libertà qui non ce n’è affatto. Guarda se qualcuno parla di come un CDA di una televisione pubblica possa essere manipolato e non soltanto da un governo di destra, ma sempre….altrimenti, credo, caro Maugeri, che sia io che lei, almeno una volta, qualcuno avrebbe dovuto fare i nostri nomi se non altro per tutte le poesie che abbiamo scritto, per il nostro faticare nel comunicare gratis, ogni pensiero che ci sembra utile…che ne dici? E mi fermo qui..altrimenti mi sentirei irriguardosi nei confronti di una persona che ha fatto della sua vita una continua diffusione della notizia…ma chissà quante volte ha dovuto cambiare le sue idee…e se sì, perchè non è stato messo in grado di difenderle al meglio sempre anche nei quattro anni di esilio….

  29. Scusa per gli errori, ma come al solito quando sono molto presa da una questione sono elettrica e la tastiera mi vola sotto i polpastrelli e poi non mi rileggo, capita a chi scrive senza guardare. Ciao

  30. Enzo Biagi: un uomo integro ed onesto, un giornalista serio e coraggioso che ha rappresentato un’Italia come molti altri la vorrebbero: seria, laboriosa e rispettabile all’interno come all’esterno.
    Purtroppo la realtà è tutta un’altra e deve farci riflettere di più e invitarci ad agire seguendo il suo esempio.
    Il suo panorama di pensiero era chiaro e semplice come tutte le idee oneste.
    I suoi commenti piccanti facevano scaturire la verità dietro una maschera del cinismo e della comicità, così da farlo risultare saggio e divertente verso gli ascoltatori e conciso e arguto verso i suoi avversari. .
    Come commemorarlo meglio se non mantenendolo vivo nei nostri intenti ed azioni, così che la sua presenza non risulti casuale, ma marchi un punto valido sul percorso del processo evolutivo democratico fino alla sua realizzazione.
    I suoi contraenti e nemici lo hanno portato alla ribalta facendolo maturare e rafforzare nei suoi ideali e intenti.
    Un grazie anche a loro per aver contribuito a mettere in risalto le sue qualità di uomo integro e onesto di fronte alla loro meschinità e opportunismo distruggente.
    Enzo Biagi è solo una persona, un nome, ma le sue qualità perdurano e operano ancora attraverso tutti quelli che lo hanno capito e lo seguono.
    Lorenzo Russo

  31. A quanto vedo il “Biagi” scatena querelle anche dalle nuvole!
    Il dibattito tra Sozi e Gregori è stato frizzante come la vecchia “Idrolitina”: come faccio a parteggiare per tutt’e due?
    Un po’ sono più per Gregori, ma per età, “sergiosozi” come diceva De Gregori “…si farà, anche se ha le scarpe strette/quest’altr’anno giocherà con la maglia numero sette!”

    Avete notato le dichiarazioni? Omologate, omogeneizzate come lo yogurt (lo yogurt è omogeneizzato?).
    Solo Dario Fò e Giorgio Bocca sono fuori dal coro: ci avanza ancora bella gente, gente!

  32. Sinceramente io volevo soltanto dire che sono triste per Biagi ma non lo leggevo perche’ ho altri interessi: lui raramente trattava i temi che io coltivo. Pero’ questo niente toglie al mio dispiacere e al fatto che come lui ne servirebbero tanti e invece ce ne sono pochi.
    S.
    P.S.
    Con Enrico c’e’ un rapporto di grande stima e sincera amicizia. Per questo non ci facciamo reciprocamente sviolinate.

  33. Ringrazio gli amici vecchi e nuovi che sono intervenuti “inviando” a Enzo Biagi la loro sentita missiva.
    È stato bello leggervi.
    Mi auguro che arrivino nuovi commenti.

    (Off topic)
    @ Sergio:
    condivido la tua passione per gli articoli culturali, ma non disdegno quelli di cronaca non necessariamente di taglio letterario-culturale. Non tutti saranno di livello altissimo, ma credo sia sbagliato generalizzare. E penso pure che sia importante per un intellettuale immergersi, anche attraverso la lettura delle notizie, nei fatti che scandiscono quotidianamente la propria contemporaneità. Non trovi?

