Luglio 27, 2024

60 thoughts on “OMAGGIO A CARLO FRUTTERO: TUTT’ALTRO CHE UN “DINOSAURO AFFONDATO”

  1. Chiedo venia se il video non è visibile direttamente all’interno dell’articolo (ogni tanto wordpress fa cilecca).
    In ogni caso potrete vederlo su YouTube cliccando sulla parola “video” del post (opportunamente linkata).

  2. Mi raccomando, partecipate in massa.
    Va bene tutto: commenti sul post, considerazioni sul suo protagonista, commenti sul video.
    Basta anche un semplice: “Bravo Carlo Fruttero!”

  3. Caro Fruttero,
    l’unica ottima innovazione – quella di far scomparire l’abusata figura dell’ispettore di polizia – di questo Suo ultimo romanzo, mi e’ sembrata purtroppo insufficiente davanti ad un libro (certo corale e ben strutturato) che usa ed abusa eccessivamente dell’italiano colloquiale; perche’, semplicemente, se l’ispettore non c’e’, tutto il resto e’ troppo confacente ai decadenti gusti attuali della narrativa giallistica nostrana.
    Dovro’ pero’ specificare che le parlo da non-giallista, o meglio da autore di racconti fintogialli. Infatti mi aspetto una rinascita letteraria italiana proprio da dei gialli intellettuali, cosa che purtroppo non mi sembra di poter vedere dal suo ”Donne informate…”.
    Saluti Cari e sinceri auspici per un cambio di rotta
    Sergio Sozi

  4. carlo fruttero è uno dei grandi vecchi della letteratura italiana. ha dato davvero tanto con i suoi ottimi libri scritti a quattro mani con lucentini.
    la standing ovation alla fenice è spontanea e meritata.
    purtroppo, caro fruttero, il problema è che in italia vi sono stati e vi sono tutt’ora tanti intellettualini e intellettualucoli che abusano di un loro presunto status, molto spesso costruito su frottole, e che non sono stati in grado di riconoscere adeguatamente il suo valore.
    in america, lo sa bene, è tutta un’altra storia.
    ma qui c’è chi dice che lei “usa ed abusa eccessivamente dell’italiano colloquiale”. c’è chi preferisce l’uso di un linguaggio finto e artificiale e vede la decadenza dove non c’è. magari anche nell’abolizione delle maiuscole in internet.
    che ci vuole fare? questa è l’italia.

  5. Non avevo seguito la diretta Rai sul Campiello. Il video che ci proponi, Massimo, è divertentissimo. Carlo Fruttero non sarà George Clooney, ma è molto più simpatico.

  6. Grande Fruttero!!! Standing ovation.
    Per Iozzia. Perché ti scaldi tanto? È una vita che Fruttero subisce attacchi dalla c.d. critica colta.

  7. Vi ringrazio per questi primi commenti.
    @ Gennaro Iozzia:
    Guarda che Sergio ha espresso solo un’opinione personale, più che leggittima, sul libro più recente di Carlo Fruttero (segno che l’ha letto). Non è stato per nulla offensivo. Anzi, ha messo in evidenza un pregio (definendo “ottima” l’innovazione di far “sparire” la figura dell’ispettore di polizia) e un difetto (l’abuso dell’italiano colloquiale).
    Si potrà pur esprimere un’opinione non necessariamente entusiasta, non credi?

  8. Facciamo finta, ma solo per posticcio presupposto, che Carlo Fruttero abbia ragione nel definirsi “dinosauro affondato”. E allora facciamogli presente che film come “Jurassik Park” e dotte trasmissioni scientifiche hanno avvertito l’esigenza di “ricreare” i dinosauri per fronteggiare (magari) l’invasione di pidocchi che infestano un po’ tutte le branche dello scibile umano.
    Probabilmente, uno che a 4 mani con Lucentini scrisse “La prevalenza del cretino”, queste cose le sa benissimo. Qualora si fosse distratto un attimo ci permettiamo di rammentargliele. Con devozione e ammirazione, s’intende.

