LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Rossana Campo http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 PREMIO STREGA GIOVANI 2016: la vincitrice ROSSANA CAMPO ci racconta il suo libro http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/06/14/premio-strega-giovani-2016-a-rossana-campo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/06/14/premio-strega-giovani-2016-a-rossana-campo/#comments Tue, 14 Jun 2016 11:07:36 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7174 ROSSANA CAMPO è la vincitrice dell’edizione 2016 del PREMIO STREGA GIOVANI

Qui di seguito ci racconta il suo libro DOVE TROVERETE UN ALTRO PADRE COME IL MIO (Ponte alle Grazie)

di Rossana Campo

Questo libro è la storia di me bambina e di lui, Renato, mio padre. E di me donna, e ragazzina che ha avuto a che fare con uomo molto speciale, un uomo vitale, libero e sofferente, allegro e inaffidabile, un uomo che è stato il meglio e il peggio che mi potesse capitare, riunito insieme. Ho messo le mani in un territorio difficile da affrontare, a volte è stato come maneggiare dei pezzi di vetro; ma come lettrice ho spesso cercato questo nei libri che leggevo, la sensazione che lo scrittore, la scrittrice mi stesse raccontando qualcosa non facile da dire, qualcosa di non accomodante, capace di portarmi nelle profondità della sua storia, della sua vita. Che avrebbe toccato anche la mia. Ho sempre scritto romanzi partendo da mie esperienze, mi sono raccontata indossando le maschere di vari alter ego letterari. Questa volta volevo scrivere qualcosa senza filtri, volevo togliermi tutti i vestiti, mi sono accorta che è venuta via anche un po’ di pelle.

Mentre provavo a raccontare chi era mio padre, e che cos’ha significato per me essere sua figlia, mi sono accorta che mi stavo aprendo a qualche mia verità; forse avere a che fare con genitori difficili, non convenzionali, un po’ matti è sicuramente doloroso, ma ti apre a molte possibilità. Come figlia di Renato ho imparato a non vergognarmi di quella che sono e a non conformarmi alle aspettative degli altri, e poi anche che nessuno può essere liquidato con un’etichetta. Gli esseri umani sono sempre molte cose insieme, a volte anche contradditorie, e il meglio e il peggio della vita sono spesso legati, sta a noi decidere cosa farne, del buono e del cattivo che la vita ci mette davanti. Sta a noi decidere se vivere nella paura, nel rancore oppure nell’amore.
Il viaggio che ho fatto scrivendo questo libro l’ho fatto per me e anche per i miei lettori e per chiunque deve fare i conti con una storia complicata, con un’infanzia incasinata. Ho cercato di abbracciare tutto quanto usciva fuori, tutto di me e di lui, la rabbia e il dolore, la gioia, la speranza e l’amore e alla fine un pensiero mi ha attraversato: le nostre parti randagie e confuse, la nostra vulnerabilità e tutto quello che non mostriamo agli altri perché ci piace sentirci sempre all’altezza e un po’ fighetti, be’, tutta questa roba è preziosa, è la nostra umanità. Potrebbe essere quanto di meglio abbiamo.

(Riproduzione riservata)

© Rossana Campo

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Il libro
Rossana Campo, ancora una volta senza infingimenti e con lo stile dirompente e «difforme» che caratterizza la sua produzione letteraria, ma mettendosi in gioco forse più che in ogni altro suo libro, racconta qui il rapporto con Renato, il padre amatissimo e difficile scomparso di recente; o meglio con le molteplici figure, spesso contraddittorie, che Renato ha incarnato lungo tutta la sua vorticosa esistenza: il maestro di vita che fin da piccola esorta la figlia a rifuggire ogni forma di condizionamento e ipocrisia, ma anche l’irresponsabile che per niente e nessuno si separerebbe dalla sua amica più fidata: la bottiglia; l’individuo gioviale e irriducibilmente ottimista, ma anche l’attaccabrighe, dominato da una rabbia incontenibile; e ancora lo «zingaro» che non sopporta alcuna imposizione e non riconosce alcuna autorità, il contaballe prodigioso, il casinista indefesso, il terrone orgoglioso in un Nord che lo respinge… in una parola un essere infinitamente vitale e tremendamente fragile. Ne emerge un racconto, magari spudorato, ma proprio per questo di rara autenticità, della parte più profonda di sé.

