LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » grazia verasani http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 LETTERA A DINA di Grazia Verasani http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/10/21/lettera-a-dina-di-grazia-verasani/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2016/10/21/lettera-a-dina-di-grazia-verasani/#comments Fri, 21 Oct 2016 14:49:18 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7314 letteratura-e-musica

Il nuovo appuntamento del forum di Letteratitudine intitolatoLETTERATURA E MUSICAè dedicato al nuovo libro di Grazia Verasani, intitolato “Lettera a Dina” e pubblicato da Giunti.

La puntata radiofonica di “Letteratitudine in Fm” con Grazia Verasani dedicata al suo precedente romanzo “Mare d’inverno” (Giunti) è disponibile per l’ascolto qui.

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Lettera a Dinadi Grazia Verasani (Giunti, 2016)

recensione di Claudio Morandini

Nel nuovo romanzo di Grazia Verasani, “Lettera a Dina”, uscito quest’anno per Giunti come il precedente “Mare d’inverno”, due personaggi femminili si incontrano, misurano le proprie incompatibilità eppure si attraggono e si stringono in un’amicizia appassionata nella politicizzata Bologna degli anni Settanta, tra scuole medie e liceo; si abbandoneranno, a un certo punto, per seguire strade inconciliabili, ma finiranno per ritrovarsi uniti nella memoria: uno è l’io narrante, una ragazza curiosa, buona, inquieta il giusto, “comunista” da sempre ma incuriosita dal mondo della borghesia benestante, stabile pur nei cambiamenti dovuti alla crescita e alle dinamiche dell’esistenza; l’altro personaggio è appunto Dina, “fascista” più per sfizio e gusto della provocazione che per sentita vocazione ideologica, piuttosto spinta da una disperata voracità consumistica, affascinante proprio perché diversa e inafferrabile, in continua metamorfosi tra fasi di rapinosa bellezza e altre di abbrutimento.
La prima possiede la solidità necessaria per superare le crisi, per opporsi a derive autodistruttive, e rimane sincera con se stessa e gli altri; la seconda, invece, tra sbandate bulimiche e comportamenti compulsivi, finirà per perdersi nell’alcool e nelle droghe pesanti, in un crescendo di bugie e depistaggi sempre più goffi. La morte di Dina, la sua scomparsa rappresentano l’oggetto di quella ricerca che dicevamo, che però è un affaire personale, un fare i conti con un momento opaco del proprio passato più che con un mistero da risolvere.
Due figure così opposte eppure complementari – se vogliamo leggerli come fossero elementi musicali – potrebbero ricordare le dinamiche che si creano tra il tema A e il tema B di una forma sonata: diversi per natura, eppure destinati a legarsi in uno sviluppo che li concili.
La musica, in effetti, ha un ruolo fondamentale nel bel romanzo di Verasani. È dall’ascolto casuale di una canzone degli Alunni del Sole, “E mi manchi tanto…”, che si scatena il ricordo, rimosso per tanti anni, dell’amicizia adolescenziale tra la narratrice e Dina. Anche in altre parti del romanzo la musica è questo: evocazione di sentimenti contrastanti e di straordinaria intensità, colonna sonora di situazioni alle quali rimarrà aggrappata per sempre nel ricordo, proiezione (anticipazione, amplificazione) di situazioni e momenti cruciali; compagna consolatrice, terapia della sofferenza dell’anima, distillato (in poche parole, in pochi accordi, quando si tratta delle canzoni che punteggiano il romanzo) di uno stato d’animo.
La musica in “Lettera a Dina” svolge anche un altro ruolo: caratterizza un’epoca, segna lo scorrere del tempo, certifica lo spirito di determinati anni. Per noi che abbiamo vissuto quegli anni, magari in altre città anche più sonnolente, tutti quei titoli diventano potenti madeleines evocatrici (da “Pop Corn” de La Strana Società a “Polli di allevamento” di Gaber, da “Perché no?” di Battisti a “Parsifal” dei Pooh), assieme ai titoli di film e libri (“Porci con le ali”, “Ecce Bombo”, “Bilitis”…) e di programmi televisivi, al “Corriere dei ragazzi” e a “Burda”, alla morte di Giovanni Paolo I e agli spettacoli di Carmelo Bene: e rimaniamo indecisi tra l’abbandono complice al gioco della nostalgia o il distacco di chi, raggiunta la maturità, contempla il proprio passato come la vita di qualcun altro.
Accanto alle canzonette, qualche classico (Sibelius, Rachmaninov, Bellini, Liszt…) frutto degli interessi della protagonista narrante e dei suoi studi musicali. A volte questa particolare competenza musicale colora di un’immagine imprevista una situazione:
«Sono confuso» mi aveva detto R. quella sera, col tono di chi farà di tutto per eliminare un eccesso di ridondanza strumentale da un brano solistico.
Analogamente, la relazione con l’amico R. viene descritta così poche righe dopo: Eravamo ancora in una specie di backstage, durante il nostro concerto, come due romantici studenti fuori corso.
Il tempo, in questa vicenda che intreccia passato e presente, è l’altro vero protagonista. E Grazia Verasani ci fa sentire l’intricata commistione della personale quête della protagonista narrante attraverso un escamotage interessante: racconta l’indagine nel presente ricorrendo al tempo passato, facendolo così sprofondare indietro, e con la vividezza del tempo presente racconta la persistenza del passato indagato e ritrovato.

