Aprile 25, 2024

21 thoughts on “EVERYMAN di Philip Roth

  1. Se non sbaglio avevo lasciato un commento giudicandolo un buon racconto anche al buio. Quando esiste della materia grigia in un libro la si sente anche a distanza e appunto anche al buio. Era una recensione che mi aveva messo alla prova in quanto ad empatia. Io lo faccio spesso, ho capito che invece di leggere due righe all’inizio del racconto, un altro paio al centro del testo e poi andare alla fine come fanno in molti, mi concentro sui dati in mio possesso e traggo delle conclusioni. Spesso ci indovino…e per questo avvertii un messaggio magnetico…e lo giudicai ottimo al buio. Sarai stato tu, Maugeri, un ottimo buio…ma è servito.Almeno a me.
    Hei, ragazzi, io do solo due occhi….e spesso non bastano per fare ciò che vorremmo, allora chiamiamo in soccorso altri indici di gradimento e ci facciamo aiutare da questi. Necessità fa virtù…e i pigri come me lo sanno bene.

  2. Condivido in pieno, parola per parola. Di Everyman avevo scritto benissimo anch’io, proprio sul tuo blog. Però le mie erano solo frettolose noticine e non una recensione ampia e competente come la tua.
    Bravo, Massimo.
    E bravo Roth.

  3. Bella recensione, Massimo.
    Grande Roth. Ci sta bene tra Tolstj, Saramago ed Hemingway.
    Per quanto riguarda il complimento di Gabry: meglio essere “ottimo buio” che “pessima luce”.
    Ma voi non vedete sanremo?

  4. Grazie per le belle parole Luciano… ma anche la tua recensione era bella e invogliava alla lettura. Scrivo il link, così chi vuole può rileggerla: http://letteratitudine.blog.kataweb.it/letteratitudine/2007/02/il_ritorno_di_p.html

    Spero tanto che il Nobel a Roth lo diano… ma questo si era capito.

    In ogni caso, giusto per alimentare il dibattito, segnalo una recensione non particolarmente favorevole firmata dallo scrittore Giuseppe Genna e pubblicata su Carmilla (l’aveva proposta Loredana Lipperini sul suo blog). Ecco il link:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2007/02/002160.html

  5. La leggerò Massimo, dopo aver letto il libro. Mi piacerà fare un confronto a posteriori. Tu non stupirti se vedi un commento a questo post due mesi dopo:)

  6. Credo che venga a proposito la riflessione che facevo nella mia ultima lezione di scrittura/lettura, che quindi riproduco integralmente qui di seguito. Ciao a tutti.

    Penso e Fingo Cause + Effetti

    Renato Di Lorenzo (rdlea@libero.it) spiega come si legge la narrativa. E come si scrive.
    Gratis direttamente nella vostra casella di posta elettronica.

    Lezione n. 6

    Quando si affronta la lettura di un nuovo libro le speranze sono molte: ci si aspetta sostanzialmente di imparare.
    Imparare le regole di un gruppo sociale, di un’esistenza, di un essere giudicante e che vive intensamente le sue emozioni… e noi siamo lì in attesa di con-dividere con lei/lui le medesime emozioni.
    Succede che queste attese, man mano che giriamo le pagine, vengano dapprima raffreddate, quindi assolutamente deluse.
    Mi è successo, ad esempio, con Il Cacciatore di Aquiloni e mi sono domandato perché.
    Stavo leggendo anche, contemporaneamente, Everyman, l’ultimo romanzo di Philip Roth, e non mi è successo. E mi sono domandato perché.
    Non riuscivo a trovare una ragione chiara e plausibile finché non mi sono posto una domanda: questo libro l’avrei potuto scrivere anch’io?
    La risposta per il primo è stata sì e per il secondo è stata no.
    Forse la discriminante è questa.
    Badate: non mi sono chiesto se sarei stato “capace”, di scriverlo (la mia autostima è come noto abnorme), bensì se sarebbe stato “plausibile” che accadesse.
    In altri termini: la vicenda narrata, è già nel mio inconscio, da dove – caso volendo – avrebbe potuto emergere?
    Mettiamola ancora in altri termini: ad ogni pagina che giro, sto imparando qualcosa di diverso da ciò che ho letto decine di volte e visto centinaia di volte al cinema o in TV? Quanto lo scrittore è riuscito a cogliermi di sorpresa?
    Non c’è sorpresa emozionante nello scoprire che il mio amico di infanzia – a suo tempo sodomizzato senza che io abbia mosso un dito – era in realtà mio fratello. I sentimenti sono quelli de I Ragazzi della via Pal, o di tanta roba di Dickens, o di tanti romanzi d’appendice… buoni sentimenti senza sorprese.
    Roth… be’ Roth è differente.

    Compito a casa: cosa cercare nella lettura:

    Fate un elenco dei cinque libri che avete letto ultimamente e ponetevi la domanda: sarebbe stato plausibile che questo libro l’avessi scritto io? Come avete compreso non è rilevante se voi siate o non siate uno scrittore.

    Mandate questa e-mail ai vostri amici: potranno richiedere le lezioni passate.
    Il dialogo è (molto) gradito, pur nell’impossibilità di rispondere in dettaglio; sarebbe auspicabile che si costituisse una community di appassionati.

