LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » Lucca Comics & Games 2018 http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 LUCCA COMICS AND GAMES 2018: intervista a Marco Galli http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/06/lucca-comics-and-games-2018-intervista-a-marco-galli/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/06/lucca-comics-and-games-2018-intervista-a-marco-galli/#comments Tue, 06 Nov 2018 15:30:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8006 Dal nostro inviato all’edizione 2018 di Lucca Comics and Games, Furio Detti.

Intervista a Marco Galli

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«Sono un impuro! (come autore)»: Marco Galli ci racconta del volume per Diabolo edizioni, di noir, di western, e di altre novità al termine di cinque giorni di fuoco a Lucca Comics.

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di Furio Detti

(Lucca, 04 novembre 2018) – Intervistiamo per Letteratitudine Marco Galli, autore di Èpos (Stigma), Oceania Boulevard (Coconino), character designer per “La Gatta Cenerentola” di M.A.D Entertainment, “Nella camera del Cuore si nasconde un elefante” (Coconino) e altro ancora che ci parla di noir, ispirazione e pazienza, di un volume curato per Diabolo Edizioni e dei suoi nuovi progetti dopo il periodo buio della malattia.

Furio Detti per Letteratitudine – Hai lavorato nell’ambito dei cartoni animati e come tale sei stato premiato e hai lavorato con temi del noir fra le altre cose. Ti chiediamo come autore se per te è difficile far convivere queste due esperienze, soprattutto considerata la “seriosità” del genere noir presso il pubblico.

Marco Galli – Io ho lavorato nei cartoon come art director e character design per Gatta Cenerentola della M.A.D Entertainment… naturalmente occorre capire sull’altro fronte che cosa fare del noir e della sua serietà o “seriosità” – sempre per riprendere la vostra espressione. Io penso prima di tutto a Tarantino che lo ha destrutturato oncia per oncia, o al Godard di Alphaville. Allora si tratta di capire che cosa fare di questo genere così codificato. D’altronde la serietà di un genere letterario o fumettistico è un confine molto labile; l’importante è che il prodotto sia di qualità per fattura e confezione, per il resto si può giocare veramente su tutta la linea. Anzi, io lavoro nel noir, ho fatto più di un libro a fumetti noir ma sempre giocando con la decostruzione del genere. A me interessa questo.

LETT- Che novità ci porti a Lucca 2018?

MG – Io sono qui con Diabolo Edizioni a presentare “Materia Degenere“, un volume a fumetti di cui faccio il curatore. Sono cinque racconti di autrici molto giovani formate all’accademia di Bologna (meno male!) e provenienti dall’autoproduzione. Non ho scritto i testi, ma ho fornito a queste ragazze dei racconti di genere, permettendo loro di destrutturarli. In sostanza ho fatto un editing che spero non invasivo, ho dato il feedback, e ho coordinato. Speriamo di aver offerto ai lettori un volume molto fresco, bello.

LETT – Com’è il noir al femminile?

MG – Diciamo che qua c’è un racconto noir ma anche una varietà di generi. In “Materia Degenere” abbiamo la fantascienza, il western, c’è un po’ di tutto. Non solo noir. A parte la celebre femme fatale come soggetto caratteristico, abbiamo avuto anche illustri autrici di genere…

LETT – A partire dalle sorelle Giussani di Diabolik.

MG – E una decina di altre autrici che non ricordo, dopo essere stato ‘hard boiled’ da cinque giorni di Lucca Comics… [ridiamo]

LETT – Vai tranquillo…

MG – Io credo che il noir al femminile sia molto più potente del tradizionale, pensato e scritto da maschi, guarda la regista Kathryn Bigelow. Insomma: penso che le donne siano assai più cattive e incisive nel raccontare storie forti, probabilmente perché sono anche meno inibite o condizionate da costruzioni mentali. Sono più libere di fare quello che vogliono.

LETT – Altre novità in arrivo?