[Un estratto del libro è disponibile qui]

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La scheda del libro
È una mattina del 1973 e nella classe 2a H entra per la prima volta Dina. Ha dodici anni, indossa abiti costosi, è bionda e sovrappeso. Si volta verso la sua nuova compagna di banco e le dice: ”Io sono fascista”. L’altra le risponde: ”Io sono comunista”. E’ un colpo di fulmine. Tra le due nasce un’amicizia travolgente, fatta di sotterfugi, giuramenti, chiacchiere, litigi, riconciliazioni appassionate. Due mondi diversi, due famiglie di estrazione opposta, una di matrice operaia, l’altra, quella di Dina, decisamente borghese, che le due ragazzine mescolano e alternano in una Bologna animata dalle prime lotte studentesche.
Trentasette anni dopo, mentre parcheggia l’auto, la protagonista di questa storia sente alla radio la canzone che lei e Dina ascoltavano fino allo sfinimento su un giradischi. E di colpo, vivissima, Dina è di nuovo lì. Dove si è persa l’adolescente ribelle sempre in lotta con una madre fredda e seducente? Qual è stato il momento esatto in cui qualcosa si è spezzato? E perché quella tentazione irrefrenabile di camminare a occhi chiusi sul bordo di un precipizio?
Lettera a Dina” di Grazia Verasani è il racconto toccante di un’amicizia assoluta e dei segni che ha lasciato; una riflessione sui sogni e gli ideali della giovinezza attraverso un paesaggio esistenziale che tocca un decennio importante della storia italiana, in una sovrapposizione tra passato e presente il cui raccordo emotivo – e provvidenziale – è la musica.

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Grazia Verasani (Bologna 1964), scrittrice e musicista, ha esordito ventenne pubblicando racconti sul Manifesto, nella rubrica curata da Gianni Celati. Sono seguiti romanzi, antologie, opere teatrali, fino a Quo vadis baby? (Feltrinelli) da cui il regista Gabriele Salvatores ha girato l’omonimo film nel 2005 e prodotto una serie tv. Per Feltrinelli, oltre a Tutto il freddo che ho preso, sono usciti Velocemente da nessuna parte, Di tutti e di nessuno, Cosa sai della notte e Senza ragione apparente (menzione speciale premio Scerbanenco 2015), con protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini. Del 2012 è il film Maternity Blues
tratto dalla sua opera From Medea (Sironi Editore), vincitore di molti premi. Per Giunti, sono usciti Mare d’inverno (2014) e Lettera a Dina (2016).
Il suo sito è www.graziaverasani.it

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ACCORDI MINORI http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/07/28/accordi-minori/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2015/07/28/accordi-minori/#comments Tue, 28 Jul 2015 17:00:49 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6862 In collegamento con il forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del volume “Accordi minori” di Grazia Verasani (Gallucci). Su LetteratitudineNews è disponibile uno stralcio del racconto su Kurt Cobain

[Ne approfittiamo per invitare i lettori ad ascoltare (o riascoltare) la puntata radiofonica di "Letteratitudine in Fm" con Grazia Verasani dedicata al suo romanzo "Mare d'inverno" (Giunti)]

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ACCORDI MINORI,  di Grazia Verasani

Gallucci, 2013

a cura di Claudio Morandini

“Strano, più muoio più mi applaudono.”

