Marzo 19, 2024

77 thoughts on “OMAGGIO A UMBERTO ECO

  1. Care amiche e cari amici,
    la notizia della morte di Umberto Eco mi ha colto di sorpresa e mi lascia sgomento.
    Come ho scritto sul post, abbiamo ancora nelle nostre orecchie il suono delle parole del celebre scrittore da dove emerge il disappunto per la nascita della cosiddetta “Mondazzoli” e il conseguente avvio del progetto editoriale “La nave di Teseo” (peraltro, secondo il settimanale “L’Espresso”, l’Antitrust sembrerebbe orientata a impedire al gruppo Mondadori, dopo l’acquisto di Rcs Libri, di mantenere il controllo di due importanti case editrici tra quelle incluse nel pacchetto: la Bompiani e la Marsilio).

  2. Gianni Coscia – avvocato e noto fisarmonicista, nonché l’amico più caro di Eco sin dai tempi del ginnasio – ha commenta così la notizia della scomparsa dello scrittore sul sito de “La Stampa”: «Sapevo che Umberto era malato da due anni di tumore, ma nessuno pensava che la sua fine sarebbe stata così imminente».

  3. Semiologo, filosofo e scrittore divenne celebre in tutto il mondo dopo la pubblicazione del romanzo “Il nome della rosa”, avvenuta nel 1980 (in Italia per i tipi di “Bompiani”). Fu un successo travolgente e inatteso, con grandissimo riscontro sia dal punto di vista della critica sia da quello del gradimento dei lettori. Best-seller internazionale tradotto in oltre 40 lingue e venduto in cinquanta milioni di copie, “Il nome della rosa” si aggiudicò il Premio Strega nel 1981, fu tra i finalisti del prestigioso Edgar Award nel 1984 ed è stato inserito nella lista de “I 100 libri del secolo di Le Monde”.

  4. La produzione “libresca” di Umberto Eco è cospicua. Ricordiamo, tra gli altri: “Diario minimo” (1963), “Apocalittici e integrati” (1964 – con nuova edizione nel 1977).
    Tra i romanzi, oltre al citato “Il nome della rosa”, ricordiamo: “Il pendolo di Foucault” (1988), “L’isola del giorno prima” (1994), “Baudolino” (2000), “La misteriosa fiamma della regina Loana” (2004), “Il cimitero di Praga” (2010) e “Numero Zero” (2015), tutti editi in italiano da Bompiani.

  5. Nell’ambito della saggistica ricordiamo: “Il superuomo di massa” (1976), “Lector in fabula” (1979), “Sei passeggiate nei boschi narrativi” (1994), “Sulla letteratura” (2002), “Dire quasi la stessa cosa” (2003).

  6. Dedico, dunque, questo “spazio” alla memoria di Umberto Eco con l’intento di celebrarlo, ma anche con l’obiettivo (e la speranza) di contribuire a far conoscere le opere di questo nostro grande scrittore a chi non avesse ancora avuto modo di leggerle.

  7. Sul post ho pubblicato due video dedicati a Umberto Eco relativi alla “Consegna a Umberto Eco del Sigillum magnum d’oro – Cerimonia Dottori di Ricerca 2015” e alla “Lectio Magistralis – Comunicazione Soft e Hard – 2014”.

  8. Bologna perde Umberto Eco, il suo illustre professore

    Ha fondato il Dams e poi Scienze della comunicazione. A giugno aveva ricevuto il Sigillum Magnum dell’Ateneo. Il sindaco: “Ci mancherà la tua libertà di pensiero”. L’ex rettore Dionigi: “Oggi ci sentiamo tutti orfani”. Ubertini: “Indagatore delle parole, dei segni e della vita”. Prodi: “Aveva una relazione empatica con i suoi studenti”
    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/02/20/news/bologna_perde_umberto_eco_qui_ha_fondado_il_dams-133823667/

  9. Addio a Umberto Eco, Mattarella: “Uomo libero, pieno di passione civile”

    Renzi: “Intellettuale europeo, perdita enorme per la cultura”. Roberto Saviano: “Grazie professore, la tua scomparsa un dolore molto forte”. Il New York Times: “L’accademico che navigava in due mondi”. Le Monde: “Il grande alchimista destinato all’immenso”
    http://www.repubblica.it/cultura/2016/02/20/news/morte_umberto_eco_reazioni_renzi_saviano_franceschini-133827335/