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Rossana Campo è nata a Genova nel 1963 e vive fra Roma e Parigi. Ha esordito nel 1992 col romanzo In principio erano le mutande (da cui il film omonimo di Anna Negri del 1999). Sono seguiti una decina di romanzi, tradotti in molte lingue, l’hanno consacrata come una delle voci più interessanti della nostra letteratura: ricordiamo Il pieno di super (1993), Mai sentita così bene (1995), L’attore americano (1997), Sono pazza di te (2001), L’uomo che non ho sposato (2003), Duro come l’amore (2005), Più forte di me (2007), Lezioni di arabo (2010), Felice per quello che sei. Confessioni di una buddista emotiva (2012), Il posto delle donne (Ponte alle Grazie, 2013), Piccoli Budda (Gallucci, 2013), Fare l’amore (Ponte alle Grazie, 2014).

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© Letteratitudine

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8 DOMANDE SU SCRITTORI E POLITICA, parte II http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/#comments Tue, 16 Dec 2008 22:43:11 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/12/16/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-ii/ na-moravia-un-secolo.JPGEcco la seconda parte del post “8 domande su scrittori e politica”, proposto in collaborazione con il trimestrale Nuovi Argomenti fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Come ricorderete alcuni scrittori contemporanei sono stati invitati a rispondere a otto domande sul tema “letteratura e politica”. In particolare: Rossana Campo, Paola Capriolo, Angelo Ferracuti, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Walter Siti.

Nel post precedente vi avevo proposto le prime quattro domande del “questionario”. Di seguito troverete le altre.
Vi invito a dare la vostra risposta, poi – nei prossimi giorni – inserirò le risposte fornite dagli scrittori interpellati, infine vi chiederò di individuare – tra le risposte degli scrittori – quella con cui vi sentite più in linea (o che sembra a voi più congeniale) spiegandone le ragioni.
Come ho già scritto nel post precedente, si tratta – per certi versi – di una sorta di gioco che offre una possibilità di confronto su un tema interessante.
Ed ecco le quattro nuove domande…

- Chi sono oggi gli Indifferenti nella società e nella cultura?

- Le forze politiche sembrano abbandonare progressivamente progetti legati a ideali e programmi di ampio respiro. Simmetricamente nei cittadini cresce la disaffezione per il dibattito politico. Per uno scrittore l’abbandono della res publica è un dato da cui partire o una degenerazione cui opporsi?

- La politica insegue sempre più esclusivamente il consenso, eppure governare a volte è anche fare scelte impopolari. Potrebbe indicare quali sono secondo lei tre cose da fare, impopolari ma giuste, anzi necessarie per il nostro paese?

- Che cosa succede se uno scrittore va al governo?

A voi la parola!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 17 DICEMBRE 2008

Aggiorno il post inserendo una recensione – inviatami da Salvo Zappulla – del volume “Politica, le idee contano ancora?” di Giuseppe Matarazzo – Orazio Mezzio (Rubbettino editore).
Naturalmente giro la domanda anche a voi:
A vostro avviso, in politica… le idee contano ancora?
Invito Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio a partecipare al dibattito generale e a quello relativo al loro libro (rispetto al quale Salvo Zappulla mi darà una mano ad animare e moderare il post).
Massimo Maugeri

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“Politica, le idee contano ancora?” di Giuseppe Matarazzo – Orazio Mezzio (Rubbettino editore)
recensione di Salvo Zappulla

