LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali 2021-12-11T09:58:57Z WordPress http://letteratitudine.blog.kataweb.it/feed/atom/ Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[L’ULTIMO POST]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8907 2021-12-08T19:20:35Z 2021-12-08T19:20:35Z L’ultimo post di Letteratitudine (su Kataweb)

di Massimo Maugeri

È strano scrivere questo post.
Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Nulla di sorprendente, dunque. Tuttavia rimane comunque una sensazione di “smarrimento”.
E una certa tristezza.
Il fatto è che il gruppo GEDI ha deciso di chiudere il portale Kataweb: quello che ospita – tra gli altri – anche questo blog. Dunque, a partire da metà gennaio 2022, questo spazio (questo luogo virtuale) non esisterà più.
Non su Kataweb, almeno.

Non temete. Continueranno regolarmente le attività di LetteratitudineNews e del mio programma radiofonico… e quasi certamente verrà implementato il sito Letteratitudine.it.

In ogni caso, nulla sarà perduto. Nemmeno il più piccolo post o l’ultimo dei commenti che hanno caratterizzato gli appassionanti dibattiti online che, negli anni, si sono svolti in questo luogo (qui su Kataweb). Semplicemente ci si sposterà altrove. L’ottica, dunque, è quella del “trasloco” (o della “migrazione”, se preferite). Ve ne darò notizia proprio su LetteratitudineNews e sui vari canali social.
Rimane comunque un velo di tristezza per via del legame affettivo ed emotivo con questo luogo virtuale.

Vedete… è come se, a un certo punto qualcuno vi comunicasse (al di là di possibili ripercussioni di natura economica, ma non è questo il caso): “Ci dispiace, purtoppo dobbiamo abbattere il palazzo dove si trova l’appartamento in cui siete cresciuti. Sapete, è ridotto a un rudere e bisogna demolirlo”. Voi direte: “Okay, d’accordo. Nessun problema. Vorrà dire che sposteremo tutti i mobili altrove. Magari in un appartamento più bello, all’interno di un quartiere più accogliente”. O forse, penserete, sarà la volta buona per andare a vivere in una casa indipendente (niente più palazzi, né condomini). Comunque sia, un po’ di tristezza rimarrà comunque. Sarà inevitabile. Perché in quell’appartamento ci siete comunque cresciuti. E l’idea che non esisterà più non potrà rendervi felici.
Ma andrete avanti, in una prospettiva di miglioramento.
È il bello della vita, in un certo senso.

Letteratitudine nasce nel settembre del 2006: prima con un semplice post di “Benvenuto” e subito dopo con un post intitolato “Un caffè letterario virtuale” (come immagine compare – piuttosto banalmente – una tazzina di caffè accanto a un libro; la stessa che – in ottica di “circolarità” – ho deciso di riprorre nell’ambito di questo post di chiusura). È partito tutto da qui…

Ho sempre avuto il timore che questi testi scritti online prima o poi finissero con l’andare perduti. Anche per questa ragione, nel corso degli anni, ho deciso di far uscire libri legati all’attività del blog. A oggi ne sono usciti tre. Nell’ultimo -  uscito nel gennaio 2017, per celebrare i primi dieci anni di vita di Letteratitudine – ne ho ripercorso un po’ la storia.
Riporto, in chiusura, uno stralcio della prefazione di questo terzo libro. Benché si riferisca solo al primo decennio di attività, sintetizza comunque il senso dei primi anni (dei “vecchi tempi”, direi).
Lascio dunque la parola al “me stesso” di fine 2016.
Per il resto, continueremo ad andare avanti.
Grazie di cuore a tutte le amiche e a tutti gli amici di Letteratitudine per l’affetto con cui ci avete seguito fino a oggi e per quello con cui continuerete a seguirci.

* * *

Un brano estratto dalla prefazione di “Letteratitudine 3. Letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria, 2017)

La nascita di Letteratitudine

letteratitudineEra il settembre del 2006 quando pubblicai online il primo post di Letteratitudine. In quel periodo, nel territorio dove vivevo (Catania e dintorni), contribuivo a organizzare e a portare avanti una serie di iniziative culturali di natura letteraria. L’anno precedente avevo pubblicato il mio primo romanzo con una piccola casa editrice della mia città (“Identità distorte”, Prova d’Autore). Il libro, per quelle che erano le aspettative iniziali, aveva goduto di buon successo: era stato recensito positivamente su quotidiani e magazine nazionali e aveva vinto la sezione opera prima del “Premio Martoglio”. Andavo in giro a presentarlo ovunque mi invitavano.
È in questo contesto, come ho avuto modo di riferire in diverse occasioni, che nacque Letteratitudine. Il progetto prese vita in maniera piuttosto fortuita, per via di una mia esigenza personale: mia figlia (la secondogenita) era appena nata e dunque, per essere il più possibile presente in casa, decisi di ridurre drasticamente la mia partecipazione fisica agli eventi culturali a cui dedicavo parte del mio tempo libero. In effetti sapevo che c’era la possibilità di continuare a occuparsi di letteratura e di “incontri letterari” anche rimanendo in casa. E questa possibilità passava dalla Rete. Del resto erano già operativi blog letterari che seguivo con grande piacere (“Nazione Indiana” era già online dal 2003 e “Lipperatura” aveva aperto l’anno successivo). Pensai: perché non creare anch’io un blog incentrato sui libri e sulla letteratura? In verità non c’era alcuna ambizione particolare in quel pensiero. Solo il desiderio di creare un’occasione d’incontro, se pur virtuale, tra le persone che conoscevo, con l’obiettivo di discutere dei nostri amati libri. Ciò che avevo ben chiaro fin dall’inizio, però, era che in questo blog non dovevo parlare di me e delle “mie cose”, o proporre “miei testi”, o divulgare le “mie opinioni”. Desideravo creare un piccolo crocevia che, in maniera dichiarata, favorisse lo scambio di opinioni tra i vari protagonisti del mondo del libro. Questo blog, dunque, doveva nascere in un’ottica “di servizio”. Doveva essere un “open-blog”, ovvero “un luogo d’incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali”. Stiamo parlando di un’idea e di un’esigenza nate in un periodo in cui “l’esplosione” dei social network come Facebook e Twitter era ancora ben di là da venire (altrimenti è presumibile che avrei usato direttamente i canali dei social).
Mi serviva un nome. Doveva essere un nome composto da una sola parola e che richiamasse in qualche modo la letteratura; possibilmente un acronimo. Da buon siciliano si affacciò alla mia mente il neologismo sicilitudine, che Leonardo Sciascia aveva reso celebre utilizzandolo nel suo saggio intitolato, appunto, “Sicilia e sicilitudine”. Da qui nacque Letteratitudine, termine che aveva (e ha) anche la valenza di acronimo (letteratura + attitudine, letteratura + latitudine, letteratura + longitudine, letteratura + solitudine e così via).

letteratitudineL’idea iniziale, come ho già accennato, non aveva pretese particolari. Si trattava di pubblicare post letterari provando a coinvolgere un gruppuscolo di persone potenzialmente interessate. Creai, dunque, questo blog sul portale Kataweb, pubblicai i primi post e cominciai a divulgare i link attraverso l’invio di una newsletter (una lettera informativa) a una trentina di indirizzi email di persone che conoscevo e che pensavo potessero essere interessate agli argomenti proposti.
Nel tempo questa mailing list crebbe a vista d’occhio, con svariate decine di migliaia di iscritti [dalla data di entrata in vigore del "Regolamento Generale europeo per la protezione dei Dati personali", siamo nel maggio 2018, ho preferito interrompere l'invio della newsletter ed eliminare la mailing list, confidando sul fatto che non fosse più necessario... in effetti il numero delle visualizzazioni è continuato a crescere a prescindere dall'invio della newsletter - n.d.r].
Dopo pochi mesi dalla sua nascita, peraltro, Letteratitudine divenne uno dei blog d’autore del Gruppo L’Espresso.

La prima fase di crescita del blog fu caratterizzata dal tentativo di coinvolgimento di un numero crescente di persone che, in un modo o nell’altro, avesse a che fare con il mondo del libro. A qualche amico scrittore (tra i primissimi, Roberto Alajmo e Antonella Cilento) proposi la cura di uno spazio: una sorta di rubrica. Nel frattempo cominciai a proporre, stimolare e moderare una serie di dibattiti di natura letteraria. Potevano avere per oggetto articoli pubblicati sulle pagine culturali di quotidiani e magazine, oppure potevano nascere da idee di varia provenienza e da argomenti incentrati sulle storie narrate da alcuni romanzi (con il coinvolgimento diretto degli autori). Sempre più di frequente cominciai a formulare alcune domande “aperte” (cioè rivolte a tutti) per favorire il dibattito. Nacque così una serie di discussioni molto appassionate e appassionanti con contributi forniti da una schiera di preparatissimi commentatori (nella loro veste di semplici lettori, o di scrittori, o di giornalisti e critici letterari, o di editor, librai e così via). Una selezione di questi dibattiti è confluita sui due precedenti libri di Letteratitudine: “Letteratitudine, il libro: vol. I – 2006-2008” (Azimut), Letteratitudine, il libro: vol. II – 2008-2011” (Historica). [Questi libri – tra le altre cose – sono stati oggetto di studio da parte di alcune Facoltà universitarie di Lettere e di Scienze della Comunicazione nell’ambito di diverse tesi di laurea - n.d.r.].

Non si vive, però, solo di dibattiti. A ripensarci adesso mi tornano in mente, con un forte carico di nostalgia, anche alcune attività ludiche che proposi nei primissimi anni di vita del blog. Veri e propri giochi letterari di gruppo. Il primo si intitolava “Due libri da salvare” e trovò vita online in un post pubblicato il 9 novembre del 2007. L’idea era semplice, ma stimolante. I frequentatori del blog erano invitati a immaginare una catastrofe immane destinata a colpire ineluttabilmente i libri. Qualcosa di peggio (molto peggio) della tragedia libresca descritta in “Fahrenheit 451” (celebre romanzo di Ray Bradbury). Per farla breve bisognava salvare dall’oblio solo due libri. Per facilitare il compito, limitai la possibilità di scelta a due testi di narrativa: uno per l’Ottocento, uno per il Novecento. Ciascun frequentatore aveva la possibilità di motivare la scelta e di convincere gli altri a sostenerli. Nacquero vere e proprie (giocose) fazioni.
Il gioco durò all’incirca una decina di giorni, giunsero quasi 800 commenti e – alla fine – furono scelti i “due libri da salvare” che, nella fattispecie, furono: per l’Ottocento, “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij; per il Novecento, “I nostri antenati” di Italo Calvino.
La notizia di questo gioco letterario online ebbe un effetto “virale” e divenne persino oggetto di un articolo di Panorama. Era la prima volta che un grande magazine nazionale citava Letteratitudine.
Un altro gioco che ricordo con piacere fu il cosiddetto “Letteratitudine Book Award” che proposi nei primi anni. Si trattava di una sorta di Premio Letterario (senza Premio) finalizzato a individuare il libro preferito dai lettori di Letteratitudine uscito in Italia l’anno precedente.
La prima edizione di questo gioco è datata 12 marzo 2008: l’obiettivo era quello, per l’appunto, attraverso un sistema di votazione online, di individuare (secondo il gusto dei frequentatori di Letteratitudine) quale fosse stato il miglior libro pubblicato in Italia l’anno precedente. Vinse il romanzo “La strada” di Cormac McCarthy (Einaudi), dopo un feroce testa a testa con “Everyman” di Philip Roth (Einaudi). Nell’ambito della prima edizione di questo gioco, però, emerse con prepotenza il nome di uno scrittore napoletano che aveva pubblicato per Fandango un giallo ambientato nella Napoli degli anni Trenta con protagonista un personaggio letterario che avrebbe avuto molta fortuna negli anni a venire. Il romanzo si intitolava “Il senso del dolore”, lo scrittore in questione si chiama Maurizio de Giovanni e il personaggio è il commissario Ricciardi (oggi uno dei personaggi letterari italiani più noti e amati dal pubblico dei lettori).
Nell’ambito di quel gioco, oltre al nome di de Giovanni emerse quello di un altro autore italiano. Si trattava di uno scrittore che aveva pubblicato un romanzo con Rizzoli intitolato “L’ultimo parallelo”. Un certo Filippo Tuena.
Entrambi gli autori citati ricevettero una “menzione speciale” al Letteratitudine Book Award e furono invitati a partecipare a un dibattito online sui loro libri nell’ambito di un post pubblicato il giorno successivo (il 13 marzo 2008).

Questo è quel che accadeva nei primissimi anni di Letteratitudine… svariate attività con al centro una corposa serie di dibattiti “appassionati e appassionanti” da cui ritengo di aver ricevuto tanto in termini di apprendimento, scambio di opinioni, accrescimento del senso critico (in fondo per me – e spero non solo per me – Letteratitudine in questi anni è stata anche una sorta di scuola). Centinaia di discussioni che ho avuto il piacere di organizzare, stimolare e moderare con molta abnegazione e altrettanta fatica. In alcuni casi, lasciatemelo dire, tali attività si sono rivelate come vere e proprie imprese gargantuesche. Penso in particolare al megadibattito sul “romanzo storico” (una selezione è poi confluita su “Letteratitudine, il libro – vol. II”) condotto su due filoni e con la ricezione complessiva di più di un migliaio di commenti; ma penso soprattutto al post in assoluto più commentato della storia del blog: quello dedicato alla “letteratura dei vampiri” (dal Dracula di Bram Stoker ai succhiasangue di Twilight), dove sono pervenuti (grazie anche all’attività di “animazione” dello scrittore Gianfranco Manfredi, figura leader nell’ambito della letteratura horror-gotica italiana) oltre 2.800 commenti (il materiale sorto dallo sviluppo di questo dibattito, meriterebbe di essere “risistemato” e pubblicato in un volume a parte… e non è escluso che prima o poi non lo faccia). [Ne approfitto per segnalare la partecipazione straordinaria del compianto Alan D. Altieri - n.d.r.].
C’è da dire che in questi ultimi anni ho notevolmente alleggerito l’organizzazione dei dibattiti online. E non solo a causa della naturale e inevitabile stanchezza (che pure, nel tempo, ha cominciato a manifestarsi).
Quando creai il blog, come ho scritto prima, lo feci in un’ottica di servizio… con l’intento di creare un “luogo d’incontro virtuale” tra gli appassionati e gli addetti ai lavori del mondo del libro. A mano a mano che il blog cresceva, le attività legate all’organizzazione e alla gestione di questi dibattiti divenivano sempre più entusiasmanti e impegnative. Emergeva in maniera chiara – da parte dei tantissimi frequentatori del blog – l’esigenza di confrontarsi e di, appunto, incontrarsi in un luogo (virtuale) come Letteratitudine. A seguito dello sviluppo e della diffusione dei social network più popolari (mi riferisco a Facebook e a Twitter) quest’esigenza si è inevitabilmente affievolita. I dibattiti, com’era giusto e naturale che fosse, si sono spostati sulle bacheche Facebook e sui profili Twitter dei vari utenti. Questa fase di passaggio, questa sorta di metamorfosi, delle discussioni online – come sempre accade – è stata accompagnata da effetti positivi e negativi. Da un lato, infatti si è sviluppata in maniera esponenziale l’interattività tra coloro che desideravano scambi di opinioni online (con dibattiti che rimbalzavano – e che rimbalzano – da una bacheca all’altra), dall’altro è aumentata la frammentarietà e la volatilità delle discussioni medesime (nonostante il ricorso ai cosiddetti hashtag). In ogni caso, i tempi erano cambiati. I dibattiti letterari e culturali (con i pro e i contro a cui ho fatto cenno) sorgevano adesso in maniera spontanea e fulminea dentro questi megacontenitori americani online in cui tutti noi siamo schedati e tracciati e a cui tutti noi contribuiamo a foraggiarne il business con i nostri interscambi. Pro e contro, come in ogni cosa. L’importante è esserne consapevoli. Ed è con questa consapevolezza che ho aperto – su Facebook e su Twitter – profili intestati sia al sottoscritto sia a Letteratitudine.
In ogni caso, questa mutazione mi ha consentito di ri-organizzare le attività del blog. Se l’esigenza di animare dibattiti online si era affievolita, potevo tirare un po’ il fiato e utilizzare il maggior tempo libero a disposizione per sviluppare nuove idee e progetti.
Cosa che ho fatto… a partire dall’ulteriore crescita dell’attività radiofonica integrata al blog (ma soprattutto attraverso la cura del progetto LetteratitudineNews, di cui accennerò tra breve).

Partiamo dalla radio. Tra le pietre miliari di Letteratitudine va sicuramente inclusa l’esperienza radiofonica (ancora in pieno svolgimento) giunta ormai al settimo anno di attività.
Nell’ottobre del 2009, Gabriele Pugliese, il direttore di Radio Hinterland (una radio indipendente che trasmette in Fm in Lombardia, ma che va in diretta – in streaming – anche via Internet) mi contattò per propormi la conduzione, all’interno della radio, di una trasmissione culturale di libri e letteratura. Dopo qualche perplessità iniziale, accettai l’invito. Nacque, così, “Letteratitudine in Fm”: un programma radiofonico di libri e letteratura curato e condotto dal sottoscritto (con il prezioso supporto in regia di Federico Marin) e integrato con il blog.
In trasmissione ho avuto la possibilità di incontrare centinaia di protagonisti del mondo letterario ed editoriale con l’obiettivo di metterli a loro agio e indurli a raccontare e a raccontarsi nel modo più naturale possibile: trattamento, questo, riservato sia agli autori noti da tempo al grande pubblico, sia agli esordienti, sia agli addetti ai lavori più tecnici (come editor ed editori).
[Oggi la trasmissione non va più in onda su Radio Hinterland, ma su Radio Polis (sempre diretta da Gabriele Pugliese) - n.d.r.].

Un altro aspetto che mi è sempre stato a cuore riguarda ciò che io chiamo “processo di internazionalizzazione” di Letteratitudine, poiché c’è un numero molto consistente di italiani residenti all’estero e italianisti di tutto il mondo che seguono le attività del blog. In tal senso vanno evidenziate le molteplici potenzialità della Rete (di cui, peraltro, si è ampiamente discusso in passato); ovvero le enormi possibilità che essa offre per annullare distanze, oltrepassare barriere, creare nuove occasioni di scambio e di confronto.
Un contributo importante, nell’ottica dell’internazionalizzazione di Letteratitudine, è dato dai numerosi Istituti Italiani di Cultura e dagli istituti appartenenti alla Società Dante Alighieri sparsi per il mondo che sono iscritti alla newsletter del blog (il già citato comunicato via email con cui invio aggiornamenti sulle attività del sito).
Tale “processo di internazionalizzazione” è iniziato già da diversi anni. Nel 2009, per esempio, proprio con riferimento alle attività di Letteratitudine, fui intervistato dal network radiotelevisivo australiano SBS.
Nel corso degli anni sono state tante le iniziative che vanno in questa direzione. Tra i dibattiti extranazionali, ricordo quello intitolato “Vent’anni senza muro, vent’anni senza Sciascia” (un estratto è contenuto all’interno di “Letteratitudine, il libro – vol. II”) a cui hanno partecipato due cattedratici e italianisti spagnoli: Estela Gonzalez De Sande, Docente di Lingua e Letteratura italiane all’università di Oviedo e Vicente Gonzalez Martin, cattedratico di Letteratura italiana nella prestigiosa università di Salamanca.
Oppure, per fare un altro esempio, potrei citare gli interventi della tunisina Rawdha Zaouchi-Razgallah, saggista e docente di letteratura italiana presso l’Università di Cartagine, in Tunisia (sempre su “Letteratitudine, il libro – vol. II” ho riportato un suo ottimo intervento dedicato alla scrittura di Giuseppe Bonaviri).
Mi viene in mente anche una rubrica molto particolare – che chiamai “Babelit” (acronimo che deriva da due parole inglesi: babel e literature) - nata con l’obiettivo di ospitare autori stranieri nell’ambito di dibattiti bilingue: in italiano (naturalmente) e nella lingua d’origine dell’autore/autrice di volta in volta invitato/a.
Tra gli ospiti ricordo la scrittrice tedesca Birgit Vanderbeke, l’autore cubano Amir Valle e l’autrice irlandese Catherine Dunne.
Inoltre – nell’ambito delle iniziative legate al progetto “Autoracconto” (che illustrerò tra breve) – ho avuto il piacere di ospitare autori del calibro di: Glenn Cooper, Maylis de Kerangal, Ildefonso Falcones, Joe R. Lansdale, Pierre Lemaitre, Lilia Carlota Lorenzo, Amélie Nothomb, Amos Oz, Clara Sánchez, John Scalzi, Adam Thirlwell, Caroline Vermalle, Gabrielle Zevin.

letteratitudinenewsPrima di descrivere il progetto legato agli “Autoracconti” vorrei dedicare qualche parola alla nascita di LetteratitudineNews (sito gemello dello storico LetteratitudineBlog) che, in questi anni, ha assunto un’importanza crescente. Si tratta di un sito parallelo che inizialmente avevo creato con l’intento di pubblicare post dedicati alla segnalazione di eventi letterari speciali e che, nel tempo, si è trasformato in un vero e proprio magazine culturale; o meglio, una sorta di quotidiano culturale online che accoglie (oltre alla segnalazione di eventi): articoli, recensioni, “Autoracconti” (appunto), interviste, brani ed estratti e altri contenuti di carattere culturale e letterario (con contributi miei e di vari amici scrittori, critici e giornalisti culturali).
L’apertura di “LetteratitudineNews” ha segnato un cambio di rotta in seno a Letteratitudine che (tenuto conto anche dell’attività radiofonica), da semplice blog letterario, si è trasformato in una sorta di marchio culturale integrato.
Ne approfitto, inoltre, per segnalare anche l’attività video di Letteratitudine attraverso l’apertura di un apposito canale YouTube collegato al blog dove avrete la possibilità di visionare vari filmati (interviste, documentari, booktrailer, ecc.) legati al mondo dei libri e della letteratura.

Gli Autoracconti d’Autore
Avevo accennato al progetto legato agli Autoracconti. Cosa bisogna intendere, intanto, per Autoracconto? Il termine – da me coniato – ha una duplice valenza: da un lato, infatti, può essere considerato come l’acronimo delle due seguenti parole: autore + racconto (e dunque “racconto d’autore”); dall’altro indica un’attività narrativa incentrata sul racconto di una propria narrazione.
Quando ho fatto cenno alla nascita del blog, l’ho descritto come “luogo d’incontro”. Anche l’Autoracconto è pensato nell’ottica dell’ “incontro”. Le autrici e gli autori ospiti – dietro apposito invito da parte del sottoscritto – incontrano (per l’appunto) il pubblico dei lettori per “raccontare”, attraverso un testo scritto, un proprio libro (come nasce? dove è ambientato? chi sono i personaggi? che tipo di esperienza è stata la scrittura del libro in questione?, ecc.) in maniera il più possibile originale e creativa e senza vincoli di sorta, in termini di spazio e di contenuti. Di fatto, è come se le amiche scrittrici e gli amici scrittori di Letteratitudine, invitati a partecipare a questa iniziativa, salissero sul palco del blog con un microfono in mano per condividere con il pubblico l’esperienza di scrittura che ha generato una determinata opera letteraria di loro produzione. Solo che al posto del microfono è previsto l’utilizzo della penna (o meglio, della tastiera di un pc) e al posto della voce, si dà spazio al pensiero (che si fa parola scritta). Per farla breve, l’Autoracconto è una vera e propria prova narrativa, una sorta di metanarrazione (la narrazione di una narrazione e di ciò che è a essa legata, con ovvi riferimenti al processo creativo). Per ciò che ho avuto modo di constatare, si tratta di un’esperienza di scrittura (per l’autore) e di lettura (per il lettore) particolarissima e stimolante.
Devo dire che, da un certo punto di vista, lo sdoganamento dell’Autoracconto (l’iniziativa, peraltro, ha avuto un enorme riscontro anche oltre Letteratitudine, dato che – di fatto – è stata “replicata” dal alcuni quotidiani e da altri siti) ha determinato il superamento definitivo di quella specie di tabù che prevedeva il silenzio dell’autore su tutto ciò che riguardava il testo da lui scritto e pubblicato. Secondo tale visione, tutto ciò che l’autore intende dire è già contenuto all’interno del libro. Ogni parola in più sarebbe fuori luogo. O autoreferenziale. Naturalmente c’è del vero in questo tipo di argomentazione (a parte il fatto che nell’epoca dei social network parlare di autoreferenzialità fa un po’ sorridere: sarebbe come parlare di umidità mentre si passeggia sotto la pioggia). Ma l’Autoracconto di cui parlo io è altra cosa. Intanto non ha nulla a che vedere con valutazioni critiche sul proprio lavoro. L’obiettivo è individuare il germe creativo che ha dato origine alla narrazione e seguire il percorso che, da quel punto di origine, ha dato vita alla storia… adoperando un approccio narrativo. Del resto, questo tipo di lavoro sulla parola e sulla narrazione inerenti l’origine creativa di una determinata opera letteraria non può farlo nessun altro al di fuori dell’Autore.
L’Autoracconto di cui vi sto parlando è, dunque, una vera e propria forma letteraria. Ognuno di essi è la condivisione di un’esperienza, ma anche un invito (alla lettura) e una promessa (di coinvolgimento in una storia).
(…)
Ancora una volta, grazie di vero cuore a tutti voi, amiche e amici di Letteratitudine, ovunque voi siate, per questi dieci anni di vita letteraria che avete voluto condividere con me (e che mi hanno arricchito intellettualmente e interiormente al di là di ogni possibile previsione).
E grazie in anticipo per tutti quelli che, nel futuro, avrete la bontà di voler condividere.
Grazie!
(Massimo Maugeri - settembre/dicembre 2016)

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[AL DI QUA DEL FARO. CONSOLO, IL VIAGGIO, L’ODEPORICA di Dario Stazzone]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8906 2021-12-01T16:36:19Z 2021-12-01T16:36:19Z Al di qua del faro. Consolo, il viaggio, l'odeporica - Dario Stazzone - copertinaIl nuovo appuntamento della rubrica di Letteratitudine Saggistica Letteraria” è dedicato al volume dell’italianista Dario Stazzone intitolato “Al di qua del faro. Consolo, il viaggio, l’odeporica” (Olschki).

Di seguito, la recensione del semiologo e critico letterario Salvo Sequenzia.

* * *

PER UNA CARTOGRAFIA DELL’ABISSO

Il racconto-saggio di Dario Stazzone è un viaggio di colta scrittura intramato in quel meraviglioso e arduo viaggio senza ritorno che è l’opera di Vincenzo Consolo

di Salvo Sequenzia

«Lo spazio comincia così, soltanto con delle parole, dei segni tracciati sulla pagina bianca. Descrivere lo spazio: nominarlo, tracciarlo, come quei fabbricanti di libri di navigazione che riempivano tutte le coste con nomi di porti, nomi di capi, nomi di insenature, tanto che la terra finiva per essere separata dal mare soltanto per effetto di un nastro continuo di testo» (George Perec, 1974).
La geografia, si sa, è ancilla petulante della Storia.
È prevaricatrice, e pretenziosa. Nel continuum fluttuante dello spazio-tempo tira meridiani, traccia paralleli; scandisce fusi orari, segna confini. Insinua vanità e imposture, mentisce la realtà sfrangiando statuti di veridicità, arrangiando paradigmi iconici, inanellando metafore, allegorie cifrate, insidie topografiche.
Lo sapeva bene il padre gesuita Daniello Bartoli, quando, nel 1665, licenzia il trattato Della Geografia Trasportata al Morale, nel quale  – lui che non aveva intrapreso mai un viaggio vero – se ne concede uno immaginario, spiegando al Doge Alvise Contarini la natura di terre e di mondi lontani e vicini «trasportando» la sfera terracquea in forma di libro. Fu così che, stanziato a Torino, città dalla quale tentò, invano, il viaggio verso l’Oriente per attendere all’agognato martirio, il colto gesuita mise mano al pennino per seguitare quel viaggio che aveva iniziato Ludovico Ariosto: il quale, nella Satira III, composta nel 1518,  sostenne di voler conoscere «il resto de la terra…con Ptolomeo», ovvero su mappe e atlanti, e di percorrere «tutto il mar, senza far voti quando lampeggi il ciel, sicuro in su le carte». La geografia offre un sicuro riparo dagli incerti e altalenanti fati della Storia e seconda un  viaggio autre:  non quello reale, in nave, in lettiga o  in corriera, ma  quello speculativo, «con Ptolomeo».
Di viaggi speculativi racconta Al di qua del faro. Consolo, il viaggio, l’odeporica, il recente saggio, pubblicato per Olschki,  che l’italianista  Dario Stazzone ha dedicato al tema del viaggio e al motivo odeporico nell’opera di Vincenzo Consolo.
La «lingua phari» è lingua bifida. Nega e asserisce al tempo stesso. Balbetta, ammonisce, sentenzia. Impertinente, nella sua ieratica, luminosa arroganza. Rischiara e adombra; confonde,  come la Pizia. Sicché, accade che la locuzione «Di qua dal faro», posta un tempo su mappe ed atlanti, nel separare e dividere un «al di qua» da un «al di là», dava una indicazione ’opposta’, inconciliabile, contraddittoria, quasi a sancire la natura ‘separata’ e ancipite dell’isola, la sua geografia eccentrica, lunatica, sediziosa: un mondo, sprofondato nell’alterità del mito.
Il saggio di Stazzone aderisce con appassionata tensione ermeneutica e con  fine  intelligenza critica alla scrittura di Consolo, cogliendone la complessa, travagliata vicenda  testuale. Un viaggio nel viaggio, direi; o, meglio, una catabasi in una delle opere – tale è quella di Consolo – più alte, impervie e disarmanti della tarda modernità letteraria occidentale. Hic sunt Leones.
«I documenti del XVIII e XIX secolo, infatti, fanno riferimento ad un «di qua» e un «di là» dal faro che sorgeva nell’estrema propaggine settentrionale dell’isola. Evocando l’antico edificio e il toponimo Torre Faro, l’autore allude alla sua terra natale e, parimenti, a quanto in essa converge e da essa diverge». Così Stazzone nel testo introduttivo al suo saggio (In limine), nel quale, insieme all’intentio ermeneutica del suo lavoro, rende conto anche del titolo adoperato: «Il titolo scelto per questa monografia, Al di qua del faro, rievoca quello della raccolta di saggi di Consolo, con una voluta variazione: in luogo della relativa staticità della locuzione Di qua dal faro si è preferito l’uso del moto a luogo, per rendere l’idea del movimento dei viaggiatori impegnati nel Grand Tour d’Italie che si spingevano fino alle estreme propaggini meridionali d’Italia, fino alla Sicilia. Il sottotitolo fa riferimento al tema del viaggio ed alla fitta trama di citazioni della letteratura odeporica riscontrabili nell’opera consoliana».
Una scrittura documentatissima ed ecfrastica, «consapevole che l’esegesi critica può concorrere a decriptare significati che non sempre si esauriscono nell’intentio auctoris», scivola come un magma di densa pasta concettuale e argomentativa scandendo sei capitoli, sei stationes di un viaggio  circolare e allusivo nell’opera di Consolo, decifrando nebulose di senso, temi, motivi, immagini, citazioni, allegorie e metafore che s’addensano nei testi, rincorrendosi e specchiandosi, ora cifrandosi ora disvelandosi, tracciando un labirinto nel quale ogni testo si configura quale «palinsesto» inesauribile di altri testi. Di tutti i testi, secondo quel principio regolativo di testualizzazione polifonica dell’«opera aperta» teorizzato da Umberto Eco (1967) che scardina le fondamenta di un testo-monolite arrivando a erodere – e, talvolta, anche a dissolvere – il principio di consequenzialità/direzionalità temporale e, a questo strettamente connesso, il canone dell’impianto drammatico sviluppato intorno a un’idea centrale: altrimenti detto, quel principio dell’unità nella diversità interpretabile quale retaggio dell’estetica classica dell’organicismo.
Il tema del viaggio, declinato da Consolo in modo quasi ossessivo, ha a che fare con questa ‘perdita del centro’ che lo scrittore situa – autobiograficamente, letterariamente e  mitopoieticamente – nella sua isola, quella «…bella Trinacria, che caliga / tra Pachino e Peloro, sopra ’l golfo / che riceve da Euro maggior briga, / non per Tifeo ma per nascente solfo…» che egli più non riconosce nell’approdo feacico né nella sua Itaca e che s’affanna a cercare nei viaggi ‘esemplari’, ‘diversi’, di chi in Sicilia è approdato come nella terra in cui gli dei erano apparsi un’ultima volta agli uomini ma, che, invece, si palesa quale Troia devastata, infera città di Dite, luogo in cui l’«olivastro» della barbarie, della violenza e della bêtise ha soppiantato l’«olivo» della civilizzazione e della bellezza caro ad Atena.
Il de reditu di Consolo, osserva acutamente Stazzone, ha tono epico; un tono epico che si scioglie in l’elegos dolente e brivida le pagine de La ferita dell’aprile, de Il sorriso dell’ignoto marinaio, de Lo Spasimo di Palermo, de Le pietre di Pantalica, delle «sessioni» di Di qua dal faro. È il medesimo reditus del giovane ‘Ntoni, in un paese che non sente più come il suo e dal quale è respinto, infranto per sempre il vincolo sanctus che lega individuo e comunità al genius loci. Il viaggio si fa ricerca, peregrinatio, quête; la scrittura, mimeticamente, aderisce ai disiecta membra del reale, s’annoda a quella ‘spirale’  nel cui vortice si esplica, inesauribile,  il moto incessante di ogni ulisside, di ogni uomo che cerca. Il viaggio reale si sdoppia nell’incantagione del mito, nella fascinazione della parola, in quella «ebullizione di chimere» suscitata e nutrita dagli Scalognati de I giganti della montagna nel mito inconcluso, quello dell’arte, che Luigi Pirandello concepì alla fine del suo «involontario soggiorno sulla terra». Sulla linea di quell’«illuminismo negativo», che, passando da Verga e De Roberto, approda all’opera di Tomasi di Lampedusa, di Leonardo Sciascia, di Gesualdo Bufalino, di Stefano D’Arrigo, autori ‘ruminati’ da Consolo ne L’olivo e l’olivastro, si erge la Sicilia delle meraviglie e dei disastri, il «Giardino di Hamdis» scolpito nella pietra barocca degli scalpellini del Val di Nto dopo il «gran tremuoto» del 1693, e  che il barone mago Lucio Piccolo di Calanovella ha tessuto di magie e di sortilegi sprofondandolo nel «gioco a nascondere» inesplicabile dei suoi Canti barocchi. Una cartografia dell’abisso si spalanca agli occhi del viaggiatore Consolo nel suo attraversamento della «terra dove fioriscono i limoni»: «Kennst du das Land/, wo die Zitronen blühn,/Im dunkeln Laub die Gold Orangen glühn,/Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,/Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht?/Kennst du es wohl?/Dahin! Dahin». Goethe, che in Sicilia aveva compiuto un viaggio rivelatore, nel Wilhelm Meister mette in bocca queste parole di nostalgia alla giovane danzatrice-girovaga Mignon. Goethe, deluso, durante il suo viaggio nell’isola, non troverà la Sicilia del mito, ma la terra della fame, della povertà, delle rovine. Eppure, il sogno della bellezza eterna e non lordata da violenza belluina   viene ‘salvato’, trasfigurato nella perfezione lontana e inattingibile dell’arte e della poesia. Così Consolo, che ‘salva’ la bellezza della sua terra dilaniata dalla violenza turpe della mafia, dall’insolenza e dagli interessi di una classe politica di inetti nel ‘ritiro’ eletto di Scicli, dove si raccoglie una comunità di artisti sodali di Piero Guccione. Costoro, come gli Scalognati scampati alla violenza dei Giganti nel ‘mito’ pirandelliano, ‘salvano’ il messaggio di bellezza e di fragilità dell’arte e della poesia in un «mondo offeso».
L’indagine critica di Dario Stazzone, raccontando una storia di sconfitte e di  nuove agnizioni,  muove dall’assunto fondamentale della «conoscenza come molteplicità» (J. Deleuze e F. Guattari, 2002), assunto che l’opera di Consolo riverbera nelle sue strategie combinatorie ed accumulative e nelle strutture relazionali che la trasformano in ‘testo-rizoma’: mondo narrativo flessibile che percorre e traccia una ‘rete gnoseologica’ rinunciando a qualsiasi principio di determinazione e a qualsiasi concetto univoco e finito di verità.
Stazzone individua il carattere strutturalmente costitutivo,  metatestuale ed ‘agente’ del tema del viaggio all’interno dell’opera di Consolo, situandolo (anche se non in modo esplicito) nell’ambito degli esperimenti condotti sulle ‘forme del narrare’ di alcuni referti di scritture letterarie novecentesche italiane, da Gadda a D’Arrigo.
Ma la scrittura di Consolo va oltre. Creando uno stile espressivo – o, meglio, mimetico-espressivo – essa rivendica un fine etico, dando adito a una ‘forma mondo’ che porta a compimento la dissoluzione formale che ha trasformato il romanzo italiano naturalista in un campo di possibilità -  in una «opera aperta», appunto – e tenta quella «sfida al labirinto» (Italo Calvino, 1957) che invoca un’etica della scrittura come possibilità leibniziana di rispondere all’interrogazione di senso dell’uomo. Con queste luminose, vibranti parole  conclude Stazzone il suo saggio: «Il viaggio della scrittura, dunque, sempre più difficile ed avventuroso, deve cercare continuamente nuove formule e nuove alchimie, incerto tra la parola e il silenzio, tra le forme letterarie statutarie e il loro scardinamento, tra la retta e la spirale, perché, per l’autore, il rischio intollerabile eppure cogente è quello di una tragedia individuale e collettiva priva di rappresentazione, di un viaggio che non incontri realmente l’Altro, di un dolore che non conosca catarsi».

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La scheda del libro: “Al di qua del faro. Consolo, il viaggio, l’odeporica” di Dario Stazzone (Olschki)

Il viaggio è tema che ispira la scrittura di Consolo. Viaggio reale e metaforico, attraversamento della Sicilia e della sua storia, recupero della memoria dei viaggiatori del passato e delle loro opere, allusione al percorso esistenziale ed alle sue prove. Il viaggio come esperienza di vita, metafora stessa della vita, della scrittura e dell’attività artistica. A proposito di Goethe, significativamente, Consolo scriveva: «Ma non la conoscenza di un luogo ci trasmettono gli uomini come Goethe, i poeti, ma la conoscenza del Luogo, del sempre conosciuto, misterioso luogo, bellissimo e tremendo, che si chiama vita». La Sicilia come metafora e scrittura. ll desiderio di raccontare la realtà siciliana spinse Vincenzo Consolo a tornare in Sicilia dopo il servizio militare. Insegnò nelle scuole agrarie per cinque anni e raccontò la realtà siciliana ispirandosi a Sciascia e Piccolo. In questo libro, seguendo il filo rosso del tema ispiratore, si racconta il percorso della narrazione di uno degli autori più significativi del Novecento.

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Dario Stazzone è dottore di ricerca in Italianistica (Lessicografia e semantica del linguaggio letterario europeo) ed ha insegnato Retorica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania. I suoi articoli e saggi, apparsi su «Belfagor», «Sinestesie», «Otto/Novecento», «Oblio», «Quaderns d’Italià», «Annali della Fondazione Verga», «Nuova Prosa», «Arabeschi» e «Diacritica» riguardano Pietro Bembo, Michelangelo poeta, il secentista Francesco Guglielmini, Verga, Capuana, De Roberto, Carlo Levi, Addamo, Pasolini, Luzi, Sciascia, Bufalino, Consolo ed Attanasio. Ha pubblicato due monografie su Levi, Geometrie della memoria nella poesia di Carlo Levi (2012) e Il romanzo unitario dell’infinita molteplicità. Carlo Levi e il ritratto (2012). A sua cura sono state ripubblicate le monografie artistiche di Federico De Roberto. È presidente del comitato catanese della Società Dante Alighieri.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[BLANCA: dai romanzi di Patrizia Rinaldi alla serie Tv su Rai1]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8904 2021-11-24T16:34:47Z 2021-11-24T16:31:20Z Immagine da LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)La nuova puntata di Letteratitudine sulle serie Tv è dedicata a “Blanca”: serie televisiva italiana in onda su Rai1 diretta da Jan Maria Michelini e Giacomo Martelli, e liberamente tratta dal romanzo di Patrizia Rinaldi avente per protagonista l’omonimo personaggio.

La miniserie viene trasmessa ogni lunedì in prima serata su Rai 1 dal 22 novembre al 27 dicembre 2021.

La prima è stata un grande successo: 5,7 milioni di spettatori e uno share del 26%. Ovvero: più visto della prima serata.

Abbiamo incontrato Patrizia Rinaldi per discutere di “Blanca”…

“Blanca” va in onda in prima serata su RAI 1, dal 22 novembre, per 6 puntate. I primi due episodi in anteprima su RaiPlay dal 20 novembre.
una produzione Lux Vide in collaborazione con RAI FICTION prodotta da Matilde e Luca Bernabei. Regia di Jan Maria Michelini e Giacomo Martelli. Nella parte di Blanca: Maria Chiara Giannetta

Con la speciale consulenza artistica del Maestro Andrea Bocelli. La prima serie televisiva girata in olofonia, una speciale tecnica di registrazione del suono.

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Abbiamo chiesto a Patrizia Rinaldi di raccontarci qualcosa sulla sua “Blanca” e su come il personaggio nato sui suoi romanzi sia approdato su Rai1 (interpretato da Maria Chiara Giannetta)

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«L’avventura di Blanca televisiva è cominciata più di sei anni fa», ha detto Patrizia Rinaldi a Letteratitudine, «quando MDO, agente televisivo e cinematografico delle Edizioni E/O a cui sono grata, propose in lettura alla casa di produzione Lux Vide i miei libri della serie con lei protagonista.

Immagine da LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

Ricordo che mi avvisò quando per lavoro mi trovavo in un albergo molto fuori mano: mentre eravamo al telefono brindai alla fortuna con un succo di frutta, unica presenza nel frigo spento.
L’albergo si chiamava come il proprietario, Benito. La lettera B se ne stava, stinta, sulle asciugamani. Pensai che quel nome mi ricordava parecchio buio, poi mi consolai da sola: B di Benito, di Buio, di Blanca.
Ognuno cerca la scaramanzia che meglio aggrada, io mi servii delle parole che giocavano a prendermi in giro con segnali di speranza. Ma quella volta la coincidenza non mentì.


«La Lux apprezzò Blanca e l’avventura, appunto, ebbe inizio.
Avevo già esperienza di qualcosa di mio in teatro, recitato da Marcello Romolo (tra l’altro, il papa supplente di Young Pope), ma non avevo la minima idea di cosa stesse per succedere a Blanca, scelta per una serie Rai 1 da una delle case di produzione più importanti del nostro Paese.
Ho incominciato a capirlo dopo la prima riunione nei loro studi: mi sono fidata da subito del gruppo di lavoro e i fatti mi hanno dato ragione.
Credo che, come succede per le traduzioni, anche le trasposizioni televisive troppo pedisseque rischiano di allontanare il senso cercato nei romanzi.
Con Blanca, e non solo con lei ma con tutti i miei personaggi di romanzi, fumetti, noir, testi teatrali, cerco di raccontare il limite che può diventare addirittura risorsa: certo, con fatica e non in maniera consolatoria. Cerco di dire lo sberleffo verso l’autocommiserazione, la speranza che non c’è e che non smettiamo di cercare con un esercizio solo in apparenza assurdo, anche quando le circostanze ci fanno perdere il futuro.
Questo sentire accompagna la Blanca televisiva. Gli immaginari degli sceneggiatori in primis, del regista, degli attori, di chi ha creato le musiche – insomma delle persone che hanno lavorato alla serie – hanno rivoluzionato tutto, ma non l’inventio della storia iniziale.
Sono grata a S.M., responsabile Lux del progetto, che mi ha tenuta al corrente dei motivi dei cambiamenti rispetto al mio testo originario, che mi ha fatto imparare, che ha smontato, pezzo dopo pezzo, la mia iniziale e inevitabile gelosia. Che mi ha fatto crescere come autrice.
Quando ho visto alla Lux i primi cento minuti di Blanca ero con MDO, con cui spero di lavorare ancora e ancora. Dopo abbiamo brindato alla serie Rai 1 così innovativa e tanto ben accolta, e stavolta non lo abbiamo fatto con un succo di frutta.

«I titoli E/O con Blanca protagonista sono: Blanca, Tre, numero imperfetto, Rosso caldo, La danza dei veleni.
Il prossimo sarà in libreria a gennaio».

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LA SERIE TV

Immagine da LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

BLANCA, crime drama liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Patrizia Rinaldi, racconta lo straordinario viaggio di una giovane donna non vedente che ha la possibilità di realizzare il sogno che aveva sin da bambina: diventare una consulente della polizia.

Blanca è un personaggio vivace e solare.  In commissariato dovrà scontrarsi con la diffidenza dei nuovi capi e colleghi tra cui il commissario Bacigalupo e l’ispettore Liguori.  Per conquistare la fiducia di entrambi, Blanca dovrà dimostrare che può dare un contributo originale alle indagini, grazie alle sue capacità nel décodage, cioè la capacità di analizzare nelle telefonate e nelle intercettazioni suoni e rumori che sfuggono ad un udito meno sviluppato del suo. Blanca è riuscita a fare della sua mancanza la sua forza.

Blanca ha perso la vista quando era poco più che una bambina, in un drammatico incendio in cui è morta la sorella maggiore. Da allora ha fatto molta strada: ha imparato a muoversi con l’aiuto del suo fedele cane guida Linneo, a orientarsi al buio, a leggere a fondo gli stimoli tattili, sonori e olfattivi, a ricostruire nella sua mente spazi e punti di riferimento.

Oltre a essere innovativa per i contenuti, Blanca è anche la prima serie televisiva ad aver utilizzato una speciale tecnica di registrazione del suono, l’olofonia, che permette di riprodurlo in modo simile a come viene percepito dall’apparato uditivo umano: ascoltando la serie con semplici cuffiette, per lo spettatore sarà come essere al posto di Blanca, sentire come lei sente e ricostruisce il mondo. Una vera e propria novità nel panorama delle produzioni televisive.

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Cover: Blanca - Patrizia RinaldiIL LIBRO

Il commissariato è fermo nel caldo estivo e nella mancanza di casi rilevanti. Il commissario Martusciello e l’ispettore Liguori hanno tempo per i loro contrasti. Martusciello difende la sua appartenenza popolare; l’ispettore aristocratico respinge le semplificazioni del ciuccio di paese e rifiuta i ruoli di proprietario di proprietà, scienziato e cavaliere. Intanto Martusciello soffre i silenzi della moglie e il ritorno della figlia. Liguori vive un amore incerto con Marinella Di Somma. Crimini spezzano la lentezza dei giorni: una donna uccisa sul fondo di un cratere, il rapimento di un giovane e la scomparsa del figlio di Marinella. I casi sembrano legati alla fabbrica Di Somma e a chi la dirige con metodi vicini all’illegalità. In commissariato arriva Blanca, poliziotta ipovedente esperta di decodificazione. Sarà al fianco di Martusciello, il quale saprà fidarsi del suo modo particolare di decifrare parole e sentimenti. I tre investigatori lavoreranno ai casi seguendo piste diverse. Gli indizi portano contraddizioni e instabilità, la soluzione stenta ad arrivare. Blanca ha competenza di mistero, le sue intuizioni daranno ordine alla logica dei fatti. Dopo la soluzione dei casi Blanca racconterà l’origine del suo limite visivo e come è riuscita a convertire la mancanza in conquista di altre capacità.

