LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Solferino http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 DACIA MARAINI con “La scuola ci salverà” (Solferino) in radio a LETTERATITUDINE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/05/28/dacia-maraini-con-la-scuola-ci-salvera-solferino-in-radio-a-letteratitudine/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/05/28/dacia-maraini-con-la-scuola-ci-salvera-solferino-in-radio-a-letteratitudine/#comments Fri, 28 May 2021 15:43:17 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8803 DACIA MARAINI con “La scuola ci salverà” (Solferino), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: Dacia Maraini.

Con Dacia Maraini abbiamo discusso del suo nuovo libro intitolato La scuola ci salverà” (Solferino).

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La scheda del libro: “La scuola ci salverà” di Dacia Maraini (Solferino)

Cosa è successo alla scuola? Come possiamo risollevare le sorti dell’istituzione più importante per il futuro del Paese dopo una fase difficile come quella che sta affrontando? Dovremmo partire dagli insegnanti motivati e capaci che la sorreggono nonostante i molti ostacoli e dal serbatoio di vitalità degli studenti. E poi naturalmente occorre ridare all’istruzione le risorse e la centralità che merita.
La scuola può fare la differenza, soprattutto in momenti di crisi. Dacia Maraini ne è convinta e lo testimonia con il suo impegno in difesa dell’insegnamento come negli interventi scritti nel tempo e in alcuni intensi racconti raccolti in questo libro: L’esame, Il bambino vestito di scuro e Berah di Kibawa. Da sempre l’autrice si dedica al dialogo con gli studenti e con i loro docenti approfondendo modelli di apprendimento e impugnando questioni di diritti e di riforma, e in queste pagine racconta una scuola come dovrebbe e potrebbe essere, filtrata dagli occhi di scrittrice, di intellettuale civilmente impegnata e anche di docente. Storie, idee, battaglie e ricordi di una vita intera, dalle lezioni al Liceo di Palermo all’insegnamento nel carcere di Rebibbia. Un viaggio tra i banchi, anche attraverso la forza dell’immaginazione, da cui emerge l’urgenza di garantire ai nostri ragazzi un’istruzione migliore per ridare all’Italia una concreta speranza nell’avvenire.

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DACIA MARAINI, editorialista del «Corriere della Sera», è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Il suo ultimo romanzo è Trio (Rizzoli, 2020).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

El Niño del Parking – La Juerga en Estado Puro
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/

Frank Guerrero y Su Grupo Aché – Barranquilla Tiene Un Swing
licenza: https://creativecommons.org/licenses/nc-sampling+/1.0/

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IL LIBRO SEGRETO DI JULES VERNE di Luca Crovi e Peppo Bianchessi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/04/12/il-libro-segreto-di-jules-verne-di-luca-crovi-e-peppo-bianchessi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/04/12/il-libro-segreto-di-jules-verne-di-luca-crovi-e-peppo-bianchessi/#comments Mon, 12 Apr 2021 13:53:05 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8760 La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)” è dedicata al volume “Il libro segreto di Jules Verne di Luca Crovi e Peppo Bianchessi (Solferino).

Questa è la storia di uno strano volume rilegato in pelle, pieno di pagine bianche. La storia di un cimitero e di una notte di tempesta, di un pescecane e di una balena, di due giri del mondo e di un diavolo in una bottiglia. La storia di un libro segreto che può raccontare a chi lo sfoglia avventure fantastiche che cambieranno per sempre il suo destino. Questo è successo a Jules Verne, Collodi, Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson, Edmondo De Amicis, Nellie Bly… E accadrà anche a voi lettori.