  34. @ Gabry Conti.
    Grazie per essere tornata.
    Ci sono problemi di visualizzazione – purtroppo non ancora risolti – con Explorer 6.
    Compare la pagina bianca.
    Tuttavia basta scendere in fondo fino a “recuperare” il post.
    Ciao.

  35. (Fuori argomento)
    Massimo: io la realta’ o la vedo e la sento direttamente o me la faccio raccontare da chi voglio io. Ecco perche’ non leggo la cronaca dei giornali. Ma questo a prescindere dalla qualita’ degli articoli. E’ una questione mia, tutto qua.
    Tuo
    Sergio

  36. Ehi! ragazzi, non vi sembra di essere banali..con questa richiesta di scrivere una lettera a Biagi…Ma come, in vita, non si riesce ad inviare neanche un SMS a questi personaggi e quando muiono, tutti a chiedere di scrivergli. ma a Napoli si dice “ma che pazziamme!!!”
    Considerato che se trattasi di una grande persona, la lettera ha un valore storico e va non soltanto inserita nei commenti, neppure cestinata ma archiviata con protocollo negli archivi e nelle teche.
    A meno che, non vogliate convincermi che se a scrivere la lettera sono io, la si può anche mettere nel cestino, se invece dovesse scriverla che ne so, magari una famosa stallona dello schermo, con coscie al vento e capelli che di bianco neppure uno, magari con un abbecedario in tasca, allora quella lettera va superpubblicata magari in una rubrica fatta apposta in un quotidiano a tiratura nazionale….Ma dico, siete diventati bamboccioni veramente. Se scrivo a Biagi, e se dovesse venirmi fuori una bella storia, me la pubblico e non che la mando ad un colui che a discrezione di chi sa quale emerito caporedazione decide se inserirla oppure di farne quel che vuole..manco per niente. Ciao ragazzi, e stateme bbene! Che i pensieri miei dal momento che sono scaduti i termini di ricezione diretta, me li tengo per me….

  37. Secondo me l’idea della lettera è bellissima. Enzo Biagi è stato un personaggio pubblico molto amato dalla gente proprio per la sua corretteza, semplicità e cristallinità. Questo mi sembra un modo intelligente per esprimere un proprio pensiero rivolto al grande giornalista.
    Ovviamente nessuno è obbligato a scrivere. Non capisco certi commenti.
    Smile.

  38. Enzo Biagi mi ricorda mia nonna. Un ideale di sincerità, correttezza, pacatezza e amore per la Verità.
    Tutti a dire che era di sinistra. Boh, per me non si vedeva.
    Che cosa significa oggi dire che uno è di sinistra? L’ho visto assumere posizioni di destra e di centro.
    A uno che ama la libertà e il poterla raccontare non vado a fare le pulci per ridurlo in una botte di convenzionalismi.
    Biagi è al di sopra di tutto questo, insieme a Montanelli e a qualcun altro del passato che non ho avuto il piacere di leggere ma di cui mi dicono un gran bene.
    Un signore dell’animo, come mia nonna.

    Pier Paolo Piccioni
    Ascoli Piceno

  39. Okay, Massi.
    Diciamo che mi sono sentita un po’… “toccata” visto che proprio io ti avevo chiesto uno spazio per Biagi. Non so se oltre me l’ha fatto qualcun altro. Ma che importa?
    Enzo Biagi è un grande. E quando un grande viene a mancare è un’enorme perdita per tutti.
    Smile

  40. Caro Enzo Biagi,
    non sono state molte le voci oneste di quest’ultimo mezzo secolo. La sua ha vibrato per onestà e lucidità. E credo che risuonerà ancora per molto tempo.
    Grazie.
    Alfredo

  41. da Repubblica.it
    =
    BOLOGNA – Sono iniziati i funerali di Enzo Biagi, che si svolgono nella piccola chiesa dei Santi Giacomo e Anna a Pianaccio, il paesino dell’appennino bolognese dove il giornalista è nato e cresciuto.