  9. Caro Iozzia,
    mi sembra che la nostra lingua, scritta e parlata, abbia anche delle regole (ormai stabili da circa cinquecento anni per quanto riguarda la scritta) e che la liberta’ di critica (ma rispettosa, non insultante, direi) sia legittima dal 1943. Il diritto di voto alle donne e’ apparso nel 1946, se non erro e i diritti sindacali nello stesso periodo.
    Ma il diritto di prendere a pesci in faccia la gente non mi risulta.
    Pertanto si’, se proprio lo vuol sapere, io sono contrario alle lettere minuscole su Internet e preferisco la Letteratura artificiosa e polverosa, vecchio stile e antiquata, con i congiuntivi ben usati e le maiuscole, le sillabazioni e tutti gli altri sforzi che denotano un lavoro serio e non un picnic sull’erba. Se si ha qualcosa di profondo da dire, ognuno sceglie il proprio stile. Mica scrivere vuol dire telefonare o mandare un messaggino col cellulare.
    Eeeeh, che ci vuol fare, sig. Iozzia: L’ITALIA E’ COSI’, o meglio QUALCHE italiano e’ come gli altri letterati europei, i quali stimano la propria lingua madre e quindi non la usano come fosse uno mero codice alfanumerico. Si rivolga ad un autore inglese o tedesco, magari sloveno: dica loro quel che ha detto a me e ne vedra’ la simpatica reazione.
    Concludo ringraziandoLa per gli insulti e invitandoLa, se vuole, a vedere un po’ la mia biografia, se volesse proprio sapere cosa mi legittima ad esercitare la funzione di critico letterario. Sottolineero’, comunque, gia’ in questa sede, che le mie pubblicazioni di cultura risalgono al 1990 – e ogni mio articolo aveva punti, virgole e maiuscole al punto giusto, mi creda.
    Inoltre, per certi versi il libro di Fruttero non mi e’ dispiaciuto – ma queste sono le stupide incombenze dei criticucci come il sottoscritto: perche’ non prova Lei a esprimere per iscritto qualcosa di tangibile sul romanzo, invece che offendere chi almeno prova a farlo? Cosi’ forse imparerei il mestiere, Iozzia.
    Cordiali Saluti
    Sergio Sozi

  10. @ Gennaro Iozzia:
    Sergio ha ragione ad arrabbiarsi. Il tuo intervento è stato un tantino eccessivo, anche perché – ripeto – non ha scritto nulla di offensivo. Ti invito a fare “retromarcia”.
    Vuoi?

    @ Sergio Sozi:
    Il diritto di replica è sacrosanto. E tu l’hai esercitato in maniera più he legittima.
    Ti prego, però, di aiutarmi a evitare che questo post scada in un litigio. Vuoi?

    @ Entrambi:
    Fate pace, su. 😉

  11. Non sono aduso aggredire nessuno e questo lo sanno tutti. Ho solo esposto le mie opinioni e per me la cosa finisce qui. Non posso far pace solamente perche’ non ho neanche fatto la guerra. E non mi piace litigare, veramente! E’ una cosa che mi disgusta! Io scrivo per comunicare, per insegnare e per imparare!
    Quindi saluto il sig. Iozzia e spero che d’ora in poi egli abbia piu’ stima umana (sottolineo: umana mi basta) del sottoscritto, evitando di personalizzare le questioni di gusto letterario.
    Ed e’ tutto. Un ringraziamento a Massimo, che e’ uomo di pace e dice sempre le cose piu’ equilibrate e costruttive: facciamo insieme un’Italia migliore invece di litigare fra noi. Massimo ha ragione e quindi metto in pratica quanto da lui suggeritomi.
    Sergio

  12. Grazie Sergio, ti conosco come valente intellettuale e come persona pacifica e aperta al dialogo.
    Aspetto l’intervento di Gennaro. Poi torniamo a parlare di Carlo Fruttero.

  13. In attesa di ulteriori interventi vi riporto la recensione di Mariolina Bertini: docente all’Università di Parma, nota francesista e critica letteraria de “L’Indice”.

