Marzo 29, 2024

363 thoughts on “8 MARZO

  1. qualunque sia la vostra posizione, vi invito a scrivere di donne che meritano di essere ricordate… a prescindere dall’8 marzo.
    (e a commentare il pezzo della Corsaro e della Nardini).
    Buon 8 marzo.
    E buona notte.

  2. Ho da qualche anno oltrepassato i quarant’anni e storicamente faccio parte di quella generazione di adolescenti subito dopo le rivoluzioni sessantottine che, indossando chiodi di pelle nera, ha osservato i tempi con un occhio sul passato sulle anoressiche figlie dei fiori e l’altro sul futuro su ginnaste e paninare, siamo state quasi sempre simpaticissime e amorose rompiscatole, gli uomini cercano e temono il nostro modo di pensare come fosse raggio laser, complicate e lontane dalla banalità, quando ci siamo fatte i capelli come le barbies non so perché ma eravamo a disagio.
    Sono quasi le due del mattino e ringrazio tutti i miei complementari, i maschi, che apprezzano le donne per le loro qualità intellettuali, che collaborano con loro con l’idea di scambio e crescita reciproca, che donano loro, se ne hanno mezzi e possibilità, il regalo di farle emergere trovando il modo di valorizzarle.
    Un ringraziamento anche a tutti voi, rosa e azzurri, che scrivete su letteratitudine e che non parlate lingue razziste nei confronti del sesso debole, laddove si sono abbandonati schemi mentali per fare spazio alla verità e al progresso.

  3. SOLTANTO ROSE

    Ed io non ho mimose
    nè le vorrei portare ai vostri spenti
    amari giorni e trascurate notti
    donne della mia vita
    donne per cui l’istante di un sorriso
    varrebbe tutto l’anno di mimose

    io no, forse però saranno rose
    quelle che recherò nelle mie mani
    quelle stesse che vi offro in ogni casa
    mentre siete ai fornelli, a rassettare
    o mentre ritirate i panni stesi
    o mentre vi affannate tra il lavoro
    la camera lo studio e il conto spesa

    vi coprirò di mille e mille rose
    senza le spine, quelle le ho levate,
    vi faranno da letto e da cuscino
    e suonerò per voi cetre e liuti
    cantando di ciascuna amori e vita
    madri di madri, figlie, donne mie
    che siete l’altra pagina del cielo
    con me verranno con le braccia tese
    gli uomini veri, padri, figli,sposi
    recando anch’essi mille e mille rose.

  4. avevo scritto un intervento lungo e strutturato, cavoli, ma per un problema tecnico se l’è mangiato la rete (credo).
    adesso non ho tempo di ricostruirlo, forse lo farò dopo.
    comunque l’articolo di nardini è molto bello, e rispecchia abbastanza le mie idee.

  5. Mi piacerebbe poter dire, come per altre ricorrenze che i tempi sono maturi perchè si faccia a meno delle celebrazioni. Generalmente a me, della festa dell’otto marzo, a me come singola e quotidiana, non me ne po’ fregà de meno. Sono una donna privilegiata, a casa mia la trisnonna era dirigente, la bisnonna all’università, e via così. donne che hanno avuto uomini con coglioni a sufficienza per poter tollerare un ego altrettanto abbondante accanto. La festa della donna in questo senso non mi serve.
    Pure, vale lo stesso discorso che è valso per il giorno della memoria. La cosmesi della Loredana Lipperini, una donna che stimo moltissimo ma che ha i pregi e i difetti della barricadieritudine di vocazione, è il lessico con cui la cultura occidentale nella sua globalità – ivi compresi i suoi strati più deboli – è capace di pensare a se stessa. Non è che semo tutti intellettuali. quando si nasce con certe stimmate culturali, non è che ci si pensa granchè mentre si sta in fila alla posta pe pagà le bollette.
    In questo senso, la cosmesi dell’otto marzo, come la cosmesi della giornata della shoah, per chi vi si trova “celebrato” e “martirizzato” sono esperienze regolarmente spiacevoli e dolorose – dimostrano l’arretratezza della loro cultura di appartenenza, e la necessità della celebrazione è dimostrata dalla sua stessa esistenza.
    E infatti: qualcuno fa politica riparlando di aborto, ma nessuno si mette nei panni di una donna che se vuole un figlio, potrà contare solo ed esclusivamente su se stessa, perchè non c’è un asilo nido, perchè il contratto di lavoro è a termine, e sia mai che te lo rinnovino una volta che sanno che sei incinta. E ci sono moltissime moltissime cose ancora da sistemare. Non voglio dire nel mondo, perchè io ho conosciuto molte donne arabe e mi hanno messa di fronte a una consapevolezza di se che la mia arroganza occidentale non sospettava, e il discorso è intenso e complicato (anche se si c’è molto da dire) -voglio dire qui in Italia. Qui nel mio paese.
    No, non ringrazio gli uomini di letteratitudine, per una cosa che è semplicemente un dovere verso il loro cervello rossella – sono degli intellettuali, ci mancherebbe – non ringrazio nessuno per il fatto di non rubare. Per altro non conosco nessuno così bene qui da giurare su un’assenza di sessismo nel suo intimo modo di pensare. affatto.
    E non voglio gli auguri. Ma sono contenta del fatto che Massimo abbia scelto di usare l’otto marzo per quello a cui serve: un’occasione per pensare culturalmente.

  6. Mi sono dimenticato di dire che l’idea dell’inserimento del video di Lennon: “Woman is the nigger of the world”, mi è stata fornita dall’ottima Gea.

  7. Credo che ogni momento di celebrazione possa sempre essere letto in molti modi. Il migliore, a mio avviso, è quello di farne un’occasione di riflessione.
    E allora la festa si svuota, magari, del contenuto originale, si adatta ai tempi, si colma di esigenze nuove, attuali, sentite.
    Perchè la questione non è più – mi pare – quella dell’affermazione femminile, quanto del giusto disporsi di questa condizione tra le maglie della società, del lavoro, della famiglia.
    Lo sforzo della donna in campi finora preclusi non cancella – e anzi acuisce – l’esigenza di ripensare in termini costruttivi e concreti al suo ruolo di madre, di moglie, di compagna.
    Perchè affermare in astratto che non bisogna rinunciare a niente è semplice. Ma vivere quotidianamente la fatica di far bene tutto è un’altra cosa.
    Solo che la via giusta è quella di un riequilibrio generale dei ruoli e passa attraverso le vie impervie del ripensamento della coppia e della famiglia.
    Mai come oggi essere donna esige l’aiuto dell’uomo.

    @Massi…a me gli auguri hanno fatto piacere!

  8. Prima di tutto vorrei ricordare le 129 donne, che nel marzo del 1908
    morirono bruciate nel cotonificio del signorJhonson. Stavano sccioperando per le pessime condizioni di lavoro. Il padrone dello stabilimento chiuse dall’ esterno tutte le porte e appiccò il fuoco. Morirono tutte. Rosa Luxemburg propose di dedicare l’ otto Marzo Giornata di lotta per i diritti delle donne. Oggi, come tutti gli anni festeggiamo. Io preferirei che si continuasse a lottare per chiedereche siano assicurati alle donne diritti fondamentali. Ci sono molti induuuuuuuuustriali che assmono done facendo firmare loro una dischirazione avvilente: dovranno impegnarsi a non avere figli, pena il licenziamento. Non ho letto in alcun programma dei partiti, tranne rare eccezioni che non cito prché siamo in periodo elettorale, progetti sociali, asili nido, asil, assistenza agli anziani che grava soprattutto sulle donne.
    Per molti aspetti le donne sono ancora le schiave negre del mondo.
    La disoccupazione è in larga misura femminile. scarso spazio politico significativo è riservato alle donne, a parità di genere di lavoro sono pagate meno degli uomini. Il maschilismo non è superato, nemeno in famigia. Lo spazio che riescono ad assicuarsi le donne lo paano a prezzo alto, a volte altissimo, nella societò e in famiglia. Se qualcuno mi regalerà mimose certo non le getterà ne secchio della spazzatura ma preferirei che lottase, con l’ arma della nonviolenza a favore delle donne.
    Vogliamo rispetto. Delle mimose possiamo fare a meno. Lo dico anche
    alla mia Chiesa cattolica: non ci emarginate, non ci trattate come membri inferiori di una comunità che il suo fndatore, un certo Gesù di Nazareth
    volle di uguali. Leggete il Vangelo e riflettete come Gesù trattava le donne. Alla Samaritana, straniera ed eretica, secondo gli Ebrei, rivelà
    di essere il Messia e, mentre i dicepoli si scandalizzavano per il profumo “sprecato” da Maria Maddalena si ebbero il rimprovero dl Maestro. Mi rivolgo agli uomini e ripeto: meno mimose e più rispetto.
    Saluti a tutti, donne e uomini. Franca

  9. Trovo anacronistico festeggiare ancora l’8 marzo. Non ha senso. Così come non ha senso parlare di quote rosa nella politica e in altri settori. Penso oggi sia più giusto parlare di individui che riescono ad affermarsi in virtù del loro cervello, sia esso maschile o femminile poco conta. Nella vita sono sempre stato circondato da donne che si sono prese cura di me pretendendo di farmi diventare un damerino: due o tre nonne, un paio di mamme, alcune zie zitelle, due cugine baffute, comari e vicine di casa. Che palle! Per ultimo una cagnetta che un disgraziato ha pensato bene di regalarmi, la quale mi zompa addosso in qualsiasi momento, si mangia le penne, mi distrugge gli appunti e mi riempie di peli. Penso a come si starebbe bene oggi se quel babbeo di Adamo non si fosse lasciato convincere a morsicare la famosa mela.

  10. L’8 marzo avrebbe senso solo se si riempisse di contenuti diversi, più profondi, più scomodi. Troppi temi, anche quelli “impegnati”, si sono trasformati in litanie che spesso producono insofferenza e ahimè ulteriori indifferenza. Per la prima volta, quest’anno, ho pensato alle donne ( e a me stessa) in un modo diverso. Per chi ha un po’ di tempo, cliccare qui.
    http://it.youtube.com/watch?v=8IMA_UibtIw

  11. Ho apprezzato tantissimo il contributo video di Rosa Maria, già intercettato su bitlit (a proposito Rosa Maria la mia mail ti è arrivata?)e mi accingo come ogni anno a sorbirmi la solita litania degli auguri, per fortuna corredata sempre meno da mimose e regali floreali vari. Non sono una insensibile, mi piacciono i fiori, mi piacciono gli auguri. Ma non oggi – troppo fiato sprecato a dire che per me è una celebrazione non una festa, e si dovrebbe ricordare con rispetto per tutte le battaglie ancora da fare – ma chi è che non lotta? Non è una questione di cromosomi ma una gara alla vita che si consuma ogni giorno e da cui nessuno è escluso. Niente lagne femministe per carità. Sono donna oggi come ieri e come domani, e non mi serve un fiore giallo a ricordarmelo, non mi servono gli auguri compiacenti dei colleghi uomini, fatti con ammiccamenti maliziosi. Regalatemi fiori, possibilmente rose, perchè sono bella, perchè merito un pensiero, perchè mi amate, perchè vorreste conquistarmi…ma le mimose lasciatele sull’albero, fanno più effetto lì che in mano a certi ipocriti.

  12. ovviamente gli auguri di massimo sono esclusi dal mio commento precedente, perchè fatti senza malizia (e ci metterei la mano sul fuoco)!E giungono dopo una bella riflessione…ma dai Massimo che lo sai! Vero?
    🙂

  13. Io sono tra quelle che non predilige molto gli auguri dell’ 8 marzo, ma non per questo aggredisco chi me li fa, poiché sono sempre delle forme di gentilezza. Il problema è che non dovrebbe esistere una ‘Festa della donna’, anche la terminologia adottata è del tutto fuorviante a mio avviso. Dovrebbe essere una sorta di ‘giorno della memoria’ e uno dei tanti giorni di riflessione, non diverso da altri giorni in cui si ricorda un evento storico fautore di un processo storico che ha comportato delle trasformazioni (per fortuna, aggiungo).

    Ho trovato esaustivo e particolarmente significativo l’articolo di Stefania Nardini.

    A Massimo:

    grazie per aver inserito la mia riflessione su Sagan, una scrittrice di cui si parla pochissimo e che spesso è sconosciuta anche all’interno di istituzioni in cui la divulgazione della cultura letteraria dovrebbe essere stata ripulita dalla fuliggine di vecchi programmi accademici. In tal senso i passi avanti sono stati molti ma ne mancano ancora tanti altri.

  14. Stefania ci ha fornito con l’intelligenza, la preparazione e col suo stile ficcante e lieve, una preziosa rinfrescata di idee.
    Si, come dice lei, la mimosa è un bel fiore ma la festa è finita.
    GRAZIE, Stefania e grazie a Massimo e a tutti quanti lavorano a questo blog
    lucetta

  15. ….un mio amico, ogni anno quando siamo prossimi all’8 marzo mi dice …” e gli altri 364 giorni?”…. penso abbia ragione….comunque da parte mia Auguri sinceri a tutte !

  16. Mimosa letteraria dell’8 marzo , la donna e l’incidente di percorso. E’ un brano estratto dal romanzo La sinfonia maledetta, che l’autore mi ha dedicato per la giornata di oggi. Lo posto qui per condividerlo con voi. (la formattazione è un pochino insolita, spero di non fare danni)

    IN PRINCIPIO FU LA DONNA
    (dal romanzo «La sinfonia maledetta» di Adriano Petta)
    Quando la specie umana ebbe inizio tre milioni di anni fa, la prima creatura fu donna. E
    d’allora in poi, ogni volta che scocca la scintilla d’una nuova vita – e per quasi tre mesi dal
    concepimento –, secondo il programma scritto nel DNA, è una donna che deve nascere. Ma spesso
    avviene un incidente di percorso. E nasce un uomo (che continuerò a chiamare proprio con
    l’appellativo datogli da uno degli scienziati inglesi autori della stupefacente scoperta).
    Ai primordi c’era un mondo senza armi né eserciti: un mondo in pace in cui arti, tecnologie,
    l’esperienza religiosa e la medicina erano patrimonio della donna, incarnazione dello spirito del
    mondo: la Grande Madre Terra. Millenni fa le donne partorivano nei templi.
    Ma ci fu l’avvento delle società guerriere: cinquemila anni fa i faraoni crearono il primo esercito di
    aggressione. I maschi presero a cavalcare la storia, a fare guerre. Per gli antichi Greci, per il divino
    Platone, le donne erano inferiori agli uomini per natura, mentre per Aristotele la donna era uno
    scarto della natura. Alla donna era proibito studiare. Per i Romani, invece, quando nasceva una
    bambina, la madre doveva “esporla” ai piedi del letto del padre… il quale spesso decideva che il
    numero delle donne nella sua famiglia stava diventando preoccupante, destabilizzante… e allora dava l’ordine. La madre doveva subito immergere la bambina in una vasca piena d’acqua e annegarla, oppure – in mancanza del prezioso liquido – soffocarla. Per questo il numero delle donne nell’antica Roma fu sempre molto minore di quello degli uomini.
    Con l’avvento del cristianesimo, alla donna è stato definitivamente impedito l’accesso alla
    religione, alla scuola, all’arte, alla scienza. Quando nella biblioteca d’Alessandria d’Egitto riuscì a
    studiare ed insegnare una delle più grandi figure del genere umano, Ipazia – filosofa, matematica,
    astronoma, medico, musicologa – dietro istigazione di San Cirillo da una turba di monaci-assassini
    le vennero cavati gli occhi quand’era ancora viva, il suo corpo scarnificato, fatto a pezzi e poi gettato a bruciare in un inceneritore per la spazzatura. Era l’otto marzo dell’anno 415 d.C. Vennero
    distrutte tutte le sue opere filosofiche e scientifiche. Era una creatura bella come il sole. Il suo compagno di studi nonché padre della Chiesa Sant’Agostino, definiva il corpo della donna… immondizia.

    Lungo la breve storia umana, l’uomo-incidente di percorso è riuscito, poi, a scardinare e
    lacerare l’equilibrio e l’armonia del pianeta: nulla ha potuto la donna, sottomessa alla forza bruta
    dell’uomo. Spesso, per sopravvivere, lei – la creatura che porta dentro, ancora integre, briciole di
    natura selvaggia – è stata costretta a prostituire il proprio corpo; se ha tentato di opporsi al mondo
    delle regole dell’uomo, è stata scacciata, lapidata, bruciata viva come strega. Quando la fortuna le ha arriso, è stata beffeggiata col millenario appellativo che tronca ogni discorso razionale: puttana…
    mentre il suo compagno di viaggio – solo per sete di potere e di dominio – prostituiva la propria mente, l’anima. L’uomo ha depredato e ucciso non solo per sopravvivere, ma per il piacere di dominare tutte le creature. E questo pianeta – ove la vita pulsa da cinque miliardi di anni – oggi è agonizzante grazie alla sua follia suicida. Questo nefasto incidente di percorso, proprio grazie alla sua irrefrenabile sete di potere e di dominio, ha inventato la macchina… ma questa invenzione non sembra costituire una premessa di libertà: con queste macchine i maschi continuano a vivisezionare il mondo e le donne, rendendoci tutte e tutti schiave della tecnologia, di fronte alla quale siamo tutte prostrate. Per fortuna le donne nella solitudine della loro reclusione mantengono vivo il legame con la tradizione e la fisicità: il parto, il mestruo, la cura fatta di gesti quotidiani, la preparazione del cibo, l’igiene corporeo…
    L’incidente di percorso ha affinato la macchina per completare la sua opera di distruzione e di dominio su tutte le specie viventi. La macchina – la rivoluzione industriale e la globalizzazione – sta favorendo il trionfo del sistema suicida più perverso: quello capitalistico,
    idolatrato e promosso soprattutto dai popoli del Primo Mondo, che osano addirittura fregiarsi
    dell’appellativo di cristiani. Alle pochissime donne a cui oggi vengono concessi alti incarichi di governo, viene richiesta la spietatezza e la ferocia degli uomini: vengono esaminate, selezionate e promosse soprattutto quelle che posseggono queste caratteristiche. Le donne che vogliono accedere a posti di comando, sono quasi sempre costrette a rispettare le regole dell’uomo, ad essere più spietate e disumane dell’incidente di percorso.
    L’uomo spalanca la porta degli eserciti affinché la donna sia complice nelle guerre di aggressione e
    di sterminio… ma fa di tutto affinché essa non metta piede nel mondo della scienza. L’UNESCO,
    dietro la richiesta di 190 stati membri, ha dovuto creare il progetto internazionale IPAZIA, che
    intende favorire piani scientifici al femminile nati dall’unione delle donne di tutte le nazionalità,
    perché se si vuole che la Scienza sia davvero al servizio dei reali bisogni dell’Umanità è necessaria l’urgente realizzazione di un migliore equilibrio nella partecipazione di entrambi i sessi alla scienza e al suo progresso. Attualmente nell’ambito della scienza solo il 5% dei vertici è donna… mentre è donna la
    manovalanza – oltre il 60%. Laurence Summers, rettore dell’università di Harvard – la più
    prestigiosa università del pianeta – davanti a centinaia di giornalisti, ha declamato che se le donne oggi non riescono a raggiungere posti di prestigio nel mondo della scienza, è perché sono biologicamente
    inferiori agli uomini… inferiori per natura… il pensiero di Aristotele e Platone di 2400 anni fa.
    Ma il consiglio dell’università di Harvard ha destituito il rettore e, per la prima volta dopo centinaia
    di anni, al suo posto ha eletto una donna.
    È così che vorrei che si celebrasse questo 8 marzo: la donna che intima all’incidente di
    percorso di scendere dal cavallo, di scrollarsi di dosso dèmoni, dèi, cieli piccini e meccanismi
    barbarici, la donna che monta in sella cavalcando la storia del mondo affinché essa liberamente e
    senza altri compromessi riporti il genere umano sul sentiero giusto, quello dell’evoluzione. Quanto
    ai maschi, che ritrovino il contatto con la terra, che il loro piede affondi nel fango e nella sabbia, che
    tendano la mano ai bambini del mondo, che apprendano ad asciugare il loro nasino moccioloso quando cadono sui loro primi passi incerti… solo così i maschi potranno recuperare il tempo perso sui fucili, solo con la cura del più debole e il lavoro di dedizione quotidiana alla vita propria e altrui, potranno permettere al loro cervello di affinarsi e ramificarsi, solo così potranno raggiungere le donne nel processo evolutivo. È così che vorrei che si celebrasse questo 8 marzo… per tentare di riaccendere la brezza della speranza su questo pianeta dove ancora oggi si continua a stuprare la donna fra le mura domestiche, a mutilarle i genitali, a sgozzarla, a lapidarla, ad acidificarla.
    A perseguitarla per il solo fatto di essere donna.

    Un caro saluto ad Adriano

  17. L’essere umano ha sempre assoggettato al proprio volere individui (non donne) in una condizione di inferiorità, è intrinseco nella sua natura. Gli eserciti vincitori riducevano in schiavitù quelli perdenti (uomini e donne); nelle miniere di zolfo gli uomini più forti praticavano la sodomia nei confronti dei ragazzi e dei più deboli, e così nelle carceri. In ogni ambiente di lavoro chi ha la possibilità di esercitare potere ne approfitta per effettuare soprusi nei confronti di persone più deboli. Il Male sta nella natura dell’Uomo che, tra i tanti sentimenti, contiene anche le peggiori aberrazioni mentali. Si dovrebbe festeggiare il giorno della fratellanza per ricordare che ogni individuo deve rispetto all’altro.

  18. Io, come il cappellaio matto, festeggerei e celebrerei la donna tutti i restanti giorni in cui tutti, o quasi, si dimenticano di noi.
    La mimosa comunque è un fiore che ho sempre amato, a prescindere dalle feste. Precursore della rinascita primaverile, solare, profumato, fragile e leggero, come le donne.
    Inoltre vorrei che fossero celebrate tutte le donne, visibili ed invisibili, perché sono soprattutto quelle invisibili a non essere mai celebrate o riconosciute, coloro che sono semplicemente Donne, Madri, Sorelle, Figlie, Amiche…
    Specialmente le Madri, perché nessuno si sofferma mai abbastanza a riflettere sul fatto che un Essere (l’Umanità quindi) cresce dentro di loro e nasce, grazie a loro.
    Ma la cosa che più desidero, e che temo sia lontana a venire, è che non si debba più parlare in termini di Donne e Uomini, Razze e Religioni, Lingue e Paesi, ma soltanto di Esseri: Una Terra, Una Umanità. Una unione d’intenti ciascuno con le proprie uniche caratteristiche, in Armonia e Amore.
    Per rispondere alle altre domande: si, so l’origine della festa e si, siamo ancora i “negri della terra” (sul mio blog le traduzioni delle 2 stupende canzoni di John Lennon).
    Un abbraccio a tutti, donne e uomini.
    Gloria

  19. Riporto qui un mio recentissimo intervento scritto, i cui contenuti valgono per questo 8 marzo d.C.
    Spero non vi annoi, visto che è lunghino.
    ***
    La memoria storica è importante. Più di cento donne al rogo reclamavano dei diritti agli inizi del Novecento. Ricordiamo le loro grida, ma rigettando questo 8 marzo d’organza giallo-mimosa.
    E tu grida. Voglio ascoltare l’incanto di una donna che reclami la costola dalla quale nacque Adamo, con il peccato impietrito: un povero serpentello come casus belli.
    Ne coglierai il segno, il luogo, la parola irrevocabile.
    Dico questo: un uomo, una donna, un giorno: “due ieri insieme”, poetava l’amata Emily Dickinson, annidata nella sua solitudine così simile alla nostra. Magistra di scalpello e marmo dolente, di promettente digiuno per un nonnulla quotidiano fatto di sangue offeso. Perché “due ieri insieme”, due atomi d’amore possono giungere a non sopravvivere al proprio codice genetico-antropologico. Esattamente come l’opera d’arte quando raggiunge il suo stadio di perfezione e bellezza. Immediatamente decreta una forma di lutto per sublime riuscita compiutezza.
    Del resto il nostro DNA contempla il desiderio, ma in fondo anche l’ignoranza – dell’amore. Si ama, e all’apice abissale dell’amore avviene uno scarto, una perdita: quella donna e quell’uomo non si bastano più. Ciò che era perfetto diviene il sublime difettato. E il fattore disgregante ne contempla la morte.
    ***
    C’è chi resta neanche troppo imbarazzato del lascito umano, dell’abbandono, infingimento della diaspora del “dare” e dell'”avere”. L’altro si disperde infinitesimale, e di fronte all’orrore della separazione si aggiunge l’orrore della deriva familiare.
    Famiglia, volti cari. Fauna filiale di padre e di madre. L’unione non più concepibile. Inconcepito, doloroso amore.
    Definire si può ciò che non argina tempeste, come l’invocare un risorgimento solitario per assurgere a quei pubblici aspetti d’identificazione chiamati “nesso di integrazione sociale”.
    Ma non basta: non si tratta di mera integrazione, bensì di “riconoscimento” del valore di Eva nel suo triplice ruolo di donna, madre, sposa fiorente.
    Un cuore d’amazzone nell’estetica del reale.
    ***
    Si riconosca atto d’amore la costola ceduta per codesto amore.
    L’erba calpestata perisce, ma se qualcuno l’ascolta, altrettanto potrà riviverla quale spirito ardente. Affinché tale costola ritrovi il senso del proprio perire e rinascere.
    L’èra matrilineare.
    Abbandonare lo stato della devozione, se vi si riesce. Il sentimento di colpa “vita” lo riconosce, anche se perseguitata da “morte”; che non significa mortalità, né vita immortale, né morte vitale. Si farà genesi, incoronandosi testamentaria nell’espressione biblica “In Principio fu la Luce… e la Luce fu”.
    ***
    Spurgare le cose guaste: concetto di riparazione. Stigma di femmina in realtà colma di forza, tesa alla padronanza del suo sé da ritrovare o riscoprire. Comunque Eumenide irriconciliata, senza patetici femminismi che sanno di eresia in questi tempi, nell’odierno ammiccare ad un’errata emancipazione quando si fa totalitarismo imposto dall’avvento mediatico.
    La donna sta subendo un terrorismo psicologico paritetico ad un patinato stupro di massa, un “pogrom” d’adulterio nativo tra pubblicità, telefiction, infingardi promotori di “reginette” per notti al tetrapak.
    Un fascismo nazional-popolare da magazine, da Canzoniere puttanesco del Terzo Millennio.
    Ma nessuno si senta escluso. Siamo i primi a permetterlo: me compresa.
    ***
    Ed eccomi sferrare un attacco violento, un quasi manifesto che sembra pullulare di discriminazioni nei riguardi di donne a me limitrofe. Ed è questo confine con la sua restrizione a farsi per me limaccioso, livellato all’appiattimento, ai parametri conformisti che se le mangiano vive le donne, oggi.
    Le mie donne… Perché “mie”?
    Le sento, le odo, ascolto i loro desideri, il loro vuotissimo vuoto, le profonde fragilità.
    Sono audacemente donna, e ne soffro. Cerco il femminino numinoso, un arcaico primitivismo rivelatorio e medianico. Di Colei che sa ancora prima di sapere. Di Colei che conosce, poiché volontà di conoscenza.
    Delle donne vorrei vestire la sorellanza, il volto amabile, il dimorarmi come sodalizio istituzionale; non semplice ipotesi da varare con previsto commiato. A volte lo senti quell’addio restituito al mittente: è senza possibilità di ritorno.
    Ricordiamoci di quel fulgore del nostro antico esistere. Di ciò che non siamo state… Adamo dalla costola di Eva, nell’èra della trasmutazione.
    L’èra matrilineare.
    ***
    Voglio qui rammentare la grande BENAZIR BHUTTO. Lei, che non c’è più. Restano i talebani, Al Qaeda, l’auspicio d’un’improbabile democrazia (all’ombra di Musharraf), ma anche la tenebra dell’atomica.
    Voglio qui rammentare AYAAN HIRSI ALI, classe 1969, politica e scrittrice olandese di origine somala. Anche lei, come la Bhutto, si è sempre schierata in favore dei diritti umani delle donne. Su posizione anti-islamiche, è diventata atea, in seguito alla condizione della donna in “submission” nei paesi di maggioranza musulmana.
    SUBMISSION tradotto letteralmente significa ISLAM.
    Su di lei la fatwa, la morte di Theo van Gogh, la protezione armata.
    Ora vive negli USA da quando l’Olanda le ha tolto la scorta.
    ***
    Due donne. Due esempi della nostra Storia contemporanea.
    Non sono le uniche.
    Quante donne si fanno portatrici di ideali, di denuncia, di azioni concrete per risoluzioni sociali e politiche; quante si curano con l’erudizione, la cultura; quante si confrontano con il mondo, con il proprio dolore, con l’agonia della simile accanto. Quante ne muoiono col palato appiccicato alla lingua, aids, vagina e bocca cucite. I bimbi in preda ai corvi.
    Quante potenziali Benazir e Ayaan ci abitano. E non lo sappiamo.
    ***
    Ed ora, a tutte le amiche (e amici) di Letteratitudine, questa poesia della Dickinson.
    Vi amo, sorelle!
    Nina Maroccolo
    ***

    309
    Per il cuore di donna più possente
    che mai conobbi, posso fare poco –
    pure, il cuore di donna più possente
    può anche esser trafitto da una freccia –
    così, seguendo gli ordini del mio,
    con maggior tenerezza a lei mi volgo.
    EMILY DICKINSON

  20. @Massimo Maugeri e gli altri amici
    Vi ringrazio di cuore, malgrado il contenuto del mio pippone, per gli auguri sinceri…

  21. Un’ultima cosa, giusto per tenere presente come nulla cambi nel percorso storicamente triste della donna (e femmina).
    Chi rammenta la vicenda personale di Isabella Di Morra, poeta del 1500, che per amare un uomo, rifiutato dalla famiglia, fu tenuta prigioniera, isolata per lungo tempo, e poi uccisa barbaramente dai patriarchi maschili della famiglia medesima?
    Non vi sembra che ci sia una similitudine con Hina, la ragazza pakistana uccisa due/tre anni fa per eguale motivo?!