libro-politica-le-idee-contano-ancora.JPGDue amici costretti a separarsi per motivi di lavoro (Giuseppe emigra a Milano dove esercita la professione di giornalista nella redazione del quotidiano “L’Avvenire”; Orazio rimane nel proprio paese, dove farà il sindaco per ben tre legislature) continuano a scambiarsi le loro opinioni via mail. Ne viene fuori questo gustosissimo volumetto, ( Rubettino editore, pagg, 60, € 8,00, a cura di Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio) nel quale l’ ormai ex sindaco confida all’amico giornalista le sue considerazioni sulla vita politica italiana. Matarazzo, approfittando della vecchia amicizia, si diverte a punzecchiare l’uomo politico, a provocarlo, lo costringe a tirare fuori i propri sentimenti, anche le amarezze per il qualunquismo imperante, la scarsa informazione che non ha permesso ai suoi cittadini di conoscere a fondo la gran mole di lavoro svolta come amministratore. Sembra un re in esilio, eppure ha sempre vinto le elezioni, nessuno lo ha mai spodestato, confida che si sta dedicando alla pesca subacquea. E qui si potrebbe ironizzare a lungo sulla sua nuova attività: è andato a fondo? Sta preparando la grande risalita? Si prefigge di scalzare Poseidone dal suo trono? Preferisce avere come interlocutori i pesci? I quali, essendo muti, non possono contestarlo? Orazio Mezzio è un uomo dalle idee chiare, manageriali, lungimiranti, ha una concezione moderna della politica; si considera un ex sindaco di trincea, costretto a scontrarsi con meccanismi farraginosi e colpevolmente ostili che hanno cercato di ostacolare la sua attività. Eppure ritiene di aver dato tanto al suo paese, le opere realizzate sono visibili e incontestabili: Il Museo dei Pupi è una realtà di cui va particolarmente fiero, così come il completamento del nuovo Palazzo comunale; la caserma dei carabinieri, e tante altre ancora. Emerge una visione ampia di come va intesa la politica nella sua essenza più nobile. Qualcuno lo ha accusato di essere accentratore, troppo decisionista ed eccessivamente frenetico nel far ruotare i suoi assessori. Lui ribatte che la sua è stata solo legittima difesa, che gli interessi personali, le piccole prese di posizione, le misere beghe e l’attaccamento alla poltrona di qualcuno non potevano prevalere sugli interessi della collettività. Si parte dallo spunto di quanto accaduto in un piccolo paese della Sicilia per toccare tutti i grandi temi della politica: l’avvento della legge Bassanini, il federalismo, l’etica, il dopo tangentopoli, la questione morale, le riforme. Un’analisi estremamente lucida e dettagliata che fanno di questo libro un piccolo scrigno da tenere sempre a portata di mano. Non a caso porta la prefazione di Giovanni Puglisi, Rettore dell’Università IULM di Milano e la postfazione di Andrea Piraino, Segretario generale dell’AnciSicilia, Direttore del Dipartimento Diritto Pubblico dell’Università di Palermo.
Salvo Zappulla

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Gli autori

Giuseppe Matarazzo, 32 anni, lavora nella redazione economica del quotidiano Avvenire. Dopo la laurea in Scienze politiche, si è specializzato in Politiche territoriali all’Università di Urbino e ha conseguito il primo Master in Giornalismo della Mondatori a Milano. Ha collaborato con diverse testate, fra cui Panorama On line e Tv Sorrisi e Canzoni. Ha mosso i primi passi giornalistici nel quotidiano Gazzetta del Sud e nel settimanale cattolico Cammino. Per il Comune di Sortino ha diretto il periodico Notizie in Comune.

Orazio Mezzio, 41 anni. Laureato in Scienze politiche a Catania con una tesi sulle origini del movimento politico dei cattolici. Nel 1986 è stato eletto nel consiglio nazionale dei giovani delle Acli. Nel 1994, consigliere provinciale di Siracusa. Dal 1995 al 2007 è stato eletto direttamente per tre volte sindaco di Sortino (Sr). Ha ricoperto incarichi nelle associazioni degli enti locali (Anci, Uncem e Aiccre) partecipando alla fondazione dell’associazione nazionale delle Città del Miele e dell’Unione dei Comuni “Valle degli Iblei”.
Insieme, nel 1993, hanno curato Liberi, ogni giorno!, la prima pubblicazione antiracket della provincia di Siracusa.

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8 DOMANDE SU SCRITTORI E POLITICA, parte I http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/30/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-i/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/30/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-i/#comments Sun, 30 Nov 2008 00:07:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/11/30/8-domande-su-scrittori-e-politica-parte-i/ na-moravia-un-secolo.JPGVi propongo un post in collaborazione con il trimestrale Nuovi Argomenti, fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.
Il numero dell’ultimo trimestre dell’anno scorso (n. 40, quinta serie, ottobre-dicembre 2007, “Moravia un secolo”) fu dedicato proprio ad Alberto Moravia in occasione del centenario (ne abbiamo discusso anche su Letteratitudine qui). Tra le altre cose, in quel numero, figura un interessante “questionario”. Premetto che il “questionario” è stato uno dei più caratteristici strumenti di indagine di Nuovi Argomenti sin dai suoi inizi. Il suo ideatore e promotore fu proprio Alberto Moravia. Anche per questa ragione, nel numero sopraindicato di NA, al sostantivo “questionario” è stato aggiunto l’aggettivo “moraviano”. Nella fattispecie alcuni scrittori contemporanei sono stati invitati a rispondere a otto domande sul tema “letteratura e politica”. In particolare: Rossana Campo, Paola Capriolo, Angelo Ferracuti, Giuseppe Genna, Nicola Lagioia, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Claudio Piersanti, Elisabetta Rasy, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Walter Siti.