    La recensione è, per l’appunto, apparsa su L’Indice

    In principio era Diderot. La molla principale della trama di questo giallo, quel grande lettore che è Carlo Fruttero è andato a pescarla nell’episodio secondario di un suo romanzo; poi, da sapientissimo bricoleur, intorno a quella minuscola molla settecentesca ha costruito un grande orologio, come quelli che – a Strasburgo, a Monaco o a Praga – mettono in moto allo scoccare dell’ora una processione circolare di personaggi variamente tipici, tra i quali spicca, irrinunciabile, la morte con la falce. Mi guarderò dall’indicare esplicitamente la fonte della piccola molla segreta, che rischierebbe di sciupare agli amanti della suspense quel piacere della sorpresa che è tra gli ingredienti più apprezzati di un intreccio accattivante.
    Ma non è solo per aver fornito l’ispirazione iniziale della macchina narrativa che Diderot si può considerare il nume tutelare di Donne informate sui fatti: l’accavallarsi di voci narrative eterogenee, l’andamento frammentario e sussultante del racconto, l’ironia implicita ma onnipresente dell’invisibile autore, tutto, in questo poliziesco attentissimo alla realtà sociale del XXI secolo, rimanda a quella singolare zona del nostro passato in cui Sterne e Diderot (l’ha ricordato spesso Maria Rosa Mancuso) inventarono il romanzo postmoderno ben prima che i canoni del moderno si profilassero all’orizzonte.
    È a una serie di voci femminili che Fruttero affida il racconto di un fatto di cronaca nera apparentemente banalissimo: l’assassinio di una giovane prostituta rumena, Milena, che viene trovata strangolata in un fosso, tra i prati della collina torinese. Il caso, però, è molto meno semplice di quel che sembra: il lettore lo capisce quando alle voci narranti dei primi capitoli – la barista che per prima ha visto il cadavere, la bidella che ha lanciato l’allarme, la giovane carabiniera scrupolosa che conduce l’indagine – cominciano a intrecciarsi voci che appartengono a un ambiente molto diverso, vale a dire alla Torino bene delle ville ottocentesche, dei castelli con frutteto (anzi, “pomario”) nel Monferrato, delle vacanze in Sardegna e dei campionati di golf. Grazie a un’organizzazione religiosa, Milena proprio in questo mondo privilegiato aveva trovato prima un lavoro, poi un destino ancora più fortunato: quale intrigo l’ha riportata al punto di partenza e a una morte atroce?
    La risposta emerge dalle voci, tutte di narratrici-testimoni, che si intrecciano, si giustappongono, si contraddicono. Ed è nella loro caratterizzazione il maggior punto di forza del romanzo: dalla barista che incalza il fidanzato con il linguaggio fitto di abbreviazioni degli sms, alla giornalista di una tv locale specializzata in “pubblicità di pentolame, mobili e fattucchiere”, sino alla gran dama a suo agio tra castelli e abbazie, ma con tante amiche “impegnate nel sociale”, ogni figura che prende la parola in Donne informate sui fatti ha una sua fisionomia linguistica precisa, colta con quell'”immaginazione sociologica” che è tra i più preziosi attrezzi del mestiere del narratore realista. Resta priva di voce, come la Sirenetta, soltanto la vittima, Milena, di cui non scorgiamo che il mite e rassegnato sorriso: nel silenzio che l’avvolge è concentrata tutta la pietas del romanziere, la sua sola deroga a un acre e taglientissimo disincanto.
    Mariolina Bertini

  14. Carissimo Fruttero,
    i ragazzi a scuola dormono o smanettano col cellulare ma se si parla di dinosauri di colpo diventano partecipi e attenti! Sia orgoglioso di essere un dinosauro…
    “La donna della domenica” è uno dei miei gialli preferiti e non credo che la premiata ditta F&L fosse il risultato di perfida ingegneria genetic-letteraria: le vostre pagine mi hanno fatto viaggiare dentro i meandri di Torino e di certa provincia, al di là dei godibilissimi intrecci gialli. Con Loriano Macchiavelli e voi, il giallo italiano può essere fiero di se stesso: c’è una specificità nazionale che voi avete interpretato benissimo.
    Le auguro tanti anni ancora di scrittura, almeno finché La divertirà. Poi, sogno per lei un’eternità di scrittori informati dei fatti… con espadrillas gialle.
    Con stima sincera e, se mi permette, affettuosa. Invece che fare polemiche, noi italiani dovremmo stringerci attorno a chi scrive storie nella nostra bellissima lingua…

  15. Caro Sergio Sozi,
    mi scuso con te per i toni eccessivi. Ho scritto in un momento di nervosismo.
    In ogni caso quando scrivevo di intellettualini e intellettualucoli non mi riferivo certo a te. Era un discorso in generale. Come avrai capito sono un estimatore di Fruttero, ma questo non ha importanza. Riconosco il tuo valore di intellettuale e critico. Del resto mi pare di averlo fatto in altri post.
    Di questo romanzo di Fruttero non scrivo nulla: ho già detto altre volte che sono un semplice lettore. Però mi pare che questo post non fosse dedicato al singolo romanzo ma all’intera figura del Fruttero scrittore. E quella figura secondo me merita gli applausi.
    In tuo onore come vedi, eccezionalmente, uso le maiuscole, ma rivendico il diritto di usare il tutto minuscolo così come fanno moltissimi internauti in tutto il mondo e in ogni lingua.
    Mi scuso anche con Massimo Maugeri. Cercherò di essere meno impulsivo in futuro.
    Applausi a Fruttero! E cordiali saluti a te, Sergio Sozi.