  22. Dedico il mio testo a tutte le mie sorelle che vorrebero un mondo più giusto per noi e per i figli. Ai nostri uomini che non vogliono crescere.. Specialmente a coloro che erroneamente si illudono di piegarci con la violenza e non vogliono comprendere che le persone appartengono a chi le ama e non a chi le possiede con la forza.
    *****
    ELOGIO DELLA DONNA IDEALE
    ****
    Terra di sacro innesto
    dove irrompe l’alito di vita
    e si perpetua.
    Rugiada di fresco mattino
    che rendi lieve
    il pietroso sentiero
    ed il cammino allieta.
    ****
    Cenerentola
    della modesta casa
    profili col ricamo
    della tua sicurezza
    la saga fitta delle ore.
    Tu coibente d’amore,
    sei l’ape solerte
    per le bufere del meriggio.
    ****
    Laudano di ogni amarezza
    veli nei sorrisi stellati
    le ramaglie spinose
    dei malintesi e delle pene.
    Dalla biblica sorte
    sei tortora che invano geme
    per le barbarie della guerra.
    ****
    Principessa dai brevi sonni
    argine e siepe alla palude,
    all’ombra vaga del nemico
    che invade il sagrato di silenzio.
    Sei la tigre che elude
    le insidie della fiera nativa
    e i lieti giochi della prole vegli.
    ****
    Nella tremula aurora
    l’ultima asprigna Gauloises
    palpita ancora
    sulla bocca amata.
    Tu incompresa vestale
    affondi sul guanciale
    gli archiviati sogni.
    Siena,marzo 1992
    Tessy

  23. proprio pensando a storie come quella di Hina,mi rendo conto che di strada ne abbiamo fatta,che il progresso c’e’ stato,e anche se di strada ancora ne rimane da fare,in questo senso, direi ‘auguri ‘a tutte le donne.Siamo proprio noi che dobbiamo credere in noi stesse,lottare di piu’,volerci bene di più,essere tra noi solidali come fanno gli uomini.
    Purtroppo,al di là delle pessime testimonianze maschiliste,io,per esperienza posso affermare che nn sono gli uomini i peggiori nemici delle donne,ma le donne stesse.

  24. Bello il pezzo della Nardini. E anche quello della Corsaro.
    E io, Massimo, nonostante tutto, gli auguri gli accetto di buon grado. Grazie.
    Smile

  25. Nell’Europa a 27 stati, l’Italia è al penultimo posto per l’occupazione femminile. Solo Malta è messa peggio.
    Non credo ad una “festa della donna”. Che la donna meriti di essere festeggiata tutto l’anno mi sembra addirittura inutile a dirsi.
    Sarei favorevole ad una “giornata sulla donna” per riflettere su tutto ciò che caratterizza la condizione femminile.
    In ogni caso, Massimo, per il tuo stesso dubbio, porgo i miei auguri a tutte le donne, senza le quali questo nostro mondo sarebbe assai poco vivibile.

  26. @ Rossella,
    è la prima volta, da quando lanciasti quella Fatwa, che oso interagire con te, tra l’altro, facendoti i complimenti per il brano notturno, che essendo firmato “Anonimo” non avevo creduto tuo.
    Parlare nel sonno fa bene, abbatte le maschere e rivela bontà segrete.

  27. Era il 1973. Era l’autunno del’73.
    Annamaria disse : “Io ci metto la stanza, voi il lavoro e…le sorelle”
    Pio ed io ci guardammo divertiti;
    Pio era fidanzato con Annamaria, mi guardo e disse:
    “Cioè, noi l’aiutiamo a costruire una guerra contro di noi?”
    Io non dissi; perchè il mondo non mi piaceva, non mi piaceva per niente.
    Le ragazze erano segregate in casa, uscivano alle sette e rientravano alle sette e mezzo. Però uscivano per andare a lavorare nei campi il mattino: non erano gelosi i loro genitori?
    Le facevano uscire per aver violenze dal caporale o dal caposquadra, ma la sera no, non era bene.
    Io risposi con gli occhi da bambino e una frase stupida:
    “Che centra Pio, noi siamo comunisti, mica uomini? Cioè…volevo dire…
    Per Natale era dipinta di fresco la sezione, con le vecchie scrivanie e il giradischi del Raider’s Digest che gracchiava “Sebben che siamo donne…” e ci portai pure le mie sorelle.
    Era il 1973 e Annamaria Pianese inaugurò la prima sezione dell’UDI a Giugliano in Campania.
    Poi con Pio si sposò; Pio vive sempre con Annamaria le sue dolcissime figlie femmine e le sue nipoti femmine. Abitano ancora li, dove c’era la sede dell’Udi, sembra che quello debba essere un palazzo di Femmine.
    Ma Pio è contento di essere governato dalle femmine.
    Ciao Annamaria, ciao Pio.

  28. @ Simona
    Hai scritto: “Mai come oggi essere donna esige l’aiuto dell’uomo.”

    Mi pare un frase molto condivisibile. Sono d’accordo.
    E visto che gli auguri ti hanno fatto piacere… te li rinnovo.

  29. Per il momento sono costretto a chiudere qui (riprenderò appena possibile).
    Intanto ditemi, amiche mie, l’immagine in alto a sinistra del post… la lascio o la tolgo?
    Mimosa sì, o mimosa no?

  30. UOMINI AMATE VERAMENTE LE DONNE? LE AVETE SUL SERIO ACCETTATE?

    Cercavo commenti su internet su la Cura di Franco Battiato, canzone d’amore che hanno definito “la più bella canzone d’amore” di tutti i tempi: ho trovato parecchi siti che commentano la canzone e che le attribuiscono significati di grande spessore spirituale.
    E’ comunque interessante vedere i motivi di questo plauso generale e cercare di comprendere anche l’affermazione che questa canzone ha riscosso da un punto di vista commerciale, oltre che culturale, letterario, religioso, partendo proprio da un’ illustre interpretazione, che, come sintesi finale, propone la simbologia della croce.
    Sarà bene ricordare che questi generi di successi rientrano nella memoria collettiva e la loro dimensione assume significati e responsabilità sociali.
    Ma cerchiamo di essere semplici e partiamo dall’esempio pratico riconducendoci alla cellula della società, ovvero quella che dovrebbe essere la famiglia, uomo e donna insieme.
    Seguendo il testo della canzone, un uomo ama una donna e decide di diventare il suo angelo, sia perché ha visto che l’amata aveva bisogno di questo, sia perché un mattino si è alzato e utopisticamente (come lo stesso autore ha affermato) ha sentito una sorta di beatitudine interiore, pensando ad un ruolo di protettore ben intenzionato a compiere buone azioni,
    Così tutti gli innamorati ascoltando la canzone s’identificano in queste promesse d’amore e, come bravi bambini che vogliono compiere un fioretto nel giorno della prima comunione, si trasformano in una schiera di angeli. Di conseguenza anche le parti protette, mogli, fidanzate, amori vari, si sentono talmente al sicuro che, ogni loro scelta di vita, a prescindere dalle conseguenze, sarà garantita dal loro santo pio uomo che promette cura e solidarietà.
    Dunque l’amore ha promesso di farsi garante delle difficoltà e del dolore dell’amata, nell’ottica di toglierle la croce in caso di difficoltà, non certamente di darla.
    Non auguro davvero a nessuna ragazza e a nessuna donna di credere nella bellezza di un ideale come l’amore, di amare con tutto il cuore e con tutta l’anima un’ uomo, nutrendo una grande fede in lui e nelle sue promesse di verbi al futuro (ti solleverò, ti proteggerò, tesserò, etc.) impegnare anni e scelte della propria esistenza e ritrovarsi di fronte una realtà del tutto differente.
    Ci sono donne separate, magari senza un lavoro per mantenersi, nessuno che pensa per loro, con figli a carico, oppure tradite, sole, abbandonate, col disco che gira e non si ferma mai a restituire loro il tempo portato via… tutto questo è davvero triste ed è molto lontano da quanto viene promesso nella demagogica canzone.
    Ma chiediamoci perché invece di ritrovarsi in un campo di fiori bianchi a correre felici a gridare l’amore, il risultato è diverso.
    Usiamo la logica: o chi ha creduto di poter fare l’angelo con l’amata non è riuscito neppure a fare il vero uomo, oppure quel che si pensava fosse amore, in realtà perseguiva altri scopi. Dov’è la menzogna?
    Tutte le spiegazioni volte al misticismo nella maggior parte di casi concreti scontrano con risultati reali. Questa consapevolezza ci fa capire che tutto deve essere apprezzato, musica, arte, filosofia, letteratura e quant’altro aiuta il nostro spirito ad elevarci e a provare il gusto per un ideale di qualità, ma che gli angeli tutt’al più li possiamo vedere rappresentati nelle tele di grandi pittori, fra le pagine di grandi scrittori, oppure immaginarli al suono di ottimi spartiti, e che i peli dell’uomo, bianchi o neri non importa, sono un’altra cosa e che a volte disgustano.
    A me piacciono: non so che farmene di un uomo senza peli.
    Non è meglio così?
    questa volta sono io a farmi un po’ garante di tutte le donne che amano e che hanno creduto nell’amore e si sono trovate davanti maschietti che non si sono neppure caricati il dolore che spesso hanno elargito con una mancanza di sensibilità da rimanere a bocca aperta, non curanti, davvero non curanti del prossimo.

    Qualche volta gli uomini la mimosa dovrebbero attaccarsela sui testicoli.
    ciao
    Rossella

  31. Io personalmente gli auguri li faccio solo per altre feste, quelle che riguardano una tipologia di occasioni che non staro’ ora a dire per ovvii motivi di spazio e voglia. Personalmente non sopporto che si facciano delle feste ”ad hoc” per una tipologia di persone normali: le donne, il papa’, la mamma. Che c’e’ da festeggiare? Sono condizioni naturali, dipendenti fino a un certo punto dalla nostra volonta’. O per niente, come nascere maschio o femmina.
    Pero’ se a qualcuna piacesse ugualmente, allora, per rispertto, le farei gli auguri, oggi.
    Li faccio dunque a chi li vuole: tanti Auguri, donne che volete gli auguri, da Sergio Sozi.

  32. Colgo con estrema soddisfazione l’evoluzione dei tempi. 129 donne nel marzo del 1908 morirono bruciate nel cotonificio del signor Jhonson.
    Nel 2007, limitandoci all’Italia, ci sono stati una caterva di morti sul lavoro. Se tra questi deceduti trovate una donna pago da bere.
    Un progresso entusiasmante: adesso al lavoro crepano solo i maschi. Auguri donne, felice 8 marzo.
    @ rossella che dice “qualche volta gli uomini la mimosa dovrebbero attaccarsela sui testicoli”.
    Sì volentieri, se non fossero spappolati.

  33. Quando ero bambina, ero la sola a “festeggiare” l’ottomarzo, ero l’unica figlia di “compagni” di tutta la classe, in un paese che votava DC all’ottanta per cento! Isolatissima come sempre. Isolata anche fra parenti e vicini. Ma io aspettavo quel giorno con felicità, anzi quella sera, quando mio padre ritornando a casa, portava a me e mia madre due piccoli rametti di mimosa e una copia di Noi Donne. Mia madre, meno “compagna” del papà cucinava le chiacchiere: era un po’ il nostro “carnevale” intimo. Conoscevo il significato e l’origine della festa e quella sera mio padre restava con noi senza andare in sezione. Era la nostra sera. Non molto femminista, solo un momento tenero che mi faceva immaginare tante donne coraggiose sparse per il mondo. I racconti poi si intrecciavano sui “grandi combattenti” e sulle grandi ingiustizie: un rituale che si ripeteva, allo stesso modo, ogni anno.
    Per me l’ottomarzo è questo: ricordare la fiducia ingenua e assoluta dei miei per un mondo equo, giusto e con uguali diritti per tutti.
    Felice notte

  34. un semplice auguri, è sempre piacevole, anche se questo ci ricorda la fatica di essere donne. ma sopratutto per questo fiere.
    io m’inkazzo se oggi nn ricevo auguri…. 😀
    per fortuna che si son ricordati tutti…!!!

  35. Ecco come la penso…vi ripropongo un articolo che ho scritto proprio questa mattina.

    “Donne: oggi è la vostra festa; oggi è il vostro giorno di “libertà”. Non preoccupatevi di mettere quella mini gonna che, in un’ altra occasione, lascereste chiusa nel cassetto delle cose che: “se le metto poi mi prendono per una prostituta”. Oggi vi concediamo il lusso e il privilegio di passare una serata in un locale, a bere come alpini e a bestemmiare come camionisti. Oggi potete sentire l’ebbrezza che prova un povero uomo solo e frustrato quando, con degli amici, va in qualche ristorante con il menù fisso e paga per vedere una spogliarellista che gli ammicca per mestiere. Si perché voi, questa sera, sarete un numero tra i numeri e porterete avanti l’ennesimo cliché, l’ennesima ricorrenza ipocrita e inutile; voi, oggi, rappresenterete alla perfezione l’italiano medio…quello che, per intenderci, si sente veramente italiano solo quando vince il campionato del mondo di calcio. Oggi riceverete il vostro contentino, la vostra libera uscita. Un po’ come dei cani che sono rinchiusi in gabbia e che, per un giorno, vengono lasciati liberi di gironzolare e di abbaiare quanto vogliono. Questa sera i locali si riempiranno di donne che faranno finta di essere felici, libere, spensierate…che non si sentiranno mamme, mogli, impiegate ecc… oggi, da una festa che dovrebbe essere femminista, verranno fuori tutti i principali valori maschilisti. Avrete in dono la vostra brava mimosa e in molti vi diranno: “Auguri”. Oggi potrete trasformare un giorno nato come giorno di lotta, in un’occasione per “divertirsi”…un po’ come se, durante il giorno della memoria, gli ebrei decidessero di ubriacarsi in discoteca. Questi sono i diritti per i quali volete lottare? E più il desiderio di imitare gli uomini, o di insegnare loro quanto può essere veramente migliore una donna?! Bisognerebbe chiedersi questo, al di la delle critiche, trite e ritrite, che si fanno ad una festa che appare sfacciatamente commerciale. Che giorno è, oggi?! Oggi è una data che, fidatevi, non ha il potere di ridare dignità ad un’intera categoria che, questa dignità, dovrebbe vedersela riconosciuta ogni giorno dell’anno. E’ per questo che, forse, gli uomini che veramente vi amano e vi rispettano, proprio l’8 marzo, finiscono con l’amarvi e il rispettarvi un po’ meno”

  36. Vi ringrazio moltissimo per i vostri nuovi commenti. Li leggerò con calma domani (ora sono a pezzi)… se non ricordo male sono fermo a quello di Sam.

  37. Mi premeva, per il momento, ringraziare Sabina Corsaro (ho visto che è intervenuta).
    Nel post mi ero dimenticato di specificare che Sabina, tra le altre cose, fa parte della redazione di questo sito (credo che ne sia anche l’animatrice).
    Si chiama “Lo schiaffo”:
    http://www.loschiaffo.org/
    Buonanotte e a domani.

  38. Germano – ho trovato questo tuo articolo misogino e inutile. Pieno di retorica, e scarso interesse reale – piuttosto un livore preoccupante. Che mi fa capire bene, considerando la tua età perchè le ragazzine l’otto marzo escano con la minigonna: fanno benissimo. E’ un gesto purtroppo, come si evince dal tuo post, ancora molto politico.
    Si capisce che ti senti molto nobile, ma credimi sembra non di sentire certo mio nonno, ma caso mai quello che mio nonno chiamava un reazionario.

    Ho letto tutti i commenti. Ho gradito moltissimo, forse per l’impatto estetico e affettuoso quello di Didò. Ho gradito altrettanto, perchè in sintonia col mio pensiero quello di eventounico. Mi sono sentita in disaccordo, con Maria Lucia Riccioli.

    Naturalmente non concordo minimamente con chi dice che la festa è anacronistica. forse “festa” come dice evento è fuori luogo, ma non mi pare che le opportunità le condizioni di lavoro siano le stesse per donne e uomini. E non mi pare – come dimostra il commento di Germano – che le giovani generazioni siano approdate a una equilibrata e non sessista percezione della femminilità. Vorrei che per esempio si riflettesse sulla mentalità dei ragazzini che commettono gli stupri di branco – e che nei confronti della sessualità disinibità delle ragazzine, covano un livore inquietante. Appunto.
    Chiedo, a chi volesse continuare il dibattito (anche se ehm… io tornerò tardi!) :

    a. in che misura è giusto discutere dei modi con cui la donna vive la sua vita privata? per quale motivo questo è necessario?
    b. Che cosa è che fa la differenza tra una discussione progressista e una discussione reazionaria della vita privata della donna?

    e chiedo ancora:
    tu, MAssimo, che pensi di tutto ciò?

    Buona domenica.

  39. @Zaub,
    ti ringrazio per il commento al mio pezzo, che resta un pezzo “estetico”, retrò, autocommiserante del “come eravamo” della “meglio gioventù”, ma ti consiglio di rileggere con calma il brano di @Germano, non mi è sembrato estremamente misogino.
    Solo quest’anno, con l’attacco alla 194, sembra ci sia stato un risveglio di classe delle donne. Il ritorno a chiedersi “noi donne, che cosa facciamo per noi?”. Mi da la nausea sentire i politici coccolarvi come animali da circo con la storia delle “quote”; le “politiche” prendersi incarichi da massaia (Ministro per la famiglia etc…): nessuna donna, in parlamento e fuori ha urlato la propria rabbia quando è stato fatto fallire miseramente il tentativo di portare Anna Finocchiaro alla presidenza della repubblica! Ora Veltroni continua a sciacquarsi la bocca (per non parlare della destra e della sinistra estrema) sbattendo le ragazzine in prima pagina.
    Io credo che ci sia bisogno di nuovo del “movimento”, ma che sia attivo e non legato a episodici attacchi.

    @Germano afferma: ” “Auguri”. Oggi potrete trasformare un giorno nato come giorno di lotta, in un’occasione per “divertirsi”…un po’ come se, durante il giorno della memoria, gli ebrei decidessero di ubriacarsi in discoteca.”
    Bhe, non ha tutti i torti.
    Chi come me vive nel sociale, più dei sondaggisti da strapazzo, può raccontarvi di avere intercettato la stessa sensazione di Germano, toccandola con mano, io vivo in strada e ieri sera ho macinato km, avessi avuto una telecamera quello che ho visto sarebbe potuto diventare un “corto”.

  40. @Zaub. Mi dispiace che tu abbia completamente travisato il senso del mio post (reazionario, misogino?!Ma siamo matti?!) Era così difficile interpretarne il senso volutamente provocatorio…si, c’era rabbia; molta rabbia ma non certo generalizzata a TUTTE le donne. Al contrario, il mio voleva essere un modo per dire:”Donne, se qualcuno vi regala una mimosa l’8 marzo, ditegli di ficcarsela nel culo perchè vi sta prendendo per i fondelli” e di ricordare che non bisogna attendere questo giorno per prendersi certe “libertà”. Il mio è un attacco all’ipocrisia del mondo maschile e alla contraddizione di una festa che, per esaltare il valore della donna, la costringe ad emulare gli atteggiamenti più bassi dell’uomo. Questo libertinaggio a tutti i costi mi sembra patetico, svilente…io non mi sento nobile, per niente. Mi fa solo rabbia assistere a certi spettacoli deprimenti ma, perdonami zaub, non essendo un femminista ortodosso come te, tento ancora di cogliere delle differenze(non discriminatorie come potrebbero sembrarti), tra il mondo maschile e quello femminile. Tanto, chi si ostina a volerci vedere uguali in tutto e per tutto, combatte una guerra già persa in partenza.
    @Francesco. Mi fa piacere che tu sia riuscito a leggere il mio intervento in maniera meno “progressista” e un po’ più realista, meno “idealista”. Del resto io sono un mezzo vagabondo come te, conosco tutti i locali della mia città e, bene o male, essendo la realtà casertana piuttosto piccina, posso dire di viverla in maniera completa.

  41. Caro didò, io credo che quello che hai visto tu (io no, semplicemente perchè me ne stavo a casa) me lo posso immaginare. Ma non lo ascriverei alla festa della donna, ma più semplicemente alla sottocultura dilagante, all’ignoranza diffusa, ai miti televisivi, alla società dei consumi,…eccetera eccetera eccetera, che colpisce in egual misura donne e uomini, la gente, noi. Gli imbecilli restano imbecilli a qualsiasi sesso, colore e bandiera appartengano. Nella “sera delle donne” sono solo più particolarmente “visibili” gli imbecilli di sesso femminile. In tutte le altre sere invece? Io credo che Germano abbia postato un commento come minimo un pò superficiale. Nella giornata di ieri se lo poteva risparmiare. E sono invece d’accordo con Zauberei, che ha scritto cose mooooolto condivisibili.

  42. @Carlo S. Ho compreso fin dal primo momento che, tra me e te, non ci sarebbe mai stato feeling;)…non so: ho come l’impressione che, certi individui, amino precisare l’ovvio, parlare dell’implicito(come te quando scrivi:”Gli imbecilli restano imbecilli a qualsiasi sesso, colore e bandiera appartengano”)…mi pare di una banalità disarmante questa asserzione. Del resto, ho osato proporre il mio articolo qui, perchè è piaciuto a tutta la redazione della tv per la quale lavoro…specialmente alle mie colleghe donne. Credevo che, il senso, fosse fin troppo ovvio; così come ero convinto di non dover precisare determinate cose ma tant’è…vabè, perdonate la “superficialità”, la “retorica” e tutto il resto

  43. @germano
    Io sono così banale ed ovvio da pensare di essere la reincarnazione di La Palisse. Faccio della chiarezza e del buon senso implicito nell’ovvietà la mia bandiera. Ma che vuoi, sono un uomo di altri tempi. Tu sei un giovane e tutt’altro che stupido, ma forse un pò contorto. Considera che avevo anche postato prima di avere visibile il tuo successivo chiarimento, che però continua a esser troppo poco ovvio per i miei antiquati gusti.
    Saluti

  44. @Carlo
    Germano è un’ espressione del suo tempo e le sue irruenti motivazioni nascono dal suo punto di vista di giovane uomo che si confronta con quello che vede. Quello che dice a me non suona strano, mi fa pensare. E a te Carlo, non fa pensare che lui, Germano, con tutte le cose esuberanti che potrebbe fare, invece è qui a dibattere con noi sul blog? Ci accomuna la sensibilità. E’ vero che tutto è generato dalla sottocultura dilagante, dai miti televisivi ecc ecc ecc, ma proprio per questo, il compito primo di ogni sensibile (detesto il termine intellettuale) è quello di confrontarsi con chi vive lo stesso disagio. E poi, lo sai che su questa analisi non ci giurerei più? Quella della sottocultura, intendo.
    Ma sarebbe un discorso lungo….

  45. @Carlo. Che io sia contorto all’inverosimile è innegabile;) però, ammettilo, il mio successivo intervento, anche se troppo poco ovvio, ti è comunque servito per comprendere meglio il senso del mio insopportabile intervento:-P Però mi piace come scrivi, hai un bello stile.
    ps preciso che io scrivo sempre in tono ironico, eh?! Solo a zaub avrei voluto strangolarla molto democraticamente(visto che, comunque, sono misogino^_^). uahuahushauh…zaub lo sai che ti sopporterò sempre, anche se hai bestemmiato definendomi uno che odia/teme le donne…ti sentissero le mie amiche…ti guarderebbero come un sciroccata;)

  46. @Miriam…ti ringrazio per la comprensione e ti faccio il miei complimenti per la geniale definizione di “esseri sensibili” e non “intellettuali”…in effetti, ho una cosa esuberante da fare oggi: andare a messa e poi finire di scrivere il mio saggio socio-psicologico;) Questa sera esco con una tipa che pare abbastanza recettiva da non farmi annoiare…
    ps qualcuno sa consigliarmi come conquistare una donna fottutamente intelligente che però è fidanzata?!Anche se in crisi…mi trovo in una situazione un po’ contorta e, tra le mie esperienze passate, non mi era mai capitato di fare la pare “dell’altro”…lei dice che io riesco a rapirla sia fisicamente che intellettivamente ma ama ancora il suo ragazzo(porca paletta:-P). Lo so, sono un verme ma, in amore, si usano tutte le armi disponibili, no?!

  47. IL CENTRO ANTIVIOLENZA “LA NEREIDE”
    – TELEFONO DONNA 093161000 – per l’8 marzo ha
    RICORDATO: ITALIA DONATI

    Oggi ci piace parlare di un libro di Elena Gianini Belotti (Prima della quiete) e di una storia di oppressione femminile. I fatti, accaduti in Toscana nella seconda metà del 1800, contesto contadino, trattano della breve ed emblematica vita di una donna, Italia Donati, esempio di oppressione femminile prima dell’avvento dei movimenti femminili, della lotta delle donne, il diritto al voto, della rivoluzione femminista che ha modificato e velocizzato il ruolo che le donne hanno nella società. Italia è lontanissima da tutto ciò, eppure la sua tenacia, la sua sensibilità, il suo senso morale, la rendono drammaticamente reale. Per la sua coerenza personale, la sua ricerca di un posto nel mondo, il suo non scendere a compromessi, pagherà un prezzo altissimo. Nata nella più profonda miseria, Italia studia per diventare maestra, suscitando l’invidia dei fratelli e dei compaesani, un sogno per guadagnarsi da vivere ed aiutare la famiglia a non morire di fame. Comincerà ad insegnare in un paese vicino al suo, è consapevole delle difficoltà materiali, di scuole fatiscenti, senza cancelleria e disertate nella stagione dei lavori nei campi. Non sa però che l’aspetta un pericolo molto più insidioso. Una ragazza giovane e bella attrae le attenzioni degli uomini, soprattutto del sindaco, uomo arrogante e dispotico, che secondo la legislazione di allora, aveva potere assoluto in materia scolastica e avanza le sue pretese. Italia non può ribellarsi perché perderebbe il posto ma non può nemmeno accondiscendere perché è una ragazza onesta. Ma è sola sotto gli occhi di tutti. Si scatena la maldicenza, i pettegolezzi gli insulti fino alla cattiveria delle invenzioni di un aborto. Per dimostrare la propria innocenza arriverà a chiedere una visita ginecologica: Non servirà che a fomentare altro astio nei suoi confronti. Non può nemmeno farsi vedere in giro per non essere derisa e additata. Viene confinata, esclusa senza avere altra colpa che aver difeso la sua integrità fisica nel bisogno estremo di sopravvivenza. Nemmeno la famiglia le verrà in aiuto. Vivere nella miseria non ha riscatto, essere degna di sé stesse neppure. Furono moltissime le maestre che all’epoca subirono la stessa sorte, una terribile piaga sociale, pagando un tributo terrificante alla propria timida emancipazione. Italia non ha retto né poteva reggere questa situazione e pose fine alla sua esistenza con estrema dignità. Ai suoi funerali partecipò una folla immensa, quasi a chiederle scusa per non averla creduta.
    La storia di Italia Donati ci fa riflettere sulla situazione di emarginazione e di mortificazione in cui allora era costretta a vivere la donna alla quale non era consentita autonomia di scelta, nè economico-lavorativa nè di realizzazione personale.
    Non dobbiamo perciò dimenticare che il lungo, doloroso cammino verso l’emancipazione femminile ha consentito alle donne di oggi, ed in particolari alle più giovani, una vita nettamente migliore e più gratificante. Molto però c’è ancora da fare e la staffetta consegnataci dalle nostre coraggiose nonne ci consentirà di continuare il cammino di lotta per una vita in cui la donna non debba più essere costretta subire alcun tipo di violenza. Non poche donne, infatti, ancora oggi subiscono violenza di genere sia nell’ambito familiare sia all’esterno di esso.
    Il nostro Centro antiviolenza “La Nereide”, – Telefonodonna 61000, – lotta con loro e si qualifica come un valido punto di riferimento cui le donne possono rivolgersi certe di trovare aiuto, sostegno, solidarietà e soprattutto la certezza di essere credute.
    La storia fa riflettere sui compromessi facili del nostro tempo, ai quali le donne di oggi, a differenza di Italia Donati, possono se vogliono, dire di no. Forse le donne nella libertà odierna hanno dimenticato cosa significhi fedeltà a se stesse e al proprio corpo. Non dobbiamo scordare da dove veniamo, i sacrifici pagati di persona e non dimenticare che libertà ed emancipazione attuali, sono frutto di battaglie, rivendicazioni e cortei di manifestazioni. Oggi esistono anche i centri antiviolenza come il telefonodonna “La Nereide”–0931 61000 – ai quali donne nella situazione di Italia Donati, possono rivolgersi per trovare sostegno, solidarietà e soprattutto essere credute.
    Adriana Prazio-
    Centro Antiviolenza Telefonodonna “La Nereide”onlus – federata Tribunale per i Diritti del Malato-Cittadinanzattiva. Telefono:0931 61000, cell.349 7586157 -http://xoomer.alice.it/lanereide-telefonodonna/

  48. @Carlos,
    non essere drastico, non fare il vecchio; ultimamente devo sempre dare ragione a Miriam e comincia a piacermi.
    Posta del Cuore
    @Germano: la stai insidiando per portartela a letto?
    Non fare lo stronzo, di tutta la verita!
    Se poi lei ti dice che gli piaci fisicamente, bhe insomma…scrivi un raccontino erotico di 2500 battute (spazi compresi) e sottoponiglielo per una revisione critica: ha sempre funzionato!
    Poi ne discutete su a Casertavecchia, pizza di fronte al duomo e vedi che il ristoratore ti consiglia un alberghetto discreto.
    Scrivete a Didò: La posta del cuore!