Un libro che, essendo destinato anche ai giovani lettori, lo colleghiamo pure alla nostra rubrica “Giovanissima Letteratura

Abbiamo invitato Luca Crovi e Peppo Bianchessi a partecipare al “tandem letterario” di Letteratitudine. Li ringraziamo entrambi per la loro adesione all’iniziativa

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Ma come diavolo abbiamo fatto

di Luca Crovi e Peppo Bianchessi

L.C.: “Ma come diavolo ha fatto immaginarsi certe cose?”. Mi sono fatto spesso questa domanda leggendo le storie di Jules Verne, restando ogni volta a bocca aperta davanti alle incredibili invenzioni presenti nel suo immaginario. Poi è arrivato il mio amico Peppo Bianchessi che ho conosciuto qualche anno fa realizzando insieme la riedizione de “Gli uomini in grigio” di Giorgio Scerbanenco. Peppo mi ha sorpreso con due illustrazioni che hanno costituito la suggestione principale de “Il libro segreto di Jules Verne” che abbiamo costruito insieme. Mi puoi raccontare come eri arrivato a realizzarle?

P.B.: Anni fa feci alcune tavole per la mostra degli illustratori a Bologna. Chiamai questa serie “La biblioteca segreta di Jules Verne” perché raffiguravano un lettore alle prese con dei libri “magici” dai quali uscivano personaggi, cose e mostri che coincidevano con molti dei libri di Verne. Alcune di loro le esposi in una delle mie ultime mostre insieme a uno dei miei “Improbabilibri” (sculture/libri molto spesso nati dalle mie collaborazioni con autori): “Il libro Segreto di Jules Verne” dove da un libro aperto emergevano tentacoli e un vascello. Tu sei venuto all’inaugurazione e dopo averlo visto e te ne sei uscito con la battuta: “Ho già in mente la storia. Facciamolo”. Ovviamente ho sperato che fosse solo una boutade e che non mi avresti costretto a disegnare dell’altro.

L.C. Sai che sono insistente vero?

P. B. Sei troppo buono!

L. C. Beh non sei contento del risultato?

P. B. Non sono mai contento del risultato! Se ad un certo punto non si dovesse andare in stampa continuerei a rivedere e aggiustare quello che ho fatto. E poi sono sempre più interessato al prossimo lavoro. Ma sì, al di là delle mie fisse, quando ho ricevuto la prima copia mi son detto: È un libro mica male. E sai che detto da me…

L.C: Tu mi hai costretto a prendere sul serio la nostra sfida letteraria. Mi spieghi cosa ti ha divertito del progetto al di là della fatica?

P.B: Al contrario di quello che si può immaginare, quello serio sei tu: nel senso che hai una conoscenza della materia e una memoria per nomi e fatti che crea una base solida e “rispettabile” dalla quale partire e sulla quale uno si sente al sicuro anche a azzardare. Cioè, sei uno che si può prendere sul serio.
Io, al contrario, sono uno incapace di prendere una cosa senza smontarla, esplorarla e rivederla per capirne le possibilità. Questo non renderebbe facile la collaborazione se anche dall’altra parte non ci fosse la curiosità e la volontà di sperimentare i propri limiti, quelli delle storie che amiamo e dei loro “supporti”, in questo caso i libri. Ma la premessa sulla quale ci siamo intesi fin dall’inizio è stata: in ogni caso ci interessa fare un bel libro, al meglio che possiamo e senza troppi compromessi o preoccupazioni di target, età o altro che spesso spingono gli autori a fare quello che gli altri si aspettano autocensurandosi o limitando il proprio lavoro allo stretto necessario…

L.C: Non è un po’ da masochisti?