  16. Carissimo Carlo Fruttero,
    è un onore poterle scrivere. Ho divorato i suoi libri scritti con il suo amico Lucentini. Credo che abbiate dato tanto alla letteratura italiana e che lei darà ancora molto.
    La ringrazio e la saluto. E mi alzo in piedi ad applaudirla.

  17. mi sento meglio anch’io. infatti torno a scrivere in minuscolo 🙂
    però un saluto affettuoso a carlo fruttero potresti mandarlo anche tu, no?
    ora chiudo e mi predispondo ad uscire per il mio saturday night.

  18. Fruttero e Lucentini sono stati il mito mio e di Loredana Falcone da sempre. Non solo per la qualità della loro scrittura, ma per quello che hanno saputo esprimere insieme. Conservo ancora un’intervista dove spiegavano cosa significasse scrivere a quattro mani e non nascondo di averla saccheggiata quando mi sono sentita rivolgere la solita, trita domanda: ma come fate, tu e Loredana, a scrivere insieme? Chi detta? Chi decide? e via di questo passo.
    Ci siamo immedesimate in Fruttero quando Lucentini ha scelto di lasciare questa vita: si può sopravvivere alla fine di un simile sodalizio? Si può, Carlo Fruttero c’è riuscito e sono sicura che Lucentini lo sa e se ne compiace. Un applauso enorme per questo grande scrittore, da parte mia e di Loredana che, indegnamente, ci siamo definite una sorta di versione femminile del temibile duo Fruttero&Lucentini.
    Laura Costantini e Loredana Falcone

  19. Se parliamo della figura complessiva di Carlo Fruttero nella Letteratura italiana degli ultimi decenni, allora mi alzo in piedi ed applaudo anch’io, naturalmente!
    Sergio Sozi

  20. Carissimo Fruttero,
    da brava donna informata sui fatti mi alzo in piedi ad applaudirla con cognizione di causa.
    Smile.

  21. Mi associo senz’altro alla standing ovation…
    Qualche mese fa ho letto “Donne informate sui fatti”. A mio personale avviso il libro ha un grande pregio e un piccolo difetto.
    Il grande pregio è che Fruttero, più che un “dinosauro affondato”, dimostra di essere un giovanotto che a galla sa starci eccome! Perché non ha perso il contatto con il suo tempo: tutte le donne che vivono e narrano la storia sono credibil e (post)modernissime.
    Il piccolo difetto sta nel lato thrilling: ho indovinato chi era il colpevole, mentre di solito non ci azzecco.
    Mi permetto di consigliare “A che punto è la notte”: è meno conosciuto de “La donna della domenica”, ma addirittura più bello (e più lungo). E ripropone l’accopiata Santanaria-De Palma. Saluti bibliofili a tutti.

  22. Caro Carlo Fruttero, non sono una donna della domenica e non credo di essere una donna informata sui fatti. Ciononostante a lei il mio applauso di lettrice fedele. Rigorosamente in piedi.
    Maria

  23. Sono anch’io un lettore di Fruttero di vecchia data. L’applauso della Fenice è stato commovente e meritato.
    Lunga vita a Carlo Fruttero

  24. Carlo Fruttero è uno di quegli intellettuali veri. Capace, con Lucentini, ma anche da solo, di scrivere storie degne di tal nome. Non ce ne sono poi così tanti in Italia, sapete? Molti scrittori utilizzanno carta e penna, o tastiera e monitor, come uno “specchio delle mie brame”. Per dire, e farsi dire, quanto sono bravi. E belli.
    Applausi a Fruttero.

  25. Caro dr. Fruttero,
    ho appena visto su youtube il video del Campiello con lei protagonista. Volevo ringraziarla per avermi fatto sorridere. Una ciliegina sulla torta delle belle storie che ci ha regalato in questi anni con Lucentini.