  49. @ Germano
    Per le conquiste non so cosa dirti. Come “sensibile” ci sei, sforza la tua creatività. L’allegria comunque aiuta!!! Sono pochi gli uomini capaci di farci ridere.
    🙂

  50. Germano – la questione di fondo è che naturalmente anche io rivendico una differenza sostanziale tra maschile e femminile, e volendo non condivido la sua negazione – ma trovo aberrante che ciò sia un tema politico e non personale. Trovo che se ne possa parlare forse sociologicamente, sicuramente psicologicamente, sicuramente in un contesto psicoterapeutico. Ma da che mondo e mondo in qualsiasi corcostanza e con qualsiasi minoranza, la discriminazione diventa politica quando si politicizza il privato.
    Quando ti si legge, in questo come in altri commenti che riguardano le donne, arriva constantemente l’idea di una donna stereotipata che risponde a un tuo modelli interiore, e che non ti va bene perchè lo tradisce. Lo tradisce con delle cose che ti scandalizzano. Ma nel tradire i tuoi stereotipi c’è una sacrosanta libertà che è la libertà dell’adolescenza o che è la libertà di essere come ognuno e ognuna vuole essere. Perciò il tuo discorso sembrava molto attento al tema in superfice, ma inquietantemente collegato ai discorsi di chi dice, l’hanno stuprata – se l’è voluta, si comportava da zoccola. questo si è maschilismo. E se è piaciuto in tivvù – beh considerando cosa piace in tivvù. Conferma brillantemente la mia idea. In ogni caso, riservo la mia diplomazia a chi considero un testa di cazzo. sei intelligente e sei giovane, ti chiedo di pensarci solo un attimo.
    Didò:)) Lo capivo che era un po’ de tipo nostalgico, ma ahò m’è piaciuto uguale eh:)
    Carlo Sottimo ciao:)

  51. @Franceso. Si, ovvio che vorrei farci all’amore…me piace da morì! Me rapisce da ogni punto di vista e, a quanto dice, lo stesso vale per lei…figurati che avevamo programmano persino un viaggio in messico…però dice che ama ancora il suo boy;( e che vuole aspettarlo( lui sta in Accademia, lontano da Caserta e si vedono pochissimo). Però, l’idea del racconto erotico da sottoporre ad analisi critica, è ottima…anche perchè pure lei scrive…diciamo che condividiamo un bel po’ di cosette ma, essendo usciti 4 volte insieme e non essendoci ancora nemmeno baciati, non so…forse non è poi interessate come dice. Sarà che io sono un tipo impulsivo e istintivo. Boh…non ci capisco un cazzo, giuro!!
    @Zaub. Anche io, la diplomazia, la riservo alle teste di minchia;) per questo, con te, non ho deposto le armi. Però, mi dispiace…hai compreso ben poco(di sicuro anche a causa mia, evidentemente) di me e dello “stereotipo” di donna che ho in mente…non mi sognerei mai di “giustificare” uno stupratore perchè, quella che ha violentato, si era vestita in maniera “provocante”. Non so da cosa tu abbia tratto questa conclusione. il mio, semmai, era un incitamento a sentirsi libere di mettere la minigonna ogni cazzo di volta che vi pare(mi fai così limitato?!secondo te ragiono:”minigonna=troia?). La mia precedente ragazza era una modella e, giuro, non mi ha mai infastidito che mettesse la minigonna o qualche top scollato..le cose meravigliose si devono godere;vanno condivise!In ultimo, mi dici dove vedi politica nel mio discorso?! Forse il riferimento al “giorno di lotta?”…non so, non c’era l’intenzione di politicizzare ma solo quella di mettere in ridicola una festa ipocrita che mi pare data come “concessione” straordinaria da parte degli uomini.
    Ps per me non c’è differenza tra uomo e donna: chi ragiona utilizzando l’organo genitale al posto del cervello, mi fa pena allo stesso modo, indipendentemente dal sesso.
    @Miriam. A proposito di far ridere, lei sai cosa mi ha detto la settimana scorsa, quando siamo andati insieme a Napoli?!”A me la cosa che piace di te è questa tua doppia anima…capace di riflessioni profondissime e di cazzeggio totale…riesci a farmi morir dar ridere e, contemporaneamente, a stimolarmi i neuroni”. Avevo pensato di portarla con me in moto, in giro per l’Italia e di scrivere con lei un diario di viaggio a quattro mani. Le ho proposto la cosa ma è titubante…dice che l’idea la “sconfiffera” ma la vede come utopistica…che palle;)

  52. Un caro saluto, e che sboccino tanti fiori! Quelli delle nostre idee
    Grazie a massimo
    Stefania

  53. – Guarda chi sta passando! Che bel cavallo bardato, imponente e fiero, lo zoccolo duro che non si può capire!!! E poi, diciamo la verità, guarda che bel cavaliere con tanto di celata che non si vede la faccia e armatura di gran ferro e lancia e scudo! Chi deve combattere? Non lo sa che l’otto marzo è la festa delle donne ?
    – Dicono che si chiama Petrarca e che con Brancaleone, suo amico d’infanzia, ogni volta che entrambi incontrano donne recitano in coro
    Chiare fresche e dolci acque,
    ove le belle membra
    pose colei che sola a me par donna;
    gentil ram, ove piacque
    (cò sospir mi rimembra)
    a lei di fare al bel fianco colonna;
    – tutte esclamano ohhhh a bocca aperta, qualcuna sbatte le ciglia velocemente da brava civettuola, qualcuna geme di felicità per aver finalmente trovato quel che cercava, ma alla fine, si capisce, loro usano la tecnica poetica per inzuppare il biscotto!
    – Ma lo inzuppano oppure fanno finta?
    – Ma sai . . . Brancaleone vuole una femmina pulita e senza macchia, seria e che non parli troppo alle volte gli viene il mal di testa ecco secondo lui ognuno ha il suo ruolo ed intellettualmente non vuole essere superato soprattutto in pubblico però è giusto che anche le donne portino a casa lo stipendio e questo è per difendere il principio della sua armata che oggi come oggi non si sa dove va a parare…meglio stare con una con i soldi.
    – Poverinoooooo!!!!!!!!! Petrarca, invece, da intellettuale, non dovrebbe avere questi problemi!
    – Mah cosa ti devo dire…anche lui la cerca magra e raffinata, che sappia usare le posate, l’angelo del focolare, al contrario del suo amico, di carattere la preferisce pepatina e frizzante, dialetticamente e culturalmente degna di lui, con tanto di laurea e di elmo e di genitore importante che, nel caso in cui si stufasse per passare altrove, almeno ci pensa il papi.
    – Secondo me, se le donne scelgono l’indipendenza hanno fatto bene! Ma t’immagini cercare di baciare uno corazzato dalla testa ai piedi che non molla l’alabarda e che quando gli chiedi se per favore si toglie l’armatura, se non altro per guardarlo in faccia, ti risponde con voce ferrosa e piena d’eco che non è possibile e che se non riesce a liberarsene la colpa è nostra.

  54. @Rossella…non sono certo di aver inteso il tuo intervento!!!Cioè, non sono sicuro di aver compreso a chi fosse rivolto…a Petrarca?!Però è molto carino e originale, complimenti;)

  55. Io lascio un saluto Massimo, alle donne e a te. E’ un’occasione in più.
    Elisabetta

  56. @ germano:
    fai ancora il cazzaro? continui a pisciare controvento?
    se tra te e Carlo non c’è feeling è perché Carlo ha i coglioni e tu, invece, forse un giorno li avrai. Accontentati di avere 20 grammi di talento. Se spingi sull’accelaratore della Ferrari al secondo giorno di patente andrai fuori strada. Questa è l’ultima volta che ti avviso. Da ora me ne sbatto. E il giorno in cui ti sfracellerai, alzerò le spalle dicendo “cazzi suoi”.

  57. Un ringaziamento collettivo per i numerosi (e sostanziosi) commenti.
    Tornerò a intervenire con calma nei prossimi giorni. L’8 marzo sarà passato, ma gli argomenti oggetto del dibattito rimangono.
    Un abbraccio a tutti voi e buon inizio settimana.

  58. @Enrico. Le palle credo di avercele già adesso, altrimenti non oserei pisciare controvento(che poi, scusa, basta così poco per essere considerato un “pisciatore contro vento”?)…spesso, chi non si tira indietro alla mia età e tiene il piede sull’acceleratore, viene considerato semplicemente incosciente…ma basta la capacità cognitiva di una sedia di vimini per capire che non è sempre così;) Non preoccuparti per me, lascia che io mi sfracelli un po’ ovunque. Mi stanno parecchio sulle palle i ruoli e la sudditanza imposti. Se devo essere diplomatico e misurare ogni mia risposta, vuol dire che ho a che fare con un branco di intellettualetti presuntuosi e, dai vostri commenti, sono certo che nessuno di voi debba essere considerato tale…quindi non preoccuparti se qualche schizzo finisce fuori dal vaso. Prendo un po’ di quella meravigliosa carta igienica che si chiama umiltà e pulisco;) Non rispondo mai per presunzione di talento(espresso in grammi o in chili), ma per amore delle idee che ho…non intervengo per dimostrare la mia superiorità ma solo per portare avanti le mie convinzioni in un “luogo” stimolante come pochi.
    Saluti e rilassate^_^

  59. IO RINGRAZIO ADRIANA PRAZIO.
    IL SUO INTERVENTO DOVREBBE COINVOLGERCI TUTTI: NON MUOVE MIMOSE, SOLO ETICA.

  60. Dirò le cose di sempre e sarò banale. Come ho già scritto sul mio blog (che non pubblicizzo altrimenti Max si inalbera) non sono una femminista perché esserlo implicherebbe che ci sia una degna ragione per non esserlo. Anche se quando me lo chiede un maschilista di quelli con le sopracciglia unite, quando mi fa: sei femminista? Io rispondo: perché tu no?
    In Italia la faccenda è scabrosa assai. Non vi romperò gli zebedei ulteriormente con la storia che sono cresciuta in un Paese anglosassone. Lo sapete già. Quando all’età di 25 anni rientrai in Italia dagli States mi prese un gigantesco coccolone nel constatare che in tivvù c’era un programma idiota chiamato “quelli della notte” di cui tutti erano perdutamente innamorati. Miss sud e miss nord vestite da mignotte si producevano in monosillabi gutturali per la gioia e l’larità di un sedicente pubblico raffinato. “E’ la nuova tivvù intelligente!” Gridava addirittura qualcuno dalla redazione di Repubblica. Lì mi sono detta: cazzo, qua tocca che me ne torno indietro.
    Il rispetto dei diritti delle donne non è una questione che si può risolvere in Parlamento. Specialmente non in Italia. Qui con certe faccende si sono fatte le ragnatele.
    Ancora oggi, si leggono degli articoli su estate nazionali che nemmeno nella Turchia dell’ottocento … c’è da mettersi le mani nei capelli.
    Il problema è squisitamente sociale, ragazzi e ragazze mie.
    Ne ho viste troppe di femministe agguerrite che di giorno facevano le “streghe” nelle sezioni e di notte si trasformavano in Geishe. Di giorno alle manifestazioni, mapperò er fijetto mio mangia solo il polletto della mamma, che rifà il letto, stira le mutande e quando si presenta la prima fidanzatina je dice pure che è una puttana.
    Le mamme … sono le mamme che educano i maschietti.
    Be’ imparassero ad educarli meglio.
    Da piccoli gli si può insegnare in modo pacato, la bellezza della diversità, l’importanza del rispetto, la naturalezza della collaborazione.
    I maschietti di cinque anni sono individui fantastici, hanno in sé la naturale pulsione, la curiosità, verso le femmine. Non c’è nulla di maschilista in loro.
    Sono gli insegnamenti barbari dei padri, ma specialmente delle madri,
    che li fanno diventare stronzi.

  61. Allora, perdonate la diatriba, ma mi sembrava necessario:
    Germano, se vuoi fare il giornalista scordati un lusso che noialtri ci possiamo permettere, ovvero “cara mi hai frainteso”. Il fraintendimento non esiste per te. Chi scrive sa bene che la responsabilità delle reazioni che desta sta tutta nelle sue parole. Non si può permettere il contrario, rischia il culo. Anche se dovessi avere ragione, cosa che per me non ti riguarda minimamente – almeno in questa circostanza.
    Qui sotto ti ho copiato i brani del tuo post che ho trovato misogini e offensivi. Perchè facevano capire bene cosa pensi di una donna che non risponde ai tuoi clichhet. Il paragone con i cani è un vero insulto, e voglio vedere quale donna non ne possa essere sinceramente offesa.
    Mi ricordi certi film: per due terzi del film si fanno battute politicamente scorrette, poi alla fine c’è la morale riconciliatoria. Il finale lo impone la produzione: ma la produzione sa che fondamentalemte il regista è un pezzo di merda, e aveva solo bisogno di un passpartout per sdoganare i suoi pregiudizi. Per fare un po’ di adolescenziale scorrettezza politica. (es. tutti pazzi per Mary, capolavoro culturale dove si prende per il culo un handicappato)
    La questione per cui hai torto, è che io se voglio bestemmio e bevo come un camionista come scrivi tu, non solo l’otto marzo ma anche gli altri giorni dell’anno, caro. Il tuo scandalo la tua riprovazione per un comportamento sittanto sguaiato, è la dimostrazione che purtroppo dalle tue parti, una donna che bestemmia è ancora una donna non maleducata, ma politica. Il mio buongusto, il mio look, il mio modo di fare, non dovrebbe essere argomento di otto marzo, non dovrebbe perchè non sono temi politici in una democrazia. Ma è il tuo scandalo, la tua riprovazione, a dimostrare che purtroppo, rivendiacare un modo diverso di essere femminile o maschile è ancora qualcosa di non privato.
    questo non vuol dire che io vada in giro con minigonne a giroculo o che mi piacciano gli stivali da cavallerizza incazzata, nè che io ami ruttare in faccia a chicchessia. Ma sono questioni che rientrano in una rubrica diversa – quella di Novella 2000.

    Infine. Le donne, non sono “una categoria”.

    “Oggi vi concediamo il lusso e il privilegio di passare una serata in un locale, a bere come alpini e a bestemmiare come camionisti. Oggi potete sentire l’ebbrezza che prova un povero uomo solo e frustrato quando, con degli amici, va in qualche ristorante con il menù fisso e paga per vedere una spogliarellista che gli ammicca per mestiere”

    “Un po’ come dei cani che sono rinchiusi in gabbia e che, per un giorno, vengono lasciati liberi di gironzolare e di abbaiare quanto vogliono.”

    ” E più il desiderio di imitare gli uomini, o di insegnare loro quanto può essere veramente migliore una donna?! Bisognerebbe chiedersi questo”

    Dopo di che sfrangiati dove ti pare, gli intellettualetti con cui non saprai confrontarti aumenteranno a dismisura, gli intellettuali che ti apprezzeranno diminuiranno, ma ne troverai sempre – e ti lasceranno pontificare, eternamente giovane ed eternamente di belle speranze, nelle tivvù locali del sud reazionario. Poi qiuando li t’andrà male – c’è sempre la Tunisia.

  62. Si segnala che il post è stato aggiornato con l’inserimento di notizie sul nuovo romanzo del premio Nobel della letteratura Doris Lessing

  63. @Zaub.”La questione per cui hai torto, è che io se voglio bestemmio e bevo come un camionista come scrivi tu, non solo l’otto marzo ma anche gli altri giorni dell’anno, caro”…beh io volevo intendere proprio questo e sottolineare l’ipocrisia della festa e il fatto che, appunto, fosse solo un contentino lasciarvi fare ciò che volete esclusivamente l’8 marzo. Da oggi, comunque, ti soprannominerò Spielberg…hai una fantasia incredibile, sul serio^_^. Ho riso parecchio quando ho letto “tv reazionarie del sud” anche perchè, il mio post, non è mica stato letto in tv…è stato inserito sul blog ufficiale di redazione. Ti assicuro, comunque, che non siamo con i forconi in mano a gridare:”al rogo”. Ho capito che sei un bel po’ estremista in alcune considerazioni ma la cosa mi affascina e, si, mi diverte anche non poco. Così come mi diverte non poco il fatto che tu ti sia sentita offesa dal paragone con i cani (anche quello fin troppo palesemente provocatorio). Dalle mie parti, una donna che bestemmia(o che rutta)pubblicamente non è “politica”, è semplicemente cafona…così come è cafone un uomo che lo fa. Penso sia semplicissimo da intendere questo. Che poi, tra amici, si rutti e si bestemmi(io, ad esempio, non bestemmio mai), è un altro discorso…quello che fai nel privato non è affar mio. Vedo che coccoli con decisione l’illusione di una democrazia totale (forse un po’ anarchica) e, non so….resto perplesso, molto perplesso. Io riesco a non inserire la politica nei miei discorsi ma, a quanto vedo, c’è ancora qualcuno che, la politica, la vede, la propaganda e la legge ovunque. Le donne non sono una “categoria”? E cosa sono?! Bah…questo voler per forza eliminare ogni confine, ogni differenziazioni in nome di chissà quale comunione totale,credo rappresenti la ragione per la quale, la nostra società, sta andando a puttane. E non diamo la colpa solo a tv e giornali…troppo facile. Il relativismo assoluto è il vero male del nostro secolo e non mi stancherò mai di ripeterlo. Ora però devo tornare a scrivere per la mia redazione reazionaria del sud, altrimenti il mio capo(che di solito picchia i neri e gli omosessuali) mi castiga^_^.

  64. @Writer. Ti ringrazio per la solidarietà e, soprattutto, per non aver giudicato reazionario il mio atteggiamento che è, semplicemente, un po’ più realista e pacato. Ne ho scritta e letta di roba sulle varie teorie di democrazia, organizzazione sociale, relativismo ideologico ecc…noto, con un po’ di sconforto, che continua ad andare di moda anche tra menti molto preparate e brillanti, questa tendenza alla libertà più totale di fare ciò che cazzo vogliamo, quando cazzo vogliamo. Chissà perchè, poi, in Olanda, paese che come sappiamo è tra i più “libertini” in assoluto, la percentuale di suicidi è tra le più alte del mondo. Il problema è che si tende sempre all’estremo…se non sei ingenuamente e violentemente(perchè te la impongono con la violenza, questa “apertura”)aperto a determinate idee, allora o sei bigotto, o sei ignorante o sei reazionario;)…e qui si nota tutta la contraddizione intrinseca dei “democratici assoluti” e degli “anarchici”. Non c’è nulla da fare, ognuno coccola le proprie convinzioni come fossero figli perchè, infondo, le nostre idee sono parti di noi, della nostra coscienza e della nostra incoscienza. A me, però, il discorso con Zaub interessa e sono proprio curioso di leggere le altre “etichette” che mi verranno appiccicate^_^(sempre amichevolmente, voglio sperare).

  65. @F.M.Rigo. Avevo già letto, apprezzato e condiviso il tuo commento precedente ma mi ero scordato di precisarlo^_^. Penso che tutto sarebbe risolto se non ci si sforzasse di leggere il mio intervento come un intervento scritto con rabbia verso le donne ma, al contrario, con rabbia verso una festa strumentalizzata, banalizzata e “maschilizzata”. Se poi, per buona pace, devo scrivere:”siate sguaiate, aperte(de gambe), blasfeme, violente, volgari, cafone ecc… quanto e quando ve pare?” allora, mi spiace, ma non ci sarà mai buona pace! Del resto, ognuno ha il proprio modo per esprimere i sentimenti che prova nei confronti di qualcosa o di qualcuno…non si tratta di clichè(che bestialità) che ho in mente…ma non si tratta nemmeno di illudersi che vigga la più totale e completa libertà d’azione per ogni essere umano. Il buon gusto non credo sia soggettivo…il buon gusto non lo puoi relativizzare così, almeno per me. Se poi vogliamo tutti essere più “libertini” e più contenti, ok…tanto, alla fine, si capirà che è solo una dannatissima illusione e che non esistono e non esisteranno mai libertà totali nella società moderna..così come non ne esistevano in quella primitiva. Ma il discorso è lungo e complesso e non voglio annoiare nessuno(compreso me stesso)

  66. Con tutta la mia simpatia per Germano, ma non sarebbe il caso di passare ad altro ? Massimo ci fa notare che ha inserito la segnalazione del nuovo libro di Doris Lessing in capo al post, e mi parrebbe un tantinello più interessante. Ne avevo letto la recensione alcuni giorni fa ed il tema mi pare intrigante. Personalmente non so quando avrò il tempo di leggere il libro, cosa che comunque mi impongo, ma se qualcuno lo avesse già fatto è invitato a dire la sua: si tratta di una società di sole donne che partoriscono (senza intervento procreativo maschile) donne. D’un tratto si introduce l’anomalia della nascita di maschietti, trattati come veri e propri “incidenti di percorso”. Miriam in uno dei suoi primi interventi in questo post aveva usato proprio queste parole, citando un libro di Adriano Petta, “La sinfonia maledetta”, e trascrivendone un brano.
    La cosa comincia a incuriosirmi molto.

  67. Per quanto riguarda il romanzo della Lessing – non so. Come mai innanzitutto esce per Fanucci e non con la solita Feltrinelli? questo magari è off topic, ma mi incuriosisce. Per il resto, ho amato molto la Lessing davvero. Ha contato nella mia formazione quando ero ragazzina. L’idea mi sembra interessante, e rappresenta bene una specie di paura inconscia collettiva attuale, a cui chi sa magari la stessa Lessing partecipa. So che il suo rapporto con il femminismo è stato sempre piuttosto conflittuale. Ora, non so Massimo tra le righe ci chiedesse – ma c’è qualcosa di profetico in questa trama? So che qualcuno potrebbe pensarlo, perchè non ha fiducia nell’evoluzione dei costumi.
    Ma io penso che sia relativamente profetico, addirittura un sogno un po’ datato. Il mito della femmina sufficiente a se stessa era del femminismo di mia madre, delle donne degli anni settanta – oggi le cose sono diverse, il modo di pensarsi con gli uomini è diverso. Non vedo le donne di oggi come autoreferenziali. C’è solo la necessità di pensarsi politicamente, ma questo non preclude una relazionalità matura nella sfera quotidiana. La cultura vede la donna uscire dalla subalternità e teme che non vi sia altro modo di relazionarla con il maschile. Teme l’impossibilità della complementareità. Anche la mia amata Doris – un pochino- invecchia.

  68. @ Carlo
    a proposito dell’Incidente di Percorso, io ho solo postato l’email che Adriano mi ha inviato come simpatico augurio per l’otto marzo. Però non sarebbe male coinvolgerlo nel dibattito. Oggi dovrebbe rientrare e ne approfitto per rivolgergli un invito a raggiungerci, qui, su Letteratitudine. Ciao. Lui, su questo tema ha scritto moltissimo.

  69. @ Zauberei e Germano
    Stop alle (pur divertenti) polemiche!
    🙂
    Vi propongo un lavoretto… perché non vi procurate il libro della Lessing (per leggerlo e mettere in comune le vostre reciproche considerazioni)?
    Zau, il libro non l’ho letto… ma ho l’impressione che Doris volesse essere – da par suo (a me piace) – un tantino provocatoria.

  70. Il Premio Nobel Doris Lessing è nel nostro catalogo con diverse opere.

    “Memorie di una sopravvissuta”
    di Doris Lessing
    Collana: Collezione Immaginario
    Genere: Narrativa
    Anno: 2003
    Pagine: 256
    Euro 13.5

    “Un tentativo di autobiografia” dice Doris Lessing descrivendo Memorie di una sopravvissuta, un romanzo che sembra una fiaba e che nasce da quell’antica tradizione in cui i narratori prendono il volo verso la dimensione fantastica a partire dalle solide fondamenta della realtà. E la realtà del romanzo è quella che abbiamo davanti a noi, nel futuro, un mondo dove la barbarie è la norma e ognuno deve lottare per sopravvivere, uomini, donne, persino i bambini, in un vortice di ferocia. La voce narrante è quella di una donna che osserva le cose cadere in pezzi, mentre le orde migranti si spostano alla ricerca di un luogo sicuro, di un rifugio, di una vita migliore che sempre si trova da qualche altra parte. Una donna a cui uno sconosciuto ha affidato una bambina, Emily, con poche lapidarie parole: “Abbi cura di lei, ne sei responsabile”. Ora la bambina è una meravigliosa ragazza, e ad accompagnarla c’è Hugo, metà cane, metà gatto, bizzarra e adorabile creatura capace di proteggere e di confortare…

    Ma in tutto questo esiste un luogo dove il tempo si dissolve come i sogni o le nuvole, in cui scene fantasmagoriche sembrano evocare le paure di un bambino o la sofferta esperienza di un adulto, e dove prendono corpo presenze sovrumane, dolci e potenti, che vigilano su di noi… ma cosa sono, dove si trovano? Mentre nel mondo visibile la civiltà va in frantumi, qualcosa di molto diverso prende vita in questo spazio segreto che è al margine delle nostre esistenze quotidiane, e in cui forse vivono altri noi stessi, proiezioni o sogni dei nostri desideri.

    “Mara e Dann”
    di Doris Lessing
    Collana: Collezione Immaginario
    Genere: Narrativa
    Anno: 2004
    Pagine: 528
    Euro 18

    Mara e Dann è prima di tutto un romanzo politico in cui Doris Lessing, attraverso la visione di un futuro possibile, commenta i peccati e la debolezza dell’umanità di oggi, per criticare le pulsioni di guerra, la schiavitù, il razzismo, la discriminazione sessuale, e per esaltare l’unica grazia salvifica del genere umano: la capacità di amare.

    “In parte fiaba, in parte commento sul nostro tempo, questo è un libro ambizioso, rigoroso, straordinario. Con Mara e Dann Doris Lessing ha creato una ragazza e un ragazzo di dimensioni mitiche, ma toccanti e credibili. In Mara, la bambina che deve badare al fratellino quando non sa neppure badare a se stessa, Lessing ha riversato tutta la sua comprensione della natura femminile. Un romanzo ricco, profondo, malinconico.”
    Sunday Telegraph

    .
    “Insieme, Mara e Dann disegnano le forme dell’amore umano, dall’infanzia alla maturità. Le avventure di Mara sono femminili, storie di amore, fertilità, vulnerabilità e infine acquisizione di potere. Quelle di Dann sono racconti più oscuri, di peccato e tentazione. E nel corso del romanzo viene ripetutamente espressa la fede nell’indistruttibilità dell’amore umano.”

    “La storia del generale Dann, della figlia di Mara, di Griot e del cane delle nevi”
    di Doris Lessing
    Collana: Collezione Immaginario
    Genere: Narrativa
    Anno: 2005
    Pagine: 240
    Euro 16

    “Affiora ancora una volta il fascino struggente e travolgente di una scrittrice decisamente unica.”
    Ttl, supplemento de La Stampa
    .
    Guidato dalla sua inesauribile sete di avventure, il giovane Dann decide di intraprendere il cammino verso le Montagne di Ghiaccio che delimitano il confine meridionale di Yerrup, a nord di Yfrik; giunto in cima a una scogliera, contempla l’ineffabile, remoto candore del paesaggio naturale, e sfida gli elementi.
    Nel suo destino c’è un laborioso percorso di conoscenza, durante il quale incontrerà occasionali compagni di viaggio, approfondirà la consapevolezza della propria duplice sessualità e aprirà il cuore a quello che si rivelerà il più fedele degli amici, un cane delle nevi. Finirà per essere l’artefice quasi inconsapevole della rinascita di uno Stato, di cui diverrà generale e principe, grazie soprattutto al suo zelante subalterno, Griot. In questo ruolo, per lui nuovo e ingombrante, e restando avvinto dal profondo rapporto che lo lega a sua sorella Mara, proseguirà, nel bene e nel male, il viaggio intrapreso dai loro genitori verso un futuro indefinito, puntellato sulle vestigia di un’umanità ormai muta e affondata nel passato.

    “Il senso della memoria”
    di Doris Lessing
    Collana: Collezione Immaginario
    Euro 11

    Un racconto e due saggi. Il racconto Una ragione per cui è la storia della nascita, dello sviluppo e del declino di una cultura esistita in un’epoca assai remota, ma che per molti versi richiama alla mente le civiltà moderne. Come pure nelle opere Shikasta e Memorie di una sopravvisuta, è il tema della memoria a dominare il racconto e i saggi contenuti nel volume, in una commistione di generi che ha come filo conduttore quello del ricordo di epoche passate riviste nell’ottica della modernità.

    —–

    “Un pacifico matrimonio”
    di Doris Lessing
    Collana: Collezione Vintage
    Genere: Narrativa
    Anno: 2007
    Pagine: 288

    Euro: 17,00

    Nelle immense lande delle Zone, strani reami che circondano la Terra, si sta per celebrare un’unione le cui conseguenze potrebbero cambiare per sempre il destino del pianeta. La Zona Tre, un paradiso pacifico e matriarcale, è guidata da una mite regina Al-Ith, mentre la confinante Zona Quattro è una terra abbandonata alla guerra e al caos, schiacciata dal dominio del brutale re guerriero Ben Ata. Il matrimonio tra i due, che rappresentano gli estremi
    princìpi di femminilità e mascolinità, minaccia di destabilizzare l’intero impero galattico e i reami delle Zone.

    In una potente commistione di mito, favola e allegoria, la stupefacente creazione visionaria di Doris Lessing riflette e ridefinisce la storia del mondo dalle sue più remote origini all’inevitabile e tragico processo di autodistruzione.

