LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri » POST DEL MESE http://letteratitudine.blog.kataweb.it Un open-blog. un luogo d\'incontro virtuale tra scrittori, lettori, librai, critici, giornalisti e operatori culturali Sat, 11 Dec 2021 09:58:57 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 PREMIO CAMPIELLO 2021: vince Giulia Caminito (lo speciale di Letteratitudine) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/09/05/premio-campiello-2021-vince-giulia-caminito-lo-speciale-di-letteratitudine/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2021/09/05/premio-campiello-2021-vince-giulia-caminito-lo-speciale-di-letteratitudine/#comments Sun, 05 Sep 2021 19:49:23 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8843 GIULIA CAMINITO VINCE LA 59^ EDIZIONE DEL PREMIO CAMPIELLO

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Giulia Caminito, con il romanzo L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani), vince la 59^ edizione del Premio Campiello, concorso di narrativa italiana contemporanea organizzato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto. Il libro vincitore, annunciato questa sera dal palco dell’Arsenale di Venezia, ha ottenuto 99 voti sui 270 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi.

Al secondo posto si è classificato Paolo Malaguti Se l’acqua ride (Einaudi) con 80 voti, al terzo Paolo Nori Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij (Mondadori) con 37 voti, al quarto Carmen Pellegrino La felicità degli altri (La nave di Teseo) con 36 voti e al quinto posto Andrea Bajani Il libro delle case (Feltrinelli), con 18 voti.

Su LetteratitudineNews una videosintesi dell’evento e tutte le informazioni sulla serata finale del Premio Campiello 2021, nonché la recensione del libro firmata da Salvo Sequenzia.

Di seguito:

-  la partecipazione di Giulia Caminito – in conversazione con Massimo Maugeri – alla trasmissione radiofonica di Letteratitudine dedicata a L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani)

- Giulia Caminito (nell’ambito di una della puntate degli “Autoracconti d’Autore” di Letteratitudine) ci racconta come è nato il romanzo L’acqua del lago non è mai dolce

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GIULIA CAMINITO con “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie).

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI

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Ospite della puntata: la scrittrice Giulia Caminito.
Con Giulia Caminito abbiamo discusso del suo nuovo romanzo intitolato L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani): finalista al Premio Strega 2021 e vincitore del Premio Selezione Campiello 2021.

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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: GIULIA CAMINITO racconta L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE (Bompiani)

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di Giulia Caminito

L’acqua del lago non è mai dolce nasce da un racconto, molto breve, che scrissi qualche anno fa, un racconto che ha in comune con il romanzo: il lago, la morte e i limoni.
Quel racconto – piccolo, doloroso – l’ho poi messo da parte, tenuto al caldo, aspettando di essere pronta per rileggerlo, deciderne il futuro.
Come autrice ho sempre prediletto le fughe, i racconti surreali, i romanzi che andavano a pescare nelle pozze delle vicende famigliari. I non detti altrui, le fotografie, i ricordi, le cartine geografiche. Il tempo della scrittura, prima di questo romanzo, era stato per me un confortevole rifugio.
Anche se facevo guerreggiare mentre scrivevo la voglia di trovare uno stile mio – e mio soltanto – con le storie del passato e la grande Storia, ero nascosta, al margine e potevo abbuffarmi di molti libri per delineare e modellare i miei, mi sentivo al sicuro.

Per scrivere un romanzo storico non si può fare a meno dei libri scritti prima di noi: i manuali, le missive, le biografie, le interviste, i saggi, le bibliografie, tutto serve a ingrassare la trama, a nutrirla. Di quel cibo – da strada, da bancarella, da biblioteca – io mi sono saziata con entusiasmo per i primi due romanzi. Facevo liste su liste di libri e vagavo nei reparti “storia”, “società”, “filosofia” delle librerie raccogliendo libri adatti a ingrossare la mia trama: dai manuali su come si fa il pane ai racconti dei soldati caduti sul Piave, dal deserto di Mario Tobino al diario di una suora del Sudan, tutto era succulento, mi riempiva.
Senza spostarmi dalla mia scrivania ho viaggiato tra Assab e Addis Abeba insieme a mia nonna, mentre scopriva che le strade venivano coperte anche con la melassa, vedeva alla distanza i leoni e si vestiva di viola per ballare i boogie-woogie.
Poi sono salita in cima al borgo di Serra de’ Conti nelle Marche e ho vissuto le lotte contadine, la Settimana Rossa come il mio bisnonno, ho proprio guardato Malatesta negli occhi e ho cantato con lui, ci ho creduto, che avremmo cambiato il mondo e che il Re non poteva che finire strozzato.
Per il mio terzo libro ero pronta a un nuovo nascondiglio, volevo trovare un altro pezzo di Storia, altri anni tumultuosi, complessi, in cui gettarmi. Dal mio trampolino guardavo l’acqua del mio futuro romanzo e mi sembrava la piscina di sempre, il luogo dell’infanzia, delle certezze.
Volevo parlare degli anni 70’ e della vita dei miei genitori in una piccola comune alla periferia di Roma. Un gruppo di giovani uomini e donne sopravvissuti alle loro famiglie che non li capivano e al mondo che sembrava capirli troppo. Ho passato da bambina giornate intere nel capannone dove loro da giovani facevano le prove per la compagnia teatrale e anche io volevo quella compagnia, anche io volevo quegli ideali, volevo le loro avventure. Avrei potuto avere la mia comune, i miei amici d’acciaio, i miei anni di piombo dentro a un romanzo.
Ho scritto la trama, ho deciso i personaggi, ho abbozzato il primo capitolo e poi ho lasciato perdere, mi sono fermata. D’improvviso non mi è sembrato più giusto scrivere con la mia solita sicumera, ma provare a tirare fuori invece le storture e le divisioni che mi porto dentro.
Ho pensato di scrivere una storia contemporanea e al presente, una storia in prima persona, quando per anni quella prima persona, che dovevo essere e non essere io, l’avevo guardata con disgusto, perché a chi sarebbe mai importato di me, di una vita di 33 anni in cui non è successo assolutamente nulla di così rilevante.
Mi sono fermata e ho pensato a quel vuoto, il vuoto di una adolescenza ordinaria, di una non militanza, di una non Storia. Da lì ho iniziato a costruire il personaggio di Gaia e così, unendo quel racconto e questa assenza, è nato il romanzo.
Mi sono ripromessa che non avrei consultato neanche un libro, non avrei preso alimento da nulla, ma sarei stata sola, io con la mia “personaggia”, io con quel vuoto degli anni duemila che volevo raccontare, io con la provincia e io con l’acqua del lago.
Perché il mio lago, quello di Bracciano dove sono cresciuta, nasce ed esiste a causa di un vuoto, a causa di qualcosa che si è spento: un vulcano – temibile, inquietante – che ha smesso di esistere. Poi ha piovuto, sono arrivate le tempeste e le ere geologiche sono cambiate, il vuoto si è riempito. Così volevo tentare di fare: riempire un vuoto, e potevo farlo solo con la scrittura, con il mio stile, con il lavoro di lima sul mio linguaggio, perché poi alla fine è l’unica arma che ho, il saper usare a mio modo le parole.
Ho creato allora la voce, la prima persona che parla, e le ho dato il suo tono, la sua cattiveria, il suo acume, la sua disperazione e sono andata avanti. Mi sono resa conto che lei poteva dire tutto, attraversare la mia vita, mangiarsela e digerirla, poteva fare ogni cosa che io non avevo fatto, poteva commentare il mondo, se stessa, gli altri e non dare tregua a nessuno.
Volevo scrivere di individualismo, di egoismo, di frustrazione, di sopravvivenza alle inezie della vita, ai furti piccoli, alle amicizie deluse, ai primi amori non capiti. Volevo rovesciare i romanzi di prima, in cui parlavo di Storia, di eserciti, di politica, di colpe dei potenti. Ora avevo davanti solo una ragazzina dai capelli rossi, le sue gambe secche, i suoi occhi fiammeggianti e la sua maglietta con sopra la Esse di Superman.
Non so fin dove sono riuscita nel mio intento, nel mio tentativo di rivoluzione personale, ma sono grata a me stessa per aver tentato.
Ho capito che ho bisogno di variare con la scrittura, di non essere certa di me stessa, di misurarmi con quello che non capisco, che mi addolora, che mi sfugge e non so gestire.
Ora mi sento pronta a propormi ogni volta nel modo che sentirò più vicino e giusto per me, dopo questo libro, se avrò occasione, nei prossimi anni rimescolerò ancora le mie carte, giocherò, mi distruggerò e continuerò a crescere.
Ho imparato che i luoghi più insicuri, quelli che nascondono i mostri, sono anche quelli più fertili, dove scorrono le acque dei fiumi carsici, il cibo che non ti aspetti, le correnti che dalla superficie non avresti mai notato.