In questo post propongo a voi le prime quattro domande del “questionario”; le altre quattro ve le proporrò in un post successivo.
Vi invito a dare la vostra risposta, poi – tra un paio di giorni – inserirò le risposte fornite dagli scrittori interpellati, infine vi chiederò di individuare – tra le risposte degli scrittori – quella con cui vi sentite più in linea (o che sembra a voi più congeniale) spiegandone le ragioni.
Si tratta, per certi versi, di una sorta di gioco che offre una possibilità di confronto su un tema interessante.

Ne approfitto per ringraziare il poeta Carlo Carabba, nuovo capo redattore del trimestrale, per avermi inviato il “materiale” che troverete in questo post (autorizzandomi a pubblicarlo).

Ed ecco le prime quattro domande…

1. Ha senso oggi parlare di impegno per uno scrittore? Cioè esiste una responsabilità specifica degli scrittori in quanto scrittori?

2. Qual è oggi l’equilibrio possibile fra interessi privati e responsabilità collettiva?

3. Se il governo assume a tecnica politica l’organizzazione culturale, la partecipazione di uno scrittore, il suo impegno, non si riduce a un contributo più o meno significativo alla creazione del consenso?

4. Vi sentite più vicini al pragmatismo pessimista di Sciascia o all’indignazione lirica e visionaria di Pasolini di fronte ai guai della società italiana?

In merito alla prima domanda, “letteratura e impegno”, segnalo che in occasione della visita di Stato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si sono aperti a Gerusalemme i «Dialoghi italo-israeliani» tra scrittori, critici, letterati e traduttori dei due paesi. Il tema degli incontri (che sono durati tre giorni e si sono conclusi il 27 novembre) è stato – appunto - «Letteratura e impegno». Vi riporto uno stralcio dell’intervento di Giulio Ferroni (nella foto), critico e storico della letteratura italiana (potete leggere il testo per intero sul sito del quotidiano “La Stampa”):
“I rivolgimenti che si sono dati alla fine del XX secolo e gli sconvolgimenti con cui ha avuto inizio il nuovo millennio hanno categoricamente smentito le ipotesi politiche e rivoluzionarie su cui si era a lungo sostenuto l’impegno degli intellettuali: e in molti casi hanno mostrato la natura illusoria e mistificatoria di quell’impegno, le contraddizioni e gli equivoci che lo costituivano. (…)
Insieme al crollo del comunismo sono crollati gran parte dei presupposti di quell’engagement, mentre si è data una vera e propria saturazione della modernità, interpretata in termini incongruamente ottimistici dagli apologeti del postmoderno, ma prolungatasi come frana, deriva, accelerazione indeterminata, incontrollabilità dei processi, rigurgiti di pregiudizi e fondamentalismi, intreccio perverso tra violenza e virtualità. In questo percorso [...] un autentico impegno non può coincidere più con la collaborazione ad un percorso storico, ad una tendenza o ad una linea politica, ma può svolgersi solo come conoscenza e testimonianza, ricerca di verità, lotta contro la saturazione del linguaggio, attenzione a vicende che riguardano luoghi concreti, situazioni specifiche, persone reali, a conflitti che chiedono una conciliazione, un arresto della violenza e dell’orrore. Responsabilità dell’intellettuale sarà allora in primo luogo, come ebbe a suggerire Elias Canetti, «responsabilità per la vita che si distrugge», impegno a dar voce alla resistenza dell’umano e della natura, alle ipotesi di equilibrio e di razionalità che si sono faticosamente costruite nei secoli, alla salvaguardia delle vite e degli spazi dalle oppressioni che le attanagliano e dalle molteplici minacce che gravano sulle esistenze individuali, sullo spazio civile, sull’ambiente sociale e naturale.
In questa chiave, l’impegno della letteratura si trova necessariamente ad essere «a parte»; non può mai risolversi nell’adesione a qualche gruppo precostituito; e tanto meno può porsi dalla parte del presunto cammino della storia, di quelle che i media considerano le tendenze vincenti, gli orizzonti del futuro. Lo scrittore non può condividere in nessun modo la sfrontata aggressività di chi, credendo di aver capito quali siano le tendenze profonde verso cui si muove il mondo, pretende di farsene carico, di cavalcare quel movimento verso il futuro. [...]
All’evanescenza del reale, alla difficoltà di percepirlo, corrisponde peraltro la difficoltà di identificare la verità, di intendersi su quale sia la verità: può essere allora molto rischioso postulare uno stretto collegamento tra impegno della letteratura e ricerca della verità, in un universo in cui tra l’altro sono in conflitto molteplici verità, che spesso si considerano nemiche, tendono a combattersi e reciprocamente ad annullarsi. La letteratura, proprio in virtù del sapere accumulato nel proprio passato, può dar luogo a sempre nuovi confronti con la pluralità e la relatività della verità, conducendo necessariamente ad un’apertura verso più verità date e verso più verità possibili: in una negoziazione tra verità, che non può prescindere da un’ottica critica, da uno sguardo critico agli effetti che ogni verità possono avere sulla vita, al suo possibile contributo alla sua difesa dalle minacce che su di essa incombono. Non la verità come distruzione (era il sogno di tanto nichilismo rivoluzionario che ha ancora accecati adepti), non la ricerca di una trasparenza assoluta rivolta a squarciare i fragili veli su cui si regge l’equilibrio delle società umane, ma una scommessa per una verità plurale che aiuti a resistere alla distruzione, a difendere la vita minacciata degli individui, dei gruppi sociali, dei popoli, dell’intero pianeta. (…)”