Grazia Verasani, nei brevi racconti-monologhi di “Accordi minori” (Gallucci, 2013), esplora con sensibilità partecipe quel particolare settore della musica (per lo più pop, con qualche scantonamento nel jazz) che in questi ultimi cinquant’anni ha fatto surf sull’onda lunga del maledettismo – lo diciamo senza preoccuparci di suonare irriverenti. È un mondo insieme colorato e umbratile, notturno anzi, in cui artisti di talento hanno vissuto la loro dedizione alla musica fino in fondo, fino agli esiti tragici. Incapaci di gestire il successo, la pressione, la fama, oppure logorati da ruoli che sono stati ritagliati loro addosso e in cui non si riconoscono, i musicisti coinvolti in questa dolente via crucis sono quasi tutti cantanti – fa eccezione Chet Baker, in rappresentanza di tutti gli infelici morti per autocombustione di cui è costellata la storia del jazz. Certo, alcuni di loro, oltre che interpreti, sono stati anche autori delle canzoni che li hanno portati al successo: ma nei racconti di Verasani compaiono come icone, come animali da palcoscenico oggetto di culto (di massa o di nicchia), e non li vediamo seduti a tavolino a scribacchiare versi, o intenti a comporre alla chitarra o al pianoforte, ma esposti a riflettori che ne rivelano le drammatiche debolezze, la stanchezza insostenibile, la profonda solitudine, gli abusi e l’alterazione. La musica, si direbbe, non ha rappresentato per loro una via di salvezza, ma piuttosto un’accelerazione verso la perdizione. Alla fine, «a vincere è solo la musica», come si legge nella conclusione di “Born to be kings” (Freddie Mercury): il che significa che la musica resta, anche dopo la morte dell’artista, ma anche, se vogliamo, che la musica vince su tutto, compresa la vita dell’artista.

Sin dal primo racconto, che raccoglie le esternazioni vaneggianti di Janis Joplin, i personaggi sono colti nella fase finale della loro parabola, nel momento in cui, crudelmente, il delirio ha la meglio sulla razionalità, ogni cosa è alterata da droghe alcol o follia e la deriva fatale dello spirito dionisiaco ha raggiunto un punto di non ritorno – alcuni di loro anzi ci parlano da un post mortem che non sembra migliore della vita precedente.

Le pagine più intense – quelle in cui la musica non entra come corredo di un atteggiamento da maudit, come arredo sonoro al bruciarsi di vite che si sarebbero bruciate comunque – ci rivelano anime inquiete, errori scontati in castigo per un’intera esistenza. Così in “La musica è finita”, la voce di Umberto Bindi narra senza troppo vittimismo la condanna al buio delle quinte che il mondo perbenista dello spettacolo ha decretato dopo il suo coming out, irreparabilmente in anticipo sui tempi.

Il loro confondere musica e vita (la musica è la vita, la vita è musica) a lungo andare ha isolato questi musicisti, li ha corrosi, li ha scollati. «Per me e per te» si legge in “Oh, ma belle”, dedicato a Giuni Russo, «l’arte è stata la vita intera, e anche nell’amore le abbiamo dato spazio. Abbiamo fatto musica e vita, insieme. Anche nelle malattie, nei fuori gioco». La musica permea quelle vite infelici al punto che nei monologhi si insinuano, con un certo virtuosismo, frammenti dei testi delle loro canzoni più celebri, e sembra quasi che i personaggi non sappiano distinguere più tra il mondo stilizzato concentrato in una canzone e la loro stessa vita – oppure significa, più probabilmente, che le canzoni, anche quelle più convenzionali, contengono in forma semplice e sintetica verità profonde, e che quello che accade nei tre minuti di una canzone è la trasfigurazione di quanto accade nella vita reale. Verasani incoraggia questa promiscuità tra vita e arte scrivendo pagine à la maniere de, in cui tono, registro, sostanza della scrittura sembrano di volta in volta imitare lo stile, le cadenze, perfino i manierismi dei dedicatari.

In questi racconti vi è comunque poca musica in senso tecnico: giusto qualche giro di accordi, all’inizio di “Grace”, dedicato a Jeff Buckley: «Ti ricordi come faceva Hallelujah, Keith? La quarta, la quinta, la caduta in minore, l’ascesa maggiore…» Per il resto, palchi, camerini, camere d’albergo. Un po’ spiace non sorprendere Tenco, Bindi, Buckley o Cobain nel momento della creazione artistica, al pianoforte o alla chitarra, intenti a trovare l’accordo giusto, la cadenza più adatta, a far combinare testo e melodia, e melodia e accordi. Ma questo lato diciamo artigianale non sembra interessare l’autrice, che invece preferisce estrapolare ciò che di noir emerge dal vissuto dei musicisti, fino a farne personaggi da noir a tutti gli effetti (di un noir immaginario in cui, temiamo, rivestirebbero tutti il ruolo di vittime).