(Riproduzione riservata)

© Giulia Caminito

L’acqua del lago non è mai dolce

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La scheda del libro: “L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito (Bompiani)

Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

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Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40).

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SPECIALE PREMIO STREGA 2020: le interviste ai finalisti http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/07/01/speciale-premio-strega-2020-le-interviste-ai-finalisti/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2020/07/01/speciale-premio-strega-2020-le-interviste-ai-finalisti/#comments Wed, 01 Jul 2020 14:48:26 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=8528 Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

Premio Strega 2020LE INTERVISTE AI SEI FINALISTI DELL’EDIZIONE 2020 DEL PREMIO STREGA

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Sono i sei libri che si contenderanno la finale di giovedì 2 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e in diretta su Rai 3 (di seguito elencati per ordine di cognome dell’autore/autrice):

Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri)

Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi)

Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli)

Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori)

Valeria Parrella, Almarina (Einaudi)

Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo)

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In attesa di conoscere quale sarà il libro vincitore, ecco le interviste radiofoniche di Letteratitudine ai sei finalisti. Le interviste sono state trasmesse su Radio Polis Italia nell’ambito dell’omonimo programma Letteratitudine curato e condotto da Massimo Maugeri (post produzione di Federico Marin)


Libro Febbre Jonathan BazziJonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri)

[per ascoltare l'intervista radiofonica, clicca qui]

Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out

Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato

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Libro La misura del tempo Gianrico CarofiglioGianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi)

[per ascoltare l'intervista radiofonica, clicca qui]

Un romanzo magistrale. Una scrittura inesorabile e piena di compassione

Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia cosí, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.

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Libro Ragazzo italiano Gian Arturo FerrariGian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli)

[per ascoltare l'intervista radiofonica, clicca qui]

Ferrari ricostruisce un’Italia ancora viva nella memoria profonda del Paese

La vita di Ninni, figlio del dopoguerra, attraversa le durezze da prima Rivoluzione industriale della provincia lombarda, il tramonto della civiltà rurale emiliana, l’esplosione di vita della Milano socialdemocratica. E insieme Ninni impara a conoscere le insidie degli affetti, la sofferenza, persino il dolore, che si cela anche nei legami più prossimi. Da ragazzino, grazie alla nonna, scopre di poter fare leva sull’immenso continente di esperienze e di emozioni che i libri gli spalancano di fronte agli occhi. Divenuto consapevole di sé e della sua faticosa autonomia, il ragazzo si scava, all’insegna della curiosità e della volontà di sapere, quello che sarà il proprio posto nel mondo. Nella storia di Ragazzo italiano si riflette la storia dell’intero Paese, l’asprezza, la povertà, l’ansia di futuro, la vicenda di una generazione figlia della guerra ma determinata a proiettare progetti e sogni oltre quella tragedia.

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Libro Tutto chiede salvezza Daniele MencarelliDaniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori) – vincitore del Premio Strega Giovani

[per ascoltare l'intervista radiofonica, clicca qui]

Un’intensa storia di sofferenza e speranza, interrogativi brucianti e luminosa scoperta

Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro.

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Libro Almarina Valeria ParrellaValeria Parrella, Almarina (Einaudi)

[per ascoltare l'intervista radiofonica, clicca qui]

Forse una piccola storia d’amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi

Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri e inizia un tempo sospeso, un’isola nell’isola dove le colpe possono finalmente sciogliersi e sparire. Almarina è un’allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell’aula, se alzi gli occhi vedi l’orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore. Esiste un’isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull’acqua, ed è lí che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti.

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Libro Il colibrì Sandro VeronesiSandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo)

[per ascoltare l'intervista radiofonica, clicca qui]

Un romanzo potentissimo che incanta e commuove sulla forza struggente della vita

Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo). La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli come volare all’indietro… Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di perdite e di dolore; il suo passato sembra trascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d’acqua. Eppure Marco Carrera non precipita: il suo è un movimento frenetico per rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, capace di straordinarie acrobazie esistenziali.

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

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CETTI CURFINO di Massimo Maugeri (La nave di Teseo) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/05/09/cetti-curfino-di-massimo-maugeri-la-nave-di-teseo/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2018/05/09/cetti-curfino-di-massimo-maugeri-la-nave-di-teseo/#comments Wed, 09 May 2018 15:13:21 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=7782

Cetti Curfino (Cover)Care amiche e cari amici di Letteratitudine,

desidero condividere con voi la notizia dell’uscita del mio nuovo romanzo edito da La nave di Teseo e intitolato “Cetti Curfino“.

Con molti di voi ho già avuto modo di interagire su Facebook (e vi ringrazio per il vostro commovente affetto).

Qui di seguito troverete: un mio articolo (pubblicato sulla pagina cultura del quotidiano “La Sicilia”) in cui racconto la genesi del romanzo, una sintetica rassegna stampa (in corso di aggiornamento), la scheda del libro e il booktrailer (con la splendida interpretazione di Carmelinda Gentile nei panni di Cetti Curfino).

Comincia una nuova avventura letteraria, cari amici.

Grazie di cuore per il vostro sostegno!

Massimo Maugeri

(p.s. per un po’ di tempo lascerò questo post in evidenza)

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CETTI CURFINO: racconto di un romanzo

Massimo Maugeri racconta – sulle pagine de “La Sicilia” – come è nato il suo nuovo romanzo intitolato “Cetti Curfino”, in uscita il 10 maggio per La nave di Teseo

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di Massimo Maugeri

Ricordo benissimo il momento in cui la voce di questo personaggio giunse alle mie orecchie per la prima volta. Accadde qualche anno fa, ancor prima del 2011: anno in cui il racconto “Ratpus”, dove appare per l’appunto Cetti Curfino, venne pubblicato nella raccolta “Viaggio all’alba del millennio” edita da Perdisa. Ogni storia nasce a modo suo e non sempre è facile risalirne alle origini; ma in questo caso andò proprio così: prima di ogni altra cosa giunse la voce, poi il resto. E la voce era quella di una donna che pronunciava questa frase: «Intanto per incominciare è meglio che chiariamo un punto».

Si trattava di una donna arrabbiata, disperata. Provai a visualizzarla e l’immagine che mi apparve fu quella di una bella e problematica quarantenne con le mani aggrappate alle sbarre della cella di una prigione: occhi chiari, capelli castani, corpo sinuoso. Dal tono della voce sapevo che questa donna era tutt’altro che istruita. Doveva provenire da un quartiere degradato e dunque parlava in maniera sgrammaticata. A parte questo, non sapevo null’altro di lei. Di conseguenza cominciai a pormi delle domande. Per quale motivo era finita in carcere? Qual era il punto che voleva chiarire? E a chi si stava rivolgendo? Iniziai a scrivere buttando giù quella prima frase. Il resto venne da sé. Per prima cosa capii che questa donna aveva bisogno di raccontare la sua storia, di essere compresa. Così pensai che stesse scrivendo una lettera indirizzata al commissario di polizia che l’aveva arrestata (una lettera strampalata e, inevitabilmente, sgrammaticata). Mi misi in ascolto e la lasciai parlare. A mano a mano che lei parlava venni a conoscenza degli elementi fondamentali della storia e di come la sua vita si fosse trasformata in un vero e proprio inferno (perché, come dice Cetti, c’è l’inferno dei morti e quello dei vivi. Quest’ultimo è peggiore, perché i morti non hanno la necessità di «riempirsi la pancia»). E di come fosse giunta a commettere – sebbene in maniera non preventivata – un crimine che non può comunque essere giustificato. Ma c’è sempre (si spera) la possibilità di una redenzione.