P.B: Alle volte sì ma, come dico spesso, certi lavori (in particolare quelli creativi) sono pagati troppo poco (in termini di riconoscimenti e anche economici) per farli male. Sembra un paradosso ma per chi -come noi- ha scelto di fare un lavoro che ama, sentirsi chiedere di farlo in un modo che non è il nostro richiede uno sforzo per il quale sarebbe giusto essere pagati di più. Diciamo che una certa libertà di azione si paga con un sacco di notti insonni!
Essere liberi di fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile.
Tutto questo, unito alla consapevolezza di avere abbastanza esperienza per riuscire a fare un libro che piaccia a noi e a chi lo leggerà, ha reso l’esperienza divertente… una specie di Jam Session o di partita a ping-pong a distanza, dove alle scoperte e suggestioni di uno rispondeva l’altro con nuove idee o altre scoperte. È iniziato tra citazioni, ritrovamenti, illuminazioni improvvise e lavoro investigativo, dove si faceva a gara ad unire dei puntini in apparenza lontani ma in pratica affini ed è un gioco che, con l’andare del tempo, si è rivelato solo l’inizio di un progetto più complesso.

L.C.: Nei tuoi libri hai usato stili differenti. Perché hai scelto questo nel caso del nostro libro?

P.B: Molti illustratori hanno un approccio -diciamo- “interpretativo” e qualsiasi cosa fanno diventa “la loro”: ogni libro diventa “alla maniera di”. Hanno uno stile ben definito e riconoscibile. Li invidio: ce ne sono alcuni bravissimi che hanno trovato un segno e lo lasciano impresso su qualsiasi cosa tocchino, rendendola unica. Da lì quel libro verrà classificato come si fa con altre opere legandole agli interpreti migliori o più originali: “Le variazioni Goldberg” di Glenn Gould o “Il Pinocchio” di Carmelo Bene o “L’Amleto” di Gielgud, tanto per fare qualche esempio.
Li invidio perché significa riconoscibilità e di fronte a un nuovo libro magari saprei subito cosa fare ma, essendomi trovato a fare questo mestiere quasi per caso, non ho ancora trovato probabilmente il mio “segno”, allora tento un approccio diverso. Per me un libro è un oggetto complesso e collaborativo che, oltre a contenere una storia a sé, va considerato in tutte le sue parti. Cerco sempre di trovare il modo di creare immagini che ne estendano il senso o che ne diano nuove interpretazioni.
Conoscere qualche nuova tecnica o trucco è una delle parti divertenti di ogni lavoro nuovo e non mi sento sminuito: se voglio esprimere me stesso come artista lo faccio nei quadri e nelle mie installazioni. Nel caso dei libri, spesso si tratta di fare un passo indietro, se serve a far funzionare meglio la storia. Ma questa è tutta teoria!
Nello specifico, da una parte ho ripreso lo stile delle stampe d’epoca e il gusto per la decorazione delle edizioni di Hetzel, dall’altra ho voluto richiamare Karel Zeman,

L.C: Mi ricordo i suoi film in bianco e nero proiettati sulla TV Svizzera quando ero bambino.

P.B: Questo regista Ceco fece diversi film tratti o ispirati da romanzi di Verne facendo muovere gli attori in scenografie dipinte come le stampe d’epoca di Riou e Benett che illustravano i primi libri di Verne (consiglio a tutti di visitare il suo museo a Praga!) dando un effetto spiazzante.

L.C.: E dopo Zeman?

P.B. Per dare credibilità a quello che avevi scritto o meglio, per immergerlo nell’atmosfera giusta, ho passato giornate recuperando dai ritagli di giornali alle biografie d’epoca, dalle foto di casa Verne ai manuali di nautica e infine ho giocato mischiando elementi reali ad altri dettagli funzionali al racconto cercando di restituire quel senso di meraviglia che ho provato quando ho letto per la prima volta certi racconti. E che continuo a provare quando leggo.
Alla fine ho fatto un pastiche. Diciamo che tutti e due abbiamo giocato sul limite, sull’ambiguità di ciò che è vero e quello che sembra vero ma potrebbe non esserlo…
Dopotutto la “sospensione dell’incredulità” è il requisito necessario affinché un racconto funzioni e noi ci occupiamo della “messa in scena”. Se alla fine il lettore si diverte vuol dire che il trucco è riuscito; se poi gli viene qualche dubbio e volesse andare a controllare la veridicità di alcuni passaggi, meglio ancora: significa che lo abbiamo incuriosito e sicuramente scoprirà un sacco di cose nuove.
Quello che mi ha impressionato, è stato piuttosto vedere che tu sia riuscito a trovare collegamenti tra diversi autori reali legandoli a un libro immaginario e misterioso…