E ora… a voi, come sempre, la parola.

Massimo Maugeri

P.s. Segnalo inoltre questo sito su “Nuovi Argomenti” (che è però ancora in fase di costruzione).

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AGGIORNAMENTO DEL 2 DICEMBRE 2008

Tempo fa mi ha scritto Sofia Assirelli, studentessa in Scienze della Comunicazione pubblica, politica e sociale dell’Università di Bologna:

Gentilissimo Massimo Maugeri,
mi chiamo Sofia Assirelli, sono una studentessa della Laurea specialistica in Scienze della Comunicazione pubblica, politica e sociale dell’università di Bologna. Per motivi di studio sto seguendo il progetto della collana editoriale Verdenero – Noir di ecomafia (www.verdenero.it) e delle attuali tendenze letterarie italiane nei confronti della società e dei suoi problemi.
Sarebbe molto interessante conoscere l’opinione dei lettori del suo blog su questa collana e in generale sul rapporto tra problemi sociali e romanzi o racconti di finzione. Pensa che sia possibile proporre una discussione di questo tipo?
La ringrazio per l’attenzione resto in attesa di un suo gentile riscontro.
Sofia Assirelli

A seguito di quella mail ho dato piena disponibilità a Sofia, invitandola a scrivere un “pezzo” che poi avrei utilizzato per avviare una discussione. Siccome questo post mi pare piuttosto “in linea” con la proposta della Assirelli, ho pensato di inserire il suo contributo qui di seguito (vi invito a leggerlo con attenzione):

Se il romanzo possa o meno raccontare la società e le sue ombre più inquietanti è una domanda che ci si pone dal momento in cui, a fatica, il romanzo è riuscito a vincere le diffidenze legate al suo essere/non essere veritiero e ad affermarsi presso un ampio pubblico. Questa riflessione ha poi sempre trascinato con sé alcuni corollari concettuali che riguardano il rapporto tra finzione letteraria e realtà, il ruolo degli scrittori tra intrattenimento e denuncia, il discorso sui generi e le retoriche, sulle loro ibridazioni e convergenze. Scema però intanto sempre di più la diffidenza nei confronti della fiction in generale e aumenta la consapevolezza del suo potere seduttivo, tanto che essa viene sfruttata – e a volte abusata – come grimaldello per catturare l’attenzione delle persone negli ambiti più differenti. Tra questi si può anche considerare la comunicazione sociale che ha iniziato proprio recentemente ad apprezzare e studiare criticamente le implicazioni dell’utilizzo di meccanismi come la fiction teatrale o cinematografica per ottenere nuove possibilità di accesso al pubblico.
Ora anche la fiction letteraria si occupa di comunicazione sociale: di novità e particolare interesse risulta infatti essere il progetto VERDENERO ideato dalla casa editrice “Edizioni Ambiente”, che propone proprio di utilizzare testi di narrativa di finzione di grandi firme italiane (Macchiavelli, Vinci, De Cataldo, Colaprico, Dazieri, Wu Ming …), come parte di un progetto integrato di comunicazione in collaborazione con Legambiente, per sensibilizzare il più ampio numero possibile di persone su un complesso di fenomeni criminali poco conosciuti che rientrano sotto il termine di “Ecomafia”.