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L’AUTRICE

Patrizia Rinaldi è laureata in Filosofia, vive e lavora a Napoli. Partecipa dal 2009 a progetti letterari presso l’Istituto Penale Minorile di Nisida. Ha pubblicato, tra gli altri, con El, Giunti, Lapis, Sinnos. È stata tradotta in vari Paesi. Per le Edizioni E/O ha pubblicato Tre, numero imperfetto (tradotto negli Stati Uniti e in Germania), BlancaRosso caldoMa già prima di giugno (Premio Alghero), La figlia maschioLa danza dei veleni (cinquina Premio Scerbanenco). Nel 2016 ha vinto il Premio Andersen Miglior Scrittore, il maggiore riconoscimento italiano di letteratura per ragazzi.

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IL NUOVO CASO DI BLANCA DA GENNAIO IN LIBRERIA

Cover: Blanca e le niñas viejas - Patrizia RinaldiBlanca e le niñas viejas di Patrizia Rinaldi (Edizioni E/O)
€ 17,00 – pp. 256 – Collana Dal Mondo

La detective Blanca Occhiuzzi indaga sull’assassinio feroce di due maestre di tango in là con gli anni, dalla bellezza tenace. Nel tango argentino di scuola storica, le ballerine mature sono le più desiderate, perché la carica sensuale dei passi si precisa negli anni. Perciò la lezione del tango sconfigge i canoni estetici dominanti: la bellezza non si sciupa, ma si perfeziona col tempo. Blanca si appassiona al caso delle due donne uccise, grazie al racconto di un’amica delle vittime, Gabriella. Gabriella le suggerisce che, per venire a capo dell’enigma, deve entrare nel mondo di sale da tango, di milonghe e di intrighi. Per imparare i passi, Blanca dovrà provare a fidarsi. È una sfida difficile per lei, ipovedente, che nel buio ha imparato a contare soltanto sui suoi passi.

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TUTTI I ROMANZI DELLA SERIE DI BLANCA (scritti da Patrizia Rinaldi e pubblicati dalle Edizioni E/O)

Tre, numero imperfetto

Cover: Tre, numero imperfetto - Patrizia RinaldiNon è un fascicolo come gli altri quello che un giorno compare sulla scrivania del commissario Martusciello: il corpo senza vita del cantante napoletano Gennaro Mangiavento, in arte Jerry Vialdi, viene trovato allo stadio San Paolo di Napoli; il cadavere di una donna misteriosa al Bentegodi di Verona. I corpi composti in posizione fetale, l’assenza di segni di violenza, la sfida lanciata ai tutori della legge, metodo e follia nel celare in bella vista un segreto inconfessabile. La polizia brancola nel buio, ma non la sovrintendente Blanca Occhiuzzi: bellissima, senza vista dalla nascita, costretta dal buio che l’avvolge a percepire con gli altri sensi ciò che la circonda e i tremiti degli uomini. Sarà lei, questa volta, a prendere per mano Martusciello, e a guidarlo col suo intuito sensuale nel buio della mente dell’assassino. Una scrittura trasgressiva, allusiva, densa di misteri e doppi sensi, con una musicalità esotica, quasi esoterica.

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Rosso caldo

Cover: Rosso caldo - Patrizia RinaldiAnche nel commissariato di Pozzuoli arriva la primavera piovosa e fredda: il commissario Martusciello rimpiange la capacità di memoria degli anni passati, la sovrintendente Blanca vive una crisi amorosa con l’ispettore Liguori, l’agente scelto Carità è tornato nei suoi silenzi. Dovranno dimenticare le loro irrequietezze per occuparsi di due omicidi; le vittime lavoravano nello stesso ufficio postale di zona, ma questo pare l’unico legame, perché le morti si riferiscono a contesti diversi: spiriti e voyeurismo pseudoartistico da una parte e crimine di rapine e ricatti dall’altra. Intanto Gianni Russo, il padre di Ninì, la figlia adottiva di Blanca, in carcere per aver confessato l’omicidio della moglie, scappa dall’ospedale dove è ricoverato. Cerca Ninì e la fa sprofondare di nuovo nell’incertezza da cui la ragazza si sta liberando. Il rapporto tra Blanca e Ninì si incrina, Russo ferisce gravemente il commissario Martusciello e le vite di tutti si frantumano.

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La danza dei veleni

Cover: La danza dei veleni - Patrizia RinaldiLa detective ipovedente Blanca e i suoi colleghi, il commissario Martusciello, l’agente scelto Carità, Liguori e Micheli, si ritrovano a dover risolvere due casi che sembrano scollegati: il traffico di animali illegali provenienti dall’estero e la morte di una donna, apparentemente avvenuta a causa del morso di un ragno, rarissimo e letale. Nel primo caso, delle circostanze fortuite porteranno a galla indizi che provocheranno la morte di due veterinari, mentre il secondo caso sembra opera di un assassino seriale che usa i ragni come armi, ma le vittime non sono collegate in alcun modo. Nel commissariato regna l’anarchia, ognuno conosce solamente un pezzo dell’indagine e spesso lo nasconde agli altri, il puzzle fatica a comporsi fino all’ultimo perché le vicende private dei personaggi si ergono come muri tra di loro: ognuno come un animale ferito cerca con le proprie forze di aprirsi la strada verso la verità, senza accorgersi di essere mutilato lontano dal resto della squadra. Blanca si dibatte nei suoi sentimenti per Liguori e cerca un riparo nell’amore di Micheli, pur non ricambiandolo. Di tutte le bestie che abitano questo romanzo è proprio Blanca la più selvatica.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dall’11 al 23 novembre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8902 2021-11-24T12:50:48Z 2021-11-24T14:01:53Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dall’11 al 23 novembre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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KLARA E IL SOLE di Kazuo Ishiguro (Einaudi) – recensione

EXTRALISCIO. Una storia punk ai confini della balera (La nave di Teseo) – un estratto

HELGOLAND di Carlo Rovelli (Adelphi)

I RONDONI di Fernando Aramburu (Guanda) – recensione

LUCA RICCI racconta GLI INVERNALI (La nave di Teseo)

E TI VENGO A CERCARE. Voli imprevedibili e ascese velocissime di Franco Battiato

MARCELLO SIMONI racconta IL MISTERO DELLE DIECI TORRI (Newton Compton)

CLASSIFICA: dall’8 al 14 novembre – questa settimana segnaliamo “Il talento del cappellano” di Cristina Cassar Scalia (Einaudi)

LA CITTÀ NERA di Domenico Trischitta (Algra)

Premio Mastercard Letteratura 2021 – la cinquina finalista e gli esordienti

BookCity 2021: a Milano più lettori che nel resto d’Italia

PREMIO MARTOGLIO 2021: i vincitori

LA PROMESSA di Damon Galgut (Edizioni E/O) – un estratto

CIELO, LA MIA MUSICA! di Leonardo Lodato (Domenico Sanfilippo Editore) – intervista

CIELO, LA MIA MUSICA!

L’UOMO di Gregorio di Nissa (Città Nuova)

ADDIO A WILBUR SMITH

IL PROFUMO DELLA LIBERTÀ di Giovanna Giordano (Mondadori): incontro con l’autrice

CLASSIFICA: dall’1 al 7 novembre – questa settimana segnaliamo “Il grembo paterno” di Chiara Gamberale (Feltrinelli)

CASE di Helena Molinari (Pentàgora)

SULLA RIVA DEL MARE di Abdulrazak Gurnah, Premio Nobel per la Letteratura: anticipazione

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[ANNARITA BRIGANTI con “Coco Chanel. Una donna del nostro tempo” (Cairo) in radio a Letteratitudine]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8898 2021-12-11T09:58:57Z 2021-11-20T08:35:55Z ANNARITA BRIGANTI con “Coco Chanel. Una donna del nostro tempo” (Cairo), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: la scrittrice e giornalista Annarita Briganti.
Con Annarita Briganti abbiamo discusso del suo nuovo libro intitolato “Coco Chanel. Una donna del nostro tempo” (Cairo).

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La scheda del libro: “Coco Chanel. Una donna del nostro tempo” di Annarita Briganti (Cairo)

La storia di ogni grande donna è la storia delle sue guerre. Quelle di Coco Chanel sono state almeno quattro: due conflitti mondiali, le battaglie sindacali degli anni Venti e Trenta, e la guerra contro i suoi fantasmi. Questa, la più cruenta di tutte, comincia con l’abbandono da parte del padre, prosegue con l’infanzia lontana dalla famiglia, «esiliata » in un convento di suore – che però, conquistato il benessere, sosterrà economicamente – e poi con la perdita di un grande amore, il più grande, e con la rinuncia a una casa vera e propria per trasferirsi al Ritz, dove il fermento quotidiano di un albergo spera possa tenere a bada il silenzio, la solitudine che da sempre l’assediano. Regina del jet-set intellettuale nella Parigi d’oro degli artisti, creatrice di uno stile immortale, diva delle sfilate internazionali, frequentatrice delle stanze del potere, amata da musicisti, poeti, aristocratici, forse in realtà Chanel ebbe due unici amici veri: le forbici d’argento che portava al collo, e i suoi libri. In una narrazione che all’intensità della ricerca unisce una concezione viva della memoria quale dimensione non del passato, ma del presente, Annarita Briganti conduce il lettore in un vero e proprio incontro con una donna che a mezzo secolo dalla scomparsa appartiene ancora, e pienamente, al nostro tempo. Nel suo racconto, i luoghi attraversati e i sentimenti vissuti fanno brillare gli eventi storici di luce propria, restituendoci la persona Chanel al di là dell’icona, le sue verità oltre le leggende e le polemiche, la sua forza oggi che, come mai prima, ne avvertiamo il bisogno.

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Annarita Briganti è giornalista culturale per Repubblica e Donna Moderna, scrittrice, traduttrice. Per Cairo sono usciti i suoi tre romanzi: Non chiedermi come sei nata (2014, vincitore del Premio Comoinrosa Opera Prima, poi divenuto uno spettacolo teatrale scritto dall’autrice), L’amore e` una favola (2015) e Quello che non sappiamo (2018). Sempre per Cairo è uscito il suo primo saggio: Alda Merini. L’eroina del caos (2019, tra i vincitori del Premio internazionale di letteratura Città di Como per la Saggistica, diventato anche uno spettacolo teatrale). Il suo nuovo saggio biografia, Coco Chanel. Una donna del nostro tempo (Cairo, 2021), è il suo libro N° 5.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

Souvenir Driver – Paris
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/us/

Cityzens Were Here – Paris
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 3 al 10 novembre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8901 2021-11-24T12:23:48Z 2021-11-12T04:18:12Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 3 al 10 novembre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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IL CERCATORE DI LUCE di Carmine Abate (Mondadori) – recensione

LE SCRITTRICI DELLA NOTTE a cura di Loredana Lipperini: il racconto di Matilde Serao

MASTRO GEPPETTO di Fabio Stassi (Sellerio) – recensione

MARILÙ OLIVA racconta LE SULTANE (Solferino)

Premio Biella Letteratura Industria 2021: vince Paolo Malaguti – A Jessica Powell il Premio Opera Straniera

COEUR SCORBATT di Luigi Balocchi (poesie)

LA BANDA BRANCATI di Vladimir Di Prima: incontro con l’autore

Doppio appuntamento a Parigi per Elisabetta Sgarbi e La Milanesiana – 14 e 15 novembre 2021

Premio Manzoni 2021: vince Giuseppe Catozzella con “Italiana” (Mondadori)

Premio Mastercard Letteratura 2021 – i candidati

IL TORNELLO DEI DILEGGI di Salvatore Massimo Fazio (Arkadia): incontro con l’autore

GRANDE FESTA PER I 90 ANNI DI LIA LEVI

CLASSIFICA: dal 25 al 31 ottobre – questa settimana segnaliamo “Billy Summers” di Stephen King (Sperling & Kupfer)

MICHEL HOUELLEBECQ: il nuovo libro uscirà il 7 gennaio

BOOKER PRIZE 2001: vince Damon Galgut con (“The promise”) “La promessa” (pubblicato in Italia dalle Edizioni E/O)

Mohamed Mbougar Sarr vince il Prix Goncourt 2021

SCRITTORINCITTÀ 2021: Cuneo, 17 – 21 novembre

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[PAOLO DI PAOLO con “I desideri fanno rumore” (Giunti) in radio a Letteratitudine]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8895 2021-11-20T08:18:10Z 2021-11-10T16:40:46Z PAOLO DI PAOLO con “I desideri fanno rumore” (Giunti), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: lo scrittore Paolo Di Paolo.

Con Paolo Di Paolo discutiamo del suo nuovo romanzo intitolato “I desideri fanno rumore” (Giunti).

Nella seconda parte della puntata discutiamo del Meridiano mondadori dedicato a Dacia Maraini e intitolato “Romanzi e racconti  di Dacia Maraini”, a cura dello stesso Paolo Di Paolo e di Eugenio Murrali.

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La scheda del libro: “I desideri fanno rumore” di Paolo Di Paolo (Giunti)

I desideri fanno rumore - Paolo Di Paolo - copertinaCaterina ha vissuto la Grande Interruzione come una tempesta domestica. La Dad, le giornate monotone e complicatissime, i riti e i baci mancati. Passando il tempo tra cantine e terrazze condominiali, ha cercato di non dimenticare i suoi desideri. Una sera, dopo un blackout, si sente stranissima. E non ci mette molto ad accorgersi che – a proposito di desideri – sente quelli degli altri. Li sente senza che siano espressi. Si rivelano senza che lei lo voglia, e non può decidere quando. Sono desideri piccoli e a volte enormi. Quelli della prof di biologia. Quelli dei suoi genitori.
Quelli dei suoi coetanei. Quelli di Luca. Luca che la osserva, Luca che c’è. Adesso ha la certezza di piacergli, e la cosa non le dà fastidio. Ma questo “potere” la disorienta e la imbarazza: è come vedere nude le persone che ti vivono accanto. In una serata tra amici che finisce male, le accade di sentire un desiderio di Letizia, la ragazza più antipatica che conosca, e tutto si complica terribilmente. Non può fare finta di niente. E quando cominciano ad arrivarle misteriosi messaggi firmati _sconosciut*, la sua vita diventa un film impazzito, di cui è difficile prevedere il finale.
Un libro palpitante che, come le matrioske russe, racchiude al suo interno altre trame e altri personaggi di cui chi legge non potrà non innamorarsi, proprio come Luca si innamora di Caterina.

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“Romanzi e racconti  di Dacia Maraini” (Mondadori – Meridiani) a cura di Paolo Di Paolo e Eugenio Murrali

Romanzi e racconti - Dacia Maraini - copertinaQuesto Meridiano, a cura di Paolo Di Paolo e di Eugenio Murrali, ripercorre le tappe fondamentali della straordinaria carriera di narratrice di Dacia Maraini, tra romanzi e racconti, con alcuni testi mai raccolti in volume.

Scrittrice, drammaturga, saggista, poetessa, figura di spicco della cultura italiana dagli anni Sessanta a oggi, Dacia Maraini si è fatta interprete sensibilissima e originale dei mutamenti della nostra società, dimostrando con sempre maggiore evidenza una vocazione civile profonda. Le sue storie, spesso incentrate sul tema della condizione femminile, hanno appassionato intere generazioni di lettori e i suoi libri hanno riscosso un grande successo in Italia all’estero. Questo Meridiano ripercorre le tappe fondamentali della sua straordinaria carriera di narratrice, tra romanzi e racconti, con alcuni testi mai raccolti in volume. Il Meridiano è a cura dello scrittore e saggista Paolo Di Paolo e di Eugenio Murrali, che insieme firmano una appassionata e inedita Cronologia della vita dell’autrice.

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Paolo Di Paolo è nato a Roma nel 1983. Da bambino era indeciso se fare il prestigiatore o il cuoco, la sua prima vera passione è stata il disegno. Dai fumetti è passato ai libri e non li ha più lasciati. Ha scritto racconti, romanzi, testi teatrali, storie per bambini e ragazzi. A vent’anni è stato finalista al Campiello Giovani e al Premio Calvino. Con Mandami tanta vita (2013) è stato finalista al Premio Strega, con Lontano dagli occhi (2019) ha vinto il Premio Viareggio. Conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte» e scrive sul quotidiano «la Repubblica». Ogni volta che può, si mette in viaggio.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

pavlove. – Forever Away
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/

Black Pudding Poetry – Hallways and highways
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 21 ottobre al 02 novembre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8893 2021-11-24T12:18:56Z 2021-11-03T14:00:36Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 21 ottobre al 02 novembre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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PER NIENTE AL MONDO di Ken Follett (Mondadori): anticipazione

ABDULRAZAK GURNAH, Premio Nobel per la Letteratura 2021, sarà pubblicato in Italia da La nave di Teseo

LO STORIOGRAFO DEI DISGUIDI di Paolo Codazzi (intervista)

SCENE DA UN MATRIMONIO di Hagai Levi

PREMIO PAVESE 2021: i vincitori

Esce il terzo numero della rivista letteraria K: si intitola CITTÀ

Premio Cavallini 2020-2021 a Mario Andreose, Mario Botta, Giulio Ferroni, Sandro Veronesi.

Premio Racalmare-Leonardo Sciascia Città di Grotte 2021: vince Giosuè Calaciura con “Io sono Gesù” (Sellerio)

Il grande successo dell’edizione 2021 del Festival Leggere & Scrivere di Vibo Valentia

CLASSIFICA: dal 18 al 24 ottobre – questa settimana segnaliamo “Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone” di Maurizio de Giovanni (Einaudi)

GIUDITTA E IL MONSÙ di Costanza DiQuattro (Baldini + Castoldi): recensione

BOOKCITY MILANO 2021

FESTIVAL DELLE LETTERATURE MIGRANTI 2021

PREMIO STRESA DI NARRATIVA 2021: vince Giosuè Calaciura con “Io sono Gesù” (Sellerio)

FESTIVAL LEGGERE & SCRIVERE 2021: il programma

CLASSIFICA: dall’11 al 17 ottobre – questa settimana segnaliamo “Punto pieno” di Simonetta Agnello Hornby (Feltrinelli)

ALICE ZANOTTI vince il Premio Fiesole Narrativa Under 40 con “Tutti gli appuntamenti mancati” (Bompiani)

FESTIVAL LEGGERE & SCRIVERE 2021: dal 26 al 30 ottobre

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[CENTO ANNI DALLA NASCITA DI MARIO RIGONI STERN]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8890 2021-11-01T13:05:27Z 2021-11-01T12:41:26Z Mario Rigoni Stern.jpgRicordiamo Mario Rigoni Stern in occasione del centenario della sua nascita, riproponendo questa bellissima intervista rilasciata a Andrea Di Consoli (e pubblicata su Letteratitudine il 26 giugno del 2007).

In occasione della sua morte, invece (avvenuta il 16 giugno 2008), pubblicammo questo articolo

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Mario Rigoni Stern (Asiago, 1º novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008) è stato un militare e scrittore italiano.
Il suo romanzo più noto è Il sergente nella neve (1953), un’autobiografia della ritirata di Russia. Legatissimo alla sua terra, l’altopiano di Asiago, era il discendente dell’ultimo cancelliere della federazione dei Sette Comuni. Primo Levi lo definì “uno dei più grandi scrittori italiani”.

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LE VALLI MALEDETTE DI MARIO RIGONI STERN (di Andrea Di Consoli)

Andrea_di_consoliDietro le quinte del teatro “Persiani” di Recanati, in attesa che Mario Rigoni Stern venga chiamato da Paola Pitagora, conduttrice del premio letterario Recanati (che ha vinto Mario Rigoni Stern), e presentato da Ernesto Ferrero (che dice, non appena lo chiamano: “Parlare di Mario è come essere a casa, come arrivare a baita”), il grande scrittore de Il sergente della neve e del recente Stagioni se ne sta seduto da solo su una sedia e guarda buono, con le mani in grembo, verso il palcoscenico. Gli domando se da Asiago è venuto in macchina o in treno. “In macchina” mi dice, “mi sono venuti a prendere”. Mi fa cenno di sedermi al suo fianco e mi domanda, con estrema semplicità, il nome (non mi domanda chi sono, ma come mi chiamo), mi chiede da dove vengo e, quando sente che sono lucano, lui subito mi parla della Basilicata, e mi dice che è stato a Bernalda, a Matera e, quarant’anni fa, a Metaponto: “A Metaponto ci sono stato a ferragosto. Non c’era nessuno. C’eravamo soltanto io e i grilli. Era come stare fuori dal mondo”. Adesso, invece, a Metaponto, a ferragosto, è impossibile trovare un angolo non turistico. E gli domando del Sud (a lui che è così indissolubilmente legato a un’idea forte di Nord): “Il Sud è bellissimo” mi dice, “ma più di tutto amo la Sicilia. La Sicilia è meravigliosa”.

Il teatro è caldo, sudiamo, ma per non fare rumore siamo sempre più vicini, parliamo fitto fitto; a bruciapelo gli domando se la neve – che lui ha “cantato” in tutti i modi – sia guerra o pace. Rigoni Stern curva la mano e la posa sull’orecchio – forse, per l’imbarazzo, ho parlato troppo a bassa voce. Gli rifaccio la domanda. Mi guarda e risponde con sicurezza: “La neve non è né buona né cattiva. Non è mai colpa della neve. E’ sempre colpa degli uomini se la neve è cattiva”.

Ma si può impazzire in guerra? Cosa è stata la campagna di Russia? E si può amare la neve dopo averla vista azzannare le gambe dei propri compagni? Nel giro di pochi minuti ci troviamo lontani dalla festa letteraria di Recanati e immersi in una strana intimità pensosa. Mi dice Rigoni Stern: “Certo che si impazzisce sul fronte. Soprattutto per il poco dormire. Ci provi a non dormire per otto giorni. Io forse ero impazzito. Mi ero sdoppiato. In quei giorni mi sembrava che un altro Mario mi dicesse le cose che dovevo fare. La vera guerra è stata in Russia”. Prima di essere chiamato sul palco dalla Pitagora ci diamo appuntamento per la mattina successiva, nella sala colazioni dell’albero dove Rigoni pernotta.

Durante la notte, prima di addormentarmi, penso allo strano destino critico di Mario Rigoni Stern, uno scrittore che è sempre rimasto schiacciato tra due categorie abbastanza anguste (“scrittore di guerra”, o “di testimonianza”, e “scrittore della natura”; eppure “guerra” e “natura” non sono sempre topoi logori e prevedibili); penso, invece, alla durezza della sua narrativa poetica, al suo guardare sempre in faccia il dolore e, direi, il controdolore – non c’è niente di “naif” nella sua scrittura, anche perché la natura non dà mai davvero risposte consolatorie, anzi, è più “muro” del “muro” del pensiero filosofico – anche la guerra è un “muro” nel pensiero. Rivedo, prima di prendere sonno, il viso buono di sua moglie, e risento le parole di Rigoni Stern su Roma: “Roma me la sono goduta nel 1973, quando c’è stata la crisi petrolifera. Non circolava neanche una macchina. Me la sono girata tutta a piedi. Quel giorno andai anche a trovare Walter Binni e Emilio Lussu”.

La mattina mi sveglio in ritardo e scendo di corsa. Lo trovo che beve un caffè al bar. Mi saluta e mi indica un tavolo all’aperto. Accendo una sigaretta e gli domando se ha mai fumato. “In guerra fumavo le ‘Makorka’, le sigarette dei kulaki. Ho fumato tantissimo, ma poi ho smesso, perché ho avuto problemi di cuore. Ho avuto un arresto cardiaco. Quel giorno sentivo i medici che dicevano che ero morto. Non è stata una brutta sensazione. La morte non è brutta. E’ la sofferenza che fa paura”. A Recanati c’è un dolcissimo vento che ci scompiglia i capelli. Bevo un caffè e, mentre apro il taccuino, Rigoni mi dice che a Recanati c’era stato altre volte: “E’ un grande poeta, Leopardi, ma la sua opera più importante è Lo Zibaldone. Tanti anni fa, visitando la sua casa, mi attardai di sera nella sua biblioteca. Per me fu una grande emozione rimanere lì nella penombra”.

I ricordi di Rigoni si sciolgono: “La mia famiglia era abbastanza benestante prima della guerra. A casa nostra di libri ce ne sono sempre stati. C’era dimestichezza con i libri. Mio fratello maggiore ha anche pubblicato un libro di poesie: sonetti enigmistici”. E in guerra? Serve la letteratura in guerra? Davvero può aprire un varco di salvezza come nel “Canto di Ulisse” di Primo Levi? Rigoni Stern non ha dubbi: “Certo che serve la letteratura. Io avevo con me la Divina Commedia e L’Orlando furioso. La letteratura aiuta a superare i momenti brutti. Quando ero in Albania c’era un compagno militare, che faceva il pastore, che mi diceva ‘dai Rigoni, fammi contento, leggimi la Divina Commedia’.

La guerra è l’ossessione di Rigoni Stern: “I russi stavano attaccando. Avevo la responsabilità di 70 uomini. Li ho riportati vivi in Italia. E’ stato il più grande capolavoro della mia vita. C’era un sergente che ricevette una lettera dalla sua fidanzata. Eravamo sul Don. Nella lettera la fidanzata gli diceva di non amarlo più, e di aver trovato un altro uomo. Dopo aver letto questa lettera il sergente fece azioni di guerra disperate. Cercò la morte. L’ha cercata con tutto se stesso, la pallottola che lo ha ucciso. Si chiamava Achille, quest’alpino. Lui almeno è morto per amore. Noi, per quale amore siamo morti noialtri?”

“Natura” e “guerra” s’intrecciano come due serpenti poco pacificati; e sono due serpenti che ora sembrano nemici, e ora si avvinghiano in amore (un amore vischioso): “La natura non ha sentimenti, la natura dobbiamo accettarla. Dobbiamo salvarla, dobbiamo rispettarla. Non possiamo piantare il frumento al Polo. Però non c’è solo la rosa, non c’è solo la valle fiorita, ci sono anche le valli maledette. La nostra fortuna è stata quella di aver perso la guerra, così è finito il nazismo e il fascismo. Ma chi ricorda la grande battaglia del 1943 in Russia? Ci pensa? Un milione contro un altro milione di soldati. Milioni di persone morivano e nessun giornale ne parlava”.

E dopo? Dopo la guerra? Dopo c’è stata la prigionia in Austria, nel 1944, in una miniera di ferro (“era quasi bello stare in miniera, dopo la guerra, ma è stato anche duro, con quel poco che ci davano”); ci sono stati i libri da Einaudi, ma anche l’impiego come diurnista di terza categoria presso l’amministrazione finanziaria dello Stato, e poi la famiglia, la moglie, i tre figli, le passeggiate nei boschi, “fare legna”.

E la morte? Rigoni Stern è lapidario: “I giovani muoiono meglio dei vecchi, perché i giovani hanno tanta vita. I vecchi, invece, sono attaccati fino alla fine all’unico barlume di vita che rimane”.

La tranquillità domenicale di Recanati – la sua ritrosia indecifrabile e suggestiva – è spezzata, nella mia mente, dalle dure parole di Rigoni (il racconto degli arti congelati dei soldati); eppure c’è, nonostante tutto, una possibilità di tranquillità nello stare al fianco di Rigoni (nel suo correre in albergo alla ricerca della moglie, nel far giocare mio figlio con la sua barba bianca, nel suo fare colazione con pane e formaggio). E’ una tranquillità che colpisce per l’estrema semplicità. Poi, però, non appena si parla dell’uomo in pericolo, della guerra, della natura, il volto di Rigoni Stern diventa “freddo” e solenne. In certi momenti è normale pensare a Omero.

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La scheda del libro: “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern (Einaudi)
Ricordi della ritirata di Russia

«Una parola definitiva sulla pietà e sulla misericordia che consentono agli uomini di continuare a guardarsi in faccia senza vergogna». Eraldo Affinati

I ricordi della ritirata di Russia scritti in un Lager tedesco dall’alpino Rigoni Stern nell’inverno del 1944 vennero pubblicati da Einaudi nel 1953 nei «Gettoni» diretti da Vittorini sotto il titolo Il sergente nella neve. Apprezzato inizialmente soprattutto per il valore della testimonianza, il romanzo ha mostrato le sue grandi qualità espressive con la progressiva distanza temporale dai drammatici avvenimenti narrati. E ormai è giustamente considerato un classico del Novecento: per la lingua intensa e sempre concretissima, per l’alta moralità di fronte a esperienze estreme, per la totale mancanza di enfasi retorica, per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell’uomo per conservare la propria umanità.

Cronologia della vita e delle opere a cura di Giuseppe Mendicino.

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Mario Rigoni Stern esordì con Il sergente nella neve (1953), una delle più notevoli testimonianze letterarie della seconda guerra mondiale, alla quale l’autore partecipò con gli alpini sul fronte russo. Dopo anni di silenzio Rrigoni Stern è tornato alla narrativa con i racconti Il bosco degli urogalli (1962) e i romanzi La guerra della naia alpina (1967), Quota Albania (1967), Ritorno sul Don (1973), Storia di Tönle (1978, premio Campiello), emblematica biografia di un solitario montanaro durante la grande guerra, uno dei suoi esiti più alti. Successivamente, accanto a nuovi romanzi, L’anno della vittoria (1985) e Amore di confine (1986), lo scrittore ha pubblicato diverse opere che testimoniano di una sua crescente adesione al mondo della natura: Uomini, boschi e api (1980), Il libro degli animali (1990), Arboreto selvatico (1991). In Le stagioni di Giacomo (1995, premio Grinzane) ha raccontato i luoghi d’origine. Nella produzione successiva tornano i suoi temi dominanti: Sentieri sotto la neve (1998), Tra due guerre e altre storie (2001), Stagioni (2006), I racconti di guerra (2006).

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[DANIELE MENCARELLI con “Sempre tornare” (Mondadori) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8885 2021-11-10T16:17:06Z 2021-10-28T16:44:21Z DANIELE MENCARELLI con “Sempre tornare” (Mondadori), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: lo scrittore e poeta Daniele Mencarelli.

Con Daniele Mencarelli abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato Sempre tornare” (Mondadori).

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La scheda del libro: “Sempre tornare” di Daniele Mencarelli (Mondadori)

Sempre tornareÈ l’estate del 1991, Daniele ha diciassette anni e questa è la sua prima vacanza da solo con gli amici. Due settimane lontano da casa, da vivere al massimo tra spiagge, discoteche, alcol e ragazze. Ma c’è qualcosa con cui non ha fatto i conti: se stesso. È sufficiente un piccolo inconveniente nella notte di Ferragosto perché Daniele decida di abbandonare il gruppo e continuare il viaggio a piedi, da solo, dalla Riviera Romagnola in direzione Roma. Libero dalle distrazioni e dalle recite sociali, offrendosi senza difese alla bellezza della natura, che lo riempie di gioia e tormento al tempo stesso, forse riuscirà a comprendere la ragione dell’inquietudine che da sempre lo punge e lo sollecita. In compagnia di una valigia pesante come un blocco di marmo, Daniele si mette in cammino, costretto a vincere la propria timidezza per chiedere aiuto alle persone che incontra lungo il tragitto: qualcosa da mangiare, un posto in cui trascorrere la notte. Troverà chi è logorato dalla solitudine ma ancora capace di slanci, chi si affaccia su un abisso di follia, sconfitti dalla vita, prepotenti
Daniele Mencarelli ha scritto un romanzo vitale, picaresco e intimo, che ha dentro il sole di un’estate in cammino lungo l’Italia, l’energia impaziente dell’adolescenza e la lingua calibratissima e potente di uno scrittore al massimo della sua forma.

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Daniele Mencarelli è nato a Roma nel 1974. Vive ad Ariccia. È poeta e narratore. La sua ultima raccolta è Tempo circolare (poesie 2019-1997), Pequod, 2019. Del 2018 è il suo primo romanzo La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima). Tutto chiede salvezza, il suo secondo romanzo, è uscito nel 2020 e ha vinto il premio Strega Giovani. Con Sempre tornare si chiude un’ideale trilogia autobiografica iniziata con La casa degli sguardi.
Collabora, scrivendo di cultura e società, con quotidiani e riviste.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

The Upsidedown – E-Love
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/us/

Paper Navy – Swan Song
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/us/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[Lucca Comics & Games 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8888 2021-10-29T08:22:52Z 2021-10-28T05:00:02Z

Parte l’edizione 2021 di Lucca Comics & Games: dal 29 ottobre all’1 novembre
venduti i 90mila biglietti a disposizione

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… a riveder le stelle: light

Quattro giorni di grandi eventi, prestigiosi ospiti, anteprime e uscite: le novità del 55esimo anno di Lucca Comics & Games

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Riparte Lucca Comics & Games: una quattro giorni (dal 29 ottobre al 1° novembre) che segna la strada verso la nuova normalità. Una manifestazione più “leggera” ed agile, che abbraccia la transizione verso nuovi modelli di intrattenimento culturale e che porta al suo pubblico – in città, online, su Rai e nei Campfire – il meglio degli universi che sono parte della manifestazione: fumetto, gioco, storytelling e mitologie contemporanee, con gli stand delle industrie creative che li rappresentano.

Il Claim 2021 è la sintesi e l’ideale omaggio di quel verso immortale de La Commedìa di Dante Alighieri (del XXXIV Canto dell’Inferno) che accompagnerà anche visivamente l’esperienza del festival: nell’anno delle celebrazioni dantesche, il poster è stato affidato a Paolo Barbieri, Maestro contemporaneo dell’illustrazione, già autore de L’Inferno di Dante illustrato pubblicato in una nuova edizione da Sergio Bonelli Editore e tra i selezionati per la mostra Dante ipermoderno promossa dal Ministero degli Affari Esteri e curata dal Prof. Giorgio Bacci.

Un’edizione “leggera” che torna non solo ad accogliere la community che da 55 anni è il cuore della manifestazione, ma anche una serie di ospiti nazionali e internazionali attesissimi e amati. Tra i grandi nomi di questa edizione spiccano Frank Miller, Mahmood, Kim Bodnia e Joey Batey, Pau (frontman dei Negrita), Caparezza, Lacuna Coil, Roberto Saviano.

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COMICS: ALCUNE NOVITÀ DEL PROGRAMMA DELLA NONA ARTE

I palazzi delle dediche

Al fine di evitare l’afflusso e l’assembramento di un numero elevato di persone agli stand del Padiglione multimarca di Piazza Napoleone, alcuni autori speciali terranno i propri firmacopie nel vicino Palazzo delle Dediche, ovvero al MuF, l’ex Museo del Fumetto in Piazza San Romano. In quest’area nomi come Sio, Leo Ortolani, Tony Sandoval, Bastien Vivés e Martin Quenehen. Anche l’Oratorio San Giuseppe e la Chiesa dell’Agorà saranno al centro delle sessioni di firmacopie degli autori.

Tuono Day

Oltre alla già annunciata opera teatrale tratta da Corpicino, Lucca Comics & Games vuole celebrare Tuono Pettinato con un’intera giornata dedicata all’autore. Domenica 31 Ottobre sarà quindi il Tuono Day, che vedrà altre due straordinarie attività: l’incontro Il fumettista che faceva air guitar e, in anteprima al Festival, TUONO, il documentario sulla vita e le opere di uno dei più brillanti intellettuali della sua generazione: Andrea Paggiaro in arte Tuono Pettinato.

Rock ‘n’ Comics

Nell’anno senza concerti, il Festival rinnova la volontà intellettuale di Lucca Comics & Games nel mondo musicale con un programma di panel di alto profilo con alcuni dei big della musica italiana. Diventa necessario avere un Virgilio che guidi il pubblico attraverso le multiformi dimensioni della musica: Andrea Rock, che modererà alcuni di questi imperdibili appuntamenti.

Oltre ai già annunciati eventi con Caparezza, Pau, Shade e i Lacuna Coil, sarà nientemeno che Mahmood ad arricchire il parterre di Rock ‘n’ Comics. In occasione dell’uscita del suo libro Ghettolimpo – Sui sentieri dell’anima (Mondadori), Mahmood e Sio dialogheranno di musica e fumetti, in un incontro moderato da Luca Valtorta che si terrà domenica 31 ottobre alle 15:30 all’Auditorium San Francesco.

Molte le novità legate agli editori: Sergio Bonelli Editore rinnova la collaborazione con Lucca Comics & Games attraverso due entusiasmanti attività: la conferenza sugli 80 anni di Sergio Bonelli Editore – prevista per il 30 ottobre alle ore 16 alla Chiesa di San Giovanni – che sarà resa disponibile sui canali social di SBE e il documentario BONELLI STORY, in esclusiva su Rai Play.

Ensi, uno dei più importanti rapper italiani, vera e propria icona del freestyle, presenterà a Lucca in anteprima assoluta, il 30 ottobre, il suo nuovo progetto, il graphic novel Santuario 2105 (in uscita per BeccoGiallo editore il 4 novembre). In anteprima solo a Lucca Comics & Games il nuovo libro di Sio che arriverà in libreria il 25 novembre: La bambina che voleva diventare un sasso (Feltrinelli Comics). Torna il tradizionale J-Pop Show (domenica 31 ottobre alle 17:00, Auditorium San Francesco) mentre Edizioni BD porterà una serie di novità accompagnate da autori come Guido Brualdi, Simone Di Meo, Daniele Di Nicuolo, Leila Leiz, Roberto Recchioni, Alessandro Ripane e altri ancora. Insieme agli editor e agli autori saldaPress saranno celebrati i 20 anni della casa editrice e i 10 anni di Skybound, in un incontro speciale con Paul Azaceta, Lisandro Estherren, Lorenzo De Felici.

La Self Area sbarca all’Agorà delle Autoproduzioni!

Dopo la richiesta collettiva di uno spazio diverso per le autoproduzioni rispetto a quello proposto dal Festival, Lucca Comics & Games ospiterà gratuitamente una selezione di realtà indipendenti presso gli spazi della Biblioteca Agorà.

Anche quest’anno torna il Bookshop Self Area powered by Inuit, sia dal vivo che sul web. Una selezione di volumi che faranno parte della scena dell’autoproduzione italiana e internazionale e della microeditoria illustrata scelti dalla libreria Inuit di Bologna. Oltre 40 realtà tra collettivi e micro-editori saranno presenti sullo store online, mentre una speciale selezione sarà proposta durante i giorni della fiera nel bookshop della Self Area.

E ancora, riprendono gli incontri con gli editor presenti alla fiera per sessioni di scouting: l’AREA PRO, l’appuntamento dedicato alla scoperta dei talenti e delle nuove proposte nel mondo del fumetto, quest’anno si terrà negli spazi dell’ex Museo del Fumetto, in Piazza San Romano.

COLLISIONI DI LINGUAGGI CON IL GRAPHIC NOVEL THEATRE

Nella sua continua ricerca di collisioni di linguaggi, Lucca Comics & Games ha creato nel 2017 il filone Graphic Novel Theatre, selezionando, curando e producendo le trasposizione teatrali di grandi opere a fumetti italiane: Hugo Pratt in occasione dei 50 anni della “Ballata del Mare Salato”,  Zerocalcare con “Kobane Calling”, protagonista di un tour nei principali teatri stabili nazionali, “Cinzia” di Leo Ortolani e “Lucrezia” di Silvia Ziche, con cui il drammaturgo Francesco Niccolini ha vinto il prestigioso Premio Nazionale Franco Enriquez 2021 – Città di Sirolo.

Ben due i progetti 2021: Corpicino a teatro – Pagine nere per nere cronache, tratto dall’opera matura e senza pietà del geniale Tuono Pettinato, primo contenuto con cui Lucca Comics & Games intende celebrare l’artista e l’amico, è realizzata con la regia di Francesca Caprioli e la curatela di Cristina Poccardi. E ancora L’Oreste – Quando i morti uccidono i vivi, un’opera teatrale di Francesco Niccolini, prodotta da Accademia Perduta Romagna Teatri e Società per Attori, in collaborazione e in anteprima a Lucca Comics & Games.

Questa edizione segna anche un graditissimo ritorno, un importante segnale di ripresa anche per il mondo teatrale: Kobane Calling torna in tour, dopo il grande successo delle prime tappe di inizio 2020 e l’interruzione dovuta alla situazione pandemica. La prima tappa sarà il Teatro Bellini di Napoli, una scelta certamente non casuale: la prestigiosa realtà culturale diventa infatti co-produttore dello spettacolo, che sarà presentato nei teatri di tutta Italia nel corso del 2022.

IL RITORNO DELL’AREA GAMES

I talenti italiani del Gioco tornano dal vivo per incontrare pubblico e appassionati. Tra loro gli InnTale, gruppo di streamer e talenti nostrani che condividono con migliaia di persone la loro passione per i GdR su YouTube e Twitch, e Andrea “Il Rosso” Lucca, figura di riferimento italiano per il gioco di ruolo organizzato e host del podcast La locanda del Drago Rosso.

L’informazione e l’educazione ludica conteranno sulla presenza dei divulgatori e game designer Andrea Angiolino e Fabio Viola, nonché di un ciclo di otto incontri a cura della Rete Ludica Giocaruolando che, per l’occasione, porta a Lucca dodici realtà associative del territorio italiano che terranno seminari, laboratori e tavole rotonde inerenti alle tematiche del gioco come strumento educativo, didattico e di inclusione sociale.

Nello spazio Area Performance in Chiesa dei Servi, inoltre, spazio agli artisti di Miniature Island Angelo Di Chello, Alberto Cecchetti, Luciano Leni, Alessandro Marinone, Massimiliano Richiero che dipingeranno miniature dal vivo accanto ai Maestri dell’Arte Fantasy come Paolo Barbieri, Ivan Cavini, LRNZ e tanti altri.

Grazie a Giochi Uniti e Funko Pop torneranno anche le uscite esclusive in edizione limitata con sticker Lucca Comics & Games 2021: il manuale di Pathfinder Agenti della Vegliarupe: Saga e 3 Funko Limited Edition, due di questi saranno Bakugo di My Hero Academia (con esplosione), che sarà distribuita in quantità limitate anche nei Campfire, e Lilo & Stitch Seated Stitch Flocked.

IL CENTENARIO DEL MILITE IGNOTO – LA COMMEMORAZIONE DI LUCCA COMICS & GAMES

Un vero e proprio viaggio attraverso l’Italia, capace di dare una nuova sostanza visiva e narrativa a quello che cento anni fa fu il “viaggio” del milite ignoto, senza retorica, con emozione, con verità.

Un progetto a cura di Anna Villari e Paolo Vicchiarello, che nasce da una collaborazione tra la Struttura di Missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Comune di Lucca, su impulso del Ministro per le Politiche Giovanili e con il supporto di Lucca Comics & Games.

L’obiettivo è quello di valorizzare le commemorazioni per il centenario del milite ignoto adottando un taglio narrativo, linguaggi espressivi e canali di divulgazione che possano toccare la sensibilità di giovani e giovanissimi, anche attraverso le modalità e i momenti di condivisione che contraddistinguono il festival lucchese.

LUCCA COMICS & GAMES TORNA SU RAI

Anche quest’anno Lucca Comics & Games sbarca sulle reti Rai per consentire ai fan del Festival e al pubblico della TV nazionale di godere di contenuti esclusivi. RaiPlay ospiterà una sezione realizzata ad hoc per il community event nella quale saranno disponibili gli Original (contenuti inediti prodotti apposta per l’edizione 2021); una selezione delle migliori serie tv, fiction, documentari, approfondimenti, tratti dall’archivio Rai; gli speciali che di giorno in giorno saranno trasmessi nelle altre reti del gruppo; inoltre porterà a Lucca l’anteprima della seconda stagione di Stalk, la fortunata serie dedicata alle tematiche di stalking e cyberbullismo. Grazie a questa collaborazione Lucca Comics & Games non finirà quindi il 1° novembre, perché la sezione dedicata su RaiPlay sarà online fino al 28 febbraio 2022, per accompagnarci durante i mesi invernali.  Rai4 dedicherà all’evento due speciali di Wonderland di cui uno dedicato allo svelamento in esclusiva dei vincitori dei Lucca Comics & Games Awards (gli “oscar” italiani del fumetto e del gioco) in onda il 30 ottobre in seconda serata; Rai Cultura proporrà una puntata speciale di Terza Pagina dedicata al mondo cosplay e al gioco di ruolo che andrà in onda su Rai5; Rai Ragazzi, Rai Yoyo e Rai Gulp, saranno presenti a Lucca con un programma denso di attività, l’anteprima mondiale di Pinocchio and Friends, meet & greet e la partecipazione dei personaggi più amati dai bambini e dai ragazzi. Radio 2 sarà la radio ufficiale e seguirà l’evento con interviste esclusive ai protagonisti e live social direttamente da Lucca.

L’AREA MOVIE VA IN SCENA

Tantissimi saranno gli appuntamenti dell’area Movie, a cura di QMI, che porterà a Lucca anticipazioni, anteprime e contenuti esclusivi dal mondo del cinema e delle serie tv, tra cui il panel dedicato alla serie Netflix The Witcher alla presenza di due dei protagonisti della nuova stagione, Kim Bodnia e Joey Batey, e la creatrice della serie Lauren Schmidt Hissrich e la masterclass con contenuti esclusivi sul nuovo film d’animazione Disney Encanto, in sala dal 24 novembre. Ricco il programma di anteprime dal mondo delle serie tv con Dopesick – Dichiarazione di Dipendenza, l’attesissima nuova serie drama di Disney+, i primi due episodi della seconda stagione di Stalk, teen drama francese in esclusiva per l’Italia su RaiPlay a novembre, la serie targata DC Superman & Lois. Tra i film, attesissima la proiezione di Ghostbusters: Legacy, nuovo capitolo della saga degli Acchiappafantasmi, e le proiezioni speciali dei film Searchlight Pictures The Night House – La Casa Oscura e Antlers – Spirito Insaziabile. Attesi a Lucca tra gli ospiti dell’Area Movie anche Gabriele Mainetti e Alessandro Rak.

Il maestro del fumetto Frank Miller, creatore di 300, Sin City e di Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, sarà a Lucca per la presentazione del documentario a lui dedicato, Frank Miller – American Genius, della regista Silenn Thomas.

FANTASY & BOOKS, UN SOGNO SENZA ETÀ

La narrativa fantasy tra crossmedialità e trasposizioni arriva a Lucca con appuntamenti dedicati a DUNE e Dante, agli audiolibri di Audible, che torna al Festival con spettacoli e live performance, e all’arte dell’Area Performance che ospita illustratori fantasy e pittori di miniature. Non mancheranno anche gli editori che da sempre accompagnano la manifestazione, come Mondadori e Oscar Vault, Sperling & Kupfer, Giunti, Fanucci, DeA Planeta Libri e tanti altri presenti con i loro autori.

A presentare il suo nuovo podcast ci sarà Maccio Capatonda, accompagnato da Herbert Ballerina e Valerio Desirò, in un’intervista poco-seria sabato 30 ottobre alle 21:30 presso l’Auditorium San Francesco. Domenica, invece, Audible presenta due live show dedicati  a Il maialino di Natale, l’ultimo romanzo di J.K. Rowling, e a The Sandman di Neil Gaiman.