MG – Al prossimo ComiCon di Napoli uscirò l’anno prossimo con il mio nuovo libro per Coconino Press, che è un western, quindi si parla sempre di genere, anche qui tratttato in modo strano, abbastanza lisergico. Sto iniziando a scrivere la sceneggiatura per un film, sempre per Mad Entertainment, non un cartoon; poi sto realizzando un Dylan Dog Color Fest interamente scritto, disegnato e colorato da me che non so quando uscirà – presumo ci vorrà un almeno anno per farlo. Poi ci sono altri progetti in arrivo…

LETT – Potendo scegliere, cosa pensi che sia meglio: lavorare come disegnatore puro, sceneggiatore puro o preferisci ancora mescolare queste esperienze?

MG – Non sono mai stato un puro… nel senso del ruolo produttivo! Mi sento autore in tutti i panni, da sceneggiatore, disegnatore, creativo o curatore. Per adesso mi è sempre capitato di scrivere e disegnare. È la prima volta per Mad che scrivo una sceneggiatura per il cinema, la affronterò, magari questa volta da scrittore puro e vediamo che succede…

LETT – Con chi vorresti lavorare a un progetto nuovo?

MG – Eh, la domanda… Sai io mi sono talmente trovato bene con tutti coloro con cui ho avuto sinora a che fare da non saperti rispondere, ho l’imbarazzo della scelta. Da Mad Entertainment in poi. Lavoro bene con quelli con cui sto lavorando, seriamente. Poi se uno deve sognare… In Italia non so, sinceramente.

LETT – Intervieni pesantemente come editor?

MG – In verità con “Materia Degenere” è stata la prima volta che ho fatto l’editor e ho cercato di lasciare più libertà possibile alle autrici. Lo scopo dell’editor è quello di fornire una direzione, correggere qua e là, ma se calca troppo la mano finisce per scrivere lui il testo, e non è bene.

LETT – Vista la bassa qualità di troppi autori esordienti capita spesso però di dover intervenire.

MG – Naturalmente non è stato il caso delle ragazze di “Materia”. Secondo me, in genere, è sempre meglio restare nell’ombra. Anche se ho un ego molto forte, cerco di trattenermi. Potendo oltretutto scegliere che progetto fare è più facile per me lavorare serenamente senza impormi.

LETT – Non farò nomi, ma un tuo collega, autore e disegnatore, mi ha confessato per telefono di avere un blocco creativo. Vogliamo provare a aiutarlo con qualche consiglio?

MG – Il blocco autoriale non mi è mai successo, fortunatamente. Però un problema molto serio di salute mi ha bloccato letteralmente per un anno, un anno e mezzo fa. Una paralisi mi ha colpito per sette mesi; è successo due anni e mezzo fa e ho attraversato quindi qualcosa di analogo, ovviamente a un ben più consistente livello fisico e materiale. Mi sto riprendendo bene. Trucchi non ne conosco, ma la malattia mi ha insegnato a saper attendere, aspettare, non accanirsi, pensare a altro, fare altro, seguire la corrente quando non sono esaurite le opzioni. Penso che questo modo di affrontare un ostacolo possa aiutare anche un autore. Certamente dover essere ligi alle scadenze è un condizionamento; io non lavoro per scadenze, quindi mi sento molto fortunato, insomma.

LETT – Ultimissima domanda suggeritaci da questa tua risposta: ti tenterebbe lavorare sul tema “corpo e racconto o fumetto”?

MG – Ho affrontato la cosa in modo non diretto durante le interviste della mia malattia – che ha colpito il corpo ma soprattutto mani e piedi… Io sostengo sempre che disegnare sia un atto fisico e mentale. Conosco autori privi di arti che sono capaci di imprese tecniche formidabili. È tutto un insieme: mente, corpo e anima! Si lavora e si racconta con tutto.

LETT – Il tuo approccio poliedrico parla da sé. Grazie a nome di Letteratitudine.

MG – Grazie a tutti voi.