    Il feretro, giunto da Milano, è stato accolto da un lungo applauso, preceduto in chiesa di pochi minuti dall’arrivo delle figlie Bice e Carla e dai nipoti. C’è tantissima gente comune che saluta commossa il giornalista, ed un cartello con scritto “Grazie a Biagi maestro di vita”. Molti gli amici di Giustizia e Libertà, la formazione partigiana in cui Biagi aveva militato.

    Diverse le autorità presenti alla cerimonia: il presidente del Consiglio Romano Prodi, applaudito al suo arrivo, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il presidente della Rai Claudio Petruccioli, il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani. Presenti anche Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 ore, e Paolo Mieli direttore del Corriere della Sera.

    “E’ una vergogna che si continui a manipolare la verità. Oggi è il momento in cui tutti insieme dobbiamo ricordare il coraggio e l’esempio a difesa della libertà e contro la prepotenza che Enzo Biagi ha subito fino a qualche anno fa”, ha detto Gentiloni.

    Anche il sindaco di Roma e segretario del Pd Walter Veltroni partecipa. Veltroni ricorda così il cronista scomparso due giorni fa a Milano: “Un’idea di giornalismo e anche di vita. Nasce da questi luoghi, nasce dalla storia di una famiglia operaia, nasce dalla battaglia della resistenza, nasce dalle cose migliori della società italiana”. E a chi gli chiede un ricordo sull’ultima battaglia di Biagi “contro il regime”, Veltroni risponde: “in assoluta coerenza con tutta la sua vita”.

    E’ arrivato anche lo scrittore Roberto Saviano, scortato da quattro uomini. “E’ stato un maestro che mi ha insegnato che verità e potere non coincidono mai e che è necessario guardare le sfumature più che i valori unici”, ricorda l’autore di Gomorra.

    Le esequie sono celebrate dal cardinale Ersilio Tonini, insieme ad altri due parroci amici del giornalista. In dubbio fino all’ultimo per motivi di salute, il prelato ha dato ieri sera la sua disponibilità, vista la profonda amicizia che lo legava a Enzo Biagi. In chiesa anche il coro di montagna, che intonerà Bella Ciao.

    Nella piazza di Pianaccio sono arrivate molte corone di fiori: da Giorgio Napolitano, dalla Ferrari, dalla Fiat, da Luca Cordero di Montezemolo, dal Corriere della Sera, dal sindaco di Roma e dalla Fnsi. Fra le corone anche una dedicata a Enzo Biagi da ‘la sua Rai’.

    Il giornalista sarà poi sepolto nel piccolo cimitero di Pianaccio. Non andrà accanto alla moglie e alla figlia: sarà infatti rispettata l’antica tradizione che vede nel cimitero gli uomini e le donne separati. Vista la dimensione del camposanto, le tombe saranno comunque a pochi metri.

    La strada d’accesso a Pianaccio è chiusa dalle prime ore del mattino e dalle sette e trenta viaggiano senza sosta le navette predisposte dal Comune di Lizzano in Belvedere che percorrono gli ultimi quattro stretti e tortuosi chilometri che collegano il centro di Lizzano al piccolo borgo. La piazza è affollata da telecamere, pullmini di regia e antenne paraboliche, per assicurare la copertura televisiva di questo insolito evento mediatico in un borgo di 30 persone.

    (8 novembre 2007)

    Fonte: Repubblica.it
    http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/biagi-grave/biagi-funerali/biagi-funerali.html

  42. (postato da Cicerone 1)