In Chiesa dei Servi, invece, ci saranno tutti gli ospiti dell’Area Performance. Tra questi, una menzione speciale va ad Angelo Stano, disegnatore e copertinista di Dylan Dog che ha illustrato, tra gli altri, il primo iconico albo della serie, L’alba dei morti viventi. Sarà lui il resident artist dell’Area Performance, e sarà possibile incontrarlo tutti i giorni durante le sue sessioni di disegno live.

IL MONDO VIDEOGAMES ED E-SPORTS

Riot Games mette in mostra ARCANE

Una vera e propria mostra, che comprenderà una serie di bozzetti originali, schizzi e artwork, con due pezzi davvero speciali realizzati a mano da altrettanti artisti, gli stivali di Jinx ed il guanto hextech di Vi, le due sorelle protagoniste della serie. Il percorso, che si svolgerà presso l’ex-Museo del Fumetto, prevede inoltre la presenza di opere dedicate alle città di Zaun e Piltover, contrapposte per stile e tipologia, ma complementari, per un’esperienza unica e perfetta per attendere l’imminente uscita della serie TV ARCANE, disponibile su NETFLIX dal prossimo 7 novembre. Spazio anche a ‘League of Legends: Wild Rift’, che avrà una sala dedicata, con cosplay e la possibilità di provare il gioco per tutta la durata del Festival. Sempre nello stesso complesso, infine, la ‘live performance’ dell’artista Alice Pasquini, che realizzerà due murales di Jinx e Vi, secondo la sua personale visione.

Riaprono le porte della Esport Cathedral di Lucca Comics and Games!

Prodotti da ESL Italia, ritornano gli Italian Esports Open. Finalmente dal vivo, 4 giornate all’insegna del divertimento, sfide agguerritissime tra pro-player e ospiti d’eccezione.

Quest’anno la programmazione di Italian Esports Open abbraccia vari titoli e incontra i gusti di tutti gli appassionati di esports, tra Battle Royale, MOBA, FPS ci sarà da divertirsi!

Per gli amanti dei Battle Royale ci sarà la SOLO CRANK ARENA, un watch party che vedrà talent dal palco di Lucca raccontare i match dei giocatori che si batteranno da casa.

Per la prima volta la Esport Cathedral ospita una giornata dedicata ai Pokémon con Pokémon Lucca Party con la partecipazione della più grande community di Pokémon in Italia con tanti altri momenti di intrattenimento e spettacolo.

Riot sarà protagonista di un’intera giornata con uno special event del Circuito Tormenta di ValorantLucca in Range e con il titolo League of Legends, nella Lucca Baron Battle.

Non poteva non mancare lo strategico su mobile, con l’ultima giornata dedicata a Clash Royale con 3 tornei misti tra talent e pro-player che decreteranno un solo campione di Clash Royale per Italian Esports Open 2021.

LA PASSIONE PER IL SOL LEVANTE TROVA LA SUA CASA AL JAPAN TOWN

Per gli appassionati del Sol Levante non può mancare la Japan Town, vera e propria tappa obbligata che ospita un intero quartiere dedicato al mondo nipponico dove si potranno trovare gadget, oggettistica pop e tradizionale, abbigliamento japan style e articoli per cosplayer.

Tra i tanti appuntamenti, l’incontro tra due giovani artisti come Caterina Rocchi di Lucca Manga School e Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari.

Sarà presente anche l’artista Meiko Yokoyama che presenterà al pubblico l’uso originale di una particolare carta giapponese utilizzando un contrasto di tridimensionalità materica propria della carta, appunto, ed effetti ottici dati dalle luci in modo da fondere i vari elementi.

Edizioni BD, in collaborazione con Lucca Comics & Games, presenterà la mostra di stampe Rabbia e Amore: un viaggio nell’arte di Baron Yoshimoto e Kazuo Kamimura.

Moltissimi saranno gli allestimenti a tema, tra i quali l’iconico incrocio di Shibuya di Tokyo.

L’area denominata Japan Community ospiterà tantissime realtà che hanno come punto centrale della loro esperienza culturale il mondo del Sol Levante. Altre associazioni sportive presenteranno le arti marziali di Aikido, Karate e Ninjutsu (versione Naruto!).

Infine sarà in esposizione il JapanBricks by OTLug, la prima esposizione di opere in mattoncini LEGO® a tema Japan!

SPAZIO ALLA MAGIA DEL COSPLAY

Villa Cosplay quest’anno sarà powered by PATREON: nota piattaforma online di creazione e condivisione di contenuti artistici, scende in campo e lo fa impossessandosi degli spazi della magnifica Villa Bottini, dove per l’occasione saranno allestiti anche due photoshooting esclusivi per tutti i cosplayer.

Ma in Villa sarà possibile incontrare anche diversi ospiti del settore cosplay come Giada Robin, Leon Chiro, Meryl Sama, ma anche Nicolas della Contea Gentile che arriverà per l’occasione con tutta la mitica compagnia dell’ anello per raccontare la sua storia e il suo progetto.

E ancora, nelle Sale del piano nobile e nel magico giardino esterno da oltre 1000 mq, le Community Cosplay italiane allestiranno i loro spazi performativi e le loro attività. Il cosplayer Valentino Notari presenterà il suo romanzo “Cosplay Girl” e il 31 ottobre il giardino ospiterà un flashmob organizzato con Emergency.

Durante i giorni del Festival, Villa Tucci – una delle più belle e prestigiose residenze storiche di Lucca – aprirà le sue porte per l’occasione al settore Cosplay, ospitando fotografi selezionati e cosplayer d’eccezione.

Torna anche il COSPLAY LIVE SHOW 2.0, il contest cosplay più ambito d’ Italia, condotto da Giorgia Vecchini e Paolo Picchi: sabato 30 Ottobre ore 15:30 presso l’auditorium San Francesco, i cosplayer di ogni tipologia si daranno battaglia di fronte a una giuria d’eccezione guidata dal grande Maurizio Merluzzo. Ma non mancherà anche la gara “tradizionale” con il CLASSIC COSPLAY CONTEST.

Spazio anche alla DANCE COSPLAY BATTLE e alla straordinaria “YOKAI COSPLAY: Japanese Plants & Monsters Experience”.

ANIME VOCAL CONTEST, IL SANREMO DEL FANTASY

Anche l’Anime Vocal Contest, definito dalla stampa il “Sanremo del Fantasy”, torna a riveder le stelle.

Quest’anno la finale si svolgerà nella suggestiva cornice dell’Auditorium San Francesco, il 30 ottobre alle 19:00, e potrà contare sugli storici partner Radio Bruno, Supersix, EMP, Radio Animati e gli special partner Musicalnews, Animeclick, Cartoon Cover Land.

Come guest star, sarà presente in giuria Guiomar Serina, voce dei Cavalieri del Re e di indimenticabili sigle degli anni ’80, che per l’occasione presenterà il suo brano inedito “Notte magica”, di cui l’illustratore Enrico Simonato ha realizzato la copertina.

I cinque Finalisti che si sfideranno a Lucca sono: Alessia Lo Piccolo (Cavriglia – Arezzo), Aniello Padula (Ercolano – Napoli), Jolie (Lucca), Jordyn (Settala – Milano), Tiuz (Induno Olona – Varese).

UNA LUCCA COMICS 6 GAMES… PER I PIÙ PICCOLI

Tra le novità pensate per i visitatori più giovani anche lo stand di Nicoletta Costa nel padiglione San Martino, dove sarà possibile trovare l’artwork realizzato in esclusiva per Lucca Comics & Games 2021. L’autrice sarà inoltre protagonista di due incontri sabato 30 ottobre alle 16:00 presso l’Auditorium Fondazione Banca del Monte di Lucca e lunedì 1° novembre per un workshop dedicato ai bambini a Villa Bottini .

Per entrare nel mondo del gioco, si potrà partecipare al Virus Game di Federico Taddia ed Antonella Viola, ma anche incontrare alcuni dei gamer più popolari fra le nuove generazioni: Roby Gamer, Grax, Sotomayor10tv in collaborazione con Rizzoli Fabbri e una sorpresa speciale arriverà da Gabby 16 bit.

Fra gli autori internazionali presenti dal vivo, uno dei più interessanti casi editoriali degli ultimi anni: Jack Meggit-Phillips, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo londinese, autore di Bethany e la Bestia, primo volume di una serie, già tradotto in 30 lingue, che presto diventerà un film. Una storia “deliziosamente macabra” per bambini da 6 anni in su. L’autore incontrerà il pubblico in due appuntamenti, il 29 e il 31 ottobre, alle 11.30 presso l’Auditorium FBML e sarà disponibile per firmacopie tutti i giorni.

PINOCCHIO AND FRIENDS, NINA & OLGA E LA YOYO PARADE

Lucca Comics & Games torna a regalare emozioni nel cuore della città, offrendo al pubblico la possibilità di ritrovare gli editori e gli espositori più amati in aree storiche e in luoghi da (ri)scoprire. All’appuntamento non poteva mancare Rai Ragazzi che sarà presente con una tre giorni di eventi e meet & greet.

Sabato 30 ottobre alle 14.30 il Cinema Centrale di Lucca ospiterà l’anteprima mondiale di Pinocchio and Friends, la nuova serie animata prodotta da Rainbow in collaborazione con Rai Ragazzi, in cui la fiaba più famosa di tutti i tempi diventa uno show di 26 episodi indirizzato al target scolare. A seguire, spazio a Nina & Olga, la nuova serie in onda su Rai Yoyo, scritta da Nicoletta Costa.

Il 31 ottobre in una live speciale su Twitch, Rai Gulp festeggerà la notte di Halloween con i protagonisti di Halloweird, la prima serie fantasy comedy per ragazzi italiana che riscatta gli emarginati della scuola e li rende supereroi.

La tre giorni di Rai Ragazzi si concluderà poi lunedì 1° novembre con la Yoyo Parade, che vedrà la presenza di alcuni dei più amati character di Rai Yoyo: Bing e Flop, Masha e Orso, Nina e Olga, Pinocchio, Topo Gigio, e Topo Tip.

LUCCA COMICS & GAMES SHOW

Lucca Comics & Games Show sarà la sezione digitale del Festival che quest’anno sarà trasmessa sul canale Twitch di Lucca Comics & Games in diretta dall’Atelier Ricci a Lucca. Il palinsesto prevede oltre 8 ore di streaming live giornaliere con contenuti a sorpresa, interviste, approfondimenti, straordinari collegamenti. A guidare il Lucca Comics & Games Show, tre 3 importanti creator italiani: Claudio di Biagio, Ckibe e Kurolily. Tra i principali ospiti della programmazione, anche l’autore e storyteller Roberto Recchioni. Tra gli ospiti del festival digital: alcune importanti star di Lucca Comics&Games che parteciperanno a quattro sessioni di gioco di ruolo, Powerpizza insieme a SIO, Cristina Scabbia dei Lacuna Coil ed Emanuela Pacotto, Kazu Kibuishi, Jack Meggitt Philips, Fiore Manni, Licia Troisi, il rapper Random e molti altri. Oltre al palinsesto trasmesso sul canale Twitch ufficiale del Festival, l’edizione digital vede il coinvolgimento di una serie di streaming partner che si occuperanno di approfondire la programmazione delle varie aree attraverso i propri canali Twitch: Lo Spazio Bianco, AnimeClick, Multiplayer.it, CulturaPOP, Nerdcore, IoGioco, The Game Machine, BadTaste, Crossover Universo Nerd.

LUCCA NEI CAMPFIRE

Dopo l’anno 0 del 2020, tornano gli avamposti del Festival in tutta la penisola. La rete di negozi Campfire aprirà le porte la settimana prima del festival, dal 22 ottobre, per accogliere autori e appassionati nei 122 hobby store aderenti con oltre 600 eventi organizzati in tutta Italia. I negozi faranno regolare attività durante tutto il periodo, ma saranno organizzate delle speciali iniziative in collaborazione con Lucca Comics & Games.

All’interno dei negozi aderenti si potranno incontrare gli autori di Poliniani Editore, Emanuela Pacotto, Luigi Zetti, Frekt, Marco Albiero, Alessandro Carnevale, Don Alemanno, Immanuel Casto, Vklabe, Emmanuel Viola e Leonardo Cantone, e di Tunué, Luca Raffaelli, Francesca Ceci, Alessia Puleo, Loris De Marco, Katja Centomo, Emanuele Sciaretta, Marco Caselli, Assia Petricelli e Sergio Riccardi. Ma anche provare le demo delle nuove uscite di Asmodee e partecipare al torneo di Ticket To Ride in una speciale edizione realizzata per commemorare il centenario della solenne tumulazione del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, al Vittoriano.

IT’S TIME TO LEVEL UP

Al suo quarto anno di vita il biglietto premium di Lucca Comics & Games diventa una vera e propria esperienza. I Level UP fan potranno infatti godere non solo dei consueti servizi distintivi del biglietto (aree relax e ristoro, salta fila, welcome bag , badge esclusivo,…) in piena conformità alle normative anti-Covid, ma quest’anno saranno guidati in un tour a tutto tondo nei quattro giorni della manifestazione, passando per tutte le sue location. Sono inoltre in programma una serie di eventi programmati dalla colazione fino al dopo cena, usufruendo anche della navetta dedicata per le location esterne alle mura cittadine.

LA COMMUNITY IN PRIMA LINEA: IL PROGRAMMA OFF!

Dopo la risposta positiva delle community durante gli oltre 70 eventi di Lucca ChanGes proposti e organizzati dagli stessi fan del Festival che sono andati a comporre un vero e proprio palinsesto di eventi non ufficiali (digitali o dal vivo), torna il PROGRAMMA OFF! Questa nuova e ulteriore modalità di inclusione al festival comprenderà una serie di attività online (Digital-OFF) e live in tutta Italia (Any-OFF), attinenti agli universi Lucca Comics & Games e proposte direttamente dalla comunità, che si svolgeranno dal 29 ottobre al 1° novembre, in concomitanza con Lucca Comics & Games 2021, ad esempio con sessioni di gioco su Discord, panel e talk, o dirette Twitch (Digital-OFF) o con attività nelle associazioni ludiche, biblioteche o musei (Any-OFF).

LE EMOZIONI DEL FESTIVAL CONTINUANO SU AMAZON

Tornano anche gli appuntamenti speciali riservati ai clienti Amazon.it: cinque incontri online con autori del mondo del fumetto, dell’illustrazione e della cultura pop. Un’opportunità davvero unica per tutti i lettori che vogliono conoscere dal vivo gli artisti che, con le loro parole e immagini, hanno saputo coinvolgerli e accompagnarli alla scoperta di mondi immaginari meravigliosi.

24 ottobre 2021 – Crossover Universo Nerd presenta: the Amazon Galaxy – visioni e recensioni dai mondi Amazon; 25 ottobre 2021 – Simple & Madama… LIVE; 26 ottobre 2021 – Sfida all’ultima battuta, con Pera Toons; 27 ottobre 2021 – Asmodee unboxed!; 28 ottobre 2021 – La Fabbrica Onirica del Suono, con Sergio Algozzino.

laFELTRINELLI COMICS & GAMES, TRA INCONTRI ED ESCLUSIVE

Prosegue la sinergia tra laFeltrinelli e Lucca Crea con il progetto “Feltrinelli Comics & Games”.

Inaugurato lo scorso anno alla Feltrinelli Piazza Piemonte a Milano, l’inedito format che esplora l’Universo della Cultura Pop in tutte le sue sfaccettature, facendo convergere gli appassionati di gaming, narrativa fantasy e fumetti, ad oggi è presente in alcuni store laFeltrinelli di Milano, Genova, Torino, Roma e Palermo e lo sarà anche al Festival, dove potrà godere di un’area promozionale dedicata e uno streaming point in Chiesa dei Servi.

Grande protagonista la streamer Kurolily, Sara Stefanizzi (160.000 follower su Twitch) che ogni giorno racconterà al pubblico i contenuti del mondo Feltrinelli con interviste, rubriche e alcuni “dietro le quinte” in diretta dal Festival. Tra le anticipazioni che saranno al centro di questa quattro giorni di streaming e novità: gli approfondimenti con gli autori Feltrinelli Comics, il concorso “Nuvolette all’orizzonte” a cura di Prima Effe, la costola di Librerie Feltrinelli dedicata al mondo della scuola, in collaborazione con Bao Publishing, e laFactory dei Giochi di laFeltrinelli, la call for ideas per chi ha un gioco di società nel cassetto e desidera realizzarlo attraverso il crowdfunding.

E in più una grande anteprima. Due firma copie con Caparezza e in regalo una stampa a tiratura limitata in esclusiva per chi acquista in pre order online sui siti lafeltrinelli.it e IBS.it l’ultimo progetto che l’artista presenterà in anteprima al pubblico del Festival: lo speciale vinile in versione  pop up di Exuvia nato dalla collaborazione con il fumettista Simone Bianchi, in uscita il 10 dicembre per Universal.

SKY ARTE E TIWI

Sky Arte e TIWI saranno presenti con uno stand presso il padiglione in Piazza San Martino, numerosi ospiti e una serie di attività dedicate alla promozione dei progetti che li vedranno protagonisti in un autunno ricco di appuntamenti. Tra i momenti clou, venerdì 29 ottobre alle ore 18:30 Carlo Lucarelli presenterà per la prima volta al pubblico presso l’Auditorium del Suffragio In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe, il libro ispirato all’omonima serie prodotta da TIWI e andata in onda su Sky Arte nello scorso inverno.

CASIO, OFFICIAL TIMEKEEPER DEL FESTIVAL

Questa edizione segna anche l’avvio di una prestigiosa collaborazione che unisce il nostro Festival con Casio Italia, marchio storico dell’orologeria mondiale con i suoi modelli unici e senza tempo, spesso legati a scene epiche della cinematografia e della grande narrazione contemporanea.

Casio Italia è pronta a diventare “l’official timekeeper” di Lucca Comics & Games 2021: il Festival sarà infatti il trampolino di lancio del nuovo Casio Vintage A100, revamp dell’iconico F-100 portato al polso da uno dei personaggi più rappresentativi e amati della fantascienza mondiale, Ellen Ripley. Un modello vintage che emoziona gli appassionati di ogni età, un vero e proprio “viaggio nel tempo” omaggio a un film chiave nella storia della cinematografia mondiale come Alien e al tempo stesso un’ideale proiezione in un futuro lontano di viaggi verso l’ignoto.

Le atmosfere aliene, le emozioni delle grandi esplorazioni di altri mondi e il ruolo chiave del tempo – e di un segnatempo senza età come CASIO Vintage A100 – saranno al centro di una storia interattiva realizzata dal fumettista e storyteller Roberto Recchioni raccontata ogni settimana attraverso i social ufficiali del Festival. Un vero e proprio “corto d’autore” per immagini, che partirà dal canale Instagram per coinvolgere i lettori facendo scegliere loro di volta in volta le diramazioni del racconto proposto, influenzandone la trama e il finale. Una narrazione ad episodi in cui l’autore sarà al servizio delle scelte del pubblico, in un coinvolgente esperimento multimediale: un’idea che sposa appieno la mission culturale del Festival, in cui la community diventa protagonista attiva di un emozionante progetto di cultura partecipata. Ogni settimana, il pubblico sarà quindi invitato a dirigere l’azione, intervenendo direttamente sul canale Instagram di Lucca Comics & Games.

La partnership tra CASIO Italia e Lucca Comics & Games 2021 sarà valorizzata dagli evocativi artwork realizzati da alcuni dei maggiori creativi legati ai mondi visivi del Festival, scelti per la particolare sensibilità visiva e la capacità di raccontare mondi fantastici e fantascientifici: l’illustratore e autore del poster di questa edizione Paolo Barbieri, la concept artist internazionale Edvige Faini e l’illustratrice fiorentina Linda Cavallini. Tutti gli autori saranno presenti a Lucca Comics & Games 2021 per incontri con il pubblico e sessioni di firmacopie delle stampe degli artwork in quantità limitate.

MINI TORNA A LUCCA COMICS & GAMES

Dopo il successo dello scorso anno con l’intervento di Carmine di Giandomenico, che ha celebrato l’anniversario dell’auto e quello di Flash, MINI rinnova la sua partecipazione a Lucca Comics & Games con un progetto speciale che racconta i 20 anni della Nuova MINI in Italia. La storia di un’icona dal 2001 a oggi, reinterpretata grazie alla creatività e l’immaginario di Solo & Diamond, due street artists romani, che hanno realizzato per l’occasione un’opera incentrata sulla MINI John Cooper Works, una vettura dall’animo sportivo e accattivante. Il tema della sostenibilità, molto vicino a MINI, è stato affrontato utilizzando delle speciali vernici in grado di purificare l’aria. MINI si conferma così sempre pronta a condividere con la sua community (e non solo) passioni, interessi ed esperienze speciali, supportando talenti che hanno voglia di mettersi in gioco. Sarà un’occasione per tutti gli amanti del fumetto di avvicinarsi al mondo MINI e conoscere i segreti della street art. Per scoprire di cosa si tratta, l’opera sarà esposta da venerdì 29 ottobre a lunedì 1 novembre presso il Palazzetto dello Sport, Lucca.

NeN a LUCCA COMICS & GAMES CON LA CASA DISTRATTA

NeN, prima startup EnerTech in Italia, aprirà durante i giorni della manifestazione “La Casa distratta” nel Loggiato di Palazzo Pretorio, un appartamento-installazione con l’obiettivo di sensibilizzare sui comportamenti scorretti legati all’uso dell’energia. L’escape-room di NeN sarà visitabili dal 29 ottobre al 1 novembre dalle 9.30 alle 19.30.

LUCCA ECOFRIENDLY

Per il terzo anno Lucca Comics & Games ha ottenuto la certificazione di EVENTO RIFIUTI ZERO da Zero Waste Italy, per un festival sempre più attento all’ambiente e alla sua tutela. Tra le diverse iniziative in programma, spicca la collezione di bicchieri ecofriendly (ovvero riutilizzabili e pensati per sostituire i bicchieri usa e getta) ispirati al poster del festival, creato da Paolo Barbieri.

#LuccaCG21 #Light #Arivederlestelle

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[L’ARMINUTA: il film, il romanzo]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8883 2021-10-29T08:22:37Z 2021-10-25T15:53:01Z L’ARMINUTA: dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio al film di Giuseppe Bonito

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La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo al film “L’Arminuta” di Giuseppe Bonito, tratto dall’omonimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio pubblicato da Einaudi e vincitore del Premio Campiello 2017.

Di seguito: le dichiarazioni che Donatella Di Pietrantonio ha rilasciato in esclusiva a Letteratitudine e un articolo a cura della giornalista Alessandra Angelucci (che ha incontrato il cast del film per noi) con le risposte del regista Giuseppe Bonito, della protagonista Sofia Fiore e altri interpreti.

In chiusura riproponiamo “l’Autoracconto d’Autore” firmato dalla stessa Donatella Di Pietrantonio in occasione dell’uscita del romanzo dove l’autrice ci racconta la genesi di questa storia. Ne approfittiamo per ringraziare Patrizia Angelozzi per la collaborazione

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L’Arminuta che diventa film è l’ultima evoluzione di una storia nata nel chiuso di una stanza e condivisa da tanti lettori e ora dagli spettatori nelle sale”, ha detto Donatella Di Pietrantonio a Letteratitudine. “Credo che la sua forza stia nell’aver intercettato quelle parti ferite, danneggiate che ognuno di noi porta con sé, anche senza aver vissuto gli abbandoni ripetuti che toccano alla protagonista”.

“Giuseppe Bonito ha saputo trovare quel difficile equilibrio tra un’originalità solo sua e il rispetto del romanzo, guardando con una sensibilità particolare i personaggi, nelle loro cadute e inadeguatezze, nelle fragilità e nella resilienza. Ce ne restituisce tutta l’umanità”.

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L’Arminuta nel grande schermo per raccontare la maternità imperfetta

di Alessandra Angelucci

SPOLTORE - Ci sono dettagli che il lettore de L’Arminuta, scritto da Donatella Di Pietrantonio (Campiello 2017), non può dimenticare. Come l’incipit, che consegna una bambina davanti all’esperienza dell’abbandono: «A tredici anni non conoscevo più l’altra mia madre. Salivo a fatica le scale di casa sua con una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse».
E sono proprio le madri, biologiche e non, come le sorelle, le figure femminili attorno alle quali si apre una storia fatta di silenzi e abbandoni, di mani tese verso l’altro. Un’altalena di addii che fanno male, dentro a un volo che spesso non ha parole per dirsi.
Nell’Abruzzo degli anni Settanta, la piccola Arminuta dovrà fare i conti col suo passato per capire davvero chi è. Un compito troppo grave per una donna così giovane. E se scaviamo in fondo alle parole, forse nella voce della protagonista c’è anche la paura di ciascuno di noi: quella di essere abbandonati. È per questo che Donatella Di Pietrantonio ha commosso i lettori, perché ha consegnato una verità: la sua, la nostra. Una storia cucita intorno all’imperfezione dei rapporti umani, quelli che si dicono sottovoce perché troppo dolorosi. Quelli che, a volte, non si possono proprio dire.

Fedele al romanzo è la trasposizione cinematografica del regista Giuseppe Bonito, tanto attesa nelle sale cinematografiche, dopo il grande successo ottenuto alla 16^ edizione della Festa del Cinema di Roma.
Sabato 23 ottobre 2021 il film è stato presentato al Cinema l’Arca di Spoltore (PE) alla presenza di una parte del Cast, accolto da un pubblico numeroso e felice di vedere nel grande schermo il racconto di tante vite: de l’Arminuta, di Adriana e Vincenzo, delle madri che hanno generato o cresciuto, di Pat che gioca in spiaggia in una dimensione senza tempo.
Bonito ha mostrato sempre grande attenzione al mondo della famiglia e alle relazioni che in essa si intrecciano, sin dal progetto Figli, nato grazie a Mattia Torre, sceneggiatore e regista prematuramente scomparso. La sfida de L’Arminuta ha in sé questa radice e si innesta su un sentimento d’amore che il regista ha da subito provato per l’opera della Di Pietrantonio e per quei volti che sono nomi e radici, e poi luoghi d’infanzia. A volte drammi irreversibili. «Pur essendo una storia ambientata negli anni Settanta, come già era evidente nel libro, il film ha degli elementi di modernità e di stringente attualità proprio in questo: la maternità come valore assoluto, al di là del dato biologico». È proprio Giuseppe Bonito a dichiararlo, mettendo in luce come il tema del suo progetto sia la maternità imperfetta: «La famiglia di origine de l’Arminuta è sì un nucleo familiare numeroso ma in esso è presente la disgregazione dei sentimenti. Sono tutti come punti che non riescono a collegarsi mai. I momenti più forti del film, infatti, sono quelli in cui le persone si toccano o si sfiorano: in quegli istanti si diffonde una energia che le unisce idealmente ma di fatto mai. E l’Arminuta sta in mezzo a tutto ciò». Un progetto che racconta anche l’uso del dialetto, ponendo l’accento sull’importanza del luogo come matrice identitaria: «La lingua abruzzese è importante, sì. Il film non l’abbiamo girato in Abruzzo ma il mio lavoro sul paesaggio è stato molto particolare e laborioso, perché doverlo ricostruire in un luogo altro è sempre difficile. Al di là di questo, nel mio film il paesaggio umano è totalmente abruzzese ed è questa, secondo me, la cosa che conta di più».
A dare prova di questo è anche l’origine delle giovani protagoniste: Sofia Fiore, che interpreta l’Arminuta, è originaria di Vasto, e Carlotta de Leonardis, nei panni di Adriana, è di Spoltore. Potenti nel loro essere sorelle dentro una storia di mancanze. Sofia Fiore narra con maestria lo spaesamento di chi dovrà accettare e perdonare. Alla prima esperienza, esprime con eleganza i silenzi e i moti d’angoscia, in un volto quasi etereo che sa tradurre i non detti: «Ho provato tanta gioia ma anche un po’ di paura quando ho saputo che sarei stata proprio io l’Arminuta. Una bellissima esperienza e auguro a tutti coloro che hanno il sogno di diventare attori o attrici di provare, perché ne vale davvero la pena. Tra le scene più difficili ricordo il bagno al mare, perché faceva molto freddo quando abbiamo girato».

Carlotta De Leonardis è il talento dell’espressività, la voce dell’istinto e della ribellione. Commovente l’abbraccio alla ritrovata sorella nel gelo della notte: in quella stretta immortale ci siamo stati tutti per pochi attimi, perché tutti, forse, abbiamo desiderato almeno una volta essere cercati – e amati – con la stessa forza che Carlotta trasmette nel ruolo di Adriana. Anche lei confessa di essersi divertita a girare il film: «Mi è piaciuto tutto e per me è stato spontaneo anche recitare in dialetto, perché io a casa un po’ lo parlo. La scena che mi è piaciuta interpretare di più è quella finale e sicuramente anche quella dal macellaio».

Presenti al cinema di Spoltore anche l’attore Andrea Fuorto, che sta riscuotendo molto successo per l’interpretazione di Vincenzo, e Aurora Barulli (Pat), che ha svelato tutta l’emozione provata: «È stato un sogno. Di solito una ragazza quattordicenne vede i film nella sua stanza, analizza gli attori e si interessa della loro vita reale. A me questa esperienza ha stravolto la vita perché, seppur per una piccola parte, ho vissuto un momento di vita unico. Mettermi in gioco mi ha aiutata a superare la mia insicurezza e la cosa più bella è stata quando mi hanno comunicato che ero stata scelta per essere Pat. Ho fatto salti di gioia, ho abbracciato mamma e papà e sono stata orgogliosa».

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Come nasce un romanzo? Per gli “Autoracconti d’Autore” di Letteratitudine, DONATELLA DI PIETRANTONIO racconta il suo romanzo L’ARMINUTA (Einaudi)

romanzo vincitore del: Premio Selezione Campiello 2017 e del Premio “Alassio Centolibri 2017

Donatella di Pietrantonio ci parla de “L’Arminuta” offrendo a Letteratitudine un racconto inedito delizioso e toccante

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di Donatella Di Pietrantonio

Ero bambina, abitavo con la mia famiglia in un piccolo borgo del teramano, ai confini con la provincia di Pescara. Sopra di noi il Monte Camicia, così vicino da non poterne vedere la vetta. Era una contrada remota, non arrivava mai nessuno fin lì, il sentiero che portava alle case era battuto solo dai pochi abitanti. I parenti venivano in occasione della trebbiatura in estate e dell’uccisione del maiale in inverno. Erano quelli gli eventi più importanti dell’anno.

La sera, davanti alla fiamma vivace del camino, gli adulti raccontavano storie, ma vere. Nel debole chiarore del lume ad acetilene noi bambini ascoltavamo, seduti su bassi sgabelli di legno. Una volta li sentimmo parlare di una famiglia povera e numerosa che aveva ceduto l’ultimo nato a una coppia di parenti sterili. Dicevano che lu cìtile era fortunato perché quelli che lo avevano preso tenevano la roba. Molti ettari di terreno, numerosi capi di bestiame nelle stalle, il casolare rimesso a nuovo. Abitavano vicino al paese e gli avrebbero inzuccherato la bocca al piccolino, così diceva una mia zia acquisita.

“Stai attenta tu, con quella lingua lunga” ammonì poi voltandosi dalla mia parte.

Cosa intendeva, che potevo essere data pure io? Aveva suggerito più di una volta a mia madre di prendere provvedimenti nei miei confronti, “non sta bene che essa risponde”. Rispondere agli adulti equivaleva a mancargli di rispetto.

In estate conobbi un cugino di mio padre, molto più giovane di lui. Sembrava triste, sotto il cappello la fronte già segnata da una ruga profonda a forma di emme. Era venuto a trovarci insieme ai suoi genitori e non gli somigliava affatto. Loro molto scuri di carnagione e capelli, lui pallido e con la testa bianca, dietro gli occhiali le iridi di un azzurro così chiaro da sembrare trasparenti. Al mio stupore per quel suo aspetto gracile, da vecchietto precoce, mio padre rispose tranquillo:

“Non gli somiglia no agli zii, mica è il figlio. Gliel’hanno dato certi parenti alla lontana, quando teneva una decina d’anni. A essi le creature non gli venivano”.

La rivelazione mi tolse il sonno, trasformò ai miei occhi un evento eccezionale in pratica comune. Prima quel neonato di cui parlavano nelle sere d’inverno, poi il cugino Settimio.

Il suo nome raccontava quanti erano nati prima di lui nella famiglia che poi l’aveva ceduto, ma il suo soprannome era “occhi bianchi”. Mio padre non era legato a lui come agli altri cugini, che trattava quasi da fratelli. Settimio era considerato un diverso, un malato, uno che mai avrebbe potuto dare una mano nei campi. Pochi minuti di esposizione al sole erano sufficienti a ustionarlo. Veniva sempre lasciato a casa, sia nella prima che nella seconda famiglia, “sennò si coce”, dicevano. Era albino, ma non potevo saperlo. Sapevo invece che altri due fratelli erano nati dopo di lui, ma erano stati tenuti in famiglia. I suoi non l’avevano dato in quanto poveri o troppi, ma per la sua bianchezza e inabilità al lavoro. I genitori adottivi l’avevano preso lo stesso, erano già un po’ in là con gli anni e un figlio lo volevano a tutti i costi. Come bastone per la vecchiaia, diceva mia madre, sarebbe andato bene pure “occhi bianchi”.

Lo vedevamo di rado, Settimio, solo a qualche cerimonia che riuniva il parentado. Matrimoni, funerali. All’aperto portava sempre il cappello. Provavo pena per lui, con quella emme di tristezza indelebile sulla fronte. La storia sua e di quel neonato agitava i miei sonni. La condizione di figli non era sicura. Per restare figli occorrevano dei requisiti e io non ero più certa di possederli tutti. Ero troppo magra, per esempio. Un nostro vicino diceva che prima o poi il vento si sarebbe infilato sotto la mia gonna e sarei volata via, così leggera. Ma soprattutto l’eccessiva magrezza dava l’impressione che anch’io fossi troppo debole per aiutare nei lavori domestici.

“Tua figlia è buona solo per la scuola”, mio nonno paterno lo rinfacciava spesso a mia madre.

Sono trascorsi decenni da allora. Il vento non mi ha portata via e i miei genitori mi hanno sostenuta negli studi. Di tanto in tanto ho chiesto notizie di Settimio, che non incontravo quasi mai. Si era sposato e aveva avuto due figli, un maschio e una femmina. Deve averli molto amati, i parenti lo criticavano per questo: “sta sempre appresso a essi”. Solo al mare non poteva accompagnarli, anche con il cappello era troppo rischioso.

Nonostante tutte le attenzioni se n’è andato qualche tempo fa, per un tumore della pelle. La testa bianca era ormai giusta per la sua età e sulla fronte la ruga a emme si era distesa nella falsa serenità della morte. “L’Arminuta” è dedicata anche a lui.

(Riproduzione riservata)

© Donatella Di Pietrantonio

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La scheda del libro

Per raccontare gli strappi della vita occorrono parole scabre, schiette. Di quelle parole Donatella Di Pietrantonio conosce il raro incanto. La sua scrittura ha un timbro unico, una grana spigolosa ma piena di luce, capace di governare con delicatezza una storia incandescente.

«Ero l’Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza»

Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L’Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche piú care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[RICORDANDO CHIARA PALAZZOLO]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8881 2021-10-22T15:38:36Z 2021-10-23T06:00:08Z Questa nuova puntata della rubica “Autori/Autrici da non dimenticare“, correlata in questa occasione a “Letteratitudine Cinema“, è dedicata alla figura di Chiara Palazzolo (Catania, 31 ottobre 1961 – Roma, 6 agosto 2012): scrittrice cresciuta a Floridia, nel siracusano.

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In occasione dei sessanta anni della scrittrice Chiara Palazzolo e a nove anni dalla sua scomparsa, le associazioni Urban Center e Cineclub Bergman, in collaborazione con Filmstudio Roma, hanno realizzato  una serata speciale dedicata alla memoria della  scrittrice di origini floridiane che, con la trilogia dei ‘sopramorti’, ha rivisitato sottogeneri quale l’horror, il gotic novel  e il fantasy contaminandoli felicemente  con  la tradizione letteraria ‘alta’.
Oltre ad un convegno dedicato all’opera della scrittrice, grazie al prezioso sostegno di Warner Bros Italia e VivoFilm, sarà proiettato in anteprima il film ‘Non mi uccidere’ (2021), diretto da Andrea De Sica, tratto dal romanzo omonimo della scrittrice che inaugura la trilogia di ‘Mirta-Luna’.
L’omaggio a Chiara Palazzolo si terrà a Floridia domenica 31 ottobre 2021,  alle ore 18.00, presso il Teatro Iris.
Il semiologo e critico letterario Salvo Sequenzia, che parteciperà al convegno e che di Chiara Palazzolo è stato amico, ha tracciato un profilo critico dell’opera della scrittrice.

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[Proponiamo l'ascolto di Chiara Palazzolo in questa breve conversazione con Massimo Maugeri (video su YouTube), dal Salone del Libro di Torino del 2011]

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CHIARA PALAZZOLO: La Sicilia, l’altro e il ‘canone strano’

di Salvo Sequenzia

«La Sicilia è un’isola per modo di dire».
Pensando a Chiara Palazzolo e ai suoi romanzi mi sovviene questa frase che dà il titolo a un fortunatissimo libro di Mario Fillioley (M. Fillioley, La Sicilia è un’isola per modo di dire, minimum fax, 2018).
Chiara Palazzolo sapeva molto bene che la Sicilia, dove la scrittrice era nata nel 1961 e aveva trascorso la sua giovinezza,  è «un’isola per modo di dire».
La Sicilia è ben altro. Questo ‘altro’ Chiara Palazzolo lo ha portato con se a Roma, la città dove ha vissuto e ha lavorato e dove è venuta a mancare nel 2012 interrompendo una felice vicenda letteraria che ha attraversato quella che Gianluigi Simonetti, passando al vaglio una densa e liquida nebulosa di opere, ha definito «la letteratura circostante»: la letteratura italiana ‘ultracontemporanea’ – quella, cioè, pubblicata nei decenni  situati a cavallo tra la fine del Novecento e il Millennio ‘00’ – intesa «come laboratorio di un distacco progressivo e irreversibile dalla tradizione del Novecento» (G. Simonetti, La letteratura circostante, Il Mulino, 2018).
Questo ‘altro’ Chiara Palazzolo lo ha consegnato ai suoi romanzi e ai suoi racconti, alla sua scrittura algida, impietosa, colta e raffinatissima  che si è spinta sino a toccare la waste land dell’anima e ad affondare nel «cuore di tenebra» dell’uomo.
Gruppi di lettura sui social, premi a lei dedicati, approfondimenti sulla sua opera e, recentemente, anche un film ispirato a uno dei suoi romanzi più fortunati (Non mi uccidere, diretto da Andrea De Sica, sceneggiato da Gianni Romoli e dal collettivo Grams e prodotto da Warner Bros Entertainment Italia e Vivo film, 2021) testimoniano l’attenzione e l’affetto che i lettori di ogni generazione, ma, soprattutto, i giovani, continuano a nutrire per la «miglior autrice di letteratura non realistica dei nostri anni» (Loredana Lipperini, “Non mi uccidere”: l’Italia gotica di Chiara Palazzolo, la Repubblica, 6 maggio 2021).
La notorietà di Chiara Palazzolo è legata alla “trilogia di Mirta-Luna” (Non mi uccidere, 2005; Strappami il cuore, 2006;  Ti porterò nel sangue, 2007), un ciclo di romanzi pubblicati dall’editore Piemme (e, recentemente, ripubblicati dal gruppo editoriale SEM) nelle cui pagine l’autrice racconta le vicende dei «sopramorti», creature uscite fuori dal suo immaginario, una sorta di Frankenstein costruito con pezzi di personaggi appartenenti all’enciclopedia horror di ogni tempo:  zombie, vampiri, mutanti e immortali.
I personaggi che popolano i romanzi di Chiara Palazzolo – dai «sopramorti» della ‘trilogia di Mirta-Luna’ alle streghe de Il bosco di Aus (Piemme, 2011), il suo ultimo romanzo ambientato in un bosco abitato da misteriose donne custodi di forze ancestrali, passando per le maschere di una borghesia residuale de La casa della festa (Marsilio, 2000), suo romanzo d’esordio, e i fantasmi della nevrosi de I bambini sono tornati (Piemme, 2003) – li incontriamo, oggi, nel mare magnum dell’immaginario Midcult e nella produzione Masscult contemporanei, disseminati nel cinema, nella letteratura, nel fumetto, nella ‘neofiction’ e nei mondi virtuali del gaming. Chiara Palazzolo, nei suoi romanzi,  ha anticipato i processi di gamification della realtà introdotti dalla cultura dei videogiochi e della tecnologia della ‘realtà aumentata’, una sorta di «reicantamento del mondo» (cfr. Jean Baudrillard, La scomparsa della realtà, Lupetti, 2009) che si dà con l’uccisione del reale, con l’illusione disumana di una eternità ‘ristretta’, soffocata nella prigione della ‘daylity’, la ‘quotidianizzazione’ del mondo secondo una ‘estetica dell’istante’ espressione di una condizione socioculturale ‘FYIN’ -For Your Interest”, nell’interesse della gente ovunque viva nel mondo  -  che rende tutto sincrono e anacronistico al tempo stesso, appiattendo ogni esperienza del vivere in un ‘presente perennis’ che assume i connotati sinistri di un incantesimo malefico (cfr. Carmelo Strano, La riproposta. Ellenismo 3000 e il tempo della  Daytility, in https://www.fyinpaper.com).
Alla luce di una complessa ed originale ‘rimediazione di genere’ i romanzi di Chiara Palazzolo possono essere ascritti a quel «canone strano» (cfr. Carlo Mazza Galanti, Il canone strano, in Not – www.neroeditions.com)  che ha attraversato la nostra letteratura dal  Boccaccio ‘napoletano’ al Baldus di Folengo e al Pentamerone di  Basile, dal Morgante di Pulci alla letteratura ‘nera’ degli Scapigliati, da Capuana e da Pirandello ‘spiritisti’ al visionario poeta Lucio Piccolo; da Buzzati a Landolfi,  da D’Arrigo a Bonaviri, da Calvino a Manganelli.
Chiara Palazzolo, con la sua opera, si inserisce a pieno  titolo  in questo «canone strano» che anticipa le tendenze ‘Weird’ e ‘Eerie’  del New Italian Weird (cfr. M. Fisher, The Weird and the Eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo, minimum fax, 2018) e del  Novo Sconcertante Italico (cfr. M. Malvestio, in ‘Il grido’ di Luciano Funetta e i limiti del New Italian Weird – La Balena Bianca ), emergenti  nelle opere di alcuni autori coevi alla Nostra quali Alessandro Raveggi  (Nella vasca dei terribili piranha, 2012), Laura Pugno (Sirene, 2007),  Alcide Pierantozzi  (Uno indiviso, 2007) e Niccolò Amanniti (Branchie, 1994). Una giovane generazione di scrittori ha raccolto l’eredità letteraria di Chiara Palazzolo orientando ed approfondendo la propria scrittura lungo il crinale del ‘Weird and Eerie’. Si tratta di autori giovanissimi quali, fra gli altri, Luca Raimondi (L’isola delle tenebre, a c. di Raimondi, Maresca, 2020), Gregorio Magini (Cometa, 2018), Orazio Labbate (Spirdu,  2021), Veronica Raimo (Miden, 2018 ), Alberto Prunetti (108 metri, 2018) e Antonella Lattanzi (Questo giorno che incombe, 2021), che dimostrano come in Italia l’interesse per tali tematiche sia oggi vivo e fecondo.
A nutrire la pagina di Chiara Palazzolo non  c’erano soltanto il gotic novel e il fantasy, David Lynch e Cormac McCarthy. C’erano anche, e soprattutto, i classici.
Amati e coltivati, insieme alla musica classica, come un vizio di famiglia – il padre di Chiara era un  filosofo e mistico, la madre e le zie erano musiciste e musicofile di rango – la parola dei classici aleggiava nel salotto ovattato della sua dimora floridiana arroccata nel sud più sud della Sicilia, l’isola che per la scrittrice cessava di essere soltanto un’isola per divenire ‘altro’ nella fraternità del sentire e dello scrivere che marchia a fuoco la vera letteratura.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 06 al 20 ottobre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8879 2021-11-03T13:18:31Z 2021-10-22T13:00:51Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 06 al 20 ottobre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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VIOLA ARDONE racconta OLIVA DENARO

IL SANGUE DELLA MONTAGNA di Massimo Maugeri (recensione)

BILLY SUMMERS di Stephen King (Sperling & Kupfer): anticipazione

LA SCONOSCIUTA DELLA SENNA di Guillaume Musso (recensione)

MADRI di Marisa Fasanella (Castelvecchi)

URBINO E LE CITTÀ DEL LIBRO 2021

Il grande successo del Salone Internazionale del Libro di Torino 2021

SMARRIMENTO di Richard Powers (La nave di Teseo): anticipazione

NOVA di Fabio Bacà (Adelphi)

I RONDONI di Fernando Aramburu (Guanda): anticipazione

XXI Edizione della Settimana della Lingua italiana nel mondo – 18/24 ottobre

PREMIO STREGA EUROPEO 2021: vince Georgi Gospodinov con “Cronorifugio” (Voland)

È in crescita l’editoria italiana di varia

CLASSIFICA: dal 4 al 10 ottobre – questa settimana segnaliamo “Crossroads” di Jonathan Frazen (Einaudi)

PENSIERI AI BORDI DELLA NOTTE di Vito Magno

Dati Lettura: crescono le disparità in Italia

I GRECI E L’ARTE DI FARE I CONTI di Giovanni Marginesu inaugura la nuova serie degli Struzzi di Einaudi

LIBRIAMOCI 2021: Giornate di lettura nelle scuole

AL VIA LA 27^ EDIZIONE DEL CAMPIELLO GIOVANI

VII° Giornata Europea de I Parchi Letterari

MUTAZIONI. STORIA DI MARICIA, UN MEDICO CHE SI SCOPRE PAZIENTE di Fabio Cavallari (recensione e intervista)

Google festeggia Montale

STATO PASSIVO di Sebastiano Martini (un estratto)

DIMMELO ADESSO di Caterina Falconi (intervista)

STRANE COPPIE 2021: Tell the music

CLASSIFICA: dal 27 settembre al 3 ottobre – questa settimana segnaliamo “Oliva Denaro” di Viola Ardone (Einaudi)

Il Premio Nobel per la Letteratura 2021 va a Abdulrazak Gurnah

RICORDANDO ANTONIO DEBENEDETTI

PREMIO WONDY 2021: vince Viola Ardone con “Il treno dei bambini” (Einaudi)

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[BIANCA GARAVELLI con “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8875 2021-10-28T16:30:11Z 2021-10-16T09:11:07Z BIANCA GARAVELLI con “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: la scrittrice Bianca Garavelli.