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Poster 2018

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LUCCA COMICS AND GAMES 2018: Showcase con Leo Ortolani http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/04/lucca-comics-and-games-2018-showcase-con-leo-ortolani/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/04/lucca-comics-and-games-2018-showcase-con-leo-ortolani/#comments Sun, 04 Nov 2018 10:31:53 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8002 Dal nostro inviato all’edizione 2018 di Lucca Comics and Games, Furio Detti.
Incontro con Leo Ortolani, uno dei più noti fumettisti italiani (celebre in particolare per la serie Rat-Man).

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Spazio-Trans-Dimensionale o… Cinzia come spinoff per Bao.
Showcase con Leo Ortolani

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di Furio Detti

(Venerdì 2 novembre, Lucca) – Comics and Games… Appuntamento fisso di queste edizione: la pioggia. Nonostante il disagio dovuto al maltempo la sala è gremita. Ortolani si accomoda e subito “rompe il ghiaccio” con una battuta “fatemi le domande a voce alta, non sono vecchio, ma non sento più tanto bene”. Una risata, qualche altra battuta e lo showcase comincia. Ho assistito a molti showcase, ma è raro che venga utilizzato uno strumento digitale, solitamente l’artista ha a disposizione pennarelli, chine e fogli, stavolta è una Cintiq quella con cui si esprimerà Leo, o, come dice il presentatore “Il primo incontro fra un geologo e una Cintiq”.

Introdotto e intervistato dal suo editor per la Bao edizioni viene presentata “Cinzia” la graphic novel in uscita l’otto novembre prossimo venturo.

Ci sono molti personaggi dell’universo Rat-Man che potrebbero funzionare senza la sua architettura narrativa, ma Cinzia sicuramente è quello migliore, quello che ha tre dimensioni “e per Cinzia la terza dimensione è MOLTO importante” cit. Cinzia, nato come personaggio di una gag breve cresce e si evolve. Per Ortolani è un personaggio gioioso, con tanta voglia di vivere, positivo.
Leo ci dice “quando parlo di lei voi pensate alla dimensione del pene”, ma Cinzia non è solo questo, è un personaggio entusiasta a cui la natura ha dato un corpo nel quale non si sente felice, ma in modo onesto e giocoso risponde allo svantaggio reagendo sempre con grande positività.

Nel volume sarà presente anche Tamara, l’amica, e, in questo caso, la cosiddetta spalla comica.

Il volume è anche una sorta di musical e la cosa simpatica – afferma l’editor – è che non è stato necessario pagare i diritti delle varie canzoni citate perché sono citate con la pronuncia figurata. C’è moltissima musica, ma l’editore ha tirato il classico “sospiro di sollievo” quando si è accorto dell’escamotage che Ortolani ha utilizzato in parte inconsapevolmente. Citazioni continue di cantanti famosi e gruppi noti in ambientazioni divertenti e inedite.

Leo parla del fatto che nel progetto di un film a cartoni animati su Rat-Man avrebbe voluto che Cinzia ballasse un lento sulle note di un famosissimo pezzo e questo progetto lo ha portato a sviluppare la graphic novel perché gli piaceva l’idea del sottotesto musicale dei personaggi. C’è anche un pezzo “simil Disney” con un titolo evocativo sulla prestanza sessuale di Cinzia stessa.

Nel tempo questo personaggio è molto cambiato, i tratti, il vestiario e le parodie di cui è stata protagonista – Cinzia la Barbara, Cinzia versione Star Trek – vanno di pari passi con l’evoluzione mentale di Leo Ortolani. Un percorso di transizione dalla gioventù sino ai giorni nostri. Caratteri da fortemente mascolini, culturisti, a caratteri raffinati, femminili, anche per gentilezza nei confronti di questo personaggio. Ortolani prova affetto per questa sua creatura. Tant’è che anche nella parodia “manga” ci sono approfondimenti importanti sui sentimenti della signorina Otherside, creatura dolce, delicata eppure rinchiusa in un corpo assolutamente virile.