L.C: In realtà sono state le tue immagini a scatenare tutto. Sto parlando delle due illustrazioni che aprono e chiudono “Il libro segreto di Jules Verne” e che mostrano lo scrittore francese mentre tiene in mano un fantastico volume dal quale emergono creature marine e persino un simpatico cagnolino. Guardando quei disegni mi sono chiesto: è se fosse questo il segreto di Jules Verne? Se avesse posseduto un libro speciale capace di suggerirgli le storie forse il suo incredibile talento avrebbe una spiegazione. Così, suggestionato dalle tue immagini ho cominciato a pensare a dove avesse potuto trovare quel libro e chi avrebbe potuto averlo nelle mani. Visto che Jules Verne scrisse il seguito de “Le avventure di Gordon Pym” intitolandolo “La sfinge dei ghiacci” e firmò dopo Charles Baudelaire la seconda biografia ufficiale di Edgar Allan Poe mi è venuto facile partire da lì. I testi della poesia “Alone” e i ricordi d’infanzia in Inghilterra inserirti nel racconto “William Wilson” di Poe hanno fatto il resto. Per davvero il piccolo Jules Verne, innamorato della sua cuginetta, scappò di casa nella speranza di regalarle una collana di coralli e appuntò i suoi ricordi legati alla passione per i fiumi e il mare in un testo biografico che non pubblicò in vita e che lasciò interrotto. Ed Edmondo De Amicis incontrò Verne di persona passando del tempo a casa sua per scoprire i suoi segreti.

P. B: Ancora mi chiedo perché mi hai trasformato in professore nella storia… probabilmente sono l’unica parte di finzione. Non vorrei diventare il tuo alter-ego.

L.C: In realtà stavo solo spiegando la genesi della storia. Guarda che potrei anche raccontare dove sei andato a prendere le immagini…

P.B: Lo confesso: ho scavato tra i libri, esplorando biblioteche e archivi online in cerca di immagini (fuori copyright: solo i fantasmi dovrebbero venire a lamentarsi!). Ma più che altro si tratta di citazioni, di un tributo a un’epoca di grafici, illustratori e tipografi straordinari. Un pastiche e spesso un pasticcio che nasconde un profondo amore e ammirazione.
E poi è stato è stato un insieme di coincidenze strambe: prima i miei due vecchi disegni, poi tu ti sei messo a lavorarci e, contemporaneamente, ho passato i primi mesi di lockdown a fare copertine per una quarantina di Ebook della collana “Voyage Extraordinaires” per diversi bravi autori di Book On a Tree di Baccalario che erano “incorniciate” da finte decorazioni d’epoca. La ricerca legata a questo ha aggiunto materiale a una libreria digitale sterminata di cornici, decorazioni e illustrazioni che raccolgo da anni, soprattutto di edizioni uscite tra ‘800 e ‘900 dove a mio parere illustratori e stampatori hanno dato sfogo a tutta la loro creatività nella confezione di libri strabilianti e preziosi (Le edizioni dei libri di Verne di Hetzel -di recente ristampati e distribuiti in edicola ne sono un esempio).

L.C. E la mia storia ti ha suggestionato?

P.B.: Direi che il lavoro più faticoso sia stato tenere a bada la tua frenesia enciclopedica. A parte i limiti nel numero di pagine del libro, ogni volta che mi hai tirato fuori un nuovo aneddoto, con quell’entusiasmo alla Indiana Jones, ti ho amabilmente odiato: gli scrittori sono spesso irresponsabili e ti buttano addosso continuamente input che nella testa di un illustratore si trasformano in assenza di sonno per starci dietro.