    Il socialista solitario
    di EUGENIO SCALFARI

    NON parlerò di come e quando l’ho conosciuto, di come e quando io lavorai per lui e lui lavorò per me qui, sulle pagine di “Repubblica” che per alcuni anni fu la sua casa giornalistica. La morte di un amico porta sempre un pezzetto di noi sottoterra insieme con lui, sicché è inevitabile personalizzare il compianto.
    Cercherò di resistere a questa tentazione. Enzo Biagi ha avuto centinaia di migliaia di lettori dei suoi articoli e dei suoi libri e milioni di telespettatori delle sue apparizioni televisive.
    Dunque di amici, le persone che condividevano le sue parole, i suoi pensieri, il suo stile. Uno stile asciutto, intessuto di proverbi, di citazioni, di luoghi comuni elevati a dignità letteraria. Uno stile corroborato da fatti precisi e circostanziati che di solito si concludevano con un giudizio tagliente e definitivo.
    Non è mai stato fautore della regola che vuole i fatti separati dalle opinioni; per lui valeva una regola diversa: mai un’opinione senza un fatto e viceversa, poiché sono le due facce della stessa medaglia e quindi vanno insieme.
    Questa massima non ha significato faziosità e spirito di parte; la sua ricerca di imparzialità era un’ossessione per lui e lo sanno bene i suoi collaboratori che lo aiutarono a raccogliere il materiale per quella rubrica televisiva che gli valse la scomunica berlusconiana e l’estromissione dalla Rai. Si può essere imparziali e neutrali oppure imparzialmente partecipi.
    Biagi non fu mai la prima cosa, fu sempre la seconda.
    Nonostante la moltitudine di amici lettori e telespettatori, Enzo è stato un solitario. Non so se per scontrosità o innata timidezza o per superbo orgoglio di sé. Propendo per la timidezza e per un pizzico di diffidenza verso l’umana natura. Questo mostro sacro del nostro giornalismo non si è mai trovato a suo agio in veste direttoriale. Quando ha diretto “il Resto del Carlino” e il telegiornale Rai ai tempi del monopolio televisivo, l’ha fatto con sicura professionalità ma facendo forza alla sua natura. Infatti furono tutte brevi le sue esperienze direzionali e cessarono più per suo desiderio che per decisioni editoriali. La sua vocazione era quella del cavaliere solitario e l’ha realizzata per più di mezzo secolo come grande cronista, grande intervistatore, grande commentatore. I suoi libri erano lo sviluppo del suo giornalismo e furono seguiti in massa dai suoi abituali lettori.
    Aveva alcuni punti di riferimento molto chiari e direi elementari nella loro semplicità. Era di idee socialiste, d’un socialismo all’antica, quello che riscaldava i cuori dei lavoratori agli inizi del Novecento, la solidarietà delle leghe cooperative, delle Case del popolo, delle associazioni di mutuo soccorso nella Bassa Padana e nelle Romagne.
    Quello era il socialismo che gli piaceva e che ha continuato fino all’ultimo a ricordare nelle sue pagine: il socialismo di Treves e di Turati, il socialismo di Pietro Nenni, delle scuole serali e delle università popolari.
    Tutta roba che ormai non c’è più e di cui è stato l’ultimo cantore.
    Biagi non era e non si riteneva un intellettuale. Ha voluto essere un giornalista, punto e basta. Non a caso il suo esempio preferito e da lui spesso citato era Giulio de Benedetti, direttore per dieci anni della “Gazzetta del Popolo” negli anni Venti e della “Stampa” dal 1948 fino al ’68.
    Erano fatti della stessa pasta, perciò si capirono e si piacquero a prima vista.
    I suoi affetti profondi sono stati la famiglia e la professione. Un giorno senza scrivere era per Enzo una penitenza. Scrisse anche nei giorni di malattia e di interventi chirurgici e quando usciva dalla narcosi già aveva in mente la sua rubrica e come avrebbe ricominciato a raccontare.
    Non so che cosa scriveranno sulla sua tomba ma penso che cosa avrebbe voluto lui: Enzo Biagi, giornalista.
    Riposa in pace, caro amico.