Leo si è ispirato anche alla giocosità delle gag della serie televisiva “Will & Grace” della quale ammira il fatto che sia arrivata all’undicesima stagione.

Lo showcase procede, anche se Ortolani parla con noi, ma, intanto, non disegna, cosa piuttosto strana in quanto di solito a questi eventi gli artisti rimangono tutto il tempo con il viso chino sul foglio e rispondono molto brevemente alle domande. Non è questo il caso. Leo discorre volentieri, ci spiega, racconta, scherza col pubblico. Scopriamo poi che ci sono stati dei problemi con la tavoletta grafica.

Una delle ultime frasi che ci regala è sulla difficoltà del disegno di certi albi rispetto ad altri. Una storia di transessuali è una “passeggiata in campagna” rispetto al disegnare una stazione spaziale internazionale e quindi lancia la proposta di mandare i transessuali nello spazio. Altra risata generale, Leo è sempre molto simpatico col pubblico.

E anche questo è Lucca Comics.

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#leo #leoortolani #bao #ratman #cnziaotherside #lcg2018 #luccacomics&games2018 #showcase

Poster 2018

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LUCCA COMICS AND GAMES 2018: Press Cafè con DAVE MCKEAN http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/03/press-cafe-con-dave-mckean/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/03/press-cafe-con-dave-mckean/#comments Sat, 03 Nov 2018 12:18:07 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8000 Dal nostro inviato all’edizione 2018 di Lucca Comics and Games, Furio Detti

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Press Cafè con Dave McKean (Maidenhead, 29 dicembre 1963): fumettista, illustratore, regista e fotografo britannico, attività a cui alterna anche quella di musicista. I suoi lavori sono caratterizzati dalla commistione di varie tecniche quali disegno tradizionale, fotografia, collage, scultura e grafica computerizzata. È noto anche per la sua lunga collaborazione, che continua tuttora, con lo scrittore Neil Gaiman.

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image“Io? l’appeso dei tarocchi. La Brexit? Una stupidaggine.”

Dave McKean artista visionario e polimorfo si sfoga su cinema, politica, Dylan Dog, fumetti inglesi e d’oltreoceano.

Un press cafe lucchese pieno di entusiasmo e forza, illusione e delusione.

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di Furio Detti

Dave McKean ci parla del suo ultimo volume fotografico, uscito in occasione di questa Lucca Comics and Games 2018. Si tratta del volume fotografico intitolato “Apophania” (o “Apofania” in italiano), ossia “Illusione di significato”, una miscellanea assolutamente casuale dei suoi lavori, una selezione delle opere che più gli piacciono e tutte veicolanti l’idea che la giustapposizione di elementi casuali provoca nel nostro cervello un significato, un senso. A volte la confusione che crea tale senso è casuale; altre volte è solo apparente, è voluta e punta in una direzione specifica. Dave McKean ha cercato di includervi opere inedite in Italia.

Passando a Sandman Universe, McKean rivela un po’ nettamente che non ci sarà una collaborazione con Neil Gaiman e che semmai si sta dedicando a ridisegnare le copertine delle serie a cui ha lavorato. Gli piacerebbe proprio realizzare delle cover per così dire “normali”, standard, specialmente considerando la consuetudine in uso di questi tempi.