  10. Morto lo scrittore Umberto Eco. Ci mancherà il suo sguardo sul mondo

    Aveva 84 anni. E’ stato filosofo, semiologo e grande esperto della comunicazione. Non ha mai perso la voglia di osservare la politica. Aveva appena lanciato una nuova casa editrice “La Nave di Teseo”, dopo aver rifiutato di restare in quella che lui chiamò “La Mondazzoli”, la fusione Mondadori-Rcs. E’ stato anche storico collaboratore di Repubblica e de l’Espress
    http://www.repubblica.it/cultura/2016/02/20/news/morto_lo_scrittore_umberto_eco-133816061/

  11. Eco d’archivio: la barba di Dio e il «pensiero lombare» dei jeans. Gli articoli del grande autore scomparso pubblicati sul «Corriere della Sera». Profetiche intuizioni su politica e tv accanto a sorridenti osservazioni sulle nostre abitudini. Un geniale «com’eravamo» nato per il giornale travasato poi nei libri
    http://www.corriere.it/cultura/16_febbraio_20/umberto-eco-archivio-corriere-articoli-50dde77e-d7b1-11e5-afdf-d68b3faa1595.shtml

  12. Addio a Umberto Eco, con lui la cultura diventò best seller
    Nato ad Alessandria, era uno degli intellettuali italiani più famosi nel mondo. La passione per ogni tipo di cultura: «Per capire quella di massa bisogna amarla»

    Non solo scrittore, filosofo e semiologo ma anche corsivista. Umberto Eco scrisse per il Manifesto con lo pseudonimo di Dedalus, lavorò per il Corriere di Ottone e per Repubblica

    di Gianni Riotta
    https://www.lastampa.it/2016/02/20/cultura/addio-a-umberto-eco-con-lui-la-cultura-divent-best-seller-UwlI8mAdbluPd6mx8Gv4CN/pagina.html

  13. Caro Prof. Eco,
    Ho cominciato a leggere i suoi libri da ragazzina. Non sempre li capivo, ma riusscivo comunque a percepirne la grandezza.
    Da adulta ho avuto modo di rileggerli e di apprezzare la loro paradossale leggerezza ammantata dalla sapienza affabulatoria della grande scrittura.
    Si può essere Leggeri senza rinunciare alla Grande Cultura.
    Lei me lo ha dimostrato.
    Per questo la ringrazio.

  14. Da fumettofilo mi preme ricordare che Umberto Eco aprì le stanze della cultura che conta al fumetto in tempi non sospetti, facendo storcere il naso a tanti pseudo intellettuali.

  15. Comunque come sempre accade in questi casi intravedo molta ipocrisia da parte di qualche detrattore di Eco che oggi si mette in fila davanti al totem dei ricordi con il cappello sotto il braccio.

  16. Tra i romanzi innalzo all’altare delle lettere “La misteriosa fiamma della Regina Luana” che a non tutti piacque.

  17. avrò avuto chessò, quindici o sedici anni. ero nella fase ficcanaso, quella in cui frugavo nella biblioteca di casa alla ricerca di epistolari e memorie: mi lessi di tutto, pepys, boswell, i diari di ciano, margaret case harriman -e da ogni lettura discendevano a valanghe interessi e curiosità e spin-off di linee di approfondimento. beh, c’era questo libro, e in costa c’era scritto “diario minimo”, promettente.
    ecco, questo è l’inizio di tutto: di un grande amore, di un’ammirazione sconfinata, di un desiderio di cercare sempre di essere all’altezza di capire, della comprensione interiore del fatto che si possa essere profondi e leggeri insieme, che si possa giocare con le parole, che si possano scombinare le carte sempre, che si possano avere nel cuore la patristica e dumas allo stesso tempo, che il sense of humour è la chiave. erano concetti che avevo già in nuce grazie a mio padre, ma averne la conferma da qualcuno ben più autorevole (il mio vecchio era una persona incredibile, ma tendevo a considerarlo un delizioso e colto cazzone) è stata una svolta.
    nel tempo ho letto quasi tutto, ho amato molte cose (più i saggi dei romanzi devo dire: pur se divorati sono altre le cose in letteratura che mi hanno cambiato la vita), ho imparato tantissimo (compreso come strutturare un saggetto -”come si fa una tesi di laurea” dovrebbe essere testo obbligatorio nelle scuole superiori- e compreso quanto internet possa essere una fonte preziosa: nel ‘96, agli albori, quando ancora accedervi costava un sacco, il suo “golem” era la cosa più bella che potevi trovare), ho riso come una pazza, ho goduto come un riccio.
    e ho pianto, pure. tanto. con un libro suo che non si è filato nessuno, che nessuno ricorda mai tra le opere anche perché è strano, un romanzo per parole e immagini: “la misteriosa fiamma della regina loana”. e ho pianto perché dentro c’era anche la mia infanzia (di riporto, sono stata formata da cose più vecchie di me) e c’era mio padre, morto troppo presto. prima che io potessi davvero interiorizzare che forse del tutto un cazzone non era, e farglielo capire.