  26. E che altro possiamo dire? Fruttero santo subito? A parte il fatto (non marginale) che il Nostro è ancora per fortuna vivo e vegeto, ma poi qualcuno ha espresso simile auspicio anche per Luciano Moggi…..ma vaffanculo, va’!

  27. ….e volendo evitare
    una figura da cretini
    cerchiamo di omaggiare
    anche il grande Lucentini

    ps: chissà quanto sarà contento Maugeri di queste incirsioni poetiche 🙂

  28. Dunque Fruttero Carlo
    e Lucentini Franco
    contro ogni tarlo
    e fuori dal ”branco”!

    (ehm, stavolta ho esagerato con la ”licenza poetica”?)
    Sergio

  29. Bravi, bravi!!!
    Carini questi omaggi rimati. Continuate. Purché non siano eccessivamente scadenti, però.
    Ci provo io.


    Son davvero molto lieto
    per la scelta della rima
    continuate senza veto
    ed avrete la mia stima.
    Di una cosa sono fiero:
    che non ho secondi fini
    nel plaudire il buon Fruttero
    ricordando Lucentini.

  30. Se vogliamo celebrare
    l’inventrice della moda,
    trovo giusto dire a Elvira
    che noi siamo la sua coda.
    Lei ha aperto la tenzone
    tra poeti da strapazzo,
    andrò avanti a profusione
    finché non mi rompo il…….BIP! 🙂

  31. Ma io sogno o è tutto vero
    che a vincere il Campiello
    non è stato il buon Fruttero
    ma un anonimo librello
    .
    Ma del resto che volete
    c’è l’autore che fa il fico
    chi poeteggia nella rete
    chi si guarda l’ombelico
    .
    Poi se devo dirne una
    io non credo sia leale
    che chi ha vinto qui in laguna
    di città abbia il nome uguale
    .
    Mariolina, senza offesa
    te lo dico con misura
    scrivi pure per far presa
    ma che sia letteratura!

  32. A CARLO
    —-
    Carlo, rimembri ancora
    quel tempo della tua vita mortale,
    quando scrivevamo
    a quattro mani
    e tu, lieto e pensoso, una storia
    dopo l’altra proponevi?

    Sonavan le quiete
    stanze, e le vie dintorno,
    al tuo perpetuo intreccio,
    allor che all’opre di scrittura intento
    sedevi, assai contento
    di quel vago avvenir che in mente avevi.
    Era il maggio odoroso: e tu solevi
    così menare il giorno.

    Tu che proponevi
    ed io tagliavo,
    ove il tempo mio primo
    consistea nel ritrovar l’inganno,
    in quel ritrovo d’idee e di titubanze
    porgea gli orecchi al rumor della tua penna,
    ed alla man veloce
    che percorrea la faticosa carta.
    Mirava il ciel sereno,
    le vie dorate e gli orti,
    e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
    Lingua mortal non dice
    quel ch’io sentiva in seno.

    Che pensieri soavi,
    che speranze, che cori, o Carlo mio!
    Quale allor ci apparia
    la vita umana e il fato!
    Quando sovviemmi di cotanta speme,
    un affetto mi preme
    acerbo e sconsolato,
    e tornami a doler di mia sventura.
    Letteratura, letteratura,
    perché non rendi poi
    quel che prometti allor? perché di tanto
    inganni i figli tuoi?

  33. C’è chi scrive per sua zia,
    e chi invece al mondo intero.
    Non è questa la teoria
    che cavalca il buon Fruttero.

    Lui arriva dritto ai cuori,
    emozioni non ne nega
    Molti dicon “siam migliori!”,
    ma gli fanno una gran sega.

  34. Ragazzi, ma con quale “faccia” dovrei presentare questo post a Carlo Fruttero?
    Cosa ne pensate dei versi che “Omaggio triste” ha riplasmato da Leopardi?
    Sono un po’ di cattivo gusto, secondo voi?

  35. Massimo, secondo me DEVI assolutamente mandare questo post a Carlo Fruttero. Non potrà che esserne contento, perché in fondo è un bel regalo. Io, al suo posto, ne sarei molto contenta.
    Smile

  36. ”Omaggio triste” e’ spiritoso e allegramente, goliardicamente affettuoso. Io lo proporrei – magari invece le parolacce tipo ”la sega, ecc.” sono quelle che creano problemi, secondo me.
    Sergio

  37. “La libertà individuale, anche di espressione, trova argini nel rispetto altrui. Commenti considerati offensivi o irrispettosi nei confronti di persone e opinioni potrebbero essere tagliati, modificati o rimossi. Nell’eventualità siete pregati di non prendervela” (Massimo Maugeri).