  71. Massimo guarda che io non ci pensavo più a Germano eh:) e mi pare che la relazione con Germano del mio ultimo post sia piuttosto scarsetta.
    In ogni caso, è la seconda volta che mi capita di non condividere con te l’interpretazione di un autore, la lettura possibile di certe sue scelte narrative. Mi è capitato con la Lessing ora, come mi è capitato con Philip Roth quando hai fatto un post su Everryman. non è che questo dimostri che una tua lettura sia meglio o peggio della mia o viceversa – facevo una constatazione. La Lessing, certo provocatoria, ma alla luce di recenti dichiarazioni che ha lasciato a proposito degli esiti del femminismo, questa trama non mi stupisce affatto.
    E poi de che te stupisci? sei stato te a mettere questo libro in relazione all’otto marzo, è chiaro che io lo commenti alla luce della relazione che tu per primo hai proposto. alla prossima fai un post sulla Rodhesia eh:))
    🙂

  72. @Massimo. Hai ragione ma io avevo già seguito il precedente(e saggi) invito di Carlo;)…a me, comunque, non piace nemmeno chiamarle polemiche; io preferisco il termine:”confronti”. Il libro che hai recensito, comunque, prima o poi lo leggerò. Scrivo prima o poi perchè, ad oggi, ho circa una decina di libri da leggere in uno spazio brevissimo(Tra cui il libro di quel disgraziato di Gregori:-P)
    @Zaub. In effetti mi sono offeso, nel tuo ultimo post non mi hai proprio calcolato^_^ scherzi a parte, io non me la sono mai presa eh…ci sono solo un po’ rimasto male per alcune definizioni un po’ troppo perentorie nei miei riguardi ma ti capisco perchè, da una certo punto di vista, siamo simili. Un bacio
    Ge

  73. @ Zau e Germano
    Ma quanto siete fiscali. Adesso non entrerete in polemica con me per l’uso della parola “polemica”!
    Con voi due non reggerei il “confronto”!
    🙂

  74. @ Zauberei
    Certo che l’ho segnalato in libro in riferimento all’8 marzo. Mi sembrava in tema (come ha detto anche Carlo). O meglio – ripeto – il tema lo trovo molto interessante.
    Ti dirò meglio quando l’avrò letto.
    Il post sulla Rodhesia tra breve.
    🙂

  75. @ petrarchi no insignficant writers
    Germano mi sorprende che tu non mi abbia compresa!
    Vedi caro amico, se alzi il sipario dell’elmo in ferro non sai veramente se ci trovi Petrarca o Brancaleone: il fatto è che, al giorno d’oggi, l’ideale di donna di cui gli uomini si lamentano come introvabile, è lo specchio, altrettanto immaginario, dell’ideale cavalleresco che gli uomini hanno di sé stessi. La realtà è ben diversa. L’amore, i rapporti e le relazioni in genere, rientrano in una dinamica sociale che, riferendosi agli studi dell’arte moderna, Carlo Giulio Argan per esempio ha definito così: – L’insieme delle cose prodotte dall’industria in serie costituirà l’ambiente materiale dell’esistenza sociale; questo ambiente sarà negativo, alienante, cagione di nevrosi individuali e collettive nella misura in cui sarà determinato da una produzione manovrata al fine del profitto, del potere, dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo … – Che significa?
    Significa che i quadri di Botticelli non esistono più e che se devi pagare la cena alla collega che guadagna quanto guadagni tu (o anche di più) tutt’a un tratto ti dimentichi delle dolci e fresche acque del Petrarca e del desiderio di farle da colonna al fianco. Ne deriva che si è data la priorità a ciò che si dice di disdegnare, carriera, potere, prestigio, affermazione personali, autonomia, liberalità, soddisfazioni dalle quali non possono essere escluse le donne che hanno faticato quanto gli uomini, rientrando così in quei “sistemi di consumo” dove la competizione non risparmia nessuno e dove tutti non mollano la corazza.
    L’arte cinetica ritrae un’ appuntamento (galante?) da Mc Donald. Nient’altro.

  76. @Rossella…poche parole; solo un clap clap clap per te.
    @Massimo. Macchè…sei uno dei blogger più gentili e ospitali che conosco…sarei io a non reggere mai il confronto con la tua cordialità:=)
    @Zaub. Non scherziamo sul Noir di Gregori…lo sai quanto è permaloso. Per me è almeno a livello del Paperinik

  77. Francesco ti ho appena scritto la mail…
    Ti anticipo comunque, che non indosso tanga trasparenti nelle notti di luna piena e gradirei mettere un punto su questa storia:-P auhsuahuh

  78. Franca Maria Bagnoli: hai espresso il mio pensiero su donne e società, politica e Chiesa…
    Propongo di ricordare Rita Atria e Graziella Campagna e tutte le vittime della mafia…
    Tutte le scrittrici e musiciste e artiste in genere che hanno faticato all’ombra dei più famosi compagni maschietti…
    Alle sante, in primis Santa Lucia e la donna delle donne, Maria. Non prendetemi per bizocca, ma è più facile essere Padre Pio che Madre Teresa di Calcutta, San Domenico che Teresa di Lisieux etc etc…
    Gesù comparve per primo dopo la resurrezione proprio a una donna, a quella Maddalena peccatrice… I maschietti videro solo sudario e bende. Perché sono le donne le prime ad aver fede, cioè ad avere fiducia, a fidarsi dei piani di Dio che spesso non comprendiamo e che ci sconvolgono la vita.
    Grazie degli auguri, ma finché ci sarà la festa della donna significherà che ancora i conti non sono in pari.
    Che abbiamo fatto io e Simo per l’8 marzo???

    La presentazione de “L’alfabeto dell’amore” (Bur Rizzoli), a cura di Luigi La Rosa, si può ritenere un vero successo. Io e Simona Lo Iacono, come già avvenuto per Tea Ranno e il suo secondo romanzo “In una lingua che non so più dire” (E/O Edizioni), abbiamo scritto un saggio distribuito durante la serata al Biblios Cafè di Via del Consiglio Reginale a Siracusa. Silvana Scrofani ha come sempre prestato la sua voce per le letture dei frammenti tratti dal libro. La novità è stata quella di abbinare letture e commenti alla visione di immagini scelte e montate dal giovane e promettente grafico e fotografo Alessio Grillo.

    Per coinvolgere maggiormente il pubblico, a cui abbiamo proposto una presentazione basata su una selezione dei frammenti divisi per elementi – aria acqua fuoco terra, con l’amore a fare da Quinto Elemento – , abbiamo pensato a realizzare dei bigliettini con le parole chiave del libro. I presenti hanno potuto così intervenire e porre delle domande a Luigi proprio sulla base dei biglietti.

    Le quattro sezioni sono state inframmezzate dalla lettura di quattro delle mie poesie tratte dalla mia raccolta “Fragmenta”, in particolare dalla sezione “Elements”…

    Attendo l’uscita della rassegna stampa: vi ragguaglierò in proposito. E… stay in touch, perché la presentazione sarà riproposta a breve in altre città della Sicilia e oltre, chissà!

    C’era anche Salvo Zappulla, quindi un pezzo di Letteratitudine si è riunito a Siracusa!!!!!!!

  79. @ Germano
    Non rispondo mai per presunzione di talento(espresso in grammi o in chili), ma per amore delle idee che ho…non intervengo per dimostrare la mia superiorità ma solo per portare avanti le mie convinzioni in un “luogo” stimolante come pochi – confessò Germano in quel di ieri

    – Figliolo se parli di superiorità ti riferisci a gradi inferiori : le missioni da “cavaliere rinascimentale” appartenegono a livelli spirituali ai quali non si arriva solo idealizzandoli.
    Noi donne ci accontentiamo di essere valorizzate e riconosciute, normalmente, nel contesto in cui viviamo e questo, da parte vostra, potrebbe essere il primo passo signorile e concreto di doni e talento. Talento Matematico? – gli rispondo senza bisogno di essere applaudita beffardamente da un pubblico pinocchio.

  80. @Rossella. Il mio applauso non era beffardo, ti giuro…era sincero! Visto che, di primo acchito, non avevo inteso il significato del tuo post e che, dopo la tua precisazione, l’avevo compreso e condiviso. Tutto qui…non mi reputo ne un “cavaliere rinascimentale” né un pinocchio;)sono solo un tipo un po’ sentimentale che, per citare Zaub, ha visto passarti fin troppe volte un intercity nel deretano. Semplice, chiaro; senza interpretazioni allegoriche o metafore^_^
    ps io sono sempre stato con donne vispe, colte, indipendenti e di carattere forte…non mi piace il ruolo del “maschio dominante” e nemmeno quello del maschio succube ma, si sa, l’equilibrio in una coppia è difficile da trovare

  81. @germano
    perchè non passi di là a postare il tuo voto ?
    Ti aspettiamo. Anche perché, se mai faremo un libro dedicato al post, rischieresti l’esclusione: vuoi rischiare così tanto?
    :-)))

  82. Prima o poi ti racconterò dove ha portato questo treno. E allora ci sarà poco da ridere.

  83. Un detective negro in un film ha detto a un bastardo che voleva incastrare: – preparati la vasellina, ne avrai bisogno.
    Simpatico non è vero?

  84. @Rossella…mi indichi il tuo fornitore di fumo?! No perchè secondo me ti da roba proprio forte^_^…sai anche dirmi cosa è successo mentre mi passava un treno nel deretano?! Ammazza; mi spaventi;)
    ps non andiamo più off-topic…anche i santi(come Massimo)perdono la pazienza:-p

  85. ciao Massimo, è carina e legittima la tua domanda: mimosa sì_mimosa no; impara: ogni donna, che sia appena appena un po’ femminile, adora i fiori e ancora di più adora riceverne, di qualunque spessore sia il suo impegno personale nella società. a me, ad esempio, piacciono le rose dalle delicate tinte pastello, ma anche cioccolatini e gioielli…

  86. @Germano.
    Lei ti ha detto che per lei sei come una calamita ma è rimasta molto titubante quando le hai proposto il giro d’Italia in moto e l’eventuale viaggio in Mexico anche perché vi siete visti solo tre volte e tu non l’ hai ancora baciata quantunque abbiate molte cosette in comune come il piacere di scrivere letteratura erotica. Allora, seguendo l’esempio di Didò, conviene prima scrivere cosa si deve fare e poi cercare di farlo.
    Aspettare i treni che passano non è molto romantico e poi non ho ben capito se lei è innamorata di qualcuno e a te piace fare l’altro in modo tale da non perdere il gusto della sfida oppure acqua passata tu sei una nuova fiamma sai che conosco un sacco di donne che si sono sposate perchè non sopportavano il confronto con chi aveva fatto il passo prima di loro e su quest’ottica hanno filiato si sono comperate gli elettrodomestici nuovi e quando hanno finito di premere tutti i pulsanti, capezzoli compresi, si sono chieste se era il caso di provare nuove esperienze finalmente in Mexico.
    Germano, ho smesso di fumare sigarette da parecchi anni e non ho fornitori specifici di altre sostanze, comunque ti auguro di salire in groppa alla tua moto scoppiettante e lasciare una scia di fumo al tuo passaggio, in barba all’invidia di chi guarda, sventolante la sciarpa di chiffon di lei che vista da dietro non è male mentre saluta con la manina tremula, tu sei o.k., giornalista, uomo moderno con l’orario dei treni aggiornato, vincitore della chiappa d’oro e d’argento, la sottoscritta, femminile femminista con ancora la primavera fra le pagine del suo libro e qualche sorriso accennato, un po’ disincantata ed ormai propensa alla pesante filosofia del pensiero, porge i suoi gentili e cordiali saluti a te ed alla tuo albo.

  87. @Germano.
    Lei ti ha detto che per lei sei come una calamita ma è rimasta molto titubante quando le hai proposto il giro d’Italia in moto e l’eventuale viaggio in Mexico anche perché vi siete visti solo tre volte e tu non l’ hai ancora baciata quantunque abbiate molte cosette in comune come il piacere di scrivere letteratura erotica. Allora, seguendo l’esempio di Didò, conviene prima scrivere cosa si deve fare e poi cercare di farlo.
    Aspettare i treni che passano non è molto romantico e poi non ho ben capito se lei è innamorata di qualcuno e a te piace fare l’altro in modo tale da non perdere il gusto della sfida oppure acqua passata tu sei una nuova fiamma sai che conosco un sacco di donne che si sono sposate perchè non sopportavano il confronto con chi aveva fatto il passo prima di loro e su quest’ottica hanno filiato si sono comperate gli elettrodomestici nuovi e quando hanno finito di premere tutti i pulsanti, capezzoli compresi, si sono chieste se era il caso di provare nuove esperienze finalmente in Mexico.
    Germano, ho smesso di fumare sigarette da parecchi anni e non ho fornitori specifici di altre sostanze, comunque ti auguro di salire in groppa alla tua moto scoppiettante e lasciare una scia di fumo al tuo passaggio, in barba all’invidia di chi guarda, sventolante la sciarpa di chiffon di lei che vista da dietro non è male mentre saluta con la manina tremula, tu sei o.k., giornalista, uomo moderno con l’orario dei treni aggiornato, vincitore della chiappa d’oro e d’argento, la sottoscritta, femminile femminista con ancora la primavera fra le pagine del suo libro e qualche sorriso accennato, un po’ disincantata ed ormai propensa alla pesante filosofia del pensiero, porge i suoi gentili e cordiali saluti a te ed al tuo albo.

  88. @ Carlo
    Rimani sempre il sagace osservatore. A TE che sai ridere CIAO CIAO

    @ Massimo
    Vedi sopra. L’ironia non vuol provocare nessuno… Vorrei riderci su insieme a TE: la vita così è!

    @ Enrico
    Vedi sotto. Prima o poi ti faccio uscire dalla tana, gattone impaurito ma simpatico

  89. @Rossella…mi fai morire anche se,in alcuni tratti, mi risulti ancora un po’ criptica. Lei è fidanzata comunque(anche se dice che, se dovesse scegliere tra me e lui, sceglierebbe me…bah)…ma credo che abbia il cervello più incasinato di un circo curdo durante una fuga di Elefanti indiani!E comunque né io né lei ci produciamo in racconti erotici e mi trovi d’accordo quando scrivi che:”conviene prima scrivere cosa si deve fare e poi cercare di farlo”. A me non piace fare “l’altro”; io odio essere “l’altro”…io devo essere “l’unico” per la donna che mi piace. Comunque, ciance a parte, ho deciso di seguire il consiglio di Zaub: mi godo le belle pulzelle con la voglia di elargire stille di erotismo gratuitamente e la smetto con i sentimentalismi. Ps devo correggerti sul mio premio chiappa d’oro e argento visto che, ultimamente, mi hanno consegnato quello “chiappa di platino”…di gran lunga più prestigioso dei due ce hai citato tu:-P

    ps 2…le ho scritto un racconto…se vi va di leggerlo, ecco il link:
    http://blog.libero.it/badmind/4304471.html
    Saluti a tutti
    Ge(sempre più esaurito)

  90. Dopo decenni di lotte per essere alla pari cn l’uomo,la donna ancora oggi viene sfruttata e sottovalutata,questo non avviene di certo nei paesi sviluppati e ricchi,scusate mi corrego,non avviene spesso,di sicuro non è vista come un’essere superiore da venerare,anche perchè non dovrebbe essere così,visto che le lotte sono servite a renderla pari all’uomo non superiore,ma nonstante ciò viene ancora sottovalutata,colei che dà la vita,riprendendo il discorso che avevo iniziato e non divulgandomi sulla condizione della donna nei paesi sviluppati,voglio soffermarmi sulla condizione della donna nei paesi sottosviluppati,secondo voi è possibile che si pratichi ancora l’infibulazione?è umanamente possibile che una povera ragazza o bambina(dipende dalle usanze del popolo l’età scelta per infibulare) deve essere “costretta” a sottomettersi a questa tortura solo per essere accettata dalla propria gente?è possibile che se si ribella a questo viene allontanata e ripudiata dai suo stessi genitori?e pensate alle conseguenze di questa pratica, innanzitutto conseguenze fisiche ma anche pischiche…veramente assurdo!ma non è da criticare questa usanza perchè da loro è accettata,noi parliamo perchè siamo occidentali e c i siamo sviluppati ,ma loro vivono ancora nel passato!
    La festa della donna.Cosa è diventata?è stata commercializata,la mimosa e i fiorai che vendono a prezzi super elevati fiori,il regalo,la cena con le amiche e non sto qui ad elencare altre attività,si è diventata questa la festa delle donne,invece di ricordare grandi donne o d proporre delle soluzioni per donne sfruttate,usate e maltrattate si pensa ad andare in pizzeria!!!bell’esempio che danno a delle ragazze che come noi stanno crescendo,non voglio pensare alla società di domani quando io e i miei coetanei saremo cittadini,bella vita che avremo cn questa mentalità con cui stiamo crescendo…riprendo il discorso perxhè sono andata un pò oltre,volevo dire che la donna non va festeggiata solo un giorno l’anno,ma va stimata e apprezzata sempre tutti i giorni perchè è grazie a lei che voi uomini e tutti noi siamo al mondo è solo grazie a lei che cresciamo con dei sani principi e dei veri valori,e non si dovrebbe mai finire di elogiarla,perchè ripeto è lei che dà la vita e che soffre,non l’uomo e solo per questo è ad un gradino + alto dell’uomo…viva la donna e che sia sempre + stimata e amata…

  91. Vi ripropongo questo post dell’anno scorso pubblicato in occasione del’8 marzo. Avrete modo, spero, di dire (o di ri-dire) la vostra.
    Qualcuno potrà i rileggere i vecchi commenti… confermandoli, oppure no.
    I nuovi frequentatori potranno esprimere la loro opinione.

  92. Da un articolo dell’8 marzo 2019:

    8 marzo, la festa degli uomini.
    Ormai sono dieci anni che l’otto marzo si festeggiano gli uomini. C’è chi considera questa festa una conquista, chi invece la bolla come un inno al consumismo e al cattivo gusto. Fatto sta che in questo giorno di marzo gli uomini vestono gli abiti delle mogli, delle amiche, delle sorelle; si truccano il viso, fanno la spesa, accudiscono i bambini; con pazienza e sopportazione applicano la ceretta (ahi!), tollerano il carico di lavoro aggiuntivo che li aspetta a casa, dopo l’ufficio, fingono di non sentire i commenti volgari del capoufficio, le piccole violenze quotidiane, le offese.
    E’ il giorno in cui le donne si vendicano, applicano metodicamente le mille angherie che hanno subito durante il resto dell’anno, moltiplicate per dieci, per cento. La lamentela che più spesso ricorre è che le violenze e i torti perpetrati dalle donne in questa giornata sono eccessive, artificiose e grottesche. Qualcuno è dovuto anche ricorrere alle cure dei sanitari, incappato per sua sfortuna in una donna particolarmente manesca; qualcuno ha addirittura sporto denuncia, scoprendo a sue spese quando difficile sia, per un uomo donna, ottenere giustizia.
    L’otto marzo anche quest’anno passerà, tra auguri e polemiche, e inizierà la vera giornata della donna: quel nove marzo in cui gli uomini, un po’ abbacchiati e spenti, avranno troppo freschi in mente gli abusi subiti per pensare di metterli in atto.

  93. La mimosa è, e resta, un simbolo. Perché no, dunque? Solo perché si sono dimenticate le origini, tragiche, di questa festa?
    Diffido fortemente di quelli che di fronte alle feste, S. Valentino, ad esempio, storcono il naso dicendo “l’amore si celebra tutto l’anno!”
    Ho il dubbio che sia solo un fragile pretesto per evitare di sottolineare la festa. Oggi è il mio compleanno e aspetto di vedere quante persone se ne ricorderanno: sarebbe buffo se qualcuno venisse a dirmi “sai, non ti ho fatto gli auguri perché tanto gli anni li compi tutti gli anni”.
    Se la donna è ancora ai margini? arranca ancora, su per la salita, da decenni, più consapevole che la differenza va rispettata e non annullata, forse, ma esistono ancora le femministe dietro le barricate? Ci teniamo tanto ad essere uguali agli uomini?

  94. Riporto un mio commento, scritto sei anni fa, che aveva come tema lo sviluppo della donna con l’aiuto della tecnica moderna.. Poco è stato fatto da allora in favore delle donne, ma anche dei giovani, anziani ecc.
    Come in ogni rimossa proveniente dalla base del popolo, credo che le donne dovrebbero far di più, unendosi incondizionatamente per i loro diritti. È solo con l’unità forte e irremovibile di tutti gli sfruttati che si potrebbe rivoltare una situazione secolare di discriminazione.
    I molti, uniti contro i pochi, da sempre uniti nei loro particolari interessi e per questo sempre i più forti. È quindi una questione primaria di forte identificazione, dalla quale trarne la volontà, il coraggio e la determinatezza di pretendere per ottenere.

    La giornata mondiale della donna: il progredire della tecnica in ogni campo dell’attività umana potrebbe e dovrebbe accelerare il processo di ricupero delle donne in un mondo finora dettato dalla volontà dei maschi. Sta ora a loro interessarsene e proseguire su questa strada. È il mondo in generale che con l’aiuto della tecnica si ridimensiona. Una donna agricoltrice in un paese sconosciuto può collegarsi con un’altra donna di un paese posto al lato opposto del pianeta. Il contatto che ne sorge li rende più vicine, unite, sensibili ai loro problemi, e infine con forze unite possono ottenere quella uguaglianza di considerazione e trattamento finora ritenuto impossibile. Questo processo di avvicinamento, di scambio di idee e programmi si svolge oggi in ogni attività umana. Conflitti secolari potrebbero scomparire. A loro subentreranno altri conflitti, non più tra donne e uomini, ma per esempio tra le nazioni o gruppi di nazioni nel contestarsi l’egemonia sulla spartizione dei beni creati. Il conflitto umano di sempre esisterà ancora, mentre quello ormai secolare tra uomo e donna rimarrà un’apparizione marginale. Sta ora alle donne sfruttare le possibilità che la tecnica oggi offre e trarne quei vantaggi che finora non potevano essere ottenuti. Il mondo globale, basato sullo sviluppo delle comunicazioni veloci ed estese a tutto il pianeta e migliore istruzione, dovrebbe portare un pò di benessere a tutti coloro che finora ne sono rimasti esclusi; donne in primo luogo, ma anche giovani, anziani e precari. Ma, come sempre, ci saranno gli avidi al potere, gli sfruttatori che con parole ingannevoli tradiranno i popoli che li hanno eletti. Sta a tutti, i cittadini, uguale di quale razza, nazione e sesso, quindi uomini e donne, unirsi nella lotta per i loro diritti, che sono sempre gli stessi da sempre, solo loro non si sono mossi insieme e così sono stati sempre sfruttati. Gänserndorf, 16.10.04

    saluti
    Lorenzo

  95. @Massimo
    Caro Massimo,
    è sempre importante festeggiare per ricordare qualcosa: intanto la vera celebrazione dell’8 marzo (non ricordo bene, ma forse l’uccisione di un gruppo di lavoratrici inglesi?) e poi così si possono riproporre scambi di idee su concetti cone “maschilismo” e “femminismo”, senza polemizzare né “politicizzare” gli argomenti.
    Trovo carino che qualcuno ci faccia gli auguri e che antipatiche queste donne che hai incontrato e non li hanno accettati…
    Sulle MIMOSE: come puoi immaginare…inorridisco ogni anno perché i poveri alberi con i fiori gialli vengono deturpati e distrutti e in giro il giorno dopo si vedono mazzetti e rami schiacciati: questo non lo sopporto. Non è sbagliata l’idea in sè di ragalare fiori, ma l’uso indiscriminato di ogni cosa alla fine rovina anche i bei pensieri. Quindi, no: le mimose lasciamole in pace( non servirà chiederlo qui in questo spazio frequentato da persone rispettose; piuttosto appunto sarà impossibile chiedere di non farlo a coloro che distruggono le piante ogni anno).
    Grazie per gli auguri:):)

  96. Mia cara Roberta… tanti auguri a te, allora.
    Ti offro una mimosa virtuale: quella che vedi in cima al post. È bella, colorata e – soprattutto – non danneggia nessuna pianta:-)

  97. @Lorenzerrimo
    Caro Lorenzo, che bella l’idea della “solidarietà” tra donne.
    Però purtroppo non esiste molto o comunque pochissimo. Non so, è una cosa bellissima quando due o più donne donne sono amiche e si vogliono bene da amiche; però talvolta le donne litigano tra di loro perché una vuole primeggiare sull’altra, per bellezza, per intelligenza, per dominio e per tanti motivi. Non è una critica ( qualcuno mi scriverà che mi sbaglio proprio di grosso), ma una constatazione. Mi sembra di ricordare, infatti, che Margherita Hack oppure la Levi Montalcini ( non ricordo bene- spero di non sbagliarmi o di aver capito bene l’intervista) abbia detto che gli esseri umani, rispetto al pianeta, purtroppo sono ancora molto “giovani” nella loro strada verso l’evoluzione e che quindi non sempre riescono a governare con la ragione e l’intelletto gli istinti che li caratterizzano ancora molto. E’ una visione abbastanza “pessimistica” la mia e mi scuso con te perché non è che a priori io non condivida l’idea di una società in cui la solidarietà è un sentimento dominante, ma non riesco ancora a vederla.
    Un affettuoso saluto
    Robertina

  98. @Massimo
    grazie infinite:) è un pensiero molto bello.
    Io te la rimando, se posso, perché è anche grazie a uomini come te che le donne possono esprimere le proprie idee qui+ sentirsi rispettate, apprezzate e capite.
    PS:
    Spinta dalla tua mimosa virtuale e quindi un pò “raddolcita”, aggiungo un pensiero più “positivo” rispetto a quello da me espresso qui sopra riguardo alla mancanza di “solidarietà” tra donne: quando succede, e succede per fortuna, che ci sia solidariatà in un gruppo di donne, è una cosa veramente bella::))

  99. Due esseri giovanissimi e vestiti come la natura li aveva creati s’incontrano e si scrutano: che cos’è quel coso che pende lì, chiede uno di loro.
    Non so, non ne ho ancora fatto uso, sarà che il tempo non è ancora venuto, per il momento lo lascio lì
    a penzolare e fare la pipì, perché la pipì la sa già fare.
    E tu, cos’hai laggiù, ricoperto di un pelo scuro che sa più di protezione che d’uso.
    Non lo so neanche io risponde l’altro interpellato.
    E così passarono degli anni, fino al momento in cui il primo vide il suo coso raddrizzarsi e, come spinto da un’intuizione naturale, cercare l’altro per osservarlo meglio sul suo uso. Lo guarda, lo tasta e, scorgendone una fessura, ci mette prima dentro un dito e poi due o tre. Da qui non bisogna avere molta fantasia per intuire quanto c’impiegasse a provarci anche con il suo coso.
    Nacque così la differenziazione dei sessi, l’uno maschio, l’altro femmina e il senso dell’amore che tanto si scambia con la passione, che neanche è ma pura necessità, ancor oggi intesa e praticata da molti.
    L’essere umano ha rivestito l’atto di quest’unirsi semplice e naturale di parole che, secondo del loro scandire, procurano suoni e significati differenti, andando dal dolce all’aspro e anche alla violenza.
    Con la differenziazione, è sorta anche la divisione, la lotta alla prevalenza, senza la quale uno vale di meno.
    Erano tempi, duri e difficili, sia per mancanza di beni naturali, come d’istruzione e quindi capacità di risolvere la convivenza in maniera pacifica.
    La donna ne paga ancora il conto, prima a causa delle difficoltà ambientali della vita che privilegia il maschio, per la sua forza fisica di cui è più dotato, e oggi ancora a causa degli interessi di pochi a scapito di molti. Ne è sorta una classificazione che agisce come un marchio, impresso dalla nascita per cause incomprensibili ma dettate dalla forza della prevalenza, uguale in quali mani si trovi.
    Sorsero anche coloro che con la forza intimidatoria della religione tentarono di creare ordine, dove regnava l’arbitrarietà e il caos. Più tardi ne fecero anche loro uso per sé e lo fanno ancor oggi.
    E i soppressi, i discriminati aspettano ancora il giorno della loro rivalutazione, di esseri considerati e trattati uguali a tutti gli altri.
    L’allargamento dell’istruzione ha portato qualche miglioramento, ma il problema della differenziazione esiste ancora e scomparirà solo quando l’individuo avrà capito che il benessere dell’altro è anche il suo, potendo solo così vivere insieme in pace e serenità.
    Il festeggiare la giornata della donna significa per me, come ha espresso bene anche Simona, un riflettere sul proprio stato di opinione e interesse in relazione con il prossimo.
    Questo mondo è come una nave, capace di superare gli ostacoli del suo viaggio solo quando tutta la squadra agisce per la salvezza di lei che la ospita, e non di un qualcuno che si ritiene d’essere privilegiato, uguale per quali motivi lo creda.
    Saluti
    Lorenzo

  100. @ Cara Robertina
    Hai perfettamente ragione. Bisogna intendere la solidarietà come fine da raggiungere, altrimenti rimaniamo indietro e gli stimoli continueranno a governarci.
    Qui da me piove e tira un vento forte, mi chiedo allora, se hai completato di dipingere il piatto con la casa e il giardino. Non si sa mai, qualora la pioggia non finisse, dovremmo cercare un riparo. Il vino lo porto io, mentre tu puoi già mettere la torta nel forno.
    A presto, allora, e nel frattempo buona Domenica.
    Ciao
    lorenzo

  101. @ Caro Massimo,
    mica ci sono cascato con la tua battuta. All’inizio sono rimasto perplesso, perché la logica della frase non rivelava alcun abuso di diritto d’autore, ma dopo ho pensato che tu e Renzo volevate divertirvi. La tua risposta alla sua conferma d’abuso ne era la prova.
    Congratulazioni sincere per la brillante conduzione della presentazione dei libri. Dai commenti letti, deve essere stato un incontro magnifico.
    Ma Berlusconi non mi voleva prestare i soldi per il volo e così mi sono solo immaginato di vedervi belli e sorridenti.
    Chissà che in Settembre non venga a trovarvi!
    Saluti cari
    lorenzo

  102. Caro Massimo,
    hai pubblicato quello che avevamo scritto lo scorso anno!
    L’altro ieri, giovedì scorso per l’esattezza, prima di incontrarti ho ripercorso l’iter che mi aveva conotto fino alla libreria Cavallotto.
    Ricordando il mio primo intervento su Letteratitudine di qualche anno fa mi è venuto in mente che un anonimo mi aveva invitato a partecipare, inviandomi diverse e mails.
    Una sera m’introdussi pensando ai fatti miei, scrivendo di colori ad olio, tele e soggetti da dipingere, cose che avevano poco a che fare con il tema letterario di quella sera…Miriam mi scrisse “benvenuta … mi hai scaldato il cuore con il tuo intervento” ed io finii per appassionarmi al sito.
    Iniziai a capire il meccanismo che relazionava tutti i partecipanti al di là dello schermo, un salotto letterario in cui veniva abolito il concetto spazio-tempo, uno scambio di idee talvolta spinto fino al dibattito, talvolta il pacato desiderio di conoscersi, un sano impulso di esporre la propria critica costruttiva, di raccontare, la voglia di citare, ecc.
    Parliamo di donne, visto che veniamo ricordate in occasione dell’8 marzo.
    Di Simona Lo Iacono, dottoresse e autrice del libro “tu non dici le parole” mi ero fatta un’idea.
    Di Simona Lo Iacono, l’altro ieri, ho avuto l'”impressiva”, come la chiama Leonardo Da Vinci.
    Una donna dal corpo esile e spigoloso, il passo svelto che non si presta ad eccessive cerimonie, la dipingono i colori dell’ambra e del grigio neutro, così come il suo volto come quello di un indiano apache, gli occhi vivaci che s’accendono sull’interlocutore come due fiammette, due candelore che rvelano uno spirito attento, simile a quello di alcuni antichi autori greci.
    Uscita dalla libreria il vento cercava di nfilarsi col suo soffio sottile e penetrante fra le aperture del mio cappotto e, mentre ripensavo con insistenza alla funzione benefica che genera nell’uomo la riflessione su temi importanti, al valore ed alla preparazione culturale con cui si affrontano, allo scambio umano, la sede in cui si discute e che poi non sai mia se il logos vale più di uno sguardo o se un gesto racconta come fosse un tomo, il mio argomento di lettura in quel preciso istante è stato il freschissimo ricordo di verdi alberi e delle loro chiome mosse dall’aria che avevo guardato attraverso i finestroni dell’ultimo piano di quella libreria, catturata per un attimo dal loro gentile movimento, sinuoso, vivo.
    saluti
    Rossella

  103. Grazie a te, Roberta cara:-)

    Caro Lorenzo, ogni volta che scriverai “identità distorte” non potrò non rivangare il mio romanzo d’esordio (che si intitola proprio così):-)

  104. @Lorenzerrimo
    Carissimo Lorenzo,
    sì ho cominciato il piatto e infornato la torta…la casetta che ci dovrebbe accogliere spero non sia quella costruita dal porcellino sbagliato, nel senso: dei tre porcellini io mi sento sempre quella che costruisce la casa di paglia..forse perché manco totalmente di senso pratico.. Chi mi conosce mi rimprovera sempre: “Non ti decidi mai ad iniziare e quando inizi non continui…”( riferito ai piatti… eh, non sono convinta che siano tanto belli.. Sarà per quello..).
    Sarebbe bello davvero se potessimo incontrarci anche noi, tu dall’Austria, io dall’Isola (l’altra Isola..) e altri da un altro luogo. Ma, come dicevamo giorni fa, e come scrivevi anche tu, che sei sempre così garbato e attento ai pensieri di tutti, questo “luogo” ci avvicina.
    Auguro una buona Domenica anche a te
    Con affetto::))
    R.