imageRievocando i tempi di “Casi violenti” e il fumetto inglese del periodo, McKean spiega che la sensazione dell’epoca era interessante, c’era una nuova energia che stava esplodendo. Allora in Inghilterra, dove viveva, c’era un gruppo di creatori come Alan Moore – il quale ha preso la sceneggiatura del fumetto e le ha fatto fare un rivoluzionario salto di qualità; in Inghilterra c’erano autori di talento, sul fronte disegnatori, ma sul lato delle storie e sceneggiature la qualità non c’era, il livello era anzi piuttosto mediocre, mediamente; Alan Moore ha cambiato tutto questo – continua McKean – “All’epoca sentivo di far parte di questo gruppo di autori innovativi. C’erano infatti alcune serie e alcuni fumetti che hanno agito esattamente come semi negli autori, artisti, studenti di belle arti, giornalisti e altri professionisti del settore. Poi sono passati gli anni e sembrò a ognuno che non fosse successo assolutamente niente e invece, proprio adesso, proprio in questo periodo, tali semi stanno sbocciando, stanno portando alla fioritura di piante meravigliose. Non è successo allora, è adesso che sta accadendo! Guardatevi intorno, andate a giro per gli stand di Lucca, ci sono tantissimi stili, tantissime storie, tantissime idee, tutte fantastiche, assolutamente straordinarie. Proprio ora stiamo vivendo un’età dell’oro dei Comics e se in qualche modo sono stato uno di quei seminatori, possi dirmi già molto contento.” Gli piacciono in particolare le storie in grado di raccontare visivamente, ma è la sceneggiatura a essere la chiave di una buona opera: “Ci sono tantissimi libri bellissimi ma privi di una storia stimolante, avvincente. Dobbiamo puntare a fumetti che abbiano per soggetto storie vere, semplici, concrete, che parlino di persone reali e di esperienze concrete: la vita, la morte, crescere i figli, innamorarsi, e che ci siano artisti capaci di coinvolgere. Ammiro anche molto i volumi che cercano di spiegarmi la politica e i problemi del tempo, e anche i libri di scienza che cercano di spiegare i fenomeni naturali o le cose come sono. C’è una nuova generazione di scrittori scientifici in questo momento, come Simon Singh, e ce ne sono un paio interessati a realizzare delle graphic novel. Come un’opera che ho letto recentemente a Losanna, di cui non ricordo bene autore e titolo, ma che era relativa alle camminate o passeggiate nei boschi e aveva un apparato visivo assolutamente interessante. Due anni fa ho realizzato un volume con lo scienziato Richard Dawkins, intitolato ‘The Magic of Reality’, la magia della realtà, che tratta il mondo con questa impostazione scientifica e in cui ho infilato alcuni fumetti“.

Su Karen Berger come editor: “Karen è stata molto importante per creare le condizioni necessarie alla formazione della prima etichetta editoriale della DC, la Vertigo, e era sicuramente una ’script editor’; quello che importava è che tutti gli artisti facessero ciò che era importante per se stessi. Erano i creatori che davano l’input. Potrei dire che il periodo degli anni Ottanta del secolo scorso fu, da questo punto di vista del rapporto autori-editor e redattori, un momento d’oro: i matti, cioé gli autori e artisti, avevano preso il controllo del manicomio. Gli editor non avevano l’influenza o persino il potere che detengono oggi. Allora la faccenda era diretta da chi realizzava le opere e non dalle redazioni. Poi questo equilibrio di potere è mutato agli inizi degli anni Novanta. Le case editrici vedevano che alcune serie avevano più successo, altre meno e iniziarono a dirigere i lavori“, almeno negli USA. Per quanto concerne lo stato dell’editoria e del fumetto britannico, McKean ritiene che attualmente ci sia un bel panorama e che le condizioni siano ottime, anche perché in Gran Bretagna a suo parere non c’è stata mai una vera industria del fumetto. Esistono però tanti interessanti coraggiosi editori indipendenti, come “No Wrou” (alcune cose sono state pubblicate da Bao in Italia) o altri editori non esclusivamente legati al fumetto come “Faber&Faber” e altri, inclusi i venditori al dettaglio. “C’è tutta una nuova generazione di artisti che usano il fumetto. Tutte persone che avrebbero scritto dei romanzi o avrebbero puntato sulla TV, e che invece adesso usano il fumetto come medium.”

imageAttualmente McKean, che è sempre stato un pioniere dell’uso della computer grafica, racconta che i suoi strumenti sono principalmente i media tradizionali: dipinge, disegna sempre in analogico. Matita, carta, colori. Usa il computer solo per scansionare le opere e miscelarle o controllarle, talvolta usandolo molto, talaltra usandolo poco. Ma non ama disegnare al computer. Ama e vuole che la parte fisica sia predominante perché in essa è tutta la nostra umanità. Trova che le opere realizzate esclusivamente in CG siano prive di calore e finiscano per sembrare come di plastica, uniformi, prive di energia.