L.C: Beh, ma Nelly Bly me la hai suggerita tu e io sono andato a scoprirmela poco a poco.

P.B.: Ho pensato che avessi fatto apposta a dimenticarti del suo giorno del mondo in 72 giorni e speravo di vendicarmi facendotela illustrare ma non ha funzionato: altre notti insonni.

L.C: A un certo punto gli incastri sono diventati talmente tanti che il libro avrebbe potuto anche essere più lungo. Non mi sarei mai immaginato che impaginando il libro avremmo aggiunto altri elementi.

P.B.: L’altro giorno mi è venuta in mente un’immagine, in risposta a una domanda di un giornalista: la letteratura è vasta e i nostri amori letterari e artistici ci spingono sui fondali della letteratura a trovare perle. Mi sono messo a ridere, pensando che abbiamo proprio “le Phisique du role” dei pescatori di perle… Però ammetto che mi hai fatto far pace con Guido Gozzano, quando hai scoperto che il poeta, triste per la scomparsa di Jules Verne, gli dedicò una lirica che incarnò il sentimento di tutti i suoi lettori.

L.C.: E tu mi hai stupito scoprendo che qualche settimana dopo quell’evento iniziò a vivere le sue avventure a fumetti Little Nemo, in qualche modo erede dei viaggi straordinari di Jules Verne.

P.B.: In realtà, in quel momento, è riemerso il mio spirito di animatore: avevo trovato una foto di Verne sul letto di morte e il libro sarebbe potuto finire lì. Inutile dire che quello è un finale che più si addice alla vita reale… invece il meccanismo che abbiamo innescato con il libro, virtualmente, lascia aperte molte possibilità…

L.C.: Shhhh. Non fare spoiler abbiamo detto già troppo.

P.B.: Quello che intendevo è che, avendo trovato nuovi elementi da inserire, mi piaceva l’idea di rappresentare visivamente -visto che molti definiscono “immortali” gli scrittori attraverso le loro opere- il perpetuarsi dell’arte, dell’immaginazione in autori e forme diverse, da qui il finale “doppio”.

L.C.: Visto che sei un Professore!

P.B.: Sul serio: quando tu pensi di aver fatto una cosa semplicemente divertente e divertendoti, ti accorgi che invece è una specie di riflessione sulla creatività, sull’ispirazione e -ogni tanto- sulla maledizione che spinge gli artisti a fare quello che fanno.
La differenza -ed è qui che mi convinco che sia un buon lavoro- è che, dove un altro scriverebbe un saggio specialistico, tu sia riuscito a scrivere una storia divertente e coinvolgente, che può essere letta a vari livelli e in modo diverso a seconda del lettore, della sua età e delle sue esperienze: mi ricorda il Libro Segreto…

L.C.: O il segreto dei libri.

P.B.: Qual è?

L.C.: È un segreto.

P.B.: Cosa?

L.C.: Il Segreto.

P.B.: Ah, già. Non vedo l’ora di vedere il seguito…

L.C.: Shhh… È un segreto!

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MARILÙ OLIVA con “Biancaneve nel Novecento” (Solferino) in radio a LETTERATITUDINE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/02/18/marilu-oliva-con-biancaneve-nel-novecento-solferino-in-radio-a-letteratitudine/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/02/18/marilu-oliva-con-biancaneve-nel-novecento-solferino-in-radio-a-letteratitudine/#comments Thu, 18 Feb 2021 17:15:55 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8716 MARILÙ OLIVA con “Biancaneve nel Novecento” (Solferino), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: la scrittrice Marilù Oliva con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “Biancaneve nel Novecento” (Solferino), libro candidato all’edizione 2021 del Premio Strega.