  105. Grazie mille per essere intervenuta, cara Rossella. Sia in questo post, sia giorno 5 alla presentazione tenuta presso la libreria Cavallotto di Catania.

    Originalissimo il tuo commento su Simona. Ma non scriverle più che il suo volto è “come quello di un indiano apache, gli occhi vivaci che s’accendono sull’interlocutore come due fiammette”. Non vorrei che abbandonasse “Letteratitudine” per frequentare il blog “Nazione indiana”.
    (Scherzo, eh)
    😉

  106. Cara Rossella, grazie!
    Ti riporto qui il commento scritto sulla camera accanto:
    “….Mi ha colpito che tu mi abbia descritto pensando ai colori. E che ognuno di noi filtri la realtà attraverso il proprio personalissimo sguardo.
    Credo che tu la intraveda sempre da una tela, così come io la percepisco da una pagina di libro.
    E che tu abbia pennelli per rappresentarla, mentre io nascondo sempre la penna sotto la toga.
    Ma al di là dello strumento, credo che importi la voce. Ciò che suggerisce. E soprattutto ciò che sente.
    Ecco, spero che i diversi linguaggi si fondano, che viaggino insieme. Che colgano le tracce del nostro pietoso passaggio qui, ora, tra le maglie di una vita che ci disarmerebbe se non fosse schermata dalla bellezza.
    Dallo sforzo di coglierla. E di dirla.
    Penna o pennello poco importa. Sento la tua voce”.

  107. Riconfermo più o meno quanto detto, l’anno scorso, ringrazio ancora Massimo per gli stessi motivi, e aggiungo una serie di note, che vanno nella stessa direzione – note anche personali.
    Che qui mi sento un po’ come alle feste dell’amici intimi che un po’ ce se conosce tutti.
    La differenza sostanziale, tra me l’anno scorso e me adesso è che sto al settimo mese di gravidanza, e l’anno scorso de gravidanze questo periodo non c’era l’ombra.
    Quando ho saputo di essere incinta, mesi fa, sono stata presa da sentimenti diversi. La perplessità la felicità il senso della metafisica che ti afferra, e le diverse cose diverse per le diverse donne.
    Poi però mi ha preso un’angoscia tremenda, e una sera ho chiesto a mio marito se fosse stato disposto a partire e ad andare all’estero. Nord America.
    Non è facile essere madri in Italia: al lavoro mi hanno già detto, cara no non te lo congeliamo il contratto. Che scadrà a settembre e chi lo sa che succede. Per avere il posto all’asilo nido devo essere una senza tetto singola o giù di li, perchè gli asili nido non ci sono. Certo senza lavoro è difficile che mi pago quello privato. E ci sono un sacco di piccoli segnali che ti dicono madre sono cazzi tui. Ad esempio le infinite barriere architettoniche, che non sono tali solo per i disabili, ma anche per i passeggini.
    Ho pensato alla considerazione con cui di questi tempi è rappresentato e considerato il mio agire politico e professionale. Al presidente del consiglio che dice alla ragazza che parla del problema del precariato – sposati uno ricco. Ho pensato al nome di chi è stata messa al ministero delle pari opportunità e a quali sono i criteri adottati. ho pensato alle fiction di prima serata.
    Nel messaggio che lasciavo la volta scorsa dicevo grosso modo, il maschilismo riguarda il mio paese, ma per fortuna non riguarda me. Tutto sommato è abbastanza vero: non ho problemi del genere nè con mio padre, nè con mio marito, nè con gli uomini che ho avuto prima, meno che mai con i miei amici. Mi specializzo in psicologia e figuariamoci è una disciplina considerata molto femminile.
    Eppure – vado dal dottore. Mio marito che è affettuoso mi accompagna – come io alle volte accompagno lui, e il medico parla del mio corpo SOLO con lui. Dico. gli occhi sono i miei, dico li sordi li pago io – fanculo parla con me.
    Se usciamo dal dorato contesto urbano e cittadino e andiamo al paese di origine di mio marito, anche qui vige un sessismo di prassi. Alle cene i maschi di qui e le femmine di li, le femmine a sbattersi e i maschi a fumare e via così. Non c’è verso di parlare di qualcosa che abbia un minimo di significato – con un uomo.
    Se rimaniamo nei contesti professionali et urbani et emancipati: per esempio le società di psicoanalisi, che io conosco bene, e a una delle quali presto o tardi afferirò, fatto simpatico: una percentuale consistente, tendente alla maggioranza di associati sono donne, ma gli alti livelli e le dirigenze sono nomi di uomini.
    Poi arriva l’ondata degli stupri, e la dama bianca diventa il pretesto per dar sfogo al razzismo nostrano. E il nostro presidente del consiglio dice – eh ci vorrebbero tanti poliziotti quante sono le belle donne italiane!
    Ecco, perchè me ne vorrei andare.
    E ha ragione Lorenzerrimo quando dice che le donne si dovrebbero unire. Ma in Italia si è persa a qualsiasi livello questa capacità, anche tra ragazzi anche tra affini in termini di idee politiche. La questione non è volere la parità nell’essenza – questo è un concetto credo abbondamtemente sorpassato. La questione è la parità nei diritti di declinare le diverse essenze. E l’Italia sta agli ultimi posti.
    Io avrei ancora molte cose da dire, per ora vi ho vomitato addosso solo questa roba privata. Perdonatemi.
    Intanto ringrazio ancora Massimo per i motivi per cui lo ringrazia l’anno scorso.

  108. Cara Zauberei,
    io sono a conoscenza da tempo del tuo stato di gravidanza. Sono lieto che tu, nel precedente commento, l’abbia comunicato a tutti. Ai miei auguri si uniscono quelli di tutti gli amici di Letteratitudine.
    Hai fatto bene a sfogarti. Comprendo la tua amarezza. Credo, peraltro, che al di là di qualunque altra considerazione, il nostro Paese stia vivendo un periodo particolarmente difficile. Tuo figlio (o tua figlia) però avrà una grandissima fortuna: quella di nascere e avere alle spalle due genitori uniti che si vogliono bene. Credimi, non è cosa da poco.

  109. Non sono di quelle che ama particolarmente questa giornata della quale, come di ogni cosa, si è perso il senso cammin facendo.
    Ma colgo l’occasione per ricordare una donna che è sconosciuta ai più. Il suo nome è strettamente legato a quello di due suoi colleghi maschi, molto più famosi. Watson e Crick, scopritori della struttura del DNA. Questa donna si chiama Rosalind Franklin e fu lei in realtà a scoprirne la struttura. Nel 1951, la scienziata mise a punto una tecnica innovativa che utilizzzava i raggi X per produrre fotografie ad alta definizione dei costituenti molecolari della materia vivente.
    Fu lei che fotografò per la prima volta i filamenti del Dna. L’intelligenza e la determinazione della giovane scienziata anglo- ebraica si scontravano spesso con il diffuso maschilismo del bigotto ambiente scientifico di Cambridge e, all’epoca, non era molto popolare. Ma fu grazie alle sue foto, fraudolentemente sottratte da un suo collega che Watson e Crick ebbero la definitiva conferma degli studi che nel frattempo conducevano e che li portarono a vincere il nobel per la medicina nel 1962.
    Rosalind a quel tempo era già morta proprio a causa dei suoi studi sui raggi X. Aveva soli 38 anni e nessuno parlò di lei.
    Tempo dopo, nel 1968, Watson, nel suo libro “La doppia elica” le renderà in parte merito.
    Vi invito ad approfondire l’argomento e a rivolgere un pensiero a tutte quelle donne scienziato più o meno famose che hanno lottato e lottano ancora oggi per vedere riconosciuti i loro meriti, faticando forse un pò più dei loro colleghi.

  110. Rispondo alla domanda: Chi ricorda le origini della festa medesima?
    L’ 8 marzo 1908 allo stabilimento tessile Cotton lavoravano 129 donne. Scoppiò un incendio, forse provocato dal padrone della fabbrica. Le donne, tutte giovani, morirono tutte. Se non sbaglio Rosa Luxenburg
    propose di proclamare l’ 8 marzo giorno della memoria della tragedia, sollecitando le donne a lottare per affermare i loro diritti. Quanto alla mimosa , è un bel fiore. Regalarlo o riceverlo è bello, purché sia accompagnato dalla consapevolezza del suo significato e non diventi un banale rituale. Ho scritto un racconto su questa tragedia tutta al femminile. Lo trovate sul sito: “Millestorie”. Buon 8 Marzo a tutte le donne. Franca.

  111. Sull’origine della ricorrenza ci sono molti dubbi, che io sappia,non è certo che la motivazione sia come dice la signora Franca nei vecchi post 2008 l’incendio doloso in seguito allo sciopero nella fabbrica Cotton l’8 marzo 1908,ma pare che l’incendio documentato fu anni dopo nella fabbrica Triangle,sempre a N.Y.dovuto alle scarse condizioni di sicurezza in cui lavoravano e purtroppo morirono non solo donne ma anche moltissimi giovani immigrati di diverse nazionalità.Come sempre anche eventi tragici della storia umana si prestano a strumentalizzazioni politiche e leggende varie.resta il fatto che se l’8 marzo è un giorno per rilfettere insieme su le mille difficoltà che ancora oggi la donna affronta nel realizzare se stessa e soprattutto nel conciliare tutti i ruoli che la vita negli anni le ha stratificato addosso, benvenga una giornata di riflessione e condivisione. Purtroppo come le altre “feste” cucite addosso a categorie generiche,perde di significato e riempe le tasche dei venditori di mimose e delle pizzerie di tavolate di donne che non si divertono neppure. Io però gli auguri,in contraddizione a quanto detto, li accetto se fatti con affetto perchè un gesto d’amore,di gioco e di pace non si rifiuta mai.Ringrazio Massimo per la stupenda Woman che è un tributo d’amore alle figure femminili che credono che con l’amore si smuovono più cose che con le battaglie-aiuto,mio modestissimo pensiero,non mi menate!!,quando è il caso strillo pure se mi pestano i piedi 🙂
    Con un pensiero d’amore chiudo, dicendo a Zauberei che il momento sacro e magico che sta vivendo è degno del massimo rispetto per la promessa d’amore che porta in sè. Le auguro tutto il bene possibile….”sperando che sia femmina”?!

  112. Il 29 agosto 1910 la “Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste”
    in corso a Copenaghen decide di istituire su proposta della
    socialdemocratica tedesca Klara Zetkin la “Giornata Internazionale della
    Donna”, e ne fissa la data all’8 marzo di ogni anno. Spirito e scopo di
    quella “Giornata” è ottenere per le donne parità di
    trattamento rispetto agli uomini. Questa è un’altra possibile origine della data 8 marzo.

  113. Un’altra interpretazione fa risalire la fatidica
    data all’inverno del 1917 “Al grido di pace e pane, le operaie di
    Pietroburgo con la bandiera rossa sono scese nelle strade l’8 marzo (24
    febbraio per il calendario russo) per festeggiare la giornata
    internazionale del proletariato femminile.
    Questa è un’altra possibilità di origine….

  114. fermiamoci qui,speriamo soltanto che il tanto parlare in questo giorno dia un’impulso a quelle donne che,diversamente da noi,da quelle che leggono questo blog e hanno la fortuna e la capacità di dialogare e pensare con la propria autonomia di pensiero e di confronto,possano uscire dall’isolamento e dall’ignoranza che è il principio di ogni male, e uscire dallo sconforto di situazioni di sofferenza senza confronto,perciò senza speranza.Questo è il mio augurio per l8 marzo.
    un abbraccio a tutte

  115. @ Zauberei
    già al settimo mese e il maritino così attento?
    cosa aggiungere se non i miei migliori auguri.
    E sul nome da dargli? Simone direi, tanto per dire, così rimaniamo sul tema.
    Cari saluti.
    Lorenzo

  116. @ robertina
    non ti preoccupare, ci sarò anch’io a controllare i lavori, sai, io sono preciso e capace di farti insegnare ogni mestiere e poi i piatti non devono essere belli esteriormente, ma solo nostri. Ma il terzo porcellino chi è?
    Una mia vicina del posto è, anche lei, sarda, se ho inteso bene.
    Si chiama Alessandra Cesarin, nata a Cagliari. Ogni tre quattro mesi decide finalmente di venire a trovarci ed io stupito di rivederla le chiedo se sia risuscitata e quando?
    Teme sempre di non essere gradita, di disturbare. Non servono i miei incoraggiamenti e testimonianze d’amicizia, neanche quelli di mia moglie.
    Una sua amica, anche della mia zon, è messinese, non si fa mai vedere, ma ha i bambini ancora piccoli e poco tempo libero.
    Bé, adesso chiudo e ancora buona Domenica
    Lorenzo

  117. So già che sarò acida e magari eccessiva, ma io trovo davvero insopportabile tutto questo affrettarsi a dire cose sull’8 marzo. Le mimose vere o in fotografia, gli auguri, le paroline… per non parlare delle serate di spettacolo dedicate alle donne, sulle quali preferisco stendere un velo… E’ tutta fuffa che distoglie (male) l’attenzione dai veri problemi, dalle vere questioni a cui pensare ogni giorno che dovrebbero essere acquisite da decenni e invece sono ancora argomenti sul tavolo. Nelle scuole superiori vedo circolare mazzetti puzzolenti di fiori gialli, e non libri di Simone de Beauvoir, che a quell’età continuano ad essere fondamentali per contribuire a creare una consapevolezza, a stimolare le curiosità su certi perché. A difendersi e a crearsi una dignità individuale che ormai non arriva più da nessun modello. In televisione snocciolano ipocriti auguri e spot, ma intanto le vallette-veline-ballerine continuano a far carriera usando ogni parte del corpo tranne il cervello, e non volersi mettere nell’ottica di un certo tipo di dignità, perché è più comodo, veloce, facile. E, quello che è peggio, continuano a creare modelli svilenti, assieme a tutto quello che propone – senza esclusioni – la tv, vale a dire il più importante e invasivo mezzo di comunicazione, educazione, formazione. Modelli proposti dagli uomini, e accettati dalle donne con anche il tentativo di motivarli, di fare difese tristissime d’ufficio.
    Intanto si continua a parlare della questione della donna perché effettivamente è una questione, mentre l’uomo non lo è. Lui è un insieme di dati acquisiti, la donna un insieme di stipendi mediamente inferiori, di professionalità ancora da dimostrare, di case da mandare avanti e quella volta che il maschio cambia un pannolino diamogli una medaglia, di parcheggi rosa al pari di quelli dei disabili e del carico e scarico, di corpi in bikini per vendere le macchine.
    Nessuno considera e valorizza profondamente il vero senso della femminilità, le capacità intrinseche, la sensibilità diversa e così necessaria.
    E infine mi chiedo, nella sostanza, cosa sono questi auguri per l’8 marzo? Auguri per cosa esattamente? Per la conservazione di una specie protetta e quindi diversa? No grazie. Con affetto ed educazione, ma lo stesso no grazie.

  118. Ottomarzo2009.
    Ho aperto sulle mie pagine facebook un nuovo album e l’ho “dedicato” all’ottomarzo : In contemporanea con Di ritorno dalla Bosnja. Il titolo è un po’ lungo, ma la storia è questa . Gian Ruggero Manzoni ha linkato su facebook la notizia di una sua personale che si sarebbe inaugurata il 7 marzo a Pesaro. “Di ritorno dalla Bosnja” è il titolo della mostra. Contaminata dall’evento ho deciso di partecipare anche a distanza: vecchi disegni, inquetanti e cupi, buttati giù, in qualche modo, quando da là ci arrivavano notizie di stupri ed eccidi . Disegni che utilizzai per la confezione di un audiovisivo, Germi, che pu presentato proprio in un lontano ottomarzo. Era il 1995.
    Invito tutte e tutti, ma in facebook possono accedere solo gli amici.
    Qui, ai piedi del monte, c’è il sole.

  119. @Paola Pioppi
    volevo dire che la difesa delle mimose VERE non è un puro “vezzo”+ aggiungo che il “femminismo” e la lettura della Beauvoir e altri dibattiti profondi sull’argomento sono “morti”, forse, anche a causa di un atteggiamento “integralista” come il Suo, che rifiuta tutto il “diverso da sé”. Quando si cerca di convincere gli altri di avere ragione offendendo educatamente e accusando di superficialità chi porge gli auguri ecc, è lì che si “fallisce” nell’intento di convincere, perché ci si allontana e si ascolta poco. Invece la persuasione sarebbe più efficace, più rispettosa.

  120. Dunque io l’irritazione di Paola Pioppi la capisco, in passato l’ho avuta, e indubbiamente quando vedo Bruno Vespa fare una trasmissione in tema vicino all’abbacinante, ho dei rigurgiti. Tuttavia me passa. Mi passa perchè come avviene per altre celebrazioni, io so che questa è spesso il viatico di cose idiote ma anche di cose utili. Su Rai due hanno trasmesso i “monologhi della vagina”, e quelli per me sono una cosa utile. non civado pazza, non li trovo sta grande impresa letteraria, ma sono una cosa politicamente importante. Trovo importante che ci siano occasioni che inducano le persone a riflettere, perchè assumendo che tante persone di default non possono essere peggiori di me, se in me le celebrazioni altrui lasciano eco, a qualcosa servirà una discussione l’otto marzo.
    Dopo di che il discorso dei modelli mi pare un po’ più articolato di come Paola Pioppi lo proponga. trovo sempre paradossalmente maschilista questa cosa per cui le donne accettano ciò che gli uomini impongono, per ignoranza o per debolezza. Le favole ai bambini le raccontano le donne, e le favole ai bambini sono – con tutta la pedagogia – il primo tramite con cui una cultura trasmette se stessa. A cui le donne partecipano non sempre così ignave. Questa cosa io la dico con dolore e un po’ con rispetto, pensando al fatto che il mio non è un problema di una donna con gli uomini, ma di un soggetto nei confronti di una cultura, radicata e condivisa. Problema che per fortuna a mia volta condivido con molti uomini che vivono e esperiscono la realtà in un altro modo.
    Dopo di che, no non so se darei a mia figlia adolescente Simone de Beauvoir da leggere. non lo so – ma questo forse è off topic.

    Ringrazio e saluto Massimo e Lorenzerrimo e Francesca Giulia:)

  121. Certo Zauberei, anche a me dopo un po’ passa l’irritazione, perchè mica ci puoi vivere. Però nel frattempo Bruno Vespa dilaga. I monologhi della vagina sono una cosa utile, ma vogliamo paragonare l’audience che ha avuto con quella di Ballando con le stelle?
    Quanto ai modelli il discorso è moltissimo più complesso, perché ogni sintesi porta con sé il rovescio della medaglia della superficialità, ma gli stipendi del 10% più bassi sono un piano di realtà, non semplicemente un modello maschilista accettato silenziosamente dalle donne. L’aumento di richiesta dei part time da parte delle donne che rientrano al lavoro dopo una gravidanza lo è altrettanto, così come la resistenza – in particolare in zone produttive come la Lombardia, che ho davanti agli occhi ogni giorno – ad assumere ragazze giovani non ancora sposate o sposate da poco e non ancora madri, perché sono potenziali mesi di maternità da pagare. E queste sono cose che pesano.
    Poi l’accondiscendenza delle donne rispetto a certe imposizioni crea grande dispiacere anche a me, anche se prima poi spero di far pace con questa mia rabbia. Mi ha fatto piacere la tua risposta.

  122. Cari amici e caro Massimo, grazie per gli auguri!
    E’ proprio vero: gli uomini in questo momento non sanno come comportarsi: li faccio o non li faccio questi auguri?
    Io vorrei fare e ricevere un augurio molto impegnativo: che da questa festa (?) della donna, parta una riflessione sul problema della violenza sulla donna, questa donna oggi banalmente festeggiata, domani malmentata, dopodomani stuprata, o al peggio uccisa.
    Questo per me è il punto di partenza imprescindibile, l’elemento essenziale, oggi, per ogni considerazione sulla donna, sulla sua condizione esistenziale, familiare e sociale.
    L’elenco delle violenze è infinito, tanto da far parte ormai delle non-notizie giornaliere, che leggiamo distrattamente sui giornali o ascoltiamo in tv.
    Se la violenza di strada appare come un problema ancora irrisolto (irrisolvibile?), anche se comunque prende corpo almeno nel più generale (pericoloso) dibattito sulla sicurezza nel nostro paese, si tace
    (e quindi si acconsente?) il problema della violenza familiare, quella terribile forma di violenza che si nasconde dietro porte chiuse, chiavi girate nelle toppe, grida smorzate con la minaccia, pressioni psicologiche di ogni tipo e natura.
    Nel nostro paese, dove il concetto” sacro” di famiglia viene costantemente dissacrato dalle singole e spesso deviate e devianti realtà familiari, si potrebbero mettere in atto degli osservatorii permanenti utilizzando semplicementele strutture già esistenti:
    le scuole, gli ospedali, le ASL, i medici di base, altro.
    Il problema è che proprio queste strutture in questo momento vivono un costante stato di declino/degrado per la diminuzione del personale, il taglio di fondi e per tutte le altre ragioni che tutti ben sappiamo, pertanto si riesce a stento a svolgere i propri minimi compiti istituzionali ( e anche questi non sempre in maniera adeguata), impossibile immaginare in questo momento l’attuazione di un progetto altro, a meno che non ci sia una forte volontà politica e la messa in campo di energie umane e fondi.
    Il mio lavoro di medico in un ospedale pediatrico mi vede particolarmente sensibile a queste problematiche, ma anche tristemente cosciente che la possibilità di far emergere casi di violenza nell’ambito ad esempio di un pronto soccorso affollato è troppo spesso solo legato all’intuito di un operatore, alla sua capacità di mantenere vigile l’attenzione durante un turno di lavoro stressante, alla sua capacità di “vedere” l’altro in tutta la sua complessa e completa storia di essere umano sofferente, seza fermarsi al sintomo , alla “frattura”, alla “contusione”.
    Non è facile, e comunque non c’è nessun percorso di formazione specifica su cui fare affidamento, è tutto affidato, al buon senso e alle capacità di ascolto empatico e di osservazione di ognuno, di ogni medico, di ogni infermiere, di ogni insegnante.
    Un pò poco per festeggiare la donna, pochissimo per tagliare rami di mimose dagli alberi.
    La mimosa è proprio così, come la festa che rappresenta: accesa nel suo splendido giallo, vaporosa e profumata per poche ore, poi troppo presto il colore si smorza e i batuffoli morbidi si rinsecchiscono.
    Per concludere non vorrei dedicare questo giorno a nessuna donna in particolare, ma a tutte quelle che convivono ogni giorno con una violenza da cui la “società civile” non le sa difendere.
    Per una festa della donna senza mimose e senza lividi.
    Rosalia Catapano

  123. Un augurio a tutte le donne e un ricordo d’un libro molto bello, un romanzo breve, il racconto degli ultimi giorni trascorsi da una figlia con la madre: “Una morte dolcissima” di Simone de Beauvoir.
    Infine, leggo con piacere (citato da Miriam) il nome d’un artista che apprezzo molto: Gian Ruggero Manzoni.

  124. Caro Massimo, grazie per aver riproposto lo scritto su Sagan, è una scrittrice che non va dimenticata.
    Per il resto, non mi va in questo giorno di pensare ad un giorno speciale, per me è un giorno come tutti gli altri, e come in tutti gli altri credo che le donne facciano la loro vitale parte nella società, senza discriminazioni di alcun genere. La realtà di certe zone e culture ci dice, però, che non è così ovunque, per cui mi propongo di apportare umili contributi (con articoli, riflessioni, fotografie o pensieri di tutto l’anno) per far sì che anche le donne che non vivono pienamente la loro identità possano uscire dalla loro prigionia.

  125. Vi ringrazio per i vostri interventi.
    Al di là delle posizioni diverse credo che ci sia un fondo di verità in ciascuno dei vostri commenti.
    In bocca al lupo a Miriam per la sua iniziativa facebookiana.
    Un saluto affettuoso a Sabina, Lucia, Gaetano, Rosalia, Paola, Roberta, Lorenzo, Francesca Giulia, Zauberei, Franca, Mavie e a tutti gli altri.

  126. Un bel modo per ricordare le donne: la fondazione Marisa Bellisario assegna quest’anno l’omonimo premio (il cui tema per il 2009 è :”donne e giustizia”) a una suora che si sia distinta per la missione tra coloro che hanno vissuto o stanno vivendo l’esperienza nel carcere nel nostro paese. La fondazione chiede a tutti di partecipare segnalando una religiosa che abbia queste caratteristiche e che sia in vita e in grado di ritirare il premio.
    La segnalazione va fatta indicando nome della suora, ordine di appartenenza, telefono, indirizzo, recapito di posta elettronica, profilo biografico e foto entro il 6 APRILE a :
    FONDAZIONE MARIA BELLISARIO, PIAZZA G. VERDI N. 8, 00198 ROMA, TEL. 06-85357628, FAX 06874599041, info@fondazionebellisario.org , http://www.fondazionebellisario.org
    La Fondazione Marisa Bellisario è un Ente Morale giuridicamente riconosciuto con DPCM 11 giugno 1996; è una ONG ai sensi dell’art. 28 legge n. 49/87.
    —–
    Nata nel 1989 da un’idea di Lella Golfo, la Fondazione ha iniziato la sua attività promuovendo e organizzando il Premio Marisa Bellisario. In seguito, ha ampliato il suo campo d’azione verso lo studio e la progettazione di azioni rivolte al mondo del lavoro, dell’imprenditoria femminile e del management con interesse prevalente verso le nuove tecnologie.

    La Fondazione rappresenta il luogo in cui si desidera valorizzare le professionalità femminili che operano nel pubblico e nel privato.
    La Fondazione Marisa Bellisario promuove una cultura di genere attenta alla parità in un dialogo aperto alle diverse istanze della nostra società con particolare attenzione ai campi in cui necessita l’intervento della donna in senso umanitario.