Quanto agli ingredienti della buona arte e della politica “E’ davvero molto difficile parlarne. Il mondo si trova in uno stato che rende estremamente difficile afferrarlo, capirlo, controllarlo in qualche modo. Certo può sembrare ridicolo pensare che i fumetti e l’arte possano avere un ruolo” ma – secondo il suo parere – “l’arte ha la funzione di mostrare alle persone nuovi punti di vista, nuovi modi di cogliere la realtà, e quindi creare più empatia generale fra le persone” mentre la politica attuale sembra andare nella direzione opposta. Questo sarebbe il ruolo dell’arte, e proprio per questo McKean non ama l’arte come escapismo nella fantasia. Personalmente non ha nulla contro chi sceglie di fuggire nelle proprie fantasie, più o meno estetiche, più o meno alternative al vero, ma pensa che sarebbe meglio per l’arte spingere le persone a agire più empaticamente, a collegarsi fra loro, non a scappare da una realtà vissuta come sgradevole o ingiusta. McKean, interrogato dai presenti sulla politica attuale, si sbilancia decisamente: “Tempo fa ho iniziato un libro intitolato “Caligaro” e sin dalle prime fasi avevo immagnato due finali diversi: uno più lieto e uno più pessimista, grigio, di cui non ero oltretutto neanche tanto convinto. Oggi, guardando alla realtà politica internazionale, e segnatamente a quella inglese, posso dire che avevo fatto bene a prevedere il peggior finale. La Brexit, che è arrivata oltretutto a metà della stesura di questo libro, è stata un disastro, una cosa incredibilmente idiota, stupida, arrogante. Il finale di Caligaro parla proprio di questo, è tutto questo.”

McKean regista.
imageNon ha intenzione di tornare dietro la macchina da presa, anche se ama e si diverte ancora creare visioni filmiche, ma trova sia l’ambiente del cinema, sia il processo della regia, estremamente frustranti. “Ho sprecato un sacco di tempo a cercare di realizzare film e a trovare i finanziamenti, tutte fasi in cui non si crea praticamente nulla ed è estremamente frustrante. Questo non è il lavoro che sogno. Mi piace l’idea di realizzare qualcosa, e avere la libertà di farlo subito, ma mi sento come se non avessi più tempo per farlo e cercare di far marciare le cose è altra faccenda che creare dietro la macchina da presa. Oltretutto è molto difficile realizzare i film come li vorrei davvero“. Allora è tornato alla carta che non richiede sforzi del genere per mettersi a creare e che lo lascia decisamente libero di fare come crede. “Se durante questo processo mi si presenterà la possibilià concreta di fare un film, di mettere su pellicola le mie storie, lo farò volentieri, ma per ora non mi metto alla ricerca di questo.”

Uccidere Dylan Dog: in un’intervista del 2010 a Perugia Dave McKean aveva consigliato ai giovani fumettisti italiani di “Uccidere Dylan Dog” [tutti ridono!]

Dave McKean – “Probabilmente ero davvero di pessimo umore” [ridiamo ancor di più]

A distanza di anni McKean ritiene di non ricordare esattamente il contesto esatto in cui aveva emesso, per scherzarci su, la ‘fatwa’ contro l’Investigatore dell’Incubo ma che probabilmente si era espresso in Italia come tendeva a fare negli USA quando invitava a “uccidere Superman” o quando nel Regno Unito invitava a uccidere il Giudice Dredd. In realtà con queste espressioni vuole invitare gli artisti a non vivere nel passato o nella nostalgia, ma a sforzarsi di inventare storie sempre nuove, sempre fresche.

LA NOSTRA DOMANDA
Lei ha lavorato sui tarocchi, prima nell’ambito di altre storie, poi per suo conto con i “Particle Tarots”. Se lei dovesse scegliere uno degli Arcani maggiori per descrivere il suo lavoro, quale sceglierebbe? Perché trova i tarocchi e la loro simbologia così rilevanti? Grazie.