    Non essendo per ora mai stato censurato né rimosso, è probabile che il padrone di casa non mi ritenga scandaloso.
    Se qua e là indugio in qualche concessione al turpiloquio ciò fa parte, come spesso sono portato a fare, di una vena costantemente ironica (ma anche e soprattutto autoironica) con la quale affronto più o meno tutto. Scherzarci sopra, ad esempio, non vuol dire che io non abbia apprezzato “omaggio triste”. Anzi, l’ho apprezzato pur essendo anni luce lontano da quelle sensazioni. Mi pare più “lodevole” quel vegetariano che riesce ad apprezzare una bistecca piuttosto che medesimo apprezzamento lo esprima chi divorerebbe un cavallo vivo, zoccoli compresi.
    Comprendo quindi altrettanto bene il fastidio di Sozi nei confronti dell’ironia. Lui e il sarcasmo sembrano due rette parallele che, a differenza di quelle geometriche, non si incontrano nemmeno all’infinito. Ciò, però, non mi impedisce di trovare interessanti quasi tutti i suoi interventi.

  38. Hai ragione, Enrico. E’ un mio difetto pero’ sono fatto cosi’. Apprezzo anch’io i tuoi commenti. Magari un giorno riusciro’ a scherzare di piu’ sulla vita… al di la’ della malinconia tutta umbra che mi opprime.
    Con vera stima
    Sozi

  39. Apprezzare e stimare chi è da noi remoto è molto più bello e soddisfacente che specchiarsi nei propri simili.
    ps: benchè tu sia umbro, caro Sergio, puoi risparmiarti una visita alla “Perugina” per vedere in quale “bacio” ho trovato la frase suddetta. Trattasi di parto della mia mente…avariata come un cioccolatino lasciato per l’intero agosto sotto al sole

  40. Ripeto, secondo me Carlo Fruttero non potrà che apprezzare. Poi è vero o no che ha un gran senso dell’umorismo. Dal video su yuotube pare proprio di sì.
    A Sergio.
    Sei sicuro che ”Omaggio triste” a Massimo non e’ piaciuto? Miassimo ha solo domandato se secondo noi quei versi erano di cattivo gusto oppure no.
    Secondo me no.
    A Massimo.
    A proposito, perché ti è venuto il dubbio che quei versi fossero di cattivo gusto?

  41. Scusate. Ho scritto malissimo perché vado di fretta. Chiedo perdono anche a Fruttero qualora dovesse leggere.
    Smile

  42. Va bene, mi avete convinto.
    Farò in modo di recapitare questo post e i relativi commenti a Carlo Fruttero.

    @ Elektra:
    L’unica perplessità su “Omaggio triste” riguarda il fatto che la voce narrante dovrebbe essere quella di Lucentini. Non vorrei che venisse visto come una forma di mancanza di rispetto nei confronti del compianto partner letterario di Carlo Fruttero. Tutto qui. Ma voi mi avete rassicurato.

    @ Sergio e Enrico:
    non è che dopo la polemichetta vi innamorerete, vero?

  43. Ho bisogno di chi mi corrobori la vena ironica – che scarseggia invero. Ed Enrico la corrobora anzicheno’.
    Sergio

  44. Caro Massimo, “polemichetta” mi pare già vocabolo azzardato. Io e Sergio siamo decisamente diversi ma entrambi poco inclini (credo) alle risse telecomandate stile Isola dei Famosi.
    Noto che in blog c’è un racconto scritto da Sergio. Prometto di leggerlo ed esprimere un’opinione non appena sarò un po’ lucido.
    ps: e adesso chi dice “allora non lo leggerai mai” non è spiritoso manco un po’

  45. Domenica sera, Fabio Fazio, Rai Tre, Che tempo che fa, ospite Carlo Fruttero.

    (Parentesi: Fruttero è un genio. Ne sono più che convito. Qualche tempo fa si è presentato al Teatro La Fenice per il Campiello con indosso un paio di scarpe gialle, un po’ azzardate per un uomo della sua età. Dice di averlo fatto, oltre che per la comodità di quelle calzature, anche per citare La dodicesima notte di Shakespeare, in cui compare un servo innamorato della regina a cui i compagni consigliano di indossare un paio di scarpe gialle: è quello, infatti, il colore più amato dalla sovrana. Solo che la sovrana in questione non apprezza il gesto e fa allontanare il servo. Però, Fruttero, mi perdoni: non ha pensato che abbandonarsi a queste citazioni porti sfortuna? Poi non può lamentarsi se al Campiello si è classificato ultimo! Certe cose ce le tiriamo addosso da soli.