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La scheda del libro: “Biancaneve nel Novecento” di Marilù Oliva (Solferino)

Giovanni è un uomo affascinante, generoso e fallito. Candi è una donna bellissima che esagera con il turpiloquio, con l’alcol e con l’amore. E Bianca? È la loro unica figlia, che cresce nel disordinato appartamento della periferia bolognese, respirando un’aria densa di conflitti e di un’inspiegabile ostilità materna. Fin da piccola si rifugia nelle fiabe, dove le madri sono matrigne ma le bambine, alla fine, nel bosco riescono a salvarsi. Poi, negli anni, la strana linea di frattura che la divide da Candi diventa il filo teso su un abisso sempre pronto a inghiottirla. Bianca attraversa così i suoi primi vent’anni: la scuola e gli amori, la tragedia che pone fine alla sua infanzia e le passioni, tra cui quella per i libri, che la salveranno nell’adolescenza.
Negli anni Novanta, infatti, l’eroina arriva in città come un flagello e Bianca sfiora l’autodistruzione: mentre sua madre si avvelena con l’alcol, lei presta orecchio al richiamo della droga. Perché, diverse sotto ogni aspetto, si somigliano solo nel disagio sottile con cui affrontano il mondo? È un desiderio di annullarsi che in realtà viene da lontano, da una tragedia vecchia di decenni e che pure sembra non volersi estinguere mai: è cominciata nel Sonderbau, il bordello del campo di concentramento di Buchenwald.
Con una penna vibrante, intinta nella storia del Novecento e affilata da una profonda sensibilità per le umane lacerazioni e debolezze, Marilù Oliva disegna una vicenda incalzante che è anche una riflessione su quello che le famiglie non dicono, sulle ferite non rimarginate che si riaprono, implacabili, attraverso le generazioni. Un romanzo vivo e poetico, che dà voce al rimosso di un secolo.

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Marilù Oliva è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha scritto due thriller e numerosi romanzi di successo a sfondo giallo e noir. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi, e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero. Il suo libro più recente è L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (Solferino, 2020).

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

Rosali – Live on Brian Turner’s Show
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

Latché Swing – Rythme Gitan
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PUPI AVATI con “L’archivio del diavolo” e “Lei mi parla ancora” in radio a LETTERATITUDINE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/02/03/pupi-avati-in-radio-a-letteratitudine/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/02/03/pupi-avati-in-radio-a-letteratitudine/#comments Wed, 03 Feb 2021 16:02:05 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8704 PUPI AVATI con il romanzo “L’archivio del diavolo” (Solferino) e con il film “Lei mi parla ancora” (che sarà trasmesso l’8 febbraio su Sky), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

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Ospite della puntata: lo scrittore e regista Pupi Avati con cui abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “L’archivio del diavolo” (Solferino) e del suo nuovo film “Lei mi parla ancora” in uscita su Sky l’8 febbraio.

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Pupi Avati, regista, sceneggiatore e produttore, è uno dei maestri riconosciuti del cinema italiano.
Come autore ha pubblicato l’autobiografia bestseller “La grande invenzione” (Rizzoli 2013) e due romanzi di successo, “Il ragazzo in soffitta” (Guanda 2015) e “Il Signor Diavolo “(Guanda 2018).

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La scheda del libro: “L’archivio del diavolo” (Solferino) di Pupi Avati