Con Bianca Garavelli abbiamo discusso del suo libro “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti)

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La scheda del libro: “Dante. Così lontano, così vicino” di Bianca Garavelli (Giunti)

Dante. Così lontano, così vicinoÈ morto settecento anni fa, ma sembra che non sia mai stato così vicino a noi. Dante era un uomo profondamente immerso nel suo tempo, ma anche incredibilmente evoluto rispetto a esso. Era così avanti che molte delle cose di cui ha scritto ci aiutano, anche nel concreto, a capire meglio il nostro, di tempo. Questo è un viaggio nel viaggio dantesco, in cui Bianca Garavelli, una delle più note commentatrici e conoscitrici dell’opera del Poeta, ci prende per mano per insegnarci – proprio come fossimo suoi allievi – a leggere in Dante tutta la sua attualità. Sapevate, ad esempio, che Dante, uno dei primi tra i suoi contemporanei, si era avvicinato alla letteratura araba e che tra i modelli della Divina Commedia c’è Il libro della Scala, il racconto del viaggio nell’oltremondo compiuto da Maometto? Questa e altre scoperte su come Dante affronta i temi dell’orrore, dell’amicizia, della figura femminile, della struttura del cosmo, del rispetto della natura lo rendono a tal punto uno di noi da lasciarci senza fiato.

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Bianca Garavelli, nata a Vigevano, è narratrice e dantista. È stata allieva di Maria Corti all’Università di Pavia ed è dottore di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché membro associato di ricerca del Centro Internazionale di Studi Sirio Giannini di Seravezza (Lucca). Critico letterario del quotidiano “Avvenire”, divulga l’opera di Dante attraverso conferenze e lezioni spettacolo. È autrice di romanzi e libri di racconti con atmosfere di tensione, gotiche e noir, tra cui “Il mistero di Gatta” Bianca (Laterza 2000), “Beatrice” (Moretti & Vitali 2002), “L’oscurità degli angeli” (Ladolfi 2013; Premio Città di Fabriano 2013), “Il passo della dea” (Emma Books 2014), “Il dono della tigre” (Ladolfi 2020), “Le terzine perdute di Dante” (Rizzoli BUR 2015, seconda edizione 2021; Premio Prata 2016). Per i Grandi Classici BUR ha curato le introduzioni e i commenti all’Inferno (2015) e al Purgatorio (2021). Dal 2012 è direttore artistico del Premio Letterario “La Provincia in giallo” organizzato dal Rotary Club Cairoli, dedicato a romanzi e racconti di genere giallo-noir ambientati nella provincia italiana.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS

licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

U.S. Army Blues – Kelli’s Number
licenza: https://creativecommons.org/publicdomain/mark/1.0/

Jim Keller – Take Me For A Ride
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/us/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2021: VITA SUPERNOVA]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/05/13/io-e-gli-altri-alla-fieralibro-di-torino-2009/ 2021-10-14T10:25:45Z 2021-10-14T08:00:35Z

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logo_salone-libro-torino 14-18 ottobre 2021 | Lingotto Fiere | 33esima edizione

Dedico questo spazio al Salone del libro di Torino, il principale evento nazionale legato al mondo dei libri. Sarà uno spazio che verrà aggiornato annualmente con l’intento di contribuire a divulgare le notizie e i temi di volta in volta affrontati.
Ulteriore obiettivo, però, è anche quello di invitare gli amici di questo blog di raccontare il Salone dal loro punto di vista.
Siete invitati a dire la vostra, dunque (esprimendo opinioni, riportando notizie, ecc).

Grazie a tutti, per l’attenzione.

Massimo Maugeri

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Il programma è disponibile qui.

Tutte le informazioni sull’edizione di quest’anno del Salone Internazionale del Libro di Torino le trovate anche su LetteratitudineNews

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[MELBOURNE e la cultura italiana: incontro con Angelo Gioè, direttore dell’IIC di Melbourne]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8868 2021-10-11T20:33:41Z 2021-10-12T05:00:04Z

Nell’ambito della rubrica “Le città del mondo e la cultura italiana” abbiamo chiesto al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, Angelo Gioè, di parlarci – per l’appunto – del rapporto tra Melbourne e la nostra cultura (nonché del ruolo svolto dall’IIC che dirige).

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La città di Melbourne e la cultura italiana. Intervista a Angelo Gioè, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne

- Dr. Gioè, che tipo di città è Melbourne?

https://64.media.tumblr.com/6a8990f06d26afd959a124fdd29a3307/943a241fd97e3787-13/s1280x1920/a09439843beeab116cb3ba0b2e0b2eed30de886c.pngLa seconda città australiana per estensione, Melbourne conserva le tracce di un passato florido, legato all’epopea della corsa all’oro di metà Ottocento, un’epoca ancora oggi al centro di miti e leggende metropolitane. Gli enormi proventi delle esplorazioni alla ricerca di metalli e pietre preziose dell’entroterra hanno lasciato la loro impronta soprattutto nel centro finanziario, il cosiddetto CBD. Fulcro urbano da cui si diramano le principali arterie della città, con il suo reticolato di vie squadrate e gli edifici di granito e arenaria, il centro restituisce l’impressione di un’austera città nord-europea. Se però un visitatore alza gli occhi al cielo, non può non restare ammaliato dai contorni dei nuovi highrisers che si stagliano contro un cielo mutevole, che in poche ore passa dai toni di un azzurro intenso ad un grigio cinereo, opaco, quasi londinese. Ad altezza d’uomo, invece, il panorama cambia radicalmente: gli edifici art-déco dalle facciate austere ospitano adesso curiosi negozi di street food coreani, ramen giapponesi, ristoranti indiani e thai, noodle bar cinesi, per non parlare di locali dalla chiara impronta italiana, greca, francese. Un viavai di persone delle etnie più disparate, che convergono verso la città negli orari d’ufficio o nei fine settimana, contribuisce a creare un collage variopinto, solcato da tram dal classico color verde, autobus stipati e stazioni della metro dalle insegne azzurre nascoste tra gli edifici. Dentro le casse di risonanza delle strade, dei locali, dei parchi, si rincorre una polifonia di lingue e accenti diversi. L’italiano, con le sue bizzarre influenze inglesi, è qui di casa, con circa 270.000 parlanti madrelingua nel paese, un gruppo linguistico secondo per numero soltanto a quello della comunità cinese, con una popolazione di origine italiana che ha superato il milione di abitanti.
Chiaramente, ora che la pandemia ha imposto regole ferree sugli spostamenti, riducendo il raggio di spostamento a pochi chilometri, la città appare più lontana, inaccessibile, sull’orizzonte dei bassi quartieri che la cingono da ogni direzione. Eppure, scorgendola da dietro una palma, o fra i rami di un’araucaria secolare in uno dei tanti splendidi giardini botanici che la attorniano, la città fa ancora sentire la sua pulsante presenza. Sembra attendere, paziente, il ritorno ad una ‘nuova normalità’.

- Quali attività svolge l’IIC che dirige?
Il mio arrivo a Melbourne ha coinciso con un inasprimento delle regole anti-pandemia, costringendo la città ad un lockdown che si sta protraendo da cento giorni. Le attività in programma all’IIC di Melbourne per il periodo tardo invernale e primaverile hanno pertanto risentito delle circostanze avverse. Tuttavia, alcune iniziative sono state messe in cantiere, e le illustrerò a breve.
Innanzi tutto, però, ci terrei a ripercorrere le tappe principali del percorso culturale intrapreso nella mia precedente sede direttiva dell’IIC a Barcellona, allo scopo di mettere in evidenza come alcune di queste iniziative possano trovare anche qui a Melbourne un terreno fertile.
In primis, vorrei ricordare uno dei progetti più coraggiosi intrapresi a Barcellona, vale a dire la promozione di residenze d’artista della durata, alquanto straordinaria, di 30-45 giorni, dedicata ad artisti italiani di spicco, quali Francesco Arena, Paola Gaggiotti, Raffaella Mariniello, Valerio Rocco Orlando, Adrian Paci, Ciro Frank Schiappa. Si è inteso accostarsi all’opera d’arte come l’espressione più genuina del ‘contemporaneo’ in senso agambeniano, vale a dire un riflesso di quell’ “oscurità dalla quale scaturisce una luminosità diretta verso di noi che però da noi si allontana infinitamente”. L’opera d’arte condensa nel contempo una promessa di futuro e un riverbero del passato nel presente, un presente atemporale, sciolto dai vincoli della contemporaneità. Attraverso questa iniziativa di residenze si è inteso far interagire gli artisti portatori di un proprio ‘presente’ con il tessuto socio-culturale della città di Barcellona.
Un secondo progetto di notevole spessore culturale con cui avvicinare le istituzioni al tessuto sociale locale è stato il “Festival Unlearning”. Il processo di ‘unlearning’, nell’accezione di Gayatri Spivak, consiste nel rapportarsi al sapere e ai suoi presupposti egemonici da un punto di vista nuovo, quello delle culture marginalizzate. In altri termini, si tratta di un processo attraverso il quale i fruitori dell’arte ‘disimparano’ le regole del mondo globalizzato e si rapportano alle diverse culture senza limitazioni o prevenzioni egemoniche. Grazie al contributo essenziale di Maria Rosa Sossai, l’iniziativa ha coinvolto numerosi artisti italiani che hanno agito ed interagito con l’ambiente cittadino di Barcellona.
Sempre in tema di inclusione di culture altrimenti relegate ai margini, si è dato l’avvio ad un progetto di eccezionale rilevanza che ha coinvolto la città di Valencia, il “VLC Urban Art Festival – Barris en moviment”, nel settembre 2019. L’evento ha radunato espressioni dell’arte underground bolognese e valenciana – dalla writing e street art, all’hip-hop e al rap, dalle pubblicazioni indipendenti della FRUIT alla poster art, dalla danza urbana alle competizioni di break dance e bike trial. Sotto la direzione artistica di Eleonora Battiston, si sono succedute kermesse e manifestazioni all’aperto in due storici quartieri marittimi di Valencia, il Grau e il Cabanyal/Canyamelar, due località che hanno saputo reinventarsi e trasformare una realtà di emarginazione in luogo di incontro fra molteplici percorsi intellettuali. All’interno del festival è stato proiettato il documentario “I’m not alone anyway” di Veronica Santi, che ripercorre la vicenda di Francesca Alinovi, la prima critica d’arte e curatrice italiana che negli anni ’70 e ’80 portò l’arte americana in Italia e fece conoscere l’arte italiana negli Stati Uniti. Ulteriore durevole testimonianza dell’evento, infine, la serie di murales sorti su tre grandi pareti di edifici del quartiere Cabanyal, realizzati dagli artisti italiani Dado, Ericailcane e Cuoghi Corsello.
Valencia ha inoltre offerto momenti di riflessione sul ruolo dell’intellettuale e dell’editoria nel fare interagire fra loro culture diverse. Nell’ambito dello stesso Festival, infatti, si è tenuta una tavola rotonda sull’importanza e la diffusione degli eventi artistici e culturali a livello di integrazione sociale. Al centro del dibattito il ruolo svuolto da MAKMA, una piattaforma di divulgazione culturale, nel facilitare l’accesso alle diverse manifestazioni artistiche contemporanee da parte del grande pubblico, e la mission della rivista El Hype, che affronta la cultura come fenomeno dinamico e interdisciplinare.
Altra occasione di dialogo è stata la tavola rotonda dal titolo Unlock Book Fair e studi urbani: esperienze sulla divulgazione d’impresa e il dibattito digitale. Si è discusso il ruolo dell’editoria cartacea a digitale nella divulgazione culturale ponendo a confronto una fiera editoriale e una piattaforma web.
È stato inoltre proiettato “Numero zero. Alle origini del rap italiano” di Enrico Bisi, un documentario che ripercorre l’inizio della cultura hip hop in Italia nel 1990, fino al declino dei primi anni del 2000. Sempre all’interno della stessa manifestazione, si è svolta la “Nit de músic urbana”, un concerto che ha visto gruppi italiani e valenzani rap e hip hop alternarsi sul palco, fondendo sonorità e testi dalla profonda vena polemica contro le ingiustizie sociali e l’emarginazione. I gruppi Pupilles e Jazzwoman, di Valencia, hanno incontrato gli italiani Ensi, Kaos One & Dj Craim, e Colle Der Fomento.
Poi, per promuovere i territori e la realtà creativa dell’artigianato locale, vera e propria forma d’arte che unisce manualità e tradizioni regionali, diedi vita a un progetto di collaborazione con Pugliapromozione, dal titolo “Mutazioni. Nuove forme dell’artigianato e del design in Puglia”, con la presentazione di un’installazione artistica del giovane ceramista Giorgio di Palma. Scopo della manifestazione fu  dimostrare la carica innovativa dell’artigianato pugliese, la sua capacità di riutilizzare materiali industriali e oggetti di per sé ‘superflui’ e reinserirli come beni di consumo, testimoni duraturi di una tradizione secolare. Sempre attorno alla regione Puglia e alle sue innovative proposte artistiche, si è mosso l’evento dal titolo “Erosioni. Puglia: leggende, utopie, visioni”, a cura di Ilaria Speri e Massimo Torrigiani/Boiler. Attraverso fotografie, video e sculture, progetti individuali e ricerche collettive di artisti e intellettuali pugliesi o residenti in Puglia, si è sviluppato il raffronto fra arte visiva fotografica o cinematografica ed erosione naturale, visti entrambi come ricerche di un equilibrio attraverso la trasformazione di elementi della realtà. Non poteva inoltre mancare una retrospettiva sul cinema dedicato alla Puglia. Con “Deviazioni: Puglia fuori traccia”, è stata presentata una selezione di sette film, curati da Anna Mastrolitto e Luciano Toriello. Si è trattato di una raffigurazione a tutto tondo degli ambienti fisici e umani che caratterizzano una regione in continuo cambiamento.

- Grazie mille per la finestra aperta su Barcellona. Ma torniamo a Melbourne. In che modo, in generale, e per quel che le è dato di sapere, la cultura italiana si relaziona con la città?
Gli italiani di Melbourne, e non solo, hanno saputo ritagliarsi uno spazio in una società quasi esclusivamente anglosassone che costituiva il fulcro della prima emigrazione in Australia. Mentre i primi italiani ad approdare in Oceania sono stati intellettuali ed avventurieri sfuggiti per lo più a condanne da parte delle autorità austriache per sedizione ed anarchia durante il periodo pre-unitario, l’ondata più significativa degli arrivi sul nuovissimo continente si è avuta fra il primo e il secondo dopoguerra, con l’approdo in Australia di manodopera italiana, soprattutto agricola, nel numero di circa 120.000 migranti nel 1954. Numerose testimonianze, spesso drammatiche, raccontano di privazioni e sacrifici, resi ancora più gravosi da continui episodi di intolleranza ai danni dei sud-europei, categoria che contraddistingueva soprattutto italiani, greci e jugoslavi. Il secondo conflitto mondiale ha poi acuito i contrasti, relegando gli italiani al ruolo di ‘nemici di guerra’ dell’Australia, con il conseguente confino e isolamento di intere famiglie in campi di prigionia. Con esemplare perseveranza gli italiani sono riusciti a rivendicare il loro stile di vita, i loro prodotti agricoli, le loro tecniche artigianali – testimoniate in numerosi edifici, pavimentazioni, manufatti che abbelliscono la città di Melbourne. Ad esempio, davanti ad uno degli edifici principali della La Trobe University, a Melbourne, si innalza un’esile piramide di bronzo a tre facciate, su ciascuna delle quali emergono, a bassorilievo, personaggi ed episodi della Divina Commedia, un’opera donata alla città dallo scultore Bart Sanciolo, a testimonianza di una presenza italiana non solo segnata dal lavoro, ma anche da un apporto culturale ed iconografico onnipresente. Oppure, nella chiesa di St Peter on the Hill, East Melbourne, è custodito un altro esempio di artigianato artistico italiano: una splendida vetrata a mosaico, importata dall’Italia per servire da campione per l’esposizione internazionale di Melbourne del 1881.

- Torniamo all’IIC da lei diretto in precedenza. Tra gli eventi organizzati dall’IIC di Barcellona, qual è quello che ricorda con particolare emozione e di cui è particolarmente orgoglioso? E perché?
Nel corso della direzione a me affidata dell’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, ho cercato di  stabilire nuove sinergie fra le diverse forme di arte italiane e il territorio cittadino, captando, quanto possibile, le correnti creative che potessero trovare l’interesse e l’attiva partecipazione di fruitori sempre più consapevoli del substrato culturale italiano. In questo ambito, l’evento che ha lasciato in me e, presumo, anche nel pubblico, una traccia indelebile è stata l’esposizione, in anteprima mondiale, di un trittico di arazzi dell’artista Stefano Arienti, con la curatela di Simone Ciglia e la collaborazione della Fondazione Malvina Menegaz, nel giugno 2019. Durante l’allestimento della mostra, ho avuto l’onore di fare la conoscenza e di apprezzare l’indubbio rigore intellettuale e la lungimiranza creativa di Arienti, una delle personalità più autorevoli dell’arte italiana degli ultimi decenni. Un cammino artistico, quello dell’artista mantovano, iniziato negli anni ’80 nel panorama culturale milanese di Corrado Levi e della Brown Boverì, una fabbrica abbandonata alla periferia di Milano, divenuta oggi suo studio e residenza. Arienti fonda la sua poetica sull’arte povera e sul recupero di materiali e oggetti di largo consumo capaci di rievocare nuove sensazioni e di sorprendere lo spettatore: cartoline, stoffe, enciclopedie, tele antipolvere si caricano così di nuovi significati simbolici ed esistenziali. In questa direzione si è mossa anche l’esposizione di Barcellona, incentrata su tre arazzi commissionati dall’artista ad una manifattura abruzzese, l’Arazzeria Pennese di Penne (PE). Un progetto dall’alto valore simbolico, che tende a rilanciare l’arte dell’arazzo che, come numerose altre attività artigianali, ha subito un forte declino e che, anche grazie al sostegno della Fondazione Malvina Menegaz di Roma, è riuscito a trovare in Arienti uno straordinario promotore.
L’iniziativa faceva capo  capo a un progetto del Ministero della Cultura per la produzione di nuove opere di arte contemporanea . I progetti richiedevano l’appoggio di un Istituto Italiano di Cultura per la promozione all’estero dell’opera. Appoggiai tre progetti e due vinsero il premio (Arienti e i fratelli Mattes). L’anno dopo appoggiai Francesco arena, anch’egli risultato vincitore.

- Ci sono “progetti in cantiere” per Melbourne di cui vorrebbe parlarci?
Nonostante le circostanze avverse, l’entusiasmo di ripartire si fa sempre più impellente. Al momento sono in programma alcuni progetti di vasto respiro, che vogliono riprendere il dialogo dell’Istituto di Cultura con i suoi fruitori, cercando di ampliare l’offerta culturale in varie direzioni.
Prima di tutto, l’iniziativa dal titolo “Visioni: Ways of Italian Ecolyfe” (acronimo: VIE), dove lyfe si riferisce al termine in uso fra gli scienziati ad indicare un nuovo concetto di vita. Si tratta di una serie di interviste con personalità italiane della scienza, delle arti e delle pratiche, secondo un formato flessibile a ‘rubriche’ tipo magazine e incentrate sui temi dell’ecologia e della sostenibilità. L’obiettivo è di creare nuove interazioni fra talenti italiani e tessuto sociale e culturale australiano, declinando l’Italian lyfestyle in maniera innovativa e accattivante. Il magazine si sviluppa lungo dieci appuntamenti che spaziano dalla smart city, all’antropocene, all’ecologia dell’anima.
Un secondo progetto in cantiere si intitola Nuove sfide dell’architettura resiliente, e prende in considerazione le innovazioni introdotte da architetti e urbanisti italiani sulla scorta delle nuove problematiche ambientali e di sostenibilità. La pandemia ha posto ancor più l’accento sull’uso accorto degli spazi e sulla loro ottimizzazione. Attraverso una serie di incontri con architetti ed accademici del calibro di Massimiliano e Doriana Fuksas, Stefano Paiocchi, Carla Langella, Stefano Boeri Architetti, Alessandro Melis, Consuelo Nava, Martino Milardi si intende mettere in evidenza l’apporto italiano all’architettura resiliente e a nuovi modi di configurare gli spazi, oltre che consentire una collaborazione fruttuosa con progettisti e architetti australiani.
Infine, con Incroci: Dieci video-concerti di cross-art, multimedialità, giovane creazione, si intende esplorare una varietà di repertori musicali, del presente e del passato, attraverso esempi stimolanti di cross-art, dove si vengono a fondere musica, teatro, danza, elettronica. I concerti prendono la forma di video che consentono di fruire dell’evento da più angolature e attraverso differenti canali espressivi e sensoriali.
Tra gli interpreti cito il pianista Maurizio Zaccaria, che ripercorre con maestria tre secoli di musica italiana. Ljuba Bergamelli si esibisce in un concerto per voce sola, accompagnata da sonorità elettroniche, che fanno da contraltare alle movenze del danzatore Simone Magnani. Il Duo Dubois presenta invece un concerto incentrato sulle molteplici possibilità espressive del sassofono delle percussioni. L’ensemble di nuova formazione composto da Francesca Carola, Silvia Giliberto, Matteo Savio e Filippo Capretti offre una rivisitazione in chiave moderna di brani del repertorio classico.
È particolarmente significativo come il filo conduttore di questi tre macro-eventi sia la rappresentazione audiovisiva. Tali manifestazioni offrono l’opportunità a giovani artisti, danzatori, registi, professionisti audio e video di portare le loro opere alla ribalta internazionale e a me  di presentarle in occasione di concorsi cinematografici o documentaristici.

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[Angelo Gioè, a destra, con il compositore Salvatore Sciarrino]

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[OMAGGIO A ANDREA ZANZOTTO]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=3619 2021-10-10T11:15:35Z 2021-10-10T05:08:00Z Ricordiamo Andrea Zanzotto nel centenario della sua nascita e a dieci anni dalla sua morte

Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011) poeta italiano tra i più importanti della seconda metà del Novecento

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[Rimettiamo in primo piano questo post pubblicato il 18 ottobre 2011]

Oggi, 18 ottobre 2011, ci ha lasciati un gigante della letteratura: il poeta Andrea Zanzotto. Era nato a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, il 10 ottobre del 1921 (dunque, aveva da poco compiuti i novant’anni). Era ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Conegliano (soffriva da tempo di problemi di natura cardiaca e respiratoria).
A lui, e alla sua memoria, questo “spazio”. Un omaggio, ma anche un’occasione per far conoscere Zanzotto a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Andrea Zanzotto e la sua produzione letteraria.
Vi ringrazio in anticipo!

Di seguito, l’articolo pubblicato su La Stampa.it e il video “Ritratti – Andrea Zanzotto” (di Marco Paolini, regia di Carlo Mazzacurati, 2009).

Massimo Maugeri
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da LA STAMPA.IT

Morto Zanzotto, il cantore del tempo. Il grande poeta aveva appena festeggiato 90 anni: al compleanno l’omaggio di Giorgio Napolitano

E’ morto il poeta Andrea Zanzotto. Era stato ricoverato ieri, per problemi ai polmoni, all’ospedale di Conegliano. Pochi giorni fa Padova aveva festeggiato i 90 anni dell’autore, in passato più volte indicato come candidato al Nobel. Originario di Pieve di Soligo, ha saputo trasformare il dialetto in un linguaggio universale, straordinario e ironico cantore del tempo di lunga e generosa militanza poetica. Formatosi a lezione di Concetto Marchesi, Manara Valgimigli e Diego Valeri tra il 1938 e il 1942, fu sostenuto negli esordi come poeta da Giuseppe Ungaretti e da Alfonso Gatto. Fu partigiano nelle file di Giustizia e libertà ed è famoso il sodalizio che ebbe con Federico Fellini. Per celebrare i suoi 90 anni sono usciti diversi libri (compreso un Oscar Mondadori), una raccolta di inediti (Interlinea editore) e un numero speciale della rivista «Autografo» fondata da Maria Corti.
Pochi giorni or sono, nel festeggiare il suo compleanno con la consegna del «Leone del Veneto», la massima onorificenza della Regione Veneto, è stata letta la lettera che gli ha scritto il capo dello Stato Giorgio Napolitano «Le sono vicino, caro Zanzotto – ha scritto ricordando i comuni trascorsi studenteschi a Padova negli anni della guerra e dell’antifascismo – nella visione della poesia come sentimento del tempo, e sono tra i tanti che ammirano la ricchezza di motivi ispiratori e di accenti con cui l’ha come tale rappresentata. Nell’orizzonte più vasto, poi, dei suoi interessi culturali e civili, ritrovo i fili, a me familiari, non solo di un percorso tra politica e utopie come quello da lei rievocato, ma dell’ancoraggio alla Resistenza e alla Costituzione, e dell’idea di un’unità del paese, messa in campo fin dal Medioevo sul terreno della storia letteraria».
«E colgo in lei – prosegue il messaggio di Napolitano – la vigile attenzione e il fermo richiamo a valori essenziali dinanzi ai guasti subiti dalla società e dallo Stato, al diffondersi non solo della corruzione ma di una volgarità fatua e rissosa, di spinte sgangherate e di bassi sentimenti. La ringrazio per questa severità appassionata dei suoi messaggi, per l’amore che rivolge alla natura ferita così come alla gente del suo Veneto – una volta povera e serva – sempre faticatrice, ora anch’essa presa in quel “progresso scorsoio” che turba noi tutti. Continui, caro Zanzotto, a farci sentire questa sua limpida voce».
Il poeta, presente in videoconferenza al Pedrocchi, si è detto molto toccato: «Tutto ciò – ha sottolineato con voce incerta ma sguardo intenso e penetrante – viene ad alleviare il corredo dell’età a volte così inclemente». E prima di dare voce ad alcuni versi scritti in memoria del padre «al quale devo moltissimo», Zanzotto ha tratto un suo personale consuntivo: «Non potevo attendermi una miglior verifica di aver investito in ideali e valori», capaci di restituire coerenza e unità ai «cocci» del vivere quotidiano.
Zanzotto era il poeta delle cose semplici ma complesse, indicato dalla critica come continuatore della linea ungarettiano-ermetica. Un poeta delle parole cesellate e comprese dal loro interno. Mai magniloquenti ma sempre cariche di una forza in grado di cristallizzare l’emozione in un verso.
Il poeta nasce nel 1921 a Pieve di Soligo. La sua famiglia è apertamente antifascista. La formazione scolastica avviene a Treviso, successivamente sarà all’Università di Padova che Zanzotto consegue la laurea in Lettere forgiando la propria conoscenza abbeverandosi alle lezioni del latinista Concetto Marchesi e del poeta, Diego Valeri. Fu proprio Valeri a spingerlo a conoscere i poeti simbolisti francesi, da Baudelaire e Rimbaud.
Laureato, Zanzotto inizia ad insegnare nella sua Marca, in quel di Valdobbiadene. Fu arruolato nel 1943 e partecipò attivamente alla Resistenza veneta. Dagli anni ‘60 inizia il percorso poetico che lo condurrà a collaborare a numerosissime riviste letterarie, tra cui ‘Il Caffé’ che riuniva gli esponenti di spicco del panorama letterario italiano, tra cui Calvino, Ceronetti e Volponi.
Nel 1969 pubblica Gli sguardi, i fatti e Senhal dedicato allo sbarco sulla luna. Ma è nel 1976 che Zanzotto fa un incontro cruciale, quello con il regista Federico Fellini con il quale collabora al Casanova. Con il cineasta riminese, Zanzotto collaborò anche alla sceneggiatura de La città delle donne. Per Fellini scrisse ancora i Cori per E la nave va del 1983. In quell’anno, fertile e denso di novità, Zanzotto pubblica un’altra opera fondamentale: I Fosfeni, secondo libro di trilogia grazie al quale conquista il premio ‘Librex Montale’.
Iniziano in questo periodo i problemi di depressione che affliggeranno, periodicamente, il poeta gettandolo spesso in un cupo e ripiegato silenzio. Gli ultimi anni vedono Zanzotto al lavoro sulla lingua veneta, nel 2001 esce Sovrimpressioni, meditazioni attorno alla distruzione del paesaggio. Poi nel 2005 è la volta dei Colloqui con Nino, una sorta di introspezione nel passato e nell’educazione sentimentale. Il 2009 segna l’uscita di In questo progresso scorsoio. Un testamento spirituale in cui il poeta esprime l’angoscia del tempo presente.
La poetica di Andrea Zanzotto è fortemente innovativa e declina un’avanguardia estremamente personale. Una rarefazione del linguaggio frutto di un intervento di pulizia e recupero di fonemi ascrivibili quasi a un linguaggio infantile ma al contempo colto. Amplissime e frequenti le sue incursioni nell’universo semantico del greco classico, che il poeta sa intrecciare con visionaria precisione dell’etimo al suo verso sempre misura, sempre minutamente cesellato.
Zanzotto non è un oratore civile, a differenza da altri protagonisti, nel panorama letterario italiano che gli furono pure amici. Ma non mancò proprio nel giorno del suo ultimo compleanno, sul limitare dell’intera sua esistenza, di intervenire con parole nette e vibranti su di un tema di stringente attualità nel dibattito politico. Ebbe a dichiarare in un’intervista al nostro quotidiano La Stampa: «Mi ha fatto molto piacere sentire il Capo dello stato riaffermare l’unità d’Italia e liquidare certi giochi di parole che negli anni avevano creato un imbroglio. La Padania non esiste, il popolo padano neppure. Questa è una storia più che ventennale di equivoci e spettri. La riaffermazione di Napolitano potrà darci il senso di una tregua. E sono convinto che piano piano questo fantasma sparirà».
(da La Stampa.it del 18/10/2011)

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[RICORDANDO ANGELO FIORE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8866 2021-10-22T07:27:13Z 2021-10-08T16:03:03Z Visualizza immagine di origineInauguriamo questo nuovo spazio di Letteratitudine, intitolato “Autori/Autrici da non dimenticare“, e destinato a ricordare – per l’appunto – autori e autrici del passato che rischiano, ingiustamente, di finire nell’oblio, con questo servizio dedicato alla figura di Angelo Fiore

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ANGELO FIORE: UN ‘INNOMINATO’ DELLA LETTERATURA DEL NOVECENTO

In un convegno a Siracusa si torna a parlare dell’importanza dello scrittore  palermitano apprezzato da grandi critici del Novecento ma oggi misconosciuto

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di Salvo Sequenzia

Scorrendo il recente saggio di Giuseppe Lupo La Storia senza redenzione (Rubbettino, 2021, pp. 279), dedicato al complesso e travagliato rapporto che la letteratura del Meridione ha avuto con la Storia nazionale dall’Unità ai giorni nostri, non può non balzare agli occhi un’assenza: quella di Angelo Fiore  (1908 –  1986),  lo scrittore palermitano i cui esordi letterari (Un caso di coscienza, Lerici, 1963) furono secondati dal prestigioso parrainage di autorevoli letterati quali Carlo Bo, Mario Luzi e Romano Bilenchi, i quali, intuendone la grandezza, ne propiziarono l’ingresso nel vivace e composito parterre letterario della seconda metà del Novecento, in cui Fiore brillò di viva luce con i suoi romanzi  – ll supplente (Vallecchi, 1964), Il lavoratore (Vallecchi, 1967), L’incarico (Vallecchi, 1970), Domanda di prestito (Vallecchi, 1976) e L’erede del Beato (Rusconi, 1981) – sino, purtroppo,  ad affievolirsi e a spegnersi quasi del tutto, se studiosi quali Sergio Collura, Natale Tedesco, Antonio Di Grado, Melina Mele, Antonio Pane e pochi altri non si fossero assunti il provvido ruolo di ‘vestali’ di una illanguidita superstite fama, pubblicando,  a partire dalla fine anni Ottanta, notevoli contributi esegetici, sollecitando la riedizione dei romanzi e la pubblicazione degli inediti e favorendo la nascita di un Centro Studi e di un Premio a lui dedicati (cfr. www.angelofiore.com).
Estintosi nelle librerie, scomparso nei corsi di studio universitari e nei programmi di insegnamento nelle scuole, sopravvissuto nelle biblioteche e  in qualche datato manuale di letteratura, Angelo Fiore, oggi, può essere considerato  un ‘Innominato’ della letteratura del Novecento.
Sulla grandezza di Fiore e sul suo imbarazzante statuto di ‘scrittore Innominato’ si è  discusso durante un convegno, tenutosi il 24 settembre a Siracusa nella sede dell’associazione “Il Cerchio”, promosso dal Centro Studi “Angelo Fiore” di Bagheria, dal Collegio Siciliano di Filosofia e da “Il Cerchio” in occasione della recente riedizione del romanzo Domanda di prestito (Gattogrigio Editore, 2021, pp.  266) con la cura di  Leonardo Tonini e con una nota critica di Antonio Di Grado.
A conversare sulla vita e sull’opera dello scrittore si sono avvicendate più voci.
Serena Miano, insegnante di lettere ed organizzatrice dell’evento (che su Fiore ha discusso la sua tesi di laurea), ha introdotto i relatori e tracciato un profilo sintetico dell’autore.
Frate Matteo Pugliares, counselor e scrittore, ha dato una lettura ‘attualizzata’ del romanzo fra teologia e sociologia.
Roberto Fai, filosofo e docente universitario, ha contestualizzato l’opera di Fiore situandola nella temperie dei temi ‘forti’ che hanno attraversato  la letteratura e il  pensiero del Novecento, evidenziandone, tra sintonie  e discrasie, l’affinità con alcuni scrittori mittleuropei come Kafka, la peculiarità di contenuti filosofico-concettuali riconducibili alla Krisis che matura in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento e a temi cogenti quali la perdita di identità, lo sdoppiamento dell’io, la frammentazione delle forme simboliche classiche di rappresentazione del mondo. Fai ha inoltre messo in luce il rapporto tra conoscenza e dolore, facendo particolare riferimento ad autori come Gadda, che, nel 1963, anno in cui esce la prima opera di Fiore, pubblica con Einaudi La cognizione del dolore; e la singolarità della cifra stilistica, le ‘asperità’  formali e linguistiche ed i tratti anticipatori e ‘profetici’ dei temi dell’opera dello scrittore palermitano.
Infine, il critico letterario Sergio Collura ha condotto una sentita e intima analisi di due racconti (Le Voci, La gatta) di Fiore arricchita da una preziosa testimonianza del suo legame con lo scrittore e, soprattutto, con l’’uomo’ Angelo Fiore, che lo studioso ed amico descrive mite, semplice, umanissimo,  apparentemente ruvido e scontroso nei suoi rapporti con il mondo.
Al convegno erano presenti il presidente del Centro Studi “Angelo Fiore”, Pino Pagano, che ha portato ai presenti i saluti del Centro illustrando le attività e i progetti dell’istituzione;  e la moglie Emma Di Giacomo, che ha fatto  dono di una sua pubblicazione, Ricordo dello zio Angelo Fiore (Centro Studi “Angelo Fiore”, 2021) a  un pubblico attento e interessato.

L’importanza del convegno siracusano non consiste soltanto nell’avere riproposto al pubblico, con una iniziativa che si vuole itinerante, la figura e l’opera di Angelo Fiore, sottraendola alla ‘damnatio memoriae’ che, per una sorta di oscura fatalità o di cieca congiura del caso, incombe ormai da decenni sullo scrittore; quanto, piuttosto, nell’avere tratteggiato – e consegnato alla platea più vasta di lettori, di operatori culturali  e di studiosi – un ritratto del Nostro teso e vibrante, colto tra la dimessa intimità del quotidiano e l’enormità della sua statura letteraria europea.
In questo ritratto convergono – conflittualmente ‘aggliommerati’, direbbe Gadda – quel dissidio interiore, quel destino di sconfitta e di resa a un nomos atavico e, insieme, quella «lotta con l’Angelo» (cfr. A. Di Grado, La lotta con l’Angelo, Liguori, 2002) agonisticamente ingaggiata con se stesso e con una natura  ‘bifida’ per rivendicare una promessa di Grazia e di Redenzione inscritte nell’ordo spinoziano dell’universo in quanto prerogativa della creatura umana, che hanno caratterizzato l’esistenza del Nostro e che si sono riverberati ossessivamente sui suoi personaggi, e che fanno di Fiore uno dei grandi scrittori ‘metafisici’ siciliani (insieme a Bonaviri, a D’Arrigo, a Pizzuto), e non soltanto siciliani, se si vuole ‘leggere’ la parabola letteraria che egli ha tracciato attraverso il concetto di «letteratura minore»  (che, tra l’altro, Roberto Fai chiama in causa più volte durante il suo intervento) elaborato da Gilles Deleuze e da Félix Guattari  (cfr. Deleuze e Guattari, Kafka. Per una letteratura minore, 1975; trad. it., Quodlibet, 2006) a proposito dell’opera di Kafka. Marginalità e «de-territorializzazione» sono, infatti, tratti peculiari della biografia e dell’opera del Nostro.
I piccoli burocrati protagonisti dei romanzi di Fiore sono gli «Employés», gli «impiegati»  che Balzac  descrive ne Les Employés, un lungo racconto ospitato dal 1° al 14 luglio 1837 sulle pagine de «La Presse».
Rabourdin, un impiegato parigino sposato ad una «donna superiore», nel racconto di Balzac non merita alcuna specifica descrizione. I suoi tratti definiscono quasi una  seconda natura, anonima e ‘spettrale’, di «uomo senza più entusiasmo ma non ancora disgustato» dalla vita (cfr. Honoré de Balzac, Gli impiegati, Garzanti, 2001, Milano, pp. 118-119).
Come Rabourdin, Luigi Falchi, il protagonista di Domanda di prestito, o gli altri  protagonisti della “trilogia dell’impiegato” (Il supplente, 1964; Il lavoratore, 1967; L’incarico, 1970)  vivono una dimensione ‘deragliata’ dell’esistenza, a seguito di fallimenti personali o di una irriducibile incompatibilità con la vita. Una condizione questa,  che accomuna i personaggi dell’opera di Fiore a quelli rappresentati nel grande ‘ciclo dell’alienazione’ del romanzo europeo del Novecento (Musil, Svevo, Kafka, Tozzi, fino a Palahniuk e Houellebech).
La «malattia dell’ufficio», per dirla alla Balzac, di cui soffrono gli eroi meschini di Fiore,  si tramuta lentamente in  ‘morte sociale’, che deforma e schiaccia l’uomo, operando in lui una oscena ‘metamorfosi’, come accade per Gregor Samsa, il personaggio protagonista del racconto La metamorfosi di Kafka.
Qualcuno ha scritto che la dote più grande di Fiore è stata quella «di legittimare lo sbandamento di ogni esistenza» (cfr. G. Spagnoletti, Fiore e i suoi personaggi, Tifeo,  1988, p. 27). In effetti, Angelo Fiore, come i personaggi protagonisti dei suoi romanzi,  condusse una vita ‘sbandata’, appartata e schiva che lo portò ad evitare i salotti letterari e le accademie e a ridursi ai margini della società, in un limbo in cui  consumò la sua esistenza impiegatizia di burocrate della pubblica amministrazione e di insegnante di inglese, trascinandosi come un homeless di albergo in albergo con  due valige alle quali aveva affidato i suoi scritti, le poche fortune e le molte sfortune che hanno segnato la sua esistenza.
Angelo Fiore – che  si era laureato in lingue all’Istituto Orientale di Napoli con una tesi su Shakespeare e le  fonti novellistiche italiane  e che aveva  ‘ruminato’  il fior fiore della cultura e del pensiero europei (Dostoevskij, Tolstoj, Proust, Pirandello,  Sant’Agostino, San Tommaso, Schopenhauer, Nietzsche).
Quando, nel 1981, pubblicherà L’erede del Beato, Geno Pampaloni, nella sua nota introduttiva, fissa quella che il critico individua come la nota dominante di tutta la produzione narrativa dello scrittore: la «monocromia» e la «iterazione».
Angelo Fiore è uno scrittore ‘monotono’, nel senso che è ‘una’  soltanto la nota che risuona – o ‘distona’ – dentro la sua scrittura. È  una nota ossessiva, insidiosa, assediante, che si   innerva nel tema dello scacco, del fallimento dell’uomo in quanto ‘essere vivente’, in quanto ‘creatura’ espressione di un progetto divino e in quanto ‘animale sociale’. Per Fiore, l’uomo fallisce nella sua dimensione di ‘zoè’  e di ‘bios’: di ‘programma biologico’ e di ‘programma sociale’.
I personaggi di Fiore (qui accanto in una foto di Letizia Battaglia, n.d.r.), in tal senso, incarnano l’«homo sacer» (cfr. G. Agamben, Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Einaudi, 1995), l’individuo punito con l’emarginazione o l’auto-emarginazione, con  l’espulsione dal consesso sociale, cui è stata sottratta qualsiasi ‘forma civilis’ e ‘forma divina’, lasciando un ‘residuo’ costituito da pura biologia (zoè), puro respiro del corpo. Fiore, declinando il motivo del ‘puro/impuro’ che connota i suoi eroi solitari, anticipa in letteratura la  nascita della «biopolitica» inaugurata da Michel  Foucault con la pubblicazione nel 1976, per l’editore Gallimard, de La volonté de savoir (cfr. M. Foucault, La volontà di sapere, Feltrinelli, 2006): «Per millenni l’uomo è rimasto quel che era per Aristotele: un animale vivente ed inoltre capace di un’esistenza politica; l’uomo moderno è un animale nella cui politica è in questione la sua vita di essere vivente». La realtà biologica non è più solo uno sfondo oscuro dominato dalla fatalità, ma funge da referente diretto dei giochi e dei calcoli politici che condizionano il corpo e l’anima con dispositivi pervasivi e annientanti. Nell’opera di Angelo Fiore il ‘dispositivo burocratico’ è una manifestazione della biopolitica ed una ‘estensione’ dello sviluppo del capitalismo, in quanto «inserimento controllato dei corpi nell’apparato di produzione».
Quello del corpo è un tema che attraversa tutta l’opera di Fiore, ora ingorgandosi nel greve bramito del sesso pensato, detto, scritto, agito; ora flettendosi nelle devianze e nei disordini legati al cibo  (bulimia, anoressia); ora assumendo i travestimenti delle deformità fisiche,  ora  accentuandosi nei parossismi affettivi e relazionali, divenendo ‘scudo’, corazza, specchio, materia impenetrabile, occulta. In tutti questi casi, il corpo annientato, ‘spettrale’,  rappresenta il corpo soggiogato dal ‘bio-potere’.
Gettati nel mondo, i personaggi di Fiore sono creature senza storia e senza prospettiva di futuro. Uomini  a «una dimensione», si direbbe; schiacciati, quasi condannati, a scontare un ‘eterno presente’ senza via di uscita, slegati dal resto del mondo, irrelati, incendiati dalla fiamma del sacro, che li consuma e li annienta nella «Malagrazia» del vivere:

La vita ci ha distrutti, mi ha distrutto. Non bisogna aver paura della morte. La vita mi ha distrutto, anche se una parte della divinità è dovuta a me. Ma c’è qualcosa che mi supera ed è la vita stessa (S. Collura, Intervista a Fiore, in Un prepotente spirituale. Appendice al Diario di un Vecchio, a cura di C. Cellini, Tifeo edizioni, 1989, p. 37).

In tal senso, la poetica di Angelo Fiore si configura quale exemplum di quella «vocazione» della letteratura meridionale alla «vena di rivolta e di utopia» e in fiera opposizione «all’omologazione dominante della cultura contemporanea» di cui ha scritto, intorno agli anni Settanta Goffredo Fofi (cfr.  Goffredo Fofi (a cura di), Luna nuova. Scrittori del sud, Argo, 1976).
In aperto conflitto con la tradizione letteraria ‘regionale’, Fiore prende le distanze dagli immaginari, dai tipi, dagli archetipi e dai  topoi della letteratura meridionale, situando la sua scrittura a un ‘grado zero’ dello spazio e del tempo, in un ‘crono-topo’ in cui, parafrasando Baudrillard, la ‘mappa non coincide più con il territorio’. Destrutturando lo spazio-tempo in un ‘presente astorico’ di verghiana memoria, il crono-topo di Fiore anticipa i luoghi di vuoti simulacri della nostra contemporaneità, la ‘dissonanza’  e la ‘sordità’ dello spazio e dell’uomo postmoderno.
In questo spazio la «sicilitudine» è assente, così come è assente l’«insularità», in quanto lo scrittore ha azzerato qualsiasi punto di riferimento relazionale fisico, psicologico, teologico, morale, culturale.
Gettati in un  mondo impietosamente fabbricato da un dio che non è mai morto, ma che si cela all’uomo – un ‘deus absconditus’ di spinoziana memoria - divorati dal dubbio, appesi al cappio di una speranza che non si compie,  i personaggi di Fiore, come il loro autore, sono creature irredenti che, passando attraverso la grande notte dell’umanità, penetrano la «sostanza amarissima che vive nel midollo delle cose» (Nicola La Gioia, La ferocia, Einaudi, 2015)  giungendo, infine,  alla catarsi definitiva attraverso l’esperienza del dolore e dell’Attesa.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[ABDULRAZAK GURNAH vince il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2020]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2008/10/06/toto-nobel-per-la-letteratura-2008/ 2021-10-08T16:03:00Z 2021-10-07T11:45:13Z Il forum permanente di Letteratitudine dedicato ai premi Nobel per la Letteratura.

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ABDULRAZAK GURNAH vince il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2021

Il premio Nobel per la letteratura per il 2021 viene assegnato al romanziere Abdulrazak Gurnah (nato a Zanzibar nel 1948) “”per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti“.

Gurnah è nato nel 1948 ed è cresciuto sull’isola di Zanzibar nell’Oceano Indiano, ma è arrivato in Inghilterra come rifugiato alla fine degli anni ‘60. Ha pubblicato dieci romanzi e alcuni racconti. Il tema del disfacimento del rifugiato percorre tutto il suo lavoro.

Approfondimenti biografici
Abdulrazak Gurnah (Zanzibar, 20 dicembre 1948) è uno scrittore e romanziere tanzaniano naturalizzato britannico, vincitore nel 2021 del Premio Nobel per la letteratura.
Scrive in inglese e vive nel Regno Unito. I suoi romanzi più noti sono Paradiso (Paradise, 1994), che è stato selezionato per il Booker Prize e per il Whitbread Prize, Il disertore (Desertion, 2005), e Sulla riva del mare (By the Sea, 2001), che è stato selezionato per il Booker Prize ed è stato finalista per il Los Angeles Times Book Awards.

Gurnah in May 2009Nato sull’isola di Zanzibar, al largo della costa dell’Africa orientale, Gurnah si trasferì in Gran Bretagna nel 1968. Dal 1980 al 1982, Gurnah ha insegnato alla Bayero University, a Kano in Nigeria. Si è poi trasferito all’Università del Kent, dove ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1982. Attualmente è professore e direttore degli studi universitari presso il Dipartimento di inglese. Il suo principale interesse accademico è la scrittura postcoloniale, assieme ai discorsi associati al colonialismo, in particolare per quanto riguarda l’Africa, i Caraibi e l’India.
Ha curato due volumi di Saggi sulla scrittura africana, ha pubblicato articoli su numerosi scrittori postcoloniali contemporanei, tra cui VS Naipaul, Salman Rushdie e Zoë Wicomb. È l’editore di A Companion to Salman Rushdie (Cambridge University Press, 2007). Lavora come redattore alla rivista Wasafiri dal 1987.

Gurnah ha supervisionato progetti di ricerca sulla scrittura di Rushdie, Naipaul, GV Desani, Anthony Burgess, Joseph Conrad, George Lamming e Jamaica Kincaid.

Il 7 ottobre 2021 vince il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti”.