  18. Ho provato un grande dispiacere, come se fosse scomparsa una persona cara.
    Mi accade di rado.
    Non ho tutti i libri di Eco. Ma quelli che ho li custodisco gelosamente e voglio assolutamente rileggerli.

  19. Grazie per il post. Non sono sui social network ed avere la possibilità di esprimere un pur breve pensiero è una grande opportunità di cui esser grata.

  20. ho appena ripreso dallo scaffale “Baudolino”. Poi toccherà a “Il nome della rosa”.
    In settimana comprerò “Il cimitero di Praga” e “Numero zero”.

  21. Ci ha lasciati fisicamente uno dei più acuti maestri del pensiero non solo italiano. Resteranno le sue numerose opere a illuminarci nei vari generi del sapere soprattutto umanistico.
    Personalmente ho letto e approfondito i suoi saggi sulla semiologia o semiotica, dal momento che Umberto Eco di questa disciplina era il primo studioso italiano.
    Consentimi, caro Massimo, di elencare quei suoi testi forse meno conosciuti, eppure fondamentali per comprendere il valore della semiologia e della ricerca semiologica, cioè “una ricerca che veda tutti i fenomeni di cultura come fatti di comunicazione, per cui i singoli messaggi si organizzano e diventano comprensibili in riferimento a codici”:
    – “La struttura assente. Introduzione alla ricerca semiologica”, Bompiani, 1968. La parte iniziale costituiva una dispensa universitaria apparsa in tiratura limitata, titolata “Appunti di una semiologia delle comunicazioni visive”.
    – “Trattato di semiotica generale”, Bompiani, 1975.
    – “Semiotica e filosofia del linguaggio”, Einaudi 1984.
    Con gratitudine, cordialmente, A. B.

  22. Mi mancheranno molto anche i suoi articoli. Un motivo in più per comprare questo nuovo libro pubblicato da “la nave di teseo” che se ho ben capito ne raccoglie una parte di quelli usciti negli ultimi anni.

  23. Una accurata recensione che non sono riuscito ancora a leggere. Ho saltellato qua e là ed ho capito che, comunque, val la spesa trovare un momento per leggerla. Cosa che farò appena il tempo me lo permetterà.
    Un grazie a Massimo per quello che ha prodotto.
    Intanto condivido il linck sulla mia pagina di FB in modo che anche altri amici possano prendere visione del suo lavoro.
    Cari saluti.
    Armando

  24. Ricordo quando in televisione e in radio parlavano del Pendolo di Foucault come di un libro troppo intellettuale per essere compreso. Ricordo mio padre che arrivò a casa con una copia, si mise sulla sua poltrona, appoggiò il volume su un bracciolo e lo lesse tutto d’un fiato, in due giorni. Lui sapeva cos’era Agartha. Ricordo la pagina che riporta un programmino in codice basic per scrivere tutti i nomi di Dio e ricordo di non averlo mai copiato e lanciato. Ricordo che quando anni dopo lessi il romanzo, mi stupì capire cosa fossero le citazioni che aprivano ogni capitolo. E comprendere che, se sei dotato di intuito e conoscenza, la Storia la puoi inventare e l’Invenzione ricalca in modo preciso la Realtà.

  25. Il pensiero critico di Umberto Eco degli ultimi 15 anni aleggia su questo nuovo libro pubblicato da “La nave di Teseo”.
    Lo acquisterò con l’obiettivo di gustarmelo un capitoletto al giorno.
    Così il buon vecchio Eco mi farà compagnia per molto tempo.

  26. Poi, certo, ci sono tutti gli libri, molti dei quali ammetto di non aver letto.
    C’è un bel patrimonio in pagine, parole, pensiero, critiche e storie di cui fruire.