Quando don Stefano Nascetti viene trasferito alla parrocchia di Lio Piccolo, abbandonando sul nascere una bella carriera nella curia veneziana, la sua non è una scelta: è una fuga dalla vendetta del questore Carlo Saintjust, a cui lo legano un tradimento e un’offesa mai dimenticati. Ma il tranquillo paesino nel Polesine non è il rifugio che si aspettava. È troppo pericoloso e ambiguo il fascino della giovane maestra Silvana ed è troppo orribile la storia che assieme a lei gli accade, letteralmente, di dissotterrare: quella del funzionario ministeriale Furio Momentè, scomparso mentre indagava sull’omicidio commesso da un ragazzino, lasciando dietro di sé una compromettente valigia di documenti. Con il ritrovamento di ben due cadaveri di incerta attribuzione, il sostituto procuratore Malchionda è costretto a riaprire un caso che aveva chiuso con eccessiva fretta. Ma sulle ricerche degli inquirenti, sia a Venezia sia a Roma, si stende l’ombra velenosa di un Male molto più antico e inspiegabile di quello commesso da qualunque omicida. In questo romanzo gotico, che mescola thriller e horror, suggestioni letterarie e superstizione popolare, Pupi Avati ci riporta nei luoghi e nelle atmosfere del Nordest contadino degli anni Cinquanta. Mentre le vite dei personaggi corrono verso il loro destino, la mano del narratore ci trascina in un intreccio senza scampo, in un mondo antico fatto di terra, acqua e mistero, intriso di verità troppo terribili per poter mai essere davvero rivelate.

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La scheda del film: “Lei mi parla ancora

Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti. Alla morte di Caterina, la figlia, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca Amicangelo, un editor con velleità da romanziere, per scrivere attraverso i ricordi del padre un libro sulla loro storia d’amore. Amicangelo accetta il lavoro solo per ragioni economiche e si scontra subito con la personalità di un uomo che sembra opposta a lui. Ma il rapporto tra i due diventerà ogni giorno più profondo fino a trasformarsi in un’amicizia sincera.

Renato Pozzetto e Stefania Sandrelli interpretano Nino e Caterina, insieme a Isabella Ragonese (Caterina da giovane), Lino Musella (Nino da giovane) e Fabrizio Gifuni nei panni dello scrittore Amicangelo. Insieme a loro anche Chiara Caselli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Gioele Dix, Nicola Nocella, Giulia Elettra Gorietti. La sceneggiatura e il soggetto sono di Pupi e Tommaso Avati. Il direttore della fotografia è Cesare Bastelli, la scenografia è affidata a Giuliano Pannuti e i costumi sono di Beatrice Giannini.

“Lei mi parla ancora” è tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi pubblicato da La nave di Teseo

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
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Vera Caspary – Studio Noir
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/

Adventure, Darling – Gillicuddy
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/

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SEKÙ NON HA PAURA di Paolo Di Stefano http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/03/23/seku-non-ha-paura-di-paolo-di-stefano/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2019/03/23/seku-non-ha-paura-di-paolo-di-stefano/#comments Sat, 23 Mar 2019 09:28:42 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8103 Per GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo libro di Paolo Di Stefano intitolato “Sekù non ha paura. Una storia di amici in fuga” (Solferino)

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Paolo Di Stefano giornalista e scrittore, è inviato speciale del Corriere della Sera. È autore di racconti, reportage, inchieste, poesie e romanzi, tra i quali Azzurro troppo azzurro (Feltrinelli 1996, Premio Grinzane Cavour); Tutti contenti (Feltrinelli 2003, Superpremio Vittorini e Superpremio Flaiano); Aiutami tu (Feltrinelli 2005, SuperMondello e Brancati); Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008, Premio Campiello); La catastròfa (Sellerio 2011, Premio Volponi); Giallo d’Avola (Sellerio 2013, Premio Viareggio – Rèpaci); Ogni altra vita (Il Saggiatore 2015, Premio Bagutta); I pesci devono nuotare (Rizzoli 2016).

Di recente, per i tipi di Solferino, è uscito il nuovo libro intitolato “Sekù non ha paura. Una storia di amici in fuga“. Un romanzo che racconta una storia realmente accaduta e che affronta tematiche di grandi attualità che stanno molto a cuore all’autore.