Il racconto rimase custodito all’interno di “Viaggio all’alba del millennio” fino a che, circa tre anni dopo, non fui contattato dal regista Manuel Giliberti. Manuel aveva letto “Ratpus” ed era rimasto molto colpito. Mi disse che quel testo era perfetto per una trasposizione teatrale in forma di monologo in atto unico. Aveva già in mente l’attrice adatta a impersonare Cetti Curfino: Carmelinda Gentile. Fino a quel momento non avevo mai incontrato Carmelinda, ma la conoscevo anche grazie all’interpretazione del ruolo di Beba nell’ambito del “Commissario Montalbano” televisivo. Espressi a Manuel il mio entusiasmo e il progetto partì.

La prima, per la regia dello stesso Giliberti, ebbe luogo a Messina nel novembre 2015. Lo spettacolo beneficiò di successo e avrebbe travalicato i confini nazionali (nel 2016 sarebbe andato in scena persino ad Amsterdam), ma fu lì, a Messina, che capii che Carmelinda Gentile era l’interprete ideale di Cetti Curfino. Carmelinda non recitava. Carmelinda viveva Cetti. Carmelinda era Cetti. Posso affermare che il germe di questo libro nacque proprio mentre la protagonista finiva di raccontare la sua storia e si spegnevano le luci di quel primo spettacolo. È stato in quel momento che, con un’emozione mozzafiato, mi sono chiesto: e ora che ne sarà di lei? Quella domanda si ripropose ogni volta che ebbi modo di assistere alle successive rappresentazioni. Insomma, il personaggio (che ormai aveva le sembianze di Carmelinda Gentile) prese a bussare con insistenza alla mia porta (per dirla con Dacia Maraini).

Alla fine mi arresi e buttai giù l’incipit di questo romanzo: «Appena la vide, pensò due cose. La prima: il suo era uno di quegli sguardi capaci di bloccare il respiro. La seconda: la sua bellezza era dotata di un incanto ferale».

A chi apparteneva questa nuova voce? Chi era che, entrando in carcere, e incontrando per la prima volta Cetti, aveva pensato quelle due cose? Ai margini della mia immaginazione si materializzò questo giovane: simpatico, ma un po’ impacciato. Mi dissi che doveva essere un giovane giornalista spiantato che desiderava raccontare la storia della Curfino in un libro. Uno dei tanti che collaborano “quasi gratis” con un quotidiano locale online. Immaginai che vivesse con un’anziana zia, affettuosa ma asfissiante, un po’ fissata con le faccende domestiche. Insomma: sullo schermo della mia mente prendeva sempre più corpo una specie di Peter Parker italiano (anzi, siciliano), che viveva con una specie di zia May (anche lei sicula), ma senza avere i superpoteri di Spiderman. Gli dissi: ti chiamerai Andrea Coriano. Il giovane spiantato si strinse nelle spalle e annuì. È così che è nato “Cetti Curfino”: un romanzo strutturato sull’alternanza delle voci di questi due personaggi – Cetti e Andrea – che cercano nella scrittura una personale forma di riscatto.

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Per le conoscere le date della presentazione del romanzo e gli eventi in corso clicca qui

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RASSEGNA STAMPA

Romanzo finalista alla 32esima edizione 2018-2019 del Premio Letterario Chianti

Su “Il Sole 24Ore” – Domenica (recensione di Filippo La Porta)
[I due personaggi principali, il Cronista trentenne – esitante, eterno adolescente “adottato” da zia Miriam – e la Detenuta quarantenne – di una “bellezza selvaggia” che toglie il respiro, cosi determinata che infine scriverà lei il proprio libro! – sono disegnati con accuratezza (se qualcuno ne ricavasse una flction TV diventerebbero più banali: solo la parola può evocare tutte le sfumature che sfuggono alla piattezza dell’immagine). Ma la invenzione principale di Maugeri è la lingua che impresta a Cetti, un mezzo dialetto, un italiano sgraziato però educato a un ordine logico]

su “Tuttolibri”- “La Stampa” (recensione di Amedeo La Mattina)
[Cetti, dotata di «una bellezza ferale», di quelle che toglie il fiato, sceglie la strada che la porta in una cella. Massimo Maugeri ci conduce dentro questa prigione, ci fa entrare nella testa di una donna che concentra l’umiliazione e la disperazione di milioni di donne alla ricerca della propria dignità.]

su “Fahrenheit – Radio 3″ (Libro del giorno di Fahrenheit – con Loredana Lipperini)
[Cetti Curfino è una donna prorompente, con labbra carnose e occhi che rivelano abissi. Andrea ha letto la sua storia sui quotidiani: una donna semplice, un marito che muore mentre lavora in nero, un figlio da sistemare, e una lenta discesa nelle viscere di una società che sa essere molto crudele]. – per ascoltare la puntata clicca qui

Su Rai1 – La partecipazione di Massimo Maugeri al programma “Mille e un libro” di Gigi Marzullo
[clicca sul libro per vedere il video]

su “L’Espresso” (Freschi di stampa di Sabina Minardi)
[Un linguaggio che sa affrontare con credibilità registri diversi, incluso quello imperfetto e sincero della detenuta siciliana]

su “La Lettura – Il Corriere della Sera”
[Romanzo di formazione di Cetti e, nello stesso tempo di Andrea, il giornalista che ne vuole raccontare la storia, Cetti Curfino è (anche) un inno al potere salvifico della scrittura.]

su “la Repubblica.it” (recensione e intervista di Silvana Mazzocchi)
[La realtà raccontata in forma di fiction, storie credibili che scavano nei problemi sociali del nostro tempo. (...) Una storia nella storia confezionata da Massimo Maugeri con abilità, talento e passione.]

su “Il Mattino” (recensione di Francesco Durante)
[Maugeri confeziona una storia semplice, insieme disperata e lieve, algida e sensuale, con un esito a sorpresa. La sua protagonista s’impone a cagione di una personalità veramente speciale, e fin dal primo momento merita la più cordiale solidarietà del lettore.]

su “Robinson – la Repubblica” (recensione di @CasaLettori)
[Cetti Curfino (La nave di Teseo) è “vittima invisibile di una società intenta a crogiolarsi tra le proprie miserie”. (...) La morte del marito, l’odio del figlio, la precarietà del quotidiano e un gesto di ribellione che pagherà caro. Sentiamo sulla pelle la disperazione di chi non ha scelta, ricattata da una povertà che non fa sconti. Guerriera orgogliosa non si lascia distruggere dall’esperienza carceraria].

su “Avvenire” (recensione di Bianca Garavelli)
[Romanzo originalissimo di doppia formazione, Cetti Curfino ci svela le brutture di una società che non ha rispetto per i suoi ultimi, donne o uomini che siano, confermandoci un Maugeri ottimo narratore dopo la già convincente prova di Trinacria Park.]