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LOUISE GLÜCK vince il PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2020

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Louise Glück, poetessa statunitense, ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2020 “per la sua inconfondibile voce poetica che, con austera bellezza, rende l’esistenza individuale un’esperienza universale.”

Glück è spesso descritta come poeta autobiografica; il suo lavoro è noto per la sua intensità emotiva e per aver attinto spesso al mito, alla storia o alla natura per meditare sulle esperienze personali e sulla vita moderna.

Nel suo lavoro, Glück si è concentrata sugli aspetti illuminanti del trauma, del desiderio e della natura. Nell’esplorare questi ampi temi, la sua poesia è diventata nota per le sue franche espressioni di tristezza e isolamento. Gli studiosi si sono concentrati anche sulla sua costruzione di personaggi poetici e sul rapporto, nelle sue poesie, tra autobiografia e mito classico.

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Note biobibliografiche

La poetessa americana Louise Glück è nata nel 1943 a New York e vive a Cambridge, nel Massachusetts. Oltre a scrivere, è professoressa di inglese alla Yale University, New Haven, Connecticut. Ha debuttato nel 1968 con “Firstborn”, ed è stata presto acclamata come uno dei poeti più importanti della letteratura contemporanea americana. Ha ricevuto diversi premi prestigiosi, tra cui il Premio Pulitzer (1993) e il National Book Award (2014).
Louise Glück ha pubblicato dodici raccolte di poesie e alcuni volumi di saggi sulla poesia. Tutti sono caratterizzati da una ricerca della chiarezza. L’infanzia e la vita familiare, lo stretto rapporto con genitori e fratelli, è una tematica che è rimasta centrale per lei. Nelle sue poesie, il sé ascolta ciò che resta dei suoi sogni e delle sue delusioni, e nessuno può essere più duro di lei nell’affrontare le illusioni del sé. Sebbene Glück non neghi il significato del retroterra autobiografico, non deve tuttavia essere considerata una poetessa confessionale. Glück cerca l’universale, e in questo si ispira ai miti e ai motivi classici, presenti nella maggior parte delle sue opere. Le voci di Didone, Persefone ed Euridice – gli abbandonati, i puniti, i traditi – sono maschere di un sé in trasformazione, tanto personale quanto universalmente valido.

Con collezioni come “Il trionfo di Achille” (1985) e “Ararat” (1990), Glück ha trovato un pubblico crescente negli Stati Uniti e all’estero. In “Ararat” tre caratteristiche si uniscono per ripresentarsi successivamente nei suoi scritti: il tema della vita familiare; l’intelligenza austera; e un raffinato senso compositivo che contraddistingue il libro nel suo insieme. Glück ha anche sottolineato che in queste poesie si è resa conto di come impiegare la dizione ordinaria nella sua vena poetica. Il tono ingannevolmente naturale è sorprendente. Incontriamo immagini quasi brutalmente dirette di dolorose relazioni familiari. Sono immagini candide e intransigenti, senza traccia di ornamento poetico.
Rivela molto della sua poesia quando nei suoi saggi Glück cita il tono urgente di Eliot, l’arte dell’ascolto interiore in Keats o il silenzio volontario in George Oppen. Ma nella sua stessa severità e riluttanza ad accettare semplici principi di fede assomiglia più di qualsiasi altro poeta, Emily Dickinson.
Louise Glück non è solo coinvolta dalle erranze e dalle mutevoli condizioni di vita, ma è anche una poetessa del cambiamento radicale e della rinascita, dove il balzo in avanti è fatto da un profondo senso di perdita. In una delle sue collezioni più lodate, “The Wild Iris” (1992), per la quale ha ricevuto il Premio Pulitzer, descrive il miracoloso ritorno alla vita dopo l’inverno nella poesia “Snowdrops”:

Non mi aspettavo di sopravvivere
la terra mi sopprime. Non me lo aspettavo
svegliarsi di nuovo, sentire
nella terra umida il mio corpo
in grado di rispondere di nuovo, ricordando
dopo tanto tempo come riaprire
nella luce fredda
della prima primavera -

paura, sì, ma di nuovo tra voi
piangendo si rischia la gioia

nel vento crudo del nuovo mondo.

Va anche aggiunto che il momento decisivo del cambiamento è spesso segnato dall’umorismo e dall’arguzia pungente. La raccolta “Vita Nova” (1999) si conclude con le righe: “Pensavo che la mia vita fosse finita e il mio cuore si fosse spezzato. / Poi mi sono trasferita a Cambridge. ” Il titolo allude al classico di Dante, La Vita Nuova, che celebra la nuova vita sotto le spoglie della sua musa Beatrice. Celebrata in Glück è piuttosto la perdita di un amore che si è disintegrato.

“Averno” (2006) è una raccolta magistrale, un’interpretazione visionaria del mito della discesa di Persefone agli inferi nella prigionia di Ade, il dio della morte. Il titolo deriva dal cratere a ovest di Napoli che era considerato dagli antichi romani come l’ingresso agli inferi. Un altro risultato spettacolare è la sua ultima collezione, Faithful and Virtuous Night (2014), per la quale Glück ha ricevuto il National Book Award. Il lettore è nuovamente colpito dalla presenza della voce e Glück si avvicina al motivo della morte con notevole grazia e leggerezza. Scrive poesie oniriche e narrative che rievocano ricordi e viaggi, solo per esitare e fermarsi per nuove intuizioni. Il mondo viene distrutto, solo per diventare di nuovo magicamente presente.

Anders Olsson
Presidente del Comitato Nobel

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OLGA TOKARCZUK, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2018 – PETER HANDKE, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2019

Come è noto, nel 2018 il Premio Nobel per la Letteratura non è stato assegnato a causa dello scandalo per le molestie sessuali che ha coinvolto la stessa Accademia svedese che assegna il premio. Si è deciso, di conseguenza, di assegnare l’ambito riconoscimento letterario per il 2018 insieme a quello per l’anno 2019.
Oggi, giovedì 10 ottobre, a Stoccolma, sono stati dunque annunciati i nomi dei vincitori delle due edizioni: 2018 e 2019.

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Il Premio per l’edizione 2018 va a Olga Tokarczuk; quello per il 2019 a Peter Handke

Olga Tokarczuk (nata a Sulechów il 29 gennaio 1962) è una scrittrice polacca piuttosto nota. Con l’opera I vagabondi (in Italia edita da Bompiani nel 2018) ha vinto il Man Booker International Prize.
Prima di iniziare la sua carriera letteraria, dal 1980 ha studiato psicologia presso l’Università di Varsavia. Durante i suoi studi, ha fatto volontariato in una struttura per adolescenti con problemi comportamentali. Dopo la laurea nel 1985, si è trasferita prima a Breslavia (Wrocław) e successivamente a Wałbrzych, dove ha iniziato a praticare come terapeuta. Tokarczuk si considera una discepola di Carl Jung e cita la sua psicologia come un’ispirazione per il suo lavoro letterario. Dal 1998 Tokarczuk ha vissuto in un piccolo villaggio vicino a Nowa Ruda, da dove gestisce anche la sua casa editrice privata, Ruta.
Il Premio Nobel per la Letteratura 2018 le è stato conferito con la seguente motivazione:per la sua immaginazione narrativa che, con passione enciclopedica, rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita“.

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Peter Handke (nato a Griffen il 6 dicembre 1942) è uno scrittore e poeta austriaco.
Handke nasce a Griffen, nella Carinzia, il 6 dicembre del 1942 da padre austriaco e da madre facente parte della minoranza slovena della regione, morta suicida nel 1971, evento che segnerà profondamente il giovane Handke (alla prematura morte della madre l’autore dedicherà poi il romanzo semi-autobiografico Infelicità senza desideri). Ha studiato giurisprudenza presso l’Università di Graz, ma senza laurearsi, perché si è dedicato presto alla letteratura.
Dal suo romanzo Prima del calcio di rigore (Die Angst des Tormanns beim Elfmeter, 1970) il regista Wim Wenders, con il quale aveva avuto altre collaborazioni, trae il film omonimo. I due sono tornati a collaborare per il film Il cielo sopra Berlino.
Con La donna mancina (Die linkshändige Frau, 1976) anche Handke ha tratto un film (1978) da un proprio libro.
Alla situazione dell’ex-Jugoslavia ha dedicato tre lunghi reportage, e per solidarietà contro i bombardamenti sui civili in Serbia ha rifiutato il premio Büchner.
Nel 2009 è stato insignito del Premio Franz Kafka
Il Premio Nobel per la letteratura 2019 gli è stato conferito con la seguente motivazione: “per la sua opera influente che, con ingegno linguistico, ha esplorato le periferie e le specificità dell’esperienza umana”.


Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Sole 24Ore, Ansa, Il Fatto Quotidiano.


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KAZUO ISHIGURO: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2017

La motivazione: “who, in novels of great emotional force, has uncovered the abyss beneath our illusory sense of connection with the world” (in romanzi di grande forza emotiva ha scoperto l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo)

“Questa notizia è sorprendente e del tutto inaspettata”, ha dichiarato Ishiguro dopo aver appreso la notizia dell’attribuzione del Premio Nobel . “Giunge in un momento in cui il mondo è incerto sui suoi valori, sulla sua leadership e sulla sua sicurezza. Spero solo che il conferimento di questo grande onore, anche in piccolo, potrà in qualche modo incoraggiare a operare per il bene comune e la pace in questo nostro tempo .

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Kazuo Ishiguro nasce l’8 novembre 1954 a Nagasaki, in Giappone. La famiglia si trasferisce in Gran Bretagna quando ha cinque anni. Ishiguro ritorna in visita nel suo Paese natale soltanto da adulto. Alla fine degli anni Settanta Ishiguro si laurea in Inglese e Filosofia all’Università del Kent, e studia Creative Writing all’Università dell’East Anglia.

Ishiguro si dedica a tempo pieno alla scrittura fin dal suo primo libro, Un pallido orizzonte di colline (1982). Sia il primo che il suo secondo romanzo, Un artista del mondo fluttuante (1986) si svolgono a Nagasaki pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. I temi ai quali più spesso Ishiguro viene accostato sono qui già presenti: la memoria, il tempo, l’autoinganno. Particolarmente evidenti nel suo più noto romanzo, Quel che resta del giorno (1989), da cui è stato tratto il film omonimo per la regia di James Ivory con Anthony Hopkins nel ruolo del maggiordomo Stevens ossessionato dal dovere.

Seguono il romanzo Quando eravamo orfani (2000), in cui nella Shangai alle porte della grande guerra un detective indaga sulla sorte dei suoi genitori rapiti; e l’opera distopica Non lasciarmi (2005), con cui Ishiguro introduce nella sua scrittura una corrente sotterranea di fantascienza. Dal romanzo è stato tratto il film omonimo di Marck Romanek con Keira Knightley.

Segue la raccolta di racconti dal titolo Notturni. Cinque storie di musica e crepuscolo (2009), in cui la musica gioca un ruolo centrale nel raffigurare le relazioni fra i personaggi.

Nel suo ultimo romanzo, Il gigante sepolto (2015), una coppia di anziani compie un viaggio a piedi attraverso un arcaico paesaggio inglese, nella speranza di riunirsi al figlio ormai adulto, che da anni non vede. Il romanzo esplora, in maniera toccante, come il ricordo sia intimamente legato all’oblio, la storia al presente, e la fantasia alla realtà.

Oltre alle sue otto opere di narrativa, Ishiguro ha scritto anche sceneggiature cinematografiche e televisive.

Tutte le opere di Kazuo Ishiguro sono tradotte in Italia da Einaudi.

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BOB DYLAN: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2016

A BOB DYLAN, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2016: “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”.

Di seguito proponiamo la traduzione in lingua italiana della nota biobibliografica diramata dall’Accademia svedese

Risultati immagini per bob dylanBob Dylan è nato il 24 maggio 1941 a Duluth, Minnesota. È cresciuto in una famiglia ebraica della classe media nella città di Hibbing. Da adolescente ha suonato in varie band e nel tempo ha approfondito il suo interesse per la musica, coltivando una particolare passione per la musica folk americana e il blues. Uno dei suoi idoli è stato il cantante folk Woody Guthrie. È stato anche influenzato dai primi autori della Beat Generation, così come dai poeti modernisti.

Dylan si trasferisce a New York nel 1961 e lì ha iniziato ad esibirsi in club e caffè del Greenwich Village. Ha incontrato il produttore John Hammond con il quale ha firmato un contratto per il suo album di debutto, chiamato Bob Dylan (1962). Negli anni successivi ha registrato un numero di album che hanno avuto un enorme impatto sulla musica popolare: Bringing It All Back Home e Highway 61 Revisited nel 1965, Blonde On Blonde nel 1966 e Blood On The Tracks nel 1975. La sua produttività è proseguita nei decenni successivi, con ulteriori capolavori come Oh Mercy (1989), Time out of Mind (1997) e Modern Times (2006).

I tour di Dylan del 1965 e del 1966 hanno attirato parecchia attenzione. Per un periodo è stato accompagnato dal cineasta D. A. Pennebaker, che ha documentato la vita intorno al palco in quello che sarebbe poi divenuto il film di Dont Look Back (1967). Dylan ha registrato un gran numero di album che ruotano attorno ad argomenti sensibili come le condizioni sociali dell’uomo, la religione, la politica e l’amore. I suoi testi sono stati continuamente pubblicati in nuove edizioni, con il titolo Lyrics (Testi). Come artista, Dylan è sorprendentemente versatile; è stato attivo anche come pittore, attore e sceneggiatore.

Oltre alla sua vasta produzione di album, Dylan ha pubblicato un lavoro sperimentale come Tarantula (1971) e la collezione Writings and Drawings (1973). Ha scritto l’autobiografia Chronicles (2004), incentrata sui ricordi dei primi anni a New York e che fornisce scorci della sua vita al centro della cultura popolare. A partire dalla fine degli anni Ottanta, Bob Dylan è stato constantemente impegnato in tour nell’mabito di un’iniziativa chiamata “Never-Ending Tour”. Dylan ha lo status di icona. La sua influenza sulla musica contemporanea è profonda, e lui è l’oggetto di un flusso costante di letteratura secondaria.

(Traduzione dall’inglese di Massimo Maugeri)

La nota biobibliografica diramata dall’Accademia svedese in lingua inglese è disponibile qui.

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SVETLANA ALEKSIEVIC: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2015

Literature Laureate

È SVETLANA ALEKSIEVIC, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2015: per la sua “opera polifonica, un monumento al coraggio e al dolore della contemporaneità”.

Ragazzi di zincoIncantati dalla mortePreghiera per CernobylSvetlana Aleksievič, nata a Ivano-Frankivs’k, il 31 maggio 1948 è una giornalista bielorussa conosciuta soprattutto per essere stata cronista, per i connazionali, dei principali eventi dell’Unione Sovietica della seconda metà del XX secolo: dalla guerra in Afghanistan, al disastro di Černobyl’, ai suicidi seguiti allo scioglimento dell’URSS.

Su ognuno di questi particolari argomenti ha scritto libri, tradotti anche in varie lingue (pubblicati dalle edizioni E/O, primo editore italiano a pubblicare la Aleksievic, e dalla Bompiani), che le sono valsi la fama internazionale e importanti riconoscimenti: La guerra non ha un volto di donna (sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale), Ragazzi di zinco (sui reduci della guerra in Afghanistan – edizioni E/O), Incantati dalla morte (sui suicidi in seguito al crollo dell’URSS – edizioni E/O), Preghiera per Cernobyl (sulle vittime della tragedia nucleare-  edizioni E/O), Tempo di seconda mano (la vita in Russia dopo il crollo del comunismo – Bompiani).

Avversata dal regime del presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko, è stata costretta a lasciare il paese perché su di lei gravava l’accusa di essere un agente della CIA. Attualmente vive a Parigi.

L’8 ottobre 2015 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura, “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”.

Tempo di seconda manoQuattordicesima donna a vincere il Premio Nobel, è la seconda persona di origini ucraine a vincerlo dopo Shmuel Yosef Agnon che lo vinse nel 1966. “Amo la Russia, ma non quella di Stalin e Putin“, ha dichiarato Svetlana Aleksievič; aggiungendo: “Dedico questo premio al mio piccolo paese, schiacciato nel tritacarne della storia“.

Sandra Ozzola Ferri (editrice delle edizioni E/O, insieme al marito Sandro Ferri) ha dichiarato all’Espresso: “Il primo libro che abbiamo pubblicato, nel 2001, è ‘Preghiera per Černobyl”: abbiamo capito subito che il ‘plus’ di Svetlana era la sua incredibile capacità di ascoltare e restituire le voci di chi aveva vissuto un’esperienza traumatica, fosse la guerra in Afghanistan o l’esplosione della centrale nucleare. Per ogni libro, lei fa centinaia di interviste, di conversazioni. Così la Storia diventa davvero esperienza umana. E tutte queste voci si sentono nel tessuto della sua scrittura“.

(Fonte: wikipedia e varie)

Su LetteratitudineNews:

- Videontervista a SVETLANA ALEKSIEVIC, Premio Nobel per la Letteratura 2015

- Un estratto di “Ragazzi di zinco” (edizioni E/O)

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PATRICK MODIANO: PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2014
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È PATRICK MODIANO, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2014: “Per l’arte della memoria attraverso la quale ha evocato destini umani più inafferabili e svelato il mondo dell’occupazione nazista in Francia”.

(Clicca sulle copertine per leggere le schede dei libri)

L'orizzonte Riduzione di penaPatrick Modiano è uno scrittore e sceneggiatore francese. Nasce a Boulogne-Billancourt, una città poco distante da Parigi, il 30 luglio del 1945, figlio di Albert Modiano, un ebreo francese di origini italiane, e di Louisa Colpijn, un’attrice belga di etnia fiamminga. Studia in Alta-Savoia poi a Liceo Henri-IV a Parigi dove ha come insegnante di geometria Raymond Queneau, amico della madre e che diventerà amico suo. Termina gli studi ad Annecy e decide di non proseguirli. Introdotto da Queneau nel mondo letterario, conosce l’editore Gallimard e, nel 1967 scrive il suo primo romanzo La Place de l’Etoile (pubblicato, appunto, da Gallimard). Il romanzo gli vale il Premio Roger Nimier.

Fiori di rovinaÈ documentarista per Carlo Ponti e paroliere per Françoise Hardy. Nei suoi romanzi, per lo più ambientati nella Parigi occupata dai nazisti e costruiti intorno alla figura dello straniero, dell’esule, dell’ebreo, si intrecciano una vena disperata di ascendenza esistenzialista e il gusto della rievocazione. L’autore rievoca molto spesso, nei personaggi dei suoi romanzi, l’ambigua figura del padre, un ebreo sicuramente vittima del Nazismo, che, arrestato nel 1943, si dimostrò pronto a tutto per sopravvivere (infatti sfuggì alla deportazione grazie a potenti amicizie collaborazioniste); una figura dalla duplice e ambigua identità, invischiato molto spesso in rapporti di complicità con i carnefici.

Nel 1978 il romanzo Rue des boutiques obscures (dove lui ha anche abitato), gli vale il Premio Goncourt. Negli anni successivi approfondirà i temi a lui cari e affinerà la propria poetica grazie a una serie di romanzi dedicati a figure femminili che sono vissute durante gli anni bui della guerra, e alle cui vite dimenticate egli cerca di offrire il risarcimento della memoria.
A questo filone appartengono Dora Bruder e Des inconnues, rispettivamente del 1996 e del 1999.

Dora Bruder

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È ALICE MUNRO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2013

È ALICE MUNRO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2013: “master of the contemporary short story (maestra del racconto contemporaneo).

Il suo nome “circolava” già da diverse edizioni a questa parte

Alice Munro (Wingham, 10 luglio 1931) è una scrittrice canadese. Vincitrice per tre volte del Governor General’s Award, il più importante premio letterario canadese si aggiudica – a coronamento della sua brillante carriera – il Premio Nobel per la Letteratura 2013. In Italia è pubblicata dalla casa editrice Einaudi.
I suoi racconti indagano le relazioni umane analizzate attraverso la lente della vita quotidiana. Sebbene la maggior parte delle sue storie sia ambientata nel Southwestern Ontario, la sua fama come scrittrice di racconti è internazionale, è considerata uno dei maggiori scrittori di racconti vivente.

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La biografia
Alice Munro è nata nella città di Wingham, Ontario in una famiglia di allevatori e agricoltori. Suo padre si chiamava Robert Eric Laidlaw e sua madre, una insegnante di scuola, Anne Clarke Laidlaw (nata Chamney). Cominciò a scrivere da adolescente e pubblicò la sua prima novella, The Dimensions of a Shadow, mentre era studentessa all’University of Western Ontario nel 1950. Durante questo periodo lavorò come cameriera, raccoglitrice di tabacco e impiegata di biblioteca. Nel 1951, abbandonò l’università presso la quale aveva frequentato la facoltà di Inglese dal 1949, per sposare James Munro e trasferirsi a Vancouver, British Columbia. Le sue figlie Sheila, Catherine, and Jenny nacquero rispettivamente nel 1953, 1955 e 1957; Catherine morì quindici ore dopo essere venuta alla luce. Nel 1963 i Munro si trasferirono a Victoria dove aprirono “Munro’s Books”. Nel 1966 nacque un’altra figlia Andrea.
La prima raccolta di racconti di Alice Munro, “La danza delle ombre felici” (Dance of the Happy Shades) (1968) ebbe un gran favore di critica e vinse in quello stesso anno il Governor General’s Award. A questo successo seguì “Lives of Girls and Women” (1971), una raccolta di storie interconnesse tra loro che fu pubblicato come romanzo.
Alice e James Munro divorziarono 1972. Lei ritornò nell’Ontario e diventò “Writer-in-Residence” all’università del Western Ontario. Nel 1976 si sposò con Gerald Fremlin, un geografo. La coppia si trasferì in una fattoria nei pressi di Clinton, Ontario. Successivamente si spostarono dalla fattoria in un casa nella città di Clinton, Ontario.
Nel 1978, con la raccolta di novelle “Chi ti credi di essere?” (Who Do You Think You Are?, negli Stati Uniti The Beggar Maid: Stories of Flo and Rose), Alice Munro vinse il Governor General’s Literary Award per la seconda volta. Dal 1979 al 1982 girò Australia, Cina e Scandinavia. Nel 1980 ottenne il posto di Writer-in-Residence sia alla University of British Columbia sia alla University of Queensland. Lungo gli anni ottanta e novanta Munro ha pubblicato una raccolta di brevi racconti una volta ogni quattro anni ottenendo numerosi premi nazionali e internazionali.
Nel 2002, sua figlia Sheila Munro ha pubblicato un libro di memorie d’infanzia, Lives of Mothers and Daughters: Growing Up With Alice Munro.
I racconti di Alice Munro sono pubblicati abbastanza frequentemente in riviste come The New Yorker, The Atlantic Monthly, Grand Street, Mademoiselle, e The Paris Review.
In una intervista per promuovere la sua raccolta del 2006 La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) Munro ha ipotizzato che non avrebbe più pubblicato ulteriori raccolte.
Il suo racconto “The Bear Came Over the Mountain” presente nel libro “Nemico, amico, amante…” è stato adattato per il grande schermo in un film diretto da Sarah Polley con il titolo di “Away from Her – Lontano da lei” e interpretato da Julie Christie e Gordon Pinsent. Il film è stato presentato nel 2006 al Toronto International Film Festival.
Nel 2005 è stata insignita del titolo di duchessa dell’Ontario dal sovrano del Regno di Redonda.

(Fonte: Wikipedia)

Clicca qui, per avere notizie sui libri di Alice Munro.

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MO YAN, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2012

Lo scrittore cinese Mo Yan (pubblicato in Italia da Einaudi), riceve il Premio Nobel per la Letteratura 2012. Questa, in sintesi, la motivazione dell’Accademia svedese: “con realismo allucinatorio fonde fiabe popolari, storia e contemporaneità“.

Mo Yan, originario di Gaomi nella provincia dello Shandong, nasce il 17 febbraio 1955 da una famiglia numerosa di contadini poveri e, dopo aver terminato i cinque anni delle scuole elementari, smette di studiare. In principio porta al pascolo mucche e pecore e i suoi rapporti con questi animali sono più frequenti di quelli con le persone; prova cosí il gusto della solitudine, ma acquista una profonda conoscenza della natura. Crescendo, unendosi agli adulti partecipa alle attività lavorative della comunità. A diciotto anni va a lavorare in una manifattura di cotone, e facendo capriole tra le balle si riempie di fili. Nel febbraio del 1976 abbandona il povero e isolato paese natale per arruolarsi nell’esercito. Fa il soldato semplice, il caposquadra, l’istruttore, il segretario e lo scrittore. Nel 1997, congedatosi dall’esercito, inizia a lavorare per un giornale. Nel frattempo si è laureato presso la Facoltà di Letteratura dell’Istituto Artistico dell’Esercito di Liberazione Popolare (1984-1986) e ha ottenuto un Master in Studi letterari e artistici presso l’Università Normale di Pechino (1989-1991). Inizia a pubblicare nel 1981.
Fra le sue numerose opere narrative, Einaudi ha finora pubblicato Sorgo rosso, L’uomo che allevava i gatti (entrambi del 1997), Grande seno, fianchi larghi (2002), Il supplizio del legno di sandalo (2005) e Le sei reincarnazioni di Ximen Nao. Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino. Delle sue undici novelle si ricordano Felicità, Fiocchi di cotone, Esplosioni, Il ravanello trasparente. Tra i racconti, Il cane e l’altalena e Il fiume inaridito, che Einaudi ha pubblicato nella raccolta di racconti L’uomo che allevava i gatti (2008).
Ha anche scritto opere teatrali e sceneggiature cinematografiche come Sorgo rosso, Il sole ha orecchie, Addio mia concubina.
Il film Sorgo rosso è stato premiato con l’Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino. Il film Il sole ha orecchie è stato premiato con l’Orso d’Argento al Festival del Cinema di Berlino.
Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Nonino per la sua intera opera.
Nel 2012 gli è stato tributato il Premio Nobel per la Letteratura.

@ dal sito Einaudi


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TOMAS TRANSTRÖMER, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2011

L’edizione 2011 del Premio Nobel per la letteratura è stato assegnato al poeta, psicologo, pianista e traduttore svedese Tomas Tranströmer. Nella motivazione dell’Accademia svedese leggiamo che “attraverso le sue immagini dense e limpide, ci ha offerto un nuovo accesso alla realtà”. E poi: “La gran parte della poesia di Tranströmer è caratterizzata da economia di linguaggio, concretezza e metafore struggenti. Nelle sue ultime raccolte si è spostato verso uno stile ancora più essenziale e un più elevato grado di concentrazione”.
Segue la nota biografica di Tranströmer tratta dalla libera enciclopedia Wikipedia Italia (a cui vanno i migliori in bocca al lupo per il suo futuro!).
Massimo Maugeri
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(da Wikipedia Italia)

Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931) è uno scrittore, poeta e traduttore svedese, molto conosciuto e apprezzato in Patria, vincitore del Nordic Council’s Literature Prize, dello Struga Poetry Evenings (del quale sono stati insigniti poeti del calibro del cileno Pablo Neruda e degli italiani Edoardo Sanguineti e Eugenio Montale) e del Neustadt International Prize for Literature nel 1990. Nel 2011 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “attraverso le sue immagini dense e nitide, ha dato nuovo accesso alla realtà”.
Nato a Stoccolma, frequenta la Scuola Latina di Södra e si laurea in Psicologia presso l’Università di Stoccolma, la più prestigiosa del Paese, nel 1956. Nel 1954 aveva pubblicato una raccolta poetica intitolata “17 dikter” (17 poesie), nella quale racchiudeva anche alcune opere realizzate all’età di soli tredici anni. Nel 1990 è stato colpito da un ictus, che tuttavia non gli ha impedito di continuare a scrivere: nel 1993, infatti, ha pubblicato “Minnena ser mig” (I ricordi mi stanno guardando), la sua prima autobiografia, e nel 2004 “Den stora gåtan”, la sua più celebre – a livello europeo – raccolta di versi, è pubblicata nel Regno Unito con il titolo “The Great Enigma” (Il Grande Enigma).
È stato più volte accusato da altri poeti, specialmente negli anni settanta, di essere troppo legato alla tradizione letteraria svedese e di tralasciare i grandi mutamenti contemporanei, non parlandone in poesie e romanzi. La sua opera, in effetti, è posta a metà tra il Modernismo, l’Espressionismo e il Surrealismo, tre correnti artistiche e letterarie esauritesi già da un paio di decenni. La sua poetica, comunque, è concentrata nella ricerca dell’uomo nella vita di tutti i giorni, nel bizzarro (espresso nei suoi versi mistici) e negli universali aspetti della mente e del suo immenso potere, al di sopra del bene e del male. Come scrittore, invece, non ha mai avuto un grandioso successo.

Tranströmer è molto amico del poeta statunitense Robert Bly, con il quale si è impegnato per anni in una fitta corrispondenza fuori dal tempo. Questa corrispondenza è stata raccolta nel libro Air Mail, opera che tratta le tematiche più varie non sempre “in modo tradizionale”, come gli è stato invece criticato.

Ha vinto diversi premi letterari, tra i quali ricordiamo in particolare il macedone Struga Poetry Evenings, forse il più prestigioso, che è stato vinto dagli autori più importanti della Letteratura di questi ultimi anni.

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MARIO VARGAS LLOSA, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2010

Il Premio Nobel per la Letteratura 2010, va allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, nato a Arequipa, il 28 marzo 1936.
Questa la motivazione: “for his cartography of structures of power and his trenchant images of the individual’s resistance, revolt, and defeat” (“per la sua cartografia delle strutture del potere e la sua tagliente immagine della rivolta, della resistenza e della sconfitta dell’individuo”).
Famoso per i suoi numerosi libri, inizia con “La ciudad y los perros” (1963, La città e i cani), ambientato in un collegio militare della capitale Lima, “La casa verde” (1966) e “Conversación en la Catedral” (1969, Conversazione nella “catedral”), in tutte le opere si caratterizza per la sua capacità descrittiva.
Successivamente scrive “Pantaleón y las visitadoras” (1973, Pantaleón e le visitatrici) e “La tia Julia y el escribedor” (1977, La zia Julia e lo scribacchino).

Avvia anche una carriera politica, candidandosi senza successo alla presidenza del Perù, come principale antagonista di Alberto Fujimori.

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giovedì, 08 ottobre 2009

IL NOBEL PER LA LETTERATURA ALLA SCRITTRICE TEDESCA HERTA MÜLLER

Herta Müller, scrittrice tedesca di origine romena, è il Premio Nobel per la Letteratura 2009. La motivazione: “who, with the concentration of poetry and the frankness of prose, depicts the landscape of the dispossessed”

Herta Müller, nata nel 1953 in un villaggio tedesco del Banato romeno, emigrata in Germania nel 1987 e oggi inserita a pieno titolo nel canone contemporaneo della letteratura tedesca, ha saputo restituire in un’opera poetica e saggistica molteplice, ma pressoché costante nella qualità degli esiti, la memoria della quotidianità e della persecuzione della minoranza di lingua tedesca in Romania nei decenni della dittatura di Ceauşescu. In Italia, tuttavia, il suo destino editoriale è stato alquanto ingrato: dopo le storie brevi di Bassure (Editori Riuniti 1987) e il romanzo breve In viaggio su una gamba sola (Marsilio 1992), l’attenzione dell’editoria nostrana per l’autrice parve declinare, benché nel 1994 fosse uscito Herztier, alla lettera “bestia del cuore”, il romanzo che più riccamente di ogni altro «riesce a trovare e far scaturire la poesia persino dal degrado materiale e spirituale di un’intera nazione». Sono parole, queste ultime, tratte dal risvolto di copertina dell’edizione italiana, per la quale si è dovuto attendere poco meno di un quindicennio, ma che finalmente offre ai lettori italofoni un’opera bella e importante, che tra l’altro è valsa all’autrice il prestigioso premio Kleist. L’onore al merito va all’editore Keller di Rovereto, il quale, forse per favorirne una più ampia appetibilità, l’ha pubblicata, sulle orme dell’edizione inglese, con il titolo Il paese delle prugne verdi (trad. di Alessandra Henke, pp. 254, € 14,00). Di questa storia, una volta presa confidenza con una lingua intensamente poetica, capace di squarci visionari e sconfinante a tratti in un perturbante surrealismo, colpisce innanzitutto l’aderenza empatica alla realtà descritta, che è la quotidianità oppressa di quattro giovani intellettuali dissidenti, la narratrice e tre amici, dagli anni di studio universitario all’inserimento professionale in una società dannata, pregna di paura e solitudine, estraneità e diffidenza, dove l’uomo istruito è disprezzato e nei mattatoi si beve davvero il sangue caldo delle bestie macellande. Quella a cui il regime, «fautore di cimiteri» e responsabile spietato della miseria collettiva, condanna i quattro è poco meno di una morte in vita, dove le perquisizioni e gli interrogatori sono solo le prime tappe di una persecuzione che, se non porta alla follia, chiama il suicidio o, nel migliore dei casi, incoraggia l’espatrio. La resistenza, in un simile contesto, è opzione assai ardua, e a volte fallisce. A compiere la bellezza esaustiva di questo poema in prosa altamente politico, teso in ogni momento a denunciare la mutilazione sistematica operata dal regime sulle esistenze individuali, sono poi l’alternarsi della vicenda principale con i flashback sull’infanzia della narratrice, che svelano l’abbrutimento doloso della vita privata e familiare fin nei suoi risvolti più intimi, e la presenza di due personaggi femminili, Lola e Teresa, che nella loro vitalità eslege e nel loro tragico destino incarnano al massimo grado la triste fatalità di trovarsi a «camminare, mangiare, dormire e amare qualcuno nella paura».

Fonte: qui
(Questa recensione è apparsa su «Alias» del 2 agosto 2008 con il titolo Herta Müller e il macello di Ceausescu)

Di seguito, una video intervista rilasciata dalla Müller.

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NOBEL PER LA LETTERATURA 2008: vince Jean-Marie Gustave Le Clézio
(post del 9 ottobre 2008)

Jean-Marie Gustave Le Clézio era tra i super favoriti. Me l’aveva confermato un paio di giorni fa per telefono Daniela Marcheschi che, tra le altre cose, è una vera esperta in materia di Premio Nobel per la Letteratura e Accademia di Svezia (ne approfitto per segnalare il suo Alloro di Svezia e questa raccolta di poesie di Birgitta Trotzig, da lei curata, appena edita da Oscar Mondadori: Nel fiume di luce).
Vi invito, inoltre, ad ascoltare l’intervista che la stessa Marcheschi ha rilasciato oggi nel corso della trasmissione Fahrenheit (dovreste trovarla on line domattina: qui… insieme all’intervista a Daria Galateria).

Le Clézio è stato premiato con la seguente motivazione: “Autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un’umanità dentro e fuori la civiltà imperante”.

Segue il video relativo alla premiazione.

Trovate approfondimenti sui siti di Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa e – per chi conosce le lingue straniere – Le Figaro, El Pays, The Times, The New York Times.

In Italia, al momento, sono disponibili sei libri di Le Clézio tradotti in italiano e pubblicati da: Instar libri, :duepunti, Net, Il Saggiatore e Rizzoli.
Il libro di più recente pubblicazione è “Il continente invisibile” (2008, Instar libri)

Qui trovate un inedito di Le Clézio pubblicato nel 2004 su Il Corriere della Sera: si intitola “Nascere in una guerra”.

Segue la nota biografica presente su Wikipedia Italia e il post relativo alle nostre discussioni pre-Premio.

« autore di nuove partenze, avventura poetica e estasi sensuale, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civiltà regnante » – (Motivazione del Premio Nobel per la letteratura 2008)

Jean-Marie Gustave Le Clézio (Nizza, 13 aprile 1940) è uno scrittore francese.
La famiglia di Le Clézio è originaria della Bretagna emigrata verso le isole Maurizie nel Settecento (suo padre era chirurgo nell’esercito francese in Africa).
Egli inizia a scrivere dall’età di 7/8 anni e, malgrado i molti viaggi trascorsi, non ha mai smesso di farlo.
Effettua gli studi nel collegio universitario letterario di Nizza e dopo essersi laureato in lettere, diventa insegnante negli Stati Uniti d’America.
A soli 23 anni, pubblica con Gallimard la sua prima opera: Le procès verbal (il Verbale) e diventa noto ricevendo il Premio Renaudot e mancando per poco il Premio Goncourt.
Da allora pubblica più di 30 libri: fiabe, romanzi, saggi, novelle, due traduzioni dalla mitologia indiana e anche innumerevoli prefazioni e articoli e alcuni contributi ad opere collettive.
Nella sua opera si possono distinguere abbastanza nettamente due periodi.
Il primo periodo va dal 1963 al 1975, i romanzi e i saggi di Le Clézio esplorano i temi della follia, del linguaggio, della scrittura, con la volontà di esplorare certe possibilità formali e tipografiche, come fecero altri scrittori della sua epoca: Georges Perec e Michel Butor. Le Clézio si conquistò allora l’immagine di scrittore innovatore e ribelle che gli procurò l’ammirazione di Michel Foucault e Gilles Deleuze.
Alla fine degli anni ‘70 (secondo periodo) Le Clézio compie un cambiamento nel suo stile e pubblica libri più lenti. La sua scrittura è più serena e i temi dell’infazia, della minoranza, del viaggio, passano al primo piano. Questo modo letterario seduce il suo grande pubblico. Nel 1980, è il primo a ricevere il Premio Paul Morand conferito dall’Académie française, per la sua opera “Désert”.
Nel 1994 è eletto “più grande scrittore vivente in lingua francese”.
Nel 2008 vince il premio Nobel per la letteratura.

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TOTO NOBEL PER LA LETTERATURA 2008 – lunedì, 6 ottobre 2008

Chi vincerà, quest’anno, il Nobel per la Letteratura?
Lo sapremo giovedì prossimo.
Intanto, se vi fa piacere, e tanto per giocare un po’, potete provare a indovinare.
Avete dei nomi in particolare? Chi meriterebbe di vincere? E perché?
Quale sarà il continente che, attraverso l’autore, sarà premiato?

Su Il Mattino di oggi leggiamo quanto segue:
“La corsa al Nobel letterario sembra particolarmente aperta. Se un candidato statunitense viene considerato scarsamente favorito (tra tutti spicca Philip Roth), maggiori possibilità vengono date agli europei. I bookmaker britannici puntano su un italiano, il saggista Claudio Magris, del quale da poco è stato tradotto in svedese «Alla cieca». Magris, illustre germanista, sarebbe gradito ai giurati del Nobel per le sue riflessioni storiche e filosofiche sul Danubio. Fra gli europei, si fanno anche i nomi dell’olandese Cees Noteboom, dei francesi Yves Bonnefoy e Jean-Marie Le Clezio, dello svedese Tomas Transtromer. Candidati anche l’israeliano Amos Oz, il poeta australiano Les Murray, il nigeriano Chinua Achebe, il poeta siriano Adonis“.
Queste… le indicazioni.

Voi che ne pensate?
Dite la vostra, su!

Massimo Maugeri

P.s. L’anno scorso, come ricorderete, vinse Doris Lessing.

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AGGIORNAMENTO DEL 17 ottobre 2008

In esclusiva per Letteratitudine la Instar libri – che ringrazio – mi ha concesso la possibilità di pubblicare gli incipit dei libri di Le Clézio presenti sul loro catalogo.
Li potete leggere di seguito. Mentre è possibile leggere le prime pagine del romanzo “Il verbale” direttamente dal sito della :duepunti edizioni.
Massimo Maugeri

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da “Il Continente invisibile – (Instar libri, 2008, euro 11, p. 126)

Raga*

Dicono che l’Africa sia il continente dimenticato.
L’Oceania è il continente invisibile.
Invisibile, perché i primi viaggiatori che vi si sono avventurati non ne hanno colto la natura, e perché rimane ancora oggi un luogo senza riconoscimento internazionale, un passaggio, quasi un’assenza.
Quando Balboa scopre il Pacifico, dopo una faticosa traversata dell’Istmo di Panama, cade in ginocchio sulla spiaggia del Darién e prende possesso di quel mare in nome del re di Spagna, senza immaginarne l’estensione. Forse sta già pensando alla via per l’Occidente, che consentirà di raggiungere l’Oriente e il Giappone seguendo il sole.
Nel XVI secolo, convinti della rotondità del nostro pianeta (che molti marinai davano per certa ancor prima che venisse ufficialmente dimostrata), i geografi crearono due miti, entrambi falsi, ed entrambi ispiratori di grandi viaggi d’esplorazione. Il primo era il mito di Anian, il famoso passaggio a Nordovest che doveva permettere alle navi di raggiungere l’Oriente senza arrischiarsi nel difficoltoso viaggio attraverso l’Arabia e l’India.
Il secondo era il mito del continente australe, una massa di terraferma che, secondo i geografi, doveva assicurare l’equilibrio del globo facendo da contrappeso al continente asiatico.
Quirós, Mendaña, quindi Magellano, Bougainville e Cook partirono alla ricerca di questo continente del Sud. Quirós pensò di averlo trovato quando per la prima volta toccò le coste della Nuova Guinea. Per lui, la scoperta di quella terra era tanto un imperativo morale quanto una necessità politica. «Questa parte del mondo costituisce un quarto del globo terrestre, e data la sua estensione potrebbe ospitare il doppio dei regni e delle province di tutte le terre di cui Vostra Maestà è attualmente il Signore; e ciò senza l’inconveniente del vicinato dei Mori e dei Turchi
[…]. Vi si troveranno gli antipodi dell’Africa, dell’Europa e dell’Asia Maggiore. Vi informo che i territori che ho scoperto intorno ai quindici gradi di latitudine sono, come sarà detto più avanti, più ragguardevoli della Spagna e di tutti i regni ai quali si vorrà paragonarli, e nel loro insieme possono essere definiti un vero e proprio paradiso terrestre.»
Successivamente, Bougainville e Cook corressero il suo errore: il navigatore portoghese aveva scoperto soltanto isole, nient’altro che isole. Cook morì alle Hawaii, l’Astrolabe e la Boussole naufragarono in acque che Dumont d’Urville crederà di ritrovare quarant’anni più tardi. Fatto scalo a Espiritu Santo (la prima terra incontrata dopo aver lasciato le coste del Perù nel 1606), Torres tracciò delle carte così imprecise che nessun viaggiatore riuscirà a ritrovare l’isola prima di Bougainville, il quale darà all’arcipelago il dolce nome di Grandi Cicladi, e di Cook, che lo battezzerà con il triste appellativo di Nuove Ebridi, in ricordo del proprio Paese natale. Torres si spinse poi fino in Nuova Guinea (già segnalata da Saavedra nel 1528), passando al largo di una lingua di terra che non riuscì a identificare e che in seguito diventerà la Nuova Caledonia. Il mito del continente sopravviverà sino alla fine del XVIII secolo. Il grande geografo e cartografo Alexander Dalrymple ci crede ancora nel 1770, poco prima che gli esploratori inglesi e francesi vi approdino davvero.
Si potrebbe quasi parlare di scoperte casuali.

* Nome dell’Isola di Pentecoste in lingua apma (in lingua sa: Aorea) – [N.d.A.].

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da “L’africano – (Instar libri, 2007, euro 10, p. 102)

Ogni essere umano è il risultato di un padre e di una madre. Si può non riconoscerli, non amarli, dubitare di loro. Eppure sono lì, con il loro volto, i loro atteggiamenti, i loro modi e le loro manie, le illusioni, le speranze, la forma delle mani e delle dita dei piedi,
il colore degli occhi e dei capelli, il modo di parlare, i pensieri, probabilmente l’ora della morte; ci hanno trasmesso ogni cosa.
Per lungo tempo ho sognato che mia madre fosse nera. Dopo il ritorno dall’Africa mi ero inventato una storia, un passato, per fuggire la realtà in un Paese dove non conoscevo più nessuno, in una città dov’ero diventato uno straniero. In seguito, quando mio padre è andato in pensione ed è venuto a vivere con noi in Francia, ho scoperto che era lui l’africano.
È stato difficile ammetterlo. Ho dovuto tornare indietro, ricominciare da capo, cercare di capire.
In ricordo di ciò ho scritto questo breve libro.