    (7 novembre 2007)
    Fonte: Repubblica.it

  43. Cara Elektra,
    vedi a parole tutti stanno dicendo che i principi e gli esempi scritti di Biagi non andranno perduti…poi, quando uno esprime con lo stesso spirito ciò che pensa, in maniera completamente avulsa da coinvolgimetni politici, ma soltanto in virtù di quella libertà tanto osannata da Enzo Biagi, allora, quel qualcuno, e in questo caso, tu Elektra, ed altri vi arrabbiate. Sono convinta che Maugeri, sa benissimo come la penso e quanto avrei voluto che un cronista di nome Enzo Biagi fosse venuto un giorno nel mio quartiere per poter fare noi delle domande a lui (lo scrissi anche nel 1996 su un giornale locale) e dialogare amichevolmente con un’anima partigiana che mi ricorda tanto le mie origini emiliane e i miei parenti di quei posti. Però, se uno dice sempre e soltanto quello che ci si aspetta, non viene fuori che un frammento di verità, e così, forse non siamo più abituati a tirar fuori proprio quell’elemento che rende questa Libertà nella Verità di una esistenza viva e consapevole.
    E’ certo che neanche questo – editto su Biagi – riuscirà mai a farmi parlare male della televisione: anche se io appartengo a quelli che la radio e la televisione l’ascoltano per crescere e non per obiettare, indagare e criticare inutilmente. Sai, se non altro, la televisione e la radio ci ha reso tutti degli Sconosciuti senza S….e in un mondo che emargina, non è un servizio da poco.
    Così, il mio messaggio, era soltanto di tipo opportunistico, in quanto, soltanto in certe occasioni c’è data la possibilità di dire quello che pensiamo e di come stiano le cose….e di questo sono riconoscente al nostro Enzo Biagi ma anche a tutti coloro che anche inconsapevolmente ci offrono spunti di riflessione. Dal più piccolo al più grande, dal più debole al più potente….Chiaro!
    p.s. del resto, non credere, la mia è attenzione a me stessa e a quelli che si trovano come me, in disparte, in silenzio per volontà propria,ma anche ubbidienti ai consigli dei medici che dicono di non tenerci le cose tutte dentro, perchè ne soffre il cuore…e quindi, chi ce lo fa fare….E’ un consiglio che avrei volentieri dato anche a Biagi.

  44. Cara Gabry Conti,
    ma non mi sono mica arrabbiata!
    Dai, stretta di mano tra donne intelligenti!
    Smile

  45. Caro sig. Biagi, te ne sei andato anche tu,lasciandoci in balia dei vari Vespa che ci avvelenano l’esistenza. Gazie per averci insegnato come si fa a fare i giornalisti davvero, non i servi di qualche padrone, chiunque esso sia. Grazie di averci insegnato la signorilità, lo stile, la cultura,l’ironia dolce della tua terra. Ci mancherai moltissimo. Ti abbiamo perso ma, come ha cantato De Andrè, sarebbe stato peggio non esserci mai incontrati.

  46. Gentile Maugeri, torno a scriverLe dopo un bel po di tempo.
    Volevo solo sottolineare un particolare.
    Lei nell’introduzione qui sopra scriveve
    “Vi invito a scrivere una lettera (ma vanno bene anche brevi commenti).
    Scrivetela come se Biagi potesse davvero leggerla”
    Beh vorrei esprimere un pensiero che non riesco a trattenere.
    Fino a qualche giorno fa Enzo Biagi avrebbe potuto leggerle davvero queste lettere, ora no, per quanto poetico possa sembrare ed io cinico.
    E di tempo ce n’era.
    Chi merita va ricordato in vita. Poi non serve.
    Vale per Biagi come per chiunque altro.

    Ciao a tutti
    Don Peppe

  47. Nel mentre attendiamo la risposta di Maugeri, replico volentieri alla civile osservazione di Giuseppe.
    Molte persone, credo, potrebbero meritare un post di missive in quanto rappresentative di qualcosa di importante. Per Biagi, in realtà, si è colta una triste occasione. Ma un identico post aperto nei giorni della sua malattia sarebbe suonato, forse, un po’ “sfigante”. Non crede?