su “la Repubblica – Palermo” (recensione di Gianni Bonina)
[È il suo urlo così contemporaneo che, chiudendo alla fine il libro di Maugeri, sentiamo riecheggiare. Un urlo di donna che sostituisce il viandante di Munch e si infrange contro le nostre coscienze sorde]

su “La Sicilia” (recensione di Maria Rita Pennisi)
[Il romanzo tratta altre tematiche come le morti bianche, l’omicidio, l’amicizia, l’amore, la politica, la passione torbida, la detenzione e il senso di colpa del protagonista. Il tutto è descritto in modo magnifico dalla penna sapiente di Massimo Maugeri, che sa dosare perfettamente dramma, comicità e ironia.]

su “La Gazzetta di Parma” (recensione di Elisa Fabbri)
[Con questo suo nuovo romanzo, «Cetti Curfino», lo scrittore siciliano Massimo Maugeri ha realizzato un’opera caratterizzata da pagine commoventi accostate ad altre crude e inquietanti, lasciando sempre trasparire una sottesa tenerezza. (...) Emerge il ritratto di una donna straordinaria, schiacciata e ferita dalla vita ma non uccisa, come dimostra l’inatteso, magnifico finale.]

su “Vivere – La Sicilia” (articolo/intervista di Domenico Trischitta)
["Cetti Curfino" (La nave di Teseo) di Massimo Maugeri è un romanzo travolgente, avvincente, e la sua protagonista è uno di quei personaggi che difficilmente dimenticheremo].

su “La Gazzetta del Sud” (recensione di Francesco Musolino)
[Pagina dopo pagina, con una prosa svelta, Maugeri dipana la matassa e alla resa dei conti si viene presi in contropiede da un colpo di scena finale che capovolge la prospettiva. Ma la verità, la nuda verità delle cose, nasconde un potere catartico e liberatorio...].

su “La Gazzetta di Parma” online (recensione di Marilù Oliva)
[Una storia che tocca il cuore e che fa riflettere, un libro necessario per comprendere e correggere i lati distorti della nostra società.]

su “Casa dei Lettori” (intervista di Maria Anna Patti)
[Cetti Curfino è una leonessa. La vita l’ha messa all’angolo, schiacciandola tra le pieghe di una società cinica e frettolosa, troppo presa da se stessa per accorgersi delle tragedie umane dei singoli.]

su “La Sicilia” (Massimo Maugeri racconta il suo romanzo “Cetti Curfino”)
[Un romanzo strutturato sull’alternanza delle voci di questi due personaggi – Cetti e Andrea – che cercano nella scrittura una personale forma di riscatto].

su “Ponza Racconta” (recensione di Tea Ranno)
[Ma un libro di denuncia, quanto può essere pericoloso? Quanto può dare fastidio a chi si fa largo a spallate e coltellate dentro la vita per non essere sopraffatto? Quanto possono essere dure le conseguenze della verità? (...) Buttana è la vita, Cetti, e buttana pure la morte che ti viene ad allisciare, a spingere verso di te la sua ombra rapinosa.]

Su “L’Immaginazione” e “La poesia e lo spirito” (recensione di Giorgio Morale)
[Una struttura a cerchio che rivela la sapienza compositiva di Massimo Maugeri. (...) Davvero, sempre, “la verità aiuta”? Anche noi, convinti di una funzione anche sociale della letteratura, non possiamo non porci questa domanda, che rende Cetti Curfino di Massimo Maugeri una sorta di apologo, di conte philosophique e ne accresce la complessità.]

su “I Love Sicilia” (recensione di Camillo Scaduto)
[“Cetti Curfino” è, dunque, oltre che un romanzo, anche un faro puntato sulla condizione carceraria  della donna e della donna madre in particolare, temi scottanti e di bruciante attualità che Massimo Maugeri non esita a trattare con cura, pur dentro i confini della fiction.]

Su “Mangialibri” (recensione di Mattia Insolia)
[Maugeri è un narratore formidabile. Ha un controllo della penna superbo, costruisce personaggi tridimensionali con cui non possiamo fare a meno di empatizzare. Personaggi che sfuggono a qualsiasi etichetta, in cui bene e male non possono essere divisi da una linea di demarcazione netta].

su “FuoriAsse” (recensione di Domenico Trischitta)
[Questo romanzo è anomalo, o meglio esemplare, nasce per necessità esistenziale e per necessità letteraria.]

sulprogramma televisivo LA VALIGIA E LA LUNA” – Telecittà ch 654 (clicca sul link per vedere il video)
[Si fa sempre più strada l'idea di un film su "Cetti Curfino" - Massimo Maugeri con il conduttore Giuseppe Lissandrello e con l'attrice Carmelinda Gentile e il regista Manuel Giliberti]

su “Radio Radicale (Le parole e le cose con Massimiliano Coccia)
["Le parole e le cose - Intervista a Massimo Maugeri, autore del libro "Cetti Curfino" (La nave di Teseo)" realizzata da Massimiliano Coccia con Massimo Maugeri (giornalista e scrittore)] – per ascoltare la puntata clicca qui

su “Global Press Italia” (recensione di Cristina Marra)
[Una storia nera, forte che ti investe come un pugno e ti conquista con una carezza, è quella di “Cetti Curfino” di Massimo Maugeri che gioca abilmente sulla doppiezza e gli opposti della struttura narrativa e della caratterizzazione dei personaggi. (…) Maugeri dopo “Trinacria Park” si riconferma un maestro della parola e del sapiente miscuglio di generi in un romanzo che non concede soste e che riempie il silenzio omertoso con una voce indimenticabile, la voce di chi ha fretta e bisogno di essere ascoltato come lo vuole essere la terra siciliana  che con Maugeri diventa metafora  per raccontare la contemporaneità].

su “Il Libraio.it”
[Chi è Cetti Curfino? Qual è la storia che l’ha portata in carcere? Il nuovo romanzo di Massimo Maugeri ha per protagonista un giornalista alle prime armi che incontra una detenuta speciale]

su “Sul Romanzo (recensione di Lavinia Palmas)
[Una storia che riesce a coinvolgere il lettore già dalle prime righe perché narra le vicende di una donna in cerca di giustizia in onore del marito che ha perso la vita. La narrazione risulta toccante non solo per i temi affrontati, ma anche per le modalità con cui l’autore riporta i fatti che vengono raccontati dalla voce della protagonista che parla con un italiano imperfetto, creando così un’atmosfera più informale e intima con il lettore.]

su “Libreriamo” (intervista)
[La Sicilia come metafora per raccontare la nostra contemporaneità, con alcune problematiche “trasversali” rispetto ai territori, come la condizione femminile, la sicurezza sul lavoro, la disoccupazione, i paradossi insiti nei quartieri a rischio].

su “Notabilis” (recensione di Orazio Caruso)
[Cetti è un personaggio inconfondibile, che preme per essere raccontato, per raccontarsi, che si impone con la sua voce unica, con la sua versione dei fatti. Cetti è un personaggio che non cerca l’autore, perché è lei stessa l’autrice in cerca di un pubblico a cui raccontarsi.]

su “SoloLibri” (recensione di Milena Privitera)
[«Cetti Curfino» (La Nave di Teseo, 2018) di Massimo Maugeri è un romanzo che ti incanta... è un romanzo stilisticamente perfetto raccontato all’unisono da due voci, che si incontrano e scontrano in un lasso di tempo che aiuterà entrambi a trovare una ragione di essere]

su “Pangea” (intervista di Gianluca Barbera)
[Non avevo alcuna scaletta. Né quando ho iniziato a scrivere il racconto, né quando ho iniziato a lavorare al romanzo. Cetti Curfino è il personaggio letterario più potente in cui, nella mia esperienza di scrittura, mi sono mai imbattuto finora. È sempre stata lei a condurre le danze.]

su “Agoravox Italia” (recensione di Flaminia P. Mancinelli)
[Un romanzo - e capita sempre più di rado, che ha il merito di prenderti fin dalle prime pagine e di non lasciarti più, neanche dopo aver finito e chiuso il libro.]