Dave McKean – Vero, ho lavorato sui Tarocchi, realizzando due mazzi di carte; uno per Vertigo e il mio personale, appunto i “Tarocchi delle Particelle (Elementari)”, ispirato alla scienza contemporanea. A me piace l’idea straordinaria e assolutamente folle, così ricca di hybris, che è racchiudere tutta l’esperienza umana, ogni esperienza umana, nell’elenco di 78 carte. Un’idea arrogante e assurda che ha tuttavia creato un sistema bellissimo per rappresentare l’esperienza umana. Quanto al mio tarocco-simbolo faccio molta fatica a immaginarne uno che la rappresenti, ma se proprio devo scegliere, sarei per l’Appeso. Perché è una figura impossibile da realizzare. Io faccio altrettanta fatica a realizzare le ie opere, il mio lavoro è sempre una grande battaglia credo che questo arcano possa rapresentare al meglio quello che faccio.

(Furio Detti da Lucca -  31 ottobre 2018)

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LUCCA COMICS AND GAMES 2018: intervista ad Astrid Lucchesi http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/01/lucca-comics-and-games-2018-intervista-ad-astrid-lucchesi/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/11/01/lucca-comics-and-games-2018-intervista-ad-astrid-lucchesi/#comments Thu, 01 Nov 2018 16:53:50 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7993 Dal nostro inviato all’edizione 2018 di Lucca Comics and Games, Furio Detti

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Francesco, il santo della libertà. (O come liberarsi dalle catene se si è una fumettista)

“La Conversione di Francesco” di Astrid per Kleiner Flug, novità in singola 2018, dopo il volume a più mani “Dante Alighieri”

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di Furio Detti

(Lucca, 31 ottobre 2018) – Per Letteratitudine intervistiamo Astrid Lucchesi, in arte semplicemente Astrid, autrice della novità lanciata da Kleiner Flug in occasione di Lucca Comics&Games 2018: “La Conversione di Francesco”, fumetto dedicato ai primi anni di vita del Santo d’Italia.

Furio Detti per LETTERATITUDINE – Ci ha colpito, per prima cosa e per cominciare questa intervista, il netto cambio di stile, nel segno, nella colorazione, nell’impaginazione a metà della storia per raccontare la trasformazione di Francesco nel santo che diventerà. Complimenti: come ti è venuta l’idea di questo stratagemma tecnico al servizio della narrazione?
ASTRID – Il cambiamento non è stato affatto pianificato né ragionato, ma è coinciso con un cambio di stile avvenuto naturalmente nella mia evoluzione artistica a metà dell’opera. Quest’anno sono stata a un workshop a Grosseto con Enrique Fernandez, autore che mi piace molto, e che fra i tanti suggerimenti e consigli mi ha soprattutto fatto capire che i miei lavori migliori erano quelli dove io disegnavo più di getto, in maniera più spontanea. Si vede bene che nella prima parte del fumetto io seguo un tratto elaborato, colorato, chiaroscurato, ma molto controllato, studiato, forse raffinato. In realtà ottenere quel risultato mi affaticava e sentivo, sotto sotto che quello stile non mi apparteneva. Era come quando ci si incaponisce su un’idea fissa e la si persegue con ostinazione a dispetto del disagio. A un certo punto ho aperto gli occhi. Ho iniziato a disegnare come mi sentivo e come mi piaceva, in modo che potessi divertirmi di più – cosa essenziale specialmente per noi fumettisti – e potessi sentirmi più libera, naturale. Mi sono quindi ritrovata a metà libro con questo cambiamento interiore. Anche per onestà volevo iniziare a disegnare come mi sentivo più a mio agio. A quel punto il dilemma: “Come continuo la storia? Devo cambiare stile o proseguire?”.
Rileggendo la vicenda mi sono accorta che il mio cambiamento era avvenuto quando, più o meno a metà, San Francesco incontra e bacia il lebbroso. Il momento più forte della sua gioventù, il salto,lo scatto che lo porta alla trasformazione spirituale. Allora mi sono detta che era giusto che il mio segno cambiasse e riflettesse questo mutamento. Ci stava proprio il mutamento di stile, imprevisto anche per me.