  27. Altri hanno già indicato efficacemente aspetti non delimitabili né esauribili di una figura debordante per intelligenza e cultura. Leggevo la sua rubrica sul Tempo quando avevo ancora i calzoncini corti, anche se capivo poco. Vorrei ricordare un’opera poco citata ma straordinaria: Kant e l’ornitorinco, in cui unisce grandi spazi culturali con piccole descrizioni, chiarezza esemplare e bonomia di trattazione, perché un grande sapere è sempre leggero: Ride, si sapis (Marziale).

  28. Altri hanno già efficacemente descritto aspetti inesauribili di una figura unica. Vorrei solo ricordare una sua opera di cui si parla poco ma è straordinaria: Kant e l’ornitorinco, in cui vasti spazi culturali, che farebbero tremare i polsi a chiunque, sono visti con bonomia e esemplare chiarezza: un grande sapere è sempre leggero. Ride si sapis.

  29. E’ morto l’autore del più bel libro che abbia mai letto (Il nome della Rosa), che devo dire?

  30. Il post non è più in primo piano, ma sulla colonna di destra della home page del blog c’è un riquadro con l’immagine di Umberto Eco. Cliccandoci sopra tornerete qui.
    Spero che possano giungere nuovi contributi.
    Ancora una volta, grazie di cuore a tutti!

  31. Ci mancherà tanto Umberto Eco. Era anche un simbolo della nostra cultura nel mondo. Non credo che, attualmente, nel nostro paese ci sia una figura ai suoi livelli.

  32. . Che rapporti avete con le opere di Umberto Eco?
    Ho letto soprattutto i suoi romanzi, da brava amante della narrativa. Credo che Eco sia stato un eccezionale conoscitore dei “boschi narrativi”.
    2. Qual è quella che avete amato di più?
    Il nome della rosa, naturalmente! Letto nell’estate dei miei quindici-sedici anni facendo a gara con tre compagne di scuola per decifrare l’enigma (ci siamo riuscite prima di finire il libro!).
    L’amore per i libri, i manoscritti, le biblioteche e gli enigmi che mi porto dietro come seconda – anzi forse prima – natura ne è uscito rafforzato.
    Io adoro i gialli e addirittura avevo anche pensato ad una tesi di laurea su questo romanzo.
    Ne farò un saggio, chissà.

    3. E l’opera di Eco che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
    A parte IL NOME DELLA ROSA… credo che Eco si ritrovi, oltre che nei saggi, nelle “bustine”, in cui riusciva a parlare dei massimi sistemi con un linguaggio brioso e ironico senza sacrificare l’enorme cultura generale e specialistica che lo contraddistinse sempre.

    4. Tra le varie “citazione” di Eco di cui avete memoria… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?
    Oh… detto da un semiologo come lui, è ancora più significativo: l’invito a leggere i cuori e i volti più che le lingue, che spesso sono un mascheramento del nostro sentire.
    E poi quella sull’immortalità all”indietro che ci regala la lettura.

    5. Qual è la principale eredità che Umberto Eco ha lasciato nella letteratura italiana?
    Lo sdoganamento della figura dell’accademico: non più vecchio barboso dal linguaggio esoterico e pieno di fumisterie ma personaggio anche brillante e “pop”.
    L’attenzione al segno, al simbolo, dopo l’ubriacatura strutturalista e semiologica con le loro varie derive.

  33. Sto provando molta gioia nel ritrovare Umberto Eco nei libri di nuova pubblicazione per i tipi de ‘La nave di Teseo’.
    Pape Satan Aleppe offre tantissimi spunti di riflessione e ciascuno dei capitoletti, ex bustine di Minerva, potrebbero essere oggetto di dibattito.

  34. Ecco perché la mancanza di Umberto Eco, per noi lettori, è una mancanza relativa. Di materiale da leggere, da rileggere e da meditare c’è ne è davvero tanto.

  35. Chiudo segnalando la volontà espressa da Umberto Eco, in sede testamentaria, in merito a convegni e conferenze a lui dedicate.
    Eco ha espressamente chiesto che per dieci anni non si parli di lui.
    Cosa ne pensate?
    A me sembra un’ulteriore espressione della sua grandezza.

  36. Un monumento alla Kultura a capo di un mondo accademico popolato di raccomandati, ruffiani e di pecore, vezzeggiato al punto da permettersi di pronunciare i giudizi più arroganti. Uno a caso: “Se il vicino di casa di Proust fosse stato un genio, tanto più bravo di lui e nessuno se ne fosse accorto, per lui sarebbe tristissimo; per l’umanità basta Proust, e avanza.”

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