Lettera su un altro continente

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Hilde Domin

A cura di:  Paola Del Zoppo

Traduzione di: Ondina Granato

Anno di pubblicazione: 2014

ISBN: 9788861101050

Pagine: 416

 

Descrizione

Hilde Domin è una delle poetesse più significative della seconda metà del Novecento e una protagonista della discussione poetica che si sviluppa in particolare in Germania negli anni Sessanta e Settanta. Lettera su un altro continente è il secondo volume del più ampio progetto di Del Vecchio Editore che prevede la traduzione e pubblicazione di tutta la lirica di Hilde Domin e dei suoi testi saggistico-narrativi. Vengono qui presentate ai lettori le raccolte più mature di Hilde Domin QuiFigure rupestri e Ti voglio, accostate a due testi di carattere più autobiografico e all’ultima delle lezioni francofortesi tenute dalla poetessa nel 1987, incentrata sul tema della coazione alla scrittura, personificato nella figura di Sisifo. Hilde Domin, ancora troppo poco conosciuta in Italia, segue una direzione lirica ben definita. Il suo è un atteggiamento di energica presa di coscienza e grande coraggio nel riconoscimento della tragedia vissuta da lei e da altri, che si universalizza e si supera nella volontà e possibilità di riappropriazione e ribaltamento dei rapporti di forza, che può avvenire grazie alla capacità espressiva e creatrice della parola poetica. La poesia, la prosa e l’attività saggistica di Hilde Domin rappresentano diversi sviluppi di una compatta concezione. L’accostamento tra testi in prosa dell’autrice e suoi testi poetici è funzionale alla percezione della sua opera come un unicum composto di esperienza di vita, riflessione filosofica e purissima creazione lirica, in cui la potenza creativa della parola poetica rende possibile l’impossibile, fa sì che ad Abele, colpito a morte, possa essere chiesto di rialzarsi: la risposta deve poter essere sì/ se non ti alzi Abele/ come può la risposta/ questa unica risposta importante/ cambiare.

«I versi di Hilde Domin ci fanno capire in modo diverso ciò che davvero è la poesia»

Hans Georg Gadamer

«Le sue poesie hanno sempre peso. Il peso della vitavissuta.»

Ulla Hahn

«Le poesie di Hilde Domin sono elaborate nella materia linguistica: nella forma più essenziale e scarna, o meglio, portate alla formula più essenziale, scarna, verso la forma più semplice e chiara. Si potrebbero paragonare anche ai quadri del pittore Paul Klee: dipinte con fantasia infantile, ma con un ritmo raffinato, ecco costruzioni astratte con precisione, una visione restituita a colori brillanti.»

Kurt Pinthus

Hilde Domin

Hilde Domin

Nata a Colonia nel 1909, Hilde Domin studia giurisprudenza, teoria economica e sociologia a Heidelberg, dove conosce Erwin Walter Palm,...

Hanno scritto

Librobreve

Lettera su un altro continente

Apprezzabile è l’inserimento in questa edizione di alcune lettere e di un contributo critico specifico che riporta alla centralità del mito di Sisifo. Immediato e non azzardato diventa allora  un ragionamento che coinvolge anche il quasi coetaneo Camus.
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Alias

L’istante teso della non-parola

Nel sag­gio auto­bio­gra­fico Vita come odis­sea lin­gui­stica Domin descrive, infatti, il suo esi­lio come un tran­sito obbli­gato da un appren­di­stato lin­gui­stico all’altro, prima che da un paese stra­niero all’altro: «La bocca morente / si affanna / per la parola / pro­nun­ciata cor­ret­ta­mente / di una lin­gua / stra­niera», si legge in «Esi­lio», una delle poe­sie offerte dal volume ora edito.

Azione

La soglia della manipolabilità

L’opera di Hilde Domin, così misconosciuta nelle nostre latitudini linguistiche, è, come nel caso di tutti i grandi lirici, una sorta di manuale di sopravvivenza per chi cerca, a fatica, di non lasciare che lo spirito soccomba.

Diaria

Nella prima camera

È una seconda vita quella che l’avvento della poesia impone secondo Domin, non sul piano metaforico ma bensì su quello temporale. Quindi la poesia può arrivare a dividere la vita in due parti anzi in due vite separate e differenti, quella della donna di prima e quella della seconda donna.
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Introversi

Lettera su un altro continente

La parola di Domin è densa, tesa fino a strapparsi in un ermetismo sognante e allo stesso tempo dolce, anche e soprattutto dove il sentimento si fa più crudo.
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Polimnia

L’esilio spodestato

La lotta contro la rassegnazione, la coincidentia oppositorum, la custodia della sacralità della parola che dice l’umano, fa affiorare, nel ricominciamento, la gemmazione sisifica di una domanda infinita che ha radici, si mischia nello sforzo di entrare nella realtà per obbedirvi e per essere speranza in rivolta. Come la mano che trova il sostegno di una rosa e tenderla al «miracolo / piano / come a un uccello».
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