  48. Per Giuseppe.
    Gentile signor Giuseppe, su questo post non ho scritto nulla pur stimando molto Enzo Biagi. Non volevo sembrare banale.
    Io penso che chi merita non va ricordato in vita. Va aiutato ad operare, semmai.
    Gli uomini meritevoli che lasciano questa terra, invece, devono essere ricordati. Serve sempre. Sia come tributo, sia perché i loro meriti possano emergere meglio nei nostri ricordi. E sia perché la loro vita possa essere presa come esempio, se vogliamo, per vivere meglio la nostra.
    Stefy

  49. Gentile Gregori grazie per la pacatezza dei toni, molto apprezzata!
    In realtà intendevo dedicare una giornata di “chiacchiere” ad Enzo Biagi non nei giorni della sua malattia oviamente…un dscorso molto più ampio che riguarda tutti e in qualsiasi momento. Gente che merita intendo e lo ripeto CHE MERITA! Credo molto in quello che dico e mi espressi in maniera analoga tempo fa su questo bel blog a proposito di scrittori dimenticati tanto da vivi quanto in seguito. E’ una cosa che mi urta veramente tanto.
    Spazio e lodi a chi merita e non alla sciatteria dilagante e onnipresente

    Ciao a tutti
    Giuseppe

  50. In ogni caso sono d’accordo con lei quando dice: “Spazio e lodi a chi merita e non alla sciatteria dilagante e onnipresente”.
    Credo che anche Massimo sia d’accordo. Attendiamo il suo intervento.

  51. a me questo post pare una valida e intelligente alternativa ai classici coccodrilli.
    grande enzo biagi!
    ciao a tutti.

  52. Bravo Don Peppe, contraccambio la sua scrittura docile alla mansuetudine e sincera. Dal canto mio, accade sempre più spesso che io mi accorga che quando viene a mancare una persona della quale si possa parlare pubblicamente, accade una cosa particolare: sembra che gli animi si fortifichino e si impegnino a tirar fuori una sintesi del pensiero della persona deceduta. Come se una specie di orchestra silente improvvisamente cominci a far sentire varie armonie e il tono è di quelli ossequiosi il meglio lasciatoci dall’anima di chi non c’è più. Insomma, sono convinta che quando uno muore si disperde nell’aria qualcosa di lui che soltanto chi ne ha condiviso il pensiero sa raccogliere e quindi in parte proseguirne il discorso appena interrotto. Non dura molto questo effetto ma c’è. Del resto, è la potenza e l’energia che si sprigiona da un insieme di menti che nello stesso momento sono unite: telepatia,empatia,potere del ricordo, non so…questo è quanto, mi dica il suo parere caro don Peppe. La saluto e condivido le sue opinioni. Gabry C.

  53. Eccomi per un intervento al volo.
    Vi ringrazio ancora per i nuovi commenti.

    Intanto bentornato a Giuseppe! Le sono grato per i complimenti rivolti al blog.
    Lei scrive: “Chi merita va ricordato in vita. Poi non serve”.
    Non si può dire che non abbia ragione. Parlare di un personaggio pubblico che ci lascia non serve certo a riportarlo in vita. Il bisogno è più nostro… di noi che ricordiamo e che sentiamo l’esigenza di scriverne. Forse c’è anche una punta di egoismo in questo. Ma credo che abbia ragione anche Stefania (non ripeto il suo commento) e Gabry Conti nell’ultimo intervento.
    Allora, io dico: chi sente l’esigenza di “parlare” o “scrivere” di un personaggio pubblico che ha operato in maniera meritevole fa bene a farlo, anche dopo la sua dipartita. Chi non avverte questa esigenza fa bene ad astenersi.
    la mia unica perplessità nel pubblicare questo post l’ho già evidenziata in premessa: “Ero indeciso se scrivere questo post. Non mancano certo contributi, commenti, editoriali sparsi per la rete. Qualcuno di voi, però, mi ha incitato a farlo. E io, come sapete, ascolto il più possibile le vostre “indicazioni”.
    Quest’ultima frase va considerata sempre nell’ottica dell’open blog.
    Secondo me Biagi va ricordato oggi, così come andava sostenuto in vita in certi momenti particolari.
    Forse non era necessario ricordarlo qui… ma vi ho spiegato i motivi che mi hanno indotto a farlo.
    In altri post abbiamo ricordato uomini di lettere passati a miglior vita, come Meneghello e Crovi con coccodrilli o articoli simili a coccodrilli.
    Ma è anche vero che qui spesso parliamo con piacere di personaggi viventi.
    Certo, come dice giustamente Enrico, bisogna andarci cauti con gli omaggi eccessivi ai viventi. L’interessato potrebbe toccar ferro…
    Le segnalo questo post dedicato a Carlo Fruttero. Un vero e proprio omaggio a un autore vivo e vegeto e ancora in forze. Magari non prestante come George Clooney, come dice scherzosamente egli stesso. Ma noi ci accontentiamo.
    Le segnalo il link:
    http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/09/21/bentornato-fruttero/