Abbiamo chiesto a Paolo Di Stefano di raccontarci qualcosa su questo suo nuovo libro…

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«Il libro è nato da una proposta dell’editore Solferino con esplicita richiesta che fosse un romanzo per ragazzi sul tema dell’immigrazione», ha detto Paolo Di Stefano a Letteratitudine. «Avevo già scritto un primo romanzo per ragazzi sullo stesso argomento, I pesci devono nuotare, uscito nel 2013 per Bompiani e poi rielaborato per Rizzoli qualche anno dopo. Come allora, anche in questo caso ho voluto “identificare” il mio protagonista attraverso un’associazione che si occupa di accoglienza. Ho incontrato Sekù grazie a Villa Amantea, un gruppo milanese che lavora con i minori stranieri non accompagnati. Sekù è un ragazzo maliano partito da Bamako a 16 anni, arrivato prima in Algeria, dove ha lavorato in un campo come contadino, poi in Libia, infine in Italia con un barcone. Mi ha raccontato la sua storia di ragazzo orfano di padre, perseguitato dallo zio (per via di qualche decina di mucche) e in fuga dal suo paese verso l’Europa.
È una storia di coraggio, di amicizia con il quasi coetaneo Usman, di spaesamento, una storia che si moltiplica nelle tante storie dei ragazzi meno fortunati che Sekù incontra nel suo cammino. È un romanzo di formazione dal nulla in cui intervengono due figure fondamentali: il senegalese Tagùt detto il filosofo-giraffa e Mamma Africa, una splendida donna che viene in soccorso di tanti ragazzi soli e sperduti. Quella di Sekù sarà un’odissea terribile ma a tratti anche allegra (per vincere la paura si ride parecchio), che approderà nella cucina di un ristorante milanese in cui si cucinano polpettine. Dunque, una storia vera che incrocia molte altre storie vere in cui si mescolano sentimenti diversi e a volte contraddittori e che pongono domande fondamentali sulla vita in generale, sui conflitti del presente, sul rapporto con gli altri, sulla solidarietà, sull’odio, sull’adolescenza e sulla costruzione del futuro.
Ho cercato, nel racconto in prima persona, di riprodurre sulla pagina la voce del protagonista, con le sue incertezze e la sua emotività, per dare l’idea di una lingua in formazione, elemento chiave di un’identità che cerca di ritrovare se stessa in luoghi non sempre accoglienti».

(Riproduzione riservata)

© Paolo Di Stefano

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Un estratto del libro è disponibile qui

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La scheda del libro
Sekù è giovane, ma ha molte vite: tante quante sono le sue avventure. La fuga dal suo paese, il Mali, perché lo zio dopo la morte del padre lo minaccia con pratiche vudù per impossessarsi delle trenta mucche di famiglia. La terribile traversata del deserto, l’incontro con Papis e con Usman, suoi compagni nel bene e nel male. Il lavoro da schiavo in un campo dell’Algeria. La paura di essere catturato dai trafficanti in Libia. Il pericolo del mare, la traversata su un barcone.
Ed è solo l’inizio: anche dopo essere arrivato in Europa, Sekù dovrà fare tanta strada, dalla Sicilia la fuga al Nord e il ritorno a Sud, il lavoro brutale a Foggia, un’altra fuga, l’odissea a Roma, poi a Napoli e a Procida, infine a Milano. Intanto lui e Usman per fortuna hanno incrociato la saggezza ribelle del filosofo- giraffa Tagùt.
A Milano, grazie a un colorato gruppo di volontari tra cui Mamma Abi, una splendida senegalese che partecipa ai destini di tanti ragazzi africani, Sekù troverà un lavoro, nella cucina di un ristorante di Porta Romana, e forse anche l’amore… Un racconto che ha la forza di un’epopea, un’esperienza umana che ha il valore di una parabola: quella di chi ogni giorno rischia tutto per conquistare il futuro.
La voce travolgente di Sekù ci chiama a condividere le vicissitudini di un’incredibile storia vera, che è anche un manifesto dell’ottimismo e della voglia di vivere, capace di abbattere ogni frontiera e di parlare a ogni cuore.

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