Molti di quei nomi torneranno nel racconto finale, l’elegiaco “Cinque donne facili”, in cui l’io narrante, Angelo Catelli, pianista di pianobar che lavora al Cocorito e si dice privo di vero talento, ricorda le cinque donne della sua vita, tutte, in un modo o nell’altro, legate alla musica, e tutte – lo riconosce lo stesso Catelli – amanti della musica molto più di lui. Si respira un’aria piacevole di déjà-vu in queste pagine, anche per il fatto che lo stesso Catelli è figura grigia, modesta, priva di carattere e di gusti: di volta in volta si adatta al carattere e ai gusti delle donne con cui vive un’avventura, tra pop, jazz e cantautorato, esattamente come si adatta ai gusti e alle nostalgie dei clienti del Cocorito e suona standard che non gli dicono granché. Ma insomma – qui sta un motivo particolare d’interesse – le donne, sia pure presenze fugaci e spesso fraintese nella sua vita, in qualcosa lo cambiano, qualcosa gli lasciano: anche solo canzoni da suonare svogliatamente per sconosciuti, attraverso cui essere rievocate ed evocare un’idea di amore infelice che sembra non possa fare a meno della musica (della forma-canzone) per esprimersi.

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GRAZIA VERASANI ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 29 ottobre 2014 http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/10/28/in-radio-con-grazia-verasani/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/10/28/in-radio-con-grazia-verasani/#comments Tue, 28 Oct 2014 20:00:50 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6554 GRAZIA VERASANI ospite di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 29 ottobre 2014 – h. 9 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)

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In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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È Grazia Verasani l’ospite della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 29 ottobre 2014.

Con Grazia Verasani discutiamo del suo nuovo romanzo “Mare d’inverno” (Giunti). Nella seconda parte della puntata, l’autrice legge una pagina del suo libro…

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Tre donne di oggi, in un’età di bilanci fatti con coraggio e ironia, battute caustiche, dialoghi divertenti e avvelenati, emozioni messe a nudo, verità che non si nascondono.

Copertina Mare d'invernoMare d’inverno è un romanzo sull’amicizia tra donne, un Grande Freddo al femminile con un’ironia “alla Almodóvar”. La voce narrante è quella di Agnese, che fa l’insegnante, con un matrimonio arrugginito e una figlia diciottenne. Poi ci sono Vera, giornalista di successo, e Carmen, attrice prestata al doppiaggio. Sono vicine ai cinquanta e sono amiche dai tempi dell’università. Adesso si ritrovano a passare insieme, in una villetta della riviera romagnola, i giorni che precedono il Capodanno. La scusa è quella di consolare Carmen che si è rifugiata lì per riflettere sulla sua ennesima sconfitta sentimentale. In quel posto
semideserto, freddo, desolato, tra alberghi chiusi e il mare d’inverno della canzone di Ruggeri, le tre donne rinsaldano la loro amicizia, con liti passeggere, ricordi che affiorano, confidenze, rimpianti, amori che non si dimenticano. Ma soprattutto ridono, o imparano a farlo, in un’età in cui la giovinezza sembra già alle spalle. Vera, pur essendosi pienamente realizzata nel lavoro, non è felice, come non lo è Carmen, che ha sempre messo l’amore al primo posto, e Agnese dovrà decidere cosa fare del proprio matrimonio. Una breve vacanza in cui conosceranno qualcosa in più di loro stesse, e avranno anche l’occasione di incontrare uomini che scontano lo stesso malinconico “fuori stagione”. E insieme, forse, troveranno la forza di andare avanti più consapevolmente, senza paura della solitudine.

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Grazia Verasani (Bologna, 1964) ha pubblicato numerosi romanzi tra cui Quo vadis, baby?, dal quale Gabriele Salvatores ha girato l’omonimo film nel 2005 e prodotto la
serie tv Sky diretta da Guido Chiesa, e i noir Velocemente da nessuna parte, Di tutti e di nessuno e Cosa sai della notte, con protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini. È anche musicista e sceneggiatrice, ha collaborato con riviste e quotidiani e pubblicato racconti su varie antologie. Ha scritto opere teatrali come From Medea-Maternity Blues, rappresentata sia in Italia che all’estero, diventata un film pluripremiato per la regia di Fabrizio Cattani. E il monologo Vincerò sulla vita e la carriera di Luciano Pavarotti, interpretato tra gli altri da Michele Placido. I suoi romanzi sono tradotti in vari paesi tra cui Francia, Germania, Russia. Nel 2013 è uscita la raccolta di racconti musicali Accordi minori.
Il suo sito è www.graziaverasani.it.

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il mercoledì mattina (h. 9 circa). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

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