    (Chiusa parentesi).

    “Parliamo di questo libro?” chiede Fazio esibendo l’ultima fatica del lucidissimo scrittore torinese, Ti trovo un po’ pallida, una riedizione di un racconto sui fantasmi di quasi trent’anni fa.
    “Ovviamente” sembra pensare Fruttero. “Sono qui apposta.” E invece no: sfruttando la consuetudine che regala a ogni persona over ottanta la possibilità di dire quello che vuole in qualunque contesto senza imbarazzo o paura di essere contraddetto o commiserato, Fruttero rivela il meccanismo che ha portato all’uscita del suo ultimo libro.
    “Molti dei suoi spettatori” dice a Fazio “ricorderanno la mia partecipazione di un anno fa a questa trasmissione. Una parte di questi quattromilioni di suoi adepti [leggasi spettatori] è andata a comprare il romanzo Donne informate dei fatti. Ma adesso è passato un anno e quelle stesse persone reclamano un altro libro. Così, insieme all’editore, abbiamo deciso di ripubblicare questo racconto uscito nel 1979, allungandolo con qualche curiosità sulla sua stesura.”
    Silenzio. Un attimo di interminabile silenzio. Immagino gli ingranaggi del cervello di chi, come me, stava guardando la televisione in quel momento, rotelle che girano, stantuffi che eruttano come gayser. Fruttero ha ripubblicato un racconto, allungato come il vino con l’acqua, solo per motivi editoriali. Fin qui nulla di nuovo. L’ha fatto perché, a distanza di un anno, il pubblico che l’ha visto da Fazio vuole avere qualcos’altro di suo da leggere, anche se lui, nel frattempo, un altro romanzo non l’ha scritto. Ovviamente Fruttero va a presentare questa nuova fatica editoriale nello stesso salotto che l’ha visto protagonista un anno prima. E, come se non bastasse, non ha la minima ritrosia ad ammettere e svelare questi retroscena.
    Per una volta il buon Fabio, sempre troppo bravo e buono, mi stupisce. Di fronte al silenzio imbarazzato del pubblico riesce a raffazzonare un (pressappoco) “Siamo talmente abituati alle persone che dicono cose di facciata, che ci stupiamo quando qualcuno ammette semplicemente la verità.”
    E infatti anch’io sono stupito. Mi domando solo una cosa: quando anche il Buon Fabio sarà in vena di ammissioni e confesserà che la sua trasmissione (spassosissima, beninteso) si basa esclusivamente sulla partecipazione di soggetti che devono pubblicizzare cd, libri, film o concerti? Riusciranno autori, critici, spettatori… e forse anche gli stessi conduttori, a smettere di far finta di scambiare questa forma di pubblicità palese con un momento caratterizzato da presunti fini culturali e di divulgazione?
    Magari, dopo la sortita di Fruttero, Fazio sarà finalmente colto dal dubbio e, forse, arriverà ad ammettere una realtà che è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche perché nel frattempo il processo è mutato, è diventato più complesso, ha trovato sviluppi imprevisti. Si è trasformato da unilaterale in bilaterale: prima di Fruttero un prodotto (libro, cd, film o concerto) finiva nel salotto di Fazio spinto dal bisogno di nuovi spazi pubblicitari che attirassero gli spettatori grazie a una cornice accattivante, simpatica, ironica, e che impedisse loro di cambiare canale; dopo Fruttero il prodotto continua a portare con sé il bisogno di comparire a Che tempo che fa, ma questa apparizione genera una nuova aspettativa nel pubblico, che deve essere soddisfatta con la pubblicazione di un nuovo prodotto, che andrà presentato in tv e così via, come nella migliore tradizione del feedback che lega e unisce ogni cosa in un meccanismo circolare.
    Insomma, la solita vecchia storia dell’uovo e della gallina, o del bisogno creato dalla risposta al bisogno stesso. Un’ultima cosa, tuttavia, non mi è per nulla chiara: ma c’è davvero bisogno di tutto questo?
    8/10/07
    da http://inprimapersona.blogspot.com/

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