su “OggiMilazzo” (recensione)
[Un libro che va letto tutto d’un fiato. Pagina dopo pagina. Descrizione dopo descrizione. Sentimento dopo sentimento. Personaggio dopo personaggio. Perchè sì, in “Cetti Curfino” il racconto spesso è toccante e appassiona anche per i tanti aspetti sociali che vengono magistralmente messi in evidenza.]

su “Sotto Il Vulcano” (recensione di Simona Pappalardo)
[“Cetti Curfino” è un viaggio, un percorso, una destinazione. Va letto con calma e assaporato, lasciandosi cullare dalle parole della stessa protagonista, infarcite di errori grammaticali ma piene di “anima”.]

su “Persona e Danno” (recensione di Maria Zappia)
[Sono i piani della narrazione e la lingua che attraggono in quest’opera: lingua curata e precisa nelle parti in cui si esprime Andrea con i suoi tentativi di dare ordine ad una vita apparentemente incolore (...) e la lingua forte e violenta di Cetti, la lingua in cui la donna reclusa tenta di esprimere la propria verità, una lingua tutta dialettismi e senso pratico meridionale.]

su “Thriller Nord” (recensione di Francesca Mogavero)
[Una prova letteraria che scavalca la grammatica e i generi – la classifichiamo come giallo, noir, narrativa? – e che ci regala una figura femminile epica nei suoi difetti, straordinaria nel suo essere “sempre femmina seria”]

su “La Sicilia” (articolo di Domenico Russello)
[L’universo carcerario visto attraverso gli occhi di una donna dalla bellezza potente, che racconta la sua storia.]

su La Gazzetta del Mezzogiorno”
[La storia di Cetti Curfino è quella raccontata in un romanzo potente sull’origine delle azioni umane e sul mistero di ogni delitto, costruito come un valzer tra due personaggi, due specchi – drammatici e comici – dell’essere uomini e donne in terra di Sicilia].

su “La Civetta di Minerva” (articolo e intervista di Maria Lucia Riccioli)
[Uno dei punti di forza è nel linguaggio forte e dall’impronta dialettale cucito addosso a Cetti]

su “Blog Letteratura e Cultura” (recensione di Gabriella Maggio)
[La narrazione scorre fluida lungo i trentasette capitoli che alternano la  lingua italiana di Andrea e zia Miriam e altri personaggi al dialetto siciliano, che aspira a un’italianizzazione precaria e scorretta, usato da Cetti nel  suo inconsapevole percorso di autoanalisi nelle lettere scritte al  commissario Ramotta per racconta tutta la sua storia.]

su “Cultureggiando” (recensione di Antonino Genovese)
[un libro intenso, commovente, ma intriso di ironia e Sicilitudine, che ne fanno un piccolo e raro gioiello nel marasma editoriale contemporaneo.]

su “Critici per caso” (recensione di MG Colombo)
[Un processo di autodeterminazione ed emancipazione straordinario. Tutto compreso e rappresentato da due lettere autografe, che sono un inno commovente al valore della lettura e alla forza delle parole.]

su “InfoVercelli24″ (articolo di Francesca Rivano, con incipit del libro e intervista)
[La bellezza, e la potenza narrativa di questo libro, s'intravede subito, dalle prime righe]

su “Corriere Etneo” (servizio e videointervista a cura di Nicola Savoca)
[Cetti Curfino è una donna risoluta che sconta in carcere un delitto. Pur ricorrendo ad un linguaggio malfermo, la donna racconta ad un giovane giornalista la sua storia.]

su “NoCrime OnlyArt” (articolo/intervista di Linda Cercari)
[Un romanzo molto umano, ricco e intenso.]

su “Leggereonline” (intervista di Flaminia P. Mancinelli)
[John Lennon è stato molto presente nella fase di scrittura di questo romanzo. (...) Il titolo di questa canzone scuote come uno schiaffo: Woman is the nigger of the world (La donna è il negro del mondo).]

su “Convenzionali” (recensione di Gabriele Ottaviani)
[Cetti Curfino è il simbolo del dolore del mondo, è una protagonista straordinaria ritratta mirabilmente che ci racconta della vana prepotenza dell’inumanità. Eccellente.]

su “Letto, riletto, recensito” (intervista di Salvatore Massimo Fazio)
[Rispetto a Cetti Curfino credo che emergano soprattutto due problematiche: l’essere invisibili agli occhi di una società ripiegata su se stessa, incapace - a volte - di volgere lo sguardo nei confronti di chi precipita in situazioni di bisogno e di indigenza; la "condizione femminile" che, nei luoghi più disagiati, è ancora più drammatica.]

su “L’Immediato”
[Un romanzo denso di significati, in grado di rappresentare la Sicilia attraverso una figura potente e affascinante.]

su “L’Immediato” / 2
[Anche il pubblico alla Ubik è rimasto affascinato dal racconto e da come l’autore lo ha vissuto. La voce dei due personaggi e di Cetti Curfino in particolare si è come “canalizzata” in Maugeri, come in una nuova esperienza pirandelliana.]

Su “La Gazzetta Augustana
[ “Quello di Massimo Maugeri è un meta-romanzo, ossia un romanzo sullo scrivere romanzi e sull’importanza dei libri perché un libro non è mai innocuo e la scrittura può essere salvifica, come sarà per Cetti Curfino”]

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CETTI CURFINO di Massimo Maugeri (La nave di Teseo)

Cetti Curfino (Cover)

Collana Oceani, narrativa italiana, pp. 256, 18 euro

Un giornalista, una donna detenuta in carcere, una confessione che non può più aspettare.

Un giornalista giovane e spiantato, Andrea Coriano, entra in un carcere per incontrare una detenuta, Cetti Curfino. Gli si pone davanti una donna prorompente, labbra carnose, corpo colmo, occhi che rivelano abissi. Andrea ha letto la storia di Cetti sui quotidiani: una donna semplice, un marito che muore mentre lavora in nero, un figlio da sistemare e una lenta discesa nelle viscere di una società che sa essere molto crudele. Una storia di politici senza scrupoli e amici fedeli, di confessioni improvvise e segreti infamanti, un caso che ha fatto molto parlare ma che adesso sta per spegnersi, ingoiato da altri clamori. Il giornalista ha subito creduto che la sua storia andasse raccontata e ora che se la trova lì, ferina, impastata di dialetto, dolore e femminilità, capisce di non essersi sbagliato.

Chi è Cetti Curfino? Qual è la storia che l’ha portata in carcere? Sarà in grado di aprire a lui – giornalista alle prime armi – la propria vita, i percorsi oscuri che l’hanno condotta fin lì? Andrea non ha molte armi professionali in tasca, e nemmeno molti strumenti di seduzione, in verità. Al più, può sfoderare con una certa autoironia le proprie difficoltà. La vita con zia Miriam ad esempio, e le corse in macchina per portarla in giro con il suo festoso gruppo di amiche di mezza età, vedove ringalluzzite dalla gioia di godersi la stagione del tramonto. La voce di Cetti, però, non gli dà tregua: vibrante nel suo italiano imperfetto, sembra salire dalle profondità della terra di Sicilia.

Cetti Curfino è un romanzo potente sull’origine delle azioni umane e sul mistero di ogni delitto, costruito come un valzer tra due personaggi che cercano nella scrittura la propria verità.

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IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI ANNA MARIA ORTESE http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/06/11/il-centenario-della-nascita-di-anna-maria-ortese/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/06/11/il-centenario-della-nascita-di-anna-maria-ortese/#comments Wed, 11 Jun 2014 21:15:56 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6193 anna-maria-orteseIl 13 giugno 1914 nasceva, a Roma, Anna Maria Ortese (morì, a Rapallo, il 9 marzo 1998).
A cento anni dalla nascita, nella tradizione di Letteratitudine, vorrei ricordarla con il vostro aiuto.