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LETT.- Quale è stato il tuo percorso artistico? Sappiamo che in precedenza hai realizzato a più mani “Dante Alighieri” sempre per Kleiner Flug. Come hai affrontato l’oceano sterminato dell’immaginario dantesco, prova difficilissima di narrazione per un fumettista?
ASTRID – Disegno da quando sono piccola, è sempre stata una passione. Poi ho seguito il liceo artistico ma a indirizzo musicale. Quindi ho deciso di frequentare la Scuola di Comics di Firenze. Lì ho incontrato maestri, amici, studenti e colleghi e tanti professionisti. Fra questi Alessio D’Uva, coautore di “Dante Alighieri” che mi ha proposto di collaborare proprio a quest’opera appena finita la scuola di comics.

LETT.- Preferisci lavorare da sola come per Francesco o seguendo un testo altrui? Come ti trovi meglio?
ASTRID – Sono contenta di aver lavorato prima a Dante e poi a Francesco. Il fatto di avere una sceneggiatura già pronta mi rendeva più tranquilla. Questo è stato il mio primo fumetto, anche se avevo fatto dei lavori in precedenza, soprattutto illustrazioni. Per esempio non dovevo preoccuparmi delle incongruenze storiche, le quali possono distruggere un fumetto del genere anche con il più minuto dettaglio. Oltretutto Uva e Filippo Rossi, gli autori, mi hanno lasciato grande libertà nella scelta grafica e nell’impostazione delle tavole. Con Francesco mi sono sentita pronta per lavorare da sola.

LETT. – Ti sei documentata viaggiando nei luoghi “francescani”?
ASTRID – Ho partecipato alla Marcia della Pace a Assisi, sono stata poi a Perugia e tempo prima alla Verna, anche se questo luogo ovviamente non compare nel fumetto che racconta solo i primi anni di vita del santo. Ovviamente l’Assisi di oggi non è quella del Duecento, ma in loco ho trovato delle stampe e dei disegni di epoche più antiche che mi hanno permesso di ricostruire lo scenario abbastanza per fare da sfondo alla vicenda.

LETT. – Due personaggi diversissimi: Dante e Francesco. Dante è un potente, un politico, un ambasciatore oltre che poeta, e ha un progetto per governare l’Italia. Francesco ha scelto invece la via dell’umiltà. Come si raccontano potenza e umiltà nei comics?
ASTRID – Sarà che veramente non ho mai pensato a Dante come a un potente, semmai vedo che l’amore è la caratteristica principale dei due personaggi. Secondo me Dante è un uomo che ama, ama la sua donna, ama Beatrice, ama l’universo, ama il mondo, la bellezza e Dio. Francesco ama Dio e soprattutto la libertà. Sì, la storia di Francesco è anche una storia di libertà: il Poverello si è liberato dalle catene dei suoi condizionamenti…

LETT. – A proposito di catene: cosa ti vincola nel tuo lavoro dall’ideazione al procedimento, alla realizzazione e alla revisione, sia come media sia come metodo e approcccio?
ASTRID – È proprio come ti dicevo prima. Io stessa mi sono svincolata. Ora mi trovo a mio agio con matita e carboncino, usati nel modo più semplice e meno raffinato possibile; utilizzo anche il digitale perché mi consente grandi possibilità. Al momento disegno molto di getto. Uso poco la gomma e mi fido del mio istinto.

LETT. – Allora ti facciamo i migliori auguro con la speranza che tu ci possa e voglia raccontare anche il seguito della storia di Francesco, magari con la Verna sullo sfondo… Grazie mille.
ASTRID – Grazie a tutti voi.

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