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Elenco dei vincitori

Anno Ritratto Premiati Nazionalità Lingua Motivazione
1901 Sully Prudhomme Francia Francese “in riconoscimento della sua composizione poetica, che dà prova di un alto idealismo, perfezione artistica ed una rara combinazione di qualità tra cuore ed intelletto”
1902 Theodor Mommsen Germania Tedesco “al più grande maestro vivente della scrittura storica, con speciale riferimento al suo maggior lavoro, Storia di Roma
1903 Bjørnstjerne Bjørnson Svezia-Norvegia Norvegese “un tributo alla sua nobile, magnifica e versatile poeticità, con la quale si è sempre distinto per la chiarezza della sua ispirazione e la rara purezza del suo spirito”
1904 Frédéric Mistral Francia Occitano “in riconoscimento della chiara originalità e della vera ispirazione della sua produzione poetica, che splendidamente riflette gli scenari naturali e lo spirito nativo del suo popolo, e, in aggiunta, al suo importante lavoro come filologo provenzale”
José Echegaray y Eizaguirre Spagna Spagnolo “in riconoscimento delle numerose e brillanti composizioni che, in maniera individuale ed originale, hanno fatto rivivere la grande tradizione del dramma spagnolo”
1905 Henryk Sienkiewicz Polonia Polacco “per i suoi notevoli meriti come scrittore epico”
1906 Giosuè Carducci Italia Italiano “non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”
1907 Rudyard Kipling Regno Unito (Nato in India britannica) Inglese “in considerazione del potere dell’osservazione, dell’originalità dell’immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo”
1908 Rudolf Christoph Eucken Germania Tedesco “in riconoscimento della sua seria ricerca della verità, il suo potere di penetrare il pensiero, la sua enorme capacità di visione, il calore e la forza delle sue opere con le quali ha trasmesso una filosofia idealistica della vita”
1909 Selma Lagerlöf Svezia Svedese “per l’elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere”
1910 Paul Johann Ludwig Heyse Germania Tedesco “un tributo alla consumata capacità artistica, permeata dall’idealismo, che egli ha dimostrato durante la sua lunga carriera produttiva come poeta lirico, drammaturgo, novellista e scrittore di storie brevi famose nel mondo”
1911 Maurice Polidore Marie Bernhard Maeterlinck Belgio Francese “per le sue molte attività letterarie, specialmente per la sua opera drammatica, che si distinguono per la ricchezza d’immaginazione e la poetica fantastica, che rivela, a volte sotto forma di favola, una profonda ispirazione, mentre in un modo misterioso si rivolge ai sentimenti propri del lettore e ne stimola l’immaginazione”
1912 Gerhart Hauptmann Germania Tedesco “in riconoscimento della sua fertile, varia ed eccelsa produzione nella sfera dell’arte drammatica”
1913 Rabindranath Tagore India britannica Bengalese “per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest”
1914 non assegnato
1915 Romain Rolland Francia Francese “un tributo all’elevato idealismo della sua produzione letteraria, alla comprensione ed all’amore per la verità con le quali ha descritto i diversi tipi di esistenza umana”
1916 Carl Gustaf Verner von Heidenstam Svezia Svedese “in riconoscimento della sua importanza come esponente rappresentativo di un nuovo tempo nella nostra letteratura”
1917 Karl Adolph Gjellerup Danimarca Danese “per la sua varia e ricca poeticità, ispirata da elevati ideali”
Henrik Pontoppidan Danimarca Danese “per le sue reali descrizioni della vita moderna in Danimarca”
1918 non assegnato
1919 Carl Spitteler Svizzera Tedesco “in riconoscimento al suo poema epico, Olympischer Frühling
1920 Knut Hamsun Norvegia Norvegese “per il suo monumentale lavoro. Il risveglio della Terra
1921 Anatole France Francia Francese “in riconoscimento della sua brillante realizzazione letteraria, caratterizzata da nobiltà di stile, profonda comprensione umana, grazia, e vero temperamento gallico”
1922 Jacinto Benavente Spagna Spagnolo “per il felice metodo col quale ha proseguito la tradizione illustre del dramma spagnolo”
1923 William Butler Yeats Irlanda Inglese “per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un’intera nazione”
1924 Władysław Stanisław Reymont Polonia Polacco “per il suo grande romanzo epico, I contadini
1925 George Bernard Shaw Regno Unito (Nato in Irlanda) Inglese “per il suo lavoro intriso di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza”
1926 Grazia Deledda Italia Italiano “per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”
1927 Henri Bergson Francia Francese “in riconoscimento delle sue ricche e animate idee e della brillante capacità con la quale ha saputo esprimerle”
1928 Sigrid Undset Norvegia (Nata in Danimarca) Norvegese “principalmente per la sua imponente descrizione della vita nordica durante il medioevo”
1929 Thomas Mann Germania Tedesco “principalmente per i suoi grandi romanzi I Buddenbrook e La montagna incantata
1930 Sinclair Lewis Stati Uniti Inglese “per la sua arte descrittiva vigorosa e grafica e per la sua abilità nel creare, con arguzia e spirito, nuove tipologie di personaggi”
1931 Erik Axel Karlfeldt Svezia Svedese “la poesia di Erik Axel Karlfeldt”
1932 John Galsworthy Regno Unito Inglese “per la sua originale arte narrativa, che trova la sua forma più alta ne La saga dei Forsyte
1933 Ivan Alekseevič Bunin Francia (Nato in Russia) Russo “per la precisione artistica con la quale ha trasposto le tradizioni classiche russe in prosa”
1934 Luigi Pirandello Italia Italiano “per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale”
1935 non assegnato
1936 Eugene O’Neill Stati Uniti Inglese “per la forza, l’onestà e le emozioni profondamente sentite dei suoi lavori drammatici, che incarnano un concetto originale di tragedia”
1937 Roger Martin du Gard Francia Francese “per la forza artistica e la verità con la quale ha dipinto il conflitto umano così come gli aspetti fondamentali della vita contemporanea nel suo ciclo di romanzi Les Thibault
1938 Pearl S. Buck Stati Uniti Inglese “per le sue ricche e veramente epiche descrizioni della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”
1939 Frans Eemil Sillanpää Finlandia Finlandese “per la sua profonda comprensione dei contadini del proprio paese e la squisita arte con la quale ha ritratto il loro modo di vivere e la relazione con la natura”
1940 non assegnato
1941 non assegnato
1942 non assegnato
1943 non assegnato
1944 Johannes Vilhelm Jensen Danimarca Danese “per la sua fervida immaginazione poetica con la quale ha combinato una intellettuale curiosità e uno stile fresco e creativo”
1945 Gabriela Mistral Cile Spagnolo “per la sua lirica, ispirata da forti emozioni, che ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni idealistiche dell’intero mondo latino americano”
1946 Hermann Hesse Svizzera (Nato in Germania) Tedesco “per la sua forte ispirazione letteraria coraggiosa e penetrante esempio classico di ideali filantropici ed alta qualità di stile”
1947 André Gide Francia Francese “per la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e con una appassionata penetrazione psicologica”
1948 Thomas Stearns Eliot Regno Unito (Nato negli Stati Uniti) Inglese “per il suo notevole e pionieristico contributo alla poesia contemporanea”
1949 William Faulkner Stati Uniti Inglese “per il suo contributo forte e artisticamente unico al romanzo americano contemporaneo”
1950 Bertrand Russell Regno Unito Inglese “in riconoscimento ai suoi vari e significativi scritti nei quali egli si erge a campione degli ideali umanitari e della libertà di pensiero”
1951 Pär Fabian Lagerkvist Svezia Svedese “per il suo vigore artistico e per l’indipendenza del suo pensiero con cui cercò, nelle sue opere, di trovare risposte alle eterne domande che l’umanità affronta”
1952 François Mauriac Francia Francese “per il profondo spirito e l’intensità artistica con la quale è penetrato, nei suoi romanzi, nel dramma della vita umana”
1953 Winston Churchill Regno Unito Inglese “per la sua padronanza delle descrizioni storiche e biografiche, nonché per la brillante oratoria in difesa ed esaltazione dei valori umani”
1954 Ernest Hemingway Stati Uniti Inglese “per la sua maestria nell’arte narrativa, recentemente dimostrata con Il vecchio e il mare e per l’influenza che ha esercitato sullo stile contemporaneo”
1955 Halldór Laxness Islanda Islandese “per la vivida potenza epica con la quale ha rinnovato la grande arte narrativa dell’Islanda
1956 Juan Ramón Jiménez Porto Rico (Nato in Spagna) Spagnolo “per la sua poesia piena di slancio, che costituisce un esempio di spirito elevato e di purezza artistica nella lingua spagnola”
1957 Albert Camus Francia (Nato nell’Algeria francese) Francese “per la sua importante produzione letteraria, che con perspicace zelo getta luce sui problemi della coscienza umana nel nostro tempo”
1958 Boris Pasternak (rifiutato su pressione del regime sovietico) Unione Sovietica Russo “per i suoi importanti risultati sia nel campo della poesia contemporanea che in quello della grande tradizione epica russa”
1959 Salvatore Quasimodo Italia Italiano “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”
1960 Saint-John Perse Francia (Nato in Guadalupa) Francese “per il volo sublime ed il linguaggio evocativo della sua poesia che in modo visionario riflette gli stati del nostro tempo”
1961 Ivo Andrić Jugoslavia (Nato in Austria-Ungheria) Serbo “per la forza epica con la quale ha tracciato temi e descritto destini umani tratti dalla storia del proprio Paese”
1962 John Steinbeck Stati Uniti Inglese “per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”
1963 Giorgos Seferis Grecia (Nato nell’ Impero ottomano) Greco “per i suoi scritti eminentemente lirici, ispirati da un profondo legame con il mondo della cultura ellenica”
1964 Jean-Paul Sartre (rifiutato) Francia Francese “per la sua opera che, ricca di idee e pregna di spirito di libertà e ricerca della verità, ha esercitato un’influenza di vasta portata nel nostro tempo”
1965 Michail Aleksandrovič Šolochov Unione Sovietica Russo “per la potenza artistica e l’integrità con le quali, nella sua epica del Don, ha dato espressione a una fase storica nella vita del popolo russo”
1966 Shmuel Yosef Agnon Israele (Nato in Austria-Ungheria) Ebraico “per la sua arte narrativa profondamente caratteristica con i temi della vita della gente ebrea”
Nelly Sachs Svezia (Nata in Germania) Tedesco “per la sua scrittura lirica e drammatica eccezionale, che interpreta il destino d’Israele con resistenza commovente”
1967 Miguel Ángel Asturias Guatemala Spagnolo “per i suoi vigorosi risultati letterari, profondamente radicati nei tratti distintivi e nelle tradizioni degli Indiani dell’America Latina”
1968 Yasunari Kawabata Giappone Giapponese “per la sua abilità narrativa, che esprime con grande sensibilità l’essenza del pensiero giapponese”
1969 Samuel Beckett Irlanda Inglese / Francese “per la sua scrittura, che – nelle nuove forme per il romanzo ed il dramma – nell’abbandono dell’uomo moderno acquista la sua altezza”
1970 Aleksandr Isaevič Solženicyn Unione Sovietica Russo “per la forza etica con la quale ha proseguito l’indispensabile tradizione della letteratura russa”
1971 Pablo Neruda Cile Spagnolo “per una poesia che con l’azione di una forza elementare porta vivo il destino ed i sogni del continente”
1972 Heinrich Böll Germania Ovest Tedesco “per la sua scrittura che con la relativa combinazione di vasta prospettiva sul suo tempo e di un’abilità sensibile nella descrizione ha contribuito ad un rinnovamento della letteratura tedesca”
1973 Patrick White Australia (Nato in Regno Unito) Inglese “per un’arte narrativa epica e psicologica che ha introdotto un nuovo continente nella letteratura”
1974 Eyvind Johnson Svezia Svedese “per un’arte narrativa, lungimirante in terre ed epoche, al servizio della libertà”
Harry Martinson “per una scrittura che cattura le gocce di rugiada e riflette il cosmo”
1975 Eugenio Montale Italia Italiano “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”
1976 Saul Bellow Stati Uniti (Nato in Canada) Inglese “per la sensibilità umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che si trovano combinati nella sua opera”
1977 Vicente Aleixandre Spagna Spagnolo “per una scrittura poetica creativa che illumina la condizione dell’uomo nell’universo e nella società attuale, allo stesso tempo rappresentando il grande rinnovamento delle tradizioni della poesia spagnola tra le guerre”
1978 Isaac Bashevis Singer Stati Uniti (Nato in Polonia) Yiddish “per la sua veemente arte narrativa che, radicata nella tradizione culturale ebraico-polacca, fa rivivere la condizione umana universale”
1979 Odysseas Elytīs Grecia Greco “per la sua poesia, che, contro lo sfondo di tradizione greca, dipinge con forza e chiarezza intellettuale la lotta dell’uomo moderno per la libertà e la creatività”
1980 Czesław Miłosz Polonia Polacco “che con voce chiara e lungimirante espone la condizione degli uomini in un mondo di gravi conflitti”
1981 Elias Canetti Regno Unito (Nato in Bulgaria) Tedesco “per i suoi lavori caratterizzati da un’ampia prospettiva, ricchezza di idee e potere artistico”
1982 Gabriel García Márquez Colombia Spagnolo “per i suoi romanzi e racconti, nei quali il fantastico e il realistico sono combinati in un mondo riccamente composto che riflette la vita e i conflitti di un continente”
1983 William Golding Regno Unito Inglese “per i suoi romanzi che, con l’acume di un’arte narrativa realistica e la diversità e universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo odierno”
1984 Jaroslav Seifert Cecoslovacchia (Nato in Austria-Ungheria) Ceco “per la sua poesia che, dotata di freschezza, sensualità ed inventiva, fornisce un’immagine di liberazione dello spirito e della versatilità indomita dell’uomo”
1985 Claude Simon Francia (Nato in Madagascar) Francese “che nei suoi romanzi fonde la creatività del poeta e del pittore nella profonda conoscenza del tempo e la descrizione della condizione umana”
1986 Wole Soyinka Nigeria Inglese “che in un’ampia prospettiva culturale e con una poetica fuori dagli schemi mostra il dramma dell’esistenza”
1987 Iosif Aleksandrovič Brodskij Stati Uniti (Nato in Unione Sovietica) Russo / Inglese “per una condizione di scrittore esauriente, denso di chiarezza di pensiero e di intensità poetica”
1988 Nagib Mahfuz Egitto Arabo “che, attraverso gli impianti ricchi di sfumatura – ora con limpide vedute realistiche, ora evocativamente ambiguo – ha formato un’arte narrativa araba che si applica a tutta l’umanità”
1989 Camilo José Cela Spagna Spagnolo “per una prosa ricca ed intensa, che con la pietà trattenuta forma una visione mutevole della vulnerabilità dell’uomo”
1990 Octavio Paz Messico Spagnolo “per una scrittura appassionata, dai larghi orizzonti, caratterizzata da intelligenza sensuale e da integrità umanistica”
1991 Nadine Gordimer Sudafrica Inglese “che con la sua scrittura epica magnifica – nelle parole di Alfred Nobel – è stata di notevole beneficio all’umanità”
1992 Derek Walcott Saint Lucia Inglese “per un’apertura poetica di grande luminosità, sostenuto da una visione storica, il risultato di un impegno multiculturale”
1993 Toni Morrison Stati Uniti Inglese “che in racconti caratterizzati da forza visionaria e rilevanza poetica dà vita ad un aspetto essenziale della realtà statunitense”
1994 Kenzaburō Ōe Giappone Giapponese “che con forza poetica crea un mondo immaginario in cui vita e mito si condensano per formare uno sconcertante ritratto dell’attuale condizione umana”
1995 Séamus Heaney Irlanda Inglese “per gli impianti di bellezza lirica e di profondità etica, che esaltano i miracoli giornalieri e la vita passata”
1996 Wisława Szymborska Polonia Polacco “per la poesia che con ironica precisione permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti di realtà umana”
1997 Dario Fo Italia Italiano “seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”
1998 José Saramago Portogallo Portoghese “che con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà elusiva”
1999 Günter Grass Germania Tedesco “le cui giocose fiabe ritraggono la faccia dimenticata della storia”
2000 Gao Xingjian Cina (dal 1940 al 1998) Francia (dal 1998) Cinese “per un’opera dal valore universale, intuito pungente e ingegnosità linguistica che hanno aperto nuove strade al romanzo e al teatro cinese”
2001 Vidiadhar Surajprasad Naipaul Regno Unito (Nato in Trinidad e Tobago) Inglese “per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse”
2002 Imre Kertész Ungheria Ungherese “per una scrittura che sostiene l’esperienza fragile dell’individuo contro l’arbitrarietà barbarica della storia”
2003 John Maxwell Coetzee Sudafrica Inglese “che in innumerevoli maschere ritrae il sorprendente coinvolgimento dello straniero”
2004 Elfriede Jelinek Austria Tedesco “per il flusso melodico di voci e controvoci in romanzi e testi teatrali, che con estremo gusto linguistico rivelano l’assurdità dei cliché sociali e il loro potere”
2005 Harold Pinter Regno Unito Inglese “perché nelle sue commedie [egli] scopre il baratro che sta sotto le chiacchiere di tutti i giorni e spinge ad entrare nelle stanze chiuse dell’oppressione”
2006 Orhan Pamuk Turchia Turco “perché nel ricercare l’anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture”
2007 Doris Lessing Regno Unito (Nata in Persia) Inglese “cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”
2008 Jean-Marie Gustave Le Clézio Francia / Mauritius Francese “autore di nuove partenze, avventura poetica ed estasi sensuale, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civiltà regnante”
2009 Herta Müller Germania (Nata in Romania) Tedesco “con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”
2010 Mario Vargas Llosa Perù / Spagna Spagnolo “per la sua cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”
2011 Tomas Tranströmer Svezia Svedese “attraverso le sue immagini dense e nitide, ha dato nuovo accesso alla realtà”
2012 Mo Yan Cina Cinese “che con un realismo allucinatorio fonde racconti popolari, storia e contemporaneità”
2013 Alice Munro Canada Inglese “maestra del racconto breve contemporaneo”
2014 Patrick Modiano Francia Francese “per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e scoperto il mondo della vita dell’occupazione”
2015 Svjatlana Aleksievič Bielorussia (Nata in Unione Sovietica) Russo “per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”
2016 Bob Dylan Stati Uniti Inglese “per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”
2017 Kazuo Ishiguro Regno Unito (Nato in Giappone) Inglese “che, in romanzi di grande forza emotiva, ha scoperto l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”
2018 Olga Tokarczuk
Assegnato nel 2019
Polonia Polacco “per un’immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita.”
2019 Peter Handke Austria Tedesco “per un lavoro influente che con ingegnosità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell’esperienza umana”
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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[Approfondimenti sul RELIGION TODAY FILM FESTIVAL]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8867 2021-10-05T20:32:27Z 2021-10-06T05:00:59Z Nuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

Questa puntata la dedichiamo all’edizione 2021 del Religion Today Film Festival, che si è conclusa di recente.

* * *

Religion Today Film Festival: la XXIVma edizione all’insegna del viaggio e del pellegrinaggio

di Alessandra Montesanto

Religion Today Film Festival è un importante appuntamento culturale che da Trento tocca altre città italiane con l’intento di approfondire il tema del dialogo interreligioso tramite una ricca proposta di opere cinematografiche e di approfondimenti culturali alla presenza di registi, scrittori, teologi, artisti.
L’edizione 2021 è stata intitolata “Nomadi nella fede”, una scelta causata dal fatto che l’umanità negli ultimi due anni, abbia dovuto affrontare una prova durissima: quella della pandemia. Il Covid-19 ha costretto le persone a chiudersi nelle proprie abitazioni, a mantenere relazioni a distanza, a non poter frequentare i luoghi di culto, a non riuscire, quindi, ad esprimere a pieno la propria spiritualità, laica o religiosa. Ecco allora il titolo “Nomadi nella fede” per richiamare tutte e tutti ad uscire, ad abbracciarsi, a pregare anche all’aperto, a fare attivismo per il Bene comune, come afferma il Direttore della manifestazione, Andrea Morghen: “questo è il significato della nostra ricerca: un viaggio volto a esplorare e creare se stessi, non il veloce approdo a risposte preconfezionate. Proponiamo il consueto viaggio tra le differenze dopo un anno di chiusura e apatia. Rimettiamoci in cammino con lo zaino gonfio di speranza e pronti per un confronto doveroso con le altre realtà che compongono il mosaico della società odierna, ferita da un’emerenza sanitaria senza precedenti ma in cui la solidarietà ed eroismo sono stati all’ordine del giorno per sconfiggere il virus dell’egoismo”.
Dal Trentino, grazie ai numerosi film che hanno arricchito il programma del Religion Today Film Festival e alla presenza di alcuni autori e produttori, è stato possibile viaggiare e conoscere da vicino situazioni spesso molto, troppo dure: ad esempio in Mother of Apostles, della regista ucraina Zaza Buadze, si raccontano le storie di madri di figli che hanno combattuto nella guerra del 2014. Una donna, in particolare, cerca il proprio figlio in uno scenario di violenza e dolore che riesce a trasformare in terra fertile e in realzioni salvifiche grazie a un viaggio interire e  ad un resiliente spirito materno. Holy bread di Rahim Zabihi è un documentario – vincitore del premio per il Miglior Documentario -  che racconta dei contrabbandieri di merci, costretti ad affrontare le impervie montagne dell’Iran trasportando sulle proprie spalle grossi sacchi da trenta o più chili, mettendo a rischio la propria vita a causa di una valanga oppure di un proiettile di un soldato. Giovani e meno giovani, gli uomini intervistati spiegano di aver fatto questa scelta, obbligati dalla miseria, dalla mancanza di lavoro e di sostegno da parte del governo, per sfamare la famiglia e dare una vita dignitosa ai propri figli. I loro volti sono segnati dalla fatica, i corpi fiaccati: lo spirito svuotato dalla mancanza di solidarietà e di attenzione da parte delle istituzioni e dalla consapevolezza di essere stati trasformati da persone a bestie.
Conflitti, discriminazioni, povertà e anche diritti violati delle donne: Rudhira narra la vicenda di Ganga che vive in un piccolo villaggio rurale del Karnataka, in India e, ogni volta che ha il ciclo mestruale, viene mandata fuori di casa per tre giorni, senza servizi, perchè considerata impura. Madhu Ranganath racconta, nella forma del cortometraggio e con grande delicatezza, questa storia che appartiene a Ganga, ma anche a tutte le altre donne soggette ad una tradizione ancora arcaica, donne che spesso, a causa di questa pratica, rischiano addirittura di morire.
Occhi aperti, quindi, per il Religion Today Film Festival che invita i frequentatori ad avvicinarsi con grande serenità e apertura verso gli Altri che, lontani o vicini che siano, fanno parte di noi, in quello scambio di mente e cuore che contraddistingue l’Uomo e la sua evoluzione.

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Credo che sia molto importante, oggi, lavorare con le ragazze e i ragazzi e, per questo, propongo, per le scuole, laboratori anche in Dad di Cinematografia, sul linguaggio filmico e sui temi che, di volta in volta, si vorranno affrontare.

Alessandra Montesanto: (lale.monte@gmail.com – peridirittiumani.com)

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 01 al 05 ottobre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8869 2021-10-22T07:06:21Z 2021-10-05T20:23:41Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 01 al 05 ottobre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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A Elena Ferrante il Sunday Times Award for Literary Excellence

ALBERTO ROLLO racconta IL MIGLIOR TEMPO

LA TANA DEL POLPO di Giorgio Lupo (intervista)

UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE di Valerio Marra: incontro con l’autore

Premio Lattes Grinzane 2021: vince Nicola Lagioia con “La città dei vivi” (Einaudi)

FuoriAsse: La Pietas

CLASSIFICA: dal 20 al 26 settembre – questa settimana segnaliamo “Il libro delle emozioni” di Umberto Galimberti (Feltrinelli)

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[PIERLUIGI BATTISTA con “La casa di Roma” (La nave di Teseo) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8859 2021-10-16T10:24:24Z 2021-10-01T05:00:35Z PIERLUIGI BATTISTA con “La casa di Roma” (La nave di Teseo), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)


In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: il giornalista e scrittore Pierluigi Battista.

Con Pierluigi Battista abbiamo discusso del suo romanzo intitolato “La casa di Roma” (La nave di Teseo)

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La scheda del libro: “La casa di Roma” di Pierluigi Battista (La nave di Teseo)

Può un romanzo mandare in pezzi un’intera famiglia? Quando Marco, un giovane sceneggiatore, decide di raccontare in un libro la storia della sua famiglia, non immagina le conseguenze che quelle pagine avranno sui suoi affetti più cari.
Ordinando i ricordi della madre e dello zio, Marco insegue i fili della famiglia Grimaldi attraverso una lunga e irrisolta rivalità, quella tra il nonno Emanuele, “fascista antropologico” nato alla vigilia della marcia su Roma, e suo fratello Raimondo, “comunista granitico”, classe 1917 come la Rivoluzione bolscevica. Due fratelli divisi non solo dalle idee politiche, ma anche dalle scelte di vita: Raimondo, professore e partigiano, è amato e benvoluto dalla buona società; Emanuele porta con sé lo stigma dell’adesione alla Repubblica sociale, mentre cerca senza successo di lavorare nel mondo del cinema.
Nel dopoguerra i due fratelli, nonostante si detestino, decidono di convivere nella stessa casa romana, Villa Caterina, dove i rispettivi figli crescono giocando insieme nel grande giardino comune. Ma la tensione degli anni Settanta riaccende le divisioni politiche tra i Grimaldi, e come un sortilegio antico la violenza torna a separare i due rami della famiglia.
Mentre le ricerche di Marco proseguono, tra le pagine di un romanzo che, forse, non sarà mai scritto, emergono i personaggi, i caratteri, gli scontri, le miserie e le grandezze (se ce ne sono), le ambizioni frustrate, i tradimenti dei Grimaldi: una famiglia alle prese con i dolori, le fratture, le svolte dentro l’Italia degli ultimi decenni.
Pierluigi Battista racconta l’avventura di una famiglia che attraversa la storia italiana, e con essa si confronta. Un romanzo emozionante sulla memoria e sull’oblio, sull’ossessione di essere come tutti e sul desiderio di essere se stessi.

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Pierluigi Battista firma per “Huffington Post Italia” la rubrica quotidiana “Uscita di sicurezza” da gennaio 2021. È stato inviato e editorialista del “Corriere della Sera”, di cui è stato vicedirettore dal 2004 al 2009. Ha lavorato come inviato alla “Stampa” e come condirettore a “Panorama”. Per La7 ha condotto il programma “Altra Storia” (2003-2007). Tra i suoi libri ricordiamo: La fine dell’innocenza. Utopia, totalitarismo e comunismo (2000), Cancellare le tracce. Il caso Grass e il silenzio degli intellettuali italiani dopo il fascismo (2007), La fine del giorno. Un diario (2013), I libri sono pericolosi, perciò li bruciano (2014), Mio padre era fascista (2016) e A proposito di Marta (2017). Presso La nave di Teseo ha pubblicato Il senso di colpa del dottor Živago (2018) e Libri al rogo. La cultura e la guerra all’intolleranza (2019). La casa di Roma è il suo primo romanzo.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS

licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

The Kyoto Connection – Hachiko (The Faithtful Dog)
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/

Mike Schpitz and Phys Edison – Sly & The Family Jones
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[Nasce la Libreria Panisperna 220]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8862 2021-10-01T13:45:48Z 2021-10-01T04:44:28Z Il nuovo appuntamento di “Voce di libraio” di Letteratitudine lo dedichiamo alla nascita di una nuova libreria. Quando nasce una libreria è sempre una festa. Tanta Luce a Libreria Panisperna 220 e a tutte le “Librerie scatenate”!

L’inaugurazione, l’8 ottobre a Roma

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Nasce Libreria Panisperna 220, una nuova realtà indipendente nel cuore di rione Monti a Roma.

Al 220 di via Panisperna apre una libreria indipendente che vuole offrirsi al quartiere come luogo di incontro, osservazione e circolazione di idee, per una completa condivisione con la comunità di una valida proposta culturale.

Una via e un quartiere che rievocano suggestive memorie, da I ragazzi di via Panisperna alla storica sede dell’Angelo Mai. Una strada il cui toponimo si presta a diverse interpretazioni, come quella secondo cui i frati della Basilica di San Lorenzo distribuissero ai poveri “panis et perna”, pane e prosciutto.

Qui, nel centro della Suburra, dove tante storie si sono incrociate, la Libreria Panisperna 220, diretta da Masud Kia, inizia il suo cammino, con l’obiettivo di rappresentare un vero e proprio presidio culturale sul territorio. Per promuovere la lettura con cura e attenzione, attraverso un’offerta che sia in grado di valorizzare la differenza, fuggendo dall’omologazione e garantendo la bibliodiversità e il pluralismo editoriale, con una costante attenzione per gli editori di qualità, piccoli o grandi che siano.

L’apertura di questa libreria arriva dopo la sperimentazione di un modello indipendente risultato vincente, attestato dalla grande risposta del pubblico. La Libreria Panisperna 220 è infatti la settima scommessa di una squadra che si è andata formando negli anni e che conta già sei realtà: L’Amico Ritrovato e L’Amico Immaginario a Genova, Libreria Centofiori a Milano, ultima spiaggia a Camogli e Ventotene e Nutrimenti bookshop a Procida.

Con l’occasione dell’apertura romana, infatti, la squadra annuncia la nascita del marchio “Librerie scatenate”.

Ciascuna delle “Librerie scatenate” è nata in momenti diversi, da diverse esperienze editoriali, commerciali e territoriali e con diversi assetti societari. Tutte si sono però ritrovate accomunate in questi anni da una stessa visione: la centralità della figura del libraio e l’assoluta autonomia di ciascun punto vendita, l’esigenza di garantire sempre una forte professionalità, senza cedere all’omologazione commerciale. Un’unità di intenti che le ha portate a un progetto più ampio, confluito in “Librerie scatenate”, nome volutamente simbolico, con la convinzione che insieme si possa rafforzare l’impegno nell’aprire nuove librerie, creando luoghi di valore per le comunità.

“Librerie scatenate” per ribadire una logica che si svincola totalmente dalla standarizzazione delle librerie di catena ma che riconosce nell’unione un nuovo modo di fare impresa nel settore editoriale.

Gli obiettivi delle “librerie scatenate” sono la creazione di un circuito eventi originale e alternativo che susciti nuovo interesse negli editori e la creazione di un e-commerce, che consenta a queste librerie di essere presenti e competitive anche nella vendita on line. Dietro questi obiettivi c’è una grande consapevolezza: il libro è l’antidoto per contrastare la crisi culturale.

Con queste premesse nasce dunque la nuova realtà romana.

Libreria Panisperna 220 apre con la finalità di diventare una libreria di quartiere dal respiro e dall’animo cittadino – sostiene Masud Kia - guardando anche al modello di libreria indipendente nord europea. Punteremo sulla qualità della proposta e sulla professionalità dello staff, per offrire un servizio accurato, che entusiasmi e consigli il lettore: solo così la libreria può assolvere al suo fine più alto, quello di diventare parte del tessuto urbano, luogo di confronto e socialità in grado di coinvolgere con proposte tematiche, incontri, presentazioni e percorsi culturali mirati.

Ho vissuto per anni questo quartiere, di cui conosco storia e vita, sono convinto dell’importanza della sua centralità come punto di forza di Libreria Panisperna 220. Apriamo una libreria dove non c’era, non senza timori ma con il coraggio e l’ambizione di alimentare una nuova idea di futuro, dove la cultura è nutrimento di una società in evoluzione.

La libreria, con i suoi 120 mq, si trova al piano strada di una delle più importanti vie di Rione Monti, in un palazzo d’epoca; la ristrutturazione è stata minimale ed ha puntato a mantenere inalterati gli spazi conservando nella struttura il legame con il passato.  Accogliente e curata, è divisa in tre sale principali: narrativa, saggistica e letteratura per bambini e ragazzi.

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INAUGURAZIONE 8 OTTOBRE*

dalle 11.00 alle 23.00

Sarà l’inizio di una grande avventura.

*L’inaugurazione avrà luogo rispettando la normativa vigente, in ottemperanza alle disposizioni delle Autorità locali e nazionali e nello stretto rispetto delle regole a tutela della salute pubblica e personale. In libreria si potrà entrare muniti di mascherina e con ingresso contingentato rispetto alle dimensioni del locale.

I soci: Alessia Carpi, Ada Carpi de Resmini, Eleonora Doci, Barbara Fridel, Guido Garavoglia, Marco Garavoglia, Vittorio Graziani, Masud Kia, Fabio Masi, Andrea Palombi, Marco Parodi, Vania Ribeca.

Potete seguire la Libreria Panisperna 220 su Facebook e Instagram

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 23 al 30 settembre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8861 2021-10-05T20:20:16Z 2021-10-01T04:00:31Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 23 al 30 settembre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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IL CAPOCANNONIERE È SEMPRE IL MIGLIOR POETA DELL’ANNO di Alessandro Gnocchi: incontro con l’autore

MEMORIA FESTIVAL 2021

Pisa Book Festival 2021: comincia oggi

INTERNET. CRONACHE DELLA FINE di Giovanni Agnoloni (incontro con l’autore)

ADDIO A MOGADOR di Gianni De Martino (un estratto)

Festival della lingua italiana 2021 – #leparolevalgono

LA MOSSA DEL GATTO di Sonia Sacrato: incontro con l’autrice

LA CITTÀ NERA di Domenico Trischitta (recensione)

PREMIO CHIANTI 2021: vincono Marco Vichi e Lisa Ginzburg

NEL SEGNO DELLA FALENA di Erminia Dell’Oro: incontro con l’autrice

SCRIVERE A DESTRA di Antonio Di Grado (recensione)

CLASSIFICA: dal 13 al 19 settembre – questa settimana segnaliamo “Di chi è la colpa” di Alessandro Piperno (Mondadori)

DOVE BATTE LA LINGUA OGGI?

SIRACUSA BOOK FESTIVAL E PREMIO ALESSANDRA APPIANO

ADDIO A TOMMASO AVAGLIANO

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[SYDNEY e la cultura italiana: incontro con Lillo Guarneri, direttore dell’IIC di Sydney]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8857 2021-10-11T20:31:13Z 2021-09-25T06:55:24Z

Nell’ambito della rubrica “Le città del mondo e la cultura italiana” abbiamo chiesto al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Sydney, Lillo Teodoro Guarneri, di parlarci – per l’appunto – del rapporto tra Sydney e la nostra cultura (nonché del ruolo svolto dall’IIC che dirige).

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La città di Sydney e la cultura italiana. Intervista a Lillo Teodoro Guarneri, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Sydney

- Dr. Guarneri, che tipo di città è Sydney?
Sydney – VedutaL’Australia è un Paese con uno dei più bassi tassi di densità abitativa del mondo, ma con uno dei più alti tassi di inurbamento della popolazione. Gli abitanti sono pochi e quasi tutti concentrati sulla costa e nelle grandi città.  Sydney, con i suoi oltre cinque milioni di abitanti, è la più popolosa ed è anche la capitale economica del paese.
Una città ricca, frenetica con i suoi mille incontri ed eventi, che però consente a ciascuno di trovare facilmente spazi di relax nei suoi tanti musei, nei suoi grandi spazi verdi, in una delle sue bellissime spiagge oceaniche o in una delle deliziose insenature naturali che si trovano ovunque nella grande baia attorno alla quale si sviluppa la città. In questi luoghi i Sydneysiders fanno sport, si incontrano, festeggiano, sempre accompagnati dal take it easy, dal prendere la vita con leggerezza, direi con la giusta filosofia. Del resto questo è un Paese ricchissimo di risorse e con un benessere economico diffuso che comprende tutti i ceti sociali. La parola crisi economica, che purtroppo accompagna gli italiani da decenni, è qui qualcosa di astratto, di sconosciuto. Sydney è una città multietnica, opulenta, dove tutti riescono a trovare un lavoro degno e ben pagato, e dove, purtroppo, è ricominciata una nuova immigrazione italiana. Da qualche anno giovani italiani capaci e ben formati, arrivano in questo Paese, riuscendo, quasi sempre, a inserirsi molto bene, pur mantenendo un forte legame affettivo e culturale con l’Italia. Per dare un’idea più concreta, l’AIRE (il registro degli italiani stabilmente residenti all’estero) del solo Consolato di Sydney conta più di 60.000 nostri concittadini.
La capitale del NSW è una città di recente fondazione, con un passato di forte immigrazione europea, da tempo apertasi al grande continente asiatico ma che ha anche riscoperto, per sua fortuna, l’antichissima cultura dei popoli aborigeni e la sua armoniosa coesistenza con l’ambiente, oggi fonte di importanti e attualissimi insegnamenti.

- Quali attività svolge l’IIC che dirige?
La sedeL’Istituto si trova in pieno centro, in una sede di circa 400 m2, accogliente, funzionale, curatissima e che parla dell’Italia in ogni suo dettaglio: dall’oggetto di design, al caffè che offriamo, ai video sull’Italia contemporanea che proponiamo ai nostri visitatori.
Abbiamo una scuola di lingua e cultura italiana, composta da una decina di professori bravissimi e che, a detta di molti, è una delle migliori d’Australia. Nonostante il lockdown il numero di studenti è continuato a crescere e nel 2020 ha raggiunto le 614 iscrizioni. Studenti di ogni età che amano il nostro Paese, e che hanno ben compreso la bellezza e il potenziale di una lingua che veicola una delle più importanti culture del mondo (questione di cui a volte noi italiani non siamo pienamente consapevoli). Il rilevante utile che si ricava dai corsi è poi interamente destinato a finanziare la nostra attività di promozione culturale attraverso i numerosissimi eventi: negli ultimi cinque anni l’Istituto ha organizzato una media di 5 eventi al mese,  tra concerti, conferenze, rappresentazioni teatrali, mostre, partecipazione a festival etc. Collegandosi al nostro sito si può avere una panoramica aggiornata della nostra attività : https://iicsydney.esteri.it/iic_sydney/it
A fronte di tale mole di lavoro, il personale dell’ Istituto è esiguo. Lo stesso è però   particolarmente motivato e orgoglioso dei risultati che ha ottenuto in questi anni, grazie a un lavoro costante e impegnativo. Oltre ad organizzare eventi in sede (mostre, concerti, conferenze, workshop, etc.,) abbiamo intessuto una serie di relazioni con le più importanti istituzioni culturali locali. Infatti ritengo che il modo migliore di promuovere la nostra cultura sia quello di farlo in collaborazione con i  locali: musei, festival, centri culturali. Tale collaborazione è, a mio avviso, l’elemento chiave per evitare un’attività di promozione autoreferenziale e poco efficace. E’ solamente ascoltando gli australiani, e promuovendo progetti condivisi, che si possono raggiungere risultati impensabili se basati solamente sulle nostre forze.  Faccio un esempio: nel 2019, in occasione della ricorrenza dedicata a Cosimo I de Medici, invece di organizzare una classica conferenza in Istituto, abbiamo organizzato una giornata di studi, con esperti provenienti da vari Paesi, sui vari aspetti politici, economici e ovviamente artistici della Toscana, prendendo però spunto dal   patrimonio pittorico locale e in particolare da un ritratto di Cosimo I realizzato dal Bronzino e presente all’Art Gallery del New South Wales. Da quest’evento è nato poi un dialogo con gli Uffizi, dove è presente l’altro dipinto gemello del Duca, interesse che spero sfoci in una collaborazione permanente. Tramite questa operazione si è così raggiunto un pubblico molto più ampio e si sono create le premesse per relazioni culturali che potranno poi svilupparsi in maniera autonoma e duratura.

Iscriviti alla nostra NewsletterL’Istituto ha una competenza territoriale molto vasta che abbraccia ben quattro  stati dell’Australia e l’intera Nuova Zelanda. Un’altra delle prioritá è stata quella di decentralizzare l’attività fuori dalla città di Sydney, in territori dove vi è grande sete di cultura italiana  a fronte di un’offerta più limitata di  eventi.  Si sono quindi organizzati eventi nelle zone interne dello Stato del New South Walles, nella capitale federale Canberra, nel  Queensland, nei remoti territori del Nord Australia, e in varie cittá della Nuova Zelanda.
La collaborazione con gli attori del Sistema Italia, e cioè con le nostre Ambasciate di  Canberra e Wellington, con il Consolato Generale di Sydney e di Brisbane, con l’Italian Trade Agency, con la Camera di Commercio, è stata molto intensa. Si è lavorato molto bene insieme e con ottimi risultati ed è questa una dimostrazione che, mettendo da parte l’individualismo che a volte ci affligge, si possono raggiungere risultati gratificanti per tutti.
E’ importante dire che tutto ciò è stato possibile grazie anche all’impegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (gli Istituti sono infatti degli uffici periferici del Ministero) che ha mostrato, negli ultimi anni, una rinnovata vitalità nel proporre importanti progetti di ampio respiro.

- In che modo, in generale, per quel che le è dato sapere, la cultura italiana si relaziona con la città?
La cultura italiana è presente ovunque, nei tanti musei dove si possono ammirare, come del resto ovunque nel mondo, artefatti etruschi, statue romane, quadri rinascimentali o futuristi, negli edifici più belli di Sydney che si rifanno a canoni estetici italiani o che sono stati progettati da grandi architetti come Renzo Piano o Pier Luigi Nervi. Anche l’iconica Opera House, con la sua prestigiosissima stagione lirica, ospita tante opere italiane e molti direttori d’orchestra e cantanti lirici provenienti dal nostro Paese.
Anche il nostro stile di vita è molto apprezzato: la moda e i prodotti italiani di lusso sono presenti ovunque, circolano tante Maserati e Ferrari e vi sono molte imprese italiane anche in settori chiave come quello delle infrastrutture.
Nel settore culinario poi, non c’è dubbio che la nostra cucina, italiana e regionale, è la più affermata e apprezzata a tutti i livelli, con tantissimi prodotti italiani di alta qualità, con una costante crescita sul mercato. Nel 2020, in occasione della ricorrenza dedicata a Pellegrino Artusi, insieme al Consolato Generale di Sydney e alla locale Camera di Commercio, abbiamo presentato una guida, cartacea e digitale, dedicata ai ristoranti italiani di Sydney che hanno ricevuto il premio Ospitalità italiana.
Infine la nostra lingua. L’italiano è molto studiato a Sydney, con una forte presenza sia nelle tante scuole di lingua private, sia nell’insegnamento come seconda o terza lingua nelle scuole pubbliche e private. Meno forte la presenza dell’italiano nelle Università a causa di una scelta governativa che vuole privilegiare altre lingue qui più spendibili, come ad esempio il cinese. Nonostante ciò a Sydney abbiamo comunque quattro dipartimenti di italiano nelle più importanti università della città.
Infine stiamo lavorando anche per fare conoscere un’Italia meno nota, molto attiva nel campo scientifico, medico, e aerospaziale, e ciò grazie a un lavoro molto intenso svolto e coordinato dalla nostra l’Ambasciata.

- Tra gli eventi organizzati dall’IIC di Sydney, qual è quello che ricorda con particolare emozione e di cui è particolarmente orgoglioso? E perché?
lillo guarneri sitoSono molto contento di tutti gli eventi che ho organizzato in questi anni a Sydney. Ne citerò alcuni per dare una panoramica della promozione svolta dall’Istituto negli ultimi anni.
Per riprendere quanto detto sul contributo del Ministero, inizierei con la partecipazione di Sydney al tour mondiale dei vincitori di Sanremo Giovani 2019. Un concerto memorabile, tenutosi al prestigioso City Recital Hall, con oltre 1700 spettatori di tutte le età e di tante nazionalità, che hanno accolto i dodici artisti italiani, tra cui Einar, Nyvinne, i Deschema, i La Rua, con un immenso calore.
La partecipazione a tanti festival di Cinema con film, attori e registi, come ad esempio Mimmo Calopresti o Laura Bispuri, la presentazione in Istituto del concerto tenutosi all’Opera House e diretto dal Maestro Riccardo Nuti; ma l’evento, sempre in Istituto, con i primi ballerini alla Scala di Milano Nicoletta Manni, e Timofej Andrijashenko.
La mostra su Pier Luigi Nervi, nata dal ritrovamento a Sydney dei disegni originali del maestro con la progettazione di due tra i più bei grattacieli di Sydney svoltasi in collaborazione, negli anni 60, con il più famoso architetto australiano Herry Seidler: un modo anche questo per riscoprire una storia importante quasi dimenticata.
Altri incontri dedicati alla poesia, alla letteratura e alla scienza con giovanissimi ospiti come Maria Borio o rinomati matematici come Piergiorgio Odifreddi, hanno avuto sempre molto successo, ma il progetto culturale che, forse, mi ha più emozionato è stato From Sicily to Peppimenarti: uno scambio di artisti tra due parti “periferiche” dei due paesi, la Sicilia e i Territori del Nord. Due artisti, un giovane italiano – Giuseppe Lana – e la famosa pittrice aborigena Regina Pilawuk Wilson nel  luglio del 2019 hanno vissuto e lavorato insieme  prima presso il centro culturale Far Cultural Park in provincia di Agrigento (interessante esperimento che usa le residenze artistiche per il rilancio di una zona economicamente depressa della Sicilia) e  poi nuovamente, nel mese di settembre, a Peppimenarti nei Territori del Nord,  dove una comunità indigena usa l’arte come elemento di aggregazione e valorizzazione della cultura aborigena in un’area “periferica” del  territorio  australiano. La mia visita a questa comunità aborigena, è stata un’esperienza culturale unica, indimenticabile e che mi ha insegnato moltissimo.
Vorrei anche ricordare che tutti questi eventi, sono stati organizzati insieme ai miei collaboratori:  Paola Vertechi, Silvia Gardin, Danilo Sidari e Fabio Pannuzzo. Con loro abbiamo trascorso molte ore dedicandoci appassionatamente alla promozione di eventi culturali che sono stati motivo di soddisfazione per ciascuno di noi e con loro abbiamo cercato di migliorare le procedure organizzative che ci hanno poi molto facilitato nel promuovere il Paese: la cosiddetta Cultura dell’Organizzazione.

- Ci sono progetti in cantiere di cui ci vuole parlare?
La pandemia ha radicalmente cambiato il nostro lavoro.
A Marzo 2020, nel giro di una settimana abbiamo trasformato i nostri corsi di lingua e cultura italiana presenziali in corsi a distanza. Questo fatto, inizialmente negativo, e divenuto poi una importante opportunità per gli studenti che si trovano in altri stati della nostra giurisdizione. Anche quando l’emergenza sarà terminata, i corsi on line resteranno a disposizione per coloro che per lontananza o per altre ragioni non possono recarsi nella nostra sede.
Dall’insorgere della pandemia Covid-19 l’Australia e la Nuova Zelanda sono rimaste completamente isolate e non è stato più possibile invitare artisti e studiosi dall’Italia. Questo ci ha costretto a trasformare molti eventi, coinvolgendo interessanti risorse locali: artisti e studiosi italiani o innamorati del nostro Paese con i quali abbiamo in programma delle attività molto stimolanti, in occasione delle celebrazioni dantesche presso l’Art Gallery of NSW e la Fisher Library, dove organizzeremo un evento dedicato ai preziosi incunaboli e alle copie rare di libri di Dante Alighieri presenti a Sydney. Tra questi una rara edizione del Landino del 1497, contenente un schizzo di una Madonna e un’annotazione che pare possano attribuirsi al Giorgione. Quest’ultima contiene poi delle notizie storiche che potrebbero modificare alcuni aspetti della vita del famoso pittore italiano.
In collaborazione con la Camera di Commercio di Sydney sono in programma anche una sfilata di Moda alla State Library e, in occasione della Settimana della Cucina Italiana,  è prevista un’intesa attività di promozione di prodotti italiani di alta qualità: ad esempio degustazione di amari  artigianali italiani che valorizzano quest’antica tradizione che affonda le proprie radici nella monachesimo italiano; una lectio magistralis sulla conseguenze positive della dieta mediterranea sull’ambiente, oltre che sul benessere e sulla salute.  Vorremmo poi concludere con un bellissimo concerto di fine anno dedicato ai cantautori italiani, tuttavia questi bei progetti potranno realizzarsi solamente se il nuovo, inaspettato, lockdown in atto a Sydney da luglio, terminerà presto, come ardentemente tutti noi speriamo.

Sydney – Veduta

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dall’11 al 22 settembre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8855 2021-09-30T21:44:07Z 2021-09-23T18:00:55Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dall’11 al 22 settembre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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ERALDO AFFINATI racconta IL VANGELO DEGLI ANGELI

La Milanesiana d’autunno con nuovi appuntamenti e tappa a Parigi

NON CE LO DICONO di Errico Buonanno (intervista)

L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE di Giulia Caminito (recensione)

ETNA BOOK 2021: a Catania dal 21 al 25 settembre

IL SILENZIO DEI GIORNI di Rosa Maria Di Natale (recensione)

Premio NebbiaGialla 2021: vince Fausto Vitaliano con “La mezzaluna di sabbia” (Bompiani)

ULISSE NON È LUI di Giovanni Kezich (un estratto)

CLASSIFICA: dal 6 al 12 settembre – questa settimana segnaliamo “La ladra di parole” di Abi Daré (Nord)

PREMIO STREGA EUROPEO 2021: i cinque libri candidati

Salone Internazionale del Libro di Torino 2021: VITA SUPERNOVA

LA RAGAZZA CON LA STELLA BLU di Pam Jenoff (un estratto)

LA PIETRA SCARTATA di Luigi Maria Epicoco

VENTITRÉ MODI PER SOPRAVVIVERE di Ksenja Laginja (poesia)

Damon Galgut finalista al Booker Prize

UNA MARINA DI LIBRI 2021

PORDENONELEGGE 2021

Continua Naxoslegge: tra Dante in arabo dal Cairo e la lezione di Zaha Hadid a Castelmola

VENT’ANNI DALL’11 SETTEMBRE 2001: le parole del Presidente Mattarella

PREMIO NERI POZZA 2021: vince Pierpaolo Vettori


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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[GIOVANNI VERGA e la “SCUOLA AMERICANA”]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8852 2021-12-10T11:50:08Z 2021-09-17T13:00:22Z Portrait of Giovanni Verga.jpgIl nuovo appuntamento della rubrica di Letteratitudine “Saggistica Letteraria” è dedicato alla figura di Giovanni Verga con questo contributo dell’omonimo giornalista bergamasco, pronipote del grande scrittore verista, che ci ragguaglia sugli studi statunitensi e, in particolare californiani, dedicati all’autore de “I Malavoglia”.