  127. Ho attraversato parecchi decenni del Novecento e mi ritrovo oggi in un mondo che non riconosco. D’altra parte, che mondo era quello espresso dalla seconda guerra mondiale, quello in cui i vicini di casa denunciavano la famiglia ebrea della porta accanto condannandola a sicura morte? Basterebbe legger la Storia della Shoha italiana di Pezzetti appena uscito, per rendersene conto. Chi sono le due bambine di quattro, cinque anni della copertina? Ridono felici sulle loro bivivlettine? Dove sono finite? In quale buco nero? In quale lager? Che mondo è stato quello dell’Olocausto? E dopo che cosa è successo e come ne sono uscite loro, le donne? Anni Sessanta/Settanta: ricordo a scuola, le ragazze prese come da una febbre di cambiamenti, entusiaste, sicure di sé, e poi c’è stato il terrorismo, ci sono stati i morti ammazzati per le strade, all’università, ovunque. Il delitto Moro. La fine di tutte le illusioni. E la fatica eterna delle donne, i soprusi e le violenze che hanno subito nei secoli e che continuano a subire. Gli esempi potrebbero essere infiniti. La cronaca quotidiana ne è piena. E poi c’è la violenza di una televisione spazzatura che le usa e le getta, le donne, ma loro sembrano “felici” di esibire il proprio corpo e si farebbero ammazzare per avere un po’ di successo. Maria Filippi insegna… Chi le ha ridotte così? La nostra società, il nostro mondo, una realtà dove conta solo apparire e possedere?La cultura è stata fatta a pezzi e parlarne qui non conta, non serve . Ci si consola tra pochissimi e con pochissimi. Ma senza cultura non si salverà il mondo, non si ritroverà il rispetto di sé e degli altri, non si andrà avanti in una società sempre più complessa, sempre più a rischio di collasso, sempre più fragile e violenta. Ben venga il rametto di mimosa oggi. Che male può fare? È un simbolo delicato e gentile; perché prendersela con questo fiore? Ricordo che la mia maestra secoli fa adorava le mimose. Io amo le mimose da allora; mi ricordano lei, le lego a lei, a quella donna forte e coraggiosa che ci insegnava a leggere e a scrivere sotto le bombe, in rifugio, in uno spelacchiato cortiletto.
    Buon Otto marzo a tutti

  128. A proposito di 8 marzo 2009, segnalo una bellissima iniziativa realizzata dagli amici di “Nazione indiana”.
    Si tratta della pubblicazione di un “quaderno” on line: una raccolta di molti dei post più significativi sulla condizione delle donne ed il loro sguardo sulla società apparsi negli ultimi due anni su Nazione Indiana. Tra gli argomenti: l’immigrazione e il ruolo delle donne nel farsi della storia, dal fascismo all’attualità; il corpo della donna, ancora troppo spesso considerato come oggetto pericoloso da silenziare e utilizzare per far leva sulle paure e i tabù del nostro paese sempre più de-civilizzato; le donne di altri paesi, la Turchia, la ex-Jugoslavia, l’Albania, a ricordarci dove si forma una cultura transnazionale, europea, consapevole di sé. E infine le vite e le esperienze di scrittrici, artiste, donne di scienza.
    Un “quaderno” di 167 pagg. tutto da leggere. Potete scaricare il pdf cliccando qui:
    http://www.nazioneindiana.com/wp-content/2009/03/material-girls.pdf

  129. Non sento l’8 marzo come una data di festa. Riscorrendo quanto avevo scritto lo scorso anno non posso che confermarlo con maggior forza e convinzione. In questo clima di stupro continuato mi pare ci sia sempre meno da festeggiare e molto da recriminare, da parte delle donne.
    E’ di ieri la notizia che la CEI (conferenza episcopale) qualifica come “atto dovuto” la scomunica ai medici che hanno fatto abortire una bambina di 9 anni violentata ripetutamente dal compagno della madre da più di 3 anni. In america latina (non ricordo il paese). Una bambina a rischio di vita nel portare avanti una gravidanza a quell’età. L’ennesima pessima figura del vaticano che nel nome della sacralità della vita distingue fra quella potenziale di un embrione (considerandola PIU’ sacra) e quella di una bambina (evidentemente meno sacra) e condannando ancora una volta l’aborto , il peccato contro la vita, come somma turpitudine. E come se lo stupro quasi fosse “peccato minore” (nessuna scomunica, nessuna parola di alòcun tipo nei confronti dello stupratore.
    Mi pare ci sia ben poco da festeggiare.
    Molti i motivi per indignarsi, ancora una volta.

  130. Parlare di mimosa sì o mimosa no, 8 marzo sì o 8 marzo no, dato che descrive e nasconde che prescrive, non è un dibattito, né civile né incivile, ma solo un comodissimo balletto d’opinioni dove si balla e chi balla meglio viene applaudito. Ecco perché, secondo me, questo blog non è che una Corte, magari splendida.

  131. complimenti per il post. un modo intelligente e garbato per discutere di uno degli argomenti all’ordine del giorno.

  132. io sono tra quelle che gradiscono gli auguri, nonostante tutto.
    riporto le parole del presidente giorgio napolitano, prese dal sito di repubblica.
    .
    ROMA – Lo stupro “è l’ombra più pesante sulla lotta della donna per la piena parità, la vergogna, l’infamia” come “tutte le forme di molestia, di vessazione, di persecuzione nei confronti delle donne”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della festa della donna. “Nel mondo come in Italia, in una parte del mondo in modi orribili, barbarici, in Italia verso donne italiane o straniere non fa differenza, ad opera di stranieri o italiani non fa differerenza”, ha ribadito il presidente.

    “Nel nostro paese possiamo dire che si stanno facendo dei passi avanti nel reagire a ogni sorta di violenza contro le donne e ad ogni sorta di pratiche lesive della loro dignità. – ha aggiunto il Capo dello Stato – “Passi avanti sul piano della presa di coscienza e della denuncia, con un crescente coinvolgimento della scuola, li abbiamo appena premiati”. Stamane nel corso della cerimonia al Quirinale Napolitano ha premiato otto donne che si sono distinte in Italia.

    Ma i diritti e la dignità della donna vanno tutelati sempre, in tutti gli ambiti, ha ricordato il presidente della Repubblica, sottolineando come accanto alle “luci” rappresentate dalle “affermazioni recenti, in vari ambiti, di personalità femminili restano tante ombre: in particolare, quelle della sempre modesta, molto modesta presenza femminile nelle istituzioni rappresentative e in funzioni dirigenti nel mondo della politica”.

    Inoltre “restano molte ombre sulla strada della parità salariale e, innanzitutto, della partecipazione delle donne alle forze di lavoro e all’occupazione complessiva”, e della tutela del lavoro femminile anche sotto il profilo della sicurezza.

    La disparità femminile rischia di aggravarsi, a giudizio di Napolitano, in un contesto di “crisi finanziaria ed economica, che dà segno piuttosto di un ulteriore aggravamento che non di allentamento”: occorre chiedersi “quanto rischi di essere particolarmente colpito il lavoro femminile”.

    Una tutela è sicuramente rappresentata dai valori costituzionali, ha affermato il presidente: “La democrazia si consolida, si pone al riparo da ogni rischio, si sviluppa come è necessario, se si rafforzano il ruolo e il contributo delle donne attraverso il più conseguente rispetto e svolgimento dei principi e dei diritti sanciti dalla Costituzione”.

    (7 marzo 2009)

  133. Un applauso al ballerino Giulio, un saluto (con auguri) a Nunzia, e un altro (senza auguri) agli amici del blog terzapagina;-)

    Non so se riuscirò a intervenire ancora, auguro dunque – già da adesso – una serena notte a tutti voi.

  134. Dice la Carfagna: “La ‘Festa della Donna’ ha subito negli ultimi decenni una manipolazione strumentale e una deriva consumistica, ma resta comunque simbolo di una conquista tutta femminile”

  135. Ascoltare “Woman” di John Lennon e leggere il testo è una cosa che mette addosso i brividi. Bellissima!!!!

  136. Io sono molto affezionata alla mimosa. L’ho vista la prima volta quando, bambina, mi hanno portato in collegio vicino Roma. Il collegio era una vecchia villa. nella parte antistante l’ingresso, c’erano due immensi alberied un sentiero di ghiaia. Io non avevo mai visto niente di piu’ bello. al mio paese c’erano le acacie, ma bianche con fiori a grappoli, ma niente che somigliasse alle mimose. Quella e’ una visione che mi porto nel cuore ed ancora oggi, quando passeggio lungo le strade della citta’ dove vivo, il profumo mi accoglie e mi guida verso la fonte. Non so la simbologia dell’accostamento: donna/mimosa, ma un po’ mi disturba forse per la labilita’ e l’impalpabilita’ del fiore. Ma in realta’. non saprei scegliere nessun fiore o nessuna pianta per simboleggiare questo giorno. magari, una quercia a simboleggiare la resistenza e la forza che ogni donna si porta dentro, ab origine quando gia’ dalla nascita dovra’ faticare non poco per farsi strada nel cuore della madre dove ci sara’ sempre posto per i figli maschi. Ma la festa in se’ mi irrita, come mi irrita la festa della mamma ( anche se lo sono ), del papa’ di san Valentino. Vorrei tornare ai tempi che furono: Pasqua, Natale, onomastico e compleanno. Sono certa che ogni donna la sua festa se la porta dentro nella sua “serra ” di sentimenti. un abbraccio

  137. io gradisco gli auguri, anche se li trovo un po’ privi di significato, ormai. Le mimose, no, quello non le voglio proprio!

  138. Dato che sono troppo maschilista per partecipare a questo dibattito, vi posto la recensione a un libro dedicato a 4 donne straordinarie, che hanno segnato la storia della Sicilia. Forse non c’entra nulla, ma penso sia sempre una testimonianza importante e soprattutto concreta.

    Storie di donne
    di
    Anna Puglisi

    Di Girolamo editore
    pagg.186 € 16,50.

    Anna Puglisi, fondatrice con Umberto Santino del Centro siciliano di documentazione, nato nel 1977 e successivamente intitolato a Giuseppe Impastato, in questo libro-inchiesta ha voluto dare voce a tre donne che hanno contribuito a scrivere la storia della Sicilia: Antonietta Renda, Giovanna Terranova e Camilla Giaccone. Donne che hanno conosciuto la violenza della mafia sulla loro pelle e che tuttavia non si sono mai arrese, non si sono mai stancate di lottare per una società migliore. Quello che emerge dalle interviste è un quadro estremamente interessante della situazione isolana negli anni più bui. L’emancipazione femminile conquistata giorno dopo giorno, l’opera di persuasione verso le altre donne affinché prendessero coscienza dei propri diritti civili; la militanza nei partiti di sinistra, le levate all’alba per raggiungere le sedi di lavoro presso le sezioni del sindacato. Le storie raccolte in questo volume (a cui ha contribuito anche Umberto Santino) appartengono a tre donne diverse per età e collocazione sociale ma accomunate da un unico ideale: l’impegno civile costante affinché si ristabilisse la legalità in Sicilia. Negli anni del dopoguerra la condizione femminile era resa ancor più difficile da preconcetti sociali e la militanza politica da parte delle donne vista con diffidenza, ma la voglia di riscatto era tale che gli stessi dirigenti rimanevano sorpresi dalla massiccia partecipazione femminile. Si raccontano episodi toccanti in questo libro, come quello del prete che negò il battesimo a un bambino moribondo sol perché la madre non aveva i soldi per pagarlo in anticipo. Le lotte contadine, l’attentato a Togliatti, la posizione del partito comunista di fronte ai fatti di Ungheria. Un percorso storico documentato con lucidità e coscienza critica che diventa un prezioso documento da trasmettere alle nuove generazioni.
    Salvo Zappulla

  139. Donna
    accoglimi, raccoglimi, crescimi
    tra le ferite, le pene, le lacrime
    che t’impongo.
    Dammiti
    e prendi il mio poco
    che ho stampato nell’anima
    dal sangue
    il segno mitocondriale
    che dice e mi fa essere
    inopinatamente tuo.

  140. La festa delle donne; ma quale festa? A parte il fatto che è divenuta una consuetudine commerciale svuotata dell’originario clima di doloroso ricordo per il tragico evento di una “mattanza femminile “da parte di uomini, ritengo che sia venuto il momento di riportare a livelli di più consono significato ed espressione la commemorazione della giornata dell’8 marzo. Donne di tutto il mondo che sentite come me, profondamente, questo sentimento, inventiamoci qualcosa di diverso! Ogni volta che mi invitano a parlare o ad intervenire ad una manifestazione dove si discute di donne ,non posso fare a meno di partecipare alcune mie riflessioni, nate tra la interiorizzazione dei miei sentimenti sul “femminile” e lo studio della storia.
    Quella più forte ed importante riguarda la condizione umana della donna: sostengo infatti il concetto di “antieroismo” che caratterizza la vita e l’atteggiamento attivo di ogni creatura femminile.
    Ho chiarito ampiamente la mia affermazione nell’opera Antiheroides, partendo dalla visione contraria a quella affermata da Ovidio nel suo Heroides. Le donne che porto ad esempio sono: Anita Garibaldi, Saffo ( non quella leopardiana, ma l’altra, meno conosciuta e riscoperta dai Papiri di Oxirinco ), Simon Weil mistica filosofa, Margherita Branciforti Grillo duchessa di Mondragone, Teodora di Bisanzio. Le cinque donne di cui parlo in questa piccola opera sono per me le Antiheroides per eccellenza, sono anche coloro che hanno in qualche modo influito sulla mia esperienza umana ed hanno accompagnato momenti particolari della mia difficile esistenza. Sono quelle donne che non ricordiamo soltanto per un gesto nobile o grande ed eroico, compiuto una volta e consegnato per sempre alla storia con il suggello della morte, ma coloro che nella vita hanno vissuto la continua tensione dell’eroismo, superando giorno dopo giorno le difficoltà e gli impervi traguardi quotidiani ed eccezionali insieme, mantenendo una condizione di normalità come se l’essere “normali” nelle grandi e nelle piccole cose, costituisca il sostrato irrinunciabile dell’essere femminile. Vorrei sapere se altri la pensano come me.

  141. Ritorna l’8 marzo, l’anno è il 2010.
    E io vi “ri-propino” questo post. Le domande sono sempre quelle…
    E le vostre opinioni?
    Sono cambiate, o sono rimaste immutate?

    E magari qualcuno dei nuovi commentatori avrà qualcosa da aggiungere…

  142. Nella Notte degli Oscar ha vinto il film di Kathryn Bigelow, come miglior film.
    La Bigelow è la prima donna regista a vincere. Nella fattispecie ha battuto l’ex marito Cameron e il suo Avatar.
    Mi pare un buon modo per pensare all’otto marzo.

  143. sono una di quelle che gradisce gli auguri. dunque me li prendo tutti.
    grazie.

  144. Complimenti per il blog.
    Volevo segnalare questo passaggio di un articolo pubblicato su Repubblica:
    “ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invoca “speranza e fiducia” per il futuro e in particolare per “le donne di domani”, nella celebrazione della Giornata internazionale della donna al Quirinale. E, rivolgendosi direttamente alle donne, chiede loro di prepararsi “ad esigere, da chiunque e in qualsiasi circostanza, nel lavoro, nella famiglia, nell’attività politica, il rispetto della vostra dignità di donne. E’ la premessa, è la condizione per ogni vostra autentica affermazione e conquista”.

    E tuttavia dai dati pubblicati stamane dall’Ocse emerge un quadro che lascia poco spazio per “speranza e fiducia”, e la situazione italiana spicca tra le peggiori. Infatti il tasso di occupazione delle donne italiane è ancora al 45 per cento, tra i più bassi tra i Paesi dell’Ocse, nonostante le donne siano in media più istruite: circa il 70 per cento infatti ha un titolo di studio di istruzione secondaria, confrontato al 60 per cento dei maschi.”
    Il resto è qua http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/08/news/8_marzo-2552978/

  145. E questo pezzo dall’AGI: 8 MARZO: UNICEF, ANCORA TROPPI ABUSI SU BAMBINE E ADOLESCENTI
    (AGI) – New York, 8 mar. – Oggi nel mondo milioni di adolescenti vivono in condizioni di poverta’, discriminazione e disuguaglianza di genere e sono soggette a violenze, abusi e sfruttamento: un ciclo continuo di oppressione e di abuso che va spezzato. Nella Giornata internazionale delle donne, il direttore generale dell’Unicef, Ann M. Veneman, ricorda come “mentre sono stati compiuti progressi verso la parita’ di diritti e la parita’ di accesso per le donne e le bambine in settori come la sanita’ e l’istruzione di base, troppo spesso le adolescenti ne siano ancora escluse”. Per il numero uno del Fondo mondiale per l’Infanzia, “gli investimenti nel campo dell’istruzione e della sanita’ sono essenziali, ma lo sono anche leggi molto piu’ severe, sanzioni e azioni penali contro coloro che commettono abusi. L’istruzione e’ una delle chiavi per migliorare la vita delle ragazze, delle loro famiglie e comunita’”. Studi di esperti, ha aggiunto Ann M. Venema, “stimano che ogni anno in piu’ che una ragazza investe nell’istruzione secondaria aumenta il suo reddito di oltre il 15%. Le ragazze piu’ istruite possono avere migliori lavori e migliori prospettive di salute e, man mano che crescono, passano questi benefici ai figli. Vi e’ un forte legame tra i livelli di istruzione che un paese garantisce alle ragazze e le dimensioni dell’economia. Ma ancora piu’ importante, l’istruzione da’ piu’ potere alle donne”. In questo 8 marzo, Giornata internazionale della donna, ha concluso, “sottolineiamo che la comunita’ internazionale, insieme con i governi di tutto il mondo, deve lavorare in modo piu’ incisivo per garantire che ogni bambina abbia diritto a un’infanzia che le consenta di raggiungere il suo pieno potenziale”.

  146. Mi ha colpito il post di Miriam Ravasio: “Laurence Summers, rettore dell’università di Harvard – la più prestigiosa università del pianeta – davanti a centinaia di giornalisti, ha declamato che se le donne oggi non riescono a raggiungere posti di prestigio nel mondo della scienza, è perché sono biologicamente inferiori agli uomini… inferiori per natura… il pensiero di Aristotele e Platone di 2400 anni fa. Ma il consiglio dell’università di Harvard ha destituito il rettore e, per la prima volta dopo centinaia di anni, al suo posto ha eletto una donna.”

    dicevo, m’ha colpito proprio perchè l’altro giorno leggevo sulla Stampa che nelle università cinesi alle ragazze viene abbassato di un 5-10% l’esito degli esami altrimenti solo loro riuscirebbero a laurearsi col massimo dei voti!!!

    auguri a tutte noi!

  147. Vi ringrazio per i vostri interventi. Anche quest’8 marzo volge a termine… nel bene e nel male.
    (Se volete, però, possiamo continuare a parlarne).

    Auguro a tutti una serena notte…

  148. L’8 marzo sinceramente non lo festeggio. No ho mai regalato una mimosa ad una donna. PErchè ? PErchè ritengo che le donne vadano festeggiate ogni giorno. Perchè un uomo non avrebbe coscienza di sè senza una donna. PErchè le donne sia che le hai, sia che non le hai, sono sempre un problema (citazione da Animal House). E cosa sarebbe la vita senza un tale gradito “problema”? Perchè le donne devono subire quotidianamente l’insicurezza degli uomini (e quanta se ne vede in giro). Perchè la stupidità è dell’uomo e non della donna. Perchè … ecc … Vi sembro retorico ? Meglio essere retorici che degli stupidi ed insignificanti maschilisti.
    Conclusione: ogni tanto mi sorprendo ad osservare mia moglie, nel compimento di semplici gesti quotidiani. E mi commuovo. Mi commuovo di amarla immensamente dopo dieci anni che mi sopporta. Mi commuovo nel provare la grande gioia che mi dà. Mi commuovo nel muovere qualche passo di danza assieme a lei. Mi commuove nell’esserle grato di poter invecchiare assieme. Mi commuove pensare che tra breve molto probabilmente avremo un figlio (adottivo). E mi commuove pensare di allevarlo assieme a lei. Che grande gioia possono darci queste donne. Quindi: smettiamo di aver paura della loro immensa grandezza.
    Un saluto a tutte le donne del post.
    Andrea

  149. Se tutti gli uomini del mondo la pensassero come Andrea!
    Invece il cammino è lungo, una storia di prevaricazioni e violenze supportate dall’ignoranza e addirittura dalle religioni, fanno sì che le donne, già da bambine, siano vittime di ogni forma di sopraffazione: dall’infibulazione (cui le stesse madri le sottopongono,ma è perché altrimenti non troveranno marito, e questo la dice lunga su quale posizione sociale ed economica possano contare), alla prostituzione infantile coatta, agli stupri in ambito famigliare, all’uso pubblicitario dell’immagine femminile, per non parlare di altri mercati, tutti a beneficio dei maschi.
    è di poche settimane fa la barbarie di un nonno e di un padre, in Turchia, che in nome di Allah hanno seppellita viva una ragazzina di sedici anni, rea di aver parlato con coetanei.
    A me sembra che viviamo ancora in un villaggio tribale, e che per quello globale ci vorranno secoli.
    Ma Andrea è una speranza.
    grazie.

  150. Andrea sei un grande… le tue parole sono grandi e semplicemente belle! Non solo come dice Cristina sei una speranza, ma anche una fonte di sensibilità e intelligenza. Fortunata davvero quella Donna che ti ha sposato!
    ciao

  151. L’idea di “avvicinarmi” ad un blog scrivendo qualcosa sul tema Donna e 8 marzo, sinceramente mi ha attratta. Ho letto vari articoli in questi giorni e qui diversi commenti, ovviamente anche io sono stata ben colpita da quello di Andrea e come tante altre donne, credo, speriamo non sia un caso isolato 🙂
    Sono una persona ottimista per natura e quindi ho voglia sempre di credere che le cose miglioreranno e che avremo sempre più dignità e giusti riconoscimenti, di meriti, di forma e di contenuti, ma sono anche molto realista e “guardo” la realtà e alla realtà con un occhio attento e obiettivo. ..credo in verità sia ancora lungo il percorso che abbiamo davanti.. occorre sradicare mentalità difficili da “lesionare o distruggere”, scardinare concetti e pregiudizi, rimuovere gli animi, sensibilizzare le menti e promuovere fatti concreti. Certamente, come non riconoscere che tanto è stato fatto!? se pensiamo che fino al 1946 le donne non potevano votare, che solo nel 1963 le donne sono state ammesse ad entrare nella Magistratura e ad esercitare diverse altre professioni, che fino al 1975 dovevano “farsi accompagnare” dal cognome del marito e riconoscere questo come il capofamiglia anche dal punto di vista giuridico, che solo negli anni ’70 è stata riconosciuta la parità legale tra i coniugi e tutelata la donna lavoratrice con apposite leggi..e potremmo continuare.. ma ancora va fatto! Siamo agli ultimi posti in Europa per tasso di occupazione femminile, siamo tra gli ultimi posti per tasso di natalità, anche perchè “far figli” significa spesso avere aggravi sul lavoro nel migliori dei casi, o nei peggiori, perderlo, la violenza domestica o comunque di origine familiare sulle donne è tra le prime cause di morte femminile, abbiamo una presenza femminile in Parlamento inferiore a Paesi dell’Africa o dell’America meridionale, abbiamo casi rarissimi di Direttrici di testate giornalistiche importanti, ai livelli apicali in aziende private o nella pubblica amministrazione la percentuale di donne è ridottissima, mentre raggiunge tassi altissimi ai livelli medio-bassi e, tuttavia, nel 53 % dei casi le donne sono laureate. Insomma, abbiamo ragioni valide per credere in NOI e promuoverci al meglio ai vari livelli della società e in primis nella famiglia, non mollando mai e a mio avviso, però, ritenendo imprescindibile riconoscere anche la diversità tra uomini e donne, intesa come uguaglianza diversa, come parità nelle diverse forme possibili e come migliore diversificazione nell’assunzione dei ruoli.

    Spero di tornare a scrivere qui, un saluto a tutti, Claudia

  152. Caro Massimo, dal dibattito “mimosa si mimosa no” e “festa si festa no” ho voluto tenermi lontana il giorno della ricorrenza, ma alla fine anch’io ho ceduto e ho scritto alcune riflessioni in versi che vi posto.

    MIMOSE IN SOFFERENZA

    Cento anni, e non è passato
    un giorno. Le urla di dolore
    nella fabbrica, il fumo, le porte
    sbarrate, alte le fiamme,
    poi solo il crepitio.
    Non una festa, non un giorno
    qualunque, ma un ricordo,
    un segno, da un secolo
    memoria di quello
    sventurato evento.
    Donne contano ancora
    solo un giorno all’anno;
    mercificata, criticata,
    snobbata, festa,
    dicono da abolire.
    Mazzetto giallo,
    simbolo gentile,
    stroncato
    da una gelata,
    il grido delle operaie
    intrappolate,
    mai morte,
    mai sopravvissute.
    Mimose
    spogliate
    dalla tormenta
    restano
    pietose
    sulle tombe.
    Segno di speranza,
    segno del sole.

    fv ore 22.00 08.03.10

    Il reesto tutte le parole dette, le torte mimosa, gli auguri, sono una bella coreografia, che secondo me non va eliminata, come ci sta il panettone a Natale e la colomba a Pasqua. In fondo anche i cristiani ricordano un sacrificio. Spesso le ricorrenze hanno quel senso. Basta che ci sia anche una memoria, dietro. Grazie sempre degli spunti interessanti.
    Francesca Varagona

  153. Ciao Massimo, ciao a tutte.
    Come ogni anno dico la mia. Questa volta vi parlerò di donne pittrici, delle stranezze di alcune di loro e delle loro bizzarrìe.
    Si narra che Suzanne Valadon, madre del famoso pittore Utrìllo, fosse rimasta incinta da uomo ignoto e che la sua vita un po’ bohemiana, le facesse frequentare gli artisti per lasciare il suo bebè qua e là negli studi dei pittori o, ancor peggio, nelle taverne, fra braccia estranee e di qualche familiare presa da compassione. Donna volitiva e di gran talento, Suzanne amò il figlio Maurice a modo suo, cullandolo con la mano sinistra mentre dipingeva con la destra, gli diede poppate di latte e vino forse per farlo zittire e restare concentrata sulle sue tele. Maurice molto presto fu un giovanissimo alcolizzato, rissoso e con un sorta di odio-amore nei confronti della madre, leggendario, dipinse una splendida Parigi dalle strade colme di bianca neve e palazzi dai colori alcolici;ee cosa strana è che quando si liberò definitivamente dell’alcool non ebbe più voglia di dipingere. Fortunatamente era già diventato ricco e Suzanne, forse, fu il suo dolore più grande, una madre assente che però lo rese immortale come pittore.
    Più o meno nello stesso periodo un’americana di nome Mary Cassatt si trasferì a Parigi per frequentare il gruppo impressionista. Pittrice indipendente ed individualista nello stile, Mary fu sempre presa in giro a causa del suo viso sporco come le mani sudicie, pastrocchiate di lapis nero. Riottosa e dai capelli sempre in disordine, spiccò il volo con meravigliosi disegni e pastelli che ritraevano l’infanzia come la maternità. Per stile e decoro le si oppose l’amica Berthe Morisot, impeccabile pittrice, elegante e moderata nella vita privata come in quella pubblica.
    Ora il campo della pittura ha quasi sempre ricordato nomi maschili che hanno numericamente fatto la storia, ma vi voglio ricordare la bravura di Rosalba Carriera – pastellista del seicento – l’estro di Natalia Goncharova, la poesia pre-astrattista di Gabriela Hunter, quella espressionista di Paula Modershon, l’estrosa e pur sempre significativa Frida Cohelo, le astrattiste Carla Accardi in Italia come la brava Viera De Silva in Francia.
    Insomma ce ne sono tante ed, anche se sono state molto più talentuose di alcuni colleghi maschietti che col pennello in mano hanno riscosso maggiore fama, spesso sono rimaste ignote alle masse ed apprezzate o dagli intenditori o dai critici d’arte; in quest’occasione di mimosa mi premeva ricordarle come persone geniali al di là delle loro stranezze o della gonna indossata, insomma anche la Storia dovrebbe essere un po’ più giusta e rivalutare nomi femminili poco conosciuti ma, vi assicuro, di altissimo livello.
    Grazie e ciao.
    Un grosso bacio Rossella

  154. Un caro saluto a Cristina Bove ed un ringraziamento a Claudia che ha riportato notizie molto interessanti sull’attuale condizione femminile anche da un punto di vista giuridico.
    Rossella

  155. Massimo, che post traboccante di poesia e di frasi che rimandano alla poesia. Insomma, un post intenso, vivido, che evoca ricordi, sentimenti, passioni.
    Mimose sì, mimose no?, hai chiesto.
    Mimose no, perché “scialbe”, secondo me, bensì rose, tante rose. Perché? Perché la rosa, di qualsiasi colore, è il fiore più bello e più carico di significati. Naturalmente secondo me.
    Ma hai anche chiesto: E voi, sulla “festa” della donna… cosa ne pensate, siete pro o contro?
    Lasciami che ti risponda (ironicamente, s’intende) parafrasando i versi di Dante:
    “Caron (Amico), non ti crucciare: / vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole (l’empireo del Commercio), e più non dimandare”.
    (Inferno, canto III, 95-96).
    Un abbraccio alle donne, foriere di vita, e buona giornata!

  156. ciao Rossella, grazie dell’appunto positivo, in realtà si..sono una giurista e tra altre cose mi occupo anche di pari opportunità e studi di genere.. ecco il motivo delle mie conoscenze. e tu, sei un’Artista esperta d’arte?
    un caro saluto
    claudia

  157. Ci provo, Claudia, e con grande passione.
    Sai, molti pittori erano esperti di diritto, ad un certo punto hanno mollato carriere togate o posti in banca (è il caso di Cezanne) per dedicarsi interamente alla pittura.
    A presto
    Rossella

  158. Avete presente il non-compleanno di Alice nel paese delle meraviglie?
    Ecco proporrei di festeggiare il non-8 marzo, ogni giorno dell’anno tranne l’8 marzo.
    Grazie a Massimo Maugeri per questo suo blog e per l’opportunità che dà a ognuno di noi di esprimere il proprio pensiero. Lunga vita a letteraritudine.

  159. 8 marzo 2010

    Donne sepolte sotto le macerie
    Donne che affrontano intemperie
    Donne arrabbiate contro la vita
    Donne che camminano in salita
    Donne annientate dalla malattia
    Donne che sfidano la buia via
    Donne violentate negli anfratti
    Donne che denunciano i misfatti
    Donne defraudate dei loro diritti
    Donne che demoliscono i convitti
    Donne ammazzate per i loro ideali
    Donne che varcano monti e mari
    Donne celebrate da una festa pagana
    Donne che non si aprono la palandrana

    Donne di oggi e d’altri tempi
    Ascoltiamo insieme gioie e lamenti
    Facciamo in modo che le nostre storie
    Siano scritte nei libri delle memorie.
    ilarì

  160. Carissimi, a riguardo della “festa della donna”questi erano i miei pensieri lo scorso anno. Come potete notare il pessimismo di fondo è sempre lo stesso. Nonostante tutto spero ancora che cambino le condizioni delle donne nel mondo e che molte bambine non vengano più imbrattate da mani assassine.

    8 marzo 2009

    Cosa vogliamo festeggiare Donne care?
    Le nostre vite sono ancora dure e amare.