    Racconti da scaricare:
    http://guide.dada.net/letteratura_gastronomica/renato_di_lorenzo/

  7. Che bello gironzolare nel libro(non solo nelle librerie), scoprendo a poco a poco, con curiosità e partecipazione, i pensieri più intimi; riuscire a farli propri, confrontandoli con le proprie emozioni. Una bellissima recensione, che mi spinge a leggere subito il libro. Io mi ero fermata a “L’animale morente”, mi sembrava che fosse già una sintesi completa, di questo nostro essere uomini privi di senso. Timorosi di una morte che si annuncia nel corpo, giorno dopo giorno: la vecchiaia è un massacro.
    Oltre ai grandi autori che tu hai citato, vorrei ricordare un libro di Massimo Carlotto: L’oscura immensità della morte. Testo tremendo, buio…nero, CONTEMPORANEO e antiestetico.Dopo averlo acquistato lo lasciai sullo scaffale per più di un anno: avevo bisogno di coraggio.
    Grazie per questa tua bella recensione, un saluto, Miriam

  8. Questo libro mi ha fatto tremare e piangere. Ma l’ho amato come pochi altri!
    Che grande libro!
    Una vera potenza.

  9. Una sola osservazione.
    Genna lo trovo irritante: a volte ha una potenza massimalista insolita nella lettaratura italiana (le prime sessanta pagine di DEUS IRAE), ma poi si avvita in intellettualismi più indigesti di una peperonata fritta nello strutto di cighiale. Comunque il suo articolo su Roth dice cose ineteressanti (anche se non le condivido). E vorrei ricordare a Genna che Philip Roth non ha cominciato a scrivere con PORTNOY.

  10. L’oscuro senso del nulla e dello scacco inevitabile emergono spesso
    nella produzione di PHILIP ROTH.
    In EVERYMAN, ogni tentativo del protagonista di colmare il vuoto
    dell’esistere si infrange di fronte alla degenerazione progressiva del
    corpo, alla morte, tema sentito profondamente: i limiti, la sconfitta alla
    quale l’uomo è inevitabilmente destinato.

    Qui, l’idea della morte non si trasforma in quella serena accettazione
    che è certezza di luce come in TOLSTOI, bensì è lo scacco implicito della
    condizione umana. Da questo atteggiamento nascono le pagine più felici
    dell’autore, personalissime dal punto di vista stilistico, dominate come
    sono da una cruda volontà, non scevra di spunti umoristici, di esprimere ciò che effettivamente prova e non ciò che altri si aspetterebbero secondo le convenzioni.

  11. Everyman!
    E’ un libro sconvolgente, bellissimo; forse solo Simone de Beauvor mi aveva toccato così le stesse corde leggendo “Una donna spezzata”. Ho ritrovato una mail inviata a mia figlia allora, che aveva notato come avessi sottolineato delle parti del libro, e che aveva intuito tutta la mia paura di invechiare: le avevo scritto: “Simone è bravissima a scrivere cose comunissime e anche banali in modo che diventino letteratura; é questo che poi sconvolge, pensare che i propri dolori, le proprie paure, i propri fallimenti, i propri tormentati affetti e amori, la constatazione della propria decadenza fisica, siano poi dei “luoghi” di tanta umanità dove riconoscersi pari pari…” La stessa cosa avviene per questo racconto o romanzo breve di Philip Roth, lo sto regalando a tutti (purtroppo o per fortuna ho tantissimi amici che potrebbero essere Everyman) e lo regalerò sicuramente anche a Claudio Abbado (la grande passione della mia vita) perché in ogni caso non fa venire ancora più paura della vecchiaia e della morte, anzi, al contrario, scoprire che tutto quello che ci agita e ci tormenta e che a noi sembra banale o meschino o non degno di attenzione, può diventare il soggetto di un testo letterario e può diventare arte, alla fine é molto consolatorio!
    Un caro saluto da una everywoman.

    Attilia Giuliani – Milano

    P.S. Una volta di più mi domando come si fa a non dare il premio Nobel a questo scrittore!!!! Proprio non so cosa dire!

  12. Sul tema della morte, ieri ho letto questa poesia.

    PAROLA DI CANE
    Hai solo cinque anni, ma penso
    di continuo alla tua morte.
    Incapace di godere del momento,
    lo brucio nell’angustia
    di tua futura, definitiva sorte.

    Tu, con la tua anima di cane,
    proprio non mi capisci. Mi guardi
    ebbro d’amore, inclini la tua testa
    e ti smarrisci.”Padrone mio che dici?
    Con tutto quello che possiamo fare:
    rincorrerci,annusarci,baciarci
    con la lingua, giocare con i gatti,
    cacciare le lucertole,mangiare.

    Dai retta a me, padrone mio,
    pensa meno a te
    e asseconda il vento.
    Svuotato l’io, sarai pieno di vita:
    importa poco se per un anno, dieci o cento”.
    da ANIMALI IN VERSI, Franco Marcoaldi
    Un saluto a tutti, miriam

  13. Lo sto leggendo anche io e avendo perso mio padre due anni fa si sta rivelando una lettura difficile ma anche terapeutica. Stamattina per esempio mi ha preso l’angoscia della morte, della non esistenza, del buio della fine, la paura della malattia. Ma lo consiglierei a tutti quelli che hanno perso qualcuno. Di caro, di amato.

  14. è il primo libro di Roth che leggo…sono rimasta piacevolmente impressionata dalla sua prosa densa e leggera al tempo stesso. molto belli i tuoi collegamenti in particolare con Tolstoj, autore che amo molto.
    a presto

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