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GIOVANNI VERGA e la “SCUOLA AMERICANA”

di Giovanni Verga

Può sembrare strano che un autore così profondamente legato alla sua terra come Giovanni Verga possa avere avuto degli ammiratori e abbia suscitato interesse in un Paese e in una cultura lontani come l’America. Specificamente in California, dove lo scrittore verista è stato in tempi  passati al centro degli studi di un importante gruppo di studiosi, specificamente all’University of California Los Angeles (UCLA). Anche se non si può parlare di una vera e propria scuola, in quella università si formò un gruppo di lavoro negli anni Sessanta molto attivo nella traduzione e nella diffusione delle opere di Verga, come anche di altri classici della letteratura italiana, in particolare Leopardi e Dante.  Quella scuola evidentemente ora non esiste più, ma ha lasciato un segno ancora ben vivo tra gli studiosi. La conoscenza dei classici della letteratura italiana ha senz’altro una limitata diffusione in California e probabilmente in genere in America. E’ una materia di nicchia, ma viene  mantenuta viva probabilmente anche  per la presenza di una significativa comunità di origine italiana in quella terra. E’ indicativo che a Los Angeles ci sia  una prestigiosa Istituzione  locale di diffusione della cultura italiana, Italian American Museum of Los Angeles (IAMLA) che organizza mostre, convegni, omaggi e cura pubblicazioni con il consueto  rigore anglosassone. Soprattutto UCLA però è attiva,  con un dipartimento di letteratura italiana che ha un numeroso corpo docente e diversi corsi annuali. Sono gli eredi di quegli studiosi degli Anni Sessanta che diedero un forte impulso e soprattutto un’idea innovativa alla ricerca e alle traduzioni, riscoprendo tra i primi  Verga e il suo mondo.  Un lavoro che vale la pena togliere dall’oblìo anche per capire le ragioni dello scarso seguito di Verga all’estero e, secondariamente, quale sia la percezione della sua opera fuori dai nostri confini. Il risultato più importante è stata la prima traduzione integrale e soprattutto fedele, de I Malavoglia. grazie alla volontà e alla determinazione di uno specialista che aveva vissuto in Italia appassionandosi alla sua letteratura e a Verga in particolare,  Raymond  Rosenthal.  Esistevano già almeno due traduzioni in lingua inglese de I Malavoglia, ma erano ormai molto datate e soprattutto lacunose e che in molte parti travisavano fortemente l’ispirazione e la lingua del romanzo. Il suo The house by the medlar tree, (La casa del nespolo), lo stesso titolo delle precedenti traduzioni, è ormai assolutamente fuori commercio e irreperibile. Ne esiste però una diversa e successiva edizione che non ha la sua originale introduzione, ma solo una sua nota sulla traduzione. Nella quale si mette subito in evidenza l’aspetto più importante per Rosenthal, cioè il fatto che la prima traduzione in inglese de I Malavoglia, dell’inglese Mary A. Craig, pubblicata in America nel lontanissimo 1890 (con un’introduzione di William Dean Howells), conteneva tagli molto estesi, che ammontavano a più di cinquanta pagine, e che sembravano essere dettati “da pruderie vittoriana e molte cautele. Tutti gli evidenti o anche celati riferimenti alla sensualità, tutti i toni particolarmente selvaggi o ironici, per non parlare di tutte le espressioni che rivelano sentimenti anticlericali o antigovernativi, furono rigorosamente eliminati. Abbastanza stranamente, sostiene sempre Raymond Rosenthal,  la seconda traduzione molto più tarda di Eric Mosbacher negli anni Cinquanta usa la stessa edizione “mutilata” in italiano nelle edizioni scolastiche.

C’era probabilmente una qualche affinità o simpatia ideologica oltre che letteraria che spinse Rosenthal a cimentarsi nell’impresa. Lo spiega la figlia Margaret Rosenthal che vive a insegna a Los Angeles, alla University of Southern California, dove è preside del Dipartimento di letteratura francese e italiana. Ricorda l’ammirazione del padre per Verga. «Era affascinato dalla smisurata passione che aveva per la sua gente e dal suo progetto di dare voce e dignità letteraria alle classi più svantaggiate. Verga è una figura di grande complessità, che è molto difficile far comprendere all’estero, non solo per l’ambientazione regionale dei suoi romanzi, ma perché aveva adattato alla realtà italiana e siciliana del suo tempo teorie letterarie e di scrittura nate in un contesto diverso. Ha pagato il fatto che quelle teorie erano state elaborate in altre società più evolute come quella francese, e trasportate in una realtà molto più arretrata. Il realismo europeo era stato concepito per raccontare la condizione proletaria e urbana della nuova società industriale, invece la Sicilia di Verga era ancora contadina. Questo all’estero non era stato capito, ancor meno in America». Riguardo ai tagli delle traduzioni precedenti, mancava secondo Rosenthal metà dell’intero capitolo in cui, dopo il naufragio della Provvidenza, si focalizza l’attenzione sugli scandali, i pettegolezzi e gli intrighi del paese. E poi entra nel cuore del problema, la traduzione del linguaggio  popolare, dei proverbi, dei modi di dire, che il verista Verga tanto spesso usava per restare il più possibile fedele a quel mondo che per primo, dopotutto, ha  raccontato. Anche chi l’aveva preceduto nell’impresa di cimentarsi con lui, soprattutto il celeberrimo scrittore, critico e viaggiatore David H. Lawrence – che aveva fatto conoscere all’estero con la sua traduzione de il Mastro don Gesualdo e le Novelle rusticane -,  non se la sentì di prendere in mano I Malavoglia. Troppo lontani da lui probabilmente quei proverbi, quella lingua di pescatori semi analfabeti, quella religione della famiglia e quell’idea di fatalità così poco anglosassone che tutto pervade e guida e contro cui è invano opporsi. Secondo Rosenthal, la maggior parte dei proverbi sono locali o varianti personali di antichi detti e massime; quindi ritiene che sia meglio restare il più possibile fedele all’autore piuttosto che tentare di trasformarli in qualcosa di equivalente, per loro più familiare di certo, ma che rischierebbe di travisare il significato.

E nel fare un esempio, ritroviamo un elemento che ricorre spesso quando gli anglosassoni e i nordeuropei si accostano alla cultura italiana e in particolare siciliana. E’ la fascinazione per l’esotico., inteso in quel significato caro al Romanticismo nordico, di natura incontaminata e selvaggia. Parlando dei personaggi verghiani,  Lawrence dice che “sono oggettivi, senza rimorso e senza remissione, come tutti coloro che vivono nelle terre del sole. Al sole si è oggettivi, nella nebbia e sotto la neve si è soggettivi. Quando si va a Ceylon, ci si rende conto che per i bruni cingalesi anche il buddismo è una faccenda puramente oggettiva”. Ancora Rosenthal, citando uno di quei modi di dire travisati, riferisce quello pronunciato da don Silvestro  quando si vanta che obbligherà Barbara Zuppidda a “cadere ai suoi piedi come una pera matura” (una frase, aggiunge, che è stata presa da qualche romanzo sentimentale tardo romantico o da qualche libretto d’opera). “Questa immagine esotica è stata dapprima ripresa (da Verga, ndr) con precisione dagli abitanti di Trezza, ma poi improvvisamente è stata, per così dire, naturalizzata nell’assurda frase <cadere con i suoi piedi>, che trasforma l’iniziale, sottile e indiretto concetto di infatuazione per una persona in un rude atto fisico, come qualcuno a cui si sta facendo uno sgambetto”. Un non sense.

Ma fu Giovanni Cecchetti la vera anima organizzativa e il fondatore della “scuola verghiana” di Los Angeles. Italiano di origine a differenza di Rosenthal, era diventato in quegli anni direttore del dipartimento di Italiano a UCLA, dedicandosi alle sue passioni, Dante e il Verismo. Anche lui, proprio come  Lawrence, tradusse il Mastro don Gesualdo e le Novelle rusticane e fece pubblicare per la University of California Press la traduzione de I Malavoglia di Rosenthal, ma con una sua prefazione. Nella quale è subito evidente il suo forte interesse per Verga e in particolare per la sua innovativa tecnica narrativa che definisce “una delle prime e più spontanee forme narrative sviluppate dai maggiori scrittori europei ed americani del suo tempo”. Rispetto ai quali, tuttavia, non ne raggiunse la fama fuori dai confini. Si spinge a dire che tutto il romanzo è costruito con un supremo senso di equilbrio, che ogni capitolo è magnifico in se stesso, ma non può essere separato dal resto, come le cinque dita della mano di Padron ‘Ntoni. “L’interazione tra eventi raccontati e stile è prodigiosamente unita. Leggere è come seguire i movimenti della vita  stessa mentre questa raggiunge le più lontane ramificazioni. Tutto è ovvio, quel difficilissimo ovvio che solo i grandi artisti possono raggiungere. Con I Malavoglia Verga arriva quanto più si possa  concepire a creare il romanzo perfetto”.

Resta da capire perché proprio Verga. Il gruppo californiano poteva scegliere fra tanti per i suoi studi e invece puntò  su Verga, uno tra i meno conosciuti in America e tra i più lontani dalla loro cultura. Le ragioni possono essere diverse, ma di certo l’ispirazione veniva dal solco già aperto da Lawrence e forse anche da un’attrazione di tipo ideologico per quel mondo di diseredati che era stato elevato da Verga a dignità di protagonista della sua opera e, in fondo, della storia. Un tema quindi che andava ben oltre i limiti regionali e siciliani, come del resto già Lawrence aveva ben capito e chiarito. Cecchetti dice che a Verga interessava raccontare la lotta per la sopravvivenza, non certo delle classi superiori, e questa doveva essere esplorata dentro i confini della società che conosceva meglio, quella siciliana, una scelta inevitabile che lo confinerà però entro i limiti del suo Paese. E per farlo doveva inventare una lingua.  E quindi è sulle scelte linguistiche di Verga che si focalizza l’approccio innovativo del gruppo alla traduzione rispetto ai precedenti. Scrive Cecchetti che «Verga rifiutò di lasciare che i suoi braccianti e pescatori parlassero la stessa lingua della borghesia, ma doveva scrivere in italiano. Perciò ha creato un mezzo linguistico (“medium”, ndr) col quale quel popolo povero e analfabeta pulsava di vita con tutta la sua “freschezza” emotiva. Ha adottato molte espressioni locali e le ha trapiantate nel vecchio solco dell’italiano tradizionale. In realtà, pur usando un vocabolario piuttosto limitato, ogni parola suonava nuova e originale». Cecchetti prenderà posizione anche sulle stesse traduzione di Lawrence, in vari suoi studi, tra cui la raccolta di saggi Il Verga maggiore.  In sostanza, lo rimprovererebbe di avere tradotto troppo alla lettera o, peggio ancora, di avere spesso “stranierizzato” il suo inglese per avvicinarsi alle frasi idiomatiche originali, facendo quindi autoconcessioni che si possono spiegare col fatto che era uno scrittore creativo, ma finendo a spingersi troppo oltre. Un mix di scelte volute e no che avrebbero profondamento fatto confusione rispetto allo spirito delle opere di Verga. E’ vero che il dibattito è poi andato avanti tra gli esperti, che in alcuni casi hanno a loro volta censurato le critiche di Cecchetti, rivalutando la creatività delle traduzioni di Lawrence, fors’anche condizionati dalla statura e dal prestigio del suo nome nel mondo anglosassone.

Nonostante sia passato tanto tempo, resta molto vivo il ricordo del metodo della scuola californiana tra gli studiosi. Thomas Harrison, direttore del dipartimento di Italiano di UCLA e anch’egli traduttore, osserva che Cecchetti «ha lasciato una solida sapienza accademica e una capacità di organizzare nuovi programmi nello studio dell’italiano e di rivitalizzare quelli vecchi, che sono poi state portate avanti dai suoi allievi». Tra i suoi illustri predecessori alla guida del dipartimento di Italiano nella prestigiosa ed elegante Royce Hall, la sede in stile vittoriano a UCLA, c’è anche un altro studioso Charles Speroni, fondatore del dipartimento e del periodico trimestrale Carte Italiane (Italian Quaterly) e a cui è intitolata la biblioteca e il centro di ricerca. E tuttora esiste un premio accademico intitolato a Cecchetti (Giovanni Cecchetti Graduated Award), istituito da UCLA e presieduto da Harrison, per giovani laureati in letteratura italiana, utilizzato per finanziare ricerche sulla materia sia in America che all’estero. Un premio che “vuole ricordare il pioniere degli studi e delle traduzioni dei classici italiani in America, soprattutto i più difficili, come Leopardi e Verga – sottolinea Harrison- che sono conosciuti tra i cultori, ma ancora troppo poco dai lettori americani”.

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Giovanni Verga, dopo anni e anni passati come cronista in quotidiani locali, ha deciso di dedicarsi al reportage dall’estero, ovunque ci fossero storie meritevoli di essere raccontate. Quindi è stato in Israele e Palestina, Afghanistan, Siria, Caucaso ed Est Europa. Da queste esperienze sono nati anche due libri reportage. Ma nello stesso tempo ha continuato a coltivare l’altra passione, quella per la cultura, il teatro, il cinema e i viaggi. In sintesi, è giornalista professionista, amante della letteratura e  grato pronipote del grande verista.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[ROMANA PETRI con “La rappresentazione” (Mondadori) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8845 2021-09-30T20:12:31Z 2021-09-13T14:22:51Z ROMANA PETRI con “La rappresentazione” (Mondadori), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: la scrittrice Romana Petri.

Con Romana Petri discutiamo del suo nuovo romanzo intitolato “La rappresentazione” (Mondadori)

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La scheda del libro: “La rappresentazione” di Romana Petri (Mondadori)

La rappresentazione - Romana Petri - copertinaDopo il successo di Pranzi di famiglia, Romana Petri torna a raccontarci di Lisbona, le sue ombre, i suoi intrighi.

Lisbona. Dopo la mostra in cui la pittrice Albertini ha ritratto l’intera famiglia del marito, la coppia è costretta a trasferirsi a Roma. Gli “sgorbi” hanno divertito solo Rita (la figlia nata deforme e che la madre Maria do Ceu ha fatto rattoppare chirurgicamente più volte). La Albertini d’altro canto se ne frega: detestava i silenziosi pranzi di famiglia della domenica. Quando entra in gioco un abile gallerista di Milano è il successo, soprattutto a partire da una serie di quadri su santa Teresa d’Ávila. Non solo: i critici notano che – basta guardarli con attenzione – quei quadri prendono vita. Pittrice ormai ricca e famosa, la Albertini potrebbe finalmente vivere una bella vita con il marito Vasco, abituato, a differenza di lei, ad avere un patrimonio alle spalle. E tuttavia il rapporto coniugale si complica, innescando una sorta di conflitto che è al contempo torbida sfida e luminoso riscatto. È forse l’amore solo una “rappresentazione”? In un continuo, drammatico andare e venire tra Roma e Lisbona, la Albertini si prepara a combattere, a crescere, a guardare al di là dello specchio in cui ha rischiato di vedersi prigioniera: lo specchio dei glaciali, interminabili e quasi invincibili silenzi. Romana Petri si muove con insinuante agilità fra l’ottusità dei rituali famigliari, il teatro morbido e morboso della bellezza di Lisbona e il gesto rivelatore e magico dell’arte. Passione, scandaglio di anime, saga famigliare, La rappresentazione è un romanzo che esplora i suoi confini, e li supera.

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Romana Petri vive tra Roma e Lisbona. Editrice, traduttrice e critica letteraria, collabora con «ttl La Stampa», il «Venerdì di Repubblica», «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».
Considerata dalla critica come una delle migliori autrici italiane contemporanee, ha scritto tra romanzi e raccolte di racconti nove libri. Ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti, tra i quali il Premio Mondello, il Rapallo-Carige e il Grinzane Cavour. È stata inoltre finalista due volte al Premio Strega.
Tra le sue opere ricordiamo Alle Case Venie (Marsilio, 1997), I padri degli altri (Marsilio, 1999), La donna delle Azzorre (Piemme, 2001), Dagoberto Babilonio, un destino (Mondadori, 2002), Esecuzioni (Fazi, 2005), Ovunque io sia (Cavallo di ferro, 2008), Ti spiego (Cavallo di ferro 2010), Tutta la vita (Longanesi 2011), Figli dello stesso padre (Longanesi 2013), Le serenate del Ciclone (Neri Pozza 2015, vincitore del premio Super Mondello 2016 e del Mondello Giovani), Il mio cane del Klondike (Neri Pozza 2017), Pranzi di famiglia (Neri Pozza 2019) e Figlio del lupo (Mondadori, 2020).

Le sue opere sono tradotte in Olanda, Germania, Stati-Uniti, Inghilterra, Francia e Portogallo.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS

licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/
Gnawledge – La Lengua del Rio
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/

Jeitos – A Minha Embala (Aline Frazão e César Herranz)
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[VENEZIA 78: speciale sulla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8849 2021-12-10T11:49:34Z 2021-09-12T13:01:40Z La nuova puntata di Letteratitudine Cinema è dedicata alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

(cliccare sull’immagine per visualizzare il video)

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La 78ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica si è svolta al Lido di Venezia dal 1º all’11 settembre 2021, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Roberto Cicutto. Il film d’apertura è stato Madres paralelas di Pedro Almodóvar, mentre Il bambino nascosto di Roberto Andò è stato quello di chiusura.
La giuria internazionale del concorso, presieduta dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, ha assegnato il Leone d’oro al miglior film, con voto unanime, al francese L’Événement di Audrey Diwan.
La madrina dell’edizione è stata Serena Rossi.

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I PREMI
Premi della selezione ufficiale

Leone d’oro al miglior film: L’Événement, regia di Audrey Diwan
Leone d’argento – Gran premio della giuria: È stata la mano di Dio, regia di Paolo Sorrentino
Leone d’argento per la miglior regia: Jane Campion per Il potere del cane (The Power of the Dog)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Penélope Cruz per Madres paralelas
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: John Arcilla per On the Job 2: The Missing 8
Premio Osella per la migliore sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal per The Lost Daughter
Premio speciale della giuria: Il buco, regia di Michelangelo Frammartino
Premio Marcello Mastroianni ad un attore o attrice emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio

Premi alla carriera
Leone d’oro alla carriera: Roberto Benigni e Jamie Lee Curtis
Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker: Ridley Scott

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[QUARANT’ANNI DALLA MORTE DI EUGENIO MONTALE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8848 2021-09-12T09:12:40Z 2021-09-12T09:12:40Z In occasione dei quarant’anni dalla morte di Eugenio Montale riproponiamo questa breve intervista televisiva (la riportiamo in forma di testo) che il poeta rilasciò per la rubrica televisiva “Arte & Scienza” del 1959.

Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981),  poeta e scrittore italiano, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1975.

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A PROPOSITO DI POESIA: intervista a Eugenio Montale

- Montale, lei ha scritto che il poeta è colui che coglie la palla al balzo. Può spiegarci il senso di questa frase?
Nel mio caso, e anche nel caso di altri, credo che si tratti di una situazione linguistica. Ci sono delle cose che non possono essere dette che in un determinato tempo e con determinate parole. Colui che si rende conto prima di questo fatto è anche lo stesso che poi realizza qualcosa in questa direzione. Insomma ci sono possibilità da essere prese tempestivamente… diciamo così.

- Lei crede in una distinzione ancora valida tra poesia e prosa, o crede che i due fatti espressivi si vadano via via identificando?
Diciamo che la poesia va diventando certamente sempre più prosastica, ma credo che rimarrà sempre una distinzione dato il carattere più sintetico della poesia.

-Che cosa pensa della frattura tra poesia e pubblico? Esiste cioè un pubblico della poesia?
Forse no. Forse no perché i poeti sono così tanti che formano un pubblico. Escono migliaia di libri di versi all’anno. È probabile che questi poeti siano anche i clienti di se stessi; cioè che comprino essi stessi i libri di poesia. Ma dubito che esista veramente un pubblico per la poesia moderna. Forse esiste più in Italia che altrove.

- Potrebbe indicarci almeno tre opere poetiche di autori contemporanei degni, a suo giudizio, di restare nella storia della nostra poesia?
Io salverei le opere di Ungaretti e le opere di Saba. I critici dicono anche le mie, ma non potrei giudicare il mio caso. Ci sono poi poeti più giovani come Luzi, Sereni, Caproni, Pasolini e altri che sono molto apprezzabili e promettenti.

- Qual è il suo giudizio sulla produzione poetica degli autori delle ultime generazioni?
Se per ultime  generazioni devono intendersi quella posteriore alla mia, direi che si stanno facendo degli sforzi molto interessanti; ma è un po’ presto per giudicare. Gli strumenti stilistici e linguistici ereditati da questi giovani non sono del tutto idonei a una poesia di impegno realistico e sociale diretto. E quindi è probabile che avverrà una certa frattura che potrà durare qualche anno. In sostanza devono rinnovarsi le idee, ma anche gli strumenti.

- E qual è il suo giudizio su Montale pittore?
Dipingendo ho cercato di ritrovare una certa ingenuità che avevo perduto scrivendo versi. Credo di averla trovata. Ecco, mi diverto più a dipingere che a scrivere, ma se insistessi molto forse non mi divertirei più nemmeno a dipingere.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[UNDICI SETTEMBRE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2007/09/11/sei-anni-dall11-settembre/ 2021-09-11T08:36:59Z 2021-09-11T08:00:43Z [torrigemelle.jpg]

VENT’ANNI DALL’11 SETTEMBRE

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Ritorna l’undici settembre.

Riproponiamo il post (con le stesse domande… per noi ancora attuali). Chi vuole può lasciare le proprie considerazioni (magari ri-leggendo i vecchi commenti). Questo post, del resto, si traduce anche – e soprattutto – in un invito a ricordare…

È strano. A volte l’11 settembre 2001 ci sembra ieri. Altre volte ci sembra di pensare a un avvenimento lontanissimo, accaduto una vita fa.

È così anche per voi?
E quelle immagini…

Quelle immagini terribili degli aerei che trafiggono i grattacieli, pensate che abbiano mantenuta intatta la loro atrocità?

O le trovate un po’ sbiadite (magari perché, alla fine, ci si abitua a tutto)?

E cosa ritenete che, oggi, in riferimento a questa tragedia, sia particolarmente importante ricordare?

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 24 agosto al 10 settembre 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8846 2021-09-23T15:13:07Z 2021-09-10T17:11:24Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 24 agosto al 10 settembre 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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A KARINE TUIL il Premio Kinéo per il romanzo “Le cose umane” (La nave di Teseo)

Festival “Sicilia Dunque Penso” 2021

“Tre” di Valérie Perrin (Edizioni E/O): un estratto

Elena Ferrante vince il premio Belle van Zuylen

CLASSIFICA: dal 30 agosto al 5 settembre – questa settimana segnaliamo “Bolle di sapone” di Marco Malvaldi (Sellerio)

PAVESE FESTIVAL 2021

ILARIA TUTI racconta FIGLIA DELLA CENERE

FESTIVALETTERATURA 2021

GIULIA CAMINITO VINCE IL PREMIO CAMPIELLO 2021

ANTONELLA LATTANZI VINCE IL PREMIO VITTORINI 2021

ALICE SCALAS BIANCO VINCE LA 26^ EDIZIONE DEL CAMPIELLO GIOVANI

PREMIO CAMPIELLO 2021, 59^ EDIZIONE: sabato 4 settembre la finale all’Arsenale di Venezia

PAOLO NORI racconta SANGUINA ANCORA

CLASSIFICA: dal 23 al 29 agosto – questa settimana segnaliamo “Tre piani” di Eshkol Nevo (Neri Pozza)

ADDIO A DANIELE DEL GIUDICE

LA FELICITÀ DEGLI ALTRI di Carmen Pellegrino (recensione)

MICHELE PLACIDO interpreta ARNOLDO MONDADORI nella docu-fiction ‘Arnoldo Mondadori’

PICCOLO BOSCO FESTIVAL 2001

GIORGIO FONTANA VINCE IL PREMIO ALVARO-BIGIARETTI 2021

Doppio riconoscimento per Elisabetta Sgarbi: Premio San Valentino e Premio Franco Enriquez

PREMIO VIAREGGIO–RÈPACI 2021: vincono Edith Bruck, Walter Siti e Flavio Santi

CLASSIFICA: dal 16 al 22 agosto – questa settimana segnaliamo “Quando le montagne cantano” di Phan Que Mai Nguyen (Nord)

Comincia NAXOSLEGGE 2021

#FUORILUOGO 2021

TERMINI BOOK FESTIVAL 2021

PAOLO MALAGUTI racconta SE L’ACQUA RIDE

LIBRI NEL BORGO ANTICO 2021

LA STRANTULIATA di Fabrizio Escheri (intervista)


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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[PREMIO CAMPIELLO 2021: vince Giulia Caminito (lo speciale di Letteratitudine)]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8843 2021-09-24T06:46:34Z 2021-09-05T19:49:23Z GIULIA CAMINITO VINCE LA 59^ EDIZIONE DEL PREMIO CAMPIELLO

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Giulia Caminito, con il romanzo L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani), vince la 59^ edizione del Premio Campiello, concorso di narrativa italiana contemporanea organizzato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto. Il libro vincitore, annunciato questa sera dal palco dell’Arsenale di Venezia, ha ottenuto 99 voti sui 270 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi.

Al secondo posto si è classificato Paolo Malaguti Se l’acqua ride (Einaudi) con 80 voti, al terzo Paolo Nori Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij (Mondadori) con 37 voti, al quarto Carmen Pellegrino La felicità degli altri (La nave di Teseo) con 36 voti e al quinto posto Andrea Bajani Il libro delle case (Feltrinelli), con 18 voti.

Su LetteratitudineNews una videosintesi dell’evento e tutte le informazioni sulla serata finale del Premio Campiello 2021, nonché la recensione del libro firmata da Salvo Sequenzia.

Di seguito:

-  la partecipazione di Giulia Caminito – in conversazione con Massimo Maugeri – alla trasmissione radiofonica di Letteratitudine dedicata a L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani)

- Giulia Caminito (nell’ambito di una della puntate degli “Autoracconti d’Autore” di Letteratitudine) ci racconta come è nato il romanzo L’acqua del lago non è mai dolce

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GIULIA CAMINITO con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: la scrittrice Giulia Caminito.
Con Giulia Caminito abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani): finalista al Premio Strega 2021 e vincitore del Premio Selezione Campiello 2021.

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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: GIULIA CAMINITO racconta L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE (Bompiani)

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di Giulia Caminito

L’acqua del lago non è mai dolce nasce da un racconto, molto breve, che scrissi qualche anno fa, un racconto che ha in comune con il romanzo: il lago, la morte e i limoni.
Quel racconto – piccolo, doloroso – l’ho poi messo da parte, tenuto al caldo, aspettando di essere pronta per rileggerlo, deciderne il futuro.
Come autrice ho sempre prediletto le fughe, i racconti surreali, i romanzi che andavano a pescare nelle pozze delle vicende famigliari. I non detti altrui, le fotografie, i ricordi, le cartine geografiche. Il tempo della scrittura, prima di questo romanzo, era stato per me un confortevole rifugio.
Anche se facevo guerreggiare mentre scrivevo la voglia di trovare uno stile mio – e mio soltanto – con le storie del passato e la grande Storia, ero nascosta, al margine e potevo abbuffarmi di molti libri per delineare e modellare i miei, mi sentivo al sicuro.

Per scrivere un romanzo storico non si può fare a meno dei libri scritti prima di noi: i manuali, le missive, le biografie, le interviste, i saggi, le bibliografie, tutto serve a ingrassare la trama, a nutrirla. Di quel cibo – da strada, da bancarella, da biblioteca – io mi sono saziata con entusiasmo per i primi due romanzi. Facevo liste su liste di libri e vagavo nei reparti “storia”, “società”, “filosofia” delle librerie raccogliendo libri adatti a ingrossare la mia trama: dai manuali su come si fa il pane ai racconti dei soldati caduti sul Piave, dal deserto di Mario Tobino al diario di una suora del Sudan, tutto era succulento, mi riempiva.
Senza spostarmi dalla mia scrivania ho viaggiato tra Assab e Addis Abeba insieme a mia nonna, mentre scopriva che le strade venivano coperte anche con la melassa, vedeva alla distanza i leoni e si vestiva di viola per ballare i boogie-woogie.
Poi sono salita in cima al borgo di Serra de’ Conti nelle Marche e ho vissuto le lotte contadine, la Settimana Rossa come il mio bisnonno, ho proprio guardato Malatesta negli occhi e ho cantato con lui, ci ho creduto, che avremmo cambiato il mondo e che il Re non poteva che finire strozzato.
Per il mio terzo libro ero pronta a un nuovo nascondiglio, volevo trovare un altro pezzo di Storia, altri anni tumultuosi, complessi, in cui gettarmi. Dal mio trampolino guardavo l’acqua del mio futuro romanzo e mi sembrava la piscina di sempre, il luogo dell’infanzia, delle certezze.
Volevo parlare degli anni 70’ e della vita dei miei genitori in una piccola comune alla periferia di Roma. Un gruppo di giovani uomini e donne sopravvissuti alle loro famiglie che non li capivano e al mondo che sembrava capirli troppo. Ho passato da bambina giornate intere nel capannone dove loro da giovani facevano le prove per la compagnia teatrale e anche io volevo quella compagnia, anche io volevo quegli ideali, volevo le loro avventure. Avrei potuto avere la mia comune, i miei amici d’acciaio, i miei anni di piombo dentro a un romanzo.
Ho scritto la trama, ho deciso i personaggi, ho abbozzato il primo capitolo e poi ho lasciato perdere, mi sono fermata. D’improvviso non mi è sembrato più giusto scrivere con la mia solita sicumera, ma provare a tirare fuori invece le storture e le divisioni che mi porto dentro.
Ho pensato di scrivere una storia contemporanea e al presente, una storia in prima persona, quando per anni quella prima persona, che dovevo essere e non essere io, l’avevo guardata con disgusto, perché a chi sarebbe mai importato di me, di una vita di 33 anni in cui non è successo assolutamente nulla di così rilevante.
Mi sono fermata e ho pensato a quel vuoto, il vuoto di una adolescenza ordinaria, di una non militanza, di una non Storia. Da lì ho iniziato a costruire il personaggio di Gaia e così, unendo quel racconto e questa assenza, è nato il romanzo.
Mi sono ripromessa che non avrei consultato neanche un libro, non avrei preso alimento da nulla, ma sarei stata sola, io con la mia “personaggia”, io con quel vuoto degli anni duemila che volevo raccontare, io con la provincia e io con l’acqua del lago.
Perché il mio lago, quello di Bracciano dove sono cresciuta, nasce ed esiste a causa di un vuoto, a causa di qualcosa che si è spento: un vulcano – temibile, inquietante – che ha smesso di esistere. Poi ha piovuto, sono arrivate le tempeste e le ere geologiche sono cambiate, il vuoto si è riempito. Così volevo tentare di fare: riempire un vuoto, e potevo farlo solo con la scrittura, con il mio stile, con il lavoro di lima sul mio linguaggio, perché poi alla fine è l’unica arma che ho, il saper usare a mio modo le parole.
Ho creato allora la voce, la prima persona che parla, e le ho dato il suo tono, la sua cattiveria, il suo acume, la sua disperazione e sono andata avanti. Mi sono resa conto che lei poteva dire tutto, attraversare la mia vita, mangiarsela e digerirla, poteva fare ogni cosa che io non avevo fatto, poteva commentare il mondo, se stessa, gli altri e non dare tregua a nessuno.
Volevo scrivere di individualismo, di egoismo, di frustrazione, di sopravvivenza alle inezie della vita, ai furti piccoli, alle amicizie deluse, ai primi amori non capiti. Volevo rovesciare i romanzi di prima, in cui parlavo di Storia, di eserciti, di politica, di colpe dei potenti. Ora avevo davanti solo una ragazzina dai capelli rossi, le sue gambe secche, i suoi occhi fiammeggianti e la sua maglietta con sopra la Esse di Superman.
Non so fin dove sono riuscita nel mio intento, nel mio tentativo di rivoluzione personale, ma sono grata a me stessa per aver tentato.
Ho capito che ho bisogno di variare con la scrittura, di non essere certa di me stessa, di misurarmi con quello che non capisco, che mi addolora, che mi sfugge e non so gestire.
Ora mi sento pronta a propormi ogni volta nel modo che sentirò più vicino e giusto per me, dopo questo libro, se avrò occasione, nei prossimi anni rimescolerò ancora le mie carte, giocherò, mi distruggerò e continuerò a crescere.
Ho imparato che i luoghi più insicuri, quelli che nascondono i mostri, sono anche quelli più fertili, dove scorrono le acque dei fiumi carsici, il cibo che non ti aspetti, le correnti che dalla superficie non avresti mai notato.

(Riproduzione riservata)

© Giulia Caminito

L’acqua del lago non è mai dolce

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La scheda del libro: “L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito (Bompiani)

Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

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Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40).

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[ORAZIO LABBATE con “Spirdu” (Italo Svevo) e “Gli States di Stephen King” (Perrone) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8841 2021-09-07T11:08:23Z 2021-08-31T16:39:13Z ORAZIO LABBATE con “Spirdu” (Italo Svevo) e “Gli States di Stephen King” (Perrone), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: lo scrittore Orazio Labbate.
Con Orazio Labbate discutiamo dei suoi due nuovi volumi: un romanzo e un saggio. Il romanzo si intitola “Spirdu” (ed è pubblicato da Italo Svevo edizioni), il saggio si intitola “Gli States di Stephen King” (ed è pubblicato da Perrone nella collana “Passaggi di Dogana”).

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La scheda del libro: Spirdu” di Orazio Labbate (Italo Svevo edizioni)

A Falconara, zona marittima di Butera, il giovane esorcista Jedediah Faluci spossessa i contadini indemoniati nell’ex macelleria del paese. Dall’altra parte del mondo, a Milton, in West Virginia, la detective Kathrine Pancamo dà la caccia a un sanguinario serial killer che semina terrore nelle chiese della contea. Due solitudini incolmabili, quelle di Jedediah e di Kathrine, due destini opposti e dolorosi che si incontreranno in una Sicilia dell’orrore per confrontarsi insieme con l’essenza del male e della paura.
Con Spirdu, Orazio Labbate porta a compimento un horror filosofico che si ispira alla metafisica di William T. Vollmann e alla “letteratura del disgusto” di Thomas Bernhard, dove italiano e siciliano si cesellano in una lingua mistica, feroce, fitta di neologismi ed ebbra di suoni.

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La scheda del libro: “Gli States di Stephen King” di Orazio Labbate (Perrone)

Il viaggio attraverso i mondi di Stephen King è declinato secondo una natura letteraria unitamente triplice. La prima natura si muove secondo il cammino indagatorio e malinconico, di storpiamento descrittivo, eseguito dalle norme narrative di La luce e il lutto di Gesualdo Bufalino. La seconda si sostanzia nella peregrinazione letteraria di matrice metafisica, che cova una tensione trasformativa del reale fino al demoniaco, avanzata da K. di Roberto Calasso. La terza, quindi l’ultima, si raccoglie per mezzo della brevità stilistica, acuminata, proposta dal flusso questionante sul bene e sul male, di Austerlitz di W. G. Sebald. Un viaggio, dunque, accudito da questa trinitaria ispirazione che vuole sovvertire (e intanto assentire) alle geografie orrorifiche delle opere più significative – secondo tali prospettive – del re dell’horror moderno. Un incubo filosofico, in definitiva, al di là dello spazio e del tempo, una demonologia della e nella scrittura.

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Orazio Labbate è nato a Mazzarino nel 1985, ma ha vissuto sin dall’infanzia a Butera. Definito dalla critica il fondatore del Gotico siciliano, ha pubblicato i romanzi Lo Scuru (Tunué,2014) e Suttaterra ( Tunué, 2017), la raccolta di racconti Stelle Ossee (LiberAria, 2017) e i due volumi Piccola enciclopedia dei mostri (24 Ore Cultura, 2016) e Atlante del mistero (Centauria, 2018). Suoi racconti, tradotti da Anne Milano Appel, sono apparsi sulle riviste letterarie statunitensi «PEN America», «Guernica» e «The Shoutflower».

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

CLOUDWARMER – Pandemic Diary, Day Whatever
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

Canzoniere Grecanico Salentino – Beddhu Stanotte
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 15 luglio al 23 agosto 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8839 2021-09-10T17:07:46Z 2021-08-24T17:30:18Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 15 luglio al 23 agosto 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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LA MANO di Georges Simenon (recensione)

Premio John Fante Opera Prima 2021: vince Marcello Dòmini

OMAGGIO A GAIA SERVADIO

PREMIO VITTORINI 2021: il programma

EMERGENZA AFGHANISTAN: cosa possiamo fare?

In anteprima a Venezia, il nuovo ‘piccolo’ film di Elisabetta Sgarbi (sulle note di “La nave sul monte” degli Extraliscio)

Premio Nazionale “Portopalo – Più a Sud di Tunisi” 2021

IL MIRACOLO DELLA MADONNA DELLE LACRIME DI SIRACUSA IN UN FUMETTO

L’UOMO CHE VENDETTE IL MONDO di Alessandro Galano: incontro con l’autore

LORO di Roberto Cotroneo (recensione)

SALÌBER FEST 2021: la prima edizione del festival del libro nella città di Salemi

MARIA CHE DANZA SULLE ANTENNE DI UN CALABRONE di Alberto Coco: incontro con l’autore

ADDIO A PIERA DEGLI ESPOSTI

BUON FERRAGOSTO 2021 (e buona prosecuzione di vacanze da Letteratitudine)

ADDIO A GINO STRADA

Sarà Claudia Durastanti la nuova curatrice de La Tartaruga

LA MILANESIANA, la Mostra “Mario Cavaglieri” a Venezia e “Ecce Caravaggio” di Vittorio Sgarbi

Premio Caccuri 2021: Dacia Maraini, Gaetano Savatteri, Adriana Pannitteri

EUROPA ROMANZA. SETTE STORIE LINGUISTICHE di Lorenzo Tomasin (intervista)

JOHN FANTE FESTIVAL 2021: dal 19 al 22 agosto

PREMIO NOTOCULTURA 2021: a Mario Andreose, Roberto Andò e Donatella Finocchiaro

UNA SPIA TRA LE RIGHE di Salvatore Silvano Nigro (recensione)

CLASSIFICA: dal 26 luglio all’1 agosto – questa settimana segnaliamo “Bobi” di Roberto Calasso (Adelphi)

LA CITTÀ NERA e UNA RAGGIANTE CATANIA di Domenico Trischitta (intervista)

ADDIO AD ANTONIO PENNACCHI

NAXOSLEGGE 2021: CULTURA/Editoria/Archeologia: tra gli scavi della prima polis greca d’occidente

PIETRE D’INCANTO di Antonio Calbi (recensione)

CONVERSARI di Alfonso Guida (poesia)

VOGLIA DI LIBRI di Mario Andreose (La nave di Teseo) – Andreose vince il premio NotoCultura per l’editoria

ADDIO A ROBERTO CALASSO

CLASSIFICA: dal 19 al 25 luglio – questa settimana segnaliamo “Le vite nascoste dei colori” di Laura Imai Messina (Einaudi)

DAREIDE di Ippolita Luzzo (pezzi su Domenico Dara dal regno della litweb)

GLI AMANTI SOMMERSI di Mattia Conti: incontro con l’autore

AUTORI SOTTO LE STELLE 2021

LA GUERRA. PRIMA FAMIGLIA di Pietro Valsecchi (recensione e intervista)

A DANIELE DEL GIUDICE IL PREMIO FONDAZIONE IL CAMPIELLO

LETTERATURE Festival Internazionale di Roma: grande successo per la XX edizione

XV Premio Nazionale Teatrale “Angelo Musco”: Premio Speciale all’attore Gino Astorina, Premio Cultura allo scrittore Massimo Maugeri

CAPALBIO LIBRI 2021

BUONA ESTATE

PAOLO BORSELLINO, anno 2021 (per non dimenticare)

VIRITÀ di Giusy Sciacca (recensione)

CLASSIFICA: dal 5 all’11 luglio – questa settimana segnaliamo “Una Sirena a Settembre” di Maurizio de Giovanni (Einaudi)

RIME DI RABBIA di Bruno Tognolini


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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[BUONA ESTATE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8835 2021-08-04T08:10:50Z 2021-07-20T04:37:26Z LetteratitudineBlog va in pausa estiva. Vi auguriamo buona prosecuzione di vacanze (per chi è già in vacanza) e buone letture. E continuate a seguirci su LetteratitudineNews

Buona estate da Letteratitudine

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[PER PAOLO BORSELLINO]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=2320 2021-07-15T16:37:08Z 2021-07-19T05:00:01Z BorsellinoIN MEMORIA DI PAOLO BORSELLINO

Il 19 luglio del 1992, moriva Paolo Borsellino. Dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, si era recato insieme alla sua scorta in via D’Amelio, dove viveva sua madre.

Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell’abitazione, con circa 100 kg di esplosivo a bordo, deflagrò al passaggio del giudice, uccidendo anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu Antonino Vullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta.

In memoria e onore di Paolo Borsellino – eroe italiano e vittima della mafia – dedichiamo questo spazio di Letteratitudine, rimettendo in primo piano questo post pubblicato originariamente nel 2010 e dedicato alla sua figura.

All’interno del post, in cui ragionavamo anche sul senso e sul valore della memoria, c’è un bel racconto della scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono.

Massimo Maugeri


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FUOCHI D’ARTIFICIO

di Simona Lo Iacono

I pochi gesti che compio stamattina non hanno niente a che fare col buio. Sono gesti intagliati in un sole che assorbe tutto.
Apro il balcone mentre alle mie spalle lei dorme ancora. Conosco la piega che prende il lenzuolo tra i due seni, l’arsura che le si incolla sulle gambe e le fa spostare il ginocchio in su. Non ha mai saputo che la osservo per ore mentre dorme, e neanche i miei figli lo sanno, perché il sonno è un segreto che può violare solo chi ama, ma di nascosto, senza farsene accorgere. Sarebbe come rubare l’anima mentre si acquatta e impigrisce, e io non ho mai saputo sottrarre niente a nessuno. Non ora, poi, che la notte è un nemico che mi inchioda solo poche ore, e insiste a trasformarsi in una veglia perpetua e piangente, che consumo bevendo caffè, lucidando i ricordi e assestando gli ultimi colpi a queste carte.
Nei primi tempi le impilavo ovunque, in spiaggia, tra le sdraio che lei ha sempre voluto di fronte, a specchio, per guardarmi lavorare. E in bagno, dove lasciavo che la sigaretta mi pencolasse consumandosi da sola, sbriciolando cenere e saliva. Poi, col tempo, ho preso a selezionare. Pochi documenti, scelti col fiuto di un presentimento.
Ma questa mattina non cederò ai presentimenti. Scenderò in mare con la barca. Slitterò piano sulle onde.
Il giornale lo comprerò prima. All’edicola sotto casa, da solo.
Non voglio che i ragazzi mi accompagnino. Fa caldo, ed è una bella domenica. Che stiano a letto ancora un’ora.
Citofoneranno alle nove, come al solito. E come al solito vedrò avvitarsi sulla mia ombra la loro, tesa come un legaccio.
Li osservo cingermi a cerchio, fare scudo sul niente.
La calma ci fa paura più di ogni altra cosa, più del traffico che esplode a mezzogiorno, o più dell’autostrada che cuoce imbrumandosi di un odore greve, di spazzatura.
A volte ne ridiamo. Fingiamo di essere sulla volante solo per gioco, o per una vacanza, dice qualcuno. E se la sirena urge sul cielo, ci cantiamo sopra, azzardiamo una barzelletta.
Siamo bravi a distrarre la morte.
Giovanni ci sapeva fare più di ogni altro. Non faceva scongiuri ma sosteneva con una punta di orgoglio che nessuno, ormai, muore così. Coi fuochi d’artificio che bombardano l’aria. E intanto accarezzava la borsa porta documenti, faceva schioccare la serratura con due dita. Salta in un secondo, diceva. Ma non rideva più.
La barca è pronta. Solo un giro nel porto ho detto, ma seguendo i gabbiani che si inarcano verso gli scogli. Voglio vederli planare.
Intanto a casa le melanzane friggono sull’olio. Lei sa rosolarle perfettamente, lasciando che la crosta che le circonda crocchi tra le labbra. Mi ama silenziosamente questa donna china sulla padella, che non chiede niente se non vedermi tornare.
La cingo da dietro e le bacio la nuca, i resti delle melanzane ancora tra i denti.
Vado a riposare, le dico, e nel sorriso che adesso copre coi capelli, leggo tutti questi anni. Ti sveglio alle quattro, risponde. E io sussulto. E’ come se contasse alla rovescia.
L’ultimo abbraccio glielo do sull’uscio di casa. I ragazzi già mi aspettano con la portiera aperta, le pistole d’ordinanza sotto le camicie estive.
Bacio di fretta anche i miei figli perché ultimamente so che il tempo è spigoloso, tende trappole e salta segnali.
E poi. Mia madre mi aspetta. Avrà messo la vestina nera, come la chiama lei. Le calze, anche se è luglio.
L’agente scelto mi dice: aspetti dottore, lei rimanga qui che citofono io.
Mia madre è pronta già da mezz’ora, e posso quasi vederla rispondere sì scendo, tremare un poco sulle gambe, sovrapporsi al viso di mia moglie, e dei miei figli, i loro occhi che inondano adesso questa macchina, le melanzane che ballano sull’olio, la barca che pedina gabbiani.
Allora è vero, era un conto alla rovescia, anche se non è come immaginavo, non è un boato, piuttosto un respiro lungo a scuoterci, e lapilli che infestano l’aria, e poi i balconi delle case, e l’agente scelto che viene spinto in avanti, mentre di tutto quello che credevo di ricordare non resta che questa stanchezza forse un po’ perplessa e triste, nomi, una data, un luogo, fuochi d’artificio, come diceva Giovanni.