  54. Bene, bene!
    Il dibattito è partito riaperto dalla raffinata intuizione di GIUSEPPE.
    Caro Massimo,
    l’idea di Giuseppe è brillante, celebriamo anche i vivi? Quelli che spesso sono messi ai margini?
    Sottomano ne abbiamo un paio; monumenti parlanti, galantuomini della letteratura e anche del giornalismo – quando sono questi a farlo il giornalismo è letteratura Sergio (Sozi)- Giorgio Bocca, Giulietto Chiesa, Eugenio Scalfari, Igor Mann…
    Proposta: parliamo di loro da vivi e, sopratutto, da ancora lucidi produttori di parole?
    Palla nella quarta d’angolo!

  55. Caro Francesco,
    in effetti ti ho già risposto… nel senso che qui abbiamo avuto modo di celebrare anche personaggi viventi.
    Se avete voglia di approfittare di questo post per “parlare” di giornalisti viventi e “meritevoli”, fate pure.
    Ma, naturalmente, sono privilegiati i commenti rivolti a Enzo Biagi.
    A dopo.

  56. Vero, verissimo, Francesco Di Domenico: sottoscrivo in pieno ed ammiro le persone da Lei citate, ma la democrazia e’ anche e soprattutto la liberta’ di seguire i propri interessi e la propria professione. Si puo’ ammirare Margherita Hack pur senza leggere di astrofisica.
    Cordialmente
    Sergio Sozi

  57. Bene, prima di cena, serve dire che se non altro, noi che non siamo dei giornalisti “impegnati” ma disimpegnati e non pagati, una fortuna l’abbiamo,non siamo stati costretti a redigere e preparare anzitempo questo “coccodrillo”, come se non si sapesse dire niente su una persona che viene a mancare, anche fosse il più importante, senza preparare delle frasi fatte e qualcosa che in definitiva già conoscono tutti: una vera ripetizione di cui faccio volentieri a meno…..poveracci questi giornalisti che sono costretti a fare…è come se si dubitasse delle loro capacità e non fossero in grado di formulare neanche un pensiero adatto…Guardate a cosa ci ha costretto l’utilizzo del tempo, dello spazio e del denaro…! Viva la spontaneità e voglio finire dicendo: orbene, mi sarebbe veramente piaciuto che tu Lapo ed io….no che dico, tu Indro, Enzo ed io (dove io sta per tutti coloro che vedono un certo mondo inavvicinabile) uscire insieme nella mia città a prenderci un caffè e una boccata di aria pulita….ma non accadrà mai….e non solo con loro, ma con tutte quelle persone che tanto ci fanno amare ma che per motivi incomprensibili sono più lontani di Dio…..forzatura del laicismo o egoismo all’ennesima potenza?

  58. Egr. Giuseppe – o Don Peppe,
    se la chiamano ”don” significa che Lei sara’ un sacerdote, immagino cattolico. In questa convinzione, potrei rivolgerLe una timida domanda?
    Lo faccio subito: la vita terrena e quella post mortem hanno un diverso valore, da un punto di vista affettivo?
    Saluti Riguardosi
    Sergio Sozi

  59. (postato da Cicerone 1)

    ROMA – Nel giorno dei funerali di Enzo Biagi, nel giorno in cui la figlia Bice smentisce Silvio Berlusconi ricordando che “l’editto bulgaro c’è stato”, parole pesantissime sugli ultimi anni del grande giornalista arrivano da uno dei suoi più cari amici, il cardinale Ersilio Tonini: “Lo hanno ucciso – dice, in collegamento con la trasmissione Annozero di Michele Santoro – è stato un ostracismo. Enzo Biagi dava fastidio, non era utile ed è stato cacciato”.