Dedico, dunque, questo “spazio” alla memoria di Anna Maria Ortese con l’intento di celebrarla, ma anche con l’obiettivo (e la speranza) di contribuire a far conoscere questa nostra grande  scrittrice a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere, tra cui vanno citate senz’altro (giusto per ricordarne qualcuna): Il mare non bagna Napoli (1953, premio Viareggio), L’iguana (1965), Poveri e semplici (1967, Premio Strega), Il porto di Toledo (1975), Il cardillo addolorato (1993) e Alonso e i visionari (1996)…

Su LetteratitudineNews ospiterò alcuni contributi “speciali” (che saranno online già da domani mattina), ma chiedo a tutti di partecipare all’iniziativa lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare Anna Maria Ortese e la sua produzione letteraria.

Pongo, di seguito, alcune domande volte a favorire la discussione…

1. Che rapporti avete con le opere di Anna Maria Ortese?

2. Qual è quella che avete amato di più?

3. E l’opera della Ortese che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?

4. Tra i suoi racconti, qual è quello che preferite?

5. Tra le varie “citazione” della Ortese di cui avete memoria… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?

6. A cento anni dalla nascita, qual è l’eredità che Anna Maria Ortese ha lasciato nella letteratura italiana?

Come ho precisato sopra, qualunque tipo di contributo sulla vita e sulle opere di Anna Maria Ortese (citazioni, stralci di brani, considerazioni, recensioni, link a video e quant’altro) è gradito.
Siete tutti invitati a intervenire, dunque.

Vi ringrazio anticipatamente per la partecipazione.

Di seguito, vi propongo alcuni video relativi a un servizio della RAI dedicato alla Ortese.

Massimo Maugeri

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OMAGGIO A GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/04/18/omaggio-a-gabriel-garcia-marquez/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/04/18/omaggio-a-gabriel-garcia-marquez/#comments Fri, 18 Apr 2014 14:20:14 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=6089 Ieri, 17 aprile 2014, è scomparso lo scrittore e premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez (era nato a Aracataca, 6 marzo 1927). Sapevamo che le sue condizioni di salute erano precarie: il 3 aprile scorso era stato ricoverato in un ospedale di Città del Messico a causa dell’aggravarsi di una polmonite.
Il patrimonio letterario e culturale che ci lascia García Márquez è immenso, a prescindere dal conferimento del Premio Nobel per la Letteratura (avvenuto nel 1982).
Il suo romanzo più celebre, “Cent’anni di solitudine“, è stato votato, durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel marzo del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.
Vorrei ricordarle Gabriel García Márquez in questo post, con il vostro preziosissimo contributo.
Dedico dunque questo “spazio” alla memoria di “Gabo”, anche con l’auspicio di contribuire a far conoscere questo autore a chi non avesse ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere.
Chiedo a tutti di contribuire lasciando un ricordo, un’impressione, una citazione, informazioni biografiche… ma anche link ad altri siti e quant’altro possa servire a ricordare García Márquez e la sua produzione letteraria. Seguono alcune domande volte a favorire la discussione.

1. Che rapporto avete con le opere di Gabriel García Márquez?

2. Qual è quella che avete amato di più?

3. Qual è quella che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?

4. Tra le varie “citazione” di García Márquez di cui avete memoria (o che magari avrete modo di leggere per questa occasione)… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?

5. Qual è l’eredità che García Márquez ha lasciato nella letteratura mondiale?

Di seguito, per celebrarlo, il video con una breve intervista (rilasciata qualche anno fa a Gianni Minoli).
Grazie in anticipo per la vostra partecipazione.

Massimo Maugeri



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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2014/04/18/omaggio-a-gabriel-garcia-marquez/feed/ 101
IL PELE’ DEL SACRO CUORE (tra calcio e letteratura) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/02/05/calcio-e-letteratura/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/02/05/calcio-e-letteratura/#comments Tue, 05 Feb 2013 11:25:47 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4314 CopertinaAggiorno il post del 19 settembre, dove si è sviluppato il forum dedicato al rapporto tra “calcio e letteratura“, per ospitare un nuovo libro (e un nuovo autore). Si tratta del romanzo “Atletico Minaccia Football Club“, di Marco Marsullo (Einaudi).

Su LetteratitudineNews, potete leggere uno stralcio del libro.
Invito Marco Marsullo a partecipare alla discussione…

Massimo Maugeri

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Post del 19 settembre 2012
Dedico questo post al gioco del calcio, il nostro sport nazionale (avevamo già avuto modo di parlarne in occasione del dibattito condotto su questo libro). L’idea mi è venuta quest’estate, nel corso di una breve vacanza a Parigi. Un pomeriggio, nel quartiere di Montmartre, proprio ai piedi della Basilica del Sacro Cuore, sono stato attratto da una folla raccolta attorno a un ragazzo che palleggiava. Mi sono avvicinato e… be’, non vorrei esagerare, ma… non ho mai visto nessuno palleggiare in quel modo. Quel ragazzo sembrava tutt’uno con il pallone… come se lo telecomandasse con la mente. Ma non aggiungo altro. Ho avuto la possibilità di registrare un video che vi propongo qui di seguito. Guardatelo. Poi, se vi va, ne discuteremo insieme…

Avete visto il video? Io, ripeto, sono rimasto molto colpito. E ho deciso di “battezzare” questo ragazzo come… Il Pelè del Sacro Cuore.
Prendendo spunto da questo video, vorrei organizzare un dibattito sul rapporto tra calcio e letteratura. E non è un caso se ho scelto come “immagine/icona” di questo post, la vecchia foto di Pasolini che gioca a pallone (Pasolini era un grande amante di questo sport).

Proverò a coinvolgere nella discussione alcuni degli autori che si sono occupati dell’argomento (a fine post inserirò riferimenti ad alcuni libri in tema). Vi invito, peraltro, a leggere su LetteratitudineNews (dove nei prossimi giorni spero di pubblicare altri contributi) l’introduzione di Carlo D’Amicis al libro da lui curato per Manni e intitolato “C’è un grande prato verde. 40 scrittori raccontano il campionato di calcio 2011-2012“.

Naturalmente faccio affidamento alla vostra partecipazione, cari amici di Letteratitudine.
Seguono, come al solito, alcune domande volte a favorire il dibattito…

1. Avete visto il video? Cosa ne pensate di questo giovane giocoliere del pallone che ho ribattezzato come il “Pelè del Sacro Cuore”?

2. Cosa ne pensate del gioco del calcio? Conserva ancora il suo fascino originario? Finirà con l’essere distrutto, soggiogato, dagli scandali legati alle scommesse, dal business, dallo strapotere delle paytv? Oppure riuscirà, in un modo o nell’altro, a salvaguardarsi e a mantenere integra la propria natura?

3. Perché in Europa e in Sud America il calcio è riuscito ad “attecchire”  più di altri sport?

4. C’è una componente artistica nel gioco del calcio, oppure è solo una competizione sportiva?

5. Calcio e letteratura hanno qualcosa in comune?

6. Qual è lo sport che, più di altri, può avere similitudini con la letteratura?

7. Classica domanda calcistica:  ”meglio” Pelé o Maradona?

8. E Messi? A quale dei due campioni si avvicina di più? Considerata la ancora giovane età, Messi potrà mai raggiungere o superare Pelé e Maradona? (Be’, magari secondo qualcuno di voi lo ha già fatto…)

Vi ringrazio in anticipo per la partecipazione.
Di seguito, i riferimenti ad alcuni libri che hanno a che fare con il gioco del calcio.

Massimo Maugeri

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Pensare con i piedi di Osvaldo Soriano (Einaudi)

Pensare con i piediNei racconti di questo volume Soriano si aggira in tre mondi dall’apparenza assai distanti tra loro. Nel gruppo di racconti dedicati al calcio come arte dell’intelligenza sono in primo piano la passione dell’autore, alcuni personaggi memorabili, come il figlio di un cow-boy fuorilegge appassionato lettore di Hegel che fa da arbitro in una leggendaria partita tra socialisti e comunisti nella Terra del Fuoco. La sezione intitolata “Nel nome del padre” introduce il lettore alla realtà quotidiana dell’epoca peronista, amara ed esilarante insieme, così come la vede un bambino che, all’ombra dell’orgogliosa figura paterna, si rifugia ogni tanto nel proprio mondo fantastico.