Via D’Amelio, 19 Luglio 1992. Paolo Borsellino.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dall’1 al 14 luglio 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8833 2021-08-24T08:44:37Z 2021-07-14T18:52:18Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dall’1 al 14 luglio 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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ADDIO A LUISA ADORNO

SILVIA AVALLONE vince il Premio Benedetto Croce per la narrativa con il romanzo “Un’amicizia” (Rizzoli)

MORTE SUL VULCANO di Vincent Spasaro: incontro con l’autore

Premio letterario Città di Erice 2021: vince Tea Ranno

DATI EDITORIA – cresce il mercato del libro nel primo semestre dell’anno: + 44%

CASTROREALE MYSTERY FESTIVAL 2021: incontro con Cristina Marra

LETTERATURE Festival Internazionale di Roma 2021

Premio Nazionale Teatrale “Angelo Musco” di Milo 2021

EFFETTI COLLATERALI di Rosario Russo: intervista all’autore

PREMIO STREGA 2021: vince Emanuele Trevi con “Due vite” (Neri Pozza)

Alessandria, Lectio di Vittorio Sgarbi per la restaurazione della Chiesa di San Francesco, 13 luglio

TOKYO A MEZZANOTTE di Mia Another: incontro con l’autrice

CLASSIFICA: dal 28 giugno al 4 luglio – questa settimana segnaliamo “Tre” di Valérie Perrin (Edizioni E/O)

IL PUGILE RAGAZZO di Pier Luigi Amata: incontro con l’autore

PREMIO VITTORINI 2021: i finalisti

NEVE D’OTTOBRE di Angela Nanetti: intervista all’autrice

ADDIO A RAFFAELLA CARRÀ

PREMIO MONDELLO 2021: vincono Laura Forti, Giulio Mozzi, Alessio Torino, Lorenzo Tomasin

L’AVVENTURA di Giovanni Truppi (un estratto)

VOCI: i podcast de Il Saggiatore

PREMIO NEBBIAGIALLA 2021: I finalisti sezioni Romanzi e Racconti inediti

PREMIO VIAREGGIO–RÈPACI 2021: le terne dei finalisti

50 ANNI SENZA JIM MORRISON

CLASSIFICA: dal 21 al 27 giugno 2021 – questa settimana segnaliamo “La mano” di Georges Simenon (Adelphi)

Festival dal Mississippi al Po 2021

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[MOSTRO DEL PISOLINO di Lorena Dolci e Amalia Caratozzolo]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8831 2021-07-10T11:48:07Z 2021-07-10T11:45:50Z Mostro del pisolino - Lorena Dolci - copertinaIn questo nuovo post della rubrica “Giovanissima Letteratura” ci occupiamo dell’albo illustrato “Mostro del pisolino” di Lorena Dolci e Amalia Caratozzolo (Lunaria).

Abbiamo incontrato Lorena e Amalia per farci raccontare qualcosa del libro

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Sono due messinesi trapiantate altrove: l’autrice, Lorena Dolci, è un volto storico di Telecolor, emittente regionale siciliana, l’illustratrice, Amalia Caratozzolo, è disegnatrice del Corriere della Sera e autrice di un fortunato libro di satira.

Lorena e Amalia si rincontrano tra le pagine del loro primo progetto editoriale per l’infanzia: Mostro del Pisolino, un albo illustrato edito dalla casa editrice Lunaria Edizioni.

Un racconto liberatorio in cui la paura, frutto dell’immaginazione infantile, viene affrontata con coraggio, sciolta dall’affetto dell’abbraccio materno, ed allontanata dall’ironia. Potente l’impatto visivo delle grandi illustrazioni, sorprendenti, ironiche, pop, in cui i piccoli lettori possono abbandonarsi, immedesimarsi e ritrovarsi.

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di Lorena Dolci, autrice di “Mostro del pisolino”

Sapete dove vivono i Mostri? Non guardate sotto il letto: è già sparito! Nell’armadio non ce n’è traccia.  Eppure le case dei bambini sono popolate da mostri. Quante forme, dimensioni, colori possono avere?  Mostro del pisolino saltella tra le pagine del libro come tra gli arredi della casa, si dondola all’orologio, stravolgendo il ticchettio delle lancette e il moto del cuore.  Arriva la mamma e, come nel gioco delle belle statuine, si immobilizza e passa inosservato. Un, due, tre stella!
Può comparire all’improvviso, ovunque e in qualunque momento, ma soprattutto quando ci sentiamo soli, senza punti di riferimento. E così che le paure di solito confinate al momento della notte, spuntano anche in pieno giorno.  La mamma va a fare un riposino (eppure ha un contratto h24! ) e Mostro diventa sempre più grande, minaccioso, un pericolo incombente.  Ed è proprio in questo momento di quotidiana solitudine che tutte le paure escono fuori incontrollabili. I due antagonisti si fronteggiano a distanza. Il bimbo dovrà provare a sconfiggere il suo mostro da solo. Ce la farà?
Il nostro eroe prova ad affrontarlo in un’altalena di emozioni, dalla spavalderia incosciente, alla ritirata fifona, tipica dei bambini, rivendicando con stizza l’attenzione che la mamma gli nega. La paura che paralizza corpo e pensieri, invade l’animo e “gonfia” il mostro come un palloncino.
Una storia di vita quotidiana tra le mura di casa, dove si mette in scena con ironia l’ansia del distacco.  Il pisolino rappresenta un momento di “sospensione” della maternità che mette in pausa la cura del bambino, un momento di assenza/presenza che innesca un assaggio di autonomia. Una metafora che racconta l’evoluzione della crescita e la conquista dell’indipendenza adulta.
Ma l’autonomia è un percorso lungo e faticoso, non sempre è facile sconfiggere i mostri da soli, l’importante è che i nostri piccoli eroi e le nostre piccole eroine abbiamo sempre adulti di riferimento pronti a gratificare i loro sforzi e ad accoglierli.
Ognuno “vede”  il proprio mostro, adulti e piccini. A scuola invitiamo i bimbi a scrivere la paura “più paurosa” di tutte. Un piccolo laboratorio per  far prendere forma e vita alle angosce più profonde: oltre alla carrellata tipica di mostri, zombi, assassini, serpenti e vampiri, da quei biglietti esce un universo oscuro e variegato:  il diavolo, morire all’improvviso, ho paura della mamma, della sorellina, dei bulli.
Già scrivere le paure vuol dire tirarle fuori, dargli nome e forma.  Affrontare, convivere, imparare ad abbracciare i nostri limiti significa uscire da quell’angoscia che ci paralizza e ci blocca a qualsiasi età. Insomma, vivere più sereni.
Dove, quando e quanto vivono i mostri? Il termpo del pisolino è un tempo dilatato che ci invita a riflettere sulla percezione del tempo, proprio e degli altri, sui momenti della giornata, sul ritmo che accompagna le nostre quotidianità, e quei rituali familiari, così rassicuranti per i piccoli. C’è un tempo per ogni cosa e ogni cosa ha il suo tempo.
Nell’ultima pagina non trovate scritto: “E vissero per sempre felici e contenti”. Il nostro finale è un abbraccio liberatorio, il contatto fisico, la relazione che ci rende vivi ed umani, esseri sociali con la nostra potenza e le nostre debolezze.  Il calore dell’abbraccio è un superpotere sempre pronto a sconfiggere il senso di solitudine.
Se vogliamo tradurlo in “favolese”, vissero felici e contenti tutti ma proprio tutti: il bimbo, i genitori e persino il mostriciattolo che fa capolino dietro di loro.
Perchè certi mostri non si sconfiggono una volta per tutte, bisogna imparare a conviverci e magari alla fine riuscire a farci amicizia.

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Incontro con Amalia Caratozzolo. AmaliaC, l’illustratrice.

-Amalia, raccontaci qualcosa su queste tue illustrazioni…
È la prima volta che illustro un libro per i più piccoli e mi sono divertita un sacco! Ho lavorato tanto nel mondo dell’editoria: per quotidiani, riviste e molte case editrici, ma è la primissima volta che mi confronto con un libro per i più piccoli. Mostro del pisolino nasce da un’idea di Lorena Dolci, e dal suo testo nascono le mie illustrazioni.
Il mio approccio nell’illustrare questo libro, è stato lo stesso di sempre: alla base di tutto per me c’è il divertimento. E il testo di Lorena, da questo punto di vista, è stato molto stimolante.
Per me l’ispirazione rimane il testo, perché l’ illustrazione è intrinsecamente legata al testo in maniera armonica. Il testo è una grande ricchezza, io cerco di essere il più possibile attinente. E’ quello che stimola la fantasia. Dalle parole, poi  bambino e Mostro prendono forma.
La tecnica che ho utilizzato è quella dell’illustrazione digitale, la stessa adoperata per i lavori destinati ai quotidiani e al mondo dell’editoria in generale. Il libro ha una forte predominante di blu, un colore che uso molto spesso, e che nel tempo è diventato un tratto distintivo del mio stile. Mi sono occupata anche della grafica e dell’impaginazione di Mostro, che con il prezioso editing di Lunaria Edizioni ha preso forma. Insomma, un vero e proprio lavoro di squadra! E quando si tratta di libri illustrati, la sfida è proprio quella di creare un magico equilibrio tra testo, illustrazioni e grafica. E dal mio punto di vista abbiamo fatto un ottimo lavoro!

-Da piccola ti piacevano le “storie di paura”?
Mi piacevano da piccola e mi piacciono anche ora, sono un’appassionata di horror. Credo che ai bambini piaccia quel brivido perché sono attirati dal mistero, dalle emozioni nuove legate all’ignoto. Già da piccola ero una bimba molto curiosa, poi ricordo quando ho conosciuto il primo albo di Dylan Dog è stata amore immediato. L’attrazione verso la paura che avevo da bambina e che ho anche adesso da adulta, è un modo per esorcizzare le mie paure, e questo vale anche per i più piccoli.

-Nella pagina in cui rappresenti “tutte le paure” hai racchiuso i principali spauracchi dei bambini. Ritieni che siano ancora attuali?
Gli elementi che ho scelto sono elementi riconoscibili a tutti, un po’ dei cliché, perché la mia è un’illustrazione concettulae, cerco di evocare l’idea che c’è dietro, quindi i vampiri, gli assassini o i pipistrelli evocano immediatamente la sensazione di paura. Credo che le angosce  che terrorizzano i bambini siano sempre le stesse. Magari meno concrete, paura emotiva dell’abbandono, della perdita, paure più inconsce. Siamo nel terreno delle emozioni, e io personalmente non vedo l’ora di sapere che emozione hanno provato i bambini leggendo il nostro libro.

-Le tue immagini richiamano un’atmosfera anni ’50. Perché questa scelta?
Da una parte ritengo che esalti l’illustrazione concettuale, richiamando la figura del Bambino per antonomasia, e poi mi piace quel gusto estetico un po’ vintage.

-Qual è la tavola che ti piace di più?
Non saprei scegliere perché sono soddisfatta del libro al 100% quindi direi che mi piace tutto, forse c’è qualche tavola a cui sono più affezionata. Ad esempio proprio quella che rappresenta tutte le paure  mi piace molto e anche quando si racconta di  Mostro  che si mimetizza tra gli arredi della casa mentre la mamma fa le faccende. Ma il libro mi piace tutto e trovo che abbia un equilibrio perfetto.

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La scheda del libro: “Mostro del pisolino” di Lorena Dolci e Amalia Caratozzolo (Lunaria)

Una storia di audacia quotidiana in cui ogni bambino può rispecchiarsi, dedicata a tutti quei giovani eroi ed eroine che si trovano ad affrontare da soli piccole e grandi avventure, a volte senza neanche dover andare troppo lontano, perché le paure più spaventose si annidano nei posti più impensati, pure tra le mura di casa.  Uno strumento utile anche per gli adulti per parlare ai più piccoli della paura che in questi ultimi tempi entra un po’ in tutte le nostre case a causa della pandemia. Un libro che per la sua ironia e musicalità è bello da leggere ad alta voce, ma che è altrettanto adatto per essere sfogliato silenziosamente, per ritrovarsi tra le sue grandi pagine blu e gialle.

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Lorena Dolci è nata a Messina nel 1967. È giornalista e scrittrice, vive e lavora a Catania. Conduttrice storica dell’emittente televisiva Telecolor, ha collaborato anche con i quotidiani la Repubblica e l’Unità. Da sempre indecisa tra la pagina scritta e le immagini televisive, nel frattempo prende una laurea in Giurisprudenza (mai appesa). Negli anni ha scritto il film “Senso Unico”, il libro “Evelina e Marcelino”, un libro con un pentito che non ha visto la luce, ha tradotto dall’inglese per Mondadori il libro per ragazzi “La Grande Avventura” ed ha scritto una serie documentaria. L’ultima passione: la cura dei Beni culturali. Mostro del Pisolino è il suo primo libro per bambini, pensato in quella fase complicata e meravigliosa che si snoda tra gli ultimi pannolini e la prima playstation di suo figlio.

Amalia Caratozzolo (AmaliaC) è nata a Messina nel 1983. È illustratrice e scrittrice, vive a lavora a Roma. Si è diplomata nel 2004 in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics, e nel 2007 in Illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Roma, dove ha insegnato Incisione su linoleum dal 2010 al 2017. Dal 2013, è illustratrice per il “Corriere della Sera” e “La Lettura”. Nel 2020 pubblica per Baldini+Castoldi il libro di satira illustrato “Pene d’amore, manuale illustrato di sopravvivenza agli ex”, con la prefazione di Selvaggia Lucarelli, di cui cura testi ed illustrazioni. Ha lavorato per numerose case editrici e testate giornalistiche come Castelvecchi Editore, Edizioni Anicia, Elliot Edizioni, Guanda Editore, Human Foundation, Il Fatto Quotidiano, La Stampa, Rossoventisette ArteContemporanea, Walk In.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[EMANUELE TREVI VINCE IL PREMIO STREGA 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8828 2021-07-14T18:52:31Z 2021-07-08T22:17:49Z Premio Strega 2021EMANUELE TREVI con “Due Vite” (Neri Pozza) vince l’edizione 2021 del Premio Strega. La premiazione si è svolta nella serata di giovedì 8 luglio, con diretta a partire dalle ore 23 su Rai Tre. Approfondimenti su LetteratitudineNews (con il video con i momenti salienti della premiazione)

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Di seguito, proponiamo l’intervista a Emanuele Trevi (in conversazione con Massimo Maugeri) rilasciata nell’ambito del programma radiofonico di Letteratitudine trasmesso su Radio Polis

(articolo in aggiornamento)

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EMANUELE TREVI con “Due vite” (Neri Pozza), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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La scheda del libro: “Due vite” di Emanuele Trevi (Neri Pozza)

Rocco Carbone nasce a Reggio Calabria nel febbraio del 1962, ma una buona parte della sua infanzia la trascorre in un piccolo paese dell’Aspromonte, Cosoleto: un posto di gente dura, taciturna, incline a una rigorosa amarezza di vedute sulla vita e sulla morte. Emanuele Trevi lo conosce nell’inverno del 1983, quando è arrivato a Roma da poco tempo e si è iscritto a Lettere. Parlare della vita di Rocco, per Trevi, significa necessariamente parlare della sua infelicità, ammettere che faceva parte di quella schiera predestinata dei nati sotto Saturno, tratteggiarne la personalità bipolare e a tratti sadica, il carattere spigoloso, la natura lucida e sintetica dell’opera. Pia Pera cresce a Lucca in una famiglia colta, originale ed eccentrica. Poco più che adolescente lascia la città toscana e studia Filosofia all’università di Torino. Dopo un dottorato in storia russa alla University of London inizia a insegnare letteratura russa all’Università di Trento, ma poi, delusa dall’ambiente, lascia perdere ogni ambizione accademica e decide di occuparsi di un fondo abbandonato a San Lorenzo, dedicandosi alla cura del giardino. Quando Trevi la incontra, Pia è una trentenne spavalda e maldestra, brillante, anticonformista e generosa. Ma già possiede quella leggerezza e quella grazia di chi, mentre la malattia costringe alla resistenza continua, sa correre sempre in avanti, verso l’altrove. Tratteggiando, con affetto, le vite dei due amici, Emanuele Trevi persegue una ricerca narrativa fondata sulla memoria e, al contempo, rende un sentito omaggio a due talentuosi scrittori italiani.

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Emanuele Trevi è nato a Roma nel 1964. Collabora al Corriere della Sera e al manifesto. Tra le sue opere: I cani del nulla (Einaudi, 2003), Senza verso. Un’estate a Roma (Laterza, 2004), Il libro della gioia perpetua (Rizzoli, 2010), Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie, 2012), Il popolo di legno (Einaudi, 2015) e Sogni e favole (Ponte alle Grazie, 2019).

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Queste le tappe dello Strega Tour che ospiteranno Emanuele Trevi, in quanto vincitore della LXXV edizione del Premio: 10 luglio, Il Libro Possibile, Polignano; dal 15 al 18 luglio, Festival Armonia del Salento, Alessano, insieme alla dozzina; 23 luglio, Festival Letterature, Roma; 29 luglio, Una montagna di Libri, Cortina d’Ampezzo; 30 luglio, Marciana Marina, Elba; 26 agosto, Benevento Città Spettacolo, Benevento; 27 agosto, La città dei lettori, Firenze; 28 agosto, Festival delle Emozioni, Terracina.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[PREMIO STREGA 2021: stasera la finale (lo speciale di Letteratitudine)]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8826 2021-07-08T14:31:05Z 2021-07-08T11:20:20Z Premio Strega 2021Stasera, giovedì 8 luglio, ore 23, in diretta su Rai Tre: serata finale e annuncio del vincitore del Premio Strega 2021

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Stasera, dunque, sapremo quale sarà il libro vincitore della LXXV edizione del Premio Strega (e il nome del vincitore o della vincitrice).

immagine per I finalisti del Premio Strega 2021 e il vincitore del Premio Strega Giovani 2021

Lo scorso 10 giugno, nel Teatro Romano di Benevento, sono stati annunciati gli autori finalisti (cliccando sui link si accede alle puntate radiofoniche di Letteratitudine con le interviste ai cinque finalisti):

Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli)

Edith Bruck, Il pane perduto (La Nave di Teseo)

Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani)

Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud (Einaudi)

Emanuele Trevi, Due vite (Neri Pozza)

Il totale dei voti espressi il 10 giugno aveva determinato i finalisti alla LXXV edizione del premio (con i seguenti voti)

  • Emanuele Trevi, Due Vite (Neri Pozza) con 256 voti
  • Edith Bruck, Il pane perduto (La Nave di Teseo) con 221 voti
  • Donatella Di Pietrantonio, Borgo sud (Einaudi) con 220 voti
  • Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) con 215 voti
  • Andrea Bajani, Il libro delle case (Feltrinelli) con 203 voti

L’annuncio del vincitore o della vincitrice del Premio Strega 2021 avrà dunque luogo stasera giovedì 8 luglio, come di consueto al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, e sarà trasmesso in diretta televisiva da Rai Tre, per la conduzione di Geppi Cucciari.

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Intanto ieri, al Giardino di Monk, si è svolta la quinta edizione dello Strega OFF. I finalisti sono stati coinvolti in una chiacchierata informale, moderati dalla giornalista Simonetta Sciandivasci. Come da tradizione si è brindato con cocktail speciali al sapore di Strega e le sonorizzazioni dei DJ Popslut e Madame Tutù. Durante la serata, presentata da Carmen Maffione, il pubblico ha votato il proprio favorito tra i libri della cinquina finalista, e le preferenze del pubblico (insieme a quelle di riviste letterarie selezionate) hanno formato il voto di Strega OFF, uno dei voti collettivi ufficiali che contribuiscono a eleggere il vincitore del Premio Strega. Il Premio Strega Off 2021 è andato a Giulia Caminito con L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani).

Queste infine le tappe dello Strega Tour che ospiteranno la vincitrice o il vincitore della LXXV edizione del Premio: 10 luglio, Il Libro Possibile, Polignano; dal 15 al 18 luglio, Festival Armonia del Salento, Alessano, insieme alla dozzina; 23 luglio, Festival Letterature, Roma; 29 luglio, Una montagna di Libri, Cortina d’Ampezzo; 30 luglio, Marciana Marina, Elba; 26 agosto, Benevento Città Spettacolo, Benevento; 27 agosto, La città dei lettori, Firenze; 28 agosto, Festival delle Emozioni, Terracina.

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[GIULIA CAMINITO con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8823 2021-09-05T19:43:22Z 2021-07-08T05:00:53Z GIULIA CAMINITO con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: la scrittrice Giulia Caminito.
Con Giulia Caminito abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani): finalista al Premio Strega 2021 e vincitore del Premio Selezione Campiello 2021.

[Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: GIULIA CAMINITO racconta L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE (Bompiani)]

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La scheda del libro: “L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito (Bompiani)

Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

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Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40). Questo suo nuovo romanzo, “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani), è tra i cinque finalisti dell’edizione 2021 del Premio Strega (e ha vinto lo Strega Off). Ha anche vinto il Premio Selezione Campiello e concorrerà per il cosiddetto Premio SuperCampiello di quest’anno.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

Latché Swing – Swing 39
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/fr/

Fog Lake – Little black balloon
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[RICHARD JEWELL di Clint Eastwood]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8819 2021-07-05T13:13:46Z 2021-07-05T13:13:46Z Nuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

In questa puntata ci occupiamo di Richard Jewell: film del 2019 diretto da Clint Eastwood e basato, appunto, sulla storia della guardia Richard Jewell.

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Richard Jewell

di Alessandra Montesanto

E’ un vecchio saggio, Clint Eastwood: lunga vita e lunga carriera come attore, regista e sceneggiatore può permettersi di guardare in faccia la realtà americana – che ha attraversato in tutte le sue sfaccettature, anche dal punto di vista delle opinioni politiche – e di criticarla con la lucida ferocia di chi ha visto e conosciuto tanto.
La sua ultima pellicola si intitola Richard Jewell, dalle generalità del protagonista la cui vicenda reale risale al 1996, anno in cui ad Atlanta si disputano i Giochi Olimpici. Richard è un trentenne sovrappeso, poco smart, fortemente legato alla propria madre – con cui vive – e al suo mestiere di sorvegliante. Durante un raduno per la competizione sportiva al Centennial Park della sua città, l’uomo vede uno zaino sospetto, abbandonato sotto una panchina, e fa partire i protocolli per la messa in sicurezza dell’area, scongiurando una strage. Ma proprio  a causa del suo aspetto bonario, un po’ eccentrico (agli occhi degli omologati), Richard diventa il principale sopettato per l’FBI ed entra, così, in una spirale di sospetti, accuse, minacce e paura.
Vive un momento di forte celebrità, grazie a questo suo atto eroico, lui che fino a poco tempo prima studiava attentamente il codice penale, era appassionato di armi da caccia e videogames, ed era convinto di essere un ottimo tutore dell’ordine per la sua devozioe assoluta al senso del dovere, spinto a questo dal cocente desiderio di diventare poliziotto: insomma, l’emblema dell’Americano medio. Proprio queste sue caratteristiche lo fanno rientrare nel profilo del cittadino ottuso, maniacale e frustrato che farebbe di tutto per quell’attimo di gloria, anche diventare un attentatore solitario.


Ancora una volta Eastwood decide da che parte stare e, ancora una volta, si pone dalla parte del debole: un uomo comune, quasi patetico nel suo essere ingenuo e fiducioso, un “anima candida”, come le definiva Voltaire. Ma un’anima candida cresciuta nell’America profonda, quella della provincia (e non solo), cinica, senza scrupoli, inebetita dalle notizie mainstream, dagli spot pubblicitari e da una comunicazione politica manipolatoria. Il mondo di Richard è composto da una madre in là con l’età, da un amico disoccupato e, a seguire, da un avvocato di poco successo accompagnato da una segretaria-fidanzata di origine russa (e qui sta l’ironia e l’accenno interculturale del plot). Ancora una volta si parla di anti-eroi, quindi.
Trascorrono ben sei anni di persequisizioni, interrogatori estenuanti, ricerca delle prove e vediamo inquadrato un tizio obeso che mangia una ciambella, seduto al tavolo di un diner che crolla psicologicamente ma poco dopo, presso una stazione di Polizia, lo ritroviamo con la divisa tanto agognata: Richard viene a sapere dal suo avvocato che il vero attentatore è stato catturato. Richard è stato prosciolto da ogni accusa (e morirà un paio di anni dopo la notizia a causa di un infarto dovuto al suo pessimo regime alimentare).
Da una parte l’autorità, dall’altra i cittadini, più o meno professionisti e inseriti nel tessuto sociale; Richard applica alla lettera il protocollo di sicurezza, il suo avvocato – senza clienti perchè un altro personaggio anti-sistema – non impronta un’aggressiva strategia di difesa, la madre rimane sconvolta dal fatto che le abbiano perquisito anche i contenitori per il cibo: l’FBI troneggia, invece, in tutta la sua arroganza e superificialità dettata dalla fretta di voler chiudere il caso e dai pregiudizi. Giustizia cieca, quella di uno Stato preopotente, che delle persone mediocri fa carne da macello invece di curarne le fragilità umane ed esistenziali, tema questo ricorrente nella Cinematografia del cineasta: ricordiamo American sniper, Sully, Attacco al treno, Gran Torino, per citare solo alcuni esempi.
La regia ipercontrollata, il montaggio classico (ricordiamo l’alternanza tra le ricerche dell’avvocato  e la corsa da record mondiale di Michael Johnson, lui sì che si riscatta con la partecipazione alla gara dei 200 metri!) fanno di Richard Jewell un film da manuale, che non perde però la capacità di emozionare, anzi di indignare chi è ancora in grado di farlo.
Non da meno, in quanto a supponenza, sono gli esponenti dei mass-media e della Cultura, come il giornalista e il rettore universitario che dovrebbero essere in grado di approfondire i fatti e cercare la verità e invece fanno parte dello stesso girone economico-politico-sociale che appiattisce la coscienza. “Look at you”, “Guardati”, dice Bryant Watson a Richard dopo tanto tempo da quella grave disavventura legale: non lasciare che lo sguardo impietoso cada su di te e ti giudichi, ma osservati per quello che sei diventato e impara ad amarti. Grazie Clint, ancora una volta.

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Il trailer ufficiale di “Richard Jewell”


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Credo che sia molto importante, oggi, lavorare con le ragazze e i ragazzi e, per questo, propongo, per le scuole, laboratori anche in Dad di Cinematografia, sul linguaggio filmico e sui temi che, di volta in volta, si vorranno affrontare.

Alessandra Montesanto: (lale.monte@gmail.comperidirittiumani.com)

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 17 al 30 giugno 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8817 2021-07-14T18:48:22Z 2021-06-30T11:03:54Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 17 al 30 giugno 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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LA PROFEZIA DELLE PAGINE PERDUTE di Marcello Simoni (intervista all’autore)

CUORE DI RABBIA di Marina Visentin: incontro con l’autrice

CON L’ARTE E CON L’INGANNO di Valeria Corciolani: incontro con l’autrice

QUANDO LE MONTAGNE CANTANO di Phan Que Mai Nguyen

PREMIO GRIFO 2021

CLASSIFICA: dal 14 al 20 giugno 2021 – questa settimana segnaliamo “Vecchie conoscenze” di Antonio Manzini (Sellerio)

LA MUSICA PERDUTA di Antonio Mistretta (intervista)

SESSO PIÙ, SESSO MENO di Mario Fillioley (recensione)

LA COMBATTENTE di Stefania Nardini: incontro con l’autrice

Salone Internazionale del Libro di Torino 2021: VITA SUPERNOVA

EDITH BRUCK nuova Vicepresidente della Società Dante Alighieri

LE CONVERSAZIONI 2021

NUOVI MONDI FESTIVAL 2021

BOOKCITY 2021: i consumi culturali ai tempi di Covid-19

MEDITERRANEO di Gianluca Barbera: incontro con l’autore

CLASSIFICA: dal 7 al 13 giugno 2021 – questa settimana segnaliamo “Il suo freddo pianto. Un caso per Manrico Spinori” di Giancarlo De Cataldo (Einaudi)

A TAORMINA NASCE IL “MANIFESTO DEI PATTI PER LA LETTURA”

AL VIA LA NONA EDIZIONE DI SALERNO LETTERATURA

MODENA BUK FESTIVAL 2021

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[NASTRI D’ARGENTO 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8821 2021-07-05T13:58:07Z 2021-06-23T05:00:04Z Dedichiamo questa nuova puntata di Letteratitudine Cinema ai Nastri d’Argento 2021 (clicca sull’immagine per accedere allo speciale YouTube)

https://64.media.tumblr.com/0ea287edd5c89e7123b6b546c8ba085b/a3a851097ee6c24e-a6/s2048x3072/f3319a358025a6c020085c32842b4fd7dc446bc7.jpg

La 76ª edizione dei Nastri d’argento si è svolta il 22 giugno 2021 presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
Rispetto alle edizioni precedenti il premio al miglior produttore viene associato ai film in competizione come migliore opera e commedia. In conseguenza alle limitazioni imposte dalla Pandemia di COVID-19 in Italia diverse sono le produzioni uscite in piattaforma e televisione.

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Vincitori e candidati

I vincitori sono indicati in grassetto, a seguire gli altri candidati.

Miglior film

Miglior regista

Miglior regista esordiente

Miglior film commedia

Miglior soggetto

Migliore sceneggiatura

Migliore attore protagonista

Migliore attrice protagonista

Migliore attore non protagonista

Migliore attrice non protagonista

Migliore attore in un film commedia

Migliore attrice in un film commedia

Migliore fotografia

Migliore scenografia

Migliori costumi

Migliore montaggio

Migliore sonoro in presa diretta

Migliore colonna sonora

Migliore canzone originale

Premi speciali

Nastro di platino

Nastro speciale 75

Cameo dell’anno

Nastro d’argento europeo

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[MASSIMO CARLOTTO con “E verrà un altro inverno” (Rizzoli) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8814 2021-07-08T08:57:26Z 2021-06-18T14:14:01Z MASSIMO CARLOTTO con “E verrà un altro inverno” (Rizzoli), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: lo scrittore Massimo Carlotto.
Con Massimo Carlotto abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato “E verrà un altro inverno” (Rizzoli).

Nella parte finale della conversazione abbiamo discusso della serie Tv dedicata all’Alligatore (suo personaggio seriale).

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La scheda del libro: “E verrà un altro inverno” di Massimo Carlotto (Rizzoli)

Bruno Manera e Federica Pesenti sembrano una coppia felice. Lui è un ricco cinquantenne, lei di anni ne ha trentacinque ed è l’erede di una dinastia di imprenditori della “valle”, operoso distretto del Settentrione dove dominano i maggiorenti, l’élite dei capitani d’industria che ha costruito l’ordine del duro lavoro per tanti, del profitto per pochi e delle menzogne per tutti. Su insistenza di Federica, Bruno accetta di trasferirsi in paese, varcando la frontiera invisibile della provincia profonda. Ma quando Manera comincia a subire una serie di gravi atti intimidatori, la situazione precipita. Ad aiutarlo c’è solo Manlio Giavazzi, un vigilante dalla vita sfortunata, convinto che certe faccende vadano risolte tra paesani. Poi il caso gioca un tiro mancino e in una girandola di fulminanti colpi di scena scivoliamo nelle pieghe di un mondo marcio – il nostro – in cui l’amicizia è il vincolo di un’associazione a delinquere, l’amore una speculazione, il matrimonio un campo di battaglia, la solidarietà tra conterranei un patto d’omertà e la famiglia una connection criminale. Massimo Carlotto strappa la maschera a personaggi avvelenati dagli inganni delle loro doppie vite, perché l’avversario è chi ti dorme accanto e il nemico è colui di cui ti fidi. Nel segno della fatalità sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all’enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.

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Massimo Carlotto è l’inventore della serie di Marco Buratti detto l’Alligatore. Ha scritto numerosi romanzi tra cui Arrivederci amore, ciao, L’oscura immensità della morte, Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane, La signora del martedì. Per Rizzoli ha pubblicato Il Turista e l’antologia Sbirre con Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

Latché Swing – Hungaria
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/fr/

K.I.R.K. – Back Home
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[LetteratitudineNews: dal 9 al 16 giugno 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8812 2021-06-30T12:12:09Z 2021-06-18T08:16:14Z letteratitudinenews(libri, fatti ed eventi)

dal 9 al 16 giugno 2021 (clicca sui link per aprire le pagine)

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PREMIO STREGA 2021: i cinque finalisti e il vincitore del Premio Strega Giovani

Edith Bruck vince il Premio Strega Giovani 2021

LE FURIE di Valerio Callieri: incontro con l’autore

UNA STRANA NEBBIA di Federico Zatti (intervista)

PREMIO VIAREGGIO – RÈPACI 2021: ad Annalena Benini il Premio Giornalistico e a Igiaba Scego il Premio Internazionale

PREMIO NEBBIAGIALLA 2021: i finalisti

PREMIO CALVINO 2021: vince Francesca Valente con “Altro nulla da segnalare. Storie di uccelli”

IL MISTERO DI CHINATOWN di Mario Mazzanti: incontro con l’autore

FRAGILITA’ di Luciano Manicardi

FRANCESCA SERAFINI VINCE IL PREMIO LA PROVINCIA IN GIALLO 2021

CLASSIFICA: dal 31 maggio al 6 giugno 2021 – questa settimana segnaliamo “Figlia della cenere” di Ilaria Tuti (Longanesi)

LA ZECCA ITALIANA CONIA UNA MONETA DEDICATA A GRAZIA DELEDDA NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

POSITANO RACCONTA 2021: prima edizione

LIBRI COME 2021

LA CITTÀ DEI LETTORI 2021

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[STEFANIA AUCI con “L’inverno dei Leoni. La saga dei Florio” (Nord) in radio a LETTERATITUDINE]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8809 2021-06-18T14:02:39Z 2021-06-10T12:35:35Z STEFANIA AUCI con “L’inverno dei Leoni. La saga dei Florio” (Nord), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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Ospite della puntata: la scrittrice Stefania Auci.
Con Stefania Auci abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato L’inverno dei Leoni. La saga dei Florio” (Nord).

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La scheda del libro: “L’inverno dei Leoni. La saga dei Florio” di Stefania Auci (Nord)

Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme.
E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo…
Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato?
Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele.
Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili.

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Stefania Auci è nata a Trapani, ma vive da tempo a Palermo, dove lavora come insegnante di sostegno. Con I Leoni di Sicilia, che ha avuto uno straordinario successo – più di cento settimane in classifica, in corso di traduzione in 32 Paesi –, ha narrato le vicende dei Florio fino alla metà dell’Ottocento, conquistando i lettori per la passione con cui ha saputo rivelare la contraddittoria, trascinante vitalità di questa famiglia. Una passione che attraversa anche L’inverno dei Leoni, seconda e conclusiva parte della saga, e che ci spalanca le porte del mito dei Florio, facendoci rivivere un’epoca, un mondo e un destino senza pari.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, post produzione e consulenza musicale: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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È possibile ascoltare le precedenti puntate radiofoniche di Letteratitudine, cliccando qui.

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La colonna musicale della puntata (a cura di Federico Marin): brani in ordine di ascolto

sigla: Jason Shaw – BACK TO THE WOODS
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/us/

One Man Book – Early Flight
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Pierce Murphy – Ashes Of Paradise
licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it <![CDATA[FARE CINEMA 2021]]> http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8808 2021-06-10T09:25:35Z 2021-06-10T12:30:10Z Nella nuova puntata di Letteratitudine Cinema ci occupiamo degli eventi legati all’edizione 2021 di “Fare Cinema”

Fare Cinema 2021

FARE CINEMA 2021: REBOOT – IL CINEMA ITALIANO RIPARTE / 14 – 20 GIUGNO 2021

Un’intera settimana dedicata ai mestieri della Settima Arte e alla promozione dell’industria cinematografica nazionale, con film, documentari, cortometraggi e incontri trasmessi in streaming sul portale della Farnesina italianasu MyMovies e attraverso la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura nel mondo.

Logo Italiana – Lingua, cultura, creatività nel mondoDal 14 al 20 giugno si tiene la quarta edizione di Fare Cinema, rassegna dedicata al cinema italiano all’estero promossa dalla Farnesina in collaborazione con Ministero della Cultura, ANICA, Agenzia ICE e Istituto Luce – Cinecittà. Una manifestazione che fin dal titolo (Reboot – Il cinema italiano riparte) punta a sottolineare la straordinaria capacità di reazione dimostrata dall’industria cinematografica italiana di fronte alla crisi legata alla pandemia. E che, come sempre, rivolgerà una particolare attenzione ai mestieri del cinema, con una serie di produzioni originali realizzate con i partner dell’iniziativa, con sottotitoli in inglese o in più lingue.

Anche quest’anno Fare Cinema si svolgerà online: canali privilegiati saranno italiana, il portale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dedicato alla promozione della lingua, della cultura e della creatività italiana nel mondo, con accesso gratuito e libero, e la piattaforma MyMovies.

Sul Vimeo di italiana troveremo i cinque titoli finalisti nella categoria “Miglior Cortometraggio” dei Premi David di Donatello 2021 (Italian Screens con l’Accademia del cinema italianoANICA), i tre documentari inediti del Salone Internazionale del Libro di Torino che raccontano il passaggio di grandi romanzi dalla carta allo schermo (Book To Screen) e la serie completa dei film realizzati per il progetto MAECI-Anica Corti d’Autore. E ancora videoclip, interviste e incontri che daranno la parola ai protagonisti dell’industria dell’audiovisivo (Reboot/Il nuovo abbraccio del cinema, con Fondazione Cinema per Roma e per la curatela di Mario Sesti).

A partire dal 14 giugno, per una durata di sei settimane, prenderà inoltre il via la rassegna Oltre lo schermo, curata da Audiovisiva (audiovisiva.org): 15 documentari che raccontano i mestieri del cinema italiano, accessibili su piattaforma dedicata attraverso i siti web degli Istituti Italiani di Cultura e il portale italiana.

Inoltre, nei giorni di Fare Cinema, Istituti di Cultura, Ambasciate e Consolati offriranno proiezioni online gratuite tramite la piattaforma MyMovies (www.mymovies.it/ondemand/iic/) con le storie di imprenditoria e di eccellenza di Biopic TV (Rai.com e MoviHeart) e la rassegna Con la macchina da presa, organizzata in collaborazione con True Colours.

Il cinema italiano si conferma così uno straordinario strumento di narrazione del Paese nella sua interezza e nella sua varietà, come appare anche dalle mille meravigliose location di ItalyForMovies (italyformovies.it).

Fare Cinema culminerà sabato 19 giugno con la celebrazione della seconda Giornata Mondiale del Cinema Italiano.

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I contenuti di FARE CINEMA 2021

ITALIAN SCREENS
I cortometraggi dei Premi David di Donatello 2021

Per celebrare la Giornata Mondiale del Cinema ItalianoFare Cinema presenterà sul canale Vimeo del portale italiana i cinque titoli finalisti nella categoria “Miglior Cortometraggio” dei David di Donatello 2021, la cui cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 11 maggio. L’iniziativa è frutto della collaborazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con l’Accademia del Cinema Italiano e con ANICA. I cinque cortometraggi rimarranno disponibili per l’intera durata della rassegna, dal 14 al 20 giugno, su vimeo.com/italianaesteri.

I film:

Gas Station di Olga Torrico
Il gioco di Alessandro Haber
L’oro di famiglia di Emanuele Pisano
Shero di Claudio Casale
Anne di Domenico Croce e Stefano Malchiodi (vincitore del David di Donatello 2021 per il miglior cortometraggio)
(Sottotitoli in inglese, francese, spagnolo)

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REBOOT / IL NUOVO ABBRACCIO DEL CINEMA
Dalla resilienza alla ripartenza: video, interviste, incontri

La parola ai protagonisti dell’industria cinematografica italiana, in una serie di brevi clip e di incontri online. In collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma, a cura di Mario Sesti, Reboot presenta una fotografia dello stato dell’arte del cinema e dei suoi mestieri oggi in Italia, attraverso una selezione di video-interviste (sottotitolate in inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, arabo, russo e cinese) a Pierfrancesco Favino, Mirko Perri, Daniele Ciprì, Fabio Lovino, Pietro Valsecchi, Massimo Cantini Parrini, Anna Foglietta, Maricetta Lombardo, Daniele Luchetti e Nicola Guaglianone. I due video de Il nuovo abbraccio del cinema ci riportano invece al difficile momento che abbiamo vissuto negli ultimi mesi e alle sfide lanciate al mondo del cinema dalla pandemia, attraverso le testimonianze di autori, produttori e attori come Francesca Cima, Sergio Castellitto, Paola Cortellesi, Liliana Cavani, Cristina Donadio, Claudio Giovannesi, Edoardo Leo, Riccardo Milani, Sara Serraiocco, Pietro Valsecchi e Carlo Verdone. Grazie alla collaborazione con Fondazione Cinema per Roma e di concerto con gli Istituti Italiani di Cultura della Farnesina, saranno trasmessi anche alcuni incontri che si sono svolti online nelle scorse settimane: conversazioni in cui professionisti italiani hanno dialogato con esponenti del mondo del cinema e della cultura locali, individuati dalle Sedi di riferimento. I video Reboot e Il nuovo abbraccio del cinema e gli incontri saranno disponibili su vimeo.com/italianaesteri.

Gli incontri:

IIC Amburgo: Fabio e Damiano D’Innocenzo (registi) e Carlo Chatrian (Direttore del Festival di Berlino)
IIC Atene: Adele Tulli (regista) e Alessandro Siliotopoulos (regista)
IIC Dakar: Nicoletta Taranta (costumista) e Omou Sy (costumista, stilista)
IIC Lubiana: Paola Mammini (sceneggiatrice) e Branko Završan (attore)
IIC San Paolo: Leonardo Fasoli (sceneggiatore) e Flavia Guerra (giornalista)
IIC Toronto: Saverio Costanzo (regista) e Jerry Ciccoritti (regista)
(Ciascun incontro ha sottotitoli in lingua locale)

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CON LA MACCHINA DA PRESA
Un festival dei mestieri del cinema

Sei film di recente produzione, selezionati allo scopo di mettere in rilievo i diversi mestieri del cinema e messi a disposizione gratuita del pubblico degli Istituti Italiani di Cultura grazie a un accordo con il distributore True Colours. Le opere saranno disponibili su MyMovies per l’intera durata di Fare Cinema, dal 14 al 20 giugno.

I film:

Fortuna di Nicolangelo Gelormini, 2020
Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis, 2018
Sembra mio figlio di Costanza Quatriglio, 2018
I moschettieri del re di Giovanni Veronesi, 2018
Il sindaco del rione sanità di Mario Martone, 2019
Puntasacra di Francesca Mazzoleni, 2020 (solo in alcuni paesi)
(Sottotitoli in inglese, francese e spagnolo)

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OLTRE LO SCHERMO
15 documentari raccontano il cinema italiano dietro le quinte

Alida Valli e Lina Wertmüller, Federico Fellini e Luchino Visconti, Dante Ferretti e Nino Rota. Sono alcuni dei protagonisti di Oltre lo schermo, la rassegna realizzata in collaborazione con la piattaforma Audiovisiva (audiovisiva.org), unica realtà italiana presente in Eurovod, che porta in streaming una selezione di quindici documentari sui mestieri del cinema, fruibile gratuitamente dal pubblico internazionale attraverso la rete degli Istituti Italiani di Cultura e il portale italiana. Un viaggio alla scoperta del cinema italiano dietro le quinte, dai set di film leggendari ai registi più famosi, insieme a tanti straordinari professionisti “nascosti”, senza i quali la magia del cinema non sarebbe possibile. I film saranno disponibili dal 14 giugno e – dopo la conclusione di Fare Cinema – fino al 25 luglio.

I film:

Alida di Mimmo Verdesca, 2020
Handmade Cinema di Guido Torlonia, 2012
Gli angeli nascosti di Luchino Visconti di Silvia Giulietti, 2007
Acqua e zucchero. Carlo di Palma, i colori della vita di Fariborz Kamkari, 2016
Dietro gli occhiali bianchi di Valerio Ruiz, 2015
Citizen Rosi di Didi Gnocchi e Carolina Rosi, 2019La morte legale. Giuliano Montaldo racconta la genesi del film Sacco e Vanzetti di Silvia Giulietti e Giotto Barbieri, 2018
I ragazzi della Panaria di Nello Correale, 2004
L’ultimo Gattopardo. Ritratto di Goffredo Lombardo di Giuseppe Tornatore, 2010
Segretarie. Una vita per il cinema di Raffaele Rago e Daniela Masciale, 2019
Flaiano: il meglio è passato di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa, 2010
Un amico magico. Il maestro Nino Rota di Mario Monicelli, 1994
Dante Ferretti. Scenografo italiano di Gianfranco Giagni, 2010
L’abito e il volto. Incontro con Piero Tosi di Francesco Costabile, 2008
As Time Goes by. L’uomo che disegnava sogni di Simone Aleandri, 2018
Sottotitoli in italiano, italiano per non udenti, inglese, francese e spagnolo)

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BOOK TO SCREEN
Dalla carta alla serie: i casi Montalbano, Gomorra e L’amica geniale

In collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino, tre documentari che raccontano il processo di realizzazione di serie televisive tratte da altrettanti libri di successo: la saga del “Commissario Montalbano” di Andrea Camilleri, Gomorra di Roberto Saviano e L’amica geniale di Elena Ferrante. Attraverso interviste agli autori, editori, registi, attori, produttori e al direttore del Salone Internazionale del Libro, Nicola Lagioia, Book To Screen racconta le caratteristiche necessarie per trasportare un bestseller sul piccolo e grande schermo. Oltre a essere resi disponibili sul canale Vimeo di italiana (vimeo.com/italianaesteri), i film saranno diffusi sui canali digitali del Salone Internazionale del Libro di Torino. E ogni documentario creerà un ponte con il futuro, anticipando un’altra serie o film di prossima produzione con un’intervista agli autori e alle autrici il cui libro è stato opzionato nei diritti per la trasposizione: Sarah. La ragazza di Avetrana (Fandango) di Flavia Piccinini e Carmine Gazzanni, Nata per te. Storia di Alba raccontata fra noi (Einaudi) di Luca Trapanese e Luca Mercadante e Il treno dei bambini (Einaudi) di Viola Ardone.

I film:

L’amica geniale + Sarah. La ragazza di Avetrana
Gomorra + Nata per te. Storia di Alba raccontata fra noi
Il commissario Montalbano + Il treno dei bambini
(Sottotitoli in inglese)

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CORTI D’AUTORE
Sei sguardi per una nuova narrazione dell’Italia nel mondo

Sviluppato dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina in partenariato con ANICA, il progetto Corti d’Autore ha portato alla realizzazione di sei cortometraggi inediti focalizzati su diverse macro-aree artistiche e creative: dal design alla letteratura (in occasione del 700° anniversario dalla morte di Dante Alighieri), dallo spettacolo dal vivo alla cura del patrimonio culturale. I film sono stati selezionati da una giuria formata da personalità del mondo dell’audiovisivo italiano (Maria Pia Ammirati, Piera Detassis, Monica Maggioni, Ludovica Rampoldi e Gabriele Salvatores) e per la prima volta – in occasione di Fare Cinema – l’intero ciclo sarà reso disponibile sul canale Vimeo del portale italiana (dove i Corti rimarranno disponibili anche dopo la conclusione della rassegna).

I film:

Noi italiani parliamo con le mani di Carlo Poggioli
Dolente Bellezza di Roberto Recchioni (già lanciato in occasione del Dantedì)
Guardami così di Edoardo De Angelis
Rigoletto a Circo Massimo di Enrico Parenti (già pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Teatro)
Azione di Manlio Castagna
l sole e le altre stelle di Caterina Carone
(Sottotitoli in italiano, inglese, francese, spagnolo)

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BIOPIC TV
Storie di imprenditoria e di eccellenza

In collaborazione con RAI Com MoviHeart, arricchiscono il programma di Fare Cinema due fiction che mettono in risalto la capacità creativa e imprenditoriale del nostro paese e che hanno ottenuto ottimi riscontri di pubblico al loro passaggio televisivo: Enrico Piaggio, un sogno italiano (2019) con Alessio Boni e Violante Placido, dedicato alla vita dell’imprenditore toscano, e Luisa Spagnoli (2016) con Luisa Ranieri, miniserie in due puntate sulla biografia della fondatrice della Perugina. Entrambi i titoli saranno disponibili dal 14 al 20 giugno su MyMovies.

I film:

Enrico Piaggio, un sogno italiano di Umberto Marino, 2019
Luisa Spagnoli di Lodovico Gasparini, 2016
(Sottotitoli in inglese)

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