Le ragioni dell’interesse di questo progetto sono molte. Innanzitutto la sua origine: “Edizioni Ambiente”, casa editrice specializzata in saggistica di tema ambientale ed ecologico, si è trovata a pubblicare il “Rapporto annuale Ecomafia di Legambiente”, riconoscendolo come uno strumento di conoscenza eccezionale, giacimento di molte storie che però restavano quasi completamente inascoltate e ignorate. Felice intuizione di “Edizioni Ambiente” è stata di provare a fare raccontare da autori molto conosciuti del panorama letterario italiano le stesse storie con i meccanismi tipici della finzione letteraria. Un’altra particolarità riguarda il processo di creazione delle storie, dal rapporto Ecomafia all’invenzione artistica: la casa editrice propone agli autori le storie e li accompagna sia nel processo di definizione dei contenuti (seppur lasciando ampie libertà all’interpretazione dell’autore) sia per quanto riguarda la raccolta delle informazioni (“Edizioni Ambiente” fornisce agli autori reportage, articoli, ricerche, incontri con specialisti). Infine, un altro punto da sottolineare (anche se ovviamente l’interesse della collana non si esaurisce in questi tre punti) è l’integrazione e l’interrelazione dei romanzi con molti altri strumenti comunicativi (identità visiva e grafica forte, sito, blog, manifesti, merchandising, organizzazione di eventi) che rendono la collana sia oggetto di un efficace marketing editoriale sia uno dei motori attivi e propulsivi di un’ampia campagna di marketing sociale.
Questi e molti altri elementi, oltre alle dinamiche virtuose che questo progetto editoriale ha innescato e gli ottimi risultati (in termini di vendite, di attenzione mediatica, di apprezzamento della comunità degli autori e dei lettori ecc.) rendono il progetto VERDENERO un esempio da studiare attentamente in quanto si presenta come occasione per sollevare varie questioni e avanzare proposte operative per il futuro della comunicazione sociale.
Quello che vi chiediamo è:
- Per chi ha letto uno o più titoli della collana, cosa ne pensate del progetto editoriale in generale e dei romanzi nello specifico?
- In che modo e con quali limiti i romanzi possono parlare dei problemi sociali?
- I romanzi possono essere strumenti di comunicazione sociale? Avete qualche esempio da portare?

(Sofia Assirelli)
Ecco… vi sarei grato se poteste provare a rispondere alle domande di Sofia. Inoltre ne approfitto per invitare a partecipare al dibattito il dr. Alberto Ibba, direttore commerciale di “Edizioni Ambiente”. ————————————–

Paola Avidgor dell’ufficio stampa di Guanda, invece, mi segnala l’uscita dell’Almanacco Guanda 2008 curato da Ranieri Polese (è già in libreria dal 13 novembre).
L’Almanacco Guanda 2008 (Guanda, euro 22, pagg. 192) si intitola “Il romanzo della politica. La politica del romanzo” ed è perfettamente in linea con questo post. Esso intende esplorare il fenomeno recente di un ritorno dei narratori italiani a temi-personaggi-questioni di politica, a cui risponde, specularmente, un altro ritorno: quello del giornalismo politico d’impianto fortemente romanzesco.
All’interno del volume troverete una riflessione a più voci sul tema proposto, con interventi di Bruno Arpaia, Gianni Biondillo, Marzio Breda, Fulvia Caprara, Alberto Casadei, Roberto Casalini, Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, Giancarlo De Cataldo, Mario Desiati, Paolo Franchi, Giuseppe Genna, Ranieri Polese, Alberto Rebori, Gaetano Savatteri, Corrado Stajano.
Approfondimenti… qui.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Massimo Maugeri

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