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Fútbol. Storie di calcio di Osvaldo Soriano (Einaudi)

Fútbol. Storie di calcioCentravanti di buone speranze – “ricordo di aver fatto più di trenta goal in campionato” -, fino a che la carriera calcistica non gli viene stroncata da un incidente, Osvaldo Soriano diviene innanzi tutto cronista sportivo e solo in seguito, con “Triste, solitario y final”, del 1973, uno dei romanzieri più amati e acclamati dell’America latina. Ma questa sua passione per lo sport, e per il fútbol in particolare, non l’ha mai lasciato. Scrive con la stessa passione e lo stesso amore di grandi campioni – uno tra tutti Diego Armando Maradona – e di oscuri portieri, di arbitri improbabili, di allenatori in pensione. Storie di calcio, di memoria, di personaggi indimenticabili, come il figlio di Butch Cassidy o il míster Peregrino Fernández, ma “imperfetti” (come diceva lui stesso), che giocano partite senza fine, contro un avversario o contro la vita. Venticinque bellissimi racconti di calcio che attraversano l’intera sua produzione letteraria, con sei racconti in più rispetto all’edizione precedente.

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La passione del calcio di Franz Krauspenhaar (Perdisa Pop)

La passione del calcio

Un racconto rapsodico dedicato alla passione stessa: un sentimento che prima o poi riguarda tutti. Una scrittura accurata e vertiginosa, come è nello stile di Krauspenhaar, che mescola lo sport alla letteratura, la poesia al quotidiano, la cultura alta e quella bassa, disegnando un profilo della contemporaneità italiana attraverso l’evocazione e l’interpretazione di alcune delle immagini del calcio che più la rappresentano: Sivori, Gianni Brera, Maradona, Gigi Riva, i Mondiali. Un romanzo autobiografico sull’Italia calcistica degli ultimi cinquant’anni, un viaggio nella memoria che porta il nostro sport nazionale a farsi metafora di ogni passione.

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C’è un grande prato verde. 40 scrittori raccontano il campionato di calcio 2011/12
(A cura di Carlo D’Amicis – Manni editore)

C'è un grande prato verde. 40 scrittori raccontano il campionato di calcio 2011/12Il campionato di calcio è un appassionante romanzo.
E allora perché non scriverlo? Perché non trattare Ibrahimovic, Pirlo e gli altri eroi del pallone come personaggi di una fiction a puntate?
Questa la sfida raccolta da 40 scrittori (tanti quanti sono i turni della serie A, con l’aggiunta della prima giornata di sciopero, e con una coppia), che in questa antologia raccontano, domenica dopo domenica, davanti alla tv o su un seggiolino dello stadio, l’edizione 2011-2012 del rito più amato dagli italiani.
Un rito fatto di gol strepitosi e di eccezionali parate, ma anche di radioline accese, pomeriggi in poltrona, chiacchiere da bar: un libro, quindi, che nel ricostruire l’andamento del campionato attualmente in corso, descrive il rapporto – abitudinario e avventuroso al tempo stesso – che ogni italiano, tifoso o no, intrattiene con il grande circo del pallone.

In campo
Francesco Abate, Eraldo Affinati, Cosimo Argentina, Roberto Barbolini, Eugenio Baroncelli, Francesco Bianconi, Giosuè Calaciura, Cristiano Cavina, Giuseppe Culicchia, Mario Desiati, Paolo Di Stefano, Gian Luca Favetto, Roberto Ferrucci, Francesco Forlani, Christian Frascella, Fabio Geda, Fabio Genovesi, Nicola Lagioia, Elisabetta Liguori, Marco Lodoli, Michele Mari, Marco Mathieu, Matteo Nucci, Francesco Pacifico, Darwin Pastorin, Alessandro Perissinotto, Paolo Piccirillo, Pulsatilla, Ugo Riccarelli, Vanni Santoni & Matteo Salimbeni, Giampaolo Simi, Elena Stancanelli, Fabio Stassi, Emanuele Trevi, Walter Veltroni, Valeria Viganò, Gianmario Villalta, Francesco Zardo.

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Ho parato un rigore a Pelé (AA.VV. – Perrone editore)

Ho parato un rigore a PeléCome entra il calcio nella vita di un italiano? Quanto conta, fin da bambini, il rapporto con il pallone? Quali esperienze offre, in termini di sogni, di crescita, di amicizia, di sentimenti in genere? Si può amare o odiare il calcio, ma è impossibile non sfiorarlo, in un Paese che davanti alle partite si ferma e a volte si ritrova miracolosamente unito. Palloni di plastica o di cuoio che finivano sotto le ruote di auto parcheggiate. Rigori in cui si giocava la stima di tutti, e magari pure lo sguardo di una ragazza. Episodi anche minimi della vita di ciascuno possono raccontare come il calcio agisca da collante sociale, come incida sull.identità di gruppi e di singoli, di luoghi. Come possa mescolare adrenalina, gioia, calore emotivo, crudeltà, violenza. Se il calcio in Italia è il grande romanzo popolare, chi meglio degli scrittori può provare a spiegarlo? Conversazioni in forma di racconto tra bandiere strappate, ricordi di famiglia e d’amore, accensioni politiche, nostalgia, partite (eroiche) sotto casa.

Raccolta di conversazioni realizzate da Giuseppe Aloe, Giorgio Nisini e Paolo Di Paolo con tredici scrittori contemporanei di diverse generazioni. Hanno partecipato Gianrico Carofiglio, Raffaele La Capria, Antonio Tabucchi, Ugo Riccarelli,Antonio Pascale, Raul Montanari, Gian Paolo Serino, Gianluca Morozzi, Errico Buonanno, Walter Mauro, Roberto Perrone, Alberto Garlini e Dario Voltolini.

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Volevo solo giocare a calcio. Vera storia di Adriano Ferraira Pinto di Pierdomenico Baccalario (Mondadori)

Volevo solo giocare a calcio. Vera storia di Adriano Ferraira PintoAdriano, tu hai un dono, non lasciarlo perdere. Gioca. Gioca sul serio. In una squadra vera. Quando rimane orfano, Adriano Ferreira Pinto è un ragazzino. Da anni lavora come operaio in un mattonificio. Estrae a mano mattoni bollenti dal ventre infuocato di una fornace dieci ore al giorno. Un lavoro durissimo, ma che gli lascia la domenica libera. E durante il giorno di riposo può dedicarsi alla sua vera passione: giocare a calcio con gli amici del quartiere. Perché Adriano ama giocare a calcio. Se non fosse poverissimo non farebbe altro da mattina a sera. Ma le necessità della famiglia vengono prima di tutto. Prima della sua felicità, prima dei suoi diritti di ragazzo. Un bel giorno c’è il torneo fra i quartieri della città di Port Ferreira. Lui e il fratello Edievaldo si iscrivono con la loro squadretta di amici. Adriano è il centravanti della Lotto Selvaggio, e segna. Segna a ripetizione. La sera prima della finale, a casa Pinto bussa un signore che di mestiere fa l’osservatore per la União São João, una squadra di terza divisione. In quel momento Adriano capisce che papà aveva ragione… “Volevo solo giocare a calcio” è la vera storia di Adriano Ferreira Pinto, stella brasiliana dell’Atalanta.