    Ogni giorno in una stanza o sopra un prato
    botte da orbi e più di uno stupro viene consumato.

    Ancora siamo serve di più padroni
    contiamo solo se portiamo a casa soldoni.

    Cosa vogliamo festeggiare Donne care?
    Sulla terra son molte ancora le Donne da salvare.

    Molte delle nostre sorelle sparse qua e là
    procreano, sudano, lavorano e continuano a lavorar.

    Quest’anno troppo diffuso è il dolore
    cuori e corpi son straziati dal sesso senza amore,

    da pensieri di orchi nascosti
    da luride mani immerse nella melma dei fossi.

    Continuiamo a denunciare chi calpesta la nostra dignità!
    Continuiamo a perseguire chi le nostre ali vorrebbe spezzar!

    ilarì

    Per te Bimba

    Tu che a lungo sentirai su di te quell’odore nauseabondo
    non dimenticare mai che non tutti son orchi gli uomini del mondo,

    noi che siamo state più fortunate di te tenera bambina,
    invochiamo Dio che a te e a noi ogni istante s’avvicina,

    a Lui che s’è immolato per poter gli uomini salvare
    chiediamo di fare in fretta e di venirci a spiegare:

    come mai alcuni suoi seguaci
    sono intransigenti o troppo mendaci,

    non vivono in povertà
    ma assomigliano ai dei pascià,

    usano e abusano dei loro poteri
    perseguendo chi non ha croste e veli,

    sanno di muffa e di naftalina
    e rivolgono gli occhi su Te ogni mattina,

    non capiscono cosa sia il dolore
    di chi è stato abusato, anche da uno stupratore.

    Per te, Bimba innocente
    lotteremo oggi e sempre,

    pretenderemo che ritorni il sorriso
    sul tuo candido e bellissimo viso.

    ilarì

  161. Salve Massimo molto bella questa pagina di Blog dedicata 8 Marzo. ci sono finita per caso .e dopo aver letto i post voglio dare il mio contributo anche se la giornata è passata .Voglio invitarvi Leggere e a guardare nel blog
    come Noi abbiamo ricordato-commemorato 8 Marzo.
    Dico ricordato perchè questo è il termine che mi piace di più.
    85 Donne Artiste Cucite simbolicamente il una grande tela esposta ad una moostra con il Patrocinio del comune di Riccione . in 2 giorni NO STOP 7/8 Marzo.
    Tutto per solidarietà e unione La tela è ora all’asta sul web.Con il ricavato speriamo di costruire un pozzo ed un lavatoio Pubblico in kenia . .85 Donne provenienti da :Italia,Francia,Germania,Grecia,Canada,Usa,Inghilterra,Argentina,Brasile.
    Un unica frase un unico pensiero:IO VOGLIO PACE AMORE RISPETTO_I WANT PEACE LOVE RESPECT
    http://l8marzoartistecuiteinunatela.blogspot.com/

    Oggi i Nostri ritratti vengono cuciti ,simbolicamente, in un’unica tela con fili di colore diverso : Rosso-Amore , Nero-No alla Violenza , Oro-Valori morali. La realizzazione di questo manifesto pittorico-poetico incorpora un messaggio chiave : “Amore Pace Rispetto”. Questo messaggio è ripreso e rielaborato in base alla creativita’ di ogni Artista , scritto in lingue diverse che riunisce Donne di ogni provenienza,origine e grado sociale.
    Ciò che unisce amore, pace e rispetto è il loro stretto legame e vincolo con una condizione particolare: l’altro, l’alterità come presupposto del svolgersi una relazione. L’amore necessità chiaramente il reciproco donarsi come condizione essenziale. Anche la pace vuole che vi siano più soggetti a cui essa si rifaccia. Volere la pace significa il superamento di contrasti, i quali però cessano solo quando le “parti” dialogano, e il dialogare è azione dualistica, il confronto è fra controparti. Sia l’amore che la pace, hanno nel rispetto dell’altro il loro significato profondo, e nel rispetto, l’amore e pace possono esplicarsi come azioni virtuose. Non può sussistere amore senza pace e rispetto, come non vi è pace senza amore e rispetto e al fine non può determinarsi il rispetto di un soggetto verso l’altro senza l’amore e la pace. Il volere queste condizioni esistenziali ha prima di tutto un significato profondamente etico che nasce da una particolare e unica condizione esistenziale che solamente la donna vive: il suo naturale rapportarsi all’altro. Ciò che può desiderare e volere una donna ha perciò origine dalla sua stessa essenza di femminilità Il volere, come imperativo categorico.Quel voglio è azione volta al superamento di posizioni che per troppo tempo nella storia la vedono subire e sopportare soprusi. La storia, nella sua oggettiva linearità e sviluppo, ha ormai chiaramente posto in evidenza come la donna, intesa come soggetto esistenziale, ha avuto sempre una dimensione che non è mai stata prevaricatrice o volta alla violenza e conflitto. Semmai essa ha “contenuto” l’azione prevaricatrice maschile e il volere amore, pace e rispetto ne è prova tangibile.
    Grazie di avermi ospitata qui .Virginia

  162. Ritorna l’8 marzo e io, come sempre, non so bene come comportarmi. Conosco donne che gradiscono moltissimo ricevere gli auguri (e se non lo fai ci restano male), altre che – se solo accenni a farlo – ti aggrediscono brutalmente sostenendo che il tributare una giornata alle donne è prerogativa tipicamente maschilista.

    E voi, sulla “festa” della donna… cosa ne pensate?

    Siete pro o contro?

    Questa ricorrenza assume un valore (o un senso) diverso dopo le manifestazioni in piazza del 13 febbraio 2011?

    Chi ricorda le origini della festa medesima?

    È valida, ancora oggi, la celebre canzone di John Lennon, Woman is the nigger of the world?

  163. E’ una ricorrenza cui, nonostante tutto, tengo ancora. Forse oggi ancora più di ieri, il suo senso merita di essere ricordato.

  164. Benvenuti a Sant’Agata, la città dove comandano le donne

    Sindaco e assessori: un’intera giunta al femminile in provincia di Bologna. Tutte continuano a lavorare, per fare le amministratrici restano in Comune anche fino a mezzanotte. Asilo modello e senza liste d’attesa, servizi alla persona. “Niente quote, qui l’efficienza è rosa”. “Abbiamo scelto di privilegiare scuola e famiglia”
    http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/07/news/paese_donne-13274140/?ref=HREC1-8

  165. Caro dottor Maugeri,
    conosce l’origine storica di questa festa?
    Ecco qualche fonte…
    il suo solito
    Professor Emilio
    ————————————–

    In Italia è molto diffusa l’ipotesi che fa risalire l’origine della festa della donna ad un grave fatto di cronaca avvenuto a New York negli Stati uniti nel 1908. Qui un gruppo di operaie dell’industria tessile “Cotton” iniziarono a scioperare per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Rivendicavano migliori condizioni di vita combattendo per una riduzione delle ore di lavoro a parità di salario.

    Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita per paura di rivendicazioni sindacali e per evitare che la lotta delle operaie si estendesse anche ad altre fabbriche, rafforzandosi.
    Un grosso incendio, divampato all’improvviso, avvolse con le sue fiamme l’intera struttura. Solo poche operaie riuscirono a sfuggire al rogo rompendo gli sbarramenti, altre 129 operaie persero inesorabilmente la vita.

    Nel 1910, durante la II Internazionale Socialista di Copenaghen, la femminista Rosa Luxemburg sollevò la proposta di elevare l’8 marzo a giornata internazionale in ricordo di questo tragico evento.
    Un’altra ipotesi parla di un incendio avvenuto nel 1911, sempre a New York, nella “Triangle Shirtwaist Company” una fabbrica tessile che produceva camicette alla moda. Le lavoratrici non erano in sciopero, ma erano state protagoniste di una importante mobilitazione, durata quattro mesi, e cominciata l’8 marzo 1909.
    La lotta, dopo diverse azioni brutali e repressive da parte della polizia e dopo una lunga trattativa, terminò il 24 dicembre 1910 con la firma del “Protocollo di Pace” che sancì il diritto a regole per l’orario ed il salario.
    Pochi mesi dopo questa conquista e precisamente il 25 marzo 1911, un incendio divampato all’interno della Shirtwaist uccise 146 donne la maggior parte delle quali italiane o ebree.
    I proprietari della fabbrica, Max Blanck e Isaac Harris, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano chiuse a chiave le operaie per paura che rubassero o facessero troppe pause, si misero in salvo e lasciarono morire le donne. Il processo che seguì li assolse e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni operaia morta: il risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle operaie uccise dal fuoco.
    Quell’incendio segna una data importante, anche se non è da essa, come erroneamente riportato da alcune fonti, che trae origine la giornata della donna.
    Se questo è vero, l’origine della festa della donna risale non più alla II Internazionale socialista del 1910 bensì alla III Internazionale comunista, svoltasi a Mosca nel 1921, dove fu lanciata da Lenin come “Festa internazionale delle operaie”, in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo.
    L’8 marzo 1917 a San Pietroburgo infatti un grande corteo di madri, mogli e figlie delle migliaia di soldati impegnati nella prima guerra mondiale, manifestarono in corteo per chiedere il ritorno a casa dei loro uomini.
    Siccome al mondo occidentale non piaceva l’idea di legare a un fatto russo una giornata simbolo della rivendicazione della dignità femminile, si pensò bene di eludere il richiamo alla Rivoluzione russa, spostando i natali della Festa della Donna negli Stati Uniti, legandola a un fatto verosimile, ma forse non reale del movimento operaio d’oltreoceano.

  166. Io l’8 marzo me lo tengo stretto, anche se molte mie amcihe la pensano diversamente da me.

  167. Preciso: non mi interessano le uscite con le amiche, ovvero il business che si è creato attorno a questo giorno.
    Mi interessa il senso che contiene, il valore che soprattutto oggi questa giornata assume.

  168. Personalmente non ho mai sentito la necessita’ di festeggiare questo giorno. Oggi ancora meno.

  169. Un gruppo di mie amiche mi ha invitata per un’uscita di sole donne in un locale dove sono organizzati spogliarelli maschili.
    E’ questa la libertà che vogliamo?
    No, grazie. Io sono rimasta a casa.

  170. @professor Emilio (Siccome al mondo occidentale non piaceva l’idea di legare a un fatto russo una giornata simbolo della rivendicazione della dignità femminile, si pensò bene di eludere il richiamo alla Rivoluzione russa, spostando i natali della Festa della Donna negli Stati Uniti, legandola a un fatto verosimile, ma forse non reale del movimento operaio d’oltreoceano.)
    *
    ……… nulla da dire, professor Emilio, nel suo “fantastico mondo” è inclusa anche una imparziale visione storica. Da dove le viene la lezione (“dinamica”, “spaziale” ?), unita a tempismi così sapientemente sfumati?
    Perchè, a ben guardare, non capisco come mai una delle due forze maggioritarie del nostro dopo guerra non se ne sia subito impadronita. Forse si ricordava ancora del processo di Norimberga e ha preferito rinunciar all’occasion. Meglio stare su un versante più neutro. Chissà!
    La sua affezionata donna Antonella

  171. @ Loretta
    .. perchè sei rimasta a casa?
    Avresti potuto andarci, invece, con un cartello scritto a pennarello rosso e una mimosa appesa ai riccioli. Che dice: “Guardatevelo bene! E’ lo stesso a cui siete tenute ogni notte, a piacimento del vostro amore; pena il muso il giorno dopo e niente sacco della spazzatura in fondo al giardino.”
    Non so se mi sono spiegata.
    Ciao, cara. Auguri 😉

  172. 415 – Ipazia Filosofa e matematica, martire della ragione. Viene assassinata dai cristiani in Alessandria

  173. 1618 – Giovanni Keplero scopre la terza legge del moto dei pianeti (immediatamente dopo la rigetta ma il 15 maggio dello stesso anno la conferma nuovamente)

  174. 1702 – Anna diventa regina di Inghilterra, Scozia e Irlanda

  175. 1782 – Massacro di Gnadenhutten: miliziani della Pennsylvania uccidono 93 Nativi Americani nell’Ohio

  176. 1844 – Re Oscar I sale al trono di Svezia-Norvegia
    1890 – Buffalo Bill perde a Roma, a Prati di Castello, una sfida contro i butteri
    1906 – Massacro del Cratere Moro: le truppe di occupazione statunitensi nelle Filippine massacrano circa 600 uomini, donne e bambini che si erano rifugiati in un cratere

  177. 1908 – In questa data, secondo una diffusa credenza, vi sarebbe stato l’incendio nella fabbrica di New York nel quale morirono 129 operaie donne, e che avrebbe quindi dato origine alla Giornata Internazionale della Donna. In realtà si tratta di un equivoco con l’Incendio della fabbrica Triangle, avvenuto il il 25 marzo del 1911.

  178. @ (415 – Ipazia Filosofa e matematica, martire della ragione. Viene assassinata dai cristiani in Alessandria

    Postato martedì, 8 marzo 2011 alle 10:20 pm da Alcuni dei più importanti eventi accaduti il giono 8 marzo )
    *
    … e san cirillo è ancora santo e venerato… amen

  179. 1911 – Viene celebrata per la prima volta la Giornata Internazionale della Donna

  180. 1917 – Inizia la Rivoluzione di febbraio in Russia (23 febbraio del calendario ortodosso)
    1918 – Si registra il primo caso di influenza spagnola, è l’inizio di una devastante pandemia
    1920 – Il parlamento del Consiglio Nazionale Siriano dichiara l’indipendenza della Siria

  181. 1921 – Il premier spagnolo Eduardo Dato viene assassinato mentre esce dal palazzo del parlamento di Madrid
    1925 – Italia: viene assegnato all’Hockey Club Milano il primo scudetto dell’hockey su ghiaccio
    1935 – Hachikō, cane di razza Akita, famoso in Giappone per la sua fedeltà e lealtà, muore di filariasi all’età di 12 anni, dopo aver atteso ininterrottamente il ritorno del padrone per ben 10 anni

  182. 1936 – La prima gara per automobili di serie si tiene a Daytona Beach,in Florida
    1937 – Inizia la Battaglia di Guadalajara, durante la guerra civile spagnola, con l’offensiva del corpo volontario italiano contro le forze della seconda repubblica spagnola.

  183. 1942
    Seconda guerra mondiale: truppe dell’Impero giapponese cattura Rangoon, Birmania
    Seconda guerra mondiale: gli olandesi si arrendono alle forze giapponesi sull’isola di Giava

  184. 1943 – Seconda guerra mondiale: truppe statunitensi vengono attaccate dai Giapponesi sul rilievo 700, a Bougainville, in una battaglia che durerà cinque giorni

  185. 1948 – La Corte Suprema degli Stati Uniti decreta che l’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche viola la costituzione
    1950 – L’Unione Sovietica annuncia di possedere la bomba atomica
    1952 – Antoine Pinay diventa primo ministro di Francia

  186. 1957 – L’Egitto riapre il Canale di Suez – Il Ghana ottiene l’indipendenza
    1961 – Max Conrad circumnaviga la Terra in otto giorni, 18 ore e 49 minuti, stabilendo un nuovo record
    1964 – Mario Napoli, nel corso della campagna di scavi ad Elea-Velia, scopre la cosiddetta Porta Rosa, il più antico esempio di arco a tutto sesto in Italia

  187. 1965 – Il primo contingente di 3.500 marines sbarca in Vietnam del Sud: inizia la guerra nel sud-est asiatico
    1966
    Guerra del Vietnam: l’Australia annuncia che si appresta ad incrementare sostanzialmente in numero delle sue truppe in Vietnam
    Una bomba piazzata da giovani dimostranti irlandesi distrugge la Nelson’s Pillar di Dublino

  188. 1971 – Joe Frazier sconfigge Muhammad Ali nel primo di tre incontri epici. Frazier difende il titolo mondiale dei pesi massimi in un Madison Square Garden gremito di stelle
    1974 – Viene inaugurato l’Aeroporto internazionale Charles de Gaulle di Parigi
    1983 – Il presidente statunitense Reagan chiama l’Unione Sovietica l’impero del male

  189. 2004 – Una nuova costituzione democratica viene firmata dal governo provvisorio iracheno

  190. 2010 – Con il film “The Hurt Locker” Kathryn Bigelow diventa la prima donna a vincere l’Oscar per la miglior regia.

  191. Come ho scritto sugli altri post “attivi”, ho avuto problemi di connessione che mi hanno reso difficile intervenire.
    Grazie, comunque, per la vostra partecipazione.

  192. Questa ricorrenza assume un valore (o un senso) diverso dopo le manifestazioni in piazza del 13 febbraio 2011?
    Certo che sì. Quella manifestazione verrà ricordata anche negli anni che verranno come qualcosa di epocale nell’ambito della battaglia a tutela dei loro diritti.

  193. Mio caro,
    ho ripensato all’ardore di baci e carezze al tocco sapiente delle vostre mani . . . mai notti così inebrianti, sotto cieli stracolmi di stelle, hanno lasciato una scia di ricordi così brillante e stralucente, mi par di paragonare a luminosa cometa sul la via lattea! La volta celeste mi affascina, ne scopro i segreti su questa terrazza appoggiando il mio occhio su questo divertente telescopio monoculare che mi fu regalato. Esso mi permette strane visioni, viaggiare dentro il tempo e ripescare nel passato la Storia o, addirittura, fare un balzo nel futuro e vedere quel che sarà di questa umanità. Ohhh che strani vestiti indossano uomini e donne, sono senza parrucche – oh pardon qualcuno il parrucchino c’è l’ha – viaggiano dentro bizzarri scatole di ferro, pazzesco sono senza cavalli, ma come faranno ad andare avanti . . . riesco a vedere anche scene di vita quotidiana, una ragazza (sembra araba) con il coturno ai piedi ed i capelli sciolti, mezza nuda, assomiglia alle donne dell’harem , è in compagnia di uomini di tarda età, sembrano molto ricchi . . . oh sì lo sono, hanno splendide ville e sventolano soldi di qua e di là.
    E’ pur vero – come scrive Rousseau – che bisogna studiare la società attraverso gli uomini, e gli uomini attraverso la società: coloro che vorranno trattare separatamente la politica e la morale non comprenderanno mai nulla in nessuna delle due …
    Lo spettacolo del mondo – diceva Pitagora – assomiglia a quello dei giochi olimpici: gli uni vi tengono bottega e non pensano che al proprio profitto; gli altri vi pagano di persona e cercano la gloria; altri si accontentano di vedere i giochi, e questi sono i peggiori . . . oh ma è meraviglioso, Vi assicuro, poter osservare gli uomini da lontano, eccoli lì in altri tempi ed in altri luoghi, posso vedere la scena senza introdurmi, scorgo un gran vociare, tanta plebe, roba ricca al vinile davvero sconcertante, ma dove sono i nobili? Intendo coloro che possono veramente essere introdotti nel mondo morale,coloro che hanno un atteggiamento di benevolenza verso gli altri come quello di un fanciullo, non scorgo virtù sociali, proprio no, ma il mio telescopio mi permette di conoscere chi sono gli uomini. Per conoscerli – ancora Rousseau – bisogna vederli agire. Nel mondo li si sente parlare; essi mostrano i loro discorsi e nascondono le loro azioni: ma nella storia queste sono svelate, e li si giudica in base ai fatti. Perfino i loro discorsi aiutano ad apprezzarli; infatti, confrontando ciò che fanno con ciò che dicono, si vede contemporaneamente ciò che essi sono e Ciò CHE VOGLIONO SEMBRARE: più essi si mascherano, meglio li si conosce.

  194. festa? io direi più una commemorazione x quelle donne che prima di noi si sono battute e hanno dato la vita x i nostri diritti…io sono una quarantacinquenne che…ha generato 4 figlie….orgogliosa di essere donna così difficile ma così semplice….vorrei dire agli uomini….la donna è difficile perchè ha tanto da dire, perchè ha sempre taciuto….è difficile perchè…la sua mente è colma di tutte le preoccupazioni che la circondano…ma è tanto semplice farsi amare….non prendiamola sempre in giro solo perchè voi uomini sapete solo voler essere capiti…e non volete nemmeno dire ciò che avete nel cuore….quindi, un altro onere x noi….ogni giorno deve essere festa…oggi è una commemorazione….ciao donne….anna

  195. Hai ragione Massimo, capisco al tua confusione. Un consiglio?Forse di cercare di essere sempre gentili e non solo l’8 marzo. Anche, ma non solo, con un fiore. Noi donne amiamo la bellezza e certo anche quella di un fiore, sempre.

  196. auguri da parte mai a tutte le donne, con l’auspicio che i soprusi e le violenze che ancora subiscono possano definitivamente cessare.

  197. Un grande saluto festoso a tutte le donne con il mio impegno personale, per quanto mi è dato fare, a contribuire alla lotta a qualunque tipo di discriminazione di genere.

  198. secondo me, molto semplicemente, il fatto che esiste questa ricorrenza è già il segnale di qualcosa che non funziona.
    niente 8 marzo, per quanto mi riguarda.

  199. Al “questione femminile” rimane aperta, sia in Italia sia nel resto del mondo.
    Ci sono paesi in cui la donna è assoggettata a condizioni di schiavitù, non dimentichiamolo.

  200. La frase finale del post di prima è collegata alla canzone di Lenno “woman is the nigger of the world”.
    Purtroppo in alcuni casi è ancora vero.
    Ciao.

  201. “La donna è il personaggio più importante e più autentico della Calabria” Corrado Alvaro

  202. Auguri a tutte le bambine del mondo, perche’ abbiano un Presente e il Futuro sia meno difficile

  203. festeggiare va ben. l’importante però è non dimenticare qual è l’origine e il senso della ricorrenza.
    altrimenti è mero e bieco business per qualcuno e banale intrattenimento per altri.

  204. Ahimè, dubito che la pietà e l’amore siano così simili come sostengono i poeti, poiché raramente vedo nascere compassione di fronte alla situazione delle donne, a meno che esse non siano belle.
    (Mary Wollstonecraft)

  205. Alle donne […] è concesso un universo tutto loro: la famiglia. Esse sono sfruttate sul lavoro e relegate nella casa; sono queste le due posizioni che compongono la loro oppressione.
    (Juliet Mitchell)

  206. Che cosa sarebbe l’umanità, signore, senza la donna? Sarebbe scarsa, signore, terribilmente scarsa.
    (Mark Twain)

  207. Chi ha reso l’uomo il giudice esclusivo, se la donna condivide con lui il dono della ragione?
    (Mary Wollstonecraft)

  208. Come l’operaio si ritrova alienato nel suo stesso prodotto, così, grosso modo, la donna trova la sua alienazione nella commercializzazione del suo corpo.
    (Juliet Mitchell)

  209. Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai.
    (Oriana Fallaci)

  210. Essere donna è un compito terribilmente difficile, visto che consiste principalmente nell’avere a che fare con uomini.
    (Joseph Conrad)

  211. be’, auguri a tutte le donne.
    e anche a tutti gli uomini che amano le donne, e non solo a parole.

  212. Grazie Massimo* Il giorno che per le DONNE le Opportunità saranno davvero PARI allora festeggeremo con gioia. A tutt’oggi non vedo molti progressi, anche se qualcosa è stato fatto, specialmente da noi.. e per NOI intendo tutte le donne coraggiose che si sono adoperate per rendere più equi gli equilibri, anche col supporto degli Uomini che nella donna non vedono solo un “bene di consumo”.A loro ed a tutte le donne in marcia ^ ^ ^ dico grazie e..continuiamo !!!
    <3, Marlene

  213. Per questa “festa” dell’8 marzo, che ritengo “la festa per non dimenticare” ,rivolgo un pensiero alle operaie della Cotton, ed a tutte le donne intelligenti, libere interiormente, intraprendenti che nella relazione uomo-donna e nei rapporti di potere abbiano saputo dare un segnale per un cammino verso l’umanizzazione e la civiltà. Un pensiero va anche alle nostre antenate che hanno vissuto sotto la dittatura maschilista. Con affetto guardo a Melania Rea ed a tutte le donne vittime della violenza maschile con l’augurio che questo giorno possa diventare il giorno della liberazione degli uomini dal loro istinto di possesso e di prevaricazione, per un altro modo di vivere e di relazionarsi con l’altra metà dell’Umanità: ossia la Donna.

  214. Ciao, grazie mille per gli auguri. Volevo segnalare il primo video di youtube che risulta non più funzionante. Un abbraccio

  215. Ringrazio Massimo per gli auguri che accetto
    con piacere! Come tutte le feste, nell’8 marzo passano tante cose insieme,belle e meno belle, accettabili e meno accettabili, per ricevere un fiore è sempre tempo giusto per me. Speculazioni e ingenuità, e tant’altro ancora, pure arriveranno ma la vita è così…magari a ben guardare ci sono anche occasioni di cose fatte bene e di proposte e spunti interessanti. Io non m’arrabbio di certo se mi arriva un augurio sincero o un cioccolattino da chi mi vuol bene, ma lo prendo così come un segno del “oggi ti ho pensato con affetto” e penso che sì è vero che bisognerebbe rispettare sempre le donne, soprattutto in questo periodo tristissimo di gravi violenze e di mani assassine sulle donne.Tuttavia poichè credo molto nel nutrire la cultura del tempo in cui viviamo penso che ribadire che c’è un giorno dedicato al rispetto e all’amore per la donna possa far solo bene anche agli altri giorni dell’anno in cui dobbiamo continuare a farlo, soprattutto noi mamme responsabili degli uomini di domani.

  216. Detto ciò, auguri a tutte le donne con una poetessa che amo molto:

    A tutte le donne

    Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
    sei un granello di colpa
    anche agli occhi di Dio
    malgrado le tue sante guerre
    per l’emancipazione.
    Spaccarono la tua bellezza
    e rimane uno scheletro d’amore
    che però grida ancora vendetta
    e soltanto tu riesci
    ancora a piangere,
    poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
    poi ti volti e non sai ancora dire
    e taci meravigliata
    e allora diventi grande come la terra
    e innalzi il tuo canto d’amore.
    Alda Merini

  217. Caro Massimo,
    permettimi di rivolgere un evviva caloroso alle donne, portatrici di vita.
    Ecco, io festeggio l’8 Marzo pensando a mia madre, che mi ha dato la vita.
    E’ un’idea tutta mia, che può anche urtare.
    Le mimose, però, non posso donarle a nessuna donna: sono terribilmente allergico, se mi avvicino a un rametto mi scatta l’asma.
    Dovrò limitarmi a elargire baci, magari soffiandoli sulle dita.
    Un saluto cordiale, A. B.

  218. L’8 marzo è un giorno-simbolo a cui non voglio rinunciare. Sono d’accordo con Francesca.
    Grazie Massimo!

  219. Sulla questione auguri…
    Se me li fanno, li accetto di buon grado. Viceversa, non mi dispiaccio.

  220. Rilancio un augurio di felicità e di serena realizzazione di sé a tutte le donne fantastiche che transitano per Letteratitudine.

  221. Una giornata in cui ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, un’occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze, un momento per riflettere sui passi ancora da compiere. La Giornata Internazionale della Donna, che cade ogni anno l’8 marzo, è tutto questo e anche di più. È un modo per ricordarsi da dove veniamo, noi donne, e dove stiamo andando.
    Ma da dove nasce questa ricorrenza?

  222. Una leggenda molto celebre narra che la Festa della Donna sia stata istituita nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton. In realtà, appunto, si tratta solo di una leggenda nata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.
    La Giornata Internazionale della Donna nacque infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema era già stato a lungo discusso negli anni precedenti sia negli Usa (celebri sono gli articoli della socialista Corinne Brown) sia dai delegati del VII Congresso dell’Internazionale socialista (tenutosi a Stoccarda nel 1907).

  223. Le manifestazioni per il suffragio universale si unirono presto ad altre rivendicazioni dei diritti femminili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia di operaie di New York scioperarono per giorni e giorni per chiedere un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. Nel 1910 l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista propose per la prima volta di istituire una giornata dedicata alle donne.

  224. Il 25 marzo del 1911 cadde la goccia che fece traboccare il vaso: nella fabbrica Triangle di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (per lo più donne immigrate) persero la vita. Questo è probabilmente l’episodio da cui è nata la leggenda della fabbrica Cotton. Da quel momento in avanti, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono. In molti Paesi europei, tra cui Germania, Austria e Svizzera, nacquero delle giornate dedicate alle donne.

  225. La data dell’8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando in quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo evento a cui si ispirarono le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca quando scelsero l’8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell’Operaia.

  226. In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale. L’iniziativa prese forza nel 1945, quando l’Unione Donne in Italia (formata da donne del Pci, Psi, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo.

  227. L’8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l’Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza. Negli anni successivi la Giornata è diventata occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili (dal divorzio alla contraccezione fino alla legalizzazione dell’aborto) e di difesa delle conquiste delle donne.

  228. ciao a tutti, leggo ora e …quando vedo o sento qualcosa di John Lennon mi soffermo immediatamente. Poi Maurizio Maugeri ha fatto il resto. Beh, le donne purtroppo oggi come oggi sono ancora troppo maltrattate e poco rispettate. Il sogno di John era inerente alla libertà dell’individuo, a prescindere dal sesso, dunque la donna come fulcro, anzi, attorno al quale ruota la vita. L’esistenza tutta. Se ne è parlato tanto, ma non dobbiamo smettere, occorre insistere e sensibilizzare i bambini fin dalla tenera età, abituarli al rispetto e a non prendere la dolcezza come debolezza. La festa della donna non deve essere un riferimento all’uscita comune in pizzeria delle casalinghe stanche, ma un momento di lotta e ve lo dice una che lotta da una vita, contro l’immaturità maschile (non me ne vogliano gli uomini presenti, ma è una realtà) e il carico della femmina nel dover sopperire a tale mancanza. Il mio pensiero è rivolto al sacrificio, a quanto la donna oggi deve sopportare per le infinite frustrazioni dell’uomo. Da leonessa quale sono (ho dovuto, per crescere una figlia da sola), sogno un mondo con la figura femminile al centro della famiglia, coccolata e protetta, amata per tutto quanto lei può dare e restituire in termini di bene e di sostegno. Grazie Maurizio per questa tematica proposta, ogni momento è buono per parlarne. Grazie a tutti. Silvia

  229. Grazie mille per il tuo intervento, cara Silvia.
    Dalle tue parole – tra l’altro – emerge il tuo “amore” per John Lennon. Anche io adoro il grande John.
    Forza, leonessa!!!