    “La Rai si è derubata – prosegue Tonini, nel corso del programma televisivo tutto dedicato alla vicenda del giornalista – c’era un tranello, una motivazione che non era degna. Ero suo amico e sono anche un uomo che conosce un po’ la realtà. Biagi non è stato solo un uomo della tv, ma anche una persona che ha combattuto per la giustizia e la libertà, un uomo di una schiettezza piena. Non si possono trattare gli uomini come pezzi da giocare. Allora si torna alla Grecia, all’ostracismo. Non è una bella epoca”.

    Tonini ricordato poi la “coerenza, la sincerità e la schiettezza” dell’uomo con il quale, ricorda, “abbiamo girato l’Italia insieme. Biagi ha lottato, aveva dei forti convincimenti ed era molto modesto. Non è stato capito. Dava fastidio, non era utile ed è stato buttato fuori”.

    All’inizio della trasmissione, anche Santoro – altra vittima dell’editto bulgaro – ricorda la figura del giornalista: “Con Enzo Biagi abbiamo avuto dei momenti molto aspri, ma alla fine siamo diventati amici. Ma non per l’editto bulgaro, che è avvenuto dopo la nostra amicizia. Lo siamo diventati perchè abbiamo deciso di batterci, informando gli italiani del fatto che concentrare tanto potere nelle mani di una sola persona poteva costituire un pericolo per la democrazia”.

    (8 novembre 2007)

    Fonte: Repubblica.it

  60. Si avvisano i gentili ospiti di questo blog che ai giornalisti (specialmente se di elevata statura come quelli citati da Francesco Di Domenico) si dice di far letteratura, ciò non viene preso come complimento ma come sberleffo.
    I giornalisti, davvero esperti nel loro mestiere, si definiscono semplicemente cronisti. Non trattasi di falsa modestia ma di rispetto al lettore.
    Omaggi.
    ps: se poi qualcuno ritiene che qualche pezzo scritto da qualche cronista sia assimilabile alla letteratura, è ovviamente libero di pensarlo. ci mancherebbe!

  61. Caro Massimo,
    Il commento di Giorgio Napolitano sulla morte di Enzo Biagi: “Una grande voce di Libertà” fa chiaramente riferimento alla “diatriba” Biagi – Berlusconi. In questo senso è strumentale, e vuole fare intendere come il Berlusconi fosse stato un “affossatore di voci libere”. Il effetti, il B. fece malissimo a determinare l’ allontanamento di Biagi dalla RAI, dimenticando per un attimo che le voci “antipatiche” vanno semmai controbattute, ma mai eliminate, proprio per “convenienza”, e per non dar estro all’ immancabile strumentalizzazione. Ciò detto, quando muore un Giornalista anziano, io non mi commuovo, grande o mediocre che sia stato. Occorre avere il senso della vita che ad un certo momento termina. Mi sono commosso invece per Pavarotti, perché non era giunta la sua ora!

  62. Grazie a Stefania, Gabry Conti ed Enrico Gregori per i loro messaggi e per aver interagito con la mia sentita provocazione.
    Grazie all’eccellente Massimo Maugeri per la pronta ( un po meno la mia !!!) e dotta risposta. A proposito le consiglio en passant come sottotilo al suo blog di aggiungere “una valida e intelligente alternativa” , come scritto poco sopra da LUISA. Mi creda, merita questa aggiunta.
    A Sergio Sozi: mi chiamano don Peppe come soprannome da tempo, molto più semplice…e inoltre la vita terrena e quella post mortem non hanno alcuna differenza in termini di valore affettivo, solo che dimostrarlo in vita ad una persona e specialmente al di fuori di date particolari, fa piacere. E ripeto, se tutto ciò è meritato, da parte nostra è dovuto.
    Ciao a tutti
    Giuseppe

Comments are closed.