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Addio al calcio di Valerio Magrelli (Einaudi)

Addio al calcio Non mi era mai capitato di pensarci, ma qualche anno fa ho smesso per sempre di giocare a pallone. E come se avessi cambiato sistema respiratorio. Di più: ho fatto il percorso inverso a quello della farfalla. Io, che vivevo all’aperto, ebbro d’ossigeno, sono rientrato nel nero bozzolo, rinchiuso nell’astuccio di una stanza a macinare chilometri in cyclette. Composto da novanta “racconti da un minuto” e diviso in due “tempi” da quarantacinque minuti l’uno, Addio al calcio è un rincorrersi di aneddoti, ricordi, storie di vite più o meno illustri. Pagina dopo pagina, Valerio Magrelli si dispone a un’immersione totale nell’universo di una passione vissuta e insieme sognata. Mentre si susseguono le immagini di campioni antichi e moderni, di trepide comunità adolescenziali o di definitive solitudini, prende forma il racconto del gioco più famoso del mondo. Dal calcio-balilla alla PlayStation, dal fantacalcio al Subbuteo, le infinite incarnazioni dell’ossessione calcistica irrompono fra le mura domestiche, fino a “colonizzare la mente del tifoso non solo la domenica, ma tutti i giorni della settimana”. Attraverso lo specchio deformante di un’esistenza passata in attesa dei risultati, queste istantanee tracciano i confini di una mania capace come nessun’altra di unire padri e figli in un alfabeto comune, in una lingua fraterna. Con una specie di autobiografia sbilenca, Valerio Magrelli offre cosi al lettore la sua testimonianza ironica, malinconica, redenta.

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LETTERATITUDINE, IL LIBRO – VOL. II (sei anni di Letteratitudine) http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/05/letteratitudine-il-libro-vol-ii/ http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2012/11/05/letteratitudine-il-libro-vol-ii/#comments Mon, 05 Nov 2012 20:03:30 +0000 Massimo Maugeri http://letteratitudine.blog.kataweb.it/?p=4606 max-maugeri-twitter-fbCari amici, sono passati sei anni dalla nascita di Letteratitudine (il blog ha visto la luce nel settembre del 2006). Sono stati anni appassionanti, ricchi di stimoli e di interscambi (“condivisione” continua a essere una delle mie parole preferite)… ma sono stati anche anni di grandi sudate. Per questo, la ormai “mitica” camicia celeste della foto è diventata blu! (E le rughe aumentano e i capelli si diradano: lo so!) Scherzi a parte, ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che – con  il loro contributo – hanno permesso a questo blog di crescere (siete davvero tanti: impossibile citarvi tutti).

Uno dei frutti della seconda metà del percorso che abbiamo intrapreso insieme, è questo nuovo libro che nasce – appunto – dalle attività del blog. A essere sincero, ci ho pensato molto prima di decidermi a pubblicare il secondo volume di “Letteratitudine, il libro”. Come molti di voi ricorderanno, il volume primo era stato pubblicato nel 2008, dalla casa editrice Azimut e aveva beneficiato di buoni riscontri (l’idea che un blog letterario diventasse libro, peraltro, incuriosiva molto). Venuto meno “l’effetto novità”, e trascorsi oltre tre anni (quasi quattro) da quel periodo, mi sono domandato se avesse ancora “senso” pubblicare un nuovo libro nato dalle discussioni online sviluppatesi su Letteratitudine… proprio adesso che – a seguito dell’esplosione dei social network (Facebook e Twitter in testa) – si parla di (presunta) morte dei blog (giacché le comunicazione e gli “scambi” sembrano essersi spostati prevalentemente su quei versanti). letteratitudinelibroiiA ogni modo, dopo una lunga riflessione, ho deciso di procedere alla pubblicazione di questo volume per una ragione molto semplice, che potrei sintetizzare nelle due seguenti parole: lasciare traccia. Le discussioni on line, in qualunque contesto e in qualunque ambito, sono destinate a perdersi nel mare magnum delle Rete, alla stregua di gocce nell’oceano. Alcune di queste, a mio modo di vedere, meritano di essere salvate. La speranza è che, tra qualche anno (volendo essere ambiziosi, si potrebbe dire: tra qualche decennio), possano contribuire a fornire indicazioni su quali sono state le nostre abitudini, le nostre letture, il nostro modo di pensare, la nostra visione del mondo. Alcune di queste “gocce”, dunque, sono contenute in questo volume: il libro, appunto, che racchiude una porzione importante dell’esperienza online vissuta su Letteratitudine nel periodo che va dalla seconda metà del 2008 al 2011. Prima, però, di accennare ai contenuti di “Letteratitudine, il libro – vol. II – 2008/2011” (Historica, 2012, pagg. 510, euro 22), vorrei tentare di avviare una discussione “in tema”. Pongo, dunque, alcune domande…

1. Come è cambiata la letteratura in questi sei anni?

2. E l’editoria?

3. Qual è il post, la discussione, o il “momento letteratitudiniano”, che ricordate con maggiore piacere e nostalgia?

Adesso, una piccola pausa con il booktrailer del libro…

Cosa troverete nelle pagine di questo libro?

La prima parte del libro si intitola “Vista da Sud” e contiene la selezione di alcuni dibattiti DOM (Di Origine Meridionale). I primi sono incentrati sulle figure di tre scrittori e intellettuali siciliani di spicco e di indubbio spessore (Leonardo Sciascia, Giuseppe Bonaviri, Sebastiano Addamo). Segue un importante dibattito sulla “letteratura del nuovo Sud” (che prende spunto da un saggio pubblicato da Daniela Carmosino per i tipi di Donzelli), un dibattito sullo scottante tema dei clandestini e degli sbarchi (condotto dalla scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono) e un estratto degli “scambi” che hanno visto il coinvolgimento della scrittrice catanese Elvira Seminara. La parte centrale del volume è dedicata alle discussioni incentrate su cinque libri: “Accabadora” di Michela Murgia, “La malattia chiamata uomo” di Ferdinando Camon, “La ragazza di via Maqueda” di Dacia Maraini, “Settanta acrilico, trenta lana” di Viola Di Grado, “Libertà” di Jonathan Franzen. La parte finale del libro è dedicata all’iniziativa culturale “Le strane coppie” proposta da Antonella Cilento (nella fattispecie troverete accoppiati Marcel Proust e Natalia Ginzburg) e al dibattito sul tema “Il blocco dello scrittore e quello del lettore”. In chiusura, la selezione di una discussione lunghissima dedicata al “romanzo storico”.

letteratitudineortigiaNe approfitto, infine, per segnalare la prima presentazione di “Letteratitudine, il libro – vol. II”. Si terrà a Siracusa, il 10 novembre (con inizio alle h. 18), nella splendida Ortigia della cara amica Simona Lo Iacono (che, con la generosità che la contraddistingue, ha voluto inserire questo evento nell’ambito della rassegna culturale e letteraria da lei ideata e curata). L’evento si svolgerà presso la Galleria Roma, sita – appunto –  in Ortigia, a Piazza San Giuseppe 2, Siracusa e ha come titolo: “Letteratura e cantastorie“. Oltre a Simona e al sottoscritto, parteciperà alla presentazione anche Alfio Patti (alias, l’aedo dell’Etna). Sull’evento vi fornirà ulteriori dettagli la cara Simona (che ringrazio sin da subito!).

Ultimo, importante, avviso. Letteratitudine, il libro – vol. II”  esce, per mia precisa scelta, in tiratura limitata (confidando anche sull’esistenza della versione ebook). Chi vorrà, potrà acquistarlo nelle librerie online, oppure richiedendolo direttamente all’editore su  info at historicaweb.com (che, per l’occasione, si è impegnato a vendere il libro con uno sconto significativo: lo invito a intervenire nel dibattito per fornire dettagli). Inoltre il volume è pure disponibile in formato e-book (euro 4,90).

Ringrazio tutti, in anticipo,  per l’attenzione e l’affetto con cui seguite questo blog!

Massimo Maugeri

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AGGIORNAMENTO DEL 15 NOVEMBRE 2012

(Il video della presentazione a Siracusa con Simona Lo Iacono)

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