  230. Per favore: evitate le mega riunioni al femminile che si concludono in discoteca con pietosi spogliarelli maschili.
    Non imitiamo la parte peggiore dell’uomo.
    L’augurio è quindi questo: sia la donna se stessa, nella sua maternità e nella sua femminilità, che sia creativa e commossa, aperta al dolore e all’amore. Che sia accogliente e calda, non in corsa verso mete effimere o annullanti. Che la sua ricerca del successo coincida solo con la pienezza.

  231. bravissima Amalia. Ho evitato con cura le tediose riunioni da single, in cui si casca inevitabilmente a parlare male dell’uomo di turno, quello che ci ha tradite, quello che non si decide, quello che ci delude.
    Per stasera niente decoltè, un tubino sobrio per andare a teatro, musica e un buon libro.
    Tutto qui.

  232. Ringrazio per gli auguri che accetto di buon grado. Penso però che fino a quando si sentirà l’esigenza di celebrare una giornata dedicata alla donna, significa che c’è ancora qualcosa che non va sulla questione della parità dei generi.

  233. E’ evidente che nessuno ha mai pensato di indire una “festa dell’uomo”. Sarebbe ridicolo , del resto.

  234. Comunque la ringrazio per il suo impegno. E la mia non era una critica rivolta a lei.

  235. Piangere
    Piangere su cosa?
    Sulle tue carni bruciate
    Sul tuo viso deturpato
    Piangere sulle ferite della tua anima
    Sui ricordi dolorosi
    Sulle ombre immaginate
    E poi in un sol momento
    In figure reali trasformate?
    Piangere sul tuo bisogno di fuggire
    Sulla tua brama di morire
    Sul tuo sogno d’amore in un mare di sangue annegato
    Sulla tua creatività oltraggiata
    Sulla libertà imprigionata?
    Piangere sul tuo dibatterti
    Tra la vita e la morte
    Tra sogno e delusione
    Tra lusinga e perversione
    Piangere sulla tua innocenza e sulla tua incoscienza
    Sulle tue carni dal fuoco divorate?
    Non serve amica mia.
    Non serve
    Un cuore che si erge a paladino di un amore
    Che muore nella violenza e nell’orrore!
    Il diritto alla vita va oltre il cuore
    Soffrire, rassegnarsi, tacere
    Sperare, amare, morire
    Non serve a niente
    Quando non si è insieme sulla linea d’onda
    Quando l’amore non mescola il respiro con la carne
    il mortale momento con l’immortalità
    Non serve a niente
    Quando lontana da te sta quell’unità
    Che hai cercato
    Sperando di sperimentarla in profondità.
    Non serve a niente
    Quando colui che fa del tuo destino
    Il suo progetto, ma non sa danzare con la vita
    Non sa suonare il tamburo per la sua Dea
    Non sa baciare la strega
    Ha paura di fare l’amore con lei
    perchè non sa ballare con la luna
    contrasta la natura sfoderando l’ascia
    Mentre la donna che gli sta accanto
    Sorridendo lo invita nella danza.
    Non serve a niente!

    In memoria di g.Russo bruciata viva dal marito.

  236. Io sono una di quelle un po’ contrarie a questo festeggiamento ipocrita. Comunque grazie lo stesso.

  237. Meglio le mimose digitali, di quelle vere.
    Povere mimose. Che cosa hanno fatto per essere devastate?

  238. Il pezzo di Lenno, Woman, è bello ed è sincero. Dunque lo accetto ben volentieri come omaggio.
    Complimenti per il blog.

  239. Ballata delle donne

    Quando ci penso, che il tempo è passato,
    le vecchie madri che ci hanno portato,
    poi le ragazze, che furono amore,
    e poi le mogli e le figlie e le nuore,
    femmina penso, se penso una gioia:
    pensarci il maschio, ci penso la noia.

    Quando ci penso, che il tempo è venuto,
    la partigiana che qui ha combattuto,
    quella colpita, ferita una volta,
    e quella morta, che abbiamo sepolta,
    femmina penso, se penso la pace:
    pensarci il maschio, pensare non piace.

    Quando ci penso, che il tempo ritorna,
    che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
    penso che è culla una pancia di donna,
    e casa è pancia che tiene una gonna,
    e pancia è cassa, che viene al finire,
    che arriva il giorno che si va a dormire.

    Perché la donna non è cielo, è terra
    carne di terra che non vuole guerra:
    è questa terra, che io fui seminato,
    vita ho vissuto che dentro ho piantato,
    qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
    la lunga notte che divento niente.

    Femmina penso, se penso l’umano
    la mia compagna, ti prendo per mano.

    Edoardo Sanguineti
    Una meravigliosa poesia di un uomo!!!

  240. La festa sì. E le mimose, i concerti, gli hashtag che promettono un mondo migliore. Ma non è un mondo per donne. Non questo in cui viviamo, dove all’affermazione professionale femminile corrisponde per contrappasso un’impennata della violenza sessuale (e della violenza in generale).

    Gli abusi quotidiani in Egitto e Turchia, gli stupri di gruppo in India, le discriminazioni di segno islamico in Iran e Arabia Saudita distillate con sommo sadismo nel Califfato, l’esodo di 4 milioni di siriane che sostengono da sole le famiglie devastate, gli aborti selettivi in Cina (e India) dove le autorità hanno appena arrestato le attiviste Li Tingting e Zheng Churan, note per le campagne contro le molestie sui bus di Pechino: le donne avanzano anche grazie a grandi uomini come i padri di quelle che avanzano. Ma il terreno è minato. Molto.

  241. Le figlie di Madre India

    Pensi alla violenza sessuale e pensi all’India, perché gli stupri di gruppo che lì si susseguono da 2 anni con la foga dei monsoni sono diventati l’icona d’un tabù resistente al punto da indurre Delhi a vietare il documentario «India’s Daughter» sulla ragazza morta per le sevizie sessuali del branco nel dicembre 2012.

    «Le aggressioni in crescita ai danni delle indiane sono legate all’indipendenza economica che ci rende temibili avversari dei maschi sul mercato del lavoro, è una vergogna che umilia anche tanti uomini come mio figlio, mio marito, mio padre» nota l’attrice Suhasini Mani Ratnam, giurata del premio di Italcementi «arcVision Prize». I dati che giungono dalla più grande democrazia del mondo parlano di una donna abusata sessualmente ogni 21 minuti e di un’omertà sociale che, come nell’Italia di Franca Viola, accusa tacitamente la vittima.

  242. Egitto: nel buio di Tahrir

    «Per paradosso la mia tragedia è stata un bene, perché io, diversamente dalla maggioranza delle vittime di violenza sessuale, ho un marito che mi sostiene e gli strumenti culturali per denunciare» racconta la 40enne Hania Moheeb. Dopo l’aggressione di gruppo subita in piazza Tahrir il 25 gennaio di due anni fa, secondo anniversario della rivoluzione contro Mubarak quando una decina di ragazze vennero attaccate, Hania, che ha raccontato la sua esperienza in tv, è la testimonial della vergogna del Cairo, capitale mondiale delle molestie sessuali, dove il 96,5% delle donne ammette (ma non denuncia) di essere stata abusata in qualche modo almeno una volta. La legge contro la violenza sessuale è stata inasprita ma a far muro sono soprattutto le donne, aggredite come in passato ma oggi più consapevoli (al Cairo esiste una sorta di ronda femminile, le TahrirBodyGuard).

  243. Turchia: indietro tutta

    La storia della 20enne Ozgecan Aslan, uccisa a calci e bruciata dopo uno stupro fallito il 13 febbraio scorso, ha riacceso i riflettori sulla violenza contro le donne che, secondo l’opposizione, sarebbe aumentata del 400% da quando è al potere il partito islamico Akp. Il governo non ha gradito: prima il presidente Erdogan ha irriso le centinaia di uomini che hanno sfilato in sostegno delle donne indossando la gonna, poi il suo deputato Ismet Ucma ha accusato le soap opera di minare la famiglia incoraggiando gli stupri. Il problema alligna nel conservatorismo della società turca dove è diffuso il delitto d’onore e dove al 69% degli uomini lavorativamente attivi corrisponde il 29% delle donne.

  244. Donne di Teheran e di Riad

    Nemici giurati, Iran e Arabia Saudita condividono il fronte bellico contro le donne che, a Teheran come a Riad, rappresentano per la quintessenza della teocrazia la più minacciosa delle istanze riformiste.

    L’8 marzo di «Nessuno tocchi Caino» è dedicato quest’anno alle iraniane. Secondo l’associazione abolizionista della pena di morte, dopo l’elezione del riformista Rohani le esecuzioni sono triplicate: almeno 721 nel 2014, tra cui 26 donne (compresa Reyhaneh Jabbari, impiccata per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla). Con le condanne a morte sono aumentate però anche le aggressioni contro le donne come quelle con l’acido a Isfahan e il controllo sociale (dopo la campagna internazionale per la liberazione di Ghoncheh Ghavami, in carcere per mesi dopo aver tentato di assistere a una partita di pallavolo maschile, pare che la federazione voglia consentire alle straniere di andare allo stadio).

    Con buona pace dei presunti propositi progressisti del defunto re, l’Arabia Saudita resta la galera delle donne che l’ultimo Global Gender Gap Report mette al 127° posto (su 136) per parità di generi. Oltre ad avere un tutore maschio, le donne di Riad vantano una lunga lista di divieti tra cui quello di guidare contro il quale le suffragette locali si battono dal 2011 entrando e uscendo dal carcere.

  245. Femminicidio made in Isis

    Il senso del Califfato per le donne spazia dalla segregazione imposta con la sharia a Raqqa agli stupri delle yazide. Sebbene i macellai di Al Baghdadi non siano i soli responsabili dei 250 milioni di spose minori di 15 anni denunciati dall’Unicef, lo Stato Islamico dà il suo contributo all’infanzia violata (femminile e non solo). Il modello macho di Isis affonda le radici in un mondo ancestrale e violentemente paternalista che si diffonde assai più pervasivo del jihad dall’Afghanistan alla Libia, dove a febbraio è stata uccisa l’attivista Intissar al Hasaari, fino alla Nigeria terrorizzata da Boko Haram che ormai teorizza il sequestro delle ragazzine (come a Chibok) per farne schiave, mogli coatte o kamikaze.

  246. Intervento del Presidente Mattarella alla cerimonia della" Giornata Internazionale della Donna" ha detto:

    Intervento del Presidente Mattarella alla cerimonia della” Giornata Internazionale della Donna”
    ***
    Palazzo del Quirinale, 07/03/2015


    Un saluto al Presidente del Senato, alla Signora Presidente della Camera, alle Signore Ministre presenti, alle Signore Parlamentari presenti, a tutte le Autorità e a tutti i presenti, Signora Ministra Giannini, Signor Ministro Galletti.

    Rivolgo un saluto a tutte le signore qui presenti così numerose e tutte le donne italiane, molte delle quali ci seguono in diretta televisiva. Sono, siete, milioni di professioniste, di docenti, di casalinghe, di lavoratrici dipendenti, di imprenditrici, di disoccupate, di madri, di nonne e di ragazze. Donne consapevoli, che badano all’essenziale e a ciò che è bello, spesso alla difficile ricerca di una compatibilità tra il lavoro e la famiglia.

    Su di voi grava il peso maggiore della crisi economica.

    A voi, una società non bene organizzata affida il compito, delicato e fondamentale, di provvedere in maniera prevalente all’educazione dei figli e alla cura degli anziani e dei portatori di invalidità.

    Lo fate silenziosamente, a volte faticosamente.

    Senza la donne, senza di voi, l’Italia sarebbe più povera e più ingiusta. Siete il volto prevalente della solidarietà. Il volto della coesione sociale.

    Dovremmo ricordarlo costantemente. E non dovremmo smettere mai di ringraziarvi.

    E dunque auguri. E’ la celebrazione delle donne. Ed è bene che, anche quest’anno, la cerimonia si svolga qui, al Quirinale.

    L’anno scorso, alla presenza del Presidente Napolitano, il tema dell’8 marzo ha riguardato un argomento particolarmente doloroso: quello delle ferite che la violenza infligge sul corpo e sull’animo delle donne. L’edizione del 2015 è dedicata al rapporto speciale che esiste, fin dagli albori della civiltà umana, tra le donne, la natura e la Terra. Una terra che spesso è definita madre, capace cioè di generare vita.

    Una terra che è minacciata da comportamenti che infliggono ferite, lacerazioni, mutilazioni, prodotte anzitutto da speculazione e avidità. Vi è, poi, il grande, e impetuoso, sviluppo economico che ha caratterizzato, negli ultimi decenni, anche Paesi finora esclusi dal benessere. La crescita globale è un obiettivo giusto e positivo, ma occorre governarne i contraccolpi sul piano della salvaguardia dell’ambiente.

    I cambiamenti climatici, la deforestazione, l’inquinamento dei fiumi e dei laghi, la contaminazione del cibo, la scomparsa di specie animali e vegetali rischiano di sfigurare il volto del pianeta, ma anche di peggiorare, in modo drastico, la qualità della vita nostra, dei nostri figli e delle generazioni a venire.

    In questa situazione, ancora una volta, il ruolo della donna risulta, insieme, coraggioso e determinante.

    Recenti ricerche ci dicono che più della metà della produzione del cibo mondiale passa attraverso le mani sapienti delle donne. Nei Paesi in via di sviluppo questa percentuale arriva anche all’80 per cento. Le donne, soprattutto, conoscono l’importanza del cibo per la vita dell’uomo. Una consapevolezza del futuro – un’attitudine alla visione – ha spinto le donne, come ci ha appena ricordato il ministro Galletti, a lottare da sempre per la difesa dell’ambiente, per uno sviluppo compatibile, per valorizzare i prodotti della Terra, per il diritto al cibo, alla salute, alla biodiversità. Le donne sono più capaci di produrre senza distruggere, sanno costruire e innovare, tutelando e salvaguardando.

    A metà degli anni Quaranta del secolo scorso, una donna americana, Rachel Carson, iniziava la sua battaglia contro l’abuso degli insetticidi. La sua lotta, osteggiata dagli industriali della chimica, criticata, persino derisa, dalla comunità scientifica, riuscì a far mettere al bando il ddt. Il suo libro del 1962, Primavera silenziosa, ha contribuito in maniera determinante alla nascita del movimento ambientalista nel mondo. In esso Rachel Carson scriveva, con profetica lungimiranza: «La natura ha impresso al paesaggio una molteplice varietà; ma l’uomo ha cercato, con tutto il suo zelo, di renderlo monotono; è così che egli ha distrutto il sistema di controlli e di equilibri grazie al quale la natura mantiene ogni specie entro i giusti limiti».

    La bandiera della Carson, morta prematuramente nel 1964, è stata raccolta da tante donne. In ogni parte del mondo.
    Ricordo in Italia le battaglie ambientaliste di Laura Conti, medico, partigiana e deputata, che si distinse particolarmente nel denunciare le responsabilità politiche e imprenditoriali dopo il disastro di Seveso.

    Penso alla kenyana Wangari Maathai, premio Nobel per la pace, di cui abbiamo appena ascoltato un brano di grande impatto emotivo. A un’altra donna premio Nobel per la Pace, Rigoberta Menchù, paladina dei diritti dei campesinos guatemaltechi. E, ancora, all’indiana Vandana Shiva, ispiratrice del movimento democratico globale. Nel suo libro Il bene comune della terra scrive tra l’altro: «Le democrazie che tutelano la vita si fondano sul valore estrinseco di tutte le specie, di ogni popolo e di ogni cultura, sull’equa ripartizione delle risorse terrene e sulla comune gestione di tali risorse».

    E sempre le donne sono protagoniste della rete “WeCan”, che riunisce scienziate, donne leader dei movimenti ambientalisti, artiste, ma anche insegnanti, contadine, operaie di tutto il pianeta. Il loro manifesto comincia così: “Siamo madri e nonne, sorelle e figlie, nipoti e zie che si preoccupano per le giovani generazioni”.

    E il loro obiettivo è quello di cambiare il linguaggio quando si parla di ambiente e di natura: passando dalle parole «dominare, impoverire e distruggere» a quelle, più sagge e rassicuranti, di «risanare, rispettare, rigenerare».

    Risanare, rispettare, rigenerare. Sono i criteri che hanno mosso le donne italiane che oggi qui premiamo, in rappresentanza di tantissime altre donne, impegnate nella ricerca, nella produzione agroalimentare, ispirata a criteri biologici, nel risanamento delle periferie urbane, nel miglioramento della qualità dell’aria, della terra, dell’acqua.

    Non è casuale: oggi le donne – come ha detto poc’anzi il ministro Giannini – sono unanimemente riconosciute come promotrici di miglioramento del contesto ambientale che ci circonda, ma anche agenti di innovazione e di cambiamenti. Capaci di coniugare la tutela della natura e la sua trasformazione in risorsa occupazionale ed economica. WeCan mette anche in evidenza come in quei Paesi, dove è maggiore la presenza delle donne nei Parlamenti, cresce in modo significativo l’attitudine a produrre leggi, e a firmare trattati, di salvaguardia dell’ambiente.

    La scarsa attenzione alla salvaguardia del territorio, l’abbandono dei campi, la mancata cura dei boschi, l’inquinamento, lo sfruttamento intensivo delle risorse ambientali producono danni incalcolabili in un contesto fragile come quello italiano. La mano dell’uomo è spesso alla base di dissesti, alluvioni, frane, che sono pericolosi per la vita dei cittadini e comportano un dispendio di energie e di risorse pubbliche.

    Non si può continuare a gestire la questione ambientale con l’esclusiva ottica dell’emergenza. E in questo vi è grande impegno. Le donne, con la loro capacità di visione e sensibilità, ci insegnano che la prevenzione dei disastri ambientali è una cultura che va radicata all’interno della società, e delle istituzioni italiane, e che, nel medio e nel lungo periodo, salva vite, produce risparmi e genera ricchezza.

    E – senza entrare nel merito – vorrei qui dare atto al Parlamento di aver compiuto un importante passo in avanti nella definizione del reato di disastro ambientale: un crimine grave finora sanzionato in misura inadeguata.

    Permettetemi di chiudere questo mio breve intervento con un detto dei nativi americani Ojibwej:
    «La donna è la radice sulla quale le nazioni sono costruite. Essa è il cuore della sua nazione.
    Se il suo cuore è debole, il popolo sarà debole.
    Se il suo cuore è forte e la sua mente limpida, allora la nazione sarà forte e determinata.
    La donna è il centro di ogni cosa».

    E con questa citazione, formulo ancora auguri a tutte voi e ai vostri cari!

    * * *

    Intervento del Presidente Mattarella alla cerimonia della” Giornata Internazionale della Donna”

  247. Grazie anche per i contenuti. È utile divulgare informazioni sulle origini vere di questa ricorrenza.

  248. Vorrei ricordare una figura speciale che viene dal Pakistan e anche in Pakistan ha lottato per tutto il mondo: Malala Yousafzai è la vincitrice del premio nobel per la pace nel 2014 “per la lotta contro la soppressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”. Superando la paura della morte, anche dopo aver subito un attentato alla propria vita, dal quale è miracolosamente sopravvissuta, Malala ha continuato a credere nel valore dell’istruzione, dichiarando pubblicamente di non provare la minima rabbia nei confronti di coloro che hanno cercato di eliminarla. Una donna così mi riempie l’animo e mi fa sperare profondamente.

  249. 8 marzo 2019. Mattarella: «Le donne sono protagoniste preziose e imprescindibili per progettare i tempi nuovi che ci attendono» ha detto:

    8 marzo 2019. Mattarella: «Le donne sono protagoniste preziose e imprescindibili per progettare i tempi nuovi che ci attendono»
    – È stata celebrata al Palazzo del Quirinale la Giornata Internazionale della Donna, dedicata quest’anno al tema “Mai più schiave”.

    La cerimonia, trasmessa in diretta da Rai1 e condotta da Nicole Grimaudo, si è aperta con la proiezione di un filmato prodotto da Rai Cultura seguito dall’intervento della giornalista e scrittrice Anna Pozzi sul tema della tratta di esseri umani.

    La conduttrice ha intervistato due ragazze vittime della tratta e il Maggiore Pilota Ilaria Ragona, in occasione dei 20 anni dall’introduzione del servizio militare femminile. Ha quindi portato la sua esperienza il Sostituto Procuratore presso il Tribunale ordinario di Catania, Lina Trovato, specializzata nelle indagini contro il traffico di esseri umani. La cerimonia è proseguita con l’intervento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Spadafora.

    Nel corso della celebrazione la cantante Simona Severini ha eseguito i brani “Freedom” e “Futura”.

    Al termine il Presidente della Repubblica ha pronunciato un discorso.

    In precedenza, nella Sala degli Specchi, il Presidente Mattarella e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, avevano consegnato i premi agli studenti vincitori del concorso nazionale dal titolo “Mai più schiave”, promosso dal MIUR.

    Erano presenti alla cerimonia il Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, il Presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, rappresentanti del governo, delle istituzioni, della politica, della cultura e della società civile.

    Al femminile, come di consueto, la Guardia d’Onore del Palazzo del Quirinale.

  250. 8 MARZO 2019 – Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Celebrazione della Giornata Internazionale della Donna dal titolo: “Mai più schiave”

    Palazzo del Quirinale, 08/03/2019

    Buon 8 marzo a tutte le donne che si trovano in Italia.

    Fare gli auguri alle donne, in realtà, vuol dire rivolgerli all’intera comunità nazionale. Perché la componente femminile è parte, oltre che essenziale, decisiva della nostra società.

    Per questo, l’8 marzo si celebrano valori di fondo della nostra vita in comune. Valori che recano il segno delle conquiste realizzate, spesso con fatica e tra molte difficoltà, dalle donne. La condizione femminile è uno di quegli elementi che attestano il grado di civiltà raggiunto da un Paese.

    So che diverse donne non amano parlare, in questa giornata, di “festa della donna”. L’8 marzo è, difatti, soprattutto un giorno di responsabilità e di impegno, come ha messo bene in luce Nicole Grimaudo, nella sua coinvolgente conduzione di questo incontro.

    Ancora tante donne trovano ostacoli nel dispiegare il proprio talento, sono minacciate da condizioni di indigenza, oppresse da forme di violenza, sono gravate da pesi supplementari, talvolta difficilmente sostenibili, tra il lavoro e la cura della famiglia, sono sottopagate o escluse da un’occupazione stabile benché capaci e meritevoli.

    Tutti gli indicatori concordano sul dato che il progresso economico e sociale di un Paese va di pari passo con lo sviluppo dell’occupazione femminile.

    Quest’anno abbiamo scelto come tema dell’8 marzo quello delle donne rese schiave e costrette a prostituirsi.

    Si tratta di uno sfruttamento ignobile a danno di donne, spesso minorenni, provenienti dalla povertà più estrema, da contesti di guerra, da terre aride, che finiscono nelle reti di crudeli trafficanti di persone. Si tratta, in gran parte, di organizzazioni criminali senza scrupoli, di mafie trasnazionali che lucrano sul corpo e sull’animo delle donne; e che non esitano a ricorrere alle minacce, alla violenza e alla coercizione più brutale.

    Rivolgo i miei auguri e i complimenti a Stefania e a Hope per la loro coraggiosa e sofferta testimonianza. Sono molto lieto – e orgoglioso – della loro presenza al Quirinale. Dai loro terribili racconti, per fortuna a lieto fine, abbiamo ascoltato, ancora una volta, come questo turpe fenomeno non risparmi l’Italia. Ne hanno parlato, con puntualità e passione, Anna Pozzi e Lina Trovato.

    Lo sfruttamento sessuale delle donne è una pratica criminale purtroppo diffusa. È bene chiamare questa condizione con il nome appropriato: schiavitù. Si tratta dell’infame schiavitù del nostro secolo.

    Non dovrebbe essere necessario – ma lo è, malauguratamente – ribadire che la civiltà non potrà mai convivere con la schiavitù. Dove questa sussiste, la civiltà è negata.

    Nessun compromesso è accettabile. Nessuna tolleranza può essere mascherata da realismo o da opportunismo. La tratta va sradicata. Colpendo chi controlla il traffico delle schiave costrette a prostituirsi.

    Stroncare il traffico è compito delle forze di polizia, dei magistrati, delle istituzioni nazionali e degli organismi internazionali. Ma tutta la società civile è chiamata a fare la propria parte, agendo con responsabilità e coerenza morale. Nessuno può restare indifferente.

    Contrastare la tratta vuol dire sottrarsi a ogni complicità con le organizzazioni criminali e prosciugare le aree grigie. Vuol dire spezzare il legame di protezione che, purtroppo, si crea tra la vittima e i suoi aguzzini. Significa che tutti devono aprire gli occhi su una cruda realtà: la domanda di prostitute schiave è alimentata da comportamenti di uomini delle società più prospere.

    Da uomini, di ogni età e censo, che approfittano di queste povere donne, indifferenti davanti alla violenza, alla riduzione in schiavitù, spesso anche di fronte alla minore età palese delle ragazze. È un fenomeno diffuso, che, in realtà, esprime una acquiescenza se non una tacita ma concreta connivenza con il crimine.

    Abbiamo esempi di straordinario valore civile che vengono da associazioni, da volontarie e volontari, che ho avuto più volte l’opportunità di incontrare e incoraggiare. Lavorano, insieme alle forze dell’ordine, alla magistratura, per i programmi di recupero – e le iniziative di accoglienza – che consentono alle donne di uscire dalla condizione di schiavitù. È un compito difficile ma prezioso, perché spesso le donne schiavizzate sono minacciate di violenze o di ritorsioni nei confronti delle loro famiglie.

    Donne terrorizzate, rese ancor più vulnerabili dal giogo della malavita, possono ricostruire la propria dignità attraverso un percorso di integrazione, che apra le porte di un lavoro e di una casa, che restituisca umanità alle relazioni personali.

    Per fare questo c’è bisogno di istituzioni solide, ma anche di una cultura di comunità che sia più forte degli egoismi e dei timori del nostro tempo.

    Poc’anzi Simona Severini, interpretando con tanta efficacia, la canzone di Lucio Dalla ci ha ripetuto le sue parole: “Aspettiamo senza avere paura, domani”.

    Le donne – italiane e di ogni parte del mondo – ci hanno insegnato molto. La libertà personale è condizione di una vera parità. E la parità è la sola leva che può far crescere la società in modo accettabile, sostenibile.

    Ci sono lezioni del passato su cui è opportuno meditare.

    Sessantuno anni fa, una legge dello Stato, promossa da una senatrice, partigiana e costituente, dichiarò fuorilegge lo sfruttamento della prostituzione. Dovette lottare, in Parlamento e fuori da esso, contro pregiudizi e stereotipi inaccettabili, duri a morire. Vi erano parlamentari che sostenevano persino che alcune donne nascevano prostitute e pertanto non sarebbero mai cambiate.

    Quella legge fu una tappa importante nel cammino di liberazione della donna. Oggi quella senatrice, Lina Merlin, sarebbe in prima linea contro la tratta di questo nostro tempo.

    Bisogna andare coerentemente avanti: contro tutte le forme di sfruttamento e violenza nei confronti delle donne, in qualsiasi campo e settore della vita familiare e sociale.

    L’apporto delle donne alla crescita civile, culturale, sociale, economica del nostro Paese è stato immenso. Ma ancora oggi paghiamo storture e disparità che, penalizzando le donne, ci penalizzano come società. È nostro compito costante rimuovere gli ostacoli che – come ci ricorda la Costituzione -, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo di ogni persona umana. Sul mercato del lavoro le condizioni delle donne italiane sono ancora critiche e il tasso di occupazione femminile è insoddisfacente, soprattutto se paragonato agli altri Paesi europei.

    Tanti positivi progressi sono stati compiuti, ma la scarsa condivisione del lavoro di cura in famiglia e il permanere di alcune rigidità nei ruoli domestici, restano tra le cause delle difficoltà di accesso delle donne al mercato del lavoro. Sono dunque necessarie politiche pubbliche volte ad ampliare la base occupazionale, ma avvertiamo anche il bisogno che la crescita culturale continui; e che si rimuovano antichi pregiudizi.

    Forme di sfruttamento, talvolta subdole, si annidano nelle rigidità sociali. Quando rallenta, o si arresta, l’ascensore sociale – e questo accade in grande misura nei periodi di crisi economica – sulle donne ricade spesso uno svantaggio ulteriore, negando opportunità soprattutto alle donne meno istruite e meno abbienti. Lo stesso tema delle diseguaglianze salariali – ingiustificabili ma tuttora presenti in misura rilevante – riguarda maggiormente proprio le donne in difficoltà e con più bassi livelli di istruzione.

    Superare gli squilibri e le condizioni di sfruttamento, liberare la società da barriere e pregiudizi, fermare le violenze sulle donne sono le premesse per progettare insieme un mondo più giusto di donne e di uomini liberi.

    La violenza contro le donne è, secondo l’Onu, una delle più grandi e diffuse violazioni dei diritti umani. Non possiamo continuare ad assistere alla violenza nelle case e nelle strade.

    Ancora ieri, nel nostro Paese, sono state assassinate due donne – Alessandra e Fortuna – vittime di una violenza prodotta da distorte e criminali mentalità di possesso e dominio.

    È necessario educare, prevenire, organizzarsi, offrire aiuto, mettere in campo reti e strumenti di contrasto che consentano alle donne, soprattutto alle più vulnerabili, di non sentirsi più sole davanti alle minacce.

    Nel nostro Paese ci sono risorse civili e morali in grado di continuare il percorso della libertà, della parità, della differenza che arricchisce la nostra comunità.

    L’8 marzo ci ricorda che le donne sono protagoniste preziose e imprescindibili per progettare i tempi nuovi che ci attendono.

    Auguri!

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